-ocr page 1-
Vii *V v c vj |
1
(W 1
IN VINEGIA PER FRANCESCO MARCOLINI CON PRIVILEGGI. M D LVI.
yiiKrt�TMiSTORiaOH �NSTtTUUT
-ocr page 2-
LLO IL LV STRISS IMO E
REVERENDISSIMO CARD IN AL
DI FERRARA D. H IPPOLITO DA EST E
DANIEL B ^C R B o� -R 0 ELETTO
DPAQ..VII/EGGIA. S.
=tJ � BELLE inuentioni de gli htomini Jllifirusfimo, & Reuerem
'$tf mg Signor miofatte a commune utilit� portano^ chi non l� intende
merauiglia?& a chi le intende diletto grandisfimo , pcrcUla pellifa*
re, che la natura fiaitifita, efiperata dal�art�,aquefii fatta migliore,
<&»-perfetta.. Et bench� le cagioni delle cofi belle alla maggior parte nafi�?
f� fiano, niente dimeno il commodo, &:il piacerezuniuerf�meiit&d�tutti
____________________. spronato, �fentitq. Terqueflaragioneeffindoiofic�rodit^
fi*1fvfipton gran fatica, allo fludio della ^architettura , come di cofa, che abbracciatutto itklla \
delleinuention^cbe: fipoffa trouare acommodita,e dilettoci chi ci urne. Lo appoggiagli quefla-alta^
efatk-afe tmprefk.�fiato Marco l^itmuio, antico^ buono , e filo ^uthore,ilquale come atmh�ejlr*
t&nd�aJDomimi^
                                               Latini , aiutatodalla pr�pria^inclmatiom, ;, *
�portato[dal piacerenaturale&fipere , fi diede allo fludio , G7* alt opera di figloriofk ^Arte-^m ;
Cap�mUefiraJ^meil�^mefiona^dumte^
              riduffe in uno tutti ipi� jcielti precetti di effa,
^>facendone comearicarpale diede membra , & parti conuenientisfime, di modo, che fi pu� ueder�
carneintiera,®' compitalaformafia. P"ero � che come unafiatuanuouamente difatterrar itroua*
tahitkfagno di m�ki acconciamenti ,
o- abbellimenti , perchepojfaejf�r ueduta netta ,& polita da
quelle-macchie., che {tempore lo bttmore�e batter� fatte , cofi queflo ^Autbore ha contratto in f�, per
molt�cagi�ni moltidiffeiti-,
0- molte ofeurit�, doueeraneceffaria racconciarlo, ®*faf�, che lefie
bellezze fi fiopriffiro, acciachepoflo in alto luogo carne un merauigliofo laiiqrofuffedattitti rigu�n
dato: al cbeeffendomiiopoflogia molti anni con amore
?fludio, e fatica non picciola, cercando d� ogni
parte aiuto, e configlio ? mi fon forzato di andar deliramente nel polire di cofi eccellente fattura,neh
la qualet�bo trovatoti t�mpo batter fatto"danni grandisfimi, e gli B'fiofetori ingiurie■moltonotabili,
per�ancb io benefieffo ho temuto di non.effer troppo pefintedi mano, &> che la mia pomice non fa fai
ta troppaoffra , &lofluccarc doue era corrofo troppa di ferente dahiera, & illufiropoco dolce ,p*
artificiofo
» La doue penfdndodifarbene ,& di fare che gli errori mei ,xhe poffono effer molti jq
fi ano; del tutto leuati
> � in parte coperti, riccorro a uoi Illuf rifimo ,0° R euerer�difiimo Signoripio^;. '
,Z? con quella ficurta che piglia ogni fludiofo di tutta la Europa , conofeendo gt� m�lto teihporbtimafi
yttitd, bont�, &* giudicio fio, chiamo, e richiamo la fiaprotettone ? ^ le dedico, tanta ntia fatica
"
�aqu�leprima,che J^\ S. Ilhfirifimafapeffedouerletfferconfecrata,sbaucu
dere,p-a fkurare. Uora maggiormentedi bonefioobbligovelia fera tenutafattor irla, <&come,
quella , che ha tutte le canditianidi eccellente architetto, tra le quali � fbumanitd , &.piaceuojez*
Za, congiunta con fomma dignit� ? e grandezza ,fopportcrd i miei difetti,.coprir� glierrqrij^
far� rifplendere, quel poco,, che fera mediocremente buono, ^meferd affai, che allcgatidoafauo^i
<mio jkFabricbe Regali, che ella ha fatte in Italia, in Pranza )& doue � fiata, con teffempio di
. quelle io/aliti le regole,®» i precetti contenuticeli opera mia
'Perche battendo uoi gettati i fonda»
menti fidi', O* dur�bili nella eternit� della uirt�,lo/f>lendor'd�lfangue^ la; copia dei beni, e delle rie*
ehezze ,la grandezza dclladignitd ,ui fanmriguardeugkf carne Un or nato ,
e celebre Edificio, alla
- cuifimiglianza ? chi non cerca di formare la? uitafita? �intuttafuori dellafirada ) edeluero camino.
■B� P^M&i*'�:: : ;:M f�>'
'L;% h
A�..H:
-ocr page 3-
MG
mm�mmmmam
-ocr page 4-
I LP R I M O L I
DI DIECI
DEL L' ARCHI TETTV
' I . M. VITRVVIO TRA'D'.VTTI
ET C O M M E N T A T I
O A M O N S I G N O R BARBARO
ELETTO D* ACQ^VILEGGIA.
On il nome d i dio Gloriofo io Daniel Bdrbam nobile Ve�ietianonti fono pcflo ai effone*
| re, cr interpretare i dieci libri dell'A rchitettura di M. Vitruuio. Mia intentione � fiata con qualche bone*
fta faticagiouarc �gli sludiofi delle artificiofe inuentioni
, er di dare occafione ad altri difcrtuere pi� ehm
rumente di quelle cofe, che per alcuna cagione, {come che molte hum�namente auuengonofmi ferannodai*
le mani fuggite. Ecco benigno Lettore, che io non diffider� premio fenza fatica, ne con npojo arricchirmi
cerco de i beni altrui,gi� ftamehie richiedo la tua gratitudine, kuomim nati fumo,
er ci� che procede dalla
humamt.l e atto di noipropio, a" naturale, che uerfo altrui fi efferata
, mperoche ad altri uiuiamo, er
l'un l'altro aiutanto . Solo Iddio nella fua-efjenza, �T infinit� raccolto bifogno nonha dicofa, che non fa
elfo
, ma il tutto � di fmgrafia bifogneuole. Godiamci adunque di quella, cr fenza inuidia porgendoci man
no di pari pajfo tentiamo di peruenire � quella bella uerit�, che nelle degne A rtifi trcua
, accio che con lo l!?
jflendore della uxrtu,zj delia gloria fcacciamole tenebre dello arare ,.©r della morte.
VITA DI VITRVVIO.
I Arco Vitruuio fu al tempo di Giulio Cefare, uiffe ancho [otto ilhuono Augafio ne gli anni ddmondo,;t ; $> .%rdi
_H duffe a i termini della ulta, ne altra memoria altrouedi lu� fi troua, che lejue propiecompofitioni, dalle quali fi ha quatt
tojic detto fin'bora,
er prima netta dedicatione deli opera dice.
                                                                          �<3
- � A hauendo il Concilio de i Dei quello confccrato �i troni della immortalit�, & trasferito nel p�*
. I ter tuo lo Imperio del Padre, lo ideilo mio ftudio nella memoria-di lui refendo fermo, in te ogni
j f�uofe tenne raccolto. Adunque con Marco Aurelio . P. Minidio, & Gn. Cornelio fili fopra
: i appareccnio delle Balille, «Scdelli Scorpioni, & alla prouii�one de gli altri tormenti , & con esfi
9| loro Johcbbkh molti commodi, iquali fubito che mi concedetti, molto bene per la racconimanda*
jtlOI1Ci tl,a^ole^aa"coilo^cimentoferuafti . EtperoeiTendoio per quel beneficio tenuto, &ob*
so, cne io non haueua� temer ne gli ultimi anni di mia uita la pouerta , io ho cominciato a feria
i
bliga
nere quelle cofe,
U�/ proemio del Secondo libro,
» imperadorela Natura non ha dato la grandezza del corpo , & la Et� mi ha deformata la faccia, & la infer-
, la cioue ei�encio io da coli fatti prefidij abbandonato, io fpero per mezzo della feienza, & per
me grati e rendo �ii�ici progenitori,! quali approuando la legge de gli Atheniefi am-
mua teligli tcxim
Nel proemio
Et pero io i
maeftrato mi hanno ne
P/tg
ddlltnh^� dg{L mPertti> ^ ummnlfC� con c"ore, er con fede quelli, che uogliono fabneare ifegm certisfimi della bont� dettammo,??
i eua innocenza ella ulta. Scrijfe dieci libri della Architettura (come egli afferma nel fine dell'opera,) cr fiotto uno affetto, er in un corpo la
"          f.@ e $�tl, ' KU* * benefitio di tutte le genti, come egli confejfa nel proemio del quarto libro, il modo che ufa Vitr. nello feri*
prima ordinatamente, da poi con fempUcit� di uocaboli, er propriet� di parole, del che egli ne rende la ragione,
Ma poi habbiamo altre difficult�, le quali o nero
■ielle grandi fono, er potenti, cria prima, e ilpocofape*
■nfanofaper affai, eyjono come Softfti,cr uantato*
mancamento degli ejfempi,fi delie opere antiche,co*
me delie pitture, che ci promette Vicr.nelfine di cufcitn librc.Quelle ajfci ci infegnerebbono,z? non a laverebbero ti carico di pi� prefto in*
.. aouinare, che approuare la uerita delie coje. Ma io non uorreicheperquef�a ragione alcuno sbigottito fi rimoueffe da fi bella ,& lodava
i.�tpreja, mila quale molti di genero/o animo affaticati fi fono, ej di nuouo s'affaticano, er s'affaticheranno ,ffer and� che la fatica, er �li"
* genza di mortali fu perfuperare ogni humana difficult�.
lo per quejia ragione ancho aiutato dal diletto ,er dallo j�udio che riuiue in molti, che fono � nos�ri giorni, mi fono pof�o aU'imprcfa, aUaquak �
tempo homai di entrare.Per dijf onere adunque gli intelletti, acci� che meglio fta loro dimof�rato ilfentiero, er tifine alqualc deono pcrueni*
re, dir� che cofa e Arte, onde nafee, come crefea, <j che peruenga. Dijtinguer� le Arti, Kltrouer� l'Architettura, ej le parti di effe, di*
chiat�ondaci'ufficio, er tifine dello Architetto.
A Hi PR.O-
40
jo
-ocr page 5-
I
PROEMIO,
Tver.se fono le qualit� delle cofe ,trale quali una �t che habito f� dimanda, fecondo che fi dice far buon'habito ,ef*
fer bene habituato, er fimiglianti modi
j che dinotano, � prendere , pojfedere una qualit�, che di l� doue ella � diffidi*
mente fi pojfa leuare . Sotto il predetto nome ogni faenza, ogni arte, ogni uirt�, er ogni uitio fi comprende. Da quef�a
cognitione lo intelletto tragge due cofe, l'una �, che egli conofce la importanza di apprendere pi� uno habito, che un'altro,
l� doue non � da marauigliarfi f� alcuna fiata non fi fa profitto nelle faenze, er nelle uirt� ,l'altra e,che non cofi ageuolmen-
te s'acquijiano i belli habiti, ne di leggieri alcuno merita effere con i chiari nomi di quelli chiamato, il che cofi efendo Fhuo
moauueduto s'affatica, erpratica con leperfone Eccellenti,
ernon feduce f� medefimo credendo di fapere quello , che
egli ueramente non fa. Dtuidonfigli habiti in quej�o modo, che altri fono dello intelletto, altri della uolont� nojlra. Gli habitidello intellet- lo
to.Sono di tre maniere. Alcuni nonlafciano lo intelletto pi� al uero, che alfalfo piegare, come � la oppinione, il foretto, la Credulit�. Altri
uolgono la mente humana dal uero,er di fermo alfalfo la torcono; come f� alcuno dafalfi principij dtfpojto, al uero per modo alcuno confen*
tir non poteffe, er quej�o mathabito,fi chiama ignoranza praua. La terza maniera di habiti e quella che auezza l'intelletto al uero di modo,
che egli non fi pu� aUafalf�t�, er all'errore per alcuna uia riuolgere;degna ueramente, er pretiofa maniera, come quella,che lieua le infiali*
Vita della oppinione ,fcaccia le tenebre de U� ignoranza, er induce la certezza, la chiarezza ;
©" la fermezza del uero. Ma perche il uero
nette cofe diuerfamente fi troua, per� molti fono glihabiti dello intelletto circa il uero nelle cofe. Dico adunque nelle■'mentihumane effer uno
habito del uero, che di necesfit� auuiene, er uno altro habito di quel uero, che non � necejfario, che auegna, detto dafilofofi
c5tmgente.ll u�*
ro necejfario e quello , che per alcuna uera, e certa ragione , � prouafi concbiude, er altra di quej�o uero necejfario e quello
, che fi piglia
perprouare una co fa, erappreffo quel tutto infume
, che della proua, er della co fa prouata e comporto ; uero necefjarwfe dimanda, U on*
de tre maniere de habiti dalla predetta diuifione ci fono manifejle.
li primo e nominato faenza, che � habito di conclujione per uera, er ne* lQ
cefiaria proua acquij�ato. Il fecondo � detto intelletto, che � habito de t principij,
er delle proue,er ritiene il nome della potenza dell'anima no'
fira, nella quale egli fi troua, li onde � Intelletto nominato, imperoche allo acqui fio di quello non ui concorre altro habito precedente, ma
conofeiuti i termini, cio� fapendofilapgmficatione de nomi
, di fubito l'intelletto fenza altra proua folo da diurni Raggi illuj�rato conofce,
er confente effere il uero quello, che � prcpojlo. Vero Dante chiama il conefamento di quej�o uero,Vrima notitia, e?' quel uero. Primo uero,
i Eilofofi Primi concetti
, dignit�, e masfime fogliano chiamare. Dagli habiti predetti hanno hauuto uigore, e? forza tutte le Mathemat�ce,
perche quefie prime tiotitie picciolefono di quantit�, ma di ualore inej�imabile. Per fapere adunque concludere molte cofe da i propi princi*
pij, che altro non � che hauer faenza, bifogna prima acquifiarfi lo intelletto, ci� � l'habito che conofce i principij, che io in quej�o luogo chia
merci intendimento per non confondere i uocaboli della cofe. il terzo habito � detto fapienza, che � pronta,
er fiottile cognitione delle prone
dlleconclufioni appplicate
, er come l'acume della Diuina intelligenza penetra per entro al mezzo d'ogni cofa, cofi ad uno rifuegliamento
dello intelletto habituato in molte fcienze,er molti principij fi ritroua il uero,et ifopradetti habiti fono dello intelletto, circa il uero neceffa*
J0
rio, cio� circa il uero, che non pu� effere, che non fu, ne i quali non fi ha ntrouato quello habito , che noi Arte propiamente chiamiamo;
dico propiamente, perche horafi ragiona con i propi,
er ueri uocaboli delle cofe. Bora uediamofe negli habiti, che fono d'intorno al uero,
che contingente fi chiama, fi troua l'Arte. Dico, che nelle cofe fatte dagli huomini, perche dipendono dalla uolont� loro, che non pi� a que*
fio che � quello e terminata
, fimanca di quelle necefiit�, er altre di quelle fon pertinenti alla unione, er conuerfatioue, altre conuengono
atta utilit�,
er commodo uniuerfale. La Kegola delle prime � nominataPrudenza, che � habito moderatore delle anioni humane , er ciuilL
ha regola delle feconde � detta Arte, che � habito regolatore delle opere, che ricercano alcuna materia esteriore,
er fi come dalla prima
fono gli huomini chiamati Prudenti, Giudici,
er Rettori, cosi dalla Seconda fon detti Architetti, Soldati, Agricoltori, labri, er finalmente
Artefici. Dalle gi� dette cofe ritrouato hauemo, che
f Art e � habito nella mente humana, come in uero fuggetto ripojlo, che la ditone
fermamente � fare, ejr operare drittamente,
er con ragione fuori di f�, cofe utili alla uitascome Prudenza era habito, che difponeual'intettetto
� regolare la uolunt�, perche habituatafujfe in quelle uirt�, che alla unione,er bene della aepublica, er della famiglile? di f� j�ejfo conuen*
40
gono. La ondegiujii, modejii, forti, piaceuoli, amici, ueraci, er infiamma buoni, er uirtuofi diuentiamo, er di pi� quafi Semidei per la uir*
tu heroica fumo giudicati, Fia lafciamo � dietro le e ofe, che non fanne per noi,er ritrouiamo il nafcimento dell'Arte
, fecondo che promejfo
hauemo di [opra. Hafce ogni Arte dalla ifperienza ; ilche comefia dir� breuemente, dimojirando che cofa � ifycrienza '■> Da che nafee
, come
fia fonte dell'Arti, ijfierienza non � altro, che notitia nata da molte ricordanze di fimiglianti cofe �fenfi humanifottopojie,per lequali ricor
danze �huomogiudica � uno ij�ejfo modo.Eccoti lo ejfempio,
Ne/ conofeer una cofa ui concorre prima il Senfo,dapoi la Memoria, er di piti
la comparatione delle ricordate cofe, hauendo Vhuomo per uia defenfi comprefo che l'AJfentio ha conferito � quej�o, &4 quello nella debo*
Uzza dello jiomaco,cr ricordandofi di tar<:jfetto,ne caua unafomma d'uniuerfal propofitione,
er dice. Adunque doue � debolkzza di fio*
tnaco l'AJfentio�gioueuole,CT buono, llfimilepuofare delle altrepiante,
er da molte particolari, er dij�inte lff>erienze col mezzo della me*
moria pu� trarre le propofitioni uniuerfiali, lequali fono principij delle Arti.Vlfperienza adunque � fimile all'orma, che ci d�mofird le fiere
perche fi come l'orma � principio di ritrouare il Ceruo, ne per� � parte del Ceruo. Perci� che il Ceruo non � compoj�odi orme, cofi Yif�pe- fa
rienza � principio di r�trouar le Arti, et non � parte di alcun'Arte, perche le cofe �fenfi fottopojie non fono Principij delle Arti, ma occa*
(ioni, come chiaramente fi uede, perche il Principio delle Arti � uniuerfale,
er nohfottopofto � Senfi humani, bench� da Senfi fiato fia tro-
uato. Ma che differenza fia tra la lffierienza,tr l'Arte, fi uedr� confederando in quej�o modo. Certo e che quanto all'operare non � da l\\r*
te la ifperienza differente. Percioche tanto in quella, quanto in quej�a uenendo al fatto fi difeende all'lndiuiduo, perche le anioni fono circa
le cofe particolari. Ma quanto alla forza, er efficacia dell'operare gli ejf erti fanno effetto maggior e, che quelli, iqualihanno la ragione
uniuerfale delle cofe, er per�jpejfo auuiene che lo Artefice ineffierto, auenga dio che egli habbta la ragione nella mente de gli Arteficij, erra
per�,er pecca bene ffieffo,non per non fapere, ne perche la ragione fia men uera, ma perche non � ejfercitato, ne conofce i diffvtti della mate*
ria, che molte fiate non rifponde alla intention dell'Arte. Con tutto quefio
f Arte � pi� eccellente,er pi� degna della iffier lenza, perche e pi�
uicina al fapere, intendendo le caufe,er le ragioni della cofa,l� doue la iffierienza opera fenza ragione. Appresolo intelligente Artefice e pi�
pronto � rifoluere,
er dar conto delle cofe, che ilfemplice, er puro effierto, la onde l'Arte � alla fapienza, che � habito nobil�fiimo,piu pr� 6a
pinqua. Segno manifiejio del fapere � il poter infegnare, er ammaefirare altrui, percioche la perfettione confijle in poter far altri � f� me*
defimi fimiglianti. Et per� VArtefice che � quello, che intende la ragione, pu� infegnare, erfare un'altro fefiefio quanto ali'Arte- fua, ma
l'effierto non cofi, erfe bene Uberto ad altrui dimofira come egli fa ,nonper� � atto � darne conto, non hauendo l'Arte, er la fua dimoj�ra*
tione oltre ilfenfo non fi ej�ende, er �folamente in modo di uedere congiunto con alcuna opinione, � credenza ai colui, che uede, ilquale in
fimil cafo fa ufficio feruie imperfetto, er lontano dall'ufficio dell'Arte, cr per� Vitr. uuole che la ljf>erienza fia con la cognitione accom*
pagnata. Come adunque nafee la iffierienza, che cofa �,erin che modo l'Arte da efia procede chiaramente s'� dimoj�rato dalche fi comprende
efier due maniere d'ljfierienza,l'una che all'Arte � propojia, cio� che fi fa prima che l'Arte s'acqutjii, come � quando fi dice io faccio ijperien*
za-> er uoglio prouar f� mi riefee alcuna cofa,er quej�a � come f�nte � fiume.Valtra che eccita, er defia Parte, che in noi fi troua. Et fec�do
l'Arte la esercitiamo. Egli fi pu� anche dalle cofe predette uedere che l'ijper�enza piuferue all'Arti che per inu�tione s'acquijiano che � quel-
le che per ammaejlramento s'imparano. Il nafeimento dell'Arti da principio � debole, ma col tempo acquijia f�rza, er uigore. imperoche
70
� primi inuentori hanno poco lume delle cofe, er non pofiono r accorr e molte miuerfali propofitioni, per lequali l'Arte s'ingagliardifca, per
che tempo non hanno di farne l'iffietknza per la breuit� della ulta; ma lafciando � i pojieri le cofe da loro trouate, feemano la fatica di quelli,
aggiugnendoli occafione d'aumentare le loro Arti, per la molta forza, che ne pochi principij fi troua, perche fi come nella mente fi concept
la moltitudine de fudditi fiotto un Principe, cofi molti concetti dell'Arte al fuo principio fi riferirono, er per quefio di gran lode fon de*
gni gli Inuentori delle cofe iquali trouato hanno i principij fenza rijfiarmi odi fatica,dai quali il compimento
,er la perfettione dell'Arti
pemiene. doue fi pu� dire che la met� del fatto
, � nel cominciar bene. Et quifiu detto affai d'intorno atta diffinitione. Origine, Acer efcimento,
erper-
I
-ocr page 6-
PROEMIO.                                                7
& perfetthnc deW Arte. Rejld che io i�fi�nglliVArti fecondo che io di far promisfi difoprd. Certo ts non taglio fare�tt queflohiogo una
fceltd di tutte l'Arti paratamente, perche troppo ritarderei �inteniunento di chi legge,
er poco giouerei. Lafaer� 4 dietro quella fignfica-
tione uniiterfale di quefio uocabolo Arte, che abbracciti l'Arti liberal', delle quali trefono d'intorno al parlare ,gr quattro circa la quan*
Ut �nd'intorno al parlare,� la Gratti, la Keth. la Logica. Circa la quantit�
, e la Geometria, la Mufica, l'Astrologia, t'Aritmetica. I.afcie*
r� le Arti uili,
er baffe, che degne non fono della prefente confidtrat'wne, ne del nome_ dell'Arte. Non ragioner� di quelle Atti, er Do tiri*
ne, che ci fono da iddio inspirate, cornee la nof�ra Chnfxiana Theologia,perche bora non fi tratta � quefio fine, che rittrouiamo tutto quello,
che/otto il nome di Arte fi contiene, imperoche non � al propof�to no&.ro. Si che lafcier� le Diuinationi, che me)(colate fono d'wjfiiratione di*
uina,zT imitione humana. Sono adunque al prefente bifogno di quelle Arti necefjarie, cheferueno con dignit�,^ grandezza alla tommodit�,
©" ufo de mortali, come � l'Arte di andar per mare, detta HauigationeJ.'Arte militare, pArte delfabricare, la Medicina, l'Agricoltura, la j
Venatione, la Pittura,^4 Scoltura, er altre fimiglianti, lequali in due modi fi pcffono confiderare. P rima come difcorreno, cr con uie ra*
gioneuoli trouando uanno le cagioni,?? le Regole dell'operar e,da poi come con prontezza di raano s'affaticano in qualche materia citeriore,
di qui nafce che alcune Arti hanno pi� dalla Scienza,
cr altre meno. Ma a conofcere l'Arti pi� degne.quejta � la uia ; che quelle, nelle quali
fa bifogno l'Arte del numerare, la Geometria
, er l'alt re Mathematice,tutte hanno delgrande, il rimanente fenza le dette Arti, .{come dice
Platone
) � uile, er abietto come cofa nata da femplice imaginatione, fallace coniatura, er dal uero abbandonata �fherienzd. Et qui appari*
r�, la dignit� dda Architettura, la quale giudica,
cr approua l'opere, che dall'altre Arti fi fanno. MA perche non fi deue lodare alcuna cofa,
fa prima non fi fa che cofa ella f�a, giugo
cr ragioneuol'� che dtmoflriamo l'origine,cr la forz*, CT le p*rti dell'Architettura, et qual fu l'ufi*
ficio,et tifine dell'Architetto
-, et perche il medef�mo fifa dall'Autore come di Erudito,cr ammaejlrato ne i precetti dell'Arte, dar� principio
dia dichkratione dei dettifuo�,sbrigandomi prima dalla Dedicatione dell'opcr abdicando adunque ad Ottauio Auguro dice in que�o modo.
20
' I N tanto cheti ma Biuina m�te�& Deit�jO Cefare Imperatore acquii�aua l'Imperio del Mondo,
& i Cittadini figloriauano delTri�fo;& della uittona tua effendo tutti i nimici dalla tua intatta uir
t» � terra gittati, & mentre che tutte le natomi domite, & foggiogate il tuo ceno attendeuano, & il
Popolo Romana infieme col Senato fuori d'ogni timore da i tuoi altisfimi prouedimeti,& configli
era gouernato. Io non ardiua mandare in luce le cofe dell'Architettura da me fcritte tra tante occu-
pationi, & con grandi penfamenfi efpiicatc, dubitando non fuor di tepo tramettendomi incorresti
Bell'offe fa dell'animo tuo.Mappi; ch'io m'accorfi ,che egualmente haueui cura della fallite d'ognuno con il publico
mancarlo. & della opportunit� de i Publio Edii�cij.acaoche no folamente c�l tuo fauore la Citt� fuf�e di flato ani-
quella ragione io mi feci a tuo Padre conofcere, & appiedo io era della uirtu fu a lludiofo. Ma hauen
do il Concilio de i Celefh Dei confecrato quello nella fede dell'immortalit�,8i trasferito nel poter tuo l'imperio del
Padre^'iftefi� niio lludio nella memoria di quello refiado fermo in te ogni fauore tenne raccolto.Adunque con M.
Aurelio Publio Mimdio,& Gu.Cornelio fui fopra l'apparato delle Balille, & Scorpioni, &allaprauif�onedegli ala
tri tormenti, <§c infieme con elfo loro n'hebbi de' commodi, liquali fubito, che mi concedefli molto bene per la rac=a
c�mandatione di tua Sorella il riconofcimento feiuafti,& per� eiTcndo io per quello beneficio tenuto, & obbligato
in modo, che io non hauea � tenie re negl'ultimi anni della uita mia difagio alcuno. Io diedi principio � fcriuere
quelle cofe,perchcio hauea auuertito, che tu haueui molte cofe fabricate,& tutta uia ne irai cdif�cac!o,& per l'amie
«ire fei per hauer cura,& p�f�ero delle publiche,& prillate opere fecondo la gr�dezza delle cofe fatte; accioche l�ano
alla memoria de pofleri cornenda.te.Io ho fcritto co diligenza precetti f�nni.�c terminati in modo, che da te Hello �" 40
quelli ponendo p�fiero,potefU conofcere quali filli ero le cofe gi� fabricate, et come haueflero � riufeire quelle, che
far fi doueano,percioche in quelli uolumi io ho manifeftato>& feoperto tutte le ragioni di limile amrnaeitramento.
Ufauio, cr prudente lettore potr� per le parole di Vitr. confiderare la prudenza, C� bont� fua come di perfona, che effendo obbligato per be-
nepeij dimostra gratitudine
, cr nella gratitudine giuditio offerendo quelle cofe, che pojjono effer grate � chi le riceue, cr in uero effendo tut
tojl Mondo fatto un Principe l'armi erano ceffate
, cr le porte di Giano rinchiufe, li Principe raccolto nella gloria delle belle imprefe da lu�
fattegodcua del fuo fblendore ;
er fommamente di fibricoj- fi dikttaua,ghriandofi di Ufc�arla Qitt�,che prima era di pietre cotte, Ufirkata
di Marmo. Tu adottato figliuolo di Giulio Cefare
: nacque di Accia, e d� Ottauio. Al cofiui tempo nacque noftro Signore, F« ueraments
buono,
cr grande appoggio de i.uirtuofi : per il efee non tanto per hauer decrefeiuto l'imperio effer deue nominato Auguro, quanto per ha*
ner fauorito gl'huomini da bene
, er aumentato con lode, cr premio ogni uirtu, V dottrina. AUui adunque meritamente con/aera
le fatiche fue il nofiro
y.tr. cr con ingegno di quelle cofe ,er con quelle parole l'effalta, che neramente ,wfenz<i<tdtdatione f� li con* ;o
ueniuano, CT quef�o detto f�a circa la dedicatione dall'opera. teggefi in alcuni tef�i non Mimdio, ma Numidio, cr in alcuni Humidico. io
non trouo altra fide che pi� ad uno
, che ad altro modo fi debba leggere, bench� in alcune midaglie fi legga effer flato fopra la moneta un U
Musfidio
, ne fono curiofodi dichiarare che cofa � Ballila , er Scorpione percioche f� ne dir� nel Decimo libro al fuo propio luogo : ne fi dea
ne
, per quanto Bum io ^.conf�nder lardine delle cofe. Venire dunque 4 Vitr. ilquale fecondo il precetto dell'Arte diffimfce, cr determina
che cofa e Architettura, dicendo^
Arcmtemura � Scienza di molte dottrine, & di diuerf� ammaeftramcti ornata, dal cui giudicio s'approuano tutte l'ope
r<7 �e p !Faltre Arti compiutamente fi fanno.
prima che fi e/ponga, cr dim&flr�, che cofa e A rclutettura, dir� la f�rza iella compofitione d� quefio nome, percioche molto gioite alle cofe, che
ji diranno
. Architettura � nome crecodi due ucci comporto delle quali, la prima fignifica principale, cr capo : la feconda fabro� artefice,
CT cf?i uoleffe bene uolgarmente ejbrimer la f�rza del detto nome, direbbe capo maefira ; Et pero dice Platone, che P Architetto non fi me* 60
per .alcuno
, ma e foprafxante i quelli, che ufano i mefiieri : la doue potremo dire l'Architetto non effer fabbro, non maeflro di legnami, non
muratore
, non jeparatamente certo, er terminato artefice, ma capo, fopraflantc, cr regolatore di tutti F A rtefici j come quello , che non
fiaprima � tmtogrado falito
, ch'egli non s'habbia in molte, cr d�uerfe opere, er dottrine effercitato : fopraflando adunque dimcflra, diffe*
gna
, diflribuifce, er comanda icrtn questi uffici appare U dignit� all' Architettura effer alla Sapienz4 uicina j er come uirtu Heroica nel
mezzo di tutte l'Arti dimorare
, perche fola intende le cdgionii fola abbraccia le belle, cr dite cofe ,fola dico tra tutte l'Arti participd delle
pi� certe fetenze come
fAritmetica, la Geometria, er moire altre, fenza le quali, come s'� detto, ogni Arte � uile, CT fenza riputano*
ne. Vedendo adunque Vitr. l'Architettura effer tale, dice prima ella effer
(Scienza) er perfeienza intende cognitione, er raunanza di
molti precetti
, cr ammaeftramenti, che unitamente riguardano alla cowfcenza di un fine propofio : poi perche in quefto l'Architettura con-
titene con molte altre faenze, delle quali fi pu� dire paratamente ciafeuna
effer cognitione : pero Vitr. le dttribuifee alcune differenze che ri*
ilrigneno quello intendimento imiuerfale,
cr commune del predetto nome, cr quef�o � ufficio della uera diffimtione, cio� dichiarire la natii* 70
ra, et la f�rzi iella cofa d�ffinita in modo,ch'eUa da tutte Paltre cofe feparata, et dif�intafi ueggia, er perofoggiunge Vitr. di molte dottrine,
CT di diuerfi ammaeflramenti ornatdi er dij�ingue per le dette pdrole l'Architettura da molte particolari notitie, che uengono da ifenfi, t�an
«0 nella ifberienz*, CT fi esercitano per ufmza, ne per quello � bene d�ffinita l'Architettura, percioche fa qui reflaffe la diffinitione,elld fa-
rebbe cummune,
er p»« ampudi quello, che fi conuiene, imperoche l'Arte dell'Ordtore, ld mediani, cr molte altre Arti, er Scienze or*
''�ate fono di molte dottrine,
er di diuerfi dmmaeflramenti, come che chiaramente per gli ferini di Cicer. di Galeno, cr d'altri Autori fi uede*
m&ringendo ddunque Vitr. con maggiore propiet� la fua diffinitione dice
.
Salcui giudicio s'approuano tutte le opere, che dall'altre Arti compiutamente rifanno»^
A �iii rei
-ocr page 7-
b                                                 PROEMIO»
'Ecco f ultima d�jfirenzd, che ne iteti,,&gkfl� termini, er quaft■confinirinchiude V'Architettura:, perdcche �lg�ud�care Topere compiute dal
tArt�, � propio di lei,
er non d'altre : Voratore sodoma di molte Arti, er Difcipline, e~ quelle grandisf�me fono, er beUisfime, il j?mis
glknte fa il Medico, ma l'uno, er feltro hanno diuerf� intendimenti, l'oratore s'adorna per potere perfuadere, cio� indurre opinione jl Me*
dico
, per indurre, � conferuare la finit� , ma la Architetto folo per giudicare, er approuare topere confumate dati"altre Arti, confumate
dico
, V perf�tte �uero compiute, come dice Vitr. per� che non fi pu� giudicare f� non le cofe finite, acci� neffuna fcufa fia dell'Artefice.
Balla diffin�tione dell'Architettura fi comprende, che cofa � Architetto, Gffi conofce Architetto effer colui, ilquale per certa, er maraui*
gliofa ragione,
er uia ,fi con la mente, ey con Inanimo fa determinare come con l'opera condurre a fine quelle cofe, che da il mouimento de i
pef�
, dal compartimento de i corpi, dalla compofitione dell'opere � beneficio degli huomini commendate, faranno, Dice adunque Vitr,
Architettura � Scienza ornata di molte dottrine , <3c «arie eruditioni.
Et per Dottrina s'intende quella effere la quale i Maefiri infegnano, er vifciplina quella taquale i difcipoli imparano, il parlare �ftrumento del- to
l'infegnare, er f udire dell'imparare, la Dottrina comincia nel concetto di colui, che infigna, er s'efiende alle parole ; ma la difciplina comin
(tanell'udito di colui, che impara
, er'termina nella mente, ma bella cofa,<& utile � il fapponere per ragione, er dimoflrare per pratica, in
quello � la Dottrina,
er in quefto la eruditione, cio� lo fgreffamento. (Per lo cui giuditio s'approuano) �lg�ud�care � cofa ecceUen*
tisfima,
er non ai altri conceffa, che � faui, er prudenti, per cloche ilgiuiitiofi fa fopra le cofe conofc�ute, er per effo (s'approua)
Cio� fi da la fentenza, er fi dimofira che con ragione s'� operato. Approua adunque l'Architettura. ( L'opere fatte dall'altre Arti
compiutamente. Opera) e quello artificio > er lauoro che res�a ceffando Yoperat�one dell'Artefice, come operazione � quel mouimento
ch'egli fa mentre lauora
. Ma attione s'intende negot�o, er maneggio cimle ■> er uirtuofo,celato ilquale, niente pi� refla (Arti) Qui s'in*
tende l'Arti in quanto s'adoprano, & fi fanno, le ragioni delle quali � effa padrona fi rifirifeono,
er qui fia fine deUa diffmitione dell'Archi*
lettura. "Nella quale uirtualmente comprefe fono le belle uerit� dell'Architettura
, er <fe i precetti fuoi, cofa degna d� molta confiieratione,
CT perche chiaramente s'intenda quefto notabile fegreto. Dico che in ciafeuna cognitione, il diffinire il faggetto, del quale fi tratta, che � za
quello a cui fi rifirifee tutto quello , che fi tratta, contiene uirtualmente tefolutiom de i dubij, le tnuent�oni de ifecreti, er le uerit� delle cofe
in quella faenza contenute
. Virtualmente contenere intendo, poter produrre una cofa, come ilfeme contiene in uirtu il frutto. La diffni*
tione adunque del (oggetto
, quando � fatta con le ragioni dichiarate difopra,cio� quando dimoer� la natura della cofa diff�nita, la raccommtt
nanza che ha con molte cofe,
er la differenza, propiet�, che tiene ; ha uirt� di far man�fif�e l'ofeure dmande, che fono di quella faenza,
deUa quale, �,. ilfoggetto d�ffnito ,zjU ragione, �, perche la d�ffnitiotie delfuggetto, �, principioJl quale come precetto dell'Arte effer
deue uero , utile,
er conf�rme ; come dice Galeno. Vero, perche niente fi comprende, che non fa uero, come f� alcuno dicejfe il file della
Chimera effer'utile �gli inf�rmi^queflo non fi potrebbe comprendere
, perci� che non fi troua,o' non e uero che la Chimera fia. Vtile bifogna
fia il precetto, perci� � neceffario che egli tenda � qualche fine �-,
er utilit�, non � altroch� riferire le cofe al debito fine, er in uero no � de-
gna del nome di Arte quella cognitione la cui operatione
, non � utile alla humana uita. La conformit� � pofta nella uirt� predetta, molte co-
fe in uero hanno in f� la f�rza della uerit�, che non hanno la f�rza deUa conformit�, perche non hanno ualore d'influire il lume loro nelle co*
JQ
f�, ilche fi conofce, che udendo noi applicare i principi] alle cofe, non fi raccoglie alcuna ragion'', perci� che non fono concludenti, er con*
firmi, quando adunque ilfoggetto
> er le propiet� nafeono da i principij, allhora ui�la conformit�, er la uirt� confifte neWapplicatione.
Vero � da tutti giudicato conofeiuti i termini, come io diceua, che f� dalle cofe equali fi leueranno Y equali, � dalle pari
, le pari ilrimanente
far� pari, � equale, nefolamente e uero queflo principio, ma di ualore ineftimabile, perci� che egli s'applica dal Idofofo naturale � i mo*
uimenti, al tempo, �gliffratij ; dal Geometra alle mifure,
er grandezze'-) da l'Arithmetico � i numeri, dal Mufico � ifuon�)dal Nocchiero ai
uolteggiare'ydal Medico alle uirt�,
er qualit� delle cofe j flando adunque le gi� dette cofe, nefeguita quello che dir� Vitr^ dell'Arch�tettu*
ra,
er prima delfuo nafeimento, poi delle fm conditioni,dice adunque^
Efla nafee da fabrica, & da difeorfo.
Ma quella confequenza non fi pu� fapere f� prima non fi fa manifef�o che cofa � fabrica, er che cofa � difeorfo, per� dice Vitr.
Fahrica � cont�nuo, &eflercitatopenfamento dell'ufo , che di qualunque materia,che per dar forma all'opera pro« 40
pofta fi richiede, con le mani fi compie. Difeorfo e quello, che le cofe fabricate prontamente, & con ragioneuoie
proportione pu� dimoftrando rnanifeltare.
Du�no � neramente il dif�derio di quegli, che leuando la mente alla confideratione delle cofe,cercano la cagione di effe, er riguardando come dal
difopra,
er da lunge la uerit� s'accendono alle fatiche ,-per lo contrario molti fono, che con grandisfime lodi al Cielo inalzando i dotti, er
letterati huomini,?? con marauiglia riguardando le feienze fanno ogni altra cofa pi� preflo,che affaticarfi per acquifiarle. Sono anche moU
ti, che auenga d�o che del certo )appiano effer bifogno per l'acqu�fto d'una faenza partecipare d� molte altre, poco per� di quelle fi curano,
anzi danno b�af�mo � gli s�udicfi di quelle, quefl� come gente tramata, eyfoUefi denno lafciare. Bella cofa � il poter giudicare,
er appro-
uare l'opre de mortali, come atto di uirt� fuperiore uerfo l'inferiore, nientedimeno pochi fi danno alla fatica, pochi uogliano adoperar fi ;
er
ufc�re delle pelli dell'otio,cr perci� non fanno giudicio,cf confequentemente non peruengono alfine dell'Architettura, Bifogna adunque ef*
fercit�o, bifogna difeorfo, il difeorfo come padre, lafabrfca � come madre dell'Architettura»
                                                               $ o
Fabrica � continuato, & efferatato penfiero dell'ufo.
Ogni artificiofo componimento ha Yefferfuo dalla notitia delfine, come dice Galeno. Volendo adunque fabr�care, fa d� mefl�eri hauere conofe�*
mento del fine. line intendo io quello � cui s'indrizza l'operatione,
er in quefto intelletto confider� che cofa � principio, er che cofa � mez*
Zo,cr troua che il principio fi confider� in modo d� prefidenza i,
er nel principiare il fine � prima, che lo agente ,perche il fine � quello che
tnuoue all'opera, lo agente � prima che la forma,perche lo agente induce la forma,
er la forma � prima che la materia, imperoche la materia
non e moffa f� la f�rma non � prima nella mente di colui che opera, il mezzo ueramente � il foggetto,nelquale tifine manda la fuaf migliarla
d principio,
cr il princ�pio la rimanda al fine, per� non � concordanza maggiore di quella che � tra il principio ,er tifine, oltra di quefto fi
comprende, che chiunque impedifee il mezzo leua il principio delfine,
er il mezzo per cagione del principio s'affatica,^ r�ffetto al fine fi
ripofa, come dicono i fauij. Volendo adunque fabr�care, bifogna conofeere il fine, come quello che al mezzo impone f�rza,
er nccesfu
t�. Ma per la cognitione delfine � neceffario lo s�ud�o,
er il penfamento, eyfi come ilfaettatcre non indirizzerebbe la faetta alla brocca, 6a
f� egli non teneffe firma la mira, cofi l'Artefice non toccherebbe il fine ,fe da quello altrouefi riuolgeffe.L'ufo adunque � (come s'� detto)driz
zar e le cofe al debito fine, come abufo � torcerle da quello, ma per hauer quefto in�rizzamento delle cofe alfine, fa bifogno hauer un'altro
ufo, ilquale uuol dire affuefattiene, laquale non � altro, chefpeffa,
erfrequentata operatione d'alcuna uirt�, ej f�rza dell'anima. Onde fi
dice effer ufato alle fatiche'-, efier ufato, pos�o in ufo,
er confuetudine, bifogna adunque effer ufo al continuo penf amento del fine, er per�
dice Vitr.
Fabrica effer continuo, 8c effercitato.
Et come uia trita, er battuta da paffaggeri frequentato penfiero di indrizzare le cofe � fine conueniente, er da quelle parole fi dimostra fittili*
t�, che era condit�one dell'Arte. Ma perche con tanta follecitudine di penfiero affaticar^ � che fenza intermisfione auuertire t certo non
per altro, che per manifif�are in qualche materia efieriore la f�rma, che prima era nel penfamento interiore,
er per� dice Vitr. dando fine
alla d�ffin�tione della fabrica, quella effere operatione maniftfta in qualche materia fuori di noi fecondo il penfiero,che era in noi. Fabrica � no
70
me cemmune � tutte le part� dell'Architettura, er molto pi� contiene di quello, che cemmunemente fi f�ima come fi dir� dapoi.
Difeorfo � quello, che ie cofe fabricate prontamente, & con ragione di proportione pu� dimoftrando manifeitare. �'
li difeorfo � proprio dell'huomo, ey la uirt� che difeorre, �, quella che confider� quanto fi pu� fare con tutte le ragioni all'opere pertinenti,
er pero erra il difeorfo, quando l'intelletto non concorda le propriet� delle cofe atte �fare , con quelle, che fono atte � r�ceuere. Difeorre
adunque l'huomo, cio� applica, il principio alfine per uia del mezzo ; ilche come s'� detto
, , proprio dell'humanaff>et�e, auuenga che moU
ti degli antichi habbino agl'altri animali conceffo una parte di ragione,
er chiamatigli babbino maefiri deUhuomo, dicendo che l'arte del tef-
ftre
-ocr page 8-
PROEMI O.
?
fere e fiata prefa dalla ~KdgM, U diftojxtione iella cafa dalla Formica, itgouerno ciuile dall'A pi ; md noi trottiamo^ che quelli fono Minti di
natura, er non difcorfi dell'arte, er f� arte fi deuejfe chiamare la loro naturale, er non auueduta prud'ezd, perche non fi potrebbe finitimeli
te Arte chiamare la uirt�,che nelle piante, er nelle pietre fi trouafcome l'Arte dello Uelkboro purgare la pazzia ? l'Arte della pietra pregna
che ne i nidi dell'A quile,fi trouarilafciare i parti? perche anche non fi direbbe effere un'arte diurna che regge,er conferua il mondo
-, una ce=
lefle che regola i mouimenti de i cieli.una mondana,che tramuta gl'Elementi! ma lafciamo la translatione de nomi fatta per kfimiglianze deU
le cofe
> il difcorfo � padre (dir� cofi) deW Architettura, nel difcorfo bifogna Solertia. Solertia non � altro, che fubita, cr pronta inumilo-
ne del mezzo, er quello � mezzo, che hauendo conuenienz* con gli estremi, lega quelli ad uno eff�tto
, or per� dice Vitr. quella parola.
Prontamente.
Che nel utino dicefolertia, Ma non � affai effer pronto a ritmare il nero, perche potrebbe quel uero effer foco atto a concludere, per�fog*
giugne.
Con ragione di proportione,
Cheeofaf�a proportionefi dir� nelfequente Capitolo. Vitr. hd parlato in modo che quelle parole, che dicono.
Prontamente, & con ragione di proportione.
deferire anche fi poffano � quella parola che dice. Fabricate.
io
tiene doppia affittane 4 quelle confiderationi corrifrondente. La prima confideratwne e una notittajemplice unmerfale per la quale fi dice,
che Ihuomofa quanto fi richiede � fin e, che l'opera riefca
, er niente pi� ui aggiugne, l'altra � una notttia particolare, er prosfima allope=
rare, che confider� il tempo, il luogo
, il modola doue nafce una affettane, che muoue l'huomo � commandare, er operare, come fecondo % o
la primaconfideratione l'huomo fi compiaceua,er in uniuerfale abbracciai non l'opera, mala cognittone, erperonon e fuffiaente quefta
fola confiderationefok del difcorfo ,fola dell'uniuerfiale, ma fi richiede quella feconda notiti*, cr quella feconda affettane, che nella fabn*
ca � collocata.
Sg>o/k � dijfimttone del?Architettura, er Schiarito il nafcimentodi effd uiene Vitr. � formarel'Architetto, cofamolto ragionerie, crcon-
ueniente, come fi ucdr� da quello che fegue, dice adunque.
                                                            . _
Palle dette cofe ne fegue, che quelli Architetti , che fenza lettere tentato hanno di affaticarli con le mani non hanno
potuto fare, che s'habbmo per le fatiche loro acquiftato riputatane alcuna, & quei, che ne i difcorfi, & nella co*
gnitione delle lettere folamcnte fidati fi fono ; l'ombra non la .cofa pare che habbino feguitato. Ma chi 1 una, &
Taltra bene apparato hanno, corrfe hilprnini .di tutte armi coperti, & ornati con credito, & riputatone hanno
il loro intento facilmente conferito.                                                               _                 r > n- t           » . ?°
Bicorne aUanaturakgemrationefirichiedeilPadre,erld Mddre,erfenzd uno di loro niente fi genera, cofi a effer Architetto che e una
artificiofa generatane ,fi ricerca il difcorfo, cr lafabnca unitamente ;
er f� alcuno fi perfuadeffe effere Architetto con la fola fAbnca, a
nero con il fola difcorfo egli s'ingannerebbe, er farebbe filmato cofa imperfetta
, anzi monftruofa -, cr di gratta f� uno hauefie il faperefo-
lamente, er ufurpare fi uoleffe il nome d'Architetto non farebbe egli fottcpcflo aW offe f� degli offerti? non potrebbe ogni manuale tmproue
rarli, er dirli che fai tu f dall'altra parte f� per battere mliatc efferata ,cr alquanto di pratica, di fi gran nome degno efferfi credeffe,
non potrebbe uno intelligente er Utterato chiuderli la bocca, domandandoli conto
, er ragione delle cofe fatte ? er pero bifogna effere &r*
nati, er ornati di tutte l'armi per acquietare la uittoria
, er il uanto del uero Architetto. Bifogna effer coperto per difefa, armato per of*
fefa
, ornato per gloria maneggiando Udienza con l'artificio. Ver che adunque i pratici non hanno acquiate credito ? perctoche l'Ar*
chitettura nafce da difcorfo. Perche i letterati
f percioche l'Architettura nafce da fabrica, er per� dice Vitr. dalle dette cofe, cio� dal na*
fcimento dell'Architettura che e fabrica, er difcorfo cio� opera, er ragione, fegue quello, che egli dice. Ma in queflo luogo potrebbe alcuno
40
dubitare, er dire, Se ueramente l'arte � neh intelletto, perche cagione ha detto Vitr. che quelli iquali, nel faper fokmente fifone fidati,
l'ombra non la cofa pare che babbino feguitato? Ridondo
, che le cofe dell'intelletto alla pi� parte ombre paiano, er il uclgo flima le cofe in
quanto che �i fenfuCT adi occhi fetiopof�e fono
,er non inquanto non appaiono, er queflo auuiene per la confttetudine, perche non
j�.�, �5i(l yiiLura , imperuiuc utuiiiu aua iliaca ia,aiumyv, \s »mvi«»»i«»"�-----■> � ..-.,-.-               1L                    , ^ rei
lettola doue tanto � [cultore, er pittore il diuino Michelangelo dormendo, er mangiando, quanto operando, er facendo, pero cofi fi do-
uerid confiderare qual' � pi� degno habito nell'intelletto di Michel'angelo,� quello che egli ha della fculturd , � pure quello della pittura,
er
cofi lafckre i marmi ,glazum, 1 rilieui, er k profpettiue, la affienita, er la facilit� delle dette arti; all'horafi potrebbe dire qualcofd,
c??e hauejje del buono, ma bora non 'e tempo di decidere quefta quefiione, Bice adunque l'arte non douer effere odo fa, ma con effd le mani g 0
effer neceffarie,erqueftoapproua con altre par ole,dicendo.
                                                                      s            _
Perche fi in ogni altra cofa come fpecialmente nelf Architettura quelle due parti fi trouano, cio� la cofa figmhcata,&
quella che lignifica. La cpfa'lignificata � l'opera propofita,dellaquale fi ragiona. Quella che lignifica, e la proua,&
ilperchedi�iTaconmaeftreuo?e ragione efpref�b,&dichiarito.
                                                 _
Tra le Arti fono alquante,il fine dellequali non paffa altra la confideratione delle cofe aUcrofuggette,comefono le Mathematiche,er la Scienza
naturale. Altre oltra uengono ad'alcuna operatane, ma niente refla di fatto, come � nell'Arte di faltare , di fonare , er altre fimigliantL
Somi alcune, che dietro afe lafciano alcun lauoro, come l'Arte fabrile, er l'Arte del fabricare . Appreffo qualch'una �, che al pren*
dere, er acqui&are alcuna cofa fi d�. come la uenatione, l'uccellare, la pefeaggicne, er altre: infine molte non � confiderare, non � finire,
non � pigliare intente fono, md correggono, er emenddno g� errori, er i danni delle cofe fatte, er deconciano quelle. Con tutte le pre*
dette Arti, anzi foprd tutte � l'Architettura, come giudice che ella � di ciafeunat l� onde bifogna che in ef?a fpecialmente fi confideri alai* 60
na cofa fatta, � uero da effer fatta, er poi fi confideri la ragiona er per� due cofe fono
, una � la fignificata, er propof�a opera, l'altra
� lafignificmte, cio� dtmoj�ratiua ragione. Tuttiglieffetti adunque, er tutte l'opere, � lauori delle Arti
: tutte le conclufioni di tutte lefci*
enze fono le cofefignificate, ma kragicni, le prone, le caufe di quelle fono le cofe fignificanti, er queflo � perche ilfegno fi riferifee alla
cofa fignificatd,l'effetto aUdcauft, U concitatone aUaproua. Ma per dichiaratane io dico, che fignificare � per fegnidimof�rare,^
fegnare, e imprimere ilfegno
: l� doue in ogni opera dd rdg�one drizzdtd, er con difiegno finita � impreffo il fegno dell'Artefice, cio�
la qualit�, cria forma, che era nella mente di quello, perci� che l'artefice opera primaneH! intelletto ,0-concepe nella mente ,er
poi/�*
gna la materia efteriore dell'habito interiore.
Specialmente nell'Architettura,
Verciocb'cUafopra ogn' Arfe,(fignifica, ) cio� rdppnfentd le cofe dtld uirt�,che conofce, ef concorre principalmente a formare il concetto
fecondo l'intentane deUArte
-, er queflo � probio fignificare : md effer fignificato � propio effer rapprefentato alfopradetto modo.
            70
^ '/�gli alcuni fono fi 4 dentro, che ueramente fono come edgione delle cofe, altrifanno una fuperfic�ale, er debile iftimatione delle cofe; lo
Architetto lafcia quefii ultimi fegni all'Oratore
, er al Poeta, er infume con la dialettica, che � modo dell'artificiofo difcorfo, abbraccia
HUegH, perche necefiarij fono, intimi, er concludenti.
Donde auuiene, che chi fa profesl�one d'Architetto , pare che nell'una, & l'altra parte efi�r debbia effercitato.
Ogni agente nel gr^o, ch'egli tiene, effer deue perfetto, acci� che l'opera compita, er perfetta fi ueda. Tre fono g� agenti delle cofe, il Di«r-
«0 ? il naturale, fo 'artiMak cio� j d i o U Natura, l'Ruomo, noi parleremo dcU'huomo'. s'adunque t'Architettura � cofi eccellente,
J *                                                                                                                                       ch'ella
-ocr page 9-
PROEMIO.
V.Q
ch'eUd giudica V opere � ogni irte, Ufognd che lo Architetto fi a in tal modo formato, che egli pofidfitr T ufficio del giudiedre ; cr pero dir�
che le infiraficritte cofe gli fono necefiarie. Prima che eglifia di natura pervicace, ey docile, cio� che dimoflratagli una cofa difubito egli Pape
prendd,cr bench� di natura Diurna � colui,che da f� troua, et impara,non e per�fenzd lode chiunche prej�o s'ammaestra da dltri,come � d'in*
fima conditione, chi ne dafefleffo,ne per opera de'Mdef�ri apprende le cofe.Quetle buone ccnditiont fono da Vitr.in quejte parole cornar efe.
Onde auuiene che chi fa profesfione d'Architetto, pare nell'una & nell'altra parte effer debbia eilercitato.
Cio� nella cofafignificatd, ey neUaSignificante, poifegue.
Doue, & ingegnofo, & docile bifogna che egli fia,[perche ne l'ingegno fenza l'ammaeftramentOjnelLimmacftramcn»
to fenza l'indegno pu� far l'huomo eccellente.
Lo ingegno ferue, ey alla inuentione che fdl'huomo da f�, cr aUa dottrina, che egli impara da altri, rare uolte auuiene che uno fia imentore,
er compito fattore Sun1 arte , cio� che ritroui, ey riduca a perfettione tutto il corpo d'un'arte, pero ben dice Vitr.
                                to .
Che fenza l'ingegno l'ammaeftraniento, ne fenza l'amma�ftramento l'ingegno fa l'huomo eccellente.
la Seconda conditione deW Architetto, � la educatione, ey lo effercitio da i primi anni fatto nelle prime faenze. Prime chiamo la Geometria,
VArithmeticd, cr l'altre Mathematttce. Quefie hebbe Vitr.per opera de'fuoi progenitori, come egli confeffa nel proemio del Sejio libro al
luogo di fopra citato nella ulta fua.
ld terzd conditione � thauer'udito ,eyletto i pi� eccellenti, eyrdrihuomini, cr fcr�ttori}come fece Vitr. ilquale atteftd nel proemio del fc*
condo libro quello ch'iodico dicendo.
Et feguitando efporr� gl'ingresfi dell'antica Natura, & di quegli che i principij del c�fortio hurnano,& le belle,& fon-
date inuentioni con gli fcritti, & regole dedicarono, & per� come io ne fono da quelli ammaeftrato dimoftrer� .
Et queflo � quanto dglifcrittori, ey dUa lettione dey buoni : ma quanto � i prefenti, ey allaudito dice nel proemio del Sejto libro huuere hauu*
to otti mi precettori.
                                                                                                                                                               io
ld Quarta conditione � la toUeranzd delle fatiche, ey il continuo penjiero, ey ragionamento delle cofe pertinenti aWArti, difficilmente fi tro*
u� ingegno eleuato,eymanfueto Vitr. hebbe acuto ingegno, er fofferente per� dice.
Et dilettandomi delle cofe pertinenti al parlare, & alle Arti ,& delle fcritture de' commentari]. Toho acquifiatocon
l'animo quelle pofsesfioni,dallequali ne uiene quefta fomma di tutti i frutti, che io non ho pi� alcuna necesfit�,
& che io ftimo quella effer la propiet� delle richezze di difiderare niente pi�.
JUt Quintd conditione � non dij�derare mente altro che la uer�t�, ne altro hauere dinanzi aglwcchi, ey per meglio confequirla, euui.
"La Sefia conditione, che confifle nell'hauere una uia ragioneuo�e di ritrouart-ilnero,ey quella uiapocccigiouarebbefenza,
ha Settimane � polla infaper ufar la detta uia,et nell'applicatione.Che Vitr.fiujfefiudiofo del uero, chegl'baueffe la regola di trottarlo,?? che
finalmente fapeffe ufare la detta regola,molto bene appare nelfuo procedere ordinatamente,nel lignificar le cofe,nel dar formai perfittione
� tutto il corpo deU'Architetturd. Le fette cond�tiom fioprodette nafcono da i principij detti di fopra, cio� dalla affininone deWArchitettura, 39
er dal fuo n&fcimmto, come fi pu� confiderando uedere. Ma noi � Vitr. ilquale narra quante cofe bifiognano, ey quali, er perche cagio
ne,ey� cb�jnodo.
Appretto bifogna, che egli f�a letterato, habbia difiegno.perito f�a dell'arte del mifurare, non ignorante delia profpettia
na : fappia l'Arithmetica. conofea molte hiftorie, udito habbia con diligenza i Filofofi : di Mufica; di Medicina del
le Leggi, & rifpoftc de Iurisconfulti,fia intelligentej& finalmente rozzo non fia nel conofeer la ragione dei Cielo ,
& delle ftelle.
Toiche Vitr.per formare ? Architetto ha detto quante, er quali cofe pano necefiarie dice.
Ma perche coli bifogno f�a, quefta e la ragione.
TJ paratamente di' ciafeuna feguitando ne rende conto, cr prima dice.
E neceffario che lo Architetto habbia cognitione di lettere, acci� che leggendo gli fcritti libri .C�mmentar�j nomina* 40
ti, la memoria fi faccia pi� ferma.
il giudicare, �, co fa da prudente, la prudenzd compara le cofe feguite con le infianti ,fa {lima delle feguenti : le cofefeguite per memoria fi han
no, pero � neceffario all'ufficio del giudicare ,il quale ccnuiene all'Architetto, hauer memoria firma delle cofe paffate, ma la memoria firma fi
fa per la lettione perche le cofe stanno ne gli feruti f�rmamente, per� bifogna, che lo Architetto habbia la prima Arte, detta Cognitione di
lettere
, cio� del parlare, er dello fcriuere drittamente,firmafi adunque la memoria ; con la lettione de commentarij, il nome fieffo lo dimo*
flra
, perci� che commentario � detto , come quello ch'alia mente commetta le cofe: er � fuccinta, er breue narratione delle cofe, la doue con
ld breuit� fouuiene alla memoria, bifogna adunque leggere,
cr le cofe lette per la mente riuolgere, altrimente male n'hauerebbe dalla inuen-
tione delle lettere, come dice Platone, perci� che gl'buominifidandofi negli fcritti, fi fanno pigri,
er negligenti. Vittruuio hebbe cognitione
di lettere Grece,
er Latine , us� uocaboli Greci, er cenfiffa hauer da Greci molte belle cofe Rapportate ne i commentari fuoi, eyfvrfi di qui
� nata la difficult� d'intendere Vitr.
er la feorrettione de i te&� per la ignoranza di molti, che non hanno hauuto lettere Grece, in questo mo $0
do io dichiaro hauere cognitione di lettere, perche dtfotto pare che Vitr. cofi uoglia effonendo cognitione di lettere effer la Grammatica, altri
intendevo f'Arti fcritte, ma io ueggio che l'Arti fcritte fenza grammatica non s"hanno.
Apprello habbia diffegno, acci� che con dipinti ef�empi ogni maniera d'opera, che egli faccia fenza fatica formi, Se
dipinga.
Tutte le Mathematice hanno fiotto di f� alcune Arti, le quali nate di quelle fi danno alla pratied, er adoperare, fiotto l'Aflrologid � la nauigd*
tione
, fiotto la mufica � quella parte, che in pratica � pofia di cantare, er difuonare diuerfi tiramenti, fiotto l'Arithmetica � l'abbaco, fiotto
la Geometria,� l'Arte di perticare � terreni,
er mifurare i campi, fono anche altre arti nate da pi� d'una delle predette faenze. Vitr. uuole,
che non fidamente habbiamo quelle prime,
er uniuerfal�, che rendeno le ragioni delle cofe, ma anche gli effircitij,ey le pratiche da quelle pr�*
cedenti,
cr per� quanto al diffegno uuole , che habbiamo faciliti, ©" pratica, er la mano pronta � tirar dritte le linee -, er uuole, che bab*
biamo la ragione di quelle, che altro non �, che certa, cr firma determinatione concetta nella mente, fatta con linee , cr anguli approuata 60
dal uero, il cui ufficio � di preferiuere �gl'edefici atto luogo, certo numero, degno modo, cr grato ordine. Quefia ragione non feguita ld
materia , anzi � l'ifteffit in ogni materia
, perche la ragione del circulo � la medefima nel f�rro, nel piombo, in cielo, in terra, er nell'Abbilfo,
bifognd adunque hauere la peritia de i lineamenti, che Vitr.dice
(Peritiam graphidos.) Che � peritia de i lineamenti, che ferue � p�t*
tori
, �fcultori, intagliatori, cr fimighanti, la quale alle arti predette in quel modo ferue, che le mathematica ferueno alhfilofofia. Que-
fia peritia raccoglie la dimenf�one, cr la terminatione delle cofe cio� la grandezzd, CT i contorni, la grandezzd s'ha per le fquadre , cr
per le regole , che in piedi,
cr once diftinte fono, il contorno fi piglia con uno strumento del raggio, cr del finitore compofio, er �a quef�o
fi rumenco fi pigliano le camparationi di tutti i membri alla grandezzd di tutto il corpo, le diffirenze, CT le conuen�enze delle parti tra f�
fieffe
, alle quali la pittura aggiugne 1 colori, ey ombre : del predetto strumento fi dir� al fino luogo, bifogna adunque che l'Architetto hab* 79
bia diffegno, quejlo fi uede per le cofe dette nel quinto libro alfef�o cap. della confirmatione del Theatro, fimilmente alTottauo del detto li*
brr , doue fi parla delle Scene,
er al quarto del fietio, cr in molti luoghi, doue bifogna hauer pratica del diffegno, cr faciliti nell'operare ,
h ragione di questa pratica � tolta dalla ceometrid, come quando accade pigliare una linea � piombo fopra l'altra, formare gli angoli drit<=
ti, far le figure di pi� lati, trouare il centro di tre punti, eyfimil altre cofe, ebegiouano �fiar le piante,
er i rileui de i diffegni effiedita�r.en*
te, ey pero dice Vitr.
L'arte del mifurare gioua molto allo Architetto , perche ella infegna l'ufo della linea dritta, & della circulare, dal che
poi 1 diffegni de gli edif�dij fi fanno ne i piani ageuolmente, & le dritture delle fquadre de i liuelh, & de i lineamenti
ti formano efpeditamente.
TArte
-ocr page 10-
PROEMI O,
Varu dd mifurare e detta Geometr�e j queBa giorni al d�ffigno, er � quella, che alla predetta praticadeIdtfegno [eumene f^���!
me fi ucie neUa uoluta del capitello Ionico % in molte proportionate mifure ; oltra di quefto perche ffieffo ^^^S^Z
i piani tirare � fauadra & drizzare i terreni, per� � neceffario hauere la Geometria, come fiuede del Imellare le acque nett ottano, del*
hZf�oTZtop^Zim^el mifurare i tieni, nel Lo,
er finalmente per ogni parte » doue fi pu� �re la Geometria efier madre
« Ina Zola tZcZS che fono le linee dritte, e? k pieghe, gli archi, i uolti, le corde er le dature per ufarei nomi detta pra-
Z laZZtZl U punto prouede le linee *&/* le torte, fendenti, le piane, ^^^^ttlepl^i
^ghi,lefommitati,icircili^
di lettiere �coni er altre firn e t�nfi, che alle colonne, agliarchitraui,aue cuve, irwune, kj «                   , &         ,/.;�
Per la profpettiua anche nelle fabnche fi pigliano i lumi da A^^^^�^oni del uedere, la dritta, la rifleffa, la
Vrofcttiu* e nome del tutto,
er nome detta parte . Proffiettiuaingenerale e^^^~!T" intt0. L rifleffa�ja r agi Ledei
rifranta, ne la dritta fi comprende la cagione degli ^ff^ff^^S^ ^U firure. La infranta e la ragione
yf^odeiraggi,&glu^
dette cofe, che appaiano per mezzo d'alcuna cofa lucida, er trajparene.com o ttoiac^p              ,                       ,               , ^
tiuaf� chiama, profpettiua de i lumi naturali ,fbeculatiua er di grande <^^^Zer difcfa del freddo, er del caldo, Leffa*
hce gioconda atte uifre,
er agli animi de mortali, la doueefendo no nel g«W^ ■ f^ che YArchltett0 U
rio �
cfce bacamo la diletteuolisfimaprefenZa detta luce, ej de ^^��^t maruigUofe ingannandogli occhi human� per le
bia la proftemua. Ma quando come parte � prefa riguardando atta P^*W"C^ �fuLe, v l0fjdare delle cofe corpo- t
Manze de i luoghi ritrovando lo inganno. Quefia fopra i piani dimoer�
, ^J�^$Pg k
gj angdm fieno pi ?n#,
percwche l aere circondante diminu�ce. er lena della uifta,cr nel fine del detto wrocomm n ,                 »»,,�,/*� folatierlauil�a
come fi dir� -, nelfejio anche al fecondo capitolo parla alcune cofe detta profpettiua, per le quali \i comprende qu �
ceffaria er Vitr. non efferne Rato imperito, or finalmente le pitture dette Scene altro non foro, cheprojf em� ,                       rao-ionc-
C�lLzo dell'Arithmetica fi fa la fomma delle fpefe, fi dimoftra la ragione delle mifure, & con mo^ & me anione
noli fi tremano le difficili queftioni delle proporti oriate mifure.                     eccettentis<�me uirtuttflche non �, peric� che
Il uulgo Rima quelle pratiche nate dalle Mathematiche noi fopra dicemmo effer ^«JJSJJ U princip\lc, ^ U
non rendeno le ragioni dette cofe, bench� dimoflrino effitti dilettegli, er betti, Vitr (cme ho detto) a                    ^ y
^principale, ^«edeneV^
nuto dalla uera Anthmetica,et quefto e neceffario per far conto dell ff�P^� [me J^> libro nel proemio loda Vitr. la leg*
Vipera per alcuno impedimento retaffe, * ^^^^^^atk quello, che haueuanl affermato, er promeffo.
g� degli Efifu, come fi uede in quel luogo della pena ae gli Architetti, cmfKJ?         , ^              Vltr nei pedetto proemio dice,
p M, bench� ageuolmente fi faccia il conto,non per� ageuolmente fi conofee fopra c�tar���*;�Jc ^Architettura.
Solamente quelli, che con fintigliela delle dottrine prudenti rcno, fa, eb . no p
                   Jrre , m�CMattere, nel
*** 4 dentro penetrando oltra la pratica del numerare, che conf�tte f^f^T^ com de ( r0)H. & mchc in unacerta^ ord�*
1M4 falita de numeri, che progresfione fi chiama, utile ei Anwm                        p. " � A rcbimede rttrcuato , come luifiuede.
che per Geometria fono indiffolubili, come a d�mfra nel mio hauere f^^^^^Zt qu�lli,che in f� Inblnno protezr-
E m uer�,uero � quitto che dice Plat.che glibuomm di natura Aritmetici Attf�^^^Z \ %t� )m peltro , che per di-
W, cr altezza IffiiritoMa perche cagione Vitr. di quef�e codoni tocca k^c^nu ^«. > ^ ^, � UfajL*.
moftrare effer
«ero, quanto egli ha di fopra ietto, chea mole ^^JJ^ffi fare gl'Architetti nelle opereloro.
La cognitione de�llftoria fa,che fi fappia la ragione di molti ornamele lo^iono p
Vitr. in quefta parte � chiaro per gli eflempi ch'egli da,                           , ..               L,P�L rl�pTanatidi chiamate fono u�
Come f� alcuno pollo haueffe m luogo di colonne le Rame feiuinih di ma mo, quelkci e Ui atufc eh a
^drhabitc/logoAmatronale^fo
^uittor.gloriofament^^rerraliberati^confighou^
,a,ucafighhuomiiii &{pianata la terra le^uonel^
deponeflcro gli habiti,& gli ornamenti mattonavamo che non m ^
           ^             ^          ^ ^ Archketti
no eiTer�ipro di femitu da grande feorno opprelle pei tutte le ci             P             r                              che ^ me-
di quei tempi ne i public! edifici] pofero le imagrni di quelle matrone pei loiten                   F ,
moria de i poften la conofeiuta pena de gli errori de Cj^J� lueifatti, che grati faranno l quei principi�
mi adunqueper le parole di Vitr piglieremo ^^^^^^, ^aulreuoli. C«L beffer� quette matrone fot.
uer�quellcrepubhche,lequahuorremokonorare,e?bonorandole.inotgraterenuu ^>
                           » rl . t Ae. 'r.
to i pefi Vitr. non dichiari, prendesi argomento, chcfleffero con il capo fottopoflo, er conia finora manoleuataalfofienimenod i pfi
wJefto per parole d'Atheneo dotto, & ddetteuole finitore, ma noi lafceremo la pompa dell'autorit� a pi� amofi commentatori fola*
Zete quel addurremo,che per intelligentia di Vitr. potr� bafiare, hauendogratie immortali a chiunque s affaticher� per noi. Ma perche
bisogna cominciare � ufarfi Ledere alcuno dipinto esempio, diviner� qui di fotto le figure dette Cariatide, fecondo, chea ^""3°-
tio far� bacante, dichiarando, che Stola era uefle lunga, er dimefia, propia dette matrone, con quella erano le magmi delle cariatidi come 6o
dice Vitr.
                                                                                                                     ,                           .
Similmente i Lacedemoni] fotto Paufania figliuolo d'Egefipolide dopo il fatto d'armi di Platea hauendo con poca gen
te fuperato il numerofo efferato de' Perfiani, & con gloria trionfato; de i denari tratti delle fpoglie , & della pieda
in luo?o di trofeo della uittoria � poften lubricarono il portico Perdano dimoftratore della lode, & della mrtu de
Cittadini, & in quel portico pofero i fimulachri de i prigioni con l'ornamento Barbaro del ueftire che lo Iteneua-
no il tetto, hauendo con meritate contumelie la lor fuperbia caftigata. A fine che i nimici cagione haueiiero di te-
mere irli effetti della fortezza loro,& i Cittadini guardando in quello ellempio di uirtu dalla gloria foUeuati alla di*
fefa della Patria s'eccitaflero grandemente, la douc ne i feguenti anni molti cominciamo � porre le itatue ieriia*
ne che fofteneuano gli archi, & i loro ornamenti, & indi «affer� argomento di accrefcere nell'opere marauigliola
uariet� di mamere,di fimiglianti Iftorie altre ne fono, delle quali bifogna che l'Architetto ne fia bene \ntojmato. 7o
Comefikgge della inuentwne del capitello Corinthio, er d'altri effetti che fi uedranno,leggendo nel Coarto Bro.msfi f^Z�f^i
udide Paufania partano figliuolo di Cleombroto capitano de Greci.Vlutharco citando Cbififerno nelle comparatiom de t Romani,
cr «i
Greci narra che^Difcorrendo i Perfi netta Grecia,?? facendo di molte prede Paufania duce de Lacedemonij riceue quaranta talenti doro
^rfealZ�Ziffe la Grecia, la qua cofa poi che fi rifeppe. Agefilao Padre hauendo pereguitato ilfigiuoofino al
^J*^.
^hllcaZtZon^^
uerfamcmcdarkucidide.SokuanoiGrecineliuogoouehdueuanopoftiinfuga^fuperatimmia
-ocr page 11-
PROEMIO.
Il
re
nella
ro
ronchi difpoglie hojliliper fegno, er ricordanza della u�ttoria, quel tronco adornocop, chkmauap trofeo, cerne in pili luoghi fi vede
hiQoriadiTbucydide
, udendo i Lacedanonij hauere memoria deUa bella imprefa, che fecero fatto Paufania contrai Perfi non uclf�*
._ alzare, er adornare i Trofei, ma fecero cofa pi� illujlre, er memorabile, cerne dice Vitr. fabneando un portico con i denari tratti del*
le uendutejf>oglie, chij� dicono, manubie,
er deUa preda, che � tutto il corpo del bottino, di quefto portico ne fa mentwnc il dotto PaulanU
ne i Laconici, dice ancho nell'Attica ragionando, della j�irpe di Paufania, e pone la genealogia di quello
, er neU'A rchadia dice che Pmfa*
ma figliuolo di Cleombroto Duce de Platej� hsbbe impedimento dalie ribalderie che egli poi fece
, di ejjer chiamato benemerito della Grecia.
Dalle htjwrie adunque occapone prende l'Architetto di adornare iopere fue, come ancho Vitr. in molti luoghi adorna i fuoi uolumi co*
me nel
v I. cap. del primo ,nel,\x. del fecondo, nel primo del yi.gr in tutti i proemi dei fuoi, x. libri, ej- altroue � pieno di folliamo
aej�ramenti tratti dalle hiftorie
.
                                                                             I
Chei
-ocr page 12-
V R I M O.
che e come un betlifiimo giardino, che con la bella ueduta delle herbe, cr de fiori rifar� gli occhi de gli affaticati dallungo maggio, cofi
lo interporre delle hifionche narrationi tra i difficili precetti d'alcuna arte, ricrea la mente fianca dal penfuro delle cofe difficili
, cr afcofe.
Situi confolationiin Vitr. ne batterono affai, nonlontane pero dai propoliti delle cofe, che egli ce infegna, accioche con la dolcezza deU
la uarietk porti la conj�derationc de fitoi ammae&ramenti neW animo noftro. Seguita adunque il diffegno delle Cariatidi, che dopo i Perf�ani
4 bello fittilo � fiato poflo. Hcnche quefio importi poco nelle cofe facili, nelle quali forf� fumo {lati negligenti, come nella deferittione delk
Torre
er della muraglia a carte ; x dotte la muraglia tra le chiaui deue moflrare terreno, cj non pietra, er deue ejfer alta al pari di quel*
le trm
, che fi fiaccano dalla Torre ne i bifogni, come hauemo auuertito nel detto luogo.
LaFilofof�a
-ocr page 13-
i4                                                             LIBRO
La Filofofia neramente fal� Architetto. Nella T�hfofid,che � Studio, ey amore di Sapiettz<i,cio�-de! bene,ey del uero � UfbecuU*
tiene delle ce f�, ey la regola delle attieni, l'ima, ey l'altra � necejfaria allo Architetto, quanto alla regola deUe attioni dice Vitr. che.
La Filofofia fa l'Architetto» Cio� dimoflraaUo Architetto il modo di coftumatanrente uiuere, eydichiara in che principalmente fi con*
uenga questa regola, ey dice, che prima.
La Filofofia lo fa d'animo grande. .Si per abbracciar le grandi unprefe, come per non
temer le grandi effife, ma perche la grandezze dell'animo pare che feco apporti il difhregio d,altrui,ey una certa feueHtl, ey apprejfo l'ar*
roganza
, per�fta l'Architetto d� grandmammo fenza arroganza, che � uitio alla iteriti cppo�lo,che oltra il debito attnbuifce � f� (lelfo -.fu
puceuc�efineU'adire
> ey fatisfare alle dimandede g�'imperiti, fi nel fopporiare iloro aff�tti : ma perche neWcjfere piaceuok egli potrebbe
inchinar fi ad alcuna co fa raen gii'Ma per� come maef�ro di proportione f�a egli giufio , ey eguale � cgnutno
, ey nella egualit� dimoflrif�dc
mi configliare : non fa auaro nel riceuere i doni, ne cupido nel depderargli, hauendo quef�e belle conditiom l Architetto conferuer� tlgra*
do fuo
, re fiera honorato, ey kfeier�fama immortale, ey per� Vitr. hauendo conofciuto in f� {leffo quanto fa bello, ey degno l'ornamento ia
delle predette uirt�,ey defirme U macchia deglioppofli errori : in molti luoghi dell'opera fua dimoj�ra fumare pi� la Verit�, che le ricchez*
ze pi� la Gloria che l'utile
> ey biafima gl'adulatori, arroganti, ey auari Architetti, come da tutti � Proemi de i Dieci Libri fi pu� uedere>
iquali neramente, come f� fuffeno un Proemio fal� di tutta l'opera fi deono leggere, ey confederare
. Quanto adunque alla uirt� de coflumi
grandemente cigi�ua la filofofia, ey pero Vitr, dice.
La Filofofia neramente fa lo Architetto d'animo grande, fenza arroganza, piaceuole, giufto, & fedele, non auaro, il-
che � cofa grandisfima, la doue fenza fede » & caftit� neramente niuna opera fi pu� fare. Anchora la -Filofofia lena
la cupidigia, & non lafcia l'animo occupato i?.el riceuer doni, ma fa, che con grauit� fi difenda la propria dignit�, &
fene riporti buon nome, (inerte cofe dalla Filofofia preferitte ci fono.
Quanto alla parte, che al uero affetta dice Vitr. ancho quella ejfer'utile all'Architetto.
ApprelTo la medefima cogmtione ci dimoftra la Scienza delle cofe naturali, la quale con iftudio fi deue grandemente *»
cercare,come quella,che in f� contenga molte,& diuerfe dimande naturali,come ancho fi uede nel condurre Tacque,
perche ne i corfi, & ne i giri, & ne i piani liuellati, & ne gli efiti le ufcite,& gli fpiriti naturali � molti modi fi fanno,
� i difetti delle quali cofe ninno pu� rimediare, f� non chi dalla Filofofia prefo hauer� i principrj della natura delle
cofe.Oltra di quefto chiunque legger� i uolumi di Thesbia,� d'Archimede,non conferitila loro,fe prima di tali cofe
non far� da i Filofofi ammaeftrato.
Vna parte della filofofia Naturale � chiamata Uifloria Naturale,ey una Scienza; la B.ifiork'Naturale � femplice narratone degl'ejfvtti,et del
l'opere di Natura,!'ejfempio fipu� dagli fcritti di Plinio commodamente pigliare, perche Plinio narra tutto quello,che fi uede nelle cofe fatte
dalla Natura,cominciando da effo Mondo, ey dalle parti principali di effo.comefono i Cidi
, cy gl'Elementi. Venendo alle cofe.particolari de
i Paefi, deUe Pietre,dei Metalli, deUe Piantele g�'Animali,®- deU'Ruomo che e fine di tutte l'opere di Natura. La Scienza � cognitione del*
le caufe, ey deiprincipij di tutte le predette cofe, della quale ordinatamente, ey con mirabil dottrina il buono Arij�otilene � flato maejlro. to
Tanto l'bifioria quanto la cognitione � buona per lo Architetto. Vitr. hebbe l'una, ey l'altra, come fi uede nel quarto cap. del Primo doue fi
tratta de i pr�ncipi] delle cofe, ey nell'Ottano Libro, ey nel Secondo, ey nel recante di quel Libro, ey in tutta Yopera doue egli parla degli
Alberi, delle Pietre, delle minere, degl'Animali, della uoce,dell'udito,del uedere, ey di molte opere di Natura ,le cagionidelle quali fono in
molti luoghi dell'Architettura cercate, ey {ferialmente nella materia deW acque, come fi uede neWOttauo Libro.
Della Mufica effe deue pratico l'Architetto � fine, che egli conofea la regolata ragione, & la Mathematica, & acci�,
che egli fappia drittamente dare la tempera � gli inftrumenti da Pietre, � Saette, come fono Baleftre, Catapulte, Se
Scorpioni.
Qui Vitr. dimcftra la Mufica effer utile aV.o Architetto, ey quanto atta pratica, ey quanto alla fheculatione come fono l'altre Mathemat�ce,
quanto alla pratica dice quella parola.
Regolata. Che nel Latino dice. Canonica. Quanto alla fheculatione dice quellakra.
JVlathem atica. Io dichiaro l'una, ey l'altra con l'autorit� de i buoni Autori. La Canonica appartiene aU'orecchie,come Idprefbettiua � 40
gl'occhi, ey � pxefa da i Muffici come per fondamento della loro arte uf�tdtd, ey� quella,che mifura le altezzfi^ 'e lunghezze delle uoci,ey
da GrecUa mifura del durare delle noci � detta, Kitbmitt,cio� numero,ey la mifura dell'altezza, � detta,Melos,cio� canto.Tiene anco la Ca*
nonica un'altrd parte, Metricd nominata, cio� arte di comporre i uerfi, che fono effetti delle predette mifure nelle [illabe,ey neUe parole
5 arte
neramente diletteuole, ey conf�rme alla NaturdBumana,� detta Canonica cio� regolatrice (come dice Boetio) nella fua Mufica,perchenon
fi deue dare tutto il gi�ditio �ifenf�, perche fono fallaci, ey alterabili per ogni minima offvfa,benche fieno principif,cio� occafioni dell'Arti,
ey ci facciano auuertiti delle cofe, per� la perfezione, ey la f�rza della cognitione e pojia nella ragione, la quale con certe regole �ffendo fir
mata non ci fa errare in modo alcuno, ey per� � detta Canonica, ey regolata. La Mathematica � quelld,cbe non pi� riguarda al fenfo ,ma�
facuit� di giudicare fecondo la fheculatione, eyla propofla ragione conueniente alla Mufica de i numeri fonor�, ey de i modi,ey delle maniere
delle Canzoni, ey de i mefcolamenti, ey de i uerf� de Poeti, f�rfi pi� alto falcio la Humana, ey Mondana conuenienzd de i Cieli,ey dell'Ani*
ma u� confiderando. Ma noi ci riftrimo al Quinto Libro doue chiaramente di parlar intendemo circa la Mufica, ey Harmonia, credendo � $o
Vitr.come far deue chiunque impara, fino che ilgiuditio, ey la efberienzd fi faccia
, perche al fuo luogo uedremo acconciamente quello, che
dice hora vitr. di uafi di rame nel Quinto, ey degl'injlrumenti d'acqua nel Decimo.
Qu,ei uafi ancho di Rame, che nei Theatri fotto i gradi nelle Celle con ragione Mathematica fi fanno, & le differenze
de i tuoni fi accordano � i rifu egli a menti de i dolci fuoni Muficali, & fi compongono � Cella per Cella, in quei giri,
con quelle confonanzejChe da i Mufici, DiateiT�ron,Diapente,Diapafon nominate fono,acci�,che la noce dei fuoni
feenici nelle difpofitioni conuenienti quando toccher� l'udito pi� chiara, & pi� foaue,� gli ascoltanti peruenga.
Gli inftrumenti d'acque fenza ragione di Mufica drittamente non fi fanno.
Btfimilmente fi uedr� del Decimo Libro al cap. x v 1 ir. quello che egli ha detto difopra la Mufica effer necejfaria all'Architetto.
Accio che egli fappia drittamente dare la temperatura � gli inftrumeuti,che tirano Pietre,� Saette,corr.e fono Baleftre
grandi, & piccole nominate Balifte,Catapulte, 8c Scorpioni,imperoche ne i capi dalla derlra, & dalla fit�iftra fono i 6<t
pertugi, � fori de i pari tuoni,per li quali le torte funi di neruo tirate fono con molinelli, � nafpi, iquali non fi china
oono,� legano f� prima fuori non mandano determinati, & eguali fuoni all'orecchie di quelli, che le fanno,perche le
braccia fi ferrano nelle carcature, & nel tirare1 di elTe funi, quando poi fi f tendono, fi {chiudono con egualit�, &
parimente d'ambe le parti mandar deono le faette, la doue fc non faranno di pari tuoni impediranno il tirare
drittamente.
Nos � luogo ne tempo di dimorare fopra le predette cofe, perci�, che la dottrini effer deue ordinata, ey quel che uuole maggiore intreduttio*
ne efjer non deue nella prima fronte collocato
, Certo � nella Mufica cheUd egualit� delfuono dimoj�ra egualit� di ffatio , ey quella prcpor*
tione che � tra fhat�o, e/patio ,fi trotta ancho tra fuono, eyfuono ,eyper� effendo ilfuono eguale, dall'uno, ey l'altro braccio feguita che
la fune dentro le braccia fu eguale, dolche nafee la bont� dello intjrumento, ey l'ufo di effo, come prouanogli Arcieri, ey i Balestrieri tut*
toilgiorno, e ci fera manifif�o nel Decimo.
                                                                                                                                70
La medicina deue dal buono Architetto efTer apprefa pet conofeere le inclinationi del Cielo, & l'aere de i luoghi falu-
bri, � mal fani, & per l'ufo delle acque, percioche feuza taliragione ftanzanon fi pu� fare,che buona f�a.
Le inclinationi del Cielo dette Climata da Greci, fono J�atij del Cielo pof�i tra due circoli egualmente diftanti detti ParakUi,comefi:dir� poi,par
land� de gl'iiorclogij nel Nono Libro. Vitr. uer amente hebbe qualche notitia della Mediana
-, come fi ued� nel Primo Libro doue egli di*
moflra quali infermit� da quai uenti fo:to ingenerate
, ey in altri kwgbidcl medef�mo Libro, ey degl'altri dichiara le aualit� de.paefi quanto
all'aere, «L'acque, ati'herbe, � gl'animali^ �gl'�-luomini, cofe alle cognitione d� Medico fottcpo&e,
Dapoi
-ocr page 14-
PRIMO.                                                             %f ■:
Dapoi conofcere e dibifogno la ragione ciuile in quanto � neceflaria � i pareti de gli Edifici communi allo fpatib delle;
gronde, de i tetti, & delle chiauiche, & de i lumi, & anchora de i condotti dell'acque, �t altre fimiglianti cofehauer
bifogna conofeimento, accioche fi guardino prima, che comincino di non mettere in lite i padri di famiglia, dipoi
che haueranno l'opere confumate , & acci�, che nel fare de patti con prudenza prouedino, & a chi toglie, & a chi
d� � pigione, perche f� il patto far� ben fatto, & chiaro, auuerr�, che quello da quefto, & quefto da quello fi po-
tr� fenza fraude liberare.
Qui vitr. dichiara quello che egli diffie di [opra appartenere alla fedelt�. er giuftitia deWArchitetto, di co adunque che quella parte di Filofo*
fia
, che ci d� la regola del ben uiuere, tratta di diuerfe maniere di beni, tra quali � la uirt� de cos�umi, pofta nella parte ragioneuole, � uero
in qneUa, che alla ragione ubidifee. in queila parte di Filofofia fi tratta de gl'affetti humani, delle potenze dell'anima, nellequali fono gl'afa
fitti de gli habiti di quelle potenze, fieno quegli eccesfi,� mancamenti, � mediocr itati : trattafi ancho dell'arbitrio , della ekttione, del con*
IO
figlio, dell'appetito, in cui � la cupid�gia, lira, er la uoglia t trattafi delle cofe, che uogliono alle uirtuti afiimigliarfi, � uero, che di quelle
princ�pi] fono, per le quali cofe l'huomp � bafteuole � f� fleffo t dapoi riguarda il profiimofuo come parte di fua famiglia, crearne parte di
fuo uniuerfal gouerno
, er nella fam�glia ritroua lufficio del Patrone, er delferuo, della Moglie, er del Marito,del Padre, er del figlwo*
lo,acquiWa,d�f^enfa,ufa,er adorna il tutto,ma nella ciuile, pr publ�ca amminifiratione contenuta da unfolo,
da grandi ,� da molti con
legittimo regg�mento,uede i faggi effere in uece diragione,i Soldati in luogo d'iracundiagl� artefici in cambio della cupidigia ^che fi'� troua
m noi.
r)e j f^ggi fi fanno i Capiyi Magiftrat�,i Sacerdoti, i Senatori, i Giudici, ne i quali ha fondamento la ragion ciuile,perci�, che de
qued� fi fanno le leggi
, er leffecution�, perche altro non � ragion ciuile,che quella che, � fatta da ciafeuna Citt� fecondo il fine del propiq
gouerno. La fomma di quefta ragione e raccolta ne i libri deUe Pandette, che cofi chiamate fono, perche raccolgono tutte lepartideUara?
*
g'-on ciuile ; la dpue fiotto il primo titolo fi ragunano i Principi, fiotto il fecondo i Giudicij, fiottoil terzo le Cofe,fottq il quarto le Hypoteca*
tlon-> fiotto il quinto iTej�amenti con le cofe � quelli appartenenti; fiotto il feflouarij Titoli deUeP affezioni dei beni cognitivi dannt,k fabri* iS)
che rouinate,le infidie di queUe,la legge dedegronde
, er dell'acqua piouana, parte all'Architetto neceffaria, er finalmente fono altri capi^
che lungo farebbe � nominarli. Nell'ultimo titolo fono leftipulationi,icontratti,i malleuadori
, lopere publtche,i mercatij cenfi, er altre
cofe ne igrandi uolumi de Leg�tti comprefe,delle quali fecondo il bifogno effer ne deue l'Architetto ammaeftrato, come di cofe pertinenti al
uiuer in pace,er fenza lit�gio. Ma pi� altofal�re, �,neceffario per bene gl'�luomini,er per� dice Vitr.
�L'alia Aftrologia ueramente fi conofee il Leuante,il Ponente,il Meriggie,& il Settentrione, & la ragione del Cielo,lo
Ecjuinottio,il Solftitio, i corfi delle Stelle, la notitja delle quai cole chi non ha, non pu� Capere la ragione de glj
H�rologrj.
Vna delle parti principali dell'Architettura � come fi uede al terzo cap.del primo Libro, circa V ombre caufate dal Sole, er da gli Mi neceffit*
ri �faregl'Rorologij da Sole, di quefta cognit�one � ripieno con marau�giiofa dottrina il Nono Libro di V �tr.nel quale fi uede ancho l'altra
parte deU'Aflrologia,che confider� le ekuationi,er le diflantie de i Pianeti, er deUe Stelle, alle quali afbetta la in�entione de�'Aftrolabioy
3 Q
come fi dir� poi. Quanto ueramente appartiene � quella parte, che da gl'afeendenti nel naficer noftro comprende i fuccefi� deUe future cofe
niuno ufo fi troua neWArchitettura, faluofe noi non uogliamo cercare alcune occulte qualit� de i luoghi, le ccgnit�on� deUe qualinon adaU
tro,che � gli ordini
, er inf�ufii de Pianeti rejir�re fi poffono,ma non � lecito per lo amore, che fi porta all'Architettura effer curiofi di tan*
te cognitioni, che non meno dubie, che inutili
( fialuo la pace d� chi altrimenti crede ) effer ueggiamo ; per� qui fia fine delle prone pofte di
Vitr. per dimoj�rare tanta diuerfit� di arti effer neceffaria allo Architetto
, er per� conchiude dalle conditimi dell'Architettura quale,ef
chi fi deue Architetto nominare.
tllendo adunque cofi degna difciplina ornata,& copiofa di tante, & fi diuerfe dottriner� non penfo , che alcuno di
fubito polla ragioneuolmente chiamarli Architetto, f� con quefti gradi di faenze � poco 3 poco falcttdo fin da i te-
neri anni nodrito della coguitione di uarie forte di lettere non peruerr�al colmo delia Architettura .
Quanto uerofia,che lodar non fi debbia co fa alcuna, prima che egli diinoflrato non fi habbia, quello, che ella �, chiaramente fi uede per le cofe. ,LO
fin'bora dich�arate,perci� che niuno hauerebbe degnamente potuto lodare l'Architettura fenza la cognit�one della natura,er delle propiet�,
che le conuengono
, er f� fewecamente egli pof�o s'haueffe � lodarla, prima faputonon hauerebbe, poi non gli farebbe {lato creduto, er fi*
miniente corretto � renderne ragione fuggito far ebbe,� uero afe fleffo contradettp hauria,er in quefto cafio con gli ignoranti al par�fareb*
he ^ato. Ma prouiamo nq�fe con ragione poliamo lodare l'Architettura, si ueramente : er primo quanto alla cognit�one
, poi quanto dU
Voperat�pn�, perche nel conofeimento
, er nelgiudicio ella pu� effere con la Sapienza,er con la prudenza,meritamente paragonata,er per
l'operare tra le arti come Heroica Virt� chiaramente riluce. Mirabil cofa � il potere � comune beneficio ramaregl'huomini rozzi,er quelli
ridurre al culto
, er atta difciplina, ficuri,er tranquilli nelle Citt�,er nelle fortezze '■> poi cen maggior uiolenza fatta alla natura tagliarete
KupUf�rare i Mpnti,empire le VaU�,feccare le Paludi,fabricare le Naui,drizz*r i Fiumi, munire i Porti,gettare i Ponti
, erfiiperarU
Ueffa Natura
,w quelle cofe, che noi uinti fiamo leuando pefi immenfi, er fatisfacendo in parte al defiderio innato della Eternit� dilettando)
chi nofabrica,er molto pi� chifabrica}ornandp � Regm,k Vrouincie,il Mondo, per ilchefi pu� dire di effa,cbe molto pi� fi pupte con Uni*
s 0
mo penfar ne,che con la penna fcriuer ne,� con la lingua ragionar ne; Ma per che alcuno pi� oltre nonfiapendo pu�dinanzi� g�occhi l'infi*
nito,er timpon�bile proporfi, argumentando che non cape in animo �lumano tanta cognit�one, er uariet� di Scienze
, per� Vitr. ci dimo*
flra in che modo,cr infino � che termine bifiogna hauer le predette Scienze,er dice.
Ma forf� � gli imperiti pu� impoffibil cofa parerc,che la Natura apprenda, & s'arricordi tanto numero di dottrine.
Quefla � la dubitatone fondata nel potere della Natura Humana come impotente � riceuere tanta uariet� di dottrine, fdoglie la predetta duhfe
tat�one Vitr.in quefto modo.
Ma quando auuertiranno bene,che tutte ledottrine,& difciplinetra f�tengononna certa raccqmunan2a,& cognitio*
ne,uedr�no quello,che io dico potere auuenire,per ci� che tutto quello, che s'impara � guifa di corpo di tai membri
copofto in f� ftei�o fi raggira,& per� chi dai primi anni inuarrj ammaeftrameti fi eiTercita,ticonofce, in tutte forti
di lettere i fegni medefinn,& la racc�munanza uede delle difcipline,6c per quella fono atti, ad apprendere ogni cofa. , 0
Tiiccua il dubbio,� uero la obiettione quello effetto effere impofiibde,di cui la cagione � impofiibile, & per� non poter l'Huomo apprender tan*
te arti perci�,che la cagione di apprenderle era imponibile
: la cagione era la uirt� dell'anima infuriente, er incapace. Rifonde Vitr. er
dice argomentando, che posf�ile � quella effetto, il modo del quale�posfib�le,per�� pofiibileche �lluomo adornato fia di uarie dottrine^
perci� che il modo � pofiibile. il modo ueramente � che hauendo le Scienze una certa raccomunanzd tra loro,er quafi in giro Vuna nell'altra
mouendofi per alcune fim�glianze di cofe,non � imponibile � chi per tempo comincia,er s'affatica riconofeere la ditta fimiglianzd
, er fare di
pi� cofe fimiglianti lo fleffo giuditio,er per� pu� effere un termine,er unafobriet�
( diro cofi ) difapere,che hauendo noi quanto ci fa, ppf*
fiamo commodamenteferuirci.Yedremo difiotto per effempio quello
, che hora s'� detto, fin tanto Vitr. riprende Pythio Architetta, Hqualt
haueua openioneyche l'Architetto poteffe meglio in ogni arte partitamente, che i propij artefici,dice adunque.
fct per� Pythio uno de gl'antichi Architetti, quello che in Pirene fi nobilmente fece il Tempio di Minerua, dice ne i
iuoi Commentarrj.che l'Architetto pi� deue potere operare in tutte l'arti, & dottrine,che que�li,iquaii ciafeuna co 0
Vitr Cniqr° .n(*U ftna>& Creiti0 hanno al fomm o della eccellenza, condotto.
M a a '" rit>rcnf�°ne & Pythio,argomenta contra di efj� con uarie ragioni,er prima dotta cff>menz<t,dicendo.
q e to con effetto non fi uede, perche non deue, ne pu� lo Architetto efTere come �riftarcho perito della Gram-
ma ^a'ma kene non fenza letteratura, ne come Ariftoxeno Mufico, ma non lontano dalla Mufica ; ne Pittore co-
me Appelle,pure habbia difTegno,ne qual Mirone Statuario, � Policleto lauoratpre di Stucchila non ignorante
a arte
»ne di nuouo come Hypocrate medico, ma non lenza ragione di medicina -,tic finalmente non Sa egli in
tutte
-ocr page 15-
«*                                                                       L I E R O.
tutte altre difc�pline perfetto, pure che di effe imperito non Ma.
Le parole fecondo la nostra interpretatione fono chiare, ne proua poi con argomenti non effer uero il detto di Pythio ; er dice.
Perche non pu� alcuno in tante, & fidiuerfecofeconfeguire (iugulare fcienza,� pena cadendo in poter noftrocono«
fcere,& confeguire le loro ragioni, ne per� non {blamente gl'Architetti non poilono hauere in tutte le cofe gPuln=
mieffetti,ma-qneliicheadunafolafcienza fi danno,non riportano tutti il fommo principato della lode. Se adun-
que non tutti in ciafeuna dottrina,ma pochi in molti anni appena ottennero il defiderato nome,in che modo lo Ar»
chitetto,ilqiiale effer deucin tante arti perito,non far� cofa grande,& marauigliofa,fenongli mancher� alcuna del-
le predette cofe, & di pi� f� egli andr� innanzi � tutti g�'Artefici, iquali particolarmente in ciafeuna dottrina flati
fono grandemente folleciti,<Sc diligenti?
Molto pi� ragioneuok ci pare,che uno huomo confeguifca la perfettione d� una fola faenza, che di motte,w pure di raro fi troua,che quef�a
nuuengo, cio�,che unofia perfetto in un'arte fola,per� f� non � quello, che pare pi� ragioneuok che fia, meno far� queUo,che meno ci pare,
*�
chicche un folo huomo,ottenga il fommo grado in molte ,ey diuerfe cognittonija onde fi conclude da Vitr, dicendo,
Per ilche pare, che in quefto Pythio errato habbia .
Cio�, f� Pythio � Stato eccellente Archttetto,fe ha detto molte belle cofe,in quello per� ha errato Jn quefto non gli d� fede,effendaci ilfenfo.C U
ragione contraria,?? per pi� Stabilire la ragione detta,nen fi feorda Vitr.di quello che [opra, ci propofe , cio�, che neU'Architettura erano,
come in ogni altra peritia,due cofe da effer conf�derate ; l'una era l'opera propvfta, che egli dice fignificata, l'altra la ragione
, che egli dice
fi %mficante,tl mede fimo fi dice con altre parole,in quefto luogo per conformai ione de i detti Juoi
, dice adunque modeftamente.
Pare che Pythio in quefto errato habbia,non uedendo che di due cofe ogni arte � compofta,eio� dell'opera,6t della ras
fione di effa,& di quefte due una � propia di coloro, che in ciafeuna cofa effeicitati fono, & quefto �,l'effetto del»
opera,l altra �,commune� tutti iDotti,cicw* la ragione , � uero il difcorfo fattoui fopra,
JSoh e alcuno,che rtcordandofi le cofe dette difopra,non intenda quello , che hora dice Vitr. er f� egli non haueffe apprefo bene,che cofa � fa* **
bnca , er dtfcorfo,opera, ey ragione, la cofa fignificata, ey queUa,che figmfica,legga linfrafcritto effempio delio Autore, che intender� il
tutto,ey conofcera pi� oltra,come fia tlgiro,ey la raccommunanza delle fetenze, dice adunque.
Come auuiene � i Medici,& � i Mu fi ci fopra il numerofo battere delle uene,& il mouimento de i piedi,ma fegFauuer-
r�,che bifogni medicare una ferita,� trarre di pericolo uno ammalato,non tierr� il JVlufico,ma il Medico,c< coli nel*
l'Organo canter�,non il Medico,ma il Mufico,� fine che l'orecchie dal fuono dolcezza prendino.&dilettatione.
Molti effempi ci adduce Vttr.per i quali fi comprende come ft� la communanza delle fetenze, ey prima dimoftra quella tra due faenze, er poi
tra molte,la Mufica,ey la medicina fono faenze, t'officio del Medico in quanto Medico,� rifanare g�'infirmi,l'ufficio del Mufico in quanto
Muficoj� dilettare cantando gVafcoltantijnqueft� uffici fono diffvrenti,ma nelle ragioni poftono effer confarmi, la conformit� nafee da una
commune regola,che aWuno,ey aU'altro pu� ageuolmente feruire,perche confiderando il Medico la eleuatione
, ey la deprefiione de i polfi7
la uelocit�, ey tardezza
, la qualit�, � uero la difgualianza, conuiene col Mufico, ilquaie nelle uoci confider� le fteffe cofe, perci� che ' �
feffer tardo,, ey ueloce,alto,ey baffo,eguale,� difeguale fon termini communi, che �molte cofe di natura diuerfe fi poffono applicare, pe*
r�non � momntodo, alcuno, che nella ragioneconuenghino molti artefici i quali fieno nell'opere differenti ±ey quefto najce dai ualorede �
principi], i quali effendo uniuerfali,ey indifferenti abbracciano pi� cofeey non dipendono dafuggetto alcuno e quale, adunque fi pu� interi*
dere il tempo,U luogo,il mouimento,�l corpo, il numero, la uirt�i
, ey molte altre cofe,che � diuerfi artefici con ragione diuerf amente cono
firme afpettando,duo diuerfamente confirme, perche ilprinctpio � uno
, come f� io dicefii V eguale giunto all'eguale fa ti tutto eguale,ma l'aps
pheatione fi fa in materie, ey fuggett� diuerfi,per che il Medico applica il detto principio alle qualit� deli'herbe , il Mufico a i tempi
, 1/ Filo*
fof� naturale � 1 mmmenti, il Geometra alle grandezze, CT altri altre cofe alle loro notine fono po�e come ancho pigliando il Medico dal
Geometrale g�'anguli facilmente s unificano,ey la circonferenza non co fi, dm per quej�o le ferite circolari effer difficili da unire teyfal*
dare, ey
hi quefto s'accompagner� col Geometra ne per� il Geometra ofer� metter mano fopra un ferito , ne il Medico ardir� opporfi al
Geometra come Medico , che egli �.
                                                                                                                                         ^*
Simigliantemente tra Muflci,& Aftrologi commune � il difpi�tarc del confenfo delle Stelle,de i concctt�,& confonan»
ze Diateffaron, & Diapente nominate, che fono ne i quadrati, & ne i triangolari afpetti, & con il Geometra della
Profpettiua, & delle apparenze, & c<3& in tutte l'altre dottrine molte cofe, o tutte communi fono atte (blamente ad
effer con difputationi trattate,ma g�'mcorninciamenti deiropere,che con il maneggio,& con l'operare ad efpcditJo-
ne fi conducono, � quelli Gaiamente afpettauo, che propiamente airelTercitio d'un'arte determinati fono.
Io def�dero Ufciarmi chiaramente �ntendere,perci� che il Philandro,benche fidelm�te ejponga le parole dello interprete di Thdomeo;ci lafck pe»
r�defiderio di maggior intelligenza. Dicoadunque, che g�'Aftrologi uolendo dimoftrare come 1 corpi celeft� concordano, ey s'unifeow k
mandare qui gi� nel centro
, i dmim loro infiufii, hanno pigliato alcune figure di Geometria tra loro proportionate, er rifondenti. La
prima � quella,che ha tre angoli,
er tre lati equali. La feconda � quella,che n'ha quattro. La terza � queUa,cbe nhafei > hanno dipoi mifura=
to g� angoli di quelle figure, ej ritrouato in quegli effer proportione ,
er cornjpondenza mirabile, er psr quella giudicato hanno la con= **
firmit�,zr confonanza,che hanno le Stelle nel mandar qua gi� le loro Qelefti, ey diurne uirtuti,ey acci�, che il tutto chiaramente s'mten*
da,io dico fecondo Euclide
, che g�'angoli fi mifurano dalla ctrconfirenza, pontamo,che in un circolo molte linee tirate dalla circonferenza d
centro facciano diuerfi angoli, dico che quegli angoli faranno mijurati dagli Jpatij che tengono 1 capi delle linee, che gli fanno nella circonda
renz*. Dico dipoi che gl'antichi chiamauano Aff�, ogni cofa intera atta � effer tnifurata,� partita , ey la iiuideuano in parte dodici, l'um
tra detta Onciale due Seftante, perche entrauano fei fiate nel tuttoch� era dodici,le tre, Quadrante, perche entrauano quattro fiate nel*
FAffette quattro Triente, perche entrauano tre uolte nell'intero Je cinque Qutncunce, er non deromnauano le cinque parti altrimenti, che
Quincunce, perche non entrauano � far il tutto equalmente, come le due, le tre,
er le quattro, ma le fei erano dette Semifis, quafi la met�
deW Affe,le fette,Settunce, per la fteffa ragione delle cinque
, le otto diljero Btfjem, perche aUefei n'aggwgneuano due,le noue Dodrante, le
iiece Deftante,<y le undici, Deunce,perche non era multipltcatiotte, che egualmente entraffe � finire le dodici ; Uando le cofe nel fopradetto
modo,ia dwo,che l'angulo dritto del quadrato giu&o, ey intero occuper� dodici parti, l'anguh del thangul»,chc � maggiore
, ey pi� largo <S*
m occuper� fedici/angulo della terza figura di fei tcome piti brettone occuper� otto »
L'angulo del qutdrato per effer giufio ,CT intero far� detto Aff�'.quello del Triangub per effer maggiore un terzo, fecondo, che fi uc*
4e nello fottio delk occupata circonferenza
« contener a una fiata il dritto, che � di dodici parti, er far� di pi� uno quadrante,
che � un
/
-ocr page 16-
PRIMO.                                                                 »7
the � un terzo, erqui farali proport ione f�fquiterza nominata ^ che � quando una cofa contiene tutta un'altra, erdipiu la terza parte,
come fi dir i'poi ragionando delle proport ioni al [uo luogo . Vangulo della figura effangulare, e minor la met� deiangulo della triangular�,
perche occupa otto parti della circunforenza
, che � di mi fura biffale, cio� d'otto parti, er per� tra qucfti anguli e la proportionc detta dop*
nelle figure, ma nelle uoci. Confonanza � proportione di uo-� Manti, er differenti nel grane, er nell'acuto, che unitamente, er con dol*
cezzagirando peruen^ono all'orecchie. Delle confonanze alcune fono [empiici, altre compofie ; i nomi delle [empiici [ono diapafon, diateffa*
ron
er con diapende diapafon. La ragione di quej�i nomi al luogo[uo[ara manifrfta; hora dir� deUefemplia con[onanZe.l mufici non han-
no �oluto u[are i nomi degli Aritmetici conuenienti alk proportion� ,
er quefto per le ragioni che fi diranno nel quinto libro ; ma in luogo di io
doppia ufanofueflo nome ,d�apafon,vperfefquiaUera, diapente,
er per fefquitertia, dtateffaron j bifogna adunque foleuoa effer deono
confonanti
, cio� uenire aU'udito in modo diletteuole unite, er nuvolate, bi[ogna dico, che egli a fu tra lagraue, er l'acuta proportionau
difianzajfvnigltante� neceffario ,chef�a nel confentimento deUe Me ,er dei pianeti, acci� che unitamente qua gi� mandino con effica*
eia,
er forza gl'influsfi loro. Le regole adunque dell'Aritmetica fono quelle, che fanno la Muf�ca con l'Afirohgia congiunta, perche la pr�*
portane, e conmine,
er unimrfakin tutte le cofe atte 4 effer numerate, mifurate, er pe[ate. Ma le regole della Geometria che [anno.alla
Projbettiua,
er aUe apparenze [ono da gli Afirologi pigliate in quanto che gli Astrologi rendeno ragione de gli afbetti, Mediilantie, delle
uedute,^ delle apparenze dei corpi celefli come fi uede ne i uolumi loro,
er per� l'Aerologia tiencommeriw (per modo di dire ,).cr con
la mfica,
er conia Geometria, in quanto dalla Geometr�a � fornita la Profoeitiua, imperoche la Projpettiuaprende iljuo [aggetto da due
[cienze , cio� dalla Geometria la linea
, dalla Naturate il uedere, er «e fa una [ola cofa, che io direi raggio, {land� amnque le predette co-
[e, er la raccommunanza delle faenze Vitr. ci pre[criue il modo del[apere concludendo.
              ^                                                      *o
Et per� affai parer� hauer fatto colui, che di ciafeuna dottrina mediocremente hauera conofciute: le parti & le ragie
ni di effe, & quelle, che neceffarie faranno all'Architettura, affine che non fi manchi quando di tai cofe, & di tal ar-
ti bifogneri farne giudicio, � renderne conto.
Trefor�tto il modo , er lafobriet� di [apere, perche difopra � fiato detto da Vitr. quefieparole.
Perche non deue, ne pu� l'Architetto effere come Ariftarcho perito nella Grammatica.                    .           « r
Ztil redo, per� dichiara quel, (non �cue,) percioche f� bene l' Architetto poteffiefier perfetto in tante arti, non pero per quella perfetta*
ne fi donerebbe chiamare Architetto, perche ufeirebbe fuori de i termini dell'-Architetti»a,
erper quejlo molto pi� [orte fi fa taratone
di Vitr. contraPyth�o, perche prima s'� dimoiato, chela fua opp�nione per la effierienza non euera, poi per ragionare non e p�fo
fibile ,
er in fine f� bene posf�bil Me, non � conueniente. Simili argomenti ufa Platone, Arrotile, er Galeno, ragionando quei dell'Ora-
tore
, er quejii del Medico, Second� il propofito loro, O-per� qui dir� cofa, chea me pare degna di consideratane, per fare auuer* jo
titi quelli , iquali�una faenza fi danno, che chiunche fopefie bene quali fodero i termini di ciafeuna faenza, er conofoerpotefie quan*
do altri r�ufaffero
, [enza dubbio egli trouerebbe tante, er fi belle cofe in ciafeuna arte, che ci darebbe da marau�ghare, bajiimi hauer e ac-
cennato quejlo,
er da lungi il fonte come a dito mofirato, percioche chi ha bene la propiet�, er le dijlintam delle cofe, puote ancho,& le rac*
'communanze,
er lefimiglianzecono[cere,madirarofimil�huomini fi trouano, come dice Vitr. prima dicendo.
               , \ -,
Ma quelli a i quali la natura benigna tanto di acutezza d'ingegno, & di memoria, & di folertia conceder�, che.posti-
no infieme del tutto conofeere la Geometria , lAflrologia, la Mufica, & l'altre faenze, certamente rifaranno fuo*
ra de termini dell' Architetto, & fi faranno Mathematica, doue facilmente potranno con tra quelle difciplme difpu*
tare, perche di pi� armi di feienze, armati faranno.
J�glififoole dentare de i principi) d'unafoienza, a-fi fiale anche d�ffiutare delle cofe contenute fatto � principi] [uoi, contra chi le negajje,j�an-
doneUa[ua[cienza, perche niente � prima de i principi],ma, [e egli uolejfe difoutare de i principi] fuoi bifognerebbe,che egli ufoifie de i ter-
40
mini della fua pr� fi filone, er adoperafie una faenza commune, CT umuerfale, er per� dice Vitr. che chi � armato di pi� armi di fetenze,
pu� dijputare contra le faenze
, cio� contra coloro, che di quelle faenze fiaccher� profosfione, er per� Arift. non comefilofofo naturale di*
[iuta cantra Parmenide ,� Mehfio, che negauanoi principi] della filofofia naturale , ma come diatetico , onero Methafifico , contra quelli
s'oppone, pu� bene alcuno artefice non ufoendo [uori dell'arte fua difiutare contra quelli, che delle cofe pertinenti, � quelle arti ragionafo
fo.ro, perche eglifi fornirebbe de iprincipij di quell'arte. Quelli adunque iqualifono in molte [cienze eccellenti fon [empre armati alla difo[at
cr all'ojfi/a.
JVla di rado fimili rinomini fi trouano, come fu Ariftarcho Samio, Philolao, 6V. Archita Tarentini. Apollonio Pergeo,
Erathoftene Cyreneo. Archimede, & Scopinas Siracufani, iquali, molti finimenti, raggi, & ftili da ombre per aia
di numeri, & caufe naturali � pofteri degnamente lafciarono.
io non uoglio deuiarmi dalle cofo belle diVitr. per narrare le hifiorie defopradetti huomini eccellenti, l'opere de �qualifcde ci faranno delle loro jo
conditigli in pi� luoghi dell'Autore. Conclude adunque Vitr. con mirabile Circondottane, er abbracciamento le cofo dette , ma per maggio*
■ re intelligenza, dico che quando alcuno uuole ufare la grandezza del dire , egli ufa tra l'altre forme, cr maniere, una che �, detta cir=>
condottane , � nero Abbracciamento,
er quejiafifa, quando fi tiene longamente fofeefo l'intendimento prima, che fi uenga alfine, er quan-
do fi richiede altro fornimento, con alcune particelle come fono
, bench� ■■, auuenga dio, conciofia, quantunque, nonfolamente, er altre fu
migliami, dice Vitr.
Qiiando adunque fia, che dalla folertia naturale, nona tutte le genti, ma � pochi hnominifi dia Phauere cofi buoni
ingegni, & l'ufficio dell'Architetto fia effere in diuerfi ammaeftramenti effercitato, & la ragione della cofa il per-
metta , non folo fecondo la necesfiti le grandi, ma le mediocre feienze douere hauere. Io � Cefare, & � te, & � quel-
li che leggeranno dimando, che f� cofa alcuna poco fecondo l'arte grammaticale far� efpofta, perdonato mi fia, per-
ci�, che non come grande Philofofo, ne come eloquente Oratore, ne grammaticoio fono nellepiu belle ragioni 60
dell'arte effercitato, ma come Architetto di tai lettere erudito, quelle cofe mi fono sforzato di fcriuere.
Ecco quanto � pieno quefto parlare di [entimemi, er d'argomenti, er prima dalla natura quando dice. ( Ma � pochi huomini fi dia.)
Dapoi dall'arte quando dice, (Et l'ufficio dello Architetto.) Indi dalle cofo ijiefoe, quando dice, (Et la ragione per la grandez-
za della cofa. ) Et finalmente compie il fornimento, dicendo, (Io � Cefare. ) il reftante finita lafoa bella, er ripiena oratane propone
di che cofo egli habbia a trattare,cr in che modo dicendo.
Quanto neramente richiede il potere di quell'arte, & le ragioni, che in effo potere porte fono, prometto"; come io fpe-
10, in quefli libri non folo a gli edificatori, ma � tutti 1 laui fenza dubbio con grandisfima autorit� douer preflare .
Vareua la promeffa di Vitr. grande, ergonfia, per� con prudenza egliha giunto quelle parole, (come io fpero) per dimof�rar modefiia, dice
adunque, che egli promette preflare quanto porta il poter dell'Architettura
, nonfolamente �gli edificanti, ricordandof� di hauer detto, che
rArchitetturanafcedafabricd,ma�tutti�peritile ragioni dell'arte promette
, le quali nel difeorfo, nella cofa lignificante, er nella prona 70
della [abr�ca poflefono, er per� [enza dubbio con grandisfima autorit� offerua le promefie, perci�, che come buono Architetto fonder�
l'<irte[ua[opra yen, efficaci
, ut Ai, er conformi precetti, er quefiof�a detto [opra H primo capitolo.
DI
-ocr page 17-
LIBRO,
a 8
DI Q.VAI COSE E COMPOSTA L'ARCHITETTVR A-.
C A R                      IL
'�RCHITE T TVRA confitte nell'Ordine,nellaDifpofitionesnellaEurithmia,nelCompartimen-
to , nel Decoro, & nella Diftributione.
Chiunque intender� bene il predente capitolo, potr� dire con uer�t� fapere, ey'intendere la forzi, ey «7 ualore delfAr*
chitettura,perci� che le fei cofe, neUequali afferma Vitr. che confile l'Architettura, fono quelle, che appartengono alVef-
fenza di ejft. Quelle deUe quali � Fhabito nella mente dello Architetto compoflo,
er quelle finalmente fenza lequali niuna
cofa etteriore pu� hauer forma, � perfettione
. Difficile, er ingegniofa cofa, e dimoiare la diuerfit�, che � tra le predette i0
fei cof�,
er bella:cofa � lafciarf� intendere, er non fuggire, perci� che annoiti pu� parer e, che Vitr. dica una ijlejj� cofa in pi� modi, il
che non �, come io mi sforzer� chiaramente di dimofirare.
Dico adunque per inteUigent�a di quello, che fi deue effionere, che alcune cofe in quanto alTeffer loro non fi rifer�feono ad altre, ma libere,
er
affolutefono. Altre hanno relatione � rifletto, er fenza non farebbero ;l'huomo, la pietra, la pianta non hanno comparatione ad altro, ma
Teffer padre, patrone, maeflro, amico, fratello, non tta da f� , ma di necefiit� ad altro riguarda, perche padre non �, chi non ha figliuolo, pa
trone, chi non ha feruo; maeflro, fenza fcolare, amico, � fratello, fenza amico, � fratello ,f�milmente il doppio ,il maggiore, il minore
fon cofe, che fole non fi poffono intendere, perci� che bifogna dire, doppio ,del\amet�, maggiore del minor e ,ey minore del maggior e,co*
me equalc dello equale
, pari del pari ; olir� la predetta dittintione, egli � degno di auuertimento, che nelle cofe, che di natura fi riferirono,
fi hanno alcuni termini,
er quejlifono il fondamento, cio� foggetto, er principio da cui s'incomincia la relatione, er il fine, nelquale ella
termina, come l'effer padre comincia da chi genera,
er finifee in chi � generato) l'effer maeflro fi fonda in colui, che inj'egna, er ha il fuofine
in colui che impara) l'effer maggiore comincia in cofa che eccede ,ey termina in cofa che�eccefia: Stando in quefii termini [pepo auuiene,
che la comparatione � pari,cio� che eglifi troua nell'uno ,
er nell'altro termine ragione eguale: come dicendo, amico, fi atelxo,per cloche V amico
� pari all'amico) il fratello al fratello nell'agguagl�anza , ffeffo anche fi uede in quefii r�ffiett� maggioranza, � difuguaglianza, come dire pa-
trone , eyferuo, padre,
er figliuolo; maeflro, er difcepolo 5 perche importa pi� cominciare da uno, che dall'altro. Quefie relationi nel prea
detto modo apprefe grande momento hanno aW intelligenza deUe fei predette cofe,perci�,che tutte fonorelationi,
er camparation�, come
fi uedr� qui fiotto. Hauendo adunque Vitr. formato l'Architetto, cio� fattolo degno agente d� tanti artifieij. Tratta qui della forma, perci�,
che effendo la materia immobile,
er imperfetta, ninna cofa di effa fi trarrebbe fenza la perfettione , er forma, la quale confitte nelle fei
predette cofe. Bue fini fi trouano nell'opere, uno � il compimento , e perfettione de i lauori, come � quando fi dice l'opera � compita,*?? fini*
ta
? l'altro � tifine della intentione,che � quando finita l'opera fi dice, io ho l'intento mio, come finita la cafa, io fon d�fefo da i uenti, da piog*
g�e,ey da contrarij.Per uenire alfine deU'opera� neceffario (f� con arte ci uolemo regolare) procedere ordinatamente,
er queflo in due jo
modi, prima quanto alla quantit�, er grandezza delle parti, dapoi quanto allafuflanza, con qualit� di effe parti, nel primo � l'Ordine,nel
fecondo � la Diffiofitione
, er perche la qualit� fi pu� confederare in f�, er comparandola alla forma, che allo affetto, ey �gli occhi firifie
rifee, per� bifogna, che uifia nell'opera una certa qualit�, che contenti gli occhi de i riguardanti,
er quefla � detta daVitr. Eurithmia, deU
laqualefi dir� poi) refla, che noi ritrouiamo la ragione dell'altre cofe
> Perche adunque non fi propone l'opera infinita, ma terminata in gran*
dezz* fi del tutto, come deUe parti) per� bifogna, che altra l'Or dine,ci fia una corr�ffiondenz4 delle mifure tra loro,
er al tutto comparate t
che propof�aci unamifura d'una fola parte, fappiamo le mifure dell'altre
, er propof�aci la grandezza del tutto, fappiamo la grandezza di
ciafeuna parte
, er quefla corr�ffiondenzd � Simmetria nominata, quafi concorfo,ey rifpcndenza deUe mifure. Ma perche l'opere che fi fanno
hauer deano autorit�,
er riputatione, er effer'anche all'ufo de gli habitanti accommodate, er con prudenza disenfiate, per� udendo noi ot*
tenere le predette cofe, bifogna feruar quello,che conuiene, che Decoro fi chiama,
er disenfiare il tutto, il che nella diftributione, � colloca-
to
, er quefla � U necesfit�, er fufficienza delle fei cofe ; confiderando adunque, per dire in breuit� s er infomma il tatto 3 er le parti d,un4 40
opera, uferemo la infra poftafigura.
{in f� er co/K '
"m *e & c0^                                                                ' rSecondo il prima , e il poi ordine*
_" f�uero fecondo la quantit�*)
\secondo la r�ffiondenza, Simmetria*
. Tutta la forma, e figura deWo--
pera fi confider� � uero Li                               ^� itero fecondo la qualit�, & figura, coj� � U d�ffiofitione,
l r------------j*
��riferita <                            -K 0
uero aWafpetto Eurithmia
uexo alla conuenienza Decoro
uero all'ufo Difiributione.
Hot difiintamente ragioneremo di ciafeuna parte, er prima debordine il quale in queflo modo da Vitr. � d�ffinito.
Ordine � moderata attitudine de i membri di tutta l'opera partitamente ,& rifpetto di tutta laproportione al com*
partimento, il quale fi compone di quantit�.
Perche in molte coferitrouiamo,Ordine,Diffiof�tione,Decoro, Diftributione, ey le altre parti fopradette, per� diremo, che quefii termini fono
gener ali
, er communi, er come gen erali, ey communi hanno le loro diffinitioni, di termini communi, er generali ) ma poi, che ciafcuno tfa
Artefice uuole applicar quelle parti alla propk cognitione, riflrigne quella uniuerfalit� al particulare, er propio dell'arte fua, come fi ue=
de al prefente nelle dette diffinitioni
, er prima nella diffinitione dell'Ordine. Certo �, che l'Ordine in f�, ey fecondo la natura, � quando una
cofa di fua ragione pone m'efier dopo l'altro, ey per queflo ne uiene, che doue � �rdine uifia prima, ey poi, ey quefii fon termini commu-
ni
, ma l'Architetto gli riflrigne afe , come ogni altro artefice, ey dice, che l'Ordine � quando in un'opera di fua ragione, l'effer d'una quan
tit� � pojla prima, ey l'altro poi,ey in queflo modo la diffinitione dell'Ordirne fatta propia, ey particulare per l'application dei termini
communi
, er uniuerfali, ne 1 quali fi pu� dire, che pofla fia la raccommunanza deUe fetenze. Perflare adunque ne i nof�ri primi fondajnen*
ti, io dico, che l'Ordine � poflo in comparatione. ey rifletto, ey dico appreffo
, che la comparatione � di quelle, nelle quali fi troua la difag*
guaghanza,chiaro �,che nell'Ordine fia rijfietto,per cloche nell'Ordine s'intsnde,che alcuna cofa preceda, ey altro fucceda) euui difaguaglian*
Za, perche f� tutte le cofe fiuffero eguali, gi� nonfarebbono tutte; come dice S. Augufiino,ey per� l'ordme,� diffienfatione delle cofe pari ,ey
diffiari
, eguali, ey difeguali. L'Ordine dello architetto � circa la quantit�, ey nella quantit� fi troua l'Ordine, che riguarda al tutto, ey l'Or*
dine, che riguarda alle parti, non che l'un'ordine in eff�tto fi ritroui fenza l'altro, ma in modo, che l'intelletto pu� far la dtflintione, ey in*
tender ciafcuno feparatamente, ey per� dice vitr. quanto all'Ordine che � delle parti tra f� che.
L'Ordine e moderata attitudine de i membri di tutta l'opera partitamente.
E* quefla attitudine confitte nel regolare, ey temperare uua parte circa la fua grandezza m modo, che con Valtre part� conuenga, ey ridonda,
ey in quefla regolatione una parte deue precedere, l'altra fuccedere.Precede la parte dalla cui grandezza fi prende la regola, fuccedela para
te regolata
, euui adunque nefl ordine att Architettura, il prima,!? ilpoi, ey quefiefono differenze oppotte, ey non eguali, ey pero fi deon
ridurre
-ocr page 18-
PRIMO.                                                          I5>
f Murre fotta un termine commune; & quefia � la regola; ma pi� chiaramente per Veffempio ,cr queflo quando �ohduer� dichiarato f or»
dine delle parti comparate al tutto, dice in quanto � quello ordine Vitr.
Et un rifpetto di tutta la Proportione al Compartimento delle mifure.
Propertibne � comparatione di cofe d'una ijiejja natura ; quefia nell'Architettura fi fa pigliando una certa, cr determinata quantit�, la quale
fu regolatrice di tutte le grandezze, CT mifure delle parti, cr membri dell'opere, l'effempio � quejlo Vitr. nel terzo libro al fecondo, uo*
tende render ragione di quella bella maniera deiTempij,nellaquale�il luogo commodo, crfermo fratto tra una colonna,
er l'altra, dice
che egli bifogna, che lo fratiofia delU groffezzd,
CT del quarto della colonna, CT con queilo dice, f� la Fronte del luogo far� di quattro co*
lonne, Infogna compartirla in undici parti,
er mezza., lafciando lenire, ey una deUe undici dette effere il modulo, che cof� egli chiama quel
lamifura, che regola tutte le grandezze dell'opere, d�pofeia alle groffezze delle colonne un modulo, �gli edremi fratij uoti due moduli,
CT la quarta partc,atiofrath nano dimezzo tre moduli, cr in quello modo ordina tutta la facciata, come chiaramente fi uede, che quattro io
■ moduli fi danne � quattro colonne, tre c&o fratto di mezo, che fono fette, quattro,
er mezzo , � gli fratff da i lati, che fono undici er
mezzo, CT cof� rtferifee altutto quel modulo, che egli prefe per regola. Similmente uuole, che l'altezza deUe colonne fa d'otto moduli,
%T mezzo
, er la ragione fleffa � lodata, f� la Ironie far� d�fei colonne, perci� che quella � diuifa in parti diciotto, er uuole, che una d�
quelle fi habbia per lo modulo, dicendo lagroffezza deUe colonne douere effere d'un modulo ; effendo adunque fei colonne, fei moduli nelle
groffezze loro fi metteranno ; fornii ancho cinque fratij, quello dimezzo occupa tre moduli, iquali coni fei fanno none moduli. Ma nei
quattroffrati] dell'una, cri'altra par te, effendo ciafeuno di due moduli, cria quarta parte, terranno lo fratio dinoue moduli, iquali coni
nouc predetti faranno la fornata di diciotto parti
. Seguita poi, f� la Fronte del luogo far� d'otto colonne, la diuifione far� in parte uentiquat*
tro
, er mezza una delle quali far� il modulo, er regolata di tutta l'opera. Otto colonne terranno ingroffezza otto moduli, lo fratto d�
mezzo tre, ifei da i lati tredici,
er mezzo occupando per ogni fratio come s'� detto, due moduli, er la quarta parte, lequal� part� fono
"Ha fomma di uentiquattro,cr mezzo. Ordine adunque � comparatione di difaguaglianza, che comincia in una precedente quantit� come
20
regola di tutte leparti, tra f�, er al tutto riferita, facendo, cr d�moflrando una conuemenza d� mifure nominata da Greci. Simmetria,
er per� dice Vitr. l'Ordine effer compofw di quantit� anzi pure la Simmetr�a, perci� che non pu� effer Simmetria, cio� conuenienza di mi-
furefenza molte quantit� ,cr mifure ; dice adunque l'Autore.
Quefta fi compone di quantit�, cio� la Simmetria.
Et dichiara, che co fa � quantit� dicendo.
Lacuale � conueniente effetto de i moduli dalla prefa di ella opera , & da ciafeuna parte de i membri di tutto
Ulauoro.
Come s'� dichiarato per l'effempio di Vitr, ilquale prima prende tutta l'opera nella Fronte, cr quella in parti diuide, cy di quelle parti ne fi U
regoletta,cr il modulo, ilquale tempera, er modera i membri, cr le parti dell'opera facendo nel tutto un conueniente effetto.
I-a Difpofmone � a tta collocatiorie delle cofe,& fcelto effetto dell'opera nella compofitione d'effa con qualit�.
               jo
ta Difrofit�one compara le parti dell'opere non come grandezze, ma come parti da effer collocate nel propio luogo , perci� che non � affai tram
uare una commune mifura, che fia regola della grandezza di ciafeuna parte, ma bifogna ancho trouare un'ordine di quella cofa, che ha par-
te
, non comparando le parti come grandezze, cr quantit�, ma comparandole come co f� da effer pof�e al luogo fuo. Bue maniere fono
di difroftione, l'una dal cafo procede , �daUanecesfit�, cr l'altra dall'artificio, �dalfapere. Vitr. ragiona di quefia ultima nel pre*
fente luogo, ma nel fei�o libro ragiona della prima, cr molto bene fi lafcia intendere al fecondo capitolo del detto libro, circa le predette fei
cofe dicendo.
Nuina cura maggiore hauer deue l'Architetto, che far, che gli Edifici) riabbiano per le proportioni della rata parte i
componimenti delle loro ragioni. Quando adunque far� fornita la ragione delle mifure, & con difeorfo cfplicate le
proportioni.
Come ricerca l'Ordine, cr la Simmetria.
                                                                                                                                      40
AlUiora � propio anche dell'acutezza dello intelletto prouedere alla natura del luogo, all'ufo, alla bellezza, &ag«
giuguendoj�fcemando, far conueneuoli temperamenti, acci� che quando far� tolto, � nero accrefeiuto alcuna
cofa alla mifura, ci� paia effere drittamente formato.
Come fa vitr. nella D�frof�tione deUe Bafilkhe nel quinto libro, doue egli uuole, che effendo il luogo pi� lungo di quello, che fi conuiene alld
mifura della Baf�lica rifretto alla larghezza, fi facciano le Calcidiche da i capi. Segue Vitr.
U ir'0 ' C'le I"ente Piu ^ defideri nello afpetto, (Ecco la Eur�thnm. ) Perche altra forma pare, che fia da pred�, & al
allo, altra da lunge, &in altezza ; ne quella fteff�parein luogo rinchiufo, che pare in luogo aperto ; nelle quai
cole e opera di grande ingegno faper prender partito.
tf infine del detto cap. dice pi� chiaramente, toccando la Difroftione, che dal cafo, er dalla necesfit� procede.
lo non penfo che bifogni dubitare, che alle nature,& necesfit� de i luoghi non fi debbino fare gli accrefcimenti,6c le di p
mmutioni, ma in modo, che in limile opera niente fia difiderato, & quello non folo per dottrina, ma per acutez
za d ingegno fi pu� fare, & per� prima egli fi deue ordinare la ragione delle mifure, dalla quale fi pofTa fenza dubi*
tatione pigliare l� mutamento delle cofe ,"dipoi efplicato fia lo fpatio dal baffo dell'opera, che fi deue fare di larghez-
za,�c di lunghezza, della quale opera, quando una fiata far� la grandezza conftituta lo apparato della proportio-
ne alia bellezza ne fegua, acci� che dubbio non fia l'afpetto della confonanza, � chi ih uorr� fopra confiderare.
a e parole di Vitr. chiaramente fi conofee il numero l'ordine, cr la natura delle fei parti predette ; io l'ho uolute allegare, per effer l'intento
mio a cjporre Vitr. con vitr. fteffo, quanto mi far� posf�bile. Difbof�tione dunque � ordine, che dimoftra che cofa in che luogo poncrefi cono
uenga,cr per� dice Vitr. quella effere.
Attacollocationedelle cofe.
Et per cofa intende leftanze, cr le parti di effe, � nero le parti deU'opere fatte dallo Architetto pano quali f� uoglia. Da quesla collocatione uno 60
ejfetto ne nafee, eoe � il uedere in tutta la compofitione una bella qualit�, che � conueniente fito � ciafeuna cofa, er per� dice.
Scelto effetto dell'opera nella compofitione di eff� con qualit�.
Scelto, cio� sbrigato^ netto, dipinto. Alla Btfrcf�t�one s'oppone ilfuperftuo, come all'Ordine la confuf�one,crfi pu� d�re,che tOrdine � Difro-
fitione delle mtjure alla Simmctr�a,la Difroftione � Ordine delle parti al luogo come fi uedr� nel libro primo alfe&o cap.cr in molti luoghi del
l'opera chiaramente. Nel collocar le parti lo Architetto forma nel fuo penf�ero tre ldee,cr figure deU'opere yl'una � della Pianta per dimostrar
la larghezza
,ef la lunghezza delle part�,cr del tutto,collocando ogni parte al fuo luogo,et questa � detta lcnographia,l'altra � la ukuatione,
quale infinita utilit� ne prendd'Architetto, perci� che dalla defer�ttione del Profilo ben fatta rende conto delle groffezze dei muri, de gli 70
frorti, deUe ritrattion� d'ogni membro, cr quaf� Medico dimofira tutte le parti interiori, cr esteriori dell'opere, cr per� in quef�o ufficio ha,
hfogno digrandisf�mo penfamento, crgiuditio, cr pratica, come � chi gli effetti del Profilo confider�, � manifej�o; perche in nero Veleuatio*
"e della fronte, cr la maefl� della cofa, effendo fatta nella fuperficie non dimoi�ragl�frorti, le ritrattion�, le groffezze delle Cornici de i Cd*
P'teflr, de � BdJamenti, de t Frontefritlj, delle feak, de iPiediflaUi, et d'altre cofe, cr per� � necejfario il Profilo, crcon quej�e tre idee efrref
'? m 4'ffegno l'Architetto s'asficura come l'opera deue t�ufc�re, cr fa piu certa lafua intent�one, cr l'altrui def�derio di far opra lodata,
er
egn^crappreffo s'asficura della frefa, ej di molte cofe all'opera pertinenti7daUe dette idee che fon forme dell'opere cornette nella mente, er
B i i efrreffe
-ocr page 19-
LIBRO
"Ci
efpr efie n�tte carte, ne uiene quello effettofcelto, er elegante, che n�tta compofitione deWopera fi richiede ,pofto nella T�iftofitione , ©*
per� dice Vitr.
Le Idee della Difpofi rione fon quelle ; la Pianta , PEleuatione, il Profilo, & diffinifce ciafcuna dicendo.
ha defcrittione della Pianta, � moderato ufo del compaffo, cr della fquadra, dal quale fi piglia il dijfegno delle forme ne i piani. �cnogr�phia �
detta la defcrittione della pianta; in quefla mirabilmente fi ricerca tufo del compaffo, V detta regola come fi uedr� nette piante de i Theatri,
er altri edificij, nella icnographk � il nafcimento deWopera, nell'Eleuatione il enfiamento, nel Profilo la compiuta perfettione, quanto ap*
per tiene alla forma dell'opera che fi deue fare,
er per� dice Vitr.
La defcrittione del dritto, e l'imagine eleuata della fronte, & figura con modo dipinta con le ragioni dell'opere, che fi
dee fare.
Io far� auuertito in quej�o luogo il diligente lettore, che Vitr. efyonendo er dichiarando le nature, er le prop�eta dette feicofe predette, uiene 4
confermar quelle che appartengono atta cognitione deKArchitetto, perci� che fi uede netta Difpof�tione,
er nette Idee quanto utile fia il d�ffe* l °
gno, er la Geometria ,fi uede ncKOrdine quanto commodo f�a V Aritmetica, er uedrasj� nell'altre parti quanto far� � propoj�to la Profyet
tiua, la Muf�ca,
er quelle co/c, che att'hiftoria, er aWaltre qualit� dell'Architetto fon conuenienti.
La Eleuatione � imagine della Frante, & figura dipinta con modo.
ladoue rapprefmta fopra il piano d'una carta, tela, � tamia quello che nafce dalla pianta riferendo il tutto, atte ragioni d�li'opera, che fi dee
fare, f�a ella Dorica, ionica, � qualfi uoglia. Ma perche in una piana fuperficie non fi pu� uedere netta maefi� gli fyorti,
cr i caui, ejrle
groffezze dell'opere, per� � neccffario il Profilo, detto Sciographia, perche in quefto modo leggerei Vitr.
er non Scenograph�a, perci�,
che molto pi� importa,
er pi� aperta, er diftinta ragione dell'opere fi rende facendo il Profilo,che le coperte, � � tetti d� quelle, er per� di*
ce Vitr.
La Defcrittione del Profilo � adombratione della Fronte, Sedei lati, cheti feoftano, & corrifpondcnza di tutte le li*
nee al centro del compaffo.
Vitr. ha chiamato fronte ogni eleuata cofa, che per dritto fi uede, doue nel Profilo fi adombra la fronte,^ i lati che fi feoftano, come fi uede
nett'effempio infraferitto del Profilo
, perci� che riuolgendo unafabr�ca per li lati ,fi uede quello che efee, er quello che entra nel uiuo , er
tutto quello, che � tale uiene al punto dell'occhio, come dimoerai'efj'empio, cr del deferiuere il Profilo arte niuna fi troua, ma il tutto � p�*
do,in d�ligenz<t,V industria,
er ufo dell Architetto. Noi porremo qui att'�ncotro l'effempio detta Pianta, er fopra quella in un'altro effempto
fi far� la Eleuatione,
er detta medefimanel terzo effemp�o fi deferiuer� il Profilo perche molti fono da i quali potremo hauere una Pianta de
qualche fabrica,
cr ancho non ufeendo fuori de i termini di quella faranno la Eleuatione fecondo la ragione dellopera futura, ma nonfapran*
«0 in ogni ordine detta fabrica dimoflrare la grofiezz<t de i pareti.Lo equale al uiuo, quello che efee, er qnetto che entra ,cr per� manche
ranno di quefla terza faetie,
er idea detta D�ffiofitione.Altri uogliono,che fi intenda il modello,� me non pare conforme � Vitr. ben che il mo*
dello dmoflri, e faccia pi� certa la noftra intentione.
No« uoglio tanto affermare la opinione d� fopra, che io non pofia creder che ancho
Schgraphianon fi poffa riferir atta projfrettiua,
cr atto feorzare dicendo Vitr. er corrifpondenza di tutte le linee al centro del compafio. *
Et adombratione detta fronte, er de i lati, che fi feoftano, cio� che fuggono; ma che utilit� fio. d�tta Profrettiua, che rileui molto in queBo fat-
to , io noi uedo. Hora la infrapoBa Pianta fi deue intendere che dall'altro capo habbia eome dall'uno,
er le colonne, er igradi, er bench� fia
pi� picchia detto inpi�, egli per� fi deue intendere detta ifieffa grandezza- llche non fi �fattot perche riufeiua troppo grande fecondo l'inpic
er noi non fiamo fiati prima auuertiti della grandezza, detta carta.
-ocr page 20-
PRIMO.
%t
3 iti
/
-ocr page 21-
h t B R O
I
-ocr page 22-
!
~~                   __iibi rrp y a h m y f�nrrr�r�prrpi a m q a g ff��T
' ^�'*//"*-■
-ocr page 23-
*4                                                                     .LIBRO
LE predette idee nafeono da penfam�nto , & dainuentione. Penfamento � cura piena di ftudio, Se effetto d'ifidu-
f�ri�, & uigilanza ci rea l'opera propofta con dilettatione. Inuentione e dimoftramento delle ofe�te dimande, & ra-
gione dalla cofa trottata eoa pr�fta -, & mobile uiuacit�.
Vitr. in quefi� luogo dimoftra da che h�fcmo le maniere predette della Difbofitione,& t�me hucmo,ehe bene intefo habbia,tr prouato quello, che
iglidice , ufa alcuni termini efficaci per effirimere la fua intentione. Se adunque la natura ci apportafie le predette maniere ,fenza dub*
bi� poco ci bifognerebbe tifare deW artificio, ma perche la natura non ci mostrale dette cofe, neceffario � ricorrete all'arte -,
er perche
con l'arte fi cerca rapprefetitaregli effetti aUa natura fim�glknti, per� ci uuole penfamento
4 cr per efiere difficile il c�nfeguit con irte l'in»
tento nofiro, per� grande
.
Studio, & induftri�>
Si ricerca) �ia poi -, che dalla diligentia, iyfo�ert�a nojlrd nafeono bete, er leggiadre cofe, di fubito s'accompagna il diletto, & piacere, il qua l e
le non � altro -, che riceuere impresfione, ey qualit� conforme all'appetito, er defiderio -, er per� il piacere deU'intelletto e apprendere il u�*
ro, perche niuna cofa � piti conueniente aliintelletto , che la uerit�, il diletto del fenfo � r�ceuer qualit� di qualche oggetto, che con*
uenga,
cr corriffonda a! fenfo, come fi proua nelle delicate uiuande, nella fuauit� de gli odori-, nella dolcezza dell!armonie, nella uagheZZ*
delle pitture,
er per� dice Vitr. er bene, che penfamento � cura piena di ftudio -, perci� che � circa le cofe difficili 4 er non dimofirate dalla
natura,?? per pia effrimere ilfuo concetto dice -.
Effetto d'induftria, & uigilanza fecondo il propello intendimento.
Percioche non penfa bene ,cbi non � indujlriof� -, er titgilante, uenendo dalla indufirk, & uigilanzd molte cofe ne�l"intelletto, che ci danno da
penfare, come fece Archimede
, ilquale comparando g�'effetti naturali, er cercandone le cagioni, hebbe caufa di penfare, er di trcuare il u�
ro della propofia dimanda; come dice Vitr. nel nono libro -, al terzo,
er battendolo tr�uato da nouo, da mirabil letitia fopraprefo <, difie, rep=
"plic�ndoiol,hotrouato,ioihotrouatoy helcbe apparue la pronta,
er mobil 'uiuacit� deliamente fua, hauendo in breue fyatio di tempo ap* li3
plic�io il mezz° <*l debito fine ,refldndone foiiunameMe fatisfatto per la inuentione, con laquale egli dimojlr� i'ofturd dimandacirca il conofee»
re ,fel'or��au�rdto erafimp�ice ± erptiro, mero con qualche portione d'argent� mefcokto,
e? per� dice Vitr. hnuentione efier d�mo*
hr am�nto delle ofeure dimandi.
Dimanda � propofia dubbiofa 5 dubbio � poflo in mezzo deliaffermare, er del negare j quando adunque TinieUetto � tra il fi, er il n�, di alca*
ita cofa , egli forma una propofta dubbiofa , che fi chiama dimanda -, � nero queftione,
er ufa alcune particelle , che dimoftrano il ma»
do d'interrogare -,
er dimandare la r�jfioda ) come �, fei tu buono, �n�t che cofa � bont� f donde uieni f douefiai ? perche fei moff� � 4 che
tanto affaticarf�
?er altre cofe , er modi fim�glknti, iquali non piegando pi� aU'affirinatione, che alla nsgatione, richieggono certa, or
indubitata r�fpofla -, laquale non pu� effer fatta, f� non da quelli -, che haranno l'inuentione per lo penfamento
, er per l'mduftria, er uiua-
cit� dettammo acquietata -,
er queflifono i termini della BijhofiHoi�e ^cio� la D�ffiof�tione � r'mch�ufa nelle tre fopradette maniere -, che fon U
pianta , lo in pie -, il profilo
.
                                                                                                                                                       3 °
Il bel numero � maniera bella, & afpetto accommodato nelle compofitioni de i membri.
Deue efiere ogni aft�ficiofo lauoro �guifa d'un beUisfimo uerfo , ilquale fene [corra fecondo l'ottime confonz<tne ,fuccedendo le parti Vuna al-
l'altra fino, che per uenghino ali or dinato fine,
er bench� alcuna cofa in f� ottima non fia , nientedimeno pu� efiere ottimamente ordinata,
coin� egli � manifefto nelle parti del corpo humano,
er neh cofe artificiali ,nellequali � la con fonanza -, & i armonia,imper� che auuen*
ga dio, che l'occhio fia pi� del piede nobile, eypreftante -, pure f� confideriamo quello, ey quef�o, fecondo l'ufficio � ciafeuno
comic-
niente, tanto l'occhio quanto il piede faranno nel corpo ottimamente fituati b in modo, che ne l'occhio far� miglior del piede, he il piede
miglior dell'occhio
j umilmente nella cithara , perci� che tutte le corde pofion� efiere in modo proportionate, che f� alcuna far� te fa, acci� che
f� lidia fi-tono migliore, non refter� la confonanzdi il f�mde auuiene nell'opere , nellequali � necefiario , che ci fia quef�o r�fpetto di-
formare con perfetta ragione tutte le par ti, che fono per natura diRinte in modo -, che tutte alla bellezza concorrine,
er la uiftadilet*
tino de riguardanti ,cor�ie nella Niufica fi richiede il conferio delle uoci, nel quale oltra, che le uoci fon giu&e , oltrd che conuengono nella

con finanza fbifogna anche uii certo temperamento , che faccia dolce, cr fuaue tutta iharmonia , come auuiene � quei mufici -, che fon
fohti d� cantare in fieme con la falita compagnia
. Queila bella maniera fi nella Mufica, come nell'Architettura � detta Eurithmia, ma*
dre della gratia, & del diletto
.
Quefta li fa quando imembri dell'opera fono conuenienti l'altezza alla larghezza , la larghezza alla lunghezza, &
in iommacmando tutte le cofe rifpondono alla fua commenfurationepropia.
Sua propia, pereiochefe riffiondefiero ad altre fimmetrie conuenienti ad altre parti, non farebbe la gratiofa maniera conofc�uta, & qui fi deue
riferire la dettamaniera alla dilettatione dell'afi>etto,( cerne chiaramente Vitr.dichiara in molti luoghi,)nel terzo al fecondo,
er ad'ultimo,nel
f� fio al fecondo,
er in pi� luoghi) er perche ogni proportione � nata,da 1 numeri, per� fi ha feruato il nome predetto in ogni cofa, ouefia pr�
portione -,
CT perche la larghezza, lunghezza, cr altezza dell'opere deue efier proportmnata,& doue �proportione fi troua numero , per�
il nome dEurithmia � Hato pigliato da Vitr. Delle proportioni neramente ^ quante,
er qualifienofi dir� chiaramente al primo capitolo t*
del terzo.
Il Cornpartimento,(5c la rifpondcnza delle mifure detta Simmetria conucneuole confentirnehtonato da i membri del*
l'opera, & dipendenza delle parti feparate alla forma di tutta le figura, fecondo la rata portione.
La Simmetria � la bellezza dell'Ordine ; come la Eurithmia della Dijfiof�tione, non � afidi ordinare le mifure una dopo l'altra -, ma necefidrio �,che
quelle mifure habbiano conuenienza traloro, cio� fieno in qualche proportione,
er per� doue far� proportione -, quiuinonpu� efier cefi
fuperftua) eyfi come itmaefiro della naturai proportione e lo �nfiinto della natura, cofi il maeftro dell'artificiale � ibabito dell'arte ) di qui
nafee, che la proportione pi� pretto dalla forma, che dalla materia procede
,er doue non fono part� non pu� effer proportione, perche efi<t
najce dalle parti compofte
, er dalla reldtione di effe, cr in ogni relatione � forzd , che ci fieno almeno due termini (come s'� detto) ne fi pu�
lodare �baiianzal effetto della proportione , nellaquale � pofta la gloria deli Architetto,la fcrmezZd dell'opera,
er la mdrauiglia del*
l'artificio, come fi uedr� chiaramente, quando ragioneremo delle proportioni,
er apriremo �fecreti di queita Arte,dmoftrando qual riffetto <**
s'intende efiere nella proportione, quai termini fiano ifuoi ; quaiufo, ejr quanti effetti, er di che forza effa faccia le cofe parere ,per� mi ri*
porto � quella parte. Vitr. da i'efiempio di quello
, che egli ha detto fecondo tarata portione -, dicendo.
Come l� uede nel corpo humano, che del cubito, dei piede, del palmo, commifurato, & 'emetto chiaramente fi uedr�
nei primo cap. dal terzolib. coli auuiene nelle perfettioni dell'opere,
Uauendo Rercole mifuratotlcorfo,crlojpatio diPif�, er trouat�lo di piedi fecento de �fuoi,Wefiehdcfi poi nell'altre parti della Grecia fiat
ti quegli fpatij da correre d� piedi fecento, ma p�ubreu�, ti buon Pythagor a comparando quei corfi trou� il piede di
Herco/e efiere fiato mag*
gwre de 1 piedi ,con � quali 1 Greci haueano mifurato gli altrifpatij,
CT fapendoche, er quale la proportione della giufia gf-andezza deWhuo-
tno efier doued, comprefe laft�tura daercole effer fiata tanto maggi�re della filatura de gli altri huomin�, quanto il corfo da
Herco/e mifu-
rato eccedeua gli altri corfi della Grecia . Quando adunque le mifure faranno alle maniere �ccom�rtodate, non � dubbio, che dalla rnijura d!una
parte non fi conofea la grandezza delialtr a) cy confeguentemehte k grandezza del tutto.
                                                                    7*
Et prima ne i facri Tempi come dalle grollezze delle colonne.
Quej�o � dichiarato d�fopra -, che dalla grofiezza della colonm, che era di un modulo fi p�gliaudiio gli jpdt�j tu le colonne -, er le altezze di effe,
CT pi� chiaramente fi uedr� nel terzo.
O nero del Triglifo.
Triglifo e membrdl� [cannellato, che fi mette nella cornice -, �nei fregio, quafitrifolco nominato, perche tre falchi � canaletti contiene ) con
queito Vitr. m�furagran parte dell'opera Dorica
, come al terzo cap.del quarto lib. far� dichiarato. O nero dal Triglifo, quei�o uocabuto
s'ufit
-ocr page 24-
PRIMO.                                                                        a;
iufa dagli Architetti de nojlri tempi, conte ducine s'ufaua appreffo i Romani, bench� f�agreco, forejlieri, tifiamolo anche noi, er Con le para
le ufitate, bench� ftrane, formiamo l'intendimento, dice adunque Vitr. dalle groffezze delle colonne � uero dal triglifo effere {lata prefa U mi-
fura della rata parte, ne i tempi dice fimilntente, dal forame della balifta
, effere fiata prefa la mifura di quello, che egli chiama fcutula, che in
greco peritritos fi dice, dal pefo della pietra egli prende il foro della balifta,
er dal foro piglia la mifura del pezzo di legno detto fcutula
cruuoie chela fcutula f�a di lunghezza di tanti forami, come (�uedr� nel decimo, al
xvn. Diceadunque Vitr. per darne molti effempi
� uero come � dal foro della balifta, nel quale entra il capo della corda fi prende quello, che da Greci � detto peritriton .Verxhe quelito cimi*
furadalforo
,©" quefia� l'inteUigentia di Vitr. come efpr eoamente nel decimo far adichiarate, V non uuoleVitr. che quel foro fia detto
peritriton ,� uero fcutula,ma che dal foro fi prenda la mifura della fcutula, come dalla palla fi piglia la mifura del pezzo deV�'artigliarla
cofi fiimo io rimettendomi a, pluf ano intendimento.
Simigliati temente nelle naui dello {patio, che etra il ligamento d'un remo , & l'altro fi prende il manubrio, quello
che in greco diiax, & diichifis � detto.
Che � quella partt del timone, che il nocchiero tiene per reggere la iiaue detta claua, er anfa latinamente, bench� qui � prefa per tutto il timo-
ne detto gubernaculo, ma forf� � meglio � dm, che da gli fchermi,cio� dallo Jbatio, che � tra unfchermo,
er l'altro fi piglia quella mifura,
che regola,
cr mifura tutto il corpo della Galera, come ho uoluto intendere da quelli che lauorano neU'Arz^n� de Venetiatsi, cr quella mifura
da due cubiti forf� � data ingreco, come la chiama Vitr, Dipichi.
Et fimigliantemente nell'altre opere,che hanno membri,& parti da effe fi troua la ragione delle mifure di ciafeuna, poi
feguita.
Decoro � l'afpetto polito di tutta l'opera comporta con autorit� di approuate cofe.
lo efbono decoro per le cofe, chefegueno, ma in uero Vitr. abbraccia fatto nome d'ornamento, er bellezza deWopere quando egli dice, affetto p�
IO
10
hto di tutta l'opera, er la feconda fi riferifee al decoro ; quando dice, compofk con autorit� di approuate cofe, cr perche egli molto bene fi
lafck intendere, per� io non uogho pi� cofe � pompa r«ccare,cr doue io ho dimorato, cr fon per dimorare gran necesfit� mi f�rigner� per
maggiore intelligenza delle cofe, dice adunque Vitr.
er fi lafcia benisfimo intendere parlando dell'ornamento, er Decoro,
Quello � confumato, & perfetto, � per ffanza, � per confuetudine, � per natura, per danza , quando a Gioue, folgo-
ratore, al Cielo, al Sole,& alla Luna fi fanno »li edifici] fcoperti,& lotto PAere,imperoche anco le forme,& gli effetti
di quei Dei prefenti uedemo nello aperto, & lucente mondo-, � Minerua,� Marte, � Hercole i Tempi Dorici fon con
Mententi, perche � quelli Dei per la uirt� loro le fabriche, (come fta bene ) fi fanno fenza delicatezze, � tenerezze:
ma � Venere, � Flora, � Proferpina, & alle Nynfe delle fonti fon l'opere Corinthie mirabilmente conuencuoli, per-
che � quelli Dei per la loro tenerezza l'opere fottili, & fioridejornate di foglie, & di uolute, pare, che accrefehino
f Vt0 oruamentcr, ma � Giunone, � Diana, al padre Baccho, & � gli altri Dei, iquali fono della ftefla fimiglianza �
facendoli i lauori Ionici, egli fi riguarder� alla uia di mezzo, perci� che & dalla feuerit� della maniera Dorica,& dal 30
la delicatezza della Ionica far� la loro propict� moderata.
Halle parole di Vitr.il prudente Architetto pu� trar molti bei documenti circa il Decoro, crgli adornameti,che conuengono alle fabriche degior*
ni noftri, imper�, che f� bene noi non bauemogli Deifaifi,cr bugiardi degli Antichi, nen ci manca per� di potere fcr tiare il decoro nelle chie-a
f� confecrate �i ueri amici del uero Dio,
cr anche alla Uaefl� di quello ,er come, che molti fono, cr differenti nello fplendore di diuerfe
uirtuti
, come lefleUe del cielo egli fi pu� bene ufare ogni maniera coueniente, er propia �gli effetti di ciafeuno ; l'austerit� di Santi, che nella
folitaria ulta macerati fi fono, in digiuni
, uigilie, orationi, ricerca fodi, er inculti lauori, lafimplicit�, cr purit� uirginale i pi� gentili,
er delicati, ejr f�milmente la moderata ulta ricerca l'ima, cr l'altra parte, perferuar quel, che fi conuiene -, ma non fi deue credere, chefo*
iamente fieno tre maniere d'opere, perche Vitr. nhabbia tre fidamente numerate, perci� che egli fieffo nel quarto libro al fettimo cap. ag*
giugne la Tofcana ,
er i moderni u� metteno un'altra, cr in potere � d'un prudente, er circonfletto Architetto di componere con ragio-
ne d� mifure molte dire formes.che non faranno da effer dif^rezzate,hauendociafcunolafuaragioneia' propio Decoro, ma quefle fono le

[empiici.
Ali
a confuetudine fi accommoda la conueneuolezza, quando le parti di dentro magnifiche, & l'entrate belle, & con-
torrm fi faranno , perche f� gli edifici) interiori faranno bel uedere, & l'entrate faranno baffe, & brutte non ci
iara bellezza, ne decoro . Similmente, f� ne gFarchitraui dorici fcolpirannofi i dentelli nelle corone , cio� goc-
ciolatoi, � uero f� ne i capitelli fatti � fponde, � ne gli architraui Ionici fi faranno i membrelli fcannellati Triglifi no-
minati , togliendo altroue la propiet� de i membri s'offender� l'occhio de riguardanti per effer l'ufanza in con-
trario.
                                                                                                                    °
f Ihel ndfCchUtcio I°"ico fcolpire i dentelli, qtteftife nell'opera Dorica Rapportati faranno, come fece colui, itquale fabric� il Theatro,
A W°/« nome di Marcello fuo Nipote f� fare, offender� gli occhi affuefattt ad altra ueduta -, Similmente far� colui, che negli architra*
M ionici far� ne i fregi, i membrelli fcanneUetti, che ho detto effer Triglifi nominati, perci� che quefiifon propij degli architraui dorici, come

Vitr.a dimoftra nel quarto libro 4 terzo, io lafcio al fuo luogo la dichiaratane di molti uocaboli per non ritt ardare la intentione di chi difide*
rajapereordinatamtnte il tutto.
decoro naturale far� , f� prima nel fabricare ogni Tempio elette faranno le regioni fommamentefane,^ le fonti
medtc^UejnC lllo§m 'doue !� iranno le chiefe -"dipoi fpecialmenie ad Efculapio, alla Salute, & � quegli Dei per le
ico 1UnC J ^Ual� mo^tl infern" acqniftato hanno la lorfalute, perche quando di luogo peftilente in buona parte
� " yn«otti fono, & dalle fonti le buone acque li fon recccate, molto prefto ncomano la fanita, dal che poi
e,, e dalla natura del luogo diuotione fi prende , & l'oppinione della diu�nit� con grandezza , & credito
ogni giorno li faccia maggiore. Appreffo il Decoro dalla natura fi piglia, f� per le ftanze,oue fi dorme , & per
le librerie li pigleranno i lumi del Leuante per li bagni, & luoghi del ucrno , dalla parte doue il Sole tram*
monta la inuernata , per le cancellane �fcrittoi , <5c per quei, che richieggono certa equalit� di lumi dal fetten- G<>
tnone, perche quella parte del Cielo non fifa pi� chiara, ne pi� ofeura perlocorfo del fole, ma � certa, & non fi
muta in tutto il giorno.
'Penne Vitr. nel quinto al decimo, er nel fefio al fettimo cap. ragiona delle cofe dette, eyfmilmente nel quinto al duodecimo, er in altri
luoghi ragiona del decoro,
cr della bellezza, lo non ueglio per le antedette ragioni preuenire con dichiaratane di uocaboli la intelligenza ri*
la bene �chi � Voperain
'■> uero Difpenfatione.
�^^^�^^^^^^^^^^^^^^                ^^^^^^^^^^^^^_^^^^^^^^^^^^^_j moderato tempera*
mente della fpefa fatta con ragione. Quefta s'offeruer� f� prima lo Architetto non s'affaticher� in cercar quelle co-
fe , die non fi poffono hauere, � trouare fenza fmifurata fpefa, perci� che non in ogni luogo fi caua l'arena , ne per
tutto � copia di Cementi, di Abeti, di Sabbine , di Marmi, ma una cofa in un luogo ,& altra in altra parte fi tro- 70
lla, & le condotte ditai cole fon difficili, & di fpefa , & per� doue non fi pu� cattare fabbione di foffe , ufifi
Snello de Fiumi, onero l'arena del mare ben lanata: fuggirannofi i bifogni de gli Abeti, & delle Sabbine tifandoli
11 Cipreffb, il Poppio, l'Olmo, onero il Pino,& in tal maniera fi fpediranno l'altre cofe, che reftano, em� un'al-
tro grado di Diftributione, quando fi fabrica ^all'ufo de padri di famiglia , onero fecondo la commodit� del di*
*\ar° > onero fecondo la dignit� della bellezza ; perci� che pare, che altrimenti s'habbia � fare le cafe nella cita
ta> altrimenti quelle, nelle quali fi hanno � riporre i frutti delle utile, & non far� quello tfteflbil fabricare per li
me:-
-ocr page 25-
LIBRO
s�T
mercanti, gabellieri, Se per li delicati, Se quieti ; ma le habitationi de i grandi, che con'i lor grani prouedimenti go-
ucrnano la Republica, fi deono alia commodit� loro fabricare, Sa in breue la difpenfatione de gli Edifici conuicnc
effere fecondo le perfone.
Come le maniere del dire fono qualit� deWoratione conuenienti alle cofe, er alle perfone,cofi le maniere degli edificijfono qualit� dettane con*
uenienti atte cofe, ® atte perfone, ®f� come per fare una maniera deWoratione otto cofe neceffarie fono
, ci� � lafententia, che � ^intendi*
mento, ® la uoglia dell'bucmo, l'artif�cio, col quale runa,
er t altra cofa fi lena daU'interno concetto, le parole, che effirimeno li concetti,
la compof�tione di queUe,con � colori, ®figure, il mouintento delle parti che fi muouano,
er la chiufa, ® il fine della compof�tione, cof� per
fpedire una maniera dell'arte, fei cofe neceffarie fono, ®" quefiegia quaf� tutte habbiamo di{opra [fedite ; vejia folamente la Diftributione,
quella, che nell'arte oratoria fommamente � defiderata, ®" molto s'apprezza netta cura della famiglia
, anzi � con unofteffo uocabolo in G re
co nominata lconomia,quefta pare,che con il Decoro conuenga riferendof� atte cofe
, er alle perfone ,ma� differente, perche il Decoro fi ri- 19
f�rifee alle cofe, ® atte perfone in quella parte, che � ccnueneuole, ® honef�a, ma la Diftributione in quella parte, che � utile, er commoda,
comefiuede nel Sef�o libro att'ottauo Capitolo,nel quale fi pu� dire, che Vitr.habbia uoluto dichiarare la prefente parte,
er per� gli ftudiof�
�i vitr, leggeranno quello
, che iu� � detto, er Papplicberanno atta Diftributione, che io per non effer tediofo lo pretermetto*
CAPITOLO III. DELLE PARTI DELL'ARCHXTETT VRA.
E parti dell'Architettura fono tre, Fabrica, Regolato lineamento,Opera di machine.
Tempo �, che io fatisfaccia homai alla promeffa fatta di fopra, quando io disfi di douer diuidere,et dichiarar le part�
dett' Architcttura,per� con quella breuit� maggiore,che mi far� coceffa,eff>rimere intendo tutta la forma intiera,et unit�
dell''Architettura,®" dimostrare le parti fue ordinatamete,accioche rinchiudiamo ne i termini fuoi tutte il corpo di effa. 2©
llfapere non � altroch� conofcergli effetti per le propie caufe,ogni eff�tto � fatto da alcuno ,di qualche cofa,ad alcuno
fine,co alcun modo,® forma, colui che fa � detto agente,quella cofa di che fi fa � detta materia,� fo?getto;quetta � cui s'in
drizza � detta fine,quetta che copie,et rende perfetta in effere,® infigura,� detta forma? no pi� di quattro adunque fono le caufe principali,
per� bene intendere, ®faperefi dir� colui, che fapr� le dette caufe.
Noi dell'Agente artificiofo, quale eglifi fia, ® di che conditione effer
debbia ,gia detto habbiamo, quando ® l'ufficio,
er le uirtu detto Architetto habbiamo dichiarato. Laf�rmaf�mtlm�te in uniuerfale e fiata
effiosta
, reflaci � dire della materia, er delfine, ® per pi� chiara intelligenza dicemmo in fontina, che ad imitatione delle cofe naturali confi*
deriamo nette artificiali due cofe ; Tuna � lo effere, l'altra � il bene effere, circa lo effere confideriamo la materia, la f�rma,®" la compof�tione,
circa il bene effere confideriamo g�'ornamenti,® gl'acconciamenti dell'opere, ® perche tnoltiflrumenti ci bifegnano per comporre, ® uni*
re la materia alla f�rma, per� � neceffario trattar degli finimenti, ® dette machine, ® la ragione dette fopradette cofe in tal modo fi effio*
ne.h'arte quanto pu� imita la natura,et questo auuiene,percioche il principio dell'arte eh'� l'intelletto bumano ha gr� f�miglianza co il princi

pio,che muoue la natura,ilquale,�,una intelligenza Diuina,dattaf�miglianza dette uirt�, et de princ�pij nafee la f�miglianza deUloperare, che
per bora imitatione chiameremo. Quefia imitatione in ogni arte fi uedejna molto maggiormente in quelia,che di tutte l'arti �giudice,et mae
ftra,imitaremo aduque la natura nel trattamento dell'arte.Le cofe naturali effendo di uarij,et diuerfi pr�ncipij compojle,c� danno da cofidera*
re in effe tre cofe;?una e di che fattc,et generate fono;et quefia materia fi dimada,!'altra � quelk,che dattadetta materia hauuta effa materia �
perfetta,et finita,et quefia fi chiama f�rma, la terza � quel tuttoch� d'ambe le dette inf�eme congiunte ne rifulta,fimile conf�deratione,�,fatta
dallo intelletto humano circa le cofe ritrouate,et regolate dotta ragione,et per� egli nell'Architettura dichiara la firmarla materiata copof�tio
ne dett'opere,zr imitando la natura per l'occulta uirt�,che in k�f�troua,datte cofe meno perf�tte alle pi� perf�tte fempre dej'cede. Tratta adun
que prima deli'effere, poi del bene effere fegu�do la natura,percio,ehe non fi pu� adornare,quello che no �;ma perche il principto,che regge la
natura � d'infinita Sapi�za ornato, ottimo,® potentisf�mo;p�rci� fa le cofe bette,utili, ® grande
: eonueneuohnente f'Architetto imitando il
Tattor della natura deue riguardare alla bellezza, utilit�, ® fermezza dett'opere. Trattando adunque della f�rma bifogna, che egli fappia

ordinare, difyorre, mifurare, diilribuire, ®" ornare, ®" riguardare � quello, chef conu�ene, & perci� fare, far� egli inQituito con quel*
le conditioni, che nel primo cap. dette fono, ® con quelle
, che nel fecondo fi leggono, fiotto nome di firma comprefi fono i lineamenti ,ifiti
dette cofeja douefi confider� la Regione con tutte le fue qualit� occulte, ® manififie, buone, ® ree, il piano, il partimento di quello ,la eie
uatione de i lati,
er detta fronte, l'apriture i coperti con ogni lor conditione, ammaeftramento, ® regolatione, come fi dir� poi, ®" questa �
la confideratione uniuerfale detta firma. Seguita quetta, che appartiene atta materia, ma prima, che la materia diff>ojla fia, ® apparecchiata
bifogna confederare, che lo intelletto delThuomo e imperf�tto,
e non equale atto intelletto Diuino,® la materia, come fi dice; � forda, ® la
mano non rifonde att'intentione dell'arte,® per� prima, che l Architetto fi dia ad incominciar l'opere deue,imitar l'agente naturale, il quale
non opera, f� non fecondo ilfuo potere
, cofifar� l'Architetto confederando l'opera, ® lafpefa, ® perche la natura nette cofe pi� perf�tte,
er piti tempo, ® pi� diligenza par che ui metta; per� l'Architetto ha da penfar molto bene, et per far pi� certa la riufeita dett'opere,col iif*
fegno,
er col modello fi mouer� prima, udendo anco i meno efperti, ® hfdando raffreddare l'affetto per dar luogo al giuditio, imiter� la na* y o
tura, che contro, il fuo fattore non opera alcuna cofa, per� egli non cercher� cofe impassibili, ® quanto atta materia, cr quanto alla firma,
che n� egli, n� altri le poffa finire, confederandole il
Fattor del mondo,uolendo quetto firmar di niente fece la materia dette cofe,® la natura
come primo fuo parto, mancando di tanto potere,
er uolendo pur asf�migliarfi al fuo fattore nette generation dette cofe, piglia quetta mate*
ria, che ha uno effer fenza f�rma, con attitudine � riceuer ogni firma, ® di quetta fa ci� chef troua al mondo fenfibile,
er corporale; onde
l'arte offeruatrice della natura, uolendo anch'etta fare alcuna cofa,prende la materia dalla natura pos�a in effer d� firma fenfibile,
er naturale,
come � il legno, il f�rro, la pietra, ® firma quella materia di quetta idea, ® di quel fegno, che netta mente detto Artefice,�,ripofto; prepa-
rato adunque il dinaro, acci�, che cofa niunaf�a ^impedimento all'opera prouederasf� della materia, detta quale fi tratta nella feconda parte--,
La princ�pal materia, che ufa l'Architetto,� il legno,® la pietra,
er quelle cofe, che compongono,®" metteno infume il legno, ® la pietra,
per� confider� nel fecondo libro Vitr. le pietre,®" gli alberi, l'arena, la calce, la pozzolana, ®" paratamente la qualit�, tufo,la natura, ®"
il modo fi del tutto, come dette parti ci propone, acci� chefappiamo poi nette fabnche feruici delle dette cofe, ® in fine fi ragiona d�. quella ma 60
teria, che la natura, ® l'ufanza n'apporta, perche d� quella, � che la necesfit� ne afirigne, non fi ragiona, effendo in diuerfi luoghi diuerfa,
come e bitume, cocciole, ® altre cofe, che per pietre, � uer� arena fi ufano, doue arena, ® pietre non fono ; in alcuni luoghi j� cuopreno le
cafe con testuggini, in alcuni con palme; altri ufano il cuoio fecondo il b�fogno. Preparata adunque la matcria,et confederata la firma in uni*
uerfale, ci resta � dire d�tta compof�tione, ma prima egli fi deue auuertire, che lo agente, che regge la natura � d'infinite firme ripieno, ® or
dinatamente procedendo muoue le caufe ad una ad una,infind�do.in ciafeuna uirt� fecondo il uoler fuo,quette caufe cof� moffe portano qua gi�
quel diuino �nfiuffo, con ordine marauigliofo, la onde dal primo effere, dalla prima uita,® dal primo intelletto, ogni effere, ogni ulta,
er ogni
intelletto dipende; il che cof� effendo, bifogna,che l'Architetto fia faggio,®" buono; faggio in conofeere per le regole detta non fucata A ffro-
nomia l'ord�natione,® influenza d�uina,® l'offeruaiione de i tempi atti � dar principio al�'opere,tralafci�dogli ardentisfimi Soli,® gli acu*
tisf�mi ghiacci, buono, fi infatti, non effendo auaro,ne dedito �u�tij ;f� in parole pregando il datore di tutte le firme, che lofpogli d'ignoran-
za,
er lofuegli � partorire le belle inuentioni con profpera, ® felice fucceffo dell'arte fua ,et beneficio commune degli huomini. Mora per ri* 70
tornare al propof�to, io dico,che non folamente imitar fi deue la natura nel modo pi� uniuerfale, ® commune , ma fempre al meno,® pi� ri*
finito difeendere, per ikhe gl'Architetti fi sforzano di far l'opere loro � qualche opera di natura fimiglianti, ® non effendo qua giti cofa,
che in perf�ttione aWhuomo saguaglieybellisf�mo effempio in ogni artificio ci dar� il c�fiderare la proportione del corpo hmnano.Certo � che ■
la natura netta generatane deilhuomo dimofira ueramente � quello ogni cofa douer fi rif�rire,la onde perf�tta cofa lo rende,et per ci� di molte
part� come di molti s�rumeti dotato in feruit�o deWanima,et della uitafiuede. Dette dette parti alcune fono di nome,et di natura fimiglianti,co
me dfanguej'offaj ncruijmper� che ogni parte di fangue;� fangue;ogni parte d'offo � offo;ogni parte di neruo e neruo;® cof� uien chiamato,.
Altre
-ocr page 26-
PRIMO.
A lire fono �i nature, ey vocaboli diuerfi,come e la nmojl piede,il capomperoche non ogni parte della mano � mano;ne � detta mdtto,& cof�
del ptede,ei del capo.DeUe prime parti gi� dette p fanno lefeconde,et le feconde bano uffcio,et fini diuerp aWufo,et beneficio d� tutto il corpo.
Volendo adunque t Architetto far 'Coper� fui in modo,che ella fu una intera,*®1 unita,bifogna,che confideri le parti principali,acci� che fi dia
lor materia, che couengi,®1 buompa per Vcpere, ey ad imitatione di natura,che da luogo commento,® ben preparato, nel quale per tanto
fhatio di tempo sgabbino � formare compiutamente le membra humane,gittando prima per fondamento della uita,del fenfo
, <y del mouimen-
to ifegni del cuore, del fegato
, ey del ceruello. Lo Architetto hauer� k eonpder adone del luogo,dcl modo,delle partner ufo di epe,® pe*
r�fegue,chcla materia fu ejf edita fecondo l'ufo delle parti. Quanto adunque al luogo puede per certi fegni,® inditi) le qualit� del terreno,
offeruanfi alcune regole,®- dannofi alcuni ammae$�ramenti,indi alla dechkratione dell'altre cofef� ragiona delie pietre fecondo la quantita,et
pgura.loro �fine,che fecondo l'ufo ci feruiamo,come ci pare, ilpmigliantep diri detta calze,con quelle ofleruationi, che aWufo ccnucrranno,
ey pi� oltre pipando p dir� il modo di porre inpeme le calze,® la pietra,®1 con belli akuertimenti tolti dalla natura delle cofe,fifar� confi' lo
deratione delle parti della fabrica fopra il fondamento Je quali fono) pauiment�,i lat�,i coperti con tutte le maniere di murature abbracciate da
Vitr. nei S eondo Lib.® cop roffa,tfo{iegni,tapriture,ikgamcnti,icorfi,iriempmenti chiaramente fi daranno ad intendere, ® quefta e par
t�cultre, ® dipinta ragione dcWArchitettura,ma anchou non fbedita,perci� che fin'hora n'op ha hauuto alcuna confiderationc delfine,che
� quel,che poti f�rza,® necespt� � i mezzi,® confatuifee og/arte ; come dice Gal. Operando adunque l'Architetto a fine, che gl'huomtni
fatto l'unione .atta quale per natura inclinati fono, commodi, tyfecuri uiuino, ®funo l'un T altro digiouamento, nccefjano, e conf�derare la
diuerfit� de gl'hwmini,acci� che fi prouena fecondo il bifogno �i ciafeuno. Vedendo noi adunque gran numero d buotnim ad un fine inpeme
xbsuder la detta moltitudine^ pero fi tratter� delle muracele quali hasfi � confiderar la diffefa,®* ficurtadi tutto il numero, la onde fi dette �0
ordinar la fabrica delle torri^ di quelle parti, che baloardi,caualieri,piatte forme,riuell�m,por-te,® faracinefebe fi chiamano,et perche
or
dmato,® compartito efferdeue il pia
                                               ..... �� .t-*..»- «~. a.... *cr~ cu,,*** ��*.,«.�.,�*�
per� fi tratter� delle firade,piazze,<
ne iluoghi delle citt� pap�nofumC
tit® de i porti per la commodit� <
Acque celeri,® tanto pa detto di
«
tionedetteperfone trotteremo altriijr, p «w,,,»,,�,,^.....-^,--------- .- . -, , , lf .. . r � .
ti,® permisftone delle leggij> pir moietta ® f�rzme� primo cafo ci apparir� il Principe, nelfecodo il Tir amo,dal fine di eia amo prende
r� l'Architetto la maniera delle fabriche,® delle habitationi facendo al Principe il Palazzo,*? d Tiranno la Rocca Tra i mola degni ritro
nera alcuni alla Religione confecrat�,alcuni fuori dell'oiferu�za della Religione; di qveBi altri faranno atti ad ufeir fuori per la repubhca, al
3.
tri per regger quella non ufeendo fuori,di queglLcbe fono atti ad ufcire,altri al mare,alirt alla terrafi daranno, ® chiunque prender a il ma»
re,come general dell'armate hauer� bifogno diKauLGder*, di mumtwne, de porti, � naualt; pero l'Architetto deueanche battere confider�*
none di quelle fabriche,che al mare conuengono, ma chi prender� la terra, come Capitano,® conduttor di efferati hauer� bifogno d alloggi*
mentici fteccati,® di forti,® d'artwUene,cy Strumenti diuerfi per offindere altri,® difinder f� feffo;ma perche quelli,i quali pannoden*
tro algouerno � nero fon prefidenti atte eonirouerfu ciuili,® criminali � uer�fon conditori dette cofe di fiato, pero e trecciarlo per i giudici
il
Foro, et per t Senatori il Senato ® cofi le perfine degne fuori dell'ojferu�z* detta Religione batteranno propie, ® conuementi habitatio*
nif«hlicfferuatoridettaRdmompfara-noimona^
ti decoro d'ogni per fona; fono akune opere che ne in tutto publiche;ne in tutto frittate p deano chiamare Mie quali alcune per conjerua delle
cofe da uiuere,� uer� dammerc�tare,� uerodifenpone,et aiuto fifanno,come if�ndichi,le dogane.La Zeccagli armametmj,le arZena,i luoghi
della numitione,et altrif�mili edificio altre all'ufo come bagnagli acquedutti, et altrepmili inu�tioni,altre ali'honore,et alla memoria,comegk
4»
«rchi,i trofii,lefepulture,le mete, ili obelifchi,et le piramidi Alcune al diletto ferueno,et alle fifie;come fono,,i rheatri,k loggi, gli mphuei
tri i ridotti di diuerpgiocbi,icircv,a�tre infine � � rei huomimfi fanno, come il carcere il quale � cenferuator dettagliati*. Tutte le predet*
tefabrkhe hanno del publko, ® del prvuto in un certo modo. Ma le perfone fenz* grado fono i cittadini,
j/« artefici,gli agricoltori ® pe*
ro confederando l'Architetto la e omino.itti., ® la conditione d'em'uno non lafcier� � dietro maniera alcuna di priudto edificio
,/i neda OtU,
cernie in Vitta,etccn quefta dar� fine � quella parte dell'Architettura, che tratta dell'effer delle cofe, riuolgendofpoial bene epere, tratter�.
cfiiefo co diuerfi mprumenti, per effer lo flrtmto meZdno tra l'operante et la cofa operatalo il faggio Architetto ragiona, come ho detto
degli indumenti ® deUe machine atte � Iettare, tirare
, ry muouere i pefij® di tutte le forti artiglierie, ® altri ingegniofi ordegni cornei
uedra ne i luoghi, fropij al Decimo ; ® quefu e la fomma deW Architettura, la quale chi ben confider� abbraccia ogni commodo ,® diletto
Mhumanagertetratitme, Vitr.uer■amente dicendo, che cofa � Architettura, da che nafce,in che conpf�e,qu� fu l'offxiodell Architetto di*
mojtra ugualmente e\fere nero tutto quello
, che detto f � dette farti dell'Architettura, ® con quefia intelligenza posfiamo andar pcura-
n.entealk dichiaratione del Terzo cap. dice adunque diuidendo l'Architettura.
peparti deh Architettura fon tre. Edificatici*, Lineatone regolata per l'ombre c!e Pali, & 1 Arre ci; far le Macinile.
sporche Vttr.ci ha d�moftrato, che cofa deue effer e netta mente dello Architetto prima,che egli uenga aUopera fiora egli ci dimoia in quante
cofe egli hadaporre le fi predette cofe,® dice che l'ordine,la SimmitriaJa mff0ptione,la mfiributione, il Decoro,® la Eurithmta fihanno
cjfemtare in tre cofe principiente che egli chiama parti dell'Architettura,® fono parti materiali, ® la prima,e,la edificatane e faorica.
fabrica e nome getter ale,et nome particolare,in generale fabrica � arte,et cdponunento d'alcuna cofa^come latmamete fabro e detto ogni ope- 6o
rariojimilmente machinatione � quello lleffo che � fabrica ingenerale; ma quando l'uno,et l'altro nome e prefo in particolare, fabrica s inten
de edificatane,® machinatione s'intende quella parte della fabrica,che tratta dette machine come fono Minte nel Decimo, la edificai ione e
trattata ne i primi otto libri da Vitr.® perche alcuna uolta lo Architetto fi lena co la mente,® con gli occhi al cielo,® riguardali Sole la
i-una,®
/e stelle,® treua,cbe dal lume® dal mouimento de i Cieli uengono molte commodtt� � mortalit� non uolendo egli lajciare a die
nneceffario circa i nomi,® le cefi predette, fluitiamo bora la dkiftone dette parti foprapoi�e. Edificatane e in due farti duufa, una e U
codocatione delle mura, ®- dell'opere communi ne i bublici luoghi! altra � la efflicatione de priuati edifici].
loVl� 'Z% ^
, bagni, theatrijogx,
� ragiona
» come ict*
temo j                                                                                                   ~____________________ ____________
\                                                    Quelle
K
-ocr page 27-
LIBRO.
J,3
Quelle cofe coli deono efl�r difpofte, che fi habbia riguardo alla {labilit� loro,all'utile, & alla bellezza.Alla fermez-
za fi riguarder�,quando le fabriche far�no ben fondate, et fenza auaritia fatta far� elettione della materia d'ogni for
te,che uerr� al prbpofito. Alla utilit� fi proueder�;quando fenza impedimento al commod�,& ufo de ltioghi,& foi
za menda faranno le cofe difpofte,& bene accomodate ad ogni ragione. Alla bellezza fi fatisf�ri,quancjo con bella,
& gioconda maniera dell'afpetto la compartita mifura de i membri far� giufta,eguale,& proportionata.
Quelle cofe,che piaceno nell'opere, uengono � uer� daU'ingegno,� uer� dalle manic� daUa natura: dallo ingegno ukne l elettione, il compartimen-
to,® lefei cofe dichiarate di [opra. Balle mani il tagliare, fegare, conficcare,polir e, il dipignere
. Dalla natura il pef�,la leggerezzaja den*
fit� � uer� la rarit�. Tutte quefie cofe fono abbracciate daUa edificatone,daUa regolata ragione de gli fidi, ® daUa mecanica,® mirabil co fa
�,�,chi ben confider� le cofe dette nel primo Cap.nel fecondo, et nel terzo,il ueder quanto ogni cofa concordaci nJfronda,®fi uede daUa dif*
finitione,dal nafcimento,dalVufficio dell'Architettura-, come � necejfario l'ordine,la diJfrofitione,la bellezza, l'utilit�,® la uenufl�,le quali tre
io
cofe unitam�tefi deono hauere,perci� che non perfitta farebbe quett'opera,che util fuffe per poco tempo,� uer� che per molto non fujfe com=
moda,� uer� che niunagratia conteneffe,per� Vitr.nel fecondo att'ottauo Cap.nel terzo al fecondo,®1 nelfeguente Cap.® nel quinto del pre
fente Lib.nel quarto,®1 undecimo delfeflo,® in molti altri luoghi, fecondo Foccafione parla delle tre dette cofe, ® quando ragiona della ue-
nufl� egli intende di quella gratia,che dalle proportioni procede,® non di quella bettezza,che nel fettimo , � data a gli adornamenti,® pittu
re,perci� che la nera bellezza effer deue interna,propia,® con l'opere nata,ma t adornamento e cofa esteriore, fatta da poi,® accidente del
Ubellezz^,come chiaramente nette belle Donne di natura fi uede,le quali atta natia uenufta aggiungono gli ornamenti ejlertori,la uenuf�a pr�
cede dalla intelligenza dellArchitetto,X utilit� dalla bont�,® la fermezza dal poterei colui 4dunquefar� le cofe uiil�,bette,et durabih,che fa.*
pr�,uorr�,® potr� fare,come in ogni operatane fi richiede.
DELLA ELETTIONE DE I LVOGHI SANI, ET DE I                     M
CONTRARII ALLA SANIT�                 CAP. UH.
E L fabricar le mura quelli principfj fi deono o�Teruare.
Hauendo Vitr. fondata la trattatone dell'Architettura fopra i principi] dichiarati di fopra, comincia hora � fabricar*
uifopra,® fecondo lafua diuifionc comincia � ragionar dell'opere publiche, ® dette fa cofe, che appartengono atta far*
ma. tocca la diftributione,�y il decoro naturale,® dette tre che deue heuer ogni fabrica� ragiona prima dell''utdit�,perci�
che l'utile precede alla duratione, ® la duratione alla uenuft� dell'opere. Sei cofe fono; come dice il dotto Leonbattj�a, da
effer confederate da chi uuol fabricare,la prima � l'ampiezza di tutta la terra pofta d'intorno, ® la facciata douef� debbe
fabncare,detta Kegione,la feconda � il campo,® l'area,® lo fpatio,et determinato detta Regione,da effer con lopera circondato, I4 terza �
il compartimento del detto ffratio, la quarta � tutto quello,chefi leua dal piano,parete � muro nominatola quinta � tutto quello, che ci jl�fo-
30
pra il capo,� che ci cuopre in qualunche modo. Lafejla � l'apritura doue,® le perfine,® le cofe entrano,® efcono. vitruuio comincia � di=
re detta
Regione ci� � della elettione de i luoghi fani,perche gran firza,et uirtu � pojla nella natura de luoghi,® deWaere,come quello,che da.
noi non fi puotefeparar e,® il luogo � come padre della generatane,in quanto da effo con le qualit� del cielo ogni cofa procede, ® per� le co
f� naturalm�te pi� fi conferivano ne i propi luoghi,doue effe nafceno,che altroue,della Regione adunque prim�eram�te fi ragiona.Noi con bre
u�,® utile diuif�one proponeremo tutta la prefente materia fotta uno affretto jfredito,et proto, dalche manififtofi render� quello,che ne dice
Vittr.® f� alcuna cofa dubbia,�uer� afcofa, ® difficile fi trouer� nello Autore, ci sforzeremo di darle luce,® facdit�,non uagando in co*
f�, che utili non fieno allo intendimento dell'Autore. La, Regione contiene alcune qualit�, delle quali altre fono palefe, altre nafcofe. Delle
palefi alcune fono ree,® quefie f� cognofcono per le buone. Alcune fono buone,® di que&e altre ci ferueno al commodo come � il paefe abbati
dante di acque, di fruttici grani,® di pafcoli,che ha buoni uicini,porti,entrate,® commodo al contrattare, ® condurre le merci. Altre u�*
r amente fono buone attafanit�,f� perche hanno l'acque mobili,lucide, non uifcofejenza qualit� di odorc,fapore,® colore, f� anche perchej,
40
uenti non uengono troppo freddi,troppo caldi,� da, luoghi infitti, fmilmente f� la temperatura far� alquanto humida, et dolce cio� tempera*
ta dopo la quale,e,piufana la fiedda, et f� lo aere far� puro,purgato,peruio atta uif�a,mobile,et unif�rme,et il Sole non cuocer� troppo,� non
far� troppo lontano, ma potr� colfuo calore digerire le fredde aure matutine. Le nafcofe qualit� poffono effer e buone, et ree , le ree fi cono*
fcono per le contrarie dette buone, et le buone fi attendono dagli animali grandi,gagliardifaporiti di carne,et di fegato buono,et dagli buomi*
ni quando dell'uno, et dell'altro feffofono copiofi, et betti,quando uiuenofani, et lungamente, et che fono coloriti, et gagliardi, et di complef*
filone temperata, et dalle piante, quando fon belle ben nutrite,non off�fe da i uenti,et non fono di quelle,che nafcono in luoghi paludof�, ofira*
ni,® dalle cofe Diuine, come dal Genio, ® buona fortuna del luogo, e dotte naturali, quando le cofe fi conferuano , le merce ,1 frutti, dalle
artificiofe quando gli edificij non fono corrofi da i uenti � dotta falfugine
. Que&a � lafomma ielle cofe pertinenti aW elettione de i luoghi fard
per� dice Vitruuio.
Nel fabrjcare le mura quelli fono principi), primieramente la elettione de luoghi fani, & quelli fono gli alti, cleuati, jo
non nebulofi,ne carichi di freddi uapori,ma che riguardino quelle parti del Cielo,che ne troppo calde fono,n� trop-
po u"edde,ma temperate. Dipoi, che lontane fieno da paludi, perche alla Citt� col nafcente Sole uenendo l'aure ma-
tutine, & con quelle aggiugnendofi le nate nebbie,& i fiati delle beftie paluftri mefcolati ne i corpi mandando i u�
lenofi uapori, faranno il luogo peftilente,6c mal fano. Anchora f� apprelfo il mare faranno le mura,& riguarderan
no al merigge, � uero all'Occidente, non faranno i luoghi falubri,perche nella {late l'area, che e uerfo il merigge na-
fc�do il Sole fi rifcalda,nel mezzod� arde,& fimiimetc l'aere,che e uerfo il Ponete nafccdo il Sole s'intepidifce,faledo,
\ al mezzod� fi rifcalda,<3c cadendo abbrugia ; l� onde per le mutationi del caldo,& del freddo i corpi, che fono in quei
luoghi,s'infermano,& quello fi pu� uedere nelle cofe inanimate,perci� che nelle carine coperte ninno prede il lume
dal mezzod�, ne dal Ponente,ma dal Settentrione, imper� che quella parte � tempo alcuno mutata non fi uede, ma
� ferma fempre,& immutabile, & per� i granari, che riguardano il corfo del Sole, prefto mutano la bont� loro, & le tfa
cole da mangiare, & i frutti che non fono alla parte oppofta al corfo del Sole non fi conferuano lungamente, perche
fempre il calore cocendo alcuna cofa perfettamente leua la fermezza delle cofe, <5c con i fornenti uapori fugge le uir*
tu naturali,& le difcioglie,& quelle per lo caldo ammollite fi fanno debili,& impotenti,come fi uede nel lerro,ii qua
le, b�che fia di natura forte, & duro, pure nelle fornaci dal fuoco rifcaldato, s'ammollifce in modo, che in ogni for-
ma fi puote ageuolmente piegare, & fabricare,& lo fteiTo elTendo molle,& rouente pollo nell'acqua fredda fi rindu-
ra, <5c nella primiera fua propiet� ritorna. Egli fi pu� anchora confiderare cefi eflere da che nel tempo deli'eftate
tutti i corpi per lo caldo s'indebil�fcono,non tanto ne i luoghi peililenti,quanto ne i fan�5& per lo contrario nel uer
no,quantunque le regioni fieno molto mal fane,diuentano per� fan�, de habitabili, perci� che i freddi le fortificano
grandemente,Simigliali temente fi uede,che i corpi da i freddi luoghi in calde parti trapportati poco durano,& fi di«
�ciolgonoj ma quelli,che fono di caldi paefi dando fotto il Settentrione, che e luogo freddo, non folamente non fi 70
infermano mutando �uogo,ma fi confermano; per il che nel porre le mura della Citt� molto bene egli fi deue auuer-
tire di fchiuar quelle parti, che poflono i caldi fiati fpargere nei cotpi Immani. Perche da quei principi), che chia=»
mano elementi.
Un qui Vitr.con effempi ha prouato quanto nociui fieno � luoghi fottopofli al calore del Sole ,®fih� lafc�ato molto bene intendere in conf�rt
rnit� di molti antichi,i quali hanno fopra ci� fcritto,feguita poi � dimof�rare lefue predette conclufiom con ragione, ® cauje naturali,® di-
chiara non effer in cjfrcrto detti �ilofofia; difeorre adunque
, acci� che dal difeorfo ne uenghi lafabrica. Leggi Leonbatifxa al terzo, quarto,
■quinto^
-ocr page 28-
P il I M O.                                                       *9
<pA*6,&-fcto Capitole del primi Ltbte, & htuer® U prtfeMe materia copiofa, ornata fiotta; atte ragioni adunque uenendo
Vittruuio dice.
Perche da quei principi,che fi chi?mano elcinenti,tutti icorpi comporti fono.cioc di calore,di humo re,cb terreno,et
d'aere;* dalia mefcolanza di quelli eoa naturale temperamento in fomma formate fono le fpecie di tutti gli anima
lische fi ti-ouaao al mondo.In quei-corpi adunque nei quali abonda tra quei principi] il caldo.ii iiede,che il cado gli
uccide,* gli difcioglie, & tai difetti fuol fare l'aere caldo, che uienc eli certe parti del Cielo , quando egli entra nelle
aperte u�ne pi� di quello, che pu� portare il corpo, per le mefcolanze dalla fua naturale complesfione. Parimente
le l'huniorc hauer� occupato le ueriedei corpi, & quelle hauer� fatte difeguah , tutti gli altri elementi come dai li-
quore corrotti,* guadi il liqueferanno,* le uirt�della compofitione fi diftaranno. Anchora da i freddi de gli hu- ,
mori,de i uenti,& dell'aure s�nfondeno le malarie nei corpisfimilmente la naturale compofitione dell aere, & del ter
xeno crefeendo, � minuendo fa debili, & impotenti gli altri principe, gii terreftn per la pienezza del cioo, gli aerei,
per la grauezza del Gelo. Ma f� alcuno uorr� quefte cofe con pi� diligentia fenfibilmente «edere, auuertilca, & at-
tenda alle nature de pefci,de gli uccelli & de terreftri animali, & � quefto modo potr� confiderare le differenze del-
le complesfioni de i corpi. Imperochealtra mefcolanza hanno gli uccelli, altra i pefei, & molto anco pi�, �,duierfa
la natura de terreftri ammali. Gli uccelli hanno manco della terra,& manco dcll'humorc.fonodi teperato calore ab
bot�dano d'aere.da che nafcc,che effendo di elementi pi� lieui comporti ageuolmente fi leuano contra 1 impeto del-
i'aere.Ma le aquatili natii re de pefci,perche fono dal calor t�perate,* pm d'aere, & di terreno,& poco d Immote ri t-
teugono,quanto meno hanno tra quei principi] lorodellhumore, tanto pi� facilmente nell humore h conleruano,
& per� a terra condotti ad uno fte�lo tempo,* la iuta, & l'acqua mandano fuori 5 a quefto modo medefimo 1 terre* %
Urianimali,perche tra i principi] loro fon dall'aere,* dal calore temperati,* meno nttengono del terreno,*pm del
J humore,ahondando in «fi le parti humide, non poffono ftando nell'acqua lungamente conferuer la iuta loro, (e
adunque cofi pare che fia come propofto hauemo, & fecol fenfo uedemo i corpi de gli ammali e Jer di tai principi!
comporti,* dimoftrato hauemo per lo mancamento, � per lo fuperchio di tai cofe il tutto celiare, o patire, non du-
bitiamole neceflario non fia con ogni diligentia sforzarli di elegger le parti del Gelo temperatisfime,quando nel
far le mura delle Citt� fi richiede la finit�. Et per� 10 giudico fermamente deuerfi a quefto propoli lo riuocare la ra-
gione de gli antichimnperoche dopo i faenfici delle pecore, che p.afceuano in quei luogm,doue h iaceuano e caitel-
�a,& doue fi accampammo per ftarm, con diligenza ne 1 fegati di quelle riguardano & f� lepnnie erano Illude, o
macchiate di uueuone facrificauano dcllaltrefdubitando f� per infirmiti perii pafeoh offefe h.Ilerojma poi hauen
do fatto lefperienza in molte di effe,* protrata Unter�,* foda natura dei fegati per 1 acque & per li palcofi,in quei j(
luoghi s'accompauanojma f� ampliano diffetto in esfi per fegno certo argom�tauano il raedehmo ne 1 corpi Imma
ni traoport�do che eiler pefMente doueiTe in quei luoghi la copia dell'acqua,& del cibo, & cofi per altre parti fi mo
ucuano,* mutauano paefe;cercando in ogni luogo la lamia. Ma che per li pafeo�i,* cibi fi inamfeftino 1 terreni ef-
fer di natura falubre, argomento chiaro, * grande ci danno i campi di Candia, che fono d intorno al fiume i Otero,
tra Retimo, & Gortina,perche dall'una,* l'altra parte di quel fiume pafeendo fi Hanno le pecore; ma quelie,cne to-
no dalla parte di Retimo, hanno la milza appar�te,* quelle,che fono apprefio Gortina non 1 hanno.Ferche durian
j__ j__,ri medki la ca-ione,rkroiurno procedere quefto da un'herba,che pigliata dalle pecore feema la milza & pe
,�J^1, �� j�. * � lu: ��..:.�. i �;i� X. n^n^lln mo-innp i Cretcnfi Afplenion la ctimandanano ; che da
Anchora f� nelle
1 Settentrione, &
4,0
■paiuauaratabricatalaL,itta,lelepaiuaiuioneaiiiiareiigiidmcnuiinjdivjv.n.v»im^"-j« �-                  1 r (f l>
il Leuante:pur che fiano pm attiche il lito del mare con ragione parer� effer fabricata, perci� che tratte le tolte X ac-
que al lui, fe ne corrono,* dal mare per le fortune ribattute nelle paludi,per narri mouimcnti faranno commoueia
doue perle amare mefcolanze ne i luoghi paluftn non nafeeranno animali ueleiiofi, & quelli che da pm alti luogM
uerfo 1 liti fe n'andranno per la no ufeta felfugine fi morrannojlo eifempio di quefte cofe fi piglia dalle paludi Ualli-
ce,che fono intorno Aitino. Rauenna,& Aquilegia,* altre terre alle paludi meine, che in ]�**fh\�°'1^�'
.nw,-�,0n-------� � 1
                 .         .'..., ^ f , ?, 1.          ______11___,.*; ^k�kn..nrJrni�iir�i bai e. oc non nanno
^ ■ Jdupua per giuttro nut�ia Iraitsm cal�a loro annis una n-uu^.v ,u «u^.,----.                             r;i^.�v^;
Vnagran parte del fettimoddk KepiArifloUMta di quello , che fi contiene in quetto Cap.cr negli altri fcgmnh dei prefente Libro jnanoi
non uogliamo 4 pompa empire if�gl�,ne difputar fot�lmente delle cofe dette da Vitr. nelle quali egli ha uoluto & Medico,
er Fuo/o/p epcre
{Innato, lo de fermerei tberka A Menon 1 luoghi di Cadiamone ella nafee co' nomi antiehi,et moderni^ dimaj�reret in pittura tljito e.
w R e
gione,neUa quale eiTer deut co�lccata una Otti ma perche io intendo,cke altri fi pigliano queflafatica,uokntUnla hjcuro a loro.Orca Hi
itone uoglw creder 4 Vitr perche no par conveniente confermare 1 detti di Vitr.co autorit� di Plinio d altrove forf� ha pigliato daVitr ^
queUo,chegh ha [crino � m che LeonbatiRa con ogni diligenza raccolto habbia molte,cr d�uerfe cofe ad un propoftto,coe pojjono
/«fK/4
re4curwfi difaper p�uo)trd, & ci� detto fia per ogni altra occhione, che mi poffa uemre,leggi Leonbatifa al fecondo dd quarto.
. DELLE FONDAMENTA DELLE MVRAGLIE, ET
DELLE TORRI.
                  CAP. V.
V ANDO adunque con quefte ragioni efpofta fari la falubrita de i luoghi, doue fi hanno � farele
cinte della mnra,* che per fouuegno.
tu. Tratta adunque in queito Cap.deM circonfcrettione di una parte della Regione,*? pero iraixa aeue mura. s>ieua amiponc u^^>
tura detto hauemo la necessit� di far le muraglie,hor a fx tratta delle fondamenta di quettejelk parti loro,ddlaf�rma,deUagrolfezz^
ri,
er figure loro.pr�dendo il tutto dal fine.Ma per applicare alle cofe,i,Princ�pi loro,io dico, che egli bifogna hauere le idee della Di
ne, er i termini loro,acci� che il tutto fu preuijto,^ prima confederato,ueniremo adunque alla pianta. I termini di effa fi fanno con li
anguli}queUa pzrte del piano fottopof�o,che tra due linee}! cottene toccandofi queUe,� ungula nominataci per� quattro anguhffa
-ocr page 29-
LIBRO
?o
linee,cbe infierite fi MgUmoJe i qu�i f� mofitr� 4 ckfciPnode i tre eguale Jori detto giuflo *? dritto) *? quelli3che del dritto furano minori,
tetti, tt acuti [arane chiamati; et i maggiori,krgh�,ob'lufilet rmWZZdt�.DsUe linee alcune fon dritte,et fono quelle,il mezzo deUe quali non
adombra gl�e&remv,*? che fidano nel pi� breut jjwtio egualmente tra due punti Altre fono piegate,®- quelle fono,che efcono col mezzo le*
rs dagliefiremi. Belle piegate alcune fono parte del circolo. Circolo � figura piana rincbiufa da una fola linea,dal cui centro,che � punto ini*
mobile nel mezzo, tutte le linee aUd c�rcof�remzd t.'iratefono eguali,
k linea piegata dagli Architetti � Arco chiamata, fi come � detta Corda
queUa,che paffa daWtmo de capi delk piegata Utfea. aU'atiro,Saettaf�<biama quellalinea, che dal mezzo della corda con angoli eguali afcende-
dUa circonferenza d�Fano;*? Raggio � ietti, quella linea,che dallo immobil punto atta circonferenza peruiene
. Dktnetro � poi quella, che
paffa per lo centr®,*? in eguali partii circolo diuide.lntero arco � Hfemicir colo.Diminuto � quello che � minor e,cio�,che ha la corda fua mi
nore del Diametroiiiwmgo�o
«$<foe«r chi diminuii, *? per� neUaf°Minit<�fa di dm archi incrocciati uno angolo,gli effempi delle predette
cofe fono qui fotta.
ta
lo ho uoluto dare i fopradetti principi} acci� che cominciamo,
4 ragionare con i termini di quefl'arte. Vitr. continuando
quello, che gli ha detto, con quello , che deue dire, il che �
figura della chiarezza ,*? purit� del parlare, dice in que*
Ho modo
,
Quando adunque con tai ragioni efpoffa. far� la fa
Inori t� de i luoghi3, doue fi hanno � fare le Citt�,
<3t che perfouuegpo di quelle elette faranno le
parti copiofe de frutti, & per gli acconciamen-
ti delle ftrade, & perle conimodit� dei fiumi,
0 uer� per gli porti del mare,fi potr� con le con-
dotte delle cofe commodamentc uenire, all'ho»
ra in quefto modo fi hanno � fare le fondamene
ta, cio�, che fi cani tanto, che fi troui il fedo,
s'egli fi pu� ritrouare, & nel fodo quanto ra=
gioneuolmente parer� per la grandezza dell'o-
pera, con quella cond�tione per�, che la pai
lMe4�rm4
# 4 Lkc4tmu
Angoli giuftl
20
Angul�largh�
Anguli firetti
©
h i K Circulo
hgi
g K
S
Imn
l m
n p
r
f
Diametro
Raggio
Centro
Arco intiera
Corda
Saetta
Arco fcerno
Arco compofie
te fotterra tenga fpatiomaggiore, &
rof»
fa fia, che i pareti fopra terra", & quelle fonda»
menta, empite fieno di fermisfimc pietre mc-
fcolate con calce , & arena , che ftruttura fi.
chiama,
Hora la natura de,i, luoghi porta foniti, *? fortezza, bo-
ra Varte, hora l'uno, *? Valtro : nel primo cafo egli fi de*
u� conofcere quello
, che di natura fua, e, buono , coin�
nel precedente Capitolo � {iato manif�sto, nel fecondo bi*
■in
fogna porre mano al difcorfo dell'arte, come fi dir� nelfeguente, ne uoglio hora commendare la confuetudine deUe genti Hraniere , che ho
ra nelle amplisf�me folitudini,*? diferti habitando,hora negli afprisfimt moti,*? tra le ofcurisfimefelue\riducendofi,*? alcuna fiata nel mez
Zo di larghisfime paludi,quafi attufiandofi,*? habitando luoghi flerilisfimi ,ficurifi chiamauano da ogni uiolenza, come fi legge ne' Com. di
Cefare de i Germani,*? altroue degliHirlandefi,lnglef�,*? Scocefi,non lodo iofimili auantagg�,perci� che non mi pare,che egli fi debbia di-
,
fiderare la pouert�,acci� che niuno ci porti inuidia,n� anco fognerei un poetico mondo,� terreftre paradifo,doue i fiumi di latte corranocele
fudando le querce,manna,*r nettare piouono i C�eli,perci� che all'humana necesfit�,f� pu� con mediocre,*? conueneuole habitatione prone*
dere,et quelle copie pi� pref�o dif�derare,c�xhauerefi poffono.Quanto aduque ricerca l'bumanagencratione, eleggafi in talfito la Citt�, che
ella fi notrifcd delfuo tenitoro,che non paffa di leggieri effer affaiita,�efia libera aUt fortite,*? che habbia le fopradette cadition�,dipoi bah
tifi cura delle fondamenta della muraglia,por quef�efare adunque io difcriuer� qui fatto paratamente,*? con breuit� tutta la ragione del fin-'
dare. Gli inditij di buono,*? fodo terreno. Che ne i luoghi netquali fi ha � fondare non fieno herbe ufate di nafcer� in luoghi humidi. Chenel
paefe d'intorno fieno fasfi acuti,*? fodi,*? alberi nafcenti folamente in luoghi afeiutti. Se no ui faranno acque uiue difetto. Se il terreno per
li pefi in terra gittati non rifuoner�,n� l'acqua in uafo alcuno ripofla per li cadimenti fi mener�. Le cauationi de pozzi oltra l'utilit� deWdc*
qua,*? della materia fegni daranno della fodezza del terreno, il fondamento non � parte della fabrica, imperoche benefbeffo la natura fenza
l'arte fuol darci il luogo fondato facendo il piano fodisfimo con alti,*? duri fasfi,doue non fa bifogno � alcuna fatica bumana. Circa il f�nda» $0
mento,chefif� dagli huomini, fi deono confederare. La diuifi�ne del terreno
, che � fatta fecondo la quantit� de i luoghi i quali fono alti,
basfi,pendenti, in q�ef�i da baffo fi deue il fondamento incominciare. Secondo la qualit�. La terra ha molte feorze, onde alcune fon coperte di
groffa,altre diminuta fabbia;*? altre di creta,altre di tof�,molte dighiara mefcolata,*? infine altre fono fecche,*? arenofe,altre humide,*?
mollty nelle fecche,arenofe,*f nelle molli farai le palificate/beffe, *?fode,*? quelle pi� prejlo col continuo percuotere, che col pefo de gli va*
firumenti,che noi becchi chiamiamo, *? da Latini fij�uce detti fono. Partimento. D�ffegna con linee i piani, che fi deono cauare per le f�nda*
menta, *? con lafquadra disegnagli anguli. Fa una croce di corde fecondo che dice Leone Alberto,*? nel mezzo fia fitto un chiodo,dal qua*
le ti reggerai,*? cofi farai le tue fiaccarne tirando il filo per ogni uerfo.
Regole per le fondamenta d'ogni fabrka . Configliati con i periti de i
luoghi circa la natura del terreno. Non ti fidar di far le fondamenta fopra mina. Egualmente caua, *? ifbiana il f�ndo deUe f�ffe, acci� il pefo
prema egualmente. Sia la parte inferiore pi� graffa della fuperiore imitandogli alberi. Conferua pi� il uecchio,che puoi,per non hauerti poi i
pentire.
Ne i luoghi molli per minore ffiefa,*? pi� f�curt� fi f�nda fopra i Volti. La palificata pa del muro il doppio piugrcffa, i pali Jbesfisfi* $9
mt,et grosfi per U lunghezza loro la duodecima parte,n� corti meno deWott4ua.Ne igr�di edifici lafcianf� alcuni fbiragli nel mezzo delie fin
damenta per �opera,fino alla cima,acci� che i uenti efehino. Ampiezza,*?giro della Citt�. Quanto alla dignit�. Si richiede ampia,populofay
*? ornata. Quanto alla fortezza. La grande da poche genti non pu� effer offefa. La piccioli da manco genti � difcfa,piuf&cilm�te pu� effer
rubbata,*? � piuficura al tempo diguerra. Quanto alla moltitudine. Sia capace della moltitudine, n� habbia molto di uacuo.Regole. Bifogna
fecondo i tempi far le Citt�, imper� che dalle maniere delle offe f�,che fecondo le inuentioni degli huomini tutto il giorno fi fanno,fi piglia f�r*
ma aUe �if�fe.Le offefe in fommafono,� uer� occulter� uero maniftjie,*?gltrefon di dentro la Citt�,*? altre difuori,altre uicine,altre lonta*
ne,*? per� bifogna,che tutte fieno confiierate,acci� che la dififa fia pronta,la doue atte mine,aWartiglierie, al piccone,aU'infidie, *? altre in*
uentioni bifogna fabricando prouedere. Le mura, *? fue parti. Gli antichi uogliono
, che fi facciano due muraglie lontane piedi uenti, *r tra
quelle polio fia ilterreno cauato dalle f�ffe,*?'bene raffodato,*?battutola in modo,che dal muro il primo parete fia alquanto inferiore, il f�
condo molto minore^ccivche dal piano della Citt� alle difife come per gradi s'afcenda,chiamanfi fbalti hoggi da noi. Non uoleuano la C ortina
70
dritta,ma non angulofa,acci� che il nimico in molti giri di muri entrato, fuffe per molti lati offefa ; legauano le muraglie, � incamifeiate , che
dich�no,con muri trauerfi,*? per la loro grandezza poneuano traui d'oliuaflro arfickti ,faceuano le f�ffe altisfime, e? piene, acci� che fa*
cilmente non fi uarcaffeno,riempiffeno,� minaffenower� � che le fecche fono buone per le fortite, *? conferuano le muraglie ; bifogna fempre
decommodarfi �,i, tempi.Cont�nuando la muraglia,la quale deue effer groffa,col fuo cordone,che � la fortezza fua, deuefi tifare ogni buona re
gola nel fondarla,*? fopra tutto ufifi la fquadra,il piombino,*? ogni altra mifura,*? modo con ogni diligentia. Dietro aUe mura uerfo la ter*
rafannofi alcuni fpronijhe uagliano affai per tener firma la muragl�a,penhe tra quelli fi fa un buono,*? fodo Terrapieno,*? lo Spalto, che
afcende,
-ocr page 30-
P R I M O.                                                                       ?I
■*jc rUc, onde fi fchiud grande fbefa,er fa buono effitto;oltrailfiffofifa tu contrafcarpd,con un muretto, chefoftentd ilterreno,acci� fini
meo non cefi di leggieri afeenda alla riua. Gli antichi ogni tante paffafaceuano le torri, come dice Vitr, � moderni fanno i Baloardi, canal*
Iteri
, qt k piatte firme, le porte fecondo il prefente bifogno, er alcune difife nelle muraglie, come fono le cannoniere, � bombardiere, le*
qmijonojpesj�sf�me,
er batteno la campagna per dritto, le Cortine neramente ejfer non deono troppo lunghe fenza Baloardi, � canapieri
trappoli,®- quando fuffero Infogna farli le piatte farmelo eff�tto de Bahardi,�, fiancheggiare la Cortina,
er batter la campagna ; i itti de �
'Edoardi effer deono dalla Cortina dififi. La coniitione iella porta � tale, che auenga iddio, che bifogni asficurarU, non per� effer deue in
modo, che prefa da alcuno di dentro fu d�fifa,
er ficura, comeffieffo e accaduto, che la fortezza detta porta � fiata cagione della prefa della
Otti; bene, �, nero, che k porta deue effer f�cura dal nimico,
er poter batter di fuori, la doue s'offerua nette terre ben fortificate d'Italia, che
le forte fm& afeofe, er ad effe non mettono capo leftrade, n� di corfo alla dritta poffono uenire le genti. Gli effier ti faldati non lodane il mu
ro alto, perci� cht�fottopofxo atte artiglierie, le quali rou�nandolo, empiono lef�ff�^ey con le mine danno la falita pi� facile al nimico. Fio- io
ra diro dehaftion�
. lodanf� i Baftioni di firma triangolare, tufo, ey la effierienza l'ha dimofirato ; deue effere il Bafiione ne gli anguli deU
.e muraglie^ perche poffa dif�nderei fianchi, ejrf�afuper�ore �gli inimici. Ma la fiamma del fortificare � ridotta � queflo da alcuni,che fcrit*
0 ne '!anf'0
, che il munire delle Citt� � quando che idifenfori fono f�curi, quando fi pu� uietare il nimico, er quando anco egli fi pu�feac-
_ o 3 fi ulctA cm i>acqua^ colfojfo^ ^ co\ mr0i) lafoffa uieta, er per la difcefa, er molto pi� per l'afeefa, quando ella � profonda ,crpre*
�'{■ *-«,©" pi� dyuna, l'acqua fortiua ne i luoghi non fi pu� kuare,fe � alta anniega, f� � biffa fa fdrucciolare, impedifee i fuochi. La mura*
Mltetffer deue graffa, � fatta con le ragioni, che ha detto Vitr. che molto bene ferueno anco a no&ri giorni ;fcacciaf�
, er fi tiene da lungi il
nimico con le torri, Baloardi,argini,cr ftmil cofe fatte col predetto modo, la ficurt� parimente de i difinfori � pofia nelle piazze di Baloar*
i, ne. muro ben fatto,
er ordinato in modo, che � fuochi, i colpi delle artiglierie quanto pi� fi pu� fi facciano nani, er per quefie cofe ben
auuertite fi comprende molto bene quello, cheio ho hauuto in oppinione,
er che anco mi � fiato confirmato dal giuditio del Conte Giouangia*
copo Leonardi, che chifaceffe la f�rtificatione fecondo il modo prefcrittoci da Vitr. ritrouerebbe grande beneficio anco � noirigiorni, anzi
*o
e i non auertifie �quetto,chefaceuawgli antichi nel fortificar vaoderno,non la intende^ per� dice quelgiudiciofo gentifhuomo, er hono-
» ato CauaUkri^che tutte lefirtificationifianno in quefie cofe, che fono la Cortinari Fiancodl Foffo,la Strada, er Piazza ouefi poffano ope
rare le genti,
er le machine, che difendono, er tutte fi uedono notate da Vitr. Vediamo, che ci infegm come fia da fondare, er come da ti*
ur k muraglia ad alto per farla ficura,
er che eglifcopre il contraine molto meglio di quello, chefacemo noi per quelle parole.
:Clatlra difpofitiquemadmodum ferra dentes.
^moj tra d Terrapieno, er per qual ragione dif�dera lo Sprone come denti iunafegd dicendo.
Et ih-eTUp
?rlaaum 'tunc ita °«e«s terreni magnitudo.
eh
             ' � ^^ tiff^'Z*trdu<&* �i quei tempi,zr nofiri, che V Autore loda il Torrione tondo come pi� atto � refifiere ah ma*
e me oppugnatone, bkfmagli anguli, perche fono pi� disf�pabili, er coprono gli inimici, che non poffono effer battuti da due lati, come nel
dritt '
^ ■ Uii�rtimo hmt la medef�ma dottrina ferue a nofiri tempi, perci� che fiatilo tenuti a fuggir gli anguli tutti, fiano piani di linee Ja
che f�}CUmi "Caf'' °ttUfi comePfianoi Fumo bbligati tirar le faccie de i Fianchi de i nofiri Baloardi con fuggir piu,che fi pu� gli anguli, per
defimo daT
,"�* m% l�Qrc->che nonfa iugulo Jlquale pu� effer tagliato dall'' artigliar ia,che farla luogofenz* dififa. Fa lo angulo il me*
nolire arthli't^
f " ^'T ?emocfce il nim�co refia coperto, ci mofird il Fianco, ilquale con la regola degli antichi paterno effequire con le
4pUcandoquMa dlT° '"^f10 cheP^ difianti uno tiro di facto, che il nimico pojfa efier ofififo dalla dejira,
er dalla f�mfira. Noi
fiigare colui che prefuT^ ,U^n^C4tione^cmo U di^nzd di modo 'che U n°^U artili4ri*°8*niia dci dm kti » C che P# C<1*
poi che uuo�e che i A% r .fabricitre
* terreno tra Vuno,ey l'altro Fianco. Le Torri che ci mofira,�,ragioneuole,che fuffero ficure,
fue fratte gasila d ( ^n'm^osPnoft<iruiPer la difefa.
Ne �foldati, ne le machine fiate fariano con ficurezz* f� n�nhaueffero hauuto k
l'Autore uedr * C'eC^nd°^°MAde�ie machine deferitte nel Decimo Libro. Noi f�haueremo quefiaconfida-adone fecondo la mente deh
fa fi deono l T°� r
" moPr4'che lefPatle de nofiri Fianchi effer deono ficure, le piazze di quelli fpac�ofe. Hauemo anco di qual modo
feudo
n ' f <a tC douemole>che nonfian ritte, ma curue, di modo, che il nimico effer poffa off�fo dal lato def�ro, oue non era lo 4<s
tamente co� i . ° Wf* Vertenzafaremofempr-e le noftre fortite, che fuggiremo lo rifehio, che il nimico non potr� entrare mefcola*
che haue cT'V ^^ ^Ttezzd->com
«ofre uolte auuenuto � quelli, che non hanno hauuto quefia confideratione. Vuole anco Vitr.
modo ^ '?*yJ4&rmdi$f�mii confideratione atta qualit� de fiti,nei quali fi fatinole Fortezze, perci� che non fempre fi procede � uno ifteffo
piano
d/T f*trommo «« luogo eminente bafiano i Terrapieni con Valtezze detta Torri, ma ne i luoghi 4 quali il nimico pu� uenir �pi� 7
«ere il {L U°f ° ' i^nd-> chef�a da fare ilfiffo, perci� che grande � il uantagg�o del nimico contra una Fortezz^q^^o eglifi trotta ha*
no i difenf
d'°' C°H ^ut0 de^ �m^c *e machine oppugnatone pojfanofare la offefa maggiore, perche con l'alto fi feopreno i luoghi ouefian*
fono an-l
" n ■ ^ mitc^ne->uenZono battutt,cr leuat� dalle difefe,come � tempi nofiri fadamo fimilmmte con le artiglierie.! luoghi'tpiani
lied ti-
' A ^''0jI ' fc $ nimico n�haueffe ilfofio,percbe � un tratto fAriete, er l'altre offe f� effir poffono fiotto la muraglia, Mofira come
due fu
F°?iezza,cheft trouer� in luogo alto n� hauer� bifogno dif�ffo,come faltredmperoche congradisfimo inc�modo fi con"
tichi
,im:;!!5er le machine cotra iluoghi,che fiano.inmonte.Sintilmente noifactmole due muraglie alcuna uolta,comefaceuanoglian* ^0
tra�u /■ ' p quando per leffiaile della muraglia non hauemo ilfito pari, come ci b�fogna alzare,facemo il primo uerfo il nimico con i Con*
tener a
' r m° m ^tro mro mtro id terra, per fof�ener il terreno, perche alzindofi ci dia commodit� da poterui mettere l'artiglierie,^
" mt�chi cofi fabricarono in moki luogbi,oue poi hauemo il Terrapieno dopo le
facemo altroch� la fola muraglia,che uolta la faccia aWinim�co, che quando
i uia fenza hauer �falire per unafirdda, � per due pofionoageuohnente per
tempi" "ma\7oh
^ l°C° C°n ^ ^M mc^ine - 'Qif^e cofe conf�rmi fono � quelle, che io ho fempre giudicate effer di V itr. er de noftri
egli fa delle ^rtif
*"" C0f,O' dimatide il detto Sig. Giouangiacopo ci far� uederefopra la prefente materiadmperoche in un Libro,che
del Libro iopaner�
'[» °^e 'tm^ ^fl^atta particolarmente d'ogni cofa,ne ci lafcia defiderar altro nella prefente occafionejolo infine
ciato � nonuenendo 'ru
* ^^ m:fri<t tramta ncl L^r0 dette fortificationi,acci� che uenendo egli in luce,fu con pi� defiderio abbrac*
Le Torri Ami,* �fr.-g r bummil^iofifapiano,che cofa auuertire,er conf�derar fi debbia n�tta materia del fortificare.                           
■■-<«- i. ui.il utono uicir rumi A^��'^ j- j 11              or                U             >5r ■              \ 1        . *..... �
famente aimicinarf 11         ordme deiLe mura, & {portare nella parte etteriore,accio che uol�do il nimico impetuo
ferito. E»li pare anch mi1ira§lia>^a da °§ni Parte ne S1' aPerti Fianchi dalle Torri con pietre,& altre cofe da trarre
re il mm-o' ina coli di f ^ prouedere fi debbia grandemente,che il nimico non habbia facile lo adito � oppugna-
camino uadino alla fi °ft PreciPito^ circondato ha,& prouifto,che le uie no fieno alle porte drizzate,ma per torto
dillo rr�� -n(1«-fn ^"^pcrche quando ci� far� fattola delira parte di coloro, che andranno alla Cittlche non �
^eiicolld^
modit� aip~.h«*. r# AAVurr�Z''* ucro Portiir dmtY0 k co'c nccwrie,fi per il umere,come per la difenfion�,^ perche netta com
ctuanL mtUndeU flrJ e Pericolone il nimico n� faccia ilfimile,per� � neceffario,che le porte fieno difefe,^ ficure, Me fi fari
ZaldlrT n°rarT
7 Ti t******* ^ d^o ■ �* «- P^finte materia � � giorni nofiri conuln eZ er � cofa degL d i ?a
KenolH?11?� dd dft0 hm°rr» dcm° come ho delt0 iht0 ll SlS<Conte ^niacopo de Leonardi huomo netta dijciplma militare noti
Popofio VitruS �CC�Uente^^necltO�mem^tor� & Mie le cofe, ilgiuditio delqualefi pu� defiderare, in quello Anhitetto,checi U
il nimicolf °ACl &rC n°n *lVadrate'lie di anSuli>che efehino fuori, ma deono pi� prefto girare, acci� che da pi� parti
«luto ha, perci� che quel luogo,di doue cleono gli anguli co difficuk� fi difende,imper� che lo angulo,�,
C �i pi�
-ocr page 31-
i
,%                                                                      LIBRO.
pi� pretto in di f� fa del nimico,che del cittadino,Ma la groflezza del muro fi deue fare in rnodo,cbe gii rinomini arma
ti fcontrandofil'uno con l'altro fenza impedimento posfino pailare, pure che nella groflezza del muro le taglie eli
Oluiaftro bruilolate, & incaftrare fpesfisiime pofte fieno, acci� che amendue le fronti del muro tra f� come Fibbie,
ck chiaui con quelli pezzi tagliati infieme legate durino eternamente,imper� che � rimile materia,ne pioggie impe-
tuofe,n� tarli,ne uecchiezza poffono fare nocumcto alcuno,ma & in terra fepoita,& polla in acqua dura lenza dan
no in fempiterno, & per� no folamete nel muro,ma nelle fondamenta ogni parete.che fi far� della grolfezza del m u
ro,fe Con quella ragione far� legato,non fi potr� di leggieri intaccarcele uitiare.Gli fpatrj da Torre � Torre n� fieno
pi� l�tani, che un tirar d'arco,perci� che f� da una parte far� la Torre battuta,dalle Torri, che fatano da l'ima, & l'al-
tra parte co haleilre,& altri faettameti fieno i nimici fcacciati.Et anchora per lo c�trario il muro di dentro delle Tor
ri,deue effer diuifo con interualli, & fpati] tanto grandi quanto faranno le Torri,& le uie fieno con le parti interiori t0
delle Torri di traili c5tinuate/& congiunte,n� per� fieno alcuni chiodi,� ferramenti da i capi c�ficcati,perche q pari
do,i,nimici dalla parte di fuori haueranno prefa alcuna parte del muro,quelli che faranno alle difefe potranno taglia
re le dette uie, & f� faranno predi no lafcieranno palTarei nimici all'altra parte delle Torri, � u�; o della muraglja,fe
forf� quelli n5 uorranno andare in precipitio.Bifogna adunque far le Torri,� uero di forma ritonda,� nero di molti
anguli,per� che le quadrate di leggieri fi gettano � terra dalle machine, perche gli Arieti urtando rompono le canto*
nate,ma nelle ritonde fpignendole uerfo il centro come cunei non le poilono offendere. Appretto di quello le difefe
delle muraglie, & delle Torri c�giunte � gli argini,& Terrapieni grandemente fi cu re fono,imper� che ne gli Arieti,
ne le Mine,n� altri inftrumenti li poilono fare offefa : ma no in ogni luogo fi richiede l'argine, ma folamcnte la don e
dal di fuori da luogo alto � piede piano fi pu� uenire� oppugnare la Citt�, & per� in tai luoghi bi fogna prima caua
re le fofTe di larghezza, & di altezza grandisfima,dapoi efier deue il fondamento del muro deppreilo , «Se calcato tra iC>
lo alueo della fofla,& fatto di quella groliezza,& che egli pofla facilmente follenereil carico dell'opera terrena,& an
chora dalla parte della fabrica di dentro uerfo la terra deuefi fare il fondamento per ampio fpatio diitante da quel di
fuori in modo,che le compagnie posfino come in ordinanza nelle difefe fermarli fopra la larghezza dell'argine ; ma
poi,che in quello modo dittanti l'uno dall'altro fatte faranno le fondamenta, all'hora bifogna per lo trauerfo farne
de gli altroch� congiunti fieno col fondamento di dentro,& con il fondamento di fuori,difpofti come pettini a gui-
fa de i denti d'una fega,perci� che quando in quella maniera far� fabricato, & fondato il muro, all'hora fene haucr�
quello commodo,che la grandezza del pefo in picciole parti feparata,uon calcando con tutto il carico,n� potr� per
modo alcuno ralientare,& far ufeir dal �lio luogo di fotto alcuna cofa.Ma della muraglia,di che materia far fi c�uen
ga non fi deue in quello luogo altrimenti determinare,perci� che no fi pu� per tutto hauer quella copia di cofe,che
fi defideraj ma doue faranno i fasfi di lati,& di anguli eguali,& di piana fuperficie , che quadrati fi chiamano,� uero ?9
il filice,� uero il cimento,� uero il matone cotto,� crudo,queile cofe fi deono ufare,perche non fi pu� in tutte le par
ti del mondo,& in tutte le nature de i luoghi,perche i muri durino eternamente fenza difetto; adoperar quello che
copiofamente uiene in Babilonia.doue in luogo di calze, & di arena,fi ufa il bitume liquido,& di quello, & di cotto
matone � fatto il muro della Citt� �
Leggi il terzo Cap. deWOttauo Libro,cy qui confider� U figura defcritta,che bene dar� ad intendere quanto Vitr.commandd, cr p. uede i pre*
cetti degli antichi non effer molto lontani da i nojiri,come ho detto difoprajl retto � fiato anche afai copiofamente dichiarato di fopra.
CAP. VI»
-ocr page 32-
PRIMO.                                                                           n
CAP. VI. DELLA DIVISIONE DELLOPERE, CHE SONO DENTRO
LE MVRA, ET DELLA DISPOSITIONE DI ESSE PER
SCHIVARE I FIATI NOCIVI DE I VENTI.
IRCONDATA la Citt� d'intorno con la muraglia feguita il compartimento intcriore delle
piazze, & de gli fpatrj,& il drizzamento delle contrade,& de i capi delle uie alle parti del Cielo.
Dapoi che Vitr. ha trattato della Regione, che era la prima cofa tra i principi pertinenti alla fabrica, er dapoi, che ha te
dimof�rato, come fi ha da pigliare una parte detta Regione,?? circondarla di difefe, crmunit�one di muraglia
, con ra*
gione egli uuole insegnare � compartire il piano rinch�ufo da tutto ilgiro detta Citt�,
er prima confider� il comparti*
___________ mento, quanto appartiene � fcbiuar le co f� noc�ue, er quejlo nel prefente fejlo Cap. dapoi quanto appartiene atta di*
Jtributione, er iiffenfatione de i luoghi, er quejlo nel. v n. er ultimo cap. del prefente Libro. Quanto adunque s'affretta al comportimene
to del piano per drizza le tue,
er le piazze, acci� chefifcbifino i noiofi, er dannof�fiati de i uenti, dice Vitr. Prima con ejfempi facendo»
ne auuertiti, che alcuno danno ricetto 4 i uenti nonne intrauenga,dapoi difcorrendo fopra la natura, forza,nomi,numero,o- fito de i uenti,
per formarne poi certa,v terminata figura,acci� chefappiamo con quella reggerf� nette dritture dette contrade, dice.
Dnzzerannoli bene, f� prudentemente faranno efclufi i uenti da i capi delle uie, perche i uenti freddi of
corrompono, gli numidi nuocono, per ilche pare, che fi debbia fchifare quello diffetto , & fi conuenga hauer cura,
che quello non auuenga , che in molte Citt� fi fuol fare, come nelFIfola di Lesbo il cartello di Meteline e fatto ma-
gnificamente , & con molti ornamenti, ma pollo fenza ce .ifideratione, perche in quel luogo foffiando l'Olir� gli
nuomim s'infermano, foffiando Cauro hanno la tofTe, foffiando Trammontana fi rifanano : ma nelle piazze, oc ne
* ca.PJ delle "ie flar non poflono per la forza del freddo.
Lejboeifola del mare Egeo detto Arcipelago, uolge cento, ejrfejfanta miglia , erba la fua metropoli detta Metelino, dalla quale hoggi tutta
l ifola � nominata, bene � uero
, che hora � priua degrantichi ornamenti,?? � andata in mina. Giace Metelino uerfo la Trammontana,uerfo
ponente � S. Theodoro, uerfo Garbino il colfo Catoni,
CT tra Sirocco, er Leuante il colfo Hieremidia : il fito di queBa �fola � altroue deferit
to da noi. Metelino adunque e malfidato, e compartito, per cloche �fottopojlo � i uenti, de quali la maggior parte fono mal fani, pero nel
compartimmo bifogna hauer confiderat�one 4 i uenti
: Da queflo precetto Vit.fi piglia una occafione bellisfima di Tilofofare d'intorno ad una
materia non men betta, che difficile, percioche bauendo dimoBrato per effempio di quanto nocumento fiano i uenti,
er udendoci infegnare �
romperti corfo loro con i capi dette uie,<zr col compartimento dette Brade, egli entra � ragionare de i uenti.
8 ifogna adunque fchiuarc i noiofi
pati de � uenti per fuggire quelle incommodit�, che ci portano le uarie qualit� loro come dice Vitr. ejfer auuenuto � Metelino,
er come bog*
gidifi uede agl'Orzi nuoui, fortezza de Vinetianiful tenitorio di Brefcia . QueBafu fatta tutta di nuouo,
er compartita, ma fenza confi*
deratione alcuna de i uenti, la doue tutte le uie di fatto fono drizzate quafi con deliberato configlio � ifoffi de i uenti,per la qual cofa gXha*
manti patifeono grandemente.
Ori V >° ^ 0nda� 2'*"'Che fcorre COn sforzeuole mouimento.
(T ■ C°Jni1lCM 4fil°f0fire fopra, la natura, er la qualit� de i uenti, dichiara prima che cofa � uento, er poi da che nafee, prouando con
e})<-ttipiofen)ibile effer e il uero quanto dice -. il uento adunque � onda dell'aere. Si come l'onda del mare � una parte dell'acqua unita,
er rac*
colta, che uerfo alcuna banda fi muoue, cofi uuole Vitr. che il uento fia parte dell'aere in f� ristretta, che in alcuna parte fi pieghi,
er per�
ha detto che il uento � onda dell'aere
, che con sforzeuole, er grande mouimento fi commoue.
gli nafee quando ritroua l'humore, & lo impeto del femore da f� tira,& efprime la forza dello fpirito, che foffia.
itr.cerca in quefto luogo ilnafcimento del uento,?? uuole, che quando il calore per alcun modo ritroua l'hum�dit� per la calidit�fi mandi fuo*
ri a forza detto Spirito, che foffia. Pare quej�a cofa ejfer uera per lo effempio, che egli prende, ma inuero non � cofi
, come egli dice , ne fi
f*o intendere il nafcimento delfoff�are per le parole di effo
. Io ejfroner� prima l'oppimene di ejfo autore,?? le parole fue, dapoi breuemente
Et c°r ' U(\l termini^a fil°f°fia tratter� la prefente materia, perfatisfare � glijiudiofi del uero, dice adunque Vitruuio.
" 4°dan flei° climoftra dalie Palle da uento.aeolopils nomimte,& con gl'artificiofi rittrouamenu delle cofe fi trag
tisfimoC oC1Te ragni del Ciel° <�llanto � uero della diuinit�. Fannofi dette palle cauate,& hanno un punto ftret-
fan '           ^ u U1 fi mette lac<ua » quelle al foco fi pongono. la doue prima, che fi fcaldmo alcuno foffio non
t. r' mra p01"' cJe commciano � bollire, foffiano grandemente, & m quello modo da picciola, & breuisfima uedu
Parli pU0.iapere' & , Smditi° delle grandi, & immenfe razioni del Cielo, & della natura de i uenti.
conV argrmC"t0 4 VitT'U ®erUnW * noter prouare il nafeer de i uenti dal calore, che opera neUa humidit�, pero egli f� ne � refiato
io d °^lm,e''°Pracleit:d,
Cr in uero, come ad Architetto fi pu� permettere ogni ragione di quej�e cofe,ma f� egli,� altri uolcffe contendere,
<tuel7 $
\Ir Cde 'tem�n� de^Architetto,come eglifieffo dice nel primo cap.dcl prefente libro, lo bauendo promefjo difatisfare in
freddo
f"rfe e^erio de Zli ftutiof�,diro breuemente,che il uento � uapore detta terra, che afcev.de all'altezza dell'aere, er fcacciato dal
SO
f
ifumi,
figura
la pi
qu<
mini
remo
co
temnte lo percuote. Per intelligenza di duello, io dicoxhe il color del Sole, er d'altri corpi celejlt ha uirtu di trarre dalla terra al
CI fdunue h<* uirtu di tirare afe quel uapore,che � caldo, zrfeccojl quale tifato dalla terra,per ejfer di natura difuo* so
(tante- cy daTJr l ° ^^ <* 4cendefin,che egli ritroua quella parte di mezzo dell'aere, che � fredda per ejfer egualmente di*
poi il Freddo come ^T� * * ^ del Sole>che daUa tem do^ rifallfcono>V dd fcruore d^fuoco, elemento fuperiore,rittrouando
difeenda er ber^T° ^SiC' °"hMendo il MPore ^tura difuoco cercu Purc di ^etndere,mi ejfendo ribattuto dal freddo �forZa,che
tale 'inclinZ hi Contr<i^0 e d*'i lati fcacciato, er in giro fi mone per la uiolenza fattagli dal freddo, che lo ribatte in gtu,w per la natii
freAA* u ■ n           P°m 4fl''»/«,er per� il uento non � altroxhe uapor caldo,^ fecco mojfo da i lati circa la terra per la ribattuta del
uento fTt mZZa.MParte all'aere, <y f� bene alcuna fiata chiamiamo uento l'aere mojjo,comefi uede dalfojfiare de i fiotti,^ dalfarf�
tmf °a ?� n°n C {>fr°,che tl "etto fia mouimento dell'aere, perche pu� Bare, che con il uento fi muoia l'aere ,cjche il uento per� non fia
onaa maertt cerne dice Vitruuio. Ma che il uapor caldo, er fecco fu principio de i uenti prouafi pertrefegni, il primo e, che per l'abbon*
in?MiUmt) nnpx>mno c«l<le, o-fecebe : il fecondo e,che i grandi uenti fanno ceffare le pioggie, il terzo e,che uengono pi� uenti di
imi nel mondo cio� dal Settentrione, Meriggie, er dal Ponente,che dal Leuante, perche in quelle regioni fi troua maggior copia di uapo*
». Quejhfegm pareno al primo affretto contrari att'ejher lenza, �T prima, perche quando fono i grandi uenti, pare che regni freddo maggio*
f ,<fapo» non fi uede chiaramente, che gl'buomini ribaldati cercano farfi uento per raffreddarfi, adunque il uento � di nitura freddo. Rifton*
0 « primo detto, tlfreddo,chefifente dal tempo che foffiano i uenti,nafce per la mejcolanza, che fanno i uapori caldi, &feccbi,con i freddi,
CT humiii quando s'incontrano,.?? anebo Ma freddura, dell'aere, con ilquale i uapori fono mefcoUH, pu� anebo ejfere,che il uapore caldo,
C Hi er fecco
-ocr page 33-
S4                                                                         LIBRO.
& (ecco fid mutato per lo freddo,che egli trotta nel mezzo deUaere,ma celando il uento il paefe ref�a afciutto,^ caldo, A l fecodo io dico,che
per lofarf� uento egli fi tnoue l'aere,
er fi rifirigne, ilquale e pi� freddo, che il corpo humano rifcaldato, v per� � desiderato, il uento adm*
due e uapore ekuato,& fcacctato,et fi come il fiume nel principio preffo alla fonte � piccolo,et allontanmdofi dalla fua origine,per lo mgreffo
d'altri fiumi diuenta maggiore, cofi il uento uicino al luogo, otte egli fi leua � poco,
er partendofi � molto ritrouando fernpre altri uapori di
mono, ne prima il uapore diurne uento, che egli fu fcacciato dal freddo dell'aere. Muouefi in giro per lafopradetta cagione fs far k anco f�
guendo il mouimento delle ileile,
er de i pianeti, che lo muauono,l'effempio di vitr .delle Palle dette teolopil�, fifa in quefto modo, che effendo
rinchiufa l'acqua,
er al foco pof�a.comincia � poco a poco aUargaf�,et dilatarfi per lo c�oreJmp'er�cBe propio � dai caldo allargare , come �
del freddo rij�rignere,lo allargare fa,che le parti dell'acqua pi� denfe,diuentino pi� rare,crper� ricerchino luogo maggior e,come parti, che
per lo calore peno aere diuentate, da quefto procede, che crefeendo il caldo, le dimenf�oni dell'acre crefeono fimilmente,z? effendo in poco u�
fo rinchiufe,
er uolendo ufeire trottano l'ufeita p�ccola, doue con uiolenza muouono lo ffirito, cr foffiar.o grandemente, er quejlo � quel p� io
co,che io houoluto dire della natura, er origine de i uenti. Ma quanto appartiene alla nauigatione rifletto � i uenti, lafciafi � marinari, f�*
condo quello fi dice.Hauita de uent�s.
Perche f� i uenti faranno elclufi non foiamente � i fani renderanno le habitationi falubri, ma ancora f� per altri diffetti
ci feranno delle infirmit�, le quali ne gl'altri luoghi falubri li curano con contrarie medicine, qui per la temperata
efclufione de i uenti pili ageuo�mente feranno curate.
Ottimo rimedio farebbe nel predetto luogo degl'Orzi nuoui alle molte infirmit�,che uengono � gl'habiianti di quel luogo, eyfbeciahnmte rapo
ftemme,lo drizzare leflrade,co<,ne ci dimostrer� Vitr. per efcludere i uenti,
er in nero il uento genera molte infirmit� t ecco vitr. il quale
dapoi,che hafUofofato circa la natura de t uenti,comincia ancho �fare il Medicoviarrando gl'effetti di quegli,
er dicendo.
I mali, che difficilmente li curano ne i detti luoghi fono la grauezza, i dolori artefici, la tofTe, la puntaci tifico} l'ofcirc
il fangue,& l'altre infirmk�,che con lo aggiugnere, & non con il minuire fi curano.
                                                     za
barrati i mali, che uengono da i uenti � difficult� di cura. Vitr.rende la ragione, perche cagione quelle fi iettano difficilmente, er dice.
Quelle diff�cilmente fi leuano,prinia,perche uegono dal freddo, poi perche indebolite le forze dalla egritudine lo aere
c�moiTo da i uenti fi affottjglia,& unitamente lena da gli infermi il fucco,& quegli rende pi� noti, & eftenuati, ma
per lo contrario l'aere quieto,doke, & ripofato, & non agitato da i uenti � pi� deofo,perehe non foffia, ne ha fpeffe
commotioni per la fua iiabilit�,aggiugnendo � i membri de i corpi notrifce,<Sc riftora coloro,chc fono da limili infir-
matati oppresfi.
Ogni infirmit� nafce,� dallo ecceffo,� nero dal mmcamento,curafi dal contrario riempiendo otte manca,zx leuando oue abonda,uuolc Vitr. che le
fopradette infamit� lunghino dadtffetto.O" mancamento dicendone la ragionerie lo aere affottigliato per l'agitatione de i uenti dfeiuga l'hu
more de i corpi,?? gtinde'oolifie,?? ilfreddogl'ofj�nde,perquet�o riuolgendof� al ccntrario,uuole,che l'atre dolce,?? tranquillo gli riempia,
CT notr�fca,izrfid ottimo rimedio alle fopradette malatie. Grauezza � humore,che difcende dal capo, ferra le narict,ingroffa la uoce,cr muo ?o
u� la fecca toffe. t�ippocrate chiama tutte le dijliUationi,crgrauezzc Cryzas. 1 dolori artetici fono pasfioni di quelle part�,che fono appr�ffa
le giunture,®' legamenti,
er fono nerui,offa,w uene, dubita Galeno fopra ilxvi. aphonfmo d'Rippocrate nel in. Libro, che cofa ueras
mente s'intenda per quefio nome ariheritis ufato da Vitr in quello luogo,cr dice in quefto modo.
Degna col� adunque cercare : Quali pasfion di ner,ui,ck di legatura detto riabbia Hippocrate farli nelle liceit�, per-
ci� che f� le ficcitadi immoderate balleranno confumata la humidit� de i legamenti, le faranno un certo mouimento-
difficile per la liceit�,& forf� alcuna fiata apporter�no do�ore,ma non faranno per� quella infirmila, che � detta Ar-
thritis , fc forf� alcuno non uuo�e nominare con quello nome ogni dolore di nerui.Ma il medefiroo Hipp.nel fecort
do Libro delle Epidimie dice in quello modo.Qu_�lli,che per farnenell'Ifola Acno, che nel golfo Arabico; mangia-
uano de legumi,haueano debolezza di gambe:& quei!i,che ufauano per cibo la uezza, patinano dolori nelle ginoc-
chia: quefti Hipp.non chiama arthetrici,ma doglio!! delle ginocchia. Ma forf� alcuno dir�,che arthritis fi chiama il 4»
dolore non di una giuntura, � neruo folo, ma di molti infieme.
Ut,in Latino � detto morbus articularis,et queita � la dubitatane di Calmila quale � pofta lafolutione nell'ultima parte.La pleuritide � apoflema
dentro delle cofie,chiamaf� la punta, Pt�fisfono le piaghe infanabih del polmone,dalle quali con piccola febrefeguita la efienuatione di tutto il
corpo,?? poi la morte ceffando lojfuto, L'ofcire ilfangue,cioe lo ff Mar (angue � detto in Greco Aemophtifis,?? fi caufa daf�ccit�,
er lefo*
pradette infirmit� fi curano difficilmente rifletto'alli uenti,?? per� Hipp.nel iij. Libro dieejn quefto modo,al quinto Apb.
I uenti Auftrali affordano,i ngroffano la uifta,fanno pelare il capodanno lenti,& pigri grhuomini,& li difcioglieno,&
quando anderanno quelli tempi nelle malarie fi deono afpettare fimili effetti : Da gli Aquilonari, & Settentrionali
uengono le tosti, lo effer rauco, durezza di uentre,difTicult� d'orina,gli horrori,& i dolori delle cofte,& del uentre.
%,a ragione delle predette cofe e come dice Ga. perci� che i uenti Auftrali riempierlo, c?otturano,percbe feco portano grande bumidit�,laquak
riempie g�'m&rumenti de fenft bumani,?? pigri fonnacchiofi,cr aggrauuti reflanoj Ma per li uenti Settentrionali,per{temperatura de gl'in*
$0
firumenti,che feruono alla reffiratione,??per l'afbrezza delle canne nata, idfeccof? dd freddo jiengono le predette infirmiti, er quefto ci
pu� ballare per bora, il reUo copiofamente da medici � trattato.
Piacque ad alcuno, che i uenti fuffero quattro.
Comincia Vitr.� narrare il numero de uenti,^ fecondo l'opinione di diuerfi dichiara la fua intetttione,laquale noi poneremo difiintamke,0' con
le figure fue fecondo la diuerfit� de nomi,
er il boffolo da nauigare, pergiouare alti praticanti dell'arte, dice adunque Vitr.
Dell'Oriente Equinottiale, il Solano, detto da i pratici il Leuante : dal Mezzod� l'Olir�, dall'Occidente Equinottiale,
il Fauonio detto Ponente ; dal Settentrione, la Trammontana,detta Settentrione.
Per la intelligenza delle cofe dette, er di quelle che s'hanno � dire circa il numero de uenti.�o dico,che fono trentadue nomi di uenti praticati nella
nauigatione -,
er la ragione perche fi da quefto numero � come dice Pietro da Medina, perche imaginiamo la ritondit�. del mondo effer diuifa iti
parti trentadue,
e?' � ciafcuna di effe f� le affegna un uento,alqualef� da nome d'intiero, � mezzo, quarta fecondo quella parte, da che ci 6®
pare,che uenga il uento,deuef� per que&o fapere,che tutto il giro del mondo tiene quattro parti principali, che anguli, � regioni fi chiamano,
come in quefto conuengono i
Fi!o/o/�,er Afirologhi con i Sacri finitori. Quef�e qnattro parti fono, er cono/cwre,er nominate,con quattro
uent�principali,cbefoM,Leuante,Ponente,Oftro,cyTranmontana,cbiamatidaVitr.SolaM4,Tauon�MiAufter,SepU^^
che i uif� leua il Sole quando � l'Equinottio, Tauomus,perche fauorifee alle nafeenti cofe,
er con altro nome � detto Zephiro padre de i fiori.
Septentrionalis, per le fette Stelle dell'Orfa minore, Aufier,perche tragge i'ncqua,®-gl'humori. La figura di quefti quattro � quifotto con i
nomi ufitati nella nauigatione
A Leuante B Ponente O Oftro D Trammontana, orfano nel primo circolo.
Quefli quattro uenti ne hanno altri quattro collaterali,^ fono copofti di quelli, pigliando il nome daUa met� di quefii ciafcuuo , il primo � fra'J
Mezzod� er il Leuante;dalnafcer del Sole l'inuernata Eurw nominato,come adire uento Leuantino.Tra il Ponente,cr il Settentrione euui
quel uento, che Caurws, � uero Carm fi chiama
, perche rinchiufo del coro de ineriti, er dal uemo Occidente, tra l'offro, SJ il Ponente
euui l'Affrico dall'Affrica, donde uiene chiamato. Tra'l Settentrione
, er H Leuante � l'Aquilone, perche confirigne, disfipa le acque, la 70
figura di quefli otto uenti �fegnata nel circolo di mezzo, <zrfonofsiroccog Garbino h Maefiro 1 Greco.
Queili otto uenti fi chiamano uenti interi, er principalit� quali ne fono altri otto fegnati, che fi chiamane mezzanini, non perche fi eno
di manco f�rza, che i primi, ma perche fono trappoli,
er tramezzano gl'otto fopradetti. Quetti fimilmente prendono i nomi da i uen*
ti
j che gU/onotU ilati : il primo e' iuh Trammontana, e/ Ip Aquilone ; il fecondo tu il Leuante, er l'Aquilone i il terzo tra il Leuan*
te>ej*
-ocr page 34-
PRIMO.                                                        »
*,erfi^atf«»toMrQjiw\crr^^
Cauto, er il Ponente, Vottauo tra il Cauro, er la Tr ammontari*, ne/ Wso circolo.                         _                                ' ^
Tr« quelli fedici miti,�tri fedici figurati fono, che fi chiamano quarte ciafcuno de gli otto principali tiene due quartitcoMerah wm*
[cuna quarta prende ilfuo nome dal uento memo
, come farebbe � dire la Trammontana tiene due quarte, quella, che jla alla parte ad Gn*
co fich�ama,laquartadiTrammontana uerfo Greco, zr quella che j�a alla parte di KaeOroJ� chiama la quarta diTrammontana uerfo
Uaefiro
, crtofi il maeflro ha due quarte, quella, che � uerfo Trammontana, ft chiama la quarta di Uae\tro uerfo Trammontana er
queUa,chef�a uerfo Ponente,fi dice quarta di Maefiro uerfo Ponente i il fimile s'intendedi tutte l'altre quarte ,©� la figura. Si pu� faciU
mente fare fecondo la regola delle altre.
                                                                            n              ...           t , ,
U inscritta d�mfione e la pi� dijlinta, & pi� ufitata, che fi poffa trouare, per� fecondo quefla f[reggono intarmati, come fecondo cofa
determinata,
er dtjiinta, atti quali in quejlo cafo ognuno fi deuenferire, perche � fropia loro contrattone : bfogna ancho auuertire, che
U cognitwne
, er l'ufo 'del bofjolo ci ferue � molte bette cofe ,oltra l'indrizzo de i uenti, perche 4 pigliar t paefi , er fitte mirabile, er le
facciate delle cafe, �gli horologi altre cofe belle jy utili}dellcquaU fi dira alfuo luogo.
of�ro Sirocco,"Euro Aufter.
Oj�ro Garbino,Libonatut,ouer Aufiro Affricm.
Ponente Garbino.
Ponente Maefiro.
l�aeftro Trammontana.
Greco Trammontana.
Greco Leuante.
tra Stocco. � Siroeco leuante.
*|«a Leuante Solanus.
P Ponente Pamniws. Zefirm.
T Trammontana Septentrio AparBias.
O oftro Auj�er.-
M Maeflro Caurus.
h Libecchio, � GarbinofAffricUi.
$ Sirocco,l�.urus.
fi Greco,Aquilo.
* Siroeco Lsuante,
t
4
$
6
7
7---------------- i
Et cofi uafeguendo. comedimofira la figura
*t>en coh degna di amertimento l confider�� come fi M��nguono i uenti, pcrctoche molto ghux i faper difciogher molte duktatmt,che
u'egono per non intendere irilhetti dette d�flintioni de i uenti, per� faperemo, che in quattro modi fi dij�ingueno i uenti, primamente Jecoti
do tutti i punti, che fono netta circonferenza dellOrizonte : OriZonte � circolo, che partela met� del mondo, che fi uede da quella, eoe non
fiuede
, er mette i termini atta uifla noftra i Al modo hora detto infiniti uenti fi darebbeno, er in ogni pane iell'Onzonte, er perche non
cadono fiotto alcuna regola non fi deono a quejlo modo di�dere, dapoi di&inti fono i uenti per li punti deWonzoate
, che notabilmente jo*
no dienti l'uno dall'altro
,'er cofi da i marniari po&ifono. x x x 11. uenti fopradetti, perche � quejlo modo fi pojfono t mannari commo*
' damenteferuire.il terzo modo di partire i uenti � fecondo le mefcolaze dette prime qmlit.4,che fono,ca!do,fredio,humido,&fecco,& aqw*
j�a maniera faranno quattro uhi i quali fonano dalle quattro regioni principali dette cardini del monio;ii quej�o modo fiferuono ifiiojofyt
g�Astrologi; Nel quarto modo fidijlinguono i u'eti dalle dodici parti del Zodiaco,che fono i dodici legni Celejli,fotto i quali il Soie ha mrtuii
leuare la natura de i uenti,
er queflad�flint�one � propia degUAfirologi ; wfe per forte fi tromjje altra di�intionc de i utnti,queito farebbe
per maggiore,*? piudeterminata dimojlratione rifletto all'arte del nauigare,� aero ad altra int�tione, et di qui � nata la uaruUdeU oppinio
ni circa il numero de i uenti,perche altri ne fanno xii.altr� come dir� qui difotto Vii. xxiiij. Ritorniamo adunque a V.it. �qmx hauedo pojio
l'oppenione di quetti,che hanno pofii folamente quattro uenti, feguita � dire l'oppinone di quetti,che ne hanno poj�o inpm quantit�,
er dice.
Ma chi con maggior degenza cercato hanno, otto ne pofero ,& fpecialmente Andronico Cirrefte , ilquale ne fece
l'eflempiofabricandoin Athene una torre di marmo fatta in otto faccie, & in ciafeuna delle otto faccie poxe�ai-
magine di un uento fcolpita, che n<niardaua contra ifoffiamentidogn'uno,& fopra la torre ui rmfe una Meta
di marmo, nella cui fommita ni fiffVuno Tritone d� rame, che con la deftra porgeuauna uerghetta, & lo fece m
modo, che dal uento commoffo fiH-aggiraua, & contra il uento fi fermaua, tenendo fopra la imagine dei uento
Colpito la.uerga dimoftratrice^co�� tra il Leuante, ckTOfiro dal uerno Oriete Euro, cio� Siroeco collocato.
Tra l'Oftroe'l Ponente oueil Sole il uerno Trammonta, e Garbino, Affrico nominato: tra Ponente, oc tram*
montana Cauro, cioeMaeftro, & tra la Trammontana, & Leuante e lo Aquilone, cio� Greco. Et coli pa-
�XjChe
I
-ocr page 35-
^                                                                           LIBRO
re, che dichiarito fia, & efpreflo di che maniera egli prende il numero, i nomi, ck le parti de uenti d'onde fpi-
rino determinatamente ,laqual cofa elTendofi in quello modo inueftigata, accioche fi fappia prendere le regio-
ni, &i nafeimenti loro, cori bifognadifeorrere. Porto fia nel mezzo della citt� � liucllo un piano quadro di mar-
mo,� nero il luogo fia fpianato,& pareggiato in modo,che il detto quadro Amufio detto,non fi defideri, p�gafi poi
nel mezzo centro di elfo uno ftile di rame, che dimoftri l'ombra , & foprail detto quadro fegnifi l'ombra eflrema
fatta dallo ftile quafi l'hora quinta ante meridiana,& facciali con un punto il fegno,dapoi rallargata la feda al pun.
to,che � fegno della lunghezza dell'ombra, <Sc fermata nel centro facciali il giro finito : dapoi fia ofTeruato dopo il
meriggie l'ombra crefecnte cagionata da quefto ftile, & quando quella hauer� toccato il giro gi� fatto, & hauer� pa
reggiato all'ombra antemeridiana quella fatta dapoi mezzo giorno, far bifogna in quel toccare un punto,da quefti
due feg
deue tir
i con la fefta due fegni in crocicchiati far fi deono,& per tale incrociamento,.
are una linea, che tocchi l'eftremit� del cerchio, accioche s'habbia il mezzo g�
per lo centro nel mezzo fi
orno,& la trammontana, Fat-
10
to quefto bifogna pigliare la fefta decima di tutta la linea circolare, & porre il centro nella linea del meriggie, laqua
le tocca la circonferenza,& fi deue fegnare dalla delira, & dalla finiftra nella ditta circonferenza, & dalla parte del
mezzo di,& dalla parte della trammontana : da poi da quefti quattro fegni per mezzo del centro fi deono tirare in
croce le linee,che con le loro eftremit� tocchino la circonferenza, & � quefto modo fi hauer� il c�iiTegno dell'ottaua
parte dell'Oftro,& della Trammontana, le altre parti neramente,che fono tre dalla deftra,& tre dalla finiftra eguali
� quelle fi deono in tutto la circonferenza diftribuire , in modo,che l'eguali diuifioni degli otto uenti fiano nel de-
fcriuere,& compartirc,diffegnate,airhora per gli anguli tra due regioni de i uenti, pare, che drizzar fi deueno le
dritture delle piazze,6c i capi delle uie,perche con tai ragioni,& compartendo � quel modo,dalle danze,& da i bor=
ghi, & contrade far� efclufa la molefta,& noiofa forza de i uenti ; altrimenti quando le piazze per dritto de i uenti to
faranno diffegnate,rimpeto,& il foffiar frequente uenendo dallo ampio, & libero fpatio del Cielo rinchiufo nelle
bocche,& nelle entrate delle uie,& delle ftrade,andr� con pi� forzcuole mouimento uagando, per ilche le dritture
de i borghi,& delle uicinanze deono efler riuolte dalle regioni de i uenti,accioche peruenendo quelli � gli anguli del
le Ifole,& alle cantonate de i capi delle uie fieno rotti, & efpulfi,& disfipati.
Hella prefente confideratione,�mepare, che bifogna fapere le qualit� de i uenti,cr gli effetti, che fanno in diuerf� luoghi, percioche per darne
lo effemp�ojoflro in alcuni luoghi � mortdejn altri n� cofi.Borea � fano in Venet
w,er altroue dannofo, per� nelle dritture delle ftrade bifo
gna kauer qucj�a canfideratione � [e forf� n� uogliamo direbbe ogni uento fia no�ofo,&- mal fano
: Vitr.[adunque ha confederato l'uniuerfale,
ebbene,perche il particolare fi deue confederare da i particolariJquali fecondo le loro compiefiionifaper deono qual uento gli f�agioueuok
,
CT quii non? Dichiarano i preceti de medici le qualit� de i uenti, er dimoftrano qual uento � qualc�mplefiione ouero nuoca, ouerof�a digio
uamentot
lo � quelli mando i curiofi,�ftudiofi d� quefle cofe. Hau�dofin qui Vitr.dataci intentione del drizzare le flrade,cr le uie, uuolepiu JO
par titament e fare il medefimo, sformarne la fua figura : Ma prima u� indagando, f� per forte fi troua pi� numero di uenti i er dice.
Ma forf� queili,che hanno pi� nomi di uenti conofeiuti prenderanno marauiglia,che io detto habbia otto foli uenti ri
trouarfi,ma feauertiranno il circuito di tutta la terra eflere (lato da Eratoftene Cireneo co mathematiche ragioni,et
uie ritrouato per lo corfo del Sole,& per l'ombre dello ftile equinottiale dalla inclinatione del cielo ellere di ftadi dit
cento,6c cinquanta due mila,che fono pasfi. 31560000.trenta una fiata millemigliaia,& cinquecento fiate mille,& di
quefti la ottaua parte da un uento efl�r occupata, che � di pasfi. ?c),?7roo. tre mila miglia nouecento,& trentafette mi
la,c�cinquecento, non fi doueriano marauigliare, f� in tato grande fpatio un uento uagando col ceflare , & col at-
torno far� uarie mutationf di foffiare,& per� cerca l'Olir� dalla delira, & dalla finiftra e il uento detto Leuconotus,
& il ueto nominato Altanus: d'intorno allo Affrico foffia ilLibonoto,& quello,che fi chiama Sub uefperus-.d'intor-
itemp
bande ftann� Cecia, & Volturno.
In quefto luogo Vitr.rifonde � queUo,chefegl� potrebbe opporre circa il numero de i uenti. Potrebbe dire
alcuno,� Vitr tu hai noueratti folamente otto uenii,ma dei fapere, che ne fono molti altri anchora conos
feiuti
, per� non doueui affermare ci� che detto hai ; Rifonde Vitr. che molto bene pu� fior quello, che
egli ha detto del numero de i uenti,
er che ancho altri uenti fieno conofctut�,c? la ragione � quefta,perche
none marau�glia, f� uno uento fteffo uagando per grandifdmo fpacio col cefsare,
er col rittorno faccia di*
uerfamentefoffiando m�lte uariet�, dalle quali fi prendino dmerfi nomi di uenti
j ma direbbe alcuno, er
che fpatio e cofi grande,per ilquale ha da mgare il uentoi'Rifonde quello effer t ottaua parte di tutto ilgi
ro della terrajaquak ottaua parte � miglia,
?? jy. Prendendo adunque i uenti per lo grande fpatio qualche
mutatione onero per gli monti eppofli, ouero per X altezza della terra, � per qualche altra cagione non fi
douemo marauigliare f� da i lati degli otto uenti altri ne fono fiati coUocati\come narra Vitr. fin al nume
.. rodi uentiquattro, er come appare per la fottopofta figura, et accioche s'intenda quefto 5 dice egli, che
Erathoftene Cireneo,che fu grand�fiimo mathematico,rittrou� con uie,et modi ragioneuoli tutto ilgiro,et
circuito della terra effer kadi ducento cinquanta due mila,chefono miglia trent'un mila,et cinqueceto,pet
che otto ftadi fono un miglio ,etfono pafii.
? 1 $ooooo.perche mille pafii fanno unmigl�o,cr il puffo � di cin
que piedi, Vottaua parte di tutto il circuito � di miglia 1917-che fono paffa,
55» 17500. er quefto � loffia*
tiogrande,che egli dice, ma in che modo per lo corfo del Sole
, er per l'ombre deUo ftile equinott�ale.Erd
thofthene rittrouaffe con ragioni Mathematiche dalla inclinatione del Cielo il circuito della terra, hora �
al propofito noftro dichiarire,benche altroue quefto fatto babbiamo manifesto .Erathoftene prefe due luo
ghi in Egitto, Alefiandria,^ Siene,jquali due luoghi fono quafi fotto un'ifteffo meridiano,?? dallo fratto,
che � tra un luogo,
er Valtro egli truffe tutta la circonferenza della terra, drizz� adunque fopra la terra
in
A leffandria lo gnomone. Dipoi egli nel mezzo �i appunto quando il Sole � nel principio del Cacro con
fideraua due raggi folari,uno,che cadeua fopra Siene a piombo, perche Siene � fotto il tropico,?altroch�
cadetta fopra la punta dello ftile drizzato in Aleffandria, ergettauafombrauerfo Settentrione perche
Alexandria � di qua dal Tropico di Cancro
, er per ragione del gnomone [attorner� per uia Geometrica
egli trou�,chel'angulocomprefofottoilgnomonejCrfottoHraggiofoUrejerala cinquantefima parte
di quattro anguli dritti,
er per� effendo quefto angulo eguale � quello,che nel centro de�k terra fa il rag*
gio
, che difeende per Siene inf�eme col gnomone d!Aleffandria imaginato continuare fin'al centrodeUa ter
ra,imperoche effendo i raggi quafi paraleUi,gl'anguli erano corrijpondcti7cr fimili,era neceffario,che que
Ilo/pano di circonfirenza,cbe era da Siene ad Aleffandria fuffe la cinquantefima del tutto, et per� mifura*
U quella pirte effer dt $000 Radi feguita,che tutta lo circonferenza fi<t di
250000. ftadi, che fono.
j»2?o. miglia,ercofifipu�acconciare,er Vitr.erPlinio,z?fe�diuerfit4tragliAutoripenfotchete
uenga daUa dwerfui delle mifure t te figura deUadmoUrat�ne di Eratbo�ene � la feguente
� '
parti 1
A Aleffandria.
B Siene.
A D i7 Gnomone.
C il Centro del Mondo.
F H C D G. i raggi
del Sole.
A
D G A C B.gU
Anguli corriftondenti.
�o
�0
70
A Solanti?
-ocr page 36-
P R I M O.
�7
Sono anchora pi� nomi, & fiati di uenti
prefi da i luoghi di doue fpirano,� u�*
io da i fiumi, � dalle procelle, che fan*
no uenendo da i monti, oltra di que*
fto fono le aure mattutine, che {pira*
no quando il Sole efce di fotterra.per*
che il Sole girando percuote l'humore
dell'acre, cv nello alzarli con impeto
fcacci�do traggei fiati delle aure con
lo fpirito , che �iene alianti la luce, i io
quali fiati f� nato il Sole reftano fi ra-
gunano con le parti del uento Euro,
& perci� Euro dalle aure, delle quali
egli fi genera,da Greci �nominato,&
il Dimane Umilmente per le aure Ma
tutine Aurion da i medefimi � chia*
A Solanut.
B Septentrlo.
C Wauonim.
D Merid�es.
E Eaw.
F Affricus.
G Caurm.
H �nsito
I     Cardai.
K. Borea*.
L Superna.
M GdUtcw.
N Trhaf�w,
O Corw.
P Circius.
�J&b�fta;.
II  Argeftes.
S Subuejpcrus.
T Libonottrt.
V   Aitante.
X Leuconotus.
Y   Vulturnm.
Z Cecias.
* Ornithiz.
____________________________________________________
mato.
Aura, � pi� preBo Spirito,che uento,�, detta dal*
l'aere, perche leue,�T dolce � il mouim�to iti-
Vaere, la onde i Poeti dicono, che le aure con zo
heui piume trascorrono Caere.
Sono alcuni,che negano Erathoftene ha
uer potuto drittamente mifurare lo fpa
I                               tio dd Mondo ; ma ila la minila detta
uera,� no nera, non pu� la noftra fcrittura non hauere la nera determinatione delle parti,dalle quali nafeono i uen
ti;
ilche f� cofi �, poco mancherq,c'he ciafcun uento non habbia la certa ragione della fua mifura, ma poco piu,� p�*
co meno impeto. Ma perche quelle cole da noi breuemente efpofte fono , mi � parfo nell'ultimo del Libro porre
due figure dette da Greci Schernata, una,che dimoftri d'onde uengano certi gli impeti de i uenti? l'altra con che ma-
^ mera dalle loro forze con diuerfe dr�tture di borghi, & di piazze, fchiuar fi poflon i noiofi fiati de uenti.
Non mole contendere Vitr.fe Erathoftene'i%M>ia portato bene nel mifurare il Mondo , percioche queBogli importa poco, ne pu� uariar la J0
ragione di trouare i uenti Jadubiet� delle mifure della terr�,per ci� che [eia mifura � incerta ,fono per� iuenticerti, <er uengono da certe,
er determinate parte del Cielo ; per�/e bene altri hanno/canato, � uero accrefciuto il numero deg'uj�adi d'Erathoj�ent, qucj�o poco fa nel
prefente negotio; m meno deue curare Vitr. f� uno uento fu pi� � meno impetuofo deWaltro, per� egli ci d�nojlra in figura la fu �ntcn*
tione
, cr dice.
Sia adunque in piano eguale il centro, doue e la httera.A.rePtremit� dell'ombra cagionata dallo ftile manzi al mezzo
giorno doue � la httera.B.dal centro. A. ali'ombra.B.ailargata la fella fi faccia la linea circolare, & riporto lo Itile do*
ne era prima,afpettifi tanto,che l'ombra fi fminuifca,& f�ccia di nuouo, crefeendo l'ombre dopo il mezzod� eguale
ali ombra latta inahzi,& tocchi la linea circolare doue fi fe^ner� con la littera.C.all'Ilota dal fegno.B.al fegno.C.con
la fella fi deferivi era in croce doue � il.D.dapoi per quello incrocciamento doue �1.D.& per lo centro tirata fia una
lm/f aMo ellremo della circolare, � i capi della quale faranno le littere.E.F.quefta linea far� dimoftratrice della par* 40
te Mendiana,& della parte Settentrionale, da poi fi deue pigliare la feftadecima parte della linea circolare,& il cen-
tro della fefta porre nella linea Meridiana, che tocca la circonferenza doue � la littera.E.& dalla delira, & della fini-
ltra lepare doue fono.G.H. & poi nella parte Settentrionale pongati il centro doue nella circonfereza � fegnato.F.
Oc claila delira, & dalla finillra feenarc doue fono le liti tcre.L.K.& dal.G.al.K.& dalla.H.allo.L. fi deono tirare le h-
&
.H.far� lo fpatio del uento Olir�, & della parte Meri-
Settentrione; le altre parti, che fono tre dalla delira, oc
nn-IU^.iT) �- .-------------»�tepartite,que�ledal Leuante faranno doue fi uedranno le Lettere.L.&.M. &
qucueoaii'onetedc"■ - ' '"'■ VT " ~                                       ^^^^^^^^^
&
far�           ^^^^
tra loSirocco■ & GarbinoJ'Oftro nell'angulo far� la littera.G.tral'�ftro,& Garbino la.H.tra'l Garbino,& ilPone-
tra'l C tra nente' & il-Macftro la,0.tra'lMaellro ; & la Tramontana,la,R. tra la Tramontana,et il Greco,la,L
tra ^*rCCq> ^ Leuante, la, L. tra'l Leuante, & il Sirocco>la,M.difpoile in tal modo le cofe predette,pongafi lo lille
. j. s .' anSllli dell'ottanguloj & in quella maniera drizzate fieno le piazze,& le otto diuifioni de i capi delie uie.
ico difcriuere.i 1 x.due di dieci, come.x x e 1 x.uentidi cento�w noue;fono.8c>.o:xLi 1 x.per 48.©" altri fimili.Altra dich�aratio*
Modo <,
» )t ricercabile cofe dette da Vitruuto, f� nm la figura, lacuale � l� apprejfo defcritU
Incrociamento.
�ncrociamento.
-ocr page 37-
.
y J
'
.1�1 -
1
1
1
, i
. i
. i
rr
i�X,
r
__E
: |1
~~T
:i
1
i ;._
i
i
i
:
.�=.
iuf�
.^■■■■*r- mirf
PA5<
-ocr page 38-
l
u
»»                                                                        PRIMO.
ts>
La Piazza da hajjo fera alta fopra il piano del fijjo piedi XVII.                            I_____
La Piazza di foprapiu alta di quefla piedi XVI. Dotte � fegnato la littera. M.fono MagaxeniDette e fegnato la lettera S fono fiale, che feruonoper andare da baffo per le contramine a tomo il Ba
i monitione.
loardo.
La lettera. L. � la Piazza di fopra.                                                                  I^^^^^^^^^^H
Dali Huomini di giudkio , fera conofciuto lo errore fatto (dallo intagliatore, nella pianta qui all'incontro) in alcune linee,, che
dimojlrano i tiri 3che perfettamente non efcono delle Canottiere.
^frtra forf� a molti, che il trattare delle fortifcattioni fa tofa. da effer tenuta fetrtu, tome , che a Pritu
api , <& a RepuUiche folamente debbia effer manifefla 3 oltra, che io ho udito alcuni dolerfi
, che palefandof
J hauendo imparato molte cafe belle dalle genti di dtuerfi paefi 3 non uoghono ufar quefla gratitudine'di r�-
jnpenfkrlt ne bifigni della lor fdute, oltra, che non fanno gii inuidiofi ,che gli efjempi delle fortezze fitte w Italia pof
P»o ammaeflrare ogni buon intelletto fenxj altra frittura
. ^f quelli neramente, che lodano la fecretexp^j direi, che quello,
che
-ocr page 39-
?8
PRIMO
La Piazza da baffo fera alta fopra ilpiano del fojjo piedi XV TI.
La UtL?Ti U l f6ffia^cHm(0^^andaredabaffoperlecontrammeatorno ,1 Edoardo,
"'tra. l.
e la Pia^^adi fopra.
"�ZlTJ'nt/^l10 J7COmfcMt0k 7^ fam (M°^dll^ore 3neUapianta qui dl'incontro)in dcum linee eh
wojtwto i tiri
J che perfettamente non efeono delle Camere.
                                                                          J
- d Pritu
->.              palefandoft
* Italia y. -jmI� par loro;
perche da f� flesfi uanno a baffo
ita j&poi fino ingrati, perche
'0 tifar quefla gratitudine di ri-
( % fortezze fitte iu I           C
\ (�crete%pzaj direi
i
ti mb\
eh
ehe fi �w. entr le ma,.
come quelli }che cjfendo h\
^hauendo imparato molte coj
tompenfarle ne b'foo-ni della lor falute, ohi
fino ammaejl
            ' buon intelletto fenzj
-ocr page 40-
n
+ »                                                                      L I E R O.
ibi �pMrtkm dia confiruation� di gli huomini, non fi deue tener fiecret�,et fi pare � molti cofia grande l'inuentione delle Ma-'
thine harr&iU-i che a (trarre dei «enere httmano ritrou�te fono, & che il trottare igni giorno di netto fia merauigliofio, & la fa-
tica di fari quegli artif�ci non fia fuggita da molti 3 quanto pi� fi douemo affaticare,per le cofi della falute ? &fi le off-'efie fi-
rn cofi abbracciale, com'� potremo,
doneremo efifer pegri nelle difefe ? Ma in fiamma io diro a tutti i riprendimi delie cofie que-
lle poche parole, lequalifiano dette per Una fiata, che il giudicare e operatione di una eccellenti film a mrt�,& come che difficil
�oft, e pericolo fa fia ad oniiuno, a coloro mafiimamente, e dura <& dannofa ; t quali � non intendono, � mngono con proponi-
mento il 'biafimare piu^preflo, che di giudicare . Et guardando con gli occhi aperti al poco di male ,fimo ciechi al molto di
buono .yche nelle opere di altri fi troua. Quefla forte di gente bench� pare tra la moltitudine efjer qualche cofia,perche il ripren-
dere ha in fi una rnofita di eccellenza , & d'auantaggio, mente di meno la uerita col tempo fiuopre il difetto dell'animo , <& il
mancamento de la uolontd loro
. <Ma peruerfit� di ques�i, efiottopoflo ognuno che fimi far e , � dare alcuna cofia inpublico, quan-
ttmqm l'habbiano fatta, � data con ottima intentione. Pero io firmo, che maggior occafione prenderanno molti di biafimare quel-
lo , che io con ottimo penfamento hopropofto dipublican, tmperoche il trattamento d'un arte fiala efiottopoflo alperuerfio giudi-
zio di quelli, che in quella arte uogliono effer tenuti,� fi ftimano periti, & intendenti
, Mail trattare di quella cognitione ,che
abbraccia molte, & dmerfie arti'jion pu� fuggire il biafimo de molti ediuerfi artifici inuidiofije i quali fie in alcun tempo fie ne e
trottato coma, a d� noftri certamente ne fiono infiniti bperche quanto manca a loro la induflria , la dottrina
_, la efferienza, & lo
eflempto de i buoni, tanto fioprabonda l'arroganza, la perfidia, & la ignoranza loro ; io di quefltpoco mi curarci, quando io co-
nofcel�i, che non o-li fuffe dato d'orecchia fpercioche ne di danno, ne di mrgogna fiarebbeno a chi fi affatica. Ma perche la cofia
u� altrimenti,^uolontierifiaficolta, chi dice male. Io efiorto ognuno
; che fi piglia qualche bella impr e fia per gwuar altruit
che non perdonino a fatica per fare tale opere, che da fi fi difendine J & che prendendo fico la difife fa della uerita, con la forza
2o
del tempo a poco a pocopofiano conuincere di maluagita, chi s'oppone al uero. Queflo coufiglto io mi ho forzato di prendere ne lo
interpretare,& ejhonere tprefenti uolumi de l'architettura ,& fie ben le debtl forze mie non hanno potuto far tanto, che l'o-
pera fia rwfcita a quella per fintone, ch'ella pofii mantenirfi da fi, nientedimeno io poffo affermare con uerit�, che ne maggior
Miien%a,ne pi� induflna, ne miglior uoler ho potuto porui di quello hopoflo. lo ho cercato imparare da ognuno, ad ognuno che
mtha limato reflo debitore, de Infinite grafie, & ^me disenfiarne , de i beni riceuuti da altri mi rendo. Io ho giudicato non
men ueriQo-na d uori uoler imparare, che danno il nonfiapere. Ho finito la pompa di citare a nome gli autori, de t quali mi ho
fruito m crkefla faticofa imprefia, <& ho cercato non l'ampiezza della lingua,
la copia, ma la chiarezza j & la elettione de le
tafe,.el�imando un cofi importante uolume douer efferdigiouamento pi� che mediocre uenendo in luce. Pi� uolte ho defiderato di
cimmunicare le fatiche mie con altri, & in communi tnuefligare la ueriul, accioche quello, che non pu� far uno f�la fatto fuff
e io
da molti,ma queflo per alcuna canone,che io non fi,non mi e uenuto fatto eccetto,che ne i diffegni de le figure importanti ho uf�to
l'opera di M. Andrea Palladio Vicentino architetto, il quale ha con incredibile profitto tra quanti ho conoficiuto, <& di uifla3
<&di fama & per fiud�cio de huomini eccellenti acqui fato latter� Architettura non fiolo intendendo le belle,e fiottili ragioni di
effa, ma anco ponendola in opera ,fi ne ifottilifimi, e uaght difigm delle piante, dirgli alzati ,&dei profili, come ne lo efequirt
e far molti efiuperbi Edificij ne la patria fita,<& altroue,che contendono con gli antichi, danno lume a medermi, e daran meramglia
ti quelli che uerranno. Et quanto appartiene a Vitr. l'artificio de i Theatri, de i Tempi de le Bafiliche & di quelle cofe,che han- ,
no pi� belle, & pi� f�crete ranoni di compartimenti tutte fono Hate da quello con prontezza d'animo & di mano eflplicate, e fi-
co confidiate,come da quello the di tutta Italia con giudici hafiaelto le pi� belle maniere degli antichi, & mifurate tutte l ' operej
the fi trottano. Ne i difesi adunque ha guardato pi� a le m�fiure, che a le pitture,perche Vitr.infiegna le proportioni, e non le adom
aratiom dette opere, Nel restante de lafitica m�a il buon uolere ,puo coprire fio ficufiare qualche di fitto & militare altri amore-
uolmente alla amie correttione , la quale io attendo con quel defidcrio, che ho hauuto fiempre di far bene. Ma affai fiamo ufeiti
delpropofitonofiro pero, e tempo di ritornar a Vitr.
Della
-ocr page 41-
PRIMO.
�9
DELLA ELETTIONE DE
DELLA CITTA.
LVOGHI ALL'VSO COMMVNE
GAP. VII.
IVI SI i capi delle uie, & defcritte le piazze,deuefi fare la elettione de i piani manifefta al commo*
do, & all'ufo comrrmne della Citt� per li Sacri Tempi,per lo Foro , & per gli altri luoghi communi.
Tratta Vitr, in quefto cap.quanto appartiene aWuniuerfal Difbofitione, Diftributione,cr Decoro deiluoghi,confideran
do il copart�mento de i luoghi all'ufo commune. Compartimento � ragioneuole diuifione del piano, nella quale � poka tutu
la f�rza detti'ingegno, et deWoperadorne in quella in cui ripojloj�a tufo del tutto,cr delle partala f�rza della proportione,
-ri�r;------Jl '<* confuetudine de paefi, et la confideratione de tempi, come neUdfottofcritta partitione fi d�mof�ra copartimito nel qua*
le fi confider� tufo delle parti, la proportione,Pufanza,CT le fldgioni.Uufo efjer deue accompagnato dal Decoro,daUa bafianza delle parti,cr
dalla intent�one delfine idei Decoro s'� detto difopra al
� I. cap. er ne dir� quifotto Vitr, il rejlante f� dichiarer� al luogo fuo. La proportio
ne,Grnff>ondenzafia, chea grandi foggetti, grandi edifici fi facciano,
er de i grandi edifici f�anoi membri, er le parti grandi, perckeh
Citta e unagrandisf�macafa, come fi pu� dire, chela cafafia piccioU Citt�.�lfauio Architetto deue alcuna cofa donare att'ufanzadepoipae
fi\ non per� deue egli errare, ne abbandonare la ragione, ma non lafciare la ufanza,
er tenerfi attafcienza,altrimenti la cattiua ufanza non �
atro che U uecch�ezza del uitio,dal quale animofamente Vhuomo fi deue d�fcoflare,
er dar buono effempio �fucceffori. Le stagioni fono con
pderate nei compartimenti per accommodareleganze fecondo iluemo,l'ef�4te,e?glialtritemp�,manoi al fuo luogo pi� partitantents
ne parlarono i il refio � facile net'Autore.
�>e le mura faranno preffo al mare, il campo doue fi deue fare il Foro, fi deue eleggere appreffo il porto ; la Citt� far�
ira terra nel mezzo.
ragione e perche nel � oro,che � luogo doue fi uendono le cofe,^ doue fi tiene ragione e commodo � iforeflieri, er mercanti, che uengano d�
farti lontane, efjendo uicino al porto
, quando la Citt� � preffo limare. Ma quando � fra terra il mezzo della Citt� � commodo per lo Foro,
rf.T; ^ meZZo � propinquo � tutte le parti, er prejlo prouede al b�fogno, er per� Vitr.ha detto in medio oppido, perche Oppidwn, e detto
IVI-,
          ^ut0 ■> c^s *n latino fi dice dare openv? � nero perche lu� fi portano le ricchezze, che da latini Opes dette fono.
M Cr        mP* Sacri di quelli Dei, nella tutela de i quali fpecialmente � porta la terra, & � Gioue, & � Giunone, & a
U^ruf fi «tanno i campi in altisfimi luoghi, da i quali la grandisfima parte della Citt� fi poffa unitamente uede*
r
?'Ma a Mercurio nel Fo
no, o uero antuiu lu�uc «m juui., ^*- u^-ia^u ji>-± �juh.u , >_. mLinuu, «u rj.{j<jxi
re
B
cco preffo al Theatro,
ad Hercole in quei luoghi doue non fono Gimnafi, ne Amphiteatri, appreffo il Circo. A
�c al campo. A Venere preilb il porto; & quello da i Tofcani arufpici � flato ordinatojcio�
� &Qri ddla Citt�, «S
e e a Venere, Vulcano', & � Marte, fatti fiano i Tempi fuori delle mura, acci� che i piaceri di Venere,non prendi-
lo piede nella citt� preffo la giquent�, & le matri di famiglia; & che dalla forza di Vulcano tratta fuori della Citt� co
ricf?n0ne'& ^cn^ch gh edifici parino effere dal timore de gli incendrj liberati.Ma la diuinit� di Marte eflendo fuo*
^ ella terra confecrata, non far� tra i cittadini la diiTentione, che uiene all'arme, ma con quella difefa da i nimici eoa
^eruci-a quella da i pericoli delle battaglie ; fimilmente � Cerere fi faranno i Tempi fuori della Citt� in luoghi doue
al°n a Ua
j fe n°n Per necesfit�; douendofi con religione, & con fanti co fiumi quello luogo caframente guardare}
re.d f ^r � ^a*tri Dci ^°Sna rirroiiar lllogbi da labri care, che fiano conuenienti, guardando fempre alle manie-
ae lacniici. Ma del modo de fabricare i Tempi, & delle mifure,& Simmetrie di quelli, nel,irj.& nel.iirj lib.ne rende
jes
°,(: rosoni, perci� che mi � piaciuto prima determinare della copia della materia, che fi deue nelle fabriche prere �c efponer la forza, & l'ufo di effa, & poi le mifure de gli edifici, <Sc gli ordini, eie le maniere paratamente di
para
tutte
e Simmetrie trattare, & in ciafeuno de i feguenti libri efplicarc.                                                                       i^i^�
r«&oneuolmente in uero prima detta materia tratta Vitr, er poi detta forma, perche prima poco � da dire detta materia, come cofa, che la nd*
urd� recca, cr molto detta forma, er �giuf�o sbrigarfene pref�o ; da poi, perche unaj�effa materia ferue � diuerfe firme, cr maniere; cr
imUe»fanz<tt�eneArifx.neilibrideiVrincipi naturali, or qui fia fine del primo libro.
Et
L'INDICE DEL PRIMO LIBRO DELLE FORTIFICATAMI
DEL SIGNOR GIANIACOPO LEONARDI
CONTE DE MONTELABATE.
fa
Roemio.
La cagione perche tanti imperi, er luoghi murati,
chiappagli antichi erano,deftrutti fi trouano.
Regole d'intorno, di fortificar-e,
er difendere unfor
te
, er fono Si.
77~"T �^ ^fortificatione ci � {lata mojirata dalla naturarsi
t ta quale gh antichi ebbero cognitione, er buona.
^a Vorttficationc de Rom. niente in difefo haueua.
w eragioneuol credere
, che detta f�rtif. de Rom. haueffe, er fratte,
zrmcbi,cr piazze fpatiofe, come, & meglio di quelle che habbia-
v»Aefu cheaWet�noflranon ueggiamomolte fortif�cationi de gli
«nticbt delmodo, che � Scrittori difopra le pr efappongono,
^uale conaieratione hebberogli amichi nelfabricar le ior Citt�.
w H pefo di difegnare, difUiUreun luogo,
er unaCitt� forte effer
««t� tutto del Principe Caualiero., lo efequire tutto detto �megnero.
* et� Geometria, & l'arti Mathcmatice neceffarie fiano al Principe
^uahero, per benfaper ordinare una fortificatione.
vnmacbejiuenga atta fortificatane, effer necef�ario far fcielta de
* °Uati efpcr intentati atta guerra.
°no le fortif�cationi utili anco � quelli 3 che hanno forze grandi di p�?
* getter una,
er pi� uolte efferati in campagna.
la et "eceUdno baner cognitione delle uoci, e uocaboli, che ufiamo aU
cbe (i Piru ne'de fortif�cationi.
fo�r e,Ie ^umr n°titif f�lla Whimohgk delle noci, � uocaboli di*
Che � neceffario nell'or dinar le fortif�cationi diflinguer i tempi, ne i qua
li fi trouano.
Cfoe tutti i tempi difopra ne fuoi gradi hanno le regole loro.
Che gli � benefapere in quanti modi fi diffenda un flato
, er cofi quante
Cr quali fiano le d�ff�fe di quello.
Quali,
er quante fiano le diffvfe , che entro la fortificatione neceffa*
rief�no.
Quali fono le principali confideradoni nel fortificare un Kegno.
Sefia bene hauer le terre tutte del sdegno fortificate, � meglio folamen-
te parte.                                                                                  gQ
Chela Stato de SignoriVinitiani pi� che altro,che fia hogg� patria
quafi tutto reftar forte, er ageuolmente diff�fo.
vn Principe pouero fortificar deue,quel che ei conofee poter diff�ndere.
Quali fiano la utilit�, che trahemo dalle fortif�cationi de Stati.
Tre Principali fono le confiderationi che hauer fi deono netta fort�fi*
catione, che fia f�rte,che fia confidar agno, er che fi faccia in tempo.
Come difeorrer potiamo laffiefa, che nel fortificar fia neceffaria.
Quel che fia da rifoluere perche la fortificatone ddfarfi posfi effere in
diffefa nel bifogno.
Usile fortif�cationi cbe]in effer trouamo
, � dobbiamo ufeir fuori del 79
fatto, � ftar in quello, � r eftr�gn erci dentro.
Colui che da principio al fortificar un Stato, un luogo ha daguardarfi.
come f� nel foretto detta guerra fuffe.
L'kuomo, il terreno
, il muro, fanno la fortezza.
Tre fono le offvfe principali j la Batteria, il Tagliavento che fa la ma*
no iett'huomo, � la fcala.
INDICE
-ocr page 42-
4<3
INDICE DEL SECONDO LIBRO,
In tre parti fi d�u�ie il kuoro del muro.
A qual parte detta fortezza fi deue dar princ�pio.
Difcorfo intorno le mifure delle fort�fication�.
Auuertenze intorno le mifure delle fortif�cadoni.
Le mifure fecondo l'ufo d'hogg�,fono l'infi-aferitte.
DeUa contramina.
Che nel fortificare fi � da penfare hauer copia di terreno.
Delle due canon�ere baffe, che � fianchi d� Baloardif�fanno.
Dell'officio delle dette cannoniere.
Per qual cagione oprar fi deueno Cannoni neUe cannoniere di fopra ey
preffo queUi,qml'altra forte di pezz�
Dell'orecchione.
DeUa piazza di fianchi di fotta.
DeUa finestra, che u� neU'ouatura della Cannoniera d� uerfo la Cortina.
DeUdflrada, che paffa dall'una, ey l'altra piazza dei Baloardo,ey deU
l'utilit� di quella.
Del llerlone, che s'ufa di fare tra l'una, ey l'altra cannoniera.
Detti piazza di fopra entro il Baloardo.
Tutti que' CauaUieri ch'in fronte, � gola de
B aloardi fi trottano fatti,
tutti fenza ragione fabricati fono.
Ch'il Baloardo hauer douerebbe,ey di fopra, ey di fiotto, una ferratura
di legname, che niun ufeir poteffe fenza licenza.
Delle cannoniere della Girlanda,ey dell'officio loro.
Di CauaUieri d� Mezzo.
Di CauaUieri fopra fianchi.
Quali pano le commodit�, gli utili, che trahemo datti CauaUieri, che ne
fianchi di Baloardi fono poi�i.
Detti Parapetti.
Breue difcorfo intorno al terreno.
Che � neceffario che CauaUieri, le piazze de Baloardi anchord dkanci*
no gran pezza Uff lanata d� fuori.
Dette ffiatte dette cannoniere.
De contraforti, �ffieroni che fi dicano.
De i uolti,che s'ufano di fare in certi luoghi fopra contraforti.
Dette dif)�fe,che confosfi,ey ripari fi fanno entro le Citt� dietro la per
dita del primo circoito del forte.
Che la diff�fa de noui ripari poi la Batteria deurebbe effer nel fecreto fol
del capo che diffende.
Dette diffefe, che far debbiamo centrale mine, quali t efferato Cefareo
� noBri d� d�mandd Torni.
De alcuni fchidratori,che fono bucch�, chep fanno nelle torri in diffeft
contrafumi, � fuochi.
Nette fort�f�cationi
, chep � iduuertire d� poter batter entro le trince*
re,chefifaceffero per duuic�narfi al muro.
QuefieuociRocca,Vortezza, Cafletto, quel che lignifichino,
Che gli antichi nelle lor Citt� fecero le Rocche.
Che le Rocche fono neceffarie,ey utili.
In qual fito
, ey parte della Citt� pano da far le Rocche.
Detta grandezza che fi deueno far le Rocche,ey detti Mafchi che s'ufd-
uanofar in quelle da nof�ri antipaffad.
Che nette fofie dette Rocche u� deue effer l'acqua.
Di qual f�rma douerebbon effer le Rocche per effer pi� gagliarde.
Auuertenze delle diffefe delie Rocche,ey che con tre modi diffeni�amo
le faccie de Baloardi.
Veroratione.
Roemb.
Hafcono le citt� altra quelle.che fi fanno per elettio
ne molte uolte � cafoymoltc uolte per necespt�.
Vokndofi far una Citt� fopra un monte, che egli
� bene fapere come nafchino i monti, ey le natu*
re loro.
Quel che conftderar fi dette per fortificar una Citt�,che collocata fi tro
u� nella cof�a d'un monte.
Quel,che confederar fi deue quando un monte alla Citt� ideino fi trotta.
Quando una Citt� fu pofla parte in pianoro1 parte nella coj�a dil mon*
te,quelchcfiadaconfiderare.
Quando una Citt�j�tuataf� troua in una uaUe.
Che non f�a ben penfato d'abbacar i monti, che fopra stanno in offe fa
delfirte.
jyifcorfo intorno a mdr�,lagh�,fiunii,f�nH,paludi,riui,efimigliant� ba-
chi oue annidano l'acque.
Se un fiume fu da pigliar dentro la Citt� � ueramente lafc�arlo fuori.
Ch'il fiume, � qual altra forte d'acqua chef�a, che faccia porto ,chef�a
da effer tenuta in grande ijlima.
Delle Citt� ch'h�no paludi,fiumi,� laghi,rup'me prec�pitoft � lor uicine
"Delle Citt�, � luoghi ch'entro lagune fopra i [cogli fi trouano.
Qual forma f�a migliore per fortificar una fortezza.
Qual miglior
, ey fi» f�rte f�a, il ar co�to maggior, b menare d'una
Citt�.
Perche f�a, che molti f�rti ne pano in riput adone, che poi tentate debo*
le fi trouano quale potiamo riputar per forte.
Qual pi� f�rte renda la fortezza, a il foffo afeiutto , � pieno di grafia
acqua .
Quali, ey quante auuertenze hauerfi deono, nelriconofcer unfito per
fortificarlo.
Come conofeer fi poffano le uenute de nemici.
Le [pianate neceffar�e fono per fortezza de i luoch�.
il paefe di fuori molte uolte alla Citt� fortezza
, � debolezza apporta,
che non ce ne auuediamo.
Molte uolte aiutiamo con l'arte gli intorni di fuori
, per difficultar l'ah
loggiar del nemico.
Delf�ffo, che M intorno atta fortezza
Del ciglio, �fommit� delf�fio
.
Del fondo delf�ffo
Del riuo piccolo,cVentr�'l fondi delf�ffo far p deue.
Dell'altra parte delf�ffo uerfo la muraglia.
Qual confideratione hauer debbiamo fopra le f�ndam�te delle muraglie.
Difcorfo intorno il cauamento della fvffa,ey del maneggiar il terreno.
Difcorfo intorno il fondamento della muraglia.
Di qual modo potiamo aspeurarci, che'l fondamento fopra'l quale u�
la muraglia fia buono.
Delle arene, ey calcine.
Quali fian le cagioni, che fanno ro�nar �efabriche.
Cheglieneceffario hauer confideratione fopra tutti gli decidenti di fo*
prd, che danno cagione aUa mina delle fabriche.
Due fono gli errori,cfie neUe fabriche fi commettono, l'uno della mano,
l'altro dell'occhio.
DeUdflrada coperta,che u� nel ciglio delf�ffo.
Delle montate,che fi fanno dal f�ndo delf�ffo � detta Brada.
Della contrafearpa.
IL FINE DEL PRIMO LIBRO.
-ocr page 43-
LIBRO SECONDO
A R C H I T E T T V R
M, V I T R V V I O,
A
PELI A
D I
P R O E M I O.
INOCRATE Architetto confidatoti ne i fuoi penfieri, oc nella fua folcrtia cfleu-
do Alellandro Signore del mondo, fi part� di Macedonia per andare allo efferato
defiderofo d'efler d�lia maeft� Regia commendato. Coftui dalla patria partendoli ot«
tenne da i parenti, & da gli amici lettere di fauore drizzate � i principali, & potenti
della corte ; accioche per mezzo loro pi� facilmente admeflo filile. Eflendo adun-
que benignamente da quelli raccolto, chiefe loro ; che quanto prima lo condiicefie*
ro ad Alefl�ndro. Quegli hauendogli ci� promeflo erano alquanto tardi allettando
il tempo commod�. Dinocrate penfando eiTer da quelli sheffato,� f� fteflo per aiu-
to riccorfe. Era egli di grande flatura, di gratiofo afpetto, & di fomma dignit� � for-
ma, fidatoli adunque di quelle doti di natura depofe nell'albergo le uefti,& di
oglio tutto il corpo fi unfe, &coperfe lafiniftra fpalladi pelle di Leone, corona-
to di fronde diPoppio,& tenendo nella deftra la Ciana, f� ne and� uerfo il tribu-
nale del Re, che teneua ragione. Hauendo la nouit� del fatto riuolto� dietro gi� tutto il populo, Alefl�ndro foni-
le,* marauiglian doli commando, che gli luffe dato luogo, accioche egli innanzi fi facefle, & dimandollo chi fuffe.
Egli dille. Io�bn Dinocrate Architetto di Macedonia,che � te porto penfieri, & forme degne della tua chiarezza.
Percioche io ho formato il monte Atho in figura d'una ftatua uirile, nella cui man finiflra io ho diffegnato le mura
d'una grandisfima citt�, & nella deftra un uafo, che raccoglieffe l'acqua di tutti ifiumi, che fono in quel monte ; ac-
cioche"da quel uafo nel mare fi fpandeflero. Dil'ettatofi Alefl�ndro della ragione della forma,fubito dim�d� f� d'intor
no ni faller� campione di grano poteftero � quella Citt� prouedere.Hauendo rittrouato chenon ci era altra ytia, che
quella di oltramare,diflc,io conattentione ri"uardo al c�pimento dicofi bellaforma,* di ella mi diletto.Ma io confi .
dero, che f� alcuno uorr� in quel luogo uenirlid habitar,n� fia per poco giudicio biafimatojperchc fi come il fanciul-
lo bora nato non fi pu� fenza il latte della natrice allenarli in crefcere,coli la citt� fenza pof�esfioni,�frutti, che ui fia-
no portati, non pu� fo(tentarli ne mantenerli, crefeendo fenza copia di uettouaglie,ne eiler frequentata, ne fi pu� il
populo fenza abondanza de uiucri conferuare ; perilche(fi come io ftimo)che fi bel dilTegno merita lodc,cofi giudi-
co douer efler biafimato il luo°-o ina bene liofilo, che tu flia meco, percioche io intendo di tifar l'opera tua.Dall'ho»
ra in poi Dinocrate non fi fcoft�'mai dal Re, §c inEgitto lo feguit�jiui hauendo ueduto Alefl�ndro il porto per natu
ra ficuro,lo egregio mercato,i campi d intorno � tutto lo Egitto abondanti di grano, & le molte comodit� del gra fin
me del Nilo,c�mand�,che ini dal fuo nome Aleffandna fi f�bricafle ; & per quello Dinocrate dalla bellezza,* gratia
del fuo afpetto, & grandezza del corpo � quella nobilt�,& chiarezza peruenne.Ma � me � Imperatore la natura non
diede la grandezza della perfona, & la et� mi hai deformato la faccia, la infermit� leuato le forze, la doue efl�ndo io
?�
da tali prefidrj abbandonato, fpero per mezzo della fci�za,* de gli ferirti � qualche grado di c�mendationc,* gloria
Peruenire.Hauendo adunque io nel primo lib.fcritto dell'officio dello Architetto, & de i termini dell'Architettura;&
P;l
^kVJlimM,,cheioragi°nasfi della copia della materi»,.......-j-------------------            -.             . .-. ;-,.,. . , r
«abbui ncliy0>& �^                  P           deHe cofe compofte fia.Ma prima.chc io dia principio a dichianre le cofe
doner� 1 r' "^-T dd ancate doue hann
� r/0'? fc?lutado efPorr� d'insresfi dell'.
11 reg
Ratta vi*, nel fecondo libro delTArchitettura quale materia neceffariafia alo Architetto,^come fifcielga^fi
40
________________________________ Carthazinef� -----------......0 -^^^^^^^^m^^^^^r � . r- . ■ ,., ^^^^_
pi� per lo «dietro[coperta che era da fiere folamente habitata,ma piena per� di alberi marauighofi ff digrandisfr.nl fiumi, fertile er abon*
dante di ci� che pu� nafeere, lontana molto dalla terra deli'Affrica. Qtfiui troumdof� aer temperatnfimo, &copia di tutti t frutti delta terra,
comminano le genti abbandonare la propria citt�,?? andare ad habitar que luoghi,per la qual cofa 1 Carthagineficonjxretti furono a fare
uno editto, che fotte pena d'effer ucci/o in quelle parti mimo pi� nauigaffe, che forf� erano queUe,che agiorni tiojiri di nuouofono uerfo p�*
"ente fate feoperte. Et pero uedendo Vit. la importanza del uiuere ha minto nel proemio di motto farci auuerttti come in luogo fegnato,cr
che prima uegni netta confiieraHone de i lettori, come che egli uoglia dire; prima,che io tratti d'altre cofe ricorditi � Architetto d� prouedere
in luoghi fertili,
cr abondanti alla uita de cittadini, come nel quinto capo del primo nel principio ueduto JM«ewo,Dinocrate Archi tetto.
1 eigef� Chirocrate cofi appreffo Strabene,come aopreffo Eltano, ma 1 tc&i di Vitr. hanno Dinocrate. Delquale ne fa mentione yienofonte
*'"> non m'inganno. Penfamenti,& nella fua folertia. Ha detto V tir.nel fecondo cap.delprimo Uh. che le maniere detta Dijpofitione na*
feuano da Penfamento,®- da �nuenitone,per� qui dimot�ra Dinocrate effer {lato buon Architetto
, quando dice. Penfamcnto,e folertia, 60
Co,»e anche difetto moflra lo ifleffo quando Dinocrate Me ai Aleftandro.
Io fono Dinocrate Architetto di Macedonia, ilquaie a
te Porto penfieri, & forme degne della tua fplendidezza.Perck dicendo .Penfieri & forme, uttol direfabrica, erdifeorfo, U
C0J«Vinificata,®- quella chefigmfica Vopera,w la ragione dalle qual cofe nafee l'Architettura.
Io ho formato il monte Atho 111 hgu
a o .ruo;n 0/ voleua Dinocrate rapprefentare la figura di Akffxomefi legger nella defira formargli uno capacisf�moalueo da rtceuere
Mte k
«^ id mnte Atho ^ q ^ k mcedm ^ k T hmk�cr ndlafinifira uokuafabricur una citt� capace di diecimila hucmi*
D             m;
-ocr page 44-
4*                                                                           LIBRO
ni; bella, cr fiottile inuentione; f� cofi egli hauejfe confiderai o di dare aUdfua citt� da mangiare, come egli le haued prouifto del bere deff de*
epe. Per� di nuouo dico,che bifognafar le citt� in luoghi comodi^ opportuni,^ di quej�a lode meritamente effer deue commendata la citt� di
Vincila, allaquale rifondono tanti fulminante entrate,
.er tante commod�t�yche pare che tutto il mondo fia obbligato � notr:rk,cr adornarla
che fi pu� dire, che fi come la natrice prende il cibo altroue, della fojUnza delquale ella poi ne fa il latte da nodrire il fanciullo, cofi Vinetia
riceua da ogni parte tlfuo nutrimento per fojientare il redo dello fiato fuo,cr in nero appare,che la natura rif�eruat�fi habbia alcuni luoghi,
che per rarisf�mi accidenti poffono effer dishab�tatt,Cf quefto per la commodit� delf�to loro, come � la detta Citt�,c? Roma,cr conitdtitiiio*
poh 9 cr molti luoghi nella trancia
, cr allroue (come fi uedefjchefempre fiati fono celebrati, cr frequentati per le fopr adette ragionL
GAP. I. DELLA VITA DE GLI HVOMINI. ANTICHI, ET DE I
PRINCIPII DEL VIVER HVMANO, ET DELLE
CASE ET ACCRESCIMENTO DI QVELLE.
LI HVO M INI per antica ufanza come fiere nelle fclue,& nelle fpilonchc;e tra i bofehi nafte*
nano, & di agrefte cibo pafeendofi menauanolalor iuta ; in quel tanto in un certo luogo da iuenti
& dalle fortune furono gli fpcsi� alberi agitati, «Se commosfi, <& i rami ftropicciandofi infieme fuo
ri ne mandarono il fuoco ; 1 uicini dalla gran fiamma sbigottiti in fuga fi miferoi celiata la fiamma,
& hora quefto, bora quello auicinanclofi al fuoco, & rittrouando il fuoco effer di molta commodi-
t� � i corpi asg-iuenendoeli leena mentre, che mancaua, & conferuandolo ni conduceuan'o de elial
tri, & accennandoli fra loro dimoftrauano la utilit�, che di ci� n^uemua. In quel concorfo ci'huomini eiTendo le 110
ci diuerfamente dallo fpirito mandate fuori, per la quottidiana conuerfatione fecero come lor fatto �eniua i uocabo
li delle cofe, dapoi lignificando quelle pi� fpeilo, & in ufo ponendole, per quello auuenimento cominciarono a
parlare, & a quel modo tra loro lubricarono i ragionanienti.Eflendo adunque per la inuentione del fuoco da prima
ttenuto il conuerfare, & il uiuer infieme, & conuenendo molti in un luogo medefimo, ha�cndo ancho dalla natura,
che non chinati, come ali altri animali, ma dritti andaiTero, & la magnificenza del mondo. & delle {Ielle rieuardaffe-
ro, ck trattando (come piaceua loro ) con le dita ogni cofa f�cilmente, cominciarono alcuni tra quella moltitudine �
fare i coperti di fronde, altri � cauar le fpilonche di fotto � monti, & altri imitando i nidi delie rondini edificauano di
loto, Se di uirgulti per fari luoghi da ridurli al coperto. Allhora molti offeruandoi coperti fatti da gli altri ,& ag=s
giugnendo � i fuoi penlieri Cofe none, faceuano di giorno in giorno pi� bella maniera di cafe, & eiTendo gii huo'mi*
ili di natura docile, & che facilmente imitar poteua,gloriandofi ogni giorno pi� delle loro inuentioni, altri ad altri di
moftrauano gli effetti de gli edif�ci), & cofi per le occorreze ef�ercitado gli ingegni alla giornata fi faceuano pi� giudi
tioi�,& prima alzate le forcelle,e trappolai i uirgulti con loto i pareti teiTeuano,altri i cefpugli,& le zoppe poi di fron
del loto afeiugando faceuano i pareti commettendogli con legami, & per ifchiuar le pioggie, le grandini, & i caldi
di,& di cannuccie le coprimmo, & pofcia,perche i coperti no poteuano per la tempefta del uerno fofteher le pioggie
facendo i colmi, & fopraponendoui il loto coi far i tetti pendenti conduceuano le grondi,& i cadimenti dell'acque.
Tilt qui Vit.ha narrato artificiofamente 4 poco � poco per ordine il principio del fabricare ,il mezzo, er il fine, quanto poteua bafiare all'humit
na necesfit� ; dico artificiofamente
, cr per ordine, perche prima ha detto la cagione, che conjtr�nfc gli huomini � dar infieme ; che fu il co-
nofeer l'utilit�, che dal fuoco procede u�; ilcafo dim&fir� l'ut�lit�.Qjucs�a conftrinfe gii huomini ad unirf�, dalla unione nacque la faueUa,
nacque la cognitione del poter operarfi con le mani, cr l'operare,
er nacque la concorrenza diauanzar l'un l'altro nelle inuentioni degli edU
fieij. Onde � poco � poco peruenne lo artificio nato
( come dicemo nel pruno libro ) dalla ifperienza fondata nella natura delle cofe.Ma perche
alcuno potrebbe dubitare di quejlo, onero opponere � Vitr. dicendogli ione hai tu ritrovato gli ingresfi dell'antica natura
, che bai ardi*
30
mento di affermare quefte cofe ? Rifonde Vitr. cr dice in quefto modo.
Ma che quefte cofe da quei principi), che detto hauemo fiano fiate ordinate in quefto modo fi pu� couofcerej perci�*
che fino al di d'hoggi dalle nationi efterne li fanno gli edificrj, come in Francia in Hifpagna, in Portogallo, in Gua-
feogna, doue fi fanno i tetti di tauole fecate di Rouere, ouero con paglie e Ararne.
Pare � Vitr. grande argomento � prouare l'origine delle fabriche Vufanz* delle genti efterne ; er in uero � ragionatole,che doue non � perue*
nuta la bellezza
,er la grandezza dell'arte ,fi uede il modo naturale, e? fi rittegna quello, che dalia natura � � primi huomini � [tato dima-
grato ; perche fi pu� dire, che ogni arte habbia Ufua pueritia
, lafua adolefcentia, ti fior dell'et� ,crla maturit�, come l'Architettura che
ne i primi fecali hebbe ifuoi fgrojfamenti
, crebbe nett'Afia , ottenne in Grecia il fuo uigore, cr finalmente in Italia confegui perfetta er ma
tura dignit�. Dal principio adunque � ragioneuole ci credere che ella haueffe queUi principit, che la necesfit� dimoUr� primieramente all'hu-
mana generatione, come fi ha � di nofiri efftr nelT�fola Spagnuola,cr nelle parti dei mondo /coperte da moderni, che le ftanze,
er le habitatio
ni fatte fono d'Alberi, tejfute di canne, coperti di paglie, ma di modo, che fi ha in confiderai ione la dignit� delle perfone dando pi� belle, er
ca
pi� grandi, cr commode hab�tationi a quelli, iqualifra quelle genti ottengono maggior grado. Quej�o � fiato ritrattato effer da i nofiri nel
fopr a detto modo ; ma poi che pi� perite genti,
er pi� ingegnofe hanno cominciato a praticar in que luoghi pi� bella, er Plti artificiofa manie-
ra di fabricare, � fiata introdotta
, lauorando i legnami, cr facendogli molti ornamenti, che non haueuano prima, cr cofi digiorno in giorno
aumenteranno gli ariifidj, cr le inuentioni delle cofe, cr fi far� domefiico il paefe per r'mtmana conuerfatione, ottimo adunque � l'argomento
di Vit.chefa coniettura deU origine delfabricare, per quello
, che 4 tempi fuoi fi trauma in molti luoghi di gente Barbare, non ufe ai uiuer
ciuile, maf�lo aUa natura ubidienti faceuano quello, che dal principio del mondo faceuano i primi huomini Dice adunque feguitando.
Appreflo la natione de Colchi nel mar maggior per Pabondanza delle felue con alberi perpetui ifpianati dalia delira,&
dalla finiftra polii in terra lafciatoui tra quelli tanto fpacio, quanto ricerca la lunghezza de gli alberi, fannofi gli edi
fici], ma di fopra nelle eftreme parti di quegli alberi pongono altri trauerfi. iquali d'intorno chiudono lo fpacio di
mezzo dell'habitatione, & allhora dapoi le fopra porte traui dalle quattro parti legando, e ftrignendo gli angoli, &
69
in quefta maniera facendo i pareti d'alberi � piombo di quelli inalzano le torri, & quelli fpacrj, che per la grofl�zza
delia materia tr�l�fciati fono, con lotte, e fcheggie otturano,& ancho rittagliando,i tetti da gli anguli eftremi tram
mezzano con legni attrauerfati di grado in grado raftreniandogli, & in quefto modo al mezzo leuano delle quat-
tro parti le Piramidi, lequali & di fiondi, & di loto coprendo alfufanza de barbari fanno i colmi teftugginati.
Chi pan mente aUe parole di Vitr. ritrouer� nel prefente d�feorfo un'ordine merauigliofo, perche prima ha ritrouato quanto pu� la necesfit�,
er la natura dicendo la cagione , che confirinfe gli huomini ad habitat infieme; dapoi ha dimoftrato quanto pu� la effenenza, cr Xufanza,di
tendo quello
, che molte genti accojlumano di fare per accommodarj�,cr diffvnderf�, nelle hab�tationi uarianiente, cr fecondo l'ufo de 1 luoghi,
cr delle cofe, cr finalmente dir� quanto ha potuto l'arte cerca le regolate inuentioni, e? gli ornamenti, cr la pompa del fabricare, come Vi-
tftt, al primo cap. del Decimo conferma dicendo.
Et in tal modo quelle cofe, che auuertirono ell�r buone all'ufo, tentarono ancho con ifludio di arte, & ordinationi per 70
uia di dottrina � poco � poco.
Er qui fi uedr� come la natura humana tutta fiata f� i�effa auanza d� giorno in giorno, er dal neceffario al commodo, er dal commodo al honore
uole peruiene. Bella,
er degna cofa �, � confederare come l'arte fopra la natura fi fonda, nonmutando quclh,che � per natura, ma facendo-
lo pi� perfetto, cr adorno
, come fi uede nel prefente capo, che Vit.per diuerfi effempi ci mojlra nonfolam�nte la origine del fabricare , ma i
modi, cr le maniere naturali, che fono prefe dall'arte � perfett�one delle cofe, come fono i tetti
, i colmi, le uolte, er altre parti, che fono
dalla naturai necesfit� aUa certezza dell'arte per humana folertia trapportate. Seguita adunque
V itr. dicendo,
ma
-ocr page 45-
SECONDO.                                                  4,
mai nngrj, che habitan le campagne, perla inopia de bofehi hauendo de legnami bi fogno, eleggono alcune parti
pu eieuate del terreno, & quellecauando nel raezzo,& uotandole, & facendo i fentieri allargano gli fpacrj quanto
tape la quantit�, e grandezza del luogo ; ma di fopra poi legando tra f� molti furti fanno i colmi de i tetti piramida*
li, oc quelli con canne, & paglie coprendo inalzano fopra le ftanze grandissimi grumi di terra, «Se � quefto modo
ianno con la ragione de i tetti l'inuernate caldisf�me, «Se l'ertati fiefehisfime. Altri di paluftre alica i loro tuguri ri*
coprono, & ancho appretto altre nationi, & in alcuni luoghi i�migliantemente, & in quella maniera le cafe fi fan-
no, in Marfiglia ancho fi pu� uedere, che i tetti fatti fono fenza tegole portaui fotto la terra con le paglie ; in A the»
sic etiamdio per eilenipio di antichit� nell'Areopago fin a noftri giorni fi uede il tetto di lottole. Anchora nel Cam-
pidoglio la caladi Romulo nella Sacra Rocca ci pu� farauuertitidegliantichicoftumi,per effer coperta di paglie,
& di nciio, oc cofi per tai fegni potenioxhfcorrere fopra la inuentionc de gli antichi edifkfi, che cofi flirter�, come u
detto hauemo.
                           l                                 r
finito ha Via-, l'argomntatione propo$a,cr con molti effempici hdconfermati nella credenza dell'antico, e neceffario modo del fabricare, er
quaji a ha indotti a credere la inucntwne del confortw humano ejfer fiata fecondo, che egli ha detto, hoU ci uuole far accorti di quanto lo
ujo,cr laifptrmz*
, er dipoi l'arte ci ha dimoiato, cr dice.
JMa hauendo gli huomini operando ogni giorno fatto le mani pi� pronte, e pi� deftre� fabricare, & eflendo con folcr*
ti.a alte arti peruenu ti per lo ef�ercitare continuamente gl'ingegni loro, n e fegui poi che � gli animi loro aggiunta la
xndultna fece, che chi tra quelli flirter� pi� ftudiofi, & diligenti confefl�uano f� effer f�bri.
"Sabro latinamente ogni artefice � nominato, dicef� in G wo Te�ion d'onde � il nome d'Architetto deriuato (come nel primo libro s'� detto,) cr
qui fi pu� uedere come non folamente le cofe alla Architettura pertinenti habbiano hauuto principio, ma ancho i uocaboli delle co f�, per� pru
dentemente Vitr. non lafciando alcuna cofa rende perfetto l'auditore, cr il lettore delle opere fue. Fabri adunque fi chiamauano ipiu {ludwf�
»«
Cr diligenti operatori; perche alla natura, aWeffercitio ,aUafolertia aggiugneuano la induflria. Laquale non � altro che un dif�derio di affa»
ticar)� ridotto all'opera con diligenza' ,GT ejjercitio dello ingegno,®- dell'arte per confeguire il perfetto compimento di quella. Conchiude
adunque Vuru. come tutu l'arti, crJe muentioni delle gi� dette cofe habbiam prefo il nascimento loro.
Cenando adunqueda principio queftecofe ftate fieno in quefto modo ordinate, & la natura non pure di fentimen-
ti habbia gli iiuomini, com e glialtri animali adornati, ma anchora di confideratione, & di configlio armato fin tei*
letto, fottomettendo kl poter loro gli altri animali, quelli di grado in grado alle altre arti, & difciplinc peruenendo,
�ifciti cai fabricare, dalla uitafirigna,& filueftre allamanfueta, & fiumana fi condufTero; d'indi animofamente
ammaeftraudofi ,& pi� oltre guardando con maggiori penfamentinati dalla uanet� dell'arti, non pi� cafe ninni-
li ,& bafle, ma grandi habitationi fondate, & di pareti fatti di mattoni, & di pietre, & di legnami compofte, & di
tegole coperti cominciarono � fabricare. Dapoicrefcendoinuarieofleruationi diftudi con^giudiciofo difeorfo da JO
incerte � certe ragioni di mifure l� cofa inanzi coiadufierOj&dilaauuertendOjChelanatura largamente i legnami
producena, oc porgeua loro abondante copia di materia da fabricare, cominciarono a nodrirla , & � cultiuarla, Se
crefeiuta poi con artifici] ornarla all'ufo diletteuole & eleganza della uita. Et per� di quelle cofe ioui fon per dire,,
Squali commode, & buone fono ne gli edifici], dimortrando, come io potr�, le qualit�, e uirt� di quelle.
Yitruuio a ha condotti 4 poco a poco 4 ntrouar la materia, cr l'abondanza delle cofe, che uanno nel fabricare, cr quafi ha fatto nafeere tutti
le cofe una daWaltracon la euidenz*
, CT col porre dianzi 4 gli occhi tutto ilfucceffo, er accrefcimento dell'arte, cr s'ha eletto di trattare
u°n di tutte k forti del fabricare rperche le fabriche fatte dalle genti rozze, � per necesfit� fono d'infinite maniere, crf infinito non cade
fotto la dottrtn, de i precetti, ma uuole trattar di quelle che dalla ciuile ufattza, CT per commodo,
er per bellezza fono degne di ejfer confi
derate. Rora adunque cominciar* � trattare delle qualit�, � forze delle fopradette cofe, accioche
( come fi dice ) la fua injlitutione uada
con fuoi pudi
er perci� fare proua con che ragione eglihauoluto nel prefente libro trattare della materia, che fi adopera nel fabricare,
er dice.
Ma f� alcuno uorr� difputare dell'ordine di quefto libro penfando quello doiier* effer � tutti gli altri prepofto , acciocho
egli non penfi, che 10 errato habbia, ne dir� la ragione.
Come chifabrica unacafa, e tenuto rendere la ragione deU ordine ufato nel fabricare ; cofi chi compone un'opera, er infegna un'arte, e obblis
gato a dire, perche prima, cr perche poi pofte habbia le cofe in quell'arte contenute, cr quefto � per acquetargli animi di quelli, che odono,
o uedono le cofe impejte,per� Vitr. con grande humanit� cr modedia rende conto dell'ordine del prefente libro.
Scriueiuta io il corpo dell'Architettura , ho penfato di efponerenel primo libro di cheammaeftramenti , & difciplinc
ella efler debbia ornata, & con certi termini io ho uoluto finire le fue maniere, & dire, da che ella nata fufTe, & coli
ciuello che fuflc all'Architetto neceffario iui dimoftrai, & per� nel primo libro ho detto dell'officio dell'arte , nel
prefente io difputer� delle cofe naturali della materia per accommodarle all'ufo del fabricare, perche il prefente libro
non dichiarer� oue nafte l'Architettura, ma d'onde l'origini delle fabriche fono ftate inftituitc, & con quai ragioni
SO
nodritc, & peruenute di grado in grado � quefta determinatione, & per� in quefto modo al luogo, & ordine fuo p�
fta fera la compofirione di quefto uolume.
Xd ragionerei Vitr.in urta � quefta, non � conueniente trattare d'alcuna cofa paratamente contenuta in un'arte, prima che eglifi tratti de i prin
«P'� di quell'arte, percioche muno eff�tto � prima che la caufa fua, f� io adunque (pu� dir Vitru.) trattato hauesfi prima della materiale
e trattatione particolare di queft'arte, er non de 1 principi) di tutta l'arte, io non hauerei ufato l'ordine, che fi contiene, il fine deU'Archi»
ietto non ci farebbe flato manijtfto,cof4che era fermamente neceffana, perche la cognitione del fine precedeogni operatane; dapoi Puffi»
eia dello Architetto farebbe flato afeofo , i precetti dell'arte lafciati, la confufione ci hauerebbe impedito il
«ero intendimento. Meritamene
te adunque le cofe dette nel primo libro doueumo preceder tutte l'altre, che ne ifeguenti contenute fono; ma perche il fecondo libro conte»
ner debbia il trattamento delia materia, fimiimcnte e mamfifto; perche la materia � principio non della Architettura , perche l Architettura so
non � fatta di legne,ne di pietraia delle cofeche fono dall'arte formate, ere principio crfoggetto, nelqualefi ejprime quello che � neU
mente dello artefice, cio� l'Ordine, la Difiofitione, la Diftributione, U Simmetria, k Gratia, cr il Decoro, cr in fomma il perche ,lara»
��one,ilDifcorfo,cr la cofa figmficante, come nel primo libro fi dimoftra, ti trattamento adunque della materia ealluogofuo, crfico*
me nel primo libro s'� detto della origine dell'arte, cofi nel fecondo fi tratta dell'origine del fabricare.
fioraio torner� al propolito, & delle copie dir�, che buone fono al fabricare, in che modo f�ano dalla natura compb
fte ,-& con che mefcolanze, e principi] fieno i loro componimenti temperatijacci� non ofcure,ma chiare fieno � i let-
tori efponer� con ragione. Perche niuna forte di materia, ne corpo �, ne cofa alcuna, che fenza la unione di quei prin
ciprj polla uenir in luce, ne effer allo intendimento fottopotta, ne altramente la natura dellecofc dei precetti dei
rilofofi naturali pu� hauere le fode, & nere dichiarano ni, f� prima le caufe, che in quelle cofe fi trouano,in che mo*
"o , & perche cofi fieno con fottilisfime ragioni dimoftratc non fono.
                                                                          7o
vouendo trattar Yitruuio degli effetti che fanno le cofe, che entrano nelle fabriche, come fono i legnami, le pietre, cr altre cofe, acetiche fap*
piamo elegger le buone
, er utili ; neceffario �, che egli ragioni delle caufe ,crdei principi] di quelle, imperoche il uerofapere,( come det-
to hauemo
) confifte nella cognitione delle caufe ,crdei principi), perche adunque niuna cofa fi troua in qualunque modo �fenfi bimani fot
topofta, che compofta nonfia per U mefcoUnza defuoi principi), cr le cofe s'intendono, come fono ; per� � neceffario trattare de i primi»
o» er tanto pi� perche la cognitione della mefcolanza de � princ�pi) ci dar 4 ad intendere qualmateria come pietraio legno fia buona ai
xn^cofitcr quale aHaltra, perche ��u natura h* l'Olmo, olirai! P oppio, altro effetto fa d marmo» altro il tofo, altro >lfaffo, per� vi*
D ti tra,
-ocr page 46-
LIBRO
44
tru. che difcorrctat, che da diuerfe cctufs uengono d�uerp eff�tti, l�lofofando narra topinion de gli antichi T ilofofanti cerca � princip�j mate
ridi, cio� che entrano come parti � far k cofe di natura
, ej nel fucceffo applicher� poi le caufe � gli effetti , cerne ci far� f�*.
gwnio mmfeffo*
GAP. II. DE I PRINCIPII DELLE COSE
SECONDO I FILOSOFI.
HALES primieramente pens�, che l'acqua principio fulTe di tutte le cofe» Heraclito Efc-
fio , che per ia ofeurit� de fuoi detti Scotin�s era nominato, pofe il fuoco. Democrito, & l'Epicuro
di Democrito fautore, gli Atomi, che infecabili da noftri, onero indiuidui corpi da alcuni chiama-
e ss
ti fono . Ma la difciplina de Pithagorici aggiunfe all'acqua, & al fuoco, l'aere, & la terra. Deroocri
to adunque auuegna, che le cofe � nome pi'opio non chiamaiTe, ma folamente ponefle i corpi indi-
nifi bili, pure per quella ragione pare, che egli ponel�e quelli iftesfi principi]j perche eflendo esfi
corpi feparati, prima, che concorrine infieme alla generatione delle cofe, ne fi raccogliono, ne poilono mancare,ne
fi diuidono, ma fempiternamente rittengono in f� perpetua, & infinita fodezza. Quando adunque da quelli prin-
cipi) infieme conuenientemente comporti tutte le cofe nafeere fi ueda, & eflendo quelle cofe d'infinite maniere per
natura diftinte, io ho penfato, che fia neceiTario trattare delle uariet�, & differenze dell'ufo loro , & dichiarire che
qualit� habbiano negli edifici]', accioche eiTendo conofeiute,quelli, iquali penfano di fabrkare, non errino, ma appa-
recchino le cofe buone fufficienti all'ufo del fabricare.
Vitruuio effione in quej�a parte le d�uerpt� delle oppinioni degli antichi filofop cerca � princip�j delle cofe, er intende ( come ho detto,) i Vr'm* io
cipij materiali, cio� quelli, che entrano nella compoptione delle cofe,ne iquali finalmente ogni co fa p rifolue. Diceche Thales uuolefcbe
del tutto foffe l'acqua principio, Heraclito il fuoco. Democrito,
er l'Epicuro alami corpi da quelli Atomi nominati, i Pithagorici l'ac*
qua, il fuoco
,faere, er la terra uolutohanno tra iprincipij numerare. Vitr. non contende in ques�o luogo quale papaia migliore op«
pinione, ma confente a quella de Pithagorici, che abbraeckui tutti quattro gli dementi, �r quejto pm chiaramente nel proemio dell'Otta*
uo libro p uede, doue ne dice la ragione copiofamente ,
er con dignit� della materia, pero chi non uuole affettar fino, che p peruenga 4
quel�aparte, nongtincrefea uolgcre alquante carte,
er ritrouare il prop�o luogo. Ma perche �ui non p fa mentione di quello, che per
Atomi Democrito intendeua
, io dichiaro breuemente la oppimene di quello , e1" � cofa degna della cogn�twne dei Yilofofanti, Vedendo
adunque Democrito che tutti i corpi, che hanno part� diuerfe
er di nome, er di ragione, compofti erano di parti, che in nome, er in ras
gione erano pmiglianti, uoUe che anche le parti di nome,
er di natura pm�glianti fatte, er compope piffero di alcuni �ndiuipb�l�, er �nfec*
cab�li corp�ceUi, che Atomip ch�antauano . Per intelligenza di quefto mi ricordo hauer detto nel primo libro , che il corpo humano batte*
ja
u� alcune parti diPtinte di nome, er di natura, come fono i piedi , le mani, il capo , er le altre parti, che fono come ftrumenti dell'anima.
Disfi, che ciafeuna di quelle parti diuerfe era compofia di particelle, che nel nome
, er nella natura conueniuano , come ilfangue, P offa, la
carne, perche delfangue ogni parte � pingue,
er p chiama fangue, deii'offo ogni parte capo, er offa � detta. Della carne ogni parte � car
ne
, er e carne nominata ,ilpmile uedendo Democrito ritirouarp in ogni corpo naturale, er uolendo rittrouar i princip�j materiali d� quel*
�eparti,chenelnome,cymtkragione conueniuano
, pofe infiniti princip�j materiali, er quelli Atomi dimandaisa, cr bench� trouar
non fi poffa cop p�ccola par te nel corpo, come corpo che eUa � , che nonfi poffa dmider'e maitre parti,
er quelle fimilmente in altre, er
cop in infinito, niente d� meno il buon Democrito tanto da Ariftot�le commendato , uoleua che infiniti corp�ceUi fi trouaffero ,che per modo-
alcuno non riccueffero diu�pone, ma piffero indiu�pbili ,
er impart�bili. Ma come egli quefto intendeffs , accioche un tant'huomo non pa
cantra ragione b�apmato, io dico che egli bensfapeua, che la diuipone de � corpi,
er delle part�, er delle particelle di quelli andana in infi*
nito, nep poteud queffa diuifwne pospbik intender altrimenti ; ma daWaltro canto egli bene conp.derando che i corpi naturali elfer pot�*

nano i�Uifi in cop minute parti , che ninna d� quelle poteffe preftar pi� l'officio fuo, come s'egli fi prendeffe una minima parte di carne, che
non poteffe far Voperatione della carne, per� egli uolle, che i corpi naturali fuffero compofti di quefti corp�ceUi indiu�pbili, non in*
quanto cor pi, ma in quanto corpi naturali, eruolie, che queft� infiniti foffero, cio� di numerogrand�sfimo,
er di figure diuerfe , er pe*
r� altri ritondi, altri piani, altri adunc�
, altri dritti, altri rittorti, altri di quadrata figura, altri d'altraforma facendo, ernel uacuo
del mondo divergendoli
, uoleua che per la unione, er per lafzparatione di quelli fatta diuerfamente fi produceffero le cofe, er mancaffe*
ro, come� appare
; er queffa era l'oppinione di Democrito, per laqualep comprende, che egli uoluto habbia, er creduto, che la naturai fi*
gura,
er apparenza de i corpi fia la forma loro fofiant�ale, er ueraylcbe in uero non �, perche la figura � accidente, er nonfoffanza del-
le cofe. Pare che Vitruuio uoglia , che Democrito habbia hauuto l'opp�nione dei Pithagorici, f� bene egli non ha nominato terra, acqua,
aere, e fuoco
, er forf� per questa caufa neU'ottauo libro non ha fatto mentione di queilo. Ma d�chiamo noi anchora alcuna cofa.
Quattro fono iprincipij materiali di tutte le cofe
( come uoglionogli antichi) che gli chiamarono pruni corpi, er quefiifono terra, acqua, de= ^ a
re, fuoco
, er/e pi� oltra paffarfi uoleffe, eglifi potrebbe dire anche quefii effer compopi d'altri princip�j, ma nonp comiene pi� adett*
ii o penetrare III uillliv t^^v, �^w vi/s, ^* t* Mt-*.» wvt v» *t u»t yi uiviyil,^ WMtutt-i* i*s- i inibii j nmiv t^ttt tt n�Hlii'.tuiii , \ji ^i i
f� p trouano, er quelle qualit� effer deono mmifefie, come il calore, thumore, il freddo , er ilfccco, che fono � i quat,
nienti, per quelle,
er in quelle ogni corpo fi trammuta^ come ne ifequenti uerp tolti ielle mfire Meteore per diletto din
ffetti, che nelle co*
ro princip�j coirne*
oslreremo.
in quefto uariar non p dimora,
Ch'il fuoco feema la fua Icggierezz*,
Et per la noua f�rma p fcolara.
Vaer lubrico � graue � pi� chiarezza
Si mone del liquor, che 4 maggior pondo
Giugne la pccitate,
er la fodezza.
Cop natura uar�ando il mondo
Ripara d'un'in altra lafemenza
Delle cofe, che'l fan beilo e giocondo.
Qnde'l morir non � f� non par fenza
Leffer d� prima, e il nafeer cominciare
Altr'effer, altra forma, altrapparenzai
Quefto continuato uar�are
Dello fiato mondano ordine tiene
Soggetto alle uirtk celeBi, e chiare.
Ch'indi leterno corfo lo mantiene
Lo tempra, e lo d�feerne,eruariand�
In pr� di noi u�uent� lo riti iene
Et la m�fura d'ogni cofa e il quando.
Poi che da prima il mondo giouanetto
hlofir� fua bella faccia
, che confufa
Ogni forma teneua in uriafbetto,
Et la diurna mano aprio la chiufa
A gli elementi,
er in gioconda uece
Tu fua uirtute nelle cofe �nfufay
Delle piagg�e mondane anchora fece
L'ordine bello, e il uariato jlile
A beneficio deU'humana fpece*
Dada terra l'humor, l'aura gentile
Dal foco fcielfe, cr 4 que corpi diede
Loco fublime, � quefti baffo e humile,
"Et f� l'un per diftanza l'altro eccede,
Pur han uirtk tra lor conuen�ente,
S� chcl tutto, ch'equi, d'indi procede,
E tra lor ben fi cangiano fouente%
Et la terra nell'acqua rifoluta
Rara diuenta, liquida, e corrente.
L'iiumor la fua grauezza anco rifiuta,
E s'afiottiglia in aer, e que&� anchora.
Jn fott�lisfimo foco p trammuta.
4o
Qj ATTK.9
-ocr page 47-
SECONDO.                                                      4*
Q_y A T t R o adunque fono le prime qualit� manzi leqmli nittr� altra fi troua,caldo ,fecco, humido � freddo, da quefie per la toro mefco*
lanza uengono le altre, duro, molle, aff>ero,piano, dolce, amaro, lieue, grane
, tenace, raro, denfo, cr ogni altra fico ida qualit�, l�
aoue e necejfario che lo Architetto , tlquale ha da conf�derar la bont�, &gli effetti della materia chef deue porre in opra ,fappia le forze
delle prime qualit�, come dice Vitr. nel fine del prefente cap. quando dice.
Vedendofi adunque, che dal concorfo di que' corpi.           Et il refiante.
VJatiro ancho fonoleposfibil� ,cr naturali concorrenze delle prime qualit� ne glielementi, imperoche fanno infume Thumore e il
calore, l'humore � il freddo, il freddo elaficcit�, laficcit� cr il calore, cr ciafcuno de gli elementi ha due di quelle, ma una di effe gli �
propta, V altra appropiata, il fuoco propiamente � caldo, l'aerehumido, l'acqua fredda, la terra fecca
, cr appropiatamente il fuoco �fecco,
l aere e caldo, Vacqua humida, cr la terra fredda. Quegli elementi
, che conuengono in una qualit�, pi� facilmente (� tr ammutino- l\tno
nell altro come il fuoco, e l'aere, l'aere, e l'acqua, l'acqua, cria terra, perche lafimiglianza
, CT conuemenzA delle co f� fa il predetto effeU * o
i to, il fuoco � caldo per lofio propio calore, e/ecco per la Recita, che egli dalla terra riceue, lo aere � per fua natura humido, cr dal fuoco
ncrae il calore, l'acqua per f� fteffa � fredda, cr dallo aere prende la humidit� > La terra per lafua propiaficcit� �fecca, ma per lo freddo
eli acqua e fredda, cr quando eglifi dice, che icele&i fegni fono ignei
, acquei, � terrej�ri, egli s'intende che le loro uirt�fono atte ad in-
Perequa gi� gli effetti, che fanno gli elementi, erper� l'Ariete alquale � attribuito la natura, cr complesfione del fuoco moltiplica con
1fuo calore, ne i corpi inferiori gli ardori, fcaccia le frigidit�, confuma le humidit�, fecca, cr afc�ugga i corpi, perche adunque la t�rta
«J quefio fcgno ha maggiore conuenienza col fuoco, che con alcuno altro degli elementi, per� dicano, che egli � caldo, cr ficco, ilfimilefi
pu� dire degli altri fegni fecondo le uirt�, e forze che hanno. Appreffo le gi� dette cofe � degna diconfideratione la forza delle predette qua*
Ma,
per� nelfucceffo dell'opera molte cofe fi faranno innanzi � gliocchi, che dimostreranno nari, cr diuerfi effetti. Vedremo che il fuoco
njolue, tira � f�, dilata ,fepara difirugge, rende leggieri , cr mobili, tutte le cofe, il freddo condenfa, re&rigne, uccide, l'hmrado ricm=
Plf>g°"fia,ritarda,ilfeccorendeaffro, rauco, afeiutto ogni foggetto, per� � necejfario auuertire � iprincipij delle cofe. Cominciamo zo
Adunque allenire �gli effetti inficine con Vitr. ilquale hauendo flabilito cofi degno precetto, come e quefto, che fi debbia riguardare alla
<*aa natura di que principij, che alla compofitione di tutte le cofe concorrono, comincia � trattare de i mattoni, cr dice.
CAP. III. DE I MATTONI.
T io dir� prima de i mattoni di che terra fi riabbiano � fare.
Vitruuio tratta in qttefto luogo de i mattoni, cr prepone quefla confideraiionc a tutte kaltn,perciochela'riffo^
lattone ultima di tutta la fabrica e ridotta nei mattoni, per� fono i primi mesfi in opera come elementi della fabrica,
prende dagli effetti,cr dall'ufo de mattoni argomento di trattar della materia loro,
cr dimoj�rare qual terra fu buona
per farei mattoni, cri ufo di efi,cr gli effetti che deano fare nelle fabriche. Noi fecondo l'ini�ituto noftro paneremo
?<>
dinanzi � gli occhi tutta la prefente materia, cio� di quello chef contiene nel fecondo libro. �>
Materia adunque e quella co fa, di che fi fumo lefabriche come pietre, legnami, ferramenti, horafi tratta della materia pi� neceffaria,cr prin*
cipale, come fono le pietre, la edee, l'arena, i legnami. Belle pietre altre naturali fono, altre fatte dall'arte. Delle artificiali fi trat-
ta nel prefente capo, delle altre, cr delrefiante della materia nei feguenti capi, hora noi efbediremo le artificiali, che fono i mattoni,
douefi ha daftpere di che terra, cr in che mode fi fanno, che qualitatehanno, cr che forma. Quanto adunque apar tiene alla terra,
fi deue pigliare la terracretofa, bianchina, domabile
, e quella che fi chiama S abbion mafehio, che � (per quanto t�imo ) un fibbio-
ne molto graffo, e granito, che per effer talee detto mafehio, fi come fi dice incenfo mafehio dalla formi mafculina. Lafciaj� del tutto
la terra ghiarefa ,cr fabbionegna, battefi bene la terra, cio� fi fbadazza con certi ferri in modo diffide, cr fi doma bene cacciandone
le ciotole , crle petruzze ,cr pi� che � domata cr macerata, e migliore,
^egli antichi s'� ueduto marmo pefxo cr [abbia roffa, la terra S amia, l'Aretina, la Modenefe ,la Sagontina di Spagna,cria Pcrgamefe
4-o
^m
                    '                                     ..,-^^^^^^m ,. , �_...!._....... cauafi l'Autunno, fi
Selanecesfuati
che non fifa in
me*
no eli due anni-, cuocigU poi ; Cotti molto per lo gran fuoco diuentano durisf�mi. Erano de mattoni altri crudi, altri cottt, cr di que*
ili altri Vetriati
, altri non. La forma era tale faceuanfi anticamente lunghi un piede � mezzo larghi uno , ne erano ancho di cinque
palmi per ogni uerfo cr di quattro anchoper gli edifici maggiori, fi fanno ancho di lunghi fei dita,grosfi uno , larghi tre per felicare
* faina. Negli archi, cr nelle congiunture fi utdono Quadrelli di due piedi per ogni uerfo ,lo
danfi ancho di forma triangolare di un piede per ogni uerfo grosfi un dito � mezzo, CT fi fan*
no quattro di esfi uniti, lafctandoui i loro Diametri alquanto canati
, accioche pi� ageuoU
niente dapoi cotti fi rampino , quefla forma � commoia al maneggiare, di fhefa minore, cr
50
di affetto pi� beilo , perche pof�aneUe fonti del muro 'nuolto l'angulo in dentro dimottra lar*
g'oezza di due piedi , l'opera fi fa pi� foda
, er pi� uaga perche pare, che ogni mattone nel
�nurofia intiero, cr le cantonate dentate fanno una fermezza mirabile , fimilmente i mattoni
fattili politi ,
^ fregai fono di durata, deonfi fregare fubito tratti dalla fornace: �grosfi
Ji forano in pi� luoghi
, accioche medio fi fecchino, cr cucchino, hora ueniremo �Vitru*
uio lafaando al r� i         �■ j n * v
. l\ mo « fuo luoso dire delle naturali.
�tio diro prima dei mattoni , di che terra fi habbiamo� fare , perche non di
arenoia negiarofa, ne SabbionignaIota fi fanno, imperoche efTendo di tai
maniere di terreni comporti primieramente fono graui ,dapoi eflendo dalle
6<6
pioggie bagnati cadono dai muri, & le paglie , che in quelli fi pongono , per
l'afprezza loro non fi attaccano e congiungono ; adunque fi.deono fare di ter-
ra bianchina, cretofa, � rolf ? 'di fabbione mafehio.
I mattoni effer deano leggieri di pef0 ? ^ ^ feono nfifiere ali acque, crnon riempirfi d'hu*
more , ma bene poter inficine congiugnevi , CT fare una prefa tenace, cr falda; effer deo* ^^_^^_, ,.                    ,^^_
no leggieri per non caricar la f,bricha, refiUere alle pioggie, acci� per l'humore non fi {lacchino , U prefa gagliarda fortifica ilmu*
ro,per quefio Vitruuio dimoflra ^ terra fu ymH ? ^ qual non,dapoi tratta del tempo di farli, O'ne rende k ragione, quan*
do dice.
Deonfi fare la Primauera, onero TAutunno , accioche.
^clla creta da far i mattoni fi poneuano le paglie tagliate , cofi dice Palladio nel feflo al Duodecimo capo . Ef f� ne legge la dout il po«
polo d'ifrael' era afflitto d�' Faraone, nell'opera di far i mattoni.                                                                                                   
~> terra bianchegna."
��odice^Albicante al Quartodecimo capo del libro trigefimo quinto, e? Vitr. dice. Albida,cr ne rende la ragione dicendo.
erc-he quefie forti per la loro mollitie, � morbidezza, hanno fermezza, non fono di pefo nelle opere, & facilmente li
rautnirio,& fi umfeono infieme.
D*poi dice, � ^ tempo fi deano gettare, � formare, al che Palladio al fopradetto luogo confente dicendo, cf?e i mattoni fi deano formar di
Mit2gio. Vitr.dicela Primauera.
D Hi Deonfi
-ocr page 48-
4s                                                                    LIBRO
Deon l� fare la Primauera, onero l'autunno, accioche parimente ad uno iftetto tenore fi Cecchino , perche quelli, che
fi tanno ai tempo del Solititi o fono dirTetxofi, perche la lor coperta fuperficiale eflendo cotta dal Sole, f�chepa*
rino fecchi, & aridi , ma di dentro non fono afciutti, Se poi, che feccandpfi fi reftringono, le parti aride crepa-
no , & coli fesfi fi fanno debili, & per� fornmamente buoni feranno quelli, che due anni primari formeranno,
perciocne non pi� pretto feccar fi poflono quanto bifogna, & pero quando frefchi,& non fecchi fono poftiin
�auoroindottauilacrofta,e ftando quella rigidamente foda, dando quelli in f�, non poiTono tener la iftefla al*
tezza, che tiene la coperta, � la crolla, ma fono dalla congiuntione di quella feparati, & per� la jntonicatura' della
fabrica feparata non potendo ftar da f� per la fua fottigliezza fi rompe, & i pareti per forte dando in f� ftesfi ri-
ceueno mancamento , per quella ragione gli Vticefi nel fare i pareti tifano, &in opera mettono il mattone,
quando � bene afciutto, & lecco , <3c fatto cinque anni prima, & che pofcia quello fia del magiftrato prefiden- f>
te approuato.
Dal prefente luogo fi pu� moderare la ingorUggia di quelli, che non prima penf�to hanno iifabrkare, che in un punto uogliono hauer finita To
pera ,fenz4 conf�deratione, �fdelta della materia
. Magiaramente poi fono caligati, quando per la loro traccia aggine, qualche fini^ro
gli amene, l�onde infinitamente fi dolgono
, cbedellaloro negligenza eterno tej��monio fi ferU nella, memoria delle genti, � ferialmente
nelle opere publiche, che fono piu riguardate.
Tre maniere di mattoni fi fanno, una che da Greci Djdoron fi dice. Quella che da noflri fi ufa lunga un piede,
larga mezzo. L'altre da i Greci adoperate fono ne gli edificrj loro,dellequali una e detta Pen tadoron , l'altra Te-
tradoron, Doron chiamano il Palmo, <5c il dare de idoni in Greco Dorou fi dice,& quello , che fi da fi porta nel-
la palma della mano.
Bench� Vit. dica effer tre maniere de mattoni, pure non pone una firma Ugge, che piu non f� m tifino, imperoche i maggiori edificij fi faceuas %o
no con maggiori mattoni,
er s'� ueduto gli antichi hauer ufato pi� grandi, e minorimattom fecondo la commodit�, Denominarono i mot»
toni dal palmo ,col quale erano mifurati
, come noi dalla forma quadra, Quadrelli i nominiamo nel Greco idioma il Palmo fi chiama Do»
ron,
er perci� il dare de idoni, e fimilmente Doron detto , perche quello, che fi da fi fuole portar nella Palma, er perai mattoni fono
denominati dal Palmo , perche fi pofjono con una prefadi mano portare, anzi pi� pref�o perche fi mifurano col.Pahno. Quello adunque Ss
in lunghezza fer ad'un piede, ejin larghezza mezzo ehiamafi Didoron, cio� di due palmi, che fon mezzo piede , come nel terzo libro
fi far� manifesto ,doue � ogni mifura,
er proportione parleremo 4 ba&anz* .Palladio al luogo fopr acitato uuole, che i mattoni fian gei*
tati in una forma longa due piedi
, larga uno, alta onde quattro. Plinio, che piglia tutto il prefente luogo di Vit. dice, che'l mattone Dio*
doro detto era longo un piede � mezzo, largo un piede,
er cof� il Tcilandro dice rittrouarf� fatto in un teflo di vit. magli piace pi� che Vit*
habbia battuto rifletto alla larghezza,
P~ che egli habbia intefo del Palmo minore, doue due palmi fanno mezzo piede.
Quello adunque che per ogni uerfo, e di palmi cinque Pentadoron , & quello di quattro Tetradoron fidi* 30
manda , & le opere publiche fi fanno di quelli, che fono di cinque palmi , & le prillate di quelli , che fono
di quattro.
Etinuero con ragione , perche de i maggiori edificij maggiori effer deono i membri, gr dei maggiori membri le parti maggiori effer con*
uengono.
Fannofi appretto de i detti quadrelli 5 mezzi quadrelli, iquali quando fi mettono in opera ne i corfi da una parte fi
pongono gli intieri dall'altra i mezzi , & per� quando dall'una, & l'altra parte polli fono �dritturai pareti cam-
bieuolmente con gli ordini, & corfi legati fono, & i mezzi mattoni fopra quelli conftrignimenti collocati, & fera
mezza, & afpetto non ingrato fanno dall'una, & l'altra parte.
Vit. dimoer� una bella ufanza di poner i mattoni uno fopra l'altro ,er perche la uariet� porge diletto in qualunque opera, er la confort
mit� continua partorifcefajiidio--, per� trouando egli una forma di quadrelli differente in mifura dai predetti, ce infegna accompagnar
40
quejli,o" quelli in modo che habbiano del buono, er durino affai, perche queft� minori con quelli, nei corfi, er ordini che hi dice Co-
ria , fono accompagnati in modo , che doue fi congiungono dalle te8e di due quadrelli maggiori uengono di fopra quelli ad incontrar il mez*
zo de i quadrelli minori,
er quefto dice in altri luogbi,cr nelle figure de diuerf� tempi noithauemo diffegnato. lo fra tanto difidero, che nel
prefente luogo fia confederato. cheVitr.molto�propcfitaha uoluto nel precedente capo ejponer la oppimene de gli antichi cercai princ�-
pi delle cofe, per che douendo egli render la ragione di molti eff�tti, non potea ci� fare commodamente fenza la int�Uigenza della natura di
quei principij,
er delle loro qualit� come detto hauemo.
Sono nella Spagna di la Calento, & Masfia, & nell'Afia Pitane, doue i mattoni quando fpianati fono, ck fecchi , po-
lli poi nell'acqua fppranuptanp.Ma perche posfino coli nuotare, quella mi pare, che fia la ragione, perche la terra
di che fi fanno, e come pomice, & pero effendo leggiera, & dallo aere raffodata non riceue,& non aiforbe il liquore,
& per� eflendo di lieue, & di rara propiet�, ne lafciando entrar l'humore nella fua corporatura, fia di che pefo Ci uo- 50
glia, e da ella natura forzata come la pomice ad effer dall'acqua follenuta, & � quello modo ne hanno grande utilit�,
perche ne troppo pefano nelle opere, ne quando fi formano delle pioggie fono disfatti.
Strabene nel terzo decimo libro della fua Cofmografia cofi dice. Dicono che appreffo Pitane i quadrelli pofn in acqua fopranuotano, ilche auuie
ne fimilmente iu Etruria in una certa ifola
, imperoche effendo la terra piu lieue, che V acqua accade che effa � portata. Pofitdonio riferifet
hauer ueduto, che � quadrelli fatti d'una certa creta, che netta le cofe inargentate, nuotano fopra Tacque. Ma la cagione del nuotare dette
daVitr.cr da S tr abone � me non faiisfa
> f� forf� Strabene non intende quella creta in part�culare effer pi� lime dell'acqua, ilche an*
cho non � affai, perche bifogna render il perche quella terra � piu lieue, che Tacqua
, er f� Vitru. rifponde, che quella terra � come p�*
im'ce, che tanto � quanto 4 dir leggiera-, non per� compie di affegnar la cagione del fopra nuotare , er f� ben quejlo conc�ede alla natura
de i principij, de quali quella terra abonda,dicendo che ella � raffodata dallo aere, ne lafcia penetrare adentro l'humore,non per� quefia pu� ef
fer la cagione, percioche quef�o pu� auuenire per la ontuofit�,ey grafiezz* delia terra
, er ancho per troppo fic�ia, er per effer la terra 60
cmernofa, e piena di fori, come � la pomice,
CAP. IIII. DELLA ARENA.
A nelle opere de Cementi prima bifogna hauer cura di trouar l'Arena, accioche ella fia buona � me-
fcolar la materia, cio� la calce, oc non habbia feco terra mefcoiata. Le forti dell'Arena che fi caua fon
quelle, la nera, la bianca, la rolla, il carbuncino. Di quelle ottima � quella, che flroppicciata con le
dita, cigola, ma quella, che fera con terra mefcoiata non hauera dell'afpro, non fera buona, dapoi 7°
quella fera idonea, che Iparfa fopra le netti, & poi crollata non lafcier� macchia, ne ini reitera terra
difetto, ma f� n� feranno bucche di arena, allhora da i fiumi & delle ghiaie fera necelfario cernirla,
& ancho dal lito del mare, ma quella nelle murature, & opere ha quelli diffetti, che difficilmente s'afeiuga, ne doue
ella fi troua , il parete fopporta di efler continuamente di molto pefo aggrauato, f� con qualche interimsfione
dell'opera non ripofa,& oltra di quefto n� riceue le uolte, & l'Arena del mare ha quello male di piu,che quando i pa
reti feranno coperti,de intonicati, mandado fuori la falfugine fi difciogliera.no. Ma l'Arene che fi cauan di fotte, quan
do
-ocr page 49-
SECONDO.                                                     47
6
do fon pofle nell'opere, prefb fi afcingano, & nelle coperti dei muri fon buone, & durabili, fopportan le uol te, ma,
bi fogna canarie di fretto , perche fendo troppo allo fcoperto dal Sole, dalla Luna,& dalia pruina il riilolucno in ter-
mezza.                                                                                                                                                       .
■f .ce M/e^fbt fe/orri deWarena, ifegni di conofeerk, quello che in cafo di necesf�t� douemofare, i diffitti, er f «fife di quelle forti ; cr li tutto
�cuifoitomamfejh. Plinio di que&o luogo fi-ne ftrue al duodecimo capo dd trentefimo quinto libro. Lafoflanza delia terra e in tre modi
Uariata, Ugroffa e detta arena, la fonde krg�a, la mediocre cornarne, l'ar�na � forile,
©~ non e atta adeffer formata in alcun modo, l'arg'U
la � buona cr per nitrire l'herbe,
er per effer adoperata in moke forme era di quefta forte quella terra biancagia detta Tafcomum, dellaqua*
lem �lil�>�gna (opra gli ala monti fi faceuano i luoghi ala delle guardie, cs 4 di noftrt
( come nfenfee l'Agricola ) e una corre di quefia terra
«pprefjo una citt� diSaffonia detta Coruerco , pi� j�cura dal fuoco, da i uenti,
cr dalle pwgg.c, cacje fujje fatta di pietre, perche perla fua
grauit� r�fe all'impeto d" i uenti, per k> fuoco pui s'indura, V non riceuendo l'humore non fi riempie d acque, cr pero effer deuegrajja, fot
titc
, e (bella, ma tornano off Arena. T rouafi .una di caua quefta tiene d primo grado di bont�. Trouafi ancho arena di fiume fono iL primo
fudo, & di torrente fono la balza, oue l'acque fctticlow. Trouafi ancho di mare., quefta per effer buona btfogna che negr«ri,
cr sia con*
netto lucidatori deli! arena fono li nero, il bianca,
er il rofjo, lanata � affai buona, la bianchi tra quelle di caua eia peggiore, U rofi i ,i
ufa�Koma, dcarbunemo'� terra arfadal fuoco newiontmnchiufo pi� fodadi terra non cotta pi� moke dei tcfo,cr pm commendale,
Varena con gbiura mefcolaU e utile 'allefondamenta, & e pia commendata la pi� miiuU,angu�arey<cJfenza terra Tra le marine arene la pi�
IO
grafia,
pefo
e miglior
■dar.
■.,..'.           , . . ,.               n e ,- _. ii. j_/,��..� **� tvrettn li hdQttd.. PT li dista Ber Io Idia . c'T non loltenta il
DELLA CALC2, ET DEL MODO
jy IMP A STARLA.
. A i.
AVENDOSI
chiaro anello che appartiene alla copia dell'arena,infogna anchp*Gu: diligenza
Osi B"a"uu« arena ci caua tre parti ai eoa, e*, lui.» «*>■«�*.*. �.�.�.�                   -          - �
Spi "ena , & una di calce, & coi! giuda urna la ragione della malta, & del laiempra iua, * .
nell'arena
.� ■,_ ci, hi, me, � di mare pefie fera" no le Pezzature di tefie,& criuellati aggiunta la te, za pai te, tarala
della materia miglia Ma pjchetcZJcXndo l'acqua, & l'arena pi� loda faccia la muratura e fin uuu,
fta pare che fiala ragione. Wcheifasfi� guifi de glialtri corpi ^^^^«n^P0^^"!^!^
loro miftura hanno pi� dello aere fono teneri, quelli che abondano d'acqua fono lenti per 1 hurno e, ucli eh, hau
no pi� della terra fono duri, quelli oue predomina il fuoco fono iragih.Et pero di quelli corpi f� i **1g�> f^
no cotti peftati minutamente, & con Parena mefcolati feranno adoperati, ne il faranno fodi, ne potranno tenere
«ni ta la fabrica. Ma quando nella fornace preh del gran femore del fuoco perduto, rulleranno la uirtu delia loro
fodezza, allhora abbracciate, & confinatele forze loro reftano conbucchi, & fori aperti: & noti il liquore adun.
que^he � nel corpo di quella pietra , & lo aere effcndo contornato, & leuato, & hauendo il reflo dei calci e n le i a-
fcofopoRo, che �nellacqu�, prima che il fil0co efca fuori, ricoue«hfer»,&p«e«ndolh^o« ^»na*
i Fon bolle & cofi raffreddato manda fuori del corpo della calce il femore, &Tero i fi.fi tratti dalla fo nace , no u
^ondcnoailorop^pefo.&benchehabbianohulleflagrandezza^urequafi delia te� P""^ Pe^"f'^
« trottano, Doi cE�fcmrto U liquore. EiTendo adunque i bricchi loro aperti, & rari pigliano la mefcolanza dell a-
rena, & fi accomoa mano &fcccandofi con le pietre fi raunano,& ferma fanno la muratura.
*tlh calce fi traitaX^ot iSw � mter� % U ****** della materia^ che fifa lacalce. Ogni pietra dahumon pur*
**<f«L ,fr,le ZtZn^ctf L
#r confumata dal fuL e buona per far la calce Glif>��* J ^tj^JZ
* Pietra dunsfin� ,Ma � candida, niifacemo ottima calce de i cuoccli della Piane. Vitrodola felice, ^*"*" jC
ud�-., h.v i.... i '. , JWJ. �
          -1 '..              .. ._..../-. � i,,�^«»i h�u /-oto .che di lecca , cr di bianca meglio n aaopet u.
fuoco nafeofo , ^ "" ? f ' V           f Z Ta perifiapertfhene^, che f� bene il fuoco non appare, fifa che egli «
edentr , per Schi�i^4 T           ^ ''TcT�uL^Jo fialanima inuifibdc diquel corpo uifibile , maquantoc
^cimentr^
di dot
come
i
chi�
D t�ii CAP.
-ocr page 50-
LIBRO
CAP. VI. DELLA POLVE POZZOLANA.
V VI ancho una fpecie di polue, che di natura fa cofe marauigliofe. Nafce � Baie, & ne i campi di
coloro, che fono apprcflp il Monte Vefuuio. Quella polue nje'fcplata con la calce, & con cementi
non folo da fermezza � gli altri edificrj, ma le grandi opere che fi fanno nel mare per effa fott'acqua
fi fanno pi� forti. La ragione di quello imperch� fotto quei monti, & (otterr� ci fono ardentisfime,
e fpeffe foiiti,lequali non farebbeno, f� nel fondo loro non haueflerp zolfo,� nero allume, onero bi
, tunie,che fanno grandisfimi fuochi. Penetrado adunque il fuoco,& il uapore della fiamma nel mez
zo delle uene,& ardendo fa quella terra iieue,& il fuoco che iui nafce a{torbe,& lenza liquore. Effendo adunque tre
�ofe cio� zo�fo,allunie,& bitume di limile natura dalla uehemenza del fuoco in una miftura formate, fubito,che han- 19
no riceuuto il liquore fi raunano, & prefto l'humore indurite fi raflodanp, ne il mare, ne la forza dell'acqua le pu�
difcioglierc. Ma che in quei luoghi fiano ardori fi dimoftra per quefto,che ne i monti dimani, & di Baie cauati fono
i luoghi per li bagni,nei quali il temente uapore dal fondo nafcendo con la forza del fuoco fora quella terra, Se per-
entroeffa paflando in quei luoghi riflorge, & d'indi per li fudatoi fi cauano grandi utilit�, Similmente fi narra an*
ticamente efler crefeiuti gli ardori, & ei�er abondsti fotto il monte Vefuuio, & d'indi hauer per li campi fparfa d'�ir
torno la fiamma,& per� quella pietra che fpugna ouer ppmice Pompeiana fi chiama cotta perfettamente da un'altra
fpecie di Pietra in quella qualit� pare,che ridotta fia, <Sc quella forte di Spugna, che d'indi li caua,non nafce in ogni
luogo, f� non intorno il monte Etna, & i colli delia Mifia , detti da Greci Catachiecaumeni, & altroue f� iui fono
quelle propiet� di luoghi. Se adunque in quelle parti fi trouano le fonti d'acque feruenti, & da gli antichi fi narra,
,che nelle concauit� de 1 monti caldi uapori fi trouano,& le fiamme ite fono per molti luoghi uag�do,pare ueramen- 20
te efler certa cofa, che per la uehemenza del fuoco dal tofo, & dalla terra (come nelle fornaci dalla calce ) coir da que
ili fasfi efler canato il liquore, & per� da cofe difpari,& disfitnili,iufieme rannate, & in una uirtu riftrettc il caldo di»
giuno d'humore dall'acqua fubito fatiato raccommunando i corpi bolle, per lo calo re nafeofp, & fa che quelli forte-
mente s'unifchino,& prefto riceuino la forza delia fodezza.Reftaci il difiderio di fapere perche cagione efiendp in
Tofcana molte fonti d'acque boglienti,non ci fia ancho la polue,che nafce ne i detti luoghi, lacuale per la ifcefl� ra*
gione fode f�ccia l'opere di fott'acqua, & per� prima, che ci� l� defideri,mi pare,perche coli fia,dirac la cagipne.In tut-
te le parti, oc in tutti i luoghi non fi troua la medefima forte di terra,ne di pietre; ma alcune haniio della terra, alcune
della fab'o�a,altre della ghiara, altre dell'arena,& cofi altroue diuerfe,& del tutto disfimili,& difpari rnan^ere,come fo=
no le ragioni fi trouano le qualit� delia terra,& ci� fi pu� molto bene confiderare, che la doue l'Appennino cigne le
parti d'italia,& di Tofcana quali in ogni luogo non manca l'arena di caua,ma oltra l'Appennino doue e'1 mar Adria 30
tico niente fi troua, ne in Achaia, nein Afia,& in breue oltra il mare,appena f� ne fente il nome . Adunque non in
tu tri i luoghi doue bolleno le fonti dell'acque calde concPrreno,le medefime commodit� delle cofe, ma tutte (come
� da natura ordinato) non fecondo le uoglic fiumane, ma per forte diuife, & diftribuitc fono, in quei luoghi adirne
que ne i quali non fono i monti del tutto di terra,ma che tengono le qualit� della difpolta materia paflando per quel
li la forza del fuoco gli abbruggia, & quello che � molle, & tenero aiciuga,& lafcia quello che � afpro, «Se per� come
in Campagna detta terra di lauoro,la terra abbrucciata diuenta polue cofi la Cotta in Thofcana caiboncino diuenta,
& Furia, & l'altra materia � ottima nel fabricare ; ma rittengono altra forza, negli edif�ci], che fi fanno in terra, altra
nelle grandi opere, che fi fanno in mare, perche la uirtu delia materia iui,e, pi� molle del tofo, & pi� foda che la ter-
ra, daiqual tofo del tutto dal fondo per la forza del calore abbrucciato in alcuni luoghi fi fa quella forte d'arena, che
fi chiama carboncolo.
                                                                                                                                                        40
Io non ftpre� aggiungere alcuni cofa � vit. poi che la interpretatione � ddfe molto chiara,?? egli altro fatto non h�bk in quejlo capo, che det
ta la u�rtu deUa Pozzolana
, che per� non � quella, che hoggid� fi ufa 4 iLoma, Plinio piglia quello luogo di Vitru, nel terzo decimo capo del
trentej�mo quinto.
Le dimande, ©" U njbofle in Vitr.fono manifeit�.
CAP. VII. DE I LVOGHI DOVE SI TAGLIANO LE PIETRE.
ELLA calce, dell'arena di che diuerfit� fiano,�c che forze, s'habbiano, fin qui chiaramente ho ra*
gionato, feguitaj che fi dichi per ordine de 1 luoghi doue fi tagliano le pietre,da i quali, & de i fasfi
quadrati, & de i cementi gran copia fi caua per gli edifici]. Quelle fi trouano di uari�, & molto
disfimiglianti maniere, perche alcune fono molli, come dintorno � Roma le RolTe, le Palliane, le 5^
Fidenati, le Albane, alcune temperate, come le Teuertine, le Amiternine, le Sorattine, & altre di
quella maniera, alcune poi dure fono come li Selici. Sonoui anche altre fpecie,come in Campagna
il Tofo nero,�c il Rollo, nell' Vmbria, nel Piceno, & nella Marca Triuifana il Bianco, ilquaie come legno con denta-
ta fega fi taglia,ma quelle tutte,che fono molli,hanno quella utilit�, che quando i fasfi da quella cauati fono, facil-
mente nell'opere fi maneggiano, & f� fono al coperto foftengono i pefi,ma alio aere indurite per le Stille dell'acque,
& per le pruine fi fpezzano,& appretto le parti maritime fono mangiate dalla falfuginc, ne ftanno falde � i gran cal-
di. Le Tiburtine,& quelle,che fono della llefla maniera fopportano i carichi dell'opere;& le ingiurie de i mali tempi,
ina n� fono dal fuoco ficure,& fubito,che da quello toccate fono,fi fpezzano,percioche nella loro naturale teperatu-
ra hanno p�co humore, & non molto della terra ma affai dello aere,& del fuoco. Effendo adunque in effe poco della
terra,& dell'humore,& penetrando ancho il fuoco per la forza del uapore fcacciato l'aere, & occupando i uacui tra tf«
le uene, belle,& rende quelle fimiglianti � i fupi ardenti corpi.Sono ancho altre petraic ne i confini di Tarquinefi,
dette Aniriane di colore delle Albanese officine dellequali d'intorno il Lago di Vo�fcena fpecialmete, & nella prefet
tura Stratoniefe fi trouano. Quelle hanno uirt� infinite percioche ne i grandi ghiaccine la forza del foco da lorp no
cumento alcuno, ma ferme fono, & durabili alla uecchiezza, percioche nella loro miftura poco hanno dello aere ,'&
del fuoco,ma di temperato humore con affai terra, & cofi con fpeffe {fratture af�odati, ne da pioggie,ne da fuoco of
fefe fono. Quelle con buono argomento fi pu� dimoftrare da i monumenti, che fono d'intorno la terra di Perento,
fatti di quelle pietre,perche hanno le ftatue grandi,& belle le figurine i fion,ck gli achanti benisfimo fcplpiti, lequal
cofe bench� uecchie fono, per� cofi come hora fatte fufferonoue,& recenti pareno. Similmente i fabbri di metallo
adoperano per li getti le forme fatte di quelle pietre, & di effe per fonder ilmetailo n'hanno grandisfimi commodi,
lequali fi fuffero prefto Roma,degna cofa farebbe, che da quelle officine tutte l'opere fu fiero formate ; ma isforzan- 79
doli la necesfit� per la uicinanza,clie delle rofle,& delle palliane,& di quelli che fono � Roma uicine,ci feruiamo^fe al
cimo uorr� porle in opera fenza diffetto, fkr� l'apparecchio di effe in quello modo. Douendofi Eabricare per due an
ni prima non nel uerno,ma nella fiate fi deono cauare quelle pietre, & fiano lafciate ftefe allo fcoperto,& quelle,che
dalle pioggie, � mali tempi per quelli due anni feranno fiate oftefe,pofte fiano nelle fondamenta,le altre non guafte
) come dalla natura appratiate potranno fopra terra nelle fabriche mantenerfi,ne folajnente fi deono quelle cofe nelle
pietre Quadrate ofl�ruare, ma anchora nelle opere di Cemento.
Vie
-ocr page 51-
S E C O N D O,                                                    4,
Vitr. tratta qui dette Pietre fatte daUa tfatura,cr ne dimoj�ra la diuerfit�,l'ufo, er �leommodo di effe molto facilmente, � tutta questa materia
finalmente g fiata prefa,er Iettata di pefo (dir� cofi) da Plnio,nel trentefimoquinto Libro al uigef�mofecondo Cap.Hora ancho noifommaria*
mente tratteremo qucjla materia. Cinque forti di Pietre Naturali fi trottano anzi cinque generi, cio� la Gemma, il Marmo,la Cote, il Se*
lice, il Saffo. Conofconf� le Gemme dalla Soslanza,dal ueder dal tatto, er dalla lima. Sono piugraui,er pi� fredde del Vetro,non patifeo*
no la limjtamo lo ffekndore piufaldo,piu chiaro, er empiono pm la uifta,ne fifmarifeono al lame della Lucerna, er fono d�foftanza u�ua*
ces, e feria . Di ciuciti lArchitetto non ragiona,perche non uanno nelle Yabriche, i Marmi fentono la lima, er fono grandi,cr rijfelendono.
Le Selici hanno comefquame
, le Cotti come grani, i Sasf� non hanno nitore. Confideranno nelle Pietre, il tempo dicauarle ,la quantit�ja
qualit�ja comparatone,cr l'ufo. Cauanf� i efiate,erfianno allo feoperto, acci� che fi faccia la proua della bont� di effe, adopranft dopo
due anni, er dall'ufo, er da gli edifici fatti fi prendono le loro qualit�,per�la Pietra bianca � pi� facile che la fifea, la trapparente miglior,
che l'opoco,piu intrattabile � U pi� alfakfimigliote,il Saffo affeerfo come di arena, �, affer�, f� gli ufeiranno come punte nere, � indomabile,
Vaffeerfo digocciole angolari
, e piufodo,che VAffeerfo di ritonde. Quanto meno � uenato,tanto pi� e intiero,piu dura effendo il colore pur- io
gato,e limpido; E migliore quello la cui uena, � piufimile «Ila Pietra. La uenafottile mof�ra la Pietroffeioceuole. La pi� torta, er che pi�
gira,e pipi auj�era
. La nodo fa e pi� acerba. Quella Pietra pi� ageuolmente fi f�nde,che nel mezzo ha una roffa linea come putrida, prof*
fimo a quella e la bianchegna. Et quella eh � uerde ghiaccio fi asfimiglia,�, pi� difficile. il numero delle uene dtmof�ra la Pietra inconftante,
©" eoe crepa .Le uene dritte fono giudicate peggiori. Quella Pietra � piufoda, le cut fcheggie fono pi� acute,er ter f�. La Pietra cheffeez-
Zata rimane pi� Ufcia di foperficie, � pi� atta allo fcarpeUo. V affer� quanto pi� biancheggia, tanto meno ubidifee al ferro. Laf�fca quanto
pi� la lunafceina, tanto meno confante al f�rro, ogni Pietra ignobile tanto � pi� dura, quanto � pi� cauernofa. Quella che non afciuga l'oc*
qua che fi iifferuzza difopra,� pi� cruda. Ogni Pietragraue, � piufoda,er pi� fi Ufcia, che la leggiera. Et la pi� leggiera della pi� grane,
e pi� fi-agile. Quella che percoffa r�fuona,� della forda pi� denfit. La {lroppicc�4ta,che fa di zolfo, � pi� dura,che lafenza odore. Quel-
lacche pm refifte aUo fcalpeUo,p�u anco dura alle acque,er mali tempi. Ogni Pietra di nono canata � pi� tenera, er io ne ho ueduti in An-
glia^ che fi lau�rano aie caue,psrche f� fiorino troppo fuori findurano di modo, che non fi poffono lauorare. Se non fono pofti una inuernata
20
«cfl acqua. Soffiando l'O&ro pi� facilmente fi lauorano le Pietre,che foffiando Borea.QueUa, che nell'acqua fi f�piugreue,fi disf� per Vhu=>
More,queUa che per lo fuoco fi fgretola, er apre non dura al Sole
. Detta quantit�,er qualit� fi dir� difotto.
CAP, Vili. DELLE MANIERE DEL MVRARE,
E QJ/ALITA SVE.
, Le parti di poner infieme le Pietre fon quefte.
ITRVVIO ce infegna il modo,etle maniere di porre infieme le Pietre,comenda la muratura de Mattonici con bel-
li effempif�milmente proua quanto dice. Prima che io effeona Vitr. io diro delle parti della Eabr�cafopra il fondamento,
er quale f�a officio di ciafcunajn ogni Fabrica confideramo il baffo,la cima,i lati. il baffo � il Pauimento, erfuolo,la ci-

ma fono i Coperti �colmi, i lati fono i Parti � muri. Del Pauimento fi dira nel Settimo Libro, de i coperti nel quarto.
Hora fi dir� del Muro,uquale� differente dal fondamento in quej�o, che il fondamento dai lati della fiffa folamente foile*
nuto per eff�r innero,confifte: ma il muro,�, Parete di pi� Parti � compoj�operche ha il Poggioli Procinto,la Cornice,l'offa,e,foftegni, Va»
priture,er le labra,il compnncnto,er lefuc offeruationi, noi effeoneremo l'ufo delle dette parti, �guifa de Medici, � quali nella conflttutionc
della loro Arte trattano deh"ufo delle parti del corpo humano. Poggio � quella parte che io direi Scarpa,cbe � la primo difetto, che fi leua
dal fondamento alquanto pi� groffa,che il Muro,� Parete. Procinto,e Corona fono porti del Muro una difopra poltra nel mezzo Procinto,�
quella parte di mezzo,er quella ltgatura,che lega il Muro d'intorno come cornice,er nelle Mura dello Citt� fi potrebbe chiamar e,er fi cbia
ma Cordone,l'offa � fof�egnifono come Anguli PiLdflri,Colonne,TYOuomenti,Erte,er ci� chefiafopra le apriture,come che e�lefiano � in or»
co,� dritte,percbe l'arco � come Traue piegato, � Traue come Colonna trauerfa, � Colonna come Traue dritto in piedi. Le apriture, � labra
fono, comekfinefire) le cannoniere,le porti,i bucchi,er in parte i nichi,chc latinamente conche fi potriono dire.
I compimenti trappof�ifo* 40
no tra iojfa,er rapriture,er altre parti, e? quefiofia � bastanza detto delle parti del Muro. Bora fi dira quanto conuenga � ciaf cuna par*
te,uche accioche commodamentefifoccia,fi dir� della quantita,er qualit� delle Pietre del modo di porle infieme, delle maniere, er regole del
murare. Sono le Pietre,ouero difoperficie anguh,er linee equali dette quadrate,onero difoperficie, angoli ,er lince uariote dette incerte.
Sotl° ajfunegrandi,chefcnzafiromenti,e machine, non fi poffono maneggiare,altre mimte,che con una mano fi leuano, altre mezzane ditte
giufte,hanno ancho le Pietre qualit� diuerfa perche alcune fono uiuaci, forti,piene di ficco come la S elice, er il Marmo, nellequali ilfuono e
innato,er la. fodezza,altre efauf�e,er leggieri come tofi,er Pietre arenofe,i Marmi fono prosfimi att'honor delle Gemme,per la bellezza
grotta loro,eJfeecialmente que Marmi nobili,che per huarietadicolori,�perlagranbianchezza,�per lafinezza,effelendore,�traffearen*
Za loro danno merauiglia,come
e il Pario, il Porphido,il Serpentino,!! Phengitico l'Alabaflro,er altri fimiglianti Marmi, il Selice ucramen*
te 0 tcnero,duro,tenace,fiiab�le,graue,leggiero,� che non fi paffa dal fuoco ,� che fi conuerta in cenere,� fquamofojopporto il freddo, � l'oc*
que,non riffeknde,per� non � Marmo,entra per� nette fabriche,come ancho alcuni fasfi.Ma la Cote come e la Damafchinoril rocco,che pr�- so
u� imetatti,alcune Pietre che neW Indie fi ufano per tagliare fono per aguzzar ifem,fi confumano � poco � pocofef�effe,mo prefio confuma
no altre cofe,er la parte,che e riuolta al Sole,� migliore,che quella di fiotto, perche dal Sole fi fanno perf�tte.
I Sasfifono diuerfi per la pr�
pie.a,come la Calamita,per la uirtu,come il Calamocho,cio�ffeuma di canne,per lo colore,come l'Amochnfo,per la pittura coma l'Alabandi*
co,per la formo come il Trochite,per la nobilt� di refij�ere alfuoco,er all'acquo come la Magnefia. La propteta della Calamita� noto,perche
a ,cjcaccio il ferro,dimoflra le parti del Cielo,ferue � nouiganti, er fa mirabili eff�tti. Laffeumo delle Arondine Calamocho nominata, �
pr isjimo,er coldisfima,er confuma i corpi in effafepolti. \l Trocchiere �flriato,� cannellato nel piano, er nel mezzo del piano ha un pun
to,dalqualc fi partono tutte lefcannellature,er il piano � circondato do un lieue timpanuzxfl, mouefi da f� pof�ouifopra l'aceto, Ammocbifo,
cio� Arena doro perche � di color d'oro ,fquammofa, er f� ne fa polue da feccor le lettere. jjAhbandico dimoflra in f� uarie figure. La
Magnefia refifie mirabilmente al fuoco,er adacqua,ma di quej�i fasfi pochi fono all'ufo delle Yabriche,bench� per adornamenti poffono effer
appreccioti. lo ho detto della quontit�,er qualit� dette Pietre,hora diro dil modo di porle infieme
, perche importa molto aUo fermezza delle g0
Te&briche. Ogni Pietra deue effer intera,nonfangofo,ma bagnata bene,er s'effer pu� di torrente, le intiere olfuonofi conofeono, le canate di
nuouofon pi� commode,la Pietra altre fiate adoperata non riefee, er non fi attacca bene,perche digia ho forbito l'humido, Altri con minu»
te Pietre,er calce copiofa empiono i fondamenti,altri ui mettono ogni forte di rottame. Deuefi imitar la Naturo, che nel far i monti tra le
pi� /ode Pietre lo pi� tenero trommette. Cofifopr a grande quadrate,
er intiere Pietre gran copia di calce flemperata fi gettale pi� gagliar*
de parti delle Pietre fi pongono oue � di maggior fermezza bifogna. Effendo la uena atta a romperfi
, non in lato mafie fa giacendo fi ponga.
Lo faccia dello Pietro tagliata per trmerfo,t pi� forte,che quella, che per ltmgo,� tagliata. Nel fondar le Colonne non � necefforio continuar
il fondamento, ma conuienfi fare fiotto le Colonne, accio col pefo loro non forino la terra, & tirare da Colonna � Colonna un'arco allo riucr*
jcu. La Pietro fecca, er fitibonda con fabbia di fiume fi conf� la bagnata, er humida di natura con quella di caua. Non fi adoperi fabbia di
■M'ire nette opere di uerfo Oi�ro. A minute Pietre ffeeffo calce,�fecchefodafi pongo, bench� la tenace fio Hata da gli antichi approuota. Le
grondi Pietre uanno fopra tenero,er liquida calce, er forf� que��ofif�,perche (drucciol�do nel liquido meglio fi affettano,er per� giouo fot- 79
toporui alcuno cofo terfa, er liquido,perche le Pietre dalgroue pefo non pano rotte. Giona bagnare ffeeffo la muratura. Non uogliono quel
*f fletre tffer bagnate,che dentro non fion humide,er negrezzanti effendo ffeezzate, � rotte. Hora ci ref�a � dire delle maniere, er regole
dd murare.
Ec maniere di
li chiama ]
-ocr page 52-
LIBRO
5o
& le C�miflurc difc�o/te,& dimnite,ma gli Incerti fedendo i cimenti l'uno fopra l'altro, & tra f� polli in modo d'im-
brici,ehe uno tocca due angulijC fi tocca inf�cme con l'altro,non bella come la reticulatapina fi bene pi� ferma finii o
la ligatura del muro. Vero e che Funa, & l'altra maniera di minutisfime cofe deuc ef�er impattata , accioche per la
materia di calce, & d'Arena fpella i Pareti fatiati infieme ftiano longamcnte perche efiendo di molle, & rara meico-
lanza afcimrano il fu eco delia materia tirato, ma quando la copia della calce, & dell'arena foprabondera, il Parete,
che hauer� prefo affai deii'humore non coli predo fi far� uano,ma fi contenera inheme. Ma quanc�p la forza h-umi-
da per la rarit� de i cementi far� dalla materia difeccata,etratta fuori, alhora la calce dall'arena fiaccandoli, fi difeio-
gliera, & coli i cementi non fi potranno con quelli accompagnartyna col tempo faranno i Pareti ruinofi. Et que-
llo fi pu� comprendere da alcuni monumenti iquali d'intorno � Roma,fono di Marmi, � nero di pietre quadratele
di dentro nel mezzo calcati,& empiutala materia uana,& nota per la uecchiezza.diuenuta,& afeiutta di fuori la ra= im
rita de i Cementi rouinano,& difciolte dalla pruina,e ghiacci le C�miiFure de i congiugnimenti fi, disfipano.Et f� al»
cimo non uorra incorrere in quello uitio biiogna,che egli f�ccia i Pareti di due piedi lafciando il mezzo concauo'ap
prefFo i corfi,& gli ordini dritti come Pilaflrelli dalia parte di detro di Saffo rollo quadrato,� uero di terra cotta oue
ro di Selici ordinari) & con i granchi di fcrro,� co piombo leghi le Fronti)& � quello modo non fottofopra ma ordi
natamente fatta l'opera potr� fenza difletto eternamente durare, perche 1 letti, & le legature di quelli tra f� g�acen*
ti,& con le chiaui ligati non frigneranno l'opera, ne lafcieranno, i, Pilaflrelli tra f� legati in altra parte piegare. Et
per� non fi deue fprezzare la Fabrica de i Grechperche fi bene non la ufano polita di tenero Cementosi)re quando
fi partino dal Fabricare di quadrata Pietra,fanno la ordinaria di Selice, o di dura Pietra,& coli come fufFe.ro di Mat-
toni ledano con doppi corfi i loro conftregnimenti, & coli fanno fermisfime l'opere loro.
E glie neceffario m quejio luogo efjponere alcuni uocaboli ufatt da Vitr.perche pia facilmente s'intenda qucLo,che egli ce inftgna. Et prima Ce ,Q
mento e Pietra rozza,non tagliata, uulgare fenza terminata ferma, ogni di per Roma ne nonno t giumenti carichi jy in terra di Lauoro det
tu Campagna nttiene il nome. Retiadato,ey incerto,quefiifon due modi di poner a [do, � uero infieme i ccrf� delle Pietre, il Reticulato e
pkc�on. la correttone dello incerto aceto f�a f�curo, dritto,e? forte, fifa copie per figura airone � d$mvfirato,tmpcroche e ntief�ar.� leg*?
ambe le fronti una con Ultra con attrauerfata muratura,?? empire il nano con pietre mejcola te con molta calce.
Ma noi feguiteremo il propoj�to noftro di prima
, che battendo ietto difo*
pra quante pano le parti del muro,ey quale j�a ciafeuna di effe, ey le mi-
niere del murare, giusta co fa, et ragwneuole ci par e,dir e il infogno che hi
ciafeuna parte,ey qui � buono reccarf� � mente qttcUo,che di fopra dicono
de�k forma ,,cy quantit� delle Pietre , accioche tifando noi i propij uoca=
boli delle cofe ,fiamo intef� da ognuno. Sono adunque le Pietre quadra*
tc,vicerte,grad�,giui�e,minute, dico adunque, che ordinarie murature fo*
no quelle doue le Pietre quadratele giufle, o le grandi, fi pongono infieme
ordinatamente, �fquadra, piombose lineilo,
cr che quej�a fu l"ordmar�4
"VitrJo accenna quando dice.
Et per� non fi deue fpreggiare la Fabrica de Gteci f� bene non
l'ufano polita di tenero cemento, pure quando li pattino dal
Fabricare di quadrata Pietra fanno di Sclice ,� di dura Pis*
tra l'Ordinaria .
Laquale � mezzana tra la incerta, ty quella, che p fa d� quadrata pietra'.
La Regola, ey auttertimento, che fi deue hauere nelle maniere del ma*
rare
, � che deono effer accommodate i diuerfe parti. il poggio, che for*
f� Stereobata da Vitruuio � detto, che � quella parte fatta in fcarpa
, che
fi leua dal fondamento della Yabr�ca batter date iincrofiatura di quadra*
ta Pietra f grande e dura
. Accio f�a diffefo da molte offefe, che � quel-
la parte nuocer poffono, per� in quefla parte ti muro ha d� pi� [olezza
bifogno,come parte, che ha della natura del f�ndamanto, chefoj�enga tut-
to if c�rico
, 0" che pi� uicina f�a alla humiditi del terreno, ey in Vi'ie-
gia (ferialmente fi deue offeruare, ey fi off�rua aneho neUe cafe benfatte,
daquei�o piede alle l�briche, delqual dice Catone. Leuerai da terra
sggg
la YabricA con foia pietra, ey calce per un piede, l'altre parti con cru-
do mattone potrai formare: ma in Vineg�a quef�a parte � pi� leuata,ey ha del grande, ey delfodo,cy amua fin k cinque efelpiedi,
er fo^ra
di effa � il cordone di forma ritonda � uero informa difafeia, chetarti infuori. Tra i procinti s'interpongono alcune legature di pietre mag-
, giort,lequalifono come concatenationi dell'offa con toffa,ey delle cr afte, che fono nella parte di dentro,con quelle,che fono difuori,ey pero qui
lunghe jarghe^cr fede pietre fi richiedono, fannof� ancho altri procmti,per L-gar le cantonate,
cr tener doper� infieme, ma pi� rari, deono
quelli primi <t piombo,ey �fquadra dentroj d� fuori col muro conuemre, ey queft� che fono maggiori
, come corone � gocciolatoi [portare,
CT cogli ordmi,cy corfi effer bene legati in modojhe come foprapoflo Paumento la Vakrtea d� [otto bene fi ncopra.Stano nelle murature le
pietre urialt'altra foprapoj�e in modo,che la commijfura di due difoprapof�ef�a nel mezzo della pietra Ai fono,� questo Jpcciaimente nei pr�*
60
cinti,(y nelle �egature.Nelle opere reticulategli antichi tirauano il legamento di cinque Mattoni � almeno di tre,che o uero tutti,� uero in un",
ordine almeno era di Pietre n� pi� graffe che l'altre,ma pi� lunghe,et pi� larghe.Ma nelle opere ordinarie per ogni cinque picdi,� fiato a batta
Za un Mattone di due piedi per legatura per� fabr�cand� con pietre maggiori pi� raro legam�to bifpgna, et � qtufl �fhfRacza la corona fola
laqual deue ef�er fatta c�fomma diligenza,ct diferme,ey larghe pietre ordinane,ey giuf�e,zy ne Pareti d� crudi Mattoni la corona effer iene
di terra cotta,accio f�a diffefa dalla pioggia,cy alleggiamento del carico. Deuefi aumrtire, che il Marmo rifiuta la calce
, eyfi macchia fa*
cilmente, la doue gli antichi quanto meno poteuano adopraumo � Marmi con la calce
. DeU'offa,cr defoflegiii,a' delle aprtture fi dira dapou
i compimenti trappojhfono tra l'ofiaje apnture,ey l'altre partfne i quali fono da confiderare le imboccature, i riempimenti, i tnton�caturs
tanto d� dentro, quanto di fuori, perilchefi uede effer differenza tra i offa,,e � compimenti, peraoche neU'ofk grandi ,fode, ey ordinate pia
tre fi pongono,ne i compimenti minute rotte, ff ezzate
, meno ordinane, er � cafo; ma bene con moka calce, cr arena . Vero � che perfet*
to farebbe l'edificio del muro, che tutto fuffe di quadrate pietre, ina effendo di troppo fpefa bifogna tra Cuna , ey l'altra feorza poner alcune
70
■ nt mieature di fuori panerai le pietre migliori effof�e infuori �gli impeti de 1 uent�, ey delie acque lontane da i cadimenti delle grondi,et non
<. , ._ �feg ~it< sita r;jf odino le parti defireallepmfre,et le rimote alle mc�ne.feguendogli ordini incominciati.
Ma iitt. matura di dentro f�a � Pietra pi� dolce , ryferutf� la regok,chef� dir� nd Settimo libro. Il muro fatto con crudi MAttomdst*
tu
-ocr page 53-
SECONDO.
fi
to Lateritio dagli antichi, fa la Vibrici pi� fatta, mamolto da Terremoti patifce ,fia per�grojfo difoftener i Palchi.^ il loto dafabricare
fiafiimle al BUume->cbepos�o nell'acqua lentamente j� disfaccia,
er s'attacchi alle mani,w afciuttobene s'ammasfi. L'opera di tote di fuo-
riuejlitaf�adicalce,®'dentrodigejfo,®'comefidiranelSettimo. Lanudapietra effer deue quadra
, foda, grande dura ,fenza fcaglie
trappofte . Sk meffa in opera fola conarpej�, ®- chiodi, perchegli arpefi fanno-, che le pietre ftiano al pari, i chiodi legano il difopra, con
quello, che � difotto. Gli arpefi,® chiodi d'Ottone non irruginifcono,mafannofi di Ferro � di legno, fermanf� quelli di ferro � d'ottone con
piombo fiottato, que dileguo con la forma loro,che dalla fimiglianz* coda di rondine detti fono. La terza parte di Stagno mefcolata con quei
d'Ottone pi� dureuoli i rende, f� ancho feranno unti con oglw,� bitume
. il Terrocon Sbiacca,Gejfo,fiferba dalla ruggine,bifogna bcnguar
darebbe l'acque non tocchinogli arpef�.Ma tornamo alla muraturadotterai dalle jponde tauo\e,� critica per fojlegnof�no che fi afciughmo,
a quei muri che fono fatti di rotami,®1 qui fi � trottato modo digettar le Colonne nette forme di legno, per fcemar kfpefa, empifi la forma di
ogni forte di rotarne con molta .calce,altn ui lafc�ano iiel mezzo l'anima di Rouere, � di Mattoni, perficurta, altri fanno la paj�a con minute
io
pietre,kfciano afaugarla,.®* afauttaleuano la forma, danno la imroilatura, er k intoniatura alla Colonna,® la fingono di Marmo, � di
mefchio,� come uogliano
. La Pietra ritonda, f� none da ogni parti fortificata, non eferma,per� pongono ne i muri fatti diquejlc pietre per
Pgni tre piedi
P tetre angukri alquanto grandette. Si pone in quefte opere ilgiunco Marino,con lo Sparto, fanfi crat�cc� � uerfiore di cm*
ne feccbs,empicnfi di loto ® paglia mecjokta per tre giorni poi copronfi con calce,cr gefio,®fi dipingono,et � buono colgefjo infume por
Mi la terza parte di ufi di terra bene ptjlati, ® perdere quanto fi pu� in quefta materia feguirai lopera del muro in modo, che la parte fatta
del muro habbia fatto alquanto di prefa cof� fanno le Rondmlperche ne i loro nidi kfeiano alquanto feccare il primo fango, et poi u� neap*
■portano dell'altro
. Segno che la calce � afetutta, e quando ella manda fuori una knugine,®- certo fiorume da muratori conofeitito. Ceffan*
do dall'opera fu il muro con paglia coperto accioche ilfucco dal Sole,�dal uentofeccato nonfuanifea prima che fia fatta la prefa Quando
■ poi fi ripiglia il Imo ro deuef� molto bene adoperar dell'acqua, ilgrojfo muro non ha d'armatura btfogno perche e armatura a fejtejjo. Lafct�
■ il luogo,commodo per le apnture facendoui un'arco, Uquale otturato fia,cy al btfogno fi apra,®- quefiofifa,perche ilpefo non aggrauetrop xo
fo la parte uota, chi uuole aggimnere almuro, per lagroffezz* di efio ui tafciai denti fpor ti infuori. Gli anguli, perche participi di due
lati, a-fono per tener dritto il muro, per� deano effer femisfimi, ® con lunghe,® dure pietre,come con braccia tenuti, per ilcbefaceuanji
gi� il doppio del muwpiugrosfi. Et tanto detto fu d'intorno alafoprapofta d�uifione,kqualfe bene fera confidarla, non ha dubbio che eli
non fia per apportare giouamento mirabile alle confiderationi de fata,®- atte operationt de maejlri,ma noi tornamo a Vttruuto.
Qu eS le Fabriche Greche in due modi fi murano, l'uno detto eguale, l'altro difeguale. 11 pomo e quando-tu tti i cor-
ii feranno eguali in grandezza, l'altro,e quando gli ordini dei corfi non feranno drizzati pan. L una,Cx 1 altra ma
mera per ci� e* ferma,prche prima i cementi fonS di foda, & denfa natura ne afciugar poflono il �iquore della ma-
teria», ma conferuano quelle neli'humor fuo fino alla uecchiezza, «Se i letti loro piani, & bene lmellati non lafc�ano
la materia roui�aic,ni con Continuata grofiezza de Pareti coli legati durano lonzamente. Emu un altra manie
ra di Fabrica riempita nominata, laquale ancho da i noftri uillani fi ufa, dellaquale fono {blamente h fronti polite, jo
ma le altre parti come nate fono, polle infieme con la materia legano con ftrettisfime legature, mai noitn per ilpe-
dirfene pretto facendoti! i corfi dritti,ekuati forueno alli fronti, & nel mezzo empiono di (pezzati cementi ^para-
tamente con la materia,& � q nello modo in q nella muratura Iettano e drizzano tre erotte, due delle fronti oc una
nel mezzo del riempimento . I Greci neramente non fanno � quefta guifa,ma ponendoli piani,* ordinando le fon
ghezze de i corfi con alternati conWusniracnti in grofiezza,non empiono il mezzo,ma co i loro mattonelle li oli-
tati chiamano continuato & in una eroffezza raifodato fanno il Parete, & oltra lealtre cofe interpongono quelli,
che da luna & l'altra parte hanno le fronti,* fono di continuata groiTezza detti Diatony quali fommamente fin*
gn endo confermano la fodezza de i muri. Et per� f� alcuno uorra di quelli commentarli, elegger la maniera di rati
rare,potra molto bene hauerealla perpetuit� riguardo, percioche quelle Fabriche,lequah fono di cemento,* di iot
tile afpetto di bellezza, non poflono fare che col tempo ruinofe non fiano. Et per� quando egli i elegge gli ami* 4°
tri de communi Paretfnon fi llima per quanto prezzo esfi fono flati fabncafi,ma riguardando nelle loi o Icnttuie,
-■mv» ♦ ina ci*, j. jl,*uvu IdLLilll J.Tiat.LUlIl,pUrC Cile Cult ti, ti plv/iiityv^ i**i_>a i^uv ^ ���^��v^ »*--------y -■                 jl                  ^             f <tr
ranno flati fabricati, tanto fempre {lunati feranno,& pero in alcune Citta, & le opere publiche,& le pn nate caie,Cv
le reali di Mattoni fabbricate fi uedeno. Et prima in Athene il muro,che riguarda uerf� il monte Himeto, & 1 ete-
lenfe fi pu� uedere. Et ancho, i, Pareti nel Tempio di Gioue, & c?i Hercole le Celle fono de Mattoni, eflendo d in-
torno gli Architraui, & le Colonne di Pietra. In Italia in Arezzo cuui il muro benisfimo fatto, & in 1 ra.li la ca a
di Re Attalici,che al Sacerdote di quel luogo per ftanza, e confegnata,& coli di Lacedemone d'alcuni Pareti fono e
pitture tagliate,chc intagliati i mattoni polle erano m alcune forme di legno,lequali pofeia ad ornamento del a e j
lita di Varrone,& di Murena furono nel comitio portate. La cafa diCreib laquale, i, Sardi,a, i cittadini per ripo.o
della et:� per lo collegio de i pi� uecchi dedicarono fu detta Gemila. Et in Alicamafo la cafa del potentislimo Ke
Maufolo hauendo eli preconesfio Marmo tutte l'opere adornatela i Pareti fatti di Mattoni,! qua li hn a quello tun
P» rittengono una fermezza merauigliofa,cofi conintonicature,& erotte politiche come uetn rilucerlo, a***ou*-
to fu per bifocno.che quel Signor hauefi�,perche richisfimo era d'intrate,come quello,che a tuttala ^fu^
«a . Ma in q^fto modo � da confiderar la folertia, & acutezza fu a nel fabneare, percioche eflendo egli Mikdm&
hauendo ucdnto il luogo d'HalicarnafTo di natura munito, & hauer idoneo bazarro.o mercato, oc il porto comnio
do mi fi fece la ftanza .& Quefto luogo fimile alla curuatura d'un Theatro, & neha parte di dentro appetto * 01
to e il Foro,& per mezzo�a curuatura dell'altezza^ della cinta tu � una larghishma P«zza,nel mezze, d :. a^ «Jc
fibricato il Maufolco di fi fatta,& nobil opera,che,�, numerato tra i fette fpettacoli del Modo,nelmezzo dell alta <T.
llocca,e il Tempio di Marte,ehe tiene la ffatua dei Coloflo,detta Acrolitho farta daha nobil mano di Telooa ^pen
che altri dicono di Timotheo.Ma nella fommita del deliro corno,� il Tempio di Venere, & di Mcrcuio .pp e lo la
Fonte Salmacide, che per faHa oppimoue uien detto,che tenga di uenerca infirmita oppresfi chi beone, ai quella.
Ma�menonrincrefceradidiredachenata fia quefta oppinionefalfimente nel mondo percioche effei non pu�,
quello che fi dice, che gli huomini per q nella acq iw diuentino molli, & impudichi, ma la uirtu di quella t onte, e,
molto chiara^ il fapore egregio. Hauendo adunque Melante,* Areuania da Argo,& Trozena in que luoghi una
commune Colonia ndotta,fcacciarono, i, Barbari di Caras,&di Lelege. Quelli fcacciati, ai monti h ratinarono in-
fieme,& faceuano molte correrie, & rubbando in quel luogo crudelmente uccideuanogli hahitanti auuenne poi
che uno de gli habitaton affine di guadagnare fece per la bont� dell'acquolina ricca hoftena,e tenedola fornita auet
tana q uei Barban,iquah � poco � poco uenendoui,& mettendofi infieme, di duro, & fengno coftiime nella u anza 1
de Greci uolentieri fi riducemmo. Quell'acqua adunque non per dishonefta infenmta,ma per la dolcezza della nu
manit� mitigati i feroci petti de i Barbari acquifto fece di quella fama . Retta bora perche io fon uenuto alla dicnia-
ratione delle&loro muraglie, che io le deferiua tutti come fono . Come adunque nella delira parte, e il 1 empio ai
Venere & la Fonte predetta, cof� nel fimftro corno.e il palazzio Reale,ilquak per f� fece Maufolo fabncai e, pei cnc
dalla delira il Foro,& tutta la tenninatione del porto, & delle mura fi uede, fotto la fiuiftra il f°f^, ^^"J
i monti nafeofo in modo,chc muno pu� ueder,� faper quello, che nu fi faccia,accioche elio Re dal mo oei paiazz
-ocr page 54-
L I B R O
p
galeotti, & faldati fenza che altri f� ne aceorga,poffa quanto bifogna commandare, Dapoi fa morte di Maufolo re
girando Artemifia fua moglie,fdcgtiandofi i Rhodiotti, ch'una femina fignoreggiafle le Citt� di tutta la Caria,fi lin-
iero in punto per occupar quel Regno,"ilche eflendo alla Reina fatto intender, ella comm�do che in quel porto {ter*
f� l'armata all'ordine co' marinarle foldati,ma il refto de cittadini fopra le mura compariffero. Ma hauendo i Rho*
diotti la lor bella armata nel porto maggiore condottala Reina commando che fu Aero dalle mura fallitati, & pro-
meila loro fu fife la Citt�,perilche quelli abbandonate le naui entrarono nella Citt�, mala Reina di fubito per la fona
fatta dal minor porto traile fuori la armata nel mare, & entrata nel maggiore sbarcati i foldati, & i galeotti,tir� nel
mare la nota armata de Rhodiotti, iquali non hauendo dotte ricotirarfi eflendo tolti di mezzo furono nella piazza
tutti � pezzi tagliati. Artemifia entrata nelle naui de Rhodiotti prefe la uia de Rhodi, pcrilche uedendo i Rhodiotti
le lor naui tornare ingirlandate de frondi penfando che fuiTero i loro cittadini,riceuerono i loro nemici,alhora la Rei
na prefa Rhodi, ucufi i principali, nella Citt� pofe il Trofeo della fua uittoria, � due fitatue f� fare di Bronzo , una io
rapprefentaua la Citt� de Rhodi l'altra la fua imagine. figurando quella, che con affocato ferro la Citt� di Rhodi fi*
gillafle. Dapoi queftp fatto i Rhodiotti dalla Religione impediti, perche non era lecito rimouere i confecrati Tro-
fei,fecero d'intorno alle ftatue uno edificio, & quello ricoprirono inalzando un luogo per guardia all'ufanza Greca,
accioche ninno andare ni poteffe,& quefto commandarono,che Abaton fi chiamane. Non hauendo adunque, i,Re
cofi potenti {prezzata l'opera de Mattoni,potedo per le fatte prede,& per le cofe,che gli erano portate, farle non fo*
lamente di cemento,� di quadratapietra,madi Marmo, io non penfo, che fian da biafmare gli edifici) murati di qua=
drelli, pure che drittamente fatti fiano. Ma perche non fia lecito al populo Romano in Roma fabricare in quefto
modo,i� ne dirola ragione.Le leggi publiche non comportano,che le groflezze de i muri ne i luoghi communi fiano
maggiori d'un piede, e,mezzo, ma gli altri Pareti,aecioche gli fpatrjmon fi faceffero pili {fretti, di quella ftefla grof=
fezza fi fanno, ma que Mattoni crudi le non feranno di due,� di tre corfi de mattoninoli la groffezza d'un piede & 20
mezzo,non potranno foftenere pi� che un palco, Ma nella maeft� di quella Citt� in tanta frequentia de cittadini
bifognaua fare innumerabili habitationi, non potendo adunque il campo piano riceuere ad habitat dentro di Ro=
ma tanta moltitudine, la cofa iftefla pofe necesfita di uenire all'altezza de gli edificrj, & per� con le pilaftrate di pie-
tra^ con le murature di pietra cotta, &kon i Pareti di cemento per commodit� de i cenacoli, <5c de i luoghi,di doue
fi guarda abbalTo fono ftate fatte le altezze, & con gli; fpesfi palchi conchiauate, & per� il popolo Remi, fenza im=
pedimento ha le ftanze bellisfime moltiplicati i palchi, & i corritori in grande altezza. Ma poi che � fiato refo la ra
gione perche in Roma per la necesfita de i luoghi ftretti,non fi fanno i pareti di Mattoni. Mora fi dir� mi che modo
far fi deono accioche durino aflai, fuor della Citt�,pofto(fia nella fommit� eie i Pareti fotto la copritura dei tetto una
muratura di terra cotta alta circa un piede,e mezzo, �chabbia gli fporti de gli orli,& gli fporti de i gocciolatoi,& co-
fi potranno fchiuare i danni,& i diffettische hauer fogliono i pareti,perche quando nel tetto feranno le tegole rotte JO
�daiuenti al baffo gettate da quella parte, che l'acqua delle pioggie potr� far danno la fportatura ,& il recinto di
Mattoni cotti non lafciera offender il crudo, ma lo fporto de i corniccioni fpignera in fuori le goccie oltra il dritto
cadimc to,& con quel modo intiere, & falde fi ferberanno le murature de quadrelli.Ma f� la muratura fatta di pietre
cotte fera buona � non,in poco fpatio di t�po non fi pu� fapere, perche s'ella e ferma nelle tepefte e ftraueti,& nella
ftate, alhora e prouata,perche quella, che no far� di buona creta, � che far� poco cotta toccata dal ghiaccio, � dalla
pruina iui fi moftrera difTettofa. Quella adunque non potr� nelle murature foftenere il carico,che ne i tetti non pu�
patir la fatica, pcrilche auuerra,che i Pareti di uecchie tegole coperti portano hauer fermezza.Ma io non uorrei,che
in alcun tepo giamai foiTero flati i Craticci rittrouati, perche quanto giouano alla preftezza,& tengono manco luo
go, tanto fono di comune,"& maggior calamit�, perche fono come fafei � gli incendi] preparati. Et per� pare,che la
fpefa delle cotte pietre fia migliore nella fontuofita, che lo fparagno de i craticci nel pericolo. Appretto quelle, che ^0
fono nella incroftatura fanno fiffure per la difpofitione dritta, & trauerfa de i Craticti pofti fotto la erotta, perche
quando s'intingono leggiermente riceuendo l'humore fi gonfiano,& poi feccandofi fi riftringono,6V coti aflomigli-
ti rompono la fermezza delle crofte. Ma perche alcuni aftretti fono � cofi fare, � per la preftezza, � per bifogno,�
per feparare un luogo dall'altro, per� � di meftieri far in quefto modo. Fatto fia il fuolo, & folleuato,accioche � dal
terazzo,� pauimento toccato non fia, perche eflendo iui fommerfo col tempo ammarcifee dapoi dando in f� piega,
e rompe la bellezza delle incroftature < Io fin cfa�, come ho potuto, de i Pareti ho detto, & dello apparecchio della
materia loro diftintamente,& di che bont� fieno, &che diffetti habbiano.Refta, che io efpona chiaramente quanto
appartiene alle trauature, & con che ragione fi troua la materia da farle , & come fiano di buona durata quanto di-
morer� la natura delle cofe.
lo ho uoluto porre tutta la interpretatione del preferite capo, p perche �facik,ZT d� piana intelligenza, p perche prima mi fon forzato di met- fQ
tere innanzi �gli occhi con ilfoprapojlo difeorfo tutta la prefente materia,nel refto ogni j�ud.iofo pu� dafefieffo conftierare tutto quello,che
Vitr. ha uoluto fare in quefta parte,
er uedra Ufua intentione effer Rata di ragionar della Vabrica de i murice Pareti, come egli dice nel fi*
ne del foprapojlo capo
, hauer diuifo quejlo ragionamento in pi� parti, er nella prima hauer detto le maniere del murare, er hiuer refo li
ragione de i d�ffttti,w deUd bont� di quelle, quafi comparandole inpeme
. Nella feconda hauer ragionato della muratura de Greci di tre ma-
niere di quella,^? hauer comparato il modo Greco al modo Latino di murare. Nella terza hauer lodato il fabr�car de Mattoni, dimagrata*
m il nero modo,z? con bella, ey hijlorica commendarne hauer commendato le fabriche di Maufolo, ey propostoci molti effempi di quelle,
CT finita la fua ornata digrespone accompagnata datti leggi del populo Kom. nelqual cafo s'� dimostrato non ignorante delle leggi ciuih, q~
nell'ultima effer ritornato ai.infegnarci quanto era neceffario a uarie forti di murature p de Pareti, come di craticci conchiudendo finaimen*
te quanto ha uoluto fare, er quanto intende, pofeia nelfeguente capo di dichiarire, i uocaboli ueramente del t efflo per la interpretatione, e?
altroue per l� efyofitione nojlrafono chiari, Leggi Plin. per tutto il Trentepmofejio Libro trouerai molte cofe.al propopto,ey le figure del ^
le cofe dette da Vitr. er da noi, che qui fotte fono, daranno ad intendere. Leggi ancho Plin. al Cap. quinto e fejto quartodecimo del pre*
detto Libro.
CAP.
-ocr page 55-
,
SECONDO.
Si
^
_________________                                      _____
!
i
f---------------------------1                              l-------------------------1
l�
oro ti
tetra d
oron
,9-t
1
1
1
!
1
|
A b te forti di murare elette di foprd.
Eguale muratura dette �fodomon.
© La F�rica riempita detta Bmpletton.
F Difeguale muratura detta A nifodomon.
G La muratura de Greci con i Mattoni detti Diatoni frontati [opra li Anguli
Il Le Orthoftrdte,
T^�T
1 , 1
4-
i: i
i ■
^\\\\9^
\
i -VH Wr
M \ \ i
11 i "i ! i
§1
1 1 1
fi- '
i i
i 1 !
r i
"i r
i ' ) ' l
s
GAP. IX. DEL TAGLIARE I LEGNAMI.
A Materia fi deue tagliare al principio dell'Autunno fino � quel tempo, che comincia � foffiare it
uento da Ponente, perche da Primauera gli alberi fono pregni, & tutti mandano nelle frondi, &
ne frutti, che fanno ogni anno la uirt� della loro propiet�. Quando adunque perla necejfit� de i
tempi uoti,& humidit� fanno, nani, e deboli per la rarit� fogliono diuentare � guifa de i corpi femi
nili quando hanno concetto,che dalla concettione loro final parto non fono intieri {tubati. Ne
______, oli animali da uendere quando fono pregni fi danno per fani, percioche crefeendo nel corpo ci�
che prima era femmato da tutta la uirt� del cibo fi tira il nutrimento, & quanto pi� il parto fi fa fermo � m�tenerfi,
tanto meno lafcia efler foda quella cofa.di che fi genera, & per� mandato fuori il parto quello, che per altra manie-
ra di aumento era dettratto quando � Ubero per la feparatione fatta dal nafcimento delia cofa nelle apertc,& uacue
tiene in f� riceue, & fuggendo il fucco fi � pi� fermo,& ritorna nella prima fodezza della natura fua.Per la ftefla ra-
gione al tempo dell' Autunno per la maturit� de i frutti infiacchite le frondi tirando le radici de gli alberi � f� il fucco
69
della terra, fi ricourano, & ritornano nella lor prima fodezza. Ma la forza dello aere del uerno comprime, & alio-
da quelle per quel tempo come detto hauemo. Se adunque con quella ragione che di fopra s'� dctto,& � quel tem-
po li taglier� il legname, fera utile & opportuno. Ma cofi bifogna tagliarlo, che egli fi uadi fino � mezzo la midolla,
oc labiato fia il taglio finojche ftillado per elio fi fecchi l'humore,penlche quello inutile liquore, che in esfi li trema
ufeendo per lo fuo torlo,non lafcia in quello morire la putredine, ne corromperfi la qualit� della materiata quan-
do poi fera fecco l'albeKyie triller� m�Uifogna gettarlo � terra, & cofi perfetto all'ufo fi troucra efler. Et che que-
llo fla nero egli fi pu� coaofcere ancho da °-� arbufti. Percioche quando esfi ciafcuno al tempo fuo col foro, che f�
le fa dal piede uiene ca'ftrato.maridano fuori dalle midolle il uitiofo, & foprabondante humore, e trillo liquore, &
lirt�"di"poter lun°-cm_« durare.Ma quegli humori, che no hanno le ufeite d� gli
alberi reftando esfi dentro, fi putrefanno & rendono quegli �ani, & diffetofi. Se adunque quelli, che Hanno, & ui-
uono feccandofi non inuecchiano, certamente quando gli iftesfi per farne legname fono � terra mandati, eilcndo a
*lliel modo gouernati, potranno ne gii edifidrj lungamente, & con utilit� durare .Quegli alberi hanno tra f� con*
70
uend0 alTai delio aere, & del fuoco, ma meno del huraido, & delia terra, fatto di pi� lieui forze di natura non^poo-
-ocr page 56-
LIBRO
14
derofo , & per� del fuo rigor naturale contento,non coli prefto fi piega per lo pefo, ma Tempre dritto rimane nelle
jtrauature : ma perche ha in f� pi� .di calore producc,& notrifce il tarlo,& da quello � guaito, & anco perci�, prefto
l� accende, perche la rarit� delio aere, .che � in quel corpo aperto,riceue il fuoco,& cori ne manda fuori la gran fiam-
ma, & quella parte di effo,che � alla terra uicina,prima, che tagliata fia, riceuendo per la uicinanza l'humore, fenza
nodo, & humida fi rende, ma quella, che � di fopra uerfola cima per la uehemenza del calore mandando in aerei
rami fuori de i nodi fuoi tagliata alto da terra piedi uenti, & polita per la durezza de i nodi fuoi,� chiamata fu fterna,
jna la parte interiore, quando tagliata per le quattro uene aperta la doue efce l'humore lanciatemi fuori il torlo dallo
ileffo albero fi ufa nelle opere fatte di legno, & � detta Sappinea. Ma per lo contrario la Quercia abundando di ter-
ra , & hauendo poco di aere, .& di fuoco porta nelle opere terrene piglia una perpetua ftabilit� , perche quando �
toccata dall'humore, non hauendo forami per effer fpeffa, meno pu� nel fuo corpo admetter l'Ini mpre,ma da quel- %o
|o fuggendo refille, & fi torce,& fa le fiiiure. Ma lo Efcolo per effer in tutti i fuoi principi) temperato, e molto utile
nelle iabriche , ma poftp nell'humore riceuendo quello per li meati,e fcacciando lo aere, & il fuoco per l'operatione
jdelFhumida forza ii fuoi uitiare. Il Cerro, il Soner�, il Fago, perche hanno pari mescolanza di fuoco, & di terra,
& molto dello aere, pafl�ndo l'humore per la fua rarit� per entro di esfi,prefto ammarcifcono. HPoppio bianco,&
pero, & la Salce,la 1 iglia, il Vi tice fatieuolmente di fuoco, d'aere, & di humore temperati hauendo poco del terre-
no di leggieri tempera comporti hanno nell'ufo loro una mirabile rigidezza. Non effendo adunque duri per la me
foolanza della terra fono bianchi per la rarit�, & facilmente poffono effer intagliati. Lo Alno,che nafte uicino alle
mie de i fiumi, & non pare utile a cofa alcuna, tiene in f� bellisfime ragioni, perche � affai temperato di aere, & di
fuoco, non molto di terra, & poco di humore,& per� perche non ha troppo humore ne i luoghi paluftri, per le fon
«lamenta delle fabrichc, & conficcato fpeffo nelle pallificate riceuendo in erto quel liquore, del qual per fua natura 20
�bifogneu ole, dura eternamente, &foftentagrandisfimi peli, & fenza difletto fi conferii a, «Se coli quello, eh e non
pu� per molto fpacio fopra terra durare, porto in acqua fi conferita eternamente. Quello, che io dico Ranenna ci
dimoftra doue tutte l'opere publiche, & prillate fotto le fondamenta hanno le pallificate di quefto legno. l'Olmo,
& il Frasfino abbondano in humore, poco hanno dell'aere, & del fuoco, ma della terra temperatamente, fi piegano
in lanoro,& non hanno per l'abbondanza dell'humore fotto il pefo durezza,ma prefto fi torcono , & fubito che fo
no per la uecchiezza gridi diuenuti, � nel tempo tagliati,manca il liquore che in esfi era prima, mentre, che in terra
giaceno la doue pi� fpdi fi fanno , & nelle commifiure, & ne gli incaftri per la loro lentezza riceueno ferme inchia
nature. Simelmente il Carpino,perche � fatto di poca mefcolanza del fuoco, & della terra, ma di molto dello aere,
& dell'acqua , non fragile ma fi pu� in ogni uerfo con grande utilit� riuolgere, & trattare, & per� i Greci, che di
quella materia fanno 1 gioghi a i buoi,perche dicono i gioghi ziga,quellasmateria Zigia fogliono nominare.E la na= 3Q
tura dei Ciprefi�,& del Pino merauigliofa,perche hauendo il Cipreflo,<3c il Pino abbondanza d'humore,ma eguale
miftura de gli altri principi) per la fatieta dell'humore fi fpaccano, ma nella uecchiezza fenza diffetto fi c�fermano,
perche il liquore,che � d�tro quei corpi � di amaro fapore,che per l'agrezza non lafcia entrare 1 tarh,� uero altri no-
ciui animaletti,& per� le opere fatte di quefto durano fempre,& coli il Cedro, & il Ginepro hanno le ifteife uirtu,
«Se utilit�. Ma fi come dal Cipreffo,& dai Pino uiene la Refina, che noi Rafa chiamiamo,cofi dal Cedro nafee l'Oglio
detto Cedrino^lelquale quando le altre cofe unte fono,come anche i Libri, ne tarli, ne carie fentono. Gli alberi di
quefta fpecie fono fimiglianti alla fognatura de Cipresfi, & di quella materia la uena e dritta . In Efefo nel Tcm*
pio la ttatua di Diana, & la trauatura, & coli in altri luoghi nobilisfimi Tempi, per la Eternit� di quella materia
fatti fono . Nafcono qitefti Alberi masfimamente in Candia, in Affrica,& in alcune parti della Siria. Il Larice,che
non e noto , f� non � gli abitanti d'intojno la riua del P�, e i liti del mar Adriano,non folamente per la grande ama» 40
rezza del fucco da 1 tarli, <Sc caruoli fi conferita, ma ancho dal foco non riceue la fiamma,ne effo da f� pu� ardere, f�
non come il fallo nella fornace, � cuocer la calce con altri legni fera abbrufeiato, ne allhora per� fiamma riceue, � fa
carbone,ma in lungo fpatio a pena fi confuma,perche tra i principrj,de quali � fatt�,ha pochisfima tempra di fuoco,
� di acre,ma la materia di effo, e di humore, & di terra ispesfita, & raffodata,& non hauendo poi-ofita,per laqualeil
fuoco «i polla. entrare,fcaccia la forza fua, ne fi lafcia da quella offendere facilmente, & per quefto il fuo pefo non
dall'acqua foftenuto, ma quando condotto, � in naue,� uer fopra le zatte di Abete,�, portato,ma come quefta ma
teria l�a ftata rittrouata n� fenza cagione fi delie conofcere.Diuo Cefare hauedo l'effercito cerca l'alpi, & hauedo co
mandato � gli habitanti che gli deffero uettouaglie, & effendo iui un forte Cartello detto Larigno, quelli che in effo
erano confidatili nella fortezza naturale del luogo n� uolleno ubbedire,perilche l'Imperatore fi fpmfe auati con lo
eflercito.Era dinanzi la porta una torre di quefta materia fatta con attrauerfati traili alternarne te raddoppiati � gui
fa di pira in alto c�pofta in modo,che con pali,& pietre poteua fcacciare chiunque uoluto hftuefle,�,quc�la approsfi
marti. Vedendoli poi,che quelli altre armi n� haueuano,che pali,& che per lp pefo di quelli,n� poteuano troppo da
lungi tirarli, fu commandato, che fi metteffero fotto 1 fafei di uerge legati infieme, & le faci ardenti, & coli prefto i
foldati ne fecero una gran raunanza. Dapoi, che la riama d'intorno a quella materia hebbe la uerge apprefe leuatafi
al Cielo fece credere,che tutta l'altezza della Torre caduta fufl�, ma poi che quella da f� fi eftinfe, oc fu ripofata, &
reft�,fi ilide la Torre n� effer ftata dal fuoco offefa,ammirandofi Cefare comand� , che quelli dal Cartello fu itero in*
torno circondati lontani per� dal trar di mano, perilche,i, caftellani conftretti dalla paura fi diedero all'Imperatore
ilquale poi gli dimand� di che tuffer� quelle legna , che non fi confumauano per la fiamma. Rifpofero dimoftran*
do°-li quegli alberi, de i quali in quei luoghi n'� grandisfima copia,& per quefto il nome hebbe quel Caftello,che fu
nominato Larigno, & quella materia firmimeli te, � detta Larigna. Quefta per lo P� fi conduce a Rau�nna nella Co 60
Ionia di Fano, di Pefaro,& d'Ancona,& ne gli altri luohi, che fono in quella Regione; della qual materia, s'egli fi ha
uelfe cammodita di condurne � Roma, fi trarebbe grandisfima utilit� ne gli edifici, & f� non in tutti,almeno le ta*
uole fotto le grondi* d'intorno le cafe de priuati, che Ifole fi chiamauano, per elfer tutte feparate l'ima dall'altra, f�
di quella materia pofte fuflero,dal trappaffare de gli incedi] le cafe di pericolo fariano liberatfperche quelli ne fiam*
ma,ne carbone riceueno,ne da f� farne poflono.Sono quelli alberi di f�glie al Pino fimigli�ti la loro materia � lunga
trattabile per lauori di legname n� meno della Sappinea detta di fopra. Tiene liquida rafa di colore del mele atuco,
laqle e di giouameto �,i Ptifici.Io ho detto di tutte le forti de legnami di che propieta fono per natura, oc con che ra-
gione fi generano,feguita,che io auuertifca,perche caufa qlio Abete,che in Roma fi chiam� Sopernate,peggiore fia
di quello,che � detto �fernate.Ilqle � di mirabile utilit� alla duratione delle Fabriche,& di quelle cofe e�e parelio ha-
uer dalla propiet� de i luoghi b�t�,� uitio,accioche chiare fiano,� chi uorr� porui*penfameto,chiaramete efponer�. 70
Vitruuio ce ha infegnato quanto appartiene alia materia il tempo di tagliargli alberi, qt la ragtonejl modo d� tagliargli, la natura, er ufo loro,
ha parlato deWAbete,del Cedro,
©* del Larice cofe degne di auuertimento,er ha defiritto alcuni alberi, concludendo chkram�te,quanto egli
ha detto fin hora.
Net tutta U prefente materia f�milmente proponemmo fotto m'affretta, fecondo l'ufanza nojlra. Nel legname adunque
fi confider� il tempo,
O* il modo di tagliarlo, la natura.®" l'ufo,la comparatione delle parti, & del tutto. Secondo Tbeofra&o ti Rouere,d
Pezzo, il fino deonji tagliare quando le punte sbroccano
. Ma f Acero» J'Ofmo. La Tiglia, &" il frafieno dopo la ueniemia. Vttr. uuole�
�ie fi taglie dal principia �UAuitmmfin qtt�~do ccmwk dfoffiore il nenia detto fmniofi Zefiro�.ohmsh da i umtifino �,it trenta deU
Lw4
-ocr page 57-
SECONDO.                                j                      5;
UlMhd,tbc sonnecchia, Vegttio iaUd quinta�chna fin atta ttiittefimafeconia. Hefiodo quando cdieno le foglie, Cfotte il R euer? al S�l*
jtitio,
er quella materia, che ha delmaturo, er del uerde quando ie cade ilfeme. l'Olmo quando cadono le foglie. Plinio nafcendo il cane nel
far della Luna,®1, �, offeruatione aftronomica, percioche per la forza della Luna ogni humore fi commoue�tirando adunque la Luna ali: ra*
dici rhumore, perche Plinio uuole che s'afretti la notte, chefucciede al giorno che fa la Luna,quado effa Luna far �fatterra il rejlo delia mate
ria fera pi� puro,
er pi� purgato.Non fi deano tifare i legnami f� non paffuti i tre mefi, ne tirargli per la ruggiada anzi dopo il mezzo di co*
mudando, �, calar la Luna,deonfi tagliare alquanto dintorno, erlafcirane ufeir e f humore,
er poi tagliato di tutto fcor zarli, effeciahm-n
te quelli che fanno frutto, ne fi deono tagliare f� non fatto il frutto, magli altri al piacer nof�ro . Riponi il legname tagliato dotte ne igrm
}oli, nei gran uenti le diano
, Vgnefidifiercobouino accioche per tutto egualmente fi fecchi. La Cavagna fi purga nell'acqua del mare, la
materia
, che fi adopera al torno fi fommerge nell'acque, er nel fango per trenta giorni, altri ungono la materia di morchia per li tarli ■> er
quella,cbe per l'acqua fi guafta, s'impegola. Lamateria inuefchtata � d'allume bagnata, non arde. La natura, er l'ufo de legnami, �, que*
■ito, L'Alno � buono grandemente alle palificate., ne i paludi
., er luoghi Vlmidi,ma all'aere non dura. L'Efcuh,che � una forte di Ratiere,
* impatmte dett'bumore ,1'olmofi condenfa nello aere,®- allo fcoperto, ma dltrouefi fracca, er la fua radice, e, bettisfima fra tutti i legni
f^kuariet�de,i,cohri,_cyper uneertofplendore,dapoi�la radice deUoliua, beUisfima
. li Peccto, er il Pino eternamente durano fot-
errati, il Ratiere per ejjer jfirfo, neruofo, dipochi Fori, � ottimo alle opere terrene, perche non riceue l'humore, efoj�enta i pefi mira*
Vilmente . La Quercia non mueccbia
. il le ago, la lugknde non figuaf�ano per l'�que. il Souero, il Pinaftro, il moro, l'Acero, l'Olmo
°n muta fono all'ufo di Colonne. A i tuffetti,
er ufo di trattamenti la noce Euboica, ma ottimo, � ueramente l'A bete , alquale per� di leg*
h H 'lftt,XccA ^fuoco
, nel refi� � utilisfimo, negli ciede il Cipreffo, ques�o non fatte uecchiezza, ne tarli, ne da f� fi rampe, bene, �, aero,
agende lolmo, crii Erasfino, percioche la luglandefatta in tauole facilmente fi rompe, e® gli altri alberi cedeno, &fi ffaccano, ma il
Frasjmo e ubidientissimo nctt'opera, ®-cofi la Noce,bettche di effa non facciano gli antichi alcunaconfideratione er, �,giorni noftri einolti,et iimumerabilij fottilisfimi lauori fi adopera, il Moro,� lodato perche col tipo fi fa pi� nero, et dura molto. L'Olmo, � i cordiniporte e buono,pche ferua tir Igor e,ma U radice effer dette pof�a difopra.TDelVAcquif�gliofifannole kanghe,etcofi ancho di Lauro,et d'O*na t gradi d Orno,et di Acero^et le chiauette di Cornalo. A condotti d'acqua coperti fanno bene il Pino,et Pezzo. La Arice femmina di c
in
delle
no,
olore
jvntle al mele, � buona, per adornar le cafe effendo fiato auuertito, che nelle tauole de i Pittori � immortale, er per� � buona per fiat u�,per che
non ha dif�efi perlotigoi neruima interrotti, uar�j,
er minuti. Vfauano anche il Leto, il Beffo, il Cedro, il apreffo,vr la radice dell'Oliuo
piufoda,^ il Perfico Egittio, per farne lef�atue, ma �farnele tauole per pitture
, ufauano 'gliantichiil bianco, er il nero Poppio. La Sal-
CC'a, CitrPe"e,> ^ Sorh°j H Sambuco, il Fico'. Lodano alcuni la Giuggiola,
er per le opere fatte al tomo. 1/ Faggio, il Moro, iiTerebintoy
* jpectalmete il 3cffo,ey l'Ebano, il Rouere difficilmente s'accopagna con altri alberi,*®" rifiuta la colla,cr cefi fanno i lagr'emanti, cy-crefri
a
. w"'et °�m legnofcdo,chef�pu� rader e.t^�nft�no infiemegli alberi,che fono pernatura differiti come VEdera,il Lauroja Tilii,per effer
c* m,con i nati in luoghi humidi.Similmente non frano lungamentein cottal' Efculo,ey la Querelale fi deono accopagnare l'Olmo,il Erasfi*
tio,il morojl Cireggio con il Platano,et l'Alno,perche quef�ifono di natura humida,quelli di fecca. Coparanfigli alberi quanto al tuttofer-
ete gli infecondi pi� fermi fono dei fiuttuofi.
1 feluatichi ne con mano,ne con ferro colti pi� duri.Gli acuti, er tardiui tra �fruttuofi pi� f�rti
de 1 doki,piu crefconoglijlerili che i fertili, p'iu nodofiglifterili del tuttofi quelli che auic�dafruttano,che i feraci de i nodofi,i,piu corti fono
1 pi� difficili,piu nodofi,i,nodriti in conmlli,
er pi� corti i'montani. M a i metani pi� fermi,& piti grosf�,piu motti i nati in luoghi humidi, cy
ombrof� de gli aprici. l legni di clor buco fono meno denfi,et pi� trattabili. Ogni materia p�derofa della hggiera,�,piufpeffa,ey dura,et quel
la,e pi� fragile, pi� durano tagliati quegli alberi,chc uit� pi� fi eoferuano.Quanto alla coparatione dette parti io dico,che quanto meno ni � di
midoda,tanto pi� ui e di f�rtezza.Le parti pi� uicine alla midolla fono pi� forti,<y quelle,che fono pi� uicine alla feorza fono pi� tenaci,'®' la
piggwre e l Alburno. Le pi� uicine alla terra fon le pi� ponderofe,le di mezzo fono pi� crefbe. Le interiori pi� comode,le efrofle al mezzo di
piti jecciic,®' fattili,et h�no la midolla piti uicina al corttce,infine molte altre cofe refterebbeno � dire,ma quefle uoglio,che f�ano � baftanza,
il rejto eonfomma diligenza fi troua nel Secondo Uh.di Leone,etdi Plinio nel Sej�odecimo,et in Theof�\tf�o,ma quello, che � degno di auuerti-
tnento in Vitr.� la d�uc egli dice parlando detto Abete,quadrifluu�js dtffaraturjion che
Vitr.no habbia bene interpretato,®- Plin.fimilmente
quado dice,Qu� habeant quadripartitos uenarum curfus,bijJ�dos aut� omnino fimplices, ma perche Tbeofi'dfio dice dizou*. monozous, tetra
Kous,parole tradotte da Theodoro quadriu�uas ,biniuiua$,<® uniuiuas come dice Kermolao,lequal parole,et nel Greco,et nel Latino nonfigni
ficano quello che � infatto,dico di Theofia&o,et di Thcodoro.Pero fi pu� fiimare,che nel Greco fiano fcorrette,perche fi uede alcuni Abetina
gitati a trauerfo hauer un corfo di uene
, che nanna per un uerfo, er alcuni h&uerne due corfi, che uno cattala l'altro, come f� la dita d'una
mano attrauerfafiero le dita del? altra,
er alcuni hauer ne quattro poj�i in modo di cratkulaj� di rete,come chi poneffe le dita Sana mano altra
uerfate fopra le dita dell'altra, zrfopra quelle ancho altre fin � quattro ordini.
CAP. X DELLO ABETE DETTO SOPERNATE, ET INFERMATE,
CON LA DESCRITTONE DELL' APENNINO.
A 5 e O N O le primi radici del mote Apenino dal Mar Tireno infmo all'Alpi,& alle eftreme parti
?o
4o
S9
di Thofcana,ina il giogo di quel mote giradoi� � torno, & con mezza curuatura appreffandoii alle
riue del Mar Adriano penriene co i iuoi giri uerfo il maretla onde la fua piegatura di qualche alle re
gioni di Thofcana,& di Capagna riguarda,� molto aprica,& fiorita,perche del continuo prende ui
gore dal corfo del Sole,ma la parte di��,che piega al mar di fopra fottogiace al Sett�trione,& perpe-
Ilgi tuamente e fofca,& omln-ofa,doue gli alberi,che fono in quella parte nodriti d'humore no folo cre-
ano in ifmifurata grandezzata ancho le loro uenepregnanti di grade humilit� tumide,& gonfie fi fatiano dell'ab
tfo
bondanza del liquore,ma poi che tagliate,� fpianate perduto haueranno il naturai uigore,cangiando col leccarli il ri
gore delle uene,diuentano per la loro rarit� uacue,& fenza frutto,& per� nelle fabriche no poffono durare.Ma quel
le,che in luoghi efpofli al Sole fi generano n� haugdo tra le uene loro alcuna rarit� afeiutte dal fecco fi fanno pi� fer
� politi per efler pofti in'lauoro,durano con molta utilit�. Et per� quelli, che fono dalla parte L.,
«
&
lio Apennino i quali da luoghi aprici portati fono,migliori fi trouano di quelh,che nafeono nella parte fuperiore,
r- u�gono da luoghi opachi. Io ho efpo�lo quanto ho potuto con l'animo c�fiderare le copie neceffarie al fabricare,
1 che tepre fiano per natura della mefcolaza de i loro principrj,ck quali perfettioni,� diffettihabbiano,accio manife
te «ano � chi intende d� fabricare. Et per� qu elli,i quali haueranno potuto feguitare le leggi di quelli precetti, pi�
prudenti feranno,& potranno far nelle opere elettione dell'ufo di ciafeuna fpecie. ElTendoii adunque detto dello ap
Parecchio,refta,che ne gli altri uolumi io dica de gli edificrj,& prima de i facri Tempi de gii Dei immortali, & tielle
loro mifure,& proportioni,come fi conuiene all'ordine propofto . H.-t uoluto Vitr.nel decimo,®' ultimo capo di quefto Secon
do'Ubro p0Yn [d 4ifftrenzi foga aiysri c\,e mfcono d�lu parte del Sole,®1 di quelli,che ne i luoghi ombrofi riguardano al Settentrione. La
cofa e facile,®' confirmata da Palladio nett'Vndecimo Libro al quintodecimo capo,®- da Plinio nel Seftodecimo Libro al Trentefmonono.
IL FINE DEL SECONDO LIBRO.                              Libro
-ocr page 58-
S6
L I B R O TER Z O
DEL L_ A A R C H I T E T T V R A
DI M. V I T R V V I O,
PROEMIO.
L DELPHIC O Apollo nelle rifpofte date � Pythia, afferm� SocrateefTer di tutti
fapienrisfimo.Quefti l� dice,che co prudenza,& dottisfiinamente diceile,che bifbgna
ua,che i petti de gli huomini fuffero come fineftre,& aperti,affine che haueflero i {enfi
non occulti, ma pa�efi ad efTer confiderati. Voleffe Iddio che la natura feguitando la
opinione di Socrate fatto hauelTe i petti apparenti, & chiari, perche f� ci� flato fu ile,
non {blamente le uirt�, & i uitrj de gli animi fi uederiano, ma anchora le fcienze delle
difcipline � gli occhi fottopofte con certo giudicio fi approueriano. Ala � gli eruditi,
& conofcenti huomini grande, & ferma riputatione s'accrefcerebbe . Et per� perche
la natura non � modo d'altri, ma al fuo cofi fare ha uoluto,non pu� efTer, che gli huo-
mini con gli ingegni fotto i petti ofcurati habbiano potuto le aftofe fcienze de gli ar= t&
tifici], come fono, giudicare, Et anchora esfiartefici,tutto che promcttinola loro
prudenza,fe non haueranno quantit� di danari,� uero non feranno flati conofciuti per la uecchiezza delle loro offi-
cine, � non haueranno hauuto gratia, & eloquenza da piazza, non poffono per la induftria de gli (rudi loro hauer
authorita alcuna, che creduto lor fia, che fappiano quello, di che fanno profesfione . Et quefto fpeaakncnte fi pu�
conofcer da gli antichi ftatuari, & Pittori, che di quelli, coloro che hanno hauuto i fegni di dignit� , & la grana di
efTer commendati con eterna memoria fi mantengono alla pofterit�,come fu Mirone, Policieto, Phidia, Lihppo, oc
gli altri, che hanno con ? Arte loro la nobilita c�ieguita.Perche come alle gran Citt�, � uero �, i, Re, � uero � i nobili
huomini fatto hanno opere, & fabriche, cofi ottennero quello, che io ho detto.Ma quei, che ne di manco Audio, &
ingegno, & folertia flati fono , ne manco belle opere hanno lafciato, � gli ignobili cittadini, & � quelli, che fono Ita*
ti di balia conditione di fortuna, non hanno di loro lafciato ricordatione, perche non dalPinduftria, ne dalla folertia %@
dell'Arte, ma dalla felicita fono flati abbandonati, come fu Hellas Atheniefe, Chione Corinthio, Pharace Efefio,
deue altri merauigliarfi, f� per l'ignoranza dell'arte s'ofcurano le uirt�, ma grandemente {degnarli quando bene
fpeffo la gratia de i conni ti lufingheuolmente da, i, neri giudici], alla falfa approbatione conduca. Et per�, f� (come
{ «acquea Socrate) i fenfi, & Popenioni, & le fcienze crefciute dalle difcipline, chiar e e perfpicue fuflero fiate, non
a gratia, non l'ambitione ualerebbe, Ma s'egli ci fuffe,chi con nere ,& certe fatiche impiegate ncll'imparare le
dottrine, giunto fuffe al colmo della fcienZa, a quefti fi darebbe uolentieri l'opere � fare, ma perche quelle non fo*
no illuftri, & apparenti, nello afpetto (come penfanio che bifognaua) anzi io uedo pi� prefto gli indotti ,,che i dot
ti di gratia, & di fauore fuperare, non i�timando io , che buono fia il contender con gli ignoranti di ambitione - phi
prefto con tai precetti dimoi!rer� la uirt� della fcienza noftra. Nel primo libro adunque, � Imperatore ti ho efpo*
ito dell'Arte, & che potere ella habbia, & di che difcipline faccia bifogno che l'Architetto ornato fia, & foggiunfi le
cagioni perche cofi bifognaua, che egli ammaeftrato fufTe, & diuifi in fomma le ragioni dell'Architfettura, & diuife
io le ho pofcia diffinite, oltra ci� quello che era prima, & neceffario delle mura, come far fi debbia la elettione de,i,
luoghi fani con difcorfi ho dimoftrato, & i uenti quanti, & quali fieno, & da che parti fpirino, con diferi trioni di
linee ho efpofto, & infegnato � fare, i, giufti compartimenti delle piazze, & de i borghi dentro le mura. Et cofi ho
pofto fine al primo uolunie. Nel fecondo io ho fornito di trattare delia materia, che utilit� fi habbia da efTa ne gli
edifici], & che forza le dia la natura, fiora nel terzo dir� de i Tempi de gli immortali Dei, & in che maniera deono
effer diffcgnati.
40
ETTO ha V�truu�onel Primo Libro al terzo cap� che tre fono le parti della Architettura. Vna dettequali era U
Edificatone, detto hafimilmente, che la edif�catione era in due part� diu�fa,una dettequali appartenete alla l�brica del»
le mura, cr delle opere communi, ne, i, publici luoghi, l'altra era tutta nelle priuate fabriche collocata. Ha uo�uto, che
le di�ribut�oni deUe publiche operefufiero di tre maniere
. l'um pertinente alla Dijfefa, l'altra alla Religione, la ter*
Z<t alla Opportunit�, nel medefimo Libro ha fornito quanto s'afpettaua alla Difefa. Doueua pofcia deUe Fabriche per*
Unenti atta Religione trattare, ma parendogli molto neceffario efponere
, ey la materia, ey il modo per porre la materia
injieme (come detto haueme) diede foggetto al Secondo Libro,nel quale chiaramente della, materia pi� neceffaria alle Fabriche, ha uo�uto trat
tare ejponendo la natura
, l'ufo, er le ragioni di quella, pero hausndof� da quella jbrigato, ritorna bora alla Giftributione dette co f� pertincn
ti alla Religione
, & tratta de � Sacri Tempi nel terzo, er nel quarto Libro abbracciando tutto il corpo detta prefente materia, per ilchefi
pu� dire che qui comincia tutto Metto, che di mano, ey d'ingegno s'affetta dallo Architetto. Qui l'Ordine ha luogo, qui la Dtfpofitionefi
troua, qui fi uede la Simmetria,il
Decoro,!** Gratia er la D�fiributione, nette qual cofe il ualor detto Architetto, la forza delVArtc l'Acutcz*
za detto ingegno riluce. Onde fi pu� dire con il gran Poeta.
O' Mufe , � alto ingegno hor m'aiutate                                                                                                         ,
Ov Mente, che fcnuej�i ci� ch'io nidi
Qui fi parr� la tua Nobilitate.
Et neramente, � degna confiderai-ione quella,. che fi far� fopra la prefente materia
, er molto gentilmente � fiato duuertito da Vitr, imperoche
fapenio egli la grandeimportanza detta cofd,w che infinita, clafchieradeglifciocchi,s'ha mojfo � defiderar quello, che Socrate defiler�*
ita, che foffe netta fabrica dett'huomo, ci�, � che ognuno haueffe una finifir ella nel petto, accioche dentro fi uedeffe la Scienza l'Arte, e il Bene,
che uifufj�, perche la Gratia
, il Fauore, la Fortuna luogo darebbeno quando il dotto, er l'intelligente con l'imperito, er ignorante di
pari uemfjero alg�uditio dette genti, farebbe la uirtu di pi� jiima,ey l'Arroganza cederebbe alla Modej�ia. Credo io, che Vitr, bauefft bello,
er alto penfiero,uiuo,eyfoauegujlo dette alte ragioni dell'Architettura, onde in f� fieffo godendone defideraua,che tutto il mondo c�nofeeffe
k bellezza della uirt�,
er per� concorreua netta oppinione di Socrate, la dignit� delquale fopra tutti gli huomini fu giudicata dalTOraculo
■che per nome d'Apollo fu dato atta fuafacerdoteffa Pithia nominata. Certamente io ho ofieruato,che non fenza grande cagione Vitr.propofio
habbia
fO
60
-ocr page 59-
TERZO.                                                  sL
a i proemi a molti libri, perc�oche(come detto hauemo ntl fecondo offendo il proemio quello, che prima ci � propoflo, er riguardando
c l m*ggiore attentione � quello,che prima ci viene innanzi,beUo
, er convenevole avvertimento � di proponere ne i proemi quelle cofe,
cne noi roghamo che firn» grandemente considerate, cr attefe.
Ufile adunque V�truuio.(dapoi,che la natura nonha fatto � modo nofiro,) che almeno ci f�rzamofcoprir e con la eccellenza dell'arte quello,
eoe ne i petti nojiri � rinchiufo. La eccellenza adunque deli arte, e pofta nella ragione, laquale Vitr. ha detto nel primo libro effer la cofa
pgmpcante, tldifcorfo,
er la firma, & tutto quello, che nelle fei cofe, delle quali � fatta l'Architettura, fi comprende, per� f� alcuno
ju che uoglia vedere pia � dentro, � ritrovare la venti delle cofe , io lo prego, che con benigno animo legga il fottofcr�tto difeor*
jo mio, & ritrovando quetto, che egli defider�, lodimeco la bont� di Dio , & f� dei tutto eglinon fera fatisfatto, aggiunga lo fu*
dio
, er ilfauore ali opera da me cominciata, l'vno per ritrouar il vero, t altro per accettare il Buon animo mio, delquale mi facce perpe-
tuo debitore.
                                                  7                                                                                                                     jo
Tanta � ta f�rza della proportione, tanta � la necesfit�, tanta la utilit� di ejja nelle cofe, che n�uno pu� ne all'orecchie, ne � gli occhile � gli
^lor�diktt
              ^ nccdrtfmza la conueneuolezz*,®1 U rifbondenza della ragione, la onde ci� che ci diletta, er piace, non per
roc e a e piace ,je non perche in f� tiene proportionata mifura, � moderato temperamento.Non prima con diletto, er piacere nell'ai
mino per * orecchie difeendono le voci
, er ifuoni, che tra f� non conuenghino in proportionata ragione di tempo, er di diftanza. le belle
inuentiom de gii buomvu tanto hanno del buono
, quanto pi� ingeniojamente proportionatefono. Efficacisfima cofa � nel comporre, er me*
J'-olare lejemplici medicine la proportione,come nel fare la ririaca,& Mitridateidiuina � la f�rza de numeri tra loro co ragione comparati ne
fi pu� dire, cheju cofa pi� ampia nella fabrica d� que�a uniuerf�t�, che noi mondo chiamamo della conueneuolezza del pefo} del numero,
er
della mifura,con laquale il tempo, lofpat�o , i movimenti, le virt�, la favella, lo artificio, la natura, ilfapere, er ogni cofa infomma diui*
tia,
er bumana, e compojla, crefeiuta, cr perfetta. �lche come � vero cofi non filmo io, chefia utile il uolere con pi� ampie indottioni pr�*
uarlo,hauendo noi quel foto tefiimonio conveniente che Vitr.adduce.per� � Vitr.accons�andofi diremo, che ovefia chi con ragione proceder
i0
uoglia nello edificare, nccejfario � che egli conofea la natura, er la f�rza delle proportioni,fappla d�ftintamente ogni fpecie di effe, trovi fi*
nalmente quale proportione � qual maniera di fabrica fi convegni.
Quando quei�o con bello, sfottile auuedunentofar� da noi prouifto,nonfolo faremo giudici convenienti delleopere de gli antichi, ma anchora
inventori,
er operatori da noiftesfi di cofe rare, er eccellenti.cr quando bene "Vitr.nonfi r�trouaffe al mondo potrebbe colvi,cbe veramente
intendejfe il valore delle proportioni,ritrcuare innumerabili precetti d'Architettura
, ne per temerario farebbe hauvto, perche in fva dififa
havrebbe la ragione, laqval cofa ha dato credito � paffati
, da commodo � i prefenti, cr dar� gloria � quei, che fegviranno.
Volendo adunque noi trattare deUe proporzioni diremo primieramente che cofa � proportione, poi difiingueremo le fpecie fve, cr infine tufo
di ciafcuna fpecie comparando trovar emo gli eff�tti di effe, accioche fappiamo quale proportione, � qual fabrica fi affaccia. Molto ampia*
niente fi eflende queflo nome d� proportione con la f�gmficanza fua, perche ogni convenienza,
cr finiiglianzadicc/e volgarmente � detta
proportione,
er ancho nella virt� �fufianza, mila'qualit�, er in altri generali; finii capi fi dice effer la proportione, er in pi� altre cofe ? �
non comprefe fotto i detti capi, ma noi non vogliamo vagare. Diremo follmente della vera proportione, che fato la quantit� � compre fa,
non che la proportione fu quantit�
, ma perche � propia della quantit�. Trouanf� due maniere di quantit�,utta � detta continua,ccme linea,
Juperficie, corpo, tempo,e movimento, l'altra � deit� quantit� partita � fcparata, come � nel numero una, dva ,tre
, er qvattro, er nel
parlar noj�ro quanto al proferire che vnafiUaba,
er una parola, er una parte � diftinta dall'altra. Dell'una, er dclFaltra quantit� � prcpio,
de fecondo ciafcuna fi dica le cofe effer eguali, e dif)'eguali. Ma quej�a propiet� � fiata trasferita in molte altre cofe, che non fono quantit�,
perche tvtte le cofe, dellequali fi pv�far tra f� comparatone alcvna, onero fono eguali,
er pari tra f�, ouerofono diffeguali, � difp�ri,pmm
portione adunque � nel numero di quelle cofe, che noi dicemmo , che da f� non (tanno, ma lo effer loro � rifir�sfi ad altro. Ut perche una cofa
in comparatane d'unaltu �,� piu,� meno, � tanto di queUa.per� deUe proportioni altre feranno tra cofe pari
er eguale , �ltre tra difegual�
o maggiori � minori, che elle fieno.
Xbtt perche noi pariamo hora di quella proportione, che nella quantit� fi troua.per� dicemmo, che la proportione altro non �, che una termina- 4#
ta habitudine, rifletto, � comparatone d� due quantit� comprefe fotto un'ifieffo genere, come farebbe due numeri, due corpi, due luo*
ghi, due tempi, due linee
, non fi potendo dire propiamente la linea effer minore della foperficie, � maggiore, � equale, come egli fta bene �
dire, una l�nea effer eguale, � maggiore
, � minore d'un'altra linea. Disfi terminata, non in quanto � noi, ne in f� certa, ma tale che non
pu� effer altra, come fi dira poi.
Efpedita advnqve la diffin�tions della proportione, manif�sto �, che ritrouandofi ella nella quantit� alcvna aparten�ra alle mifure, alcuna � i nu*
meri, alcuna fera mefcolata d'amendue.
Qi'iella che apertiene alle mifure, che Geometrica � detta ,fer� nelle quantit� continue, lequali tutte cadono fotto mifura.
Quella, che apartiene � i numeri, che e detta Arithmetica, � nelle di�inte �feparate, come � quando fi fa comparatone da numero � numero.
La mefcolata che Ramonica fi chiama
, inficine affetta � i numeri, er alle mifure, come quella, che compara i tempi, � gl'interualli delle
uoc�xome fi dir� nel quinto libro.
                                                                                                                                               p
Hoy-4 diremo della proportione Geometrica nom�nata.Laquale � quando fifa comparatone di una cofa cont�nua all'altra, come da una l�nea, ai
un'altra linea
, da un corpo ai un'altro.?? della Arithmetica, che fi fa tra � numeri. Quando adunque vorremo trovar le fpecie deUe propor-
zioni , bifogna fapere comefikno le cofe tra f� comparate, per tanto ritrouando noi che le quantit� fono tra f� � eguali, � difegual�, facendo
di qveUe la comparatione
, diremo, che la proportione fera di due maniere, una quando fi far� comparatone di due quantit� eguali tra loro,
<ao� che una non ecceder� Ultra, cr fera detta proportione di Agguaglianza, l'altra quando fi far� la comparatane di due quantit� difegua
Utraloro , cio�,che una eccederai'altra,
er fera detta proportione di difagualianza , V in queflo modo haueremo due forti diproportio*
fe,deUequali la prima non hauera fotto di f� altra maniera, imperoche Uguaglianza non fi pu� diuidere, perche non nafeefe non ad un'if�ef*
fo modo,
M(! la feconda fera in due modi, funo quando vorremo comparare il piti al meno , l'altro quando vorremo comparare il meno al pi�,
�i>
il primo fera detto proportione di difagudglianza maggiore, il fecondo proportione di difaguaglianza minore. er perche tante fono le
fpecie,
cr i modi di comparare il meno al pi�, quanti fono quelli che fi pu� comparare il pi� al meno, per� noi dichiareremo le fpecie della pr�
portione detta della difaguaglianza maggior e,perche poi l'altre ci feranno manif�fle.ln tre modi adunque fi fa comparatone dal pi� al meno,
cio� in tre modi il piv eccede il meno parlando della femplice proportione, il primo � quando il pi� contiene U meno pi� volte apunto,
er
moitipb.ee nominato come il qvattro contiene dve � punto due fiate, cr non pi� il noue contiene il tre, tre fiate, l'altro � quando il piv con-
tiene ti meno,^ qualche parte di queUo.crf� chiama proportione (opra particolare, percicche il pi� � Jopra il meno di qualche parte di effo,
come � quattro � tre, cheli quattro contiene il tre una fiata,
cr la fua terza parte, che uno. il terzo modo � qvando il piv contiene il meno
una fiata
, er pi� parti dieffo come cinque � tre, che cinque contiene tre una fiata, er due part� di effo. er quef�a fi chiama proportione fo-
prapartiente
, imperoche tlmaggior termine contiene il minore unafiata,crfoprapartifce quello con l'aggiunta di pi� parti.Et quejiifono le
fimpl�c�sfime ,
cr uniuerfalifpme deUaproportione della maggior difaguaglianza.
Ho»*rf diuideremo breuemente ciafcuna delle predette fpecie in altre pi� particolari d�flintioni. La moltiplice adunque, laqual � (come detto ha*
uemo~)quando la maggior quantit� contiene la minore � punto tante volte, fi divide in queflo modo.Perchefe la maggior quantit� contenera
due fiate
er non pi� la minore,ne nafeera la proportione che fi chiama doppia, come quattro � due.Se tre fiate la tripla.come noue, � trc,fc
quattro U quadrupla,come otto � due.O" cofifeguirai in infinito. MA la proportione fopra particolare, che e quando il pi� comparandofi al
eno
, fi trova che egli contiene il meno una fiata, er alcuna parte di effo, fi diuide,� trova in quefto modo, che f� il piv contiene il meno ima
fiata
, er fo met� fera la proportione fefquiulterdtcome fei � quattro, perche fei contiene quattro una fiata, er la meta di quattro che fon
E           due.
-ocr page 60-
js                                                    L I B $. 0
^due.Se contenerti il terzo oltra il tutto, feri la proportione fefquiterz<t nominata, come quattro a tre, otto a fei. Se un quarto lafesquh
quarta, come dieci � ptto.ey coft in infinito.
Via f� uorremo fapere le feerie della foprapartiente, diremo in queflo modo. che il pi� contiene il meno unauolta � due partifeffo, ouero
tre , � quattrp,ey cofi in infinito. Se contenera di pi� del meno due parti, dirasf� foprabipartiente. come cinque ,�tre, che � un tanto
,
cr due terzi, f� tre parti chiamerasfi fopratripartiente, come otto � cinque, che � un tanto, � tre quinti, f� quattro parti, chiamerasfi
fopra quadripartiente^omenoue� cinque, che � un tanto � quattro quinti.
©" cofinel reflante,ey queftefono le fpecie della femplice
proportwne, della maggior difaguaglimzd-
                                                                                                   f
Lecompojle uer amente fono due,et chiamanfi coppie, perche fatte fono da due femplicija prima � detta moltiplice fopraparticolare. la fecond�
moltiplice foprapartiente,ey fono cofi det.te,perche rittengono la natura di quelle proportioni deUequali compofle fono
, inquanto adunque
la prima � detta moltiplice,ne)egue,che il maggiore contegna il minore pi� uolte, ma inquanto � detta foprapartkolare,ne fegue, che il maga
giore contenera il minore pi� uolte con qualche parte di effo. ey per� la moltiplice fopraparticolare comparando il piti al meno,ritroua,che tB
ilpitt contiene ilnteno pi� uolte ,.ey qualche parte di effo ,fe due fiate ey la met� fera proportione dupla fefquialtera,come cinque � due f�
tre fiate, ey la meta fera tripla fefquialtera, GT cofi in infinito. Se due fiate ey un terzo c�me fette � tre fera doppia fefquiterza. Se tre
fiate, ey uti terzo,fer� tripla fesquiterza
, ey cofi procedendo neW'altre fi pu� andare in infinito. Parimente la moltiplice foprapartiente
proportione inquanto moltiplice il pi� contenera il meno pi� uolt$, ey inquanto foprapartiente il pi� contenera del meno alquante parti,??
f� il pi� contenera il meno du,e fiate, ey due parti fera doppia foprabipartiente,come dodici � cinque, f� due fiate � tre parti, fera doppia fo^
pratripartiente,come tredici � cinque, ey cofi in infinito, come f� il pi� conteneffe il meno tre fiate, ey due parti farebbe tripla foprabk
partiente,conie,diecifettc�cinque.Se tre fiate, & tre parti, farebbe tripla fopratripartiente come dieciotto a cinque, ey cofi feguendo
nell'altre.
"Et perche per un rifletto fi conofce l'altro, per� dalle fpecie dcUe proport�oni della d�faguagl�anza del maggiore al minore, f� hanno leffiecie
della difaguaglianz* del minore al maggiore, ne altra differenza �,che fi come nella prima fi cominciala dal pi� ey fi terminaua nel meno , i0
cofi in quefia s'ineominc�a dal meno,
er fi termina nel ptu.eyfi muta quella particola fopra, nella particola fatto, er per� fi d�cefottomol
tipl�ce ,fottodoppia, fiotto fesquialtera, fiotto fesquiterza
, er ilref�oad uno ijieffo modo.
T>euesf� auuertire,che � due modi una quantit� � parte d'unaltra.�l primo � quando la parte duna quantit� prefa fecondo alcune fiate apunto,
entra nel tutto di punto.cio � quando il partitore entra apunto nella cofa partita, ey niente gli auanza. quefia noi chiamaremo parte molti*
plicante, ey queka � la uerafignificatione,
er propia intelligenza di queflo nome, che parte fi chiama.
Ts�cefi in altro modo parte quella, che prefa quante fiate moi,mai non ti rende l'intiero, ey fi chiama parte aggiunta, imperoehe aggiunta con
un'altra parte fa il tutto, l'effempio della parte moltiplicante, � come due �fe�, imperoehe duemifura (et, ey in effo entra tante fiate apun*
to, come tre in noue , otto in trentadue.hffempip della parte aggiunta � come due nel cinque, perche due prefo due fiate non fa cinque, ma
meno.?? prefo tre non fa cinquemap�u.
Quando adunque s'� detto che nella proportione femp��ce fopra particolare il pi� contiene il meno una fiata, ey ancho qualche parte del mena *°
intendefi , che quella tal parte fia parte moltiplicante, finalmente quando s'� detto
, che nella proportione foprapartiente il pi� contiene il
meno una fiata
, ,er di pi� alquante parte d� effo, s'intende delle part� aggiunte, compofle per� d� parti moltiplicanti, come cinque contiene
tre, ey due parti del tre, lequali pref� quante fiate uuoi non fanno tre. perche due prefo una fiata, nanfa tre
, prefo due fiate paffa tre. ey
per� due � parte iggiunta di tre,laqual parte per� � fatta-d� parti, ey che prefe alquante fiate fan due, perche due � fatto di due unit�, il fi*
m�le intenderai nelle compofle proportioni, perche ferbano la natura delle componenti, ey tanto fia detto della fignificatione. � ancho della
diffinitipne,ey diuifione delle proportioni. Hora fi dir� ci�, che ne nafee. Dalle proportioni nafeono le comparationi, ey i rifletti che han»
no tra f�, ci� � quando una proportione � comparata con l'altra, ey quejle fim�gl�anze di proport�oni fi chiamano proportionalit� ,ey fi
come la proportione � rijpetto, ey conuenienza di due quantit� compre f� come due eftremt fiotto uri'ifteffo genere
, cofi la proportionalit�
e' rijhetto , � comparatione non d'una quantit� all'altra, ma d'una proportione all'altra
, come farebbe � dire la proportione che � fra quate
tro � dui, efferfimile alla proportione,che fra otto,cy quattro, imperoehe ey Vuna, ey Ultra � doppia.ey per� tutte le doppie, tuttele
4*
triple, quadruple, �fiano d'uno ifteffo genere come tra linea, ey linea, tra corpo ey corpo, �fiano di diuerfi genen,come � tra l�nea, ey
corpo
, cr tra corpo � fpatiq. trafpatip ey tempo fono proportionali, ey confequentementefimili, ey doue � proport�qnalit� lui � neceffa*
rio che fia proportione, imperoehe proportionalit� non � altro che conueneuolezza di proportione. ma non per lo contrario , perche fra
quattro ey dna � proportione jna non proportionalit�. in queste proportionalit� confittelo tutti �fecreti dell'arte.ma perche bene s'intenda
quanto feoprir uolemo, fi dira primaxornef� conofeono i denominatori delle proportioni. come fi aggiugne, come fi leua dalle proportio*
ni, come fono moltiplicate, ey partite.eypoifi dira delle proportwnnalit�
, � de i termini fuo� cofe, che in quantit� poche feranno ma in
uirtu tali, ey tante che ogmfludiofo d'ogni facuit� f� ne potr� feruire.
Per fapere adunque ritrouare i denominatori delle proport�cn�,ilche g�oua,� conofeere qual proportione fia magg�ore,qual minore,perche nelle
fabriche quelle hanno pi� del srande, che fono di maggior proportione,� da confederare
, che quando la proportione � di agguagliamza, cio�
quando fono tante unit� in un numero, quante in un'altro, non � neceffario affaticarfi in ritrouar i denominatori, perche (come ho detto) S °
non fi trouano pi� ffecie di quella, perche tra le cofe pari non � maggioranza, ne minoranza. Ma doue � proportione di difaguagl�anz<t
,
bene � neceffariq il faperli, per ppter cpnofeer la diuerfit� delle fpecie loro.
Br eae adunque, ey iff edita regola di ritrpuar i numeri da i quali chiamate, ey nominate fono le proportioni, � partire luno efiremo della prop
port�oneper altro.imperoche quello che ne adiuieneper talpartimento, e fempre il denominatore, ci� � il numero dalqual e denominata la
proportione.Par tir e altro non � che uedere quante fiate un numero entra nell'altro, ey quello, che gli auanz*- La onde � raggioneuole che
dal paramento, ey daH'auuenimento fi conofea il nome di ciafeuna proportione.
Se adunque fi uuol fapere come fi chiama la proportione che � tra quattro ey otto, partir conuienf� otto per quattro, ci� � uedere quante fiate
quattro entra in otto.ey ritrouera�che quattro entra in otto due fiate apunto, da due adunque chiamerai, ey denominar ai la proportione,
ebe e tra quattro, ey otto, ey dirai la proportione effer doppia.
Eccone un'altro effempiofe defiderifapere,che proportione fia tra cinque efedici, parti fed�c� per cinque, ey r�trouerai chel cinque entra nel 6°
fedici tre fiate, ey per� dirai che � prpport�on tripla , ey perche gli auanza uno che � la quinta parte di cinque, per� dirai che � proportion
tripla fesquiquinta. ey conofeerai quefia proportione effer compofia, ci� e moltiplice fopraparticolare, ey cofi nel refiante ti efferciterai.
TtaUafopradetta cogn�tione fi pu� fapere quale proportione fia da effer pof�a tra le maggiori, ey quale tra le minori, ey quale tra l'eguali ey
fimili proport�om.imperoche eguali efim�lifono quelle, che hanno le ifleffe denominationi.ma fono maggiori quelle,che hanno denominatioti
maggiore ,_ey minori quelle che Ihanno minore, perche la denominatone e detta tanto effer grande, quanto il numero, che la dinota, es-
per� la quadrupla e maggiore della tripla
, perche di queUa�l numero, che la dinota e quattro , di quefia, tre. ey cefi la fesquialtera e mag*
giove della fesquiterza, perche la fesquialtera e nominata dalla meta, ey la fesquiterza da un terzo ,eynei rotti quanto e maggiore il de-»
nominatore del rotto,tanto e minore il rotto, ey quanto e minore il denominatore,tanto e maggiore il rotto
, ey per� un quarto e meno d'un
terzo
, perche quattro e maggiore, di tre.ey per� una tripla fesquialtera e maggipre, che una tripla fesquiterza. ma una tripla fesquiterza
e maggiore che una doppia fesquialfera.cy queflo non perla denom�natione del rotto , ma per ragione del numero intiero.
                         
No« � facile a dichiarire la utilit� che ne uiene all'Architetto della cognitiqne delle fopra dette cofe, imperoehe infinite fono le occorrenze
di feruirf� pi� d'una, che d'un altra proportione
, come nella diuifione de i corpi delle fabriche, negli Atrij, Tablini, Sale ? Lpggie, ey a
tre fianzi.
mUefoprapart�enti proportioni fimilincnte quella � maggiore,che da numero maggiore � denominata, ey perche queflo t'intendi bene, io dico.
chela
-ocr page 61-
TERZO.                                                                         S9
che la proportione foprapdrtiente, �, qmnio il pi� contiene il meno una fiata, er pi� parti d�effo, er quefto � Unto dal numero di efe bar*
ti, quanto dalla dcnominatione,
er quanto dall'uno, er dall'altro
Dal numero delle parti quando il pi� contiene il meno una fiata, er due parti di efjo dtc�j� fopra bipartente, f� tre fopra trtpartiente
cofi nel rejlo.
                                                                                                                                                                 '
Balla dcnominatione delle parti, quando il pi� contiene il meno una fiata, er le parti di quello che fono terzi dicefi fopra partiente le ter?
DaU'uno,ey dall'altro come f� dicesf�foprabipartiente le terze.
Dico adunque che fecondo la prima denominatione, che efprime quante parti del numero minore fono contenute nel maggiore s'intende lab
portione maggiore, perche li fecondale efprime quali fimo quelle parti del numero minore, � quella ifteffa come a dire lafoprao'tto bari'
te le undecime,
e maggiore, che la fopratriparttente le undecime , perche quej�a dal numero minore, che � il ternario, quella dall'otto h *
pi� fi denomina effendo la feconda denominatone la iiteffa nell'una, er nell'altra,
                                                   ;                   '
Qui a bifognerebbe la generatane, er le propiet� di aafcuna proportione, er quel bello difcorfo, che fanno gli Aritmeticiprouando eh «
ogni difaguaglianzd nafce dall'agguagliai^, er che Vequalit� � principio della difeguaht�, er che ogni di)egualit� fi riduce aUdgualiartza
ma lafaar bifogna cofi alte confiderationi � quelli che uogliono trouare il principio di tutte le cofe create, la unit� trina di elfo eyia brodut*
tione non di quej�e fabriche particolari, ma della uniuerfit� del mondo,
er dette cofei Parlaremo adunque del raccogliere, moltiplicare te-
mare,
er del partir-e le proportioni, ilche ciferuir� atti notori btfogm, perche Vitr. in molti luoghi aggiugne,fottragge ,'� ditiide �probor
tiom, come fi uedr� ancho nel prefente Libro al primo capo,al fecondo,
er all'ultimo, cr nel quarto al terzo capo.
Ben e nero che olir� la Simmetria, er proportione molte fiate fi riguarda d quello che richiede l'occhio perche alcune cofe fono che la gran-
dezza loro ricerca pm prejio una fatisfattwne della uiRa, che una ragione di mi fura.
                                                              & " '
Et l'ufo (beffo dimanda altro, che proportione, come chiaramente in molti luoghi ci dmojlrd Vitruuio, ma chi confider� bene tutto � irooarHn
ne,crconueneuolezZd.
                                                                                                                                         b ror"°-
Hor al propofito per raccorre due proportioni infume bifogna prima trouare il denominatore della proportione prodotta daboi raccnoHe*, i
numeri poft� fiotto la iftejia prodotta proportione.
                                                                                                             
1/ primo fi fa � quefto modo, moltiplica il denominatore d'una proportione, nel denominatore deU altra, er cofi ne proceder� il denominatore
della raccolta � prodotta proportione.
Vfecondof�fa moltiplicando tra f� � numeri antecedenti delle propofte proportioni,?? moltiplicando fimilmente tra f� i numeri confeguenti del*
le dette proportioni
, auuertendo che que&a regola ci ferite nette propornomfimglianti, cio� quando amenduefono della maggiore difagua*
glianza, o uero amendue della minor e,per che quando fuffe altrimetui,ci bifogna un'altra regola (come dir� qui fatto). Hor a ali ef empio ecco
^ la ragione che e tra nuouee tre, � tripla, er la ragione che � tra quattro e dua, � doppia.                                                             '
y ogho raccoglier infume una tripla, er una doppia, dico, che bifogna moltiplicare i denominatori di quelle proportioni uno nell'altro,adunque
fi moltiipkhera due che � denominatore della doppia, nel tre, che � denominatore della tripla,
er ne riufcir�jei, che fera denominatore detta
zo
�O
generata proportione, er pero da una tripla, er da una doppia ne nafce una fejtupla, tlche appare per li numeri moltiplicati d'amendue le
proportioni, perche moltiplicato noueper quattro, ne uien trentafei
er tre per due ne uien fa. La doue trentafei rifletta � fei tiene pr�*
portione fefiupla.
Voglio fimilmente nette fopraparticolari raccoglier due proportioni come lafefquia�tera che � tra tre, e dua, er una fefquiterza che � tra tre �
quattro, moltiplico il denominatore della fefquiterzd, nel dominatore detta fefquialtera che e un mezzo in uno � un terzo,
er ne nafce due
the � denominatore della prodotta proportione,
er pero da una fefquialtera, er d'una fefquiterza ne nafce una doppia.
Ecco ne i numerigli effempi moltiplicagli antecedenti e primi numeri tm f� cio� tre in quattro fa dodici, ejfimilmente i confequent� dette dette
proportioni, che fon due,
er tre, ne rifolter�fei, ma dodici �fei, � in doppia proportione.
Quando adunque la confonanza muficaie detta Diapente fia in proportione fefquialtera, via D�ateffaron in fefqu�terza,d'amendue raccolte
infieme ne rifoltera la Diapafon, che confifte m doppia proportione.
40
Similmente adduremo t'ejfempio nelle foprapartienti,uoglio aggiugnere la bipartente le terze, come cinque � tremila tripartiate le quarte come
fitte a cinque piglio il denominatore della
bip.tr tiente le terze che e un e due terze, er lo moltiplico infume col denominatore della fopra tri*
partiente le quarte che
e un � tre quarti che fanno due er undeci duodecimi, da t quali nafce la doppia undeci partiente le duodecime.
Adunque dalla bipirtiente le terze, er dalla trip ar nenie le quarte, ne rifolta la doppia undeci partiente le duodecime. Ecco multipli'cd cinque e
fette che fono gli primi numeri dette predette proportioni, ne rifolta trentacitique, moltiplica ancho i fecondi che fon tre, er quattro fan
dodici, trentacinque adunque contiene dodici due fiate,
er undeci duodecimi.
Et cofi fi raccoglieno le proportioni quando amendue fono fimili. Ma quando fono disfimili cio� una detta maggior difaguaglianza,& l'altra del*
la minore, atthora quella proportione che � denominata dalla maggior quantit� fi deue partire per Ultra ,fu adunque da comporre una fot*
to doppia con una fefquialtera come un e due, con tre e due.
tafottodoppia proportione, �, denominata dal due, come la doppia, er lafefquia�tera � denominata dall'uno � mezzo , che � meno dalla doppia,
partifcafi adunque due per mie mezzo, ne rtfultera uno e un terzo, dalie propofte proportioni adunque ne uien la proportione fubfefqu� *°
terza, per cloche quella chef deue parttre,� della dif�guaglianza minore,
er la proportione che e nata, figuita in quella parte la brobortio-
ne che ejjer deue partita.
                                                                                                                     .                 r V
*Zolcib'rm7l m C dm^rd tre \ iud" moltic« i pr�ni numeri infume, che fono un'ey tre, ne nafeer� tre, chef deue notar di fotta, daboi
M         dh r �H due ne r'f°lter* <lMttro, er tre � quattro, e, in proportione fubfefquiterza.
*tn comlone?ai° -^,C0Wm Pm dl due proportioni infieme, componerai con la terzi quello, che rifolta delle due prime,er la compofla d�
D 11                    T q-uurta �>*? cofi Per or<iine ' Per effempio fian que�i numeri quattro, tre, due, tre, uno.
\l!�T7lZlrirT?T dl <lMttro * tre> & tn * due icom S' dett0) nc mfceuna doPPiaMual P**ta per la feguente fefquialtera due 4
' ' ' W M rzp U(lual moltiplicata in una tripla, che ha tre ad uno, fa la quadrupla,che ha quattro aduno.
\Z°J^ TJlnatrr�u * ^ P�?0"""" ddU maggior difguaglianZa infieme compojle Rigenera la proportione detta maggior difavua-, 6o
nor diZ JZZ rrT'
'' ni^re,confeguentemente da due proportioni dellaminor difaguagltanZa,fi produce la proportione detta mi
nor ai)dgu«gaanza,ey luna, e l altra e minor proportione.
pori ione dehaaguaglianza con la proportione detta maggior eguaglianza produce la iftejfa proportione della maggior difaguaghanza er
fMoifieiJo rftoMentecon la proportione detta minor difagualianza per ilchefi uede che la proportione detta agu!glianza ml�caUmfe
Ha,producelaragionedellaaguaghanza.
Et quefto detto fia del componimento delle proportioni.
                                 "pucatomje
uertire queuu, che ne i numeri se detto, che fi come il minor numero fi deue leuare dal magiare, er non il maggiore dal minore cofi ancho
^Pr°portio»ifieruaiimedefimo,chelam^^
Taf/ nqUeltT�°p0^
tZ: Tu mfflT )U ' Prm° me^te numera di quella proportione , che fi deue partire per il confeguente del par *
tiondf�r a HAU lrteCfnt� ' Tn10/1?'11* ****>»« * ** "fr. & per la moltiplicativi del fecondo numero della propor*
mlgalr' mfaperl0Cmfeumt^^^'^^'^nafccdconiegmitik^r�^c^�wftom^eoti^ col partire dei rotti
E l'� V effempio
-ocr page 62-
6a                                                                     LIBRO
L'esempio di quanto hauemo detto prima prenderemo nelle moltiplici. Poniam cafq, che uogliamo fottrare una doppia da una tripla, partire
adunque tre che e denominatpr della tnpla,per due chc,�,il denominator della doppia, fi far� uno e mezzo,dalquale fi denomina lafefquialte*
ra, da quejlo partimmto adunque fi genera la fefquialtera.
Siano quejli numeri in proportion tripla noue tre, gr in doppia quattro � due,
�Aukiplica noue per due ne uien diciotto, er tre in quattro ne uien dodici, alqual numero diciotto e in proportione fefquialtera. Prenderemo
ancho l'esempio di fottrare dalla fopraparticqlare, come farebbe leuare unafefquiterza da una fefquialtera, parti adunque il denominato*
re della fefquialtera, che � uno � mezzo, per lo denominatore della fefquiterza,che � uno er un terzo,ne feguira uno e un'ottauo,dalla pr�*
-pofta fottratione adunque ne refia una fefquiottaua, ne i numeri quepo p uede tre � due e in fefquialtera,quattro � tre in fefquiterza,mol-
tiplica tre per tre fa noue, quattro per due fa otto, ma noue ad otto, �, in proportione fefquiottaua.
Similmente neUe foprapartienti p dar� lo ejfempio . Leuap una bipartiente le terze, da una tripartiente le quarte, partendo uno,� tre quar* %a
ti, per uno � due terzi, ne rifulta uno ® un decimo
, dalche � denominata la proportione fefquiuigepma , laquale ancho ci far� data da i nu*
meri ifiesp, come fette � quattro, cinque � tre, moltiplica fette per tre, ne uien uent'uno,
er cinque per quattro ne uien uenti, er uinti uno,
�, uenti, � iti proportione fefquiuigepma
, la quale � quella proportione, che refta dal fottrare una bipartienti le terze da una tripartiente le
quarte.
Bai partire adunque la proportione della maggior difaguaglianza per la ragion,®1 proportione detta minor, ne nafeera la proportione del*
la maggior,menor dell'una,
er dell'altra, ilf�migliantegiudicar p deue dette proportioni dispmiglianti della difaguaglienza minore, perci�*
che ne nafeera la proportione detta minor difaguaglianza, parimente menor dell'una
er dell'altra, ma f� amendue le proportioni ferannno �
della maggior,� detta minor difaguaglianza,® trafepmiglianti,cioefe la propoj�a proportionep partir� perfeftejfa, ne rifoltera la ragione
dell'aguaglianza.
Et f� infomma una fera della maggiore difaguaglianza', er l'altra detta minore,p produra una proportione, che tenira pi� in quepa parte dalla �0
proportione,chep deue partire, che da quella, che parte, ® fera quella, cheP ejprime per il numero maggiore.
E tanto uoglio che dettopa dello accrefcere,fcemare, er partire delle proportioni, ilchefe nette fabriche, er negli edipei] uorremo ojferuare ,
non ha dubbio,, che noi nonfappiamo dar, er tuoregrandezza, er moderare quanto ci parer� in ogni occapone di componimento.
Rc/�d che noi portamo inanzi quello, che pi� importa, er � cofa mirabile per faper le comparationi, er dette pmiglianze dette proportioni, er
cigioueranette cofe ciuili,ne i difeorp detta mupea, ®�n molte cofe, che tutto di ci uengono per le mani, er fono cofe prefe da Alchindo an-
tiquo authore
, delquale ce ne ha fatto copia il Keuerendispmo Vhilippo Archinto Legato difua Santit� atti Signor Venetiani, bench� in ejfo
libretto ci pano molte cofe dette antedette, come fono le inpaferitte. La difpnitione della proportione,
er altri principij che � me non graue-
ra poner qui fatto fecondo l'ordine detto antedetto authore, per ejfer cofa d'importanza
er breui. Sono adunque pofte prima quattro, dif*
pnitioni,® fonoquepe. Proportione e habitudine mutua di due quantit� fotto un'iftejfogenere.
Infeconda � che quando di due quantit� comprefe fotto uno ifiejfo genere una parte l'altra, quetto,che repa e la proportione della partita, atta }9
partitriee
.
La terza �, che la prodottane, � la comppptione d'una proportione dall'altra ,non� altro, che la denominatione ejfer prodotta dalle denotiti*
nationi.
La quarta �, che l effer diuifa una proportione per un'altra, � uero ejfer fottrata ,none altro, che quando la denominatione della proportione
da effer partita, � diuifa per la denomination di quella ehe diuide. Queftefoprapope dtffinitioni fono fiate da noi chiaramente efeofie di fo*
pra, feguitano le propoptioni.
La prima �, f� la denominatione detta proportione di qual ti piace di due eftremifer� moltiplicata nelfecondop produr� il primo, perche f� per
la feconda difpnitione partito il primo per il fecondo, ne nafee il denominatore, adunque moltiplicata la denominatione nel fecondo
, ne na-
fte i� primo
.
La feconda quando che tra due � interpolo un mezzo che habbia proportione con amendue la proporzione chehauera il primo al terzo feri ^
compopa dalle proportioni che ha il primo al mezzo-i®" il mezzo al terzo ® quepo ancho � noto.
Sian tre termini due, quattro,doieci;® quello di mezzo habbia qualche proportione con gli eftremi, io dico che la proportione,che � tra il pri-
mo,® il terzo,e comporta dalla proportione,che � tra il primo,® il mezzano,® tra il mezzano,
er il terzo, efiendo adunque tra due,®"
dodici fepupla,dico che ella � compopa detta proportione, che ha due � quattro,
er quattro a dodici, ecco il denominatore della proportione
che e tra due � quattro, e due, adunque tra quefii � proportione doppia,
er il denominatore detta proportione che � tra quattro e dodwi,e tre
adunque tra questi ui cade proportione tripla ,pa adunque a due, b quattro, e. dodici.d. il denominatore tra due e quattro,� il denominatore
tra b ey.c. ®f. il denominatore tra a
er.e.perche adunque dalf.nel.c. pfa lo a,® dal e nel.c. p fa b. per la prima propoptione, Vo f. all'�, e
come lo a al b. ® pero ejfendo il d, il denominatore tra l'a ® iib. egli fera il denominatore f all'�, adunque per la ifieffa prima proportione
dal d in epf� l'o f. perche adunque la denominatione dello a al ce prodotta dalla denominatione del baie
, ne fegue per la terza difpnitione
che la proportione, che e tra lo a® il e. come tra due
er dodici,che � lafepuplapa compopa dalla proportione che � tra l'a e'I b,c�oe tra due ^
e quattro che e la doppia, ® tra il b,® il.cxhe e tra quattro e dodici doue, e proportione tripla, adunque da una doppia, ® da una tripla ne
nafee una fepupl'a, ®" quepo ancho di fopra e paio dichiarato.
Seguita la terza propoptione di Alchindo. Siano quanti mezzi p uoglia io dico,che la propoptione che � tra gli epremi, e compopa dette pro-
portioni di tutti gli intermedi].
S�a traa,®d due intermedi], b ci� dico che la proportione di a ad d.e compoPa delle proportioni,che fono tra a ® b.tra b er etra e ® d.�m*
per oche per la precedente la proportione,che e tra a® d.e compaia dalla proportione che etrab.®d.®~ba d, ma la proportione che
e
tra b®"d.e fatta dalla proportione, che �trab®1 c®-jcra.c.® d,per la ifleffa propoptione, ® per� la proportione che �tra�®1 d.efat*
ta da tutte le proportioni, che fono tra gli intermedi] ,®copp hauera � prouare quando fujfero pi� intermedi],
er que�o ancho di fopra
con ejjempi e Hato dich�arito
, er la replica � fatta p per feguitar l'ordine di Alchindo, come per effercitia detta memoria in cofa di tanta
importanza'
                                                                                                                                                                         69
La quarta, �, che f� alcuna proportione � compopa di due proportioni, la fua corner fa e compopa delle corner f�. Sia la proportione detta
aalb compofta detta proportione del e old.® deTe al f. io dico, che la proportione del b aWa. fera compopa detta proportione del dal e.®"
del fai e perchepan continuate le proportioni del cald,® del e all' f. tra g.h.K. di modo che ilg,pa allo h, come il cald,®- l'h al
K. come
le all'fio dico che Va al bfera compofia della proportione del g aWh, ®1 dett'h al
K , er per� per la feconda propoptione la proportione del
a al bfera come la proportione del galK adunque all'incontro la proportione, del b alt a, fera come
K alg ma la proportione del K alg per
la iftejfa propoptione, fatta dalla proportione del Kalh,® del halg,mailKalh,� come l'falle.® l'h alg, ® come il d al e. adunque il
b all'a fera
corapo/�o dalla proportione che � tra il d®-c® tre l'f, er l'�. hasp adunque l'intento ilch� praticato ne i numeri, chiaramente
f� uede.
finitele difpmtioni,®' le propoptioni, che pone Alchindo, p uiene atte regole, lequalifono quepe.
Quando di fei quantit� la proportione che � tra la prima, er la feconda e compopa detta proportione che ha la terza atta quarta, er la quinta ya
atta fepa, p fanno trecento, ® fef�antafpecie di compoptioni, di trentafei dettequal� folamente p potemo feruire, il recante e inutile, ®r
quepo � manifepofe noi ponemo che la proportione traa®b fu compcpa della proportione che e tra e® d®trae
er /� perche effendo
i termini fei, p pu� intender la proportione di due qual p uoglia ejfer compoPadidue proportioni che pano trai quattro refianti termini,
ilchefera dichiarito poterpfare per uia detta moltiplicano ne
.
Da quetlifei termini prouengona trenta frati] dipinti, dieci dallo a, otto dal b, fei dal e. quattro dal d. due dal e. ® niuno dal f. perche prima
tutti
-ocr page 63-
_                                  T � R Z O.                                                        6l
tutti fono jlaiipref�tione del a. � gli altr
'. Uqual cofe mdnifefte fono nella fott.ofcr.ittd tauola, ione fono cinque compdrt�ment�,nel pruno de i quali � la compara*
'itermini ,ey de gli altri termini ali'a. Kel fecondo � la comparatone del b. � gli altri, ey de gli altri al b.mlterzo�
la comparatone del enei quarto del d.nel quinto del e.� gii altri,et degli altri � quelli, perche fono di ciafcun di due termini duefpatij. come
dal a. al b. uno,
er l'altro dal b. all'a. ey cof� degli altri, perche adunque eranfei termini, rimosf� due,chefiaceuano lofbatto compoj�o,
* rtfxmtiferanno quattro,de quali neferanno uentiquattro ordini,che fanno folamente dodici fyatij, ey perche qucj�o chiaramente s'intendi,
fun rimosf� quej�i termini a.eyb. che fanno la proportione di a.a
b. ey la conuerfa del b al
4. rej�eranno quattro termini ed.e.fi de
i quali feranno uentiquattro ordini, il numero pos�o fuori della
tauola dimoj�ra due ordini, che fanno un fole interuallo, conte il
numero quinario, che � poj�o dentro la tauola dinota, che quel-
l'ordine a cui � prepoilo il decimo fettimo non compone jpatio di
uerfo da quello, che compone il quinto, perche fi compone la
ijtejja proportione di quella che � tra'l d,ey l'e.ey il e ey lo fidi*
notata per lo decimo fettimo modo, cy di quella che � tra'l e ey
lofiey tra'l d ey l'e.laqual pretende il quinto. Adunque per li
numeri ejlrinfea fi dinota, che quej�i ordini quanto alla compoji
tione dalle proporzioni fono geminati, ci� � il terzo decimo
, il
quartodecimo, il qumtodecimo , ey cof� feguitand� fin aluente*
fimo quarto, ilqualc ancho ui s'include.La proportione adunque
che � tra a. eyb, cyla fua conuerfa tra b.eya.f� pu� intendere
chef�d compatta di dodici proportioni tra quattro termini ed.e.
fi ey cof�ciafcuva de�e predette. Adunque ejfendone trenta, che
fi pajfono componer tutte le combinationi feranno trenta uolte
dodici, che fanno trecento fe\]anta. Ma di tutte quej�e poj�o che
la proportione che� tra l'a ey db, comporta fu delle proportio
ni che fono tra'l e el d.ey i'e el'f,f� dimoj�nno che fola trenta fei
fono utili
, ma le altre non tenere ey ci potr� baj�are di ejpo*
r*
e. d.
e- fi
Primo.
d. e.
*> f Z
Settimo
e.   d.
f.   e.
Secondo
d. e.
f. e
Ottano
o
VI
e. e.
4. fi
Terzo
e. e.
d.f
Nono
N
1 �
e.   e.
f.   d.
Quarto
e.   e.
f.   d.
Decimo
14
C.f.
Z d. e.
Quinto
fi e.
d. e.
Vndecimo
oo
e.f.
e. d.
Selio
fi e.
ed.
duodecimo
conuerfa
b.c.d.e.f.
a. d. a. d. d.
dritta
a.d.a.d.d. \
b.ed. e.fi
|
IO
Primo ordine dieci.
dritta
b. b. b. b.
e d. e. f.
conuerja
e d. e, f.
b. b. b. b.
Secondo ordine otto.
dritta
e. e. e.
d. e.f
conuerja
d.  e.f.
e. e. e.
Terzo ordine fei.
'O
dritta
d. d.
t.f.
conuerfa
e.f.
d. d.
Quarto ordine quattro.
neme quindeci nella tauola,ejfendcne quindeci di quelle conuer*
f� ,ey noi per la quarta propof�time dmiojlrato hauemo ,che
ogni conuerfa proportione, f�faiSe aonuerfe di quelle pfoportioni,deUe quali e cempof�a la principale.come f� la proportione,che � tra Xd
? o
e'i b.� compoj�a dalle proportioni che fono tra'l c.e'l d.ey tra l'� ey lo fi.ancho la conuerfia,cio� la proportione,che � tra'l b,ey l'a, fera conipo
fid dalle proportioni del d al c,ey delf.alle cy per� efboi�e quindeci di quelle J.e altre quindeci ci faranno palef�.,
Efboneremo adunque le quindeci poste nella tauola, deUequali none feranno di necesf�t� compoBe di
$rim<L
a. b.
compoj�a
Terza.
d. e
compoj�a
Quarta.
Quinta.
a. d.
a. e.
compoj�a
a. fi
Setta,
b. e
Settima.
b. d.
compoj�a
Ctt�ua.
b. e
Nona.
b. fi
compoj�a
Decima.
e d.
compoj�a
Vndec�md.
e e.
duodecima.
Terzadecima.
Qudrtadecima.
e fi
compoj�a
d. e.
compoj�a
Quintadecima,
d.          fi
e.         fi
compoj�a
due proportioni tra il rej�ante di quattro termtni, male altre fei non di necesf�t� f� compongono,
ey quella, chef� compone per la tauola � manificft�, come � chiara ancho quella, che nonf� compo
ne.Ogm proportione adunque che fi compone � due modifolamcntcf� compone,cio� dalla propor*
tione del terzo al quarto,
er del quinto al fello. cy f�milmente dalla proportione del terzo alfe»
{lo ,ey del quinto al quarto. Per ilche ejfendone none ccmpofle, fi fanno dieciotto compof�tioni
,
er altretante delle loro conuerfe. Trentafei adunque feranno i modi utili. Md quelle, che non f�
^compongono fono fei, ey le loro conuerfe fei,per� dodici fono inutili. Tutti i modi adunque f� utili
4.0
come inutili fono quaranta otto.
Soppoj�o adunque il primo modo,cio� che la proportione che � tra l'a e'i b. ccmpoi�a f�a delle proporr
tioni, che fono trai c.e'l d.ey tra lo e.et lof.lo dimoj�rero ilfecondo.che � compoj�o della ij�ejja che
� tra eey fiey tra e ey d.perche io ponero tra e ey fi d. eye.ey la proportione tra e ey fi feri
compojta delie proportioni,chefono trac.cy d,ey tra deye.eytraeeyfiper il che nefcguir�,che
le proportioni che fono tra ceyf.ey traeeyd. feranno compofte delle proportioni, che fono tra
eey d.tra d ey e.ey tra e eyfiey tra e ey d.Md le proportioni che fono tra e ey d. trd d.ey e. ey
trd e ey d.compongono quella proportione che �tracey d,per la terza propof�tionc poft� d eye.
tra e ey d.adunque e a d,ey e ad fi, fono peonie e a d.ey e adf.ma la proportione,che �traaey b,
� comporli delle proportioni,che fono tra c.ey d.ey tra e eyfi Adunque ancho la proportione tra &
a ey b.fer� compoj�a delle proportioni che fono tra c.eyfi.et trd e et i. che fono le pojte nella con*
cluf�one.�l terzo modo,� che ancho la proportione tra a et e, fiera comvoj�a della proportione di b.
a d, et di c.adf. \l ehe � manijtfto
, perche poj�o b.tra a. ey eia proportione che � tra a eye feri
compoj�a da quella, che � tra l'aeyb,eytrabcy ema la proportione che �traaey b.f� compo*
ne,daceyd. ey daeey fi fecondo il fuppof�to adunque aa ce fatta di bey e di e ey d.ey di e et fi
ma b a.eey ea.d.compongono la b.d.d.trappoj�o il e tra b.eye.
Adunque la proportione che � tra a. ey ce compoj�a di b. ey d. ey di e.ey fi. il quarto modo fi come il
fecondo modo dal primo, cof� il quarto prociede dal terzo poj�i tra b.eyfi communemente d.ey e.
ey cof� tutti i modi pari, con � lor difbari f� collegano, perfehifare il repeter quella iftef�a ma. il
quinto modo.Componef� ancho a.ad e.di b.adfiey di ea d.perche poj�o b. tra a.ey e.f� fa l'argo*
60
mento del terzo, perche lo a. all'�, � compoj�o dello a.al b. ey del b all'�, ma lo aalb.c compoj�o
VF
             U                             deUoeaUf.eydelcald. perche cof� s'� prefuppoj�o. Adunque lo adi e, f� compone del b all'edere
mfi ey del e al d.md il b aU'e.ey l'�.all'f.compongono il b. all'f.trappojio l'� trai b ey lofi la proportione adunque traaey e � compoj�a del*
le proportioni tra b.eyfi.� tra ceyd.llfef�o mo�of� caua dal quinto per l'argomento del fecondo trappoj�ofi ey etra beyd. �lfettimo.eglif�
labilmente la proportione del b.al d. delle proportioni dett'a al e ey delfiaWe. perche ejjendo compofto l'a al b.del e al d.ey del�'e alfi.nefe*
guira per la quarta prop0f�tione,
cfee \A proportione tra'l b. ey la.fer'a compoj�a dideyeey di fiey e.poj�o adunque a trd b ey d.ld proporr
tion, che e trd beyd. fera fatta dib ey a ,ey di a ,ey d. Mab ey a.� compoj�o dideyc,cy di fiey e. Adunque la proportione di b.a.d.fer�
compoj�a di tre proportioni,cio� dia.a.d.di d.a.e ey di fi. ad e.Ma ld a.al.d,ey la d al ecomp�gono, quella che �traaey ctrapposlo d.tra a.
ere. Adunque la proportione di b a d.fer� compoj�a delle proportioni di a.a.eey di fidi e.il che era il propofeo. L'ottauo moiofi come prefup*
poj�o il primo fi caua il fecondo mode, cof� per lo ij�ef�o argomento f� caua l'ottauo da ifuppojii, ey prouati ne 1 precedenti
, trappolo e. ey 7»
/. tra 1 trf 0 il HiWinmruin Qn,;h.___i_i                   . ' ".. . . /■ r \r..j.j.n .             ..__._� jAT*AP� -� JJJ .1 ____!--/- .J . J.__»,i..IL
^^^_^^^_^^^^^ Al 'fiey lofi aWe.cdpongonol                 m                    . .
ma con l'argomento del fecondo procede dalle cofe prouate nel precedente, trappoj�o e ey d.tra a ey e L'uniecimo. eghf� capone anello la e,al
d.ialla aalb.ey ialldf.al e perche per la terza la aalc.f� compone della b.al d. ey della e alUfieglif� c�poner� la e alla d. id i. di b. ey ialfi
«Ila e. podo dunque atracey d, far� la e al i.compojta dalla a. al d. della d, al b. ey dalla fai exmlaa al d.ey la dal b.compongono la a al b.
'                      r                                                                               � iii             Adunque
-ocr page 64-
6%                                                               LIBRO
Adunque la e ali, e compatta dalla a al b,er dalla falla e. il duodecimo moioj� caua dall'-'argomento difbpra trappolo, b.erfi trd td a,'ere.
il terzodecimo fimilmente e,chela proportione tra c.erfi. feri compofta delle proportioni tra a erb.ertrad. ere. pof�o d.ere. trac,
C f. fera compoj�a Uc er kf.dalla e al d. della d al e.e? detta e alla f. malacaid,er U� atta f. compongono la adi b. adunque la
e al f. e compaia delia �alb.er della d. alla e. l� quartodecimo fi caua dal precedente ,f�come il fecondo dal primo trappolai, er d, tra la a
er la e Al quintodecimo � che ambo laderlae � compoj�a della b.allaa.er detta e alf perche poj�o c.erfi.tra dere.lad alla e fera compoj�a
�atla d. al e. dalla e allaf. e? dalla fatta e. ma la d. al certa f. alla e.compongono la b alla a. perche le conuerfe compongono U a al b. per la
foppoj�tione adunque la d alla e. � compatta detta b. atta a. er dalla e alf. il decimofetto modo, con l'argomento del fecondo, e dedutto dal pre
cedente trappallo aere tra b erf il decimofettimo modo e che la e. er la f. fi compone detta aalb.er dalla d al e per ciocie per la conuerfa
del quinto modo, la e atta affa della f. al b. er detta d al e. il r�j�oj� ordina, come s� fatto netta prima deduttione del modo undecimo.ll De*
cimo ottano modo con l'argomento del fecondo fi caua dal precedente berd. trappof�i tra a. ere Seguitarebbe che io dimoj�rasfi, che � medi
, 0
■utili non fono compofiide ^lialtri, er cheglj inutili non fono compofli. Ma quef�o per bora uoglio chef prefupponga per non ejfer pi� te*
diofo.Bdj�imihauer difiopra dato alquanto diluce atte cofe dette da Alcbindo,er qui fatto cauarne una notabile propof�tione, chene contte*
m'dieafiette bettisfime, er utili*fune da ejfer da ogni forte di perfone jiudiofe efferatate, er fono quej�ejequali ci ferirne �rittrouare qua*
lunmt numero di quelli fei, che cifijfe ignoto. Se la proportione che � trai primo er il fecondo � compoj�a delle proportioni che fono tra ti
terzo, et quarto, er tra il qninto elfietto, la ijiejfa fera compoj�a dalle propcrtwni,che fono tra il terzo, elfi-fio, er trai quinto el quar
to.Ecconeinumeriun,dua,tre,quattro,fieinoue,i z t
4 6 9. Balla fubfefqmterzd che �tra tre, e quattro, er dalla fiubfiefqualtera
che � tra fei, er noue, ne nafce la fiotto doppia,cbc � tra un er due,io dico che la ijiejfa fotta doppia naficer� dalle proportioni
, che fono tra il
terzo, er ilfetto. cio� tra tre e noue, doue � la proportion fottotripla, er dalla proportione che � trai quinto il quarto,che �fieier quattro,
doue � la proportion fefiqualtera, perche da una fottotripla , er da una fefiquaUera nafce una fiotto doppia, come � tra uno e dna. S�m�lmen*
te, fiela proportione del primo al terzo, fiera compoj�a dette proportioni del fecondo al quarto, er dal quinto al fiejlo, come la proportione �0
dett'un altre, che � fiotto tripla, e compoj�a delle proportioni del due al quattro, che � fiotto doppia, er delfici al noue, che � fotto fefiqualtera.
ha ittelfd ne naficer� dalle proportioni del fecondo alfej�o, cio� dal due al noue,che � fiotto quadrupla fefiqualtera, er dal quinto al quarto, cio�
dal fei al Quattro, che � in proportione fefiqualtera, perche da una fiotto quadrupla fiefqualtera.e dd una fefiqualtera, ne nafce una fiotto tripla,
parimente f� la proportione del primo al quinto,cio� del uno di fei. doue � proportione fatto fieficupla, fiera fatta delle proportione del fecondo
difetto
; che � del due al noue,doue � proportione fiotto quadrupla fifiquialtera, er del terzo al quarto, che fon tre e quattro, doue cade pro-
portione fubfefquiterza,la ijiejfa uenir�, er del fecondo al quarto,cbc � tra due e (quattro,doue cade proportione fiotto doppia
, er dal terzo
. alfietto,come dd tre 4 noue,doue cade proportione fiottotripla,perche ne naficer� una fiottofieficupla coj� ancho f� la proportione del fecondo al
quarto che � proportione fotiodoppia,come da un � quattro,nafcer� dalla proportion del primo al terzo, come � tra uno e tre, 'doue cade pr�*
portione fottotripla,et dalla proportione delfiej�o al quinto,come � da noue �fiei,doue cade proportion fiefquialtera,per che da una fiottotripla,
et da una fiefiquialtera ne nafce una fiott adoppia, la ittejfa proportione naficer� dal primo al qidnto,che � da un al fei doue cade proportione fiotto ,0
fefcupla,er dal fetta al terzo come dd noue � tre,doue cade proportione tripla,penhe da una fiottofefcupla,er da und tripla ne nafce unafiotto=
doppii,come � da due � qtuttro,coft anchoje la proportione che ha itfiecodo alfiej�o,come � trd due,et noue,doue cade proportion fiotto quadru-
pla fefiauialtera, nafce dalla proportione del primo al quinto,come da un �fei,doue � proportione fiottofieficupla ,er da quarto al terzo come
da quattro � tre, doue � proportione fiefiquiterza. la ijleffd proportione fiotto quadrupla fefquialtera naficer� dalla proportione del primo �
al terzo, cio� del un al tre, doue � proportione fiotto tripla, er dal quarto al quinto, come da quattro � fei, doue � proportion fiotto fiefiquialie
ra, perche da una fiotto tripla, er da una fiottofiefiquialtera ne nafice una fiotto quadrupla fiefiquialtera.
Similmente fie la proportion del terzo al quarto cornee da tre � quattro doue cade proportione fiotto fiefiquiterza, naficer� dalla proportione del
primo al ficcando, come da uno � due, doue cade proportione fiotto doppia er dal terzo al quinto, come da noue �fiei, doue cade proportione
fiefiquialtera, la ittejfa proportione naficer� dalla proportione, che � tra il primo, er il quinto, che � unoerfiei, doue cade proportione fot*
tofieficupla ,erdelfiej�o al fiecond,ocome da noue � due, doue cade proportione quadrupla fiefiquialtera
, perche da una fiotto fieficupla, er ,9
da una quadrupla fie fiquialtera ne nafice una fiotto fiefiquiterza.
Oltra di quej�o,fie la proportione che � trai terzo e il fiejlo, che � fiottotripla come da tre a noue, nafice dalla proportione nel primo al ficcando
comedauno a due, che [ottodeppia , er dal quarto al quinto, che � fiottofiefiquialtera come tra quattro e fiei , la iftefja naficer� dal pri*
mo al quinto
, come da un a fiei doue cade la fiottofcupla, er dal quarto al fecondo come da quattro � due, doue cadela fiottodoppia, perche
da una fiotto doppia
, er da una fiotto fiefiquiterza ne nafce la fottotripla. Di nono fie la proportione del quarto al quinto cio� del quattro
tifici doue cade la fiottofiefiquialtera, e compoj�a del fecondo al primo cio� dal due, er uno doue cadi la doppia, er del terzo al fiejlo, come del
tre al noue
, doue cade la fiotto tripla, la ittejfa, fiotto fiefiquialtera naficer� dalla proportione del fecondo alfiefto, er del terzo al primo.
iemalmente fie la proportione, che � del quinto al fiejlo, come � trafiei,CT noue doue cade la fiottofiefiquialtera, naficer� dalle proportioni del pri-
mo al fecondo come da un � due doue cade la fiottodoppia
, er dal quarto, al terzo doue cade lajefiqu�terza, la ijiejfa naficer� ,da quella, che
e dal primo al terzo, che e la fiottotripla, come da un � tre, er da quella, che � dal quarto al fecondo, che � la doppia, come dal quattro al due, ^ 0
Cr tanto fu detto delle proportioni, er dette loro comparatone, er rifletti Jequal co fie diligali emente e fiammate, ejfer-citate ,er manda*
11 e i memoria, er applicate alle ficientie, er atte pratiche faranno parere gli huommi miracoloj�. U� tempo � che ascoltiamo Yit.
CAP. I. CHE LA RAGIONE DELLE MISVRE
DA GLI ANTICHI PIGLIATA DALLE
E STATA
MISV*
RE DEL CORPO HVMANO.
A Coinpofitione de i tempi fi fa di corrifpondenza di m�fure J la cui ragione efler deue con foinma <y<>
diligenza degli Architetti conofeiuta.
La fiamma di tutto quello , che dice Vit. cerca lefabriche pertinenti alla religione, � che prima fi dimojlrd la necesfu�
di conofeer la forza delle m�fiure, dapoif� dichiara donde � ttata prefa la ragiome delle mifiure, er perche prima fi co-
mincia � trattare detta compoptione dei Tempi confiecrati atti Dei, er in quetto trattamento fi confider� prima tutto
quello, che atto affetto nojiro da diuerfie figure, er forme di Tempi fi rapprefienta di fuori
, er da lontano, er in quejU
parte fi tratta di cinque maniere di Tempi con le ragioni di ciaficuna
, er fi dichiara il modo di fondare ,Vornamento delle colonne, de gli
drchitntui,de� capitelli, dei coperti , er d'altre cofe pertinenti � quello, che di fuori fi ttede, come fiono gradi, poggi, fifoni, picdejhl
li,rajlremamcnti ,gonfiature , aggiunte, ficanellature
,©" fmil cofefecondo i generi delle fiabriche,paf a poi alle parti di dentro , erdij�itt
tamente ragiona delle m�fiure, lunghezze, larghezze
, er altezze de i Tempi, delle celle, degli Antitemp�, de gli altari, delle porte , er
di tutti gli ornamenti, che conuengono alle predette parti, la onde niente ci laficia al def�derio nottro, conchiudendo come ho detto, nel ter-
70
zo, er nel quarto libro tutta la materia prefente. Dice adunque Yitru. che per edificar i tempi bifiogna conofeer la forza delle m�fiure , er
qusj�a douer effer dagli Architetti con fiamma diligenza tenuta, erapprefia.
T>i quej�o la ragione e in pronto, perche fie bene ogmfiabr�ca ejjer deue con ragione compartita ,erm�fiurata ,nientedimeno confederando noi
quanto la diuinit� eccede la bumanit�, meritamente douemo quanto fi pu� di bello ,er di raro fiempre mai operare per honore , er oliera
mnza delle diuiue cofie, er perche diuina eofia e in terra l'hwnana mente
j per� quella con ogni filuiio ejfercitar douemo, accioche boncramo>
iDei,cbs Dei neramente fono � neri amici di Dio.
Ott�m.4
V
-ocr page 65-
E H Z O.
^!"5 fQ.'4 e-hcuamcnte deWhtcnio U ragione, trqtiefia ecceM�ntcmente fi dimcslra nelle pr operimi, ty p^ro /e V/.'r. ?;rf te� rfcr la ratiere
corr{fpo-ndenza delle mifure con grandisfima diligenza effer deue dagli
A rchitetti apprefa, egli ha detto co/a ragionevole,bonella,& de
Ma at�adtu�mt�y^y f� cofa mortale pu� a baftanza boiler are la immortaiit�,direi anchora io che le pm pretiofe ,ey care cofe effer douriano
^oggetto alle proportionate fabriche de i facri luoghi
, acc�oehe, .er conia forma, er con la materia fi honerafie quanto pi� j� petefie ogni
<-oja^de\ cielo.. Neceffar�a� adunque la cognitionc delia Smmetria,& aceioche egli fi fappia doue ella nafee , infognacelo Vitr. dicendo.
Vu eira h piglia dallaproportione, ( ey dice,) checofa eproportione, in quello modo,
roportioae � conuenienza di m oduli, & di mifura jn ogni .opera, fi della rata parte de i membri, come dei tutto, dalla-
qua! procede la ragione delle Simmetrie.
Wauemo noi di fopra diffinita la proporzione fecondo la commtmanza,cruniuerfalit� di quel nome, bora Vitr. applica lo ijiefjo uocabuh.&U
a pratica deda Architettura, dicendo, che la Proportione �unaconfonanz^e rifpondenza delle mifure delie parti tra feftejfe
, er col tutto l0
■5 * °F® act>e Jl'fa,$y quefta confonanza egli chiama commodulatione *, perctoche modulo e detta quella mifura, che f prendi da prima
con.aqaale, ry kparti,,ey il tutto fimifura, .ey per� proportione nelle fabrkhe altro non �yche.comparationede moduli, ey dimifure in
q ic io
, in che conuengono, � le parti tnfieme delie fabriche, � il tutto unitamente con le part�.
V..C/ opeujo io ,xhe di gi� fa manijtfbo,; per� dice Vitr. femendo ci dbnejlra da quale efi'empio Ai naiurd, e fata pigliata la ragiene delle
mijure
, ey dice.
non pu� fahrica alcuna fenza mifura, & proportione haucr ragione di componimento, f� prima non baller�
petto, <k cont�deratione fopra la nera, .& certa ragionede i membri dell'huomo benfigurato.
�a uramaeUraceinfegna',comehauemo�reggerfinel!emifure,ey nelle proportion� delle fabriche �i Dei coti/cerate, bv.peroche non d�
a reeaa uuoleche impariamo le ragioni delle Simmetrie, che ne i Tempi ufar douemo, che dal Sacro Tempio fatto, ad imag�nc,.ey fm�glian
Z
'^o, eoe e �huomo,nella cui compofitione tutte le altre' meramgiie di natura contenute fono, cy per� con bello auuedmiento tolfcroglt sos
antichi ogni ragione del mi furare dalle parti del corpo humano, doue con Ragione Vtt. ha detto niuna opera poter hauer di compimento
ragione, fe prima nonhawr� riguardo a&a Simmetria deUe membra humane, <y acc�oehe fi conofea in che modo filano Hate pigliate le mifu-
re del corpo humano
, egli ci dune-fra partitamene*, ogni ragione di ego ey dice.
4 ercJie la natura rn tal modo ha compofto il corpo dcirhuomo, che la faccia dal capo dal mento alla fornmit� della
ti onte & a he balierradici dei capelli fuffe la decima parte, & tanto ancho filile la palma della mano dalla giuntura
t�e nodo alla cima del duo di mezzo, il capo dal mento alla fommka della tefta lottami parte, & tanto ancho dal-
ie baite cernici.
                                          r
VT"nKnf�7ic^7alia 'ntrKt'Cne dl V�tK parminecejfario dichiarire Imamente alcune cefi pertinenti alla �refente cenfideraticne. Di tre ma*
. '. l Cc cJ'cr '" Wlf<ri. Primieramente quando una cofa � pi� perfetta che le altre fatto un iReffo genere, quella fi dice mifura d� perfet*
x>ne,mpejto modo limonio fa tutti gli animali .effendo il pui per fetta fi pMc dir, efkr la mifura di tutti gli ammali. Ch�amafipci mifura
ja
t
. ®> . S^anZa, quando la mifura contiene la cofa mifurata, ey niente piuyey niente meno, coni e un concio di jni,o , fi chiama mifura di
o, in pie mifura : quella quantit� notfiiniamo ,cheprefa pi� fiate mifura ti tutto, cefi duerno la canna mifura.? il panno-.dt quefta nei par*
no., queitae quella ,-che dalia mi fura della perfttt�one
, che � l'htwmo tra gli animali � fiata prefa dagli antichi, onde mifurare altro non �
e far mani/eilauna quantit� prima non tono feruta con una quantit�
, che � piti c�rta .1 noi, O" pero con ragione dalle part� deUhuomo Qa
�{0tn0?fh lemifure4s�ie �>fe,<? � ragionevole
, che dalla tefta fi prenda la mifura del tutto , efiendo in quella poflo il valore, di tutti �
jjn intenti humani, come cofa pi� nobiie,e principale, ey pi� manifefta. Vitr. uucle che Materno fiadi.diea teficjc per tel�a egli s'intende
m,1t0 d "«fciwento de i capelli, ey uuole ancho che fia di otto tefte, fe per tefta egli s'intende lo ffiacio che � dal mento alla fomtttiti del
capo io eff oner� lafua intmwrie lafciando il diffnire le controuerfie delle mifure del corpo humano � Pittori
, e Scultori.
JUada foinnut� del petto alle radici de i capiili k fella parte,alla fommit� delia tefta la quarta, dal fine del mento al fine
delle narici e la terza parte dell'altezza di tutta la faccia,& tanto elungo ilnafo tutto infinoal mezzo del fopra- 40
clglio, & tanto ancho da quello fino alle radici de i capelli, doue fi fa la fronte, ma il piede e la fella parte dell'altez-
za del corpo, il cubito la quarta, il petto ancho la quarta,Se in qu elio modo ancho gii altri membri hanno le loro
comi
de
erucnti, & proportionate mifure lequali ancho da gli antichi Pittori, & Statuari fono Hate tifate, & per� eraii*
> & infinite lode riportato hanno,
c®*lt*Vltr- * darci le mifure del corpo humano detie quali cop�ofamenteneha parlato il buon Alberto Durer� nel fuo libro della Simmetria-
^ . 7Uomo- Gli antichi facemno i corpigrandi, le tefte alquanto picciole
, ey lafueltezza era pofta nella lunghezza della cofe�a, parlo bora
corpi perfetti, imperoche altra mifura conuienc� putti altra � corpi grusfi
, altra ad alcuni afciuttij�milmentc gli antichi kando nelle
, L ,e conUen-ent� amauano la lunghezza, ey Ufottigtiezza d'alcune parti parendo loro di dar nonfo che pi� di leggiadro aWoperei & pt*
L
i Lnc aa"dr "(fetta, che � la piegatura della inane jnfino alia fornmit� del dito di mezo uoleuano che tanto fuffe dal mento alia foimmt� del
' 'uanto pia lunghe, d filandro auuerttfce,(y beiu;cbenon pu� 50
ndo Vitr. dice, che'l cubito fia la quarta parte, egli 'intenda non
fornmit� del dito mezzano
.
0 mi .                       o-v.........�,-.............,........,......to pi�, ma noi altroue ci rijftruamo non effendo queRo il proph tuo
q�efttparol mT^r^�9Wr9^ktitfA^ne^cmh�M}lo*cbe^ queflo propof�to fi legge nel libro della fott�lit� , doue fono
■piede LaOf^ddfC0''"P°^ma"0 perfetto. La faccia � k decima di tuttala longhezz* del nafe�mento dei capelli al? cf�remo del pollice del
Pedina
t> td' ^'"'^ � trsfarti' egualijluna fi da dalla radice de � capelli alla fornmit� del tufo, l'altra e la lunghezza del nafo, che � la tri
p/ ei dP* h*^ 'icor0' La terZ^� dal fine del nafo al mento.La lunghezza della bocca � eguale alla lunghezza dell'occhio',<y la luna
l
i/V/)--"* '°' ^ ^Uant0 '° /i"^0 A<x Cocchio all'altro, di modo che in tre parti fi diuida lofpacio , che � da un'angulo dell'occhio allo ai%
Tri' Cl' ■ '
°' Ce . °CC�,� ' °~ lofifcio de e tra quelli, ©* tutto quefto, e doppio alla lunghezza del nafo , di maniera che la lunghezza 60
t occ no ,jy apritura della bocca fia doppia alla nona parte della lunghezza della faccia,
er per quefto ancho adiuiene che la lunghezza
««M"^J/^«M'^^«V«f«r4^fl^oo:<i, er alla lunghezza dell'occhio ,laqual lunghezza del nafo effendo tripla allo jhacio che �
cui riajp aia becca ne,egue, che quefto fpacio fera la materia deWapntura della bocca, ey della lunghezza dell'occhio il circuito della bocca
cappio dlalunghezza del nafo e triplo all'aprttura. Adunque tutta la lunghezza della faccia
, � fefquialtera alamaro della bocca er allo
jfacio
, che e dallo anguh efteriore d'un occhio all'anelo efteriore dell'altro, percioche quefto ffiacio, � tanto quanto � il circuito della boc*
» della narice e la mar
bafio del nafo parti
- -, - «...^w. «-�■-««.«« ,-< ..c/ei, aaue radia de capelli al najo parte Jet, dal mento al fotte nafo parti jei,la lunghezza della bocca par
"quattro,la rotondit� della bocca partidodici. nana cmd dena tefta alfine didietro parte uenti quattro, dalla fornmit� del petto alle fom- 7o
»« radia de i captili parti trentamila forcella fopra il petto alla ama de'da tetta parti trenta fe�, il circuito dell'orecchia parti dodeci, la luti*
?MZZ4 dell'occhio parti quattro, la diftanza tra un'occhio,
er l'altroparti quattro, dd fiotto nafo alla bocca, parti duo, dalla bocca al mai*
-° Pani quattro, il foro del nafo parte una, l'ambito della front.- d� fopra parti diciatto, dalla gitmtuta della mano alla fornmit� del dito di mez
^° '<« palma part� diaotto, dal mento alla fornmit� della tefta parti uentiquattro , il piede part� uenti," il cubito pam trenta, ti petto parti
' c^a. Tutto ilcorpo parti cento e ottanta. Sono ancho 1 inafehi delle tempie proportionali alla lunghezza della faccia, ey le orecchie ai
laJ°.s conte affertilito hauemo. Similmente dal nodo della mano alla fornmit� del dito mezzano, e U decima di tutto il corpo, dal mento alla,
E un fommiti
-ocr page 66-
g4                                                                     LIBRO
fomm�t� detta tcfla ,� dalla fotnmit� «tetti tcfia al collo � il doppio di quello fpatio, che � da unyangulo dell'occhio aWanguh de® altro, intendo
de gli mgul� cfienori. Dalia forcella fuperiore del petto alle radici de i capelli
, er alfine della fronte, quanto � il cubito, ouer la larghezza
del petto, cio�y lafefta parte �Ua lunghezza di tutto il corpo, la lunghezza del piede � la nona parte della �jicjja lunghezza
'Dalla forcella
di [opra del petto aUa cuna Ma tetta e la quinta parte di tutti la lunghezza
, er il doppio della faccia, er coj� apprefjo vit. non pu� Rare
fa ragione, che la differenza della ottaud
, er delia-decima parte aggiunta atta fetta empia la quarta del tutto. Ma allargate le mani fi rende
4 punto Faltezza di tutto il corpo, O' allargate le mani,
er i piedi, il H�lico fi far� nel mezzo, di modo, che dalla prima figura il quadrato
d�h fecondo fi far� il �r c�lo,amendue figure nel fuo genere perfettisf�me luna di dritta,^ la linea di torte linee mnpof�a,& queflo � qucU
lo, che qui fatto dice vitr.
Simigliati temente le membra de � Sacri Tempi hauer deono in ciafeuna parte alla fomma uniuerfale di tutta la gran-
dezza conuenientisf�mcrifpondenze di mifure. AppreiTo di quello naturalmente il mezzo centro del corpo'e il to
Bilico , imperoche f� limonio flefo, & lupino allargher� le mani, Sci piedi, & una punta della fella fera pofia nei
Bilico di qnello, girando attorno le dita delle mani, & de i piedi ferano dalla linea, che fi gira toccati.Et fi come la ri-
tonda figura fi forma nel corpo fiumano, cofi ancho fi troua la quadrata. Imperoche f� dalle baile piante alia fonimi
ti del capo fera mifurato il corpo dell'lmomo , & quella mi futa fera poi comparata alle mani delire, & allargate, tra
uerasfi la ideila larghezza, come � l'altezza � guifa de i piani � fquadra riquadrati.
moti folatnente le mifure dell'opere fatte dagli huominifono fiate prefe dalle mifure delle opere fatte dalla natura, ma le figure pi� perfette an*
ebora come � la rifonda,?? la quadrata giufia, come apertamente ci dimoj�ra Vitr.
er le figure fatte daglialtri, hora mole ancho egli dima*
tirare
, che le mifure dette hanno tra f� rifpondenza per uia de numeri,?? dice.
Se adunque la natura in quello modo ha il corpo delf huomo conipoflo, che i membri alla perfetta loro figuratione
proporti�ncuolmenterifpondino,con ragione pare, che gli antichi riabbiano conftituito, che in tutte le perfet- io
tioni delle opere ui riabbia e (Ter diligente mifura , & proportione di ciafenn membro � tutta la figura , & per� po-
nendo quelli in tutte l'opere gli ordini, quello nei facri Tempi douele�odi,& ibiafimi delie opere eternamente
Hanno, fopra tutte le cofe oileruarono.
fin qui ha conchiufo Vitr. la firn intentione ; hora dunoj�ra da che fono fiate prefe non le mifure, ma le ragioni delle mifure, er propone pri-
ma
, quello che egli prouer� poi.
Similmente gli antichi raccolfero da i membri del corpo le ragioni delle mifure, che in tutte l'opere pareno e ilei- nceef*
farie come il Dito, il Palmo, il Piede, il Cubito, oc quelle difiribuireno nel numero perfetto, che dai Greci Te»
lion�detto.
Cofa perfetta � quella, � cui nulla manca, er niente f� le pu� aggiugnere^O" che di tutte fue parti � compofia, ne altro le foprauanza , per que-
lla ragione il mondo � perf�tto affolutamente;
er moke altre cofe nel loro genere. Ma uediamo noi con che ragione fi chiamino i numeri per* jo
fetti, er quali fieno.
Perfetto numero da gli antichi fu pollo il dieci, imperoche dalle mani fi caua il numero clenario delle dita , dalie dita il
Palmo, & dal Palmo il piede, & fi come nell'una & nell'altra mano dalle dita naturalmente il dieci � proceduto,
cofi piacque i Platone quel numero per quello effer perfetto, perche dalle riniti^ che Monades grecamente fi chia*
mano,� ernoito il dieci, che � la prima croce, ilqual poi che � fatto un dieci, onero dodici, non pu� effer perfetto, fin
che non uiene all'altro incrocciamento, & la ragione � perche egli fopraauanza, perche l'unit� fono particelle di
quel numero.
Detto hauemo dtfopra, che parte neramente � quella, che prefa quante fiate j� pu� compone il tutto fenz� pi�, dal che nafce la intelligenza
di quello che fi dir�. Dico adunque che alcuni numeri rifletto alle parti loro, dellequali compatti fono ,fi poffono chiamar diminuti, e p�*
ueri, altri fuperf�ui,
CT ricchi, er altri neramente' fofficienti, er perfetti.
                                                                                     4o
La onde pouerifono quelli, le parti de quali infieme raccolte non aggiugnom alla fomma del tutto. Ecco otto � numero diminuto, perche l'uno,
il due, il quattro, che fono parti di effo raccolte infieme fan fette,
er non la fomma di otto. Kicchifono quelli, le parti de i quali accozzate
infieme foprauanzano la fomma del tutto, come dodici, e numero fuperfluo
, perche l'uno, il due, il tre, il quattro, er ilfei, che fono parti
di effo raccolte infieme pajfano la fomma del tutto, cr fon fediti.
Perfetti fono que numeri, le parti intiere de i quali con h lor fomma fanno, er reniem precifamente il tutto, comefe�, er uentiotto, ecco un, e
due, e tre, che fono parti delfici raccozzate infieme fanno fei � punto; imo, dna, quattro, fette
, zj quattordici fono parte del uentiotto,
CT fommate infieme fanno precifimiente uentiotto.
$�a poi che noifiamo condotti � ragionar de numeri perfetti diremo la loro generatane, C" alcune loro propiet�, er per questo fare propo*
neremo alcune diffinitioni. Sono adunque alcuni numeri detti parimente pari, qt fono quelli, che effev�o pare la fomma loro, fi dhtiiono
femprefino alla unit� in numero pare, come farebbe feffantaquattro, che e pare ,fi parte in trenta due,
cr quefio mfeiia, cr fediti in otto, ^0
er orfo in quattroxy quattro in due, che fono tutti pari, er due finalmente fi rifolue nell'unite, fono anche alcuni numeri, che fi chiamano
primi,
er incompatti, i quali fono queUi,che dalla fola unit� fono numerati, C3" non hanno altro nuraero,che interamente gli parta, come tre,
cinque, fette, undici,
C altri fwnli.La'gemratione adunque de i numeri perfetti fi fa ponendo per ordine i parimenti pari, er fomm�rgli
infieme,
er abbaitendofi in una fomma di numero, che moltiplicata per quello che � ultimo nell'accozzamento, fi fa il numero perfetto,pur
che il numero dello accozzamento f�a primo,
er incompoflo, altramente non riufeirebbe il numero perfetto, ecco uno, er due fa tre,efjer,do
adunque tre numero primo,
er incompatto, eglifi moltiplica per due, che era l'ultimo nello accozzamento, er duefia tre fan fei, ecco che fei
nella decina, � numero perfetto. Seguita l'altro in quetto modo uno,ey due, fan tre,
er quattro fan fette, fimilmente fette � numero primo,
CT incompojto, quefio fi moltiplica per quattro, che � il numero ultimo nello accozzamento, er fa uentiotto, er quefio � numero perfetto
nel cento. Seguita un due,quattro,otto,fan quindeci,ma quindeci non � numero prmio,& incompatto,perche � mifurato altra la unit�,anche
da altri numeri come da
tre, e1" da cinque, per� fi paffa all'altro parimente pare, che �fedici, quefii aggiunto al quindeci fa trent'uno,cr per $q
che trent'uno � numero primo,
er incompoflo fero egli fi moltiplica perfedici, che � l'ultimo nello accozzamento, er queRo che ne uiene
per la moltiplictttione del fediti,
er del trent'uno, � numero perfetto nel mille, cr� quefio quattrocento, er nomntafei, con la ifiefia ragia*
ne neldiecimila � perf�tto l'attornila cento e uenti otto.Karifono i perf�tti numeri,rare fono l'altre cofe perfttte;er queita � la generatione de
i numeri perf�tti, le propriet� loro fono, che f� il primo termina in fei, l'altro feguente termina in otto,zy cofi auicenda non hanno altre ter*
minationi, chefei,& otto come fei, uint'otto,quattrocento nouantafei
, ottomilacento, cr uent'otto, e quefio. regola � certa.
Ma perche cagione fia fiato chiamato il numero ternario, er il denario perf�tti dir�,w prima,il tre e ttato detto per f�tta,per che abbraccia pri
ma il numero par e difpari, che fono le due principali differenze de � numeri; il dieci � fiato filmato perf�tto,perche f�mfce,c termina come far
ma tutti gli altri numeri,^ per� ha detto Vit. che come fi paffa il dieci, bifogna da capo tornar dall'unit�
, er non fi poter uedere la perfettto
ne fin all'altro incrocciamento
, che egli chiama decufatione, che fi fa in forma della lettera X. Ma il Senario e neramente perfetto, per le
■ dette ragioni, gli altri fono perf�tti fecondo dlcune comparationi e rtipetti.                                                                                          ~?o
Ma i Mathematici difputando centra la fopradetta oppinione, per queflo differo il fei effer perfetto, percioche per le
loro ragioni quel numero ha le parti conuenienti alnumero di fei.
Per le loro ragioni, cio� fecondo le ragioni di esfi Mathematici, che uogliono quel numero effer perfetto, ilqual nafce � punto dalla fomma delle
fue parti,
er per� dice Vitr. percioche per le lor ragioni quel numero ha le parti conuenienti al numero difei,perche raccolte fanno ftL
Et per quello chiamarono l'ima parte del fei feflante, le due triente, le tre femiffe, le quattro Beffe detto Din : erone, le
■cinque quintario che Pcntamerone fi chiama, & il fei perfetto,
Sokmns
-ocr page 67-
TERZO.                                                            gf
S�leitMO gli antichi chiamare aff� ogni co fa intiera (come detto hauento nel primo Libro") cr partire queUaneUc fue parti, cr come quelli, che
felicemente �nterpretaumo le cofe di Greci molto propiamente ragionavano di quelle. Valletto adunque gli antichi (come la ragione anche ci
dimoftra) che li fe�fufie numero perfetto
, cr lo chiamarono aff�. Que&o battendo le parti fue, ci dimoftraua per il nome d� effe quali fujfe*
ro,
cr per� luna fi chiamano, fetonte,per che uno � lafefta parte difei. Le due triente, per effer la terza. Il trefemifje quaf� mezzo Aff�
per efier tre la met� difetti quattro beffe,perche leua duejparti dal tutto,et in Greco Dimeronef� dice fa cinque quintario,che pcntamerom fi
dice, cr noi cinque parti dicano. Ma poi chefopra il numero perfetto fi pone la unita,gia fi comincia � raddoppiar l'altro Afe per uenire al
dodici, che ancho alfe doppio fi pu� dire
, cr pero in Greco diplafiona, �, nominato. Le fette parti fi chiamali efe��on, quaf�/opra aggiunta
delfei, (otto fi chiamati tertiario , perche oltrafei aggiugne due, che fono la terz* parte delfei, cr pero in Greco fon dette Epitritos, cio�
chefopra aggiugne la terza parte al feiwoue fon dette numero fefquidtero,cr Uemiolw perche none contiene fa una. uolta,� mez%a. Ma fat-
to dieci chtamafi bes alterum cio� t'altro bes, perche il primo (come dicemo) era quattro
cr cb�amauafi dimerone, quaft di due parti, cr per� i0
quefto fi chiama Epid.merone, come egli aggiunga a fei due parti di effo. Similmente Epipentamerone fi chiama l'undect, che e il fopr agiunto
quintana, et in quef�o modo le parti de i numeri fi chiamano fecondo iiuerft riffetti,et quefto ha uoluto dir Vitr. doue pare che egli habbia no
luto chefeifia numero perfetto
, per la ifieffa ragione, che dieci � perfetto, cio� perche giunti che fumo � dieci tornamo da capo dall'unit� fin
che fi c�pia '(altra decina,che con due croci,�,defcritta,cofi ancho giunti al fei fecondo,da i Mathematicifi ritorna �gli iflc sfinenti, fin all'ala
tro afic.ehe � dodeci,ma io fimo che Vit. habbia accennato ancho la nefira ragione per laqual detto hauemo il fei efier pcrfeito,quando iifie.
Per le ragioni loro quel numero ha le parti conuenienti al numero di fei.
Perche pojte infume le parti numeranti, cr moltiplicanti il fei lo rendono � punto.
Et quando Vitr. difie.
Et per quello chiamarono Pana parte del Fei follante
New mole render la ragione perche il fei fu perfetto,ma uuole dimoflrar che effendo perfetto per la ragione antedetta,} Mathematicihano uolu- I0
to dar nome alle parti delfei, cr dimostrare, che fei era un tutto, oltr�l quale f� afeender bifagnaud numerando era neceffirio tornar da cj=
p�,come nei numero denario. Altrimenti era uana la oppofitione de i Mathematici cantra quelli, che uoleuano il dieci effer perfetto ,fei
medef�mi Mathematici, haueffer uoluto ti fei effer perfetto per la ifieffa ragione, che era detto il dieci effer perfetto, quefto fimo io fu de*
gno di confiderai ione.
Similmente perche il piede � la fefta parte dell'altezza dell'huomo, pero coli da quel numero de i piedi, dalquaP� mi-
furato, & perfetto il corpo terminandolo in altezza con quelli fei perfetto lo fecero.
Fero adunque che dal numero faune � Peata pigliata la ragione della m'-fura del corpo humano inquanto ali altezza fui.
Et auuertirono il cubito effer di fei palmi, & eli uentiquattro dita.
Si come dalle dita e uenuta la ragioue del numerare cof� ancho e uenuta la ragione del mifurare, cr cefi la ragione dd numero fcnario entra nelle
tn�fure. FJ qui parla Vitr. fecondo la oppimene de Greci, che uoleuano fa effer numero perfetto. La onde ancho alle monete trasferirono
;0
il detto numero.
Et da quello pare che la Citt� di Greci hahbiano fatto, che li cerne il cubito � di palmi fei,cofi fi ufaffe lo ii�effo numero
nella dramma.
V dettano i Greci, che la dramma loro haueffe fei oboli,?? quello r�fbondcua al cubito, che contiene palmi fei. Voleuano c/7? ciafeuno obolo ha*
ue$e quattro monete, che esfi chumauano dichalchi.
, la onde uentiquattro dichakhi faceuano una dramma come uentiquattro dita fanno un
cubito,
cr pero dice Vitr.
Perche quelle Citt� fecero,che nella dramma f�lTela u�luta di fei ramini fegnati (come asfi) che esfi chiamano oboli,&
conftituirono in uece di dita uentiquatrro nella dramma 1 quadranti de gli oboli, detti da alcuni dichakhi, da aku*
nitrichalchi.
Era la dramma preffo 4 Grcct,le parti della quale,fi chiamauano oboli, cr t'alena una dramma fei obol�,cr obolo era una moneta d� rame di poca 40
ualnta, fegnata pero,cr coniata, era l'obolo come un tutto che afe fi chiama, cr la quarta parte.che quadrante f� chiama, di effo obolo nomi-
nali dichalco
, o uero trichalco fecondo diuerf� riffetti, come adunque ti numero degli oboli, nella drama nfpondeM al numero de � palmi, che
Hanno �far il cubito, che fon fei, cof� il numero de i dichakhi
, � tnchalchi nell'obolo riffondeuan al numero delle dita,che eran uentiquattro.
La onde appare, che ancho nelle monete, i, Greci h.�biano pigliato la ragione de i numeri, cr in quefto cafo crediamo � Vitr.
Ma i notili prima fecero l'antico numero efief il diece, & pofero nel denario dieci asfi di rame, ce pero fui al di d'hop-gi
la compofitione della moneta rittiene il nome del denario,.ck la quarta parte di eflo, pc�xhe ualeua due asfi,& mez-
zo, la chiamarono feftertio, ma poi hauendo pollo mente, che l'uno , & l'altro numero era perfetto , cio� il fei, & il
dieci, amendue inficine raccolfero , & fecero il fedeci perfetto, & di ci� trouarono il piede autore, perche leu and�
dal cubito palmi due, iella 1! piede di quattro palmi, ma il palmo ha quattro dita, & coli il piede uiene hauere f�*
dici dita, & tanti asfi il denario di rame.
                                                                                                                          y 0
I palmi fono due maggiore, e minore, il minore � di quattro dita, il maggiore di dodici, quello fi chiama palcfte, quef�o fpittbame, noi chiamamo
jpana allargando il ditogroffo
, cr U minore. Dito � digito e lo/facto d� quattro grani d'orzo poft� infume fecondo la loro larghezza- Luce
aduque Vitr. che Romani pigliarono da prima il diece come numero perfetto, erper� chiamarono la moneta de nano,come fin bora fi ufa,cr
in quella pofero dieci dsj� di rame,crfe bene dapoi c�giunfero il d�ece,cr il fei, ucdendo,che ancho il fei era perfetto, nttennero pero ancho
il nome deldenaio mettendo fedici asfi in un denaio, che riffondeno � fedeci dita, che uanno nel piede. Stando adunque le predette cofe Vitr.
conchiude, cr dice.
Se adunque � ragioneuole, & conueniente c�fa. che il numero dalle dita dell'huomo Ila flato rittrouato, & che da i
membri feparati fi faccia la cornfpondenza della mifura fecondo la rata parte � tutta la forma del corpo , reit� che
noi ammettiamo quegii,iquali ancho fabneando i Tempi de gli Dei immortali cof� ordinarono le paTn delie opere
loro, che le diftnbutioni, & compartimenti di quelli feparate, & unite col tutto conuenienti fulfero alle propor- 60
rioni,& fimmetrie.
Po?ie in quefto luogo Vitr. la uniuerfale conchiufione di tutto quello, che egli ha detto, per� � me pare , che il primo capo di quefto Libro qu�u�
habbia a finire, doue fi conchiude chiaramente,
cr le mifure, cr le ragioni di effe douer effer pigliate dalle mifitre, cr da i numeri, che fi tro*
uano nelle part� del corpo humano, uero
, cr raro effemp�o di tutte le opere di natura d'ogni perfezione. Ma feguitando noi lagu fatta di'
u�i�one de i capi attenderemo alle cofe, dice adunque Vitr.
I principi] de,i,Tempi fono quelli de iquali e formato lo a-fpetto delle lor figure.
Congranragione Vitr.uolendoc� infegnare lafabriat de i Tempi comincia da quelle differenze, che primaci uengono dinanzi �gli occhi, per'
che l'ordine della cognit�one porta, che cominciamo dalle cofe umuerfali, confufe, ey indtfiinte, cr poi chef uegna al particolare, ejfl�cato, �
diftinto.Oltra che neh" Architettura fi deue auuertire che l'occhio habbia la parte fua, cr con la uarieta degli affetti fecondo le figure, erfor
me dmerfe de i Tempi fi dia diletto, ueneratione,cr autorit� alle opere, che fi fanno
, erft come la oratiene ha forme, cj idee dmerfe per fa* 70
Usfar all'orecchie, cofi h�bia l'Architettura gli affetti, cr forme fue per fatisfar �gli occhi, crf come quello che � nella mente, CT nella uo
gita nofira ripofto con l'artif�cio di leuarlo fuori di noi, cr portarlo altroue le parole, le figure
, la compofitione delle parole, � numeri, i
membri, cr le cbuifc fannuo le idee, cr le forme del dire, cofi le proport�on�, le differenze delle figure ne gli ajfettt,� numcri,cr lacollocatio
ne delle parti neW Architettura fanno le idee di effa, che fono qualit� delle tabriebe conuenienti � quelle cofe, per le quali fi fanno. altra ra*
gwne dtfentenz.e,d� artific�fd� parole, di figure, di parti, di numeri, di compofitioni, cr di termini fi afa uolendo efier chiaro, puro,
cr eie*
gante nel dire, altra uolendo efier grande, uehemente, ajfroj feuero, cr altro ricerca la piaceuokzK*,<diro la bellezza
, O ornamento del
parlare.
-ocr page 68-
66-                                                                    LIBRO
parlare. Similmente nelle idee delle fabriche altre proportieni, altre diffrofitian, altri ordini ci uuole, quando nclh Vabr�ca fi richiede -
grandezza, � ueneratione "che quando fi dimanda bellezza, � delicatezza, �femplicit�, � fchiettezza, che la natura delle cofe, che nanna k
formare una. idea dell'Oratwnefa, che quelle poffono ejfer degnamente infume con quelle, che uanno � formarne un altra. La onde nella pu-
rit� fi pu� hauer del grande, nella grandezza dell'ornato, nell'ornamento delfemplice, nella femplicit� dello ffrlendido, anzi quello � fiamma
lode dell'Oratore, crf�fa mefcolando � numeri d'una forma con le par ole,� figure, � arteficij d'un'altra, come � manifesto a i neri Architetti
della Oratione
. Per� dico io che mefcolando ragioneuohnente nelle fabriche leproportioni d'una maniera,?? componendole, � leuandole,
ne pu� ri fatar e una bella forma di mezzo. Le cofe di prima fono femplici, e, fchietti fanno fi poi con diuerfe aggiunte ogni fiata maggiori,
CT pia ornate, ilche chiaramente fi uede in tutte l'opere, CT inuentioni de mortali. Non deue pero ilfauio er prudente preporre tutto quel*
lo che ci uteri fatto, mafolamente quelle cofe, che cominciano hauer nonfo che di occulta uirth,
er che cominciano � fatisfar a fenfi nofiri.
'Ecco non piglia l'Oratore tutto quello, che ilfciocco uulgo,
er la baffa plebe apprendeva quello, che pu� cader fatto la capacit� di chi afcol t «
ta con qualchepiu eleuato fentimento, che da f� la plebe non troueria, ma trouato da altri apprende,etfe ne diletta.Cof� Vitruuio non prende
tutte quelle forme,
er figure di Fabriche, <y di Tempi, che fatti fono, cy da quef�o, er da queUo,che nelfabricare � in luogo di uulgo, er di
plebe, perche quef�o farebbe infinito ne fotta artif�cio fi comprenderebbe
, ma ci propone quelle cofe, che fatisfanno � chi nanfa pi� oltre poi
che fon fatte, ma non poffono da ognuno ejfer ritrouate. Bice adunque, che iprincipificio� Parigine della noj�ra confideratione, � la figura,
cio� quello che aU'afpetto noftro diprima fi rapprefenta quefia figura :
er quef�o affetto, � � nelle parti dinanzi, � nelle parti di dietro,
�nei lati de i Tempi
, � paratamente in piti fabriche, � in una medef�ma, er per� egli ci pone, inanzi fette figure, ©" affretti di Tempi,
Z?dke.
                                                                                    -
Et prima �o afpetto nelle pilaftrate fi forma, dapoi fegue, quello che dinanzi ha le Colonne detto Proftilo.
Le pilas�rate, che Ante fi chiamano fono nelle cantonate della facciata, quefre in Greco Paraftade fono dette. il primo affretto adunque � delld
facciata dinanzi, CT delia fronte del Tempio ,nellaqualefonone glianguli le pilastrate
, er contrafirti quadrati ,er nel mezzo le colon" 2o
ne cheffrortano infuori, fopra lequali colonne � il Frontefpicio fatto con quelle ragioni che fi dira poi. il primo affretto adunque delia figura
e detto per dir � modo nofxro Taccia in pilaj�ri. il fecondo � detto faccia in colonne,perche dinanzi i pilaftri,che erano nel primo affretto fo-
pra le cantonate tiene le colonne,che fegueno l'ordine di quelle di mezzo,
er nel Tronteffricio �f�miie al primo affretto, er quef�o affretto f�*
condo � la prima aggiuta, che fi da alfemplice modo gi� detto,
er s'intende falamente netta facciatadmanzi � li terzo affretto � detto Amphi
prof�ilo, perche aggiunte al prolttlo, che � facciata in colonne, ancho la parte di dietro f�mi�mente con le colonne,� frontcffricij, & fi pu� dir
due tefte, � amendue fronti in colonne. Stilo in Greco uuol dir colonna, pr�
, dinanzi, Amphi d'ammendue le fronti, li quarto � detto Pe
ripteros cio�, d'intorno alato,
er cinto di colonne, quelli ha di dietro, er dinanzi colonne fei, ma da i lati undeci, ponendoui quelle, che fono
fopra da le cantonate,
er quelli fanno ffracio, er portico . il quinto ha di piti quef�o, che nelle tefte ha otto colonne, er ne, i, lati quindec�
computando te angulari. Quef�o affretto fi chiama Pfeudodipteros pfeudo uuol dirfalfo, Bipteros, che ha due ale,d'intorno Pterosfignifica
ala,
er Pteromata dette fono le mura dall'una, er l'altra parte dell'antitempio detto Pronao, er uolgarmente fi dice un'ala di muro,ey ancho JO
fono detti i colonati d'intorno al Tempio, perche � modo di ala fiorino d'intorno, onde Peripteron, � detto quello affretto di figura di Tempio,
che ha d'intorno la cella, �naue del Tempio un'ordine fola di colonne, Dipi eros due,Pfeudodipteros, quello che haleuato l'ordine interiore
delle colonne � torno,
er lafcia pia libero loffrdtio da paleggiare d'intorno il corpo del Tempio. Vuole Vitr. che quef�o affretto, che � det
to Bipteros, perche ha due ordini di colonne � tomo &fa come un portico doppio, habbia di dietro,
er dinanzi otto colonne ,ma dai lati
d'intorno al Tempio tenga due ordini di colonne,
er quef�o � il feflo afpetto . �lfettimo neramente e detto Hipetros, cio� fotta l'aere, <&
difeoperto ha dieci colonne per iella ; nel ref�o � conforme al Bipteros, eccetto in alcune cofe {come dira Vitruuio). Et in quef�o luogo'^ eoa
me in altri, hauemo da dolerci prima della poca felicit� della lingua, che non habbia uocdboli propij, � facile la compc fittone di quelli. Bapoi
deUa malvagit� de i tempi, che non ci ha lafciato gli effempi delle Fabriche citate da Vitr. ne meno i diffegni,
er le figure dello autore. Ma
perche non � lecita formarne de nuoui,perche come,cx le uoci,zx le cofe ci fono leuate,ecci tolto la honef�a licenza di formarne alcuna da noi?
bifogna , che l'ufo ammol�fca la durezza delle parole,
er che la lingua nofira cortefefia � riceuere i uocaboliforefiieri,come nelle arti fece la a&
Romana,
er lo effempio ne,�,poco lontano,imper oche Vitr. if�effo ufa i nomi Greci, er quelli con l'ufo rende facili,e? pidceuoli, per� ancho
«ci tentiamo di apprender le cofe,
er lafcianio � fcielta di ciafeuno eleggere, � compomre i nomi. Bice adunque Vitr. numerando prima gli
affretti delle figure, che fi fanno in diuerfe compofitwni di tempi,
er poi dichiara come, �, dotte erano dicendo.
Et prima lo afpetto della facciata in pilaftri fi forma, dapoi della faccia in colonna, amendue le tefie in colonne, l'ale
intorno, il finto afpetto di due ordini, il doppio � lato, & lo feoperto, il Tempio di faccie in pilaftri fi fa quando egli
ha nella fronte i pilaftri.
Che fon colonne quadre fu gli anguli de i Pareti.
Che rinchiudono il corpo del Tempio, & trai pilaftri nel mezzo due colonne, & fopra effe il Frontefpicio fatto con
quella conuenienza di mifure, che fi dir� in. quello Libro . Lo eilempio di quello afpetto fi uede alle tre Fortune, �
delle tre quellOjCjie � uicino alia porta Collina. -
                                                                                                              s&
Et � nofiri giorni non fi ha reliquia di quefio Tempio, pero con le ragioni imparate da Vitr. figurando la pianta, ey lo impie, er alcuna uolta il
profilo,
er i lati lafciartmo le ombre, �folamente con linee operando, proponcremogii effempi adornandone qualche parte, con diuerfe ma*
niere di tagli, acc�ochefifappia qual ornamento � qual membro conuggna,
er olir� i corpi intieri delle fabriche pofli informa conuemente fa
rema da per f� paratamente ogni membro di pi� commoda, � maggior mifura, di modo che ogni parte fi potr� con lafejta mifurare
, er le fi*
gure nostre feranno come Sacome,che feruiranno � tutti ifa,bricatori. Lafciaremo d'empir i figli di figure di cofe minute, e? facili,
er non
affettarono la quantit�,
er la fondita delle figure adombrate,?? in ifeorzo, er in profpettius, perche la nos�ra intentione e, dimofirare le
cofe,
er non infegnare � dipignere.
La f�ccia in colonne detta Proftiios,ha tutte le cofe,che tiene la faccia in pilaftri, ma ha due colonne fopra le cantonate
.dirimpetto � pilaf! ri,�c fopra ha gli architraui come ha la faccia in pilaftri, Se dalla delira, & dalla finiftra nel licitare
delie cantonate tiene una colonna per banda. Lo eilempio � nell'Ifola Tibiirtina �i Tepio di Gioue,& di Fauno.Lo $9
afpetto, che ha amendue le tefte in colonne, tiene ci� che � nella faccia in colonne,ma di pi� ferua lo ii�eftb modo di
colonne, & di Frontefpicio nella parte di dietro, & pero � detto Amphiproitilos.
Yno effempio fer u� ad amendue le forme foprapofte, per� ci feruira una figura fola, ma bene dalla pianta fi conofcer.� la differenza perche le
uando ma, quello che � nella pianta da una delle tejie dell'amph;profiilos,reller� la pianta del prof�ilos,� nero aggiugneni� al projlilos quello
che � dMma delle tefie all'altra, ne uenir� l'A mpbiproj�ilos. Stimo to che la luce di quefti tempi ueneffe dalle.porte fidamente,percioche io
non trouo fatta mentwne difinef�re. Vi fola Ttburttnafu confecrata ad Efculapio fatta prima, �, cafo, poi da Romani fortificata,
er ador
nata di molti belli, or grandi edificij. Appreffo il Tempio di Efculapio hebbe Gioue il fio edificato da L. Furio Purpurione Confalo,
er de*
dicato da C. Seruilio (come dicono alcun�).Et nella punta delVlfola hebbe ancho Fauno ilfuo T empio,delqual hoggi appena fi uedeno alquanti
ueftigi,
er meno f� ne uedr� per l'auuenire perche il Teuere,per quanto odo ,gli u� rodendo intorno , er leuando il terreno. T. Liuto uuole
che di alcune candennagwni fvfft edificato il detto Tempio da Gn, Bomitio,
er C. Scribonio Edili.
                                                         7 ©
L'afpetto che ha le ale � torno detto Peripteros, � quello che tiene da�nendue le fronti fei colonne , ma ne i lati undici
con le angulari,fi che quelle colonne fiano collocate in modo che lo fpacio che tra colonna, e colonna, fia d'intor-
no da i Pareti, a gli ultimi ordini delle colonne, & fi polla panneggiare d'intorno la cella,come � nel portico di Metel-
lo . Di Gioue {latore, & alla Mariana dell'Honore, 6c delia uirt� fatto da Mutio fenza la parte di dietro ♦
9-eggefi che un Tempio dell'Honore era fiori della porta Salaria, perche lui fi trou� preffo lo altare una Umma con quef�e parole dominae
�i OM03.IS. Marco Marcello dedic� un Tempio all'honore^ej' eh V ir turche fu poi di Veffrafiano rii�auratc^ome nelle medaglie fi trou4
preffo
-ocr page 69-
T E R Z O.                                                       67
preffo la porta Cdpena,~perchefuffe uni monitione � quelli, che ufc�uano alle imprefe, che per U uirt�fi entra aWhonore. Mario anche cdU
fico un Tempio aWhonore,
er dalla uirt� s>entraua,�,queUo delthonore. Sul Quirinale Gn. Domino pretore drizz� il Tepio alla Fortuna
primogeniti, cj iui ancho era un Tempio deWhonore. Fu Edificato deUe ffoglie Cimbriche,
er Teutoniche in quella parte del Monte Efqui*
lino, che Merukna in luogo di Mariana � detta. Alfine del'circo Masfimo da Metello Macedonico fu edificato il Tempio di Gioite Statore.
Il fioro afperto di due ordini detto Pfeudodipteros cori fi pone, che nella fronte ver di dietro fiano otto colonne, & ne
i lati quindeci con le angulari ♦ Mafonoi pareti delia celia dalle tede al dirimpetto di quattro colonne,& cofi io fpa-
tio, che far� da i pareti d'intorno � gli eftremi ordini delie Colone fera di due intercolunni, & della groffezza da baf-
fo d'una colonna, l'eiTenipi� di quella fqitna non �iRorna. TrpiiafibejieaMagncfia.il Tempio di Diana fatto eia
Hcrmogene Alabandeo, & il Tempio d'Apolline fatto da Mnefte .
Le piante, er l'impie mojlrano bene quanto s'ba ad intendere, io ho uanato l'impie fecondo diuerfi generi,?? fatto igradi, come io penfo, che I0
jiauano . Seguitando adunque dice Vitr.
L'afpetto di due �rdini, che Dipteros � nominato, ha dinanzi, & di dietro otto colonne, ma d'intorno la cella ha due'
ordini dicolonne. Come il Tempio Dorico di Quirino, cklo Ionico di Diana Efefia fatto da Etefifon te.
Del Dipteros, cr del Pfeudodipteros ne fa mentwne Yitr.ne� proemio del Settimo. Er ancho ragiona della muentione di Hermogene ndfeguen
te capo
, er quej�o pu� baj�are con la figura.
Il fotto l'aere, & feoperto detto Hipetros � di dieci colonne per teda, ma nelrefto � limile al Dipteros, ma nella parte
eli dentro tiene doppio ordine di colonne m altezza rimote da i Pareti al circuito, come il portico de chioftii, che
Periftili li chiamano,ma la parte di mezzo alia feoperta fenza tetto, & dinanzi didietro hal'entrate delleporte,
l'eilempio non � in Roma, ma in Athene � di otto colonne nel Tempio di Gioue Olimpio.
Quei�o ejfer doueua un bettisfimo, er grmdisfimo Tempio, haueua i Portici doppi d'intorno, er di dentro haueua due ordini di colonne un [opra 20
l'altro, quefit tran minori delle di fuori, dalle interiori uemua il coperto alFe&eriori, che s�aua in piouere, tutto lof�ac�o circondato dalle co
lonne di dentro, erafcoperto, t'aitar nel mezzo, per ogni intercolunnio un nichio nel muro con la jrua figura,fi di dentro come di'fuori, crfi
afeendeua per gradi.
-ocr page 70-
LIBRO
6$
SVESTA � LA PIANTA DEL TEMPIO DETTO
FACCIA IN PILASTRI DETTA IN ANTI&
-ocr page 71-
TERZO.
6$
-ocr page 72-
LIBRO
Queftd V'unU ci ferue d Vroflilo, er di'Amph�proMosaffretto, perche leiunio u�d le Colonne dd una
delle tetterei dimoflrer� la faccia in Colonne
, ma lafciandole, come fia qui di fatto, ci dimoRrer�
l'Amphiproftilos
, gli Yrontiffricij dell'uno, ey dell'altro affretto uanno allo if�effo modo, fecondo le
regole, che fi daun poi da Vitr. quifotto.
-ocr page 73-
T. �� R -Z O.
-ocr page 74-
LIBRO
7*
LA PIANTA DELLO ASPETTO
DETTO PERIPTEROS CIO�'
ALATO A' TORNO.
-ocr page 75-
T E R Z
7J
QUESTA E LA META* DELLA PIANTA DELLO ALLATO DOPPIO.
DETTO DIPTEROS, L�QVAL L* NEL PRIMO LIBRO
ET LEVANDOGLI L'ORDINE DI DENTRO DELLE COLONNE SERVIR�' IN
QVESTO LVOGO PER IL FALSOALLATO DETTO PSE VDODIPTEROS "
Hall
l /
il
0%A
r3 '" i
:
w\
�~,
/:J5f
■fcP:P
r ;
%\
■�7v:m.
U
-fe0
wB*
�<�j�->
i - }
;
III
^�P"
■PI
W
''-a*.:*''
^!ie>-
WF
-ocr page 76-
74                                                               L I B R O
GAP. II. DI C1NQVE SPECIE DI TEMPI.
T N QV E fono le maniere de i Tempi, delinquali i nomi fono quelli, Picnoftilos,cioe di fpeffe Co-
lonne, Siftilos pi� larghe,Diafhlos anchora pi� dittanti. Areoililos, oltra di quel, che fi conuic=
ne, diftanti, Eufti�os che ha conuenienti, e ragioneuo�i interuaiii.
Li humana cognitione-, f�a di che uirtu deh'animi efier fi uogliaj), delfenfo,� dell''intelletto, comincia prima (come detto
hauemo) dalle co f� confufe,z? indistinte jna poi approsfimandof� l'oggetto fi fa pi� particolare,
er pi� certa, ne uoglio
horafopradueftofilofofare, folo ne dar� un'effempio della cognit�me de ifenf�. Vedendo noi di lontano alcuna cofani
formiamo prima una cognitione confufa dipoi auuicinandofi duella, uedemo,che col moumerito ella fi porta in alcuna parte,
er per� dicano
effer dnimale,ma pi� oltre pacando conefeemo effer ur�buomo,et auicinandofi anchor pi�, trouamo effer un'amico,et raffigurandolo pw �ap=
dalla figura, er dello affetto loro, perche tra le cofe fenf�bili la figura � oggetto comnume. Difcende poi alla dij�anza delle parti,cy
�rrn ;
finalmente aia particolare,^ distinta mifttra d'ogni particella.Sette adunque fono i regolati affetti delle figure de i Sacri Tempii quali fono
come uniuerfali principij della cognitione di quefta materia, cy fono i foprapc&i. A pprof�mandof� poi'aS'edificio miano gliffiatij, che
/�=
no tra Colonna � Colonna, queBijfacij effendo in alcuni Tempi pi� riftretti, in alcuni pi� larghi portano alt occhio timer f� apparenze, er
fanno diuerfi eff�tti � di dolcezza^ betezz^-P di grandezza,er fmerita,fi come fanno gli fpatij delle itoci nsWorecclic,perche spello che �
confonanza alVorcccbie,e bellezza � gliocchi,per� Vitr. difiingue le fpecie de i Tempi fecondo gli intendili
, che fono fra Colonna e Colon*
na,non in quanto al numero
, ma in quanto alla quantit� loro, er dice che la prima fpecie � detta Picnofltlos cio� di jfefje,� rifirette Colonne,
quando una Colonna, � molto appreffo V altra. La feconda S�jliios, quando i nani fono pi� larghi,perchc albori le Colonne fono pi� difianti.
La terza � detti Diaflilos, che anchor a con pi� larghi fpatij fi disegna. La quarta Areoj�ilos, che e quando pi� di quel che hijogna diftanti fa
no gli fp atti delle Colonne. La quinta Bufiilos, che ragioneu&mmtg comparte i nani. Ma perche anchora non fi fa quanto ejfer deano qus»
fti fiati] grandi pero Vitr. diffinifee ciaf cuna maniera,
er dice.
Picnoftilos adunque � quella fpecie nell'intercolunnio dellaquale ui cape la groflezza d'una Colonnare, mezza", come
nelTempio di Dino Giulio, & nel Foro di Celare ilTempio di Venere, & f� altri Tempi fono in quella maniera
comporti.
h'effempio di quefii ffecie,e, nella ultima plinti fottopofta del Tempio jcoperto doue di una colonna all'altra, e, lo ff atto di una Colonna e mez*
za-
L4 groffezz* della Colonni s'intende il Diametro deUi tefti di effa. Vimpie di queflo Tempio fi ponera alfuo luogo, �nfime con, i,ietiati
degli altri Tempi, Ma di quelli che Vitr,cita non ne ce re&ato alcuno. I uocabolif eranno quegli ifiesf� nelk nofira lingua.
SC
-ocr page 77-
5^BB                                     T P R. Z O
LA META' DELLA PIANTA DELL'ASPETTO DEL TEMPIO
SCOPERTO DETTO HYPETROS,
7*
I �i La
-ocr page 78-
7s                                                         LIBRO
La maniera detta Siftilos, � quella nellaquale lo jntercolumnio � di due groilezze di colonna, & i Zocchi delle fpire a
quello fpatio fon� tanto grandi quanto, fera tra due zocchi,come e nel tempio della Fortuna equeftre,al Theatro di
pietra,& ne gli altroch� fono con l'ifteile ragioni fabricati.
il zocco � la parte inferiore della bafa, detta plintbus,perche � infirma di quadreUo.uuole Vitr.cheil zoccof�a tanto grande quanto � lo fpatio,
che � pofio tra due zocchi.intende qui il Filandro, il Theatro di Pompe�o
, i cui uefligi fono nel campo di fiore, ne ualfe 4 Pompeio, che egli
ogn�jluiio ui poneffe per farlo eterno facendolo di pietra
, perche troppo grande � la forza del tempo, cr la ingiuria, che egli fa aUe cofe.
ma quali notigli fon fottopo&e ! il tempo ifieffo con il tempo fi confuma,
er qucUo,che col tempo prende uita.coltempo ha fine, perche l'ef*
fer del tempo �fempre nafcere
, cr fempre morire.CT mentre fi urne, altro noi fifa,che riceur l'ingiurie del tempo, attequali quanto fi pu�
l'arte cerca di rimediarcma infine il tempo auanza l'arte. h'effempio della maniera Siftilos, � netta pianta d�fopra Dipteros nominata, afac*
cieyz.crl'lmp����faccie.jS..
                                                                                                                                                 io
Le due antedette maniere hanno l'ufo loro diffettofo , perche le Matrone afcendendo per gradi alle fuppl�cationi loro
non poffono andar appari tra gli intercolunni, ma bifogna che pastino � fila, l'altro diffetto �, che le porte, & gli or-
namenti loro per la ftrettezza delle colonne non fi ueggono, & finalmente per la .ftrettezza de gli fpatrj � impedi-
to il palleggiar d'intorno il Tempio.
Votrebbefi dire f� l'ufo , l'ajpetto, cr il caminare � cofi impedito daUe due predette maniere ,� che fine Vitr.ce le ha prepofle ? Dico io che eoa .
me non fi deue lafciare � dietro alcuna firma del dire per effer men betta, percioche � tempo , che la oj'curita ci uiene a propefito, cr la con*
fuftone
, che fono firme oppof�e alla chiarezza, CT eleganza del dire.cofi non deue l'Architetto lafciare alcuna firma,che fia men commoda,.
& gioconda att'afbetto, perche bora � che nell'animo de riguardanti per gli occhi fi ha da porre ddetto , cr piacere , bora merauiglia, cr
horrore fecondo il bifogno
, cr ci� non fi pu� fare da chi non fa l'effetto, che fan diuerfe maniere di fabrtehe. potrebbefi ancho dire, che in
quefle maniere fi farebbeno le colonne tanto graffe, che quando tracolonna e colonna uandafftro due groffizz?
, « farebbe fpatio di andar 20
appari.ma io riffondo che l'altezza grande paffarebbe i termini, e (he pi� di due Matrone andauano appari > er che i zocchi netta maniera
Stililo* occupariano lofyacio.tra le colonne , crfar�ano d'impedimento al cammar e.cr finalmente le porte, che a proportionc icona r�fpoti
derene pi� ne meno fariano impedite.
La cornpofitioue del DiaPciios, � quando potemo noi traporre nello intercolunnio la groffezza di tre colonne, come
nel Tempio d'Apollo, & di Diana.Coteita difpofitionc tiene quella diffkult�, che gli Architram per la grandezza
degli fpatrj fifpezzano.
                  : ,-;:
O quanto effer deue muertito lo Architteto , nonfolamente rifletto atta firma, cr ragie/ne-che nello anhno , cr netta mente fua con art�ficiofi
modi riuolge.ma quanto alla materia ,icui dtffettifono infiniti, i rimedi pochi, cr diff�cili
, cr tal fiata mimo , � di niun ualore. per� � ben:
che ancb'o Yitr.ci propona, le diffettofe maniere, perche pe lo contrario a potano guardare dagli errori.La Pianta di quefiafyecie s'inten-
de per le cofe antedette.
                                                                                                                                                          3 o
Leon Eatt.nei quinto libro alfettimo capo affai commodamente ha interpretato, i nomi delle cinque maniere,dicendo confirta, fubconf�rta,fuba
di]f>anfa,Tjifpanfacr elegante.
Nelle maniere Areofiili non ci dato l'ufo de gli Architraui ai pietra, ne di marmo, ma fopra le colonne porre fi deo-
no le traui di legname continue.& le maniere di quei tempi fono bafle;�arghe,huniili,& ornano i ioro f rontifpici di
figure di terra cotta ,,� di rame dorate all'ufanza di Tofcana,come fiuede al Circo Masfimo, il Tempio di Cerere, &
di Hercole, & del Pompeiano Campidoglio.
il prefente luogo e alquanto intricato per la diuerfu� della lettione, perche fi legge da molti diuerfamente, bench� fi intenda per conietture , cr
fi habbia il buonfen�mento.Le maniere Arcatili ufano Uberi fipatij tra colonna,cr colonna, cr per� Vitr.ha ufato il numero del pia, cr non
ha detto la maniera Areof�ilos.ma le maniere
, perche effendo gliffatij -, cr i uani liberi poffono effer piu,cr meno larghi fecondo il uolertdi
chi fabrica,cr non ci � leggerne regola dcuna.in qttes�enonfi ufan'Architraui di pietra,� di marmo,perche fi spezzerebbero,il qua! pericolo
40
f� era netta fpecie Diaflilos doue il nano era di tre colonne, quanto pi� effer deue ,/� fera maggiore ? la doue per obuiare � queflo diffetto fi
fan gli A.rchitratii di legno
, er quella maniera e b affa,h umile,cr pi� pre&o ornata di mille uariet� d'ornamenti, che di grandezza d'opere.
la onde fi pu� conietturare, che gli Architraui faffer� �nuefiiti d'Auorio^dicendo Vttr. barricefali
, perche barri detti fono gli Elefanti ,CT.
cefali fignifica la tefta. cr � ragioneuole,che k trauatur-a,ch'era di legno,doueffe effer inueflita, cr omata.La onde nel quarto libro al fettimo
capo Vitr.dwe il medefimo.ma con altre parole
, cr- lui � la pianta, C? l'impi� diffegnato di quef�a maniera. L'arte di firmar di creta le cofe
prima uenne in Ethruna
, che in altro luogo d'Ualia, in quejla furono eccettentisj�mi uimophilo,, cr Gorgafo. Et gli if�esf� erano ancho Pit*
tori
, cr con luna cr l'altra loro arte adornarono il Tempio di Cerere � Roma nel Circo Masfimo, cr con la infcrittione Greca ne uerfi u�
pof�i dimoftrarono, che le opere dalla def�ra erano di mano di D�mophilo, cr dalla fimftra,d� Gorgafi. Auante di queflo tempio tutte le cofe
erano Tbofcane.cr i $r�tijpicij,cr fattigi erano di qusfic opere.ll luogodi Vitruuio,nel quarto, doue egli accenna
, quello che dice in que*
fio luogo �.
                                                                                                                                                                           jo»
Siano le traui incaftrate in modo con chiami, 5c rittegni,che la commiffura habbia lo fpatio largo due dita, imperoche
toccandoli le traui,& non riceuendo fpiraculo di uento fi rifcaldano infieme,& pretto fi guaftano,ma fopra le traui,
& fopra il pareti fiano le mefole trappaffate per la quarta parte dell'altezza della colonna fportando in fuori, & nel
le fronti loro dinanzi fitti fiano gli ornamenti.
Ecco che Vitr.dice ante pagmenta quelli ornamenti, che fono appoi�i.CT fitti atte trauature per coprirle.CT Vitr.ancho dice quifotto,che quam
toghfhatij tra le colonne fono maggiori,tanto pi� graffe effer deano le colonne, CT confeguentemente minori
, cr pi� bafje. cr per� i Tempi
Areofiili fonohumili,depresfi,crbasfi.
Deuefi fiora render la ragione delia bella, & elegante maniera Euftilos nominata. Laquale, & all'ufo, & alla bellezza,
& alla fermezza efpedite tiene le fu e ragioni.percioche gli fpatrj tra gli internarli fi deono fare della groffezza di due
colonne,& un quarto,& lo intercolunnio di inezzotanto dinanzi,quanta di dietro fi deue far di tre groffezze, per- �o
che � quefto modo hauera, & lo afpetto della figura leggiadro, & l'ufo della entrata fenza impedimento , & il paf*
feggiar d'intorno la cella graudezza.Et la ragion di ci� cofi, fi efpediffe.
12 ris�retto intercolunnio impediua il caminare, Centrare, cr l'affretto, per� le due maniere d� prima erano uitiofe.il pi� largo, cr libero portaua
pericolo. Adunque ilgiuf�o,cr elegante tra il pi�, cr il meno,che fono eflremi uit�ofi, come uirtuofo nel mezzo fi deue ridurre. Se adunque,
uno e mezzo,fitter due e poco.CT tre e d� pm,refla che due,cr un quarto fia conueniente. Ma perche non � cofi due
, C" mezzo,come due, cr
un quarto ? Kjjpondo,che queflo far� lag�ufiamifura del compartimento,quando fi uorr�far lo fpatio dell'intercolunnio maggiore nel mez*
zombategli ej�remi,oltra che f� noicauamo da una proportione fiotto fesqu�altera,una [otto fesquiquinta.ne nafeera una fiotto fesqu�otta*
u�,
cr non altro.ecco uno e mezzo fono fei quarti, due fono otto quarti'due, cr mezzo dieci quarti, tre dodici quarti. Sei ad otto fono in
propjrtione fatto fesquialtera,dieci � dodici in proportione fotta fesquiquinta.di adunque fei uia dodici, fettantaiue, otto u�a dieci ottanta.
trafettantadue,cr ottanta cade proportione fiotto fesquiottaua. il noue adunque, � pi� proportionato al fei, cr al dadici,che al diui.noue ya
quarti adunque feranno 1 uani della bella maniera.hor uediamqne la prona.
Se la facciata doue fi deue fare ilTempio,fera per farlo di quattro colonne,partifcafi in parti undici e5 �nezza.lafciando
fuori da i lati i margini, & gli fporti de i bafamenti, Se di fei partifcafi,ih parti diciotto, f� di otto in uentiquattro e
mezza.Di quelle parti,fia il tempio di quattro, di fei,� di otto col�ne in fronte,ne piglienti una.& quella fera il ino
dulo.la groffezza delle colonne fera d'un niodulo.& ogni intercolunnio,eccetto quello di mezzo fia di due moduli,
& d'un quarto.rintercolunnio di mezzo,!! dinazi,c�me dietro,fia di tre moduli. L'altezza delle colonne fia di otto
moduli,
\
-ocr page 79-
TERZO.                                                                         77
modali e mezzo.Sc a quefto modo per quella dinifionegli fpatrj,che fono tra le colonne, haueranno 3a giufta ragio-
ne . Noi di ci� non hauemo cfl�mpio in Roma,ma nel? Alia in Theo e il Tempio del Padre Bacco d'otWColorme.
Qui bifogna molto bene confidente quello,che ci dimoftra vitruuio, perche egli ci rende conto della bella maniera, Euftilos nomi-
nata , Uquale � quando i nani tra le colonne fono di due tejie
er un quarto , er il nano di mezzo � di tre tej�e. Con queftd ra*
gione Vitrmdo regola, quellefei forme dette difopra ,lafciando k feitima ,che � la faccia in piliflri, perche �rinchiufa
, er non ha
pertico dinanzi-Quefto fi comprende benisfimo dalle parole di Vitr. perche egli dimoj�fa ciafeuna di quelle figure dal numero delle colonne.
cj per� in uece di dire Proftibs,� Amphiproftilos ,cio � facciata in colonne, � ambe le tette in colonne^, egli dice Tetraftilos, ci� � quattro co*
tonnetti uece di dire Peripteros, do � alato,dice EfaMos, ci� � di fei colonne.in uece di dire Pfeudodipteros,� Diptero;, ci� � falfo doppio,
CT doppio alato, egli dice ottattilo,cio � di otto colonne.R.tuendo adunque dmoftrato in confufoje maniere degli affetti, hora egli Uuole re-
golar ciafeuna. Et prima fecondo la beUa miniera delgiuflofpatio,
er poi fecondo le altre,che hanno pi� ftretti,� pi� Uberi imeru�li. Rego* t 0
la adunque il Proflilos,& V A�mphiprottios con una fola regola, perche luiiz? l'altro appetto � di quattro colonne piglia lo fpacio delia fron
te del Tempio,
er ne fa undici parti e mezza, una delkquali effer deue il modulo, ci� � quella mifura, che � regolatrice di tutte le parti deU
Xopera ,ecco qui l ordine delq�al detto hauemonel primo libro al terzo capo. D'un modulo adunque fer� lagrofjezza della colonna
, eff�n*
. do quattro colonnette andaranno quattro moduli, Ufc�ando per� gli orli, er gli (porti delie bafe, che fono fu le cantonate, che Vitr.dice
pr�ter crepidines
,©" proidluras, ci� � altra le margini, er gli (porti, er perche i nani fono un meno delle colonne, uiferanno tre nani, quel
di mezzo batteri tre moduli, che con i primi quattro delle groftezz" delle colonne fan fette, i due nani haueranno quattro moduli � mezzo
■ dando d ciafeuno due moduli,
er un quarto.?? cof� ferali regolati i nani della facciata in colonne, er dell'A mphipr�j�itos. Similmente fi re"
gola il Peripteros,ci� � alato 4 torno,perche hauendofei colonne per
tefta.partir.it la facciata in parti dieciotto, una delkquali fera il modu*
lo,cinque feranno i uanijc colonne occuperanno fei modulici nano di mezzo tre, i quattro due per banda noue,� due moduli � un quarto per
Inter calunnio,che pofi� infume fan dieciotto, Regolafi ancho il finto di due ale detto Pfeudodipteros
, er quel di doppio ordine Dipteros 1Q
nominato
, perche effendo lun er l'altro nelle tefte di otto colonne, eglifi partir� la fronte del luogo in parti uentiquattro � mezza, tuna f�*
r� il modulo, otto moduli adunque andranno nelle greffezze delle colonne, tre nel nano di meZZo,che fon undici
, er perche reftan tre na-
ni per banda che fon fei uani,andandou� due tette
, er un quarto per uano,ui andaranno tredici moduli � mezzo, che aggiunti �gli undici fan
uentiquattro � mezzo. Et quefto e qudlc,che Vilr.ce mfegna,cr appreffo ci regola ancho l'altezza delle colonne,
©" uuole che in ogni mas
niera di dfpettQ regolata fecondo la bella diuifione de i ttani,i'altezza delle colonne fia di otto moduli � mezzo.G" quiui accenna la maniera loa
mc4,deUaqual egli dice ragionar nel prefente libro.
Et quelle rifpondenze di mifure ordin� Hermogene,i�,qual ancho fu il primo nel tr.ouar la ragione del Tempio d'otto
colonne, � finto afpetto doppio di ale,perche dalia f�mmetria del Dipteros egli leu� gl'interiori ordini di trenta co-
lonne , & con quella ragione,& della fpefa, & della fatica fece guadagno,coi�ui nel mezzo d'intorno la cella fece un
larghissimo fpacio da caulinare, & niente leu� dello afpetto, ma fenza defiderio di cofe fuperflue, conferu� l'auto- 0
rit� con le diftributioni di tutta l'opera.per.cioche la ragione delle ale, & delle colonne d'intorno al Tempio, e fiata
ritrouata affine, che lo afpetto per �'afprezza de gli intercolunni haueiTeriputatione, & ancho f� per le pioggie la
ferza dell'acqua occupata, � trachiufa teneffe la moltitudine delle genti,potefTero hauer nel Tempio, & d'intorno
la cella con largo fpacio libera dimora. Et tutto quefto fi troua efpedito nelle difpofitioni definito raddoppiato.pet
jlche pare che Hermogcne fatto habbia con acuta e gran folertia gii effetti delle opere, & che habbia lafciato i fonti
donde i pofteri trarpoteflTero, le ragioni delle difcipline,& gli ammaeftramenti dell'arte.
Leuandof� dal doppio colonnato le colonne di dentro ponendoui quelle delle tefte fi kuano trenta colonne,come per la pianta fi pu� uedere. Her*
mogene per auanzar fpefajjparagnar faticacene l'ordine di dentro, lafci� i portici pi� liberi, er non leu� alcuna cofa dello afpetto, perche
nelle fronti rettarano otto colonne,
er ne fianchi fi uedeuano le quindia.cr per� quefto afpetto fi chiama falfo Dipteros, perche fa U moftra
4el Dipteros ma non �. Di qui f� comprendere Vitr. ha regolati gli appetti f� ben egli non gli lu nominati, perche chiaramente egli per .Q
ci�aftilo ha intefo il Diptero,& il Pfeudodiptero. dicendo di Rermogene quefte parole.
(Ilquale ancho fu il primo, � ritrouarla ra-
gione del Tempio dr otto colonne,ouero Pfeudodipteros.) Dimoftra ancho lafua intentiate chiaramente nel proemio del qtur
to libro, nelqual egli dice
, quanto � flato effeguito nel terzo, dicendo, hauer detto dette diftributioni, che fono in ciafeuna maniera, ci� � ne �
principij de i Tempi quanto � gli affetti,
er nelle cinq; maniere,che trattano de gli fpacii,che fono tra le colonne. Ma qui potrebbe nafeere un
dubbio, come fu che Vitr.non habbia fatto mentione dello affetto ritondo,
er come egli non habbia regolata la maniera de i Tempi feoperft,
che hanno dalle tefte dieci colonne. Al primo io dico,che Vitr.ragiona de i Tempi ritondi nel quarto,
er forf� gli mette nel numero degli ajpet
ti
, che fono di liberi intercolunni, come ancho i Tofcani, er ha lafciato � quel pa�fo il trattarne, feguitando in quetto luogo, quelli affetti,
che per aggiunta uanno crefeendo. Al fecondo fi dice, che � facile dalle cofe dette il regolare ancho il Tempio feop erto Hipethros detto
fecondo la bella ntimera.pcr�fel Tempio fera in fronte di dieci colonne, egli fi partir� la fronte in parti treni una, dellequali una fera d mo*
dulojagrojfezz* delle colonne fera d'un modulo.?? per� � diecicolonnef�daran dkcimoduli,�lo fpacio di mezzo trecche fon tredici,a i u�* 0
ni da i lati 'che fon quattro per parte, che fan otto, fi daran dieciotto, che aggiunti � i primi tredici fan treni'uno apunto. Le piante di que-
sta regolata maniera fono patte difopra. e? fecondo quella io ne ho regolate alcune ejf�ndo una iftefj� ragione di tutte,come t il doppio colon*
nato.il colonnato � torno,cw � il Dipteros, er il Per�pteros. de quali uno �difei colonne, l'altro di otto infrante, ne fi deue guardare che le
piante fiuno di-minor forma, che lo lmpi�,perciochc io ho fatto per accommodarmi, accioche le cofe maggiori s'incendino meglio. Et fccon*
do quefta bella e regolata maniera, io ho regolato la pianta dello afpetto di fei colonne detto Peripteros, come fi uede,
er la Impi� � que*>
fio chefeguita, ma fatto di maniera compojia.fimilmente ho regolato l'affetto di otto colonne detto Dipteros � Pfeudodipteros ,
�" lo impi�
� nel primo libro
er cofi k Pianta,
W Hi
-ocr page 80-
LIBRO
78
-ocr page 81-
TERZO.                                                                       7>>
Nella maniera detta Areoftilos, doue libero lo fpatio de i nani deonf� fare le colonne in quefto modo^
llaucnioci V tir.regolato gli affretti con la pi� fcielta,et bella maniera,bora egli ce infegna come fi hanno � regolare, i, medeflmi affretti con le al*
tre maniere,che fono le altre quattro,la dijirette,la di largher� di pi� larghe sk di libere disianze di colone.La soma della fua intentione � que
{ta,che noi douemo cojlderare gli jfratij, che fono tra colonna & colonna in ciafcuna delle dette forme,® doue troueremo tra le Colonne efler
ffrdio pi� grande,douemo proportionatamente accrefcere lagroffezz* delle colerne,?? la ragione � quejia,perche f� fuffero le Colonne fattili,
doue fono i nani maggiori,molt� fi leuerebbe dello affretto,imper oche l'aere, e, quello,che toglie affai deUagroffezz* delle colonne,®- fa queU
le pi� fattili parere, come la iffrerienza ci dimojlra
. Doue adunque,e, pi� di larghezza, ® dij�anza iui entra pi� lo aere, ®f� taglia del ut-
uo perla molto acre,® per� confortimi ragione la diflanza degli intercolunni regola lagrojfezza delle colonne, ® lagrofjezza l'altezza
La onde Vitr. udendoci confermare con altra iffrerienza, ® ragione ci�, che egli cihapropofto
, mole, che le colonne delle cantonate flano to
ptugrojk dell'altre, che fono tra quelle, perche d'intorno le angulari maggior quantit� d'aerefl rauna
, ® molto pareno pi� fonili deWaltre,
ej queiha, e , quella dignisfima parte, che nel Primo Libro al terzo capo Eurithmia � nominata. Detto adunque ha Vitr, del numero delle
colonnne negli affretti, detto ha delle dij�anze nelle cinque man�ere,fequita di dire dette-grandezze,CT cofl dell'uniuerfale al particolare �po
co � poco difeenie,® dijiingue le cofeconfufe fecondo l'ordine dettahumanacognitione,cofa degna di auuertimento.
K e i Tempi Areoftili doue fono liberi fpatrj tra le colonne, deonf� fare le colonne in quefto modo , che la grofTezza di
quelle ha l'ottaua parte dell'altezza. Oltra di quefto nella forma Diaftilos,l'altezza deuef� mifurare in quefto mo-
do, che ha diuifa in parti otto, & mezza, & di una parte ha fatta la grofTezza delle colonne . Nella maniera Siftilos
egli fi ha a diuidere l'altezza in noue parti,& mezza, & di quella darne una alla groffezza. Anche nella forma det=
ta Picnoftiios. (Doue gli intercolunni fono di un Diametro, e, mezzo) L'altezza, e in dieci parti diuifa , & d'una parte di-
uif�,& d'una parte fi fa la groffezza della colonna.Nella maniera Euftilos nominata fi ferua la ragione della maniera io
Diaftilos cio�, che l'altezza fi diuide in otto parti & mezza, & una fi dona alla grofTezza della colonna,& in quefto
modo fi da per la rata partfe la ragione de gli fpatrj tra le coione, perche fi come crefeono gli fpatrj tra le colonne,cofi
fi deono con proportioni accrefcere le grof�ezze dei loro fufti, perche f� nella maniera di liberi fpatrj lagrofTez=
za della colonna fera la nona,ouero la decima parte dell'altezza,ella ci parer� tenuc,& fottile, perche per la larghez-
za de i nani l'aere confuma, � fminuifee la grofTezza all'afpetto dei tronchi delle colonne, per lo contrario f� douc
lo fpatio d'uno diametro, e mezzo, come nella forma Picnoftiios, la grofTezza fera l'ottaua parte dell'altezza,
per la ftrettezza, & anguftia de gli fpatrj, far� un'afpetto gonfio, & lenza garbo, & per� feguir bifogna la conue-
nienza delle mifurc fecondo la maniera dell'opera ,& cofi per quefto far fi deono le colonne delle cantonate pi�
groffe una cinquantefima parte del loro Diametro,perche le co�lne,che ftanno fu gli anguli,fono dallo aere circon-
ftante tagliate, & pi� lottili paiono a riguardanti 8<Sc per� quello, che inganna lauifta,deue conia ragione efl�r
«fieguito.
-ocr page 82-
<*�&�e>iimt�0u*
-ocr page 83-
mk�*mm**mtiMtmi*,mru- ■ ........r *
-ocr page 84-
LIBRO
Qx
Noi huuimo efbojlo ajjd� fufficientemente la oppinione di Vitr. er pero pajjando a quello, che egli dice, io dico che egli anchora uiene 4 pi� par*
ticolari,
er pi� dij��nte rdgioni, per� tratta dette contrattioni, ?? ra�remamenti, che fi fanno nei fommo detta Colonna e tratta della gonfia*
tura che fifa nel mezzo, & dice.
Le diminutioni, che fi fanno nella parte di fopra delle Colonne, fotto i collarini Hypotracheltj nominati, fi deono
fare^in quello modo,che f� la Colonna fera di quindici piedi almeno diuifa fia la groi�ezza del fufto da baffo in fei par
ti, & di quelle parti cinque facciano la groffezza di fopra. Anchora di quella colonna, che far� da quindici fin pie=
di uenti, la pi�nta fera in fei parti, � mezza diuifa , & di quelle cinque, & mezza faranno la groffezza di fopr�, Si-
milmente di quelle, che faranno da uentifin trenta piedi, la pianta fi partir� in fette parti, & in fei di quelle fi far�
la dimintitione di fopra,ma quella,che far� d'altezza da trenta fin quarata piedi, dal baffo hauera fette,& mezzo,&
di fopra fei, & m�zzo la ragione del fuo raflremamento. Et cofi quella, che far� alta da quaranta fin cinquanta pie-
di, eflendo dal baffo ili Otto partita \ far� fette di fopra nel collarino, & quelle, che feranno pi� alte con la iftefia ra-
gione per la ratta parte fi diminuiranno. Ma quelle per la diflanza dell'altezza ingannano l'afpetto, & la uifta def*
l"occhio,eh� afcede,perci�che fi �ggiugne alle grofTezze il temperamento,poi che la uifta noflra feguita mirabilmen
tela grafia, & l� bellezza, al piacere dellaquale, f� noi con la proportione, & con la aggiunta delle mifure Infingali
do non conf�ntimo -, accioche di quello, in che ella e ingannata, con la moderanza fia accrefciuto, ella rimander� in
dietro a i riguardanti fproportinoato, & fenza gr�tia l'afpetto fuo »
Taceuano gli antichi la fomm�ta della col�nna di fopra piufottile^che la parte di fotte, faceudnoj�miltnente nel mez
zottnagonfiezza^e tumidezza, che le daua molto del buono.. La ragione perche cofi faceuano era, perche le
cofe ndfcetiti dalla terra come fono gli alberi, pi� che fi leuano pi� 's'ajfotigliano, ?? gli huomnin� aggrauat�dai
pefi fiu s'ingroffan� nel mezzo, per� imitandogli alberi fi faj�r emano le colonne di fopra, ?? imitando i pefif�
gonfiano. Vero � che bifogna auuert�re, che fi come crefcendo i nani ha uoluto Vitr. che � proportione ere*
/chino legrojfezze delle colonne,, cofi uuole hora per la iReffa ragione, che quanto in altezza e la colonna mag*
giore,tantomeno raj�remato fia,et minuita d� fopra,?? di ci� ci porge reffsmp�o,la regola er la ragione,?? eoe
inincia da quelle colonne, che fono alte qu�ndeci piedi, perche di minor quantit� faccialmente ne i Tempi trouar
;.s
;,o
: ,i
non fi dotiriano,ejfendo quelle fabrkhe grandi, er honoreuoli, da qu�ndeci piedi comincia, er ci da le regole fin
cinquanta, uuole che le colonne uadino feemando meno quanto pi� inalzano, perche Xaltezza da f� fa lo effetto
del r�fifemare per la dtjlanza ., imperoche quanto una cofa � pi� lontana da gli occhi tanto menore ci appare,
perche fi ued� fotto angolo minore.Ma come fi faccia quefta diminutione io dico che il Serlio dice cofi, che il fa*
fio 0 pipite detta colonna fia partito in parti.tre,et la terza parte da baffo fia � perpendicclo,cio� � piombo,?? le
due terzi rejianti pan diuifi in parti equali quanto fi uuole dipoi aUa terza parte deUa col�nna menato un mez*
zo circolo, & dalle linee che pendono dalli ejlremi del capitello tirati 4 dentro l'ottaua parte, che far� in tutto
la quarta parte » Sotto il collarino qui fi mener� due l�nee �piambo cafeante fopra il mezzo circolo, er quella
parte del circolo che re fiera da effa linea ali'estremo lato detta colonna fia diuifa in altre tante parti equali quan»
to quelle de i due terzi detta colonna, er cofi fatto dotta deftra, e finter� bada fian tirate datti due lati del mezzo
c�rcolo lefue l�nee � trauerfo, er ad ogni linea poj�oui il fuo numero per ordine uenendo � baffo, er cofi alle li*
me, che parteno la colonna poj�i � numeri con il medef�mo ordine, certa cofa � che la prima linea del circolo fi
accorder� con la linea fotto il collarino poi fi porter� la linea feconda del c�rcolo fopra la feconda linea della
colonna,?? poi fia portata la terz* linea del circolo atta terza linea d�tta coIona,?? dipoi la quarta l�nea del c�r*
colo fia portata fopra la quarta linea della colonna, er fatto quefto dalla bafe del mezzo circolo atta linea quarta
fia menata una linea,et dalla linea quarta atta linea terza menata una l�nea,?? dalla linea terz* atta linea feconda
menata una linea,?? dalla linea feconda atta linea prima fia menata un'altra linea,?? tanto cofi datti due lati detta
colonna anchora che le dette linee in f� pano rette, nondimeno creano una linea curua, netta qual poi il dil�gente
art�fice con l'opera d� mano uiene � moderar tutti gli angul�,che fono nel congiugnimelo dette l�nee,?? quefta re
gola puoferuire atta diminutione di tutte le colonne-, er meglio riefee quando in pi� parte � diuifa la colonna, er
il femicircolo ,betiche � me pare che queftauiapa alquanto lunga.
Ma della aggiunta, che fi fa nel mezzo delle colonne, che Entafi da Greci, � detta, nel fin del li*
bro fera formata la fua ragione, come dolce, & conueniente fi debbia fare.
Betta gonfiatura, che fi fa nel mezzo detta colonna, accioche la fia dolce, er tenera, er che gentilmente fi uolga,
noi non hauemo da Vitr. altro, che una promejfa,?? certo io credo, che ci� fila pi� predo in diferettione,?? de*
&rezzd, che in arte, � uero in regola
, perche Vitr.ci promette la figura folamente nel fine del libro. Dico be*
ne, che dalla pianta fino attafommita coteBa gonfiezza deue proceder e,ma nel mezzo pi� d�moUrarfi,per� con
gentilezza,
er leggiadr�a, perche (come ho detto) quella gonfiezza � per dimoftrare alquanto di effetto, che fa
il pefo fopra le colonne, uedendofi tlfimile ne i corpi human�, che portano gran pefi,
erforf� quella genfiatu*
va �, perche fi faccia pi� gentilmente la diminutione della colonna di fopra. Non fi deue adunque alcuno dar me
rauiglia, f� m�furando le antichit� di Roma, non rittroua fyeffo le mifure dette colonne � punto ,perchefe egli fi
potejje uedere tutto il corpo, thuomo non p merau�glierebbe detta grandezza picciolezza de i membri, ma ri*
trouando un piede
, � uero un braccio feparato, non pu� dire quefto piede, � quefto bracc�o,�, grande, � pweio*
lo, f� adunque ci� uale nel corpo humano^perche non deue ualere nel corpo d'una fabrica, � d'altra cofa artificio
fa i perche uolemo far giudicio d'una colonna, nonfapendo come erapofta in opera
? chefpacio era tra una co*
lonna,
er l'alt taf in che maniera era collocata? perche accidente era cofi compartita ? che eff�tto in che luogo fa
ceua t
er altre fim�l cofe, che danno che dire � quefti diffegnatort,the tutto di uanno in R orna m�furando le par
ti,
er le particelle -, fenza riguardo del tutto. Vedi che Vitr. ci lena h foperftitione, l'obbligo, er la feruit�i
fenzd ragion�,per�fia detto que&o in rifpofta di molte queftioni -, che fi fanno tuttofi d� fopra tai materie, aff�r*
mando molti,che non fi poffa intender Vitr.da chi non � fiato � Roma,?? prote&ando i medefim� -, che non fi tro
u� in Roma cofa fatta con le ragioni,� mifure di Vitr. cofe che � modo alcuno non pcjjonoftar infieme, fono bene,i, termini dette cofe fecondo
il pi�,
er il meho,ma tra que termini ouefia, chi con ragione uogl�a procedere,chi �, che ci leui il modo di poter fermarli pi� in un che in al*
tro luogo, quando la occafione ci da di farlo
? Io ho in odio non meno la foperftitione, che la herefia. La gonfiatura della colonna, come �
quefti tempi ella fi intenda pare che ella fia nata dalle regole detta diminutione, � raftrematione detta colonna poiia d� fopra.
VQ
40
ja
«e
GAP.
-ocr page 85-
TERZO.                                                         ft
CAP. III. DEL FONDARE, ET DELLE COLONNE, ET
DEL LORO ORNAMENTO, ET DE
GLI ARCHITRAVI.
E fondationi delle opere gi� dette di quanto (otterr� fi ha da fare, deonfi cauarc, f� trovar fi poifo-
no, dal fodo, & poi nel lodo, quanto ci parer� per la grandezza dell'opera con ragionedeono effer
fatte, & quella l�brica per tutto il fuolo, quanto pi� l� pu� fi faccia foda, & fopra terra faccianfi i
muretti fotto le colonne per la meta pi� grosfi di quello, che eller deono le colonne, accioche le
parti difetto pi� ferme iiano, che le parti di fopra.
Et quefii fi poffono chiamare Stercobata, quafi ferme piante, perche fomentano il pefo di tutto l'Edificio.
IO
Oltra di qu
fczz
eito gu fporti delie fpire , & delle bafe non deono ufeir del uiuo, & coli di fopra effer deue feruata la °rof-
a del muro, ma gli {patin� nero effer deono fatti � uolti, ouero fiano ben raflbdati � � battuti, accioche fian ben
rattenuti, e collegati.
Uauendo Vitr.trattato di quelle co/e, che da lontano in confufo, e5* & appreso pi� dijlintamente uedetno , accioche non paia, che le pano fola-
mente nell'aere, ty che le non habbigno piede, egli uuole trattar ielle fondamenta di quelle, er con bell'ordine dal fondamento fin alla ci
ima
ci far� nafeer la fabrica. Dimoj�raci adunque prima quello, che fotto lefabnche deue tiare, er uuole, che imitiamo la natura, che negli al-
beri fa le parti inferiori pi� graffe
, che le fuperipr�,percioche meglio fi fomentano i carichi, il piano adunque douefi deue fabricare, onero
duro, � fodo, naturale
, eyfirmo,ouero tenero..molle,� di terreno gi� moffo. Diuerfamente f�nderai nell'uno, ey nell'altro terreno, perche
doue trouerai la terra foda,cauerai per fondare, cy farai laf�ffa tanto larga
, quanto porter� la ragione deU'opera,che dei fareje il terreno iQ
fer�molle
, � fera tale nella foperficie-, � profonder� molto, f� � nella foperficie ,caua infimo, che trom il fodo, f� prof�nder�, bifogna farli
la pacificata ben battuta
, er raffodata.il fondamento � detto fubfiruttione, che altro non �,che la fabrica, che fi fa fotto terraf�n cheli ueia.
quefia effer deue di fotto larga
, er pi�, che afeende,pmfirijirigrie.il terreno della f�ffa deue effer cauato egualmente,^ fatto piavo, er egua
le per tutto.accio il pefq della fabrica lo calche egualmente
, ne i pareti facciano danno.ielarghezze delle f�ffe per le fondamenta dal iudicio
deli' Architetto fecondo le groffezze delle mura, le grandezzedelle fabriche, ey le qualit� de terreni far fi deono, perche pu� accadere � nel
far un gran paUazzo, � un t empio ,� un ponte, chele fondamenta effer deono continuate per tutto il piano di fotto con perpetua muratura
,
'come poi appari del piano batterai leuato la fotto muratura � fondamento. A U'bora,tu dei fare alcuni muretti, che stereobati fi chiamano er
aUroucfliiobati,quafi piedejiaUi,� piedi delle colonne}benche altroue stercobata uoglia dire il bafamento di tutta la fabrica, che in alcuni edi*
fui �fatta�fcarpa.ma che fptiui intenda il piedefiallo fi uede per quelle parole.
Et fopra terra iaccianfi i muri fotto le colonne.                                                                                                                      Q
fio � quando la fabrica comincia � feoprirfi, er iiederfi, i muretti fotto le colonne altro non fono, che i pkdifiaUi, quefii effer deono pi� grof*
fi per la meta del fiujio delle colonne da baffo. Ecco la ragione.la ffiira,ey bafa iella colonna nonfforta pm infuori per lo pi�, che la meta del*
la colonna per groffezz4, fio � per un quarto da un lato,
er per un quarto dall'altro, er quej�o nella Dorica, perche lo ffiorto della bafa lo
nicafifa d'una quarta ,
er ottaua della gro'jfezz* della colontta,come anebo della Corinthia.Vuole adunque Vitr.che il piedefido,che � fotto
la colonna fu per la met� piugroffo della colonna
, che fi deue por dtfopra.ey dipiu uuole, che gli ffiorti deUe bafe che fono tanto,quanto e la
larghezza del zocco,non efehino del uiuo. ci� � del quadrato del piedcj�a�lo.ey ieuefi anebo auuertire, che per quefto nome Stilobata,fe bea
ne s'intende quello che � fotto le colonne
, come piede � pofiimento. per� anebo fono i Stilobati congiunti uno con l'altro mediante quella ag*
giunta,dellaquale parla Vitr.qu�
fotto.tr? per� tutto quel legamento, � detto ancho Stereobata fecondo la efbofitione del nome, che detto ha*
uemo
, er tutta quefia fabrica � immediate fopra terra, ey fi pu� ancho Poggio nominare.ma del Poggio ne ctiro qui fotto. deuefi auuertire,
che i buoni antichi f� ben faceuano il bafamento pi� largo della fabrica di fopra. non per� lo faceuano
4 fcarpa in modo, che difeendesfi con 40
una linea non � piombo.md in modo di gradetti, come dmofira quefia figura qui fatto.
Et ancho difopra la groffezza del parete h deue feruare.
Ci� � che la parte inferiore fia di quella difopra piugrofja, maglijb-atij, che fono tra un piedeflaUo
cr l'altro,ci� � nelle fondamenta deonfi legare in q�eiio modo, che onera fi ficcano in uolti
, co*
me � lo Impi� d'un Tempio ritcndo nel quarto.ey ancho nella facciata d'un tempio di otto colon*
ne difopra, ouero fiano raffodatt con pali, ey ben battuti
, er firmati, er � questo modo i lega*
menti della fabrica feranno firmisfimi.quefii uolti fono {lati ritrouati perfcem.ir laffiefa, cy fio*
no uolti riuerfi.mache impediffe che non fiano ancho uolti dritti, come fono ne gli effhnpi detti
hora.ma come fi ra�fodi,zy battino le palificate con kfijluche ,che noi becchi chiamano
, non �
akuno,che nolfapp�a,^ queflo e la regola d� fondare ne i luoghi che hanno buon,
er fodo terre*
no,comefoiio quelli di Candia tenaci?fimi,cr fir;nisfimi,ne 1 quali � gran fatica il mare. Mafie
i luoghi ferano di mofio terreno,ouero pahdofo � tenero,come � Venetia ce infegna Vitr.dic�do.
Ma s'egli non l� troua il fodo,& che il fuolo ila moffo,ouero palu fi re, affiora quel*
luogo fi deue cauarc, & notare, & con pali d'Alno, � di Olino, � di Rouere ar-
f�cciati conficcare, & coni becchi, & altri ftrumenti fiano fatte, & battute le
panificate fpesfisfime, & gli fpatii, che fono tra pali, fiano empiti di carboni,
ck di fodisfime murature fiano le fondamenta riempite, ma poi, che fera battu-
ta la fondamenta?deonfi � lineilo porre i piedeitalli, fopra de i quali difponerai
le colonne (cosne difopra fi � detto)ouero nella maniera di fpeffe colonne come
ella ricerca, ou ero attre(come ciafeuna richiede, fiano di pm larghi fpath', � pi� liberi, � ragioneuoli) come difopra 6<y
fono fiate deferitte, & ordinate.perche nelle Areoftili � grande liberta di fare gli fpati] (come piace � ciafcuno)bene
fi deue pormente(che ne gli alati � torno,detti peripteri,collocate fieno le colonne in modo che quanti nani feranno
nella fronte tanti due fiate fiano ne ilari.
                                                                                                , ....
Vitr. �ffe nel capo antecedente,che lo alato � torno,detto Peripteros,haueua fei colonne in fronte, adunque haueua cinque uam. er da 1 lati ha*
ueua undeci colonne computando le angulari, adunque hauera dieci uani,ZT per� dice.
Perche cofi fera doppia la lunghezza dell'opera alla larghezza,peroche quelli,che hanno uoluto raddoppiar le colon*
ne ne i lati, pare,che riabbiano errato,percioche pare un uano di pi� fi ftenda per la lunghezza.
Et quej�o auuiene perche non hanno computato nel numero delle colonne da i lati queUe,che Hanno fopra gli ^guli, er cantonate , cheferueno
Ma fronte, ey ai lati, fi che bifogna raddoppiare i uani,
er non le colonne, cy quefta regola � nelle altre marnerebbe hanno colonne � tor*
no
, che forf� fotto queflo nome di Peripterefono fiate tutte comprefe,perche tutte hanno portici � torno. Fi« qui adunque hauemo le f�nda* 1Q
mentafiauemo t Picdef�alli, la Fabrica s'incomincia � leuar da terra,cy noi ragionammo deiPiedefidli qui fotto,bora fi parla de igradi,per
liqualifi afeendeua al Tempio : quefii erano nelle fronti, come in molte piante difopra fi uede
, erano ancho d'intorno,come nella pianta del
Peripteros,difei colonne � pof�oxon una is�effa ragione fi regola il numero,?altezza,
er la larghezza deigradi,(y per� dice Vitr.
I o-radi nella fronte in quello modo fi deono formare,che fempre fiano difpari,perche falendofi al primo grado col pie
" &deftro,lo iftelTo piede eotrandofi difopra nel Tempio fera pofto.Ma le groflezze di que gradi cofi deono eller tenni
nattjChe non i�ano pi� grolle di dieci ditaaie pi� fonili di none, i refiringimenti de i gradi non meno fiano d'un pie*
1                                                                                                                                                                   de �
-ocr page 86-
a +                                                            LIBRO
de e mezzore pi� eli due,& coli f� d'inferno il Tempio far fi d#ono i gradi,a inficilo modo fi faranno.
l� piede afeendendo prima sf�lza, pei s'allarga, quitta mi fura, che fi fa alzando � detta grafffzza del grado, quella, che il piede calca, e? s'allora
g.i per fcender all'altro gradone detta da Vitr.Rittrattione,io larghezza nominurei. Qui Vitr. non dice, che i gradi cffer debbiano pi� tre,
che cinque, ne pi� cinque, che fette, nero � che egli � fato auuertito, che nelle antiche fAnche non s'�.pajfato il numero di noue,
e f� pure
paffma,j�faceutt un piano,
er una rittrattione larga,che noi requie chiamiamo ,fopra laquale fermandof�gli buaminift ripofano dopo la fa*
tica delfaltre.
1 Gradi alti ouergrosfi deano cffer non pm di di�ci parti d'un piede, ne meno di noue, ma f� fujfero noue, � meno di dieci,cer-
tamentefarian pi� commodi, pone adunque Vitr. i, termini del pi�
er del meno, ma i di noftri fi fanno minori; il piede � partito in dodici on-
de, defunte fono dieci, dodrante noue dita graffe, cio� onde,
er quella, �, la regola de i gradi.
Ma s'egli fi nona fare da tre lati il poggio d'intorno, Infogner� guardare, che i Quadretti, le Baie, Tronchi, le Cornici,
�k le Gole conuenghino col Piedei.tilo,che � fiotto le fpire delle Colonne.
Cio� f� il Piedeftale biner� Quadretti,Ltftctti,Troncbi,Gole,Cornici,Bafe, b altri membrellfi tnedefmifano ambo nel poggio, comedimoftra il
lato eleuato del Tempio difei Colonne Peripteros nominato, pofto qui fotta
, ma perche il Piedeftale fopra ilquale, era la Colonna ufema del
dritto del poggio, et fi ritiraua in entro,
er tra piede&ale e picdes�alefaccua una concauita, che Vitr.chi.ama alueolato , pero era ntc�fftrio
che
V �tr. ci dejje U regola di agguagliar, cr poggiar quejlt piedeilali, accipche fi fapejfe, quanto haueuano ad ufeir del dritto del poggio.
. Et per� dice,
Ein quello modo bifogna che il Piedeftilo fia agguagliato, & pareggiato al poggio, che egli habbia nel mezzo, Tao-*
giunta per gli fcamilli impari,e difeguali,perche i'egli luffe drizzato � linea, egli fi nedrebbe con l'occhio il letto,e,ca
uo, ma come a far quello fi facciano gii fcamilli conuenien ti, come di moke cofe la forma, & la dimoftratione fera
nel fine del Libro deferitta .
Tteono i P iedejhli ufeir del dritto del poggio, cr quefta rifalita Vitr. chiama aggiunta, cr la parte, che u� di dentro, che � quella del poggio, �
detta aluebato, il nome di fcamilli in nero nonji troua, che tofappia, ne <�reco,ne Latino, crfe bene uolefje dir Camillo, quando fi dicejfe C4
mil�us nel genere del mafehio, io direi, che la intenhone di Vitr. farebbe chiara al modo, ch'io ho detto, perche Camd�us liei-Quarto I tbro �
una cajfa, � firma che egli ancho chiama loculamento, le cafjelle, � celle delle Api fi chiamano Camilli,ejr tutto quello ,cbe fepara una cofa dal*
l'altra, come in ca(]a e con quello uocabulo nominato ,feparando adunque i PiedeftiU uno ffacio dall'altro del poggio , perche non fi poffono
dire Camilli ciafeuno de quejpac�j rinchutfo da, i, Piedejltli f ma con licenza fi pojja ufare quefto nome nel genere del m.'fchio, che � neutro,
io non lo faprei dire. �lfenfo pero � come ho detto , ilche prouero ancho poco di fatto. Ma quello, che Vitr. forf� feorrettamente dice-
S Camillo, direbbe meglio Scaptilo,perche Scapilium, che in Greco � detto, Noton,gli antichi p�gliauano,
er per lefpatte,cy interfcaptllium,
dicefi quel cauo, che come una ualletta � trappofto tra le fratte, mafia quello fi uogha, quifotto uederemo, che Vitr. ha intefo, quello che noi
intendano,
er f� Scamillus uiene da Scamnu, per diminutione, er chef traduca Jcabelli, perche i Picdes�ili fono come fcabelli, non s'impedi-
rebbe il noj�ro fentimento. Ma tempo � che fecondo qnello, chef ha offeruato nell'antico fi dia la regola de t Piedeftili,
er' de i lorofporti,
er dele mifure, � membrelli con chef adornano, er nos�ra intentione �feguitando l'ordine del Filandro porre manzi fecondo ciafeana mas
niera la dijfegnatione di tutta la �ncollonatura dal Piedejlillo fino atta Cornice,?? dalla Cornice fin'atta fomm�ta del Fro;iti/p;cio,accioche leg
genioft Vitr. s'intenda,
er la origine de i uocaboh, er dette cofe, er la ragione di tutte le parti. Senza chef affaticamo nel tejlo, er queftd
parte tutta e dell'ornamento, pero � degna di confideratione,
er d'auuertenza, perche io ho ueduto molti eccellenti difeorfi de ualent'buomi*
nifopra le cofe deli'' Architettura,et che h�no bene efflicate le ragioni delle maniere di efja,ma quando fono uenuti alle particelle,et membreU
li,non s'hanno faputojbrigare,han fatto le cofe fgarbate, le parti pouere,gli ff orti feemi,
cr altre cofe, che hanno leuato lagrat�a allefacoa
pie loro,dellequaligli artefici pigliando le forme dette opereranno mancato dalla bellezza,
er dal garbo, che deono batter le cofe. Deonfi, la
doue fifa il poggio, fare i Piedeildi continuati dalle parti, ma lojpatio che � tra un Piedeftilo,
er l'altro detto alueolato, � continuato che fu,
� con colonnette fatte a Balauftri, deue retirar fi in entro,come dimostrala figura quifotto. Bench� ella effer debbia netta fronte di otto co*
fanne, che per iimduertmz.4 e fiata fatta di dieci, e gli fyatij fono giufli, fecondo la bella maniera,
cr ui, �, l'impie, cr ilfiancoii (jfa.
i
-ocr page 87-
T E R Z O.
ss
-ocr page 88-
L I B R O
s&
"^^T"
-ocr page 89-
T E R Z O.
�7
^^
X
-ocr page 90-
J8                                                            LIBRO
Cottiengono tutte le Tabriche nelle findamenta,detie quali s'� detto Uafianzanelfecondol.!bro.Sopralefindameta,�gradi,�pogg�,cheu�ftano
' finamente f� ne � dati la regola poco �i [opra. De t piedej�dli b�ra parleremo jbno di due modi t picdcflM
, prima tutto Uba/amento d'una
fabricaf� pu� �re ptedefxdk,in Greco ftereobata quali fede piante-fon dette,perche con perpetua fodezza legano la f�rica diiitcr,no.L'e§em
pio � nelle piante d'alcuni Tempi foprap�fii,come del Dipteros^j deah �pethros. O' nel primo Tempio ritondo nel quarto, dou�j� uede che
corre quel legamento intorno , fopra ilqualefi pofano le colonne,
cr nella parte dinanzi fono i gradi ferrati tra quel legamento, l'effetto di
metto bacamento � per Iettar la fabrica da terra , cr darle fodezza.� maefi�,
cr per ornamento.fpeffogli antichi ui poneuano delie fiatile
Ime fronti, U dotte da una parte
, cr l'altra erano dal bafamenio , che ufciua dell'ordine delk colonne dinanzi, per legar i gradi, cr quefeo
poiW4 efferato per la quarta parte della colonna.
I piedef�li{che cofi correttamente fi deano chiamare) bench� fa nome comporto del lati*
ito, & del Greco ,fono come piedi delle colonne , non fi danno, per quanto fi legge in Vitr. � fi uede nell'antico, ne alle opere Doriche
, ne
alle Tofane , per� quelli de Moderni, che.danno mifare de piedejlih, pare che s'habbino di lor capo firmati in quegeneri i piedejilli. Ma
,
nel ionico Corinthio, cr compof�ofe ne trauma, come nel prefente libro, cr nel quinto douefi parla del Poggio della Scena in Vitr.fi ue-
&,cr molti effe'mpi ne fono in Rema negli archi', Tempi, Theatri, cr Amphitheatn. QueAt hanno diuerfe �mfure,z? tutte pere fi cauano
'del'altezza, della colonna con la Bafa
, V CapiteUo.perche altri fono la terza parte, come quelli deWarco fatto al CaM uecchio di Verona
d'opera Cormthia , Z? fommamente lodata.altri fono per la quarta parte, come fono in Roma-quelli dell'Amphitheatra detto Colifeo. altri
fono d'utu quarta � mezza , come neU'drco fatto da Traiano in memoria della uittona di Dacia fui porto d'Ancona,
e~ � opera Corinthta
bella � fch�etta. Altri della quinta come alcune fi � affermato,. Siche non ci � determinata regola quanto che'l ionico , il Connthio
, omero il
compojto habbia pi� quejia mifura, che queWaltra ^bench� Vitr. nel quinto ragionando del Poggio delle colonne delia Scena, lo faccia d'un
terzo profonwnando,
<T il Poggio, cr le colonne al Diametro dei or chefir a, c~ � beUisf�ma f�rma, il tutto e pofto ih darli grafia, � nel .
compartimento di [tuoi membri.
I pkdejlili adunque per le fatte ofieruatiom fi partir anno in otto parti deUa loro altezza,di que f� una u�
perki ornamenti � membretti difopra,che fono come capitello del piedestallo,due fi danno alla Eafi, il rcjio al dado, � tronco di mezzo. La
,
bafa fi parte in tre parti ,due fi danno al zocco, l'altra alle altre parti, in alcuni fi uede la Bafa partita in due parti, una. dettequdi fi da al
zocco,! altro atte altre part�. Si che gli ornamenti di fatto, � membreUi chefunojona doppi in altezza a gii ornamenti � membreUi �fopra.
Solenti» gli antichi fotta il Zocco de�piediftiio porne Un, o due altri, non meno alti di tutta la 'Bafa dei piedi fallo, zf questo per dar gran*
dezza
, CT fermezza atte opere, & qticfti zecchi fi poffono chiamare Stereobata,& neUe belle opere fono di marmi, �di pietre uiue, noi ne
hauem�pofto diuerfe firme fecondo le mifure�proportioni trottate nell'Antico ne i disegni de i Tempi difopra. Soleuanofimilmente [otto
l'orlo detta Bafa della colonna bcnejbeffo porre un'altro zocco
, come fi uede in molti Archi, w tutta la bafa col detto zocco, era d'un ptz*
zo,perche Me pi� atta � foftener i pefi, come fi uede neWArco i Ancona, ne gli Archi di Septimioji Tito ,e�iConfiantino in Roma,
cr in altri litighi d'Italia. Ma prima che io deferiua cofa alcuna, mi pare conveniente eff onere l'origine, cr la ragione de i uocabuli, z? no-
mi pot�, alle pam � membri delle Babnche, accioche fempre non fi ritmile da.capo. Qui a faranno i nomi Greci, � latini,
cr uolgan ufi-
tati in Italia,
cr le figure partitamtnte. Tu la colonna come s'� detto, ritrouata per fof�enere i pefi , ZT prima era di legno, cr ritarda. ?
Crebbe poi il defideno dette grandezza, Cr detta perpetuit� con la concorrenza, per� fu la terra foUeciiata, cr i marmi dalle ni/cere di q
la canati, la onde le colonne di marmo hebbero luogo, ma in modo che tenefj'ero qualche p.miglianza con le colonne
/ Me di legno. Qi
baueuano dalle tts�c,accioche per lo pefo non fi ftndcffero, alcuni cerchi di ferro, cr alcune amila, che rtj�r igne nano t capi loro, dotte gli
Architetti ad imitatone di quelle induger� le fafeie difopra,
cr di fiotto i fttjli delle colonne, cr � poco � poco accrebbero quelle pam di mo*
do,che difopra k colonne chiamarono quella parte Capitello,
cr di fotte Bafa. nella Bafa offerirono, che la larghezza firn fufi� m. g- e
de�l'altezza, dipoi che fbortdje alquanto pi� del fujh deUa calonna,ad imitatme dei piede humano,
cr cofi ambo l'infima pane deUa Bafa
Ut alquanto piulama di queUa difopra. Si come era il piedeBlio pi� largo deUa Bafa, ZI il fondamento pi�largo del piedeMo. Bafa
� nome Greco chiamaf� ffira il Latino, perche fpira lignifica giro
, cr le bafe uanno � torno come anella^di doue hanno prefo l'erigine le par
ti flit. Trottanti ctuefie parti,manbreUi ] er adornamenti nelle Bafe, Plinthm, Torus, Scoda, Trochilus, quadra, Supcrahmn
, A/bvr-
ga lus. kfigmfieation� de i quali nomiferanno ordinatamente qui pofte. Vlinthus � nome Greco fignifica mattone, Laterculus latafkum 4
e detto in Latino da alcuni, ma Vitr.ufa il nome Greco fatto latino, quefxo neramente fi chiama orlo da Moderni penti, penne zocco e
quello che � fato la bafa, che fotta Bafa nominarci, l'orlo adunque � di figura quadra,
cr aticho di figura ritonda, come nelle Bafe T�fca*
ne fi uede ere la parte inferiore della Bafa. Torus � un membrello ritondo,che u� fopra l'orlo,� Stiuas in Greco detto,cr fi chiama Torus,
perche � come unagraffezza �gonfiezza dura e carnofa
, ouero come un piumazzetto. noi perche � ritondo lo chkniamo Buj�one, cr per-
che tondc�gia come una fune, che � detta rudente in Latino, Trancefi lo chiamano rond, bench� femano ancho il nome di Bozcl, che figni*
ficaio ii�effo, che Torus
, Scocia, � Greco fignifica ofeuro, perche � un.membro cauo che fa ombra. Moderni lo chiamano cauetto, altri.
fcorza,zcrchtecome�4fc0rzademzzobaj�one,Francef�contrabozel, latini orticaio tolto dal Greco Trochilus
, perche asfmtiglk. ad
una rotella, che fui taglio habbia un canale come hanno i raggi delle taglie. Quadra � l�ftetlo}�r filette in Vrancefi che � lagroffezza di alca*
ni membretti,
er e un pianuzzo, � regok quadra difopra il cauetto, fi come � ilfuperalio /opragli Ai�ragali. Afiragalus e cofi detto dalla,
firma di queU'ofio, che e nella giuntura del collo del piede. Latinamente � detto Talus,che uolgarmente fi chiama tallone, ma gli Architetti ${
Mr ddla firma tondino il disvio, i diffegm�i questi membreUi paratamente [animo ne i membri con le lor lettere ihnoflrati qui fotte.
In Bafa
-ocr page 91-
/
TERZO.                                                      t9
la Bafa Tofcana hadiqutf�e parti Vorlo,<sr il battone, la mifura di quej�abafa � quef�d. Sia alta quanto la meta del Diametro della colon
u�, quefta altezza ft diuiie in due parti Juna fi da all'orlo, ilqual in quefta bafa e fatto � feftaj altra fi da al baftone con quella parte,che apo
phigej� chiama.^ apotbefi,ckefono certe piegature dalle tefte delle col�ne,che danno gratta mirabile quando fono ben fatte,®- pare chef Kg
gmo,
er fiano ritratte , er per� hanno m Greco quelle nominanze apothef�, er apophige, ©" quella difopra � detta collarino, quella difet-
to e detta ambia,
er fono m mo do,che je amendue fujfero congiunte farekbeno la forma del cauetto, perche S'una e come una meta er fai*
tra,!''altra meta del cauetto. I o fforto deU'orlo e per la terza parte dell'altezza della bafa, il baftone ha tanto di fporto quanto l'orlo,
er fi
fa con la fefta, fi come ancho l'orlo, bench� qui pare quadro.per� dal fuo fondamento fi conofce. il Semtdiametro,dalqualj� caua ti baftone �
termine della ambia � apophige. laqual ambia e per la quarta parte deU'auanzo oltra l'orlo, ci� � la ottaua di tutta l'altezza della Bdfa.alcu*
ni chiamano la ambia anulo,� UfteUo,� lembo deli'apophige,quefte parti negli altri generi fono parte della colonna, ma nel Tofcano fono par
ti della bafa, egli fi parte in tre parti loff>acio,che e del dritto delia colonna allo /porto della cimbia^y f� ne riporta una infuori dal punto o
cr la doue termina fi fa un punto, come qui fegnato a, er lui ponendo la fetta fi fa la decujfatione difopra al punto b. er quella iftejla lar= l0
ghezzafe riporta/opra ilfufto della colonna al punto c.dal punto g.che e il dritto della colonna,
er ini firmata lafeQafifimfce la decuffatio-
ne nel punto b.ilqual punto e il centro di far la beUauolta dell'apophige.
er quefta regola fi ferud difopra, er difotto nelle colonne comel�
Meder� nella defcrittione delle altre.Le colonne fiano alte fette tef�e con la Bafa.,®- il Capitello.ma raSremate la quarta parte della lorgrcftez
za da piedi}cio � uri'ottano per parte.
helCapttenoThofcano a fono quefte pam. Abdcto Bcbiiw, Vypotrdehelium cum Aphtgi, nel Capitello Dorico �fono queRi Cimdcium,
vuuhut Echtnui pars qu* t�ypotrachelio contrahitur column^nelCorinthio ci fono quefte, Abacu^voluta, Elos,Caul�culi, Folla, nel*
l iomco,Cimattu, Abacm,Voluta, Oculw,Canal�s. Balthei Vuluinorum,Axes Volutarum.Tutti i Capitelli adunque conuengon nell'Abaco,
er in quejto, che tutti ji pofano, cr s'incontrano con le linee ciafcuno della colonna fua, perche adunque tutti conuengono nell'Abaco, per�
hanno le parti difopra quadrangolari. Abaco � tauola quadra, operculum detta da Leone. Dado da noftri
, perche � di forma quadrangula*
re, quetta nel ihojcanofipuo chiamare zecco, � Plynthus
, le mifure del Capitello Thofcanofono quefte, prima erti � alto quanto la bafa, 7o
cio� per la meta della groffezza della Colonna da piedi, quefta altezza fi diuide in tre parti, l'una fi da alZocco difopra, qu�l di mezzo al*
l Echino, la terza aU i�ipotrachelio con l'Apophige.Echmofignif�ca il riccio di caftagna,il riccio animale d'acqua,®- di terra, chiamafi que*
Ita parte Echino,perche in eftafi fcolpiuano i ricci di caftagna, douemo imaginarfi molti ricci uno appretto laltro aperti
, er che moMno te
caftagne come quando fono maturi, quefti fanno un bel uedere,®adornano que&a partemirabilmente'. Vitr. chiama encarpi parlando del
Capitello ionico, i moderni chiamano quefta parte uuouolo,nonfapendo l'origine
, � parendo loro, che fiano amoua Jcolpite in queUaparte s
m non e da contender fopra le parole,pure che fi fappiail fatto,
G .           Md
-ocr page 92-
LIBRO
jo
Ma comep facciano,& quanti uoglino effer,& comep compartifcbinojo diro qui [otto ragionando del Capitetlo ionico. Hypotrachel�o � fot*
to gola alUpm�glianza cop ietto,come il pi� de nomi dette parti fono pat� pnf� dalla fmiglknza deUe parti del corpo hummo,facciap adun-
que il dado � Vlintho per un fej�o dellagrojpzza d�lia col�na,che uien ad effer un terzo della meta del Diametro,Il uuouolo occupa la parte di
mezzo,queP'i accioche bene, &■ �feflapd tirato bifogna tirarp in entro dal dritto della colonna una parte deUe due, che e dal detto dritto atto
fyorto del dado
, er iu� poner l� un piede della fefta come nel punto i, er allargando alla eftremita di quel tipetto, che u� fatto il uuouolo il*
qual liMlo, e alto la fepa parte di quell'ultimo terzo,cbe l� da allafottogola � fporto,tanto quanto egli � alto, p tira la parte del giro del uuo*>
uolo aSS abaco lafciandoui per garbo alquanto di prominenza, fornito� uuouolo, et il l�&etto,p ferra di fatto l'altro terzo contratto aWBypo-
trachelio, con lafua bella piegatura fatta conia fopraietta ragione
, chepfafotto al piede della colonna l't�ipotracbdto garbato p fa in quel
modo che p fa l'Apophige.
io
Ab<tc@
Vuotalo
LifteUo � gra
detto
Collarino
Astragalo
Apophigi*
ouer Q�mbk
5 a
E alto il doppio del UPeUo fotta t uuouolo, lafua ambia � alta la meta,cioe tanto quanto � il tipetto, il fuo tondo fborta dira lo jforto del tipetto
detto,perche lafciando cadere una l�nea a piombo daW eftremita del Metto, (opra quella fera il centro di far il giro, � tondo predetto, etfopra
la ipeffa cade lo fporto della c�mbia
. Ma la piegatura /�tto la cimbiap fa al modo fopradetto, facendo il centro {comep � detto). Et cop �
fornito il Capitello Thofcanojopra ilquale p pone l'architraue, con quelle ragioni, che porta la ragione deWopera,ma,�, di legno, perche,
per la diUanza dette colonne, che fifa � uoglia d� chifabrica
, non p pu� fare di pietra fenza certo pericolo, come s'� detto di fopra, questi
traui uanno a pari l'una dell'altra, ma cottegate con alcuni inca�n fatti � coda di Kondine, chmunp compattile* da Vit.er quell'incavi fub*
fcudes
, vfecuricle, ey fono come dimos�ra lapgUra qui fotto. pero le traui fono appar�, ma larghi due dita una datt'altra, accioche non fi
putrefaccffero, quando p toccaspno,^ che l'aere non potefje poffare
er qui fotto fono le forme di dmtrfe l�gature d� trwjsr incerature di 40
legmm^acc�ochepiano ben cbkMtejz? legate infume. Ma la trauatura Thofcana � nel Quarto Libro la douep parla deUe opere Thofcane.
il
3
"S~7
A\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\mn\\^^^^
JQ.
^//m//mm^?//Mmff/7mmfmjm^7}tmi(,,mniiimmuMh
1~P^                V 3
}. 1
il Dorica
-ocr page 93-
TERZO.                                                        9t
ti Dorico non ha Bafa propid, mi f� le da alcuna f�ttala Uafa attica, lacuale fi f�rma diquefte parti, Hinthm, Torm Inf�rior, Quadra,Scoda,
torm fuper�or, quefte di gi� fono dichiarite, che wfa fono, ha dunque l'orlo}due baftoni,un cauetto tra queUi,con i,fuoi quadretti, �gradet
■ti gl'uno di fopral'altro d� fotto,k mifura � queftaj'altezza � per U meta dellx groffezZA della colina, la longhezza � per unagroffezza, �
,
mez Z*, par tifali poi la-groffezza della colonna in tre parti una fi dia ali! altezza detiorlo,il retto, cio� le due fi par tifano in quattro parti,
�l�a&one di fopra f� se dia una, le altre tre fi partifcano in due part� eguali, l'uni fi dura al bafione di fotto, l'altra al cauetto con ifuoigra*
ititi partendola infei parti, una dellequali fi da al gradetto di fopra, l'altra al gradetto di fotte, le quattro al cauetto
, lofporto del battone
dtfotto u� � pari dell'orlo, fi fa �fefia come � fopr detto,lofporto del gradetto di fotto u� per dritto del Semidiametro, del bujione di fopra il
cauetto 4 dritto della c�mbia, lofporto del bafione difopraoltra del gradetto di fopra tirato �fefia, la cimbia a pan del Semidiametro del ba-
fione di faprajlquale Semidiametro � un terzo dello /porto dell'orlo oltra lagroffezza della colonna lo fmufo,ogiro dell' Apophige u� � que*
fio modo, chef rippona manzi una delle due parti delio/porto della cimbia dal druto della colonna come da b
4*0" dall'r all's.cr pofio il pie* 1 o
de nelx.o neWsf� allarga lafejla aU'a � uero allo, er quella difianzaj�npporta dallo a al d,� uero dall'o al q. fui dritto della colonna,
e?'fauna
dofi centro nel d,o nel.q.fi fa una parte di giro nella parte efteriore, crcofi pofio il piede nel punto.b. � uer.r. fi taglia quello giro di prima
co« uno incrpcciamento, ne i punti ecjh.<p' lui � il centro da tirar l'A pophige, ma il cauetto fi tira ad occhio, crcon garbo.
G il
r
-ocr page 94-
,*                                                             LIBRO
La colonna � alta fette teflc,crfiraflrema fecondo la ragione dett'altezza fua,come fi dira poi. Mail capitello ha quefie parti Cimatura,Vlin*
thws,Ecbinmco ann'�is,par s,qu<s Hipotrachelio cotrahitur column�,cioe cimafa, zocco,� dado,uuouolo, annetta,coUar�no,del�eqiuli s'� det
to donde derriuino,
CT cheftgnificdtione habbiano, bora fi dir� delle mifure, kgroffezzd del Capitello^ per la meta della grojjezza della co
lonna, la larghezza, � per tutta lagroffezza della colonna,
er di pi� unfei�o fecondo Yitruuio, ma nell'antico fi troua, er riefce meglio un
quinto per parte,partirai lagrojfezza del capitello in tre parti, una dellequalifi d� al zocco con lafua cimafa,?dtra al uuouolo co i fuoi anel
li. la terza fi contragge all'Hipotracbelio, � collarino della colonna , di modo che la larghezza del Capitello � due quinti pi� della groffez-
za della colonna,faltezza del Vlintho con la cimafa,che � la terza parte dell'altezza delcapitello,f� parte in cinque parti,tre dellequalifi dan
no al zocco,due alla cimafa,
er quelle due fi partifcono incinque,tre fi damo alla cimafa, due al quadretto di fopra, finito il zocco, ©* U ci"
tnafafeguita il uuouolo,
er gli anelli, que�o occupa Vuna delle tre parti dell'altezza del capitello , quef�a fi diuide in tre parti due fi danno al
uuouolo, una �gli aneUi,chefon tre, alti tanto, uno quanto l'altro portano la meta della loro altezza, pigliafi poi l'altezza del uuouolo fo* x 0
lo con la feda,
er/i pone il piede fu la ej�remita dell'anello, �gr�eto di fopra, er nella parte di dentro fi tira un poco di circonferenza,^ p�
fio poi un piede della fefta fatto il Plintho,� zoccofaltrofi riporta � quella circonferenza fatta prima,
er doue s'incrocciano lui � il centro
da tirar il uuouolo,ilqual fornito con ifuoigr�ett�,fegmtala parte, che fi contragge al collarino
, detta fottogoU, er da alcuni fregio; laqual
con lafua piega gentile peruienefin alla cimbia,
er aftragalo,o tondino, er s'incontra � piombo della raflremat�one de fopra della colonna,®-
il tondino, � alto quanto fono tutte negli anelli,
er la meta di uno, porge infuori quanto il uuouolo. La cimbia, � alta per la meta del tondino,
porge a piombo delfemidiametro della uolta del tondino, il refto fi fa al fopr adetto modo. Sopra il Capitello gli antichi foleuano porre una
aggiunta non molto alta,che pofauaful zocco, � dritto del uiuo della colonna di fopra,
er quejlo faceuano, perche l'architraue fi pojTaficful
uiuo del Capitello,
er iella colonna, er non rompeffegl�fporti, la figura � queda.
Varchitraue detto trabs,eon le part� d� quello che gli Ha fopra ha quefl� uocahuli Epiflil�um,Tenid,gutta:,Trigliphi, Metbopa',reguld,CdpituU,
Canaks,Vemora,Cimatium,Corona,Timpanum,Acroterk,Sima.Lefignificationidettequalcofefonoquefie.Bpifi�liu^
fopra le Colonne,� Capitelli per nomegenerale,mapropiamente � la Traue maeflra,che Architrauef� chiama uolgarmente.la f�rza del nome
Greco come impoBa � fopra colonna,quefli nelgenere Dorico ha unafafcia � benda,che Tenia fi chiama,fotto laquale con una regoletta fono
intagliate legocc�e,che fanno leffctto dettegoccie dell'acqua,^fono fei di numero per ogni tefta di traue,che Trigliphofi chiama,
er la ragio
ne di quefti Triglipbi � quej�a.s oliano netta fabrica di legname nette fronti portar e le tej�e de traui,lequaU Opefi chiamauano, et lofpacio
che era
J
-ocr page 95-
TERZO.
&
G ili
-ocr page 96-
94                                                             LIBRO
che era tra una tefla,zr taltra Metopafi diceua.hor perche quelle tefxede Traui nonhaueudno4eiktono,cof� nude,�fcoperte,per�gli Anti*
chi imponeuano alcune tavolette,
er quelle con diuerfi colori di cera copriuano, la doue quelli, che non di legno nudi pietra magnificamene
te �aiwrarono,ad imitatione di quelle teRe fecero quelli membri,che Trigliphi chiamano,quaf� Trifola,perche fono tagliati in tre Canali da
i quali par e,che le goccie difeendino
, quelli ff>acij che fono tra i Canali femora fono detti, noi li potresfimo piani nominare, i Trigliphi han
no i lor Capitelli, foprxa quali � la Cornice
, che corona fi chiama, perche cigne Vedificio come Corona, Moderni la chiamano gocciolatoio,
perche da quella cadono legacele dell'acque celej�i, & fono gettate lontane dallo Edificio, quef�a Cornice ha due Cimafe,� Gole, unadi fiotto,
l'altra di fopra, & fono adornamenti fmuSopra la Cornice � il �rontejf>ic�o,� TaBigio, che ha i membri della Cornice
, er un piano che fi
chiama Timpano, da i lati,
er nel mtztofono alcuni P�laftrelli detti Acroteria, quafi fommita Jfiaftigij-, fopra i quali s'imponeuano alcune
figure, quelli da i lati mniuano � morir nel tetto da una parte , quel di mezzo era libero d'ogni banda. Sima � una gola fchiacciata, per��
cofi detta, �fimiglianza del nafo delle Capre. Hora ttenimo alle mifure, l'altezza deUo Arcbitraue con la banda
, er legacele fue, per hi*
met� della groffezzd della Colonna, queila met� hora la chiamamo modulo, la Benda Tenia detta,i per Ufettima parte del modulo, le goccie
per la fefta parte ponendoui la regoletta, che ui u� fopra, laqual occupa una parte di quella fejia parte,
er le altre due fi danno alle goccie, .
l� larghezza deW Architraue,cio � il piano di fotta, che fi p� fa fopra il Capitello, effir deue tanto quanto � il Collarino della Colonna difopra,
perche cofi uenir� � pofarfiful uiuo, l'altezza de i Trigliphi 7� per un modulo � mezzojargh nella fronte un modulo.quefia fronte per lon*
goha due Canali intieri
, er due mezzi dalle parte, er fono tagliati in modo, che l'angulo della fquadra u entri nel mezzo , er le braccia fae
ciano le fronde i QT accioche pano giufti, fi parte la larghezza del Triglipho in fei parte,
er f� ne lafcia mezzd parte per banda per li mez
zi Canali, doppo i quali f� ne lafcia una per banda per il piano che Vitr. chiama femur. doppo il piano i Cartai^ ne hanno una per uno,
er
tra i Canali u'� il piano d'una parte i Trigliphi s'imponeno dritto i quadri deUe Colarmeli modo che il mezzo del Triglipho fia fopra il mez
zo del quadro deUa col�nna
: lemetope fono tanto larghe quanto alte, ci� � quadre, ma quelle che fono fopra gli angulifono mezze non apun
to ma meno della met�
, perche cofi. riefee il compartimento, come fi uedera nel quarto libro, fopra i Trigliphi fono i Capitelli loro, alti la 2®
fefta parte d'un modulo
, er fopra i Capitelli la Cornice alta �graffa con ifuoi amafi, mezzo modulo,di cui la quarta parte del mezzo man
dulo u� alla cimafa difopra, l'altra quarta alla cimafa di fiotto %
er l'altre due quarte allo fpaao tra una cimafa, er l'altra, la cimafa ha il firn
lif�eUo alto un terzo
* eygli altri due terzi fidanti'alte$o della firn piega. Sporta la Cornice, per la meta, er un fefio d'un modulo,ha ifuoi
tagli di foito, accioche le goccie cadendo non posfino ucnir longo il muro � le celarne
,er guajtarki er per quefia parte forf� � detta goccia*
latoio, quella parte da Vitr.� detta il mento della corona,
er quel taglio Scotia, ci� � caueito. Hora fi dir� d'alcuni tagli, er ornamenti ,
er prima delle Metope, neUequali gli Antichi fcolpiuano le tef�e di bue bendate, le patine da facrtficij, er altre cofe,dcue io laudo U
inuentione del Sanfeuino,che lui ha collocato Pwjegna della Republica noUra,col farui il mezzo Leone alato. Similmente fotta il piano della
Cornice alla parte, che guarda in gi�, � che fyorta infuori fi fcolpiuano alcune goccie fopra i Trigliphi,
er alcune refe fopra le meto*
f�, le goccie riff>ondeuano alle goccie fiotto 1 Trigliphi,queUe erano ritonde, quefie infirma di campana, � j�miglianza del nero, erano fei per
3e
longo,ey dieciotto per largo, & lafiguralo dimojtra. Del ~Eronteff>ic�Q diremo nel genere ionico, per effer una iftelTa regola d� tutti, H&rtf
fi 4 ir� della Bafit ionica .
tu Bafa ionica fi f�rma � quefio modiche k larghezzafirn per ogni uerfo e per un Diametro deUa colonna, aggiuntoui un quarto, er un'otta*
uo, l'altezza, � per la met� del Diametro
, Porlo � la terza parte-deli'altezz* il refiantefi parte infette, tre deU�quali fi danno al bafione di
fopra le altre quattro fi diuidono in due parti eguali,
er d'una di effe fifa il cauetto difopra con ifuoi tondini, er col fopraciglio l'altra para
te fi da al cauetto di fotta, i tondinifi fanno per la ottaua parte del cauetto, ma ben parera,che il cauetto di fiotto fia maggiore, percioche egli
fporterafinVll'eftremo dell'orlo. infom�tia lofporto di fopra fifa �queBo modo, fi piglia lagroffezz<t deUa colonna,
er di quella fi piglia la.
ettaua,
er la fefiadecima parte, er unite infume la ottaua zxfeftadecima porle ,fi diuide in due parti eguali, una fi npporta da un capo, er
l'altra daWaltro dalpiedi della colonna, er tanto � lo ffsorto deUa fpira,come fi uede dal punto a a' punto b.cj dal punto 0 al punto rfi rippor
ta poi una parte delle due quejlo feorto infuori come dal punto b Apunto c.ej dal punto r.al punto fiej allargata la fefta dal punto a,al pan»
to c.� uero dal o.�U's.fi ripporta quella lunghezza fiopra^ il dritto deUa colonnari punto.d.o' q.<& fatto l'incrocciamcnto dal punto b
er dal
d. da una parte fi fa centro nel punto.e.ilqualefa la bella uolta della cimbia al pie della colonna, il filmile fi fa dall'altra parte,
er i centri fono
fegnaiih. l'altezza della cimbia, � per un terzp ikU'�ltezZA tei bafione ^ilemtro del quale �fopr4 la linea
, che difeenie dallo.fyorto deUa
Cimbia^ cefi � fornita U Bafa ionica,
il capittU
-ocr page 97-
TERZO
?>
Il Cdpit�Bo ionico fi firma a quefto modo, egli fi piglia lagroffezza della Colonna da piedi,ey f� le da la dieciottaua partendo e fi �rnie Ugrof*
fezza della Colonna in parti dieciotto,o- fifa di tutta lagroffezza,
er di una di quelle parti la longbezza, � larghezza dai abaco, di modo
che al Diametro della Colonna la lunghezza dell'abaco,
er larghezza fera in propostone fefquidecima ottaua.que&a lunghezza fi duude in
due parti eguali
, er d'una di effe fifa V altezza del Capitello con le fue uolute, che fono certe inuogli fatti ad imitatione de cincinni delle <ioh*
ne.Tiramo adunque una linea della detta longbezza,et lafciamo da i capi cadere � piombo una linea per capo dettaqual afermremo poi. l ar*
tiremo la linea della longbezza in uenti parte,
er ne piglieremo due er mezza, er quelle due er mezza partiremo per meta, che leva una
CT un quarto, er Una met� riporteremo ad una tefta della linea della lunghezza, er nella parte di dentro fegneremo doue termina quella, t *
li f�mde faremo dall'altra tetta r�pportando Ultra meta\ nella parte di dentro, er iuifegnaremo un punto-, da que&i punti lafaarano cade*
re � piombo due l�nee che Vitr.chiama catheti quefle fmilinente feranno tanto longe, quanto le prime,che cadeuano dalle tette, m effe fi Dan
da formare le fronti delle uolute, in effe ha da ejfer il centro del? occhione Leone chiama Ciclus. Scranno adunque longhe parti noueemez
Za% deUcquali una � mezza fi dar� allagroffezza del Dado, le altre otto alle uolutte t il dado ha il fuo orlo,
er la fragola, torlo e unitilo
daUaparte difopra alto un terzo,ci� 'e mezz* parte di quelle una e mezza, che fi danno aWabaco
, er lagolaeil rcftante, quejtagola ejat
fa infirma della lettera, s. � b�fogna tirarla garbatamente. Lafciando un puoco dirado fotto Vorlo come jporto,
er mi cominciar a tirar
la prima parte deUagola,che � come la lettera.c.cr l'altra met�, che � al contrario deue terminare di/opra fui primo giro della uoluta poco
manzi la linea detta Catheto. fornito ? Abaco, fi faran le uolute fopra i catheti � quefto modo, effendo otto parti di fotto l Abacorestrette
h doue terminar, le quattro e mezza uenendo al baffo fi fa un punto, er pojlo per centro fi allarga lafejla tanto che fi firme un circolo che
(?&
per Diametro occupe una di quelle parti, quefto circolo fi chiama l'occhio della uoluta, nel quale hanno da ftare i centri deda uo.uta, che
fon dodici, quegli centri fi irouano in quefto modo,
er qui ho caro, che fi ueda, che quanti hanno fcritto fopra quejta uoluta , er quanti
s'hanno attribuito la inuentione di effa, non hanno confiderai bene quello, che ha detto Vitr. negli eff�tti di quelle linee, che egli manda*
baffo,ma hauendof� ufurpato alquanto del conofetmento d'altri
, er delle fatiche, hanno creduto faper il tutto t er e merautgM grande, che
uogliono hauerfi portato cofi bene nel far della uoluta, detlaqual per� non ne rendeno ragione, che e cofa difficilluna eypoi non hanno mte*
fo le co f� facili di vitr.cr uogliono, che Vitr. habbia fatto un libro, che non fi troue, olir a i dieci
, che egli conjtjfad bauer atto, er non
pm.perche dice Vitr.hauer pojlo la uoluta
, er lafua ragione nell'ejlremo libro, er non uedeno, che vitr.intende infine del libro prefente*
perche ufaua egli infine di ciafeun libro porre i diffegni delle cofe fue.ma lafciamo quefto oda inaduertenz* loro Della uoluta ueramentc io ne
ho trouato dieci inuentori per loro fagramento
, er molti che non fanno altro di Vitr.che la uoluta, f� pur la fanno bene, che pero non rem
deno conto degli effittidi tante linee che Vitr.dice douer effer mandate � baffo ja ragionandone pi� uolte conMejjer Andrea Valladio Arem*
tetto Vicentino, er moftr aioli alcuni modi di tirar la uoluta � fefta molto differenti da quelli di Alberto filandro, er del Serlw ,t
pareua che io mincontrasfi con le parole di V itr.mcntedmteno la uoluta non eragarbata,doue non fatisfacendo io ancho
^meM° W^
JediVUr'.per�Tndauapurdifcorrendo, er uolendo, che Vitr.ci haueffe dato qualche lume, er hauendo pur auuertito, che Vitr.nel defe�
uere le belle cofe era breue
, non lafciam cofa neceffaria,non diceua cojafuptrflua, comenel deferiuer la machina Hidraukea, le taglie i uajt
-ocr page 98-
96                                                                       LIBRO
tifondnt� ex Tea
fi dice, � Vitr.e,________________________________________________________
quella, che accennaua i termini d'un quadrato, che u�. nell'occhio della Voluta, nelquale § fegati
to,
er contenti di quejia, con felice corfoj� pcruenne alla fottilisjima defcrittione di tutto il Capitello Ionico. Dico adunque che mandate
gi� quelle linee che cathet�f� chiamano, cr quelle che dalle, tefie difcendeno, l'officio dette quali detto haitemo, cr firmato l'occhio, fi deano
mandare ancho alcune altre linee a piombo in quej�o modo, prendi)! una parte � mezza dette u"et�,nellequalt era diuifa la larghezza dell'Aba
co,
CT allargata lafie&a fi fona un piede ne'Xe&remt� dell'Abaco,®- l'altro alla parte di dentro cio� uerfo l'altra teBa, cr da quel punto fi
mandi ingi� una linea , quefia linea cader�fopra il Diametro dett'occhio,cr lo taglier� in un punto ; quefla linea adunque ,
e>* quej�o taglio
� il lume,che ci daVttr. detta Voluta,
er nwm, che iofappia, ha Schiarito l'eff�tto di quejia linea, cr 4 che fine Vitr. ce l'habbia fatta fare.
CT io dico, che dal centro dell'occhio d quel taglio, cr da quel taglio atta circonferenza dett'occhio fono eguali fbac�j, perche la linea, fopra t &
laquale e il centro dell'occhio, era ritirata una parte ,
er un quarto dentro dalia te fa dell'abaco, quef�'altra linea pur dalla vudxfinta te fa
era ritirata una parte � mezza-pero ueniua ad auanzare la prima linea pi� in entro d'un quarto.cad�do adunque fopra il Diametro dell'occhio,
lo taglia in un puntole era un quarto pi� in dar� del centro dett'occhio,
cr partiua in due parti eguali il Semidiametro dell'occhio,perche l'oc
chio era una parte per diametro, k cui meta era mezza di quelle partii il punto,che taglia quella mezza,che era il Semidiametro,lo partiua
giuj�amente in due partala dotte un quarto del Diametro era da quel taglio ai centro,
er da quel taglio alla circonferenza. Io dico, dunque che
chiponer� il; piede detta fej�a fui centro dett'ccchw,cr lo allargher� � queltaglio,e riporter� quella disianza fraudo ferma la fejia nel c�tro',dd
l'altra parte del Sem�diametro,cr difopra,et difetto del catheto Regner� quattro punti in croce,iquali feran termini d'un quadrato perfino,
nelquale hanno ad ejfer i dodici centri da tirar la Voluta, formato adunque il detto quadrato, � tirate le linee Diagonali,ciafama d'effe fi dmi*
de infei parti eguali,
CT i punti di quelle diuifion� fono i centri detta ucluta. gli anguli del quadrato fono i primi centri del primo giro detta tto*
luta, effendo adunque quattro anguli quattro centri fi danno per il primo giro, deuefi adunque porre la fefia fopra l'angulo deflro di fopra
M
del quadrato, er allargarla fin, che tocchi il punto fotta l'abaco doue comincia il catheto, er girarla nella parte efteriorefin che la tocchi ti
Diametro dell'oc ch�o,cr cefi uen�r� �ficemare la met� del Diametro dell'occhio, dipoi fi riporta l'un p:ede detta fefla
alfinif.ro angulo �fopra
del quadrato,a1 fi nerigne al punto toccato dal primo giro,cr firmata fopra il detto angulo fi uolge fin al catheto dalla parte wfir�cre,et aue
f�igirt Vitr. chiama tetranti, perche uanno di quarto in quarto dell'occhio. quej�o fecondo tetrantc fcerna ancho egli la meta dell'occhio, di
modo, che in quejti due tetranti ilgiro hafeemato la grandezza d'un occhio. Si difeende poi all'angulo difetto del quadrato, ilqual e il fin�*
Uro,
er lui fatto il centro ,fx rij�ngne la fetta al termine gi� fatto nel catheto, er d'indi fi uolge fin a! terzo tettante che termina nel Dia*
metro atta parte dej�ra
, er cefi ancho fi feema la met� del Diametro dell'occhio, di modo chefin.kora con tre giri fi hafeemato un Diametro
� mezzo dell'occhio, lilialmente fi fa centro nel quarto angulo del quadrato che � ildei�rodi fiotto,
cr rifretta la fej�a ai punto lafc�ato
nel Diametro, la fi uolge al punto difopra nel catheto,
er feema tutta uia la met� dell'occhio, er cop la ucluta ha il primo fuo giro in quat*
tro tetranti,
er ha fcanato lo (facto di due Diametri dell'occhio. Bora per fare il fecondo giro delia Voluta fifa centro nel primo punto JS
della Diagonale che � dejiro, er difopra, cr fi ripiglia fui catheto il punto lafc�ato dall'ultimo tetrantc, er fi uolge uerfo la fimfira di fuori
fin al Diametro,
er queSo giro feema un terzo dell'occhio, poi fi fa centro fopra il primo punto dell'altra Diagonale fiotto l'angulo f�ntitro
che � difopra
, er fi gv* al catheto difetto l'occhio, er cop, feema un'altro terze del Diametro, pei fi fa centro nel primo punto fopra fan*
gulo fvujiro di fiotto nella Diagonale ,crfi ripiglia ti punto lafc�ato ,crf� fa l'altro tetrantc,che pur feema un terzo, fopra il Diametro,
er
finalmente fi fa centro fopra ti primo punto dopo l'angulo defiro di fiotto netta Diagonale, e? fi gira al catheto difopra fiotto l'abaco, erfee*
tnatuttauiaunterzo.Q" cefi la Volutaha fatto due giri finiti
, er fiocinato tre Diametri, cr un terzo, V ultimo giro della V�aiuta [cairn
unfef�o per ogni tetrantc, ejfi fa negli ultimi punti fegnati nette Diagonali cominciando della dej�ra fiotto l'abaco, neUaparte difopra, a"
terminando nella dej�ra fatto l'abaco netta parte difopra dell'occhio
, cr cof� quattro fief�i feemando, fan dueterzi, iquah aggiunti al terzo,
che auanzaua, fanno un'intiero, che g�onto atti tre intieri,fan quattro, er cof� in tregirik Voluta hafeemato quattro Diametri dell'occhio,
er di necesj�ta termina fiotto l'abaco nella circonferenza dell'occhio difopra, er con la it�ejfa ragione fi fiala larghezza di quitta Voluta fitti* ^
gnendo la fej�a la met� d�i'occhio dal primo giro,
cr facendogli �j�csfi centri con lo ifiejfo ordine, finito l'Abaco, er la Voluta bif�gnafiir'il
Canale , e? la C�mafia,
er l'AJ�ragalo, ci� � il tondino dilla Colonna, er l'Apoph�ge detta Colonna. Sotto l'occhio adunque deue terminare
l'AJ�ragalo � tondino , adunque tre parti del catheto ni�eran di fiotto il tondino,
er fiei cr mezzo difopra, perche il catheto era partito in
noue parti e mezza, occupandone l'Abaco una � mezza,& reftando tre difetto il todino,che fon quattro � mezza ref�a che cinquef�ano fot
to l'Abaco, tra il termine detto AJ�ragalo,
cr il termine dell'Abaco, di quejie cinque il Canale ne occupa una cr mezza, la C�mafia due er un
quarto, il Tondino tre quarti
, cr la larghezza detta Voluta mezza, che poHi inficine fanno cinque intieri, il Canale � difopra la Cimafa, cr
fi chiama Canale.perche e incauto,
cr il fuo catto � tanto prof�ndo quanto � la duodecima parfedeli'altezza della Vch.ta,ao� una duodecl*
ma parte dette otto,che residuano fiotto l'Abaco. Tagliato adunque il Canale refia la Cimafa
, quefla i Moderni chiamar, Vuouolo, perche �
fcoipita d'alcune cofe che asfnmgliano all'uuoua, ma � come un onda picchia, per� i Greci k chiamano C�mathitn, i Latini Echinus, perche �
come ho detto intagliato ti Riccio d� Caf�agna apertolo ff orto di quella Cimafa � per la grandezza dell'occhio fuori detto ffi orto dell'Abaco. s &
ej per� Vitr. fece tirare dalle tefie dell'abaco quelle linee che io ho detto, perche fi uedejfe lo ff orto detta Cintafk, la nota detta quale fi fa
tutta uia � fetta,
er in quefio modo,tir aio lo ffiorto di ejfa fiotto il Canale quanto � il Diametro dell'occhio fuori delloff&rto dell'Abaco, fi pi
glia con la fej�a, lafiud altezzd,laquale,come ho detto, � due parti
, er un quarto delle otto del catheto fiotto l'Abaco, er kfualinea d� fiotto-
termina nel catheto dotte comincia l'AJiragalo,� tondino,
er pofto un piede nella detta catheto, fi tira una parte di circonferenza, poi fi few
ma la fej�a netta linea difopra douefporta la Cimafa,
er fi tira una parte di circonferenza, er la doue fono quefie due circonferenze infume
tagliateci e il centro da tifare ilgiro detta Cimafa, fopra laquale s'�nmlge la Voluta
, per� ella [porta infuori, come una cofa tenera fopra
una dura. S'intaglia la Cimafa con quelli Vuouoli, � Ricci � quej�o modo,cbe tra una uoluta,
er l'altra ne fan tre intieri, de quali uno fila
nel mezzo, gli altri due dalle parti dej�ra, crf�nij�ra,
er efebino dotte Volute difopra alcune figlie atta parte d� dentro, che gli abbracciano.
Sia poi lauorato,
cr intagliato l'AJ�ragalo, � tondino confufa�ol�, � con qualche altra forte d�taglio.ma di quefie cofe l'Anticoccne pu� d^ir
molti ejfempi,
©~ molte regole fecondo la offeruatione de boni d�jfe»natori.Sotto la Cimafa, � lo AJ�ragalo � tondino alto tre quarti iun del* g-®
le otto parti, nettequali era diuifa la catheto fiotto l'AbdcoJl centro d� ejfo � nel catheto, cr fiotto quello, � il Lifietto dell'Apophige, � Cotta*
tino, che fi dica/iqualc non fforla altra ilcdtheto,e alto per la met� dell'altezza del Tondino,
cr fi riduce con lafiuo pkga} al raftremmnstt
to della Colonna d'jopra, col modo fiopradetto. cr perche imaginamo, che la Voluta fu come un piumazzo riuolto fopra un bafione,
er te*
gatonelmezzo. per� Vitr.ci da la grojfizz* di quel battone * che egli chiama aff�,
er uuole, che egli non fu pi� graffo del Diametro del»
l'occhio, cr che le cinte, egli chiama balthei, che fono da i lati, non jf orlino pi� detta Cimafa.di modo, che poj�oil piede della fiefia, nel mez
�o del quadro del Capitello, er allargatala alloffiorto della C�mafia, raggirando]} tocchi l'eUremit� delle cinte, come fi uede nella Pianta del
Capitelo al vanto a che � il centro del tetrantc il punto b, � lo ff orto della Cimafa,�lqualgirando tocca i babhe�, cr le c�nte delia uoluta,ce»
me fi uede ai pun� o e, il refio della Pianta dimoj�ra le altre parti,come il d e, l'abaco, laf.g, l'inuoglio detti Voluta
, CT cofl il refio . L�
forma granda di quella v untatura nei fin del uko,,egnaU delle fopra nominate lettere*
/
-ocr page 99-
\
T E R Z CX                                                                    97
^li Architraui Ionici fi fanno fecondo la grandezza � altezza delle colonne;<tccioche aggiugnendofi � qlteUi tanto,quanto taltezz* pu� Iettaret
«Rocchio pia certa ne fegua lafua mifufa. Quanto adunque debbiano crefeere V�tr. ce infegna qui [otto, io paner� che la colonna f�a alta
quindici piedi
. Dico adunque f� la colonna fera alta quindici piedi, l'Ar chitraue fera alto per U met� del Diametro della colonna da piedi,
la larghezza di fotta, quelia,che fi pofafopra il capitello, fera tanto quanto � tagroffezZ* della colonna difopra, accioche fi p� fa fui utuo, la
fommita tanto,quanio la groffezza di fiotto, la Cimafa deWArchitrave fifa per la fettina dell'altezza dell'Architrave, zyfportar deue tana
to,quanto e alta, ty
loffrorto.fi mifura da quella linea, che cade e rincontra nel ra&retnamtnt� della colonna, ri refto oltra la Cintafaf� duri*
de in parti dodici, tre dettequalifi danno aliafafcia difetto, quattro � quella di mezzo,
er cinque � quella difopra. Oltra ? Ar chitraue ita
il Zophoro, che noi chiamarne fregio. Greci cof� lo chiamano,per che era di figurine tagliato, & portaua molte imagini, noi freggio lo chia*
marno, filmimele � come fregio, quefti � un quarto meno alto dell'Architraue mifuranio taltezza dell' Ar chitraue con lafua Cimafa.cy qne=
fila altezza del freggio fi feru� quando in effo non fi fanno tagli
, perche �ntaglkndofi,eglif� fa un quarto pm,acctoche effendo maggiore, lefiz io
gurine,che in audio fono,et i tagli fi ano maggiori,ZTfi godino ptu.Partirai t'altezza del freggio in fette parti,et d'una di effa farai la C mafia,
che u�uafoprafecondo,chef� utde nella f�gura,et dijfegno. Mafoprala Cimafa ui u� il Dentello, detto latinamite dcnticuliM dalla fimigiianza
fua. L'origine del D�tello,� prefo, dalle opere di legno,fi cerne il triglifi neU ordine Dorico era prefo dalie tefte delle traui,che ffortauano nella
fronte,co fi il Dentello � prefo dagli afjeri,cottie diremo nel Quarto Libroni Dentello adunque � alto tantoyquanto lafafaa dimezzo dell'Ar*
chitraue, loffrorto del Ditello � tanto quanto lafua altezza k larghezza del Dentello detta in Greco Metcch�,cr in latino �ntetfeiUone �
per la meta dclFa'.tezZii di l Dentello
, il cauo cio� lojfratio da un Dentello all'altro, che ancho Metopa fi chiama, cr cauo colombario (conte
dice Vit.nel quarto) e per due terzi della larghezza del Dentello,la Cimafa del Dentello � alta una fejla parte dell'altezza del Dentdhja Cor
nice co la Cimafa,� alta quanto Ufafcia d� mezzo logorio della Cornice col Dettilo effer deue tanto qu�to � alto loffratio dal freggio atta font
m�ta deUagola,� Cimafa della Cornice, � quej�ojficrtofi piglia al drktto della linea
, che cade dalla efiremita delia Cimafa del fregio, e queftd
Cornice hauer deue ilfuo Dentello dal mento,come la dorica, accioche l'acqua non goccie gi� per lefabriche, �nf�no a qui la fabr�ca u� dij�efa
20
equidistante al p�ano,hora fi fa il Frontifbicto �faRigio,ilquale ha lefue comici rifondenti alle cornici da bafjo,cr di pi� ha lefue S�me dette
da Greci "Ep�ticbiii, Latini dalla fimigliaza Sima chiamano,Greci dotta aggmta impcfta,quej�e fono pi� alte un'ottaua parte dett'altezz* delle
cornici/otto di effe fono le cornici del Front�jptcio (come ho detto) rifondenti alle cornici da baffo,etfi tirano almezzo daU'eftremitad�qud
le.Sotto te cornici � il T�mpano alto la nona parte della longhezz* detta cornice,mtfurando dalia efiremita dette gole,cofi uuole Vit.ma la cofa
par troppo buffa, per� alcuni t'hanno pi� alzata, come fi uede nette fabr�che antiche, il pianto di quejlo Timpano deue r�pofare fui uiuo, cio�
chi kfeioffe andar gi� il piombo egli batterebbe prima fu l'Architraue, poi fu � collarino dette colonne, ej fui uiuo, ilche fi deue auuertire in
Vit. ipitlaf�relli detti Acroter�, che fono tre,deono effer alti dico de i duefopragli angoli tanto quanto � alto il Timpano nel mezzo,et deono
morir nel tetto, cane fi uede nell'antico,
er {la bene, er quel di mezzo effer deue pi� alto l'ottaua parte.
Sopra gli Acroter� ui uanrw figure, e gli A croterij anguhri deono cominciare al dritto delle colonne , ma entrar tanto in entro quanto porta
k ragione della utduta, perche in alcune f�riche uanno pi�, pache fono baffe in altre mmo, perche fono alte, Veffempio � ne � lati d'un
3«>
Tempio fatto difopra,
-ocr page 100-
LIBRO
fi
-ocr page 101-
TERZO.
99
il Capitello Corinth�o fu prefo da uno Architetto,(come dice Vitr.nel quartefilquale p affando per uia in Corintho uide dal capo Sun monimmto
uno ceflo con una tegoUfopra, & il ccflo efftr abbruciato dalle foglie dell'Achanto, cio� di branca urfina,chegli era, nata fotta, qnsfto er&
un ce�lo pieno di alcune co f� dellsqualif� dilettata una uergine imfepolta, zy le fu pofto da unafua nutrice, er coperto con una tegola ac*
cloche nonfiguaflaffe dall'acque, fame alio Architetto gratiofa forma, uedendo, & le foglie, z? i ritorti, er il fiore di quell'herba hauer
adornato quel ceflo, per� trasferi quella forma nel capitello Corinth�o, inoftri chiamano campana queUaparte, che � fotta le-foglie, che
rapprefenta il ceflo and�, bora fi dir� delie fue mi far e. E il Capitello Corinth�o alto quanto il Diametro della Colonna, %r fecondo Vitru.
s'include l'abaco in quej�a altezza, ma in molte opere antiche l'abaco � d� pi�, er in nero ha pi� delfuelto,
tu larghezza dell'abaco,cio� il quadro efftr deue tanto, che le linee, che paffano daWun'an*
gulo all'altro dette diagonali pano doppie aU'altezza del Capitello ,/e fronti nel mezzo
ejfer deano piegate in dentro dalle fronti per la nona parte della larghezza della fua fon*
te, il baffo del Capitello deue vifponder al uiuo della colonna di fopra, la grejfezza deU'aba
co fi fa della fcttima parte dell'altezza del capitello, ilrtjlofi partir� in tre parti,ur.4
dellequalifi da alla foglia da baffo, l'altra atta foglia di mezzo, la terza � � cau��culi o fuf��
che mandano fuori le foglie, che riceueno l'abaco,^ quelle uolute tche nafeono da le foglie
de i caulicoli uenghino agli efifemi anguli dell'abaco, ma le minor uolute pieghino in en#
tra, & fianp fottop�Be �i fior�, che fono nel mezzo dell'abaco da tutte quattro le partit
tquali fior �fia no alti quanto � groffo l'abaco, ma lunghi come fi offerita nell'antico al-
quanto pi�.B�fogna adunque formar bene la campana
, & uejl�rla difoglie, grfarufei
te daUe foglie quelli caultculi, �fujlija i quali efeono le foglie minori, er dalle foglie mh
neri le uolute maggiori, cr le minori, le maggiori afeendeno �gli angoli, er iui s'�nuoU
gena in f� fteffe, le minori afeeniono al mezzo dell'abaco fotta il fiore, cr cefi la forata
�garbatisfima. Ci fono altre foglie che di Achanto, ©" altri tagli nei Capitelli, come fi
uede neUantico, ma kfeiamo quefto �gli offerudtor�, ©" qui folto fi paner� la pianta.
Crii detto Capitello, mail modo di piegar le fronti la nona parte della lunghezza �
quefla,che tiratala linea dda fronte, a. b. er partitala iunoue part�, f� ne riporta
una nel mezzo dal e. al d.cyperuia dei tre punti fi tram il centro , perche la doue
s'incroeciano le linee fatte dall'incrocc�amenti dello a. col e. ey del b, col d, �ii � il
centro, come fi uedr� nella figura qui appreffo.
$&
Kigva^L-a^^lSJlKJ^a�^SSSSS^agS^S�^SsJ^:
mtnrmnamnw.......■«»V<ij;>fiiiwiiw»m;i»Wg^)«''�'»'l,'*","T""ai''j»wrMrit
'�3SPXZil^ri^^iw-rf^^r1^^
-ocr page 102-
fatte, e compite quefte cofe fi paneranno le Bafe ne i luoghi fuoi, & quelle � conueniente mifura in quefto modo fi fa
ranno, cio� che la groffezza del Orlo fia per la meta della groffezza della colonna, lo fporto da i Greci Ecphora no*
minatola quarta parte, & cofi larga, <Sc lunga fera per una groffezza,�mezza della colonna.
Vit. ce infogna 9 porrete bafe delie colonne, <&> mole, che U Bafa altafia,�groffa come egli dice per la meta del Diametro della colonna, alcu*
ni uogl�ono,che pan colonne quadre dette Attiche dagli mentori/altezza dellequali non � determinatale fono nel Amphitheatro di Ti*
to,
qr Vit. dimofira euidentemente l'attica ejfer differente dalla Dorica, dicendo nel quarto libro, che la porta Attica u� come la Dorica, cr
per� altro � l'Attico, altro � il Dorico ,fia adunque la groffezza
, er altezza della Bafa, la meta del diametro della Colonna, il quadro, er
larghezza fuafporti infuori detta groffezz* della Colonna un quarto per ogni uerfo, fiche fera larga un Diametro e mezzo.
L'altezza della Bafa s'ella fera fatta al modo Attico fi partir� in quello modo,che la parte di fopra fia per un terzo della
groflezza della Colonnari refto fia dell'oiio.Lcuato uia l'orioli reftante fia diuifo in quattro partici battone difopra S9
ne habbia una, le trckreftanti fian diuife in due parti eguali, una fi dia al baftpne di fatto*, l'altra con i fuoi quadretti
al cauetto, che Trochilo � detto da Greci. Quejle cofe fono fiate dichiarite difopra, <p con le loro figure dimoiate.
Ma s'egli fi deue fare le Bafe Ioniche la cpnuenienza delle mifure � quefta,che la larghezza della Bafa fia per ogni uer
fo tanto quanto grolla la Colonna aggiorna la quarta, & pttaua parte di detta groflezza, ma l'altezza � come nel*
le foprapo fte fatte al modo Attico, cofi l'Orlo di efl�.Ma il reftante oltra l'Orlo, che fera la terza par te della groffez-
za della colonna,dimfo fia in parti ktte,8c di tre di effe fia il Baftpne di fopra le altre quattro parti fiano egualmente
diuife, & d'una fi faccia il cauetto d� fppra cpn i fupi tondini, & con il fup pianuzzp, dettP fopraciglip. L'altra par*
te per 1p cauetto di {�tto fia falciata. Ma quefto cauetto di fotto ci parer� pi� grande, perche gli eftremi fuoi, ue-
nirannp fino � gli eftremi dell'orbi tondini fi depno fare,per la ottaua parte del cauetto,lo fportP della Bafa per la pt
taua, & feftadecima parte della groflezza della cplonna.
                                                                                       60
U Bafe ioniche fgno alterarne le Attiche', ma il compartimento � diuerfo, perche hanno due duetti, � canaletti,®- tra quelli due anelli, � UfteU
li, Deuefi leggere nel Utino, ita
er eius Vlinthm, er qui fermarfi, er s'intende che l'altezza ietta Bafa Ionica, � come l'Attica, cio� per la
met� del Diametro detta Colonna,®- cofi l'Orlo, cio� torlo della Ionica, fu come l'Orlo dell'Attica per la terza parte della'groffezza della
colonna, dapoi quello che refta oltra l'Orlo fu in fette parti diuifo.Bt quello che dice Vitr. che logorio della Bafa fi deue fare per laotia-
na, <pfefladecm* parte della groffezza detta colonna
, f� intende � quefto modo, chepmital'altezza del cauetto in otto parti l'una fida
aUaltezza d'un tondino
, oltra di quefto U parte,che fforta in fuori della Bafa fi fa 4 quefto modo, che prima fi mifura la Ottaua parte del
Diametro detta Colonna, dapoi lafeftadecima fimilmente di tutto il Diametro, a-fi pone infume Vottona,
er la feftadecima ,fi a�lunga da
mtn�ue le parti la linea dell'Orlo tanto quanto 4 quella mifura compofta detta ottaua
, er fefiadecima parte, che tanto farebbe � dire parti
il Diametro in parti fedici
, cauane primi due, che fon Xotta.ua parte, er poi una, che � la fefiadecima, e? raccogli infume due, er un fumo
tre, di tre adunque dette fedici parti del Diametro fifa lo ff orto detta Bafa,
er quefto � il uero ferimento di Vitr.
                                   7 >
Fatte cpnipitamente, ^ccpllpcate le bafe, egli fi deue porre � piombo le colonne di mezzp, chefpnp nel Pronao cio�
Antitempip, & quelle di dietro fimilmente � perpendicolo del mezzo centro. Ma le angulari, & quelle,che alle an
gulari dirimpetto nelli lati del Tempio dalla deftra,& dalla fi, niftra depnp effer ppfte, fi fermeranno in modo, che le
loro,parti che guardano al di dentro uerfp i pareti della cella, fiano dritte � pipmbo, ma le efteripri ftiano ( come se
dettP)della loro contrattura, perche a quefto mpdp le figure della cpmppfitipne del Tcmpip feranno giuftamente,
& cpn ragione della contrattura fornite.
Quello
-ocr page 103-
TERZO.
Quello che dice Vitr. �, che pofle le bafe, fopra di effe fi deono porre le colonne, tnd con diffegno, &■ leggiadria. belle colonne altre fono nelle
cantonate, altre fono tra quelle: Quefle mediane fi chiamano da Vit. quelle angulari
, mole Vitr. che le mezane fiano dritte � piombo nel lo*
ro mezzo collocatela quelle degli anguli fiano nella parte didentro piane, crfenza raftremamento,
er quejlo forf� � fatto, perche feontri*
no con gli anguli del parete delia cella
, ©" dicono queft� offeruatori, che riefeono bene alla uifta. S tmilmente raftremate non fono quelle, che
fono appoggiate al parete dirimpeto alleangulari dico da i lati del parete
, perche tanto queftequanto quelledi dentro uia non hanno con-
trattione, ma il loro lato interiore u� dritto � piombo, bench� pareche Vit. per quelle che uanno dalla deftra
, er dalla ftmftra neliilati
del tempio
, intenda, che fi debbia porre fopra le cantonate due colonne una cheferua alla fronte, l'altra al lato del Tempio, ma queflo non
fiimo io che fia
, perche le mifure de i nani non ci feruerebbono togliendo lo /patio di due colonne ad un lato del Tempio.
Porli i fufti delle colonne feguita la ragione dei capitelli.Quelli f� ferannopiumazzati, fi deono formar con Quelle
Simmetrie, che quanto fera grolla la colonna da piedi aggiuntata una dicciottaua parte del fuilo da baffo, tanto fia t0
longo,& largo FAbaco,� Dado che fi dica3ma la groffezza di quelli c5 la Voluta ha per la met�,douemo poi retirarfi .
dall'eflremit� del Dado nella parte di dentro per far le fronti delle Volute due,& mezza di quelle parti,& l�^o il da*
do da tutte quattro le parti delle Volute appreilo la quadra deli'e�lremit� del dado mandar in gin le linee,che Catheti
tlette fono,& quella grofiizza del Capitello gi� prefa diuidere in none parti e mezza,una parte e mezza fia data alla
groffezza del dado, & dell'altre otto faccianfi le Volute.Dapoi dalla linea, che longo l'eftrcmit� dell'Abaco, o Da-
do, all'ingi� fera mandata , egli fi deue ritirare, per una parte e mezza in dentro, comandarne gi� un'altra, indi
partite fiano quelle linee in modo,che quattro parti e mezza lafciate fiano fotto il Dado, alhora in quel luop-o., che
diuide quattro e mezza,& tre e mezza, fegnato fia il centro dell'occhio, & fu quel centro iti giro tirata fia una cir-
conferenza tanto grande in Diametro, quanto e una delle otto parti, quella fera per la grandezza dell'occhio,, & in \
quella fia tirato un Diametro, che nfponda al Catheto, poi dai di fopra fotto i� dado minuito fia mezzo fpacio del- 2 0
l'occhio cominciato in ciafcimo giro delle quarte,fin che fi peruenga fotto l'ideila quarta, che e fotto'l Dado, la
groffezza del Capitello coli far.fi deue , che di none parti � mezza tre parti inanzi pendino fotto il Tondino della
fiommit� della colonna, & aggiontoui alla gola il rei�antc fi dia al Dado, & al Canale, lo fporto della gola fia oltra la
quarta del Dado per la grandezza dell'occhio.
Sorto il tondino,ouero Af�ragalo, che fi dica tre parti delle noue e mezza fi dianoci ref�ante delle noue � mezza che fono fei, crmezz<t fi
da al Dado al Canale,
er alla Goia,� Cimafapu dell'Abaco f� ne � detto per� dice Vit.adempto hbaco,cio'e leuatone lAbaco, del qual hauemo
detto, che f� gli da una parte e mezza, il rej�ofi da al Canale,cr alla Cimafa del Dado
, e ponendola il Dado in quel conto, panno bene, er
non fi deono mutare, come uogliono alcuni dicendo, adempto Abaco, ma addito Abaco ,fei parti er mezza adunque fi compartetio al Dado,
al Canale,
CT alla Cimafa, una er mezza f� ne da al Dado, una allo Ajlragalo, e Tondino, che tanto quanto lagrandezz* deWocch�o, le aU
tre quattrof� danno alla Cimafa,
er al Canale, itermini del Canale fono dimoj�rati dal primogiro della Voluta, lo fporto della Cimafa � Go= 3 0
la � oltra il quadro del dado per la grandezza dell'occhio.
Le Cinte de i piumazzi habbiano del Dado quello fporto, che pollo un piede della fella nel tetrante del Capitello , &
allargato l'altro alia eftremit� della Cimafa raggirandoli tocchi l'eftreine parti delie cinte.
Quefla � la terza cond�tione, che proua, che noi hauemo fatto bene il Capitello , er di fopra noi Vhauemo ben dimofirata, er queflo � un de
be�pasfi di Vitr. tlqualnon cilaffa def�deriod'alcuna cofa,
er per� feguitando dice.
Gli asfi delle Volute ef��r non deono pi� grosfi della grandezza dell'occhio, & le Volute fiano tagliate in modo,che le
altezze habbiano la duodecima parte della loro larghezza. Quelle feranno le Simmetrie de i capitelli di quelle Co-
lonne, che per la meno feranno di piedi quindeci,& quelle altre, che feranno di pi� reneranno allo iflcffo modo la
conuenienza delle lor mifure: Il Dado fera lungo, & largo quanto � graffa la colonna da bailo, aggiuntoli! la nona
parte, accioche quanto meno la Colonna pi� alta hauer� di raftremamento non meno di quelle il Capitello riabbia 40
lo fporto della fu a Simmetria, & nell'altezza l'aggiunta della rata parte. Ma delle deferittioni delle Volute come
drittamente � fella fi uoltino, come s'habbiano � diiTegnare, nel fine del libro la forma, & la ragione ci far� dipinta
e dimofttata.
Aff� chiama egli quella parte,che � dalla groffezza dell'occhio occupdtd,come f� egli fuffe un baione, che paffaffe per lo mezzo del p�mnazzo,et
fopra effofi rauolgefi come aff� � quella linea,che da polo � polo trappolando per lo c�trof� Rende. Queflefono le mifure di que capitell�,che
uanno fopra colonne alte quindeci piedi.Ma f� fuffero pi� alte feranno alli capitelli loro date le ifteffe mifure, uer'o �, che il Dado fera largo,
er longo di pi� della groffezza della colonna per la nona parte,perche ejfendo la colonna maggiore, meno fi ra�rema difopra,perche lo ae*
re per la lontananza fa lo effetto.
Forniti i capitdli,& poi polli ne i fommi fufti delle colonne non � dritto lineilo, ma fegondo egual modulo, accioche
quella aggiunta che ne i piedeflalli fera Hata fatta rifponda ne i membri di fopra con la ragioneuole mifura de gli ar , «,
chitoni.
Voleua(come hauemo uedttto difopra)Vit. che i Piedejlalli ufeiffero oltra il Poggio, ma per� che di tutti i membrelli del Piedeflallo rifpondef*
fero i membrelli del poggio che pi� adentro fi ritiraua,ilche conf�derando egli auuertiti ci rende,che poniamo i capitelli di modo, che nfbondi
no co le rifalite loro � quelle giunte da baffo,accioche neWarchitraue corriff ondino i membri con la loro ragioneuole mifura alle parti difetto
come per la figura dello irapi� del Tempio Pfeudodipteros fi dimoflra.
Egli fi deue in quello modo pigliar la ragione de gli archi-
traili che f� le col�ne fer�no almeno da dodici fin quindici piedi l'altezza dello Architraue fia per la met� della grof-
fezzadella col�na da piede. Se paller� da quindici � iienti partita l'altezza della colona in parti tredici per una di effe
fera l'altezza dello Architraue.Se pi� oltre da uenti � uenticinque ufeira la colonna,diuidafi l'altezza fua in parti do
dici, e mezza,& di una parte di quelle fia fatto F Architraue nell'altezza fua.Se fera da uenticinque � trenta di dodici
parti della col�na una fia per l'altezza dello Archi traile, & oltra di quello fecodo la rata parte alio ifteflo modo dalla <j<»
altezza delle colonne deono effer fpedite le altezze de gli Architraui, perche quanto pi� afeende l'acutezza della ui
ila non facilmente taglia, <Sc rompe la denfit� dello aere, & per� debilitata, & confumata per lo {patio dell'altezza,
riporta � nollri fenfi dubiofamente la grandezza delle mifure, per il che fempre ne i membri delle Simmetrie aggio-
gner fi deue il fupplemento della ragione, accioche quando l'opre feranno in luoghi alti.ouero haueranno i membri
gra ndi, Se alti, tutte l'altre parti habbiano la ragione delle grandezze. La larghezza dello Architraue dal baffo in
quella parte, che egli fi pofa fopra il capitello fera tanto quanto la groffezza di fopra delia colonna, che fotto giace
al capitello, mala parte di fopra dello Architraue fia quanto fera la groffezza del piede della colonna, la gola detta
Cimafa dello Architraue fia per la fettirna parte della fua altezza, & tanto habbia di fporto, l'altra parte oltra la det
ta Cimafa diuider fi deue in parti dodici, & di tre di effe facciali la prima fafeia, la feconda di quattro,& la terza difo
pra di cinque, il fregio fopra l'Architraue la quarta parte meno dello Architraue.Ma f� hauerai a {colpirgli figurette 70
e fegni, alhora farai il fregio per la quarta parte pi� alto dell'Architraue, accioche le {colture habbiano del grande.
La gola � Cimafa del fregio ila per la fettima della altezza di eflb, lo fporto quanto � la fua groffezza . Sopra il
fregio deuefi fare ilDentello tanto alto, quanto � la fafeia di mezzo dello Architraue, lo fporto quanto l'altezza,
lo fpacio, che � tra Dentello, & Dentello detto Metochi da Greci, in queflo modo fi deue diuidere, che il Dentello
habbia nella fronte mezza parte dell'altezza fua , ileauo delia interfecatione di quella fronte di tre , due parti
habbia della larghezza, la gola di quello habbia la fella parte dellVltezza di quello, il gocciolatoio detto^ Corona
con la
-ocr page 104-
LIBRO
»o»
con la tua gola, � Cimafa, oler� la gola dritta quanto � la fafeia di mezzo dello Architraue,lo fporto del gocciolatoio
con il Dentello far fi deue quanto � l'altezza del freggioalia gola di-fopra del gocciolatoio, & in fomma tutti gii
fporti hanno pi� del leggiadro,& del belio,che quanto i membri hanno di altezza tanto riabbiano di fporto. Il Tini
pano che � nel fa frigio, � Frontefpicio deue eifer alto in modo,che mifurata fia tutta la fronte del gocciolatoio dalla
eftremita delia Cimafa,& diuifa quella longhezza in parti none, & di quelle una nel mezzo nella fommit� del Tini
pano fia pofta,pur che centra gli Architraui,& i liftelli delie Colonne rifponda � perpendicolo. Le corone che Han-
no fopra il Timpano, egualmente � quelle da baffo oltra le Siine � gole dritte collocar il deano, di {oprale corone �
o-occiolatoi uanno le Sime � gole dritte Epitithide nominate, pi� alte l'ottaua pat� dell'altezza de i gocciolatoi. Le
fommita Acrotcric dette , quelle che fopra gli angli li uanno deono effer tanto alte, quanto il Timpano nel mezzo,
ma la fommita di mezzo pi� aite l'ottaua parte delle Angulari,
�lauendo io dichiarito di fopra tutto il preferite ordine, ey lafciandofii Vitr. radio bene intendere nel prefente luogo -, io non pmfo,the b�fiognoy
: fia dimorarui pi� fopra, per� feguitando fi danno alami auuertiment�, er regole della T�urithmia.
Tutti i membri che andar deono fopra i capitelli delle Colonne, cio� Archi tt?aui,Frcggi, Goccio!
ato.i,Timpani, Fafti-
«ri Pilaftreili, tutti dico deono piegare in fuori per la duodecima
parte cialcuno delia Ina fi cinte
af cicche (land� noi,
a, dirimpetto alle fronti f� due linee all'occhio �i {tenderanno , & una toc
a parte di folto, & l'altra la parte di
fopra d'alcuno di que membri, quella che toccher� la parte fuperiore fera pi� longa,
& co fi quanto pi�
oiieoune-
ma f�
dere della linea procede, nella parte di fopra, far� lo afpetto pi� lontano,& che piegh
ii in dentro nerio u muro.
piegheranno come � fcritto di fopra, all'hora ci pareranno alla uifta dritte � Perpendicolo.
Bella ragione di proffiett�ua � queita che Vitr. adduce nel preferite luogo, alla cui intelligenza bifogna prima porre la fua intentione, come ima
conclufione
, dapoi prouark, con la ragione della Profipettiua. "Dice adunque, che ogni membro, che fopra i capitelli fi pone deue nella fua
fronte effer partito in dodici parti,et c�afcuno piegar uerfo U frontefua. una. parte delie dodici',et kragione � fondata neUa. Profpettiua,qiiej�a
mole
, che l raggi-dei uedere efchino da gli occhi per drittalinea, et che tra quelli cif�a una certa disianza, er che la figura f�tto quelli fa
un conio, la empuntafia nell'occhio,
er la Bafia contegna i contorni, � nero � termini della cofa ueduta. Hora filando que&o ne f�gue,che gli
. anguli hora feranno minori, bora maggiori, pero una iftejft cofa auuicinandop aW occhio far� lo angulo maggiore , er aRontanandofi lo fora
minore, ilfiimilfegue dell'altezza degli anguli, delfino
deft.ro, crj�n�j�ro, er dell'egualit�, la dotte quelle cofe, che fiotto anguli maggiori fi
uedeno pareranno maggiori,
er minori quelle, che fiotto minori fii inderanno, a'fiotto gli alti, alte, fiotto basfii baffe, fiotto defin� defiire,fatto
fini&rtf�niflre, fiotto eguali, eguale, & fiotto pi� anguli fi uedeno meglio,
er piujfiecklmente, per� V �tr.confiderando,che f� i membri fiute-
r�, appiombo dritti la parte di fopra farebbe pi� lontana dalla uifta, che la di fiotto , ilche fi ttede tirando dall'occhio due linee k qucl�e parti,
perche la linea che u� alla parte di fopra di quella, che u� alia parte di fiotto, � pi� briga,
er per� raper� ci parerebbe p�nf�efa, er riuolca al
di fopra per uederf� fiotto raggio pi� lontano, per� uuole egli, che piegamo in fuori la parte di fiopra, per la duodecima parte della fua fi-orde,
perche la linea del uedere farasf� pi� uicina . Vangulo maggiore,
er l'opera pi� dritta ci parer� ,.ilchefi� uede per la figura qui fotto,doue
l'occhio e.a k linea che u� aUa parte di fopra a b.fitando la parte drittata l�nea che u� alla parte d� fiotto a e. la linea, che u� alla parte di fopra
piegata infuori per la duod�cima parte deWaltezza della fronte d'un Arch�trauea d. l'Architraue e fi. ecco che � maggiore jfiatio da a ab. che
da a ad. ey pero bifogna che i'Architraue e fi non uegm dritto come b e. ma pieghi in firronte come d e. per U duodecima parte d
Ju firn fron-
te, che � db h c.d.b. perche d.c.pzrera dritto come parer� b e. piegato in dentro.ey d�fitefio,pero � necejfiario auuertire � quefto.ej�ecialmente
douefono lefabriche alte, � i membri grandi leuando, �, togliendo fecondo chericerca �lfiito
, la disianza, er l'occhio ,fieguita k ragione delu
fcannelktura delle Colonne
,
Le fcanellature delle colonne effer deono uentiquattro, cauafe in quello modo,
che pofta la fquadra nel cauo della fcanellatura, & raggirata tocche in modo
con le fue braccia dalla deftra,& dalla finiftra gli anguli delle ftrie,che.la pun-
ta � angulo della fquadra fi mona facilmente fenza impedimento toccando
con la fua girata. le groi�ezze delle ftrie,� pianuzzi deonfi fare quanto fi tra-
ncia l'aggiunta nel mezzo della colonna. Nelle gole dritte � Sime, che fopra
i gocciolatoi fono nei lati dei Tempi deonfi fcolpire letefte de Leoni cofi
pofte,che contra ciafeuna colonna quelle primamente fiano diflegnate, ma
le altre con egual modo difpofte, fi che ciafeuna fotto ciafeuna tegola pofta
fia con rifpondenza,& mifura, ma quelle tefle, che feranno contra le colon-
ne , forate fiano al canale , che dalle tegole riceue l'acqua piouana, ma le te*
fte di mezzo fiano fode,& piene, accioche la forza deli'acqua,che per le tego
gole nel canale difeende, non uegna tra gli intercolunni, & non bagni le per-
fone, che panano di fotto, ma quelle, che fono fopra le colonne paiano, che
uouitando mandino fuori gli eliti dell'acque.
Laficannellatura della colonna � fatta ad imitatione deUe falde delle ueQif�*
minili, in qnefta fi deono intendere alcuni uocabol�,
er poi il modo d�
;-:."
50
40
SO
1
firmare le dette parti.ll primo uocabulo � quello,che Vit.chiama Stnx.
fecondo quello che � detto, Stria, il terzo, Ancones. E adunque Strix ti
cauo,cr il canale ij�effiojm Stria � lo [patio che e tra un cauo,z? l'altro
detto pianuzz0
Ancones fono le braccia della fquadra, laquale � fat*
ta di due righe
, che da Vitr. Ancones dette fono. Siano i canali uent�*
quattro,cauat� �nfemicircoh,prouaii con l'angulo della quadra,che toc
che il fondo del cauo,
er con le braccia, che tocchino gii anguli de i pia*
nuzzi, la groffiezz<* de quali fi, farebbe � punto quando noi fapesfimo
bene come u� la gonfiatura della colonna fecondo l'opinione di Vit. Noi
qui ponemo la figura.
Io ho deferitto, quanto io ho potuto diligentemente in que-
llo Libro le difpofitioni de i Tempi Ionici, nei tegnente io
efponero, quali fiano le proportioni de iTempi Dorici,
& Corinthfj.
Conclude Vitr, & dice quanto ha trattato firn hora, codice hauer detto
. con diligenza le ragioni de i Tempi Ionici,
er promette di uokr tratta-
re neljeguente Libro delle mifure de i Tempi Dorici
, e Ccrmtifi, pero
douemo auuertire alle cofe dette , come A cofe pertinenti alla ragio-
ne ionica
,
\pk
60
\>-i
7 j
IL UNE DEL TERZO LIBRO.
-ocr page 105-
LIBRO Q^ V A R T O
DELLA ARCHITETTVRA
D" I ■ M. VITRVVIO.
PROEMIO.
AVENDO io � Imperatore auuertito, che molti lafciato hanno precetti,& uolumi
di Commentari non ordinati, ma cominciati come particelle imeni orate, degna, & uri
lisfimacofa ho penf�to prima il ridurre tutto ir corpo di quella difciplina � perfetto
ordine, & poi efplicare inciafcunouolumeleprefcritte , e certe qualit� delle maniere
partitameli te. Nel primo uolume adunque � Cefareio ti ho dichiarito l'ufficio delio Ar
chitetto , & dimoftrato di che arti bifogna, che egli perito f�a. Nel fecondo io ho difpu-
tato della copia della materia, che fi adopera nelle fabriche. Nel terzo delle difpofitioni
de i facri Tempi, & della uariet� delle loro maniere, quali, Se quante forme s'habbia*
no, & delle diftributioni,che fono in ciafeuna maniera, & de i tre generi, che erano di
I O
fottilisfime conditioni per le proportioni delle loro mifure, ho dimoftrato l'ufanze Io=
niche. Hora in quello uolume io tratter� de gli Infirmiti Dorici, &Corinthtj , «Se di
tutti, & le differenze,er le propiet� far� manifefte.
ERCHE Vitr. non faccia nel Proemio del quarto, tome ne i Proemi de gli altri libri, difeorrendo fopra alcuna,
bella cofa, la ragione
( come io [timo ) pu� tffer. que&a. La materia di queflo libro � continuata con la materia del pre*
cedente, per� non bifognauafar altro Proemio, con d�gresf�one,
er hij�oria come ha fatto ne gli altri ; ma per che ha
fatto quej�o poco
? Prima per dijlinguer un libro dall'altro, dapoi per continuar la materia dimojirando quello, che fin
horaeglicihainfegnato, eyqueUo, che egli ci � per itifegnare,<cr f� alcuno diceffe non deneua egli fotta un libro coni*
3| prendertuttala materia delle fabriche dedicate alla religione? io direi che per fuggir il tedio, che ci arreca ia lunghez-
za delle cofe, egli ha uoluto dar modo al terzo libro, cr riferuarfi nel quarto � dichiararci il reilante
, er per quella breuit�,che egli 20
lauda nel Proemio del feguente libro, che ci fa piti pronti alle cofe^heprejhf� finifeono, ben dico io0 che in ogni Proemio ci � che auuer*
tire,
er in quej�o fpeciabnente la doue egli die?.
■^el terzo delie difpo fitioni de i Sacri tempi. Quanto � gli a/fretti delle fonti, er de i lati al primo capo.
** della uariet� delle loro maniere. Quanto aUofpatio delle colonne, del che ne fono cinque fpecie ,'.come fi uede al fecondo capo, nel
quale compre/o anebo quello.che qui dice Vitr.
Quali, & quante forme s'riabbiano, & delle diftributioni, che fono in cia-
feuna maniera. Quanto alla applicatione delle cinque fpec�e, alle figure de glixajpetti, er ancho doue egli dice.
�t de i tre generiche erano di fottilisfime qualit� per le proportioni dei moduli, cio� Dorico,Ionico,& Corinthio.
& in uero cofi ritrouo ,cr � neceffario riuolgere nella mente le cofe dette fopra le proportioni , er « componimenti di quelle, nel terzo libro,
CT effercitarf� nel ragionare fopra di effe, ricordundofi oltra di quej�o della Eurithmia, che � il temperamento delle proportioni applicate al*
la materia, come la equit� alle cofe di giuftit�a. Tratta adunque in quej�o libro della Origine,
er inuentione delle colonne, de i loro ornamen ?o
ti della ragion Dorica, e Corinthia, del compartimento, er diftributione del di dentro, er del di fuori, de i tempi, er ci da alcuni precetti di
porre i tempi]'econio le regioni, e parti del Cielo: parla delle porte, delfabricar antico di Thofcdna
, er delle forme ritonde de i Tempi, er
degli Altari ,crcon quefto termina la ragion della fabrica alla religione confecrata.
CAP. I. DI TRE MANIERE DI COLONNE, ET DELLE
ORIGINI ET INVENTION LORO.
E colonne Corinthie hanno tutte le mifure come le Ioniche, eccetto � capitelli, ma le altezze de i ca
piteili fanno quelle per la rata parte pi� alte , & lottili, perche l'altezza del Capitello Ionico e la
terza parte della groffezza della colonna, ma del Corinthio � tutta la groffezza. Adunque perche 40
due parti della groffezza della colonna fono aggiunte � i capitelli Corinthrj, per� fanno l'altezza
di quelle con la forma pi� fottile, tutti gli altri membri, che fopra le colonne fi pofano, � dalle mi*
fure Doriche, � dalle ufanze Ioniche fono trasferite nelle colonne de i Corinthrj, perche la manie-
ra Corinthia non ha propia inftitutione de gocciolatoi, & di altri ornamenti, ma ouero dalie ragioni de Triglifi ne
i »occiolatoi i mutoli,& ne gli epiftili le goccie alfufanza Dorica difpofte fono, � uero fecondo le le2;°;i Ioniche i f
' dentelli & con le corone fi compartirono, & cofi di due maniere trappoftoui il capit
gi ornati di fcolture con
fo � fiata nelle opere la terza maniera prodotta, perche le nominanze de 1 tre generi, cio�* Dorica, Ionica, «e to^
rinthia fatte fono dalle formationi delle colonne, dellequah la prima, & antica nata e laDonca.
*W pre fatte capo tratta Vitr. dette-origini, er inuentioni delle maniere delle colonne,deUa colonna Corinthia, er del capitello. Le regole aeue
Corin�te fono breuemente raccolte, la prima � che le colonne Corinthie non fono dalle Ioniche differenti di mifure, fatuo che nei capitello,^

PeracheUome ueduto hauemo nel precedente libro, ) il capitello Ionico � alto per un terzo dellagrojfezz* della colonna, & ( come quiiice
Vur il capitello Corinthio � alto tanto, quanto tutta la groffezza della colonna, dalche nafee, che la colonna Qormthia per l aggiunta di due
Parti � pi� [urta,
er pare pi� fottile, la feconda i che gli altri membri, che uanno fopra le colonne,�fi pigliano dalle Simmetrie Doriche,odal
le ufanze Ioniche perche ilgenere Corinthio non ha que membri propr�j, &feparati) come ha ciajcuno degli altri generi
, ma ji piglia da t
Tri/1 cio� dalla radon Borica, non che fimo Triglifi nel Corinthio,per che queilo n� � j�ato mai ueduto nell'antico, ma perche il campar
tonfato Dorico e regolato fecondo i Triglifi. Similmente pergoccie intende non quelle, che fono fatto i Triglifi, ma quelle che fotta la cor*
nC � mtk�soccUR metteno,che moderni fufmoU, � pater
«offri chiamano nonfapendo l'Origine di quelli adornamenti. Neil, maniera
ConrJ:^^
Ioniche prender tutto quello,che jvnette fopra i capitelli delle colonne et in queRo cafonon ci e differenza trai Ionico, er .1 <:«"%»> f�
pu� diri, che il genere Corinthio non habbia altro delfuo, che! Capitello, er quej�o fi deue auuertire, cr noi difopra ne hauemo fatto, e di* �0
PefdieTn mS Achaica, Se il PeloponefTo Doro figliuolo di Helleno, & della Ninfa Optice hebbe il principato, &
-ocr page 106-
io4                                                                            LIBRO
quelli in Argo antica citt� fece � cafo di quella maniera il Tempio di Giunone. Dapoi delle ftefle maniere non cf-
fendo anchor nata la ragione delle Simmetrie, fece i tempi nelle altre Citta della Achaia. Ma poi gli Atheniefi per le
rifpofte del Delfico Apollo di uniuerfal configlio di tutta la Grecia conduilero tredici colonie in uno ifteiTo tempo
in Alia, & crearono i capi,e condottieri in ciaicuna colonia, & diedero la fomma dello Imperio, <§t goucrno ad Ione
figliuolo di Xuto,�c di Creufa,ilquale per le rifpofte Apollo in Delfo fuo figliuolo uolle chiamare,oc coflui conduf-
fe in Alia quelle colonie & ini fabric� grandisfime Citta . Ephefa s Miieto, Mionta, che gi� fu dalle acque forbita,!
facrif�crj, & fuffragio dellaquale gli lonrj attribuirono � Milefij, & Priene, Samo, Tea, Colofona, Chio, Erithra,
Pliocea, Gazamene, Lebede, & Mefite. A quella Mefite per l'arroganza de cittadini fu dalie gi� dette Citt� per
commune deliberatione molla la guerra, & ne fu ancho roinata, in luogo dellaquale per beneficio dei Re Attalo da-
poi , & de Arfinoe la Citt� de Sminici tra quelle della Ionia � fiata ricettata. Quelle Citt� hauendo fcacciati 1 Cari,
Se i Lelegi nominarono Ionia quella regione di terra dal loro capo Ione, & iui ponendo i Tempi degli Dei immor- *"
tali,cominciarono � fabricare alcuni Tepietti,& prima come uidero in Achaia fecero il Tempio di Apollo detto Pan
nionio, oc quello Dorico nominarono , perche da prima lo uidero fatto nella Citt� di Dpriefi. Ma uolendo porre in
quel Tempio le colonne, non hauendo le Simmetrie di quelle, & cercando con che ragioni far le poteilero, accio-
che, & a foftentar il pefo Idonee fuflero,& approuata bellezza teneflero nello afpetto, mifurarono la pianta del pie-
de uirilc, oc di quella groilezza, di che fecero la Bafa del fililo inferiore fei fiate tanto Iettarono in altezza quella da
terra col capitello. Et coli la colonna Dorica cominci� dare ne gli Edifici] proportione, & fermezza, & bellezza
del corpo humano. Appreflo dapoi cercando di fabricar un Tempio � Diana, da gli iftesfi ueiligi trasferirono no-
na forma di maniera alla fueltezza muliebre, & prima fecero la groilezza della colonna perla otta u� parte dell'altez
za, & accioche teneiFero l'afpetto pi� alto alla Bafa iottopofero la fpira in luogho del calceo^Sc al capitello impofero
le uolute pendenti dalla deftra, & dalla finiftra, come crefpi cincinni della chioma, & ornarono le fronti con onduie, *°
che gole nuerfcie,�c co felloni che encarpi fi dicono, cio� frutti raccolti infieme, & foglie collegate, in uece di capel-
li difpofti, & per tutto lo tronco della colonna al baffo lafciarono andare le fcannellature come falde delie ueitnnen
ta all'ufanza delle matrone, & cofi con due differenze imitarono la inuentione delle colonne, una fchietta, & nuda
fenza ornamento, che era di fpecie turile, l'altra di muliebre fottigliezza, & ornamento", & mifura . Ma quelli, che
uennero dapoi con eleganza , & fottigliezza di giudicio andarono pi� inanzi, & dilettandoli di moduli pm fottifi,
fecero l'altezza della colonna Dorica, di fette diametri della groilezza, & la Ionica di otto, � mezzo. Et quello,che
gli Ioni da prima fecero Ionico � flato nominato. Ma il terzo, che Corinthio fi chiama,� prefo dalla imitatione del-
la gentilezza uirginale,imperochele Vergini per la tenerezza dell'et� effendo di'piu fuelte membra formate riceue*
no pi� leggiadri, & gratiofi effetti. Ma del capitello Corinthio in quello modo fi narra effer fiata fatta la inuentio=
ne. Vna Vergine cittadina di Corintho gi� da marito effendo inferma uenne� morte, la notrice di quella hauendo J°
raccolto infieme que uafi, de iquali la Vergine uiuendo fi diletta.ua,& poftoli in un cefto,dapoi che fu fepelita,quelli
al monumento fece portare ,& porli da capo ,& accioche pi� longamente reftaffero u'impofe una tegola, il cello
per forte fu pofto fopra una radice d'Acanth� (cio� branca Vrfina) in quel mezzo la radice dal pefo oppreili mand�
Terche fempre fyrezzaua quetto,che egli fatto h<XMM, ne mai fi contentaua, er fempre polka.
Parlando appreflo � quel monumento, auuertendo uide quel cello , & d'intorno la tenerezza nafeente delle fo°-lie &
dilettatoli della maniera, & della nouit� delia forma fece � quella fimiglianza appreflo i Corinthrj le colonne & p�*
f� le conuenienti mifure di quelle, & dapoi nelle pef�ttioni dlle opere fece la diftributione della maniera Corinthia. **
Ricercherebbe un curiofo, che io citasf� in quello luogo rauttorit� di Plinio, di Paufania, er di Strabone,er d'altri authori, per ejbonere le hi*
Borie
, er le diferittioni de � luoghi patti da Vitr. ma io credo � Vitr. per bora, er maggior negotio mi ttrigne, er di maggiore importati*
za, che narrare iHittorie, diferiuer i luoghi, er dipigner l'herbe, Grande occaf�one,
er betta ci ha dato la natura, per fare che l'arte per*
fetta fujje, quando ella ci propofe la firma del corpo humano, percioche con il numero, con i termini, er contorni, con ilf�to er collocano*
ne delle parti in unfoggetta nobilisf�mo ci diede ejfempio merauigliofo difingular bellezza
, fece che i corpi quantunque disf�miglianti fufe*
ro, nientedimeno belli,
er ben firmati, er uaghi ci par effer o, la onde moke bellezze tute fono, percioche con il certo, er determinato nume*
ro delle parti, la natura congiunfe la corrifponiente grandezza con i termini fiuoi, er niente lafci�, che in luogo propio,er accommodato non
fujfe perche fi troiano de i corpigentili �fuelti, che ci porgono diletto
, trouanf� degli altri, che fono pi� fodi, er maggiori, er aer� non ci
dif�siaceno, er finalmente tra quelli, er quelli molti altri betti fono, ergrtt�ofi, come che in ogni cofaf� troua ilgrande,il picciolo il medio-
}o
cre,ciafcuno con lefue ragioni, llche confiderdndo l'huomo,er leggendo nel libro detta natura per imitarla nelle fue compofitioni,uotte che 'tre
maniere principalifiuffero del fabricare, conpderando molto bene Vojficio,er il fine di ciaf cuna fabrica, er per� quella,'che atta fatica pi� p�*
teffe durares, er pi� fermezza Cr pi� difodo haueffe, Dorica uoUe chiamare, perche prima fu da i Dori di quetto modo pigliata, maauel*
la, che pi� leggiadra, fuelta, er fiottile fujfe, Corinthia. La mezzana quaf� tra ambe pof�a, Ionica
: da Ione, come dice Vitr. ma perche eia*
feuna haueffe d'onde parer dilettatole � betta, cominci� con gran diligenza � confederare, che numero, che termini, er come l� baueffero le-
garti � diftorre.Vedendof� adunque come ben difeorr� Leone, che il Diametro del corpo humano, da Vm'aValtro lato, �, per la feS:a parte
er dal Bilico atte Reni per la decima della lunghezza, fu da ci� prefa la occaf�one dette mifure, perche riterouanio,che /e delle colonne altre
fuffero pi� alte la fetta parte, altre la decima del piede loro,per lo innato fentimento, col quale paterno giudicare, che tanta Prodezza � u�*
ro tanta fottigliezza non ha del buono, cominci� �fare l'ufficio fuo? er difeorrere, che cofa fujfe di mezzo tra quett� ecctsf�,che potette pia»
cere
, erdifubitof� diede atta inuentione delle proportiom, er cofi pofti infieme, er accozzati quegli eccesf�, cio� fei, er dieci in dueparti U
fomma d�uifero, dalche tr oliarono chel numero di otto era quello, che dal fei, er dal dieci con eguali Jhacij s'attotanam
, piacque lainuentio* 6°
ne, er ne riufei la prona,
er pero atta longhezz* detta colonna diedero otto Diametri del piede, er quella (come ho detto) dagli autori ioni*
ca nominarono. Dapoi giugnendo il minor termine,che era fei
, con quejlo otto rittrouato notamente, fecero una fomma di quattordici, che
partita egualmente rendeua fette, fecondo ilqual numero da Dori fu fattala colonna Dorica di fette tefie, ma aggiugnenio il termine maggio
re, che era dieci, con quel di mezzo, che era otto, raccolfero diciotto , che partito in duefaceua mite
, pertiche alla formi pia fuelta "er pm
fiottile diedero noue Diametri* er Corinthia la chiamarono, perche da Corintho (che Canuto bora fi chiama) itamela inuentione perauuer*
amento di Callimaco Architetto. Dal numero adunque cominciarono � dar la bellezza, poi uennero al contorno facendo le dimmutioni le
gonfiezza, � uentr�,gli adornamenti come fi conueniua, dijfonendo le parti di ciafeuna al luogo fuo, ben � aero, che ilf�to, er la difbof�tione
delle parti pi� prej�o fi Ufcia conofeere, �,fentire, quando {la male, che s'intenda come far fi deggia, percioche quella � grande parte del
giudicio dell'huomo infitto da natura, bene � uero, che �fono alcune auuertenze, come � fare che le cofi nudino, �, piombo, che i membri ri*
pofinofiul uiuo, il tutto nafea da terra, pari fieno le colonne ad imitatione de i piedi degli animali, che fempre fin pari difiplrt l'apriture pia 7°
groffe le parti da baffo, non troppo lauorate le Doriche, ornate le Ioniche, ornatisf�me le Corinthie, pertiche non fi pu� fi non hafimare chi
nette opere Doriche ha patto tanta Sottilit�, er uarieta di lauori, che pi� non potrebbe hauer fatto nelle Corin�te, grande fbefa,inut�le ]non
goduta, erfenzA Decoro fu fatta ,fe bene alcun diceffe effer opera compofla
. A me la ragione da ardire er la ifferienzA, er cognit�one di
alcune cofie degli antichi, lequali quando erano potte lontane dall'occhio erano folamente fgroffate, er pi� che s'auuicinauano pi� tran (rute
anzi fi Ugge, che per lo pericolone eranel drizzarle colonne, fi foleua prima drizzarle,et poi lauorark,acaoche kuorateje'per cafona
drizzate
-ocr page 107-
Q_ V A R T O.                                                               toj
drizzarle fi jfiezzaffero nonfuffe, cr laffefa, cr la fosca gettata, in fctnma riffondino( come ho detto altre uolte) le cofe dejlre allefinif�re,
le dinanzi, alle di dietro, tolte alle bafje, le eguali all'ineguali, in modo, che ogni cofa pofiafia al luogo fuo.�o ho detto con che ragione � fiata
ritrattata la. m�fura delle colonne
. Voglio bora fare auucrtit� alcuni,!quali fi merauigliano, che Vit. s�effo, non pur altri, che hanno fabrica
to tra gli antichi Architetti,s'habbia alcuna uoltafcoftato dalle dette mifure.netto ho di /opra con l'autorit� di Vit. che la ragione delle cofe,
e in f� uera, cr durabile,onde con la proportionefe ne uiue,e s�afenza oppoptione, ma non fempre diletta quelfentim�to dell'animo nofiro,
ilquale forf� pi� adentro per afeofa forza di natura penetrando non conferite, �ghoccht, che la pura, efempltce proporttone alcuna fiata
diletti, ma dalla materia delle cofe,dalla grandezz<*,dalla iifianza{come ho detto) richiede alcuna maniera,?? forma, che acconci quello gra*
tiofamente, che troppo femplicemente ci porge la mi fura, CT proport�one,come nelle ftatue antiche fi uede altre d� none, altre d� dicci, altre
tra noue,cr dieci tefte formate,&■ nella Mufica ci fono f�milmente alcuni fuoni,che dolcemente uengono alle crecchie, che per� non fi chiama
ito confonanze, per� dico che ognuno ceffar dcuc di merau�gliarfi, quando ritrona in molte cpere la mijura alquanto i>artata,et diuerja.'E af
io
fai tra il maggiore, cr minore ecceffo contener fi uariando i mezzi con g�udic�o,cr fott�gliezza d'duuertiment�, cr per� dagli fbat�j, cr u�
ni,Vit.ha regolato nel terzo libro l'altezza delle colonne, ne mai � ufeito de i termini.Plinio nel trentefimo fifio libro al trentefime terzo
capo parla delle co�onne,ey delle mifure loro,e? del Tempio d� Diana Efefia,cr delle fue prepari loni.Oltra le tre predette maniere di colon
rie �fono le A tt�che quadrangulari,cr d� paritario de lati. Quello che dice Vitr. di Ca�limacho Architetto, che per la eleganza dell'arte
era detto CachizQtecncs , altri leggono
Tixitecr.cn, perche fetalmente polka VaHefua, cr forf� quadra meglio � Vit. La Simmetria.,
o»ero compartimento di quel Capitello,in quello modo far fi delie, che quitto fera la groffezza della colonna da pie
di tanto ila l'altezza del capitello con li dado.JVIa la larghezza del dado coli habbia la ragion fua,che quan to fera l'ai
tezza,due tanti fia la diagonale^perciochc gli fpatfj haueranno per ogni uerfo le fr�ti gialle. Le fronti della larghez
za fiano in dentro piegate da gli eftremi anguli del dado per la nona parte della larghezza della fronte fua.Habbia al
baffo del Capitello tata grp'(fcz8sa,quarito � la col�na di ibpra,oltra l'Apothefi,& lo Alt ragalo,Cfcc dalla forma da moder zo
ni come lor parte tod�no,� collarino uien detto.La groffezza del dado per la fettima dell'altezza del capitcllo.ToItane la grof-
fezza del dado diuidafi.il refto in tre parti, dellequ��i una fi dia al foglio da baffo, il fec�do foglio habbia l'altezza di
mezzo,i cauletti la iflcila altezza teghino,da i quali nascono fuori le foglie,che riceueno il dado.Dalle foglie de i cau
letti nate efehino fin fu gli efirenii anguli. Le uolute,ma le rittort� minori, che Helices dette fono,& che fbttopofle
fono � i fiori poili nel mezzo del dado nelle fronti fiano fcolpit�, & intagliate,i fori da quattro parti formati fiano
tanto grandi quato e la groffezza del dado,coli in quelle ri fp�denze di mifure formati feranno i capitelli corinthrj»
�o ho effe-fio di fopra quefia cempofiticne afidi chiaramente, cr �ntofir atela in dijfegno, uero � che fi ha auuertito appresogli antichi che fi tro
u� il dado effer oltra la tej�a del capitello, ikheforfegli daua maggior ftteltezza.
                         *
Sono anche le maniere de i capitelli,che alle medefime colonne s'impongono con diuerfi uocabbli nominatele i qua
li ne le propieta delle mifure, ne la mani era delle colonne pot�mo nominare, ma conolccmo, che i uocaboli, eli ?o
quelli fiati fono trasferiti, & mutati da i capitelli Corinthrj, � Puluinati,& Dorici, le Simmetrie de i quali fiate fo=
no in fottigiiezza di none {culture trappolate.
�-a maggior parte de i belli edifici antichi fono di maniera compofia, rjr quefia maniera � udriaJecondo la diuerfit� delle propartioni,ehe fi com
pongono inficine, per� non ha nome propio, bench� � di nodr� f� le dia il nome d'italiana.
V eggpnfi tanti capitelli, con tanta diuerfit� d�
lauori, che nona � numero, altri con foglie dolina, cr fono bellisfimi, altri hanno legature d'ammali, altre di altre cofe fecondo lafantaf�a
de copof�tori, che per� deano effer garbati, cr effer e ai �mitation di qualche opera di natura. Et di quci�a maniera fi dir� nel fine del litro*
C A P. I I. DE GLI ORNAMENT I.
DELLE COLONNE.
E R C H E di fopra le Origini,& le inuentioni delle colonne fecondo le maniere loro fono deferir-
te, egli non mi par lontano dal proposito noftro con le ifteffe ragioni trattare de gli ornamenti di
quelle, come fono nati, & con quai principi], & da che origini ritrouati. In tutti gli edifici) fi po=
ne di lo.pra.la trauatura, & l'opera di legname con diu�rfi uocaboli nominata, & fi come nelle no-
ffiinanze,cofi nell'effetto ritiene dinerfe, & uarie utilit�, imperoche fopra le colonne pilaftri,&
ante fi pongono le traili, ne i taflelli e tranature i piccioli traili, egli asfi, & fotto � i tetti f� gli fpa
40
trj maggiori fono ui u� il cornicilo nel fommo del colmo, onde poi dette fono le colonne,&ancho fi pongono itra-
uicelli attrauerfati,<5c le chiaui, ma f� gli fpacrj non feranno tanto grandi, ma commodi il colmello,& i Cantieri ucn
ghino in fuori fin'all'eftremo del grondale, & fopra i Cantieri itiano i Tempialf� Pianelle, dapoi di fopra fotto le
tegole gli A fi�ri,che fp�rtino in modo, che da gli «porti loro coperti fiano i pareti.
                                                       $0
Girabile dottrina, cr pratica d� Architettura ci infegna Vit.nel prefente capo,per cicche egli ci rende conto d� tutti gli adornamenti, cr m�m*
brighe, fopra le colonne fi mettono, d�moj�randcci chiaramente l'ongine,cr la inuentwne di queUi,dalche la ragione d� molti uocaboli nel pre
ferite lu ogo ci appare.Certo �( cerne fi (fio ho detto)che dalia necesfit� alla magnificenza del fabricare fono gli artefici peruenuti. La natura
c'impofh'l a necesfit�, ma l'animo grande accefo dalla concorrenza ce reo d� auanzar f� j�effo, fiche � primi fabricarono,ccme lor fatto ueniua,
Cr quanto il btfogno richiedeua, fuccejfero le con te f� �auanzarfi l'un V altro,ma perefifondauano le inuentioni, cr gli accrefcimenti fopra
la imitat�one di quelle cofe, che per loro natura doueuano effer tali per� ninna cofa fecero negli adomam�ti,diche non nepotefferopien&men
te rendere la ragione dalla imitat�one delle cofe fatte per neccsfit�,ilche perche non fia accaduto Vit. ce lo dimojlra in quejlo modo.Eleuato lo
edificio nella gi� dimeftrata firma
, dal fondamento fin alla cima de i Varet�,colonne,e muri, btfognaua coprirlo/cclcche perfettamente fi u�
dcjfe il fine dell'opera, nel coperto era neceffario prouedere, che i pareti uniti jleffero, ej legati infume, cr il coperto acconciamente fi ripa
foffe.La onde per hauer quanto s'� detto, e dafapere,che bifognafar tutto quej�o lauoro il legname,che mater�atio � detto da Vit.cr conefee 60
re dijiintamente � nomi, gli eff�tti, cr ti (ito di tutte le parti, japeremo adunque come alcuna uoltaglijpatij da coprire fono grandi, alcuna uol
ta minori, fecondo la grandezza degli edifici, e diftanza'de 1 pareti. Vero nelle legature de i tetti ui u� pi�, cr meno artificio, jecondo il
bifogno, fopra le colonne, fopra t pilaf�ri, cr fopra le ante ui uannogl� Arch�traui come s'� detto,cio� le trau� maefire. Ma nell'opera di le=
gname che Vitr. chiama contignatione,ui uanno alcuni traukeU�,che Vit.ch�ama tigna,cr le affe,chefono tauole feccate,cr in quefio conuen
gono tutte le opere di legname. Ma fe'l tetto fi fbander� molto, cr fera troppo largo neUafommit� del colmo ui u� per longo uno tram
tnacjlro, che fi chiama in Latino ■Columen,colmello noi dicemo ,dalquale nafeono come figliuoli tutti i legamenti del tetto , fi comedeU
la ffitna maestra nel pefee nafeono tutte le altre. Et forf� d� qua � ufurpato quello, cbefifuol dire il tale e di tal columcllo, ci fon i trauerfi
ci fono ancho le chiaui dette capreol� dalla f�miglianza de pampini che legano la u�te,perche cofi quelli abbracciano i Cantieri,ma i trauicelli at
trauerfatifi dicono latinamente tran{tra,cr uolgarmente Cadena,cr fono quelli fopra i quali fi ripoffano le ch�auiMafe il tetto fera comma.
Ao,cr non porter� pericolo di slegarfi onero fch�auarfi, fi potr� badare il colmello folamente con i canteri fuoi, che fono alcuni legni lun-
70
ghi del tetto iquali uengono dal colmo, cr d�feendeno da i lati in fino fotto le grad�, fopra quefiicanteri,iquali fanno parere ti tetto come una
galea riuerfe�a, cr ufafi tra noi di dire la galea efjer in cantiero, quando � fatto il fio corbame, ui uanno 1 Tempiali, che fono trauetti, iqua
li uanno � trauerfo i cantieri incontra le fonti del tetto. Sopra i tempiali, ui uanno gli Ajferi, che fono leg%i larghi quattro once, che uanno
fopra i tempiali, come i Cantieri di fotto, fopra quefli ajferi uifi pongono le te°ole,i capi deUequali fi feontrano ripofando fopra il mezzo de
gli Afi�ri, cr quej�o � quanto la necesfit� ci ha dimoj�rato,f� perche il tetto s�ejfe in piouere,accioche s'egli fufje piano,non poteffe (apportar
le neiu, cr gli altri �mpeti delle tempejlc, fi perche fcacciaffe de i pareti le acque, crfuffe bemsfimo legato,CT quefio � quanto Vit. ha detto
k fin bora, ilquale battendo dtfpofto,cr la trauatura,cr il tetto fecondo il bifogno dice.
*�* coli ogni cofa fi uedr� conferuare, & il luogo,& la maniera, & l'ordine propio.
°ra tenendof� � mente gli effetti di ciafcuna delle fopradette cofe potremo benisfimo fapere la origine degli ornamenti, che nelle opere d� pie*
tra fono fiati
jmtrp.iu.Ui da ignudi Architettiscr con che ragione sgabbiano �fare,cr per pi� facile intelligenza, le figure fon quelle.
H A. Canteri
1
-ocr page 108-
LIBRO
*Q(5
vf. Canteri. B. Columen J &queftdHadefcrittiwe,chhdglif[>ac�jcommodi.
the fi, contenta folamente del Colmo t&dei Canterij
. '
{ ili
Queftadzfcrittionc � quando gli (ftdcij fono ampli C fono iC areali. I, gli *AjJer�
i Tempiali, & tutta quefia legatura fi chiama teftum.
iifT";,n"nTTfl*
1
PT�
Illlllllllllll
m-
l;l
^
>
g_,
tatramfoprale colonne 3 qui fi ueionole tefieieUe trauifaf>ral'*Ar�kmet@s
j�praquila parte va la conti^natiom^vtauolaton
«P*WWI
nli" il il»»'
-ocr page 109-
Q_ V A R T O.
107
pa
me, che ufciuano, & fpqrtauano in fuori dal parete, compofe.ro ancho que�lo,che fra traue traue p�ner fi doueua
&ornarono con opre di legname gratiofamente quello, che fopra le cornici, & le fonimit� fi poneua, & poi taglia-
rono a piombo drittamente gii fporti de i trauicelli per quanto ufciuano in fuori, ikhe parendogli fenza ?arho1fiile
ro fopra le tette tagliate de i trauicelli nella fiori le alai ne tauolette forai atc nel m odo, che bora fono i 1 ri'o-Hfi &
quelle dipinfero con cera biaua, accioche le tagliature de i trauicelli non offendeflcro la infila,& coli nelle opere Do-
riche le diuifioni de i trauicelli, coperti con la difpofirione de i Triglifi cominciarono haucr io (patio pollo tra i tra-
uicelli, & il letto delle trattatine.
Ma detto Vitr, che fopra le colonne, er « pilaftri u� la troncatura, crfoprala trauatura il tetto, o colmo, ha efbofto le part� er le ragioni del l0
<olmo,horaciefhone come da quelle parti, 0' dalle opere di legno pati fono trasferiti gli ornamenti nelle opere di pietra., & ci dimostra
come nelle opere Boriche i Triglifi
, e? i Mediani fiano flati prefi, ey nelle ioniche i Dentelli, er dice che 1 Triglifi,che fono membnlli Sera
nellati fopra [Architraue nelle opere Doriche fono flati fatti ad im�tatione delle tefle delle tratti, impsroche gli antichi Vabri edificando ti*,
rauano le traui da un muro all'altro, ey ui lafciamno alquanto di/patio tra quelli
, crfaceuano (portar le tefle delle traui fuori dei muro ©*
fopra quelli orliauano le Cornici, ey � trcnt�fpuij, ma pei taguauauo quelle td�e�paridel parete, ichc offendeua l'occhi�, pero a'ff�g*
geuano � quelle tefle alcune tauolett�,?y le dipigneuano,ey incerauano al modo, che hoggifono 1 Triglifi con quelli canali, che panno effer
fatti per rtceuere legacele dalla cornice, da quefiogli Architetti nelle opere di Pietra hanno fatto i Triglifi, ey le Metope cio� ghfrjfij tra
uno Triglifi, ey l'altro, che
vapprefenta.no ledtuif�oni di un Triglifo dall'altro, come d'un traue dall'altro. Similmente 1 Mutili, 0 Madia*
u�fono flati prefi nelle opere Doriche di pietra dalle opere di legname quefli rapprefentano gli fporti de i cantieri fono k cornici come i Tri*
glifi rapprefentano gli/porti delie traui fopra P�rchitraue, quefli M odioni/ono piegati, accioche aiutino � cader l'acque. Sano pi� larghi zo
CT di mcn groflezzd de i Triglifi, il luogo loro � fiotto le Cornici, ey la figura qui fatto lo dimoflra, er Vitr. lo dice � quello modo.
Dapoi altri fono flati, che in altre opere � piombo dritto elei triglifi fa celiano (portar in fuori i cantieri, � piegare
i loro fporti,& allhora come dalla difpofitione delie traui uennero 1 triglifi, coli da gli fporti de i canrieri fotte 1 g�c-
tione ritrotiata percioche non come alcuni errado hanno detto che i Triglifi fono le imagini delle fineflrc, cofi pu�
cller,percioche i Triglifi -Il p�gono ne gli angnli,& contra i quadri delie colonnelle i quai luoghi ninna ragion tino
Ie,che fi facciano le finefir«,percioche le giunture delle cantonate fi slegano ne gii edifiai,fe in quelle l� larderanno
iiumidellefineftre.
                                                                                                                                                         ?0
te cantonate degli Edificij deano effer f�rtnfune, perche fono come Pojfa delle fabrkhe,la dotte non poco errore e di colui, er' non picciol danno
dell'edificio, f� il cantone fi apre con qualche foro, non � adunque buona l'opinione di queUi,che uogliono i Triglifi,
er le Metope rapprefen*
tare le Finekre
, perche altra che U ragione non confenie,feguiter ebbe, che nelle opere Ioniche i Dentelli poteffero fimilmenie rapprefen*
tarei fsri deUs Fine/ire ,ilche non pu� effer cerne dice VUruuio.eyce infegna ad un tratto l'origine dei Dentelli nelle opere Ioniche
crdice.
Ut di pi� ancho f� douehora fi Canno i Triglifi, fui fera giudicato che Mano fiati gli fpacij de i lumi, perla ifteff� ragio-
ne ci pu� parere, che nelle opere Ioniche i Dentelli riabbiano occupato il luogo delle Fineftre, percioche amenduc
gli fpatrj, che fono, Oc tra i Dentelli, & tra i Triglifi, Metope detti fono, perche i Greci chiamano Ope i letti delle
traili, Se de gli AiTeri, come i uoftri i chiamano caui Colombari, & cofi lo (patio delle traui pollo tra due Ope, ap*
predo i Greci Metopa � nominato, in modo, che fi come per alianti nelle opere Doriche flata rittrouata la ragio*
1, cofi nelle Ioniche la ordmatione de i Dentelli nelle opere tiene la forza fua .
come i Modioni rapprefentano la imagine de gli fporti de i cantieri , cofi nelle Ioniche i Denteili da gli fporti de gli
AiTeri hanno prefa la imitatione, & per� nelle opere de Greci non � chi fotto il Modione metta i Dentelli, perche
nonpofTono ilare gli Afleri fotto i cantieri. Quello adunque, che fopra i cantieri, & i tempiali neramente deue
«(Ter pollo, f� nella rapprefentatione fer� pollo di fotto ci dar� forme, & ragione dell'opera piena di menda.
Adunque nelleopere Ioniche i Dentelli rendono lafimiglianza de gli ffiorti degli Afleri, ey perche gli Afferi fono fopra i Cantieri, pero i Ben*
teUi fono fopra i Modioni,quefto � flato ojferuato da i Greci. Similmente egli � un'altro annerimento /ondato fopra la regola, che dalle u�*
re ufanze di natura fi deono prender gli adornamenti dell'arte, e queilo annerimento � poflo da Vitr. qui fotto.
Et ancho gli antichi non laudarono mai, ne commendarono, che ne gli Frontifpici fi hauefle � fare i Modioni, � uero i
dentelli, ma folaraente le corone fchiettc, perche ne i cantieri, ne gli Afleri uanno contra le fronti de i Faftigi, ne *-°
poflbno fportare, ma piegano uerfo i grondali, & per� quello, che in uerit� non fi pu� fare, giudicarono gli antichi
non poter hauere determinata ragione, f� egli fufie nelle imagini rapprefentato, percioche nelle perfettioni delle
opere «apportarono ogni cofa con certa propieta, dalle uere ufanze di natura, & niente approuarono,che la efpli
catione del fatto nelle difputationi non poterle hauere la fua ragione tolta dal nero, & per� da quelle origini ci la*
feiarono ordinate le conuenienze delle mifure, & le proportioni di tutte le maniere, i principii dellequali hauendo
fegnitato di fopra ho detto de i precetti delle opere Ioniche, & Corinthie. Hora cfponero la ragione Dorica , &
tutta la forma fua.
Ogni co/a difopra detta � me facile, er i/fedita fi mofira, ma poco da molti Architetti fi � confiderai queUo, che Vitr. dice,cioe che noi non do*
uemofar cofa,che non habbia del uerifimile,ne rapprefentare imagine alcuna che dal uero non habbia principio,
er che cadendo in difputatio~
ne no fi habbia donde ricorrere, per fofientark. Vitr. adunque biafima per opinione de gli antichi i dentelli^ modioni fatti negli flontefficij, 6a
perche rapprefentando quelli icantieri^�gliajferi^non uenendo i cantieri,�gli afferi uerfo le front hnon � pofiibile con ragione far iui i den
teUi,�i modioni, doue a. ninna cofa fi ri/pende. Ma l'ufanzA ha
«info U ragione, perche fenza riguardo nelle opere antiche tutto di fi uedeno
� dentelli,?? modioni nelle tefle defrontejpicij
, er pare che tale ornamento fl�a bene, tutto che non cif�a ragione : la forma de i dentelli vit.
ce la infognata d� fopra,o- noi con le figure l'hauemo dimostrato, mala firma deUe opere Doriche doue olir� i triglifi ui uanno di fopra i mo*
dioni � qui fotto diffegnata
H ti Perete
-ocr page 110-
LIBRO
*o8
che di fopraf�hd fatto menitene di tetti, paretiJfinejirejo dir� alcune co f� pertinenti i quefla materia, f� ben altro�te poffa ejfer il luogo
fuo. Cerca il parete ci fono alcune regole,® prima egli fi iene auueriire,che fopra longo,® continuato ordine di apriture j'enza contrafir*
te non � ficuro porre longo,® continuato parete. Dapoi efjer deus il muro tant\dto,quanto l'altezza delle colonne col captteUo,� tanto gtof*
fo, quanto la colonna da baffone ferialmente douefono i pilaj�r�,per�che quejlifenza dubio ejfer deono della groffezza delle colonne.
li muro
della citt� � lodato di pietra quadrata,et grande, ouero di pietra grande,® incerta,®- po{la in modo, che dia �cbi la mira un certo horrore,�
fpauento, aggiugnendoui(come s'� detto nel primo libro)un'altafo\fa,st larga,'?ornamento del muroj�a il cordone prominente,®' la fita croj�a
di pietra afpra, ® feuera,che rufltca direi, commejfa in modo,che non mojingrande apriture,ufauanogh antichi una regola di piombo,che fi
piegaua,® torcem per tentare il letto,doue.ji haueuano a porre ifafii grandi non lauorati,acctoche meglio fi accommodajfero,® i muratori 60
non hauejjero tanta fatica in prouar ogni faffo.
1/ muro, et parete ji pu� uariamtnte adornare, perche i rari doni di natura, la peritia delTar*
te, la diligenza dello artifice pu� far cofe merauiglioje
, U onde la rarit� della pietra, ® la bellezza, ® la bella mtonicatura, la giuj�ez*
za,& egualit�, la corrifpondenz*, ® mifura , porgono quejla uariet� , donde ne nafee quella bellezza
, che diletta. Egli fi uede fpeffo ,
che uile materia artijiciofamente pojla, pi� di grana tiene, che la nobile confujamente congiunta. Ci da merauiglia il modo di iettar
grandtfiime pietre fopraaUe mura, i coperti tutti d'un pezzo,gli edifici cauati d'una rocca di pietra, come fono in molti antichi tempi
,
<y amphitheatri come � Kauenna, in Cipro, ® anche nelle parti rittrouate del mondo. Hanno i muri le loro intonicature ,come fi diri
al fuo luogo, ® le coperte loro delle quali altre fono aggiunte
, altre congiunte, le aggiunte fi fanno di marmo, le congiunte di Gejfo,
il marmo � ouero intagliato, ouero lifcw,® lujlro, lo intagliato ouero � di mezzo rtlipuo ,�di tutto jpicato, il hfcio, ® lui�ro, � ouc*
ro quadrato, � ritondo, f� � quadrato onero � grande, cio� in tauole
, ouero � picciolo, ® coji il picciolo poilo in opera � detto Mo*
faico.bla di quejle cofe diremo ttelfettimo libro.Cerca i tetti io dico,che d tetto � quelloy� cui fi riferifce li fine di tutta l'opera,et tutto quello
79
che cifopraft� al capo. De t tetti altri fono allo/coperto,® qitef�i fi fanno pendenti,® deono feguitar U hnee degli cdifiaj. Altri n� fono al-
te feoperto,® quejlifono difoperficie di fuori piam,ma dijottojatti� uolti, archi, � crocciere, di quejlif� dir� nel feitimo. Deono i tet=
tidijtndere il muro dalle acqueter� filano in ptouere, ® molto pi� pendenti
, doue uengono grandi neue, come fi uede nella Francia , ®
mUa Germania,® nei paef� de menti. Siano continuati abbracciando tutto l'edificio ® f� pia fono, uno noideue piouere nell'altro,
ne f�ano fconci nella fuperficte, ne raccoglino l'acque in larghi canali. He i coperti s ha utduto grande ornamento ne gli antichi,do»
u� rum pi� la magnificenza della }pefa, che Congegno dello Architetto cagione ha dato di merauiglia tperaocbe hannoufato traui d'ogni
mcailo,
-ocr page 111-
Q_V A R T O.                                                 10,
metallo, � tauole bunch�sf�m�, piombi, inuetr�ature di tegole, er altre cofe f�ntili. Vedonf� i coperti di U Mdgnd, er di �ranc�d,che fono pie
tre nere, tagliate in laflre conficate con chiodi di legno,
er fanno bello effetto quanto alla uijla, perche fono con bellisfimo ordine collocate e
flindo i tetti in pendente, l'acq:u,cbe mene dal Culo dandogli fopra non fa j�repito alcuno. Deuefi prouedere, che le laflre di piombo firma"'
mmte congiunte f�ano, accioch? il mento non le porti,
er po'jle in modo, che gli uccelli non fi firmino fopra . Et fatto il piombo fu l'opera co
psrta leggiermente di cenere di felce mefcolata con loto di bianca creta. 1 chiodi di ferro non fono � propof�to, perche fi fcal iano pi� che le
pietre, ® con la loro ruggine nanna da torno rodendo, pero fi fanno le morfe,® i chiodi di piombo, dccioche con quelli fi fermino le lame del
le tegole con ardente 'ferro.
Ne gli ornamenti de i tetti, le cime, le labra delle gronde, le cantonate delle fabriche fono da effer confederate, k
iouc di fopra ui uanno palle, fiori, ftatue, carri,® cofe f�ntili in modo per�, che ogni cofaf�a pojla congratia, decoro,
er con ragione, lo la*
feio dlfuo luogo di dire molte altre cofe pertinenti adi compofitione
, er natura de i tetti. Vegno aUe apriture, che fono tutte le entrate ®"
ufeite, che fono in qualunque parte dello edificio. Di quefte altre fono per li lumi,®' per lo aere,
er uenti come fono lefines�re, altre fono per t ©
gli huommi, ® per le cofe come porte, fcale, chimiche, pozzi, fumi, camini, colonnati, �, nicchi, ® altre cofe f�miglianti. Alle fineftre il
numero, ilfito, la Figura, ® le regole fi danno, imperocke f� nel mezzo fono effer deono difbari
, ilche nelle fabriche di Vincita per lo pia
non fi uede, cofa di grande impedimento, ®,fenz<t grafia. Non fi deono far fineftre fenza bifogno, ne porle facendof� fopra le cantonate.
Vare, che gli antichi � dalle porte,� dal di fopra deffero luce � Tempi. Delle porte fi dira nelprefente Libro,®- delle altre apriture, negli al*
tri.uoluniL Ben ricordo, che ilfito deUe fineftre effer deue leuato dalfuolo, perche con gli occhi,®' non con i piedi fi riceue il lume, ® meglio
J�fchiua il uento, quando fon alte. Regola eff edita �, che il lume fi prende dal di fopra, d'onde egli uiene.Vedefi queflo in Roma in molte chic*
f�. Vtde � la fineftrd per nnouare l'aere rinchuifo, che come l'acqua f�ando quef�a fi corrompe. Guardif�,che il lume non fu impedito da qnal
■che maggior edificio. La figura quadra dagli antichi nelle fineftre � fiata approuata,®- la grandezza � fiata fecondo il bifogno de i uenti, de i
lumi,
er del Sole, er ancho fecondo la grandezza dell'opera. Molte diffiditi, er grandi fono negli adornamenti delle apriture, mperoche,
er di bella, rara, er uniforme, er grande materia effer deono, er non cof� ageuolmente s'acconciano, eyf� mettono in latter�. Auuenga che io
Vapntura da f� fu perula, ® paffe da una parte all'altra, et fono niente di meno alcune apriture fenza ufeita, quefte prima da maeilri di le*
gKame per finezza dell'opera, crfparagno della ffefa fono siate rittrcuate, poi da i Marmorari per ornamento ufurpaie. Bella cofa � che
�'ofp.,
er foftenhnento fimo duna pietra intiera, er poi che habbiano le parti cofi congiunte, che non fi uedino le commiffure. Gli antichi
(come ho detto altre fiate) drizzavano prima le colonne,
er nelle Bafe loro le ponevano, er poi drizz^ano il muro, perche meglio fi ado*
per auano le machine,
er pili a piombo fi accommodauano le colonne, ilche era difficile (come dice Tullio) appreffo gli Architetti. A. piombo
ji pone la colonna trouand� il centro della Bafa
, er dall'una tetta della colonna, er poi impiombando un fino dritto, nel centro della Bafa,il
quale poi deue entrare nel bue co fatto nella colonna,
er noi altroue (hauemo detto. Due fono le maniere degli adornamenti delle apriture,
perche alcuni fi feoftano dal parete,
er fono di tutto rilmto, ifpedit�,® liberi, altri s'accodano, er fono alquanto prominenti, er questi al*
cuna fiata rapprefentano colonne ritonde, alcuna uolta quadrate, in tutte le predette maniere �gli fi deue offeruare logorio ragioneuole,
er
chel tutto fopra'l uiuofia pofto. Confiderando appreffo, che ad altro tempo fi fior'tea, ad altro fi tutte, er ad altro fi adorna, pero non deue 3 n
tffer (chif�rica) impatiente, ma affettar, che lafabricafia pojla in effer, ® coperta, & poi adornata, altrimenti bene fpeffo fi getta uia la
jpefii degli adornamenti. Et tanto detto fta in uniusrfak de i tetti, apriture,
er pareti, il refiofi riferba � dire nelle opere de prillati, er forf�
�roppo battano uig�to.
GAP. ITI. DELLA RAGIONE DORICA.
LCVNI de gli antichi Architetti negato hanno effer commoda cofa fabricare i Tempi alla Do*
rica,adducendo che le Simmetrie fu fiero in quella difconueneuoli, & menrlofe, & pero Tharthe-
fio.Pitheo, & Hermogene Umilmente lo negarono. Perche Hermogene hauendo apparecchiata
la materia per far l'opera di maniera Dorica, cangio quella, & della fteffa fece un Tempio alla Io- 43
nica al padre Bacco, & quello fece non perche la forma Dorica fuffe fenza grafia, ne perche la ma-
niera, � la dignit� della forma non ci fufle, ma perche il compartimento, �, impedito, in coturno*
do nell'opra de 1 Triglifi , & nelle diftributioni delle trauature, percioche egli � neceffario porre i Triglifi contra i
tetranti delle colonne, & chele Metope tra i Triglifi fiano tanto lunge quanto alte, ma per lo contrario i Triglifi fi
mettono nelle eitreine parti nelle colonne angolari, & non contrai mezzo de, i, tetranti delle colonne, cofi la Me*
tope, che fono appreffo i Triglifi de gli angu�i, non riufeifeono quadrate, ma alquanto pi� longe de i Triglifi per la
meta della larghezza, ma quelli che uogliono fare Metope giufte quadre, riftringono gli intercolumni eitremi per
la meta dell'altezza del Triglifo, ma facendof� quello � nelle ionghezze delle Metope, � ne gli reftrignimenti degli
intercolumni, e diffettofo, & non irta bene, perilche pare , che gli antichi habbiano uoluto fchiuare nel fabricar i
Tempi la ragione della Dorica Simmetria.
                                                                                                                    jq
Volendoci Vitr. dichiarire il compartimento Dorico , egli ci propone una d'fficulta de gli antichi Architetti, dccioche noi Riamo pi� duuertiti.
Biaf�mauano alcuni la mifura, � compartimento Dorico nel fabricar de 1 Tempi, non perche la f�rma non haueffe del grande,�che l'opera di*
fp'aceffe, ma perche riontornaua bene il compartimento de 1 Triglifi,
er delle Metope. Noi hauemo ueduto di fopra, che 1 Triglifi nfpondo*
no alle tefle delle traui,
er che le Metope rifondono 4 gli fpatij, che fono da una traue all'altra detti inlertignia nella parte di fuori, ma nelU
parte di dentro,
er le traui, �gli fpatij fi chiamano lacunavia. Se adunque 1 Triglifi rapprefentano le tet�e de'�e tram, er le Metope gli fifa*
tifi nefegue che effendo impedito il partimento de i Triglifi,
er deUe Metope impedita fu ancho la ragione deUe trauamenta, er del loro orna
mento di dentro. Ma come fu impedita la diftributione de i Triglifi eglifi uede, perche � neceffario che lo Triglifo fu giufio per mezzo U
quadra della colonna,
er la Metopaf�a tanto alta quanto longa, magli antichi non auuertendo a quello,che era per gli Triglifi,®- per le Me
tope rapprefentato, poneuano fopra le eflreme parti delle colonne angular�, ® non fui uiuo i Triglifi, dalche ne nafceua che le Metope ap*
preffo que Triglifi, non ueniuaho quadregiujle, ma alquanto pi� longe de iTriglifi,cio� per la meta della loro larghezza
, er quetlo auuenU e<s
u� uolendo quelli feruar la diflaitza deU'mtercolumnio, ma quelli, che di ci� non curauano,
er uolettano pur, che k Metope -piffero giufte �
quadre, non riccorreuano � porre i Triglifi fui uiuo,ma reitrigneuano gli fpatij de gli intercolumni,® obbligauano queglifpatij di modo,che
non poteuano cadere fiotto quelle ragioni degli intercolumni, che detto hauemo nel Terzo Libro, rijirigneuano adunque gli cflremi interco *
hmni per la meta dell'altezza del Triglifo, per aggiuftar la Meiopa,
er queflo era diffettofo, per� fuggiuano il lauoro Dorico, non biaf�man
do l'alettone la maniera, ma il compartimento
, er la Simmetria come fece Tartefio, Pitheo, er Hermogene. A queflo difordine proued�.
Vitr. gentilmente dimoflrandoci le ragioni, ® le proportioni di quef�i compartimenti, ®" pero dice.
Ma noi come richiede l'ordine efponemo in quel modo, che da i no ieri precettori hauemo, accioche f� alcuno ponena
do mente, a quefte ragioni uorr� in quello modo cominciare, egli habbia le proportioni efpedite, & manifefte, con
lequali egli poffa bene, & fenza diffetto alla Dorica fabricare e finire i Tempi de gli Dei.
yitr.ci promette di douer dare il modo,®- le mifure di fabricare dia Dorica fenza dtjvtto. Et fi come nella maniera ionica egli ci ha dati i precetti 7 o
fecondo le firme de i Tempi,® regolati quelli f� condogli fpatij degli intercolmi,cof� nella Dorica egli regola fecondo le iftejfe firme gli ffia*
tij tra le colonne, itero �, che la ragione di quefii fpatij
, � di quef�a maniera tutta dipende dal compartimento de i Triglifi. Et pero nel difoprd
er in altri luoghi,quando Vitr. ha detto la ragione de i Triglifi, egli ha intefo la maniera Dorica. Comincia adunque 4 Regolare la maniera
Diaf�i�os, che ha di tre colonne ilfuo nano, fecondo la firma di facciata in colonne detta Proflilos
, er fecondo ambe le tefle in colonne detta
AmphiproMos, ® folto un nome fola intende quefle due firme, chiamandole Tetraflilos,cioe di quattro colonne,regola ancho la alata a tot
no ietta Peripteros chiamando Exafldos, cio� difei colonne, ®" ci lafcia � noi regolare le altre maniere, dice adunque.
H ii� La fronte
-ocr page 112-
LIBRO
HO
La fronte del Tempio Dorico nel luogo doue s'hannp � porre le colonne douendo efler di quattro colonne diuifa fia
in parti uentifette,TOa f� di fei in parti 41.
Pi quefte parti ima fera il modulo, che Grecamente Embatis � detto,& quello, per la cui conftitutione difcorrendo,
e ragionando fi fanno i compartimenti d'ogni opera , la groflezza delle colonne fera di due moduli, l'altezza del ca
pitello di quattordici,
In quej�o luogo fi deue por mente, che f� bene Vitr. ha detto che la maniera D�aflilos hi i uani di tregroffezze di colonne, non per� nella d�&r�
but�onc preferite cadono tre groffezze di Colonne, ma due,
er tre quarti, per� auuertir douemo, che quando Vitr. nel terzo libro parla
d� quej�i nani tra colonna � colonna, in tutte le forme � d�ffreffe ,�dt larghe
,� 'di pi� libere disianze egli ufa quefti termini »
Pu� effer, fi pu� porre, potemo trammettere.
Et non dice fi deue porre, douemo trammettere. � deue effer lo fpatio di tante groffezze, perche non ci commanda, perche non da termine cer* x 0
to, come egli fa nella betta, cr elegante maniera detta Bufiilos, doue egli ci commanda, ey dice.
Perche fare ii deono gli fpatrj de gl'intercolunni di due colonne, & un quarto.
Et per� non � neceffario, che apunto uengh�no tre Diametri tra colonna � colonna in quefla forma D�aflilos, come apertamente fi uedein que*
fia dijtr�bution� de i Triglifi.Dapoi � da auuertire, che fu gli anguli uengono mezze Metope, ma non di fatto mezze, perche Vitr. dice Se
mtmetopia effer di mezzo Modulo in larghezza
j er mezzo Modulo, e un terzo d� Metopa, er per� fi dice mezzaMetopa al modo che fi
dice Semituono, � Semiuocale, nonchefia mezzo tuonoapunto, � mezza Vocale, ma per che � una cofa tra gli eflremi.
Daque&a intelligenza ne nafte, che la fronte d� quattro colonne ha daejfer diuifa in uentifette par ti, e? noninuenti fette, emezza,<y cofl
la fronte d� fei colonne effer deue diuifa in parti quaranta due, come 4 chi ben confider� � manifesto, con la �f�effa ragione fi potrebbe rego*
lare la facciata d� otto,
er di dieci colonne, er qui fotta noi paneremo quef�a diu�f�one con � nudi Triglifi, er gli lf>atif dette colonne, ma che
Vitru.intenda mezze Metope non � punto mezze, ma meno fi pu� prouare
, perche di fatto egli ufa Semitriglifo, dicendo chefopra gli so
anguli uanno mezzi Triglifi, er fona mezzi * putto.
«1
?o
■r
A Vopem DiaRilos d� quattro Colonne.
B Vopera D�aflilos d� fei Colonne.                                                                                                                     49
La groflezza del Capitello d'un modulo, la larghezza di due, & della ferir� parte.
Kiefce meglio della quinta parte ( come ho detto ) il refto � facile per la d�chiaratione fatta difopra nel terzo libro.
Diuidafi la groflezza del Capitello in tre parti d'una dellequali fi faccia l'Abaco con la Cimafa, � Gola, dell'altra il
uuouolo con gli anelli, della terza il fregio, fin al Collarino. Sia poi contratta, & raftremata la colonna , fi come
nel terzo libro � (lato nelle Ioniche dimoftrato . L'-altezza-dello Architraue fia d'un modulo con la lifta , & con le
goccie. La lifta fia per la fettima parte del modulo. La longhezza delle goccie fotto la lifta per mezzo i Triglifi alta
con la regola fia innanzi pendente, per la fefta parte d'un modulo, & cefi la larghezza dello Architraue dal bailo ri-
fponda al fregio della colonna di fopra.
Cio� il piano detto Architraue, che guarda al baffo non fia pi� largo di quello, che � quella parte che fi contrdgge al Collarino delld Colonna,
che tanto � quanto la colonna d� fopra rastremata .
                                                                                                                       fa
Ma fopra l'Architraue deonfi porre i Triglifi con le fu e Metope alti un modulo & mezzo, larghi nella fronte un mo-
dulo, cofidiuifi, che nelle colonne angulari, & nelle di mezzo podi fianoc�ntra il mezzo dei Tettanti, & tra gli
altri intercolunni due, ma in quelli di mezzo dinanzi,& di dietro il Tempio tre, & a quefto modo fenza impedi-
mento allargati gli fpatrj di mezzo ferii commoda l'entrata a i fimulacri de i Dei. Partifcafi poi la larghezza de i Tri-
glifi in parti fei,deliequali cinque nel mezzo fiano, ma due mezze dalla de/tra, & dalla fineftra fiano difsegnate,
& con una regula nel mezzo fia formatoli piano, che fenmrlatinamente,&Miros da Greci � detto, longo quel
la regola con la punta della fquadra fian trauolti i mezzi canaletti .Po fti in quefto modo i Triglifi, fiano le Metope
che uanno tra i Triglifi tanto alte,quanto longhe,& appreffo di fopra le cantonate fiano le mezze Metope impreffe
per la met� d'un Modulo, perche coli facendoli auuerr�,che tutti i diffetti,& errori fi delle Metope, come de gli In-
tercolunni,& delle trauature,effendofi fatti i compartimenti giufti feranno emendati. I Capitelli de i Triglifi fi han tfo
no � fare per la fefta parte d'un Modulo. Sopra i Capitelli de i Triglifi fi poner� la corona � gocciolatoio 5 che fpor-
ti in fuori per la met�, & un fefto d'un Modulo , hauendo di fotto una Cimafa, � Gola Dorica, & un'altra di fopra,
& fera il gocciolaotio con le Gole grolle per la met� d'un modulo. Deonfi fotto il gocciolatoio diuidere le dritture
delle uie, & i compartimenti delle goccie in modo, che le dritture fiano � piombo de i Triglifi , & per mezzo le
Metope, & i compartimenti delle goccie in manierarne fei goccie in longhezza, & tre in larghezza fiano manife^
fte, ma gli altri fpatrj, imperoche le Metope fono pi� larghe, che i Triglifi lafciati fiano fchietti, ouero ci fiano
fcolpiti i fulmini, 6c al mento del gocciolatoio tagliata fia una linea, che fi chiama Scoria, cio� Cauetto.
Tutto il reftante delle parti come fono i Timpani, le Gole dette Sime, i gocciolatoi fi faranno, come nel Ionico fcrit-
to hauemo. Et quella ragione fi troua nelle opere Diaftile nominate.
Nei terzo libro io ho formato tutto l'ordine Dorico fecondo le regole d� Vitr. ne altro � da d�ru� fopra per hard.                                            70
Ma f� l'opera far� da far di fpeffe colonne5 & che riabbia un Triglifo folo tra lo fpacio di effe partirasfi la fronte douen
efler di quattro colonne in parti diecinoue, & mezza, dellequali una fi piglia per modulo, alla cui mifura ( co-
: s'� fcritto difopra) fon 4:11 tre l'opre compartite: cofi fopra in ciafeuna parte delio Architraue poner fi deue due
ci�
me
Metope, & un Triglifo, ma nelle Cantonate non pi� di mezzo Triglifo.1 Apprelfo le dettecofe s'aggiugne quella,
che lo fpacio di mezzo fotto il Frpntifpicio far� da effer formato con due Triglifi, & tre Metope, accioche lo in-
tercolunnio pi� ampio fia tjk pi� fpaciofo, & comjnodp � quelli che uprranno entrar nel Tempio, & lo afpetto
uerfo
-ocr page 113-
q^V A R T O.
ut
ueriVi'imaginedcgliDeirittegnapiu dignit�, & grandezza. Sopra i capitelli dei Triglifi fi ha daponereil *oc-
la parte inferiore delgocciolatoio,
La facciata di/beffe Colonne di quattro e, e di fei d.
X.Q.
20
Bifogna fcannellare le Colonne con uenti fcannellature, quelle f� piane feranno hauer deono uenti anguli, ma f� fa-
ranno canate, fi faranno in quefto modo, che quanto fera lo fpatio d'una fcannellatura fi riabbia � formare un
quadrato di lati, eguali, & quello fpatio fia uno de i lati, nel mezzo poi del quadrato fi ha da porre il piede della fe-
lla, & raggirare intorno la circonferenza., che tocche gli an«
guli della cauatura, & quanta di cauo fera tra la circonfe*
renza, & la deferittion quadra, tanto fia canato � quella for=s
ma. Et� quefto modo la Colonna Dorica hauer�la pera
fettione della fcannellatura conueniente alla maniera fua.
Ma delia aggiunta, che fi fa nel mezzo della colonna coli in
quelle trasferite fia,come nel terzo libro nelle Ioniche �
flato difegnato.
Ha figura delie fcanmlkture deUe Colonne Boriche � qui pofla,ne hora ci re*
fica altroch� battendo Viti: fin qui infognatoci con ogni diligenza le mifu*
re,et proportioni di tutte te parti eftemri "de
t'-Tempi,cominciando dal pie
de fin alla cima,o" b'auenda il tutto mifurato fecondo le tre maniere del fa
bricare, fenz* lafc�ar parte,, ne membro, ne ornamento, che fi conuegna,
non ui refia altro dico, che entrar in chiefa,
er riconoscere i comparti-
menti di dentro, fermandofi al quanto nella entrata detta pronao7cio� An*
titempio,
er di dentro poi entrando j�curamente nel Tempio, er quefto
ci promette Vitr. dicendo.
Ma poi che la forma citeriore de i compartimenti & Coririthrj,
& Dorici, & Ionici � ftata deferitta, egli � nccelTario diedi*
chiariamo la diftnbutione delle parti interiori delle celle, &
di quelle, che fono inanzi � i tempi.
E dopo queflapromeffaeglila efequiffenelfeguente capo dicendo.
CAP. IIII. DELLA DISTRIBVTIONE
DI DENTRO DELLE CELLE
ET DELL'ANTITEMPI�.
/.. �
A longhezza del Tempio fi c�ni parte in modo,che-la larghezza fia la met� della longhezza,' ma la
cella fia la quarta parte pi� longa di quello,che � la larghezza con quel parete , nelqual feranno'
pofte le porte, le altre tre parti del pronao, � Antitempio corrino uerfo le ante de i pareti; lequal
ante deono elfer della groi�ezza delle colonne. Ma f� il Tempio fera di larghezza maggiore di uen
{M lll�^|jll ri Pie& p°rre fi deono due colonne tra due ante, l'officio dellequali � feparare lo fpacio delie ale
l&a^agB-^g^ll & del pronao.
lo filmo cheH prefente luogo fia difficile,?? f� non cifuffe qualche offeruatione degli antichi tempi forf� bifognerebbe indovinare, per� hauendo
io affiniate alcune cofe, che uengono da buoni diffegnatori, io uegno in opinione di interpretare � quefto modo infraferitto il prefente luogo,
ripportandomi per� � miglior inuentione, Effendo adunque la proportione moltiplice maggiore delle altre forti di proportione
( fi come
nel terzo libro � flato dichkrit�) cofa conueniente fi giudica ufare nella proportione de � tempi, lajbecie deUe molt�plici imperoche i tempi
fono per lo culto diuino, alquale ogni grandezza,
er magnificenza fi richiede. Siche Vitr. uolendoci trattare delle parti interiori dei
tempi comincia a proportionare le lunghezze, �T le larghezze loro, nel che � ripofia quella gratiofa maniera, che nel primo libro � fiata
nominata Eurithmia. DaWaltezza non � neceffarip parlare nafcendoella dalle mifurefu�, imperoche gli Architraui,le Comici, i Ircnttthh
cijcifonomamfefiiperle cofe antedette. Vuole adunque Vitr. che la lunghezza del Tempio fia doppia alla larghezza,
er parla qui
de i Tempi Ionici, Dorici,
er Corinthij, bench� pare, che nette piante pofte nel terzo libro le lunghezze fiano meno del doppio alle largbez*
ze,
er in fatto e cofi, perche l'intercolunnio di mezzo nelle fronti � pi� largo, ma ci � poca differenza della doppia proportione. Ho*
raquetto,che importai chela cella diquel Tempio fopra diffegnato nel primo libro pare troppo longha ,
er forf� la intentione di Vitr.fi
$0
40
f®.
60
mamfefla in quefto luogo, per� io uorrei che qui confiderai fuffe f� la cofa pu�ftare, come io dimcftrer�, eyfe Vitr. ce lo accenna, er
f� ancho nello antico egli fi uede. Soleuano gli antichi diftinguere t Antitempio detto pronao con alcune ale di muro, che fecondo Stra-
tone
Pterornata (� chiamano. Quefte aleueniuano uerfo le fronti da una parte, er Ultra della cella, ma non perueniuano alla fronte com*
pitamente in alcuni tempi, materminauano in alcuni pilaitri, � ante, che fi dica graffe quanto le colonne,
er f� tra un'ala di muro er f al*
tra era grande fbatiofi poneuano � quel filo de i Pilaftri, le colonne perf�rmezZ't,
CT cofi era feparato il pronao dal portico, cofi fi tro*
uan le piante de i tre Tempi appreffoil Theatro di Marcello, cofi accenna Vitr. nel prefente luogo
,er cofi pare chelaragione ce lo
dimoftn.
-ocr page 114-
l i 2 il y
112
dimojire. Vigliamo adunque la fronte del Tempio in quattro parlotto ne daremo alla lunghezza �ccio che painproportione doppia d�
ambe otto,cinque fi danno alla lunghezza della cella, includendo la grojfezza del parete douefono le porte, tre uengbino dall' Antitempioy
�corrino alle ante de i pareti, lequal ante efier deono delia grojfezza delle colonne. Quefie ante fono i termini delle ale del muro, che uen*
gonoinanzidaW una parte
,er dall'altra, cr perche pu� ejfer che ui fia tra quelle ale poco Jfraao, cr ancho molto fecondo le maniere de
itempi di�freffe, � di larghe colonne, per� fecondo il b�fogno � necejfario trapporui, � non ui frapporre le colonne. io duo in fomma
, che la
maniera Proj���os,
crTAmphiproMos , la Peripteros,laPfeudodipterosJaDipteros,&laHypetros,tanto Dorica, quanto Ionica,
e Corinthia, pano tutti � dij�rette, � di larghe, � di pi� larghe
, � acconcie dij�anze d'intercolunni) tutte fi regolano dal preferite luogo nel
compartimento delle celle, eyfi come tutto il Tempio non uiene apunto doppio in lunghezza, perche la necesfit� delle colonne
, cr de gli
fbacii non ce lo Ufcia uenire cofi ancho la cella, fi bene nella facciata in colonne, detta Projltlos,
cr ambe le tefo in colonne detta Ampkh
projlilos in ogni genere, e maniera pu� uenire la lunghezza del Tempio doppia,
cr la cella fecondo le mifure apunto dateci da Vit. non per�
4 punto uiene la proportione predetta, ne gli altri affretti, e maniere, imperoche bifogna, che i pareti delle fronti della cella fcontrmo con le
colonne del portico, eyf�ano ad una ifiejfafila, per� fera alquanto maggiore le celle di que tempi di quello,che dice Vitr. Pero fecondo che
io filmo, in queilo luogo Vitr. ci comparte le celle, che fono parte de i Tempi,
cr ci comparte il pronao cio� VAntitempio, cr il poftico,
che � ilPojiempio, in ogni Genere
, cr nonfolo nel Dorico, ma nel Ionico, vj Corinthio, e? io ho prouato quefio compartimento in tutti
gli affretti fecondo tutti i Generi, per tutte leffrecie degli intercolunni,
cr riefee bene, & fecondo quef�a intentione, io ho regolate le celi de
i T�mpi nel terzo libro y&qui� la pianta di quattro colonne fecond� quello dice Vitr.
-ocr page 115-
Q^ V A R T O.
m
-ocr page 116-
LIBRO
214
'^\
»
IP
-ocr page 117-
Q^V A R T O.                                                 s
Tzffaminmo kfdr�le d� Vitr. il titolo del capo � quefio.
Delia diftributione interiore de le Celle, & del Pronao.
Adunque Vilr.ci mostra come fi habbia a compartir la Cella, er ancho quelli parte* che ui u� dinanzi',adunque altro � Tempio, altro Cella, ah
tra Portico, altro Pronao. il Tempio � il tutto, la Cella � la parte r�nchiufa,e cinta de Parete, il Portico e il Colonnato
, che u� d'intorno,
Fronda � quella parte che � dinanzi la Celiache da i lati ha due ale di parete continuiti atti Pareti da i lati della Cella
, nel fine dette quali fio*
no le arde, dice adunque Vitr.
La longhezza del Tempio fi comparte in modo,che la larghezza ila 3a met� della lunghezza.
Cio� tutto il Tempio coti la Cella, er Colonnato � Portico, ha in proportione doppia la longhezza, atta larghezza, er quejlo � uero nette fronti
di quattro Colonne* ®u doue ni u� Portico non rijponde 4 punto, percioche gli intercolunni di mezzo ielle fronti fono maggiori che gli altri,
cr gli fetUtf fono regolati ,ma ci maned poco,
                                                                                                                                l0
La Cella fra per la quarta parte pi� longa di quello che � la larghezza.
Cio� parti la larghezza del Tempio in quattro parti, crfa la longhezza della Cella d'una parte pi� cheferan cinque, qui ci auanzano tre pars
ti, liquali ne i Tetraj��l� d'ogni affetto in ognigenere,ey in ognifpecief� danno al Pronao folo quando non ui e Po$ico,ouerof� danno al
Pro*
nao,z? al Pellico quando �fono. Quefio compartimento riefee ne i TetraMi � punto,ma non cofi nette altre ffiecie,dice adunque.
La Cella fia per la quarta parte pi� lunga di quello che � la larghezza.
Et comprende netta longhezza della Celia, ancho la groffezza de muri, dicendo.
Con quel Parete, nei qual Hate feranno collocate le porte.
Cio� il Parete[netta fronte della Cella, perche in quello fono le apriture dette porte.
Le altre tre parti della entrata dinanzi detta Pronao,� Antitempio fi deono eftendere manzi fin � i pilaftri de Pareti,
iquali pilaftri hauer deono ia groffezza delle Colonne.
                                                                                                   z0
Ecco,che egli fa le Ale dette Pteromata, lequali fanno il Pronao, f� cinque parti uanno netta longhezza della Cella, er f� il Tempio � longo il
doppio della larghezza fua,
©" f� una dt quelle cinque e un quarto detta larghezza del Tempio. Seguita, che la longhezza fia di otto par*
ti, detiequali trattone cinque per la longhezza dellaCc�la/ie rejlan tre per
fAntitempio, ma le ale di ef�o meglio � che ne habbian due lafcian
do la fronte in colonne, terminano quelle ale in pilaftri,i quali come ho detto effer deono della groffezza dette colonne
, er perche queste ale
poffono effer molto dij�anti, pero dice Vitr.
Et f� il Tempio fera di larghezza pi� di piedi uenti frappongali tra i due pilaftri due colonne, che partifehino lo fpa-
cio dell'ala, & dello Antitempio.
Ecco quella parola (Ala) che in Greco � detta Pteroma lignifica quel muro, che da � lati abbraccia lAntitempio, er lo dimde e fepara er in
quefufignipZcatione
, Nel x V11. Libro delta Cofmographia S trabone piglia quella parola Pteron.
Etancho i tre intercolumni, che feranno tra 1 pilaftri, & le colonne fiano, interchiufi conpozzi di Marmo, � uero di 3 o
opera di legname in modo per�, che riabbiano i Fori, per liquali entrar iipofl� nello Antitempio.
Ko« folamente poffono effer tre iutercolumni tra qui piliferi, ma ancho cinque, come negli ajhetti di dieci colonne, quefli intercolumni in tutti
gli altri a/petti fono tre, percioche non fi mette � conto il Portico femplice, � doppio che fia. Tra que&i adunque fi poneuano alcuni f ragli
di Marmo,� di legno non pi� alti di quello, che farebbe il poggio s'egli ui aniaffi, la cella haueua lefue porte ordinarie,«y ilfuo parete altot
che la chiudeua, ma
fAntitempio haueua lefue entrate per gli intercolumni tra i pilaftri delle ale.
Ma f� la larghezza della Fronte fera maggiore di piedi quaranta, egli fi deue porre altre colonne dalla parte di dentro
all'incontro di quelk,che trappofte feranno tra i pilaftri, & fiano di quella altezza.che fono le citeriori nella fronte.
Vuo auuenire che lo Antitempio fra molto largo in fronte, er che ancho occupa grande fpatio,come nelle opere di dieci colonne, er ancho in quel
le di otto,
er difei, pero nello fpatio di dentro detto Antitempio fi pu� er deus porre dette colonne per fofienimento; kquali r�jhondmo.atte
colonne detta fronte,
er fiano d� quella ifteffa altezza, che &ia.bene, ma quando lo ffiatio non fuffe motto grade par molto buono lafciare 40
lo Antitempio libero fenza colonne. Tra lo Antitempio,per quanto fi Uede fef arato dal portico , che egli fi poteua andare 4 torno il Tempio
perfetto il portico, fenza entrare nello Antitempio ilquale haueua �fsto� Plutei cio� Parapetti di Marmo � di legno
, come dice Vi tr.zr chia*
ma opera intejlina quella di legno, erano ancho di pietra cotta i Parapetti.
Grande autorit� porgeua
f Antitempio, percioche con pi� uenerationi s'entraua nel Tempio entrando prima in uno andito, er non uencndo cofi
przfio al luogo detta adorati cne.
Ma kgroffezzc di quelle fiano aflbttigiiate con quelle ragioni, che f� quelle fronti feranno per otto parti, quelle fia*
no di noue, ma f� quelle di none � di dieci quelle fiano per la rata parte.
Vuole Vitr.che le colonne poiie fiotto � dentro detto Antitempie fiano alte tanto,quantofono quelle delle fronti,ma non uuole,che fiano cofigrofa
fejaragione�dattoifleffodimofirata.
Perche f� nello aere rinchiufo alcune feranno affottigliate non fi potranno difeernere, ma f� pareranno pi� fottili.Bifo jo
gna che f� k colonne di fuori riatteranno ueritiquattro fcannellature le di dentro ne riabbiano uentiotto ,�uero
trentadue, cofi quello,che fi lena dal corpo dei fufto con l'aggiunta del numero delle fcannellature, fi accrefeera con
ragione, accioche meno fi ueda 7 & cofi con ragione difpan agguagliata fera la groffezza delle colonne. Et quello
autiiene,perche l'occhio tocc�do pi� punti,& pi� fpesfi uiene � uagare con maggior circoito della uifta5 perche f� f�
ranno due colonne di groffezza eguale con una linea d'intorno milurate, & di quelle una non fia fcanneliata, & l'ai*
tra fi 5 & quella linea tocche i corpi d'intorno i caui delle fcannellature, & gli anguii de i piani, bench� le colonne fo
no egualmente grolle ; non feranno per� le circondate linee eguali, percioche il circuito de i piani, oc de i cani far�
maggior lunghezza di quella linea. La doue f� quello parer� (come detto hauemo) non fera fuor di propofito fa*
re ne i luoghi angufti, � in rinchiufo fpatio, i compartimenti delle colonne nell'opera pi� fottik hauendo noi l'aiu*
to della temperatura delle fcannellature.
                                                                                                                         60
Bauendo Vitr. dichiarito quanto albe effer deono le colonne interiori deWAntitempio, egli ci moflrale ragioni delle loro groffezze ■> er uuole,
che quelle fiano pi� fiottili, che leefreriori
. La ragione � in pronta, perche {fi come difopra nel Terzo Libro) egli uuole, che le^olonne an*
gulari frano pi� graffe, che quelle di mezzo,percbe l'aere lena della uifta di quelle cofi commenda m quefio luogo,che le colonne interiori fia*
no piu fiottili dette effer lori, percioche con ragione fi pareggieranno quefie � quelle leuando l'aere dalle eftenori, quello che la ragione toglie
datti interiori, ne fidamente l'affotiigliar le colonne di dentro un ottauo
, �uer un nono fecondo la ratapartefa quefio eff�tto di pareggiarle,�
farle parer pari atte colonne di fuori, ma ancho il numero dette fcannellature fa parer pari una cofa pi� fiottile ad una piu graffa : percioche
quanto piu fcannellature fono, tanto la colonna pare pia graffa, perche l'&cchio nofiro ha pi� daffiatiare a�lhora, quando fono piu termini,
,
er maggiori netta cofa mduta, che quando ne fono meno, er minori, er hauendo pi� da ffiatiare la cofa piu grande fi dimoer�, per� quella
colonna, che hauera piu fcannellature ci parer� maggiore,che quella che ne hauer� meno, hauendo la colonna, che tiene piu fcannellature,piu
termini, che quella, che ne ha meno, come fi uede rauolgendo un filo d'intorno luna, z?T altra
, perche pi� filo fi confimer� netta piu fcan= 70
nettata, che ne la meno, facendo per�, che il filo tocchi, er i piani, cri caui di tutto il corpo delia colonna : come la ejfier lenza ci dimoflra,
Et cofi col numero dette fcannellature fi porge rimedio atta diffaguaglianza delle colonne, hora andiamo atta groffezza de i muri.
Irare bifogna la groiTezza de i muri della cella per la rata parte della grandezza, pure che i pilaftri di quelli eguali fiano
alle groflezze delle colonne. Et f� i muri feranno ordinatamente fatti fiano murati con minutisfimi cementi.
Ma di Quadrato faiTo, � uero di Marmo s'iranno a fare, faccianfi con puri, & molto piccioli quadretti, percioche le
pietre di mezzo, che contengono i corfi, & rincalzi di mezzo hanno pi� ferma la perfettione dell'opera ,& coli
d'intorno
-ocr page 118-
;
L I JB R O
Il6
4'i.KCorno i corti. <§~ i ietti rilieui daranno ma«;<:rior ddettatione.
Ipilapri, �, ante fempr-e feranno dettegroffezze delle colonne, ma i pareti alquanto minori, gr fecondo, che porta la ragion dell''opera, er il
rtfii etto del carico. li muro pu� effer di mmutisfimi cementi,
er ancho difajjo quadrato grande,� picciolo, rozzo � polito, mafiloda per la
M ettatione, che i quadri fimo piccioli,perche la moltitudine delle bugne,
C3" delle prominenze � rilieui, come fi uede nelle opere rujliche, da
'gran dilettatane
.
                                .
GAP. V, DI FAR I TEMPI SECONDO LE REGIONI.
TEMPI de i Dei immortali fabricar R deono in modo, che guardino uerfo quelle parti del Cie-
lo,che fi c�uiene,che f� ragione alcuna n� impedira,& libero fera il pot�reda ftatua, che fera pofta lQ
nella parte di deritro,guarcti uerfo la fera,accioehe quelli, che entraranno allo altare per facrificare,
ckconfacrar le nitrirne fiuolgano uerfo l'Oriente , & uerfo il Simulachro nel Tempio collocato,
& coli uotandofi riguardino il Tempio, & l'Oi-iente,& i Simulachri come nafeenti parino r�g tiara
dare i fupplicanti, & facrificanti : percioche pare, che egli fia neceflario, che tutti gli altari de i Dei
nolti iiano incontra al mattino, ma f� la natura del luogo ci fera d'impedimento, alihora uoltar fi deono le fabriche
de i Temprili modo, che la maggior parte della Citta fi polla da i Tempi de i Dei Vedere . Et ancho fi longo i fiumi
il faranno i Tempi come nello Egitto d'intorno il Nilo,pare che le fabriche debbiano uoltare uerfo le riue de i fiumi.
Simigliantemente f� longo le uie puhijche fi faranno deonfi edificare in modo, che i pa�l�ggieri posfino riguarda-
re, � �alutare dinanzi la fabnea.
                                                                           ..
fratta del Decoro, che per s�anza fi offerita, dilchefe n'e detto nel Primo Libro. Guardino adunque le fronti de i Tempi uerfo Ponente, di qui 0
nafeer�, che gli altari, CT gli idoli come nafeenti Soli pareranno illuminare le menti de,i, fupplicanti. Uora f� anelli, che adorauano gli
idoli erano tanto rifbettofi nelle lor cerimonie,
er dinoti ne i Tempi, che douemofar noi,che adoramo iddio nero, ey bonpramo i fanti 'futi,
non douemo noi fare ogni dimos�ratione, accioche fiamo incitati al nero, cy mental culto Diuinc
?
VI. DELLE RAGIONI DELLE PORTE, ET DEGLI
ORNAMENTI DELLE ERTE, O PILASTRATE .
CH'E SI FANNODINANZI A TEMPI.
A P.
VESTE fono le ragioni delle porte, & delle loro erte, �pilaftri, che dinanzi � quelle fi fanno. J0
Prima necefiario fapere di che maniera fi hanno � fare. Le maniere di esfi fono la Dorica . La Io-
nica^ l'Attica. I compartimenti di quefte nella maniera Dorica fi trottano con quefte ragioni
che la Cornice, che � fopra l'importa fuperiore fia ad egual lineilo con i Capitelli delle colonne, che
fono nelPronao,� Anntempio.il lume del portale effer deue in modo,che diuifa l'altezza del Tem
pio, che � tra'l pauimento e i lacunari in tre parti, & mezza due di quelle fi diano all'altezza del lu-
IN-
me delle porte. Quella altezza partita fia in parti dodici, & di quelle f� ne diano cinque e mezza, per la larghezza
del lume da bailo: ma di fopra fia riftretto in modo,che f� il lume da baffo e di piedi fedici, fia riftretto un terzo del-
l'importa, � erta che fi elica. Se di fedici a z?. fia la parte del lume di fopra riftretta per un quarto della detta impo-
f�a. Se da uenticinque, trenta per la ottaua parte. Ma nel refto quanto � l'altezza maggiore tanto pi� dritto, & �
piombo fi deue lauorare* Ma le erte fi faranno groffe nella fronte per la duodecima parte del lume, «Se raflremate fia 40
no di fopra la quartadecima parte della loro groffezza del fopracigiio, fia quanto la groffezza di fopra delle erte. La
Cimafa,� Gola fia per la fella parte dell'erta. Lo fporto quanto e la groffezza, deuefi fcolpire,la Cimafa Lesbia con
il tondino. Ma fopra la Cimafa che e pofta fopra* il fopracigiio, porre fi deue il foprafrontale della groffezza del fo=
praciglio, <5c in quello fcolpirui la Cimafa Dorica, & il tondino Lesbio di fcoltura di baffo rilieuo 5 & dipoi fi faccia
la Cornice piana conia fua Cimafa,& lo fporto fera quanto � l'altezza del fopracigiio, che fopra l'erte s'impone. Ma
dalla deftra, & dalla fihiftra gli fporti fi deono fare in quello modo,che le margini uenghino in fuori, �c nella cima
le go�e,& cimafe fi c�giunghino inficine.
                                                                                                                  s
"Prima, che ad altro fi uegni, pannineceffar�o dichiarire alcuni uocaboli ofcuri,che fono pofti da Vitr.eyfono que&i. Antcpigmentum, Tbyro*
mata, Atticitrgis, Hypothircn, Lacunare
, Supercilium, Cimatium lefbium,(y Doricum. Afiragali^ Lefeim,Sima Scalptura, Crcpidines.
Adunque Antepagmentum da noi � detta l'Erta delle porte
, cio� quelle pietre che Ranno dritte da una banda, er dall'altra delle porte, ma io $a
non dubito che ancho non fi dica Antepagmentum duello,eh e fia aitrauerfo, perche Vitr. dice che la cornice, che sia fopra l' Antepagmento
di fopra, io ho interpretato la �mpofia di fopra. Thyromata fignij�ca le porte. PMicurges e parola ufata da Vitr. altroue
, e pare che Vitr.
intenda ilCorinth�o
, per quello,chefi uede nel fine del prefente capo, e fa differenza tra l'Attico, ey il Dorico, perche dice che fono le por*
te di tre maniere, la Dorica, la ionica,
er TAttici. E' di fopra ancho nel Terzo Libro ha fatto mentione detta Bafa fatta alla Attica, laquak
dapoi Vitr. e fiata prefaper la Bufa Dorica: con che ragione io noi so. Ben dice Plin.cffer quattro maniere di colonne,ey ui numera l'Attica,
che � quadrangulare, ey ha quattro lati eguali, di modo,che quefia maniera par e feparata dalie altre. Ma pu� effer, che la Corinthia, che non
ha niente di propiofe non il Capitello fi ferua di ques�a maniera, fi come detta Dorica, cy detta Ionica. Lacunar quetto,che fia io l'ho efpofio
di fopra. Lacus � lofyat�o tra un traue, ey Faltro,gr Lacunare, e la trauatura, cio� il traue,
er lojpatio. Supercilium, Dante dice fopra*
limitar dell'aita porta,
er quella pietra, che � fopra le erte detta porta. Cimatium. lo ho detto nel Terzo, che Cimatium e nome Greco, er
vuol dir onda picchia, ho?gifi chiama Cwia[d,altri la dicono Gola, er quella che � Dorica, e chiara nette opere Doriche. Ma quelh,chefia 60
la Cimafa Lefbia, pare che fu una Gola [alterata, fi come dice il Filandro,ma ioanchora non fon rifoluto bene, f� la cofa e cofi, perche non il
hiuoro,mala f�rmn, e quella,che deue far differente la Gola, � Cimafa Lefbia dalla Dorica,
er forf� e quella differenza,che � tra la Gold. *
dritta,cr la r�uerfcia cornee da un ^ difiefo ad un S riuerfo, Ajlragalm Lefbiut,e come un mezzo tondino, e uuouoletto, fi come pone Fi*
landra lauorato di baffo rilieuo, che V itr.dice fima fcalptura,che uolgarmentc Sano fi dice il nafo,delle Capre. Crepidines fono le margini,
&gli adornamenti,che uanno � tomo le porte, cio� i
mem.breh,che attrauerfo, er per dritto corrono d'intorno la erte. Rypothyron e lo fpa
tip, cr il uano detta porta chiamato Lumen da Vit. H�ra efponero il tef�o. Dice Vit.che prima bifogna fapere di che maniere effer deue la por
td,er dice, che tre fono le maniere delle porte. La Dorica, la lomca,ejx l'Attica. Troua poi le mifure detta porta Dorica,
er dice che la cor*
vice, che ita di fopra le impofie, ey Antepagmenti difopraMeue andare 4 Uuetto con i capitelli delle coione dello Antitempio , ce infegna poi 4
ripartire■tutto lofbacio^ke � dalla fommita detta detta cornice tifino in terra,et una parte da al lumejaltrd al reflo de gli adornamenti.Vuo*
le che fi deue partire Valtezza del Tempio dal pauimento atta trauatura, che � fopra l'Architraue in tre parti e mezz*,
CT da due quella aU 70
TdzczZ4 �el lume,e parte qttefla altezza in dodici partirei ne da di quelle cinque e mezzd atta VarghezZd del lume da Baffo,
er uuole,chefia
ydj�retnato d lume di fopra con qusfla ragione, che f� il lume da Baffo fera dafedecifin uenticinque piedi, fi raflremi la parte d�fopra,per un
matto ietta grofiezza deli erta, f� da z$. 4
;o. per la ottaua, er qui fi deue conf�derare 4 che fine queflo lume fia raflremato, perche quef�a
regola non e per lo pi� oferuata negli edifici antichi, anzi nel'T empio di Twlifolamentefe ne troua l'effempio, forf� e per maggior far tez*
Zd, forf� perche fi uede tra le colonne meglio la porta da lontano. Similmente egli fa le erte groffe per la duodecima parte del lume,Z7 raf�re*
ma ambo quelle di fopra la quartadecima parte della loro groffezza, V cofi fin qui banano il lume, ifuoi termini,
er l'ultimo fyatio detta cor
nice
-ocr page 119-
I
Q_ V A R T O.                                                               ll7
nice difopra,poi fi compirti lofb.4cto,che � fopra il lume, in quejlo modo, prima il fopradglio � fopral�mitare � della groffezzd delle �rte difopra,et fi piglia
poi lafefta parte deUagrojfezza dell'erta � del fopradglio, fi fauna cimafa, il cuifi�orto � tanto quanto kfuagroffezza,®ft deuefcolpire la cimafa lesbk col
fuo tondino, � af�ragalo,chefi dica,®1 qui auuertir douemo che queRa cima fa u� � torno le erte, perche della dm fa del fopradglio Vitr.ne parla fu'bito,® dicen
dolche fopra quella c�mafaxhe � nei fopradglio u� Ihyperth�ro, egli dimoj�ra chequi intende d'un1 altra cimafa, fintamente dicendo,che fopra quella cimafa,che
� nel fopradglio,eglid�moHra,cheneUagroffszza,�altezza del fopracigl�Q,eglis'includeUd
che �nei fopradglio u� lhyperth�ro,�fopraporta,�fregg�o,chefi dichi,® quejlo � Magroffezz* del fop\'aciglio, ® s'include ancho efjo m�a cimafa Dorica, er
il tondino � aj�ragaio ksbio di baffo r�lieuo. perche quef�i membri non deano hauer molto ffortot fopra il friggio �fopraportaua la corona piana con la fua gola
come dlmafira la figura. Ma quello che dice Vitr.
Ma dalla delira, & daiiafiniftra gli fporti fi deono fare in quello modo,,che le margini uen
ghi in fuori, & nella cima le gole �'eimafe fi congiugnine inficine. Egli fi lene intender,che le cimafe, che fono nello hyperthiro � friggio, forti-
no infuori,®1 fui taglio dieffe, che Vitr, dice in ungue fi congegnino le cimafe, che ucltanonon 4 tomo, come dice il filandro, ma dal�adej�ra. ® dalla finislra lQ
uerfo ti parete da � lati
, accioche quella parte di fporto del fcprafrontak � hyperthiro non refli dalle bande fenza ornamento : La corona bench� fia alta, � pe-
r� fecondo che dice Vitr. f� ne trpua effempio
3 nel teCto e mal feditola doue dice de! fopradglio fa queflo k grojfezza,h�fogna leggere. il fopradglio fia quan\
toiagrofsszZ'i.
Ma f� ie porte alla Ionica fi faranno, fia il lume alto come nella maniera Dorica. la larghezza non coli, ma diuifa l'altezza in parti due,
e mezza , di quelle una fi dar� al lume da ballo, la larghezza della contrattura come nelle Doriche, la groffezza delle erte per l'ai*
tezza del lume ne la fronte la quartadecima parte: la cimafa diquefta per la fella parte della groffcZza, il refto oltra la cimafa fia diui-
fo in dodici parti,di tre dcilequ�li fi fa la prima corfa con il fuo fufaiuolo,� aftragalo,la feconda di quattro, la terza di cinque. & que-
lle code con i loro aftragali uadino intorno intorno, Il fopral�mitare � frontale, effer deue comporto al modo, che e comporto il fo-
pralimitar DoricO.Le menfole � cartelle dette Prothirides/colpite dalla deftra,& dalla fini (ira pendino lontane allineilo del da baffo
dei fopradglio oltra la foglia. Quelli Subbiano nella fronte una delle tre parti delle erte, & fiano dai bailo la quarta parte pi� fotti t(J
le diedi fopra.
Vitr. ragiona in quei�o luogo del componimento della portalonica,®fikfeiaintendere. Corfa� Ufafcia delle impoj�e � antepagmentijla prima corfa � la pia
uidna al lume. Anconesfono certe mcfole dalle bande delle porte �fimiglianza della lettera S .che con i loro capi nei rittcrti delie notate f� intricano, ® fono
dette Proihirides in Greco
, qmfi antiportal� spendono dal dijfotto della comics iongo le erte � piombo dal baffo del fopraciglio, oltra. la f�glia-, come fi uede nelU
figura, ne qui ancho fi delie crederebbe k Porta Ionica babbia U cornice, come la Dorica 4 UueUo de i capitelli, perche Vitr. non lo dice, ® cof� l'oppof�t�ons del
r'danaro u� gi�.
I-e porte � quello modo fono da effer porle infieme, che i fufti de i cardini fiano longhi la duodecima parte dell'altezza del lume, i tim-
pani^ quadri delle porte,che fono tra i fufti delie dodici parti ne rittegono tre, le defiributioni de gli orli, che impagine fi chiamano
cofi fi faranno,che partite l'altezze in cinque parti, due fi diano � quegli di fopra, & tre � quelli di fotto, Sopra il mezzo mezzi orli
polli fianG,& de gii altri alcuni riguardino il di fppra,aitri il di fotto, la larghezza dell'orlo fia per la terza parte del quadro, la golet- JO
' ta per la fefta parte dell'orlo.* le larghezze de i fufti per met� de gli orli,& cofi la cornice, che ripiglia l'orlo detta replum, far� per le
fei parti, <& mezza di erto orlo. I fufti che fono dinanzi la feconda imporla fiano per la met� dell'orlo.
Detto ha Vitr. dcUc porte inquanto 4 quello, che fi fa di fopra, di fotto, ® dalle bande di marmi, � di pietre, bora tratta dell'opera, che u� di legname, 0 «e*
r�di metallo,che ancho di metallo ne faceuan gli antichi. Noi dichiariremo alcuni vocaboli per fare la intelligenza di Vitr. piti eff edita, lanuanon� altro,
che il primo adito ,®la prima entrata del tempio detta da �ano,� cui confecrato era ogni cominciamento,il re&o communemente fi cb�amauahofl�a
, cio� porte,
prendoji come fi uoglia, � uerfo la parte interiorey� uerfo la efteriore, � rauo�gendoj�, comesyufa,i Greci le chiamarono Thyrasja onde il nono (i chiama hypolhy
ron,i lati delle porte fi dicono A nte,� Parafudt,et dalle Ante gli adornam�tt fon detti Antepagmenta
: Fanno differenza i latini tra quef�i nomi �anua � porta,pcr
che uogliono,cbe porta fra propiamente quella della citt�,® delle fortezze, ma lama d'altri ed�ficij. Conf�ndono i nomi poi,® hanno per lo iftejfo �anua, &
O-
f�ium. Poj�icum � la porta di dietro detta da Greci Pj'eudothyron, quali falfa porta. Anticum � la porta dinanzi. le porte di legno,® gli adornamenti fuoi cofi
fi fanno, i fufti che entrano ne i cancan! nominati da Vitr. fcapi card�naks
, fi deono fare in queflo modo,che prima fappiamo l'altezza del uatto, � lume della por~ -_0
ta,® quej�a del�diamo in dodici par ti,poi facciamo detti fufti tanghi per la duodecima parte come f� il lumefuffe di 12. piedi fi darebbe un piede atti fuiti}cio� mez9
Zo piede 4 quello di fopra,® mezzo � quello di fotto. quef�i fu&i con � capi � te�e loro entrano come mafcoli nelle feraine,� cardini loro,cio� Cancani,uno de qua
li � nel limitar di fopra, F altro nel limitar di fotto. la doue fono le lettere q r. vfauanfi anticamente ciue-Pu modi per tenere le porte fofpefe, accioche in quelli Can
cani fi riuolgejfcro ifi4J�i,chefofteneu4no le porte. Grande facilit� al chiudere^ aprire,poco carico �gli edifici], ® pi� sbrigata maniera era� antica di quella
,
che hoggi di ufamo.Tutto il legno piano della porta che era tra ifufl�f�diuideua in qu<tdri,che Timpani latinamente detti fono : quef�i quadri erano circondati da
certe li�te,� redole cerne cornici � gole, per� Vitr.ci da la ragione di �fii dicendo,cbe i quadri hauer deono tre parti di dodici deWaltezza del nano, come � il qua*
ir� S&le regok,deono effer compartite in quefte modo, che diuife le altezze del lume in parti cinque due f� ne diano �ghorli ® impagini di fopra come � d.41,
dd,u,tre alle impagini di fotto,come � da,t,a� x,ma fopra il mezzo, cio� tra i quadri � timpani nella diuif�one d'un.quadro, ® l'altro fiano
po�b mezze regole,®
(ielle altre parti fiano conficcate alcune regolp, � Me di fopra .alcune difettosa larghezza delle impagina fia per la terza parte del quadro,come � da y,zMgela
per lafefla parte della impagine, te lunghezze de i fufti per la met� della impagine) ® U cornice ouer� l'ornamento della hftafia d� fei parti e mezza di efja Uj�a.
-�
Qui � molto da confederare queUo,che dice V itr.perche molti $ hanno.affaticato,® poi hanno detto 4 modo loro.lo non affermo d'hauer trottata la uerit�, ne pe*
r� niego d'effer lontano dalla ragione, per� dico,che chi tinaie firmare una portta al modo di Vitr. (per quato io Stimo) bifogna conf�derare,che alcune porte fono
pi� adome,altre menomer� le meno adorne alla Dorica, le pi� adorne ali'altre maniere fi faranno, per gli adornamenti delie porte fono lafciat� alcuni ffat'ij pian�y
er quelli circondati d'alcuni rilieui attaccati, � conficat� � detti pimi,® intagliati di gole,® di UfteUi,� cornicetti, ® altri adornamenti oltra di queftoi campar-
tinteti uarij di detti piani, ® di dette
Me, ® tifar le porte intiere, � di pi� pezzi arreca minor � maggior grandezza 5 ® ornamento, per� confederando quan-
to fi conuiene alla maniera Dorica,lo dird,che la prima coinpofiticne delle porte pofta da Vit.conuiene alia maniera Dorica,et le altre compofitiont alle altre ma»
tiiere, ilcbe con ragione paterno giudicare, perche la prima compofitione � pi� fi>da,l''altre fono pi� ornate : Dapoi perche fi uede mirabilmente conuenire il prk
mo compartimento alla Dorica, ®glialtr>, alle altre maniere. Ecco detto ha vitr. di fopra, che la porta Dorica � larga al baffo per cinque parti e mezza deU
le dodici dell'altezzadel'lume
, tutto queilo nano nel chiudere U porta effer deue occupato dal legno � dal metallo futi pezzo fola, perche k larghezza della
porta lo fofxenta. Qttefto legno che empie �luano � adornato femplicemente,ha due piani uno di fopra l'altr&di fotto,detti timpani circondati da hHie regole,® or* 6o
li, ® nella dif�ributione degli orli, che impagini egli chiama, egli ufa il compartimento fopra detto ® potfo nella figura della porta dorica.
ivU la doue egli dice.
I fufti che fono dinanzi alla feconda importa 'Eglifi deue intendere a quefw modo, che il fecondo pagmento, � impajlaf�a un tekro dalla parte di den-
tro della porta,che uadi 4 torno � tomo?� fcqntri conglijpacij, che fono tra i timpani, replum � come un fieggio, � piano tra un cimafo ® l'altro come dimoftra
la figura.
                                                                                                                  ,                                            _
Ma f� le porte feranno in f� ripiegate,& ualuate(come dicono)le loro altezze feranno come le fopradette. Cio� come le Doriche Ma nella
larghezza fi aggiugner� di pi� tanto quanto � la larghezza della porta, ma f� ella fera di quattro fori egli fi aggiugner� ancho l'ai*
tezza. Quefte fono le porte Ioniche, cio� quelle porte, che fi aprono, ® fono dipiu pezzi, ®fi aprono pur in entro, ® perche la porta ionica e pi� krgha
che la Dorica, per� dice Vitr. Ma nella krghezza fi aggiugner� di pi� tanto quanto � la larghezza della porta.® perche le porte Attiche erano, ancho
pi� larghe, come quelle, che fi npiegauano in pluf ud�, per� 4 quefte ancho f� leda maggior altezza, ® per� Vitr. dice
, Ma f� eUe feran.di quattro f�ri egli fi
aggiugner� ancho l'altezza
                                                                                                                                                                               ,70
t-e porte fatte al modo Attico fi faranno con quelle ragioni,che fi fanno le Doriche, Oltra di ci� le corfe, � f�fcie fotto le golette uan-
no � torno l'ertejequali fi hanno � compartire in quello modo,che nelle erte,oltra la gola di fette parti nehabbian due.
�«0 qui la m�fura delle porte,cioe di quel che ila firmo ,feguitan gli ornamenti � porte che fi mouono.
Et gli ornamenti di effe porte non fi fanno � gelofic, ma di due fori,ma ualuate,& hanno le apriture nelle parti efteriori.
�o ho l'autorit� d'alcuni antichi teft�,che dice non ceroftrqta, ma cktrata. cktra � il lauoro fatto � gelofia,et fi trouano porte fatte � quejlo modo,che fi ipup per effe
Vedere nella parte interiore, fono come ferrate, pare, che parli de
He cor�nthie,le chiufe dellequal� n� fi fanno �gebfie,ne d� due fufti � pezzi,ma per la loro lar*
ghezz* fi fanno ualuate cio� dipiu f�ri e che fi r�uolgono in f�,® s'aprono nella parte efterior e.® cofi conclude.
Io ho efpofto quanto ho potuto co
nre,& con quai ragioni fi hanno a fare i tempi nelle maniere Doriche, Ioniche, & Corinthie. Come de legitime ui�nze tratte fono .
Hora dir� delle difpofitioni Thofcane, come fi habbiano ad ordinare. Qu�fegu�tano le figure delle porte ® prima della Dorica conia fua Sa*
com4, ® ornamenti poi della ionica fim�lmenk,® infine dell'Attica,® tutte hanno ® gli adornam�ti et le facente,® k lettere che dimoftrano k lor parti, mi*
lautamente,® queflo � fatto con iiligenzd,perche U prefente materia � difficile,
1 a bV altezza
-ocr page 120-
LIBRO
C G   Zd grofjezza dell'erta da baffo.
D H  la grojjezza dell'erta di [opra.
1 /!  Sopraciglio.
K la   Cimala e Tondino rhe va � torno �e Erte.
iiS
A  B   Faltezza del Pauimento a i Lacunari.
C  D  l'altezza dei lume.
C  E   la larghezza di [otto del Lume.
D   F  hUrghezza.�el Lume di (opra ..
N lo HjperrfHro e Trcggio.
O fa C«w<i/4 e Tondino dello Hypertb�r*
P /« Cornice piana con la fu� gola.
A
P Coroni, � Goccioteoio.
O �J�mgdfo U'S&o, o«ero
VkokoIo.
C Cmatio Dorico, altramente
CJMZCtO.
N Hjiperfforo, foo,ggJ rff Freg*
gi� detto.
K Cist�to oaero VmomoJo.
F Aft^g^b bora Yufaiuolo.
C«fp.V.
-ocr page 121-
Q. V A R T O.
«j>
;�
SH^t
liS&t
_4
<;-----------------
*
/
p.....
U
r-^-j�
u
_\_�fi-----_3:�f-
U LJ
! 1
LJ
_li
f-
)
j
. ■■
7
)
1
3
1
i____
S
/.....
^^
_ir
C Myperthi.ro
D Corona.
Ep Scapo.
F C�macium.
G Replum.
D Coroni.
C Uypcrthiro.
H Cimatium.
I Prima Corfa.
K Seconda Corfi.
h Tcrtia
Corp»
M T.mp<aM.
O Scapi,
I ii
-ocr page 122-
LIBRO
S�*
-ocr page 123-
Q_ V A R T O.                                                     
GAP. VII. DELLE RAGION THOSCANE DE SACRI TEMPI.
i L luogo nelqualei� deue fabricare il tempio quando hauer� fci parti di longhegza leuandone una,
1 fi dia il reftante alla larghezza. Ma la lunghezza in due parti fi diuida, & quella parte , che fera di
j dentro fia diflfcgnata per gli fpacrj delle celle, ma la uicina alla fronte fia laiciata per pomi ordinata
I mente le colonne, finalmente di inderai la larghezza in parti dieci, di quefte tre ne darai allo fpacio
delle celle minori,che fono dalla delira, & dalla finif�ra,ouero le lafcierai doue eifer deono le ali, ma
I le altre quattro fi diano al mezzo del tempio. Lo fpacio dinanzi le celie nello antitempio coli dille*
gnato ha per le colonne,che quelle de gli anguii fiano dirimpetto � i pilaftri nelle ultime parti de i pareti, ma le due"
di mezzo,che fono dirimpetto � i pareti,che fono tra i pilaftri,& il mezzo del tempio fiano coli diitribuite, che tra i io
pilaftri,& le prime colonne per mezzo alFiftclI� fila ne fian difpofle delle altre,6c fiano dal baffo per la fettima pai-
te della lor altezza, ma l'altezza per la terza parte delia larghezza del tempio,& la colonna fi<z dal difopra raftreirta-
ta per un quarto della groff�zza da baffo ; le fpite fiano aite per la meta della g;:oil�zza,& habbian l'orlo fatto � fella
alto per la meta delia fiui grofezza , il baitene con lapophigegroflb quanto � l'orlo . L'altezza dei caoitelio perla
meta della grofiezza,la larghezza delio Abaco quanto � la groff�zza dal baffo della colonna,partifcafi poi -iagroffez
za del capitello in tre parti una fi da all'orlo^clie � in luogo delPAbaco,l'altra all'Echino � Vuouolo che fi dica, l'altra
alFHipotrachelio � collarino con il tondino,& �'apophige. Sopra le colonneimponer fi deono le tran; congiunte/cc
concatenate al pari, che rifferuiuo que moduli nelle altezze loro, che fera richiefto dalia grandezza dell'opera . Et
quefte traui,che fi hanno � legar in fieme,fian eli tanta grofiezza,quanto � l'hipotrachclio delia colonna di fopra, &
fiano collegate in modo con chiaui,& trauerfi incaftrati,chc quella incaftratura tegni di fpacio di due dita'larga le *o
trauijimperoche toccandofi,& non riceuendo fpiraculo di uento,fi rifcaldaho infierne,& predo fi guaftano Ma fo-
pra le traui,& i pareti fia il trappafio de i mudili fporti in fuori per un quarto della groff�zza della colonna, & nelle
tr�ti loro dinazi fianoafntti gii ornam�ti, cheantepagm�ti fi dicono,ct fopra quelli il timpano,che habia i fiioi fafti
gi di muro,� di legno, ma fopra quel faftigio, o cima fi ha � porre il colmello,i canthieri,� coftaii,& i tempiali in mo
do che! grondaie nel fuo fine alla terzera rifponda.
Qui Vitr.tratta �eHkmgion� delle opere Thofc4ne,hauendvfiffred�tod�tte opere de Greci, prima,che io (porta quanto apart�ene dia �ritettigen*
za del prefenteluogoJar� alcune cofe-conuenienti� tutte le ragioni dell'opere fopr adette,bench� altroue ne habbiamo detto. Frimaio dico
(he l'opera Doriche pi� atta �t fomentar i ptfi, appreso � la Thofcana, fopra la Dorica nel fecondo ordine fta la ionica
, ?? nel terzo la Co*
rmthia come pm ornata,??dilicata ad imitatione de gii alberi fatti dalla natura nel piede rezzi
, nel�afcenderpiu fondi, netta femm�t� pi�
adorni, per� fi uede inumiti edtficij Perdine baffo ejfjtr il Dorico.il di mezzo Ionico^? si difopra Corinthto. Oitra di quefio non j� douemo o
3
tnerauigliare f� Vitr.trattando dt tuttele ragioni -dtSe maniere delfabricafe, ha trattato delle Thofcane, perciochel'Architettura come ho=
ffrite hebbe per Hfu&� pruni alberghi t'Etruria^cio� la Tofcana,conte anchof� leggetegli antichi
Re di quella efiere fiati molti monumenti, er
moke fabriche gaierofe. Mora Tmtr��ce che la lunghezza del tempio ejfer (leuciti fei parti diuifa, %?■ cinque di �ffe fi deono dare alla largbez*
■%4,m modo,che la dettaprcportione della larghezza alia lunghezza del tempio fer� fefqu�qumta.Oltra di quejio uuele,che tutta la lunghcz*
za fia partita permetter una fi debbia.dare per rinchiudere le celle,crT altra lafciar alportico,ouer antitempio. fatto quejio.uuole
, che fi
par tifa la larghezza del tempio in diecipar ti JcUequali mlafcia tre dalla dejira,?? tre dulia fimftra^ per compartimento delie picciole celie,
le quali � fi faranno nella tejia,� da i lati
, come accenna Vitr. quando dice.
Onero le lafcierai doue deono-eiler le ale.
Uauendo poi cofi partito nefegue, che le altre part�, che fono quattro, remeranno al mezzo del tempio, U onde tale proport�one dal mezzo �
ciafeuna delie bande fera proport�one fefqiaterza,etin quejio modo fi ha la difiributione della parte di dentro . Uora quanto apartiene al colo
40
nato dinanzi, fapera� che per mezzo gli anguii de � pareti del tempio, fepra iquali anguii Hanno le ante,� pdajlri, � dirimpetto fi deono por*
rel� colonneJ.equalijono termiddellalunghezza del tempio, ?? perche da mo angulo aWaltro �-malta diftanz*, per elfcr l'affretto .areofiilo
cio� de Uberi mtercolumi,per� uuole Vitr.che tra le colonne .iugulari, ne.fiano altre due in modo,che la fronte fera di quattro colonne,?? di
treffratij, ■?? perche tra il p�kj�ro ?? Ut-colemia iugulare uri molto jfratio,?T cefi tra il parete,?? le colonne di mezzo, per� uuole Vitr.
che facciamo un altro ordine di calonnejiel mezzo,?? quelle.d�ffrofie fi'ano aU'incontro delle prime fotta il portico d�S antitempio., la lunghez
Za di quej�e colonne interiori fera]yiaggiore della lunghezza di quelle della jronte,quanto pu�-ricercar l'altezza dello Architraue daudnt�,??
pare,che per quefio Vit. uoglia.,che quefte colonne fiano .alte la fettima parte della loro groff�zza,?? l'altezza fi prender� prima dalla lar*
ghezz<t del tempio, per� fi d�u�der� U larghezza del tempio in tre parti,Tuna dellequali fera L'altezza delle colonne, et quella altezza par
tita infette parti,ne dar� una aUagrofJezZi dal piede della colonna, e? questa groff�zza poi dimfa in quattro parti dimcfirer� quanto ejfer
debbia rafirtmata la colonna.
A me pare che manchi alcuna cofa nel tetto di Vitr.anzi io direi,che non fi de fider� piu,ctitma lettera, in mo* $ 9
do che la, doue dice qui Inter antas, & mediana ardem fuerint dicejfe quas Inter antas ?? cofi fi appunterebbe la lettione fpa
tium,quod erit ante e ella s in pronao , itacolumnis defigneturj, utangulares cantra antas parietum extremorum
regione collocentur. ©~ qui un punto, ?? poi leggaf�. Qiiae inter antas, & mediani xdem fuerint, ita difftibuantur.
Vitr. dimoer� come fi hanno.�diffronere le colonne iugulari, ?? le di mezzo nella fronte,c?�e d� dentro del pronao, ilche dando cofi, ci lie
u� il dubbio del Serlio,?? del filandro cercal'dltezz<t delle colonne, fintile intendimento,ancho difopra s'� ueduto, Ma le mifure delle ffrire
,
CT de i capitelli,?? del refio fono fiate dichiante difopra nel terzo libro. Reftaci � dichiarire que�lo,che uuol dire Vitr. quando egli dice.
Ma fopra le traili, & fopra i pareti fia il trappai�b de i mutuii fporto in fuori per la quarta parte dell'altezza della co-
lonna.
Cio� bifogna che le tefie dette tnui trappafiino altra il parete per un quarto deWdltezz<t delle colonne,come dimojlra k figura,ilche fa un targo
p�ouere,le tejie di quej�i trauicett� deono ejfer coperte,con ifuoi adornamenti affitti
, che Vitr. chiama antepagment�,� pure egli intende gli s»
adornamenti de ifrontefyicij de � tempi, CT queko � migliore intendimento,?? per� dice.
Et nelle fronti di que tempi dinanzi fiano fitti gli antepagmeti,
& fopra quelli il timpano,che habbia i fuoi faftigi di muro,�
di legno , & fopra quel faftigio il colmo, � colmello, & i cau-
thieri,&i tempiali in modo chel grondale rifponda alla ter*
zera del coperto compito .
Ver terzera,che tertiarium � detta intende Vitr. tutta quatta legatura che dai
colmo partendo]! fi Allarghi, infirma triangolare,^ � dalle chiaui � trauer
fi contenuta,?? rende la firma compita del tetto, come appare per lafigu*
n. a. ?? qui � k pianta, detti maniera Thofcana
, il cui alzato 3 � �faccie
■ t jS fegnate di numero imperi�e,
1 Hi le maniere
-ocr page 124-
L I B E O
te maniere Thofcdne doueuano hauere ancho altri compartimenti,?? dare ancho occaj�one a gli Architetti di prendere da quelle alcune mifure,
CT mefcokrle con gli altri generi,come qui (otto dir� Vitr. e? allargher� la mano � quelli fuperflitiof�, che non uogliono preterire alcuni
precetti deUArchitettura temendole ellafia tantopouera, chefempref�rmi le cofe ad uno iflejfo modale fanno,che la ragione,� uniuerfi
le,ma l'applicarla � cofa d'ingeniofo,� rifuegliato Architetto,
er che la bella mefcolanza diletta,?? le cofe,chefono tutte ad un modo uengo*
no in fastidio, per� dir� Vitr. dapoi, che hauer� parlato detle firme femplici,ancho delle compo&e ,e? trai tempi femplici numera anche i
ritondije iquali non ha parlato nel terzo libro, quando egli diuideua i tempi fecondo gli affretti, per le ragioni allegate in quel luogo. Et que
ftc maniere egli confeffa hauerle imparate,
er hauute di ifuoi precettori,?? fatto fine alle cofe pertinenti alle proportiom delle fabriche per
finente alla religione, uenir� alle commoie,?? opportune all'ufo commune della citt�.lo ardtfco di affirmare,che la fcielta dette cofe fatta da
Vitr. fu Hata fatta con fommo giudicio,?? che fi bene non pare coft'd primo affretto nientedimeno,� chi legge,e rilegge, e confider� tutte le
parti,che in quej�afua artificiofafabricaf� trouano,ueder�, che egli non r�hauer� kfciata alcuna delle belle,e neceffme,?? f� alcunodefidera
le cofe pi� minute,nonfa queUo,che fu fcr�uere un'arte con d�gnit�,ne quello, che fu differente la inuentione dalla elettione.
Il componimento delle ricette ricerca ogni minuta defcrittione di tutte le cofe conte ricerca la defcrittione di un luogo particolare, ma il componi
mento d'un arte richiede una fcielta delle principali eneceffarie, come la defcrittione del mondo detta Cofmografia prende folainente k parti
miuerfali fecondo il rijfre�to che hanno al cielo, per� imparamo porgerle cofe fecondo,che fono con deccro,e grandezza di chi ferme.
-ocr page 125-
Q^ V A R T O.                                                      izi
Fannofi ancho dei Tempi ritondi, de quali altri fono d'nn'alafola fenza cella colonnati, altri fono cinti d'intorno,
Quelli che fatti fono fenza cella hanno il tribunale, & l'afcefa per la terza parte del fuo diametro, Dapoi fopra i pie
dcitili pofti fiano le colonne tanto alte, quanto � il diametro da gli eihemi pareti de i piedeftili, ma fiano gr�lle con
i loro capitelli,� fpire per la decima parte della loro altezza. Lo Architra�e alto per la met� della groffezza della
colonna 111 Zoforo, � fregio, & le altre parti, che ni uanno fopra fiano come nel Terzo Libro delie mifure fcritto
hauemo.
Trattaf� nel prcfente luogo de i Tempi ritondi, gy di alcune maniere di Tempi compete. E cofa degna di auaertimento la dimoftrat�one delle
cofiz dette da Vitr.
A Vefiafifaceuano i Tempi ntondi, ey molti riuerf� di Medaglie ci lo dimostrano. I Tbraci fabricauano al Sole i Tent
pi d� qucfta firma
. Brano nel mezzo del tetto fccperti, la f�rma ritonda dimofiraua la figura del Sole. t. a fanimiti fcoperta ci duna ai
intendere, che la luce del Sole iHummaua di fopra tutte le cofe, ey il tutto per quello ueniua in luce,ey fi mamfrfiaua. Trouanfi de i Tempi l0
grandinimi di forma ritenda.come quello che i tutti i Dei da
M. Agrippa fu confecrato,cy il tempio di Bacco, ey alcuni altri, ma per lo pia
i T�mpi ritondi non erano molto grandi, ma fipoteuano chiamare Sacelli
, � Capette. Quelli fono di due. maniere, perche onero hanno le
�ie da una parte fola, ey fono dette Monopters,ouero intorno, ey fono dette Periptere
. il tribunale e quella altezza eleuaU, aUaqudi per
gradi fi afeende
, ey Vitr. ci da la ragione della falita, ey la figura della pianta lo dimoj�ra ancho affai acconciamente, baueuano le colonne
fatto ifuoi Piedefiili
, ey nel mezzo era f Altare, ey io credo, che quella Iurte di Tempi non era troppo grande. Vedefi nell'antico akftn
Tempio ritondo, tome quello da Tiuoli, dalquale mene un portico quadrato m fuori, che ha il fuo Frontijfiscw
, afeendeuafi per gradi �nan*
zi dalla parte del portico, ey le colonne erano [opra unoel^uato muro, che ancho fi pu� chiamar Tribunale, e Stereobata
, e Sillabata, ©"
f�amo fiati in opinione, che quella parola NLmoptems f� debbia intendere al modo di quel Tempio di Tutoli, perche pare, che fu differenza
tra Peripteros,e Monopteros,perche Peripteros {come hauemo detto pi� uolte) figm'fica alato i torno,ey Nianop -eros d� una ala foia, ey
che per quella alaf�a lignificato quett Antitempio, che m forma quadra efee dalla rifonditi del Tempio, come � l'entrata iella Kitonda
, ey 10
in quefla opinione ci ha meffo il non hauer ueduto diffegno di Tempio fatto al modo, che dice Vitruuio, ey tutte k piante �efer�tte effer fitte
al modo del Tempio di T inoli, fimiglimti parendoci ancho, che quella falita di tanti gradi hauefie troppo del gonfio, ma non dicendo Vitr. al*
tra cofa pi� chiara, hauemo fatto la pianta, come fi uede, non negando pero che non fu bellisfima maniera ancho quella del Tempio di 7 ino-
li, ey di altri fatti a quel modo, ey con quelle proporHoni,.ma di questo lafciamo Ubero ilgmdicio, i chi uuole. Pigliando adunque, la ter-
Za parte del diametro del Tempio di quella faremo la fa�na, ey l'altezza del Tribunak,o Ptediftilo, che fi diea,ey di fopra m paneremo le
colonne di maniera Cormihia j, impercche fono alte quanto e il diametro rmchiufo tra gliefircmi pareti del Piedcftrto, cio� quanto e d �ia-
metro dell'opera,
©" fono le colonne graffe la decima parte ddla loro altezza computando il capitello, ey le fpire. l'A rchitraue e alto per ia
■met� della groffezza della colonna. il re�o figue le ragioni, ey propcr tiara pofte di fopra nei Terzo
L ibro. Da quef�o compartimento fi
comprende che P opera era di maniera Corinthia. Ma qui potrebbe alcuno defiderare di fapere f� altra le forme ritonde fi posf�nofare an-
cho i Tempi di forme moltangulart cerne di ottofacie,di dieci ,ey d'altre forme
, io rtfbondo, che quefiofi patria fare, come fi uede, che ah ;0
euni de moderni hanno difjegnato, ey che la ragione ci pu�jeruirem ogni forma, quando la fabrica � accommodata all'ufo ^ma io non fa che
cifia fiato Tempio antico di molti angulifiure quando fi uokffe fare, bagnerebbe hauer quella ragione di fare le piante di molti anguh
, ey
di rinchiudere in un circulo ogni forte di figura, ilebe da Euclide con dimofiratione, ey da molti de moderni con pratica ci e fiato cbiaramen*
te dimostrato, e Jpecialmettte da Alberto Durer� nel fuo libro della Geometria, ilquale tiene pratiche moto utile, e beile, ey io per non effer
tediofo le lafcio ai altro tempo. Ma in quefle forme di molti anguli io crederei che fi heueffe i perder molto terreno , ey che fi batterebbe
delle'difficulti rifletto al compartimento di dentro, ey che per far parere la cofa b�ia di dentro ma a bisognerebbe gran numero di colonne,
gr fare molte ceke, ey molti ornamenti.
■.
Ma le
I ini
-ocr page 126-
h I B R Q
tzj,
-ocr page 127-
Q^ V A R T O.                                                                    ti;
Fannofi ancho i Tempi d'altre maniereordinafe dalle ifteffe Simmetrie, ma in altro modo difpoffc. Come � il Tempio
di Caftore nel Circo Flammini� , Se tra duebofehi facri il Tempio del gran Giotie, & pivi argutamente nelbofcho
di'Diana aggiuntola dalla delira, & dalla hniftra alle fpallc dello Antitempio le colonne. In quella maniera prima
fu fatto il Tempio, come � quello di Caftore nel Circo : Di Minerua in Athene nella Rocca, Et di Pallade � Sunnio
Attica. Di quelle non ci fono altre proportioni ma le ideile. Le longhezze delia Cella fono doppie alle larghezze,
& come l'altre parti eguali, che fogliono elTer nelle fronti fono � i lati trapportace. Sono alcuni, che togliendo le di»
fpofitioni delle colonne dalle maniereThofcane trasferifeono quelle ne gli ordini delle opere-Coiiuthie,c< Ioniche,
perche doue le ante del Pronao uegono in fuori,iui all'incontro della Cella de i Pareti ponendoui due colonne com -
mimi fanno le ragioni delle opere Thofcane,& delle Greche, Altri ancho rimoiiendo i pareti dei Tempio, <& appli*
cando � gli intercolunni nello fpacio dell'ala del ieuato parete ampia fanno la larghezza della Celia t <k .conferuando to
le altre cofe con le iilelTe mifure, & proportioni, pare che habbiano creato un'altra maniera di figura , & di nome,
d'un Pfeudoperiptero . Ma quelle maniere fecondo l'ufo de i facrifici fi uanno mutando,perche non � tutti i dei con
le ifteffe ragioni fi edificano i Tempi.
�iffxdit? le firme de i Tempi ritonii accioche nienti ci rei�t Vitr. ci propone ancho altre maniere di Tempi copojie, ® ras[colate delle maniere
Greche,®" Thofcane, ® per maniere Greche egli intende tanto le Corinthie,quanto le Ioniche. Altri �ggiugneuano alle jb.{Ue dello
A ntitem
pio tre colonne per parte. Altri ancho nei lati del Tempio feguiuano con lo iftejjo ordine di colonne. Altri aprivano la Celta;® la ridmeimno
4 maggior larghezza facendo i pareti la doue erano le colonne,® fecondo il propofito,e.t la comodit� de ifacfificihcbe {comi ho detto erano
diuerfi) accomodavano le difpofiiioni de � Tempijlcheda ad intendere ancho 4 noi che all'ufo de nojiri ftcrijtcij
, accomodiamo le diffofitioni
dette chiefedoue, ®fifacrijica il aero facrificio,® fi predica,® fi. celebrar, i facri ojficij,® fi ferhano le Sante reliquie,.® ui uamw,� <hn*
no huomini, � donne, llora � fornito l'altra parte della fabrica,che era queUa,fhe apparteneva alla Religione. Et per� conclude
V str. ® die-'. zo
Io ho efpofto tutte le ragioni delle facre cafe de i Dei,come mi fon Hate lafciat�, ho dillinto con i fuoi'C'�mpai'Cimenti
gli ordini,& le mifure, & rni fon forzato di deferiuere quanto ho potuto, quelli che fono de figure disfitniglianti ,8c
con che differenze tra f� fono feparate, Hora io diro de gli altari de i Dei immortali a accioche altamente haiio ord�*
nati alla difpofitione de i facrifici,
Et cofi ragiona delle mifure degli Akari dicendo.
GAP. Vili, DELL'ORDINARE GLI ALTARI DE I DEL
LI Altari riguardino aH'Oriepte,& fiano fempre polii pi� basii de i fimulachri, che faranno nel
Tempio, accioche 1 fupplicanti, & facerdoti guardando in fu ammirandoli della diuimt� con di- «&
feguali altezze al decoro di ciafeuno de i fuoi Dei comporti fiano.Le altezze de gli Altari coli depil�
effer efplicate,che � Gioue,ot a tutti i Dei celefli alti sfinii fiano fabricati. Alla Dea Vefta,al Mate,
& alla Terra fi facciano basii, & cofi le forme de gii Altari nel mezzo de i tempi conuenienti fi dia
fporranno poi che in quello Libro trattato lianemo delie fabriche de i Sacri luoghi, ne i feguenti fi
dira de i compattimeli ti delle opere communi.
Ldfomma di que&o ultimo capo � come s'habbiano � drizzare gli altari per feruare il Decoro cottueniente alla forza, ® al potere � eia fauna
Deit�. Conuengono tutti in quej�o,cbe deono riguardar l'O riente (come di fopra s'� detto). Vuole Alberto, che gli antichi ficcher�
f A ilare
tdtofei piedi, largo dodici, fopra'lqmk pof�o uifujfe il Simidachro, Vitr.non ci preferiue altezza, perche altri Dei altri altezze richiedono,
& fopra gli Altari fi facrificaua. 1 Decreti de i tioflri Ponteficinon uogliono che gli Altari fi facciano d'altro che di marmo, ® fopra quelli
ui uogliono una pietra confecrata. Ma f� titano meglio, pi� altari.� d'un fal� lo lafcio decidere ad altri
Noi/�pra gli A Itavi ftendewo beuisf� j9
me tovaglie,® dinanztprnatisfimi panni.Non ci mancano i candellieri,® le lampade acefe di e notte dinanzi d Sacratisfimo co* p� di noj'tro
Signore � cui per ogni Chiefa effer deue confecrato un'Altare. Vforno ancho fopragli Altari di porre le reliquie il Santi, pere kf�gna loro
prouedere di ornati, ® be compartiti depofiti. Oltra di queflo fogliano i nojiri bavere un luogo /sparato doue feraano le ue�t: Suor do: di, i
Libri, ® Maitre cofe necejfarie � i Sacnficij, ® doue fi apparano i facerdoti, questi luoghi togli farei in quelle parti doue anticamente ne i
Tempi era il poftico. hanno il Chorodoue Vanito � celebrare gli ofjicij Sacri, hanno la torre alta nc��a cuifommu�junnofofptj� quegli* [ira
menti di Bronzo,che noi Campane chiamamo,npn ufati da altroch� da Chr&iani,® fono per conuocar colfuono loro le genti atta Chiefa nel
le debite bore.Quefle torri ejfer deono alte,piramidali,e proportwnate con l'altezza del T�pi�,®fi adornano,� con oro.,o con belle intonica
ture di pietre uanno eguali quadre fin allvogo^doue s'arpicano le Campj.neju� fi fanno d'intorno i cornicioni, ® s'aprono con colonnati aca
ci� che'l fuonofioda,� queUif�fale diuerfamente altri conlumacbe,altricongradi,altri con pi� commode f dite,® qui appare l'ingegno, ®
�afottilit� dell'Architetto, ® ancho Ugrandezz* de�Toper abitando fono alte,® che fopra quelle alzati fono grandissimi ptft di mirrai.So*
JO
pra i cornicioni,® l'apriture ui u� la Piramide di proporrtene fefquialtera allafua bafa, � uero equialtera, altri ancho fanno le puppole in ,
luogo di Piramide,® lefue lanterne,in quefle torri ancho fi fanno gli horologi da cantrapefi, cofa non emofeiuta da gli antichi, que��i boro-
logi dimof�rano difuoricon unraggio tbore naturali, ifegni, igradi del Sole,igiorni della Lunata quantit� del d�, ® della notte, ® pojfano
far altre dimoi�rat�oni, e movimenti difigurc,come fi uede in molti luoghi. Uanno dietro la Chiefa il Cimitero,doue fi fepelifcono t corpi Juo*
go Sacro, imperoche la bene ordinata nofaa Religione ha uoluto hauer cura delfepeltre i corpi,effendo i corpi humani fiati uaft delio jpirita
Santo, ® dovendo queUi di nuovo rifufeitare, doue ® naturale, ® ordinata piet� fi dmojtra nelfepclirc i morti. Ma Dio uoglia,che a no*
firi Tempi non fi facciano fimili ufficij pi� pref�o � pompa de uiui,che � piet�,e confolatbne de i morti.
Non � lodatole,chea monumenti,afe*
fulture fiano nette Chiefe,pure egli fi ufa � grandezza nette capette � quefio con pregio appropiate, ® in luoghi eminenti fi pongono pi� aite
de i Sacri Altari, ® s'appongono le memorie,! titoli gli %pigrammi,i Trofei, e le infegned�gli anupatfati, dove le vere effigie d: beUisfimet
grf�'iisfime pietre fi uedono,® igloriofigefli in lettere d'oro intagliati fi leggono cofe da effer pos�e pi� pref�o nel Foro, ® nella puzza, g®.
che netta Chiefa,® folamente de gli huomini ittufiri, ® di quelli le opere uirtuofe de i quali, effer poffono di memorabile, ® imitabile effem=
pio � i Cittadini. Ma lafciamo qvef�a digresfione, �fiando con Vitr. ricordiamoci diferuar il Decoro in ogni cofa, e faccialmenteneU'honore
di Dio, ® de i Santi amici fuoi, ® de i Serui facrafanti desinati al culto di queUi e rinchiufi ne i monaHeri,� iquali e cQnMtt$ente,chtfi pr�*
ueda di grandi,® commodi habitationi, difjpatiofi ch�oflr�
, ® di bei giardini, ® d'altre cofe necejfarie alla vita honef�a� commune, ®- qui
fiafine del Quarte Libro tgr di fatto fono due piante di qve Tempi compofii de i quali ha parlato Vitr, nelfettimo Cap.
IL FINE DEL QJf ARTO LIBRO.
-ocr page 128-
L I B R O
PIANTA DI VN TEMPIO COMPOSITO THOSCANO.
ti*
-ocr page 129-
Q^V A R T O.                                       CXXV
Mafe il tempio hauer� le ale d'intorrno fatti nano due gradi, & i piedeftili dal baffo dapoi pofto fia il parete della cella
ritirato indietro dal piedeftilo. per la quinta parte della larghezza, & nel mezzo delle porte lafciato ui fia il luogo
all'entrata. & la cella habbia tanto diametro oltrai pareti, & ilcircoito quanto � l'altezza della colonna fopra il pie-
deftilo .le colonne d'intorno la cella con le iftdTemifure,&proportionifidifporrnano.La ragione del coperto nel
mezzo fi hauer� in quefto modo,che quato eft�r deue il diametro di tutta l'opera fia fatto per la met� dell'altezza il
Tholo, olir� il fiore ma il fiore habbia tanta grandezza, quanta hauer� il capitello in capo la colonna oltra la pirami
Ksst^t^^^ijAijia-----' ' "-1                                                                          de. il iettante fi fa-
r�, come di iopra �
ferino con le iftef»
f� mifurc , e pr�»
portioni.
L'altra numera de i
tempi rit�di � detta pe
ripteros imperocheha
le ale � torn� cio� il
portico,?? codonnato,
che circonda la ceUa,
ha il circuito delia cela
la, ha la Tribuna,??
quello che u� fopra la
Tribuna,
er lefue ra*
gioni fono, prima che
4 torno � torno ci fono
due gradi, er fopra ci
fono i piedeflili parti*
colari,
er fopra quelli
fono le colonne
j er la
ragione lo richiede,pn
ma perche ci fono in
quejla maniera due gru
di foli
, che non hanno
tanta altezza, quanto
haueua la afeefa,
er il
Tribunale della, manie
ra precedente, dapoi
perche a 'intorno itua
ilporticocoperto,
er
aUe colonne col piedejli
lo fi da grandezza
.
latta adunque La dijjio
fitione de i due gradi et
l'ordine dei piedijlili,
tanto larghi uno dall'ai
tro
, che gli interuatti
delle colonne f�ano con
uenicti fi p'glia la quin
ta parte del diametro,
Cr rejtrignendof�feco
do quella mijura, fife*
gna il circuito della al
la,laquakdauna par*
te fi lafcia aperta per
dar luogo all'entrata.
la ceUa ueramete effer
deue tanto per dittine*
tro, quanto � l'altezZ*
dituttala coloniche
efoprailpiedejitlo, in
tendendo � quefto ino*
do,che(,�Ufciedi fuori
lagrofjezz4telp<»ee
diejfi
1 iiii
-ocr page 130-
CX XVI
di effa celiache cjfer deue quante? lagroffezzd. delle colonne, ZT chequeUanon uadi � conto,ma fi prenda la m�furd d�dentrou�a. le colonne
dille ale pano alla mifurd fepra detta formate, cio� groffe k decima parte delTaltczz<t loro. Bifogna auuertire al tetto, perche poi,chc poj�q
bineremo [opra le colonne F Architrave ilfrcggio,ey la cornice, douemofare, che la Lanterna Tbcloda Vitr. chiamata, efre fepra la cuba
e Tribuna fa alta per la met� del diametro di tutta Vopera. Impercche pigliando il diametro di tutto il giro del primo grado, ey partendolo
ir, due parti eguali di una di effe fepra �Arch�traue fregg;oye cornice alzeremo la Tribuna ; ey con quella ragione notandola dtfopra effa ui
Iafcieremo il luogo da fare il fiore quefio fiore (j�imo io
) che fuffe � modo iunarofa riuerfa ey che abbracciale kfommita deUa Tribuna di
dentro u�a,�lquale fi appicauano le cofe, che per uoto fi portauano ne i tempi,et fuffe alto quanto � alto il capitello,??- terminaff� in piramide,
come fi ueic in alcune medaglie di Nerone, che fepra il tempio ritondo ci e una piramide <y chi mole fapere i termini di quefla piramide fir-
me un triangolo equilaterojcom dimofira la figura feguente) la cui bafafia la larghezza della teftudine didentro lagrcffczza del muro,� e»
nunc� la lanterna dal difopra della teftudine per lagrofjezzd di effa. Oltra ilfito de i tempi conueniua fare diuerfa maniera � diuerfi Dei, ey
per� la ritonda era approdata per lo tempio di Gwuc
, del Sole, ey di Bacco. l'aperta �fenza tetto � Giouef� daua come che per Gicue uen
ghinc in luce lefementi di tutte le cofe. ti tempio deUa Bea Vefta, che per la terra erar�putata,fi faceua come una palla ritonda
j i tempi de i
celefu Dei f� i�a'^uai:ofopra, ey degli Inf�rni fi abbajfauano fbtterra ; A i TerreSr�fi daua il fito di mezzo. tufo ancho defacrifici era
uario,altri fpargeuano gli altari difahgue, altri diurno ey di latte ; altri di none ufanzefe dilettauano ognigiorno. Gli Fgitdj
nonplacaua.no
i Dei con altro, che con preghiere dentro la citt�, per� � Serapide, ey � Saturno fi faceuano � tempi fuori della citt�
, perche � quelli fi am*
mazzauano le pecore. nella citt� ad ApoU�ne confecratafi honoraui iddio col canto folo-Xa doue nacque Latona ncWljola del mar Hiperbo*
reo. Ma lafciamo le hiilprie. quifotto � la pianta ey l'impie del tempio ritondo alato � torno
.
                                                   fannof�
l V
-ocr page 131-
.
<.
o
e*
>
W
-ocr page 132-
»27
LIBRO Q^ V I N T O
P E L L A ARCHITETTVRA
DI M. V I T R V V I O.
PROEMI Q.
E PARTI deli'Architettura (come nel Primo al terzo cap. ci ha dimostrato Vitr. cy «0/ anche ha
uemo replicato nel Proemio del terzo) fono tre
: la Edificatone, la Gnomonica, cy l'arte delle ma*
chine, Veduto haiiemo nel medef�mo luogo, che in due parti era la Edtficatiane �utfa, luna dettequa*
li apparteneua alle cofe publiche, cy communi. L'altra atta ragione delle opere particolari. Parti-
ta fu la ragione dette fabriche utiiuerfali, cy communi in madonne una riguardaua la di f� fa ; dettaquak
20
nel Primo Libro s'� detto. L'altra era tutta atta Religione dedicata, gi� efpeditanel Terzo ,CX nel
Quarto Libro
: perche nel fecondo ha trattato detta materia unvuerjate, come di co fa che preftameme
f� dpueua effiedire ; L'ultima atta opportunit�, ey al commodo f� concedeua . Di questa nel preferite
libro f� tratta, nelqualef� uedelaDef�ttone del,Eorodette Baf�lwhe,detto Erario, della Curia, deh
la Prigione, del Theatro, cy delle cofe pertinenti al Theatro ,come fono le Scene ,i Portici, la
Graduatane, de 1 Bagni, delle Paleftre, cy luoghi da ejfercitarfi, cy finalmente de 1 Porti. Lequal
tutte cofe appartengono -all'ufo detta pi� parte
, nef� pojjono neramente chimar pnuate, ne ancho pubhche, ma communi, perche le public
che io intenderei ejfer le mura
, cy le difefe, che egualmente 4 tutti f� riferifcono, le communi quelle, che oli ufo, cy piacer di molti f� dejfe- ?o
ro ,cy le pr�uate quelle , che ad una forte fola di perfone f�fabricafjero. Prepone 4 questo trattamento un Proemio degno da ejjer confide=
rato
, percwche per effo f� rifponde � molte dtmande , che f� fogliane fare da molti, che ogni giorno uanno di Vitr. ragionando per ufar
una parola modellile? non dir cicalando,ne hanno letto, ne confederato bene quello, che in quello authore (� troua. Noi uedemo chia-
ramente, che Vitr. non fokmente ha confederato, cy effaminato bene te cofe, dettequali egli domita dare molti ammaeftramenti, ma an=
chora f� hapropofio neW animo di efplicare ti tutto con bella, ey artificio fa maniera, cy con modo al trattamento d'un'arte conueneuoie,
chi non ha ueduto
, � uede l'ordine merauigliofo de ifuoi precetti ? chi non ammira la fcelta dette belle cofe ? quale diuifwne, � parte ci man*
ca
, che alfuo luogo non fu collocata ? chi leuera, � aggiugnera, che bene jha alcun fuo documento {■ Et fi egli non ha parlato come Ari*
f�archo, Democrito, Arijlox�no
, R�ppocrate, � come altro perfetto nella fua profesf�one, egli certamente ha ufato quelle uoci, che era*
no ammejfe � i tempi fuoi, ey quella f�rma di dire, che f� richiede da chi uuole mfegnare. Et perche qucj�a non � mia imaginazione, ho ca*
ro che fi legga il Proemio del prefente libro
, di che ne feci auuertito nel mio Primo ragionamento il lettore . la doue leggendo noi Vitr. in
quefia parte, trouaremo quanto ho detto ejfer ueramente fatto da Vitr. con deliberato, cy ragwneu&l configlio, il qual dimotjra quanto
efferentef�a lo fcriuerele Ris�orie,�ueroi Poemi,dal trattamento �'un'une tey prona la diffidata delio mfegnare
, cy non ci iajcu ancho
dej�derare il modo di fcriuere i precetti dell'arte
s
cy P*<v� dice,
PROEMIO.
VELLI, che con grandi uolumi efpofto hanno i penti eri del loro ingegno, & precetti delle cofe,
certamente hanno dato grandissima riputatione�iloro fcritti ,ilche uolef�e Dio, � Imperatore
che ancho ne i noihi ftudrj fi comportafl�, accioche con tal ampiezza di dire �tiarndie ne i noftri
precetti l'authorit� prendere augumento, ma quello non e, come altri crede tefpedi to.
                   
l fenfo di qucjle parole �, che il potere a fuo aggio fenuer quello, che nell'animo f� uolge, fenza ejjer obbligato � bre
Ulta di dire, fuol dar credito, cy riputatane 4 gli fcnttori
, percwche 4grado fuo ciafcuno ampiamente jermendo,
pu� ampliare
, adornare,cy acconciare ifuoi fcritti in modo, che pojjono piacere, ey dilettare, e, fpecia�mente quando le cofe fon tali, che
tengono i lettori def�derqf� di faper pi� oltre
, ma f�ntile ampiezza non e cof� facile in ogni trattamento, perche f� cof� fujfe, io non dubita^
rei, che non potesf� a i miei fcritti dare authorit�, ey riputatione, pero non potendo far quejio
, io re fio co;i gran def�deno di farlo j ma di-
rebbe alcuno perche non lo puoi fare
? Vitr. rifponde.
Percioche egli non il ferme dell' Architettura, come fi fcriuono le Hiftorie ,� nero i Poemi.
I Poemi fono penfomenti delnofiro ingegno, cy. le Htjlorie ejfempi delle attioni,pero r�fhonde 4 quello , che egli ha detto poco di fopra dicendo.
Penfieri del loro ingegno, & precetti.
�>apoi feguitando dimoer� la differenza che ,e , tra loferiuer l'Hijlorie ,ey � Poemi, cy trattar dettP^rchitettura , dicendo.                         �o
Le Hiftorie, da f� tengono 1 lettori, perche hanno uarie efpettationi di cofe none, �k le mihire de 1 uerfi de i Poemi,
&ipiedi,&la fcielta difpofitione delie parole ,& delle fentenzetra le perfone, ce la diftinta pronnntiatione dei
uerfi con lufinghe conduce i fentimenti di chi legge fenza offefa infino all'ultimo de gli fcrittLma quefto non fi,pu�
fare nello fcriuere dell'Architettura.
La t�ijloria diletta, perche apporta fempre cofe noue, dettequali ne � l'animo no&rofommamente dej�derofoi dilettando la uariet�,� necejfi.rio,
che il lettore f� ftia fempre bramofo, per� per fatisfare al fuo dej�derio legge continuamente, ey con dilptacere fi ferma. Et molto pi�,
dilettano i Poemi
, fi perche hanno la nouit� delle cofe, f� perche allettano^ l'orecchie con la foauit� de i numeri, ey dette parole, doue l'huo*
mo tratto da doppia dolcezza
, f� lafcia condurre infino all'ultimo de gli fcritti. Ma nel trattamento d'un'arte, perche le parole nafeono dd
necesj�t�, cy le cofe fono ofeure, non f� pu� adejcarenammo di chi legge ejfendo dalla jiranezza delle parole, cy dalla affienita delle cofe
confufox ilche maggiormente netta Architettura f� conofee, il cui trattamento � per fua natura molto pi� difficile degli altri
, ©" pero ben
dice Vitr.
Ma quefto non fi pu� fare nello fcriuere dell'Architettura.
Cio� con nane efpettationi di cofe none, ey- con dolcezza di parole tirare gli animi fino al fine, cy ne rende la caufa dicendo.
Perche i uocaboli nati dalla propia necesfit� dell'arte, con inufitato parlar' ofeurano la intelligenza.
Qgni arte ufa 1 propi uocaboli, � quali nafeono dalla necesj�t� dette cofe, pero bifogna prima partitamente faper e come f� chiama, cy come dicoa
tio i F�ojofi
, il quid nomims, degliinjtrumenti deU'arte. QueUa propiet� di trouare t � di effionei uocaboli, rende ofcurotl fenttmento
di chi
-ocr page 133-
1Z*                                                                             LIBRO
di chi legge, ne quella d�jficult� � po&a follmente ne i nomi, ma anchora nelle firme di parlare , er «e i modi del dire, ne � lecito nello in*
fegnarc d'uri arte, ampliar fi, ey ufar giramenti di parlare , perche non f� finirebbe ma�,e tirandoci la co fa in lungo non fi fornirebbe alla me
moria, alladuale f� conuiene con la breu�t�,ey con l'ordine dar aiuto, ey per� dice Vitr,
Non ciTendo adunque da f� manifefte quelle cofe, che nelle arti fono j & non efTendo ancho i nomi di quelle efpofti, &
ciliari nella pratica, & nella ufanza,& uagando molto ancho le fcrittuye de i precetti, f� non fi reftringono, & c5 p�
che,& aperte fentenze non fi dichiarino ponendoui impedimento la frequenza, & la moltitudine del parlare, ren*
dono dubbio f� le menti de i lettori,
Beco Vitr, dicendo la frequenza ey U moltitudine del parlare dichiara quello nel principio d�ffe.
Quelli che con grandi uolumi efpofio hanno ,
Btjogna adunque infognando effer breue, perche la breuita[occorre alla memoria,, ma � neeeffar�o ancho prouedere,che la breuita non f�a ofeu* i m
ra, perche]! off�nderebbe la intelligenza, ey pero per contentar la memoria, e lo inteUetto,infognando fa bifogno di breuita, ey di chiarez*
za, la doue ottimamente Vitr, dice in queslo luogo, che le forature de i precetti, cio� il dar precetti, ey ammaejlramenti fornendo
, f� non
j� r�jiringono,cioefie non fi danno con breuita, ey con poche,
er aperte fentenze non fi dichiarino (ecco la chiarezza) ponendoui tmpedunen
to lafrequenza,cioe la inculcatione,doue s'ofeura lo intelletto,^- la moltitudine, cio� la longhezza,doue f� off�nde la memoria, rendono dub*
biofe le cogitationi di chi legge,
er per cogitatione pare, che Vitr, intenda le uirt� pi� interiori dell'anima, che fono la memoria, er lo in*
te�letto
: ejfendo adunque tal cofe uerisjime, conclude dicendo.
Et nero pronunciando io gli occulti nomi, & le occulte niifure delle membra c!e!Popere,breuemente mi cfpedir�,accia
che fiano mandati a memoria : perche, coli pi� ageuolmente le menti le potranno riceiierc,
A miogiudicio douea dire Vitr,
Breucmente, & con chiarezza mi efpedir�.                                                                                                                          se
Volendo con la parola breuements rijpondere � queilo.che ha detto,
Accioche fiano manciate � memoria.
Et con h parola chiarezza Satisfar � quello, che ha detto,
Perciochc coli pi� ageuolmente le menti le potranno riceuere
Cio� intendere,ey capire : �mperoche il nofi.ro intender non e altro, che un certo r�ceuimennio'. per le dette ragioni adundue Vitr.uuol'ejfer bre
u� i quanto per� pu� portare il trattamento di cofa difficile : olir�, che n'adduce un'altra, ragione dicendo.
Similmente hauendo io auuertito la Citt� el�er occupata, in publiche,& priuate facende, ho giudicato douer effer bre
u� ne gli fcritti miei, accioche nella ftrettezza deli'ocio, quelli', che leggeranno breuemente posl�no capire,
Vuoldir Vitr. quello che non pu� fare ne i miei fcritti il numero, er la bellezza de i uerfi Ja commodit� di allargar j�, er la nou�t� de � uer�fuc*
cesj�. fari la breuita, ey la chiarezza dello in fognare, che ancho inulta � leggere gli occupati, ey trauagliati in diuerfie facende. Hora che
? 0
utilit� porti la breuita nello �nfegnare, f� dimofira da una confuetudme d� Pithagora filofofo ccceUentisfimo,ilquale dej�derofo, che i precetti
fuci tej�ajfer� nelle menti di chi gli afcoltajfe,non folamente era breue in dar un precetto, ma anchora tutta la fiamma de ifuot precetti rinchiu
deua in certo,ey determinato numero,ilquale m�fier�ofamente (diceua egli) � cofa {labile
, er immobile asfimvglkndofi patena nella mente con
fomma {labilit�, & fermezza ripa far fi,
er pero dice Vitr,
Coli ancho piacque � Pithagora, ex a i fnoi feguaci ne i loro uolumi fcriuere i loro precetti con ragioni cubiche, & fece
ro il cubo di dugento � fedeci uerfi, & quelli giudicarono non douer effer pi� di tre in un trattamento. Il cubo cor
p� di fei lati, quadrato di cgual larghezza di piano. Quelli poi che � tratto in quella parte, che i� pofa, f� non � toc
co, tiene una immobile {labilit�, � guifa de i dadi, che fi tirano fopra i tauolieri,
I precetti de i Pitagorici erano breui, ey raccolti in uerfetti come quej�i, Non percuoter il fuoco col coltello. Senza mangiarla, trappianta
la Maina
. Nella tua cafa non lafcuir le Rondini;Laua il pie manco prima, er calza il deliro. Ne core ne cerueUo mangierai. Non orinarle 4*
parlar cantra il Sole. Non guarderai alla lucerna il Secchio, Fuggi la u�a regal � fogni ilfentiero, Sputa neWungh�e tue,ne tuoi capelli. Et
f�milmente formattano molti altri precetti detti con fiamma breuita, � quali dauano altro intendimento d� quello, chefonauano le parole,?? uo
laido trattar d'una cofa fola ftando fermi in una materia,raccoglieuano quei uerfetti in una certa,ey determinata fiamma prefia dai numero cu
bo,Si come cubo fi chiama quel corpo, che � di fei lati,
er di fei quadrati, er eguali facc�e come un dado, coj� cubo fi chiama quel numero,che
di fei numeri piani contento per ogni uerfo tiene eguali d�menj�oni. Nafcono i cubi dopo la unit� disponendo i numeri difpari,che naturalmen*
te difpojtifono ponendo prima � due primi diffiari,dapoi i tre foguentifdapoi i quattro
, cheuengono, e coj� d� mano in mano. Ecco lo effetti*
pio, Ufic�a l'unit�, e piglia i due difpari primi, che fono
j. er 5 raccoglili, fanriotto,che e il primo cubo. Piglia i tre feguenti diffiari 7.9.11.
sfiammagli jan z-j.che e il fecondo cubo,<zr coj� u� feguitatido ne i quattro feguenti dipafpari 1 j. tj. 17.19. che pofii infieme fanno il terzo
cubo, che, e, 64,, Quando adunque jia, che mojfo il punto j� generi la linea,
er mofja Ut linea fi generi lafoperfiae, er moffa la foperfic�ej�
faccia il corpo, non � lontano dalla fim�glianz<t, fo pigliando la unit�,
er continuandola produremo un numero lineare, ilqual numero per la $*
fuo uerfo continuato faccia il numero foperfic�ale, ilquale mojfo ancho egli faccia ilfodo. Come f� alcuno j� aggiugneffe la unit�, il nume*
ro nato, che � due dimcjtra per una certa fim�glianza la lunghczza,che � propia della linea,
er mojfo il due come l�nea j� aggiugne alla lun*
ghezza , ancho la larghezza, crfifa quattro numero foperfic�ale , che rijponde al quadrato
, quej�i moltiplicato per due, che e uno defuoi
lati, come s'egli f� mouejfe, ne genera ilfodo per fim�glianza delle figure cubo nominato, ey per� non uale �direfe fono fei faccie,bifogna,che
ci fieno fisi unit�. Dice Vitr, che i Pithagorici con ragioni cubiche de i uerj� dauano i precetti loro,
er che poneuano'non pi� di tre cubi in un
trattamento, pero fvrmauano un cubo grande di 116 uerfi in quej�o modo, moltiplicauano il tre infe,ey faceuano il fuo quadrato none, que*
�lo natte moltiplicato per tre,che � lato del quadrato far� uentifette,che e ilfodo e cubo di quel quadrato. Similmente t altro cubo fi fa da un
numero lineare di quattro unit� continuate, le quali moltiplicate injieme,come s'egli fi mouejfe la linea,far� una foperj�cie quadrata di fidici,
et moltiplicata quella foperj�cie per lo lato fuo, che era quattro,ne far� lafomma di
54. rifondente ad un fodo cubico, chegiunto al primo
cubo, che era uentif ette far� lafomma di
91. coj� il terzo cubo nato dal numero lineare d� cinque unita, ey foperf�ciali di zj, e ny. che aggiun ga
toalpu rende lafomma di %
16. A quefio numero adunque agg�ugneua la jomma de i precetti Pithagorici, iqual� hauendo finali quantit� di
uerj�, cio� efiendo con la ragione del cubo raccolti penfauano, che doueffero haucr quella fermezza nelle menti,cbe fuole hauer il dado qu�do
� gettato fopra il tauolieri. Mae merauiglia,perche caufa i Pithagorici non pigl�affero il primo cubo,che � otto,ey poi dfecondo,che ez-j.ey
poi il terzo che � 64,, ey non raccogliejjero quej�i tre cubi nella fiamma di ^,p�u prejio,che cominciar dal none. Ma forf� diuideuano i trat*
lamenti loro in cubi, ey fe'l font�mento de i lor precetti non era comprefo nel primo cubo aggiugneuano il fecondo, eyfe quej�o non baftaua
agg�ugneuano il terzo
» ilquale era capace d'ogni fomma, ey perche il primo cubo, che � otto, � poco per comprendere un propof�to, pero
filmo io, che andauano al fecondo cubo, che � uentifottc caufato dal tre, numero priuilegiato da Pitahgorici, ey cefi paratamente aggiugne*
uano � cub�fe'l bifogno lo r�chiedeua, ey non f� metteuano in necesf�t�di ferrare tutti iloro trattamenti in 116 uerfi, ma alcuni erano coni*
prej� nel
27. altri nel 64. ey altri, nel zi6. ne uoleuano paffar pi� oltre ,ftimando,che troppo lungo faria Rato un trattamento di ^z.uerf�,
che fono del cubo nato dal fei, ey aggiunto alla fomma predetta
. A quefio modo io clonerei la mente di Pithagora. Prende poi Vitr.urial*
tro ejfemp�o da i Poeti Greci, ey dice.
Et i Greci compofiton di Comedie interponendo dal Choro le Canzoni,diuifero lo fpatio delle fauole in modo,che fa-
cendo le parti con ragioni cubice, con gli intermedrj allegger� nano la fatica del recitar' de gii auttori.
Io non ho trottato anchora, come i Greci facejfero le parti, che io Atti chiamerei, con ragioni cubict,non trouandoj� forf�, quelle fauole � quel
modo compartite,che fi trouauano al tempo diVitr. Mae bifognaua � che gli atti fuffero atto, �uero otto fcene per atto, � nero il nu*
mero de uerfo duna ficaia
, � d'un atto foffe Cubico, ma pare che Vitr, accenni gii intermedi] delle fauole fatte di numero cubo,
perche
-ocr page 134-
Q^V I N T O,                                                 f
perche gli attori, e recitanti fi ripofaffero Ma mi riporto � migliore giudkio. Seguita adunque V�tr. CT dice.
Ei�enda adunque tai cofe con naturaimifura da i noftri maggiori ofieruate, & uedendo io,di douer fcriucrc cofc intifi-
tate , & ofcure a molti, io ho giudicato con breui uolumi efpedirmi, acc�oche pi� f�cilmente peruenghino � i fenfi
de i lettori , perche coli s'intenderanno ageuolmente, & io le ho ordinate in modo, che le non faranno da eiler fepa
ratamente raccolte da chi le cercheranno, ma feranno tutto un corpo, & in ciafcun uolume con i propi, generi f�
ranno efplicate.
Cio� in dieci libri io ho raccolto tutto il corpo della Architettura, e breuemente, come egli dice nel fine del Decimo, ey in ciafcun libro partita
mente ha pojlo �generi, eyle parti di effa 4 guifa di membra in modo, che quel luogo dichiara molto bene il preferite, ey dimoftra Vitr.non
hauer ferino � cafo,ey fenza ordine, come uoglfono alcuni.
Doue � Cefare nel terzo, CT nel quarto io ho efpofto le ragioni de i Tempi. in quello io efpedir� le difpofitioni de i
luoghi publici,& prima io dir�, come s'habbia � porre il Foro,perche in elio da i magiftrati fi gouerna quanto al pu
blico, & al priuato ragioneuolmente appartiene .
Siche per queUe parole fopradette fi uede la continuatione del prefente libro ccnglialtri. Comincia adunque 4 trattar del Toro, crdeUe fue
ragioni, ey quafi diffinifee il foro, dicendo.
Perche in elio da i magiftrati fi gouerna quanto alpublico, & al priuato ragioneuolmente appartiene.
terche iui � il Senato, li Curia, i Tribunali de igiudici, ey i magistrati, che gouemano, ey per qucflo anche fi dmoSlra chexcn ragione fi trat
ta prima del Foro, che dell'altre parti publiche, come di cofa, che appartiene alTuniucrfalgouemo.
GAP. PRIMO DEL FORO. .
IO
10
GRECI fanno il Foro quadro con ampisfimj, ©"doppi porticali,cr con fpeflecolonne, & con
Architraui di pietra, � di marmo gli adornano, & di fopra ne i palchi, � tai�elli fanno i luoghi da
palleggiare.
E neceffar�o, bello, cr commedo nella citt�, che oltra le Strade, ey le uie ci pano delle piazze, ey de i campi (come fi di
ce � Vincila,) perciocht olir� l'ornamento , che fi uede ritrcuandof� � capo unaflrada un luogo beUo, ey
ampio deaera-
le fi ueia tutta la forma d'un Tempio, egli fi ha queSto cemmodo, che ini fi ramano le genti � paffeggiare, fi uendono
t� cofe neceffarie utili � bifogni ietta plebe, eyfida luogo � molti flettaceli, cy fi come torna bene, che cifian� molte piazze fparfe per la Cit
ta,cofi molto pi� ha del grande, ey del honoreuole
, che ce ne fia una principalisfima, CT- che Meramente fi poffa publica nominare, ey doue
- ancho f�ano i luoghi doue fi trattano le caufe, ey igwdicij, cr le trattatwm di Stato , olir� gli flettaceli, che fi fanno, detta cui commodit�,
CrdifpofitwnehoranetrattaViir,
                                                                                                                                               
Ma per iffedtrmi di quelle piazze, che fono per la Citta fratte, dico che gli antichi le chiamar on Triuij, cr bench� Triuio, ey Quadriuio fiano
luoghi, doue tre � quattro uie fan capo
, non dimeno ancho differo Triuij a que luoghi aperti, e fpatwfi, doue fi raunauano mote perfone, do*
u� fi pu� dire che Triuio fia una. picciola piazza, ey f� ornar fi uokffe quefte piccioli piazze prendendo la forma dalle grandi, noi faresf�*
mo due cofe.prima i pertichi d'intorno dupplicati, dapoi s'entrerebbe iti quelle per archi pofli a capo le uie, perche il portico di fua natura
ha delgr anie, ey ueder poi in tefta d'una bella firada , un arco Trionfale farebbe cofa, <y ddetteuole, ey honoreuole, come peru�uo ef*
fempio ,cipoteua dimoj�rare la Citt� di Roma, perche la fronte d'un 'arco � capo una firada fa parer quella pi� bella; cy per l'arco
l'� ntratafa parer la piazza maggiore.
Tre■Molte fanno un'.arco per l'ordinario , ey per quello di mezzo paffaua il Trionfante, cy il Soldato, per gli altri paffano quelli, che incon*
trano,o accompagnano con allegrezza il Trionfo. Varco ha pi� del grande, quando � poflo a capo la Strada maeSlra, ey principale, che
conduce alla publica piazza, perche � di maggior jfettacolo, CT pi� degnamente i titoli,e lef�atuefi pongono, doue meglio fi poffotio uedere.
temij~ure degli archi non hauemo, perche inanzi a lui non fi ufauanogli archi, iquali al Tempo di Tito fi cominciarono, ( s'io non m'in*
ga n no) ne pi� antichi f� ne uede di quelli di Tito.
Vjauanf prima i Trofei, ey le fiatile Trionfali, le mifure adunque fi traranno dagli archi fatti, ey dall''ottano libro nelfeflo cap. dell'Alber
to, cr molti effempifi poffsno hauerc dagli archi, che fono in Roma dirimpetto alla Chiefa di Santa M �ria alle radici del Campidoglio.
Et l'Arco di Settimio Seuero de belli, che [uno Stati fatti ? doue fcolpite fono le Vittorie alate con i Trofei, cy ifimulachri delle battaglie ter-
refiri, ey delle pugne nauali, con iglortofi titoli delle imprefe. Et f� bene pare, che prima cifuffero degli archi
, come fi uede fra la uia la*
ta ,ey la Minerua un'arco fduetto detto Camillo
> per il che fi coniatura da alcuni, ebe � Camillo fuffe drizzato , non dimeno quello, ey
altri Archi prima fatti erano uolti, doue fi poteua ponere qualche f�atua, ma non ermo archi per Trionfanti.
"Dianzi � qucflo arco fu una colonna deUaquale come da capo cominciano tutte le flr ade d'Italia, chiamauafi l'Aureo miliario. ..
~Euui un'altro Arco di Conf�antino con ifuoi ornamenti mcnguafU, CT � ncllapunta del Palatino che riguard. il Cohfeo, ey dinanzi � quefio f®
fi uede una antica met� di Mattoni, chiamata da gli antichi met� fidante, perche mandam fuori abondante copia d'acqua per efiinguer,k
fete di quelli, che entrauano nello Amphitheatro ,uicino di Tito. L'Arco di Domitiano� fu la firada Ilamminia nel capo della Valle
Martia uerfo il Campidoglio, qticSio Arco hoggi � detto di Tripoli.
Tu drizzato � Dominano, cy iui � la fua naturai effigie conforme � quella, che nelle medaglie fi uede.
Ma quel" Arco, che heggi fi chiama l'Arco di S. Vito, che � ritornando fu la uiaTiburtina, dicefi, che futarco diGalieno Imperatore, iU
quale fi penfa, che gli fuffe drizzato per qualche beneficio tUufire, ey non per Trionfo.
Madi tutti gli archi per eterna memoria della uendetta, che fece iddio per mezzo di Tito contragli Rebrei fu fatto prima fu la uiafacra fino
ad hoggi fi uede l'Arco di Tito, nel cui Yrontifricio fi legge. SENATVS POPVLVS Q_V E ROMASVJ DIVO
TITO, DIVI VESPASIANI. F . VESPASIANO A VG VST O. Dall'una parte fcolpito � ti Carro del Trion*
fatare, onero l'A rea del patto con le dodici fafei confdari auanti. Dall'altra faccia fi forge con lefpogl�e la pompa del Trionfo.
            ��
Ehm» il Candelabro con fette rami, Eranuiledue Tauole di marmo doue era fritta la legge di Mo/e.
EranH� i uafi del Tempio, la menfa d'oro, ey altre foglie. Ma hora io lafc�er� quefla digresfione degli Archi , che non � fiata fuori d�
propof�to, perche da quefla narratione fi da lume � quelli, che uoleffero � di noftri drizzategli
Arcfcr 4 i Principi Re, ey Imperatori,
ey bench� io non habbia patta mifura � aleuti arco, pure fi troua, chiha pigliato quefla fatica.
Il Serlio deferiue l'A reo di Settimio , cy quell'Arco ,che� � heneuento, ey l'Arco di Trafi gi� � Confiantino dedicato , ey altri archi, pes
r� lafcio �fiudiofi , quef�o penfiero di leggere, ey inuefiigar le cofe antiche.
Hora ritornando al Foro io dico ,che il Poro principale fecondo Vit. era fatto da Greci di forma quadrata. D'intorno eranui i porticati dm*
ptisfimi � doppi, le Colonne jpeffe ,eygli Architraui di pietre, � di marmi, ey fopra i colonnati faceuano luoghi da paffeggiare.
Ma i Romani, crgli Italiani, perche, ne i Fori loro fi dauano i doni � gladiatori non riquadrauano i Tori, ma i faceuano bislonghi, in modo,
che partita la lunghezza loro in tre parti due di effe dauano alla larghezza.
                                                                                    70
Erano gli fbatij tra le Colonne pi� larghi, cy d'intorno 1 portici dijpofti erano iluoghi de Banchieri, ey di quelli, che cambiauano l'argento,
ey di fopraporgeuano i pogginoli ,. acc�oche da quelli commodamente fi poteffero uedere gli fbettacoli
, ey cofi riguardando aUaquan-*
tit� del popolo faceuano le piazze grandi, e capaci, acc�oche f� le genti faffer� molte, ld,p�4zz<i non fuffe flretta
, f� poche > nonpa*
refjeuota. Dice adunque Vit.
I Greci fanno il Foro Quadrato con amplisfimi, & doppi Portici.
Doppicio� didentro^e di fuortt0uero doppi di dentro fokmente, cr.<: meglio t perche Vitr .ufo, ancho nel terzo quef<,a prfrok(Dupli-
K            ces
-ocr page 135-
tw ■                                                       LIBRO
ccs,) iti queftafignificatione.
Et di fpefi� colonne, Io fiimo che qui Vitr. intenda Vicnojlilo, come ne � T�mpi [acri intendeua loffiac�oftretto da una colonna , cr Tal*
tra d un Diametro � mezzo,
0" che questa fu la uera inteUigentia lo dimoftrano le parole di fatto, quando dice, che nelle Citt� d'Italia non
fi deono al modo Greco fabricare le piazze, perche altro ufo era quello d'Italia, che quello de Greci, per� dandoj� in Italia i doni 4 gladia*
tori nel Foro, era nccejfario dintorno � gli fpettacoli dare grandi fpatij tra le colonne.
Ecco che egli oppone quefle parole, � quelle, che di fopra ha detto, Con fpcfle colonne.
Dice ancho Mentana, che noi efbonemo. Pogginoli.
Si legge che Memo uend� � Catone la cafafua , che era fopra la piazza > CT fi riferito una fola Colonna, fopra Uquale uifece un Tauclato, �
Solaro, per poter j�arui fopra � ueder lefij�e
, cr ancho uolk, che i poj�erigoder potejfero quitto prtwlegio, cr di qui � nato, che i pog*
giuoli, � pergolate coperte,che portano infuori,f�chiamauano Mentana, da quella Colonna di
Memo.
                                                   
Quefte M eniane adunque erano all'ufo commode,per che mi fi ftaua � ueder i giuochi, erano utili; perche lui fiferuauano le cofe, che fi Mende*
Uaiw, � comprauano, come fono i vanti in Anuerfa, rifletto � i Falchi � Solati.
Le grandezze delle piazze far fi deono fecondo la moltitudine de gli huomini , acciodie al commodo, & ufo non
fia fpacio picciolo, & riftretto onero per lo poco numero delle perfone il f�ro non paia dishabitato. La larghezza
di effo f�a determinata in modo, che dmifa la lunghezza in tre parti due di quelle f� le diano, & cofi la fua forma
fera bislonga.
Piace � Leon Battila, che la lunghezza fia H due quadri, cr ui aggiugne ancho una bella confideratione-, che � quefta, cio� che gli edifici], che
feranno a tonto la piazza funo in modo proportionati, che non facciano parere la piazza fretta Offende> molto alti, � non la facciano
parer troppo ampia ejjendo molto basfi, � depresfi
, per� egli mole che gli edifici fiano ahi per la terza parte delia larghezza del Foro.
Et Ja Difpof�tione utile � gli fpettacoli.                                                                                                                               20
Quif� deue coifiderare, perche cagione la forma bislonga f�a pi� commoda, che la quadrata perfetta, certo e, che la figura ritonda � pi� capa
ce d'ogr�altra figurarci la quadrata perfetta, per� douemo confiderai-e perche la bislonga fia pi� commoda alla ragione de gli fpettacoli'y
perche f� guardano alla capacit�, e pi� capace la quadra
, f� al commodo de i gladiatori certo hanno maggior ff atto netta bislonga,come,che
nellegiofire � pi� commoda la lunghezza per lo corfo de i caualli,fe confideramo la ragione della projfcttuia, e pi� al propofito la quadra*
ta, perche tutte le parti d'intorno hanno pi� uicinanza al centro, per� iafeio quefia confideratione � chi legge.
E adunque neceffario fare il f�ro fecondo la moltitudine, aceto non fi conuenga far quello, che fece Auguf�o, ilqualfece fare un foro, bench�
picciolo appreffo due, che ui erano per la moltitudine degli h�om�ni,cr delle itti, fi celo picciolo per non dar noia a i patroni delie tacine cafe.
Quefto Foro era la douefono boragli horti dietro � Motforio , er alia Chiefa di Santa Martina, cr fu fatto con molta fretta ,fi ordin� , che
quitti fi trattaffero igiudic�j publici, fi affortlffero igiudici
,,©" il Senato ancho fi raunaffe per confutar delie guerre, ey de i Trionfi, cr
che qui poi i uincitori Capitani ponejfero lefpoglie de i loro Trionfi, hebbe quejto due be'�tsfim: pertichi, cr fu adornato di cofe rari,fime. jo
Ma che non ruina il tempo,che non dijlrugge la guerra, che non muta la gente f
Quefto, cr altri Fori, come che molti fiano i�ati bellisfimi con tutti i loro ornamenti, � caduti da f�,- � gettati � terra, � tramutati in altre Fa-
briche fono fiati, Faceuanfi i pertichi molto ricchi, cr grandi,
er con pm ordini di colonne, Puffi de i quali era fuggire le pieggie, per Bar*
ui aWombra, cr paffeggiare ,■
er per fuggir ogni nota della grauezza dello aere, chhmauanfi dalla hr grandezza miliari], � jiadiarij,
CT dalla lor maniera Dorici, Corimbi, ionici, Thofcani, �fotterranei, altri erano cenfecrati a i Dei. Erano in fannia adornamenti delie
piazze merauigliof�.
Le colonne di fopra fiano per la quarta parte manco delle Colonne di fotto, perche le cofe inferiori rifpettoal pefo,
che portano, deono cfler pi� ferme, che le eli fopra ne manco perche egli bifogna imitar la natura delle nafeenti co-
fe, come ne gli alberi ritondi come � l'Abete, ilCiprello,ilPino,deiqualinon � alcuno, che pi� graffo non fia dalle
radici, ma poi crefeendo con naturale �eftrigniniento di fopra a poco � pocoperuienealia Sommit�. Se adunque la 40
natura delle cofe, che nafeono cofi richiede drittamente fi ordina, che delle cofe inferiori le foperiori fiano in lar-
ghezza, & groffezza pi� riftrett�.
                                     ^
Bc Ho auuertimento � quefto di Vitr. nel prefente luogo.Vuolc egli, che f� uorremo fopra le colonne del portico porre altre colonne ,er leuar la
fabrica con piU ordini di Tajlelli,� Solari, bifogna auuertire di far le colonne di fopra pm fottdi la quarta parte delle colonne difottoi
ma la ragione delie colonne inferiori uuole l'Alberto che fia prefa dalie colonne della Bafilica
, deUaqualefi dir� poi pi� abboffo , da quefte la
ragione delle colonne difcpr�fer� regolata, per� uolendo Vtt. che reftrignendo lagrcjjezza delle Colonne di fopra per un quarto, fiano
ancho nell'altezza con debita prcportionefcernute ad imitatione delle cofe, che nafeono, e crefeono, come fono gli alberi, che piugrosfifoa
no dal piede, che nella cima. Il fimtkfi pu� dire de i monti, cr d'altre cofe, che hanno pefo,
er fermezza , ben douemo auuertire che't primo
ordine di colonne era Dorico, il fecondo Ionico, il terzo Corinthio;cr che non fegutta, che f� t� colonne di fotto fono la quarta parte in
groffezza maggiori, che k colonne difepra, che ancho fiano in altezza maggiori, la quarta parte, perche f� la colonna Dorica pofta di fot $0
to � di piedi quattro per Diametro, cr (tra alta piedi uentiotto,la difopra che fera ionica f� ben fera di piedi tre per Diametro, che � un
quarto men grcfja delia colonna di fotto
, non fera per� un quarto memre di altezza della colonna di fatto} perche fer�di otto tefle�
mezza
, che fono piedi 24 .� mezzo.
Le Bafiliche fiano congiunte al Foro nelle parti pi� calde che fia posfibile accioche i negotiatori il uerno fenza mole-
, ftia de i canini Tempi � quelle fi pollano trasferire.
Auuertir douemo che Vit. col Fero abbreccia le Bafiliche , VErario,il Carcere � la Curia, er per� mi pare che in una pianta fola fi doureb*
be rapprefentar il Foro la Bafilica l'Erario
, ej la Curia, accioche queUe,cofe che fanno il E oro fiano difpofte � i luoghi fuoi . Dice Vitr
nel terzo capo di quefto libro.
Quando fera fornito il Foro bifogna eleggere il lu�go molto fano , per gli Spettacoli.
Ecco che il Foro abbracciaua la Curia, le Baf�hcbe, l'Erario, te Carceri: e? fi legge la Bafilica beUisfima, CT merauigl�ofisfima di Paulo Emi- 60
Ho effer fiata nel mezzo del Foro. Scriue Plutar. che Paulo Emilio ffiefe
900. milk Scudi in far quella Bafilica. Credefi che fia tra la chic
fa, che � bora di Santo Adriano, CT il bel Tempio di Fauftina, Bafilica (f� uolemo interpretare il nomefuona Cafa Regale,
) er in effafifo*
lena tener Corte, CT render ragione � coperto, cr trattarfi ancho di grandi, cr importanti negotij. Vuole adunque
V itr. che in luoghi pi�
caldi, che fi pu�, fian pofte le Bafiliche, CT ne rende la ragione, che � la commodit� de negottatori,
er intendi luoghi caldi quelli, che fono ri*
uolt� dal Settentrione, CT dall'Aquilone, come egli effione nel decimo dopo del prefente libro. Dapoi ci da le mifure, dicendo.
Et le larghezze di quelle non minori, che per la terza parte, ne maggiori che per la met� della lu nghezza fi facciano, f�
la natura del luogo non im pedi ri, onero sforzer� � mutar mifura.
Vuole che la Bafilica habbia nonfo che dufcr col Tempioma non per� in modo, che eguale grandezza f� la dia, perche molto pi� degna cofa
� il Tempio che la Bafilica. In quanto adunque la Bafilica tiene una certa conuenientta col Tempio ella fi ufurpa molte ragioni del Tempio.
Et per� poco dapoi dir� Vltr. che le ragioni de gli Architraui ,freggi, CT gocciolatoi fi pigleranno dalla Simmetria delle Colonne, fi come nel 70
terzo libro ha dtchiarito. La Bafilica adunque imita pi� prefto, che pareggi il Tempio. Vuole adunque l Alberto, che per la moltitudine de �
litiganti, 'per li notai, eferitionfia la Bafilica molto pi� Itbera^molto pi� aperta
, e luminofa, accioche i difenfori,cr l clienti cercandofi l'un
l'altro fi posfino in un giro d'occhio uedere. Glianticbi aggiunfero alla Bafilica uno, cr due tribunali: uno,cr due portkhi.
Ma fe'l luogo fera In lunghezza pi� ampia polle fiano negli eitremi le Chalcidiche come nella Giulia Aquiliana.
IJAlberto legge Caufidica, non Cbaicidica, cr uuole che Caufidtca f�a una aggiuuta alla lunghezza della Bafilica per trauerfo mila
ttfta ,cr che faccia la forma d'un T.doue ftauano gli auuocati
, eycaufidici � deputarle caufe.
Trouaf� che Qhalcidicum � una forte di edificio detto dalia Citt� Cbakidia3cr che era un'edificio graf�e e ffiatwfo,cT forf� quefto uuole \it,chef�
aggiunga
-ocr page 136-
Q_V I N T O.                                                   ln
aggiunga alla Bafilica, quando ligriniezzi del luogo ce lo comporti. Altri uogl�ono che fi lega Chalcidicd, perla rZeccd,ioue fi Batte la ma
ntta. Altri leggono Chalcieca, ma noti dicono perche ragione, f� non che non fanno differenzi tra Chalcidica,
er Chalcieca, quanto aU'edif�*
ci�, pure apprejfo Thucidide nel primo fi leggon quej�e parole. Chiedeuano anchogli Atheniefi a Lacedemoni],che douejfero purgare un
altra ojf�fa fatta al Tempio di lAinerua Chalcieca, cio� del Tempio detto di Brondo
, � perche i Chalcidefi le fecero quel Tempio. Mei chi
direbbe, che i Tempi fuffero fatti di Brondo ? Dico che era in Roma un luogo
, nelqual fi daua albergo �gli ambafeiatori di tutte le nationt
che fi cbiamaua Grecofiafi, cio� Statione de Greci, ejrfa denominato da i Greci, come da natione pi� degna, in quefio luogo ferme Plinio che
Fluuio uotasf� un tempietto di brondo alla Concordia, f� gli patena rappacificare infieme il populo Rom. ma poi non potendo ritirar dinari
dal populo per hfabrica del Tempio fece delle condennagion� d'alcuni ufurari il detto Tempietto di brondo alla Concordia.
Horrf non ha dub*
hio, che non cifii quefio nome Chalcieca. Ma che bifogna per dare aggiunta alla Bafilica farle da capo una cafa , �un Tempio di brondo?
lo non dico , che quifia necejfario far T-empio, ma ben dico d'hauer letto, che nelle ultime parti delle Efquilie, che uanno � terminar con U
muraglia della citt� fra la porta maggiore
, er quella di San Lorenzo, Edific� Augujio una bellisf�ma Bafilica, con unfolenne portico fiotto
il nome di Caio,
er di Lucio fuoi Nipoti, onde quefto luogo fi chiama � nofiri di con nome corrotto da'Caio, er di Lucio, le Therme di Ga*
lutio, � perche ogni grande edificio ti uulgofuol Therme nominare, � perche, fecondo l'opinione d'alcuni , lui erano due picciole Therme.
Hoggi d� ui � una uolta quafi intiera
, er dopo il Pantheon, forf� non � maggior cofa in Roma. Dico adunque, che none fuori di proposto
che � capo di le Bafil�che, efiendoci luogo ci fujfero le Therme, perche Vitr. ha detto poco difopra, che le Baf�liche fi deano fare in luoghi
caldissimi
, er pero hauendo noi laog�vtauantaggio, per pi� commolit�, er per Vufanza che era di lauarfifpeffo, che ci uieta, che non fi
faccian le Therme delle tede delle Baf�liche? z?fe alcuno dir�, che le Therme non hanno da fare con i Tempi, o cafe di Rame, � di Brondo
io dico che Vitr. parlando de � bagni dice, che eglifi deue eleggere un luogo caldisfimo,cjr dichiara quale eglifia,cioe riuolto dal Settentrione
er nel fine del capo dice, che il Laconico , er i Sudatoi deano effer congiunti al tepidario, er que&i quanto feranno larghi tanta altezza
deano batter fino alla curuatura da baffo dello Hemifphero,
er da quello per� penda fofpefo con cathena uno feudo di rame, il'quale alza*
to,
er abbacato temprar poffa ilfudare, ejrfia egli fatto a fetta, accioche egualmsnte dal mezzo la f�rza della fiamma, er del uapore uagar
poffa fenza impedimento per la rifonditi del uolto. Quefio dice Vit. di fiotto nel prefente libro
, er chi fa f� egli, per la ragione di quello feu*
do di rame, che eragrani�sfimo, e caprina come un uolto non intenda le Therme,
er che pona qui la parte per il tutto, come egli pone nel
terzo Puh�nato per la ragione ionica,
er l'opera del Triglifi per la ragion Dorica ? io 8imo ancho, che Vit. parlaffe d'una Bafilica fatta
nel Friuli efjendo fiato iut Giulio Cefi dotte �fono ancho iueft�gij delle Therme.
er una certa memoria di Aquilio, che noi hauemo ueduta,
er per� alcuni tefli hanno in Villa, er non in Giulia AquiUana. Quefio paterno conietturare, ma hauendof� authorit�, che Chalcidica era
no Edifici grandi, paterno ancho credere, che fila bene Chalc�dica,or che quelli luoghi dati per aggiunta alle bafiliche fuffero alcune fole gran
de, dotte fi riduceuano i magistrati, mafeguitamo le mifure.
"Le colonne della Bafilica fiano tanto alte, quanto fono larghi iportichi, ma il portico per un terzo terminato f�a di
quello, che effer deue lo fpatio di mezzo.
Se la larghezza del portico fera dieci piedi fiano le colonne dieci piedi, V per la larghezza del portico f� intende lofipacio, che � dalle colonne
al parete,
er poi uuole, che il portico fila tanto longo, che egli fia d'un terzo della larghezza di mezz0, cio� quanto fera il corpo della Bafi*
lied rifiretto da i pareti prendaf� un terzo
, er di quello fi faccia la larghezza del portico.
Le colonne di fopra fiano minori di quelle di fotta, fecondo che detto hauemo di fopra. Cio� per la quarta parte.
Il Parapetto ( che puteum fi. dice) che tra le colonne inferiori, & le fuperio.ri Umilmente pare, che fia di douer effer
per la quarta parte meno dellexolonne di fopra, accioche quelli, che caminauo fopra il palco della Bafilica non f�a-
jio da i negociatori ueduti. Le colonne,i fregi, i gocciolatoi fiano pref� dalla Simmetria delle colonne, come nel
terzo libro , hauemo detto.
Quanto dice Vitr. qui fopra dalle parole fue � manifefio.Leone Alberto al luogo fopracitttto ponete mifurCf cr il compartimento iella reale
i modofuo.
Ma qui fiotto fera la pianta della Bafilica detta difopra, er lo impie.
20
sa
49
K ii
-ocr page 137-
LIBRO,
*3*
-ocr page 138-
cv r .m
o.
Uf
Queda figura rapprefenta una parte di uno de i fianchi coUonati della Bafilica f�tmentt;e u� congiunta la lettera, ^f. con
la lettera. B. poj�a a uno de i lati del Tribunale ; delia fua Pianta pojla (d'incontro >& dalia fegumtt figura
, fi tm
comprendere tutte le parti di dmtro di quejto bellisfimo Edificio 9
K ili
-ocr page 139-
WSKKM
*yi
a v i n t o
»II
LIBRO
»»
& ili
-ocr page 140-
V                                                                                                                                                                                     <
«4                                                                     LIBRO
Ne meno di dignit�, & di bellezza hauer poflono i compartimenti delle Bafiliche di quella maniera, che io le ho po-
lle nella Colonia Giulia di Fano, &comeioho hauuto cura chela fi faccia, le proportioni �mifuredellaquale fo-
no in quello modo. La Teftuggine dimezzo tra le colonne � lunga piedi CXX. larga LX. il portico d'intorno
l� Teltuggine tra i pareti, & le colonne � largo piedi uenti.
Le colonne erano dalla parie di dentro, efojieneuano la Teftuggine, er il Colmo, ma il portico era d� fuori a torno, ilquale era ferrato di mu*
ro, e parete.
Le Colonne di altezza, continuate con i capitelli piedi cinquanta, grofTe cinque. Et per� effer deono Corinthie .
Hauendo drieto le pilaftrate alte piedi uenti , larghe due e mezzo, grolle uno e mezzo, lequali foftentano la traui
nellequali s'imponela trauatura de i portichi, & fopra quelle fono altre pilaftrate di piedi diciotto, larghe due grof*
f� uno, che riceueno le traui fimiimente, quelle dico, che foftentano il cantieri, & i coperti de i portichi, i quali fo-
IO
no polli fottola teftugine.
Auuertir fi deue, che il coperto del fecondo portico, era pi� baffo della Teftuggine.
Gli altri traui, che fono tra gli fpatjj delle Pilaftrate, & delle Colonne.
Cio� tra il coperto del Vorfico ,cr il coperto della Teftuggine.
Per gli interualli delie Colemie fono lafciati �i lumi, quattro Colonne fono nella larghezza della Teftuggine , pur
con le angulari dalia delira , & dalia finiftra. Ma nella lunghezza prosfima al Foro pur con le fteiTe angulari ne
fpno otto dall'altra parte con le angulari fei, perche le due di mezzo in quella parte non fono polle accioche impedi
to non ila l'afpetto della facciata del Tempio di Augurio, ilquai* pollo in -mezzo del parete della Baf�lica, & guar�
da per mezzo il Foro, & il Tempio di Gioue.
Em� ancho il Tribunale in quel Tempio , meno di figura Semicircolare, & lo fpacio di quello nella fronte, � dj pie- »o
di quarantasei, & la curuatura di dentro di piedi quindici, accioche quelli,che fteftero atlanti i magiftrati non impe
diflero i negocianti nella Baf�lica, fopra le colonne fono le traui polle d'intorno fatte di tre pezzi , di due piedi
l'uno,.
Quefti ifcufmano per Architraue.
Et quelli delle terze Colonne.
Cio� quelle tra lequali ci fono leuate le due di mezzo, nel mezzo del parete iella Baf�lica, perche fono al numero di tre contando dalle angt�aru
Che fono nella parte di dentro alle pilaftrate, � ante, che fi {tendono dall'Antitempio, & toccano dalla delira , & da
la finiftra il Semicircolo. Sopra le traui dirimpetto de i capitelli, fono alcuni pilaftrelli ,come picdiftilidifpofti.
Quefti fono in luogo di fregio.
Difpofti a foftenere alti piedi tre, & larghi quattro per ogni uerfo.Sopra quelli ui fono le traui ben compofte inchia- ?»
uate di due pezzi di due piedi l'uno,& polle intorno.
Le traui euerganee, cio� ben lauorate � compofte erano in luogo di Comici.
Sopra iquali ui Hanno i trauerfi con le chiaui, che contra i Fregi, & le ante, & i pareti dello antitempio foftentano
un continuato colmo della baf�lica, <3t un'altro dal mezzo fopra l'Antitempio, & coli la doppia difpofitione delle
uolte, & de i colmi, l'una di fuori del tetto , & l'altra della Teftuggine porge una ueduta, che ha del buono, de fimil
mente i leuati ornamenti de gli Architraui, & la diftributione de i Parapetti, & delle colonne di fopra ci toglie la
moleftia, & feema per una gran parte la fomma della fpefa. Ma le colonne coli alte fin fotto la trauatura della teftug
ginej pare, che accrefchino,& la magnificenza della fpefa, & la dignit� dell'opera.
Erano leuate quelle parti, cio� Architraui, fregi, Cornici, crgl� adornamenti, er in loro luogo, erano le cofe predette,, le traui euerganee, i
pilaftrelli,
er le traui di legno perche cof�era necejfario offendo molto fpacio tra colonna � colonna , er gli Architraui di pietra non hauerian 40
potuto reggere. Et quello che ha detto Vitr.fin qui con la figura paratamente fi fari chiaro.
Et�miogiudicio era una bella Baf�lica queUafua della quale hora non �fono ueftigi apparenti.
Vedeuaf� aUhora unagiudiciofa compofitione > fi perche haueua del grande ,f� perchejcemaua lafyefa, er fatisfaceua al bifogno.
Dj quefta prima fatto hauemo la pianta fegnata a,z?la pianta del Tempio di Augufto fegnata. b. lo Antitempio, � pronao fegnato e. il Trio
bunale.d. il paretedelhBafilka,cherinchiudeuaiportichi e fg h. il parete del Tenipioi Klm.i pilaftri drieto le Colonnefegnatin. lo
lnpiedelldBafilica,crdelTempiodimoftrapoipartitdmente il tutto le colonne 1. i pilaftri di to. piedi z. laprima trauaturadel portico
j. i fecondi pilaftri di 18. piedi 4. le traui, che foftentano i canteri del coperto del portico, che � inferiore al coperto della Baf�lica ;.le
colonne eran Corinthie, le traui di tre morelli di due piedi Vuno che feruiuano per Architrave 6. i pilaftrelli di tre piedi, che feruiuano per
fregio
7. gli altri traui polli �nf�eme, che legauano la fabrica 4 torno, er feruiuano per cornici compofte di morelli di due piedi l'uno S. il tei
tof� uede con ilfuo legamento fopra il pronao del Tempio, il parete] del portico 4 torno la Baf�lica fegnato 9. era ancho Sa prima tram- $
9
iuu delportko ilfuo pardpetto detta pluteum. Segnato io, er i lumifegnati o. er coft era fornita lafabrica ima bella Baf�lica.
-ocr page 141-
Q V I N T O
in
X �iii
-ocr page 142-
CAP. IL DELLO ERARIO, DELLA PRIGIONE, ET
le prigioni umilmente fono [otto il VaUzzo, �quale� congiunta U pi� ricca, che ben Me fa ch�efanettatefiadettaffiatiofapiazza.
Anticamente erano tre forti di prigioni. Urna di quelli, che traho juiati, <& mmcdefii , che iui fi teneuano accio che fuffero ammaefirati*
bora quejia fida� pazzi.
L'altra era di debitori, er quejia ancho sufafra noi, er ne � in Realto, er in altri luoghi della terra.
La terza � doue stanno i rei, er perfidi buomini ,� gi� ccndennati,�che deono ejfer condennati.
Quefte maniere fono fnfficienti, perche ifMdegh buomini nati fono � da immodeftia, da contumacia, � da peruerfit�.
Alia immodeftia fi da h prima. Alta contumacia la jucnda. Alla peruerfit�k terza.
No» uoglio qui addurre le prigioni deue eran-pcj�t i martiri, � quitte, che i crudeltsfimi Tiranni ordinarono cerne Ezzelino da Romano,
er altri, che tormentar uoleuano i miferi Cittadini,' ma folo dir�, che le altezze , le grefiezze de i muri, le fortezze, O" bajfezze delle
porte fi richiedono alle prigiom,accioche per niuna ma fi pofia fuggire. Altri adunque fanno le porte doppie, e di ferro, le uolte altisfime, le i@
mura di dure, t graffe pietre, & quello, che pi� importa k damo uigilantisfimiguardian�,ottra che pongono leprigioni (dir�cof� ) nel
cor della Citt�.
Vuole l'Alberto che li prigioni prime f�ano pi� fyatiofe , le feconde pi� rifinite , &■ k ultime de malfattori rifirettisfime fecondo i
gradi de i delitti..
Uauemo netta citt� noUr ammolli luoghi k prigioni, che fi chiemdnoCtificni,dcue fi pongono quelli, che fon profila notte,operarmi, o
per qualche Decapane meno honefta, diuerfi effic�j hanno anche le prigioni prepte fecondo le cccaficni, Anco Martio edific� nel mezzo
del Foro il Carcere, al quale Tullio aggiunfe una caua profonda detta poi Tulliana, che era come le Latomie di Siracufa, crf�fcendeua da
mano manca per lo ffatio di uenti piedi, era cinta da ogni lato d'altisfime
, erf�rti mura, ofeura, bombile, e puzzolente.
Eraancho inRoma doue�il Theatro di Marcello, il carcere della Plebe fatto da App.Claud. x. Vir. nel quale Bando egli per la u�taucc�fe
(e fkjjo, fono iuefiigi di quej�o carcere apprejfo laChiefa di S.Nicolo in carcere. Seguita9cbefi dica della Curia,
                                »�
Specialmeni*
DELLA CVRIA COME SI DEONO ORDINARE.
'E R ARIO, il Carcere, & la Curia deono efler al Foro congionti, ma in modo che alla loro gran-
dezza della Simmetria rifponda quella, che � prosfima al Foro, & fpecialmente la curia fi deue fare
fecondo la dignit� del luogo, & della citt�.
Erario � luogo doue fi ripone il Theforo, crii dinaro publico .1 Romani nello Erario conferuauano tutti gli attipu*
blici,i decreti del Senato.
I libri Elefantini, ne quali eran defcritte le trentacinque trib� di luda.
Dice Suetonio
, che Cefi abhrucci� tutti i libri delle obbliganze, che egliritrou� netto Erario, per togliere ogni occa*
ione di odio.
'Era lo Erario nel E oro Rom. nel Tempio di Saturno, perche Saturno ( come fi dice ) fu il primo,che dimoUro il mode di batter le monete.
Come ejfer debbia l'Erario,
er il carcere non dice qui Vitr. perche fono parti del Eoro, er algiudicio degli Architetti rimette quelle fabri*
che, che nafeono da una certa necesfit� , come fono il Granaio publico, l'Erario, l'Armerie, l'Arzani
, il fondaco, per cloche quejle fa"
hriche /eco portano di ejfer pojle in luoghi ficurisfim�
, er prontisfimi, circondate d'alte mura, er guardate dalle forze, er daWmfidie d&
ifeditiof� Cittadini.
Uauemo netta Citt� nofira i Granari,
er la Zecca congiunti atta piazza.
he Armerie nel palazzo ifieffo ,l'Ar zana ficur a � fornita fi altra u� n'�,� fid fiata almondo,la Zecca e opera del S anfanino, mi fi batte �
cimenta l'oro, e Targento, %r fi conferuano le monete,
er fi riducono alcuni magij�rati atta Zecca deputati ,fi per la cura dicjfa, come
per li depofiti,chsafcmdono aduna merauigliofa fommadi feudi.
te
io
.
-ocr page 143-
0^ V I N T O.
LIBRO
%%t
*J*
^^^
I e prig ioni futilmente fono fotta il Va lazzo, alquale congiunta U pi� ricca, che ben intefa cb�efa nella tef�a della fratiofa piazza. ^
Antic amente erano tre forti di pr�g�o ni. L'ima di quelli, che erano juiati, & mmcdef��, che iu� fi teneuano accio che fuffero ammaefirat^
bora quejla fida� pazzi.
L'altra era didebitori, erquefiaancho s'ufafranoi ,&ne �in Realto, er in altri luoghi della terra.
La terza � doue Stanno � rei, er perfidi huomini ,� gii ccndennati, � che deono effer condennati.
Quef�e maniere fono^ufficienti, perche ifaUidegh huomini nati fono � da imwodcfl�a, � da contumacia, � da peruerfit*.
Alla immodef��a fi da h prima. AUa contumacia la feconda. Alia per ucrfit� la terza.
Non uoglio qui addurre le prigioni doue eraiKpef�i imart�ri, � quelle, che i cru�eltspmi Tiranni ordinarono come Ezzelino da Romano,
er altri, che tormentar uoleuano i mi feri Cittadini,' ma foto dir�, che le altezze , le grcfjezze de i muri, le fortezze, er baffezze delle
porte fi richiedono alle prigiom,acc�oche per ninna ma fi poffa fuggire. Altri adunque fanno le porte doppie, e di ferro
, leuolte altisfime, le
mura di dure, t graffe pietre, %r quello, che pi� importa k danno uigilantisfimiguard�ani, olir� che pongono le prigioni (dir�cofi ) nel
cor della Citt�.
                                                                                                                                          ,            ,                      .
Vuole l'Alberto che li prigioni prime piano pi� f�atiofe , le fecondi pi� rifinite , & k ultime de malfattori rtftnttisjme fecondo t
grad� de i delitti.
                                                                                                                                                         ,
Banano nella citt� r.oflra in molti luoghi le prigioni, che fi chiemano Caficni,dcue fi pongono quelli, che fon prefi la notte operarmi, o
per qualche occaficne meno honefta, diuerf�efficij hanno anche le prigioni propie fecondo le occaficni. Anco Martio edipeo nel mezza
del foro il Carcere, al quale Tullio aggiunfe una caua profonda detta poi Tulliana, che era come le latom�e di Siracufa, crfifcendeua da
mano manca per lofpatio di uenti piedi, era cinta da ogni lato d'altisftme ,& forti mura, ofcura,hombile, e puzzolente.
Era ancho in Roma doue � il Theatro di Marcello, ti carcere della Plebe fatto da App. Claud. x. Vir. nel quale Bando egli per la Ulta uccife
fefkHo .fono i ueftigi d�quejio carcere apprefb la Cbiefa d� S. Nicolo in carcere. Seguita,chefx dica della Curia.
*
l u n J * J                  r "            '                                                                                             Specialmente
GAP. IL DELLO ERARIO, DELLA PRIGIONE, ET
DELLA CVRIA COME SI DEONO ORDINARE.
'ERARIO, il Carcere, & la Curia deono efl�r al Foro congionti, ma in modo che alla loro gran-
dezza della Simmetria rifponda quella, che � prosfima al Foro, & fpecialmente la curia l� deue fare
fecondo la dignit� del luogo, & della citt�.
Erario � luogo doue fi ripone il Theforo, er il dinaro publico. I Romani nello Erario confermano tutti gli atti pu*
blici,i decreti del Senato,
I libri Elefantini, ne quali eran deferirtele trentacinque trib� d� luda.
Bice Suetonio
, che Cef abbrucci� tutti i libri delle obbliganze, che egli ritrou� nello Erario, per togliere ogni occa* io
ione di odio.
Era lo Erario nel Foro Rom. nel Tempio di Saturno, perche S diurno {come fi dice ) fu il primo,che dimoBro il modo di batter le monete.
Come effer debbia l'Erario, or il carcere non dice qui Vitr. perche fono parti del E oro, %? algiudicio degli Architetti rimette quelle fabri*
che, che nafeono da una certa necesf�U , come fono il Granaio publico, l'Erario, t Armerie, l'Arzan� ■>
# fondaco, percioche quefle fa*
hriche feco portano d� effer pojie in luoghi fcurisfm�
, V prontisjlmi, circondate d'alte mura, erguardate dalle forze, cr dalTinj�d�e dt.
ifeditiof� Cittadini.
Bauemo mUa Citt� nofbra � Granari,
er la Zecca congiunti atla piazza
l,e Armerie nel palazzo ifteffoJ'Arzanaficura � fornita fi altra u� ri�, jid -fiata al mondo, la Zecca e opera del S'anfanino, iu� fi batte �
cimentai'oro, el'argento, z? fi conferuano le monete,
er fi riducono alcwimagiftratiaUaZecca deputati , fi per la cura dieffa, come
w
29
per l� depofiti,cbeafcendono aduna msrau�gl�ofa fommadi feudi.
le
-ocr page 144-
�s                                                         LIBRO
E fpecialmente la curia fi deue fare fecondo che ricerca la dignit� de gli hahitanti, & della Citt�, & f� ella fera quadra**
ta, quanto hauer� di larghezza aggiugnendoui la met� fi far� l'altezza, ma f� la forma fera pi� lunga , che larga
porrasfi infieme la lunghezza , & la larghezza, & di tutta la fomma fi piglier� la met� , & fi dar� all'altezza fotto
la trauatura.
il Foro � de litiganti, la Curia de i Senatori, il Comit�o doue fi creauano i mdg�flrati, onde igiorni 4 qttejlo deputati fi chiamauano i giorni
Corninoli. Era prima fcoperto il Comit�o ,fu poi coperto l'Anno che Annibale pafi� in Italia
, cy poi da Cai. Cef. rifatto, era ini tifico rumi
naie appreffo le radici del Palatino, cy
il Cornuto era unagran parte del Foro.
Noi nella Citta noflra chiamino il gran conj�glio quel luogo , dotte la numerofa nobilt� fi rauna per creare i MagiRrati.
Ma uegnamo alla Curia, che noi ch�amamo il Pregadi, perche anticamente fi mandauano 4 pregarsi cafa� nobili, che umiffero 4 confu-
tar nelle cof� di Stato.
                                                                                                                                                             l0
Soleuano gli antichi raunarfi per deliberare ne i Tempi; Et per� il Tempio di Giunone Moneta, cy Senatulo, cy Curia fu detto.
Ck�amauaj� ancbo Curia doue ifacerdoti trattauano , er procurauano le cofe pertinenti alla religione, come fu la Curia uecchia: ma altro tri
la Curia doue il Senato fi raunaua, come era la HofliM� edificata da Tutto Hofi�lio fopra la Curia uecchia fatta da Biomulo,
Et la curia di Pompeiofu dinanzi alfuo Theatro, doue (come dice Suet. ~)fu Cai. Cef afe morto da i congiurati.
M�a uegnamo � Vitr. �lquale ha pi� � cuore la Simmetria della Curia, che del re$o. Vuole adunque, che f� la Curia fera riquadrata, che taltez*
zafia una uolta � mezza alla larghezza, quej�a proportione Sefquialtera � molto da Vii. commendata, ma pi� comparando la larghezza
alla lunghezza ■> che comparando la altezza alla lunghezza,
A me pare che quej�a Simmetria della Curia habbia del pozzo, er molto pi� batterebbe f� fuffe maggior altezza, per� fegu�tando la forma
bislonga uuole V�tr. che raccogliamo la fomma deUa larghezza infieme,cy della lunghezza,^ quella per met� partendo facciano l'altezza
di quella met�,ma quanto efjer debbia la lunghezza , cy la larghezza non due, perche ha detto di fopra, che sbobbia riguardo alla dignit�
20
deUa Citt�, cy degli habitanti, che per bora cof� interpreto quella parola (Municipi) della qual parola io ho parlato nel primo libro � ba-
flanza,per�fe molti baceranno ad entrar nella Cuna per effer la Citt� grande, cy populofafifar� la curia grande,
er perche nel confutar
nafcono delle controuerf�e,
er � neceffar�o che gli huomin� fi lettino � dire le loro oppin�otu,pero vir. ci da un bello auuerttmento, accio che
la noce de i difettanti fu udita,
cr dice.
Oltra di quello fi deono circondare intorno! pareti al mezzo di Cornicioni con opra fatta di pietra cotta pefta, �di
ftucco, � bianchimento alla met� dell'altezza , iiche quando fatto non fufle, ne feguirebbe, che la noce de i difpu*
tanti inalzata molto non farebbe udita da gli afcoltanti5 ma quando d'intorno i pareti ci feranno i Corniccioni, la
uoce da quelli ritardata prima, che in aere fia disfipata,peruenir� all'orecchie de gli auditori.
[ Corniccioni ufeendo con gli feorti fuori del muro impediranno,che la uoce non fi perda nell'altezza delle Curie, anzi ripercotendo il fuono lo
far� abbuffo ritornare,
er meglio udire. Ecco che le Curie erano molto alte, per� Vir. troua modo, che la uoce fia udita. Ma quello,chefid �0
opera intefnna,� albana detto hauemo d�fopra,cy anche pi� copio fornente ne parleremo nelfettimo,
er qui fia fine del Foro, con tutti quey
corpi defabriche, che gli fono prosfimi, e congiunti. Lanciando il ref�ante allo Alberto, �lquale nell'ottano al nono cap. ragiona affai cornino
damente deUa Cuna facer dotale, e Senatoria, cy uuole che la prima fia in tejlugg�ne, cria Senatoria di trauatura, cy che la Sacerdotale
habbia il parete alto unfettmo meno deUa larghezza della fronte dell'opera,
er dirimpetto alla porta ci fia il Tribunale, la cuifaettafia per
un terzo della corda, il uano deUa porta un jet timo del parete
, cr ' mezzo del parete le Cornici, er aggiuntala ancho l'ottaua parte della
met� tfchmo le Cornici con kfifeia,
er cof� u� fegu�tando.
CAP. III. DEL THEATRO.
O R NI T O il Foro elegger bifogna il luogo molto fano per lo Theatro.                                     40
Si come il Trattamento del Foro abbracc�aua la BafiUca VErario, il Carcere, er la Curia, cofi il trattamento del Tbea
tro abbraccia molte cofe, deUequali
Vir. ne tratta in quefto, e in altri capi: CT � cofa degna di auuertimento,perche cifo
no molte belle,
er diffidi pratiche, er confiderationi, come diflintamente fi uedr� al luogo fuo. Seguitando adunque le
follie diuifioni diremo, che de gli feettacoli alcuni fono per diletto della pace, cy dell'ocio, altri fono drizzati allo jlu=
dio della guerra,
er del negocio, cr fi come ne i primi fi nfueglta il uigore dello ingegno, er deUa mente, cof� ne i f�*
�cond� fi eccita la gagliardezza delle forze, cy dello antmo,ma d'amendue una effer deue la intentione
, cio�, indrizzare il tutto alVornamen*
io,ey allafalutc della patria, per� fommmente fi deue auuernre, che ne i giuochi,
er ne gli feettacoli nonfiano introduce cofe dishonefie,
er lafciue. Flora diremo dell'una, ey dell altra maniera deflettaceli.
He�la prima adunque dous � il diletto deUa pace, introdotti fono � Poeti, i Bufici,gli �fhioni, nella feconda, che riguarda iglifiudij deUaguer*
ra, fi fanno diuerj� certami, ey content�oni frettanti alla forza
,CT deprezza de i corpi . A � pr mi fi da il Theatro,che altro non uuol di $o
re, che luoghi da guardar eia i fecondi, f� fono feettacoli di agilit�
, e deflrezzd, come correre, e fatare, fi da il Circo, f� fono fecttacoli di
forze, come d� affaltare, e combatter con le fiere fi da f Amph�theatro. Conuengono tutti gli feettacoli in quefte cofe, prima che fono cor*
miti ,e curui, dapoi hanno lo featio d� mezzo,& finalmente d'intorno tengono 1 gradi, douef�anno le perfone � federe ; fono differenti nel
d�ffegno, per cicche ti Theatro � come una, luna, ch'�nuecchia.
li Circo � piegato con le corna in longo, eyfiflende molto, perche fia cornuto
do alle carette,
er canati che corrono. Soleuaf� ancho metterai l'acqua, cr farai dentro le pugne naualL V Amfitheatro era di due Theatr�
congiunti infieme con le fronti loro, cy quefle forme d� feettacoli eran tolte dall'ufo delle cofe, che fi faceuano
. Per trattare adunque del
Theatro paratamente � chiaramente io dir�, che dal fine fi potr� ognifua diflribut�one confiderare. Et per� lafciandc da parte le cofe com*
mun� ad ognifabrica, che � il luogo fano, il fondamento
, la piazza, ey altre, cofe in che conuengono tutti gli edificij fatti per guardare.
Houemo confiderare le perfone,che ui uanno, �giuochi,che fi fanno. Riguardando adunque alle perfone trouamo prima una gran moltitudine
de nobili, ey di plebei, che ad un tempo u� uanno, infieme hanno, cy forf� ad un tempo fi partono, per� molte entrate fi ricercano, molte fa* do
lite,cy molte ufe�te: oltra di ajieflo, perche il tempo, che fi ila � uedere � lungo, neceffar�o �, che ci fia la comrnodit� del federe, cy che in un
luogo figgano 1 nob�lijn altro � plebei, i nobili batteranno i lorofegg� da baffo,accioche ilj�tore, che con l'aere fiale dalla moltitudine caufato
non gli off�nda, la plebe federa in alto, & tutti feranno in modo collocati, che potranno uedere, cy udire commodamente.
Xe perfone, che recitano hauer dsono i luoghi loro doue fi ueflino,et s'apparecchino per rec�tare,cy � luoghi doue ufciti fuori hanno � recitare,
per� ne � Tht&tri fera neceffar�o fabr�ure filmili part�menti. Riguardando poi � giuochi uentmo in confideratwne di tutta la forma, im*
f croche ne � Theatrtfi recitano Poemi, cy fi fanno Mufiche, per� � neceffar�o dare tal forma al Theatro,che ogn'unp poffa udire chiaramen
te ifuon�
, er le fattole, alche fare � neceffar�o fapere il mouimento della uoce, la qualit� del luogo, cy la ragione di dar la falita alla uoce,cy
farla unitamente per tutto fentire, cy di qui � nata la confideratwne della Armonia, dellaquakfi dir� alfuo luogo.
XXi quella confideratwne condotto Vii. con fomma diligenza ha effequ�to la diRributione del Theatro cominciando dalle fondamenta �nfimo alla
cima, pero accofiandof� ailu� diremo.
                                                                                                                                           70
Fornito il Foro elegger bifogna il luogo molto fano per lo Theatro, doue ne i d� folenni � i Dei fi facciano i giochi. La
ragione de i luoghi fani s'� dimoftrata nel primo libro, quando pariamo da far le mura d'intorno la Citt�, percioche
quelli che perii giochi coirle moglie, & .figliuoli con diletto fi tengono, ftando i corpi per lo piacere fenza mouerfi
hanno le tiene aperte, nelle quali entrano i uenti, che uenendo da luoghi pal�ftri, � d'altre parti corrotte nuocono
con i loro (piriti grandemente ,|&per� f� con diligenza fi trouer� luogo al Theatro , ageuolmente fi fchifer�
ogni diffetto. Bifogna oltra di quefto prouederc, che egli non habbia io impeto del meriggie , percioche em-
piendo
-ocr page 145-
I
Q^V I N T O.                                                     m
piendo il Sole la ritondezza del theatro l'aere nella curuatura rinchiuf� non potendo ufcire, raggirando fi frale
da, & affoca to cuoce, e fcenial'humore dei corpi, & pero grandemente fi deono fuggire le parti nociuer& elega
ger le fan�, �, buone.
Quefto � facile , ne ha bifogno d� ejfiofitione % eleggafi adunque il luogo fano,er facciafi il Theatro nella Citt�, come di fuori il Circo, hora «e*
gnamo alle fondamenta.
Pi� ageuole fera fondare ne i monti ,roa f� in piano, � in luogo palliftre per necesfit� fi faranno le fondamenta , Info-
gner�, che quello fi fa fotterra, & i raflodamenti, fi facciano in quefto modo, che di fopra nel Terzo Libro s'� detto
delle fondationi de i Tempi.
Ben ha detto in luogo palustre per necesfit�, perche non ahi con figliati d� fopra, che in luoghi mal [ani facciamo i Theatri : ma la ttecesfit�
non ha legge
,er perche non pu�, ejfer un luogo p&lufire � [ano ? di quella forte,che egliha detto effer fanelepaludi d'Aitino ,d'Aqnileg=
gi�
, er come fono hoggi quelle di Yinetia, doue fi f�nda con m�rabil arte fopra le paludi ogni grand'edificio t tornite le fondamenta di*
ceVitr.
                                           ,
Sopra le fondamenta i gradi da terra far f\ deono, di pietre � di Marmi.
la terra {cio� [libito fopra le fondamenta) I Gradi ( Ecco che la prima confideratione dopo la finita del luogo, � d� accommedar le perfone.
larj� deono adunque legradationi fub�to fopra terra
, di pietre ,�d� marmi, er quella pompa di fabr�care era molto lontana dalla rozza
antichit�, come dice Quidio.
Tu prima i giuochi � Romolo faceti
'Quando per aiutar i tuoi Dongiel�i
De i Sabini le Vergine prendej�i.
Allhor non eran drizzati i peritili
Per foj�ener le uele, ne togl�ej��
Ver far Theatro da que&i,
er da quelli
Monti li Marmi
, ne fufli fi uano,
Che dipign�ft� � pulpiti col grano.
Se.dean fopra i Cefhugli le brigate*
Semplicemente era la Scena ordita
Ne i folti bofehi con le fiondi ornate
Vhirfute chiome delia gente unita
Dall'ard�re del Sol'eran guardate*.
Soieuano ne i di fplenni rdun�rft i contadini inf�eme per le $$fc, tyfarfi diuerfi facrific�j, & giochi ntftkali, er quefta ufanza pkcque tanto 4
gli Atheniefi; che furono � primi, che la wtroducej�ero nella Citt�,
cr il luogo,nelquale fi faceuano quei giochi nominarono Theatro. 1 Ro«
mani dapoi dilettandoli di fintili cottami uol�eno ancho esfi � Theatri nella Citt�, ma non gli fecero da prima foperbi, er alti, er d� pietre,
30
ma di legno, er con qualche occafione,ffiefero poi molto,?? tutta uia facendogli d� legno,& � tempo, come li legge del Theatro d� M. Scau«
ro edile fatto per un fola mefe di legno capace di ottantamila perfone, che haueua mafeena d� tre ordmi,con trecento feffanta colonne di Mar
mo, douc quelle del primo ordine eran di trentotto piedi. La parte inferiore delta /cena era di Marmo
, la di mezzo di Vetro, la di fopra
tutta dorata, cr tra le colonne ut eran per adornamento da tre mila figure di metallo. Quefto Theatro fu il pai grande
, che gi� mai fa fia*
to edificato j perilche non potendo Curione, che per l'efjequie del padre ne uolle far tino, aggiugnere � quella grandezza, riccerfe per aiuto
alla induftria, pertiche fi ce due Theatri amendue fopra perni in modo bilicati, efoffiefi, chef, poteuanc facilmente girare. Setto quelli era*
no le afe, cr i coperti, dotte Rauano quelli,.che con Afgane, e ruote uolgeuano le gr an machine d� quelli. Fu co fa merattigliofa (come dice
Vl�nio)
er quel popolo, che era uincitor del mondo,applaudeua in unfuo tanto per�colo, perche una traue di quella machina , cbefifufje tot*
ta tutta lafabr�ca poteua rornare. Qucfti Theatri uoltauano la lor curuatura una incontra l'altra, perche le ucci de i recitanti non fi con'
f�ndettero inf�eme. Si congiugneuano poi con le corna, cr faceuatw uno
A mfithec.tro dapo� il mezzo di per li giuochi de igladiatori, e tut*
tanta effendoui fopra il popolo fi riuolgeua. Venne poi uoglLt, �, Gn. Pompeio di farne uno , che douejje lungamente durare,
er pe= 4°
r� lo fece di pietra, er ornoUo magn�ficamente, cr fu molto celebre, oltra il quale ne fu un i Leone di Marcello figliuolo di Otfauia fioretta
di Aitguf�o capace d� ottantamila perfone,
er un'altro che Cornelio Balbo fece � richiefia , e perjuafione pure di Augufto, che era de fider�»
fo di ueder la Citt� molto adorna difabriche,
er edtficij di Roma (come dice Vitr.) nella Epiftola. Ma tornamo � Vitr.
Sopra le fondamenta dalla ful�ruttione fi deono far i gradi di pietra, � di Marmi, le cinte fecondo l'altezza di Theatri
per la rata parte , ne pi� alte di quello, che fera la larghezza della cinta per doue fi u� � torno.
Queflo luogo ha bifogno di buon intendimento, per� douemo auuertire che f� bene ioho detto gradi, intendo per� quello, che uuole, er intende
Vitr. per quel nome, che egli dice Gradat�oni, cio� tutta l'opera, cjfabrica della fatta,
er dico, che le precisioni, che io ho detto ante, aU
tro non fono, che d�uif�on� d'intorno igrad�per lo piano del�equalt,fi caminaua � torno,cr uuole Vitr.che fittno tanto alte,, quanto � la bar*
gbezza del piano per doue fi camma, che Vitr. chiama �iinera quef� piani
, cr rende la ragione perche queste precintiom deono efftv cefi al
.13
te, come i loro piani, e dice.
Perche f� pi� alte feranno fcaccierauno le noce alla parte di fopra, ne lafcieranno che udite fieno le parole intiere, e ter*
minate con quello, che lignificano da quelli, che Tederanno ne i feggi, che fono fopra le cinte.
Se la cinta fera pi� alta, che ilfuo piano largo, certo �, che la noce percuoter� in quella, perche non potr� terminare per dritta linea atta parte
di fopra, ejfendo ribattuta,
e rotta dall'altezza della cinta, er per� per rimediare � quefto difordine dice.
Et in fomma cofi � necefiario che fi gouernamo, che tirando una l�nea dal pi� bailo al pi� alto grado, tutte le eftremita
de i gradi, & tutti gli anguli fian toccati da quella, & cofi la noce non fera impedita.
Dice linea, cio�, � corda, �facoma,� filo di litro, er queflo modo � rag�oneuole, perche cofi dritta andera la noce, come il filo, er la corda, cr
f� la corda non � impedita, non fera ancho impedita la noci. Ma Vitr. non ci da regola qui dell'altezza de i Theatri fecondo la rata parie,
pero douemo auuertire, che � Theatri fono {lati fatti da alami tanto alti quanto era la piazza di mezzo* perche uidero, che la uocefi perde*
u� ne i Theatri pi� basj�,
er pi� duramente s'ud�m ne i pi� alti, ma queflo fi potr� efbedire dal luogo, er dal diffegno-, CT dalle regole, che fi 6
daranno. Ecci un'altra regola che riguarda atte perfone, che u� uanno,
er � quella, che Vit. pone qui fotto dicendo.
Bifogna difporre molti, � fpatiofi aditi, & fargli in modo, che quelli di fopra non s'incontrino con quelli di fotto, ma
da ogni parte drizzati, & continui fenza pieghe, � nettamenti, accioche licentiate le perfone da gli fpettacoli, non
fiano calcate, & opprefle, ma posfino da ogni parte ufcire fenza impedimento.
Que�la ragione, che � dell'ufcire , � ancho dell'intrare,afeendeua il popolo per gradi coperti, er riufeiua fopra i piani dette c�nte gi� dette. Tira-
no di qua,
er di la le fiale altre commode, er aperfe, altre pm dritte � coperte j per quelli afeendeuano t pi� ripofati, e maturi, per quefie i
pi� curtofi, � prefl�, in modo, che era premilo all'et�,
er allo appetito d'egri uno. Seguitan l'altre rogole.
Deuefi ancho grandemente auuertire che il luogo non fia fordo,ma in elfo liberamente chiara,& ifpedita la noce pofl�
uagare, & quefto fi potr� lare f� egli fi eleggera luogo, doue la riflonanza impedita non fia.
Vitr. uuole render la ragione detta firma del Theatro, er prende argomento dal moto detta uoce, ey per� dice.
La uoce � ipirito, che feorre, & percoiTa dello aere, che peruiene al fenfo dell'udito : Quefta fi �nouc con infiniti rag-
giramenti, non altramente,che f� nell'acqua ripofata gettandoli una pietra, nafeeflero innumerabili cerchi deJl'on*
da, crefeendo a poco � poco dal centro,, & allargandoli quanto pi� potefIcro,{e non fu fiero interrotti dalla ftrettez*
za del luogo, � da qualche offefa , che non pcrinetteil� que gin dell'onde terminale fin dou« fi l�cjideflcro, con la
ifteffa ragione, ex: giramento fi mone la uoce.
La uoce
-ocr page 146-
,4o                                                                         LIBRO
L a noce e fuono caufaio dJ�a percoffa dello aere fecondo, che diutrfornente da naturali Strumenti delThuomo � lo ff�rito fuori mandato. il tfio*
uimento dello aere percofio dallo fpiritp � cu colare
} come quello deli'acquaMoue fu gettata una pietrai ma fi troua differente m aacj�o,
che ig�ri deW acqua pojfono pi� preSto ejjcr nominati circoli fatti nel piano dell'acqua
, er quelli delio aere , perche.per egnt uerfo fi girano
pojfono ejjer chiamati sfere ^onueUgono per� con quelli dell'acqua, perche je quejitg? quelli non fono impediti
, il fecondo nafee dalpri*
trio', il terzo dal fecpndo
, il quarto ~dal terzo, fin che tanto fi allargano, cr ajfottigUano, che peruengono al fine, & cof� uanno dal pri*
lao '<�'liltim� fempre crefecndo , perche la farle pcrtofja motte la presfima , or s'allarga , & questo intende Vitruuio quando
dice.
Adunque quando fono ratt�iuite d'alcuno � (Iaculo le priin� (Turbano le feguenti ', con la ideila ragion e la noce in gi�
ro, & come � f�lla fuol fare il fuo roouknento, ma nell'acqua i circoli fi mouono in larghezza nel piano eguale, & i e
nello aere la noce, & per larghezza^ per alto fi fpende, & afeende � poco,� poco»
ha quello conclude Vitr. la rifohan.za de i luoghi, e + dice.
Come adunque nell'acqua nelle diffegnationi dell'onde s cofi nella noce quando non ui � oftacoio nella prima non d�«
inurbala fecondarne le feguenti, ma tutte con la loro rifuonanz� peruengono alle orecchie, fi di quelli, che lo*
no abballo, come di quelli, che fono ad alto, per� gli antichi Architetti feguitando i ueftigi della natura, nel
�cercare la ragione della noce, fecero i gradi de i Theatri in modo,che ordinatamente afeendeflero , & cercarono per
la regalare Mathematica , & Mufica ragione,che ogni uoce, che dalla feena ufeifie, chiara, & foaue all'orecchie de
gli fpettat�riperueniffe.
Se~aiunque la noce perla aere in giro fi motte, chi dubita, che la f�rma ritonda, � ciuciare non fi ccnuegm al Theatro ? perche quando il
Theatro fi-fife di firme angulari, non egualmente la uoce terminarebbe
, perocch� alcuni udirebbero bene, cerne pi� uicini, alcuni male, z0
come pi� lontani. Ecco adunque come l'Architetto ejjer itene
, er M ifco, er tiaturde, ma molto pi� per quelle, che fegue, come fi ne*
dra qui fotto.
f�iceadunque Vitr. o/t antichi Architetti hauer vfato la regolata ragione de Matheiti�t�c�, intendendo per canonica, � regolata la ragione de
numeri
, dellaquak t Mufici eff erti fi fogliano feruire ,cr comprende la [peadatione, er la pratica dicendo.
La ragione de Matematici, & la Mufica.
Et perche il luogo fa pi� nfuonante offra la circolar figura de i Theatri, olir� il giuj�o falimento de i gradi toccati tutte da wta jleffa linea ,
ne i loro angult, fecero fopra gli ultimi
, er fupremi gradi un portico � torno il Theatro di fopra con ampie aperture dauanti, ma chili fio
da dwtro, accioche la noce foUenirando in quelle ampiezze rjffuortaffe jotro queuoln
, come rtjjuona n�ie cauerne, er ne gli injirumenti,
che hanno gran corpo.
D qWejii portichi rie dira Vttr. al fuo luogo, fin tanto auuertiremo � quello, che eghiice.
Perche fi come gli organi nelle Lime d'ottone, odi corno fi iaimo perla diefi perfetta alla chiarezza dei filoni delle J0
corde, cofi d� gli antichi le ragioni de i Theatri con ragione Harmonica allo accrefeimento della uoce fono fiate
ordinate.
Cio� fi come alla ragion delle corde, er del loro fuono, s'accordano gli injirumenti da canne, ty gli organi, cof� con Armonica ragione al*
lo accrefeimento della uoce fono fiate ordinate le ragioni de i Theatri da gli antichi
, come, che egli uoglia dire, che la diefi, che � la mini*
mx uoce,& principio d'accordar gli Strumenti
, habbia dato la regola a gli organi, di ejjer accordati. Entra adunque Vttr. con quello pr�*
pofito � ragionare dell'Armonia,
er dice, che cofa ella fia, er ne fiale figure, er deferittioni interpretando la mente di A riftexeno , del*
duale pero non doiwmo noi troppo asficurarfi, imperoche egli attnbuiua il tutto all'orecchie
, niente daua alla ragione , dimdeua il tuono
in due parte eguali^ofa non approuata da i buoni Armonici
, er finalmente, � hcentiofo, er dubbiofo authore. lioi efponeremo Vitr. er
� i luoghi fuoi diremo la no�ra opinione, er leggerei qui il titolo del feguente capo dell'Armonica , intendendo fcienz4, pw preuo, che
4eff Armonia � f� forf� Vitr. non allude � i mfi Echei
, de i quali ne dira poi.
                                                                                     4c,
CAP. Hit. DELL'ARMONIA,
l'ARMONt� e Mufica litteratura nafcofa,6c difficile, e fpecialmente � quelli, che non han«
1| no lettele Greche, perche alcuna cofa di quelle non ha i nomi Latini, & peto quanto mi fera cuna
cello, pi� breue dagli fcritti di Ariftoxeno , quelle mi forzer� d'interpretare, & di defcriuerela
fua figura, di degnando ancho le terminationi de ifuoni, accioche chi con diligenza attender�
poif i agevolmente capirle.
A U� M u� tea appertiene, er confederare 4 er operare d'intorno, � que numeri, che ad altri fi rifer�feono, aggiuntata 0
il fuono , penuhc divideremo U Mufica principalmente in due parti, dellequah una fera tutta pofla nel giudtc�o della ragione , er di quella
poco ne parla Ari&oxenp , come di quella
, che confider� la natura, la differenza, CT la propietd d'ogni proportione, er d'ogni con fon an*
za
, er pone dif�intione tra quelle co/e, le quali per la loro fottigliezza non pojfono ejjer dal fenfogiudicate . L'altra nelle operationi con*
jumandoj�
, et praticando in d�uerfe maniere , fi con la uoce, come con gli strumenti, ey componimenti ddettera il fenfo de mortali affati*
ca>o,
er porger� gentile ammaej�ramento della ulta (come nella Poefiafi uede) laquale � una delle parti di quejta Mufica principale. Mu-
fica adunque � ragione
, er elftratio della natura Armonica . Natura Armonica � quella, che fi pu� adattar infime. La ragione non ope*
ra cio� non dtfeorre fenza Voccafione del fenfo, perche non fa gtudic�o di cofe
, che prima non fiano conofeiute. E adunque necefjano con*
gwgnereunaparte,crl'altrainmodo,tkeilfenfopr�mas'adoperi,dapoifegualarag�one. Ondeben dice Boet�o
, che bella cofa e co*
nofeere con moia
, er u�a, che cofa e, ©"ci�, che apporta quello, che � communi � tutti i uiuenti. Di' quelle cofe il uulgo non ha dubita*
tione , i dotti fi torcono
, i conofeenti fi dilettano, Et per� la Mufica, che diletta la mente, er l'orecchie, � congiunta con la moralit�, er $0
con la jpecuta'ione. Accioche adunque il fuono accompagnato dolcemente peruenga aUe orecchie
, er che quei giri, che fa la uoce nello ac*
te non fimo impediti l'uno dall'altro
, ma foauemente s'accompagnino, er svalutino inficine, er accioche, la mente fi ruwlga a confider�*
re la cagione delia dolcezza, della foauita de' fuoni
, bifogna prima confederar il principio , da cut la uoce prende l'attitudine, di poter
tffer regalata
, er di cadere fotto iArmonia, er con quale mou�mento, ella fi motta ,er come peruenga Ma perfetta compofitione al*
che fare, era necejfarip prima dire
, che cofa fujfe uoce, er come nello acre fi moueiu, pero Vitr. ce lo ha dimostrato di fopra, er il
refiante � qui fotto.
La ucce* quando cori matafioni fi piega, alcuna uolta Ci fa grane, alcuna uoltafi fa acuta, &� due modi fi mone,
dei quali uno ha gli effetti fuoi continuati, l'altro dittanti. La noce continua non conf�ttene i termini, ne in
alcun lupgo,ma Tuoi fare le fue terminationi non apparenti, & gli interualli fuoi di mezzo manitelti, come
quando nel parlare dicemo, Sol, Fior^Mar,Ben, perche� quefto ne doue comincia, ne doue termina fi co- e
nofee, ma ancho ne di acuta grane, ne di graue acuta efler fatta dalle orecchie fi fente: Per lo contrario au=
nienc,quando la uoce Ci mone con diftanza,perche, quando la uoce mutando fi piegagliene � determinarli
nel fine d'alcun tuono, dapoi ili un'altro fi muta, & ci� fpeffo facendo di qua, & dj l� pare meonftante � i fenfi,
come auuiene nelle canzoni s nellequali piegando noi la uoce f�cemo uariare il canto, ck per� quando la uoce con
interualli, e fpatrj diitanti fi (nuta*cpn maniieiti finimenti di tuoni appare d'onde comincio, & d'onde liebbe fine,
nia j mezzi, che fono tra gli interualli, fi ofeurano.
Quejta
-ocr page 147-
0_V I N T CX                                               HI
QaeSd d�uifbne (come dice Ari��oxeno) � fatta per (epurar la uoce,cbe � itti ai entrar in Arinomi di quella, che non � atti. li uoce iiwtqm
in due modi fi muoue, prima in modo, che pare dU'orecchia, come �, continuata, ne che me fi firmi in alcun modo di terminatione, quefla daU
lo eff�tto fuo fi chiama continua
: ma dall'ufo fi chiama ragioneuole,perche con quel movimento di uoce falerno parlare, � ragionare, non alte»
rondo la uoce. Mouef� dapoila uoce in ntodo,cbe pare dijlinta,
er che fi parta da un luogo d'altezza, all'altro, cr che mute ditterfe termina*
tioni de fuoni,
cr cofi fi chiama dallo effvtto,dislinta: ma dall'ufo melodica, che tifata da chi canta, � recita uerf� : perche, quando noi canta*
mo,� recitano uerf�, alzano,
er abbacamo di��intamente la. uoce fermandola, cr ripigliandola fi, che ilfenfo la dij�ingue. Bench� Qoetio uo*
glia,cbe nel recitar de uerf� ufano una uoce mezzana,e mf�<t,tra la continua,
er l� dijlinta. La uoce continua, cr duno ifleffo tenore non e al*
la conf�deratione della Mufica fottopoj�a, perche doue non �grauc,
er acuto, non � confonanza. Ma fi bene la �f�inta, ne quefta aneborafem
' ra atta, alle confonanze prima
, che ad un certo luogo peruengi, fi come aduiene � molti corpi, i quali non fono atti � cadere fotta la ragione
dd pefofe non hanno uni certa quantit�, e grandezzate pojfono uenir [otto la profaettiui, f� non hanno quel tanto
, che fine del non poter tg,
effer ueduti,
er principio deWejfer uedut�, perche la natura non comporta, che le minime differenze f�ano � ifenf� degli bttomini fottopo&e.
Adunque ilfuono dii�into,?? ridotto ad una certa, grfenf�bile quantit� � principio della Armonia , come la unita � principio del numero
, il
punto deUa linea, lo injiarite del tempo. La natura ha circonfcritto la uoce di ciafeuna in modo, che! primo luogo d'effa � il pi� grane
, er il
_ pi� baffo, che efjer poffa in ciaf cuna, ma perche facendo fempre unfuono, er in quello f�rmandop la uoce non riunirebbe alcuna Armonia, pe
s"o deano le itoci, er i fuoni mutarf�, erfalire, accioche la pi� buffa, con la pi� alta proportioneuohnente riffionda, la uia adunque della filiti,
anzipur lafalit�p chiamafaaiio, d�fi�ntione,
er interuaUot ma la comparatione ri/petto i termini � diuerfi, perorando lofaatio, quando la
. noce �albaffo afeende aU'a�to, d�cemo, che la fi fa pi� intenta, pi� acuta.fi pi� alta t ma quando dall'alto fitparte,et uieneal baffo dicemo,che la
rimette,
er abboffa, er che diueniagraue, er/? come la natura, ha dato il principio della uoce alla parte pi� baffa,di cui la Mufica fene ferue,
cofifalendo quafi per gradi, � nece�jario trouare il maggior termine
, alquale poffa la uoce naturalmente per uenir e, non in modo,che quello,
che la natura ha dato, per pi� alto fi prenda dall'arte, ma in modo, che fatto quello fi troni quelfuono deUa noce, chefia il pi� al:o,& rijpon-
*o
der poffa al primo in perjittisf�ma confonanza di maniera, che f� oltre fi pajfaffe con la uocefakndo altra confonanza non fi trouajfe , che le
contenute nella pi� perf�tti,cioe in queUa,che abbraccia tutte le altre,come peruenendo al d�eci,fe pi� oltra paffar uolemo rittomamo alla uni
t�.Ma perche non fi peruiene dal primo all'ultimo,cio� dal pia baffo al pi� alto fuono fenza mezzi,pero fal�do la uoce dal primo,?? pi� baffo
luogo alfommo,
er pi� alto, che regolar fi poffa, � neceffario, che ella tocche diuerfi gradile? quelli pano con gius�ifaat�j difiinti,<y propor*
lionat� L'ordinanza adunque della f dita delle uoci da Greci � detta Sij�ana,
cr da nojlri Scala, er perche ancho la riducono infegnandocela
fu la mano, per� la chiamano ancho la Mano, � perche ella fi deue hauer � mano come un Enchiridio. 1 Greciuogliono dir ordinata campofi*
tionej nojlri commodo,
er ben compolio falimento, � ficaia, er quel falimento fi da ad intendere con riga, � (patio. La ficaia adunque � una
conjlitutione di righe, � faafij dritti,
er egualmente prodotti,nellaquale fcritte fi uedono le note d'ogni canto. L'ufo delle righe, er de gli fai*
tij � accioche fi conofea dijlintamente la disianza della falita, es deUa d�fcefa delle note Squali altro non fono, ebefegni di mandar fuori la uo
ce, hauemo adunque fin bora come efjer deue quella uoce, che � atta alla melodia. Et Vitr. lafciando molte cofe
, che dice Aris�oxeno fra mez 30
3:0, uiene alla diuifione delle Melodie, er dice.
Le maniere de i canti fono tre l'una � detta da Greci Armonia, l'altra Chroma, la terza Diatonon. Il canto Armonico,
� dall'arte partorito, & per ci� le canzoni rittengono granita, & authorita non poca. Ma il Chroniatico ornato di
fottile foiertia, fpeflezza di moduli porge pi� luaue diletto 5 II Diatonico per eifer naturale, e pi� facile per la di-
sianza de gli interuaiii.
                                     v
Ss io hauesfi � trattar della Mufica io la ordinarci altrvincti,ma bora io ihtedo difeguitar il modo propoPco da Vit.Maniera,� Genere/ un certo
eopartimento degli ffiatlj nelle fcde,<& nelle ordinanze,che rapprefenta diuerfe idee d Armonia,w di quejii diremo partitamele�qui fottojlt
cendo chiaro,queUo che pare � molti difficile,
er ofcuro.Tre adunque fono i generi della Melodia. Chromatico,Diatonico,Armonico.Quejlt
prendono i nomi loro dalla uic�nanza, � lontananza degHjpat�i nelle ficaie,
cr ordinanze. Arm�nico � quello, che nella fui ordinanza abon*
da di pr osfimi, e picciolisfimijpatij, � breuisf�me jaiite della uoce,
er � cofi chiamato quafi adattato, e confertato. Diatonico � cofi detto per* 43
che abonda di jfiatij di��anti per tuoni, quafi andante per tuoni, er in quello la uoce molto fi j�ende. Cbromatico � quello, che pi� abonda nel
fuo compartimento di Semituoni. Chroma fign�fica colore, ey perche �guifa di colore, questo genere fi muti dalla prima intentione,pero �
cofi nominato. D� que&� tre generi pi� ideino alla natura � il Diatonico, perche egli fucciede quafi da f� ad ognuno
, che canta fenza ammae*
finimento. Pi� artificiofo � il cbromatico, come queUo,che dagli ammae�rati folamente fi efferata,
er per� la maggior parte s'affaticaua in
quefto genere, perche fempre uoleuano raddolcire,
er ammollire gli animi Lo Armonico � pi� efficace, er �folo degli eccellenti nella Mufi*
ca,
er e prejtantisf�mo tra ogni componimento, er molti per la debolezza loro non lo ammetteno, perche non fi pub cofi facilmente metter in
ogni ufo. Seuero, fermo,
er conciante e il Diatonico, er dimojlra coj�umi, cr habiti turili. MoUe, er lamenteuok � il cbromatico. (Quando
adunque fia, che noi uogliamofare un'ordinanza � una ficaia, che tanto �, quanto accordare uno frumento, neceffario �, che difub�to fappia-
mofecondo quale de i tre generi la uogl�amo compartire, perche � materie dolci,
cr lachrimeuoli ci mole il Cbromatico, er ad altre grandi,
bero�che il Diatonico,come altre ad altri generi,� mefcolanze di quelii,perche ogni genere i pi� modi facciali fi pu� partire,?? quelli portico
j o
Uri copartinunti di aafctm genere gli danno un certo affieno, CT forma diuerfi, quafi �guifa di Pittori colorandogli,accioche fi facciano ud�
re fecondo le idee, che fi uuolc,
cr nanfifiiccia 4 cafio la imitat�one delle cofe, che fono granii, conjlanti, molli, mutabili, temperate, �, mez*
Zane
, come porta la lor natura, nel che conf�tte ogni bello eff�tto dell'Armonia, per� fi come � cofi degna di conf�deratione, cofi � di noi�ri �
poco confidenti,
er molti penfano col genere Diatonico fattsjare ad ogni qualit� di cofe, � Ranno opinati ne uogl�ono udire alcuna ragione,
� perche par loro douer perdere quanto hanno imparato, � che imposfibil fia ojferuar que&e regole
, � perche neramente fono ignoranti, �
farezzatori di quello, che non fanno.
Io uorrei che qui fusfi luogo di efaonere le idee, er i colori conuenienti ad ogni qualit� di cofe fecondo i
loro generi, perche con uiua efperienza delle orecchie
, conjir*
mata da immcibili ragioni gli farei conjiffar Ferrar loro, ma
troppo tempo,& maggioroccafione fi richiede,ben conclu*
do che molto in nano s'affaticano, f� penfano col genere D'iato*                 Mesi                    A-B<\              \\ A�tottn
meo fiolo rappr e femore gli affetti humani, perche come dice
Vitruuio»
In quelle tre maniere disfimiglianti fono le difpof�tio*
ni de i Tetracordi, perche i Tetracordi, che appara
tendono al a;enei:e Armonico han due Tuoni, & due
Dieil y La Diefi e la quarta parte del Tuono, & coli
in un Semituono fono due Diefi . Nel Chromatico
fono pofti in ordine duemezzi Tuoni,ma ihterzo
fpatio, �, di tre Semituoni. Il Diatonico u� per due
continuati Tuoni, <Sc con lo terzo fpatio d'un Semi*-                                          ^. JL w i>�.i^^__________^_T^1 7»
tuono, compie la grandezza del fuo Tetracordo, oc
cofi i Tetracordi ne i tre generi agguagliati fono, &
pareggiati di due Tuoni, Oc d'un bemituono.
-ocr page 148-
,4»                                                          LIBRO
In ogni Tetracordo d'ogni genere fono quattro termini, �fuoni, � gradi, che uogl�amo dire, tutti [aitano ad unafomma in tre [alti, ma d�uerfa*
mente s percioche �lgenere Armonico fole da la meta d'un Semituono,che diepp chiama,ad un'altra meta d'un Semituono, cr d'indi allofpacio
di un �toKo ,
li chromaticho ha lo primo fpatio d'un Semituono, cr f�milmente il fecondo, ma [ale poi ad un Tr�hem�tuono. Finalmente il
D'Atonico, hi lo primo (patio d'un tuono, ti fecondo d'un tuono, il terzo di mezzo tuono. Si che in ogni genere il tetracordo � comporlo di
due tuoni zx mezzo, cr queflo � quello, che dice Vitr.che i tetracordi fono ne i tre generi agguagliati,
er pareggiati di due tuoni, er d'un Se
mituono. Et perche s'intenda meglio quello, che dice Vitr. diro che cofa, �, tetracordo-, che cofa � fpatio,
er interuallo,cr dichiaritogli ah
tri tenv�nipopt daUui, quanto al prefente bifogno io penfero, chefia per fatisfare, con quella breu�t�,
er chiarezza) che fi pu� infimile ma
teria difficile, dfcofa,
er alia lingua noUra jiraniera.
Delle pale, er ordinanze perf�tta, �, queUa,che tra i gradi della pi� baffa,cr della pi� alta uoce contiene quella confonanza,che le abbraccia tut
te,
er quello non fi pu� fare fc la ordinanza della [cala non tiene qumdeci grad� di uoce, er quattordici jpat�j, Grado io intendo il luogo della ta
uoce, �, alto,
�, baffo, che patina perche da prima nel mondo l'huomo non ha fatto le co/� dell'arti perptte,ma le faenze, er le dottrine � p�
co a poco con l'aggiunta de ifucceffori crefaute fono, per� non fu ritrouato da principio tutta la fcala.cr ordinanza delle noci, ma ben dapoi
fi fono firmati tutti �graii,la onde nel firmare gli inUrumenti mupcalip ufauano le corde,cr i nerui,i quali rtndeusno ifuoni proportwnati,
er ancho fi effercitauafenza alcuna Mnpca la ragione [opra una fola corda, partendola numerofamente in modo , che toccando quella nota,
er poifopra uno fpatio determinato, rendeua quella confonanza, che fi cercaua. Chiamauap quepx forma monocordo, di modo, che egli fi
faceua d'una corda fola. Magli antichi uolendo effercitare la Mupcafaceuanogli firumenti di pi� corderai numero dellequali dauano i no*
mi�glif�nmenti,et pero chiamauano Tetracordo lo frumento di quattro corde, pentacordo quello di cinque
, er cof� nel repopno allo firn
mento pentecacordo, cio� di quindici corde corrifpondenti � qumdeci gradi, � fedite delia uoce, chefpatij,
er intendili fi chiamano (come ho
detto) perche altro non�fpacio, che quantit� della uoce tra duefuoni,
er quii riprefo Ariftoxeno, che pone lagrauita , er l'acutezza della
uoce, in qualit�,
er non in quantit�. Da quefiop ha, che alcune ordinanze feranno maggiori, alcune minori, maggiori fon quelle, che han* zo
no pi� gradi,
er minori, quelle, che ne hanno meno. La onde grandisf�ma fera quella, appresogli antichi, che hauera quindicigradi. Dico
fecondo gii aniichi,perche,
;', moderni, nehanno aggiunti degli altri alle loro fcale, perche niente ci meta, che con ragione non andiamo pi�
cltre,efpecialmente nel fare gli firumenti Mupcali, che pofjono falvce pi� alto, che la noce hwnana,laqudk temperatamente tra quei qu�ndici
fi contiene, f� pi� oltra paffaffe, potrebbe effer ftrepitofa,
er inetta alla ordinanza, ilche non adu�ene in molti firumenti. Dichiarilo hauemo
che cofa � (patio,
er che cofa e Tetracordo, repano alcuni altri nomi per fare U intelligenza di Vitr.mani fella, er fono quefti. Diep, Tuo*
no, Semituono, Trihemituono, Dttono.che fono i nomi degli interuaUi, il Tuono adunque, � il principio della confonanza, cio� il primo ter*
mine, sfondamento della confonanza, nato da proportione fefqu�ottaua. Confonanza � uno impalamento de. filoni grani
er acuti, che con
diletto all'orecchie peruiene.�o ho detto.<che cofa e proportione f�fquiottaua,cioe quando il pi� contiene il meno unapata,et l'ottaua parte del
tutto, come noue contiene otto, chi uuole adunque proportionare ifuoni, � neceffario proportionare gli fpatij,
er chi uuole proportionare
glijpaUj, Infogna ufare i numeri,cy le loro ragioni,
er quella proportione, che � tra fpatio fpatio ,fera ancho dafuono afuono, pero doue
lojpaciofera con fefqu�ottaua, � uero altra proportione de numeri compartito, ancho il fuoiio hauera la ifleffa comparatone. Volendo adun*
que porre un tuono fopra una corda,bifogna partire la corda in noue parti,
er poner� lo fcagno fopra le otto,per che fuonando la corda nota,
er poifopra lofcagnello, ella render� un tuono. Sia la corda a.b.diutfa in partinoue, dico, che la parte.c.b.fuonera un tuono,con tutta la cor
da, ma e prima Humffono,che � uno illeffo
, er perpetuo tenor della uocefenza afcefa, � difcefa, come hanno tutte le note, che fono fopra la
ipeffa riga, � tra lo ipejjofpatio. La doue l'un�ffono non e jpacio,,ma fondamento deglijpatij,come ut,ut,re, re, fopra ur��jleffa riga, � in uno
illeffo fpacio. Ma il tuono, �,dipanza d� uoce da una riga alfeguente jpacio, � per lo contrario, come dal ut al re, � uero dal re al ut.Et qui att
cho � riprefo A riftoxeno,che non ufa numeri nel notare le uoci per racorre le proportioni,ma piglia la loro diffireza nel mezzo,di modo,che
egli pone la jpeculatione nelle uoci, ma in quello, che elle fono differenti
, cofa non ben confiderata credendo faper la differenza di quelle uoci
dellequali egli v.t grandezza, ne m�fura ritroua, dando il tutto algiudicio deUe orecchie. Diu�de egli il Tuono in due parti eguali
, er quelle
chiama Sem�tuoni,
er non fa che ninna proportione foprapartiente, come,quella in che conpile il Tuono,p pu� in due part� eguali diu�de* 40
re. Ma feguitamo noi quello che per uero � dotti hanno approuato. Poi che adunque il tuono non p pu� partire in due parti eguali, perche
conppein proportione foprapart�ente,p partira in due parti difeguali, una d� effe fi chiama Semituono minore, crDiep. L'altra Semi*
tuono maggiore,?? Apotome. il Semituono minore, � quella parte del tuono per laquale la proportione fefquiterza � maggiore d� due tuoni,
cio� di due fefquiottaue, ecco l'effempio: parti la corda in quattro part�,e fatto la prima poni lofcdgneUo, quella ifteffa uotafuonera una
fefquiterza con la piena, perche cop e lo jpacio diuifo. Se adunque panerai fopra la detta corda due continuati tuoni partendola, come ho
detto d� fopra, dico che lo jpacio che fera dal fecondo fcagnello doue � fegnato il fecondo tuono, al terzo , tifuonera il Semituono fpatio da
mi afa,
er cop hauerai quattro termini ut. re. mi. fa. � tre fpacij, l'uno da ut a re, che � un tuono , Paltro da re � mi, che � il fecondo tuono,
l altro da mi afa, che � un Semituono minore, � Diep, che p chiami,
er qui hai il tetracordo del genere Diatonico, che ferra la confonanza,
nata da proportione fefquiterza, che � le quarta, che fole da ut afa, per due tuoni, � un Semituon minore, il Sem�tuon maggiore � il reHan*
te del tuono, cio� que�o,che � d� pi� della fefquiterza al terzo tuono, pero poni tre continuati tuoni,
er la fefquiterza come di fopra, er ha* yo
uerai dalla fefquiterza al refto del tuono il Semituon maggiore. Qucfto nome adunque di Semituono non importa mezzo tuono � punto,f� co
me � dire femiuocale, non p piglia per la meta della uocale � punto, ma perche � meno, cr non aggiugne aU'effer uocale
, er �far uoce da f�,
pero fi dice Semiuocale, comehauemo detto nel Quarto parlando di Semimetope,
er Semitr�gltp. Dico poi che il tuono,ej Sem�tuono, ben*
che non fanno Armonia � confonanza, nientedimeno egli fi deue hauere confideratione dell'uno,
cr dell'altro,p perche dis�inguonogliff>a*
iij delle confonanze,
er mifurano i mezzi mupcali, fi perche lefode confonanze, per Xun, er l'altro p legano inpeme, cr finalmente alluno,
er all'altro s'attnbuifce la f�rza d� commouergli affetti, � numeri d'un tuono fono s. e 9. d� due 81. yz, 64. er p fanno moltiplicando s in
f�,
9 iufe,er 8 in 9. i numeri di tre tuoni fono 719.64.8.576.512. moltiplicando 81.72. 64. per noue,er 64. per otto, ercop puannoi tuo*
ni con numeri continuando, ne iquali la proportione del maggiore al minore � fempre fefqu�ottaua. Tuono adunque � come ut ,a re. da riga
� fpatio. Ditono come da ut, � mi, afeendendo
er da mi, a ut, dipendendo, da riga al fecondo fpatio, pur che non u�pa Semituono di mezzot
diletta, ma non � confonanza,
er p chiama terza maggiore. Trihemitonio come da re, afa appendendo, er chiamap ancho fefyuitono, cr � 60
fpatio, che abbraccia un tuono,
er un Semituon minore, er f� bene u�en alVorecchie foauementc non � per� confonanza, perche le confonan*
ze non fono in proportione foprapartiente,
er �lfefquitono � in tale proportione,{come fi dira poi) chiamap da i moderni terza minore, er
e lofjpatw da una riga ali altra, pur che tra mezzo u�pa un Semituono, il Semituon maggiore {come ho detto) � lo auanzo d� tre fefquiottaue
leuatane lafefquiterz<t,
er perci� � detta Apotome da Greci, er aliena dal genere Diatonico, perche nonp admette nel componere, non ha*
uendo luogo tra le corde,perche � n�una corda pu� rifpondere per far con quella alcuna confonanza. Conuengono tutti quep�ffiatij in quello,
perche tutti fer nano alla mupea, il tuono, cj il Sem�tuono feruono per fondamenti alle legature de i tetracordi,il Trihemitonio cr il Ditono,
perche dilettano, cr perche uanno ne � compartimenti de � generi. Dilettano molti fuoni, che per� non fono confonanze, come � la terza mag
g�ore, cr la minore, cr lafejla minore fatta dal Semituono, con la diapente, cio� con l'aggiunta d'un Semituono ad unafefquialtera ,e fifa
quando p paffa da c�afcuna linea allo terzo jpacio, che contiene duefemituoni minori, e tre tuoni, come � da mi afa cantati per la fella. Emi
ancho il tuono col Diapente, che paffa da ciafeuna l�nea al terzo feacio, ma ui �folo un Semituono
, � quattro tuoni, come da ut � la cantati 79
per la fepa, cr chiamap fefta maggiore
mui ancho la fetiima minore, che abbraccia due Semituoni minori, � quattro tuoni, come da ut � mi da uno fpatio al quarto fpacio, � da una l�*
nea alla quarta linea, �fono ancho molti altri fpatij pi� prelio nello effercitio, che nelle regole collocati
, come � la nona, la decimarla undeci~
ma,
er la duodecima, mail quep� altri ne han parlato. DeUe confonanze diremo poi.
-ocr page 149-
(^ V I N T O.
14?
Minili mW h�wwuiil-��
-0�*-
fczrzfcs:
-0�----------
Diateil�ron.
5EE±
----------0-
Sefquiterza.
:§��SE:
Quarta.
-0�0-
:�==$:
-0�0------■-
-0-
3±^±
-0-�-
Diapente.
-0-
Quinta
Sefcjuialtera.
3E=$:
:$z:z$:
-0-
-0-
Semituono con Diapente,
Tuono con Diapente.
rdis:
zSt
�0-
5 emidi tono con Diapente.
-0�0.
Diapafon. Doppia. Ottaua.
:$=�:
-0-
Disdiapason.
JDiapasoncon Diapente
Diapason.
Diapente.
Diatessaron.
2 6
li 16
24
Mora battendogettato noi i httoni fondamenti, trotteremo Vitr. Dice egli, che diuerfe fono le difftofitlone, e?"i compartimenti de i Tetracor*
di, ne i tre predetti generi
, cr lo ragion � quei�a ; perche fono applicati 4 diuerfe intentioni, cr idee di co f� buffe, � grandi ,�di mezzo.
Dichiara poi la dijjsof�tione di ciafcuno
, er dm, che la d�jpof�tione del Tetracordo, nel Genere Armonico,cbe egli Armonia dimanda con*
tiene due Diej�
, er due Tuoni, cr s'intende 4 questo modo, che la /'alita dalla parte grane, cr baffo., all'acuta, cr alta fi fa falendo dalla
met� d'un Semituono
, che fa lo primo fpac�o, all'altra met�, che fa lo fecondo, cr da quejio fi fate attoffacio d'un Dituono, intendeua A ri" 49
j�oxaio la met� � punto, ma non � coj� (come ho detto) ferra adunque qaef�o Tetracordo la quarta, che Diatteffaron fi chiama. la ord�*
nanza adunque del Tetracordo Armonico f�nduta la prima uoce dalla parte graue u� datti proportione fefquiquadragef�ma quinta, attafefs
quiuigefmd terza, CT indi alla fefquiqiiarta,
er ritorna per gii ijlesf� gradi abbracciando il primo Tetracordo, cr quejio procedere fa*
tendo � dalla diej� alla diej� al Dituono neglifpacij fuoi
, er qui diej� � la met� del Semituono minore, che prouiene dal partir la differenza
degli ej�remideUa fua habitudine in modo, che la maggior f�a alla parte pi� alta,
er la minor alla pili graue. ha Diej� in Greco � ancho Te*
tarternaria detta,
cr per� Vitr. dice che la Diej�, � la quarta parte del tuono, cr che nel Semituono fono due Diej�. Ecco thabituiine de
gli estremi del Semituon minore � imperch� il Semituon minore conj�jle in questi numeri 25$, cr
24?. ij. adunque � la differenza, quefta fi
parte in due parti una maggiore ,che � di fette, laltra'jninore, che e, difei, la maggiore § pone alla porte pi� acuta, la minore alla pia graue.
Vedi adunque quanto breuifono gli fpatij deWArmonica melodia, che � pena peffono regolarf� dilla ragione, non che effer compref� dalfen*
fo
, e per� altro colore, e compartimento di questo genere non j� trono., per le fopradette ragioni de i minimi interualli, ma perche Die/? ^o
s'intende la meta del Semituon minore, er non U met� del maggiore f perche la confonanzo, che rende � Tetracordo e la Dkteffaron
cio� la quarta, che fi compone di dueTuoni,crun Semituon minore, il Tetracordo Chromatico � compoj�o difbatij, che contengono
il Semituono minore, il maggior e,
cr un fefquituono, � Trihemituono, quello perche ha gli fpatij alquanto pi� larghi, er accommoda*
ti,r�ceued�uer(� colori, cr per� ne ha due. Nel primo, che j� da al Chromatico pi� molles'afeende dalla fefquiuigef�mafettimo per
la fafquiquartadecima atta fefquiqu�nta ,cr fi difeende al contrario, CT tutta uid rendono gli ej�remi del Tetracordo la quarta ,ne pu�
rendere altra confonanzo
, poffando per quejli interuatti, chiamaj� mobile, imperoebe � mutabile, lamenteuole, er ajfvttuofo. Nel f�"
condo colore del detto genere il partimento pi� acuto � quello, che dalla fefquiuintefima uni poffaper la fefquiundecima atta fefqu�fejla ,
cr
qui con il fecondo colore, che j� chiama Sintono j� rinchiude la diatejfaron nel Chromatico Tetracordo. chiamaj� questo colore S intono,
ri/petto al molle, percioche � meno mutabile del molle, er meno lamenteuole, cr affituofo : er qui fi pu� conf�derare come � neceffario f�*
condo le intentioni confertare le ordinanze
, er lefcale. Accioche f� riporte quel uanto detta Mufica, che diede tanto nome � gli antichi. ga
Seguita il Tetracordo del genere Diatonico, quejio perche bagli'fttitf maggiori, fi pu� in pi� modi colorare, cinque adunque fono ifuo� co
tori, il molle
, il pi� tirato, l'eguale, il Sintono, il Diatono. Nel primo, che � pi� motte,cr rimefio dalla parte pi� baffi dama fefquifet*
tinta per unafefquinona afeende od una fefquiuintefima, chiamaf� molle, � rimeffo perche tra i colori di quefio genere rende unbabito pia tetti
perato degli altri. Nel fecondo colore del detto genere, quello, che � pi� tirato, ma non per� anchora ben gagliardo comincia dalla fefqui*
uigel�ma fettimo,paffa per la fefquifettimo ne pu� far altra, ebef�a confonante, che uno fefqu�ottaua, chiamaf� motte intento, percioche egli
tiene una uia di mezzo tra il precedente molle, cr ilfeguente di cui diremo bora. il terzo colore
, � quando la uoce hauendo gi� il fuo primo
luogo col pi� baffo fuono determinato fole al fecondo con proportione fefquiundecimo,cr partendo s'inalza uno fefquidec�ma,cr f�rma il fuo
no nel terzo luogo con unafefquinona, che altro non pu� fare, f� tiuolecon melodia tffer udito
, Et chi non uede quanto regolato, fio il
paffo
, er la falita d� quefta figura falendo per tre continuate proportioni, per� regolatolo nero per dir meglio eguale Diatonico fi chiamo.
il quarto colore diffegna,
cr color�fce quejio genere da unafefquidecimaquinta cominciando, cr nel paffo d� mezzo firmo una fefqu�ottaua, 7o
terminando in una fefquinona. Questi � fecuro, cr f�rte cr dinota babito mafebio ,cr � m�lto intenfo, e per� fi chiama Sintonon. il quin=
10 finalmente, perche abonda di tuoni ,fi chioma Diatono, cr � di due tuoni cio� d�duefefquiottaue, cr d'una dief�, cr quefio ancho, � pi�
robujlo, e gagliardo di tutti gli altri. Et qui fi rinchiude il colore d'ogni genere uarioto fecondalo intentione de Compofitori, alche con gran
de attent�one bifogna ouuertire^cr in ogni colore la firma del Tetracordo rinchiude la D�ateff}ron,cioe la quarta con due tuoni,cr una D�cf�
cr quejio � quello che dice Vitr. Et in tutti itre generi i Tetracordi fono pareggiati di due tuoni, cr un Sem�tuono, cj le figure di quon*
to s� detto con i loro mmeri fono qui fatto notate,
gHii                                                                                                                                                        Armonico
z$6 z4?
1}
differenze
%6% 279
-ocr page 150-
LIBRO
Chromatico molle               Chromatico non languido
»44
Diatonico mote.
Armonico
4
IO
J
42
18
io
.V*
h
e?
3 ! $
��
63,
Xt^34j 3^0 3%          2.10 272 2.70 Z $0
"«■ 8<? $4
/'
^4-
l
*-*
1 g
i
\
24
2 T
L. v io
S
I
I
8
$
2,1
27
10
\%Z 2(^243 Z* ^
Diatonico.
��8 tS9 aio224
3 io il 12
Eguale
^ go _9o
Sintono
Ma quando es fi Tetracordi fono feparatamcnte con i termini di ciafcun genere confiderati hanno disfamile difTegna-
tione delle diftanze.
Cio� la fomma de i Tetracordi � pareggiata, perche in ogni genere � abbracciata la D�ateffaron di due tuoni, er un Semituono,ma partitamene
te � differentemente fi fole alla Diateffaron in ciafcun genere, come s'� detto di fopra, conclude adunque dicendo.
La Natura adunque ha diuifo nella noce le diftanze de i tuoni, & de i Semituoni, & de i Tetracordi, & ha finito le ter
minationi di quelli con mifure con la quantit� de gli fpacrj, & con certi modi diftantijha ordinato lequalit�, lequali
tifando ancho gli artefici de gli finimenti fecondo le cofe conflituite dalla natura apparecchiano le loro perf�ttio*
ni � conuemeilti concenti.
h'arte offeruando la natura ha ritrou�to le confonanze, �gli artefici fecondo quelle fanno i loro frumenti, la natura ha dato il potere di far un
tuono
, er un Semituono, ma l'arte ha ritrou�to in che proportione f�a l'uno e l'altro. La natura fecondo gli affitti fontanamente mone
gli hu�mini-,<zr le uoci, ma l'arte ha comprefo con uie ragioneuoli,
er le quantit�, er le qualit� de ifuoni, er ha mefeokio igeneri, ritro*
nate l'idee, applicate lef�rme,hora Vitr. ci efpone ifuoni, i loro uocabolt,
er altre cofe pertinenti al propoj�to noj�ro.
1 fuoni,che da Greci Phtongi fi chiamano,fono i8.de i quali otto continuamente ftanno in tutte tre le maniere, ma gli
altri dieci quando Communemente fi cantano fono inftabili, & ruganti.
A me pare che vitr. poteua meglio ordinare, quejtofuo difeorfo, perche adduce molte cofe prima, che hanno bifogno dello intendimento di aU
ir�
, che egli pone dapo�, per� noi ordinatamente fecondo il douere procieder intendono. Certo � che ogni ordinanza di Muf�ca, e compo*
f�a defuom. Suono e cadimento, � qualit� indiuifibile della noce
, la cui quantit� � grandezza � certa, � determinata, e principio della me*
tedia,cym quello come nel propio elemento ogni concento fi rifolue. De ifuoni altri fono estremi, altri di mezzo nelle ordinanze.
De
gli e&remi altri fono graiiisfvnt, fatto i quali pi� baffo non fi u�, altri acutissimi, fopra i quali pi� alto non fi u� nelle perfette ordinanze. Di
quelli di mezzo altri fono grani, ey acuti rifletto agli altri, grani f� riguardano � i pi� alti, acuti f� riguardano a i pi� ba$f�,chiamanj� adun
<qm alti,
cr basf� per comparatione, come tra gli elementi l'acqua rifletto alla terra � lieue ,rifbetto al fuoco � graue, er cof� l'aere compa-
ralo ali acqua � leggieri, al fuoco � graue, ma la terra �grauisfima, ti fuoco leggierisf�mo, perche fotto quella niuna cofa fogggiace
, fopra
quejio niente fopra ft�, ey forf� da quejlaf�miglianzafono fiate ritrouate le prime quattro uoci, �fuoni
, che fanno un Tetracordo. ifuo-
ni acuti nafeono da ueloci, e fhesf�,igraui da tardi
, � rarj, mouimenti, come fi prona commentando, che una corda pi� tirata � pia ucloce^
tf una pm rimeffa, � pi� tarda. Similmente una corda tirata con pi� fpesfi mouimenti fi moue ,
cl?e una rilanciata. Et f� bene il m->«=
amento pare unfolo, non � per� da credere, che egli f�a uno, ma pi�, che pareno un folo per la gran celerit� del mouimento, come che
una conunua ntondita di fuoco ci appare
, quando congrande celerit� 7 fi gira una uerga acefa da uno de ifuoi capi, Rora dico che i fimi
fono !>�
$o
69
-ocr page 151-
EVINTO.                                            »4,
fono ir. f'J� chimono i fuon� uoci,co;m � quaia�ktmo quattro noci pi� in fu, fei noci pi� in g�u,prender la uoce, intonar la uoce, dar la uo*
ce,dico, che fono i$, nella perf�tta ordinanza, bench� piti ne fimo, come fi uede netta mano, che paffa le uenti uoci. Et ancho Vitr.ne pone
18.
. ma in che guifajo dir� poi. Cominciarono gli antichi (conte ho detto) con minor numero d� uoci-,0 fuoni,� fare gli ftrumhi loro, poi aggiugnen
do,e accrefcendo peru�nero alla [omnia di
i ?..Cominciarotto (dir� cof�) � quattro uoci,� fuoni,cy fecero un Tetracordo.La prua uoce, cfoe
la pi� buffa nel Tetracordo chiamauano, fecondo che portaua la natura della cofa. Hypate cio� prima,et la feconda Parhypat�,cio� uicina al-
la primaJa terza Paramte,cioe penultima^'.la quarta nete, cio� ultima. Ecco con quanta facilit� fenza u[ar i nomi ddle lingue tirane,la ra*
gione,anzi in natura ce infegna � tostar i uocabolt delle cofe,ma perche pur obbligati fumo �gli antichi per la fatica, che fatto h�no per noi,
nelle faenze,per� dichiarando gli afeur� loro Uocaboli,potremo uedere le �nuentwn loro, quella de ifucceffori final tempo nostro. Le quattro
uoci adunque del Tetracordo feranno uolgarmhe chiamate in quej�o modo. Prima:Pre(foprima,Per,ultima,&" Vltima,ma perche po�gl� an*
t�chinonf� fono firmati in un Tetracordo,nu hanno aggiunto piufuon�, per� per la diuerfa c�paraiione di quelli hanno formati diuerfi nomi L0
de [ioni fin che dapoi l'iuuer trouato,� pofto infume due,tre,e quattro Tetracord�,hano fatto una fcala,et unordmaza perfitta,chiamarono
aduque il primo [tono pi� baffoni pi� profondo Proslamuanomenos,che lignifica accettato,� uer aggiitto apprefjo 4 gli altri,perche no ha rac
nomsmaza con alcuno de i Tetracord�,ma � di fuori accettato,accioche egli-cofriffoda co la mezzana qv.efta uoce � pojla da i noflri la doue � a.
ye,ma hauUone ancho esfi aggiunto un'altra dalla parte pi� buffa, fh�no chiamata Gami Magnificandola co una lettera. Greca,acaoche fi �i*
notasi,che ancho quella uoce fufte d�hroftata aggiunta alla mano,hon ufando quella lettera in altre uoci. Et fi potrebbe chiamare Eptprof*
Imuanomenos^� nero Hypopro$kmuanomenos,quafi fatto l'aggiunta,*! fecondo fuono � detto Hypatont Pero douemo fapere,che f� noi confi
deramo,et ordimmo 1 Tetracordi feparatam�te etafeuno perfe,<y no neUa perfetta ordtnaza,ey capitanala, fempre la lor prima corda,??
pi� graue,e chiamata Hypate (come ho detto) cio� prmcipale,� prima, ma come fi metteno pi� Tetracordi infumi la prima corda rittime il
nome di Hypate, ma f� le aggiugne llypat� � differenzi delle prime de ifeguenti Tetracordi
, chiamaf� adunque prima delle prime, che tanto
- mot dire Hypate Bypaion,y cof� la feconda fi chiama Parhy pat� Hypaton,cioe preffoprima delle prime, � differenza deUe feconde de gli al zo
tn Tetracordi. La terza corda � detta tlypcrparhypate cio� fopra la uicina aUbypate,percioche questa � pi� alta della Parhypate, chiamaf�
ancho Lycdnos,c�oe indice,perche fi come il dito indice ha d�ftanza maggiore dal dito groffo,et alcuna fiata mmore,che dagli altri,per quefla
f�miglianza la quarta cordante � la terzi de i Tetracordi,ponendo la Proslamuanomenos per pr�ma,bauendo bora maggiore fbatio,bora mi
n<yre,fecodo la. diuerfit� delle barmonie,come fi uedra,fi chiama Lycanos ,quefta ne i Tetracordi [epurati fi chiamerebbe penultima,ma in qus
fia ordinanza cof� chiamata dal luogo,che ella Hene.La quinta fi chiama Hypate Mefon,cioe prima deUe mezzane,chiamaf� prima,perche �
la prima delfecodo Tetracordo,chiamafi delle mezz<ine,pche ilfecodo Tetracordo fi chiama mezzano,pche � tra due tetracordi l'uno � detto
deie princ�pali,deUe prime,ilquak ila alla parte pi� balfi^t � quello,alquale fin bora hauemo polle le corde.Valtro � deUe cogiunte(come dire
ino) ka Sia parte pi� alta. Ha perche no fi chiama quefta Hete
, cio� ult�ma,per effer l'ultima del primo Tetracordo ? et Hypate, cio� prima,
per effer prima deificando TetracordoUico,che [e qm&o Tetracordo fi cefider aff� dafe,ey n� neUa perf�tta ordin�za cof� ^fognerebbe ehia
maria cio� iMma,ma c�fider�dofi infieme co gli altri, la n� utene ad effer ulwm.anzi la pnma,rifpetto al tetracordo di mezzo,che fegut; Era
JO
adunque neceffar�optr la. aggiuta di altre corde,mut�dofi nouo rifpetco,et noua c�fiderat�one,mutar ancho il nome die prime,che inuero pare,
che la natura habbia quefli nomi formati, ne altri nomi fi dareb'oeno alle dette corde da i pi� imfperti delU �Aufica,che dal f�to loro,et dall'or*
�inc,cbe h�no,et quefto dico,pcrche altri non fi comouino,pcbe par alloro la tmpofitione de i nomi antichi diff�ak^pche fon nati dalla necesfit�
ddVarte,fi che no fi mar miglino, f� con ragione f� m formano de noui,mx non fi deuejlarefuUeparole,qu�do fi<t,che deUe cofe fi prenda buon
fartito,Perch� adunque fono uniti in und ord�nanzA i detti Tetracordi,?? le coparationi de �fuom,?? deUe corde fono dwerfe, per� fi danno
{come ho detto) altri nomi � quelli Tetracordi uniti,che fi dareb'oeno, f� faffer� pofii dafej�esfi paratamente.offendo adunque due otto cor*
�i,neUa perf�tta ordinanza l'uno alla parte pi� baffa/altro aUa parte pm alta,& effendo l'uno et l'altro di due Tetracordi compoj�o,poi,chc'l
nome Hypate e diflribu�to � 1 cadimenti pi� basfi,f� come il nome di Nete,e dato � 1 termini pi� alt�,per� ad amendue i primi Tetracordi dal
la parte pi� bajjafi dina i nomi prefi daU'Hypate,doue il primo tetracordo pi� grane � detto il tetracordo delle Hypate, cio� delle principali,
cr Ufecodo,� chiamato il Tetracordo deUe mezzane,et lafua prima corda � detta Hypate Mefon,c�oe prima deUc mezzane,cr con quejl� au ^a
uertvmenti il reftofi rende facile, per� lafefia corda � detta Parhypatemefon, cio� uicina alla prima delle mezzane, che � la feconda delfecon
do Tetracordo, lafettima � detta Hiperparhip.�te,quafi fopra aUa prosfima aUe primeva ottaua � detta Mefon,cioe mezzana, perche uera*
m�te e nel mezzo de i Tetracordi.
M a f� egli non fi andaffe pi� oltre,ey che fi r�nchiudeffe le uoci in uno Ottocordo ella fi chiamarebbe Nefe,
«ce ultimarla perche e fine del paffuto ottocordo pi� baffo,cr � princ�pio di queMo,che � alla parte pi� acuta,?? � la pi� baffa d� quello legan-
do Imo, gl'altro infieme,per� � detta mezzana come termine commune � due ottocordi,e? come legamento,
er come quella,che tiene eguet
le proportione con gli ejiremi. La nona � detta Paramcfon dalfitofuo ptrche,�,iucma alla Nuzzana, che � la feconda del terzo Tetracordo
U decima � detta trite Diezeugmenon cio� terza delle difgiunte,perche nello finimento antico di fette corde ella era la terza in ordine aU'ultim
pta,cy er& chiamata Paramefe,c�oe uicina atta mezzana nel terzo Tetracordo,� nelfecodo ottocordo.Ma perche quefta corda rifletto aSota
tocordo della parte acuta � cogiunia,� ricetto all'ottocordo della piugraue,� difgiunta,cio� h&coUigatione con quello,
CT non co quaj�o, per�.
fi chiama D�ezeugmemn,c�o� dsile difgiunte,�,feparate,come fi dira po�.Vmdecima �, detta Paranetep�eziUgmtnon,c�o� uicina all'ultima 50
delle difgiunte,z? � l'ultima dei terzo Tetracordo detto delle d�fgiunte,^ primi del quarto Tetracordo detto deUe altisfime,et eccelUnti,per
che apartiene al [apranola duodecima, � detta
Net e D�ezeugmenon, cio� ultima delle d�fgiunte, perche � la quarta, C5" ultima del terzo
Tetracordo. La terzx�ecima e detta Trite 'A�perboleon, cio� terza deUe eccellenti, perche � la terza in ordine dall'ultima pofla neUa para
te pi� acuta, ey � detta terza per lo f�to delle eccellenti
, perche � del quarto Tetracordo, che fi chiama delle eccellenti, ey alt�sfime uoci^
che � l'ultimo nella perf�tta ordinanza, la quartadecima � detta Paranete Hyperboleon,cioe penultima delle eccellenti, perche lu� � colloca.*
ta. La quintadecima � detta Hete H�perboleon cio� ultima deUe eccellenti
, altra laquale non fi afeende nella falita delle uoci nella perjit*
ta ordinanza. Ma i moderni, chiamano quefta ordinanza (come ho detto) la fcala,
cr uanno ordinandole uoci per gradi, con alcune
fittabe
, er con alcune lettere, cy dicono Gamma ut., a re. b mi7& cof� uan fegu�tandojwidono in quattro part� la loro fcala, dando la prima
d Baffo,la feconda al Tenore,h terza att'A lto,la quarta al Soprano, et cof� non pareno differenti dagli antichi, come fi cb�amaffero il baf-
fo Tetracordo delle primejl tenore Tetracordo delle mezzane,l'alto Tetracordo deUe di[giunte,il [oprano deUe ecceUenti,ben � uero,che cofi 60
chiaramente non efyrimeno quefta intentione,perche diuidono la fcala. intre ordinanze,<ygli danno piugradi,ey chiamano cbiaui i principi]
di quelle,�fim�glianza delle chiaui materiati,come quelle,che aprono certe, ey terminate melodie, <y cofi man�feftano tutta l'ordinanza della
fcda,come le chiaui nelle tope riuoltate apr�doglt fcrigni fanno c�o,che era dentro nafeofo manife&o,la onde ancho le Note nominarono chia
m.Segnano le chiaui con quejie lettere ab ed efg.dicono che deUech�aui altre fonograui,altre mezzanc,altre acute,le grau�fon quelle,che fi
catana co uocegraue, et rimeffa, et chiamaf� le chiaui del bajfo;et il canto per quelle citato fi cbiama il Baffojono otto,ry fi fegnano con lette
re maggior.
A.B.C.D.E.F.G. Le mezzane cofi dette fono,perche richiedono una uoce di mezzo tra la rimeffa ,er l'acuta, queiie falerno
udire nel tenore,et neU'alto,or fonofette notate con lettere minori a.b.cd.e.f.g.k acute fon queUe per lequalifi canta con acuta,et dia uoce,
CTfono cinque deferitte con littere minori ma doppie.aa. bb. cc.dd.ee.ey quefto fio. detto affine
, chefeeondo diuerfa intentionefi uanno i no-
mi formando ,eyle ordinanze, per� gli antichi andarono fin' 1;, perche quindici � punto chiedono la confonanza detta Diapafon.
I miderni
fono andati a %z, r�fbetto � quellifirumenti,che uanno pi�, alto Vitr. ne pone
18. ricetto aUa compofitione de 1 TetrAc�rdiyde iquah dira da* 7ffl
poi, dice adunque.
� filoni detti da Greci Phtongi fono 18.de iquali 8. ftanno Tempre in tutti tre i generi fermi, & immobilit� gli altri io.
quando c�muiiem�te fi cantano fono initabili,� uaganti. Stati fono quelli,che pofti,tra quelli che fono mobili, con»
tengono la congiuntione del Tetracordo, & per le differenze de i generi ftanno ne i loro termini permanenti, �< fi
chiamano in quefto modo. Aggiunto,primo de i primi, primo dei mezzi. Mezzano. Vltimode i congiunti
pieiFo ai mezzano. Vitimo de i difgiuti, Vltimo de gli^cclleti.Mobili fon quclli.che nel Tetracordo tra gli ftab�li ne
L             i generi
-ocr page 152-
i;s
LIBRO
i o-cneri difpofti,& ne i luoghi fanno mutatione, & fi chiamano � quefto modo. Vicino al primo dei primi, indice de
i primi, man
deidiigiai�ti
a aipnm
» Preffc
Stabile
Tl�onO
Stabile
Die/?
Mobile
Dief�
Mobile
Dit�no
Stabile
Mobile
Disfi
Dief�
Mobile
Ditono
Stabile
Dief�
Mobile
D�ef�
Mobile
Ditono
Stabile
Tuono
Stabile
Dief�
Mobile
D�ef�
Mobile
Ditono
Stabile
Dief�
Mobile
Dief�
Mobile
Diton�
Stabile
primi,�iicmo al primo de i mezzi. Indice de i mezzi. Terzo de i congiunti, preflo all'ultimo de i congiunti. Terzo
e i dif'muiti » Pretto all'ultimo de i difgiunti, Terzo delle eccellenti. Preflo all'ultimo delle eccellenti.
Armonico.
Chromatico.                          Diatonico.
Froslamuanomenos
a. re.
Bypate Bypaton
b. mi.
Farhypate hypaton
e. fa. ut.
{Lychanos,uel ditonos
(Bypat�n
Bypate mefon
Farhypate mefon
< d. sol. re.
e. la. mi.
f. fa. ut.
tychano$,ud diaicnos mefot
l g. sol. re. ut.
Me f�
A. la. mi. re.
Trite f�nemmenon
B.fa. b. mi.
Faranete fmemmenon
C.fol.fa
Nete f�nemmenon.
D.la.fol.
Faramefe
B.fa. b.mi.
Trite diezeugmenon
C.fol.fa. uh
Faranete diezeugmenon
D. la.fcl. re.
Net e diezeugmenon
E. la. mi.
Trite hyperboleon
T.fa.ut
Faranete hyperboleon .
G. folte, ut.
Nere hyperboleon
Tuono
Semit. .
Tuono
Tuono
Semit.
Tuono.
Tuono
.
Semih
Tuono
Tuono
Tuono
Semit.
Tuono
Tuono
Semit.
Tuono
Tuono.
Tuono
Semit�no
Semitono
TrihemiL
Semiton.
Semiton.
TrihemitOft ,
Sentito.
Semiton.
Trihem.
Tuono
Semitono
Semitono
Trihem.
Semitono
Semitono
Trihemitono
In ognigenere fi puh far Ferdinanda d� qtie&i fuon�,& d� queM altri fono jlab�li,altri mobili,^ uaganli. Stabili fono quelli, che tra i quindici in
ogni ordinanza di Muf�cttf�d di qualunque generer� colore fi uoglia firmi fianno nel grado loro,come termini delle conferenze, perche le con*
fonanzefono le ij��ffe in ognigenere, per� doueua Vitr. trattar prima de ifuoni,deglifbatij,de igeneri,delle confonanze.che confonder que*
fle cofe. Mutabili fono quelli, che fecondo diuerfi generi, ey diuerf� color� fi mutano negli fpatij loro, facendoli maggiori, � minori fecondo
il genere,
il colore -. Ecco tanto nel Tetracordo del genere Chromatico, quanto degli altri gli eRremi fono fi abili, perche fi rijbondeno in
confonanza,maleuoci,orifuoni4imezzof�mutanofecondoigeneri,perchel'ArmoniauadaDief� � Dief�. l� Colore
chromaticodd
Semituono 4 Semituono . Il Diatono, u� da Tuono a Tuono,
er per� dice Vitr. Ma i Tuoni mobili riceuer fogliono altre uirt�,
perche hanno gli fpatrj, & le diftanze crefeenti. Et dichiara come crefeono, cj dice dandocigli effempi.
La pros fi ma alla prima adunque,che nell'Armonico e dittante dalla prima una Diefi,nel Chromatico e dittante per un
Semituono,& nel Diatonico un Tuono.Et quella, che fi chiama indice nell'Armonia, e dittante dalla prima un Se*
mituono, ma trapportata nel Chromatico patta � due Semituoni, & nel Diatonico � dittante dalla prima per tre Se-
mituoni,& coli le dieci noci per gli frapportamenti loro ne i generi, fanno una uarieta di canto di tre forti.
Vcffempio � chiaro, ejr la figura difopra lo fa pi� chiaro. Seguita adunque Vitr.
Cinque fono i Tetracordi,il primo grauisfimo detto,Hipat� da Greci, il fec�do mezzano detto Mefon,il terzo cogiun
40
to detto Sm�men5,il quarto diigi�to detto,Diezeugmcn�,il quinto,che�acutisiimo,e detto
in Greco Hiperboie�.
Il Tetracordo delle prime dette Bipaton che � alla parte pi� graue, � quefto.
Bypate Bypaton.
Farhypate Bypaton. �                                                                           Trite diereumennn.
Licanos Bypaton. r"
Bypate Mefon.
il Tetracordo dette Mezzdne detto Mefon � quefto
unte detto Diezeugmenon � quefio.
enon.
.
llenti, e foprd Acute detto Biperboleon,
� quefto.
Nete Diezeugmenon.
Trite Byperbolecn.
Faranete Biperboleon
Nete Byperboleon.
Bypate Mefon.
Farhypate Mefon.
lycanos Mefon.
}
}
Mefe.
il Tetracordo delle congiunte detto S�nemmenon�quejlo*
Trite Sinezeugmen�. t
Faranete Sinezeugm.>                                                                                                                                                           60
Nete Sinezeugmenon «
Congiuntione � quando fi troua unfuono comune a. due Tetracordi continuati � f�ntili fecondo �dfigura.Difgiuntione � qudndo tra due cont�nua*
ti Tetrdcordi�f�mili infigurd,e trappoj�o un tuono, non niego per�, che egli non fi poffa trouar alcune ordinanze communi, che alcuna fiata
fecondo la Difgiunt�one,<*r alcuna uolt a fecondo la congiuntione,non fi facciano. Tutte le congiuntioni netta immutabile ordinanza fono due.
La graue,& Vacuta. La graue � del Tetracordo delle prime, er delle mezzdne. L'acuta e del Tetracordo delle difgiunte, cr delle eccellenti.
Netta graue �Byp ate � prima delle mezzane � il tenore �fuono commune della congiuntione come qui.
Bypate Bypaton. _                                                                        MalaDifgiunt�one�unaJaqual�fattddaunTuonocomprefo
Farhypate Bypaton. (^ Tetracordo,                                                        dalla mezzana,®1 dalla uicina atta mezzana come qui.
Lycanos Bypaton,
Bypate Mejon.
Farhypate Mefon.
Lycanos Mefon.
Mefe.
Bypate Mefon.
Farhypate Mefon.
Lycanos Mefon.
Mefe.
Faramefe
Trite Diezeugmnon.
Faranete Diez.
Nete Diezeugmenon.
}
i
Congiuntione
Tetracordo.
70
}
Difgiunt�one,
-ocr page 153-
Q^V I N T O.                                                    X47
M4 neWdcuta � U Net e deUe d�fgiunte, Uqud in quel cafo muta il nome Et per que&ofono oltra i quindici quei tre fmn�,che fanno 18, chefo*
no Trite,Paranete,erigeteS�nezeugmenon.
Le confonanze, che l'huomo pu� naturalmente cantare, & che in Greco fi chiamano Sinfonie, fono fei, Diateffaron,
Diapente, Diapafon, Diapafon con DiateiIaron,Diapafon con Diapente. Difdiapafon .
Confmanzai temperato mefcolamento de fuon�acuti/grani {come ho detto) che dolcemente mene alle orecchie nata da proportioney� matt�pl�*
te �fopra particolare. La confonmza � due modi s'intende, � uero in ricetto di que fuoni, che dilettano follmente
, er non pervengono
�lla perj�ttione delle confonanze, come igia detti, che fi chiamano Emmeli in Greco, cio� atti atta melodia, ouer melod�a
. I contrari de i qua
ti fono detti Exmeli, cio� fuori di melodia
: ne fi portano dolcemente alle orecchie, � uero rifpetto alia confonanza maggiore, che contiene tut
te le altre
». Le confonanze uere, � fono femplici, � compofte, kfemplici fono tre, la Diateffaron pot�a m proportione fefquiterza, la Dia*
pente pofta in proportione fefquialtera, la Diapafon pofta in proportion doppia. None pero neceffar�o,che da tutte le femplici proportio- i
o
ni uenghino le femplici confonanze, imperoche dalie foprapartknte non nafeono le confonanze � Le compofte fono Diapafon Diapente :
Diapafon Diateffaron t Difdiapafon. Uora fi efponera ciafeuna. La confonmza Diateffaron fi chiama la quarta da noi,abbraccia due Tuo*
ni,
er un Semituon minore, er � in proportione fefquiterza. La Diapente � detta quinta, perche fi come la quarta folta da qual rega fi
mole al fecondo fpacio,ouero da qualunque fpacio alla feconda rega abbracciando quattro gradi della noce , cofi quefta fiale da ciafeuna rega
alla terza, & da ciafeuno fpacio al terzo per cinque gradi di uoce, & � pofta in proportione fefquialtera
, per� fi come la quarta fi pone fa*
pra la corda partendo la corda in quattro parti, � lafciandone una fuori, cofi la quinta fifone partendo la corda in tre parti,
e~ lafci�done
una fuori,
er finalmente ogni cofa,che pu� far fuono,neruo, � canna, �fia qual fi uogl�a materia, quando fiacche uoglkmo farla rendere qual-
che confonanza, bifogna proportionar kgrandezza,�glijfiacijfuoi, con quella njpondenza, che ricerca quella confonanza. Et con quelle
regole gli artefici degli organi reggendofi, non andarebbeno � cafo, come uanno, nel fare i loro eminenti, mafaptndo tr�uare le linee pr�*
portionali, ritrouarebbeno al primo tratto le grandezze delle loro canne,
cr non andarebbeno � orecchie,come uanno, con le htifure fatte z o
da altri, Hor al propofito,ficome la quarta non arriua � tre tuoni, er � pi� d'un Ditono d'un Semituono minore, er pia d'un fefauituono,
d'un Tuono intiero,
er occupa fe� Diefi er due Comme, cofi la quinta, � di tre Tuoni, er d'un Semituon minore, or f� egli f� le km un Tuo
no refta la quarta,
er Iettatole la quarta, reit� un Tuono, crfiando quejie cofefx pu� difeorrere, er trouare, che la Diapente, � Quinta, e
meno di otto Semituoni minori, er che fi fa d'un Dituono, er d'un Sefquituono, er che la differenza, che � tra la Diapente, er la Diateffa*
ron, non altro, che un Tuono, la onde aggiunto un Tuono alla Diateffaron ne rifalla la Diapente. Le predette due confonanze pof�e fono
neUe maggiori f�praparticolar� che pano, perche ninna proportione fopr aparticolare fi troua maggiore della fefquialtera,�, detta fefquiter*
za,ikheppu� uedere da i loro denominatori,come ho detto nel terzo.Oltra di quej�o ne due confonanze Diateffaron, ne due Diapente pojfo
no far confonanza, perche non fono in proportione moltipl�ce, �fopraparticekre, neUequal� detto hauemo effer pope le confonanze, mi
fono in proportione foprap4rtiente,dailaquale non pu� uenir alcuna confonanza ,
er la ragione � quejia. Le confonanze p trottano in quelle
comparationi delia altezza, � detta baffezza dette
«ori, che hanno manifesta la loro commune mi fura, come neUe moltipUci la Doppia, quella % e
parte � mifura, che tra due termini � poila per differenze, fi come tra due, er quattro, fi due mifura Vano, er l'altro, trai none er f otto,
l'unit� � mifura, come nette fopraparttcolar� fi troua, netta fefquialtera come tra
4. e 6. il due � commune, e nota mifura dell'uno, er dell'ai*
tra, come del 6.
cr delTs. che fono in proportione fefquiterza, C quefio non aduiene nelle fopr apartienti,come tra tre,e? cinquefil due,che
� la loro differenzi non mifura ne l'uno, ne l'altro, perche s'egli fi piglia una fiata due, non fa tre ,ft due, non fa cinque ,fe tre pajfa cinque,
ilfimigliante fi uede nel reftante dette foprapartienti
. La Diapafon, � detta da moderni Otiaua, fia in proportione Doppia, fi che tutta la
corda atta metafuona l'ottaua,falta da una rega al quarto fpacio, � da uno fpacio, atta quarta rega.
E detta Diapafon cio� per tutte, impero*
che ella abbraccia tutti ifoprapoft�ffiac�j dette confonanze,
qr � termine dette femplici. Se noi continuar'emo cinque tuoni fopra la corda, noti
aggiugneranno atta met�, f� ne porremo fei,paffaremo la met�, per� la Diapafon,� pi� di cinque,et meno d� fei tuoni, naftedalla fefquialtera
er dalla fefquiterza, come nel terzo, � Bato manifeBato. E adunque la ottaua di cinque tuonfcy duefemituon� minori, cade da fei tuoni per
m Comma, che � quel di pi� che il Semituon maggiore eccede il minore,
er leuando dalla detta la Diateffaron refla la Diapente, come kuan' 40
ione la Diapente, ne refia la Diateffaron, er leuandone un tuono, er li Diapente ne refla un fefquituono. Domino fapere, che niunafempli*
ce confonanza, fi pu� in due parti eguali partire, con certo,®1 determinato numero, �lche � chiaro netta Diapente, &■-netta Diateffaron per'
che fono in proportione foprapartkolare , laqualenonfi pu� egualmente partire. Detta Diapafon f�mile gtuditic fi far�
, perche effen*
do i due minimi numeri di quella confonanza
1 er 2. er non effendo il 1 numero quadrato ,feguita che la Diapafon, che confifie nella propor*
tione di due ad uno, non p poffk diuidere egualmente, ne in pi� ancho di due,perche egli � stato prouato nell'Arithmetica,che tra due quadra*
ti numeri proport�onalmente ui cade un mezzo,et altroue � fiato detto,che �gnote,et irrationalifono quelle ragioni,che non poff�no effer con
certo,� determinato numero diffegnate,quando adunque notofia netta Arithmetica,che dal moltiplicare d'un numero no quadrato,�n un che �
quadrato il prodotto nonfia quadrato,& doue quefio non �,nonfi poffa rittrouafun mezzo proportimato tra que due numeri: Seguita che
ninna proportione fi troue di mezzo tra le moltiplicijbau�do chiaro nett'krithmet�ea,che la medieta,non � altroch� un kgameto de gli
efire*
mi,per la comparaticne,che ha l'uno,?? l'altro al mezzo. La Diateffaron Diapente � confonanza compoj�a,or � una, e non due confonanze, fa
chiamafi Vndecima. Altri uogliono,che non f�a confonanza, pure uiene foauispmamente di'orecchie,e fundo in quefio/m ogni confonanz*
fia in proportione moldplice,� foprapartkolare,
er non trouandofi quejia in alcuna fhecie di quelle, ella non far� cofonanza. Ecco pa a per.
\.b per z. m�nimi numeri detta Diapafon, f�a e per
4. d. per ?, minimi numeri detta Diateffaronjnoltiplico e in a. -cio� 4 in 1, ne ukn'otto, e?
fia questi e. moltiplico b in d. ci� ? in 1. ilprodotto �?, fia quefiif. certo � che e adf. contiene una doppia, er una fefquiterza>, perche f� una
proportioue aggiugnerafopra un'altra tanto, quanto la terza fopra la quarta, ne nafcera,che la corttpof�a della prima,
er della quarta fera
eguale atte compofte dette altre. Sia adunque che quanto la proportione ,traigrz aggiugne fopra la proportione tra.
? e 4, tanto "aggiunga
la proportione, che � trai �
4 atta proportione, che � tra 8 e 6. dico, che la proportione c�pofta dette proportioni dii.d.z.cr d� <$. ai 3. fc
ra eguale alla proportione dell'altre compofta cio� dal
? e 4 er dal z e 4. come fi prona neWArithmetkafbora dico per quefio che lo e,che � 8.
non e maltiplke attof. che
� 3. ne fopra particolare, come fi uede, non � adunque il Diapafon Diateffaron confonanza. La confidanza Dia*
pafon Diapente, � detta duodecima,
er � una confonanza fola, pofta in proportione tripla, perche nafee da una dopp�a,zx da unaf�fquialte* 60
ra fopra la predetta confonanza,e la Diapafon Diapente con un tuono,che per non effer tta quelle proportion�,che fanno k confonanze,non
fi pu� chiamare confonanza, ma per� �lfenfofene diletta, perche peruiene att'orecchk confoauit�. Finalmente la Difdiapafon � la quintade*
cima pofta in proportione quadrupla, fatta di due doppie,nettaquale dagli antichi � pofto il termine detta perfetta ordinanza,
er V ultimo gri-
do detta uoce,or poi che trottato hauemo tutte le confonanze, uediamo come fi poff�no ordinatamente por e fopra la data corda. Part� la cor*
�a a b in quattro part� eguali fegna la quarta.c. dal e ti partirai uerfo il b. tanto che troui la terza parte della corda,&fia lui d. d'indi parten
doti, pur uerfo il b. troua la met� detta corda,
er fegna e. d'indi atte due terzi fegna f. er in fomma atti tre quarti fegna. g. dico, che hau�rai
partita la corda fecondo le dette confonanze perche
ab.gr e bfuonera la Diateffaron. a. b. er d, b. la Diapente, ab.eyeb.la Diapafon,
a b.ey fi b. la Diapafon Diapente.cr a b erg b. la Difdiapafon,
er f� uuoi con numeri dimoBrare quefio partimento, parti la corda in 14.
parti, er nota quei�i numeri 6.8. n, 16. er 18. etrouerai quefte confonanze, comelafigurd dimoftra. Lafciando le lettere, in luogo dette
quali, fono i numeri^, in luogo di e. 8,in luogo del d.
w in luogo dett'e. 16.in luogo dett'fiS.in luogo delg. egli ef�rimi in luogo d� a or di b.
f, it Et pero
-ocr page 154-
LIBRO
14-�'
" 3_^_5_&_$_^_$_
z^z�^zsdsz^Ej
�zzlz^zMzt±.
Vniiiona
:$z$z;
zzz:$ziz^z$z:�:
f§zszsz$:;
Semituono.
Tuono.
zgzs:
-$-$-
:$z$:
3�z_^Z0_zz:
:$zzzt
^--------
.. *_ i imi ii i �i
zz$
�=#
�^���
Semi ditono.
Ditono,
A C
B
Et per� dal numero hanno prefo i nomi d� quelle, perciochc quando la noce fi forma in una terminatione de ccfuoni,
piegandoli da quella fi muta,& peruiene alla quarta fua terminatione, la confonanza � detta Diateflaron, & termi-
nando nella quinta Diapente, nella ottaua, Diapafon, nelle otto & mezza Diapafon, & Diateffaron, nelle noue, &
mezza Diapafon,& Diapente,nella quintadecima DisdiapafonjPerche egli non fi pu� fare le confonanze,quando
tra due -fpatrj,� nella terza,� nella fefta,� nella fettima il fuon delle corde, � il canto della noce fera formato. Ma (co-
me di fopra fcritto hauemo) la DiateiTaron,& la Diapente hanno i loro termini cqnuenienti dalia natura della uoce
conforme nell'ordine alla Disdiapafon 5 & i concenti nafcono dalla congiurinone de i -fuor� da' Greci Pthongi no*
un nati.
V ordine della D�fdiapafon, che � la x v. CT la perf�tta conferenza., come quella, che abbraccia ne ifuoifpacij,& contiene fatto di f� tutte le }0
altre, fa, che i termini deUa Diateffaron,
er della Diapente fiana pofli la doue fono, cr finalmente tutti i gradi fi rif�rifewo � quella intentio?
ne di psruenire alla x
v. Et qui fia fine del trattamento Muf�cale, quanto pu� baflare all'effoptione di Vitr.ne in altro uolemo riprendere
Ar'$�xeno
? che forf� ha hauutdaltre intentioni, che non fono cofi comprefe , per� ad alcuno le co/e fue pareno imperfette.
GAP. V. DE I VASI DEL THEATRO.
T COSI da fimiglianti inueftigationi con Mathematici difeorfi fi fanno i Vafi di Rame fecondo
la grandezza dei Theatro. Et quelli fi fanno in modo, che quando fon tocchi poffono fra f� ren-
dere la DiateiTarron, & ia Diapente in ordine alla Difdiapafon.
Pot chefapemo in che proportione confifle ciafcunaconfon�za.Volendo noi preparare que uaf� di Rame,che ufauanogli 4.9
antichi d�fporre ne i Theairi,accioche la uoce de recitanti pi� chiaramente, er con dolcezza s'udifee. Vitr.ci lafcia in*
l
           ,         -= tendereprima come fi hanno ad accordare, poi come fi hanno � porre, cr'che eff�tto facciano. Quanto adunque aU'ac*
cordargli, Vitr. dice, che bifogna fargli in modo, che quando fono tocchi, dalla uoce, � da alcuna cofa, rendino fra f� le confonanze dette
Diateffuron, er Diapente, con quej�o per�, che runa
er l'altra f�ano ordinate alla Difdiapafon, ma egli non dice, il modo di proportionare
que'mj�, fi che rendino queste confonanze, per� bifogna qui porui del buono, cr fapere le proportioni de i corpi, cio� come un corpo fia
rifoetto uri altro, � doppio, �ftfquialtero, �fefquiterzo , perche quella proportione, che � tra fyatio, ejpatio, tra corpo, e corpo, e ancho
tra fuono, efuono, quando quegli fbatij, � que corpi pcjfono render fuono. Quej�a pratica dipende dal fapere trouare tra due date linee.,
due altre dimezzo proportionali, ilche come fi f�ccia, nel nono libro diffufamente fi dimostra
. Se adunque, hanno da rifondere in confo*
nanza bifogna, che le grandezze, e gli. fbatij loro, cr i uamfiano in quelle proportioni, che fono le confonanze, che render uogliono,
Pro*
portionati adunque , bifogna preparare il luogo, doue hanno a ftarepero dice Vitr.
                                                                          
Dapoi tra ifeggi del Theatro con ragione di Mufica fi deano collocare nelle celle � quello fine apparecchiate, ma di
modo, che non tocchino alcun parete, & habbiano d'intorno il luogo noto.
Deonfifare i luoghi doue hanno �frare i uafi detti,, quef�i luoghi fono da Vitr. nominati Celle, non deono toccare da alcuna banda muro,� altro}
perche non rifuonerebbeno.
Et habbiano d'intorno il luogo uacuo. Verchc rifuenino meglio,.
Et dalla fommita del capo loro habbiano fpacio,
Perche meglio dentri la uoce
Et fiano'riuolti in sia,
Ver che la uoce fot t'entri.
Et habbiano da quella parte, che riguarda � Theatri i Cunei fottopofti. Perche quei uafi deono effer fomentiti in qualche modo,
non potendo pare in aere comefarca di Mahomet. non erano per�fof�efi come le campane, ma erano fopra alcuni Cunei,cheglt teneuanofol 6o
leuati,cr tacconano poca parte di quelli, accio nonfuffe impedito il fuono, altri uogliono che flejfero nuolti con la bocca ingi�, cr per la boc?
ca �entraffero � Cunei, altri che iieffero riuolti con la bocca uerfo lafcena
, er che nel mezzo fuffero da i Cunei fottopofti fomentati
Siano di ferro que Cunei, non meno alti di mezzo piede.
Ver dare fpatio fotta i uaf�, accioche non tocchino d'alcuna parte.
Et all'incontro di quelle Celle.
Dentro le quali deono siare i uafi
Lafciate nano le apriture a i letti de i gradi inferiori longe due piedi, alte mezzo.
Win qui Vitr. ha preparato ti luogo , doue fi hanno 4 porre que uafi, cr ci ha dimo&rato il modo di affettargli. Seguita che egli fecondo la pr�*
port�one, che conuiene atta Mufica, gli diff finga.. Ma prima parla del modo, cr del luogo ia por le Celle, importando molto il porle pi� in
un luogo, che in un altro, '
                                                     ...                                                                                         7©
Ma in che luogo egli Ci habbia � diffegnar le celle,cofi � necetfario dichiarire.Se ilTheatro no fera molto ampio,& gran
de l'altezza di mezzo per trauerfo fia diiTegnata,& in quella fiano � uolti fatte tj.Celle dittati per i dodici fpatrj egua
li, in modo, che que uafi rilTuonanti, che fono ftati fcritti di fopra, fuonando all'ultima delle eccellenti detta Netc
- Hiperboieon fian pofti prima nelle Celle,che fono nelle eftreme corna dall'un', & l'altra parte.
Cio� partifcafi � torno 4 torno il Theatro la parte di mezzo dell'altezza, et quella fia diuifa in dodici jiatij eguali con tredici CeUe,certo �,che ne
faranno due fu gli estremi corni, una nel mezzo ? cinque da una parte tra fun'e�lrema
e la di mezzo, er cinque daU 'altra tra l'altra efirema,
cr quella
-ocr page 155-
■.■'*:                                             q^ v i n t o.                                                                '49
cr ^KeS* * mezzo, fu gli eftremi di qua, & diU che vitr. chiama prime, pan � uapycbe fuonino la pi� acuta er alta noce che fialetta Bete
■Hiperbolem,cioe fjano quefliuaft proportiqnati in grandezza che fupnando congli altri pano i foprani,quejli pos�ifuWeftremit�ferano Vnif
font
er pero d'una tjlejfa grandezza,®" minori di tutti.
Diapafon.
■t| Proslamuano*
Proslamuano- ^
menos.
-2
Lycanos Hypa
ton.
             s
Lycanps Me*Q
Paranete Sin*fi
nemenon.
Paranete Die* fi
Parrete HysQ
perboleon.
Q menos.
Lycanos Hypa
+2 ton.
-Jst
Lycanos Me-
^ fon.
fi Paranete pnne
menon.
s�
■Cu
�S
fi Paranete Die"
Zeugmenon.
'q Paranete H>=
perboleon,
2 Paramefe.
fi Parhypate
fi p^rfo^fe
.Me/oK.
�Trite Sitine
� menon.
e;
a*'
s*
Q Trtfe Dieze
ugmenon.
Paramefe.
Parhypate
Hypatpn.
Parhypate
fi
Me/Ort, ^
fi «
Trite Si/we* � |C
menon. g fi
e
3
Q
Trite Dieze-
ugmenon
.
-Trite Hyper
boleon.
Trite Hyper
bobokon
.
Hypate Hypaton.
^ Diateffaron.
'% Hypate me fon
fi
Mefe.
Hypate mefon.'-
Mefe.
fi
�5
Nete Synm-
menon.
Paramefe.
Ntfe Sinneme-Q
non.
               
©
ir'
o
Paramefe,
�2
menp».
Hete Diezettg'f�
w,enm.
Prima Regione data
att'Harmonia,
Q Nefa Hyper*
boleon.
Ntfe HypcrboS
leon.
I fecondi da gli eftremi fuonino la Diateflaron alPultima delle difgiunte.
Ecco � gli ejlremi uap di qua, er di la fono due altriuap uicini, quefti due ancho tra loro feranno Ymffoni, er d'una iftcjfa grandezza,ma
maggiori de i primi un terzo, perche hanno da fare ilfuono che fa l'ultima dette difgionte ton l'ultima dette eccettenti,cioe la Diateffaronjo U
quarta,® quefte fonogli ei�remitermini dell'ultimo tetracordo.
l> Hi I terzi
-ocr page 156-
lSo                                                                         LIBRO
I terzi ual� di qua,& di la fuonino la Diateflaron alla uicina alla mezzana .
Ecco che Vitr. u� di Tetracordo in Tetracordo pigliado folamente gli ejiremi term�n�,cioe queUi,che fanno la confonanza,et lafciando ifuoni di
mezzo, fuonano air ultima delle congiunte, queBa � per un Tuono di&fflte Mudi fopra, detta Pararne/e � uicina aUa mezzana per rinchiu*
dere l'octocordo con Vultima delle eccellenti
,
Iquinti fuonano la Diateflaron alla mezzana.
Sono proportionatamente maggiori i uafi del quinto ordine, perche fuonano alla parte pi� bafft,& rinchiudono il terzo Tetracordo.
Ifefti fuonano la quarta alla prima delle mezzane ,& nel mezzo � uno uafofolo, che fuona la Diateflaron alla pri*
ma delle prime.
Et cofi � rinchiufo il quarto Tetracordo,ne ifuoi termini, er dijpoflifono i uafi alfuo luogo con quell'ordine, che fi ricerca, dal che nafee queU
lo che dice Vitr.
                                                                                                                                                                       »o
Et cofi con quello difeorfo partendoli la uoce dalla Scena come da un centro raggirandoli � torno ,& toccando le
concauit� di ciafeuno di que uafi, rifueglier� una chiarczza^di fuono accrefciuto,& far� riffuonare una conuenien
te confonanza.
Que uaj� adunque non folamente faceuano la uoee pi� chiarirmi rendeuano ancho confonaz**, � melodia.Ne i Theatri piccioli poneuaj� un'ordine
de uafi nel mezzo'deWaltezza del Theatro,^ que uafi fi poteuano accordare in che genere gli pareua,ma erano fecondo ilgenere Armonico.
Ma f� la grandezza de�Theatro fera pi� ampia,ali'hora fi partir� l'altezza in quattro parti, perche fi facciano tre fpa*
tii trauerfi per tre ordini di celle,dellequali uno fi dar� afgenere Armonico,f altro al Chromatico,il terzo al Diatoni
co,& dal Baflb la prima regione fi dar� all'ordinanza dell' Armonia,fi come hauemo detto di fopra nel Theatro mi-
nore. Ma nella prima parte dell'ordine di mezzo fi hanno � porre ne le eflreme corna que uafi,che rifpondino ali'ec
celienti del genere Chromatico,ne i fecondi da quelli la Diateflaron alla Chr�matiqa difgiunta,ne i terzi la Diapen* to
te alla Chromatica congiuuta,ne i quarti la Diateflaron alla Chromatica mezzana, ne i quinti la quarta alla Chro-
matica prima, ne i Selli alla uicina alla mezzana, perche quelli fuoni hanno corrifpondenza di confonanza,& del-
la Diapente con la Chromatica eccellente, e della Diateflaron con la Chromatica congiunta. Ma nel mezzo non fi
delie porre alcun uafo-, perchcnel genere Cinematico , niun'altra qualit� de fuoni pu� hauer confonanza di Sim-
phonia.
'Eglifi deue <tuuertire,che quando Vitr.dice. Ma nella prima parte dell'ordine di mezzo fi hanno � porre nelle eflreme corna
que uafi, che rifpondino alle eccellenti del Genere Chromatico. Non piglia la Nc�e Hyperboleon,ma una di quelle Uiperbolce,
cio� la Trite Riperb�leon,
er cofi di [otto nel Genere Diatonico egli piglia la Paranete t�iperboleon per prima fu [eflreme coma,altrimen*
ti [e egli pigl�affe in tutte tre i Generi la
Nrte Uyperbolem non ci. farebbe differenza tra un Genere all'altro, perche tutti i termini de i Tetra
cordi farebbon gli t�lefii, perche quei fuoni fono filabili "me termini delle confomnze, da quegli principi] fi hanno gli altri fuoni come dimo*
jo
(ira la figura. bora fi viene al terzo ordine.
Ma nella diuifio'ne di fopra,& nell'eftrema regione delle celle pongami i uafi nelle prime corna fuonanti alla Diatoni*
ca eccellente, ne i fecondi la Diateflaron alla Diatonica disgiunta, ne i terzi la Diapente alla Diatonica congiunta
ne i quarti la Diateflaron alla Diatonica mezzana, nei quinti la Diateflaron alla Diatonica prima , ne i felli la Dia-
teflaron aU'aggiunta,nel mezzo alla mezzana,perche la mezzana rifpoude la Diapafon alla aggiunta & la Diapen
te alla prima Diatonica.
QueUo che Vitr.ha detto fin qui ci fera mamfefiato per la figura fatto fcrittd.
Ma chi uorr� �■perfettione ridurre facilmente quelle diflegnationi,auuertifca alla figura nel fin del libro diflegnata co
ragione di Malica da quale Ariftoxeno con gran uigore,& induflria partendo i canti per generi lafcio formata, &
da quella diflegnatione(fe alcuno ui porr� mente ) potr� ordinare, e ridurre � compimento i Theatri, & alla natura 40
delle uoci,& al diletto de gli afcoltanti. Potrebbe forf� dire alcuno,che per molti anni flati fono molti Theatri a Ro-
manie per� in alcuno di quelli hauerfi hauuto alcuna confideratione di quefle cofe,ma in quello chi dubitaferra: im
p�roche tutti i public! Theatfi,che fon fatti di legno h�no molti tauolati,iquali necefl�rio �, che rendine fuono , &
quello fi pu� auuertire da Citharedi, iqu�li quando uogliono cantare il Tuono foperiore, fi riuoltano alle porte del
la Scena,& coli dall'aiuto di quelle riceuono la confonanza della uoce. llche nonfarebbeno,fe li uoce in que tauoUti non doa
ueffe r�fupnare.
Ma quando di foda materia cio� di pietra, muratura, � di marmo fi fanno,che fon cofe,che non pof
fono rifuon�re,alIhora con quella ragione da quello, che detto hauemo, fi deono efplicare. Ma f� egli fi cercafle in
che Theatro � Roma,que uafi fi trouino,certamente no lo potemo dimoftrare, ma fi bene nelle parti d'Italia, & in
molte citt� de Greci,oltra che hauemo per capo L.Mummio,i�qualc rouinato il Theatro di Corinthi,port� i uali di
rame di quello � Roma,& delle fpogiie dedicoglii al tempio della Concordia: Et molti ancho fuegliati Architetti, SO
che in terre picciole hanno fatto fare i Theatri per la careiiia con uafi di terra cotta5rifonante,nei modo, che detto ha
iiemo,�c con quelle ragioni compofli ad utilisfimi effetti gli hanno conciotti.
"Perche noi non hauemo ne effempio,ne altra memoria altroue,� necejfario che crediamo � Vitr.per� di queflo non ne diremo altro, perche(come
dice Leon.Bai.quefta copte facile da direjm quanto facilmente ella fi poffa effequ�recon l'opra, fapianlo gli efperti.
GAP. VI. DELLA CONFORMAT IO NE DEL THEA T R O. -
A La conformatione del Theatro fi deue fare in queflo modo : che prima fi ueda quanto grande cf-
fer deue la circonferenza della piantale pollo nel mezzo il centro fi tira un circolo,nelquale fi fan*
no quattro Triangoli eguali & di fpacrj,& di lati,che tocchino la circonferenza, & quelli triango- 6a
li fono � fimiglianza di quelli,che gli Aflrologi nella deferittione de i dodici fegni celefti da una con
uenienza muficalesche hanno le (Ielle tra f�, fogliono decorrendo cauare. Di quelli triangoli quel-
lo il cui lato fera presumo alla Scena,da quella paretene egli taglia la curuatura del cerchio, iui fia
fatta la fronte della Scena,& da quel luogo per lo centro fia tirata una linea egualmente diftante,laqual fepari il Pai
pito del Profcenio,& lo fpacio deli'Orcheftra,& con quella ragione il Pulpito fera pi� largo , che quello de Greci,
perche tutti gli artifici preftano l'opera loro nella Scena 5 ma nelI'Orcheftra fono i luoghi diflegnati � 1 feggi de i Se-
natori.
L<< Scena � k fronte del Theatro equidif�ante a quella fi-onte fia tirata una linea, che pafii per lo centro, laqual fepari il Pulpito, ( cio� il luogo
pi� alto,che � manti la Scena, fopra laqualefi recitauanole Comedie)daUa parte deWOrchettra. Orchefira era luogo nel mezzo del Thea*
tra d piano doucf�auano i feggi per li Senatori dppnffo Rom. altramente la Orchestra era del Choro,?j de fonatoria Scena degli Attori, 7m
erecitanti. Quando adunque in un circolo harai firmati quattro trianguli equilateri
, che tocchino.con gli anguli loro la circonferenza, tu
prenderai uno di que lati, per la fronte della Scena,
er poi � quello egualmente dinante tirerai una tinea,che paffe per lo centro, & fi pu� di*
re tira un diametro equidi&ante alla fronte della Scena, che, fepari il Pulpito del Profcenio dall'Qchrefia. 1 Theatri de Greci fono d�ff�rem
ti da i Theatri d'i Latini t perche i Greci nehnezzo del piano induceuano ifaltatori,
er i cbori,grha�ieuano minor Pulpito, er quel piane
dalle fxltationi fi chiamaua Orchefira
. Ma Romani perche nel Pulpito facemno ogni cofa, per� era neceffarip loro pi� largo ffsacio per lo
Pulpito, qt con effoueniuano piti auanH.
Udtczz*
-ocr page 157-
;                                                     Q^ V I N T O.                                                                          t*i
L'altezza del Pulpito non fia pi� di cinque piedi, accioche quelli,che federanno neH'Orcheftra posfino ueder i gefti di
tutti irecitanti.
Hauetno adunque chel piano del Pulpito deue uenir fino al centro del Semicircolo, ?? che l'altezza �i quello non era pi� di piedi cinque, �ccio»
che i Senatori dalpiano,doue erano 4 federe, �edejferccoram.odamente il tutto.
Siano partiti i Cunei degli fpettacoli nel Theatro in modo,che gli affinili de i Triangoli,che uanno � torno la circonfc*
renza dei cerchio deferitto drizzino le afcefe)& le fcale tra i Cunei fino alla prima cinta.
Vitr. data l'altezza �el Pulpito ce infegna doue,e? in che modo hauetno � drizzar le fcale,?? le afeefe. Uaueuano i Thetfri i gradi 4 torno,??
ogni teliti gradi ci era una cinta, cio� un piano fopralquale f�caminaua. Tre erano quefie cinte dette da Vitr.prrcinitioni la prima alla
parte pi� baffaja feconda nel mezzo, ?? V altra di fopra, ma quella feda, che ci conduceua ata prima cinta, nonfegu�t&ua fino oda feconda, ,
ma nel mezzo della feconda cinta era un'altra feda,che ci conduceua alla terza ,
er cofi le fcale non erano dritte, z? d'una fal�ta. imagina* »»
mor� adunque che �gli anguli d� que dodici triangolile firmati hauetno, indrizzino le aprituredeUe fcale, chefirmano quafi un cuneo, per*
che due linee,chej� partono dalla circonferenza unite,
er uanno atti parte oppojla rapprefentano un cuneo poi unoangulo ilqu&l � partito
da una linea, che mene daUa punta, che � dia circonferenza al centro,?? ci mofira la uia d� andar,efalire alle cinte. Voglio adunqm,che qu�
cunei,cbe ci conducono atta prima cinta iuifiano terminati,?? queUi,che uanno dalla prima alla feconda cinta,rincontrino con gli anguli tra*
mezzat�,?? cofi queUi,chs uanno alla terza cinta non ridondino � quelli,che ci hanno condotti allafeconda ma �gli altri d�mezzo alterane
do i tagli,*? le apriture,[Siano fette le apriture, e? al centro drizzate egualmente dij�anti l'ima daU'altra,una deUcqual� nel mezzo del Semi
circolo pi� ampia fia,e? pi� aperta, due nefian una dalla des�ra,l'altra daUaj�nij�ra del diametro, ?? due per parte tra quella di mezzo, e?
quefie eftreme all'incontro una deWaltra e?cofi giujlamente ftranno quejle afeefe compartiteceli per� io neger�,che altre entrate]?? ufeite
non fi pofiino fare fecondo la capacit� del Theatro, ilchefi rimette alla necefi�t� del luogo,ma nelle predette fcale maefirejaceuano capo al"
tre f�tte caper te(comt ho detto difopraj per la commedie4 delle perfine,queUi cunei adunque erano cofi compartiti,?? andauano alle prime
2 e
cinte drizzati per le fdite, poidtce Vitr.
Xvia di fopra con alternati fentieri fiano drizzati i cunei di mezzo. Quelli cunei ueramcnte, che fono dal baffo, & driz
- zano ie falite fcranno fette.
Come ho detto,??' ridonderanno a fette anguli di i detti trmgul�x poi fi compartono gli altri cinque{come dice Vitr.)�queflo modo.
Ma gli altri riaque dm�gueranno la conipof�tione della Scena,tra quali qucllo,chc fera nel mezzo � dirimpeto di f� ha
uer deue le porte maeftre. I duc,che fcranno alia delira , & alla finiftra,diffegneranno le compof�tioni delle forefte-
rie.che hofpitali chia«i'�no,2;li ultimi cine riguarderanno le uie clone fi uolta.
He porte regie nel mezzo ddU Scena,gli hoff itali daUa banda, e? ione fi uoltauap$rufcirfuori,rif]>�ndeuano al recante di dodici cunei, cio� 4
i cinque.Dalla Scena alle corna del Theatro erano pertichi non continui in modo,che foccajfero le corna Jbenche in alcune piante quejio fi con
priia,ma erano qutfa port�chi comealedella Scena,ma che importa f� Vkv.,-tendefjz per quel nome di Verfura,queUo che ueram�tefi deue
3 0
intendere,quando finito un lato fi uolta aW altro fu k cantonata, come ancho nei terzo libro fi uede, che egli ha ufato qucSo nome in quejla
figmficitione? e? anche nel fine delfeguente capo pi� chiaramente lo dimojira. Dice poi V�ir.accioche niente fi defideri.
I gradi de gii fpettacoli, doue hanno � porli i feggi, non fiano meno alti d'un palmo,& d'un piede,ne pi� d'un piede e
fei ditale larghezze di quelli non piu.di due piedi mezzo, ne men di due.
Igraii de gli jpsttacul�,cioe l'opera d�pietra douefifeaua � uedere � torno il Theatro non pan meno alti d� cinque palmi,� ubiti dita, ne pi� d'un
piede e fei dita . Brano ancho nell'Or chefir a preparati i luoghi da federe, per l�grand'huomini,?? Senatori compojli in luoghi pi� alti,iuifi
portauano � feggi honorati � tempo,?? per� fi legge,che perle parole di Nafiica m�jfa la prudenza de Senatori uiet�
, che ifubfe�li, che nel
Theatro fi portauano 4 tempo, e? s'erano ancho cominciati dalla citt� a poner in ufo, portati fusero e po&i ne i luoghi loro. Beco che pare
che ifubfelh� feggi oue lituano i nobili erano portati,?? pofi�,??fi leuauano,e? il luogo loro era fopra alcuni gradi eleuati dal piano dell'Or
cheftra, per
558. anni il Senato mefcoUto col popolo era prefente �glijpettacol�.Ma queSaufanza Attilio Serano,et Lucio Scribonio Edili 40
feguitando Ufentenza del Maggior Affiicano leuarono feparando i luoghi del Senato,da i luoghi del populo, per ilche l'animo del uulgofiri
uolfeda Scipione,?? il fuofauore fu grandemente conquafjato. Ma nella feguente carta � il profilo del Theatro.'Mtdipoi il profilo feguita U
; .
fua pianta, Uno z? l'altra fatti con quella diligenza,chefiha potuto maggiore,
%
*
L ini GAP. VII.
-ocr page 158-
LIBRO
Q^V I N T O.
« $*
isi
-ocr page 159-
LIBRO
Q^V I N T O.
« i*
,L^__V
zm.
-ocr page 160-
LIBRO
**4
GAP. VII DEL COPERTO DEL PORTICO
DEL T H E ATRO.
-3»
L Coperto di quel portico del Theatro che fra fopra.l'ultimo ordine de i gradi fuperiori,fi fa ad.
-c-o-ual liuello dell'altezza della Scena 5 & la ragione e quefta, perche-la uoce crefeendo egualmente
p^ruenir�}&.al fcmitio ordine de i gradi, & al tetto, perche fe'lportico non fera eguale all'altezza
della Scena, quanto men egli fer�alto la uoce fera portata inanzi finla doue ella prima perueni r� .
Io ho detto,che\uefto portico era fopra i gradi,®- come un corridore aperto uerfo la piazzi del Theatro, ma ferraio di
_. -===., dietro faccua rifuonar la uoce mirabilmente. Leon Battifla lo chiama circonuaUationc,zrdice,r\che per reftngmre, &
unmkuoce era fattoi,
e>'che fopra conte per Cielo del Theatro, er per la uoce, er per l'ombra fi tir ma una uela ornata di Stelle. Qtufto
portico era fatto molto maefirenolmente, perche haueuafotto di f� altri colonnati,® altri pertichi per f�jtenimento di quelli di}
per� ndlaparte esteriore,®' nei grandinimi Theatri. QueBi portichij�faceuano doppi ,perche meglio al tempo delle piaggi le genti fi p�*
tcjfero riparare. I colonnati di quej�i era di opra [oda, er ferma tratti i lineamenti dagli archi come.dice Leone, che co
ipiofmente di quei��
L'Orchej�ra
-ocr page 161-
Q_ V I NT O.                                                    i;f
L'O rcheftra tra i gradi inferiori quanto grande haucr� il fiso Diametro, prendali la fella parte di quello, & nelle cor-
na, & d'intorno � gli aditi a piombo di quelle fiano tagliati i feggi inferiori, & la doue fera fatto il taglio ini fiano po«=
fti i fopracigli delie uie, perche in quello modo le loro conformationi haueranno bafteuole altezza.
Il primo ordine degradi non era /abito, alzato da terra, percioche farebbe fiato troppo baffo, ejjendo i gradi alti due piedi � mezzo, er effendo i
S edili mW Or chefir a pi� alti, per� mole Vitr. che fi piglie la fefta parte del Diametro deU'Orcheftra, cr queUaf�a l'altezza di quel muret
tocche circonda fOrchefira^cr fecondo quell'altezza dinanzi fi deono tagliare i primigradi da baffo ttel�c corna,et d'intorno gli adit�,et doue
feranno que tagli posl� fiano i fopracigli delle me
, er per fopracigli intende fopralimitari,cr erano alcune apnture,cheandauano allefalite,
e fede inzzate feconda � cunei,che pone Vitr.difopra.cr quefto nome difopraciglio Vitr.l'bd ufato ancho nel quarto parlando delle porte.
La lunghezza delia Scena fia doppia al Diametro deirOrchef�raJ'altezza del Poggio dal liucllo del Pulpito con la-.fua
cornice, � gola prefa fia per la duodecima del Diametro deU'Orcheftra. Sopra il Poggio fiano le colonne,con i capi- to
telli,ec bafamenti alti per la quarta parte del detto Diametro, gli Architraui,& ornamenti perla quinta parte. Il pa
rapetto di fopra con la onda,& con la cornice fia per la met� del Parapetto, � Poggio di fotto, & fopra quel Para-
petto fian le colonne alte per un quarto meno,(che le colonne di fotto , Ma gli architraui, & ornamenti di quelle
colonne, perla quinta. Ma s'egli fera il terzo componimento fopra la Scena,fia il Parapetto di fopra per la met� del
Parapetto di mezzo, & le colonne, che ni feranno di fopra fiano un quarto meno alte delle colonne di mezzo. Gli
Architraui con le cornici di quelle colonne fimilmente un quinto dell'altezza.
Bice Leon Battifta, che le fondamenta di que pareti, che afeendono �gl�idtimigrad�,cr pi� lontani dal centro,cioe deU'ultima � pi� larga cinta ,
fi deono gittare tanto lontani dalcentro, qu�to � il Semidiametro del piano di mezzo,con un terzo di pi� ,rha � primigradi, cio� quelli, che
fono di dentro,
cr pi� bafi�, cio� doue fi comincia la gradatone, non deano cominciar fubito dal piano : ma dal piano ne igrandi Theatri
egli fi deus kuar un muro � parete alto per la nona parte del Semidiametro del piano di mezzo
, ma nei Theatri minori non fi leuer� quel 20
parete pi� di fette piedi, fopra quelli pareti deono cominciare �grad� di quella mifura,che Vitr. ci ha dimoftrato. Qmfta intentione pare,che
accenni Vitr. di fopra nel terzo capo, cr qui ancho 'dicendo di quel tagliarne fi fa per la circonfirenza di dentro per li feggi,cr fopracigli
ielle uie, CT per feggi egli intende i primi gradi. Farla poi della lunghezza delia Scena,che efjer deue doppia al Diametro deU'Orchekra;per
ikhtfe.il. Diametro fera d� piedi 60 .la lunghezza della Scena fer� d� piedi 1 zo. perche piedi so. anderanno per mezzo il Diametro, e tren
. ta per parte per mezzo le corna del Theatro, egli ci da pei l'altezza del poggio. Poggio � come un Parapetto nella, fronte deUa Scena, la cui
parte di fatto,che mene uerfo l Or chefir a,� il Pulpito. Sopra il Pulpito adunque,cr dal UueUo di quello � faccia de gli gettatori alzar j� de*
u� il primo Parapetto, per la duodecima parte dell'Orches�ra, cinque piedi � alto il Pulpito, cinque �lparapetto, cr qui � da confederare
,
che il Diametro deftOfcbsMr� ci da la mifitra cr fondamento del tutto, per la duodecima parte adunque del Diametro deUOrche%ra � alto
il Poggio abbracciando la Cornice,
er la Lift che Onda Cimaja,� Gola fi pu� chiamare, ma doue fia tratto queUo uocaboh d� Ufi, io non ho .
trouatofin bora, lofio bene che Lix in Greco � una pietra larga,e obliqua Jcr f� Vitr.dceffe Liixis potrebbe intendere quella pietra del pog
5 0
gio piana fopra laquale l'huomo s'appoggia. Le colonne con i capitelii,e bafefian alte per la quarta parte del Diametro deU'Orcheftra ,&' '
cefi farebbeno di quindici piedi effendo il Diametro d�WOrcheRra 60 . fopra quefie colonne ui anima il fecondo ordine, cr quella parte
era detta Epifceno$,quafi fopra Scena,cr ne igran Theatri fi andaua ancho al terzo ordine
, er tanto afeende, che agguagliano il tetto del
portico di fopra,anzi egli fi cont�nua � torno con quelle ifieffe mifure,cr per� Vitr.non parla di queUe mifitre, perche fono le �fteffe deUa ter
za Bpifccnos, dal profilo del Theatro pojio manzi � f accie
1?;. fi comprenderanno molte cofe, che hauemo difopra dichiarite fecondo la in*
tendone di Vitr. bench� nelle altezze delle colonne, hauemo alquanto uariato, perla ragion che dice qui difetto.
Ne in ogni Theatro � tutte le ragioni & effetti corrifponder ppffono le mifure,e i compartimenti.
Ver che erano alcuni Theatri grand�,alcuni minor i,<y in diuerfi luoghi,� fitti, ma � necejjario, che lo Architetto conf�der�, er auertifea con che
proportioni fia neceffario feguire i compartimenti, cr con che ragione egli debbia alia naturalo alla grandezza del luogo feruire.
Imperoche ci fono delle cofe,che tanto nel grande, quanto nel minor Theatro di necesfit� deono tenere la iftefla gran 40
dezza, perche coli ricerca l'ufo,come fono i gradile cinte,i Parapetti,le Vie le Afcefe, i Pulpiti,& i Tribunali, & f�
altre cofetra mezzo ui uanno, dellequali la necesfit� ci sforza partirli dalla Simrnetria,accioche l'ufo non fia impe
dito . Similmente f� egli ci mancher� la copia, come del marmo,del legname,& delle altre cofe,che fi apparecchia*
no per la fabrica,non fera fuor di propofito leuare3� aggiugnere alquanto purch� quefto troppo feioccamente non
fi faccia,ma con giudicio,& fentimento,& quefto auuerr� f� lo Architetto fera pratico, Se oltra di quefto f� egli no
fera fenza preftezza, oc folertia d'ingegno.
Et per� chi mie le membra delle opere antiche,cr troua cofa, che paia fuori degli ammaejiramenti di Vitr. (come s'� detto attratte) nondeue
di primo tratto b�afimare� Vitr. � Papere, perche non pu� fopere quello portaua la necefiit�, cr quanto in tutto il corpo qu�l membro tene
u� lafuaragione. Vit.fe ne auu�de d� quefia forte ihuomini,
er in ogni luogo dapoi,che egli ci ha dato le Simmetr�e,cr proportioni delle co
f�, ci fa auuertiti
, come ufar douerao quella moderat�one , che richiede il prefente bifogno. Noibauemo interpretato cinte ,quella parola, . 9
che egli dici Diazomata,cr altroue ha detto Precintlione$,cr cofi bisogna auuertire,che benejjxffo vitr. ufa pi� uocaboli d'una ijieffa cofa
Tribunali egli chiama tutte queUe parti,allequali s'afeende pergradi,cr di ci�,nel quarto libro ragionato ne hauemo.
Ma le Scene habbiano le loro ragioni efplicate in modo,che le porte di mezzo riabbiano gli ornamenti d'una cafa rega
le,& dalla deftra,& dalla finiftra fiano gli hofpitali,ma longo quelli fpacrj, che per gli ornamenti fi danno,iquali da i
Greci Periachi detti fono,perche in que luoghi fi girauano le machine.che hanno i triangoli,che fi uo!gono,in o2;nu
no di quelli tre fono gli adornarnenti,iquali,� quando fi deono mutar le fauole, � quando uengono i dei con fiibiti
Tu�ni fiano riuoltati,& mutino nelle fronti loro le forti de gli adornamenti. Longo que luoghi fono le cantonate e
uolte che fi ftendono auanti, lequali fanno l'entrare della Scena} l'ima dal foro, l'altra da qualche altra parte d'ons
de fi uegna.
la porta di mezzo,cbe rijbonde al cuneo d� mezzo de i cinque, che fi d�na dia Scena,era detta regaie dagli ornamenti fuoi. Eranui altre porte 6 0
una dalla defira,cr P altra dalla finiftra d� modo, che la fronte deUa Scena baueua tre gran Nichi,comef� uede nella pianta, in quelli erano driz
zate tre machine triangolari, che fi uoltauano fopra Perni, come dimoflra la pianta,cr in ciafeuna facciata era dipinto fecondo la fauola che
fi uoleua rapprefentare, perche in una facciata erala prof�ettiua d'una Scena Comica
5 neU'altrala Tragica,neW altra la Satirica, crfecon*
do la occafione uoltauano queUe faccie.Di quefie machine parlauano i Dei dal difopra, s'udiuano � Tuoni nella lor uenuta, fatti con utr� di
corami gonfi,� d� pelli tirate come ne � Tamburri,cbe uftmo, cr con alcuni fafi� dentro,cbe faceuano un ribombo grande,^ cofi femanano il
decoro,non lafciando,che i Dei fi uedeffero in Scena. Cofi appreffo Sophocle nello Aiace MageUtftro PaUade parla con V liffe,cr non fi uede,
cr egli dice,che la uoce di quella Deaafiimiglia'alfuon d'una tromba daguerra,che commouetutto �buomo,"quando ella fi fente fuonare.
Quefie machine adunque j� riuolgeuano fecondo il bifogno
, er dauano luogo all'entrate rapprefmtmio le uie I'mm s che ueniffe dalla p�az*
Z<ttf altra i'dtronie,?? qui fotto �ia facciata deUa Scena d� dentro.
CAP. Vili.
-ocr page 162-
Q^V ;1 $ T O..
LIBRO
-ocr page 163-
L I 5 R O
CAP. Vili. DI TRE SORTE DI SCENE
RE fono le maniere delle Scene. QjueUi, che interpretano quella par ola, Se � pofia nel primo Libro detta
Sciographia ,&che intendono in quel luogo, doue fi tratta deUe jfrec�e deUa Dijfrof�t�one, la Proffrettiuk, conferma*
no la loro opinione con quefla parte deU'ottauo Capitolo del prefente Libro. Doue da Vitruuio pof�e fono tre manie*
redi Scene ,� tre forti di apparati, er dapparenze dipinte, fecondo, che tre fono le materie, crifoggetti d�tte fa*
mie,che: fi hanno a recitare, imperoche ejfendo letofe, � alte, � baffe, � mediocri, uogliono, che alle attioni d'impor*
tanzadoue intrauengono perfone grandi, er d'alto fiato, fi faccia un'apparato di fabriche fontuofe, er una Proffrett�*
u� Magnifica, e Reale, er infume con V�tr. danno quefla apparenza aUe Tragedie, er qneflo apparecchio chiamano Scena Tragica.
Similmente doue fono imaneggi domejlici, fatti tra perfone mediocri, er d� ordinaria conditione, fanno un'altra forte di Scena,che.
Comica, fi chiama, perche lui fi rapprefentauano le Comedie, cio� le attioni di priuate perfone. Et in fine aUe infime, rozze, efemplici to
perfone, come fono gli habit4tori delle uille, per quello, che accade tra loro, fi da una mofira di paef�, d'alberi, d'acque, di cafe ru&icali,
er quella moftra,che in pittura tale fi r4pprefenta,Scena Satirica nominarono.Et cofi in tre forti hauendo tutto l'apparato della fauola diui*
fo,uidero che la Projfrettiua era molto necejfaria aUo Architetto, et cofi interpretato hanno, quella parola Sciographia, per la Projfrettiua.
Molti anche letto hanno Scenographia,a" hanno intefo lo ifteffo,c�o� l'arte di far le Scene, laqual arte ricrea mirabilmente l'ufo della Pro*
ffrettiua, imperochegli alti Palaggt,le belle Loggie, i magnificai Edtfici,gli Archi fontuofi, leftrade militari, che nelle Tragedie, fi dipin
gono, er le priuate habitationi,le flrade, gli angip�rti, che aUe Comedie fi danno, er i lontani de i paef�, il fuggir dell'acque, i Tuguri paj�o
tali, che fono propi delle Satlre,c? de i giochi ruk�cali, tutte ricercano il punto della uifla novera regolatore di quanto fi uede in quelle fac*
date, dalche ne nafeono gli/porti, i ra�remamenti, i battimenti de i lumi, er deUe ombre, l'entrare , l'ufeire deUe parti, de i membri, il
u�cinOf er il lontano, er l'�ncrocciamento de i raggi, er la ragione degli angoli, fiotto li quali fi uede ci�,che fi uede, fecondo la conueneuok
uarieta degli affretti.Et cofi confiderando queftaparte hanno uoluto,che �uif�int�da la Phjfrettiua ejfer unaffrecie della Dtjfrofitionejlquale
intendimento a me non compie di fattsfare, imperoche e neceffario, che le jfrec�e detta Dijfrofition'e, polle fiotto ilfuo gcnere,habbiano tra f�
una certa fim�glianz<t,neUaquale come jfrec�e couenghino fotta il lorogenere,et f� la pianta detta �cnographia,ej lo inpie detto Ortographia
comengono nella ordinaza della Dijfrofitione,di modo,che quello,che nafee, et quello che crsfce,e un'ij�efja cofa,perche uorremo noi adurre
la Projfrettiua, che in quefto genere, n� ha da far nulla co le altre jfrecie,et maniere della D�jfr�f�tion�� Mafia quello fi uogl�a,uero � che V�t.
in quefta parte pone le tre maniere di Scene predette, cio� Tragiche, Comiche, er Satiriche, er � nero ancho feparatamente, che per di"
pignere que&e Scene, er per fare che facciano i loro eff�tti, e neceffario, che f�fappia la Projfrettiua. NeUaquale � opera d� bel giudicio
faper ponereil punto cofidecommodatamente, che tutto quello, che fi uede dipinto,rapprefenti un fito, er ur�effer naturale deUe cofe, er
niente fia di forzato, di precipitofo, di difforme, difgarbato, come fi uede nelle Scene dimolti, le cofe oltra modo picciole, gli Edifici], che
traboccano,i fuggimenti tanto al baffo pitto fenza dolcezza tirati, che ne d'appreffo,ne da lontano poffono ejfer con diletto ueduti. Et perche
quefta parte della pratica a me pare non meno d�letteuole, che neceffaria,m� � uenuto in animo di uolere ancho in quefla partegiouare,quan* �o
to le mie forze fi potranno efiendere , er pero con diligenza ho cercato, chi in quefla cofa mi poteffe dar lume ^finalmente ho ritrouato un
buon precettore, il nome del quale honoreuolmente fera da me poflo, nel trattato della Projfrettiua, che'io intendo di dar in luce, er perche
apprejfo le cofe imparate da lui, mi fon forzato con ifludio, e fatica di ordinare, er di agg�ugnere deUe cofe al propofito, per� io ho partito
quell'opera �ncinque uolumi. Nel primo dei quali io ho gettati! fondamenti della Projfrettiua,?? dato le regole generali della pratica di
ejfa, con diffinire, diu�dere, e dimoftrare quanto alla detta ragione � neceffario, accioche fenza dubitatione l'huomopoffa porre laueduta in
propio, er accommodato luogo, accioche non uenghino di quelli errori, che d�fopra ho detto. Et cofi nella prima parte i precetti, la uifla,
CT i quadrati fi pongono. Nel fecondo f� infegna la Dijfrofiticne de i piani regolari, er irregolari, infquadra,ey fuor di fquadra, er i per*
fetti di qualunque corpo fi fia. Nel terzo fono le mifure de i corpi, accioche uolendo noi da i piani perfetti trare i piani di Projfrettiua,^
da quefti leuar i detti corpijappiamo le mifure loro. Nel quarto fi dimojlra il modo d� leuar i corpi fecondo le altezze l°ro, er qui fi tratte*
ra delle tre forti deUe Scene predette, come fi hanno a leuare, er de i corpi matematici, de i loro tagli, rilieui, e piegature, dalche ne nafte*
ra una pratica merauigliofa, er una grande utilit� per molte cofe, che er per adornamento, er per commodo ci uengono tutto d� per le ma
ni. NeUa quinta er ultima parte fi tratta deUombreggiare, de i lumi, d'alcuni f�rument� deUa Projfrettiua,^ d'alcune altre maniere di quefla
pratica, come molte cofe fi dipingono, che non fi poffono uedere,fe non in un certo,&- determinato punto, � con ijfrecchi, � con traguardi, �
con altre forti di uedere. Quefta � la fatica mia circa la Projfrettiua pratica, dellaquale ,fin hora che iofapp�a n�uno ha trattato, e dato in
luce alcuna cofa. bench� neUe pitture degli antipaffati molte f� ne ued�no fatte con mirabile arteficio,doue non fol i pdefi, ej le fabriche fono
fiate pof�e con ragione di Projfrettiua, ma confomma diligenza le figure de glihuomini, er de i brutti fono fiate tirate alpunto,doue con dm*
piiratione de i riguardanti, ergiudiciofi ingegni fono Hate fommamente lodate, talch� potemo ragioneuolmente biafmare la et� nofird, che
hdbbia produtto ecceUenti pittori, md pochi Proffrettlu�. Vedo ejfer /prezzata ld fatica, ma lodata l'opera deUa Projfrettiua, ammirano il
benfatto, fuggono lofludio di farr, Vogliono hauer le cofe beUe, d'altri, ma non fi curano di faper farle dd loro. Ma per effortare chiunque
dalla fatica fbigottito non ardifee porfi aUa imprefa di imparare quefla fi beUa arte. Io uoglioafi�curare ciafeuno, che tra tutte l'drti, che per *0
pratica,e ragione s'impdrano,no ha alcuna che fia pi� terminata della Pro/freuttiua, di modo,che l'huomo puoffrerare d� uedernelafine in p�
co tempo, perilche ioftimo,che que&a fola promeffa pu� apprejfo un beUoJfririto hauer tanta forza, che non eccitato, ma infiammato egli
babbid a ref�are in dar principio ad apprender la]Projfrettiua,cr queUo,che io con una uniuerfal propofitione hora dico,jfrero nel trattamen
to mio delld Proffrettiua,ey con ragione, er con ijfrerienza dimoftrare fi fattamente, che non ce ne refier� dubbio alcuno nella mente di chi
wrraconfiderdre il fatto. DdUa figura paffata deUa Scena fi potr� confiderare lo inpie, d� tutta la facciata di ejfa Scena, perche effendoui
poftd la portd Kegid, che � nel mezzo,CJ l'altra porta daU'uno de i lati, egli fi pu� confiderare l'altra parte douer effer fimilmente dipinta, e
dijfegnatd.Dip�nta dico quanto alia Projfrettiua,che dentro le porti fi uede. Biffegnatd qudnto dlfodo, et aUe fabriche, che fempre reftauano,
ne per alcun tempo fi mutdudno, per ejfer di pietre fondate, er de colonnati ilabili, � fermi, che erano parte deUafabrica del Theatro, come
Idgrddatione, iportichi, er altre part�. Md troppo lunga cofa farebbe fiata a uoler dijfegnare tutte le partirgli affretti, che fa il Thed*
tro, per� hauemo lafciato quefla fatica a pi� diligenti di noi, non per�, che queUo, che necejfariamente hauemo giudicato effer bello da in*
tendere, habbiamo lafciato. Volemo bene, che sauuertifcd, come daUafabrica de i Thedtr�fi potr� imparare molte regole deW Architetto*
ra, deUe quali ci potremo feruire in altre forti d� fabriche, er con quelle adornarle mirabilmente, er prender animo, cj ardire di far da noi
qualche cofa degna di commendatone, Ma tempo � che tornamo al propofito.
CAP. VIIL
-ocr page 164-
/TV
Q_V I N T O.                                                           l67
CAP. Vili. DI TRE SORTI DI SCENE
R E fono le maniere delle Scene.Vna detta Scena Tragica,l'altra Comica,la Terza Satirica. Gli or
namenti di quelle fono diucrf� tra fc,& con dileguale compartimento fi fannojimperoche le Scene
Tragiche l� formano con colorine Frontifpicrj, ligure, & altri ornamenti regali. Le Comiche han-
no forma di prillati edificrj di pergolati, � Corridori, profpettiue di fineffre difpofte ad imitatio-
ne di communi edificrj. Ma le Scene Satiriche fono ornate di alberi, & di fpilonche,& di monti, &
d'altre cofe radicali, e filueftri in forma di giardini.
1 tra nei recitavano i cafi de i Tiranni, orde i Re * <?«#' conuen�uano PaUggi, Roggie, Colonnati: per� la facciata del triangolo, che era per
la Tragedia haueua tali edifici) dip�nti
1 Comici rappr�fent'audn� le cofe quotidiane, &~ le cure famigliari di baffagente, per� la Sema loro io
4imo$raaacommun� ed�ficij. 1 Satirici portauan� cofe filuejiri, e bofeareccie � modi paftoralt conuenient� ,per� la loro Scena era di
Uerdure d'acque, di lontani colorita,
qr in nero fu mirabile imentione quella delle machine triangolari ucr fatili, perche dritto una Fasto*
laTragica era praitto l'apparato per muComeiia,
cr Aneto la-Comdiaf� patena ,fenza pomi tempo di mezzo far la rapprtfentatwm di
alcuna cofi pajiprale ,fqlamente col dare una nota. � quella machina tr�ar.gulare. Ereditala ragione dei jheatrt fecondo domani, Vit.
uisne alla disegnatone de �rheatn Greci ,& dice.
Ne i Tlieatti dei Greci non fi deoao fare tutte le cofe con le iftelTe ragioni, perche nella circonferenza di fotto,fi come
nel Latino gli anguli di quattro triangoli toccauano il giro d'intorno, coli nel Greco gli angoli di tre quadrati cleo-
no toccare la detta circonferenza, & il lato di quel quadrato, che � prosfimo alla leena, & che taglia la cornatura
della circonferenza, in quella parte diflegna il termine del Profcenio, «Se d'indi aH'eftremogiro della coniatura f�
le fa una linea equidiftante,nellaquale fi dilTegna la fronte della Scena. Et per lo centro dell'Orcheftra acanto al zo
Profcenio fi deferiue una linea cquidiftante, «Se da quella parte doue ella taglia le linee della circ�ferenza dalla delira,
<5t dalla finiftra ne i corni del Semicircolo fi hanno a porre i centri, & pollo la fella nella delira dallo fpacio finiftro fi
tira un °iro alla delira parte del Profcenio, & coli pollo il centro nel finiftro corno dallo fpacio deliro fi gira alla fi
niftra parte del Profcenio, «Se coli per tre centri con quella deferittione i Greci hanno l'Orcheftra maggiore, «Se la
Scena pi� � dentro, & il Pulpito che Logion chiamano,men largo, perche appreflo Greci la Scena era data � recita
tori di Tragedie, «Se di Comedie, ma gli altri artifici faceuano i lor offici) per l'Orcheftra, «Se di qua nafee che feparata
mente da Greci nominati fono i Scenici, & i Thymelici.
Wouem appretto Greci efferl'Orchejlra maggiore Per° nc^x diffegmt�one ielor Theatri faceuano tre quadrati in un circolo, fi come i latini
faceuano quattro Triangoli,
er tuttoch� tento gli Anguli de i Triangoli, quanto gli Angoli de i quadrati pirtiffero in dodici parti eguali
la circonferenza'- Era per� maggior jpac�o nel mezzo la doue erano tre Quadrati, chela doue eran quattro Triangoli
, perche �lati dei jo
Quadrati fono pi� ulani alla circonferenza: Si come nel Thsatro de Latini un lato d'un Triangolo faceua la fronte della Scena, cofi nel Thea
trad� Greci unlato d'un Quadrato faceua , e terminata il Profcenio, ma U fronte deUa Scena erafopra unti linea tirata fuori della arcon*
: ferenza del Circolo, che toccaua pur la circonferenza, cr era egualmente dittante a quel lato del quadrato, che terminata il Profcenio, di
modo, che la feena de Greci era piti rimota, che la feena de Latini.
'^hra di quei�o fi tirata ancho una linea, che pajjaua per lo centro, er era come diametro equid�ftante,� parallela al lato detto, er afta fronte
della S cena: fopra gli efiremi di. quefia linea, la doue tocca la circonferenza, fi faceua il centro,
er prima pcfto l'un piede della fej�a in uno,
l'altro fi adargaua al centro
, er uolgendofi � torno ci daua i termini della circonferenza maggiore, perche la doue toccaua la linea del Pro*
fcen�o,iui era il termine deUa circonferenza, � prec�ntione ultima del Theatro, come e nel punto b er e. nella linea e. b.eyi centri fono
d. e. la machina uerfatile triangolare aia lettera o. doue � ancho la porta Regia, la fronte deUa Scena f. g. l'Orchejira p. il ref�ante � facile,
Cr gli hofbitdi, er altre jlanze come nel Tkeatro de Latini. Vero � che nella pianta del Latino,neUa Scena hauemo fatto tre porte, er in eia > 0
[cuna un.'l'riangolo uer fot ile, perche fi accompagnale d� proff ettiua la facciata di mezzo, er ancho �diuerfo modo hauemo congiunto la
Scena col Theatro
, come fi uede dalla pianta, non mego per�, che ancho ad altro modo non fi poffa congiugnere, er ancho d�jfegnare la
Scenata con grande penfamento confutando quejla cofa dellaquale no ne hauemo efjempio antico,infieme colncjlro Palladio fi ha giudicato
quella etter conuenientufima forma :
er d� pi� fiamo fiati aiutati dalle mine d'un Theatro antico, che fi troua in Vicenza tra gli hort�, er
le cafe d'alcuni Cittadini, doue fi feorgono tre Nichi della Scena, la doue noi hauemo polio le tre porte,w il Nichio di mezzo � bello,e gran
de
er ci ha dato alquanto di lume. Specialmente al buon giud�tio, er efferienza, che ha il detto Palladio, in ogni bella maniera difabr�ca,
cr il gufio delle cofe antiche, er f� altro ci manca, lo lafciamo algiud�c�o, cr alla imentione degli altri, che potranno forf� aggiugnere aUe
cofe no&re amoreuolmente qualche ojferuatione
, er qui � la pianta del Theatro de Greci, doue ci mancano quelle ombre, che pof�e fono '
nel Theatro de Latini Ufciate per la negligenza del tagliatore. ■
-ocr page 165-
/
V
Q^V I N T O.                                                     ,�,
Poich� quelle cofe con fomma cura, e folertia cfplicate feranno, bifogna a�ihora pi� diligentemente auuertire, che
egli fi elega un luogo, do u� la noce dolcemente applicata fia, <§c che fcacciata ritornando i dietro non riporti all'o-
recchie una incerta hgnificatione delle parole.
A Vitr. molto preme l'accommodar il luogo alla uoce, per� oltra le cofe gi� dette egli tutta uia d� ci� ci da precetti, ©* ammae&r ament� bellhf�*
mi, cr certo nonfenza ragione, perche tutto il fine di quejla materia, e che fi ueda, er che fi oda commodamente. Di�mgue adunque i luoghi
quanto alia natura delfuono, er dice.
Sono alcuni luoghi, che naturalmente impedifeono il monimento della uoce come fono i diffonanti,i circonfonanti
i rifonanti, i confonanti: detti da Greci Cathicontes, Perrjcontes, Antrjcontes, Sinicontes. DiiTonanti fon quelli
nei quali poi, che la prima noce s'inalza offefa dai corpi fod� di (�pra � fcacciata ritorna i bailo & opprime l'inal-
zamento della feconda uoce.
Come s'egli diceffetche il primo giro della uoce intoppmdofi in cofafodafufje ingi� rincalzato cf rompeffe il fecondo, doue. ne nafccjfe la dijjonan
za, che per uirtu delia parola Greca j�gmficafuono al baffo cacciato, rotto ye franto, perche Cathicontes � quafi deorfum fonum mitentts
CT io ho interpretato dijfonanti, � quel modo, che nel Latino fi dice defpicere quaf� deorfum afpicere.
Circonfonanti luoghi fon quelli, ne i quali la uoce ri {fretta girando intorno rifoluendofi nel mezzo, e tuonando fen-
za i tuoi eflremi cadimenti fi eilingue falciando incerta la fignific�tione delle parole.
Quegli luoghi fanno ribombo , perche in esj� ritorna lo �fleff� bombo, � fuono, come dentro le campane j� perde ilfuono, poi che refta la
percojja.
Riffuonanti fono que luoghi douc la uoce percoff� ritornando � dietro le imagini di ella efprefle, & fanno., che c'oppi
fi odano gli ultimi cadimenti.
Rijfuona la uoce percuotendo, er ritornando � dietro quafi de rinuerbcro, er come i raggi del Sole riflesf� , perche fon doppi hanno pi� fir=
Za, coji la uoce ripercoffa, riffuona cio� di mono fuona, er raddoppia lafua fim�glknza come fa l'Echo. La cui efyresfione noi per diletto
n due�j�anze fatte hauemo.
                                                                                                                             ,
LIBRO
I.�&
io
Ecco figlia de � bofehi, er delle uaUi
ignudo ffirto, e uoce errante, efciolta
'Eterno effempio d'amorof� falli
Che tanto altrui ridice quanto afcolta,
S'amor ti tome ne fuoi allegri balli,
E che ti renda la fua firma tolta
Tuor d'ejle uatti abbandonate e fole
Sciogli i mici dubbi in fcmplici parole.
Ecco, che cofa e'I fin d'amore ? amore.
Chi fa fua Urada men fi-cura ! cura
"Villetta fempre, o pur fen more* more
Debbo fuggir la forte dura1, dura.
Chi dar� fin'al gran doloref Ubare.
Come ho da uincer chi � jpcrgiura f giura,
Dunque l'inganno ad amor piace! piace.
Che fin � d'efjo guerra � pace! pace.
Confonanti fono que luoghi, nei quali da baffo la uoce aiutata con augumento crefeendo entra nelle orecchie con )
chiara terminatione delie parole.
1 luoghi confonanti fono affatto contrari a � diffonanti, perche in quelli la uoce uiene dd centro alla circonferenza aiutata, er unita, er crefee
egualmente
, in que�ti la uoce dalla circonferenza al centro e ribattuta, cr rotta. Quella differenza di luoghi � molto betta, ej- ben dichia*
rita da Vitr.
er degna di fomma conf�deratione, er per� dice.
Et coli f� nella elettione dei luoghi fi annettila con diligenza, fenza dubbio lo effetto della uoce ne i Theatri fera con
prudenza all'utilit� moderata, & emendata : Male defer� trioni ,& i diflegrii tra f� con quefle differenze feranno
notati, che quelli diffegni, che de i quadrati fi fanno, fiano de Greci ,& quelli de Trianguli equilateri habbiano Tu 40
fo de Latini. Et cofi chi norr� ufare quelle preferi trioni, conduri benisf�mo i Theatri.
Un qui Vitr. 4 dtffegnato il Theatro,ey dimagrato fecondo l'ufo di Greci, e de Latini, che differenza fia nelle lor 0 deferittioni. Bora mole
parlare di que pertichi, che erano dietro la Scena,o" de i luoghi dapaffeggiarc
, perche cofi era ordinato da i buoni Architetti, che � i Tem*
pi, alle cafe di grandi,
er allefabr�che publicheji dejfero i. pertichi, cr quejio come dice Vit. er per necesfita, er per diletto, er per orna
mento fi faceua. Dice adunque.
Deonfi fare i portichi drieto la Scena � quello fine > che quando le repentine pioggie {turberanno i Giuochi, il popu-
lo habbia clone egli i� ricoucri dal Theatro , & accioche que luoghi, ne i quali fi danno gli finimenti per lo choro,
& l'apparato del choro habbiano fpatiofo campo. Come fono i pertichi Pompeiani, & iri Athene i Portichi Eiime
nici,& il Tempio del padre Bacco, & l'Odeo � que�li;che efeono della parte finiftra del Theatro, ilquale Pericle in
Athene di fpofe con Colonne di pietra, & con gli alberi, & con le antenne delle naui delle fpoglie de Perl�ani r ico-
fa
perfe, & lo iflefloalla guerra Mithndatica il Re Ariobarzanebrufciato rifece.
Choragia f�gnifica e quelli che danno l'inj�rumento , er l'apparato per l� giuochi, er il luogo, di doue fi caualoftrumento. Odeum,�ra quaf�
un picciolo Theatro, doue fi guardauano i certami crle prcue di M.ufici,io j�imo ,che lui fi ajfettaffero i Mufici,come nel Choragiofi affetta*
nano g� �hiflr ioni, che d'indi poientrduano in S-ceni.
Et com e � a Smirna lo Stratageo. Cio� I armamento.
Et � Traili il portico dall'una, & l'altra parte come le Scene fopra lo ftadio, che � luoco, ouefi corre, & come le altre cit-
t�, che hanno hauuto gli Architetti pi� diligenti. D'intorno � Theatri fono gli fpacrj da palleggiare, & i portichi,
che in quello modo par, che i� debbiamo collocare, prima che fiano doppi,
Cio� non in altezza, �di due ordini dicolonne,ma doppidi fiotto come,portichideiTempi,o-lodimoflrdnlefeguentiparok.
Et habbiano le colonne efteriori Doriche, & gli Architraui con gii ornamenti fecondo la ragione della mifura Dorica 60
fabricati.Dapoi che le larghezze loro fiano in modo, che quanto alte feranno le colonne di fuori, tanto fiano gli fpa
trj da palleggiare dalla parte di dentro tra le ultime colonne,& le mezzane, & tra le mezzane � i pareti, che rinchiu
dono il portico d'intorno. Ma le colonne di mezzo fiano per la quinta parte pi� alte delle efteriori.
La ragione � perche deono occupar quello jhatio, che occupa l'Architraue fopra le colonne efleriori, er perche fopra quelle d� mezzo non fi po-
ne Architraue, per� effer deano pi� alte.
Et fatte fiano alla Ionica, ouero alla Corinthia. Le mifure delle colonne, & le proportioni non feranno tali, quali ho
detto douer ei�er quelle de i facri tempi, perche altra grauit� conuengono hauer ne i tempi de i dei, & altra fottilit�
ne i portichi, onero nelle altre opere, & per� f� le colonne feranno di maniera Dorica, fiano partite le loro altezze
con i capitelli in parti quindici, & di quelle una fia il modulo, alla cui ragione fi efpedir� tutta l'opera, <5c nel baffo
della colonna la groffezza fi faccia di due moduli, lo fpatio tra le colonne di cinque � mezzo, l'altezza delle colonne 7 a
eccetto il Capitello di 14. moduli, l'altezza del capitello d'un modulo, la larghezza di due, & un fello, le altre mi-
fure del reftante dell'opera fi faranno , come s'� detto nel quarto libro de i tempi. Ma s'egli fi far� le colonne Ioni-
che, il Fufto della colonna oltra la bafa, & il capitello fia diuifo in otto part�, & mezza, & di quelle una fia data al
la groffezza della Colonna. La-ba'fa con l'Orlo per la met� della groffezza.il Capitello fi far� con l� ragione detta
nel terzo libro. Se la colonna fera-di maniera Corinthia, il Fuiio, & la bafa fia come la Ionica, ma il capitello fecon
do,che e fcritto nel quarto libro.
L'altezza di quel luogo non deue effer meno di dieci,& pi� di i*.piedi:I gradi delle fcalc tra i cunei e le fedi all'incontro
de gli angnli de i quadrati fiano drizzati alla prima cinta, & da quella cinta tra mezzo di quelli frano drizzate an*
cho le altre gradarioni, & alla fomma quante feranno altre tanto fempre fiano ampliate.
Valtezza di quel luogo, cio� del Logeo, e pulpito, non deue effer meno de dieci piedi, ne pi� di Dodici. Vit. alza il pulpito de Greci fette piedi
pi� del pulpito de Latini
, perche effendoil pulpito de Latini pi� uicino non doueuahauer pi� altezza, acctoche quelli, che f�auano nel- 7a
VOrchej�ra potejfer ueiere i gejl� de i recitanti, ma i Greci che haueuano la lorfcena pi� rimota,poteuano alzar pi� il pulpito loro, perche
la di�anz* fa parer baffi le cofe alte
, perche f� uno u� appreso una cafa,non uede il colmo,ma piu,che egli s'allontana, pi� la difeopre, co*
me la ragione detta projpettiua ci dimojlra.
Alzato adunque il pulpito, Vitr. drizza le fede uerfo i cunei > come ha fatto nel Thedtro de Latini, & mole il medeftmo, cio� che lefcdet
che uamioatttprimadm non ifcontr�no con quelle 3cbeuanno alla feconda ,
er cofi queUctcbeuannodk terza non ifcontrmocon te
feconde.                                                                                                                                                                      _ .
Po*
-ocr page 166-
itfo                                                                     LIBRO
La aggiunta del Piedeililo, che fi fa per gli feabelli impari fia tolta dal diflegno foprafcritto nel terzo libro . Gli Ar-
chitrani, i gocciolatoi, & tutto il reito de membri fecondo la ragione delle colonne da gli fcritti de i uolumi di fo-
pra fi pigii�rarmo,ma gli fpatrj df mezzo, che feranno alla fcppeita tra i portichi.ornare fi deano di uerdure, perche
il palleggiare alla {coperta rittiene gran Salubrit�, & prima da gli occhi, perchelo aere dalle uerdure aflottigliato
per io moni mento del corpo entrando arto triglia la fpecie uifiu�, & cofi leuando da gli occhi ilgroiTo huniore lafcia,
la uifta fattile, & la fpecie acuta. Oltra di quello fcaldandofi il corpo nel caulinare per lo mouimento, che egli fa
afeiugando lo aere gli humori da i membri feema la loro pienezza, & disfip.mdo gli eflenua, perche molto pi� ne
fond di quello, che il corpo pu� foilencre.Et che quello fia cofi,fi pu� auuertire,che efiendo le fonti dell'acque al co*
peuo,ouero fotterra fia la copia palul�re deii'humore da quelli non fi lieua alcuno humore nebulofo, ma fi bene ne j
luoghi aperti* & liberi, quando il Sole nafeente col fuo caldo uapore il mondo rifcalda, eccita dai luoghi humidi, & ia
abondanti d'acqua gli humori, & quelli inficine ratinati follieua. Se adunque cofi pare, che ne i luoghi aperti i pi�
molefti htim�ri fiano da i corpi per lo aere nicchiati, come della terra fi uedono per le nebbie , io non penfo* che dub
bio fia, che non fi debbia porre nelle citt� gli fpatrj da caulinare feoperti fotto il puro Cielo. Ma perche quelle uie
non fiano farigofe , ma fempre afeiutte, in quello modo fi deue fare. Siano canate * & uotate profondisfimamente,
& dalia delira, & dalla finiftra fi faccianole chiauiche murate,& nei pareti di quelle, che riguardano al luogo, do-
ue fi palleggia fian fatte le canne inchinate nelle chiauichie con la loro cima, & dapoi che quelle cole fatte faranno
compiutamente, bifogna empire que luoghi di carboni, & le uie di fopra coperte fiano di labbia e fpianate,cofi per
la naturale rarit� de 1 carboni, & per le canne rifpondenti alle chiauichie fi neeuerd l'acqua, doue fenza h�more,8c
afeiutte feranno le uie da palleggiare. Appreilo in quelle opere fono i Thefon, e depof�ti nelle citt� pofti da i mag-
giori, tra le cof� nece�Tarie, perche doue fi fia aifediato ogni cofa fi pu� hauerepiu ageuolmente,che le legna,perche ^
il faie prima pi� f�cilmente fi pu� portami tormenti nel publico, & nel priuato pi� efpeditamente fi allunano, c\
f� pei forte uengono al manco l'herbe, la carne, ck i legnami pofiono al bifogno fupplire. Le acque col cauarc de i
pozzi, & con le grandi pioggie da le tegole fi raccoglieno; ma l'apparato delle legna cofi neceil�rio al cuocer il cibo,
e difficile, & noiofo, perche tardo fi conduce , &piufi con fuma. In tali tempi del bifogno delle legna s'aprono que
iti cortili, � fpatrj feoperti, & fi diuidoiiolemifurepatitamente�ciafeuna iella, 6c cofi due belle cofe e buone ci
danno cjuefli luoghi feoperti una nella pace, che �ia feruta, l'altra nella guerra che� la fallite, per quelle ragioni
adunane gii fpatrj da parteggiare non folo dopo la Scena del Theatro, ma ancho fatte appreilo � i tempi di tutti i dei
portano alle citt� grandisfimi commodi. Et perche aliai chiaramente mi pare haucr detto di tali cofe, hora paller�
� dimoilrare la ragione de i bagni.
JR> tionftprei, che aggragnere � Vitr. [e non 4 pompa, per� feguitanio porremo il teSto, doue egli park della D�jpof�tione de i bagni,               
GAP. X. DELLA DIS POSITI ONE ET DELLE
PARTI DE l BAGNI.
                              ' '
RIMA M ENTE egli fi deue eleggere un luogo -, che fia caldisl�rno, cio� riuolto dal Settentrio-*
ne, & dallo Aquilone, & i luoghi da rifcaldare, onero intepidire habbiano i lumi da quella parte;
doue il Sole tramonta la inuernata. Ma f� la natura del luogo ci far� d'impedimento, egli fi pigliela
il lume dclmeriggie, perche il tempo del lauarfi dal meriggie al uefpro � ottimo.
Vitr. ci accommoda ne i bagni gentilmente,^ dice quello che � necefjarw, er eff ediente aWufefohaitente, hauendo rio
fttetto al bifogno, imperoche da prima le Therme non erano in quel pregio, che furono poi,anzi eraui folamente il bagno

alla fanit� del corpo dejlinato, indi poi crefeendo la lujjuria con le ricchezze fotta il nome di Therme edtjicauano cofe magnifiche, cr grandi
con portiebi, bofehetti, notatoi, pifcine
er altre cofe fecondo le uoglie, cr appetiti degli imperatori, er de igran perfonaggi. lo e-poner�
prima quello, che dice Vitr. poi ui difeorrer� fopra fecondo il bifogno. Vuole adunque che i bagni fieno in luoghi caldissimi,
er dichiara qui
li fieno qu� luoghi,
er dice effer quelli, che non riguardano alla Tramontana, er perche erano luoghi ne 1 bagni doue prima s� intepidiamo i
corpi
, o* luoghi, doue poi fi rifcaldauano per non entrare dal freddo al fubito caldo, per� mole che fi prenda il lume per quej�i luoghi
perla doue ti Sole trammonta Unuer'nata, che � � Garbino, oucro dal mariggie, dacipoi un'altro auuercintento dicendo.
Anchora�daauuertirecheiluoghi douefihanno� rifcaldare gli huomini,& le donne fiano congiunti , & polli da
quelle i delie partii
                      E ne rende la ragione.
Perche cofi aliuenir�, eh e ad amendue que luoghi del forno ne i uafi feruir� l'ufo commune.
Cio� un medef�mo forno rifcalder� amendue gli fcaldatoi, ey ancho gli intepidatoi.                                                                                $ 0
Sopra il fornello douemo porre tre uafi di rame, uno che fi chiama il caldaio, l'altro tepidario, il terzo rinfrefcatoio,
�c fi deono por d�ntro con quello ordine, che quanta acqua ufeir� del caldaio, tanta dal tepidario in erta, ni ucgna,
& coli all'ifreilo modo dal rinfrefcatoio nel tepidario difeenda, & dal uap�re della fornace commune � tutti fiano
fcaldati, i uolti de i letti fopra iquali fono quei uafi.
il rinfrefcatoio cio� il uafo deU'acqua fredda, fera di fopra. quejli infonder� F acqua nel uafo tepido, er quej�i nel uafo caldo, er t! caldo uapo*
re delia fornace dar� fotto al fondo de que uafi, ma al uafo dell'acqua calda ne dar� poi
, 4 qudUo di mezzo meno , � quel di fopra niente , er
ce mfegna il modo difo/pender que uaft, dicendo.
Il fofpender de 1 calda toi l� fa prima in modo,cheilfuolo fia falicato di tegole d'un piede, e mezzo, ma fia quel felica-
to pendente uerfo la bocca della fornace, aericene quando in quella ni f usfi gettata una palla, ella non polla ftarui
dentro, oVf�rmarfi, ma di nono ritorni alla bocca della fornace , perche colila fiamma da f� pi� faci/mente andr� 4<t
uagando fotto la fofpenfione. Cio� fotto il luogo doue fileno fojpef� quei uafi.
Ma di fopra con quadrelli di otto once far fi deono i pilaftrelli, cofi difpolli, che fopra quelli fi pollano fermar le tego
le di due piedi, ma i pilaftrelli fiano alti due piedi, & fatti fiano con argilla 0 creta,e capelli ben battuta, & � quelli fi
foprapongan tegole di due piedi, che foflentino il pauimento. Le concarn�rationi,� uolti feranno pi� utili f� fi fa-
ranno di muratura. Ma f� fi faranno tal�elli, e di legname bifogna pomi fotto l'opera di terra cotta, de farla a que
ilo modo. Faccianfi le regole, � lame, � gli archi di ferro,& quelli conifpesfisllmi oncini di ferro fiano fofpefi al taf
fello, & quelle regole, � archi fieno difpolli in tal modo, che fi postino fopra due di quelli ponete le tegole, fenza i
loro margini, & iui collocarle, & cofi tutte le uolte pofandofi, e fermandoli fopra ferro fian condotte,c perfette,& i
conilregnimenti, & legamenti di quelle uolte dalla parte di fopra fiano coperti leggiermente con argilla battuta in
freme con pelli, ma l� parte di fotto,che riguarda al pauimento prima fia con te flole rotte, oc calce rimboccata, e 7»
sgroifata,dapoi con belle coperte polita,intonicata,e biancheggiata,& quelle uolte f� doppie feranno ne i luoghi,�
celie detti fcaldatoi, feranno pi� ufeuolijper�oche l'humore non potr� far danno al palco, � tallello>ma fra due
uolte potr� uagare.
Vitr. ce infegna come douemo fare i uolti, ©" U Cielo de i bagni, er quanto aUa materia, er quanto aUe parti, ma prima egli ci dimo&ra come
bifogna fare il pauimento del bagno per alzarlo 4,aterra
, er daU'bumore, dicendo, che laflricar bifogna con tegole d'un piede, e mezzo A
jpw«o, iiquale penda tterfoU bocca del fornello. Sopn�l lastricato mole tckefi drizzino alcuni piktlreUi alti due piedi fatti di quadrelli
-                                                                    di due
-ocr page 167-
Q^ V I N T O.                                                                    l�»
di�te terzi il piede, sfittatati con. Creta, e cimatura, ben � Radazzata, � battuta, ikhefifa, perche dia faida al fuoco, fopra ipilaftreU
li egli s'impone le tegole di due piedi, quej�e tegole fomentano ilpauimento, fotto ilquale fi poneua il fuoco, che per certe trombe , � canali
neUe groffezze de t pareti uaporaua in fu, come ancho s'� atmertito in alami luoghi ritrouati nettamente, doue fi fuma, che gli antichi facef
fer calde le loroJtanze� qusjto modo. llche perche � cofa degna di fapere, con le figure Pho dtmefirato nd feguente libro, al Decimo cap.
Quanto a/fetta alle concamcrationi, e cielo de i bagni(camehodetto) Vit. cida le regole, e dice, che in due modi fi poffonofare, l'uno, � di
muratura, l'altro di opera di legname, bifogna confederar le parti di fotto di mezzo, cr di fopra, ey il modo di farle. Le parti dette fono tut
to un corpo, ilquale ha bifogno d'efjer fomentato,per che fenza legamento ruuinerebbe. Et per� il legamento fi far� in quello modo, Faranno}! .

ie uolte,w gli archi di ferro, conhjte � lame di ferro attrauerfati, gr incrocciati , er quej�i archi, � Itile fiano confpesfi uncini �guifa di
Ancore attaccati al tauolato, ma tanto larghe una dall'altra che fopra dite di-effe fermar j� poffano le t�fie di due tegole, et qucj�afera U par
te di mezzo, ma difopra egli fi far� come un terrazzo di creta con peli impalata, cr ben battuta,
e>~ il cielo di fatto,che fopra fi a al pauU lo
mento fera fmaltato, e rimboccato con teftole pe&.e,&" calce,dapoi intonicato, e biancheggiato gentilmente,
erf�queste mite feranno doppie
daranno maggiore utilit�
. Hor hauendoci trattato del piano,cr del uolto de i bagni, er quello che mi bifogna,cbefia,cr comej cr di che ma-
teria fi ha a fare Puno, e P altro, feguita,
er ci da k mifure, dicendo.
I_c grandezze de i bagni fi hanno � fare fecondo la moltitudine de gli hnomini. ma fiano per� in quello modo compar-
tite, che quanto ha da eller la lunghezza leuandone un terzo fatta fia lalarghezza olir� il luogo doue fi ihiad afoet
tare d'intorno al labro, e la f oiTa, bifogna fare il labro fotto il lum e, accioche quelli, che Hanno d'intorno non toglie
no il lume con l'ombre loro. Gli fpatrj de i labri, detti fcole,cofi fpaciofi deueno efFer, che quando i primi balleranno
occupati i luoghi, gli altri, guardanti a torno posfino ilare dritti in piedi. La larghezza dell'alile© tra ii parete, & il
Parapetto non fia meno di lei piedi, accioche il grado inferiore, & il puluino da quella larghezza ne cane due piedi,
il Laconico, & le altre parti perii fudatoi congiunte fiano al tepidario, & quanto feranno larghi tanto fiano alti al io
la cimatura inferiore dello hcmifpero, & fia lafciato,il lume di mezzo nello hemifpero, & da quello penda ii ceper
chio di rame con catene attaccato, ilquale alzandoli, & abbaf��ndofi dia la tempra del nidore, & per� pare.che egli
fi debbia fare � fella, accioche la forza del uapore, & della fiamma per le uolte della curuatura egualmente dal mez-
zo partendoli, polla uagare.
ta dechiaratione � alcuni uocaboli ci dar� ad intender quanto dice V ih: demfifar i bagni grandi fecondo la moltitudine delie perfide, Legge fi
che Agrippa ne fece cento efettanta � beneficio del popolo, crebbero poi in infinito, <zx col numero fitisjaccuano a quello, che Itgrandez*
za non poteua. La mifura loro cra,che la lunghezza fujje tre parti,
cr la larghezza due , ecco la proportione fefquialtcra, ma in quefla
larghezza non fi comprendeua il labro
, er il luogo douc ajfeitauano quelli, che uoleuano lau&rfi. Labro era unafefi�, � uafo capacisfia
trio di pietra,� di marmo,dentro ilquale era Pacqua da iauare, d'jntorno � quello erano alcuni Parapetti doue s'appoggiauano le perfone afbe�
iando,che i primi ufctffero del Libro, quefiifono detti fole, onero, ilche mi piace pi�, erano alcune banc�x d'interno i labri, doue fi afpetta-
?0
Ma, ey la larghezza del labro, che egli chiama and� 4ueo tra il parete, er il Parapetto, fia di piede fei, due de i quali feranno occupati dal
grado inferiore,
er dal pulitino , ilquale [timo chefujfe una parte doue fi appoggiai umofiando nel bagno, il labro era fotto il lume, il Iaconi
�0 era queUo, che ancho Sudatolo fi chiama,detto cefi da Lacedemoni, perche m luoghi f�ntili fi flettano esercitare,
er la figura e ne! ftguen
tei�re,
douefiparla.de i camini. Clipeo io ho interpretato coperchiale; e cofi detto dalia forma d'unfeudo^chs era rotonda.
CAP. XI DELLA EDIFICATXONE'dELLE
PALESTRE, ET DE I XISTE
ORA � me pare ( tutto che quello non s'ufi nell'Italia)di dich�arire il modo di far le paleflrc,& di-
moirrare come da i Greci fono fabricate. Fannofi adunque in tre portichi le exedre fpaciofe, che
hanno � luoghi da federe,& uedere, nellequali i Filofofi, gli Oratori, & gli altri, che fi dilettano
de gli l'hidrj pofl�no fedendo difputare.
Nelle palefirei Colonnati, e porticali d'intorno fi hanno � fare quadrati, onero alquanto lunghi
in modo,che riabbiano gli fpatrj da caulinare intorno di due fladi, de iquali difpofti fiano tre por-
ticali femplici, ma il quarto perticale, che fera uerfo il meriggie bifogna, che fia doppio, accioche efl�ndo i cat-
tila tempi neuofi , non polla l'acqua uenircpiu adentro.
Ma nel portico, che fera doppio fiano polle quelle membra, il luogo da ammaeftrare i Garzoni detto Ephebeo fia nel
mezzo. (Et quello e una exedra ampiisfima con le fue fedie longa un terzo pi�, che larga) fotto il deliro � il luogo $ o
da ammaeilrar le Garzone, & appiedo � il luogo doue s'impolueranano gli Athleti detto Coniflerio , dalqual luo
j2;o nel licitare del portico, Ila il bagno freddo detto Lutra, ma dalla finiftra del luogo dei Garzoni, e il luo=
go da ugnerfi , detto Eleothefio, apprei�o ilquale � il luogo da rinfrefearfi , dalquale fi na al luogo della fornace
detto Propigneo nel uoltar del portico , ma appreflo poi nella parte di dentro dirimpetto al frigidario fono i
fudatoi di lunghezza il doppio alla larghezza, che nel uoltare habbia da una parte il Laconico compollo (come
� fopraferitto ) & � dirimpetto del Laconico il bagno caldo.
Nella Pale (Ira fieno i Perifli�i, come s'� detto di fopra, cofi deono effer perfettamente compartiti. Ma dalla parte di
fuori deono effer difpofti trcportichi,uno la doue fi efee del Periftilio, due dalla delira, & dalla fineflra detti Sta-
diati. Di quelli portichi quello, che riguarda al Settentrione fi la doppio, & di ampiisfima larghezza, l'altro
�femplice, & fatto in modo , che nelle parti, che fono d'intorno i pareti, & in quelle, che fono uerfo le Colon- <jo
ne habbia i margini come fentieri non meno di dieci piedi, & il mezzo canato di modo, che due gradi fiano nel-
la difeefa d'un piede e mezzo da i margini ai piano, ilqual piano non fia men largo di piedi dodici, e cofi quelli
che uefliticamineranno d'intorno nei margini non feranno impediti da quelli, che unti fi exerciteranno.
Quello portico , e nominato Xiftoda Greci, perche gli Athleti al tempo del uerno fotto i coperti ne gli Stadrj
fi exercitauano.
JXifiti fi deono fare fi che tra due portichi ni fiano felue, & le piantationi, 8c in quelli fi facciano tra gli alberi le
ftrade, & ini di Aflreco fiano collocate le danze.
Appreflo il Xifto, & il doppio Portico, fi dif�egnino i luoghi feoperti da caminare detti Peridromide da Greci, nei
quali il uerno, quando l'aere � fereno ufeendo gli Athleti fi posfino elTercitare.
Dapoi il Xifto fera figurato lo Stadio, cio� illuogo da efTercitarfi in modo, che la moltitudine delle genti polla larga» 70
mente guardate gli Athleti, che combattono.
Io ho deferitto diligentemente quelle cofe, che erano neceiTarie dentro le mura, ad effer acconciamente difpofle.
Quanto dice Vitr.� chiaro affai con la interpretation noilra,z7 dalle parole fue, la doue fi deue auuertire quanto ftudio ponefferogli antichi nel
lo effer citio,<y come acconciamente prouedeffero � i bifogni,
er � 1 piaceri degli huomini. Manoi diremo qualche cofa del Circo, er del"
lo Amphithcatro , gr prima dello Amphitheatro, ilquale non era altro che due Theatri infieme con le corna congiunti
, er continui-
ti iettate uia le fcene3eyi pulpiti, ejrlafciato il luogo pianole ff>aciofo coperto di Arena , doue cantra le ferocisf�me bef�ie fokuano
�M gli
-ocr page 168-
LIBRO
r<Ji
gli huomini, con deprezza, CT ammaeBramento mirabili opporj�, a1 far le cacciami recintegli kmph�theatr�, er quanto a�Fufcite, er
quanto all'entrate, ey aUefaltte con t Theatri conuengono. Qui i gladiatori haueuano luogo, qui s'�nduccua anchol'acqua, per gli efferati]
mudi
, ne fu mai il maggiore di quello, che hoggifi chiama il Coli/so. Solamcte {come ho detto) f� gli leuano i cinque cunei che fi donano alia
fcena
, er fi commettono mfieme i fette del Theatro,per ilche ne nafee la forma ouak, ey per� Curione ne � fuoi Theatri d� legno leuau� le
jeene
,Cf nmluu&gli con le corna loro, eyglt uniua � forza di Machine, ilche cerne fi patella fare dimojira il Gardano in nel libro delle
fottilit�, er difficilmente per uia d� archi, ey corde, ey la figura fua � qui al lato.
Io confederando, che Plinio uuole,che etafeunofi moueffe fopra un Perno, ey che di due Theatri fi fa*
ctjje uno A mphitheatro, ey uedendo non meno audacia, che ingegno in tanta opera confiderai molte
cole
,er trottando difficult� grande fecondo il mio parere, mentre io fluita in quefU conftderaticne
mifoprauenneiingeniofo Meffer Francefco Marcami, colqualecommunicando ilm�openfiero egli
» »
con la prontezza con laquale trotta i modi d�feiogliere ogni quefito, facilmente moflr� che facendo
i centri doue andauano i Perni ne l'un capo del Diametro della Orchestra, i Theatri fi farebbon �ol*
tati, ey riuoltdti, ey congiunti inf�eme, ey fattone la proua con le piante de � Theatri quiut de*
ferit� rtufc� mirabilmente, aggmgnendo che in pi� luoghi fi doueuano porre dei ruotali di Broli*
ZO grosfi
, decioche i Theatri fuffero da quelli fomentati, ey portati, er con facilit� riuoliati.
Bifogna adunque porre i Perni in dritta linea in c�afcun Theatro guidamente fopra l'un capo del
Diametro della Orcheftra; ey far girare con �nftrumenti fufficienti fopra i ditti ruotali quei gran
pef� ,ey riufeir�.
il Circo, e come un Theatro, ma con le corna slongate, ey egualmente dittanti Funa dall'altra.
Ef di fu
natura non. ha. portich�, ey dicono che il Circo fu fatto ad imitatione delle cofe celefii, pero haueua do* zo
dici entrate per li dodici fegni, fette m��kt termini da i fette pianeti, da Leuante � Ponente per mezzo 4 longo del piano molto dijianti Funa
dall'altra
, doue le carrette da dite, ey da quattro ruoti correndo, andauano per mezzo glif�acij del Circo, come dtfeorre il Sole, e? la Lu*
na fatto il Zod�aco, ey non pi� di uentiquattro dardi ufauano per le uentiquattro hore,che � una r�uoluttone del Cielo. Brano diuifi quel*
le, che correuano in quattro l�uree con colori difhnti rapprefentando col uerde la prmatter�, col refato la fiate, col bianco l'Autunno , col .
fofeo il uerno.
Tre erano le mete principali, pi� honorata quella di mezzo, le efirente erano Colosfi, le trammezzate colonne, � met� minori
, la parte doue fi
cominciauailcorfoeradettacarcere,noichiamamolemo[je.
il maggiore, che f�a fiato fatto � quello, che fin horafi chiama il circo Masfimo
, che gi� fi Bendeua appreffo quattrocento e cinquanta pasf�, er
s'allargaua uj. er ui poteuano fare aggiatamente z�ooo. per fan�, ey � poco � poco crebbe in adornamento, ey grandezza, che era cofit
mirabile, come Liuio , Suetonio, Tacito, irgli altri fcriuono,
er di quef�e antichit� il dtl�gentisf�mo meffer Pirro Ligou, ne � tanto it.ftrut ?o
to,quanto altro, che fi trou�, al quale fi deom infinite gratie, er immortali per lofiudio che egli ha fatto ,efafcpta~ le cofe antiche � bene»
fido del mondo.
GAP, XII. DE I PORTI, ET DE GLI EDIFICI CHE
NELL'ACQ_VA SI DEONO FARE.
GLI non fi deue lafciar di dire delle commodit� de i porti, ma bifogna dichiar�rc, con che ragione 4a
fiano le naui in quelli dalle fortune ficure. Quelli adunque f� fono naturalmente polli, & che
habbiano Promontori, � capi fopra l'acqua, fi che per la natura del luogo s'ingolfino,hanno gran
disfime utilit�, perche d'intorno s'hanno a fare i portichi, & i nauali, ouero da i portichi l'entra-
ta � i fondachi, � dogane, & dell'una, & l'altra parte fi deono fare le torri, dallequali fi postino ti
rare le catene con gli {frumenti dell'una all'altra.
Ma s'egli non fi Hauer� luogo per natura idoneo da asficurar le naui dalle fortune, in quefto modo fi deue fare : che fc
egli non ci far� fiume, che impedifea, ina da una parte far�'la ftatione, cio� il luogo doue ficuramente Hanno le na
\ii,che noi dicemo buon forgitore, allhora dall'altra con gli argini, & con le fabriche fi uenira in fuori, & fi far� pr�
grefib, & coli fi rinchiuderanno i porti.
il fine del Porto � j�curar le naui da i uenti, er dalle fortune, il porto effer deue f�curo, e capace. Quefta f�curt� ouero � naturale, ouero aia*
tata daU'arte.La naturale dipende dalfito del luogo, quando il luogo � ingolfato, ey in arcato, eyfa le corna come la Luna, er i cap� alti uen
gono infuori,
er i lati difendono il golfo da i uenti, ne fi pu� dire quanto gioita un fito tale, perche prima � f�curo, dapoi � commodo, per*
che nella curuatura fi fanno i luoghi da faluare le mercant�e, ci fono i f�ndachi, le Dogane, i Bazzarri,
er altri luoghi opportuni\
E un fito naturale, er commodo nella Scotta doue � uno Porto, � Golfo, che fi chiama Sicberfand, cio� Arena difalute, er porto tranquillo.
Quefto non ha Venetia,ma la poca f�curt� del porto, e la molta f�curt� della Terra,uengono per� le naui nella Laguna, er �m fi faluano.
Quando adunque fi hauer� da natura il fito poca fatica ci uole, il porto � f�curo perla bocca,ey per le rocche, e per l� fianchi, ma quando quee
fio non fi poffa hauer e,bifogna ricorrere all'arte,
er per�Vitr. ce lo infegna, dicendo.
Ma quelle fabriche, che fi hanno � fare nell'acqua cofi pare che fi habbiano a reggere. Bifogna prima portare la polue
da quelle parti, che fono dalle dime fin alPromontoro di Minerua, & mcfcolarla nel mortaio, in modo, che due ad
una rifpondino. Poi la doue fi hauer� deliberato di fabncare,poner bifogna nell'acqua le calle di rouere, & con ca- 6o
tene rinchiufe mandarle in giu,& tenerle � fondo. Dapoi quella parte, che fera tra le calle al bailo,fott'acqua,fi deo=»
no pianare, � purgare ,& ini gettami di quella materia mefcolata nel mortaio con lamifuradata di fopra ,& con
cementi fino, che fi empia lo fpacio, che fi deue murare, quello dico, che � tra le calle, & quefto dono di natura
hanno que luoghi, che hauemo detto di fopra.
Qui l'ufo della Pozzolana � mirabile come Vitr. ci ha detto nel fecondo libro al feflo capo. Dotte adunque fu", che posiamo hauer copia di
Pozzolana,poneremo due parti di quella,
er una di calce , ey faremo nella foffa, che Vitr. chiama mortario una buona pafla, e ben uoU
tata,e battuta, poi faremo delle cataratte � caff� di legname dette arche da Vitr.et quef�e feranno di buon rouere,
er /; fanno in quefto modo.
Prendi delle traui ben pianate, er per labro longhezza da una tefia all'altra farai difolchi, � canaletti larghi, fecondo la larghezza del ta*
glio delle tauole, che dentro ui metterai, quef�e tauole effer deono di eguale grandezza, egroffezza,
er con le tejle loro ne i canaligiafat*
t iincaf�rate,
er in quefto modo {land� le traui dritte , er con giuftifpacij lontane una dall'altra, perche pi� di due traui per lato fi drizza* 7*
no,
er incatenate le tauole finitamente, ty otturatele commtffure fi manderanno gi� con pef� � forza nel fondo, <yf� tentranno firme, er
immob�li, oltra d� quefto lo fpacio rinch�ufo tra le cataratte fi uoter�'conruote,cr altre machine da leuare l'acque, dellequal� Vit. ne park
nel decimo,
er il luogo fi far� piano egualmente , e netto, j�ando fopra trauiceUi, � Zatte, � Pali commodamente, ordinate quefte cofe me*
fcolate nella f�lfa doue hauer ai preparata la fopra detta materia de i Cementi', ey delle Pietre
, er di tutto quel corpo cattato della foffa em-
pirai lofbatio purgato tra le Cataratte,
er in quefto modo far� prefa mirabile, ey riufeir� l'opera fatta neWacqua,Q^ ci�fia, quando cafo nut
no d� acqua t'impedifcayma quando l'impeto del mare tifiurbaffe odi Vitr.che dice.
-ocr page 169-
Q_. V I N T O.                                                                    ltf,
Ma f� per lo coKqj � per la forza dello aperto mare, non l� potr� ottenere le caff� gi� mandate, allhora fubito fopra
l'orlo, e ging�ua del mare,doue termina il terreno, fi deue fare un letto fermi$fimo,ilquale fia piano men della met�;
ina il re(tante,che � prosi�mo al lito ila pendente, e inchinato, dapoi uerfo l'acqua, & da i lati intorno al detto ietto
fi facciano i margini, & le fponde � lineilo di quel piano, & quel pendente lafciato oltra la meta (�a empito di arena
tan to', che egli fia pare al margine, ce al piano del letto, & fopra quel piano fi fabricha un pilallro grande, ■& fatto
che egli fia ,accioche fi poff� leccare, & far prefa bifogna lafciarlo per due meli, dapoi taglili di fotto quel margi-
ne, che foftenta l'arena, & coli la terra fonimerfa dall'acqua far� cadere nel mare quel pilaftro,6c con quella ra«no-
ne richiedendo ilbifogno,fi potr� nell'acque fabricando andar inanzi.
Ter far un braccio fuH mare � poco � poco comincienti da terra, sfarai unofeagno parte piano, er parte, chcjlia in cadere. La parte pendeti
tef�a uerfo il lito, aUo [cagno farai'i[uoi margini nella tej�a uerfo il mare,
er da i lati � lineilo di quello, er la parte che pende empirai d'a=-
j cando k Pozzolana, � fimilc�fi,che faccia prefa nel mare.Ma quando ti mancale quefta materia dice Vitr,
Ma>in quei luoghi,doue non nafte l� polue,con quefta ragione dei fabricare. La doue hai deliberato di fondare, poner
fi deono le cade doppie intauolafe, & c�catenate,& tra l'una & l'altra fia calcata la creta inficine con i Tacconi fatti
d'Allea pamfete, & poi che cofi fera molto bene calcato,ct fodisfimamente ripieno quel luogo di mezzo tra il dop-
pio tauolato, albera il luogo di mezzo delia caifa, che � circondato da doppie cataratte,deu e effer notato con ruote
e con timpani, & altri fli'umenti da cauar acqua, & ini poi canate fiano le fondamenta.Lequali f� feranno in terre
no buono,fiano canate pi� grolle del muro,che ni ander� fopra fino ai nino, & empite di Cementi Calce & Arena, 2©
Ma f� il luogo far� molle, fia conficato di pali d'Alno , di Olino filueftre,� di Rouere bruf�olati, Oc empito de carbo=
ni fi comeferitto hauemo nei fondar de i Theatri, & del muro.
Indi poi fia tirata la cortina del muro eli fallo quadrato con longhisfima legatura , accioche fpecialmente le pietre
di mezzo fiano benisl�mo contenute, & allhora quel luogo, che fera tra il muro riempito fia di rouinazzo,ouero
di muratura,perche � quello modo egli dar� fi, che fopra fi potr� fabricarui una torre.
Arte pare, che Vitr. fi lafcia intenderemo' Leone nel decimo d�ffufamente dei modo di fare le cataratte, gli argini, le paUificate, ifoilegni, le
rafie, le botte,per tener e,chiudere, condurre
, e dijhrnar le acque ,accioche fi pcjja fabricare} �fi rimedi ai danno, �fiprouedeal comma*
do & noi ne partiremo ai fito luogo nell'ottano libro.
Fornite quelle cofe i nauali. Cio� t luoghi doue hanno da" fior le Ndttf. Deono riguardar al Settentrione, perche il merig;-
o-ie per lo caldo genera uermi,bifcie,<& altri animali, che fan danno, & notrendoli i conferita, & quelli edifici (che j®
noi dilaniamo tezze )non deono effer fatti di legname rifpetto de i fuochi.Ma della grandezza de i nauali ninna ter
sninatione elfer deue, ma fatti fiano alla mifura, oc capacit� delle nani, accioche f� nani maggiori feranno m terra
tirate habbiano con fpacio commodo il luogo loro . lo ho fcritto in quello uolume quelle cofe, che mi fon potute
uenir � mente, che nelle citt� all'ufo de i publici luoghi far fi poifono, come deano Ilare, & come fi deono condurr
re � perfettione. Ma le utilit� de i prillati edifici], & i loro compartimenti nel feguente difeorrendo efponeremo.
Poi che � nofir� giorni cofa perfetta non hauemo �elf Ant�che,ne alcuno Mudia con noui edifici imitar quelle fabriche merauiglwfc, er che pochi
fono talch� perarU,0' per pratica posfino animofamente
, er con giudicio abbracciare j� alte imprefe, che facciano � Theatri, � Amphi*
theatri, Circi, Bagni, Bafti�che, � Tempi degni della grandezza dello imperio, nonfo io che mi dire, f� non licitarmi � quelle fabriche
, che
fecondo la qualit� di tempi nofir�fono riputate maggiori
, er la prima grandezza che mi fi para dinanzi, e la fortezza della citt�, che con .
grosfi,
er alti muri fopra largbisfimi, e prof�ndisfimi fondamenti fono,ci rapprefenta una idea Magn�fica, er eccellente delle fabriche mo a�
%rne,quiui oltra lafupcrba muraglia ottimamente fiancheggiata, oltra i Baloard�, Piatt�firme, Terrapieni, Sarracinefcbe
, � me pare che
la grandezza delie porte tenga honorato luogo,
er perche di quefte cofe f� ne � detto nel primo libro � bajlanz^per� non ne dir� altro al prt
{ente) ma ricercando l'altre cofe grandi mi fi fa incontro il l�auak d� Vinet�ani
, er la fabrica delle galere, er naui,che hoggidif� ufano, ne di
r�dei detto luogo, che egli bobbio,grandezza per la copia de i marmi,
er per la magnificenza, erfuperbia della materia,che ujauanogli an-
tichi negli edifici loro, ma ben dir�, che tutto quello che apor tiene all'ufo di tutte le cofe,
er alla copia di quello, che bifogna affatto delle ma
rinerezze, egli auanza di gran lunga tutto quello, che � nofiri d� altroue fi pua uedere.I legni ueramente,et legalere,cr le nani Ridotte fono
� quella perfettione, che fi pu� djj�dcrare per l'ufo, & facilit� grande, che in effe fi troua; ne uogl�o, che prendiamo merauigiia dellagrans
dezzA del d'etto luogo, come di cofa, che fat�sfaccia ad ogni huomo digiuditto, perche quejlo nafee da un altra cefa pi� ammiraiu�4,w degna
da effer defiderata non hau�ndof�,
er d� grande fikdio, accio fia confermata hauendofi.La lunga,& inuiolata libert� di queUa citt� ha partor�*
to quej�a grandezza l'ufo delle cofe maritane, le occafion� belle
, e molte fono fiate tali, che non � potenza fi grande, che in poco tempo far
pom quello, che hanno fatto � Venetiani, e crtfcinta � poco � poco naturalmente ( dir� cofi ) quefta copia, ne fi pu� con u�olenza generare .
. tal cofa, nellaquale il tempo, er la lunghezza de gli anni ti hanno una grande g�ur�d�ttione. Per� non temo io, che fi farebbe preg�udwio al-
la mia patria, narrandola, perche chiunque uorr� drittamente giudicare, trouer�, che pi� prej�o io metterei in dijf erottone ogni altro domi
■nio che uole\fe imitare quefio fi grande apparato
, che dargli animo di cominciare.
conciedo le ampie felue i dinari, l'Imperio, er la uogl�a grande con molte altre commodita �gli altri principi, ma cerne potr� dar loro un lim
oofhdb, ur�effcratio continuato^ una promfione nata dalla prcrogatwa del tempo
, come hanno queBi Signori* Certo non � opera tants��
brand� imperij, quanto d� continuati, e liberi reggimenti lo artificio �nmato,rj ordinato,
er/� bene non s introduce nelle Arene � Gkdmtw�%
r.eV.e Scene gli Hijlrioni, ne i Circi i Corfi,
er le content�oni de caual�eri/introduce pure neWkrfenale di Vinet�ani un'apparato d'acqu�ftar -
1 Regni, er le Vroumcie, cr di leuar ancho le uogl�e � chi uolejfe in alcun modo turbare la libert� diqueUo fiato, er fi come la fortezza deU�
jcitt� hahauuto per Architetto la prouidenza dudna,
er il beneficio della natura, doue ne Muraglie, ne Fo/J�, ne Fianchi, u� hanno luogo^ $$
■�ofi quello,che hanno fatto gli huomin�, e nato dallo slejjo prouedimento d�uino,
er dal grande amore,che hanno hauuto, er hanno i Cittaii-
mi uerfo la patria, che per ornarla
er ampliarla non hanno [par agnato ad alcuna fatica, per �lchefiuede l'ordine merauigliofo delle cofi, che
M un mouer d'occhio fattigli armeggi d'una galera,tutti gli infirumenti, tutto l'apparato non fidamente fi uede al luogo fuo, con ordine mera
,.tiigliofo, ma fi pu� prefi�sfimamente por in opera,
er oltra l'ordinario, che per cuftod�adel mare e fempre fuori, ^apparecchio M cento, e
mu galere con tanta facilit� fi mone dal fuo luogo, che non fi pu� credere, le Taglie, gli Argani, le Kuote,� Najfifono cofi ben csMscati e or
diti, che con grande facilit� leuano ognigran pefo. Hebbegia l'Arfenale molto di quefie cofe, ma bora dal Giudicio del Magn�fico- Meffer
Nicolo 'Zeno e fiato in tanto ordine ridotto
, che non meno ci da da marauigliare il numero^ la grandezza delle s�fe^che l'ordine antcie'ttQ%
�cfa nata da un amoreuolefiudio,
er mdufiriofo giudicio di quel gentiluomo,
IL FINE DEL QJINTO LIBRO.
M ii LIBRO
-ocr page 170-
i^4
LI B R O S E S T O
DELLA ARCHITETTVRA
D I M. V I T E■ V V I, O,
PROEMIO.
RTSTIPPO Fil�fofo Socratico gettato dal naufragio al�ito de Rhodiani, hauendo
auuertito nell'Arena alcune figure di Geometria in quello modo fi dice hauer efclama*
to.Speriamo bene � compagni poi, che qui ueggio l'orme de gli huornini.Detto quello
incontanente s'auui� alla terra di Rhodi', & dritto nel Gimnafio fi conduffe,doue difpu
tando de Ha Filofofia fu largamente donato, che no folo orn� f� Hello, ma ancho � quel
li, che con elio lui erano flati, don� ampiamente il neflire, & le altre cofe al uiuere ne-
ceffarie, ma uolendo i fuoi compagni ritornar nella patria, & addimandandogli, che co
faegliuoleffe,cheinnome fuo diceffcro � cafa. Egli coli command� allhora, che dia
cefi ero: effer bifogno � i figliuoli apparecchiare poffesfioni, & uiatichi di tal forte, che
por effero infieme con loro nuotando ufcire del naufragio : perche quelli fono i ueri pre
fidi] della uita, � i quali ne la iniqua forza della fortuna, ne la mutatione dello flato, ne
la mina della guerra puote akundanno reccare. Ne meno The�phrafto accrebbe la predetta fentenza, ilquale efl�r
tando gli huomini pi� prefto ad effer uirtuofi, che fidarli nelle ricchezze, coli dice, folo il uirtuofo effer quello,tra
tutti gli huomini, ilquale ne foreflieri ne i luoghi altrui, ne pouero d'amici, quando perde i familiari , ouero i pr�*
pinqui, fi pu� chiamare: ma in ogni citt� � cittadino, & folo pi� fenza timore fprezzare gli Urani au�enimenti
della fortuna: ma chi penfa effer munito non da gli aiuti della dottrina, ma della buona forte andando per u�c fdruc
tQ
Li
ciolofe pericola in uita non ftabile ma inferma. Lo Epicuro fimigliantcmenre afferma la fortuna dar poche cofe � "
faui huomini, ma quelle, che fono grandisfime, & neceffarie con i penfieri dell'animo, & della mente effer gouerna
te.Quelle cole cofi effere molti Filofofi hanno detto, & ancho i poeti, iquali hanno fcritto le antiche Comedie pr�
nunciarono le medefime fentenze nella Scena, comeEucrate,Chionide, Ariflofane, &con quefte fpecialmente
Alexi: ilquale dice per ci� deuerfi laudare gli Atheniefi:perche le leggi di tutti i Greci sforzano, che i padri fieno
da i figliuoli foftentati, ma quelle degli Atheniefi non tutti, ma quelli, che haueff�ro nelle artii loro figliuoli
ammaellrati. Percioche tutti i doni della fortuna quando fi danno da quella facilmente fi togiieno: ma le difciplinc
congiunte con gli animi noflri non mancano per alcun tempo ma durano (labilmente con noi fino all'ultimo del»
la uita. Et per� io grandissime grafie rendo � mei progenitori, i quali approuando la legge de gli Atheniefi, mi han
no ammaeftrato nelle arti, & ili quella fpecialmente,ehe fenza lettere , & fenza quella raccomunanza di tutte le
dottrine, che in giro fi uolge, non pu� per alcun modo effer commendata. Hauendo adunque, & per la cura dei J»
miei progenitori, & per la dottrina de i mei precettori accrefeiute in me quelle copie di difcipline, & dilettando-
mi di cofe pertinenti alla uariet� delle cognitioni, & artifici], & delle fcritture de commentari: io ho acquiflato con
l'animo quelle poffesfioni,dellequali ne uiene quella fomma di tutti i frutti, che io non ho pi� necesfit� alcuna, &
che io (limo quella effer la propiet� delle ricchezze di desiderare niente pi�. Ma forf� alcuni penfando quefte cofe
effer leggieri,& di poco momento,hanno folamente quelli per faui, iquali abondano di ricchezze) & per� molti ata
tendendo � quello aggiunta l'audacia con le ricchezze ancho hanno confeguito d'effer conofeiuti. Io neramente �
Cefarenon per dinari con deliberato configlio ho {Indiato, ma pi� prefto ho lodato la pouert� col buon nome, che
la copia con la mala fama : & per� egli fi ha poca notitia del fatto mio: ma pur penfo, che mandando in luce quefti
nolumi io far� ancho � i pol�eri conofeiuto, ne fi deuealcuno merauigliare,percheio fia ignoto � molti 5 perche gli
Architetti pregano, & ambifcono per hauer � far molte opere: ma � me da i miei precettori � flato infegnato, che 4®
l'huomo pregato non pregante deue pigliare � carichi: perche lo ingenuo colore fi mone dalla uergogna: addiman-
dando una cofa fofpettofa, perche fono ricercati non quei,che riceuono, ma quei che danno il beneficio percioche
qual cofa penfaremo, che penfi � fofpetti colui, che fia richieflo di commettere alla gratia di colui, che dimanda il
douer fare le fpefe del patrimonio , f� non che egli giudica deuerfi ci� fare per cagione della preda, & del guadagno,
Se per� i maggiori primamente dauano le opere coloro,che erano di bon fangu e. Dapoi cercauano f� erano hone
flamente alleuati, ftimando di douer commetterle allo ingenuo pudore, non all'audacia della proteruit�,& esfi ar
tefici,non ammaeftrauano, f� non i fuoi figliuoli, & i parenti, & gli faceuano huomini da bene alla fede de i quali
in fi gran cofa fenza dubbio fi commetteff�ro i dinari: Ma quando io uedo gli indotti,& imperiti, che della grandez
za di fi fatta difciplina fi uanno auantando,& quelli,che non folo di Architettura, ma in tutto di fabrica alcuna non
hanno cognitione, non poffono fenoi� lodare que padri di famiglia che confirmati con la fiducia delle lettere, che 5 *
hanno da f� fabricando coli flimano,che f� egli fi deue commettere � gli imperiti, f� pi� prefto effer pi� degni � fare
la loro uolont�, che a quella d'altri c�fumare il dinaro,�c per� ninno fi forza far alcuna altra arte in cafa,come l'arte
del calzolaio, � del farto, ouero alcuna dell'altre,che fono pi� facili, fenon l'Architettura,perche quei, che ne fanno
profesf�one,non perche habbiano l'arte nera, ma falfamente fon detti Architetti.Per lequal cofe io ho penfato, che
fia da fcriuere tutto il corpo dell'Architettura,& le fue ragioni diligentisfimamente , penfando che quello clono
non fera ingrato � tutte le genti, & per� perche nel Quinto io ho fcritto affine della utilit� delle opere communi
in quello cfpiicher� le ragioni,& le mifure proportionate di particolari edifici.
RATT
che, er communi. Propone al prefente libro un bettisfimo proemio, ilquale tanto piacque 4 G»leno,cbe una gran parte 6®
nef refe in quel libro doue egli ejjorta 1 giouani alle littere. fornito il Proemio ci da alcuni precetti generali di auuerti-
menti,zr conj�derationi parlando nel primo capitolo di diuerfe qualit� de paefi,
er uarij umetti del cielo, fecondo iqua
li fi deano ditone gli edifici].
Et nel fecondo facendo auuertito l'Architetto, o1 ricordandoli dell'officio fuo tratta nel
recante del libro degli edifici] priuati, cominciando da quelle parti delle cafe, che prima ci uengono m contra e penetrati
do poi � poco 4,poco nelle pi� rimotejfecrete, quaf� ci mena per mano,cy ci conduce � ueder di luogo in luogo le Stanze cittadmefche, non
Ufciandoparte^cheaUa utilit�., dcomtnodo
,0* aia bellezza conuegna,nefi cotenta di quej�o^he gentilmente ci conduce a piacere muilla,
-ocr page 171-
SESTO.                                                                         ig$
® ci fabrki beUisj�mi alloggiamenti coti un riguardo mirabile al Decoro, ® aWufo , ® alla necesfit�degli huomini concludendo in alcune
regole di fondare gli Edifici, degne da effer considerate. il Proemio � facile, ® contiene una efiortatione alla uirtk mirabile con ejjempi effi*
caci, ® authorit�, ® comparationi dmine delle uirtk aUa fortuna,delle dote deU'animo � i beni ejteriori
3 infine ammaeflra lo Architetta,®"
lo fa auuertito di quelle cofe,che al prefente libro fono conuenienti
.
Io uedo i ueftigi de gli huomini.
No» intendeua Arij�ippo Forme del corpo humano, ma � ue&igi della mente,per che le M athematiche figure erano fiate prima nella mente di que
tialent'huom�ni con ragioni aere considerate,
er poi po/fe in opera, er disegnate nell'arena, ®f� come la fcrittura �fegno del parlare, er il
parlare della mente,cof� le diffegnationi Mathematiche,® le figure Geometriche erano comefegn� d'i concetti d� coloro. D�jfe adunque Aris
&ippo io uedo i uetiigt degli huomini, cio� non d'animali brutti
, perche non hanno difeorfo, ne delle parti del corpo humano,ma della mente,
perlaquale,®' dalla quale Vhuomo � huomo. pofto lo ejfempio di Arij�ippo approua la intentionecon tej�imoni,
er authorit� di Yilofofi, er io
di Poeti,adducendo una legge degli Athenie fi,fecondo laquale egli di f�,® de i fuoi genitori modej�amente parlando dimojlra quanta cura ha=
uer deono ipadri, accioche i loro figliuoltfiano pi�preBo buoni,che ricchi, uirtuoj�, che famofi,degni, che filmati,
Conciofia cofa adunque che io fi per la cura de i genitori fi per le dottrine de i mei precettori habbia accumulato gran
copia di difcipline con le cofe pertinenti allo ftudio delle lettere, & al defiderio dell'arti.
Io ho interpretato qui pi� al propoj�to , che difopra quej�e parole, ma ilfenfo e lo ij�effo � chi ben confider�. Nonfolo adunque deuc lo Archi*
tetto darfi con ardente defiderio aUa cognitione delle lettere,ma diilettarfi difepere cerne uanno le cofe artificiofejnuejiigarle,® farle affine,
che la fua cognitione non rejii morta,® inutile
: ® bene egli fi ricorda di quello, che egli ha detto nel Primo Libro deUa Tabrica, ® del dh
feorfo,® delle conditioni dello Architetto, per� � me pare di auuertire, che Vitr. douendo parlare delle fabriche de i priuati, quaj� che egli
di nono cominciajfe,ha uoluto ridurci
4 memoria le cofe dette nel Primo Libro,® per� tocca nel Proemio del prefente Libro parte d� quelle
cofe che ha toccate nel primo cap.
Et nel primo, fecondo,® ultim� capo di quejio accenna k quello,che egli ha detto nel fecondo, nel quarto, 10
CT nel quinto difopra,® questo egli ha fatto, acci� non ci par effe,che alle priuate ragioni delle fabriche,non Rejfe bene porre quella cura,®
hauere quegli auuertimenti, ® quella cognitione,che fi deuc hauere alle fabriche communi : per� io prego ogniuno,che non creda cofi faciU
mente a. molti,che fi fanno Arch�tetti,che non fanno leggerete d�jfegnare,i quali non folamente non hanno cognitione deli Architettura, ma
anchofono mejperti della fabr�ca {come dice Vitr.) Ma la difgratia mole cheg li imperiti per la loro audacia pano pi� conofi iuti,che quelli
che forf� riufeir ebbene pi� nelle opere, che nelle parole,e pur bifognarebb e che fuffe al contrario. Euu� aggiunta un'altra dijficult�, che cia-
feuno altro artefice pu� 4 fua uoglia dimoftrar l'arte fua, ma lo Architetto non pu� da f� cofa alcuna; pereiocht b�fogni, che egli troui per*
fone,che uoglmojfendere, ®far opere, doue ci uanno molti denari. Ma toniamo 4 Vitr. ® uediamo un fuo longo, ® bello difeorfo fo*
pra diuerfe qualit� de paefi
CAP. I, DI DIVERSE QUALIT�' DE PAESI ET VARI! ASPETTI                 »
DEL CIELOi SECONDO I CAVALI SI DEONO
DISPORRE GLI EDIFICO.
VESTE cofe cofi drittamente difpofle feranno , f� prima egli fi auucrtir� da che parte, � da che
inclinatione del Cielo fieno ordinate, perche altramente in Egitto, altramente nella Spagna , non
cofi nel Ponto,� � Roraa,& cofi in altre propiet� de paefi par che fi debbiano conftituire le manie-
re degli Edificrj j perche da una parte la terra opprcil� dal corfo del Sole, & da altra � lontanisi!-'
ma da quello, ma poi ci fono di quelle parti, che nel mezzo fono temperate. Et per� come la con-
ftitu rione del Mondo all� fpacio della terra per la inclinatione del Zodiaco , & per lo corfo del So- 4®
', e � naturalmente con qualit� dileguali collocata, cofi pare, che fecondo le ragioni de i paefi , & le uariet� del Cielo
eflfer debbiano gli Edifici] raddrizzati: Sotto il Settentrione fi faranno le fabriche � uolte, rinchiufe. non aperte,ma
riuolte alle parti calide. Ma lotto il grande impeto del Soie alle parti del Meriggie (perche quelle parti fono dal ca-
lore oppreile) pare, che fi debbia collocare le fabriche aperte, & riuolte al Settentrione, & Aquilone. Cofi quello
che da f� per natura offende con l'arte fi deue emendare,& cofi nelle altre regioni allo ifreflo modo,fecondo che'l Cie
lo alia inclinatione dei Mondo e collocato, fi deono temperare. Et quefte cofe fono da effer auucrtite e confederate
per quello, che fa la natura, e fpecialmente dalle membra, & da i corpi delle genti, perche in que luoghi, che'l Sole
moderatamente rifcalda, egli conferita i corpi temperati, ma quelli, che per la uicinanza correndo abbraccia , fuc-
ciandoli lena loro la tempra delPhumore. Per lo contrario nelle parti fredde, perche fono molto dal Meriggie lonta-
ne non fi caua Fhumore dal caldo, ma fpargendo il ruggiadofo aere dal Cielo ne i corpi l'humore, fa quelli pi� gran- so
di, & i fuoni della uoce pi� grani. Et per q 11 clip fotto il Settentrione fi nu.trifcono genti di grande datura di bianco
colore, di dritta, e roiTa capillatura,d'occhi cefij,di molto fangue,perche dalla pienezza dell'humore, & refrigeri) del
Cielo fono infieme formati. Ma quei, che uicini Iranno allAiTe del Meriggie fottopofti al corfo del Sole, fono pic-
cioli di datura, di color fofeo, di capello crefpo, d'occhi neri, di debil gamba,di poco fangue per la gran forza del So
le, & ancho per lo poco fangue fono pi� timidi � refifter all'armi, ma fopportano gli ardori delle febri fenza timore,
perche i loro membri fono con il femore nodriti ; & per� i corpi, che nafeono fotto il Settentrione pi� paurofi, &
deboli fono per le febri, ma per l'abbondanza del fangue refiftono al ferro fenza paura. Similmentei fuoni della uo-
ce fono difeguali, & di uarie qualit� nella diuerfit� delle genti, perche il termine dell'Oriente, & dell'Occidente in-
torno allineilo della terra, la doue fi diuide la parte di fopra della part�? di fotto del Mondo pare, che habbia il fuo gi
ro per modo naturale librato, & ponderato, il qual termine ancho da i Mathematici � chiamato Orizonte, cio� ter- ^°
minatore. Et per�, perche quefto riabbiamo, tenendo nella mente noftra il centro riramo una linea dal labro, che e
nella parte Settentrionale, � quello, che � fopra l'Affe Meridiano, & da quello ancho tirandone un'altra obliqua in-
fino alla fommit�, che � dopo le Stelle Settentrionali auucrtiremo da quello, che nel Mondo fera una figura triango
lare, come quegli Organi, che da Greci nominati fono Sambuche. Et per� lo fpacio, che � uicino al Polo inferiore
dalla linea dello Alle ne i termini Meridiani, quelle nationi che fono fotto quel �uoco,per la poca eleuatione de i Po
li fanno il fuono della noce fottile, & accutisfimo, come fa nell'Organo quella corda, che � uicina allo angulo. Da-
poi quella le altre a mezzo la Grecia, nelle nationi fanno le afeefe de i fuoni pi� rimelTe, & ancho dal mezzo in ordi-
ne crefeendo infino � gli ultimi Settentrioni fotto l'altezza del Cielo gli fpiriti delle nationi con pi� graui fuoni dal-
la natura delle cofe efpresfi fono. Cofi pare, che tutta la concettione del Mondo per la inclinatione rifpetto alla tem
peratura del Sole con grandissima confonanza fatta fia. Et per� le nationi che fono tra il Cardine dello Aff� Meri- 7®
diano, & nel mezzo del Scttentrione,come � deferitto nella figura Mufica hanno nel parlare il fuono della noce deU
lamezzana. Et quelle genti, che uanno uerfo il Settentrione, perche hanno pi� alte diftanze rifpetto al Mondo ha
uendo gli fpiriti della uoce ripieni d'humore, sforzati fono dalla natura delle cofe con pi� grane fuono alla prima,&
all'aggiunta uoce,detta Hypate,& Proflamuanomenos, come per la iitefla ragione nel mezzo (cadendo le genti uer
fo il Meriggie) fanno l'accutisfima fottigliezza del fuono della uoce � quelle, che fon prefio l'ultime corde, che Pa-
ranete fi chiamano, Ma che nero fia, che per gli numidi luoghi di natura le cofe pi� grani, & per gli caldi pi� acute
M Hi diuentino
-ocr page 172-
ics                                                                  LIBRO
diuentino, in quefto modo efperim�tando fi pu� auuertire. Siano due calici in una fornace egualmente cotti,&: di
egual pefo, & ad un fuono quando fon tocchi fiano prefi, Se uno di quelli fia pofto nell'acqua, & poi tratto fuori,
ila tocco l'uno � l'altro, quando quefto fera fatto, egli fi trouer� gran differcza tra que fuoni, Se non potranno effer
di pefo eguale, cofi auuiene a i corpi de gli huomini, i quali concetti d'una maniera di figura tione,er in una c�giun-
tione del mondo altri per lo ardore del pacfc col toccamento dell'aere, mandano fuori lo fpirito acuto, altri per l'ab-
bondanza dell'humore fpargono grauisfime qualit� di fuoni, & cofi per la fottigliezza dello aere le nationi meridia
ne per lo acuto femore fi mouono pi� prefto, & pi� efpeditamente con l'animo � prender configlio. Ma le genti
Settentrionali infufe della groffezza dello aere,perche lo aere le offa, raffreddate dall'humore hanno le menti itupi*
de.Et che quefto cofi fia, da i Serpenti fi comprende, i quali per lo caldo hauendo afciugato il refrigerio dell'humo-
re con gran uehemenza fi mouono, ma nel tempo de i ghiacci il uerno raffredati perlamutationc del Cielo per t9
lo ftupore fi fanno immobili. Cofi non � merauiglia f� il caldo aere fa le menti de gli huomini pi� acute, Se il freddo
per lo contrario pi� tarde.Eflendo adunque le nationi fotto il meriggie d'animo acutisfimo, & d'infinita prontezza
� prendere partito fubito, ch'entrano ne i fatti d'arme ini mancano, perche hanno nicchiate le forze de gli animi dal
Sole : ma quelli, che nafcono in parti fredde, fono pi� pronti alle armi, Se con grande impeto fenza timore entrano
nelle battaglie, ma con tardezza d'animo, & fenza confidcratione facendo impeto fenza folertia con i loro configli
fi rompono. EfTendo adunque tal cofe dalla natura nel mondo cofi ftatuite, che tutte le nationi con immoderate me
fcolanze fuiTero diftinte, piacque alla natura, che tra gli fpatrj di tutto il mondo, & nel mezzo dell'uniuerfo il po-
pulo Romano fulTe poffeditore di tutti i termini,perche nella Italia fono le genti temperatisi!me ad amendue le par
ti, & con i membri del corpo, Se col ualore dell'animo alla fortezza difpofte. Perche come la Stella di Gioue di mez
zo tra la feruentisfima di Marte, & la freddijfima di Saturno correndo e temperata, cofi per la ifteila ragione la Ita* 29
lia polla tra la parte Settentrionale, Se del Mezzod� dall'una, & l'altra parte temperata riporta �nuitte lodi, Se pero
con i configli rompe le forze de Barbari, Se con laforte mano i penfieri de i Meridiani. Et cofi la prouidentja Diui-
na ha pofto la Citt� del populo Romano in ottima e temperata Regione,accioche ella fuiTe patrona del Mondo. Se
adunque cofi fi uede, che per le inclinationi del Cielo le dislimili Regioni con uarie maniere fiano c�parate, Se che
la natura delle genti con animi difpari, & con figure de i corpi, & con qualit� differenti nafcefl�ro : non dubitiamo
ancho non douerfi* diftribuirele ragioni del fabricare fecondo le propiet� delle genti,& delle nationi.Hauendo di ci�
pronta, & chiara dimoftratione dalla natura. Io ho efpofto (come io ho potuto con gran ragione auuertire) le pro-
piet� dei luoghi dalla na tura difpofti,& in che modo bifogna al corfo del Sole, & alle inclinationi del Cielo con-
ftituirele qualit� de gli Edificrjalle figure delle genti. Et per�adeflobreuemente dichianr� inuniuerfale,<5cin
particolare le proportioni, Se mi fu re delle maniere di ciafeuno Edificio.
                                                               
le qualit� de i paef� deono effer confiderate da chifabrica, imperoche in un luogo fi fabrica ad un modo, in altro ad altro modo,rijpetto�gli ar*
denti Soli, � i freddi uenti, alle neuofe fiagioni,
er aWinondationi del mare, � d'ifiumija deue altri nelle cauerne della terra, altri [opra i mon
ti, altri ne i bofehi, altri �ncho [opragli altispmi alberi hanno fatto le loro habitationi
, per� Vitr. ha riguardo in generale � quello, che in
ogni luogo deue confiderare VArchitetto,
er proua la (u� intentione a molti modi, er con belli ejfempi, cio�,che le qualit� del Cielo, rjr gli
affetti in diuerfe Regioni fanno diuerfi eff�tti,
er che � queUi fi dme por mente acciochefi poffagoder leftanze, cr le habitationi fenza dtf*
fato. Prende argomento daUa Satura, cr da i membri delihuomo,
er dalla d�fpoptione degli animi, chefeguitano la temperatura del corpo,
il tutto � facile, folamente quella parte ha bifogno di efyoptione, che appartiene alla differenza delle ucci, quando dice, che il fuono dettauo*
ce tra le genti del mondo ha diuerfa qualit�,
er daUa uariet� de i clima uarkrfi la uoce degli huomini, dice adunque in fornata, che quelli � i
quali p leua meno il Polo fopra l'Orizonte, hanno la uoce pi� fattile,
e pi� acuta, er quanto pi� uno nafee in paefe uicino al Polo, cio� che'l
ponto cheghfoprafl� nel Cielo, � uicino al Polo, tanto ha uoce pi� buffa, quef�a intentione � prefa da una fimiglianza di quello indumento,
^0
chep chiama Sambuca, noi forf� Arpa nominiamo, che � frumento muficale informa di triangolo, come ancho quello che di canne firmato fi
uede in mano di Pane
Dio de Paflori,ma l'Arpa � di corde, imaginamofi per lo circolo Meridiano abcd il centro del Mondo, e, l'Ori*
zonte, che � quel circolo, che diuide gli hemifberi cio� quello, che fi uede
, da quello che non p uede a e e imag'mamo il Polo nel punto *
ddquale cada una linea neU'Orizonte � p ornho nel punto, H cr pmilmente un'altra
che peruenga al centro,
e, non � dubbio che qui nonp ueda rapprefentato un triangolo
v
h >:, imaginamo ancho il Polo eleuato fopra il piano nel punto, g, er facciamo cade*
re dal detto punto una linea fopra iQrizonte nel punto,
i, er un'altra dal detto punto
g, al centro,*,
er qui haueremo un'Uro triangolo gci, dico,che quelli,*' ' quali fi le*
Ita il Polo nelpunto, v, hanno uocepiufottile,che queUi,� i qualif�-leua il Poh nel pun
to, g, rapportamo adunque la linea,
f h, dentro al triangolo maggiore,?? lui fia cbia*
mata
m n, certo � che la linea g i, feri maggiore di quella, crfe ella fuffe una corda
di frumento fonarebbe pi� baffo,
er pi� graue, che la corda m n, come quella, che �
pi� uicina aWangulo,
er pi� picciola,cr fa fuono pi� acuto,effendo dipiifueloce moui*
mento, cr pi� tirata,pmilmente dice Vitr.
Adunque quello fpatio,che � prosfimo al Cardine inferiore nelle parti Me
ridiane, quellle nationi, che fono fotto quel clima per la breuit� dell'ai*
l'altezzaalmondofanno unfuonodiuoce acutisfimo,&fottilisfimo,
fi come fa nello finimento la corda, che � uicina all'angulo.
Et cofi u� feguitando, er la nopra figura dimoflra chiaramente lafua intentione, er quella linea obliqua, che egli dice, chep debbia tirare, ben*
che pare,che egli la tire daWeflremo Orizonte, come dal punto e che egli chiama labro
, pure deue effer tirata dal centro, parte di quefto sa
difcorfof� legge in Ptolomeo nel fecondo della fua compof�tione,
CAP. II. DELLE MISVRE, ET PROPORTIONI
DEI PRIVATI EDIFICI I.
IV N A cura magggiore haucr deue lo Architetto, chefarc, che gli Edif�cfj habbiano per la pro-
portione della rata parte,i compartimenti delle loro ragioni. Quando fera efpedita la ragione del-
le Simmetrie,& co difeorfo efplieate le proportioni,allhora ancho � propio di acuto animo prolu-
dere, alla natura del luogo,all'ufo,alla bellezza, & aggiugnendo, � feemando fare conueneuoli tem
peramenti, acci� quando fera tolto, � nero accrefciuto alla mifura , quefto paia effer drittamente 7«>
_ formato in modo, che niente pi� ci fi defideri per lo afpetto, perche altra forma pare, che fia d'ap=
prefio, & al baffo, altra da lontano , & in alto, ne quella ftefla pare in luogo rinchi�do, che pare in luogo aperto,
nellequal cole � opera di grangiudicio fapere prender partito, perche non pare, che iluedere habbiaiueri effetti
ma bene fpeflo la mente dal fuo giudicio � ingannata. Come ancho appare nelle Scene dipinte gli fporti delle colon
ne, Se de i mutuli, & le figure de i fegni, che uengono in fuori di rileuo, eflendo fenza dubbio la tauola piana, &
eguale. Similmente i remi delle naui eflendo Sottacqua dritti pareno a gli occhi rotti, e fpezzati, Se fin che le parti
loro
-ocr page 173-
I&l ii�� diventino
-ocr page 174-
S % S T O»
L I E R O.
t$B
*�
!;%
'«fi
,\
V
Vi
,-J
0
..,j -
-ocr page 175-
L I E R O.
:S T Oi
t�»
s
-ocr page 176-
*?*                                                  L I E R O.
SVESTA E VNA PARTE DELLA FACCIATA DELLA CASA PRIVATA.
-ocr page 177-
SESTO.                                                           ,7i
loro toccano il piano dell'acqua, apparcno dritti<ome fono. Quando poi fott'acqua mandati fono per la rarit�
trapparente della natura rimandano le imagini fuori dell'acqua alla fuperficie, & ini quelle imagini agitate e cosn-
mofle pareno fere� gli occhi lo afpetto dei remi (pezzato, &quefto© pexchequei funulachri fono fpinti, � perche
dagli occhi uengonoi raggi del uedere (come piacea Phyfici)� per l'ima, & per l'altra ragione qual fi uoglia,cofi
pare, che lo afpetto habbia fallace il giudiciode gli occhi.Eflendo adunque che lecofe nere pareno falfe,e pi ouandofi
da gli occhi, alcune col� altramente di quello, che fono,io non penfo, chebifogni dubitare,che alle nature, � necef-
fit� de i luoghi, non fi debbia fare gli accrefcimenti,ouero le diminutioni, ma in modo, che in fimil opere niente fi
defideri. Et quello non folo per dottrina, ma per acutezza d'ingegno fi pu� fare, & per� prima fi deueordinare la
ragione dellemifure,dallaquale fi polla fenzadubitatione pigliareil mutamento delle cofe. Dapoi fia efplicato Io
fpacio da ball© dell'opra, che fi deue fare per larghezza,& per longhezza, dellaqual opera quando una fiata fera la i©
grandezza conftituita lo apparato della proportione alla bellezza ne fegua, accioche dubbio non fia l'afpetto della
Eurithmia, � chi uorr� fopra confiderare, della quale-con che ragioni fi faccia ne dir� 7 ma prima ragioner�.coine fi
debbiano fare i Cortili feoperti,delle cafe, Cauedrj nomina*!.
lo ho detto che molto ragioneuolmente Vitr. ha uoluto replicare nel fejio libro quelle cofe che nel primo ha uoluto per introduttione dell'Ar-
chitettura proporre, perche!Architetto hauer deue le ifleffe idee, nett'ordinare gli edificifriuati, che egli ha neUe cofe publ�che
, ©- molto
bene auuertire alla Dijfrofitione, al Decoro, alla Bellezza, alla Diftrihutione, al Compartimento, eraltre cofe toccate nel primo libro fe-
condo che nel detto luogo molto bene hauemo effroflo
,er di pi� ambo fi deprime [arroganza dimolti, che mijurano molte manbra, cr mol
te parti, neUe ruinedi Koma,cr non trouando quelle rifondere alle mifure di Vitr.fubito le biafimano dicendo, che Vttr. non la intende*
u�, la deue imitando neUe fabriche le cofe, che hanno mifurato fuori de i luoghi loro, come firma regola f�mpre allo ifteffo modo fi gomma*
no,
er non hanno conf�deratione � quello, che Vitr. ha detto di fopra, er molto pi� chiaramente dice nel preferite luogo, cio� che nonfem* zo
pre fi deueferuare le ifleffe regole, e Simmetrie, perche la natura del luogo richiede jfreffo altra ragione di mifure, ej la necesfit� ci agrigne
� dare,� leuare di quelle, che propoj�t haueuamo. Per� in quel cafo dice Vitr. che fi uede molto lafottigliezza,
er giud�cio delio A rchitet-
to, ilquale togliendo, � dando di pi� aUe mifure, lo fa in modo, che l'occhio ha la parte fua, et regge la necesfit� con bella e fattile
R anione.
Et f� noi trouamo la Cornice del The-atro di Martello alquato diuerfa dalle regole di
Vit.gr il ref�ante effer benisfimo intefo,non douemo bia
[mare quel grande Architetto, che fece il detto Theatro. Imperoche chi haueffe ueduto tutta V opera inf�eme forf� hauer ebbe fatto miglior
giudicio,
er per� ben dice Vit. che f� bene la maggior cura, che ha l'Architetto, fra d'intorno le mifure, et proportioni, per� grande acqui
fio fa di ualore, quando egli� forzato partir fi daUe propojie Simmetrie,
er niente lieua alla bellezza dello afpetto, ne pu� effere incolpato
perche con ragione habbia medicato il male della necesf�t�. Et quif�uede quanto fia neceffaria la prcjfrettiua allo Architetto, e dimoflra !a
forza fua, quando fia, che U uiftanoflra merauigl�ofamente ingannata fia dalle pitture fatte ne ipiam, che per ragione di prcfbettiua rego<*
lata da un fol punto fa parere le cofe di rilieuo,er non fi pu� certificarti, che non pano di rilieuofe l'huomo non le tocca, 0 non f� le auuic�na.
jo
&jgti,wgannideUa uiflafono, � per la diuerf�t� de i mezzi, per liqualifi uedeno le cofe che effendo intiere paiono ffrezzate, effendo picc�ok
paiono grande
, effendo lontane paionouicine. La troppa luce tmpedifee, la poca non � bafteuole atte cofe minute. Le dif�anze mutano le
figure, per� le cofe quadrate da lontano pareno tonde
, er Vit. di tal co fa in molti luoghi, ci ha fatti auuertiti. Gli feorzi de i corpi non la-
nciano uedere tutte le parti loro
, (7 ueloce tveuimento faparere una fiamma continua, quando ueloeemente fi mone una uerga affocata. La
infirmiti deUocchio partor�fice ancho dmerfi errori ■> per� 4 mete cofe dette fopra dette il ualente Architetto pu� rimediare. Dapoi che
adunque l'Architetto ha�era molto ben confiderato la ragion delle mifure, cr � quel tutto, che fa la cofa bella fia di che genere effer fi uo*
gli4,�fodo perfofieneripefi, �fuelto per dilettare, come il C�rinthio,� tr ammezzo per l'uno, e l'altro come il ionico, cr egli hauer� au*
uertito al numero,delqualela naturaf� compiace nette colonns-,ey nelleapriture,
er che le cofe alte nafeono dalle baffe,er che quelle proporr
tioni, che danno diletto alle orecchie nelle noci, le ifleffe applicate a i-corpi dilettano a gli occhi,dapoi dico,che tutte quef�e cofe feranno pre*
mfie, bifqgnerd, che�glifottilisfimamente proueda, 4 quello, che fera neeeffario 4 quella parte, che Eurithmia � chiamata nel primo libro.
43
CAP. Ili DE I CAVEDI DELLE CASE.
CAVEDI, dittanti fono in cinque maniere,le figure,de i quali coli fono nominate. Tofcana,Co
rinthia,Tetraftila, Difpluuiata, Teftugginata. I Thofcani fon quclli,nc i quali le traui, che palli*
no per la larghezza dell'Atrio hanno alcuni trauicelli pendenti,& i canali, � collature dell'acque,
che corrono di mezzo da gli anguli de i pareti, a gli anguli delle traui, & ancho da gli alTeri nel mez
zo del Cauedio detto compluuio fono i cadimenti dell'acque. Ne i Corinthrj con le iitefTe ragioni
fi pongono le traui, & i compiimi}, ma ci � quefto di pi� , che le traui fi partono da i pareti, & fi
foprapongono alle colonne d'intorno. I Tetraftili fon quelli, che hauendo fotto le traili le colonne angulari le pre- *&
f�ano utilit� & fermezza, perche ne effe fono con ftrette hauer granpefo,ne fono caricate dalle traui trapena-
denti . I Difpluuiati fon quelli, ne i quali li pendenti traui che foftengono l'arca fcacciano l'acque cadenti. Quelli
fono di grandissima utilit� alle ftanze del uerno.perche i loro compiuti ri dritti, non togliono il lume � i Triclini.Ma
hanno quefto incommodo ne gli acconciamenti, che d'intorno i pareti le canne contengono i cadimenti dell'acque,
lequal canne non cott pretto riceuono l'acque cadenti ne i canali, & cofi redondanti reftagnano, & s'ingorgano, &
guaftano in quelle maniere di fabriche le fineftre. Ma i Teftugginati fi fanno la doue non fono gran forze, & di fo-
pra nei palchi fi fanno fpaciofi perle habitationi.
Mauendoci Vitr. ejfroilo quello, che douemo confiderare prima, che mettiamo le mani 4 fabricare le cafe priuate, fi per riffretto dette parti del
Cielo, cr gli affretti del mondo fecondo i quali douemo diffronere gli Edifici), fi per rifletto atte mifure, cr proportioni, allequali douemo au*
uertire tanto neUa l�era, quanto netta necesptata difhof�tione de gli Edif�cij
. Comincia � darci i precetti, cr i compartimenti delle cafe pria So
uate, hauendo conf�deratione delle pi� bette parti di effe, accomodandole atte qualit� dette perfette
, conf�derando le parti communi, cr le pr�*
pie, CT non Inficiando cofa che degna fu del fuo auuertimento
. Cominciando adunque 4 trattar dette cafe egli principia da quelle parti, che
prima uengonoaVaJhetto nof�ro,come ha fatto nel trattamento de i T'epi nel Terzo Lib. Quello adunque,che prima ne uiene atto affretto � il
piouers de i colmi, � tetti, cio� quella parte di doue pione, cr quella doue pioue lmpluuio, cr compluuio nominata, cr � ragioneuole dichiari*
re quef�a firma, fi perche �lla � la prima che ci uiene inanzi, fi perche hauendoci Vitr. dato i precetti detta contignatione,
er del legameli*
to del tetto didentro,
©* di fotto {come sha ueduto nel Quarto Libro). Egli ci uuole mof�rare di quanti affretti fiano, fecondo diuerfe manie*
re ipioueri, & i colmi di fuori, cr di fopra. Causdia chiama egli quefiiluogh�,perche neramente fono come caui delle cafe. Aulas i Greci fio*
gliono nominare quc&i luoghi circondati da muri � )coperti nel mezzo,noi Cortili,� Corti chiamamo, entrate et cortili quetti,che fono feoper
ti, entrate quelli, che fono coperti, il cortile adunque � una parte dette principali, nettaquale {come dice l'Alberto) come in un E oro cemmu
ne concorrono tutti gli altri membri minori,cr come netta Citt� il Eoro.ej le parti congiunte al Toro, fono quelle, che prima fi riguardano, 7®
cofi netta cafa,che � come una picchia citt�, fi da prima d'occhio al Cortile,alqualef� da luogo ampio, cr aperto, cr pronto ad ogni cofa.
I nomi de i Cauedi fi pigliano) � datt'ufanza di diuerfe Citt�, � dalla f�rma loro, fono detti ancho Atria, ma per un'altro riffretto, perche Cao
mdium�detto riffretto 4 quella parte che � feoper ta, cr che pioue nel mezzo, Atrium riffretto 4 quella parte che � coperta
. Cinque fono le
maniere de i Cauedi altre fi pigliano dalla firma, altre datt'ufanze d'alcune Citt�, Prima e la Tofcana
, che � la pi� femplice dette altre �atta*
quale forf� fono gli Atri) nominati, perche erano in Tofcana i popoli A trienfi, per ilche non piace, che Atrium fia detto dal color A tro, che
prociede dal fumotcome che iti quelli fifaceffe la cucina, 1 Cauedi Tofcani erano quelli jie t qu4i k tr<witche paffano per U larghezza detta-
Atri*
-ocr page 178-
t7*                                                          LIBRO
Atrio haueuano altri trauicetti pendenti tra quelli, cr per� Interpenpua p chiamano, ey il loro pendere era un piouere, er haueuano i cana*
li,che Colltquie detti fono, � quali traccorreuano,cy erano trappojli in modo di piouere,
er ueniuano dagli anguli de i pareti a glianguli delle
trau�. Erano quattro traui principali [opra quali p pofauano alcuni altri trauicetti
, che ftauano in piouere detti da Vitr. Interpenfiui,
perche trapendono, quej�i ueniuano dagli angoli de i pareti �gli angoli delle traui minori. Erano con una delle loro tejle firmate fopra que
trauicetti,
er con l'altra come appoggiate negli angolide i pareti, eranui poi i lor morelli detti Afferi {de quali hauemo'detto nel Qiiarto Li*
brd) fopra esf� erano gl'lmbrici,
er le Tauette i er maniauanogiu l'acqua allargo nel Cortile. Ma che Vitr. intenda per quejlo nome de in*
terpenj�ui, i trauicetti appoggiati di fopra,
er non pofli di fotto per foflentmento delle traui, che frappavano per la larghezza detto Atrio
(come uogliono alcuni) Egli fi uede per le parole, che egli dice di fotto parlando de i Cauedi Tetraflili
: dicendo, che le traui non fono cari*
cate da g�"interpenfiui
. Segno adunque � che g�Interpenfiui caricano , cr flanno di fopra j er f� fof�eneffero, non fi chiamerebbeno Inter*
penfmi. Queki Cauedi non haueuano portico � torno
, er il loro piouere erafemplicispmo, er ueniua molto manzi gettando l'acque molto i
lontane da i pareti. La feconda maniera � detta Corinthia,ey noni differente quato al uen�r infuori delle traui,?? del piouere dalla Tofcana.
Ma � ben differente,per che le traui,cbe uengono da i pareti dalla larghezza dell'Atrio fono fopra colonne, che uatmo d'intorno al Cauedio.
Come dimofira la pianta,
er la figura,o,laqual ancho ciferue al primo Cauedio, per lapmiglknza che hall Cauedio Corinthio con lo Tofca*
no,intendendo per� che netto Tofcano non cifiano colonne. La terza maniera � detta Tetraflilos, cio� di quattro colonne,
er � molto forte
ne ha molto carico,perche non ci fono g�''Interpenfiui, Queflo Cortile non doueua effer molto grande imperoche battendo fola quattro colon
ne
, O" quelle fopra le cantonate, f� fuffe flato molto longo,� largo, gli fpacij tra le colonne farebbeno fiati fuori di modo, er la opera nanfa"
rebbe fiata firma (come dice V�tr.) La quarta maniera ,�, detta Difpluuiata, cio� quella che ila in due pioueri fatta di Tram
pofli come una
Sefla ap�rta in piedi,che Deliquio* fi chiamano.Quej�i han due cadimenti dell'acqueter� che una parte pioue uerfo i cortili,!!'altra dall'altra
parte di fuori,?? qui ci nafee un d�fjvtto,percbe l'acqua, che cade per li canali,non pu� cofi pref�o entrare nelle canne,che Vif�ukp chiamano
erfu le bocche singorgano, er foprabodando fi fparge,cy uiengiu per li pareti, er col tempo guafta ifottogrondah, er Icfinefire, cy i le* zo
gnami, che poi difficilmente s'acconciano, hanno per� queflo commodo, che non impedirono i lumi alle ftanze ione fi mangia, ey la ragio-
ne � perche il loro tetto non uiene troppo infuori col piouere, ma pende dolcemente,
er il lume non � impedito, per� ancho f� io uoleffe dire
che gli Atrifuffero detti dal color Atro, io direi,che il piouere, chejforta molto infuori, fa quegli ombrop,
er ofeuri, ma forf� A trium pu�
uemr dal Greco,cy fignificare un luogo,che non ha u�a che uolga.La quinti maniera fi chiama Tefiudmata fatta in quattro pioueri, penfo io,
che quef�i fuffero coperti,
er che di fopra haueffero le fole � le danze fpaciofe -, cr i palchi fof�entati da belttspmi colonnati, che dinanzi alle
porte faceffero moi�ra di bette loggie,che per uei�ibuli feruiffero, � che nell'entrate haueffero colonne compartite a modo, che deffero gran*
dezza� bellezza, pu� ancho effer,che quef�i cauedi fuffero eli cafe ordinarie,?? di perfone di mediocre conditione, nettequali non erano Atri
ne colonnati, f� forf� non uogliamo dire, che Atripchiamaffero quelle entrate, ilche muno uieta, che cofi egli non s'intenda.
GAP. UH. DE GLI ATRII, ALE, T A B L I N I.
E LONGHEZZE ueramente,«Scie larghezze de gli Atrrj, a tre modi fi formano. Prima par-
tendo la longhezza loro in cinque parti, & dandone tre alla larghezza. Poi partendo in tre, e dan-
done due,finalmente ponendo la larghezza in un quadro perfetto, e tirando la Dia°;onaie,ia loii-
ghezzza della quale dar� la longhezza dello Atrio.
Io non diuiderei con nouocapo quej�a parte de gli Atrij dal capitolo precedente perche l'Atrio u� col Cauedio, cr ancho
il modo del parlare, che ufa Vitr, lo dimoftra dicendo Atrtorum uero longitudines. L'Atrio � quella parte prima i chi
entra dentro in cafd,
er' � luogo coperto, ha la porta principale nel mezzo � dirimpetto dettaquale in fronte fono le porte, che uanno ne i Pe*
ridili paffando prima per alcuni altri luoghi, che Tablinip chiamano, ha d*tta defira,cr dalla finifira le ale, che Pteromata inGrecopcbia*
mano, che lo Atrio fia la prima parte lo dimofira Vir. nelfettimo capo-dei prefente Libro dicendo, che netta attagli Atrij effer deano ap*
preffo laporta,che lo Atrio fuffe coperto Vitr. fimilmente l'ha d�noRrato di fopr4 parlando del Caued�o,dom dice le traui, che fono nella lar
40
ghezz* detto Atrio,CT il redo. Le mifure,� fimmetria degli Atrij fi fannno in tre modi,cio�gli Atrij fono in treproport�oni,il primo � quan
do la longhezza detto Atrio � partita in cinque parti,?? tre f� ne danno atta larghezza.
li fecondo � quando la longbczz* � diuifa in tre par*
ti,cy due fi danno atta larghezza. La terza e quando fi da alla longhezza la Diagonale del quadrato detta larghezza. La prima � in propor*
tione foprabipartiente le terze,cio� d'un quadro e due terzi- La feconda e in proportione fefquialtera,cio� d'un quadro e mezzo. La terza �
Diagonale. Prima che io uegna atta dichiaratione, e al compartimento di quefie parti uoglio porre il fecondo capo del Trentef�moquinto Li*
brandi Plinio, perche� me pare, che egli faccia al propofito fi per l'ufo degli Atri,
er dei Tablinip per tantichit� memorabile, che in effo
argutamente fi racconta
.
                                _
Ver la Pittura delle imagini molto grandemente pmiglianti di tempo in tempo fi confer umano le figure,ilche del tutto � mancato, l�ora fi pongo*
no gli feudi di Rame coperti �Argento
, er con non intefa differenza delle figure, fi cambiano le tejle delle Statue,diuulgati ancho i moti de i
uerfi cofi pi� predo uogliono, che la materia fia riguardatale esfi effer conofeiuti, e? tra quefie cofe con le uecchie tauole acconciano gli ar $ °
mari doUefaluano le tauole,detti Pinacotbece,et fanno honore atta effigie altrui non if�imando l'honore f� non nel precio,che lo herede le rom
pino,®1 il laccio del ladro le leuino,ey cofi non uiuendo l'effigie d'alcuno lafciano n� le loro imagini,ma quelle della pecunia. Gli if�esfi adorna
no le paleflre de gli Athleti con imagini,
er i luoghi loro douep hanno ad ugnere, ?y per li cubiculi portano le faccie detto Epicuro,?? li por
tanofeco �tomo. Nel loro Natale fan facrif�cia al uigefimo detta Luna, ey feruano le fefle ogni mefe, che [cade fono dette .
E fascialmente
quetti,che ancho in uita non uogliono effer conofeiuti. Et cofi e ueram�te,che la pigritiaha rouinato l'arti.Et perche non �fono Le imagini de
gli ammi,ancho quelle de i corpi fono {prezzate. Altramente appreffo i maggiori erano quelle negli Atrij, perche guardati fuffero non ifegn�
degli Artefici fi>reflieri,non � Metalli,non � Marmi,ma i uolti ejpresfi nella cera per ciafcun armario er�difbafii, accioche ini-fuffero le ima*
gme,che nette effequie accompagnaffero i funerali delle cafate,zyfempre che uno era morto, fi trouaua prefente per ordine tutta la moltitu*
dine,cbe era fiata di quella famiglia,?? gli ordini,cy gradi co lif�e di Rame erano trappole alle imagini dip�nte. Erano ancho tra le porte,cy
fogli delle porte leimagine de igrandisf�mi animi,
er attaccate le fpoglie de i nemici, lequali ne da chi compraua la cafa era lecito, che rotte 6*
fuffero^ mutati i patroni reffiuano g� 'ornamenti dette cafe,ey queflo era un grande filinolo, che le cafe, ry i tetti ogni giorno rinfacciauai-
no, che un dapoco patrone entraffe nel trionfo d'altri.
Beco che da queilo luogo fi pu� hauer ilfentimento di
V j'fr.er come netto Atrio era il Tablino,le imagini, er lef�atue. Similmente Ouidio netta
ottaua Elegia del primo degli Amori dice.
Nec te dicipiant ueteris quinque Atr�a cer�, uolendo dimostrare una grande,er antica nobilt� �
cui nonba�kaffero cinque Atrij per porre le imagini dicera de imaggiori. L'ufo adunque di quef�i Atri,et delle parti loro come Ale � Tablini
� di gi� manifef�o perle parole di quegli buoni autori. Per procedere adunque ordinatamente nel diffegno degli Atrij,0" nel compartimen*
to dette cafe,accioche egli s'intenda que��a materia riputata (come inuero �) da tutti difficilima.io dico
, che bifogna prima uenire alla pianta,
CT con linee diffegnare l'Atrio in longhezza,et larghezza fecondo una di quelle proportioni,che ha pof�o Vit.�di un quadro � mczzo,� Dia'
gonale,� d'un quadro e due terzi,�T qui
"0I rhauemo fatto d'un quadro � mezzo inclufo nette lettere abcd'. Venimo poi al diffegno delle
Ale,chefono dalla deflra,et dalla ffniflrafolamente,crfono porticbi,e colonnati,et perche dipendono dalla proporttone detta longhezza del* 1°
V Atrio,accioche co effo pano proportionate,�neceffariofapere di quanti piedi palalonghezza detto Atno.Qui adunque fatto hauemol'A*
trio longo 80 piedi,la doue cader Sfotto la regola, che dice Vitr.che f� lo Atrio fera longo da So in 1
00 piedi, tuttala fua longhezza p par*
tira in $ parti,cr una di effe p dar� atte Ale � queftp modo, che la
5 parte di Bop diuide in due parti eguali, er una pda alla destra A la l'altra-
allapniflra, nonponendo per�� queflo conto lagroffezza delle colonne percioche le Ale uentrebbero molto ftrette. La larghezza adunque
dette Ale fera 8 piedi,perche 16 e un quinto di So.Quef�o Atrio aduquefer�
80 piedi logo e.yj onz. 16largo, ethauer� I'aU di 8 piedi fenza
kgrojfezza delle colonne. Valtezza ueramente degli Atri � la if�ejfa m tutti, cio� fifa ad uno iftefjo modo,cbe kuando un quarto detta lun*
'                                                                              gbezza
-ocr page 179-
E . S T O
17;
%b?zz4 Urtilo fi da d�altezza, cio� dal piano alla traue, che � la catena del tetto, che fomenta l'arcu� la coffa di tutto il colmo Jeuando adm
qui
io di So daremo 60 piedi aU'altezza,di quef�i 60 piedi faremo l'altezza delle colonne.gl� Architraui, Greggi e Cornici. ;? piedi er onde
1 <s {eranno die le Colonne con le Bafe,ey Capitelli loro,il rePco fi dar� aUi membri difepra, ne ci douemo merauigliare f� le colonne uengo*
va cof� alte,per cloche la magnificenza di quelle cafe coft ricercata
, er � propio loro l'altezza, er lunghezza, perche er Viti', dice difetto
alta Atria,eyvirg. dice tenga Atria, ne uoglio ricapitulare quello, che dice Plin. detta grandezza anzi Incuria delle cafe de Romani nel
trentefimofef�o,^ nel decimofettimo&r molto copiofamente ne parla il Budeo nel terzone quarto de Affe,ben dir� per far fide di queUo,che
io ho detto deWaltezz* dette colonne,cu>� che le ueniuano � pigliar fu le contici all'altezza del tetto,che Plin.dice. Verum eko �ndulferint pu
blicis uoluptatibus,etunetdcuerunt maximas earum,atq; adco duo de quadragenum pedum lucuUei mormorii in Atrio Scauri collocari
, tue
c'um iUud,�cctdte$ fxftum efl, fatifdori fibi damni infitti egit redemptor cloacarum, cu, in palatium extraherentur. Da quefteparole dice il
Budeo potemo intenderebbe disfatto il Theatro,cheper un mefe fola era s�atofabricatofojfero fiate trappolate le colane grandissime nel-
io
l'Atrio della cafa di Scaurojaqual'era nel palazzo, le altezze deUe col�nne adunque erano grandi,ey per� dice vitr.che le traui liminari di
quelle Ale fono alte dimodoch� le altezze peno eguali aUe larghezze,cio� alle larghezze degli Atri,
er per� ejfendo largo l'Atrio piedi $;
e/ onci 16. Similmente dall'Architraue in terra feranno piedi 55 er onci 16. Vitr.chiama.quefte traui Liminaripr�ma per dimostrare, che
non erano uotifopra quelle colonne dell'Atrio,dapoi perche hanno certa fimiglianza con i Liminari, diffegnato l'Atrio in altezza,longhez!S:
za
, er larghezza con la propor�one delle Ali egli uiene al Tablino, U� prima io foner� il tefie di quanto, fin bora s'� detto, lafciando il cont
pariimento4eWArchitraue, Treggia, e Cornice, atte regole pof�e nel Terzo Libro.
L'altezza de gli Atri] fi deue alzare fotto le traui tanto quanto tiene la longhezza leuandone uia la quarta parte. Dei
reft�te fi deue hauer rifpetto � i Lacunari,& all'Arcarne � fopra le traui. Alle Aie che fono dalla delira, & dalla fini
{tra la larghezza fi dia in quello rnodo,che f� la longhezza-dell'Atrio fera da jo � 40 piec�i,eila fia della terza parte,fe
dan�io partita fia in tr« parte e mezza, dellequali una fi dia alle Ale,fe da 50:160 la quarta parte della loghezza fi 2°
concieda alle Ale da piedi 60 ad 80 partifeafi la longhezza in quattro parti e mezza, & di quefte una parte fia la lar-
ghezza delle Ale. Da So i�n «00 piedi partita la longhezza in cinque parti dar� la iufta larghezza delle Ale. Le traui
Liminari di quelle tanto altamente porre fi deono, che le altezzefiano equali alle larghezze,
Qat i� ttedf. uncrejcere,cr unfccmare di propotitionijnir abile, er chi uorrabene confederare fecondo le regole date da noi nel Terzo Libro,po
tr-Aconsfceve il mirabile artificio di quej�e propor�oni,et l'effetto diletteuok,chefmno,qu�to meno fon longhigU atri tanto maggior propor
tisane � della larghezza dell' Ale, perche f� le proportioni deUe ale degli atri minori fuffero minori molto ftrette fxrebbono Palerei n�haurimo
dd buono, lo l'ho riuoltala in tutti i modi,nc mi pars di manicare il pane ai attrice, queefto per dar cagione, che fi firmino meglio identi rem
pendo ancho esj� le cromie. Veramente con buona inientme l'ho fatte perche f� l'bttomo da f� non u� �feorrenio, ey riaolgendo le-cefe bette
nanfa frutto alcuno. Hora uegniamo al Tablinolaxuimifur'a dipende daUalarghezza dello Atrio, fi come U mifura dette ale dipende dallo
longhezza,�Tq^ef�o meritamente, eycon ragione perche fi comete ak-uannoper la longhezza dei?Atrio,cofiil Tablino u� per la Urghez
3°
za, cr � in fronte dirimpetto alla porta. Dice adunque Vitr.
Il Tablino f� la larghezza delio Atrio fera di piedi 20 leuadonc la terza parte allo fpalio fuo fi dia il reftante.fi da 30 � 40
l� dia la met� delia larghezza dello Atrio al Tablino . Ma quando da 40 � 60 partifeafi la larghezza dello Atrio in $
parti,& di quefte f� ne diano due al Tablino,percioche gli Atri minori no poflor�o haucre le iftefle ragioni di Smirne
trie co i maggiori, perciociic f� rifaremo le Simmetrie de i maggiori Atri] ne i minori, ne i Tabiini nelle ale potranno
hauer utile alcuno.
             Perche ferinno troppo strette, cr non fsr idratino al bifogno.
Et f� anco prederemo k proportioi de i minori, nei maggiori quelli inebri {erano in quefte fabriche guafti,c fmifurati.
�.'efentpiofi qucfto.Se la proporzione deUe ale degli Atrij tonchi go pkdi.che � un quinto della longhezza, fera pigliatanel mifurar le ak.de gli
Atri di jo pieMJe de l'erano troppo ftrette,perche un quinto di jo i fei pkd�,i quali partiti in due parti jarano la lerghezza deUe ak di j pie
■di.Similm�tefe la propor�one dette ale degli Atri di
50 piedi fera prefa per formarle de degli Atri di Se piedi, che � un terzo dethioghez*
■%a le ale uenir�no larghisfime, ejhroporhotuite. S imilmcte ne i T�blini fi deue ferirne la propofthne ceueniente dia larghezza degli Atrij.
Vero � che fi come ncW atrio pi� Ugo fi pigliaua minore proportione p formarle ak/ofi nell'atrio pi� largo fi piglia minor propor�one per
formar il Tablino fuo. 'Beco nell'atrio largo io piedi fi plagiano due terci perlalargbrzza del Tablino, nell'atrio largo da jofin
40 fi piglia
la met�,nell'air io largo da
40 fin co fi piglia due quinti, zx chi no utde che fono pi� due teni,che lo met�, ,et pi� te mct�,che due quinti f
Et per� io ho penfato di doucr fcrincxc partita-mente le ragioni efquifite delle grandezze per feruire all'utilit�, &
all'Afpetto.
All' utilit� ci feruek de larghe, perche quando fufjero ftrette no fi potrebbe paffeggiare. S�milra�te ilTaelino douefi pcgono1eftatue,cr gli ar<*
mari effondo troppo tiretto non haurebbe ufo alcuno. Alt'Ajpottofimilmente perche una cofiguafta,et fmifuratafa perdere la uii�a,tf una ria
tiretti'troppo l'occupa, e riflrigne. Se il Tablino prefo dall'atrio largo
io piedi hauer a la propor�one dell atrio difefftnta niuno ufo hauer a
io
il Tablino perche fer�,largo due quinti cio� S piedi., cr [e H Tablino prefo dall'atrio di 60 piedi largo batter� la propor�one detf atrio di-io
:piedi,che fon un terzo egli fera troppo largo perche fera di
40 piedi, er cof� ancho fi offender� FAfbetto tornando i''un'atrio in un Tablino
poco minore dello Atrio. Vitr. non ci dalunghezza del Tablino, perche io penfo,che quella fi deue fare, � fecondo la quantit� deUejlatue, �
fecondo la qualit� deUe perfonej� pure come ricerca la propor�one degli Atrij.
L'altezzza del Tablino alla tratte eiTer deue con l'aggiunta deli'ottaua parte della larghezza . I Lacunari fiano inai-*
zati con l'aggiunta della terza parte della larghezza all'altezza.
li Tablino aduque della noftra piata fera largo due quinti della larghezza dello atrio, che fono piedi a poco piu,perche l'atrio e largo piedi ?; et
Le bocche � "fi Atrrj minori fono perla larghezza del Tablino leuandone un terzo,ma a i maggiori perla met�.
Quefte boccbe,che vit.Vauce dimanda erano anditi,?? luoghi da paffare da un luogo all'altro, ne (come fumo) macaua loroipropil adornam�tt,
er perche ne i Tabiini fi poneuano le statue per� Vitr. ordina quanto alte fi deono collocare con i loro ornamenti, e dice.
Le rma°-ini fimilrriente ejTer deono pofte in quella altezza,che fera la larghezza delle Ale.
Et etti nelnoi�ro implode dd Tablino le fiatue fono alte piedi otto, perche tanto � U larghezza delle ale. il ref�o �facilein Vitr. er comprefo
fiotto le regole date nel Terzo,or nel Quarto Libr�.
L<" larghezze delle porte deono effer proportionate all'altezza fcc�do che ricerca le maniere loro. Le Doriche»come le
©onche le �oniche,come le Ioniche,fian fatte,come nel Quarto Libro parlado delie porte cfpofte fono le ragioni del
le Simmetrie. 11 lume dllo impiumo largo per la larghezza dallo Atrio non meno d'un quarto, ne pi� d'un terzo fia
hfeiato. Ma la longhezza come dell'Atrio fia fatta per la rata parte. I Periftili per trauerfo la terza parte pi� longhi
che di de tro, le col�ne tato altc,quato ferano larghi i portichi. Gli intercolunni e fpatrj tra le colonne non fiano di- °7
itati men o di tre, � pi� di quattro grofiezze di colonne. Ma f� nel Periftilio all'ufanza Dorica fi faranno le colon-
ne cori li hanno � fare i moduli, come nel Quarto Libro io ho fcritto dell'ordine Dorico,accioche � quejtnoduli, &
alle ragioni de i Triglifi fiano difpofti. Quefli compartiment^Modul^e Simmetrie di traui,di porteji colonne, er di maniere fono
flati netTerzo,et nel Quarto Libro affai chiaramente dimostrati, et conparole,et con diffegni,per� fi lafcia la longhezza del 4ire,per fuggir
il tedio t et per 'dare, che difeomre
4 gli fludiop. lo ho pofiok Pianta rsr,lo impie della cafagriuatd, er f� conofeer� dal incontro
Me§mt^                                                                                                    CAP.V,
-ocr page 180-
L I B
R O
i74
TRICLINI,
S T A N Z E,
DELLE LORO
E S S E D R
MISVRE.
A P» V. DE I
DELLE
E T
LIBRERIE ET
TS VANTO Far� Li larghezza de i Triclini due nolte tanto effer deue la lunghezza. Le altezze di
tutti i conciaia, che feranno pi� longhi, che larghi, deono eiler compartite in quello modo, che
polla inficine la longhezza , & la larghezza, fi piglie di quella fomma la met�, & tanto fi dia per
l'altezza.» ma f� le ftanze , & le Effedre feranno quadrate aggiunta la met� alla larghezza, fi far�
l'altezza. Le s ftanze dette Pinacothcche,deono effer fatte come le Effedre con ampie grandezze»
Le ftanze Corinthie, & di quattro colonne, & quelle che Egittie fono chiamate riabbiano la
ragione delie mifure loro al fopradetto modo dei Triclini. Ma fiano per la interpolinone delle colonne pi� fpa- io
ciofe.
Uauendo trattato Vitr. fin qui 'delle parti c�mittuni degli edif�ci, tratta hora delle propie, come fono i c�nacul�, le camere, i camerinije Sal�j&
le Stanze appartate.
Qweffe hanno diuerf� nomi pref� fecondo U fign�f�cat�mie de i nomi Greci, cr prima, � il nome del Tricl�nio, che eri
luogo douef� cenaua, detto dajtre letti, [opra i quali fief� col comito ripofandofi mangiauano, non pero ui dominano,
er forf� eran panili
d M�&ake Turchefchi, da que&� letti le ftanze erano chiamate Triclini
, che in una �anzd per l'ordinario erano apparecchiati, er fi pu�
firmare Didimo
. TetracHmo,e Decaclinio, douefono due, quattro, e dieci letti, er pi�, � meno fecondo la d�jfof�tione di quelli. li Filan
dro parla molto bene diff�famente j"opra qtief�o luogo. Stanano da un lato folo della menfa
, che era appreso il letto fopra tre piedi, cr �n*
cho fopra uno,
er mutauano la tauola mutando l'imbandigioni, di modo, che leuata la prima uiuanda, era portata di pefo, la feconda fopra
un'altra menfa. Le donne per antico inftiiuto fedeuauo � tauok,gli huomim, come ho detto,f�auanoflef� appoggiati fui comito. Quando no*
leuano mangiare � feria carrellano, & gli leuauano lefcarps. Per l'ordinario non pi� di duefiauano fopra un letto
, ma fecondo il numero %o
de conuitiant� erano � letti. La firma de quali prefa dallo antico e pofia dal filandro,
er ne fono le carte Rampate . Conciane fi chiama ogni
fianza ferrata fatto una chiane
, come fonale camere, i Triclini, er ogni habitatione. Occifono le ftanze , douef� faceuano i cornuti, zf
le ftfte,cr douek donne lauorauano,c? naie potano nominare Sale
3,� Salotti. Effedra io chiamerei la Sala, od luogo della audienz*,
er doue fui mezzogiorno fi dormiua la fiate, cr era luogo fopra i giardini grande, efbatwfo detto cof� dalle fedi, che ini erano. P�nac�-
th�ca era luogo doue eran le tauole dipinte, x> uero le feriiture,
cr quefti luoghi cio� le Effedre, le Pinacoteche, er i Triclini erano fatti ma*
gnificaniente, amati d� pitture, di colonne, di fiacchi,
er d1 altre magnificenze � Bora Vitr. ci da la mifura, er la Dif'bofitione d� tutte,
parti con regole generali, parttcon regole particolari,?? prima dice de � Triclini, iquali dice douer effer d� due quadri, cio� la lunghezza
doppio della larghezza,?? ingenerale dice
, che ogni concUue deue effer alto la met� di quel tutto, che fa la longhezza, CT lalarghezzd p° '
fu infume
, di modo che ,fe la larghezza' fera di fei, la longhezza d� m patti infiems.6'. ey \z. faran iS. la cui met� � 9. l'altezza adun*
queferd di none
, ma fi le Effedre, � Sale feranno di forma quadrata ,le altezze fi deono fare d'un quadro, e mezzo. Le v�nacotheche , fi 30
deano fare di ainptisfime propot-tieni come di doppie, e? di triple. Le Sale al modo Cann�to nominate TetraMe, e? ancho quelle, chefo*
no fatte al modo d'Egitto firuano, te proportioni de � Triclini, ma perche in effe ui fon trappofti delle colonne, pero hanno jfiacij maggiori.
■ Ma che differenza fid tra le Corinthie,
er le Egittie Vitr. lo dichiara molto bene, e? dice.
Tra le Corinthie, & le Egittie fi troua quella differenza, le Corinthie hanno le colonne femplici, � uero polle fopra il
poggio , � uero a bailo, & hanno gli Architraui, e le corone di Pcucco, � d'opera di legno, & ancho fopra le colonne
il cielo, � uolta � curuo, � fella fchiacciato ; Ma nelle Egittie fono gli Architraui polli fopra le colonne, ce da gli
Architraui � i pareti, che uanno � torno e pollo il palco, e fopra elio il tauolato,e pauimento allo fcoperto,fi che fi
uada � torno ; dapoi fopra P Architraue � piombo delle colonne di fotto fi pongono le colonne minori per la quarta
parte, fopra gli Architraui, & ornamenti dellequali uanno i foffittati adorni, & tra le colonne di fopra fi pongono
le fincftre, & coli pare quella firnig�ianza delle Bafiliche, & non de i Triclini Corinthrj.
                                             
preffo il parete, e muro, er erano le colonne femplici,cio� d'un ordine, er fopra effe non aerano altre
colonne,ma gli Architraui, e Cornici, come nella Curia di jxucch�, cr d'opere di b�ancheggiamchto, � uero di legno. Ma le Sale Egittie ha-
ueuano il parete 4 torno,et le coione di dentro uia lettane dal muro,come le Baf�iiche,cr fopra le colone,era gli Architraui, et Corone,??gli
fpiXi] tra le cotonerei il parete era coperto d� pau�m�to,ilqualpauim�to erafeoperto d� moda,che fi poteua andare intorno la Sala allo feopto,
CT fopra lArehUraue,erano delle altre coione per un quarto minore di quelle d�fotto,et tra quehe erano lefine&re.,che dauano lume alla par
te di detrojaquale parte haueua ilfofftto alto,per che era fopra gli Architraui,cr le cernici delle fecode colonne,cr in uero doueua effer co fa.
gradisfima,e degna da uedere,cr patena fermre m�rab�lmet� alla uij�a delle fe{ie,cr de i conuiti,che fi faceuano in quelle Sale. Som�gliauano
quejhSali Egittie alle Bafiliche pi� pnfto,cbe � i Triclinij,da quei�e poi s'entrai*, in altre Sale, cr in altre ftanze, �fuffero Triclini, � con*
claui,� altro, chefuffe neceffario alla commedit� della cafit. Vitr. feguita � darci altre maniere disianze, cr di alloggiamenti fatti alla Gre*
Mfht ancho quelli doueuano hauer del grande,*?? il prudente Architetto potr� pigliare quanto gli pareri fecondo l'ufo de noj�ri tempi.
Le
5©
A L MODO
DELLE SALE
D E G R E C L
C A P. V I.
ANNOSI ancho le Sale non al modo d'Italia dette Ozicene da Greci. Quelle guardano uerfo
Trammontana e fpecialmete � i prati, � uerdure, & hanno le porte nel mezzo , & fono coli longhe,
& larghe, che due Triclini con quello,che ui.ua d'intorno,riguardandofi all'incontromi poffono ca-
i pire, & hanno dalla delira, & dalla finiftra i lumi delle fineilre , che fi aprono, e ferrano, accioche
��IlJ|S§§§ eS^ ^ poffa per gli fpatrj delle fineilre dal tetto uedere i prati da lungi. Le loro altezze fiano aggiun-
! illlliliillll! taui la met� della larghezza. In quelle maniere di edifici fi deono fare tutte le ragioni delle mifure, �®
che lenza impedimento del luogo fi potranno, & i lumi f� non feranno ofeurati dalle altezze de i pareti facilmente
feranno efplicati, e sbrigati. Ma f� dalla ftrettezza, � uero da altra necesfit� impediti feranno , iUlhora bifogner�
con ingegno, e prontezza torre, � aggiugnere delle mifure in modo, che le bellezze dell'opra dalle uere mifure non
fieno disfimiglianti.
E quefia differenzd tra le Sale Corinthie,cr Egittie.che le Corinthie haueuano le colonne femplici,cio� d'un'ordine poj�e, � uero fopra il poggio
a modo,cCalcuni tempi, fecondo che egli ha detto nel terzo,� uerofenza il poggio erano da terra leuate,crf� ripofauano in terra,cr fopra le
colonne gli Architraui,cr le cornici, � di legno, � ftucco al modo, che egli ha detto al fecondo capo del Quinto parlando della Curia, foprd
u erano i [aff�ttati non di tutto tondo, ma fchiacc�atfierano pero fatti �fei�a,cr que uolti erano port�oni de circoli, noi chiamaremo rimenati.
. Magli Egitcij ufau� ancho esf� fopra le coione gli Architraui,mafopra quelle,che erano difcofle dal parete uerfo la parte di dentro poneuano
la trauatura, che da gli Architraui � i muri d'intorno paffaua: fopra la trauatura il taffello piano e taueUato col pauim�to fcoperto,tlqual pani 1°
mento era dallo "patio delle colane al muro d'intorno intorno,crfi poteua cam�naru� fopra aUofcoperto. Ma fopra V Architraue a piobo delle
colonne difetto , fiponeua un'altro ordine di colane fecondo la regola detta pi� uolte,cio� che le colonne d� fopra eran la quarta parte delle co
latine di fotto minori, cr qiiefie colonne haueuano ancho effe i loro Architraui, Cornici, e i Lacunari fecondo iCor�nthij, cr tra le colonne di
. fopra erano lefihef�re di modo, che una Sala Eg�ttia haueua pi� pref�o della Bafilica,chs del Triclinio, et qui due cofe douemo auuertire luna
come erano le Bafiliche, cr come haueuano le finef�re. Valtra che quef�o nome di Tricl�nio � tifato da Vitr. parlando delle Sale, cr non
fa differenza tra quelle ftanze, che eglish�ama Osci, cr quelle che fono Triclini nominate, pero io direi, che Deci fono Triclini grandi,
cr Triclini
-ocr page 181-
SESTO.                                                                         l7f
C? Trklin � oec� piccioli, quelli a publichi, quelli � priudti edifici,*®- �fdinar�j dedicati, Ua�endoc� adunque Vitr. ejplicato quefta differenza,
egli pone una ufunzd d� quej�e fate fatte alla Greca,
er bench� pure, che le C or in th te pano Greche , ey che le Bgittie ancho fidilo fiate ufatc
da Greci,ZT Vuna,
er l'altra maniera f�a (lata prefa da Italiani, nientedimeno io Uimo;che quelle fale,che egli nel prefente capo dice cjjer aU
la Grecatoti faffer� siate prefe da Italianit� chefblo in Grecia s�(faffer�.Quej�e dice eglt,chef� chiamauano C�z�cene,cofi dette da una ter
ra di NLilef�i naUa Propontide. Erano pof�e al Sett�trione,riguardaumo i c�fftpi,et le uerdurejoaueuano le porte nel mezzo,capiuano due Tri
cltnij con quello, che egli &a intorno oppoft� l'uno aUa:tro, dai letti dei quali fi poteuano uedere le uerdureperle fimjlre. Lenufuredi
queke [ale fono bene da Vitr. dichiaritc, ne ci accade figura, perche da Ih figure foprapo�e,
er dalle regole tante fiate dichiarite unoftu*
diofo, e diligente ne pu� cattar t la firma.
GAP. VII. A CHE PARTE DEL CIELO OGNI MANIERA
DI EDIFICIO DEVE GVARDARE ACCIO
SIA V T I L E, E SANA.
O R noi dichiararemo con che propriet� le maniere de gli edifici all'ufo, & alle parti del cielo corn-
modamentc postino riguardare. IT riclini del uerno, «Se i luoghi de i bagni riguardino quella par-
telone il Sole trarrmi onta il uerno, perche bifogna tifare il lume della fera, oc ancho per quel to,per
che il Sole cadendo ha lo fplendore oppodo , & rimettendo il calore nel tempo ueipertino intepe
difee pi� la ragione d'intorno. I Cubiculi,& le Librerie deono elTer pofte all'Oriente, perche Tufo
mi ole il lume mattutino,- & ancho i libri non fi guadano nelle librerie, perche in quelle, che fono
uerfo il Meriggi e, � nero � Ponente le carte fono guade da i Tarli, & dall'humorc, perche i acuti numidi fopraue-
gnenti li fanno generare, & gli notrifeonoj e fpargendo gli fpinti numidi per la muffa corrompeno i uolumi. I Tri*
clinrj di Primauera, & d'Autunno fi drizzano all'Oriente, perche l'impeto del Sole oppofto andando di lorigo uerfo
l'Occidente fa quelle ftanze di lumi circondate piti temperate in quel tempo, che fi fogliono adoperare. Ma cjuejli
della fiate deono riguardare al Settentrione, perche quella parte, non come le altre,che nello foftitio fi fanno per lo
calore ardenti,per efler riuolta dalcorfo del Sole, fempre, �, frefca,& nell'ufo porge fanit� , epiacere. Etcofi
que luoghi, doue fi hanno � faluare fcritture, e tauole � pitture detti Pinacotiiechi, due fi fanno le coltre,� piumac-
ci cucciti con diuerfi colori,& imbottiti, � doue fi dipigne, bifogna che riguardino al Settentrione, accioche f colo-
ri di quelli ptr la fermezza, & egualit� de lumi fiano nelle opere impermutabili.
Mdueuanoglidntichimoltaduuertenza al Decoro,dsl quale parlato hduemo nel Primo Libro. Similmente alla Difiributione, che ferue all'ufo,
perche Vitr.parla in quello luogo di quello, che ci accommodd
, er parler� di quello che f�a bene, er che conuiene � diuerfi gradi di perfo=
ne
j Et intiero, come io ho detto nel principio di quefto Libro Vitr. ha mluto,che noi confideriamo egualmente le cofe dette nel primo nelle
opere publiche,
er nelle priuat� .* perche quelle erano indifferenti, communi, er applicabili come � numeri, er le figure � diuerfe materie.
Quanto adunque aparticne alla Dij�ributione,fi uede nel prefente capo,che egli tratta � che parti del cielo,quali ftanze d�uemo fabricare. Si
perche ne habbiamo commodo,
er utilit�, fi perche fiano fan�. Gli antichi mangiauano fecondo le ftagioni in diuerfe ftanze, nella fiate in
luoghi uolti al Settentrione,
er che haueuano acque, er uerdure, il uerno haueuano il fuoco, la facciata pi� calda, imparando dagli uccelli,
che fecondo leflagiani uanno mutando il luogo,cr perche nonfolamente douemo houer cura della commodita delle perfone,ma ancho della con
feruatione delle robbe,per� molto bene douemo conjlderare di far le ftanze perfaluar le robbe, ilche in quefto capo da Vitr.� molto bene con*
f�derato
, er ci lafcia da penfare pi� altra fecondo Voccafione, imperoche egli non abbraccia ogni cofa, ma ci da tanto lume, che ci bajia,oltra
che ne dira ancho dapoi, �fono ancho le cafe degli artifici,
er de mercanti che uendono cofe, che hanno b�fogno d'effer conferitati in propi
luoghi, fecondo le qualit� delle merci, Similmente le munition�,i uiueri, le armi,**? luoghi daU'oglio, daUe Lane,deUe Specier�e,
er de i frut=
ti hanno le loro propiet� da effer confidente, perche poi niente f�a, cheguajii le robbe, ma quefte cofe non cadono in confida atiane nelle coft
de igrandi. Seguita ancho un'altra dijtributione,che participa del Decoro,
er dice.
GAP. Vili. DE I PROPI LVOGHI DE GLI EDIFICI, E PRI-
VATI, E COMMVNI, ET DELLE MANIERE CONVE-
NIENTI AD OGNI QJ/ALITA DI PERSONE.
S S E N D,OSle ftanze alle parti del Cielo � quello modo difpofte, alino ra bifogna auuertirc, con che
ragione � i padri di famiglia i proprj luoghi, & i communi con gli ftrani in che modo fi deono fabrica
re, perche in quefti, che propi fono,non � lecito, ne pu� ognuno in esfi entrare f� non e inuitato, co
me fono i Cubiculi,i Triclini, i Bagni, & le altre ftanze,che hanno l'iftei�e ragioni dell'ufo loro. Com
mimi fono quelli, ne i quali ancho chi non, �, chiamato del popolo ui pu� entrare. Qu^efti fono l'en-
trate , i Cortili, i Periftili,& quelle parti, che poflbno hauerel'ufo iftefio. A quelli adunque,i quali
ioiio di forte commune, non fono necefiarie l'entrate magnifiche, ne i Tablini, ne gli Atri,perche quefti predano �
gli altri quegli offici] cercando, che da gli altri fono cercati. Ma quelli,che feruono alla utilit�, e frutti della uilla,nel-
le entrate delle loro cafe deono hauere gli ftabuli, & le tauerne, ck nelle cafe l'arche, e i granai, le faluarobbe, & le di-
fpenfe, che poffono pi� predo effer per f� mare i frutti, che � bellezza, & ornamento. Cofi � publicani, � banchie=
ri, � uero ufurari, fi fanno le cafe pi� commode, e pi� belle, & pi� fi cu re delle infidie. A gli nuomini di palazzo,
& � gli auuocati pi� eleganti, & pi� fpatiofe,per poter riceuere , <5c admettere la maltitudine delle genti. A nobili,
che ne i magiftrati, & ne gli honori deono u cittadini non mancare d'officio,fi deue fare le entrate regalie gli Atri al-
ti, oc i pertichi j � loggie amplisfime, & gli fpatrj da caulinare pi� larghi perfetti all'ornanmento , e Decoro. Oltra
di ci� le Librerie, le Cancellarle, le Bafiliche non disfimiglianti da cjuello,che ricerca la magnificenza delle opere pu
bliche, perche nelle lor cal� fpeffo fi fanno & i configli publici e prillati, & gli arbitrari giudici,e compromesfi. Se
adunque con quefte ragioni ad ogni forte di perfone cofi feranno gli edifici) difpofti, come del Decoro e flato fcrit-
to nel primo uolume, non fera cola degna di riprenfione, perche haueranno ad ogni cofa commode, <3c fenza menda
le loro efplicationi. Et di quelle cofe non folo ci feranno , nella Citt� le ragioni, ma ancho nella uilla. Eccetto, che
nella Citt� gli Atri] fono uicini alle porte, ma nella uilla, che quali imitano le cittadinefche fubito apprclTo le porte
fono i Pendili, dapoi gli Atri] che hanno i portichi d'intorno con palamenti, che riguardano uerfo le paleftri, & i
luoghi da paffeggiare. Io ho deferitto diligentemente come ho proporlo, in fornirla le ragioni di fare le fabriche cit-
tadinefche nella Citt�.
~Efpedita la parte , che appartenenti alla Di&r fattone, Vitr. nel prefente capo ci dimoflra quanto conuiene al Becero, che altro non e, che un
rtjpetto aUa dignit�,
er allo 3ato delle perfone. Fatta adunque la dijlintione delle perfone bifogna � ciafuna fecondo il grado fuo fabrica*
re,
er pero altro compartimento hauer� la cafa d'un Signore, altro quella del nobile, altro quella del populo. Le parti delle cafe ftmilmentc
fiano, � communit� propie deono riguardare alla qualit� delle perfone. vfauano anticamente queUi
, che con maggiore jflendidezzd uoleuano
fabricare
io
2 O
?o
40
;�©
6e
-ocr page 182-
ns                                                        LIBRO
fabricare lafciar dinanzi alle porte un luogo metto, che non era parte della cafa, nu bene coniuceui alla ci fa, doHe ftduano i Clienti, er quel
li, che ueniuano p�rfalutar i gradi, fin che erano admesjt
, er/� patena dite, che ne erano in cafa, ne fuori di cafd. Qjief�o luogo era detto
Veflibulo,
er era digran dignit�, er adornato di l�ggie,ey dijf/atij. Lafua honefi� era la tua, tufo, il poter commodamente affettare, il pia
cere, perche mitgioumi affettando i principali s'ejfercitauano alla palla, alle lotti, � fatare,
er in altri efferckij giouamli. Bramii le por*
te, prima le communi, & quejla di ragione era una fola ff>'endida,� ricca,
er adorna mirabilmente, er poi altre particolari ,come quella,che
[trama al condurre le robbe in cdfa,
er quella del patrone fecreta, per la quale egli fenza effer ueduto potem ufeire. Et per� dice Horatio.
Atria fer nauti p�lvico falle clientetn, craui l'entrata,l'Atrio, il Tablino, il peristilio per ordine
. Le feak fecondo la dignit� e firma loro bd
Infime, commodisf�me, e lucide, metteuano capo in ampie,
er ffatiofefale, che feopriuano il mare, i giardini, er le uerdure, er fotta effe �
pie piano erano molle lo-ig�e^� luoghi da audience di modo,cbe niente fi poteua desiderare. Lafcioj�are la magntfic�za,che ufamno in ogni altra
fianza,ne t dormitori,nei cenacoli fecondo le fagiani,nelle camere, ne i bagni, che farebbe coja lunga � narrare. llaueuatto riguardo ad accora
io
modar i f�rejiieri, 1 grandi adunque hatmiano fecondo le lor qualit� gli edtfiaj, i mediocri, i mercanti, gli artefici erano accommodati. I e
botteghe effer doueuan� fopra flrade correnti in belle uifle, le merci in mcj�ra,cr inuitauanogli huomini � comprare, Ecco adunque, qua'!*
to chiaramente Vttr. fi lafc�a. intendere per quello, che egli ha detto nel Primo Libro al fecondo capo, quando egli dice^ parlando del
Decoro,
beatis, er delicatis. cui dice fvrenfibus autem, er difertis, er' la doue egli dice potentes,qui dice noUli�ts, qui honores,magifiratiisque geren
do,
ere Gii A tri] in Villa non erano alla prima entrata, ma dopo i perifali, er haueuano i pertichi d'intorno con bei palamenti, er cofi fi
ned�, che aneto d'intorno gli Atrij erano i pertichi, Et qui fia fine delie cafe prmate fatte nella Citta.
GAP. IX. DELLE RAGIONI DE I RVSTICALI EDIPICI,
ET D E S T I N T I O N I DI MOLTE
PARTI DI QTV ELLE,
^^^^_^��, 0 R _^ dir� �e rtifticali edifici c�t�ie pofiohb effer tomi-nodi all'ufo, & con che ra*kmi fi deono fa-
re, prima li deue guardare alla falubrita dello aere, come s'� detto nel Primo Libroni porre le Citt�.
Le grandezze loro fecondo la mi fura delie poffesfioni, & le copie de i frutti fieno comperate; I coi-
tili, Se le grandezze loro al numero delle pecore, & cofi quanti para de buoi fera uccellano, che ni
diano bifognera determinare.' Nel cortile la cucina in luogo caldissimo fia pofta, .& habhia con-
giunte le ftalle de i buoi, le prefepi de i quali riguardino uerfo il fuoco, & l'Oriente, perchei buoi
guardando il fuoco, & il lume noti fi fanno ombrofi , & timidi, & cofi gli agricoltori periti delle regioni, non pen*
lano che bifogna, che i buoi riguardino altra parte del Cielo, f� non il nafeimento del Sole . Le larghezze de i boni* ?**
li non'deono effer meno di piedi dieci, ne pi� di qu�ndici. La longhezza in modo, che ciafeuno par di buoi non oc-
cupe pi� di fette piedi » 1 Lauatoi fiano congiunti alla diecina , perche � quello modo non far� lontana la ammini-
ftratione della raffica lauatione. 11 Torchio delP�glio fia prosfimo alla diecina, perche cofi � frutti oleari fera coiti
modo. Et habbia congi�nta la cantina, i lumi deilaquale fi torranno dal Settentrione, percioche haiiend�°'li da al-
tra parte, doue il Sole polla fc�ldare, il uino,che ni fera dentro confufo, & mcfcolato dal calore fi far� debile" & mei»
gagliardo. I luoghi dali'oglio fi cleono porre in modo, che riabbianoci lume dal mezzod�, oc dalle parti calde, perci�
the Foglio no fi deue aggiacciare,ma per la tepedit� del calore af�bttighasfi. Le grandezze di que luoghi deono effer
fatte fecondo la ragione de i frutti, & il numero de i uafi,i quali elfendo di mifura di uenti anfore, deono per mezzo
occupare quattro piedi. Ma il torchio f� non � f�rctto con le uiti, ma con le ftanghe, & col prelo e le traue che pre-
menomo fia men longo di quaranta piedi,& cofi far� � queili.che lo imitano lo fpatio efpeditoja larghezza fua non 4°
fia meno di piedi ledici, perche cofi compiutamente fi potr� da quelli, che fanno Foglio imitare. Ma f� egli fera luo
go per due preli, � calcatoi fi diano uintiqtiattro piedi per la lunghezza. Gli ouili, & le ftalle per le capre fi deono
fare cofi grandi, che ciafenna pecora no meno di quattro piedi e mezzo, non pi� di fei poffa occupare dilonghezza-
I Granai alzati al Settentrione, & all'Aquilone, perche a quello modo i grani non potranno cofi prefto rifcaldarfi,
ma dal ucnto raffreddati longamete fi conferucrano,perche l'altre parti generano le pauigliole,& altre beftiuolette,
che fono di nocumento � i grani. Le ftalle de Caualli fi porranno in luoghi caldissimi, pur che non guardino al foco,
perche quando i giumenti fono appreflo al foco,fi fanno horridi. Et ancho non fono inutili le tezze di buoi, � pre*
fepi, che fi dichino, che fi mettono oltra la cucina alla feoperta uerfo Leuante, perche quando la inuernata al Cielo
fereno fono in quelle condotti, la mattinai buoi pafeendofidiuentanopiugrasfi. I Granari, i Fenili, i luoghi da
riporre i farri,! piftrini,fi deono fare oltra la cafa di uilla, accioche le cafe fiano pin ficure dal foco. Ma f� nelle fabri* S*
che di uilla fi uorr� fare alcuna cola pi� delicata, dalle mifure delle cafe della Citt� fopraferitte fi fabricher� in modo,
che fenza impedimento della utilit� rufticale fia edificata. Bifogna hauer cura , che tutti gli edif�ci fian� luminofi.
A quelli di Villa, perche non hanno pareti de i uicini, che gli impedifea facilmente fi prouede. Ma nelle Citt� � le
altezze de i pareti publichi, � le ftrettezze del luogo co i loro impedimenti fanno le ftanze ofeure. Et pero di que-
llo cofi fi deue far efperi�nza. D� quella parte, che fi prende il lume, fia tirata una linea � filo,dall'altezza del pare-
te , che par'ofiate � quel luogo, dentro ilquale bifogna poner il lume, & f� da efia linea, quando fi guarder� in alto
fi potr� uedere lo ampio fpatio delpuro cielo , in quel luogo fera il lume fenza impedimento, ma f� egli impediran-
no, � traui, � fogliari, � palchi aprii! dalla parte di fopra, & cofi ui fi metta il lume. Et in fomma noi douemo go-
tiernarfi in quello modo, che da qualunque parte fi pu� uedere il lume del cielo, per quelle fi deono lafciare i luoghi
alle fineftre. Et cofi gli edifici feranno lucidi. Ma l'ufo de i lumi grandisfimo ne i Triclimi, & ne gli altri conciarli, 6°
come ne gli anditi, nelle difeefe, nelle fcale, perche inquefti luoghi fpeffo s'incontrano leperfone ,che portano
peli addoi�o. Io ho efplicato quanto ho potuto le diftributioni delle opere fatte al noftro modo,accioche ofeure non
fiano. � chi fabrica.
New ha uoluto Vitr.kfciar � dietro la conj�deratione della uiUu, er delle fabriche fatte fuori della Citt�, imperoche non meno era neceffario
quejlo trattamento, che quello deUe altra fabriche. Va ColumeUa, Varrone, Catone, e Palladio fi pu� trarre copioftmente, quello ,.chc
apartien'e alla mila, & perche quelli autori affai dtj�inti,� copiofi fonojo non uoglio � pompa citare i luoghi loro
: affai mi fera dimoftrare iti
Vttr. i precetti del quale fono, fiati da alcuni di quelli benisfurto offeritati
. Le fabriche di Villa effer deono in luoghi/ani, fono pm Ubere, che
quelle della Citt�,
er molte commodit� fi deue hauere in quelle, er molte dalla natura cercarne. Hanno pi�, er meno tianze, fecondo flgra*
do degli huomini tanto per gli familidri,qiianto.perlif�refliert.
li mediocre, er baffo fi deue sforzare d'hauer in uilla buona danza, accio
la moglie ftta pi� uolentieri �gouirnar le robbe, & attenda pi� all'utile, che al piacere. Al contrario i ricchi,�grandi huomini babbuino di*
7 °
nanzi le ftanze lorogUffiatij da correre, & torneare, le belle uerdure,pano difefe da uapori, da uenti, da molti, che imped�feono, non bab*
Man lefiaUe, ne i letami uicini ,eyfu il tutto fabricato con dignit�
. Le ftanze del lauoratore, � del Gaflaldo fiano partite per le co/e, per
gli huomini, per gli animali, per gli ftrumenti. V Ara fia al Sole, aperta, larga
, battuta alquanto colma nel mezzo, CT uicina al coperto,
il Gaflaldo dormaappreffo la porta maeflra, ilauoratori ne i luoghi, che pano pronti �gli ufficij loro
. La diecina fia ampia, chiara, f�cu*
ra dal fuoco. Le faluarobbe commode,gli animali da lauoro come fono buoi,
er caualli fiano in luoghiaccommodati con le ragioni, che dice
Vttr. Similmente gli animali, che fruttano come fono armenti di Porci, Pecore, Pollami, VcceUi, Pefci, Colombi, Lepri, er altri fimM
Animali,
-ocr page 183-
SESTO.                                                                      ,77
militali, tutti ieono fecondo le qualit�, e nature loro effer accommodati, er l'cfferuanze di quej�e cofe molto b�ne fi fanno auuertendo 4
queUo , che fi fa in diuerfi paefijcr ponendoui cura,
cr industria.
il gratto, & ognifeme marcijfe per l'hjtmido, impallidifce per lo caldo, ammalato fi nerigne , e fobboglie, er per toccar U calce fi guaita, ZT
pero f�a fopra tauolato, � in em� fopra la nuda, terra , uerfo Borea, e Tramontana.
Le poma fi conferuano in luogo freddojn caff� di legno rinchiuf�.                                                       
La Cantina fotterrr a, rinchiufa, lontana dal mezzo di, er da � uenti Nierid�onS, er dallo t�repito, habbia il lume da LeudUte, ouero d�
Borea, ogni humore, uapore,
er fetore effer le deuel�mano, f�a pendente, er Ufirkata in modofchefel uinofi ffiande, poffa effer raccolto.
1 uafidd Vino fiano capacitimi, e fermi.
Gliinftrumenti, che bifognano �gli Agricoltori fiano in luoghi dccommodati: il carro, i gioghi, l'Aratro, le corbe dal fieno f�ano fiotto il co=
perto al mezzo di uerfo la cuccina.
                                                                                                                                            , o
Al Torchio diafiftanza capacelo' ccnueniente, otte fi ripongono i uaf�, le Funi, i Cefli. Sopra le Traui del coperto fi pongono � eruttici, le
Pertiche, lo Strame, il Canapo.
I Buoi mangino al baffo, a Candii penda lojlrame di fopra, perche alzando la teda Vafc�ugano, perche hanno la tefia humida, per� dinanzi la
mangiatora non f�a il Parete humido.La Luna gli guafta gli cechi.
La Mula impazza in luogo caldo, baffo, & ofeuro. Le �Aifuve deMe fidile da buoi, er da pecore fono pofieda Vitr.
il Torchio dittico forf� haueud altra maniera di quello, che ufanto noi � quej�i tempi.
Fofli � precetti di tutte quelle cofe,che alla uiUafono pi� neceffarie parla Vit.. de i lwn�,er delle finef�re. Lequali in uilla fono men impedite, ma
nella Citt� poffono battere molti contrari, � i quali fi troua rimedio ogni uolta, chef confider� l'eff�tto del lume,
er il cadimento, er doue
uegna, perche � chiaro
, che doue non pu� cadere il lume, egli non fi pu� hauere. Le groffezze de i pareti ffeffo l'impedifeono, per� alcuni
hanno tagliato il muro doue hannoifiarele f�nedre, cominciando dalla fuperficie di fuori
, er uenendo per lagroffizza del muro allafupcrfi z o
eie di dentro con un taglio pendente , er forf� Vit. non � lontano da queka opinione. La doue adunque per dritta linea fi pu� tirare un filo
allo feoperto, fenza dubbie fi pu� hauere il lume,
er quando quefto da i lati de i Pareti non fi poffa fare, bifogna aprir di fopra.
Auuert�amo adunque in quefh materia � i precetti di Vitru. eleggendo prima il luogo fano, perche la doue fi uuol far conto con l'infimo, non
fidamente l'entrata,ma la ulta � dubbiofa, anzi la morte � pi� certa, che'lguadagno: dapoi con buon configlio douemo far le fabriche tanto
grandi, quanto ricered la poffesfione, l'entrata,
er la copia de i frutti. Quanto alla poffesfione effer deue il modo, er la mi fura, che � ot*
tinta in tutte le cofe, or fi deueferuar quel precetto che dice, il campo douer effer pm debile, che l'Agricoltura perche f� bifogna foflener*
lo,
er curarlo, quando l'Agricoltore non pu� tanto, � necefJar�o,che'l campo par�fica, er per� men rende ffefio una gran poffesfione poco,
che una picchia molto coltiuata. Siche douemo tanto tenere, quanto paterno mantenere, accioche comprarne i campi per goderli noi^er non
per torgli ad altri, � per aggrottarci troppo, perche mente gioua il uoler pofjedere
, er non poter lauorare. Quanto alle fabriche fimd*
mente douemo fchiuare di non incorrere nel uitio di LucuUo ^
er di Sceuola, de quali uno edifico in wUa molto pi� riccamente di quello,che j ©
richiedeuano le poffesfioni. L'altro manc� de gran longa. - All'une di troppo fpefa, all'altro di non poco danno fu cagione.
Qgefto errore comincia � moltiplicare � di nof�ri per la fuperbia de gli kuomini. Le fabriche che non fono baflanti, fanno, che i frutti fi gud".
fimo per laflrettezza del luogo. Deuefi adunque fabricare in modo,che ne lafabrtca defideri il f�ndo, ne il f�ndo ricerchi fabrica
.
llfe&o capo di ColumeUa, e al propofito di queflocapo, il Torchio, l'ara ce infegna Catone, e Palladio.
CAP, X. DELLE DISPoSITIONr DE GLI EDIFICII, ET
DELLE PARTI LORO SECONDO I GRECI, ET DE
I NOMI DIFFERENTI ET MOLTO DA I
49
COSTVMI D'ITALIA LO-NTANI.
E R C H E i Greci non tifano gli atrri nelle entrate, per� � noftro modo non fon foliti di fabricare,
ma entrando dalla porta fanno gli anditi non molto larghi, & dall'una parte le Italie de i caualli,
& dall'altra le ftanze de i portonari, & fubito fon finite l'entrate interiori, & quefto luogo tra
due porte e detto, Thirorio, cio� Portorio, � Portale; dapoi � lo ingref�o nel Periftilio,ilquale ha
il portico da tre parti, & in quella parte,che riguarda al Meriggie, hanno due piiaftrate, � ante tra
f� per molto fpacio difeofte, fopra lequali s'impongono le crani, & quanta diftanzE � tra le dette
ante, tanto di quella toltane uia la terza parte li da allo fpacio interiore»
Quello luogo da alcuni proftis, da altri paraftas � nominato.In que luoghi di dentro fi fanno �e ftanze grandi, nelle- j0
quali le madri di famiglia con i lanifici (ledono. In quelli anditi dalla delira, & dalla finiftra ui fono i cubiculi, dei
quali uno � detto Thalamo, l'altro �ntitha�amo, ma d'intorno � i portichi fono i Triclini ordinari, & i cubiculi an*
cuora, & le ftanze per la famiglia, ck quella parte � detta Gineconiti, cio� Stanza delle donne.
A quelle fi congiugnono le cafe pi� ampie, che hanno i Periftili, � colonnati pi� ampi, ne i quali fon quattro porti»
chi di pari altezza, onero quello, che riguarda al meriggie, � fatto di pi� alte colonne, & quel Colonnato d'in tor-
no , che ha le Colonne, & il portico pi� alto fi chiama Rhodiaco. CHieiie cafe hanno i ueftibuli magnificili, & le
porte propie con grandezza, & i portichi dei Periftili ornatisfimamente foffitta ti, intonicati, & lauorati di Stuc
chi, & ne i portichi, che riguardano al Settentrione hanno i Triclini, i Gziceni, le cancellane, ma uerfo il Leuante
hanno le Librerie,uerfo Ponente le ElTedre, & uerfo il mezzo di le Sale cofi grandi, che facilmente polli in quelli,
<& acconci, quattro Triclini, il luogo � fpaciofo ancho per uedere far le felle, & per lo feruitio, & amminiftratione. <y0
In quelle Sale fi fanno i cornuti de gli huomini. Perche fecondo i coftumi di Greci le matrone no fedeuano a men-
fa. Chieft� Periftili, � Colonnati fi chiamauano Andronitide. Perche in quelli italiano gli huomini fenza effer dia
fturbati dalle donne. Oltra di quefto dalla delira, & dalla finiftra erano alcune cafette, che hauenano porte propie,
Triclini, & cubiculi commodi, accioche i foreftieri non ne i Periftili, ma in quelle forefterie alloggiaffero. Perche
clTendo flati i Greci pi� dilicati, Se de i beni di Fortuna pi� accommodati, � foreftieri, che ueniuano apparecchia-
uano, i Triclini, i Cubiculi, & le faluarobbc � difpeofe, & il primo giorno gli inuitauano � cena. Il fecondo gli
inandauano Pollame, Vuoila, herbe, Poma, & altre cofe di mila, & per� i Pittori imitando con le Pitture le cofe
mandate�gli hofpiti chiamauano quelle Xenia.
Cofi non pareua, che i padri di famiglia nell'albergo e�l�r foreftieri hauendo in tali alloggiamenti una libert� fecreta.
Tra quelli Periftili, ce alberghi erano gli anditi detti mefaule, perche erano di mezzo tra due aule, ma i noitri chia 70
mano quelle Androne. Ma quello � mirabile, perche quefto ne a Greci, ne � noftri pu� conuenire: perche i Greci
chiamano Androne le ftanze doue mangiano gli huomini, perche ini n� ftann o le d�ne.Et cofi anchora fono altre
cofe fimiglianti, come il Xifto, il Prothiro, i Telamoni, & altre parti di quella maniera. Il Xiito fecondo Greci,
un portico di ampia larghezza, doue il uerno s'efiercitauano gli Athleti.Ma i noftri chiamamo Xilli i luoghi feoa
perti da caulinare, che i Greci chiamano Peridromide. ApprelTo Greci Protliiri fono iueilibuli inanzi le porte,
ma noi chiamamo Prothin quelli, chei Greci chiamano Diathiri,
N         Anchora
-ocr page 184-
^                                                         LIBRO
Anchora f� alcune fi<mrc uirjU foftentano i mimili, � le corone, i noftrj chiamano Telamoni, ma p erche cofi le chu?
mino e^li non fj rroua ferino nelle hiftorie, i Greci le chiamano Atlanti, perche nella hiftona Atlante � formato
� foftenere il mondo perche coltili primo fu, che con prontezza d'animo hebbf cura di lafciare � gli hupm ini il cor
fo del Sole & della luna, i nafcjmen�; «Se gli occal� di tutte le ftelle, & le ragioni del girar del mondo & per quefto
da Pittori '& ftatuari � formato per quello beneficio foftenere il mondo, & le fue figliuole Atlantide, che noi chia
m iamo Vigilie & i Greci Pleiade con le ftelle nel Gelo fono confecrate. Ne io ho proppfte tal co f�, perche fi mu-
te la ufanza'de i uocaboli, & del parlare; ma perche non fiano afeofe, � chi ne uuole fapcr }a ragione. lo ho efpofto
con che ragione fi fanno le fabrkhe dltalia,& di Grecia;& ho fcrittodelle mifure, & delle proportiom di oafeuna
maniera. Adunqu e perche della Bellezza;& Decoro, e flato fcritto di fopra, horafi dir� della fermezza, m chemo
do'poffa durare fenzadifFetto alla uccchiaia,
                                        .....            ./�-,.,         ,.
Tareua� Vitr cfi�fhuomo facilmente fi poteffe ingannare leggendo^ udendo i nomi Grecia i nomi Latini dette parti delle f�rwhe,perche tu
Quelli ui � non poca inerenza, per� per rimediare a qucjto iiforiine,egliha uoluto in quej�o luogo ragionare delle parti degli edifici de i
Greci a- efponere i loro uocaboli molto differenti dalle ufanze Italiane. Et pero dice
, che-i Grecinon ufamnogli atrij. Credo io perche non
haueuano ciucila occasione che haueuano Remani della grandezza. Bench� anche quelli non erano fenZa
, perche faceuano le (lanze delle
donne belle
CT fcparate da, quelle de gli humini, non tifando adunque gli atrij, che appreso Rom. erano apprejjo le porte. Subito che egli
s'entrauai'n c/fa era una entrata coperta non molto largale da una parte haueua i luoghi de icauatti,
cr dall'altra le danze de portinan%
O" in Fronte n'era un altra porta,®- quel luogo che era tra una porta, cr 1'altra fi chwnaua Thirorio cefi detto qmfiffiacio tra le porte,®"
'duello era �nlucgo di atrio �di uefiibulo
, per la porta di dentro entrauano in un bel Perifklto, � colonnato, ilquale haueua le colonne da
telati cio�.dallato detta porta, & dalla dettra,ejT dalia fimj�ra,ma nella fronte � dirimpetto dettaporta,che guardina al mer�ggie era
«
una apnturaamplisfima, fopra gli anguh della quale erano drizzate due gran piUjlrate, che foBentauano un traue macero, fotta que&a
apritura era uno bacio coperto longo un terzo meno deU'apntura, ma nel parete oppo&o,
cr da i lati erano le porte delle fale grande,doue
Luana � matrone a lauorare,
cr daUa defira, cr dalla fimfira di quejle dpriture eran poftt i cubiculi,cio� camere, cr anticamere, � camini,
che fi chiamino al modo nofiro
, ma d'intorno i pertichi era quello,che dice Vit. chiaramente, i cubiculi, i tinelli, le danze de famigliari.
Et et nella parte � quella che appartiene alle donne, il redo � de i compartimenti delle danze de gli huomini, ilche � ancho mamfejlo in Vit Segui
ta poi a dichiarire le dtffirenzc alcuni uocaboli ufati da Greci, cr prefi in altra fignificatwne da Latini,
cr dona lafua parte all'ufo, ap*
pretto
\lqua1 � la forza er la norma del parlar e,ne conuiene ai huomo falda contender de nomi l�, doue s'intende la co fa, noi ne nofiri coma
menUri Latini pi� ampiamente ragionano di quej�i nomi,conuenienti a Latmi,perche hora ci pu� bajlare hauerli nel traccorfo della interne
fattone accennati. Refia dui, che io dica alcuna cofa del modo, che ufauanogli antichi per fcaldarfi.
lo ho hauuio in quejla materia due co*
(e prima l'Architetto che'fece il Palazzo d'Vrbino lafeia fcritto,che la ragione, perche non hauemogli ejfempi de i camin degli antichi,e per
jo
che i camini jlamno netta fuprema parte della cafa, laqual' era la prima � rouinare, per� non fi ha uejtigio de camini, f� non in pochi luoghi
� pena cowfciuti poi, M dalla forma doue fi trouano.
Ne � uno apprejfo Peruggia fopra il pianeUo in uno antico edificio, che haueua certi
mezzi circoli fopra iaualif� fedeua,
er nel mezzo una bocca tonda d'onde ufciua il fumo, era in uolto circondato da muri, largo fei piedi,
lonvootto come la figura
, a. l'ultimo e a Baie apprejjo la Pifcina di Nerone, cf?e era in quadro di larghezza di piedi t s.per ogni faccialei
cuimezzo ermo quattro colonne con lo Architraue, fopra ilquale erano le uolte d'altezza di piedi
io. ornate di belle figure di Succo, nei
mezzo era come una fuppoletta Piramidale con un bucco in cima, di doue ufciuaM fumo. Similmente non molto lontano da Ciuit� uecchia
K »'uno quJ� detta iftejfa grandezza, che da gli anguli ufemano quattro modioni, fopra �qualifi pofauano quattro Architraut, fopra iquali
era la Piramide del camino,d'onde ufciua il fumo ,erml parete per ogni faccia eran due picciolefinefire t con unhemiciclo in mezzo dotte
pot�u� fiate qualche figura
, erano quegli hemicicli alti dal pauitnento piedi quattro.
Vdtra
-ocr page 185-
SESTO.                                                      X79
V altra co fa �, che mi pare ancho, che fu flato ritrouato un'altro modo, con il quale gli antichi rifcaldauano le loro Stanze, er � quefio. Fa*
cenano nella gramezza del muro alcune canne, � trombe, per le quali il calore del foco, che era fatto quelle f�anze faliua, er ufciua fuori
per certi fp>rag\i,� bocche fatte nelle fommita di quelle canne, er quelli bocche fi poteuano otturare, acciocch� fi poteffe pi� ,&r meno fcal*
dare le f�anze, er darle pi� , cr meno del vapore ; con quefia ragione uogli�no alcuni, chefipoffa daUe parti inferiori dette cafe raccoglie*
re il uento, er farlo falire da luoghi (otterr� per le canne alle habitation� detta fiate, er nette noj�re parti fi trouano alcune fabricbe apprefe
fo monti, da i quali per luoghi rinchiufi uenendo gli (piriti de i uenti, er apprendof� pi�, er meno alcune portette, egli fi fa le f�anze fie*
[che di modo , che la fiate ci fi fa un frefco mirabile. M�� io non configlieli un mio amico, che effendo caldo egli entraffe in luoghi f�ntili.
Mi pare hauer letto, che gli antichifpcndeffero affai in certe conche di metallo, lauorate, nelle quali fi faceuano portare il foco uokndof�
fcaldare, er io non dubito, che non ui accendeffero delle cofe odorate, er che non ufaffero de carboni, che non nuoceffero. A noftrig�or*
ni � manifefio quello fi ufit,ey come nella groffezza de i muri fi fanno i camini, i quali ufcendo con le lor canne fuori del tetto portano il fu* to
pio netto fpatio dall'aere, doue egli fi deue auuertire,chilfumo poffafenza impedimento de i contrari uenti ufcir fuori liberamele, et non tot
nare a dietro att'ingiu, perche le f�anze fi empirebbeno di fumo, delche ninna cofa � pi� nociua a gli occhi, doue � andato in prouerbio.
il fumo ,�rla mala donna caccia l'huomo di afa. lo mi emenderei in difcriuere particolarmente molte cofe, le mifure,gr i modi de le dm*
li non fono pofiida Vitr. mafapendo che prej�o uenir� m luce un libro dette cafe pr�uate, compof�o, er diffegnato dal Palladio, CJ" ha'uen*
do ueduto, che in quello non fi pu� defiderare alcuna cofa,non ho uoluto pigliare la fatica d'altri per mia. Vero, e che Stampato tlfuo L;'*
ho, er douendo io ristampare da nono il Vitruuio , mi sforzer� raccogliere breuementei precetti di quello, accioche pi� utilmente pofti
nel mio Librojhuomo non habbia fatica di cercarli altroue, er fappia da cui io gli hauer o pigliate. lui fi uedera una pratica mirabile del
fabricare, glifpardgni, er gif auantaggi, cr fi comincier� dal principio dei fondamenti infine al tetto, quanti,ey quali deano ejfere i pszzt
dette pietre, che uanno in opera, fi nette Bafe come ne i Capitelli er altri membri, che ui uanno fopra, ciferanno le mifure dette fmejire, �
disegni de i camini, imodi di adornar le cofe di dentro ? i legamenti de i legnami, i compartimenti dette fcale d'ogni maniera, il cauamento io
�e i pozzi, cr dette chimiche, er d'altri luoghi per le immonditie, le commodii�,che uogli�no hauer le cafe, le qualit� di tutte le parti, con
me fono Cantine, Magazzini, Dtjpenfe, Cuccine , er finalmente tutto quello, che atta fahrica de privati Edifici pu� appartenere, con le
pmti,gli inpie, profili di tutte le cafe, O" piazzi, che egli ha ordinati a diuerfi nobili, con Raggiunta di alcuni belli Edifici antichi ottima*
mente disegnati. Per ilche io Stimo, che a poco a poco V Architettura grandita, er abbellita fi Ufciera uedere nell'antica firma, e bellezza
fua, doue inamor ati gli huomini detta uemtj�� fina, penderanno molto bene prima, che comincino a fabricare, er quello, che par loro bello,
non conofeendo pi� oltre, col tempo gli uenira in odio, er conofeenio gli errori paffat�, biafimeranno il non uoler hauer creduto a chi gli
diceua il «ero. Et f� io poffo pregare, prego e riprego fpeciahnente quelli detta pratria mia, che fi ricordino , che non mancando loro te rie»
chezZs>&ti poter fare cofe honorate, uoglmo ancho prouedere , che non fi defideri in esfi l'ingegno, er il fapere, ilche faranno ,
quando fi pervaderanno di non fapere quello, che neramente nqn fanno, ne poffono fapere fenza pratica, e fatica, e faenza � Et [egli
pare che l'ufanza delle loro fabricbe gli debbia effer maef�ra , s'ingannano grandemente, perche in fatti, � troppo u�tiofa, er mala ufanza, ?o
er fi pure uogli�no concieder all'ufo alcuna cofa, ilche anch'io conciedo, digrada fiano contenti di lafciar moderare quell'ufo da chi fi ne in*
tende, perche molto bene con pratica, er ragione fi pu� acconciare una cofa , e temperarla in modo, che leuatole il male, ella fi riduca
ad una forma ragioneude,e tderabile, con auantaggio dell'ufo, della commodit�, er della bellezza, et f� una cofabislonga e capace di dugen
to perfonefgarbatamente, uoglinohfciar, che fiotto miglior figura, fi faccia lo �fteffo eff�tto, er/e uogli�no un determinato numero di fi*
tieftre in unaj�anza, fiano contenti di lafciark porre alfuo luogo, coligli ordini dell'arte, perche importa molto alla bellezza, er non uie
ne impedito l'ufo di quelle. Et f� io potr� porle lontane dagli angoli, non fera egli meglio, che porle [opragli angoli, er indebottire la ca*
fai Deue il padre di famiglia, conofeendo quello gli fa bifogno, dire io uoglio tante f�anze, e tante hab�tationi, quej�e per me,et per la mo*
glie, quelle per li figliuoli, quefi'altre per liferui, quell'altre per lacommodit�. Et poi lafciar atto Architetto, che egli le compartita,
« poni al luogo [no, fecondo l'ordine, difpofit�one, e mi fura, che fi conuien?. feranno le ifteffe, fecondo il uoler del padrone, ma dijpofie
ordinatamente fecondo i precetti dell'arte ,z? quando egli fi uedera, che riufeifehino, uenira una certa concorrenza tra gli huominidi 40
far bene, con biafmo delle loro male, er inuecchiate tifanze, er conofeeranno, che non fi nafee Architetto, ma, che b�fogna imparar e,&
conofeere, er reggerf� con ragione, dallaquale chiunque fidandofi detto ingegno fuo, fi parte, non conofie mai il bello dette cofe, anzijlima
Ubrutfobetto ,�l cattino buono, cy il mal fatto ordinato, eregolato. Voglio ancho efortar e gli Architetti,e Proti, che non uogli�no ap*
ptaudere, er ajfentire a padroni. Anzi, che gli dichino il uero, ey gli configlino bene,. er amoreuolmente, er che pcnfi.no bene primi,
che gli facciano fpenf�rg � dinari, come altrous s'� detto s perche cofi facendo, uermente meritar anno laude, er nome conueniente atta lo*
to profesfione..
N >| C�P. XI-
-ocr page 186-
tsc*                                                                  Libro
GAP. XL DELLA FERMEZZA ET DE LE FONDA
MENTA .DELLE F�BRICHE,
E fabric�i�,che fono � piepi�n.�,fe feranno fatte al modo efpofto da noi ne gli antedetti libri quan*
do ragionato h�u�mo dellemura de�iacitt�, & del Theatro, fenza dubbio dureranno eternamen
t� j ma feilorremo fotterr�., & in molti fabricare douemo fare le fondamenta de quelle f�briche pi�
groff�di quello,che � fopraterra, � i pareti di quelli edifici], che ni fhn fopra, i Pilaftri, & le Colon
ne fiano collocate al mezzo � piombo di quelle di fotto, perche ripofino fui tiiuo , e rifpondino
alfod�, perch� f� i c�richi dei pareti, & delle colonne feranno pofti in pendente , non potranno
. hauer continua fermezza^
                                                                                                                                                io
��glif� troua tra le ruine degli antichi edif�ci] molti luoghi fotterrane� fatti � uolti con inaratiig�iofo lancro, & di inef�imabile grandezza, pe
r�f�pu� dej�derare difapere ilinodo di fondare que luoghi,
®r di uoltarli, & di farli in modo, che fpjhttfmo i carulngrandi delle f�briche
grandi
, che gli fiatino fopra. Per� Vitr. accioche ancho in quef�a parte noi non dej�deriamo alcuna cefi, tratta dcUefondattcm- delie fabri
shejtj perche ha trattato nel primo,cr nel terzo,�f nel quinto libro del fondare in que !uoghi,doue le f�briche
uar.no a pie pianargli fi pafr
fa leggiermente in quefl� lu�go l� ragione di que fondamenti, riport�dof� agli allegati luoghi
. uora pi� cop�ofamente egli ce wfegna il modo
di fondare per le f�briche fotterra,cr ci da molti precetti,!'uno � the le fondamenta di quelli edifici effer deano pi� graffe di quel che fono li
f�briche d�fopr�ia'altro che non douemo fopraporre ne pikflro,ne paretele d>lcnna,che non cada a piombo/opra �nuri,pihfiri, � colonne
difetto, fi perche egli � errore � no fare,che le eofe di fopra hafchino dal di fatto, fi perche porta pencol� di pretta ruma, quando un muro di
fopra Uttraucrfa una.f�anzd,& non habbia ti piede di fatto,che nafta dal piano.Di quejii errori � danni molti ne fono nella citta no&ra,r.e$a*
quale � me pare che gli huommi per bora deano pi� prefto effer autterliti,che non mcofrir.o ne gli errori, che ammaefirati, che facciano belli,
, itt
iCT ragioneuoli edifici, bench� effer non pu�, che non fabrichino fenz� errore Quando non faticheranno co ragione , ma fegtutiamo gli altri
precetti di Vitr. ilqual dice,che f� uorremo afiicurarfi la doue fono fogli, limitatile? che da i lati h abbiano erte,pihftri,gr f�mil cofe,bifogne
ri che s� fottcmettiamo alcuni rilafci fopra iquali da i capi fi pofan� i limitari,?? lo fpacio dif�tto i limitari � noto et non tocca da alcuna par
te,ci�e il limitare non pofd fopra alcuna cofa,perchefi ff ezzerebbe,<& perci� dice che abbracciano tutto lojfdcio.
Oltra di quello f� tra i fogliari iong� i pilaftri, e le ante feranno fottopofie i rilafci,che poftes detti fono,non haueras*
nodifetto,p�rch�i limitari, & ie tr�ni effendo dalle f�briche caricate nel mezzo fpaccate rompono fott�le piane
le ftrutture j � Congiunture» Ma quando ci feranno fottopo fili, &com e cunei foggetti irilafci,non lafcierannole
traui f�pr�fed�ndo a quelli, offenderla.Deu�fi ancho pr�c'untre,chegli archi le�ino i pefi con le diuifione de i cunei,
e i legamenti che rifpoi�dino al centro , perche quado gli archi feranno ferrati da i cunei oltra le traili, & i capi de i
ropralimitari,prima la materia foi�euata d��earico non fi aprir�. Dapei le per la uecchiezza faranno alcun danno l� *<*
cilm�nte fenza p.ontelli li potr� mutare. Queftofiuede in alcuni edifici in Rom4,che ne i pareti fonagli archi co i cunei rimordenti
al centro,
.©" fopra t limitari delie porte, & fopra i fogli delle fineftre,iquali. alleggerirono il pefo grandemente de i. parxti,quandofono ben
f<*tti,cr datino comraodita di acconciar e,rs rimediare a i danni fenz� apuntellare, ey fenza fare armature.
Similmente quelli edifici,
che fi fauno � piiaftrate, & con le diuifioni de i cunei rifpondendo le congiunture al centro,» rinchiudo in arco.
Qui pare che Vitr. tocchi l'opera ruftica doue fopra le porte i cunei di greffi pietre in arco fi ferrano, vie bugne, che cefi chiamo le dlwfien�
de i cunei,riff�ondeno al centro,
er accennale quefii lauori fi fanno � pilaj�rate,cioe a colonne quadre,^ hanno dtfopragli archi,v le fora
nici,ey notigli architraui,cr ci da un precetto degno da effer efferuato/mperoche ike^hek ultime piiaftrate fi iccnof�re �i fb�ciopiu lar*
ghe,che le mezzane,
er ne rende la ragione. Dice adunque.
In quelle f�briche fatte � pilaftri, le ultime piiaftrate fi de�no fare eli �paci� pi� larg�, accioche habbian forza di refi-
ftere quando i par�ti oppr�sfi d� i c�richi per le congiu�tiire,che fi ftringono al centro fi allargheranno le impofte,�
4«»
quelle pj�tre,eh� fl�nhodi fepr�'�ltra il cuneo di mezzo. Et per� fepilailrate angulari feranno di grandezza mag=
gior� contenendo i cunei faranno l'opere pi� ferme. D�poi cn� in tal cofe fi franer� auuertito di pomi diligenza al=
lhora niente dimen� fi deue o�terUare, che tutto il refto della muratura rifponda � piombo, ne pieghi in alcuna para
te. Ma grandisfim�deu� effer la cura delle f�briche^die fi fanno al baffo, & nelle fondamenta, percroche in quelle
l'afllinanz� della terra fuol partorire infiniti difetti, perche la terra non pu� effer fempre dello ifteffo pefo, che fu©l
�fler nella (late, ina nel uerno riceuendo dalle pioggie la copia dell'acqua, crefee, & col pefo, & con la grandezza di
frompe,*� fcacci� fpeflo le fepidella muratura, per� accioche fi dia rimedio � quello mancamento, egli fi ha da fare
in qu�ft� modo, che prima per lagrandezza deli'afiunanza della terra fi faccia la groifezzedella muratura, dapoi
nelle fronti fiano polli i contraf�rti o fper�ni, tanto diftanti uno dell'altro, quanto effer deue l'altezza del fonda-
mento, ina fian della ifteffa grofiezza del fondamento, ma dal baffo taiito habbiano di piede, quanto effer deue
HO
groffo il fondam�nto, ma poi � poco � poco inalzandoli fi raftremino tanto, che di fopra fiano cofi groffe , qua� ^roiT� il muro deirop�rachefifa. Oltra di quello dalla parte di dentro uerfo il terreno come denti condi
nto
unti
al muro� guifadi fega fian fatti ,di modo, che ogni dente tanto fia diflante dal miir�, quanto effer deue l'altezza
del fondamento ,& le muratura di quelli denti fiano della groffezza del mur�. Similmente fu le cantonate,qi�ando
fi balleremo tirato dallo angu�o di dentro quanto occupa lo fpacio dell'alt�zza del fondamento, fia legnato da una
parte, & l'altra , & da quelli fegni fia fatta una muratura Diagonale, & del mezzo di quella un'altra fia congiunta
con l'angulo del muro, c�li 'jdenti, oc le murature Diagonale, che non lafckranno che il muro calche di tutta for-
za, ma partiranno ritten�ndo l'impeto dell'affunanzadelterreno. liprefente luogo dichiara, quello che nel primo libro s'�
detto al quinto capo
, er � faciliii�nte efpreffo da Vitr. pur non ci accade altra figura. Seguita Vitr. dicendo.
tn che manierale opere deono efler latte fenza diflefto, & come deono efier auuertiti quelli,che cominciano,io ho ef= 60
polio. Ma del modo di mutare le Tegole, gli Afferi, i Tigni, non fi deue hauer quel penfiero, che fi ha delle fopra-
dettecofei pei che ageuolmente fi mutano, & per� ne ancho fono (limatecole fode. lo ho efpofto con che ragioni,
& in che modo quelle cofe potranno effer ferm'e,iSc ordicate.Ma non � in potere dello Architetto di ufare,che ma-
huomini non folo gii Architetti pof'fono prouare quel, che e buono,ma ci � quella differenza tra gli Idioti, & gli
Architetti, che lo Idiota,fe egli non u�de la cofa fatta, non pu� fapere quello, che deue riufcire,ma lo Architetto poi
che infieme.haner� nell'animo ordinato prima , che egli dia principio,ha per certo quello,che effer deue,& di beliez
za, & di ufo, & di Decoro. Io ho fcritto diligentemente quanto ho potuto chiarisfimamente quelle cofe che io ho
penfatp effer u citi � gli edificrj, & come fi deono fare. Ma nei feguente uolume io efponer� delie politure di quelli
accio clic fiano eleganti, & fenza uitio durino longamente.
'Qui altro non dico, f� non, che con diligente cura fi penfi � quello , che Vitr.ha <'dto infine del prefente libro.
Ih FINE DEL SESTO LIBRO,
LIBRO
-ocr page 187-
»8*
LIBRO SETTIMO
DELLA ARCHITETTVRA*
D I . M. . V I T R V V I O,
PROEMIO.
TPRVDENTEMENTE, & utilmente deliberarono! noftri maggiori di la-
rdar � pofteri per relatione de Commentari ioenfieri degli animi loro, accioche non
perlifero, ma in ogni et� crefcenclo, & in luce mandati con i uqlumi � poco � poco con
la uecchiezza peruenifl�ro alla fomma fottigliezza delle dottrine.Et per� nodi poche,
ma d'infinite gratie � quelli tenuti fiamo, che non hanno con inuidia uoluto tacere,ma
hanno procurato con feri tri mandar � memoria ogni maniera di fentimento, perche f�
coli fatto non hauefTero ; noi non haueresfimo potuto fapere, che cofe fiate fufl�ro
fatte nella citt� di Troia 5 ne quale opinione Thalete, Democrito, Anaxagora,Xeno*
fonte & gli altri Filofofi naturali hauef�ero hauuto della natura delle cofe,&qual
deliberatione della nita haueffero � gli huomini lafciato; Socrate, Platone, Ariftotile, lo
Zenone, Epicuro , & gli altri Fi�ofofanti. Onero qual cofa, & con che ragione Cre=
fo AleiTandro,Dario, & gli altri Re fatte hauelTcr», f� i maggiori noftri, con ghamrnaeftramenti alla memoria di
tutti, per la pofterit� non l'haueiTero fcriuendo inalzate. Et per� fi come � quefti fi deue hauer gratie, cofi per lo
contrario deono cfTer biasimati, coloro, icjuali furando gli altrui ferirti per fuoi gli uanno publicando , & non fi
sforzano con i-propi loro penfamenti di fcriuere, ma con inuidiofi co fiumi l'altrui opere molando s'auantano, oc
per� non {blamente fono degni eli riprenfione, ma, perche hanno menato la lor uita con empi coftumi efler, deono
caftig-ati. Et per� quelle cofe efler ftate uendicate curiofamente da gli antichi 11 dice: gli efiti de i quali ne i giudi-
ci] tome fufl�ro, non penfo che fia fuori di propofito efplicare, come � noi fono flati lafciati.
I Re Attalici indotti dalla dolcezza di fapere le ragioni delle cofe hauendo � commini diletto fatto una bella, Oc egre-
gia libraria nella Citt� di Pergamo. Ptolemeo d'ardente zelo di defic�erio incitato � quel tempo con non minore in %o
duftria.fi forz� di farne una in Alexandria medefimarnente,& hauendo ci� fatto con fomma diligenza,non penfo,
che quefto filile affai, f� egli non hauefle cercato di accrefcerla con noue temenze , &per� confacr� i giuochi alle
Mufe, & ad Apollo, & come de gli Athleti, cofi �i uincitori dei communi fcrittori ordin� premi, & ampi modi
di efler honorati, poi che quefte cofe furono ordinate, & efTendo il tempo da fare i giuochi, fi doueua eleggere i giu-
dici litterati, che quelli douefl�ro approuare,
II Re hauendone gi� fatto, & eletto fei, & non potendo cofi prefto rittrouare il fettimo,fi configli� con quelli, che era
no fopraftanti alla libraria, & dimand� loro f� haueffero conofeiuto alcuno, che fuife atto � quefto giudicio.
Bifpofero, che era un certo detto Ariftofane, ilquale con grande ftudio, & con fomma diligenza ogni giorno per ordi
ne compiutamente turti que libri leggeua. EfTendo adunque nel ridotto de i giuochi partite le fedi fecretamente di
coloro, che hau�uano � giudicare, chiamato Ariftofane con gli altri, in quel luogo, che gli fu confegnato fi pofe. j©
Introdutto fu prima l'ordine de poeti al contratto, e recitandoti gli fcritti loro tutto il populo con cenni addimanda-
ua quello, che que giudici approuaiTero,eflTendo adunque dimandate da ogn'uno le oppinioni,fei concorfero in una
fentenza ifteffa, & quello,che hau�uano auuertito eil�r fommamente alla moltitudine piaciuto, � quello dauano
il primo premio, oc � quello, che era dapoi, il fecondo.
Ariftofane eflendogli richiefto il fuo parere, uolle, che prima filile prononciato quello, che men diletto hauefle detto
al popolo. Ma sdegnandoli il Re, infieme con glialtri, egli fi leuo in piedi, e pregando impetr�, che gli fufTe lafcia-
to dire. Et cofi fatto filentio dimoftr� quel folo tra quelli efler poeta, & gli altri recitare le cofe aliene,& che bifogna
ua,che i giudici approualTero gli ferirti, cenoni furti.
Merauigliandofi il populo, & dubitando il Re egli confidatoli nella memoria traffe di certi armari infiniti uolumi, -
e comparandogli con le cofe recitate, isforz� quelli � confefl�re d'hauerle rubbate, & pero il Re uolle, che contra 4©
quefti fi procedette come di ladronezzo, oc condannati con uergogna gli diede licenza, & adorn� con girandisfi-
mi doni Ariftofane dandogli il carico fopra la fua libreria.
Ne gli anni feguenti Zoilo uenne di Macedonia in AlefTandria, dico quello, che hebbe il cognome di Flagellatore di
Homero,e recit� i fuoi uolumi al Re fatti contra la Iliade, & l'Odiffea. Perche uedendo Ptolemeo il padre dei Poe-
ti ,& la guida della dolcezza del dire efler in affenza acculato, & efler da colui uituperato quello, che da tutte le
genti era pregiato, sdegnatoli non gli diede alcuna rifpofta. Zoilo poi dimorando longamente nel regno oppreffo
dal b�fogno mand� fottomano dimandando al Re , che gli fufle dato qualche cofa.
Diceli che il Re rifpofe. Homero ilquale e mancato mille anni alianti pafcere molti migliaia di perfone, Se per� ef-
ferconueniente, che colui, che faceua profesfione d'effer di miglior ingegno potefle non {blamente f� ftef�b,ma
anchora pi� gente notrire, & in fomma fi narrala morte di Zoilo, come di Parricidio condennato.
                           ga
Altri dicono quello da Pliiladelfo efler flato in croce conficcato, altri lapidato, altri � Smirna uiuo pofto in una pira:
Dellequai cofe qualunque auuenutagli fia degna certamente � i meriti fuoi � fiata la pena, perche altro non me*
nta colui, che in giudicio chiama quelli, de quali la rifpofta non fi pu� nella lor prefenza dimoftrare, che oppinio-
ne riabbiano hauuto fcriuendo.
Ma io � Cefare, ne mutati gli altrui indici trappofto il nome mio ti moftro quefto corpo, ne biasimandogli altrui
peniieri, per quello uogho approuare, & lodare me (ledo, ne defidero,che limile opinione fia hauutadi me, per-
che ninna cola ho detto, che da altri io non habbia cercato,6c intefo,& f� cofa,� che dir fi polla efler mia, la fatica,&
lo ftudio certamente fi pu� dire.
N iii           Ma io
>
-ocr page 188-
t�»                                                                         LIBRO
Ma io rendo infinite gratie�ttltt! gli fcrittori,.che con l'acutezze de gli ingegni loro con l'et� conferite hanno in dia
uerfe maniere abondaritisfima copia di cofe preparato, dallequali, come da fonti; cauando noi l'acqua, e traducen*
dola ai propofito noicro, pi� feco nd�, <§c pi� fpedite forze hauendo nello fcriuere, & in tali authori confidatili,
prenderli© ardimento di far Cofe none.
Et per� hauendo io da loro tal principio pigliando quelle ragioni, che io ho uedutoefi�r alcafo mio apparecchiate,
ho cominciato andarin�'�ite, perche prima Agatharco, mentre Efchiiom Athene infegnaua la Tragedia, fece la
Scena dipinta, & di quella ne�afci� il Commentario,
Da quello ammonito Democrito, & Anaxagora fender� della ideila cafa, in chemaniera bifogna Con ragione natu-
rale dal centro pofto in luogo certo corrifponder all'occhio, & alla drittura de i raggi con le linee, accioche d'una
cofa incerta le certe imagini delle fabriche nelle pitture delle Scene rencieflero l'afpetto loro, & quelle che nelle io
fronti drittc,& ne i piani fodero figurate, feorzaifero fuggendo, e parefiero hauer riiieuo.
Dapo� Sileno fece un uolume delle munire Doriche.Del Tempio Dorico di Giunone che � in Samo fcrifle Tlieodoro.
Dello Ionico � Diana coniecrato in EfefoCteufontei,& Metageilc,
Di quello di Minefit� ili Priene,che � di lauor ionico, rie parlo Philco.
Di quello,che � Dorico in Athene purdi Minerua nella Rocca. Mime», & Carpione. Theodoro Phoccfe della Cuba,
che' � in Delfo. Phileno delle mifure de i Sacri Tempi, & dello Armamento, che era al porto Pireo.
Hermogene del Tempio Ionico di Diana, che � in Magnefia Pfeudodipteros, & di quello, che � � Teo di Bacco Mono*
pteros.
Argelio delle mifure Corinthie, & delie foniche ad Efct�lapio In Traili, ilqua.. ?■ dice effer di fu a mano.
Del Mail Coleo Satiro, e Pitheo, a i quali neramente la felicit� fece un grandisfimo dono, perche le arti loro ftimate fo to
no hauer fempre grandissime lodi, & fiorite continuamente, & hanno anchoradato mirabil opere fecondo le cofe
peniate da loro,perche in. ciafeuno iato del Manfo�eo � concorrenza ciafeuno artefice, fi tolfe di ornare,& prouare
la parte tua,.Leachare,Briaffe, Scopa, e Praxiteie, & altri ui mettono Timotheo , la eccellenza grande dell'arte
de i quali confirinfe il nome di quella opera perueiiire alla fama dei fette miracoli del mondo.
Molti ancho me.� nominati hanno fcrittole regole delle proportionate mifure come Nexare, Theocide , Demofilo,
Poliis, Leonida, Sibilio, Melampo, Sarnaco , Eufraiiore. Similmente delie Machine, come Cliade, Archita,
Archimede, Cttfibio, Nimfodoro, Phiio Bizantino, Diphilo, Charida, Polrjdo, Plutone, Agef�ftrato.
De i commentari dei quali quello , che io ho auuertito effer utile � quelle cofe raccolte ho ridutto in un corpo, e que
ftO fpecialmente^ perche io ho ueduto molti uolumi fopra queftacofa da Greci, & pochi da no (tri eifer dati in lu
ce, perch� Fusti tic* primo di tal Cofe deliber� d� dar in luce un mirabile uolume.
                                                         ?o
Et appreffo Terenti� Vafr�iie fcrifle delle �i�ue difcipline, & un libro di Architettura.
Publio Settimio ne fece due. Et piti non � dato chi habbia dato operai limile maniera di fcrittnre, eiTendo dati i cit-
tadini grandi Architetti, iquali hanno potuto fcriuere non meno elegantemente de i fopradetti, perche in Athe-
ne Antiltii�jies e Callefche�, & Antir�iachide,ck Dorino Architetti pofero le fondamenta delTempio , che faceua
far Pififtratd di Gioue Olimpio, ma dapoi la morte di quello per lo impedimento dellecofe publiche io falciarono
imperfetto, & per� d� dugento anni d�poi Antiocho Re hauendo promeno la fpefa per quell'opera Coflutio Cita
tadin Rom�no con grati prontezza , & fomma cognitione nobilmente fece la Celia, & la collocatione delle coIona
ne intorno il Diptero*, Scladidributione degli Architrau�, & de gli altri ornamenti con proportionata mifura.
■Quefta opera non folamente -tra le uu-lgari , ma tra le poche e dalla magnificenza nominata , perche in quattro
parti fono ledifpofitioni dei luoghi Sacri di marmo ornate, dellequali quede con chiarisfima fama nominate fo 4»
no; le eccellenze dellequali,. &i prudenti apparati dei loro peniieri hanno nei fc»ei de i Dei eran merauielia,
eta-
'roferp:
grandezza , fenza le colonne di fuori allo fpaci� dell'ufo dei faenficrj , & quella dominando in Athene De-
metrio Falereo , dapoi fu fatta da Philone d'afpetto Prodilos, & coli acctefeiuto il uet�ibulo lafcio lo fpacio �
quelli,che confacrauano, ck diede grande autorit� all'opera.
In Adi fi dice ancho, che Coflutio fi pigli� la imprefa di far Gioiie Olimpio loro amplisfimi moduli, & di m�fure,
e pfop�rtioni Corinthie, come s'� detto di fopra, delqual ninno Commentario � dato ritrouato.
Ne folamente d� CoiT�ti� tal forte de fcritti fono da def�derare , ma ancho da Caio Mudo, ilquaie confidatoli nella *°
fua grande faenza , con legittime ordinationi dell'arte conclude � fine il Tempio dell'hoiiore, oc della uirtu della
cella Mariana, & le proportioni delle mifure, & de gli Architrani.
'Quel Tempio f� egli f�ffe dato fatto di marrho, accioche egli hauefle hauuto come dall'afte la fotti°-liezza, coli dal-
la magnificenza-, & dalle fpefe l'autorit� certamente tra le prime, e grand'opere farebbe nominato.
Ritrou�ndofi adunque, & de gli antichi nodri non menode i Greci effere dati grandi Architetti , & molti an<
cho di �ioftr� memoria, & non hauendo quelli f� non poco fcritiode i precetti dell'Architettura.
Io non ho penfato di uoier con filentiopaflarmi,ma per -ordine in ciafctvn libro trattar di ciafeuna cofa, Se per�
hauendo io nel fedo con diligenza icritto le ragioni de � prillati edifici].
Inquedo , che � fettiino in ordine uoglio trattar de gli ornamenti, & efprimerecon che ragione habbiano &
bellezza � {labilit�.
                                                                                                                                                           60
igp E L fett�mo vitr, ci da i precetti M�e 'p'�ilutt4& de gli adornamenti ielle f�briche, er nonfenzi ragio|�i j quello luogo k detta materia feguitand� egli l'ordine di natura, che prima ponete cofe in ej�er, & polle
ha poj�oin
adorna.
fermezza, & lo adornamento -, er adorna ancho il prefente libro d'un beU�fiimo proemio, ilqu'al commenda la uirtu de
paj],iti,accufaf arroganza degli imperiti, � r end� gratitudine � i precettori, il proemio � facile,
er pieno tfbij�oriej narrationi, er ejfempi,
iquali io non uoglio confirmare con altri dettijhtxon quelli di
Vit.il refto ancho del libro � facile per la maggior parte, per� cileuer� la fa-
tica di lunga comr�entatione.
                                                                                                                                                 70
Tratta ne 1 pruni quattro capi de gli adornamenti de i pauimenti, er dal quinto fin al fett�mo parla detta ragione del dipignere,®- del incro*
dar-edemarmiidd fett�mo fin.^fim del libro park de i colori naturali
, er Artificiali ,noui fcrmmmo doue far� bifo°no.
cap. r.
(
-ocr page 189-
SETTIMO.                                                              ,g,
CAP. l, DE I TERRAZZI.
!^""�~~I�^] T prima com inaer� � dire de i fgroiTamenti dei Terrazzi, che fono i principi) delle politure , &
de gli ornamenti delle fabriche, accioche con maggior cura � prouedimento fi guardi alla fermez
za. Se adunque egli fi deue sgroflare, e terrazare � pie piano cerchili il fuolo f� gli e tutto fodo, &
poi fia ifpianato bene, e pareggiato, & f� gli dia il terrazzo con la prima crofta. Ma f� tutto il
'■■■■■■
luogo, � parte fera di terreno commoiTo, egli bifogna con gran cura, e diligenza r aflodarlo, fi che
fia ben battuto, & panificato. Ma s'egli fi uuole terrazzare fopra i Palchi ,� Solari, bifogna bene
auuertire f� ci e qualche parete, che non uenghi in fu, che fia fatto fotto il pauimento,ma pi� prefto rilafciato hab
bia fopra Te il tauolato pendente, perche ufeendo i 1 parete fodo, feccandofi la trauature, ouer dando in f� per lo tor
IO
cerfi, che fanno , ftando per fodezza della fabrica,f� di necesfit� dalla dcftra,& dalla finiftra longo di f� le fifiure ne i
pauimenti.
Ancho bifogna dar opera, che non fiano mefcolate le tauole di Efculo con quelle di Quercia, perche quelle di Quera
eia Cubito, che hanno riceuuto�'humore torcendo fi fanno le fiffure ne i pauimenti.
Ma s'egli non fi potr� hauere degliEfculi, & la necesfit� per bifogno ci coftrigner� ufare la Quercia, cofi pare, che
bifogni operare, che quanto fi pu� fi feghino fonili ; perche quanto meno Pianeranno di forza tanto pi� faciimen=»
te conficcate con chiodi fi tenerannoinheme? Dapoi per ciafeuntrane nelle eftreme parti dell'affe fiano confitti
due chiodi, accioche torcendoli dall'una parte non pos fino gli anguli folleuare. Perche del Cerro del Faggio , & dei
Farno ninno pu� alla uecchiezza durare. Fatti i tauolati f� egli ci far� del Felice,fe non della paglia fia fotto diftefa,
accioche illegname fia difefo da i danni della calce, allhorapoi ui fia meffo il faffo pello non minore di quello, che so
pu� empir la mano, & indottoui quello fia sgrofl�to, & impoftoui il terrazzo, ilquale f� fera fatto di nono in tre
parti di efio ne fia una di calce,ma f� di uecchio fera riffatto rifponda la mefcolanza di cinque a due, d�poi fia dato il
terrazzo, & peliate con i baftoni di legno da molti huomini, ebenisfimoraffodato, & tutta quella palla non fia
men alta e °;rofla di onze none, ma poi di fopra ui fi metta l'anima di teftole, cio� la crofta, � coperta pi� refiftente
detta Nuclms, hauendo la mefcolanza � tre parti di quella d'una di calce, fi che il palamento non fia di minor groffez
za di fei dita . Sopra quell'anima � squadra, & � liuello fia ftefo il palamento � di taglietti di petruccie, � di quadri
grandi.
Quando quelli feranno podi infieme, Se la foperficie , eminente ufeir�fuori, bifogna fricarli in modo, che effendo
il pauimento di petruccie non ci fiano alcuni rilieifi, � gradi fecondo quelle forme, che balleranno i pezzi, � tonde
come feudi, � triangolari, � quadrate, � di fei anguli, come i faui delle api, ma fian polii infieme drittamente, & il j©
tutto fia piano, & agguagliato.
Ma fe'i pauimento fera di quadri grandi bifogna, che habbian gli anguli eguali, & che niente efea fuori della ifpiana*
tura, perche quando gli anguli non feranno tutti egualmente piani, quella frecatura non fera compitamente pera
fetta. Et cofi fe'i pauimento fera fatto � fpiche di Teftole, � di Tcuertino deuefi fare con diligenza, fi che non hab-
bia canali, � rilieui ma fian diftefi, & � regola ifpianati.Ma poi fopra la fregatura quando feranno fatte lifeie, po*>
lite, ui fia criuellato il marmo, & di fopra ui fian indotte le cinte di Calce, & di Arena.
Ma ne i pauimenti fatti alla feoperta bifogna ufar diligenza , che fiano utili � buom,percheje trauature per l'hurnore
crefeendo , onero per lo fccco feemando, � ufeendo di luogo, col far panza mouendofi fanno i terrazzi difettofi,
Oltra di quello i freddi, i giacci, & l'acque non gli lafciano ftar intieri, & per� f� la necesfit� uorr�, che fi faccianole*
ci� non fiano difettofi bifogna operare in quello modo.
                                                                                               ^
Quando egli fera fatto il tauolato, bifogna fopra farne un'altro attrauerfo, ilquale con chiodi conficcato f�ccia una
armatura doppia alla trauameata, dapoi fia data la terza parte di teftole pifte al terrazzo nouo, & due parti di Cal-
ce � cinque di elfo rifpondino nel mortaio.
fatto il riempimento pollo ui fia il terrazzo, & quello ben pillo non fia men gr� fio d'un piede, ma poi indottaui l'a»
nima, come s'� detto di fopra fia fatto il Suolo, � Pauimento di quadro grande , hauendo in dieci piedi due dita di
colmo, quello pauimento f� fera ben impattato, <5c ifpianato, fera da tutti i diffetti ficuro, ma perche tra le corna
rniffure la materia non patifea da i ghiacci, bifogna ogni anno anantiil Vemofariarlodifeced'oglio,percheaque«
fio modo non lafciera riceuere la brina del gelo,che cade,
Qui Vit. park delli Terrazzi che fi fanno al feoperto fopra le cafe.
Ma f� egli ci parer� di uoler far quello con pi� diligenza, fiano p� fle le tegole di due" piedi tra f� commefie, fopra
il terrazzo fottopoftoui la materia, hauendo in ogni lato delle loro Commif�ure i Canaletti larghi un dito, lequali
poi che feranno congiunte, fiano empite di calce, con oglio battuta, & fiano fregate infieme le congiunture, e
ben commefie, cofi la calce, che fi attachera ne i canali, indurandoli non lafciera, ne acqua, ne altro trappaffare tra
quelle commiiTure, dapoi che cofi fera gettato quello terrazzo , egli iui fi deue fopra indure l'anima, & con baffo
ni rammazzarla bene: ma di fopra fi .deue pauimentare � di quadri, � a fpiche di Teftole fecondo che � fopraferit*
to dandoli il colmo.
Quelle cofe quando faranno fatte in quello modo, non fi guaderanno.
\ll primo luogo tra le politure tengono i sgroffamenti, Terrazzi, che fi chiamino, Quejle fono � a pie piano, infolaro, er qutfle, � co-
perte, �fcoperte,f�fono 4 pie fimo, onero il terreno � moffo, ouero e fodo.
Di tutte quejle maniere Vitru. ci da i precetti. Il terrenfodo deue effer iftianato, e liueMato, ?y poi indurui fopra il terrazzo con la prima co* do
pena , & qui douemo fa-pere che gli antichi ufatiano molta diligenza nel fare i pauimenti, perche potieuano molte mani di cofe per fare il
fuolo, e he molte coperte una foprialaltra, cominciando dalla pi� baffa crojia con materia pi� groffa, ey uenendo alla fuperficie di fopra
fempre con materia pi� minuta, auuertendo ancho molto bene al tempo di fare i pauimenti, come io dir� dapoi.
Ver fondamento adunque porre fi deue ( come dice Vitru. ) di fotto il faffo non pi� grande del pugno, ouero il Quadretto, e?' quejlo fon*
damento Vitru. chiama statumen
, er questo infieme con la materia pi� graffa.
Ma f� il terreno fera cammuffo, �neceffario batterlo, er raffodarlo molto bene, 0* con pali unirlo, accioche non s'allarghi, o1 faccia roma
pere
, e crepare il pauimento ,nel che bifogna ufare grandisf�ma diligenza, indi poi pianarlo, ey far come di fopra inducendoui il pri*
mo fgroffamento.
Ma f� nei palchi fopra le trauature uorremo gettarci pauimenti, bifogna foprak traui porre un'ordine di tauole attrauerfate , a1 auuertire
che la trauatura ,cyil parete, che fomenta quel tauolato, fu d'una forte di legname, � di pietra egualmente gagliarda, e forte, accioche
7 ©
una parte fof�enendo il pefo, ey Poltra cedendo non faccia difegualit�, dalche, ne nafea, chel pauimento crepi, come fi uede jfeffo, che da i
cap� delle trauature uicine al parete, perche in que luoghi il capo del traue � forte per effer uic�no al centro doue egli s'appoggia , eynel
mezzo � debde,per il che la materia del mezzo dando luogo fi rilafcia da i capi ,eyfale crepature ne i pauimenti.
Nelle trauature, ey tauolati bifogna auuertire di non mefcolare legname di pi� forte, perche in diuerj� legni, e diuerft natura, ne uno e coj�
ftido, come l'altro, dolche ne nafeono i diffetti de i Pauimenti.
Per U iftejfa ragione fopra U trauatura, � tauo lato bifogna porta della paglia, � del Felice, perche U calce, che entra nel terrazzo non guaa
N tisi            jhil
-ocr page 190-
LIBRO
1*4
fti il legname, & co fi gettar hi fogna il primo fondamento di pietra non meno di quanto cape la mano, e sgrojjafe col Terrazzo.
Vfauno due forti di Terrazzo , il nouo, che fi fa di pietra allhora pejia, � di tejiole aggiugnendoui ma parte di Calcina
, � due di quelle, il
uecchio rinouato fatto di pauimefit�gia minati, nella cui mefcolanza ui u� � cinque di terazzo due di calcina.
Gettato il terrazzo, e neceffario batterlo bene, per� � quef�o officio gli antichi eleggeudno un numero di huom�nifin � dieci
, perche fi potente
no aecommodare in uiia ttanza, che uno non mipediua l'altro, er fi faceuano tante decurie, cio� tanti diecihuomini, quanti era necefjas
rio, di modo, che uno commandaua, grfoprafiaua � dieci.
Quetto modo dibattere, raffodare, eff�anare il terrazzonoi chiamamo Orfare. ValteZZ<t,�groffezZ<t di quella materia cof�pefta, e bat-
tuta effer deue non meno di once none, che Vitr. dice Dodrante -,
er quefi� � il primo fgroffamento, er la prima crofta, � letto del pauimen*
to. Sopra ilquale di piufottik, er minuta materia fi deue indurre un'altra mano, che come anima,?? fodezz* effer s'intende,^ � ditefiola
ben pittata, che di due parti, ne habbia una di calce. Sopra quefca erotta s'induce ilpauimento ,�di pietra cotta, � d'altra pietra, ey que*
fia, �fer� minuta come mufaico, � di quadri grandi, fecondo la grandezza, � bellezza, che fi defidera, ben fi defidera opera, che le pietre
di che firma f�ano, � quadretti, � ritondi come feudi, che Vitr. dice Scutulis, � Triangulari, � difei anguli, che Vitr. chiama faui, perche i
faui,e? le cafelle delie api fono infei anguli, � di che fi fieno, pan tutte eguali in un piano uni*
IO
te,<& fi fcontrino � punto, che una non fu pi� alta deli altra, che i lati,eygli anguli fieno uni
L'Antico.
ti, ikhefifacon il fregarli m�lto bene, er lifciarli con diligenzd.Vfauano glj antichi alcune
trofie fatte di A rena,ey di calce, er minute tef�ole, nelkquali ui andaua la quarta parte di Te
uerHnopetto,t(fauano anchoalcuni quadrelligrosfiun dito larghidue,lungh�altrettanto,che
ftauano in taglio,asfamigliando le ffiche,quefie polite figure, er lupre erano fi,che no fi uede*
uano le commiffure, ne una minima pietra, che ucc�fe dei termini, per� erano mirabilmente
piane,ey difief� ,er ffrec�almente uaghe, cofi effiongono glialtri,maio dico che uanno altra*
mente quette tram nel pauimento patte, accioche l'acqua, er l'humid�t� non paffaffe alla tra*
natura, erano piane, er fopra quefie era una mirabil crofta di marmo pefio d'Arena, er di cai
ce, che Vitr. chiama Lorica affai ben graffa , laquale copriua quel lauoro fatto affriche, co*
me fi uede nelle ruine antiche, e quel lauoro 4 finche non � come pone il Filandro, ma come �
per la prosfima figura dimottrato, fecondo l'effemp�o tolto dallo antico,e? erano detta gran*
dezzd di quef�o quadro che contiene la figura, egroffe un'oncia, er quefie cofe fi ufauano al
coperto.
Ma fotta l'aere ui bifcgnaua altra man�fattura,effendoui maggior pericolo p li,ghiacci,per la humi
dit�,ey per l'ardore, per� bifogna fare due mani di tauolat� uno attrauerfo de l'altro, che fu
no b� chiodati inf�eme,dipoi col terrazzo nouo bifogna mefcolar due parti di tetta pefia,et due
part� di calce a cinque ridondino nella mefcolanza che fi fa col detto terrazzo, fatto il letto
di fiotto indurui bifogna la feconda crofia alta un piede , fopra laqualeuiua l'anima, fopra
l'anima il pauimento come � fiato detto , che nelmezzo fu gonfio, e colmo fi, che in dieci
piedi habbia due dita di colmo, ilqual pavimento f�a fatto , de quadri grosfi due dita, con que
pa manifattura noi potemo asficurarfi dal danno delle p�oggie ,crdei ghiacci.
Ma per le politure, e {planamenti eglifi pigl�am pezzo di piombo, � di felice
, di molto pefofbia
nato, er quello con funi tirato fu, cygiu,di qua, er di la fopra il palamento fyargendouifem
pre della Arena affer�, er dett'acqua ijpiana il tutto, e? f� gli anguli, er le linee del felica*
to non fono conformi, quef�o non fi pu� far commodamente, er feH pauimento, e con oglio di
Uno fregato rende un luflro, comefefufp di Vetro,
Similmente fera buono ffiargeruidetta Amurca, �gettarui pi� udite fopra dell'acqua, nettaqua*
le fu fiata efU�d la calce,zt f� uuoi acconciare un terrazzo rotto prendi una parte di tega*
le pefie, er due di bolo armeno, er incorpora con rafia preffo al fuoco, crfcaldato, che ha*
rai il terrazzo, gettaui fopra quetta materia, er poi con un ferro caldo pendila gentiU
mente.
■Et cofi fardi ancho f� col marmo polueriz<tto me federai Calcina bianca cruda in acqua bogl�en*
te, er lafciata feccare fatto quef�o tre, � quattro fiate impaperai con latte , er con que l
colore, che ti piacer� d� dare, er f� uolefi� far parere l'opera di mufaico, poni la detta ma*
teria nette far me,dandoli quel color che ti piace, ma poi dalli loglio caldo, onero impafta con
colla d� cacio il marmotamiggiato, pur chela colla f�a {temperata con chiara d'uuoua ben bit*
'■iuta ,po� ui metti la calce, er impapa.
*o
p
CAP. II. DI MACERAR LA CALCE
PERBIANCH�GG�ARE ET
COPRIRE I PARETI.
V ANDO dal penf�ero di far i palamenti ci faremo partiti, allhora bifogna dichiarire il modo
di biancheggiare,& polire le opere, �cquefio � per fucceder bene, quando molto tempo inanzi il
6o
bifogno i pezzi di buonissima calce, & le fcheggie feranno nell'acqua mollificate, e macerate, accio-
che f� alcuna fcheggia fera poco cotta nella fornace per la longa maceratione coftrettadal liquore �
sboglire, fia con una egualit� digefta. Perche quando fi piglia la calce non macerata, ma noua,& fre
. fca, dapoi che � data � i pareti hauendo Ciotole, � Calculi, crudi afeofi manda fuori alcune puftule,
oc queite Ciotole quando nell'opera poi fono rotte egualmente, e macerate difeioglieno & disfanno le politezze
delle coperte.
                                                                                                                                                   r
Ma poi che fi hauer� ben proiiifto alla maceratione della calce, & ci� con diligenza fera nell'opera preparato, piglieli
una Afcia, che noi cazzuola, altri zapetta chiamano,& fi come fi fpiana, e polifce illegname con la fpiana cofi la
calce macerata nella folTa ha afcmta, & riuoltata con la cazuola, f� i calcoli fi fentiranno dare in quello finimento
fegno fera chela calce non � ben temperata, ma quando il ferro fi trarr� fuori fecco, e netto, fi moftrera quella nani
da, & Htibonda, ma quando fera grafia, & ben macerata attaccata come colla � quel ferro, dar� ottimo inditio di �«
eilere ottimamente temperata.
                                                                                                                                        7
Fatte, e preparate quefie cofe trouati gli finimenti, & l'armatura fiano efpcditc le difpofitioni de i uolti nelle ftanze,
quando ha, che non uogliamo fare i fofhtti.
me fecondo capo Vitr. ce mfegna � preparare la calce accioche, commodamente la potiamo ufare atte coperte, er biancheggiamenti de i pareti
cr cofi ejfediti i pauimenti
, er loro bellezze uiene ad ornar � muri, io nel fecondo libro ho detto a bafianza della calce,er quello, che mi s'�
tto , rende pi� facile ilprefente luogo, che da f� ancho epiano,per� efponmmo ilfeguenteyche adorna luciti, er iparet�.
m
GAP. III.
-ocr page 191-
SETTIMO.
CAP. IH DELLA DISPOSITIONE DE I VOLTI
PEL MODO DI COPRIRE, ET D'INCRO-
STAR I M V R I.
18/
V A N D O adunque fera bifogno fabricar' a uolti, coG fare fi deue. Siano difpofti gli Afieri,� tra
uicelli dritti diftanti piindi-due piedi l'uno dall'altro ,& quelli fiano di Cipreffo, perche quelli di
Abete predo fono da i tarli» & dalla uecchiezza confumati, quelli Afleri quando ferann� � torno
difpofti in forma ritonda fiano congiunti alle traili, � coperti, & conficcati con chiodi di ferro di- i0
(patte per ordine le catene Jequali fiano fatte di quella materia, allaquale ne tarli, ne uecchiezza,
~~;
H^-Sa ne humore polla far danno, come il Bollo, il Ginepro, l'Oliuo, il Rouere, ilCipref�b, & altri fimi
guanti, eccetto che di Quercia. Perche la Quercia torcendoli nelle opere doue � p� Ita, fi fende. Difpofti che feran-
n� ordinatamente quei trauicelli, a quelli fi deue legare le canne Greche pelle, come richiede la forma deluolto,
con alcuni refte fatte di Sparto Hifpanico. Similmente fopra la curuatura ui fia indotta la materia di calce, & d'a-
rena mefcolata, accioche f� qualche gocciola cadera dal tauolato, � da i tetti, facilmente fi polla foftenere. Ma f�
non ui fera copia di canne Greche, bifognera pigliare delle fottil cannuccie de paludi, & legarle infieme, & di quel-
le far le matafle, & le refti quanto longhe fi cornitene, ma di continuata groiTezza,pure che tra due nodi non fia di=
i�anza de i legamenti pi� di due piedi, & quelle matafle (come s'� ferino di fopra) fiano a gli Aff�ri, e trauicelli le-
gate, & in ef�e conficcate fiano le Spatelle di legno; & l'altre cofe tutte fiano efpedite (come s'� detto di fopra.) Di- so
porte poi le curuature, e contefte, fia il loro cielo fmaltato e coperto politamente,& con l'arena fgroftato,dapoi con
creta, � Marmo polito, poi che i uolti politi feranno porre fi deono le cornici, lequali fi deono fare quanto pi� fi
pu� lottili, e leggieri, perche cflendo grandi per lo pefo fi fiaccano, ne fi poflono foftenere. In quelle per modo al-
cuno non fi deue mefcolare il Gef�b, ma con criuellato marmo deono effer ad un modo egualmente tirate, accioche
facendo prefa iafciano l'opera ad un tempo feccarfi . Egli fi deue ancho nel far i uolti fchiuare la difpofitione de gli
a litichi, perche i piani delle loro cornici per lo gran pefo minacciando erano pericolofi. Delle cornici altre fono
fchiette, altre ornate.
Ne 1 Conclaui doue fono affai lucerne; � uero il fuoco Hanno meglio le fchiette, accioche pi� facilmente fi posfino net-
ta re, ma nei luoghi della Hate, & nella EiTedre, doue non � fumo, ne caligine pu� far danno, ftan bene le orna==
■te, perche fernpre le cofe bianche, per la foperbia e grandezza del candore, non '{blamente da i propi luoghi JO
doue fono, ma da gli altri edifici uicini pigliano il fumo. Fatte, & efpedite le cornici bifogna imboccare mol-
to bene i pareti.,'& {graffarli, & feccandofi quella fgroiTatura fian indotte le dritture dello arenato, di modo, che
le longhezze fiano � linea, le altezze � piombo, gli anguli � fcjuadra, perche la maniera delle coperte � quello
modo fera preparata per le pitture. Cominciandoti � feccare la data crolla di.n'ouo fc le dia un'altra di fopra, e coti
quanto pi� fondata fera la dritrura dello arenato, tanto pi� ferma fera la fodezza della mtonnicatura. Quando poi
il parete doppo la prima {graffatura con tre crofte almeno di arena fera formato,allhora fi faranno le fpianature con
grano di marmo, pur che la materia fia temperata in modo, che quando fera impattata non fi attacche al badile, ma
ii ferro netto dai mortaio tratto .ne fia. Indottoui il grano, & feccandofi fia data un'altra intonnicatura leggiermen
te , laquale ben battuta e fregata fetalmente fi dia. Quando adunque i pareti con tre coperte di arena, & di mar*
.ano affodati feranno, ne fiffure, ne altro difetto potranno riceuere. Ma le fodezze fondate, & fermate con le batti- 4©
ture di Lattoni, & con la ferma bianchezza del marmo lifeiate, polloni fopra i colori con le politure, manderanno
fuori eccellenti bellezze. Quando i colori con diligenza fono indotti fopra le coperte non bene afeiutte, per que-
llo non fputano, ma ftanno fermi, perche la calce nelle fornaci afeiugato Fhumore, & per le fue rarit� diuenuta uo
ta aftretta dalla liceit� tira Phumore � f� delle cofe, che per forte la toccano, & infieme affodandofi per le mefcolan-
ze fatte di cofe d'altra uirtu, concorrendoli! i femi,& i principi) in ciafeuno membro, che ella fia formata fec-
candofi tale diuiene, che pare che habbia le propie qualit� della fua maniera , & pero le coperte, che fon ben fat-
te, ne perla uecchiezza diuentano afpre ne leuate rilafciano i colori, f� forf� non feranno con diligenza date nel
{�cco.
Ornando adunque in quello modo , come � fopradetto, i pareti feranno coperti potranno hauere, e fermezza, e
fplendore, & forza di durare eternamente ; ma quando fera data una coperta di arena, Se una di minuto marmo |®
folamente,potendo poco quella fottigliezza fi rompe, ne pu� per la debolezza della groff�zza fua conferuarc nel-
le politure il propio fplendore : Perche come lo fpecchio d'argento tirato di fottil lametta rittiene incerta , & debil
iultrezza,& quello che,c,di pi� loda temperatura formato rice�endo in f� con fermo potere la politezza, rende lua
itre nello afpetto, & certe le imagini � riguardanti■'. cofi le coperte fatte di materia fottile, non folamente fanno le
fiffure, ma fi guadano prettamente, ma quelle, che fon fondate cori pi� crofte di arena, & con fodezza di marmo,
fatte pi� fode, & con frequente politezze battute, & lifeiate, non folamente luftre fi fanno, ma anchora riman-
dano fuori le irnagine� riguardanti, I copritori de i Greci tifando quelle ragioni non tanto fanno le loro opere
ferme, ma ancho nel mortaio con calce ,& arena mefcolata con molti huomini peftano la materia con pezzi di
legno, & cofi ben battuta � concorrenza metttenoin ©pera.
Palche � nato, che molti ufano in luogo di tauole da dipignere quelle crofte,che fi leuano da i pareti, & quelli coper- 6®
ti con le diuifioni delle tauole, & de gli {pecchi hanno d'intorno � f� gli fporti efpresfi dalle cofe. Ma fc ne i grafica
ci fi haueranuo a fare le coperte, nellcquali � neceffario, che fi facciano le fif�iire, ne i dritti, & trauerfi trauicelli,
(perche quando s'impattano di lote riceuono Phumore, & quando fi feccano affottigliati fanno le fiffure nelle cro-
fte) accioche quello difetto non auuegna, cofi ragioneuolmente fi deue prouedere.
Quando tutto il parete fera impattato di loto, allhora in quell'opera fiano le canne continue con chiodi mufearrj con-
UttCydapo di nono indottoui il loto f� le prime canne feranno f�tte per trauerfo, le feconde fiano f�tte per dritto,
&cofi come (s'� di fopra determinato) data ui fia la crolla di arena, oc di marmo, Oc d'ogni maniera di coperta, &
cofi doppiamente eilendo fittala, continuit� delle canne ne i pareti con ordini trauerfi, ne peli, ne fi Aure � per fa*
re in modo alcuno .
V ratta della Difjwf�tions de i uolti, er cjuefio � neceffario, imperoche male fi potranno coprire, er intonacare i uolti, f� non feranno fer* 7»
mi, e ben fatti 5 er atti a riceuere gli abbellimenti ,er le intonnicature, er pero prima egli ce infegna, cerne douemo far i uolti, perche
fomentinogli ornamenti, come douemo
, er di fopra, er di fatto di quelli fmaltarli, er darli di bianco, er come fatto quelli fi hanno 4 fare
le Cornici, sfotto le Cornici come fi hanno ad intonicarc,
er biancheggiare i pareti, ©" finalmente ci mo&ra come fi habbiano �fare, er <*
coprire 1 pareti di Craticij
.
.Noi in uniuerfak parleremo de i uolti^ccioche tutta la prefente materia ci fia dinanzi i gUocchigp adunano parte di queUo,chc dice fAlberto
mi Terzo al 14. Cap.
Varie
-ocr page 192-
iS6                                                                 LIBRO
Varie fono le miniere de i uditi, e camere, noi douemo cercare, che differenza fia tra qitelk, er quali fimo le l�nee de � contorni loro, le forti
loro fono la f�rnice f la camera, l'hemijfiero,
er quelle uolte,chefono parti di qttefie. Vhem�jfrew, � mezza palla non uieneper fua natura
f� non dalle piante circolari
. L^ camera fi deue atte piante quadrate, le f�rnici contengono 4 quegli edifici, che fon quadrangolari, ma quel
Molto, che � fatto �fimiglimza d'un monte canato, � detto fornice, che � un uolto longo
, er piegato in arco. lmaginamoci un parete lar*
ghisfimo, che dalla cima fi uolti,
er fi pieghi attrauerfo d'un portico, Camera � come un'arco, che da Mezzod� � Trammontana fi pieghi,
er che ne habb-ia fimilmente attrauerfato un'altro da heuante � "Ponente, er e �fimigl�anz4 deUe corna piegate. Hemiffiero e ilconcorfo
d� molti archi egualit� un centro del colmo di mezzo
. Ci fono ancho molte altre maniere di uolti, er di archi, che fanno moiira di figure di
molti anguli, detlequali � una ifieffit ragione del uoltarli,
er tutte le predette maniere fi fanno con la rag�one,che fi fa il parete, imperatile i
fofiegni
, o° l'offa, che uengono imo aUa fomm�ta deono leuarfi daWoffa del parete, ma fecondo il modo loro deono nel parete effer'�mpofit,
���oe in qu�ia forma,chs uolemo dar al uolto,
cr queste offa deono effer drizzate difianti una dall'altra, per un certo ffiatio. Vitr.dice Afferi ta
drizzainon intani uno dall'altro pi� di due piedi,
cr fono trauketti alti, er tiretti, cr dice quefii Afferi quando fer anno d�firibuiti fecon*
d� la firma del giro cio� fecondo quella maniera di uolto, che uolemo fare, deono con catene effer legati
, que&e catene fono legature di legni
poBe nelle fommita d�detti trautceUi, acciochefi tenghino infime. Siano quefli chiodati al tetto,
cr fanalaio difopra. Et quejfiatij tra loffia-
uuole l'Alberto, che fiano riempiti, ma ui � differenza tra gli empimenti, che fi fanno ne � pareti, � muri, da quelli, che fi fanno tra quefie
offa, imperoche nel muro uanno dritti � piombo
, qui piegati, e torti, fecondo la forma de i wlt�fuole ancho che l'offa fian di pietra cotta
d� due piedi,
cr i riempimenti di leggkrisf�m� pietra, per non caricare il muro. Dice poi, che per fare gli archi, cr i uolti, � neceffario l'arg-
inatura, che � fatta d� legnane fecondo la forma, che fi uuok,fopra quefia fi pongono le Craticole di canne, per foilenere quella materia d�
che fi fa il uolto ,fin che i�idurifca, uuole che la mezz4 patta non habbia bifogno d'armatura , ne quelle forme
, che uanno imitando quel
cfje fondi molti anguli,ma bene fa bifogno d'una legatura , � tesfitura, che leghi firetttsfimamente le parti debili, con le firme,ey gas.
gl�arde,
er iu� contenda la firma dell'Hemifbero, dice poi, che la tefiugine,la camera, la fornice hanno bifogno d'armature, riccommandando i %o
primi ordini, ey i capi degli archi �firmisf�me �mpoke, er da alcuni precetti d'intorno a quefia materia, cr'<& leuar l'amature,cy di riem
pir i nani,
cr di fortificar gli archi, i quali precetti fono chiari � praticanti, noi tifiamo gli archi, er i uoltije crocc�ere, le cube, i rimenati t
le uolte � lunette fecondo le nature de gli edifici, come � noto, formata la camera, cio� quella curuatura di uolto, come ci piace, fi copr
e
il cielo di fatto, er fi da difopra quello, che dice V�tr. dapoi fi fanno le cornici � torno d� flucco, er non ui entra geffo di forte alcuna , fot! o
le cornici, lequal� deono effer leggieri,
er di fott�i materia, er non hauer molto ffiorto, perche non fi rompi.no caricate dal pefo. Si deuie
hauer cura de �ntonicar i pareti,
er in quefia parte � molto diffufo il detto Alberto. Ma noi fiaremo con V�tr. cr diremo la fua intendo! le
da capo,laqual e di apparecchiare i uolt i,er le camere,cr dice, che eglifi deue drizzare alcuni trauketti difianti due piedi uno dall'altro, er /. U
no d� Cipreffo per effer legno,che non fi tarla, nefiguafta, quefii trauketti deono efier copartiti a tomo la Uanza con catene di legno fin al la-
udato, � tetto con fpesfi chiodi d� f�rro confitti, uuole che quefle catene fieno, � di Baffo
, � di Oliua, � di Cipreffo, � di Kouere, ma non di
Querc�a,perche fi f�nde, ne d'altro legname, che pat�fea
. tornite le legature, � difbojit i trauketti, er confitti fin fiotto il tauolato,bifog na 30
con flore di ff>arto l��ffiano,che � una forte digiunco,� con cane Greche, pinate, et fono ( penfo io ) di quette,che noi ch�amamo canne uere�fi
adoperano fimile uolti in romagna da loro quella forma,che fi uuole,perche quefia � materia,cbe fi piega ,�Tchsfi maneggia come fi uuole,
<*?*
cofi formato il cielo, fi hano duefuperficie una difopra coueffa,che guarda al tetto/altra dif�tto concaua,che guarda il pauim�to,quella d� fa
fra � coperta con calce,
er arena, er fmaltata,accioche dif�nda la parte difopra dalle goccie, che cadeffero dal colmojs dalle trauature.Ht cofi
fera efpedita la parte di fopra --,
er quando non cifusfinc canne Grechetiferemo le cannacele delle paludi,dette quali fi faranno come craticuh
inficine lcgate,ey annodate co cor■dicelle,�giunchi ritorti,purche i nodi non fieno diMti l'uno dall'altro pi� di due piedi,quefie mataffe,� crati
cule fiano fitte �gli Afferi, con pironi d� legno, che Spathette, � Cartelli fi chiamano. Quanto neramente atta parte d� fiotto fi richiede, c�o�
fiotto il cielo, �, darui la fmaltatura d� cake,er d'arena,
er cofi d� mano in mano coprire, er d'arena,?? di marmo pif�o. finalmente polito,
e biancheggiato il uolto,f� deono far le cornici d'intorno fottil�sfime,
er quanto fipuo leggieri, er picciole, imperoche, f� fuff�ro grandi por
terebbe pericolo, che per lo pefo non fi fiaccaffiero,
er pero bifogna auuertire di non farle di geffo, ma di marmo cr�uettato, cr dato eguaU 40
mente d� un tenore
, er d'una grcffezZ1* , er accioche ancho egualmente fi fiecch�, perche quando una parte preuen�ffe l'altra, non
egualmente fi f�ccherebbeno. La leggierezza loro difende ancho gli habitanti dal pericolo, perche le comici grandi,
er larghe fi poffo*
no per qualche accidente fiaccare,
er cader adoffo,� chi fla nelle camere. Delle Cornici altre fi fiaceuano fch�ette, altre lauordte, lefch�ette
flan bene in luoghi doue�fiumo, lumi,
cr polue, accioche meglio fi posfinofar nette. Le lauorate 4 fogliami, � a figure fian bene nette flati'
ze detta fiate, perche ini non u��fumo, ne lume,
cr � cofa incredibile quanto il fumo dette alte stanze nuoca,benchelontane,tanta � lafoperbia
della bianchezz4. fatte le Cornici, e adornato il cielo, e neceffario ancho adornare,
er biancheggiar il muro detta f�anz�,?? apparecchiar*
lo alle pitture, per� al parete fi dar� prima una groffa fmaltatura, fopra laquale poi, che cominekra �feccare
, bifogna darle unafmaltatur�
di calce,
er d� arena fatta fecondo quel compartimentoyche fi narra per d�pignere,zr fian laltezze del parete � piombose longhezze � linea,
gli anguli � fquidra, come uerameiitef� troua i muri de mitt'anni,e pi� fatti tanto eguali, che una riga tocca per tutto, tanto fod�,che per tauo
le fi poffono ufare quelle intonicature e feorze, tanto fini, che polite con un panno riff tendono comeffiecchi,
er quefto nafceua perche dauano 5°
piucrofle � i pareti,
er ufauano infinita diligenza, dando la feguente feorza prima, che la precedente fiuffe � fatto fecca, era la materia ben
macerata,
cr preparata molto tempo prima, che fi metteffe in opera, di qui nafceua, che � colori dette pitture nonfolo rijplendeuano, cr era»
no uaghi, ma ancho durauano eternamente,
cr s'incorporauano con quella intonkatura, �lche non auuen�rcbbe quando fi deffe una fola mano
d� arenato,et una d� granito. Ma perche fpeffo, � per necesf�ta, � per non caricare tanto le fabriche,fi fogliano fare i pareti di Cratkci,iquali
per molti riffietti poffono efier difjittofi, pero V�tr. ci da i precetti ancho d� farli meglio, che fi pu�, accioche durino, ey non facciano fiffu*
re. Il tutto � facile, peto paffaremo ad altro.
CAI'. I I I I. DELLE POLITVRE, N
LVOGHI HVMIDI.
6<3
O H O detto con che ragioni fi fanno le coperte ne i luoghi afeiutti, hora io efponero in che mo-
do, accioche durino far fi c�nuegna le politezze,ne i luoghi numidi, & prima ne i Conclauij che f�
ranno � pe piano cerca tre piedi alto dal pauimento in luogo di arenato fi dia la teftola,& fgroflato
accioche le parti di quelle coperte non fian guafte dall'humore. Ma f� egli fi trouer� alcuno pare-
te, che per tutto fia orTefo dall'humore, bifogna allontanarli alquanto da quello , & farne un'altro
. tanto dittante, quanto parer� conuenire alla cofa, & tra due pareti fia tirato un canale pi� bailo
del piano.de� Conciarie, & quello canale sbocche in qualche luogo,& poi che egli fera fatto alquanto alto lafciati ui
fiano gii fpiracoli, perche f� Phumore non ufeira per la bocca, ma ufeira, � di fotto, � di fopra, fi fpargera nella mu-
ratura noua. Fatte quelle cofe fi dia lo primo fgrofl�mento al parete di teftola, & poi drizzato,e fpianato, & poli*
to fia. Ma fe'l luogo non patir�, che fi faccia l'altra muratura, facianfi pure i canali,& le bocche loro efehino in loco
aperto, dapoi da una parte fopra il margine del canale imponganfi tegole di due piedi, & dall'altra fi drizzino i pila-
ftrelli di quadrelletti di ott'oncie, ne iquali pofian federe gli anguli di due tegole�, & cofi quelli pilaftri fiano tanto
difianti dal parete, che non pasfino un palmo, dapoi dal baffo del parete in fino alla cima fian fitte dritte le tegole
oncinate , alle parti di dentro dellequali con diligenza fia data la pece, accioche fcacciano da f� ifliquore, & coli di
fotto, & fopra il uolto habbiano i loro fpiracoli. Allhora poi fian biancheggiate con calce liquida in acqua, accio
non nfiuteno la finaltatura,e crofta de teftola, perche per l'aridit� prefa nelle fornaci, non poflbno riceuere la fmal-
tura
-ocr page 193-
SETTIMO.                                                                 tsf
tatnra, ne mantenerla, f� la calce fotto polla, non incoile, & non attacchc l'ima, & l'altra eofa.Indottoui quel primo
fgroifamento, f� le dia in luogo d'arenato la teftola, & tutte le altre cole, come s'� fcritto di fopra nelle ragioni delle
intonicature, ma gli ornamenti della politura deono han ere propie>,e particolari ragioni del Decoro, accioche hab=*
biano dignit� conuenienti fi fecondo la natura dei luoghi-,come per le differenze delle maniere. Nelle ftanze del
uerno non utile quella compat�tione , ne la pittura di grande fpefa, ne il fottiie ornamento de i uolti, di Cornici,
perche quelle cofe � dal fumo, & dalla fuligine di molti lumi fi guadano, ma in quelli fopra i poggi deono le tauolc
con iachiofiro effer ;mpennate,& politi trappoftoui i Cunei di filice, � di terra roifa. Quando feranno efplicate le
camere pure, e polite ancho non fera difpiaceuole l'ufo delle ftanze del uerno de i Greci f� alcuno ui uorr� por men-
te ; & quello ufo non � fontuofo, ma utile,perche egli ficalia tra'lpiano lineilo del Triclinio quali due piedi, & bat-
tuto bene il fu ilo, li ui da, �'I tcrazzo,� ilpau'imento di tettoie c'ol� colmato, che habbia le bocche nel canale. Da- io
poi poft@uj fopra i carboni, Se calcati fodamen te, ui l� da una materia mefcolata d� fabbione, di calce, & di Emilia
grolla mezzo piede polla � regola, & � liu>ello,& polito il piano con la cote,!! fa la forma del paiumento nero, & co 11
ne i comuni loro, quello, che dai uafi, & da gli fputi loro l� mandai! terra, fubito caduto li fecca, <3c i fcrui, che gli
minillrano l� bene feranno fcal-zi, non pigleranno freddo da tai panimeli ti.
■Qui fi mie la mirabile induitria, che ufauuno gli antichi, accioche le loro fabriche dur affer�,ey fi manfenefferc belle, er ornate, imperoche an*
cho la doue la natura del luogo patena impedire, � non patina gli abbellimenti, con arte fi sforzauano di rimediare, ey perche non � co fa nitt*
na,che guaiti pi� gli edifici,
er le politure, chela humidtt�, non In dubbio-, che quando � quella fera ingeniofikmente prouijio, che la bellezza
non confiegua Veff�tto fitto, pero hauendo Vitr. fornito di dardi precetti di abbellire, .ey biancheggiare le opere fatte in luoghi afeiutti, nel
preferite capo ce infegna a rimediare 4 � diff�tti de i luoghi humidi, il difetto deW tumido uiene, � dal bafio per lo terreno
, � iati alto per l� mu*
ri, che fiano appoggiati � monti,� � terreni pi� .aiti. Se uiene dal baffo, bifiogner� per le-ftanze � pe piano dalluogo,doue uorremofare il pa*
so
lamenta cattar fono tre piedi, er riempire tutto il catto d� tefiole, er poi {pianarlo bene,que$a materia tenera il luogo, fiempre afbiutto. Ma
f� per forte alcun muro fera continuamente tocco daWbumore, aUhorafaremo un'altro muro fiottile dijfcofto da quello quanto ci patera con*
ueniente,
er tra que muri fi far� un canale pi� baffo alquanto del piano dadafianza , �lqualejboccher� in luogo aperto, lafcianioui ifuoi fbi~
ragli di fopra, perche quando il canale fuffe molto alto ,?y-che non f� gli faceffe quello rimedio, non ha dubbio ,che'l tutto ammanirebbe,
CT fi dificwgiier ebbe ^infogna adunque dargli le fue bocchi di fiotto, er i fuoijfnragH di fopra. Drizzato adunque il muro al predetto modo,
a'dhora potremo firn aitar lo, intomcarlo, ey polirlo.. il medefimo rimedio ce inftgna Piinioi& Palladio
. Ma f� per forte il luogo non pu�
patire, che fi faccia il muretto, ci bafxera farui i canali,che fiocchino in luogo aperto,
er nelle margini di que canali da una parte foprapond
tegole alte due piedi,dall'altra farai alcuni muretti, � pilaPcrelh di mattoni di due terzi di piede, fopra �quali fi poffian fopraporregli angitli d�
-due tegole,
er quelle tegole nonfian dittanti dal parete principale pi� d'un palmo, ey cofi fiera fornita la fabrica del canale, er la fina copri*
tura
, er perche la hunudit� detmiro principale potfa entrare nel detto cariale, bifiogrta brigo il muro dal piede alia fiommit� conficcare delle
tegole oncinate di modo, che come hamouna entriseli''altra,ey fiano quef�e di dentrouia conformila diligenza impegolate, perche non rkeui*
;tio l'humidit�,
er coj� queste tegole fioppliranno al mancamento del muretto, ey faranno lo if�effo eff�tto, perche tra quelle, e^ il muro prin-
cipale ci � fbatio conueniente
, eyla humidtt� del muro, u� tra quelle tegole , er il muro ,pure che di fotto fian le fiaccature, er di fopra gli
fpiragli. fornita quefta intarlatura (dir� cofi) accioche ricetta le imprimiture di tefiole bifiogna fruttarla di calce liquida, imperoche queU
la calce rimedia a�laficcit� delle tegoleJxquali non ricetisrebbeno le intonnicature,fienza quella prima fnaltatura. Quello poi, che fi debbia
dipignere in fimili ,ey altri luoghi Vitr. congran facilit� ,%yc�n beili annerimenti ci dimoftra
, per� minporto alla interpretatione ,nel
che fi confider� queUo, che appartiened Decoro, parla poi di una ttfanza Grsca di farei Rammenti cofa bella, utile
, er di poca fpefa, er nel
-tetto � .manifesta.,
CAR V. DELTA RAGIONE DEL D�PIGNERE 4*
NE GLI EDIPICI I.
GLI altri Conciaia cio� d� Primauera, d'Autunno, dell'Aliate, & gli Atri), & Periltili da gli an-
tichi Hate fono determinate alcune1 maniere di pitture per certi rifpetti, perche la pittura l� fa im-
rm
da
Da ±
erotte di marmo, & le loro coilocationi, & dipoi delle Cornici, & de i uarrj compartimenti di colo-
Te Ceruleo, & di minio . Dapoi intrarono � fatele figurede gli edifici], e delle colonne, &Jmitare gli fporti, & i ria
le Promontore, i Liti, i Fiu-mi,Te Fonti, gli TrattLdel�c Acque, i Tempi, i Bofchi Sacri,i Monti, le Pecore,! Pallori,
<& inalami luoghi ancho l� fanno pitture pi� degne, &che hanno pi� fattura, che dirnoflrano ancho cofe maggio-
ri, come fono iSimulacn,de i Dei, le ordinate dichiarationi delie Fanale, le guerre Troiane, gli errori d'VIill� per
li luoghi & altre cofe,che fono con f�tnigliante ragioni � quelli fatte dalla natura. Ma quegli eifempi, che erano tol-
ti da gii antichi da cofe nere, hora fono con maluaggie ufanze corrotti, e guafti. Perche nelle coperte de i muri fi di-
pingono pi� predo i inolili, chele certe imagini prefeda determi nate cofe. Perche in usce di colonne ui fi pongo-
no canne, &in4iio�o de Fallisi fanno eli Aroapineti caneliaticon le foglie crefpe: Similmente icandellieri de i Tem
. quelli altre miHgnanti, a, i capi:
ne fatano giarnai. Coli adunque i cattiui collumi hanno conllretto,che per inertiai mali giudici .chiudine» gli occhi
alle uirtu deiParti,perche come pu� elTer che una canafotrenti un coperto,� nero un candeilieri, nn Tepietto,& gli
ornamenti d'unE-rontifpicio, � uero un fafeetto di herbs. cofi fottiie, &-molle'foftegna una figuretta ,che ui flia fo«
pra fedendo 1 � uecoche dalle radiche fufti piccioli5da una parte fiano generati i fiori, & mezze figurei Ma beche gli
Imo-mini u edino.tai ce f� effer falfe pure fi:dilettano,ne fanno coto f� elle polfono filler, � n& ma le m�ti offufeate da
i giudici infe»mi non polfono approuare, quello,che � con dignit�, & con ripivtatione del Decoro pu� effer proua-
"to, perche tpielle pitture non deono elfer appratiate., che non feranno fimili.al�a.uerit�, ne ancho f� b^ne feranno
fitte belle dalParte,pero fi deue far buon giudicio coli prelio-di quelle, f� non hauerannocerte ragioni di argomento 7»
fenza offefa dichiarite.Perche anchoa Traili hauendo Apaturio Alabancleocon fci«lta,e, buona mano finto ima fee
tra in un picciolo Theatro,che appreffo qii�lli,ficlnama;Ecclefiafurio, & hauendo in quella fatto in luogo di colon
ne le Figure, & i Centauri, che foftentauauo gli Architraui, & i rotondi coperti, & il uoltare prominenti de i Fron-
tifpici, & le Cornici oniatecon capi Leonini,leqnai cofe tutte hanno la ragione de, i, Stillicidi, che uengono da i co
petti. Oltra di quello fopra quella Scena era PEpifcenio, nelquale era l'ornato uario di tutto il tetto, i Tholi, i Proa
nai, � i mezzi Frontifpici. ;^uandoadunque lafpetto di quella Scena compiaceua al uedere di tutti per l'afprezza,
& che
-ocr page 194-
rf8                                                                        LIBRO
& che di gi� erano apparecchiati per approuar quell'opera. All'hora fatto fuori Licinio Matematico,& difife gli
Alabandei effere affili fuegliati in tutte le cofe ciurli, ma per non molto gran peccato di feruar il Decoro ef�fer giudi-
cati poco faui, perche tutte le Statue, che fono nellor Gitanafio,pofte parerlo trattar le cau f�,e quelle, che fono nel
foro tener i defchi, � correre,� giocar alla palla. Et coli lo flato delle figure fenza Decoro tra le propieta de i luoghi
hauerli acerefciuto difetto delia riputatione della citt�.
Ma uediamo ancho che � noftri tempi la Scena di Apatmio non ci faccia AlabandeijOtiero Abderiti: perche chi di uoi
otto hauere.le tegole de i tetti le Cafe? � le Colonne ? � i Frontifpici, perche quelle cofe fi poneuano fopra itafleUi»
ma non fopra le Tegole da i tetti. Se adunque le cofe, che non poiTono hauere la iterit� dei fatto, feranno da noi ap*
prouate nelle pitture, uerremo anchora noi � confentire, � quelle citt�, che per tali diffetti fono fiate giudicate di
poco fapere. Adunque Apaturio non hebbe ardimento di rifpondere alcuna cofa contra, ma leu� la Scena,& muta
tala alla ragione del nero, poi che fu acconcia, l'approu�. O hauef�ero noliito i dei iminortali,che Licinio fuffe torna
to uiuoj & correggefe quella pazzia, & gli erranti ordini di quelle coperte.Ma egli non fera fuor di propofito efpli
care, perche la ragion falfa uinca la uerit�, perche quello, che affaticandoli gii antichi, e ponendoni induftria tenta-
nano di approuare con le arti, � noftri giorni fi confegue con i colori, & con la uaghezza loro , & quella authorit�,
che la fottilit� dello artifice daua alle opere, fiora la fpefa del patrone fa, che non fia def�derata , perche chi � colui
degli antichi, che non habbia tifato parcamente come una medicina il Minio f Ma � di noftri per. tutto il pi� del-
le uolte fono di Minio tutti i pareti coperti, & f� gli aggiugneancho,e f� gli da di Borace, d'Offro, d'Armenio, &
quefte cofe quando fi danno � i pareti, f� ben non feranno polle artificiofament,enientedimeno danno � gli occhi
non fo che di fplendore, & perche fono preciofe cofe,& uagliono aliai, per� fono eccettuate dalle leggi , che dal pa
trone, & non da colui che piglia l'opere fono rapprefentate. Io ho cfpofto affili quelle cofe, nellequali ho potuto far
5C
amiertito chi copre i pareti, accioche non cada in errore.Hora dir�, comepreparare fi deono , come mi potr� uenir
in mente, & perche eia prima s'� detto della calce, hora ci refla � parlare del marmo.
Quello, che b�fogn� dipigner in diuerfe j�av.ze, accioche fia feruato i� Decoro, Vitr, ce lo ha dimostrato in parte nel precedente cap. er in par
te hora ce lo infegna
. Ef dalla diffinitione della pittura u� argomentando quello, che fia bene,, erpoi riprende liberamente le ufanze de i pit*
tori de i tempi fuoi
, come che habbiano deuiato molto dalla certa,ergiu(U ragione degli antichi. Dotte grandemente s'oppone � quella ma
mera di pitture, che noi chiamarne Grottefcbe, come cofa che non poffa
Aure in modo alcuno, perche f� la pittura e una imitatione delle cofe,
che fono, � che poffono effere come potremo dire, chefiia bene quello
, che nelle Grottefcke fi uede� come fono animali, che portano Tempi,
colonne di cannuccie, artigli dimof�r�, difformit� di nature, mijli di ucrieffecic i Certo fi come la Fantaf�a nel fogno ci rapprefenta confa*
famente le imagini delle cofe, ejfeffo pone inf�eme nature diuerfe, cojl potemo dire, che facciano le Grottefche
, le quali fenza dubbio potemo
nominare fogni della pittura. Simil cofa uedemo noi nell'arti del parlare, imperoche il Diatetico fi forza difat�sfare alla ragione, l'Orato*
re al fenfo,eralla ragione, il Poeta alquanto pi� alfenfo, er al diletto, che alla ragione, il Soffia fa cofe mofiruofe, e tali, quali ci rapprefen
J°
ta la fantapa, auando i noftri fentbnenli fono chiufi dalfonno. Quanto me che fu da lodare un fofifta, io lo lafcw giudicare, � chi fa fare
differenze tra il falfo, e'I nero, tra il uero, e'I uerif�mile. hi perche Vitr. e facile, er
Plinio nel Uh. x x x v. ci da molto lume in quefta ma
teria, io non faro altro d pompa, ma per quanto io daUe cofe uedute, er lette poffo comprendere trono, che la pittura fi come ogn'altra cofa,
che fifa da gli huomini, prima dette hauere intent�oni,er rapprefentar qualche eff�tto, alquale eff�tto, fu indrizzata tutta la compofitione, ■
er fi come le fauole denno effere utili alla ulta degli huomini, er U Cufica hauer deue la fua �ntentione,ccf� ancho la pittura . Dapoifi uuol
ben fapere contornar le cofe, er hauere le Simmetr�e di tutte le parti, er la rispondenze di quelle tra f�. Et con il tutto indile mouenze, egli
atti tali, che parino di cofe uiue, er non dip�nte, er dimagrinogli aff�tt�,e,i,cof�umi,�lche e di pochi, infomma poi (che e cofa dipochisf�mi)
CT 4 noftri d� non e � pena confiderai, er�la perfezione dU'arte, fare i contorni di modo dolci, er sfumati, che ancho s'tntenda, quel che
non fi uede, anzi che l'occhio penfi di uedere
, quello ch'egli uede, che � un fuggir dolcispmo una tenerezza nell'orizonte della uif�a nefira,
che e, er non e, er che fola p fa. con infinita pratica, er che diletta � chi non fa pi� altra, erfa ftup�re
, chi bene la intende. Lafcw fare � 4
colori conuenienti la tnefcolanza d� quelli, er la uaghezza, la morbidezza delle carni nelle imagini muliebri, chefeuoprono i mufculi, ma in
modo,cbefi intendine i panni, che fanno fede del nudo, le pieghe dolci, lafueltezza, i lontani
, gl�fcorzi, l'altezza della uif�a, er altre cofe,
che fono nel dipignere fomiti-mente commodaie,er uago farla, er fuori dell'ins�ituto
«offro � uoler parlare pi� d�ffufamente, er chi ha con*
fiderato molte pitture di diuerfi udenti huomini, er che hafentito ragionare, er con diletto
, er attentioue ha afcoltato gli altri, pu� molto
ben fapere di quanta importanza fu, er quato abbraccia quello, che io ho accennato; il reflo*di Vitr. � man�fefto fino alla fine del libro, che
io non ho uoluto aggiugnerui altro, parendomi, che Vitr. babbi affai chiaramente parlato, ci refla hora 4 dire di molti ornamenti, che fi fan*
no nella Citt�, come Piramidi, Obekfc�, Sepulchri, Titoli, Colonne, er altre cofe Cimili, ma hoggimai le cofe antiche di Roma fono fiate mi*
furate pi� uolte, er pofte in luce da molti ualenti huomini
, di modo che far a diminor fatica ueder �, un tratto le pitture, er mi furarle, che
leggere molte carte, che io potesfifare ; Eforto bene ogn'uno, che fia t�udiofo dell'antichit�, er imitator de buoni, er che fi forzi render ra*
gwne di quello, che egli fa
, eferc�tandof� nelle arti liberali er fpecialmente nelle. 1111. difcipline, che fono quattro porte principali di tutti *°
gli edif�ci, frumenti, inuent�oni, che fono pat�, fono, er che faranno, er chi ancho uuole hauere qualche ammaeUramento delle fopradette
cofe, legga nel nono libro i� Leonbatifta, er offeruj. i precetti fuoi I
CAP. VI. IN CHE MODO S' APPARECCHI
IL MARMO P E R. GLI                                                     6o
COPRIMENTI.
O N di una fleila maniera in ogni paefe fi genera il Marmo, ma in alcuni luoghi nafeono le Glebe
come di fale, che hanno le miche lucide,& rifplend�ti,le quali pefte,oc ammollite danno grande uri
li t� nelle copef te, & nelle cornici, ma in quei luoghi ne i quai non fi trottano tai cofe. Peflanfi con
� piflelii di ferro, & fi criuellano i cementi di Marmo, � itero le fcaglie, che cadono dalle pietre ta-
gliate da i marmorari, �c quelle cernite fi parteno in tre maniere,& quella parte, che far� pi� gran
de, (coni eli e detto di fopra) conia calce fi dia con l'arenato, dapoi la feguente, & la terza, che far�
pi� fottile,date quefte cofe, & con diligenza pareggiate,& lifeiate, habbiafi ragione � dare i colori in guifa,che man 7°
dino fuori lucenti raggi, & fplendori,de i quali quefta far� la prima differenza, & apparato.
CAP. VIE
-ocr page 195-
I
SETTIMO.                                                                 xgP
CAP. VII. DE I COLORI, ET PRIMA DELL'OCHREA.
" pria E I colori alcuni fono,che da lor desfi nafcono in certi hiogni, & indi fi cauano, altri da altre cofe
infieme podere *nefcolate,� temperate fi compongono,aecioche dieno nelle opere utilit� allo id�f-
'■';--"-",':. vti fomodo. Maefponeremo quelli,cheda f� nafcenti Ci cauano,come �l'Ochrea5 Quedain molti luo
n ghi come ancho in Italia fi troua. Ma l'Attica e ottima, Se queda non fi ha al tempo nodro,perche
;
'*j§ 1 *n Atheoe le mineri,doue fi caua l'arg-ento,quando haueuano le farhig�ie,allhor� fi cluaua (otterr�
I��IsIIIIi���S�! per trottare lo argento : quando ini fi trouaua la uena la feguitauano come fu de (tata dArgento.
Et per� gli antichi alle politezza dell'opere ufarono una gran copia di Siie , & ancho in molti luoghi fi caua copio-
famente la terra rofTa, ma perf�ttamente in pochi, come nel ponto la Sinope, oc in Egitto, & nell'ilole Balear� in Hi-
IO
fpagna, ne meno in Lemtio, l'entrate dellaquai ifola il Senato, e popolo Romano conceffe � gli Atheniefi da effer go
date. Il Paretonio prende il nome da quei luoghi, doue egli fi caua, & con la idefla ragione il Melino, perche la for-
za di quel metallo, fi dice effer in Melo lTfola Ciclada. La terra uerde nafee in molti luoghi, ma la perfetta n�U'Ifo*
la di Smirna. Quella i GreciTheodotia fogliono chiamare, perche Theodoto fi chiamarla colui, nel fondo del quale
prima fu ritrouata quella forte di creta, L'oropigm�toda Greci Arsenico nominato,!! caua nel Poto, 6c coli in pi�
luoghi la Sand�rac�, ina l'ottima in Ponto apprcflo il fiume Hipani,tiene del metallo in altre parti,come,tra i confi
ni di Magnef�a, & di Efefo fono luoghi, d'onde ella fi caua apparecchiata, fi che non e bifogno macinarla , ma e coli
fottile,conie fu ile-con la mano trita, e «duellata.
JJ'Ocbreaji chiama terragia.Ua, & ancho Ochrea uotg�rmente, qmfia fi abbrufetd perche faccia il fondo aU'Ochrea non abbrufeiatd, pero che
fifa piufeura,
er rugg�4, ne uiene dalle parti di Iettante, er io ne ho trouato ancho nelle mie poffesfioni nei monti di Tnmggujia bwnisfU zo
ma, & in gran copia. Sila�tico
, era un minerale di colore come alcuni uoglwno deWQfhreag? non fanno ancho differenza, tra Ochrea
e Stk, ma io jlimo,che Ochrea fa nome generale, & Site facciale, per� pu� effer, che'l Sile foffedi unafpecie di Ochrea; ma di color&alquan
io iiiterfo,� che p�ndeff�aWazurroJf al purpureo,^ uiokno.Kubr�ca^cr Sinope fono terre rojfe,noi cbiatnamo l� rubrica lmbuoro^cr in al
tri luoghi nuot�
, & quefie terre rojfe erdno in que luoghi doue dice V tir: buone., e perfette. li Pdreton��,e Melino eran colorfyueUo bian-,
'co,e queBo gialkja cagione perche cof� fono chiamati e pojis.da Vit. ia creta Verde, noi ch�tmamo terra Verde.La Sandar aca� di colore d�
��aranzo, noi chiaimmo Minio fatto de Biacca abbrufeiatd, ma la\Sand�raca era nafeente,
©" ancho fatta ad arte come dira Vitr. qui fatto,
CAP. Vili. DELLE RAGIONI DELFINIO.
ORA io entrer� ad efplicare le ragioni del Minio. Quello prima fi elice efl�r flato ritrouato ne i
I] capi Cilbiani de gli Eiefi j,i� cui effetto,& la cui ragione ne dacaufa di gran merauiglia. Canali una jq
Zoppa,detta Antrax,prinia che per lo maneggiar ladiu�t� Minio, la uena e.di colore come ferro ai-
quii to pi� roiTo,hauedo intorno � f� una poluere rolla. Qu�do fi eaua,per le percoffedei ferri man
da .fuori le lagrime darg�to uiuo,lequali fubito eia i canati tono raccolte. Quelle zoppe allunate per
la pienezza deirhumore, che hano detro,fi pongono nelle fornaci delle officine, accioche fi' fecchi=
no, oc quei fumo,che dal uapore del fuoco fi leua da quelle zoppe. qufido ricade nel fuolo del forno, � trouato effer ar
gento umo. Leuate uia le zoppe, quelle gocciole, che refiano per la picciolezza loro non fi pofiono raccorre, ma
in un uafo di acqua fi fan correre, & ini fi ratinano, & fi confondono �nfiemej & quef�e efTendo di mifura di quattro
feftari, quando fi pefaao, fi troiano effer cento di pefo, ma quando einfieme tutto quello argento in un uafo,fe fo-
pra ui fi ponera un pefo di cento, egli dar� di fopra, ne potr� col fuo pefo premere quel liquore.ne fcacciarlo, ne ciif-
i�parlo, leuato il centeaaio, fe-iui fi ponera uno .fcrupulo d'oro, non fopranuotcra, ma f� ne andera al fondo da f� 49
fieno, col! non per la grandezza del pefo, ma oer la qualit� fua ciafeuna cofa effer cofi grane non fi deue negare. Et
■quello e utile � molte cofe, perche ne lo argent�, ne il rame fenza quello fi pu� dorare, che bene flia, & quando l'o-
ro e comedo in qualche nella, che confumata per la uecchiezza,i�on fi poffa pi� portare con honeil�,pongafi quel
panno d'oro in uafi di terra, & fia nel foco abbrufeiato. La'cenere fi getta, nell'acqua allaquale fi aggiugne l'argen-
to uiuo, ilquale � f� tira tutte le miche dell'oro, oc le forza ad unirli Ceco, notata poi l'acqua, & quello s'infonde, &
riuerfeia in un panno, & in quello e con le mani flruccato, l'argento efee per le rarit� del panno con il liquore, & l'o»
xo per la drettezza,e compressone raunato di dentro puro fi ritraila.
CAP. IX. DELLA T E M P E R A T V R A DEL MINIO.
O ritorner� hora alla temperatura del Minio, perche quelle zoppe efTendo aride fi pedano con pi- &
flelli di f�rro, & fi macinano, Se confpei�e lauature, & cottili e fi le fanno uenir i colorii Quan=
do adunque fcramio mandate fuori le goccie dello argento uiuo,aihora fi fa il Minio di natura tene-
ra, & di forza debile, e per hauer lafci�to l'argento uiuo lafcia ancho le uirtu naturali, che egli in f�
teneua. Et pero quando e dato nelle politure de i Conciaia refla nel fuo colore fenza diffetti, ma
=H=!1 in luoghi aperti come in Peri llili, & Effedre, & in altri limiglianti luoghi doue il Sole, & la Luna
pofiono man dare i raggi, & lumi loro, quando da quelli il luogo e toccato, fi guada, Si perduta la uirtu del colore
li denigra. Et pero e molti altri, & Faberio fcriba hauendo uoluto hauere nel monte Auentino una bella, & orna-
ta cafa, ne f Pendili fece a tutti pareti dar di Minio, iquali dopo trenta giorni diuentorno di brutto, cediuerfo eoa
�ore, & pero di fiibito condiiffe chi gli defl� di altri colori. Ma f� alcuno fera pi� Lottile, & uorra, che la politezza
del Minio rittegna il fuo colore, quando il parete fera polito,& fecco,allhora dia col pendio di cera punica liquefat- 60
ta al fuoco temperata, con alquanto oglio,dapoi pofti i carboni in un uafe di ferro far� fudare quella cera {calciando-
la col parete, & far� fi, che la fi fitenda egualmente,dapoi con una candella,& con un lenzuolo netto Sa freghi» al mo
do che fi nettano le nude Statue di marmo, & queda operatione Grecamente fi chiama Caufis, cofi la coperta della
cera punica non permette,che le fplendore della Luna,ne i raggi dei Sole toccando leuino uia il colore da quelle po-
liture . Da quelle officine, che fon alle cane de i metalli de gli Efefij, per queda cagione fono fiate «apportate � ilo
ina, perche queda forte di uena e datadapoi ritrouata, ne i paefi di Spagna, dai metalli dellequali fi portano le zop
pe che per li Dacia ri � Roma fi curano. Et quedi officine fono tra il Tempio di Flora , cedi Quirino. Vitiafi il Mi-
nio mefcolandoui la calce, & f� alcuno uorra fare cfperienza, f� egli fera uitiato, cofi bifogna prouare■% Pigliefi una
lama di Ferro, � paletta che fi dichi, fopra efla fi pona il Minio, & poda al foco, fin che la lama fia affocata, quando
di Bianco fi mutai in nero, leuifi la lama dal fuoco, & f� raffredato il Minio, ritorner� nel fuo primo colore, fenza
70
dubbio fi prouera efler fenza difetto, ma f� egli reitera nero dimodrera effre uitiato. Io ho detto quelle cofe che
mi fono uenute in mente del Minio.La chrifocolla fi porta da Macedonia, & fi caua da que luoghi, che fono prosfi*
mi �i metalli di Rame. Il Minio, & FEndico, con effe i uocaboli fi dimoftra in che luoghi figenerino.
M Minio come dice Plin. e una forte di arer� di colore del Zafferano lacera Punica dicono effer cera bianca,tl modo d� farla bianed e in Vl�.al tu
Librc,nelcap. 14., chrifocolla e colla daoro, la dicono Borafo. il Minio e detto da un
F'lume della Spagna, cofi nominato. Indicumdanoi
e detto Endego, e di color B�auofcuro, fi tingono i panni con quello, crf� ufa ancho nelle pitture,
v< A. 1. JL.
-ocr page 196-
)
LIBRO
CAP. X. DE I COLORI ARTIFICIOSI,
O R A io entrer� � quelle cofe, che mvitate con le tempre delle mefcolanze d'altre manicre,riccuo-
no le propieta de i colori. Et prima io diro dello inchioftro, l'ufo del quale nelle opere ha grande
necesfita, accio manifefte liana le tepre, in che modo con certe ragioni di artefici fiano preparate.
Il luo°-o edificato come il Laconico, & di marmo fi polifce, & fi lifcia fertilmente, dinanzi � quello
fi fa una picciola fornace, che ha le apriture di dentro uerfo il Laconico, & la bocca fua di fuori fi
chiude, & abbaila con °;ran diligenza, acci oche la fiamma disfipata non fia di fuori.nella fornace fi
pone della renna, � rafa, & quella brufandola la forza del fuoco conftrigne mandar fuori per le apriture tra il Laco-
nico il'fumo, ilquale d'intorno i pareti,& la curuatura della camera fi attacca, dapoi raccolto parte fi c�pone battu- t o
to'co la gomma ad ufo dello inchioftro librario, parte i copritori mefcolandoui della colla ufano ne i pareti. Ma f�
non ferann� quelle copie apparecchiate, cofi alla necesfita fi deue prouedere,accioche per lo afpettare, & induggia-
re l'opera non fia trattenuta . Sian abbruciate le taglie, � fcheggie dell'arbore Teda , & fatti di esfi i carboni f�ano ■
cftinti, & poi nel mortaio con la colia pittati, & cofi fi far� una tinta per coprire, che hauera del buono. Similmen-
te auuerra f� la fece del nino feccata, & cotta fera nella fornace, ck poi peftata con la colla far� aitai grato il colore dei
l'inchioftro, & quanto pi� (� far� di miglior uino no folo far�imitare il colore de inchioftro,ma ancho dello Endego,
CAP. XI. DELLE TEMPRE DEL COLOR C E R V L E O.
E tempre dello Azurro prima fono fiate ritroviate in Alexandria. Dapoi Vefrorio�pozzuolo or %0
dino che fi facefie. La ragione di quel colore,di che cofa fia ftata ritrouata,d� da merauigliare affai
perche egli fi pefta l'arena col fiore del Nitro, cofi fottilmente, che diuenta come farina, & mefco«
lata col rame di Cipro limato fi bagna, accio che fi tenga infieme, dapoi riuoltandola con le mani
fi fanno palle, & fi mettono infieme di rnodo,che fi fecchino. (Quelle fecche fi compongono in un.
uafo di terra , che poi li mette in fornace, cofi il rame, & quell'arena quando dalia forza del fuoco
togliendo irft�eme, fi haueranno feccato dando auicenda, & riceuendo i fu do ri, dalle loro propieta fi partono^Sc
compofti delle loro cofe per la gran forza del calore diuerttano di color azurro. Ma l'arena abbrufeiata, che nel co-
prire i pareti, ha non poca utilit�, fi tempra in quefto modo. Cuoceh una zoppa di pietra azurra buona fi,che fia
dal fuoco come il ferro affocata, quella con aceto fi eftingue, & diuenta di color purpureo .
CAP. XI T. COME SI FACCIA LA CERVSA,
VERDERAME, ET LA SANDARACA.
I L
% ELLA Cerufa, Sedei Verderame, &cheda noftri Eruca fi chiama, non e fuori di propofito adire
in che modo fi faccia. I Rhodiotti mettendo ne i dogliie limature di piombo, fpargono quelle di,
aceto, & fopra quelle limature ui mettono le mafie di piombo, & otturano con i coperchi fi fatta*
menfe que dogli, che non poflono refpirare, dopo un certo tempo aprendogli intronano la Ce
rufa,� Biacca,che fi dichi dalle malie di piombo. Et con la ideila ragione ponendoli! le lam�lle di ra
me, fanno il Verderame nominato Eruca. Ma la Cerufa cuocendoli nella fornace, cangiato il fuo
colore allo incendio del fuoco diuenta Sandaraca. (Che noi Minio Marniamo.') Et gli huomini hanno imparato quefto 40
dallo incendio fatto � cafo, & quella e di minor utilita^ che quella, che nata da metalli fi caua.
CAP. XIII. IN CHE MODO SI FACCIA L'OSTRO ECCELLEN-
TISSIMO DI TVTTI I COLORI ARTIFICIALI.
O incominciero hor'� dire dell'Olir�, ilquale rittiene, & cansf�ma, & eccellentisfima fuauita del-
fafpetto oltra i predetti colori. Quello fi coglie dalle marine cocchiglie,delquale fi tigne la purpu-
ra, & di quello non fon minori le merauiglie a chi confidera,che delle altre nature delle cofe.Perci�
che non ha il colore d'una maniera in tutti que luoghi,che nafeej ma dal corfo del Sole naturalmen
te fi temprai Et pero quello,che fi raccoglie nel Ponto,& nella Gallia,perche quelle parti fono �ici fo
ni al Settentrione, e nero. A chi u� inanzi fotto al Settentrione e liuido,quello,che fi ha dalPOnen
te,& occid�te equinottiale e di colore uiolino,quello,che fi caua nelle parti di mezzod� � rollo, & pero quefto rollo,
ancho fi genera nell'ifola di Rhodi,& in altre parti, che fono uicine al corfo del Sole. Quelle conchiglie quando fono
raccolte, con ferri fi fendono d'intorno,dallequal percolTc ne uiene la Sanie purpurea'come una lagvima,che goccia.
Canata ne i mortai pittandoli fi apparecchiav& quello, che dalle tefte marine fi caua per quefto e fiato Oftro nomi-
nato, & quefto per la falfugine prefto fi fa Sitibondo, f� egli d'intorno non ha il mele fparfo.
CAP. XIII I. DE I COLORI PVRPVREI.
jf�j ANNOSI ancho i colori purpurei tinta la creta conia radice de Rubbia, & Hifgino. Et fimilmetc 60
" Attico,gettando la uiola
ettano in una pezza,& con
li quella infondendoli la ere
ta rolTa,& pittandola fanno il colore del Sile Attico, con quella iftefTa ragione temprando il uacinio,
iL . _-_;■_� Hi & con quella mefcolando fanno la purpura bella. Et ancho chi non pu� per la careftia tifare la chrifo
colla tingono i'herba,che fi chiama Luteo di azurro,& ufano un colore uerdisfimo,et quella fi chiama infe�tiua,cioe
tintura,Appreflo per la inopia del Endego tignedo la creta Selinufia, ouer l'annularia,& il uetro detto Hialo imitan
do uanno il colore dell'Endego.lo ho fentto in quello libro quanto mi potuto uenir in mente con qual cofe,& con
che ragione alla difpofitione della fermezza,& bellezza bifogna farle pitture, & che forze habbiano in f� tutti i co-
lori.ln fette uolumi aduque,terminate fono tutte le perfettioni delle fabriche,e dimoftrato,che opportunita,'e com- 7©
modo hauer debbiano.Neifeguente io tratter� deH'acqua,in che modo fi troue,douc non �,& con che ragione fi con*
duca, ck con che cofe fi prouera f� ella e fana, & idonea all'ufo,
J.4 Kubbia,e detta Kiiggia^etf� ufa uolgarmmte da tintori de panni Hifgino,e Vacin�o,e t�kcintboj una �jiejfa cofayhcreta Selinufia di cohf �i
laUe}w l'mnuUm
e bimca^d resto io non ho prouato gwefle cofe7ne uogho empir il libro di ricette.
IL FINE DEL SETTIMO LIBRO.
-ocr page 197-
V
»p*
LI B R O OTTAVO
DELLA ARCHITETTVRA
DI M, VITRVVI O.
PROEMIO.
H A L E T E Milefio, uno di fette Salienti diffe, l'acqua efler principio di tutte le cofe»
Heraclito il fuoco 5 i Sacerdoti de i Magi l'acqua, & il fuoco, Euripide auditore di Ana
xagora, iiquale Filofofo gli Atheniefi Scenico nominarono, lo aere,& la terra,& quel
la dalle pioggie celefti, ingrauidata , hauere generato nel mondo i parti delle gen*
ti, & di tutti gli animali, & quelle cofe, che da quella foller� prodotte,quando coftret*
te dalla forza del Tempo fi difcioglielfero, in quella di nuouo ritornare, & quelle, che
di aere nafceiTero, ancho nelle parti del cielo cangiarli nel riceuere alcuno diffetto, ma
mutatala loro diffolutione ricadere nella ifteiTa propict� , nellaquale erano per in-
nanzi 5 Ma Pithagora, Empedocle, Epicarmo, & gli altri Filici, & Filofofi quelli efler
quattro principici propofero, aere, fuoco , acqua, & terra, &. le qualit� eli quelli tra io
_____________                     f� con naturale forma congiunte per le differenze delle cofe operare, & noi auuertimo
non folaki'ent� le cofe, che nafeono da quefti principi , hauere il nafeimento loro, ma tutte le cole non notrirlyne
crefeere, ne conferuarfi fenza la forza loro, percio,chc i corpi lenza fpirito ridondanti non polTono hauere la uita,
f� lo aere, che ui entra non hauer� fatto del continuo crcfccndo gli accrefeimenti, oc le diminutioni.
Ciol il refj>irare, che fifa col tirare il fiato afe, er mandarlo fuori.
Ma f� egli non fera nel corpo ancora una giufta mifura di calore non ui fera lo fpirito uitale, ne il poterli fermamente
drizza, e in piedi, & le forze del cibo non potranno hauere la tempra della Digeftione, & per� non notricandofi i
corpi di terreftrecibo,rnaBchercbbeno, & coli dalla mefcolanza del principio terreno feranno abbandonati t & gli
animali f� feranno fenza la potetti delThumore exhauili, & afeiutti dal liquore de i fuoi principi li feccia-anno.
J}we A rifiutile, che tipi ci notrimo di queUe cofe , delle quali fame compofti, cr per� i quattro elementi, fono neceffari aUa ulta deW'momo, per 20
che di esf� il corpo � comporto,
jEtj
er� la diuina Prouidenza non fece difficili,& care quelle cofe, che propiamente erano neceflarie ali
e genti come
fono le pretiofe pietre, l'oro, & l'argento, & le altre cofe, le quali ne il corpo, ne la natura derider�, ma quelle cofe,
fenza le quali la ulta de i mortali non pu� eiTer fecura largamente alle mani pronte cudiede in ogni parte del mondo}
& per� di quelli principi f� per cafo alcuna cofa ui manca di fpirito lo aere asti guato perreftituhio ci�prefta copio
famente. Ma lo impeto dei Sole apparecchiato' ad aiutarci col calore, & il fuoco ritremato la ulta pi� ficura ci rena
de, & coli il frutto della terra prellandofi la copia del itinere per gli foprabondanti defideri allena ,& nutrifee gli ani
mali pafcendoli continuamete,& l'acqua non folamete per lo beuere, ma per l'ufo dandoci infinite necesl�t� per ef=»
ferci data per grande utilit� ci r�de,& da ci� quelli,che all'ufanza de gli Egitti) trattano le cofe facre dimoftrano tut
te le cofe conliftere dalla forza del liquore, & pero quando ricoprono i iiafi dell'acqua, i quali al Sacro Tempio co ca ?0
ita religoinc fi portaiio,allhora inginocchiati con le mani al cielo ringratiano per tali ritrouamenti la bont� diuina.
p B P LIC A Vitr. le cofe dette nel fecondo libro, al primo cap. circa i principi materiali delle cofe,ma con diuerfa ktentb
1
ne, perche nel fecondo egli hauea animo di dimoftraregli eff�tti, che uengono dalla mefcolanza de i principi nelle cofe,co*
me nella calce, ne � mattoni, neU'A rena , nelle pietre, cr ne gli A �beri, qui ha �ntentwne trattare della natura, cr deWufo
dell'acque, cr in nero ha, ben ragione di adornare quejiafu� fatica con il trattamento deli acque, perche fi come l'oro, cr
le gemme ,ej pietre fono pretiofe per la rarit�loro, tut
rp che la natura humana habbia poco kfogno �i quelle,cofi l'acqua
.
:sa
� preciofa per la necesfit�, CT per Vufo della uita, dotte non immerttamente, cr ifaui, ey i poeti, er i Sacerdoti hanno ce
hbrato l'ufo dell'acqua,
er perche la Citt� di Roma ha di gran lunga fuperato con l'opere, cr con le condotte dell'acqui tutto quello, che �
Hato altroue, per� Yitru-altra l'ufo uniuerfale dell'acque per fattsfare ancho in quejia parte 4 i Romani ha particolarmente un libro �que*
40
fia materia confecrato, doue parla, er iella natura dell'acqua, er dell'ufo.
Velia natura ne parla, nel Secondo, Terzo,
er Quarto cap. dett'ufo, nel primo, er ne gli altri, quanto alla natura ci narra le propiet� dell'ac
que, le forze,
er qualit� feguenio una dilettatole hiftori�naturale. Quanto all'ufo, egli ci tratta della inuentione dell'acque,deUa ekttione,
del condurle, cr del conferuarle. Alla inuentione dona il primo capo. AUa elettione il quinto, perche non e affai trottare le acque, ma e necef*
furio lo eleggere le buone,
er falcifere-, al condurle, er conferuarle da il sefto, er ilfettimo capo, infegnandoci � liuel�arle,cr dimostrando*
cigliflrumenti, atti, cr i modi di condurle, cr cefi con grande utilit� da perfettione al Ottano lib. ilquale io eftorr� ne i luoghi Ufcian�o h
digresjhm, cr la pompa ad altro tempo.
O DELLA INVEN-
DE L L' A C QJf A.
GAP- P R I M
T I O N E
$�
S S E N D O adunque, & da i Fifici, & da i Filofofi, & da i Sacerdoti giudicato, tutte le cofe ftare
infieme per la forza dell'acqua, io ho penfato poi, che ne i primi fette u'olumi efpofte fono le ragio
ni de gli edifici, in quello "douerfi delle inuentioni dell'acque trattare, &che forze egli habbino
nelle propiet� de luoghi, & con che ragionili conduchino, & come ancora quella fi proui.
Conclude per dimostrare la fua intentione, in tre parole abbraccia un bel iifcorfof�pra l'acque dicendo.
Perci� che ella molto neceffaria, & alla uita, & a j piaceri, & all'vi fo quotidiano.
AUa ulta egli Iha dimoiato difopra, perche fenza Vnumore � imposf�bile mantener^ in uita-;-, al piacere ; qui lafcio difcorrere � chi ha ueiuto
bettisfimi fiti, acque, rufceUi, cr fonti, di quanto contento, cr diletto fu la uifta di quelli, aWufo,gli efferati, gli affediati
, gli artefici, le
campagne, il mare,
'cr U terra finalmente dimostra l'ufo dell'acque, per� uerremo all'ufo feguitando la intentione, cr l'ordine di Vii.
Ma
-ocr page 198-
9?r                                                                         L I B R O
Ma quella fe� pi� facilefe le f�nti aperte, Se correnti feranno.
Tratta d�tta iuuentione dell'acque, ©? rinchiude ilfuo difcorfo in qutfta fontina, che Tacque,� uef� fi trouano aperte, & dotta natura diinofira*
tegame fono i Fonti, i Wirnn^ & altre uene aperte,
er manifeste^ pero dice Vitr. Ma queiia,&c. � uerofi trouano afecfe, cr fotterra,
'& quejtc, � dd�a forma,cjr faccia del luogo fi trouano ,er g�'indtt�j fono primaifpoft� da Vitr.dicendo.
Ma f� non correranno deuefi fotterra cercare i capi, & raccoglierla, le quai cofe in quefto modo deono elTere efperi*
menta te,chc ftefo in terra alcuno con i denti appoggiati prima,che il Sol nafta clone l'acqua fi deue trouare,& pollo
in terra il mento i & fermato fopra un Zocco piccolo fi riguardi il paefe d'intorno, perche in quefto modo fermato
il mento la uifta non ander� pi� aito eieuata del bifogno, ma con certo tuie i paefi � liuellata altezza equa�e ali'ori-
zonte difegner�. Allhora doue fi feorgeranno gli humori in fpesfirfi, & in crefparfi^ inficine , & in aere folleuarfi
lui bifogna cauarc,perche quefto fegno non fi pu� fare in luogo fecco.
                                                                           io
Et pone il modo dicendo, chefe alcuno la mattina � buona horafiftender� in terra, er guarder� per lo piano dslTorizonte, & uedr� alcuni fu*
mi leuarf� dal terreno,
er tttcrejjtarf� come fa il fumo, che e/ce dalle legna uerdi,quando hanno il fuoco di fot te,prender� indino di acque,per*
ehe doue efalano quej�i uapori e fegno, che abbonda t'humore �lquale e tirato dal Sole
, er quefto indit�o prendono ancho quelli, che cattano
le minere , perci� che,
er dalla quantit� del uapore, ejdal colore prendono argomento della qualit� detta miner�, er uuoie PaUadio^cke due
fta prouaji faccia nel me f� d'Agoj�o, Ugg� tutta quejia materia difettano,
er ottauo capo della fua agricoltura, patio quefto naturale indi*
tio uiene Vitr, ai ejponere quelli argomenti
, che fi cauano dalla qualit� delia terra, or dice ;
Ancho auucrtir deue chi cerca l'acqueti che natura fia il lu�go.
Et ne rende la ragione dicendo.
Perche certi, & determinati fono i luoghi douenaftono l'acque.
Et ci efyone la natura de i luoghi, il che � facile nell'autore, er non he bifogno di noftrd dichiaratione.                                                         io
Nella creta e fottile, & poca, & non alta copia, & quella non di ottimo fapore, & coli e fottile nel fabbione difciolto,
ina f� ella fi trouer� in luoghi pi� basii fera fangofa, & infilane. Nella terra negra fi trouano nidori, & ftille non
groiTc,le quali raccolte per le pioggie del uerno ne i fpes fi, & fodi luoghi danno gin. Quelli fono di ottimo fapore.
Italia ghiara neramente mediocri, & non certe uene fi trouano, & quelle fono di mirabilfoauit�, & coli ancora dal
fabbione niafchio,dali'arena,& dal carb�chio pi� certe,& pi� ftabili fono le copie del�'acque,& quelle fono di buon
fapore. Dal fallo roflo, ck abbondanti, & buone uengono,fe tra le uene non {correranno, & non fcoleranno,ma fol-
to le radici de i monti, & ne i felici pi� copiofi, & pi� abbondanti, & quelle pi� fredde, & pi� fan�, ma ne i fonti
campeftri falfe fono,graui, tepide, & infoaui, f� non romperanno uenendo da i monti fotterra nel mezzo de i cam-
pi, & quelle hanno la foauit� dell'acque montane,che fono coperte d'intorno da gli alberi. Ma i fegni � che maniere
di terre fotto Hanno le acque oltra i foprafcritti,quefti feranno,f� egli fi trouer� che ci nafta il fottil Giunco,la Salice �o
erratica, l'Alno, il Vitice, PArundine,l'Hedere, & altre cofe fimiglianti, che non pofl�no uenire in luce ne nutrirli
da f� fenzal'humore. Sogliono le {Ielle cofe eiler nate nelle Ladini, le quali dando ancho oltra il redo del campo
riceuono l'acque delle pioggie , & per lo uerno ne i campi, & longamente per la capacit� conferuano i'humore,alle
quai cofe non fi deue dare fede, ma in quei paefi , & in quelle terre doue non fono lagune, & che nafeono per natu-
ra , & non per femente, ini fi deue l'acqua cercare,
Ma quello, che appartiene alla indurr io, deU'huomo per trouar V acque � toccato da Vitr. dicendo.
Ma in quei luoghi,nej quali limili inuentioni non feranno fignificate,in quefto modo fi deono efperimcntare. Canili
per ogni uerfo il luogo alto piedi tre, largo no meno di piedi cinque,& in efl� pollo fia uerfo il trammontar del Sole
uno bacile di Ramo, � di Piombo", � nero una conca, di quelli quello, che fera pronto uoglio,che li unga dentro di
oglio, & riuerfo fi metta, & la bocca della cauafia di canne, � di frondi coperta, & di fopra ui fi metta della terra, di- 4<*
poi il giorno feguente Ila ftoperta , & f� nel uafo feranno goccie,& fudori quello luogo hauer� dell'acqua. Ap-
pi-elio f� uno uafo fatto di Creta non cotta in quella caua con quella ragione fera coperto, & quel luogo hauer� del-
l'acqua elTendo poi feoperto il uafo fera humido, & ancho fi difeioglier� dall'humcre, & f� in quella caua fi mettes
ra una ciocca di lana,, & nel di feguente far� {truccata l'acqua di quella,dimoftrer� quel luogo hauer copia di acqua.
Ne meno auuerr� f� ui fera acconcia una lucerna, 8c piena d'oglio, <5c accefa, & in quel luogo coperta, & nel di fe-
guente non far� aftiugata, ma hauer� li auanzi dell'oglio, & del papero, & efla fi trouer� numida, dar� fegno d'ab-
bondanza d'acqua, perche ogni tepore � f� tira gli humori : Ancho,fe in quel luogo fera fatto fuoco, & molto ribal-
data la terra, & adulta, & da f� fuftiter� un uapore nebulofo, quefto luogo hauer� dell'acqua. Poi che tai cofe in
quello modo tentate feranno, & ritrouati i fegni fopraftritti, all'ho ra in quel luogo fi deue cauare il pozzo, & f�
egli fi trouer� il capo dell'acqua, ancho pi� pozzi d'intorno l� deono cauare, & tutti per una caua in un luogo ftefio
fi deono condurre »
Argomenti del f�to,ejr forma del luogo.
Et quelle cofe ne i monti, nelle regioni Settentrionali fpecia�mente fi deono cercare, perci� che in quelli, & pi� dolci,
& pi� fan�, &; pi� copiofe fono le acque , imperoche fono riuolte dal corfo del Sole, & per� in tai luoghi gli albe-
ri fono fpesfi , & le felue, & i monti hanno l'ombre loro oftanti, che i raggi del Sole � terra dritti, non uenghino,
ne postino aftiugare gli humori. Gli fpatrj ancho de i monti riceuono le pioggie, & per la fpellezza delle felue iui
le neue da l'ombre de gli alberi, & dei monti lungamente fi conferuano, dapoi liquefatte colano per le uene della
terra, & coli p�ruengono alle intime radici de i monti da gli quali erompeno gli feorrenti corfi de i fonti. Al con-
trario ne i luoghi campeftri, & piani hauer non fi poffono le copie dell'acque, & f� pure fono, al meno mal fan� fi
trouano, perche il uehemente �mpeto del Sole, perche ninna ombra gli olla. bogliendo afeiuga l'humore de i cam- 6o
pij & f� iui fono acque appareti di quelle la fottilislima parte dalla fottile falubrit� l'aere rimanendo, & leuando por
ta nello impeto del cielo , & quelle ,.che dure fono , & grauisfime, & in fuaui, quelle (dico) laftiate fono ne i fonti
campeftri.
Non fempre la natura con larghi fiumi, con ffeftfe fonti, � con aperti inditi] ci dimoflra l'abbonddnz* dell'acque, ma fpeffo tra le uifecre della
terra come fangue nelle uene raccoglie l'acque
, er per luoghi afeofi, le conduce > per� uolendo noi con induHria ritrouare quello, che la na-
tura ci tiene afeofo, � quello prouede vitr. nel prefente luogo,
er ci infegna � ritrouare gli indit'ij, quando la natura non ce li mof�raffe, ey
4 cauare i pozzi-, ne i quali � d'auuertire, che non fi trono, l'acqua, f� prima non fi u� tanto fotto, che ci ftia il letto del fiume fopra ,
er ol*
tra di quefto ci uuoleindujiria per fuggir il pericolo, che il terreno non cada, � che la ejfalat�one non ci off�nda, perche bene ffefto dal ter*
reno cauato efeono alcuni uenenofi, cj pej�if�ri uapori, come ben fanno quelli
, che cauano le minere, � i quali in quefto cafo fi deue di*
mandar configlio,
er vitr. con quefto ci conchiude il trattamento dell'inuentione dell'acque, %r Plinio, er Palladio, er molti altri f� ne 7*
�anho feruito � punto di gu�io libro,
e a p. it
-ocr page 199-
OTTAVO.
l9�
GAP. IT. DELL'ACQ,VE DELLE PIOGGIE.
Qui tratta della natura dell'acque,er prima delle fiottane ,er poi dell'altre.
D V NQ.VE l'acqua dalle pioggie raccolta Cmigliore.&piu fana,impcrocIie prima da uapori pi�
fottili,& leggieri da tutte le f�nti fi {teglie, dapoi per la comodone dello aere colandoli, <Sc disfacen
doli perle tempeftati ucrfo la terra dilcciide. Oltrachen� coli fpefio nei piani piotatomene imo
ti,& alle fom«iit�,perche gli humori la mattina dal nafcimento del Sole c�mosfi, tifati dalla terra,
in qualunque parte delcielo,che piegano fofpingono lo aere,dapoi quando-agitati fono, accio che
non fidialuogo,che noto fia,tirano dopo f� Fonde dello aere,lcquali con prellezza,& forzagli u�
no dietro, in quel mezzo lo aereprecipitofo fcacciando rhnm�re,che gli fra dinanzi in ogni luogo, fi che i loffi, gli
impetij�c l'onde ancho de i uenti crefchino grandemente,per ilche poi gli huniori da i iteti fofpinti,ck infieme riftret
ti per tutto portati fono,& dalle fonti de i fiumi, dalle paludi,& dal mai e,quando fono dal caldo del fole toccati fi ca
uano,& � quello modo le nubi da terra fi leiiano,quefte rinforzate con lo aere, che fi inuoue, & ondeggia, quando
perucngono a i luoghi alti, 5c rilettati, come fono! monti, perci� che in quelli impedimenti fieramente s'in*
contrano, per efleie dalle procelle cacciati liquefacendoli fi dileguano , come grani, & pieni, chefono, & a quello
anodo fopra la terra fidiffbndeno. Ma che i uapori, le nebbie, & gl'humori efcano dalla terra ; quella ragione ci
ra, indi lo aere fortemente dal. Sole rifcaklato con l'acque aflottigliate lena gli humori dalla terra. Appreflo la ragio *o
zie ancho prederemo l'el�cmpio, da i bagni perci� che ninna uolta, oue fono i caldai pu� liane re i fonti di fopra,ma il
cielo,che � ini fabricato, per la bocca dal uapore dei fuoco rifcaldato lena l'acque da i pauiment� , & quella feco por
ta nelle cu mature delle uolte,& iui fofpef�, & in pendente la tiene,perche il caldo uapora di Aia natura fempre in al
to fi caccia?& da prima perche e fotti�e,& tiene n� fi nlafcza,ma poi,che piud'humore f� li aggiuge, & pi� denfo di-»
uicnc.comc da maggior pelo granato no fi pu-o pi� ioltenere,ma gocciola fopra le tefte di chi fi lana; coli dalia frena
cagione l'aere del cielo dal So�erifcaldato,da tutti i luoghi a le tira gl'humori,6c quelli alle nubi raccoglie.Irnper�che
coli la terra toccata dal femore m�da fuori i uapori,come il corpo fiumano per lo caldo rilafcia il fudore,& eli ci� fede
ci fanno i uenti,de i quali quelli,che fono da freddisi�me parti generati, come Borea, & Tramontana fpirano nello
aerefpirki attenuati per lo Lecco :ma l'O ftro,et gl'altri, che dal corlodel Sole prendono le forze loro humidisfimi
ibno,& fempre feco portano le pioue,pcrche rifcaldati fi partono da regioni feruenti, & per tutto quali Ieuando fii= J»
rano gli humori,& coli poi li difpergono alle parti fettentrionali.Ma che le predette cole a tal modo li f�cciano,pr�n
deli argornento,& fede da i capi de fiumi,iquali nelle particolari deicrittioni de i luoghi depinti, & da molti ferirti
.'* nei giro della terra la pi� parte,& i pi� grandi fi trottano ufeire dalle parti del fettenttione.Pruna nella India, il Gan
ge,& lo Indo nafeono dal m�te Caucafo,nella Siria il Tigre, & lo �ifirate,nell>Afia,& nel Poto,il Boi iflene,�'Hyfpa»
in,la Tana,il Colchi,& il Phafi, Nella Gallia il Rodano,nella Borgogna il Reno ; di qua dalfAlps il 1 imauo, il P�.
nella Italia il Teuere;nella Maurafia,che da i no 11 ri � Mauritania nominata,dal monte Atlante il fiume Dyri,ilqua-
le nato dalla parte fettcntrionale feorre di lungo per l'occidente al lago eptabolo,& mutando il nome Nigir fi dima*
da,dipoi dal lago eptabolos fotto diferti monti paflando per i luoghi meridionali forge, c\ entra nella palude Goloe ,
�atiualecircoi�daMeroed^ntornOjChe � il regno degli Ethiopi meridianiy�t da quelle paludi raggirandoli per li fitt-
ami Ailafoba, & Aftabora, & molti altri per li monti peruiene alla cattaratta,& da quella precipitandoli giugne tra 40
�a Elephanticta,�C Sienc,& in Egitto trai campi di Thebe,& iui Milo fi chiama.Ma che dalla Mauritania nega il capo
dei Nilo da quello fomrnamente fi conofce,che dall'altra parte del monte Atlante ci fono altri capi, che fiuirglianre*
m�te feorrendo nano all'Oceano occidentale,et iui nafeono grichneumoni , & i Cocourilli, & altre limili nature di
beitie,& di pefei oltra gli Hipopotami.Quado adunque fia,che tutti igrandisfimi fiumi nelle defenttioni del inon-
do ci parelio hauere origine dalle parti fettentrionali,& i campi Afiicani,iquali dalle parti meridiane fottopofri fo-
no al corfo del Soie habbino in fatto nafeofi gli humori rari fiumi,& non molte fonti, refta,che molto migliori fi no
nino i capidelle fonti,che alla Tramontana, & � Borea riguardano; fe'per� in luogo pieno di folfo non fi abbattono,
& che ci fia deli'allume,�delbitume,imperochefi mutano aH'hora,& fuori mandano � acque calde,� fredde di catti
no odore,& di trillo faporc,per che dell'acqua calda non � alcuna propriet�,ma quiido la fredda incorre in luogo ar
dente,bolle,& nfcaldata molto fuori per le tiene efee fopra la terra,& per� lungamente ftar non pu�, ma in poco te jo
p� diueta fredda, imperoche f� di natura fua calda fune, il Aio calore non fi raflfreddercbbe;ma con tutto n� f� li ren
de per�, ne il colore,ne il fapore,nc l'odore di prima,perchc egli � gi� per la fua rarit� intento,& mefcolato.
Vttr. in qitefio luogo e chiaro,cj dice molte belle cofe,et ffyeciahnete parlando del fiume detto N igir, che hoggi fi chiami il fiume di S enega, che
per Africa u� uerfo ponente neWOcceano,ilquak fa gli j�ej�� effetti,cbeftil Nilo,crefce,etproduce gl'animali, che [oprati biilo fi uedono.
Narrala generation* delle pi@ggk,er con ejjempllo iimofira, et parlatila generatone delle f�nt�,er de 1 fiumi noi per diletto porremo qui
fotto 1 uerfi tratti delle noftre meteore.
Chiunque niega cheH ualor celefle
Formar non poffa la mondana ceri,
Certo fua ment'� d'ignoranza uej�e.
Et fel mio dir falda ragion auera
Spero moftrar, ch'il lume ,er l'influenza
E/ mouimento ban qui lor f�rza uera.
Quando ch'il Sol da noi fa fua partenza »
Ouer ritorna ad albergar col fegno,
in cui comincia a moftrar fua potenza
�bi non conofee al uartar del fegno
Delle cofe uolubilt,er non uede
Come facciati terrai'hor uoto,hor pregno�
Quani4 mostrar fua bella faccia riede
Non � fi arf�ccto
, ©" arido cefpugt�o
Che non rinuerdi,
©" non ne faccia fide.
Ma quando poi pi� bolle ti caldo Giuglio,
Ogni fement' al mkturar s'apprefla
Ver far maggiorjogni noj�ro pecuglio.
D'indi trahendo la dorata crejla,
Lafaand' 1 nojin per contran alberghi,
; Gu U morte dell'anno � mamjrfta.
jNe fol par,ch'alia utta in alto s'ergh�
O per morir fi pieghi ogni germoglio
S'auuien che'l
Sof � qiuut,� altrou'alberghi
Ma quand' ancor fopr il celefle foglio
Alcun pianeta i dritti raggt iiibra,
Ctibabbta uirtu contraria al freddo fcoglio.
Ko« equalmente 1 primi corpi libra
Ma i due pi� lieui raddoppiando meue
Con difeguale^cy f�emperata libra.
Ma Saturn\ ey m er curio fan lor proue
■Contrarie � quelle
,Cf f�mdo fopra noi
fan che la terra,& lacqua fi rinoue,
"Perche fiedi� lor f�rza,& fredde poi
Sono le quahtatt inde cadute
Per g�'burnii, er gelati influjit fuoi.
fiati che nel ctel, ch'� padre di falute
Ar dar', � gelo fia, come qui baffo,
Ma perche tale fua f�rza,er uirtute.
N* dietro per� dei ttolger' il paffo,
Se dico gli elementi effer maggiori,
Ver che ne in q.ie&o uertt� trapalo,
�be f� del fuoco accrefeano gl'ardori
in una parte,poi neUaltra 4ono
�0
Proport�o*
-ocr page 200-
i
L I B R �
Col fio morfo bramo fa, er l'arrogante
Mofca,.che fempre uuol iuncerlagiojira,
Lo fentillar delie lucerne innante
Indino d'acqua copiofa porge
,
Et l'humido del muro arcoftante.
Quando con men liquor,il fonte forge,
Et con corfo meri f�rt'il fiume mofjo ,
Vn buon giuditio del piouer s'accorge,
Miltaltri fegm fon, che dir non poff�,
In breue /bacio
, er da quei faui intef�,
Ch'affatican del mar l'humido doffo,
Molti ne fon d'agricoltori apprep ,
Et molti ancor dalie genti, che fanno
L'ufanza
j 0" i coturni de paefi,
Ch'� manzi il (afa il fuc ceffo diranno.
CAPITOLO,
JJanima femplicetta, che difende
Dalla cekjt alla terrena jianza ,
Afjai meno,che prim'il uero apprende,
Perche di�olta dSa pnm' ufanza,
Rmckiufd come Danae hit f�ndo
Vate della mifemma ignoranza,
il benigno fio padre, che nel mondo
Voile mandarla del fio amore accefo
Si cangia in Oro luad',ey fjtc�ndo,
L'oro e� faper\ 0~ il bel nero intefo
Che d� benigno tnfluffo ntUa mente
Fa ricco l'huomo foura Mida, � Crtfo
.
cui perduto bene tra la gente
Del fecolo fi trou\ cjr p racquiila
,
Ma non fenza fatica, � ftudtc ardente,
fseii'� la conofeenza alquanto mtjta
Da fantdf�me,cr f�nne,che:4al fenfo
Eafcono mnoi dall'udit',
er la uifta
Trouas' infine dallo fiuii immenfo
Cofi pur,
er purgato l'intelletto
Che rend' a Gwue Ihonpra.o cenfo
Quef�o fi uede chiar da quel, chi ho detto
Ch'oltr il bel uer delle notine prime
Da gl'accidenti nafee il uer concet;of
Quejh n'han fatto con faenze opime
Tornar delle materie nelle quali
La f�rza del calor uero s'imprime-
l lampi, le Cornette,i fuochi tali
Per le cofe uifibih
/e" fatti
A* gl'intelletti de gl'humini eguali
'
Et gl'humidi vapor'ancho fon tratti
Ver l'accident'alla notitia mitra,
Come fi fanno , C? come fin disfatti,, ■
Bor fegue quello,che mia mufamokra
Delh rugiada dir' ,'eydeUa brina
Et del ref�o conferiti � f�ttili mof�ra
Dolce calor dalla luce diurna
Dolcemente un uapor Iteua dal piano
Nella parte deU'aer pi� ulema
La notte col fuo freddo uelo, e piano
Skeftringue quel uapor,
er queUmuoglie
}n gocciole conuerfo � man' a mano
Queffailberbette, � i fior',CT alle f�glie
Tremolando s'acco�a,
er nel mattino,
1 bei raggi del Sol, quel fbecekio accoglie
Simil uapor7 fa il gelo mattutino
Ma per eh'il gelo, � piu potente ,ey forte
Per� fi i�ngne e dtuenta pi� fino,
Spejfo fi fono le perfon'accorte
Ch'ai baffo la rugiada fi condenfa
Per non effer calor ch'alto la por te\
Perche fedend'� ddetteuol menfa
Ne bei prati la fera hanno fenjiito
Che tal uapor di fatto fi dijbenfa,,
il luogo, cr la j��gion fanno limito
A quefi'nnprejUpn
, che ffej�' amaro
Et jpef� ha dote' d gujto ,
cr faporit».
tfhebbe gi� un cibo precios, er caro
Similaila rugiada
, er per far fide
Quanto pu� d cielo con minio chiaro
*
l9^
Proportionatanieni' ancho minori,
Et queji' � di natura un largo dono,
Che quarta iu� ripiglia
, qui ripone
E in ci� concorda quell'eterno fuono.
Via noi feguentPil uer della ragione
Gi� cominciata, altronde pialleremo
Da far pi� f�rte noftra appetitone.
Vedep adunque dal ualor fupremo
Del del tirarci in giro il fuoco, er l'ondi
E/ corpo, ch'� tra quejlo , er quell', ejiremo
�l calor grand' all'bor molto pm abbonda,
Quando la luna nella pari' oppoj�a
Al Sol dimoer� la fua faceta tonda,
Vantichifiimo fptrto, che s'accof�a
Alla ruota maggior firma la terra,
Che non riuolge ne lato ■, ne coBa
,
Et quel pianeta, ch'� [opra la guerra,
Odi cagien di nuoua marauiglia,
Tra i primi corpi l'agguagliatila ferra..
Apprcffo ancor la nobile famiglia,
J metalli, le pietre ,& l'altre co f�
Come propie richezze in guardia pigli4f
Ne p puon dire le uiriut� afcpfe
Ne gli animai,nell'acque,a"nelle piante,
Ch'i marauiglia fon marauighofe,
Lafciamo dunque � dietro il mondo errante,
Et feguitiam' � dir cloche da humore
Si fa qua gi� con apparenze tante,
Surge da terra l'humido uapore
Tratto dal Sol' alla mcn calda i�anz*
E apoco apoco prende pi� uigore.
E in quello ffitia fa gran raunanza
. Tanto, che fi condenfa, ey P rtj�rigne
in folta nebbia,
er di nera fembianza,
il freddo e la cagion , che la co&rigne
Come fponga, che d'acqua piena f�a
Spreme l'humor ,che la terra dipigne,
Tal' hor minute fon le goccie in ma
Tal hor pi� graffe
, come cbc'l fuggetta
Pi� copiofo
, � meno fi difuia ,
Et fpepjO l'aer puro in f� nj�retto
Da potenza fupern in pioggia uolto
Acqua gi� manda piena di diletto.
Quejlo nel grembo della ter/ accolto
Pregna la rende ond'ella poi s'infiora,
E in uerdeggiante gonna ha il fen in uolten
Vcfc�a Vertunno^con Vomona,er flora
Et Padre Bacco
, er nini'antichi numi,
Lodati' il Sol, che p beW anno bonari
M A quando l'aer riuers'i fuoi fiumi,
Come da i monti dcRe nubi aperte
Con fpauentof�, e bombili cojlumi,
Et fon le noci fmpitofe infitte
Del mormorar', e in ogni parte rugge
Con fiamme jbarfe
, mobili, er incerte ;
Ci� nafee dal foffiar, ch'intorno mugge
Et con gran f�rza induri il fvfco nembo 9
Ch 'impatiente del levarne fugge.
Per� fi uede hor angulofo, hor gembo
l'affetto della nube intorno cinta
Da fi firoc\e impetuofo lembo,
Ma perche f�a la mia ragion dipinta,
Dir� de fegni della pioggia,
er quali
Et quanti fon con maej�reuol tinta
Chi lied' il fumo con fue turbid'ali
Salir' al Cielo
, er apparir in f�rmi
Di nebbia,� di uapor i � fumi tali,
Pu� giudicar fenz'bauer altra norma
0e l'aer pregno � piouer s'apparecchi,
Che raro in altra cofa fi trasforma
.
Quand'ancho dietro � gfbumidi, e rubecchi
Vapor il Sol rojjeggu in oriente,
Segn� di pioggia,ey di fuoi moki, fyeccbi»
il gracidar della fa"goft gente
Et dalcun' .uccelletti il canto mojlra
la pia graffa ruggita efjer prefente»
JJauida pecor�i' ancho il 4imojir4
io
}0
P>
4o
�7»
K«Al
-ocr page 201-
f
OTTAVO.
*S>*
HcSi <#/�rte piaggi* oue non uede
Hafccr herbette il Sol', � forger f�nte t
Eli fati'un popol d'ogni cibo herede
,
Col gujlo /or', cr con /e «og/ie pronte
Vnefcti fol'haueua ogni fapore,
Odi cos'incredibili, j?m cerere
Er'«« j>4e/e o«'i/ di«trt /«ore
Conducsua li genia Dio diletta
Sott'il ueftiUo d'un gran conduttore
,
in quell'in uece d'acqua pur\ey netta
Candido latte, ey dolce mei correi
Ogni cofa in fuo grado era perfetta
Ma giugner prima od andar fi douea
Senza fatica, ey camiti apro
, ey pieno
D'oggi difagio, ey mal non fi patea,
l� popol fi fentiua uenir meno
Et della uit', ey delle fue fheranze,
Et �i mal dire non haueua freno
il capitano alle celefie fianze
Gl'occhi, ey le palme humilmente uolgenio
freg� fecondo le fue antiche ufanze
Padre ( dieta ) del cel f� ben comprendo
Uauer condotta la tua gente in loco
,
Oue la morte fenza te n'attendo
Tu, che partij�� gl'elementi, e al foco
Seggio fublime
, ey pi� capace defe�
El troppo al mezzo redueejli
, el posi
Vario confido ne i mei noti honefn
Che fon f�ndati nelle tue promeffe,
Che gratti
no8.ro mais non haurefii
M�co fon quelle genti ,eyio con effe
Efje alia m�a,
er io jio alla, tua noce.
Voce,che {la nelle tue uoglie Beffe.
Ecco Fafbro fender quanto li noce,
Quant'� perror fallace delle Brade
,
Quant'� la fame indomita, ey dfroce.
Tu fe� la uia, tu fei la ueritade
Tu fei la ulta, per� dolce padre
Mfiflraci il iter camino per pleiade
Forg'il �bo bramato alle tue fquadre ,
Et fa, che fi comprenda, che ne fei
Preferite con queB'opere leggiadre.
V�i la uoce il padre de gli Dei
Del capitan fedele, ey fuo gran duolo,
Mostr� quant'ama i buon', ZT odia i rei
fero chiamand'il fuo beato Buolo
Ciucilo, di il fuo uoler' in terra fyiega s
E innant'ogn'bor li jla con dolce uolo.
piffd� poi ch'ai giufio non fi niega
G�ufta dimanda, hor git'oue fi ferua
l�ambrofia noftra, el nettare fi lega
Net uas eterni, in eterna conferua,
Di quelli [opra la difetta piaggia
Ou'U popolo mio la fame fnerua,
Tanta dal Cel per ogni uerfo caggia ,
Cliogtiun'il feno fi riemp�, ey goda
Ne ui fio. trib�
, eli in copia non haggia t
Eccuna fchiera d� quei fpirti fnoda
he celefli uiuande gi� dal cielo,
Viouen quell'efca, per eh'ognun la roda.
L'afflitta turba, che dal chiaro uelo
Del bel feren intorno, uede ey mira
Scender' il dolc, ey trapparente gelo
Defiofa la coglie,'& poti gi� l'ira,
Che la fame notr�fee, ey fene fatia
Con marau�gl�a ,ey quanto puorejpira.
L'alto Bupor di cof� rara grada
Conduc a dir' ogn'un,chc cos'� queBat
Qual bocca non fia (lanca pria ,che fatiat
La uoglia ogni fapor' in quella dejla
Per� fene content'ogn� palato,
Ogni gujlo s'acquet', ey fene reBa
'Benedetto fui Ciel, che ci� n'ha dato ,
Et f� ben quella uolta fu corte f�,
Qualche parte per� n'anchor lafciato.
M4 ben ben�gn'� Varia in quel paefe,
Che ci� ne manda per fanar gl'inf�rmi
Di uari nidi
/or', ey u&rie offefe
Ma qui conu�en co'l m�o cantar fi fermi.
Conili calor delle foperne jfere
Leti il uapor dalla terrena [cor za,
Detto s'� prima con fentenze uere.
L� bianca neue il uemo s'inforza,
Come fitol far la fiate la tempefea,
in cui air tu maggior fi mofira, ey f�rza
Mumid', ey caldo fumo al Ciel fi dejla
Et nella mezza regicn s'innalza
R�Brett'�n nube chiar; ey man�fifla.
QiteW il uapor dchkmtut'inalza,
Che per effer fott�i, � gi� difhtrfo
Come candida lana fi dtfcalza.
.Onde s'imbianca tutto l'uniuerfo,
L'aere pregno d'ogni intorno fiocca
Le bianche falde deU'humor confperfo
Ma con pi� furia, cr pi� durezza tacci
La grandine gelai'i tetti, eyi colmi,
Et con horror, cr ftrepito trabocca
Or,ds fi fyezzan con le ulti gli olmi
Le b�ad' a t&ra uanno con durezza,
Del gelido criflal ch'i dirlo duolmi
Muor'ogni pianfalla temperie dimezza ,..,..';'.
El contad�n di fue jferanze cade,
Ne pi� f� fl�fs',� fua famiglia apprezza»
Quefto ftranaccidente alhor accade,
Quand'ha pi� firz'il Sol, per� ch'ei lieua
Vhumor in altre pi� fredde contrade.
Che non fon queU',cue fi fa la neua,
La brin, ey la rugiada f�rza piglia
Ver
\qmfio, ey quel contrario, che laggreui
Ne di ci� prender dei pi� marauiglia,
Perche l'efiate
, pi� che'l uemo gela.
La region o�'il uapor s'appiglia
Ardon gl'ej�rem', el mezo fi congela,
Ne potendo fuggir' i fuoi nemici
io
so
JO
49
So
Rtf�rett'in f� medej�mo fi cela.
�AP. III. DELL'ACQUE CALDE,ET CHE FORZE HANNO DA DIVERSI ME-
60
TALLI D'ONDE ESCONO, ET DELLA NATVRA DI VARII
FONTI, LAGHI, ET FIVMARE.
O N O alcune fonti ancora cald.e,dalle quali n'efee acqua di ottimo fapore, laquale nei bere e cof�
foaue, che non fi difidera quella delle fonti Camene,n� la furgente Martia. Ma quelle da ef�� natii
ra a quella guifa fi fanno.Quando di entro la terra per lo allume,� per lo bitume, � folfo fi.accende
il fuoco mediantel'ardore,la terra,che � d'intorno � quello bianca, & roliente diuiene, ma fopra di
f� alla fuperficie della terra manda fuori il feruido iiapore,& coli f� alcune fonti in quei luoghi,che
fono di fopra,nafcono di acque dolci offefe,& rincontrate da quel uapore bpgliono tra le viene, &
in quello modo efeono fuori, fenza che illoro uapore fi guafti.
§ono ancho di non buono fapore, & odore alcune fonti fredde, lequali da luoghi inferiori drento la terra nafcen- 70
do pallino per luoghi ardenti,& da queftj partendofi,& tracorrendo per lungo fpatio della terra raffreddati uengo-
no di fopra con l,odore,fapore,& colore guafto,& corrotto come fi uede nella uia Tiburtina il fiume Albula, & nel
piano Ardeatino le fonti fredde,che folforate fi' chiamano dello fteflo odore,& coli fi uede in altri luoghi fimigiiaa-
ci,ma quelle tutto,che fredde fiano pareno per� bollire, percioche auuienej che incontrandoli di fotto profondarne
te in luoghi alti offefi dairhumore,& dal fuoco,che tra f� conuengono,con grande,& uehemente ftrepito in f� forti.
Se gagliardi fpkiti uanno riceuendo, & cofi gonfi per la forza del uento,& sforzati bogliedo fpelTo fuori efceno del
O ii le fonti
-ocr page 202-
LIBRO
le fonti loro j v�i "il «fittile fonti., che ap�rte non folio; ma onero da fafsi,ouero da qualche altri uiol�nza ritenuti
fono � i grandi, & rilettati grumi �i terra, & per� grandemente fi inganna,ehiunque p�nfa di hauere i capi delk fon-
ti, quando aprono' loro le grandi Ih fife l� quella altezza, che fono i grumi.; imper� fi come �t� uafo di ram e non ripie-
no fino all'orlo fiib,�a� che riabbia la mi fura dell'acqua fecondo la fua capaeit�,didue delle tr� parti quando il fil� co
per chic dal gran femore del fuoco toccato ui�ne forza l'acqua � rifcaldarfi bene, & quella per la fua naturale' rarit�
ri ce uendo in f� la gagliarda enfiagione del caldo,non folo riempie il uafo',ma co gli fpiriti fuoi alzado il coperchio,&
u feendo traboec�,ma leuato il coperchio, & e'fl�lati i fuoi bogiim�ti nello aperto aere torna di ntiouo al luogo fuo,
al fimigliante modo quei capi delle fonti, quando fono per le ftretteZz� compresfi, cSc riftretti,con grande impeto
uengono di fopra gli {"piriti dell'acqua, ma -tanto'fto,che riaperti,& rillargati fono uotati per la rarit�,che nel liquore
premile rifeggono, & tornano: nella propriet� del fuo giuilo pefo. Ma ogni acqua calda per quello e atta alle medici io
ne,perci� che ricotta delle col� preced�nte riceue altra uirtute all'ufo humano ; perci� ch�le fonti fulfuree riftora-
no le fatiche de nerui,rifcaldando,& nicchiando con il lord calore i trilli humori da i corpi ; Ma le fonti,che hanno
dell'aliume,quandd riceueno alcuni corpi dalla paralyfi difciolti,ouero da qualche sforzeu�le infermit� mantenerla
4d il refrig�rio per le aperte tiene ri dorano con forza cetraria del caldo,ck cofi continuando per quedo i corpi fono
remes fi nell'antica cura delk loro membra; Finalmente oue fono le a eque, che tengono del bitume gli huomini pof
fon� purgare i difetti, che hanno dentro i corpi loro beu�ndone,& � quefto modo medicarli. Em� ancho una forte
di acqua fredda nitrofa coin� � Penna,� Veftina, � Cotiho,& in altri luoghi fimili,che beuendone alcuno fi purga,et
per lo u�ntre panando mihuifcc,& feema la gofiezza delle ftrume.Ma doue fi caua �'oro,& l'argeto,il ferro, il fame,
il pi�bo,& altre fimiglianti cofe alle dette ini, fi trottano molte fonti ma, fono fommamente diiettof�,perci� che ha
no i uitrj'contrari � quell'acque caide,che uengono dal folfo,dallo allumer� dal bitume,6c fanno quello , che beuute 20
quando entrano nel corporee nano per le ueue toccano i Meriti, et le giuture,& quelli infiadogl'indurano i nerui. A=>
dunque per la enfiagione gonfiati per longo fi ritirano, & cofi fanno gli huomini dogliofi � per male di nertti, � per
le podagfe,perch� h�no le fottigliezze de le uene foro mefeolate di cole durisfime>fpefie,& fr�ddisfime, Vnaltfa for
tedi acq il troua,laquale ao hauedo � baft�za le fue uene chiare co la fpum� fua nuota come fiore nella fommit� fimi
le al colore d'un uetropurpureo.Qu^eftecofemirabilmeteauuertitefono^&c�fideratein Athcne,perche ini da fimi
li luOghi,oc fonti,& in Alli,& al porto Pireo fono c�dotte le furgeti canne,et di quelle ninno ne bene per quella cau
fa,ma bene f� ne ferueuo per lauare,et per altre bifogna,et beueno de i pozzi,et cofi fchiuano 1 diff�tti di quelle l�ti.
t�ermoko nelle cctjligat�oni di PILah.del.) 1.legge non,er in Ajli, adportu Pire�ti,ma Majli ufque ad portii Pire�ii,et dice,che JAaftifono det
te altram�ts,'ntam�, etpapill�,et ubera, quaj� maine�k p lequali u�gano l'acque, biche ancho fatua la prima lettione,et p Aj�i int�de Athene.
Ma � Troezzeno ci� non fi pu� fuggire p�rche iui altra forte di acque n� fi ti ona^fe non quella,che hanno i Cibdeli,& j<*
per� in quella citt� � tutti,�la maggior parte fono ne i piedi cagioneuoli.Ma in Tarfo citt� di Cilicia trouafi un fiu-
me nominato CydnOs, nekjuale i podagrofi ten�do le g�be � molle fono folleuati daldolor�.Oltra le dette cofe mola
te altre genera tioni di acque fi trouanO,che h�no le fue (ppriet�,come in Sicilia il fiume H)rriiera,ilqle ufeito dalla f�
te in due rami fi parte,& quel ramo,che fi (lede corredo uerfo il m�teEthna,perci� ch'egli pafla per terreno di fucco
dolce,egli � di gradisfima dokeza,l'altrO ramo,che corre per quel piano doue fi caua il'fale,� di fapor falfo.Similmetc
� Par�tonio,& la doue il uiaggio ad riamane, & al Cafsio all'Egitto fon� laghi paluftri di maniera falfi,che disopra
h�no il fale c�gelato.Sono appretto in molti altri luoghi,& fonti,tk fiumi j & laghi, iquali panando oltra le cauc d�i
fale neceilariameiitc diueittano falati,altri penetrado per le tiene grafie della terra come unti d'oglio efeono fuori co
me � � Soli c�ftcilo della Cilicia il fiume Lipari nominato, nelquale chiunque fi laua,� nuota fi ungne dall'acqua,&
cofi nella Ethiopia fi troua un lago,che ugne gli huommi,che in eflo nuotano;8c in India ce n'� uno,che quado il eie 40
lo � fcreno mada una gran qntit� di oglio. Ancora � Cartagine � una fonte fopra l� quale nuota Foglio di odore come
una feorza di cedro,del qual'oglio � ufanza di ugner� le pecoreJal Zate,et intorno � Durazzo,& Apollonia fono fon
ti,che infieme con l'acqua uomitano gr� moltitudine di pecej� Babilonia � un grandisfimo lago,che fi chiama la pa*
inde Afphaltite,ha di fopra il liquido bitum�,ehe nnota,delqual bitume,& di pietra cotta fabricatone il muro Semi
miramis cinfe la gran Babilonia,cofi in loppe nella Syria,& nell'Arabia de Numidi fi trouano laghi di fmifurata gr�
dezza,ic]iiali mandano fuori sran malie di bitume, che fono poi tolte dalli habitatori di quei luoghi.Ma ci� n� � ma
rauigliofo,perci� che in quei fono molte p�ttraie di duro bitume.Quando adunque l'acqua rompe fuori per la terra
bituminola feco ne porta,& quado che ella ufeita fuori della terra fi fceglie,& cofi da f� fcaccia il bitume,& cofi au
cho nella Cappadocia nella uia,ch� traMazzaca,& TuanaJl troua un gr� lago,nelquale f� una parte di cane, � d'ai
tra cofa � pofta d�tro, & il fegu�te giorno canata quella parte,che fera ftata cauata fi trou�r� di pietra,reft�do l'altra $0
parte,che n� haufcr� toccato l'acqua nella fua <ppria natura. Allo fteiTo modo � Hieropoli della Frigia bolle una mol
titudin�d'acqua c�lda^dellaquale f� nemanda per le fofle d'intorno agli horti,& alle uign�.Qtiefta � capo d'ano dine
ta iuta crolla di pietra , & c�fi ogni tati anni gli habitatori di quei paefi facendo i margini di terra dalla deftra,& dal-
la finiilra,ui lafcia�io andare quelle acque^ck con quelle crofte fanno le fiepi de i campi loro;& quefto pare,che natu-
ralmente fatto fia,p�rciO che in quei luoghi,& in quella terracotte nafee quel fucco ci Ila fotto una,qualit� limile al
la natura del coagol�. Dipoi quando la forza mefcolata efee di fopra per le fonti fue, � sforzata riftrign erfi, & appi*
gliarfi dal fol�,& dalla calidit� delfaere,come fi uede ne i piani delle faline.Sono appreflo fonti molto amari nafecnti
da amaro fucco della ten-a^corne nel Ponto � il fiume Hypanis,ilquale dal fuo capo per quaranta miglia feorre co ac
qua di dolcisfimo fapore,dipoi quando giugne al luogo,che dalla foce fua � lontano cetOj & fefilinta miglia, co quel
lo fi mcfcola un fonticcUo be piccolo? Quello fonticelio,quando entra nel detto fiume,all'hora fa,che tanta quan ti- 60
ta di acque diuenta amara,p�rcioche per quella forte di terra,& per quelle uene,dallequali fi caua la Sandaraca uf ce
do quell'acqua amara diuiene, oc tutte quelle cofe da difsimigliati fapori prefi dalla propriet� del terreno per doue
paflanO,chiaram�te fi fano,come appare ne i frutti,imperoche f� le r�dici de gli �lberi,� delle uiti,� dell*altre fem�ze
m�dallero i frutti pr�d�do il fucco n� dalle propriet� del terreno,fenza dubbio il fapor di tutti in ogni luogo,& in o-
gni parte farebbe d'una iftefla natura^ma uedemo pure,che l'Ifola di Lesbo fa il uino protropo, Meonia il nino det
to Catacecaumenite,& Lidia il Merito, & Sicilia il Mamertino, Campagna il Falerno , Terracina ,& Fondi iCe*
cubi,& in molti altri luoghi di innumerabil moltitudine, Se uariet� generarli le fort�,& le forze de i uini, lequali
lion altram�ti pollano eflTer prodotte,f� non quando l'humore terreno con le fue propriet� de i fapori infnfo nelle ra
dici,nutte,& pafee la materia, per laquale ufeendo alia cima diff�de il faporedel frutto propio delluogo,& della for
te filatelie f� la terra n� fuiTe djifiniile, & diftinta di u�rieta d'humori,non farebbeno in Siria,& in Arabia nelle cane, 79
Se ne i gi�chi,& nelle herbe gii odori folam�te,ne ancho gli alberi,che ci d�no l'inc�fo,ne quelle terre ci dariano i gra
ni del pepe,n� le glebe della mirra, ri� a Cirene nelle bacchette nafcerebbeillail�re,'ma in tutte le regioni della terra,
. et in tutti i luoghi tutte le cofe d'una ftefl� natura fi ,pdurrebbeno,ma fec�do quelle diuerfit� in uarrj luoghi,et paefi
la inclinatione del m�do, & lo impeto del Sole � pi� prefib � pi� l�tano fac�do il corfo fuo genera tali humori di que
da n�tuf �,& quelle qualit� n� folamete in quelle cofo fi uedeuo,ma nelle pecore, & negli armenti, & tai cofe non fi
Farebbeno disiimigli�nza f� le propiet� di ciafeun terrenno in paefi diuerfi alia uirtu del Sole n� fuflero temperate.
«
-ocr page 203-
I
OTTAVO.                                                        i97
Perche nella Beotia e il fiume Cephifo , oc il fiume detto Melas, & tra i Lucani il Grate, � Troia il Xanto,& ne i cara
pi dei Clazomeni, & di Erithrei,& di Laodicefi fono fonti,ck fiumi,alliquali quado le pecore � fuoi tempi dell'anno
s'apparecchiano � concepere il parto, ogni giorno � bere � quei luoghi fon cacciate, & da quello �, che auegna,che f�c
no bianche,nictedimcno parturifcono in alcuni luoghi gli ammali grigi,in alcuni neri,in alcuni del colore del corno
«Secoli quando la propiet� del liquore entra nel corpo dentro u� feminala qualit� mefcolata fecondo la natura fua,
perche adonque ne i campi Troiani nafeono preiTo al fiume gli armenti ruffi, Se le pecore grigie, per� fi dice che li
lliefi hanno chiamato quel fiume Xaufo. Trou�f� ancho alcune acque mortifere, lequali pattando per un fuo-
co malefico della terra, rkeuono in f� la forza del uekno, fi come fi dice d'una fonte di Terracina,laquale Nettuno
fi nominaua,dellaquale chiunque per in auertenza ne beueua, era della ulta prillato, per laqual cofa dicefi , che gli
antichi la otturorno, & appretlo dei Greci in Thracia � un lago, che non folamente fa morire chi di quello ne bene, *o
ma anche ciafcuno,che ini fi bagna.Similmcte in Teffalia � una fonte,che feorre, della quale n� ne gufta alcuno ani
male,ne altra forte di beftia fi le auicina,appreffo quella fonte � un'arbore di color purpureo'}& co fi nella Macedonia
la doue � fcpulto Euripide dalla delira,& dalla finiftra del monumeto due riui c�correno in uno,iui dall'una parte f�
dendo i pafiagg�cri per la bota dell'acque Cogliono mangiaremia al riuo,ch� � dall'altra parte del monumeto ninno
s'approsfima, perche egli fi dice, ch'egli ha l'acqua fua mortifera,^: pcftilete. Appretto fi troua ancho in Arcadia No
fiacri nominato paefe,chc ne i moti ha freddisfirne acque da i fasf� ftillanti, & quell'acqua cofi fredda � detta Stygos,
oc quefta ne in argeto,ne in rame,ne in ferro pu� effer tenuta perche in ogni uafo di tal materie c�pofto per quell'ac-
qua fi disfipa,& difciogliejma per c�feruare,& tenere quell'acqua non e cofa, che fia buona f� non un ugna di mulo;
quell'acqua fi dice ellere fiata mandata da Antipatro nella prouincia,doue Aleliandro fi trouaua per lolla fuo figluo
�o,& da lui con quell'acque fi fcriue effer flato ammazzato il Re. A quefto modo nelle Alpi,doue � il regno di Cotto, zo .
un'acqua,che chi la gufta di fatto cade.Ma nel capo Falifco alla uia Campana nel piano di Corner� � un bofeo, nel
quale nafee una f�te,doue appareno gli osfi di bifcie,& di lacerte,& di altri ferpeti giacere. Ancora fono alcune uene
acide di fonti, come � Lyncefte,& Italia a Vircna,in Campagna a Thiano,& in molti altri luoghi,che hano tal uirt�
.che beuute rompeno le pietre nelle uifciche,,che nafeono ne i corpi humani,& ci� farfi naturalmete appare per que*
ita caufa, che il fucco acre, & acido Ila fotto quefta tena,per la quale ufeendo le uene s'intingono di quella acrezza,
& cofi quando fono entrate nel corpo dissipano quelle cofe,che trouano effer fiate generate,<Sc accrefeiute dalla fuf-
fid�tia dell'acqua.Ma perche caufa dalle cofe acide difciolte,& partite fieno tal pietre,noi potemo auuertir da quello
che f� alcuno porr� un'ouo nel'aceto, & lo �afeera i�gamente,la feorza fua diuetera molle,& fi difciogliera.Similme-
te f� il piombo,che � lentisfimo,& di gi� pefo fera pollo fopra un uafo,che dentro riabbia dello aceto, & che il uafo
i�a beitcoparto,&otturato,�illotatoauuerra,cheilp/ombo fi disfara,& fi far� la biacca. Conleftesfi ragioni f� del ?o
rame,che pure � di pi� foda natura,che il piombo,fi far� la medefima proua,egli certamete fi disfara,& il werde rame,
� la fua rusrsrine ne caueremo.Cofi la Perla,& il Silice,che per f�rro, � per fuoco folo non fi pu� disfare, quando dal
fuoco far� rifcaldata,& fpar foni fopra dell'aceto,!! difciog�ier�,& romper� preftamete. Quando adunque uediamo
tai cofe effer fatte dinanzi a gli occhi noftri,potemo difeorrere, per la fortezza del fucco con le cofe acide poterli cu*
rare quelli,c-he fentono del mal di pietra. Sonoui oltra di quefto ancho delie fonti mefcolate come col nino, fi come
n'� una nella Paphlagonia,deHa quale chiunque ne beue^ebro fenza nino diuenta.Ma appretto gli Equicoli in Italia
'<k nelle Alpi, nella natione de Medulli fi troua una forte di acqua, di cui,chi ne bene diuienegozzuto, & in Arcadia
e una citta non ignobile di Clitoro,ne cui campi una Spilonca,dallaquale efee un'acqua, che rende i beuitori abite-
rai] , � quella fonte � uno Epigramma fcolpito in pietra di quefto fentimento in uerfi greci,che quell'acqua no � buo
na per lauarfi dentro, & � ancho nemica alle uite, concio fia, che appretto quella fonte Melampo con facrifici purga 45»
to haueffe la rabbia delle figlie di Proteo, & ritornato haueffe le menti di quelle Vergini nella priftina fanita , lo
Epigramma � qui fotto fcritto .
Faggi U fonte mia ch'odia k uite
Per ci� ch'in queWogni bruttezza fciolfe
Melampo delle figlie inacerbite
Di Preto quando d'Argo fi viuolfe
Verfo D'Arcadia le dure fal�te
Ogni ford�da cofa qui rauolfe
Mt l'attuff� con l'altre cosimmonde
Nel mezo deUe mie gi� limpid'onie.
& e te Pa fior'al fonte di Clitoro
Et la tua greggia ardente fete fprona
Su'l mezzo giorno porgine riftoro
Col. cera quella, & alla tua perfona
Anco la ferm'al diletteuolChoro
Delle Naiade,� a quella piacer dona
Ma per lauarti non entrar nell'acque /
S'il ber del uino giamai non ti fpjicqiie.
fp
Trouafi nell'Ifola Chios fonte di natura, che fa pazzi, chi ne bene per inauuertenza, & ini � fcolpito un'epigramma
di quefto tenore, che l'acqua di quella fonte � dolce, ma chi ne beuera � per haucre 1 fentimenti di pietra, §c 1 uerfi
fon quelli.
Frefche fon le jni'acque, & dolci a bere
Ma poi che n'hauerai tu qui beuto
Di pietra ti conuien la mente hauere                                                                    _                     ^
A Sufemel qua! paefe � il regno de � Perfi,trouafi uno fonticello di ,cui,chi ne bee perde 1 denti,& in quello e fentto uno
Epig'ramma,che fignifica'quefta fentenza buona effer l'acqua per bagnarfi.ma f� alcuno di effa ne beuera caderangh
60
h denti delle radici, di quello Epigramma i uerfi fon greci. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
O paffeggier uedi quell'acque horrende
Licito � hauerne folo per lauarti.
Ma s'il freddo liquor nel uentre feende
Se ben le fomme labra uoi toccarti
Prefto uedrai iettar orfane, & priue
Di denti, che nandran le tue gingiu�.
GAP. UH DELLA PROPIETA D'ALCVNI LVOGHI ET FONTI.
ONO ancho in alcuni luoghi propieta di fonti, che fanno, che chi nafee in que luoghi fiano di uo
ce mirabili a cantare,come mTharfo,& a Magnefia,& in altre limili regioni,& � ancho Zama citta 7©
di Affrka,i� cui circuito il Re Iuba cinfe di doppio muro,& iui fi febric� la cafa regale,da quella mi-
glia uenti e il cartello Ifmue.di cui le parti del territorio fono chiufe da incredibili propieta di nata
ra,peroche effendo TAffrica madre,& nutrice di fiere beftie,& fpecialmete di ferpenti,ne i campi di
qriel cartella niuna ne nafce,&fe alcuna uolta per cafo iui portataci fubito f� ne muore,ne folamg
t« quello Alili uede,ma ancho f� da quei luoghi,altroue la terra far� portata,fara il fimile.Quefta forte di terreno di-
cefi effere alle Ifole Balcari}ma quella terra ha un'altra uirtu pi� maramgliofa,la quale cofi effere ho intelo.L. Uiuho
O
figliuolo
111
-ocr page 204-
LIBRO
%$Z
figliuolo di Masfinifli milit� col padre Cef. quefti meco alloggio,per ilcbemi era neceflirio nello f�are,& uiuere in-
fieme ragionar' alcuna cofa,in quefto mezzo eflendo tra noi caduto ragionamento della forza dell'acqua,& delle fu e
nirtuti, egli mi diffe e (Ter in quella terra fonti di natura tale,che quelli,cheiui nafceuano,uoci ottime per cantare ha
u'euano,& per quella ragione fempre mai c�prauano i fcrui oltramarini belli,& le garzone da marito,& quelle infie-
me poneuano,accioche quelli,che da loro nafctllero no folo haueflero bona noce, ma fuiler di belleza n5 inuenufta.
Quando adunque per natura tanta uariet��diuerfi luoghi diftribuita fiacche il corpo fiumano � in qualche parte
terreno,& in elfo molte forti d'humore fi trouino, come del fangue del latte, del fudore, dell'orina, delle lagrime f�
in fi poca particella di terreno,!! trema tante diuerfit� di fapori,non e da marauigliarci f� in tanta grandezza di ter-
ra fi trouano innumerabili uariet� di fughi,per le tiene delle quali la forza dell'acqua penetrando mefcolata uegna al
l'ufcire delle fonti, & cofi da quello fi faccia diuerfi,<3c difeguali fonti nelle propie forti per la differenza de i luoghi, io
& per la difaguaglianza de i paefi, & per le diffimiglianti propiet� di terreni. Delle cofe fopradette fono alcune, che
io da me ho uedute, & confiderate, ma le altre ne i libri greci ho ritrouate fcritte, de i qtiai ferirti gli authori fono
Theophrafto,Timeo,Posfidonio,Hcgefia,Herodoto, Ariftide,Methodoro, iquali con grande nigilanza, & infinito
fiudio dichiarato hanno le propiet� de iluoghi,leuirt� dell'acque , le qualit� de i paefi eifer� quefto modo partite
dalla inclinatione del cielo. Di quefti authori feguendo io i cominciamenti,� trattameti,ho fcritto in quefto libro,
quello, che ho penfato effere � fufficienza con la propiet� dell'acque,accioche pi� facilmente da tai preferitti gli huo
mini eleggino le fonti,con le quali posfmo all'ufo fiumano condurre le furgenti acque alle citt�, & alli tenitori. Per-
che tra tutte le cofe pare,che ninna riabbia tante necessitati alFufo,quanto ha l'acqua,imperoche f� la natura di tutti
gli animali far� prillata del grano,del}e piante della carne,della pefcaggione,oucro tifando ciafeuna dell'altre cofe,peE
effa potr� difendere la uita fua,ma fenza l'acque, ne il corpo de gli animali, ne alcuna uirt� di cibo pu� nafeere, ne fo so
ftentarfi,ne effere apparecchiata, per delie egli fi deue con gran diligenza, & induftria cercare,& eleggere le fonti al
la falubrit� dell'humana uita.
T>apoi,che fi fono Vacque ritrouate, era neceffario proudrle, cr eleggerle, ma per che la elettione prefuppone pi� cofe propone, acci� che di
tutte la meglio fi cani, per� Vitr. doppola inuentione ci ha propcfto innanzi diuerfe qualit�,^ nature di acque
, accwcke p.o� di quelle fi
elegga il meglio, la onde bora uiene atte ef�erienze, V proue dell acque.
GAP. V. DE GLI ESPERIMENTI DELL'ACCA.
E efperienze,& prone delle fonti in quello modo fi procacciano.Se feranno correnti, & aperto, pri
ma,cfie fi dia principio � condurle deono efler guardati,& molto beneconfiderati,i circonftanti � 30
quelle fonti di che corporatura fieno,cfc f� eglino fi-trouer�no efler gagliardi di corpo, & chiari di co
lore, ne hauer�no le gambe cagioneuoli, ne gli occhi lippi,certamente le fonti faranno approuate
molto. Similmente fedi nuouo far� una fonte canata, & porto dell'acqua fu a in un uafo di rame co
rinthio, � d'altra forte,che fia di buon rame,& quell'acqua fparfa non macchier�,fenza dubbio ella
far� ottima, & cofi f� in un bronzino far� pofta � bollire, & poi lafciata ripofare, & dar gi�, <3c nel fondo non lafce
r� Parena,� fondacchio certamente quell'acqua far� prouata. A Ho ifteflo modo f� i legumi in un uafo con quell'ac-
qua fi porranno al fuoco, & pretto fi cuocer�no,fi prender� argomento,che quell'acqua far� buona,& fana,& cofi
niente manco di argomento fi prender�, f� l'acqua della fonte far� limpida, & molto lucida, & f� douunque ella an-
dra,n� fi uedr� il ninfeo, ne ni nafeer� il giunco , ne ad alcuno modo � luogo far� macchiato, � fporcato, ma fi fera
chiaro, puro, & bello, alla uifta dimoftrer� con quefti fegni, che l'acqua far� lottile, & di foni ma bont�.
                   40
Ritrouala, er eletta Vaccina � neceffario condurla, ma perche nel condurla^ neceffario, che l'acqua difeenda, er ti�ngafecondo ilfuo corfo na
turale al determinato luogo , per� acci� che queflo fi efhedifca bene Vitr. ci da la forma di molti j�rumenti da liue�lare le acque,
er fra moU
ti ne elegge uno, come piuficuro,z? di quefl e la forma intera, fi ueira chiara nella figura; Liueliare,adunque altro non
e, che prendete l'alt
tezz* del luogo, doue l'acqua fi troua
, er compararla con l'altezza del luogo,doue ella fi ha da condurre.
GAP. VI. DEL CONDVRRE, ET LIVELLARE L'ACQVE ET DE
GLI STRVMENTI BVONI A TALI EFFETTI.
ORA del condurre le acque allehabitationi, & alla citt�,come lare acconciamente fi deono,dimo
sms�SF^Tt^-ES�ni
ftrer� chiaramente. Di quefto la prima ragione e il liuello. Qjuefti fi fuol fare co tali ftrumenti,con $0
lo traguardo, con � liuelli da acqua, & con quello ftrumento,che fi chiama Cherobate, & con que*
ito pi� diligentemente, & fecuramente fi liuella, perche il traguardo, & il liuello acquario falla. Il
Chorobate una riga lunga piedi.X X. La quale ha le braccia piegate da i capi egualmente fatte, &
appofte alle tefte della riga � fquadra,& tra la regola, & le dette braccia da i Cardini attaccati fono
alcuni traueriijche nano li fili dritti � pi�bo,& da ciafeuna parte i piombi pedenti dalla riga,iquali quando la riga fa
r� fitta, &drizzata,& con quella toccheranno egualmente le linee della deferittione, dimostreranno effere pofte
giuftamente � liuello.Ma f� il uento rimpedir�,& per lo mouimento non potranno effe linee dimoftrare il uero, al*
Ihora far� bifogno, che habbino di fopra un canale longo piedi cinque, largo uno dito, alto un dito,& m ezzo, & in.
elfo fia l'acqua infufa, & f� l'acqua del canale egualmente toccher� di fopra la libra, all'hora faprai eflerebene liuella
ta; & cofi quando con quello Chorobate far� liuellato, fi fapr� quanto hauer� di altezza. Ma chi legger� i libri di 60
Archimede forf� dir�, che non fi pu� drittamente liue�lare l'acque,percio che � lui piace,che l'acqua no fia piana, ma
di figura Sferica, & ini hanere il centro fuo,doue il mondo ha il fuo,ma quefto � uero fia l'acqua piana , � fpheria, ne
ceifariamentc i capi del canale della riga egualmente foiterranno l'acqua, che fe'l canale far� piegato in una parte,n�
ha dubio, che la parte pi� alta non fia, per hauer l'acqua della riga del canalealla bocca. Perci� che eglic neceffario,
che doue l'acqua fia infufa, habbia nel mezzo la gonfiezza, & la curuatura, ma i capi dalla deftra, & dalla finiftra fa
ranno egualmente librati.La figura del Chorobate far� deferitta nel fine del libro, & f� egli far� la cima, � l'altezza
grande pi� facile far� il decorfo dell'acqua, ma f� gli fpatfj faranno lacunofi,bifogna prouederli co i muretti difetto.
Se uuo� condur t acqua auuertirai, che il luogo, alquale tu le uuoi condurrcela fempre pi� baffo, the il luogo dal quale tu le conduci.
Puonti adunque a pie del fonte,
er guarda per li traguardi del tuo quadrante al luogo desinato, in modo per�, cheilpiombo cadagiu dritto aUd
linea dell'Orizonte, f� la uifta ti condurr� fopra ti luogo desinato fappi,che l'acqua fi potr� condurre, altrimenti non fi pu�, ma f� da rupi, �
70
monti juffe impeditala tua uifta farai moki fegni, CT dall'uno all'altro mirando fempre al fopra detto modo,tantoanderai manzi, che da uno
de i detti luoghi potrai uedere il luogo,delquale prima n� hmeui utiuta,come la prefente figura qui iimoj�ra, nel rej�o il liuettare dell'acque e
d nof�ri Tempi ben conofcmto,
er lo effempio del Chorobate i qui dipinto,er infomma altra il capo, er l'origine fua tu non puoi sforzare le '
acque, cio� da f� non anderanno mai fopra la fonte loro
, er quando nuoi condurle per canali auertirai di fare i canali proportionatamente
profondi, perche l'acqua non fi inalzer� ne per la poca,ne per la molta profondit� Ja figura � qui fotte,
er degli {trumenti^ di quello mo?
do di liueliar l'acqua.
CAP. VII.
-ocr page 205-
OTTAVO,
*99
B il Capo dc$a Tonte,
B e la primi Mira
C d la feconda, mira dritto al
monte
D e U terza doue non fi pu� con
durre
D /. la quarta doue fi pu� con*
durre
H g f. U condotta dcW acqua.
^m::m ^
CO�IOBATE DA LIVELLAR LE AC qjy E E I PIANI.
ifReeo� di piedi io.
x gli Ancon� o Braccia,
� Trauerfarij.
C K'V. V LI. A QJV A N T I MODI SI C O N-
DVCHINO LE AC Q.V E.
TRE modi fi conduce l'acqua, prima con riui per canali fatti,dipoi con trombe di piombo, onero
con canne di terra, � creta. Se noi tiferemo i canali,necef�ario'� fare la mv
to del riuo habbia il fuo liuello alto niente manco di mezzo piede in cento,& quefte murature fia-
49
no fatte � uoltc,accioclic il Sole non tocchi l'acqua,laquale poi che far� condotta alla citt�, facciali
un caftello,�.confeniadelFacque,alqualc congiunte fiano per trarne l'acque tre bocche, & nel ca-
ftello fiano tre canne equalm�te partite congiunte � quelle pile,� gorne,accioche quando l'acque
traboccherano da gli eftremi ricettaculi rid�dino in quello di mczzo,& cofi nel mezzo fi ponerano le canne in tut-
te le pile co n le loro bocchc,dalPaltra fi manderanno ahi bagni,accioche diano la entrata fua al popolo ogni tanti an
ni,& finalmente dalla terra nelle cafe de prillati cofi,che non manchi nel publico,percioche non potranno rinoltar*
le alerone,quando da i loro capi haueranno i propri condiitti,& quefte fon le caufe,per lequali io ho fatto quella di-
niiione,cio� perche quelli,chc pritiatamente tireranno le acque nelle fue cafe diffondano i condotti dell'acque per
mezzo de i publicani col pagarli le rendite. Ma f� tra la citt�,& il capo della fonte faranno di mezzo le montagne �
«quello modo fi d�lie liuellare : Cauinfi fotto terra i luoghi doue hanno � paffare le acque,& fiano liuellate alla cima, yo
fecondo che difopra s'� fcritto,& f� ini far� topho,� fallo taglili nel fuo propio canale, ma f� il fuolo far� di terra,� ne
io areiiofo,f�ceianfi le bande con i fuoi tiolti nei luoghi canati. & cofi fia l'acqua condotta,& i pozzi fiano talmen*
te fatti,che ftiano tra due Atti. Ma f� co le canne di piombo l'acqua far� codotta,prima farai al capo di ella un cartel*
Io,� congrua d'acqua, dapoi fecondo la quantit� dell'acqua farai le lame delle canne, & quelle fiano porte dal pri-
mo cartello � quello, che � preilo la citt�, ne fiano le canne fufe piti lunghe di. x. piedi, quelle lamette f� faranno
di cento dita per larghezza prima, che fiano rifondate fia ciafeuna di pefo di libre mille dugento� & f� faran»
110 di ottanta dita di none cento fef�anta: f� di cinquanta, fiano di feicento libre; f� di quaranta, fiano di quat-
trocento ottanta ; le di trenta, fiano di trecento feffanta : f�* di uenti, fiano di dugento quaranta; f� di quinde*
deci, fiano di cento feifanta ; f� di dieci, fiano di cento uenti : f� di otto, fiano di nouantafei ; le di cinque fiano di fef
fanta, perche dal numero delle dita, che uanno nella larghezza delle piaftre,prima,che fiano piegatejn tondo le can 60
ne prendono il nome delle loro grandezze,imper� che quella piaftre,che far� di cinquanta dita,quanclo Ci iar� la can
na di ella, chiamerasfi quinquagenaria, & allo fteffo modo le altre. Et quella condotta di acque, che eiler d'eue per
canne di piombo ha quella commodit�, che f� il capo far� liuellato al piano della citt�, & che i monti di mezzo no
faranno pi� alti,che posfino impedire il corfo,cofi far� neceilario apparecchiare di fotto quelli fpatrj altre liuellatio
ni,fi come � ftato dimoftrato di fopra nei riui,& ne i canali » ma f� non far� longo il circuito, tiferemo le uolte, & cir
condottioni,& f� le ualli faranno continuate deuefi drizzare i corfi in luogo chino,& quando l'acqua far� giunta al
baflfo non f� le apparecchia di fotto luogo troppo profondo . accioche il liuello quanto i� pu� uadi di lungo , & que*
fio � il uentre,che i Greci chiamano chilia 5 ma quando tieuir� alla contraria fcefa per lo fpatio longo del uentre dol-
cemente fi rileua,aHnora fia cacciata all'altezza della fcefa,ma f� nelle ualli non far� fatto il uetre nello apparecchio
di fotto far� � liuello,ma f� far� torto, & piegato ufeir� fuori con impeto,& difciorr� le comrniilure delle canne,de�fi 79
far' ancho nel uentre fpiramenti,"per liquaii la forza dello fpirito fia rilafciata. Quelli adunque,iquali conduranno le
acque per le canne di piombo al detto modo con tai ragioni gentilisfimamente potranno dare le {cadute alle acque,
& farle uoitare doue uorranno,& Umilmente farne le conferite, & cacciarle in alto quanto uorranno, & cofi con la
{Iella uia quando dal capo delle fonti alle ftelTe mura della citt� haueranno ben tolto il liuello dell'altezza tra dugen
to atti non far� inutile f�rui un'altra mano di cartella, accioche f� in qualche luogo le canne facefjfero danno non li
habbia � rompere � maccare tutta l'opera, & pi� facilmente fi conofea doue � fatto il danno.
O ini Deuefi
«
-ocr page 206-
269                                                                        LIBRO
Deuefi per� auuettire,che quelle cartella non & faccino ne nelle cadute,ne anche nel piano del uentrc,n� la doue fi Ila-
rio � cacciare le acque in fu, ne in tutto nelle ualli,ma in una continuata agnaglianza. Ma f� con fpefa minore uorrea
ino condune l'acque a quello modo faremo.Facciauii le trombe di teftoJe niente meno groiTe di due dita,ma in mo*
do,che di una parte fieno fmuilate,accioche una alleggiata niente entri nell'altra . Dapoi la doue fono le comnii�Tu-
re,& imboccature di quelle trombe deuel� otturare con calce uhia battuta con foglio, & nel piegare del lineilo del
uentre nel nodo fi deue porre una pietra di fallo roi!o,& quella forata,accioche l'ultima troniba,ouecade l'acqua fia
attaccata con quella pietrami! limile fi far� alia prima tromba uicina al liueliato uentre,& nello ftei�o modo ncll'op-
pofta afeefa l'ultima tromba delgiuftato uentre fia fmaltata nel coricano dei fallo rollo, & la prima per doue fi deue
cacciare f acqua,con limile ragione fia appigliata,cc coli il liueliato piano delie trombe,& della caduta,ck del faliroen
to non far� inalzato,percioche fuole alcuna fiata nella condotta dell'acque nafeerc ungagliardo fpirito , & tale, che
ancho rompa i fasfi,fe da capo prima dolcemente, & c�li mifura non �i h dar� l'acqua, & nei nodi,& nelle pieghe no
far� contenuta con buone lcgature,& Con pefi,& faorne; il refto poi fi deue fare con;e detto hauemo delle cane di pio
boj Ancora quando da prima l'acqua fi d�, dal capo deuefi in quelle trombeporredella cencre,acciochele commifTu
re f� alcune fono male ftuccate,fiano con quella cenereotturate,& in boccate. Hanno le condotte dell'acqua, che co
trombe fi fanno quello comodo,prima nell'opera feci far� alcunodanno,ciafeuno lo pu� rifare, & l'acqua � molto
pi� lana,che palla per le canne di terra.che per le canne di piombo,perche dal pi�mbo,cotne da quello da cui nalcc �a.
biacca pare,che prenda diffetto,& fi dice,che la biacca � nociua � i corpi fiumani,et coi� f� dal piombo nalcc alcuna co
fa dannofa,non � duhhio,cbe ancho egli non far� fano.Lo ellempio prender potemo da i mai cri del pioni bo, che ferri =
pre fono pallidi di colore,percioche quando nel fondere fi fa il piombosi uapore,che � in quello,eutrando nelle m�-
bra,& ogni giorno abrugiando fuccia dalle membra loro iauirtu del {angue ', per� non pare, ch.edo.uemo codurreiac io
qua con canne di piombo,f� noi la uogliamo fana,& buona : Vedcfi ancho per lo ufo quotidiano,che l'acqua condor
ta per trombe di pi� dolce fapore, percioche auuegna, che-fi riabbia un grande apparecchio di u� fi' d'argento nien-
te di menoogn'uno ufa uafi di terra cotta per porui s'acqua per la bont� dei fapore. Ma f�i fonti non fono,daiquali l�
polTa condurre l'acqua,necellano � cauare i pozzi,cx nel. cauarli non fi debbe {prezzare Salagione, ma molto bene co
acutezza, & folertia d'ingegno deonfi confiderare le ragioni naturali delle eofic,imp�roche la terra contiene in f� mot
te,& diuerfe qualit�,percioche ella e come tutte altre cofe di quattro principii compoita, & prima e terrena, dapoi
ha le fon ti deli'humore dell'acqua,ne � fenza calore,d'ode il folloni bitnme,& allume iiafce,ck in fine ha gli fpiriti gra
disfimi dello aere,iquali uenendo pefanti per le uene della cauernofa terra al caliamento de i pozzi, ini trottano gli
huominfche cauano con naturale uapore nelle narici loro otturano gli fpiriti animali,& con chi preftam�te da quei
luoghi no fi toglie,ini muore.Ma ci che ragione li polla quello dan no fuggi re, con (idee fa re. M�difi allo ingi� una ;o
lucerna accefa,quella f� fiar� accefa fenz� pericolo fi pu� andare al bailoj ma f� per la forza del uapore ella far� edili-
t�,ali'hora lungo il pozzo dalla delira,& dalla infiltra cauerannofi gli fpiraculi,da i quali come dalle narici gli fpiri-
ti ufeendo fi dilegueranno,& quando in quello modo [limeremo openito.�c '�remo peruelititi ali'acqua,ab"hora con
la mura tura deue eilere il pozzo in tal modo circondato,che le uene non reiliuo otturare. Ma f� i luoghi faranno du
ri,� che nel fondo di fatto non faranno le uene, alfhora da i tetti, o da i luoghi di fopra do'uemo raccogliere l'acqua
copiofamente nelle opere di telcole ; & per fare quelle teiloledouemoprouedere prima di arena purilliina,c\* afprif
fima,il cemento fia nettodi felice non pi� grane d'una libra,& fia nel mortaio la calce fortisfima mefcolata in ino-
dorile � cinque parti d'arrena due eli calce rifpondino; al mortaio fia aggiunto poi il cemento di quello nella fb ila �
lineilo deU'a�tezza,che fi uuole hauere con mazze di legno, ferrate fiano i pareti calcati, & battuti i pareti, il terre-
no di mezzo fia notato al baiTo lineilo dei pareti, & pareggiato il fuolo dallo (fello mortaio fia batti! to, & calcatoi! 40
pauimeto alia groffezza,che fi uuole,ce quei luoghi le faranno doppi, � tripli, accioche colando l'acque fi postino
mutare, molto pi� fano ci far� l'ufo di e{Ie,percioche il fango quando ha doue dar gi� l'acqua fi fa pi� chiara , & fen-
za cattiui odori confcruar� il fapore,& feci� non fia deuefi aggiugnere il fale,& allottigliarfi ; lo ho pollo in quello
libro quanto ho potuto raccorre delie uirtu, & uarict� dell'acqua dimoftrando le fu e utilit� , & con che ragione la
fi polla condurre,ec prouare. Nel feguente io feri nero de i regolati fidi da ombre,ec delle ragioni degli horoiogi.
il Filandro in questo libro dichiara moke Selle cofe degne da ejfer lette per la dottrina,?? cogmtsone che in effe fi troua, per� efortogU j�udwj� �
uederle,cr a kuarmi la fatica di feritimi delle cofe d'altri. Ben dir� alcune cofe per dichiaratone dell'ultimo capo k cui fontina � quelita
.
Tratta intffo Vitr.di condur l'acque. <y dice ejfer tre modi di condurle, per riui,� canali aperti, per cane di piombo ,ry per trombe di
terra cotta, cy dichiara come j�hahbia �fare in. ciafeun modo,ey prima de i canali,
ey.ee infegna a dare la fcaduta de l'acqua, ey farli le fue
i eonfcrue,ey dij�nhdrk all'ufo della citt�,(y come fi deono kmregli impedimenti de i monti, cattar kjpdonche i teff,, ifa$i, e? far i canali, fd
Nei condur tacque per le canne di piombargli ce infegna far le bafche,� caj�ell^cke egli dica . ci da la mifura delle canne, cr quanto aSU lun
gbezzd,cr quanto dkgrojjezza ■
©" ci moj�ra come fi habbia a condur V acqua per monti.per ualliycr per pianure, ey come fi habbia i pr�
uedere,che facilmente l� acconcie,doue le canne faran danno. Difcorre poi come, fi bibbia a reggere nel condur Vacque per trombe di tej�ofe,
O" dimojira come quelle j� hanno � porre eftagnar mfume,zr compara quej�o modo di condur l'acquad modo delie canne di piombo , dimo*
ftrando ch'i megliore <y pmfano,z? di manco fpefa. Egli poi ce infegna � cauare 1 pozzh� tentar i mpori cattki,cheefalano, � proueder ,
chel terreno non ci cafche adojfofl raccorre l'acqua difyerfaj, non lafckr perdere la raccolta, a j�rttf�care i lati del pozzo, � far le banche,e �
proueder,che Ikcqua fa buona,
er queila � la jomma della intentionene di Vitr. er la interpretatione � chiara : er Palladio,cr Plinio piglia*
no tutte queste cofe da Vitr. A i�us chiama Vitr. loffacio di cento e uenti piedi
. q�ej�o raddoppiato per longo faceua un ittgero . Saburra �
da noi detta li Saorna,chej� da alle natte. Wauilla � la reliquia de gli ejiinti carboni. Pjluaria lignifica gli fpir'agli il nome delle lamce prej<y dal
numero delle dita, perche f� prima,chefi pieghino o tondo fono larghe cento dita fi chiamano centenarie, [e cinquanta q:anquagcnarte,ey cefi 6®
nel rcjlo
. M.a degli acquedutti copiofamente ne parla frontino , Et dai libri di Reronej� pu� cauare mola belli modi t diktteuoll di jeruirf�
delle acque
: ilqual libro forf� ungiamo ufeir� emendato, � figurato come fi deue.
IL FINE DELL'OTTAVO LIBRO.
*
-ocr page 207-
<
201
L I B R O
NO N O
DELLA ARCHITETTVRA
DI M. ■VITRVVIO.
t&
PROEMIO.
MAGGIORI de,i, Greci conftituirono cofigrandi honori � que nobili Athleti,
che uinto haueflero i giuochi Olimprj, Pithfj, I(traici, e Nemei, che non folamente
^^^^iW1
(lancio quelli tra la moltitudine de gli huomini con la palma, & con la corona rippor
tano lode ; ma ancho nelle loro patrie ritornati con uittora trionfando nelle carette
fono dentro delle mura,& delle loro terre portati, & in uita loro per publica delibera-
tione uiueno d'entrata. Quello adunque annettendo io, prendo merauiglia, perche
cagione non fono attribuiti gli iilesfi, & ancho pi� grandi honori, � gli fcrittori, che
continuamete danno ad ognuno infinita utilit�, Imperoche pi� degna cofa,& pi� ra
gioneuole era,che quello fu ile ordmato,perchegii Athleti con l'eflercitio fanno i col-
pi loro pi� robu(ti,rna gli fcrittori non folamente lamio perfetti i lor propi fentimen
ti, ma anchora di tutti gii altri apparecchiandoli ne i libri i precetti d'onde habbianO
ad imparare, de facciano i loro animi acuti, e rifuesdiati. Perche di sratia di che sdouamento e (lato � orli huomini
Milonc Crotoniate,pcrch-e egli fia (tato inoperabile f & gli altri ancho, che in quella maniera fono (lati uinciton■?
f� non che quelli mentre inder� tra i fuoi cittadini hanno hauuto di nobilt�. Ma i precetti di Pithagora di Democria
to', di PI alone, & di Ariftotiie,& di tutti gli altri Saui tutto il giorno di continua ind� Uria ornati, non foto a i loro
Cittadini, ma � tutte le genti frefehi, e fioriti frutti mandano in luce, de i quali coloro, che da i teneri anni con ab-
bondanza eli dottrine (�tiati fi fono, hanno ottimi fentimenti della fapienza,& danno alle Citt� coftumi della huma
nit�, ragioni eguali, e leggi, lequai cole quando fono lontane, ninna Citt� pu� dar bene. Eflendo adunque dalla
prudenza de fcrittori coi� gran doni in priuato,& in pubhco � gli huomini apparecchiatilo penfo che non folamen
te dare fi debbiano � quelli corone,& palme.ma ancho per decreto deliberare di dargli i trionfi,& tra le fedi de gli Dei
confederargli. � o narrer� di molti loro penfamenti alcuni eilempi, che (lati fono utili � gli huomini,per parlare la lo
ro tiiiacommodamentc, i quali chiunque uorr� ricon�fcere5, conuerr�conieffare quelli eiTer degni di grande ho-
nore . Et prima io ponero una ragione di Platone tra molti utilissimi difeorfi, in che maniera fia (lata da lui
efpi�cata .
?o
40
SPEDITE le ragioni, che appartengono alle fabriche, fi publkhe come brinate. Hcra fi u�ene atta feconda parte
principale dell'Architettura detta Gnomonica,
er fi uedegli ejjttt�,che fauno i lucenti corpi del Cielo con i raggi loro nel
mondo,
©" perche la prefente parte ci lena da terra mentre contempla la diuinit� del Cielo con la grandezza fua, er col
� � l
%-^
fio uelocisfimo mouimento, per� Vttr. pone un Proemio � [mule trattamento conuenientispmo, parendogli, che quegli
huomini, che ri'.rouato hanno le fott�lisfime ragioni delle alce cofe, degni pano degli honori Celejli, perche non tanto aU
l'utilit�, loro quanto al beneficio commune hanno riguardato,
er non in un tempo, in una et� , in un fecola folo , ma del
continuo fono, crferaniro femprc di perpetuo giommento,
er quanto e pi� nobile, cr pi� predante V animo del corpo, tanto e pi�, degna U
iurta Sor^ altro bene . Felici adunque chiamar fi pofjono quegli faui, che con belle,
er utili �nuentiom s'hanno procacciato quella lode, er
quella gloriaci frutto de�laquale � p'ajfato iti fempiterno beneficio del mondo, e tanto pm quanto ci hanno mostrato le cofe nobili, e preciofe,
che fi cerne � pm giocolo,
er pm grato a'uhuomo uedere una minima parte delie loro amate cofe, che trattare le membra di tutti gli altri cor»
pi, coli e aia degno fapere una minima ragione delle alte, e rimote.cofe, che entrare nella cognitione di molte, che et fono famigliar
i, er pero
ben dice un Poeta.
jo
Veramente felici, � fortunate,
Vuron quell'alme, � quai prima fu dato,
Conofcer cofe fi belle
, e pregiate.
Bei lor fucceffe quel penfier beato,
Che fa da feender, � jiellati chiostri,
Et pareggiar con la Viriate il Fato.
QudT� credibil, che gli horribil mojlri,
Vinceffer de gli errori, ey ch'ogni gioco
Lafciajfsr
, ch'ammolifce i petti nofiri.
No/i fcald� i petti lor t'ardente fuoco,
Di Venere crudel, ne nino, � eofa,
Ch'impedijfe lor corfo molto, � poco
.
Non la turba del Foro litigio fa,
Non la dura Milita, non la nana,
Ambit�one, 6 la gloria pompoft.
L'ingordiggia deWor empia, tnbumana,
Non pieg� punto gli animi di quelli,
Ch'eran riuolti alla parte foprana.
6o
Chi uorr� adunque comparare �fim�l huomini gli A thlet�f chi i Gladiatori f � altri, che per uittorie,�,beneficij prefenti s'hanno obbligate legen
ti ! meritamente adunque douemo inj�emecon Vitr. giudicare, che gli mentori dette utili, � belle cofe meritino pi� presogli honori cele&i,
che quelli
, che � tempo de Greci fiorirono digloria per le f�rze del corpo dimoj�rate m quei giuochi, che ad honore di diuerfi Dei, er heroi,
cofi ponpofamente
, er con tanto concorfo di popoli fi cclebrauano. Come erano � Giuochi Olympij in honore di Gioue , � Pithij in honor
d'Appalline, i Nemei in honore dt Archimoro,gli �jibmici in honore di Palemone. Ma noi Ufciamo quello , che in Vitr. � da f� manif�jlo,
e
uegniamo ad alcune belle muent�oni,che egli pone di alcuni antichi fatti, er prima di Platone nel Primo, poi di Pythagora nel fecondo, e? in
fine di Archimede, di Eratojlhene, ey di Archita nel Terzo ,
79
-ocr page 208-
LIBRO
C A P. � I � MODO R I T T R O V A T O D A P L A-
T ONE PER MISVRARE
- t-                                                                         -- »                                                                                                                    ...
V N CAMPO.
»0»
E IL luogo, � nero il campo di lati eguali fera quadrato, & bifogno fiadi nono con lati eniali rad
doppiarla, perche quefto per numeri, � per moltiplicatione non fi ritroua, pero fi pu� fare con
emendate dekrittiom di linee, & quefto fi dimoftra cofi . Certo � che un quadro di dieci piedi per * '
ogni lato, e piedi cento per quadro, f� adunque e bifogno di raddoppiarlo, & far un fpatio di d�-
cente» piedi, & che fia di lati eguali,egli fi deue cercare quanto grande fi deue fare un lato di q nello
quadrato, accioche da quello dncento piedi rifpondino � gli raddoppiamenti dello fpacio . Que-
; io per ma di numeri ninno pu� ri trouare, perche f� egli fi fa un lato di quattordici piedi moltiplicandolo ueri'4
alla fomma di piedi 196 f� di 15 far� zz$,8c per� perche quello per numeri non il fa chiaro . Egli fi deue nel quadro,
che e dieci piedi per ogni lato tirare una linea da uno angulo all'altro in modo , che il quadrato fia partito in due tri?
angoli eguali, e ciafeuno de i detti triangoli fia di piedi ;o di piano. Adunque fecondo la lunghezza della deferirla
linea facciali un piano quadrato di lati egaali, & cofi quanto grandi feranno i due triangoli nel quadrato minore eli
$0 piedi con la linea diagonale diiTegnati, tanto con quello iftefib numero di piedi nel quadro maggiore feranno de-
ferirti quattro triangoli, con quella ragione come appare per la fottopofta figura per uia di linee hi da Platone f�t=* *;
to il raddoppiamento del campo quadro .
Qui non ci � altro che dichiarire par bora, effendo Vitr. da f� manifesto, imperoche il quadro j� rad*
doppia tirmdo la diagonale, che cofi � detta quella linea
, che da angulo ad angulo tirata in due par*
ti eguali il quadrato diuide, sfacendo di quella un lato del quadrato deue effer doppio al primo.
Ecco il quadrato ab ed. da effer raddoppiato,e di dieci piedi per lato. La fua diagonale e, ab,
che lo parte in due triangoli adb.cr acb.di$o piedi di piano, quefia diagonale fi fa un lata
del quadrato ab de, che � doppio al quadrato ab e d.puo ben efjer che la diagonale fi trque per uia
di numeri, ma ci potranno effer ancho de i rotti, ilebe non e al prcpofito noRro.
Trouafi la diagonale � quej�o modo. Moltiplica due lati del quadrato in f� ciafeuno fepar&ta*
3o
■ mente, e raccoglie infume la fomma di quella moltiplicatione , ey di quella cauane la radice
quadrata tanto fera la diagonale. hcco fia il quadrato ab ed di pie di cinque per lato t molti*
plica a b in f� cio� cinque uia cinque fa
25. er cofi farai del lato b e far� f�milmente z$, che p�*
fie infiane col primo
ij produce 50. la cui radice quadrata � 7 -�-, er di tanti piedi fera la
diagonale. Similmente neUe altre figure quadre
. er di anguli dritti fi prona, come nella figu*
ra, efg h.
GAP. II. DELLA S Q_V A D R A IN- ,
\>
VENTI ONE DI PITHAGO
RA PER FORMAR L'ANGV*
LO G IV STO.
JTHAGORA Umilmente dimoftr� la fquadra trouata f�n*
za opera di ar tefice alcuno, & fece chiaro con quanta gran fati- /
ca i fabri facendola � pena ridur la polTono al giufto. Que- ^
ita cofa con ragioni, & uic emendata da fuoi precetti fi dichia*
ra. Perche f� egli fi prender� tre regole, dellequali una fia piedi .
tre, l'altra quattro, la terza cinque , & quelle regole tra f� com '
pofte fiano,che con i capi fi tocchino iniieme facendo una figura triangolare condurranno la fquadra giufta ; & f�
{erano le longhezze di ciafeuna regola di pari lati fi Eira un quadrato, dico , che del lato di tre piedi, fi far� un qua
drato di noue piedi quadri,del lato di quattro piedi fi far� un quadrato di ledici piedi quadri,& del lato di cinque pie
di fi far� un quadrato di uinticinque piedi quadri, & cofi quanto di fpacio fera occupato da due quadri l'uno di tre
l'altro di quattro piedi per lato, tanto numero di piedi quadri uenira dal quadro tirato fecondo il lato di cinque pie
di. Hauendo quefto Pithagora ntrouato , non dubitando di non effer flato in quella inuentionedalle Mufe am-
monito riferendole grandisi�me gratie fi dice, che le facrificaiTe le uittime, 6c quella ragione come in molte cole, <§c
inmolte mifure�utile,cofinegli edificrj per fare le fcale, accioche fiano i gradi di proportionata mifura, e molto
fpedita , perche f� l'altezza del Palcho da i capi della trauatura al lineilo,& piano da bailo fera in tre parti diuifa, la
fcefa delle fcale fera cinque parti di quelle con giufta larghezza de i flirti, e, tronchi j perche quanto grandi f�*
ranno le tre parti dalla fomma trauat�raal lineilo di lotto , quattro di quelle li hanno � tirare in fuori, ckfcoftar*
fi dal dritto, perche cofi moderate feranno le imporle de ,i, gradi ,& delle fcale, & ancho di tal cofa la forma feri
dif�egnata.
pone Vitr.la inuentione della fquadra, er�['utilit�, che fi ha da quella. La inuentione fu diVithagora Jlquale neramente fu Diurno in mei*
te cofe, ma in quefta inuentione trappafi� digran lunga molti degni artifici,
er per� merita gmndisfima commendatone. La fquadra fi
fa di tre righe pbfie in triangolo, che una fia tre, l'altra quattro, la terza cinque parti
> Da quefta inuentione fi comprende, che faceti*
■dof� tre quadri perf�tti fecondo la longhezza di ciafeuna righa. U quadro fatto dalla righa di cinque parti, fera tanto gratile,
er capir*
ta'ito,quaato i due quadri fatti dalle due altre righe, come per la figura fi uede
, L'ufo della fquadra in tutte le forti difabricke, er di edi*
ficij
, � molto utile, er necef]a>-io, er troppo farebbe cofa lunga il uokrne ragionare paratamente : ma in fomma, quefto �, che lo angulo gin
Ho e mifu ra- di tutte le cofe, la doue 1 Quadranti, i Raggi, i Triangoli, CT agni altro frumento col quale fi mifura l'altezza , la larghezza,
er la profondit�, tutti hanno la uirt� loro nello angulo giufto, che alla fquadra, che Norma fi chiama
, e pof�o, per� Vitruuio fuggendo U
mia
$0
69
-ocr page 209-
NONO.
�OJ
nok ci porta folamente un mirabile ufo di quella, cr quefto � 4 fare le fiale proportionate deUeqmle non hauendo noi ragionato prima, «e
ragioneremo al prefinte, li por le fiale ricerca giudit�o^cr ifperienza pi� che mediocre, perche e molto diff�cile 4 trottarle luogo, che non ima
pedtfchino il compartimento deUe Uanze, per� chi non uuole dalle (cale ef/er impedito non impedifca le fcale
, cr proueda di darle un certo, e
determinato fpatto^acciochefiano libere ^stdif/obligate, perche affai/eranno comode,la doue daranno maco incomodo,qui fi ragiona deUe fiate
degli edifici,et non di quelle, cheferuono aU'ufo della guerra.V>eUe fiale adunque fi confiderafi maniere,il luogoj.e apriture,la figuraci nume/
ro de igradi,�e requie. Egli fiafcendealdifopra,�pergradin� per montatele fiatino in pendente.Le montate fono pi� commode, perche li
fal�tafifa �poco 4 poco fenzagr�de mouimehto ,/pecialmente quando fi ha quefla uia di farle pi� piane,chefi pu�, cr 4 queflo modo fi fan*
no te /dite deimonti, per opera de glihuom�niyna quelle fiale, che hanno igradt deono effer fimilmente commode,cr lumino f�, feranno coni
mode {come ho detto d�/opra) fi daranno menoincommodo ,cr ci� quanto all'edificio potendofi dal luogo, che fera fitto le fcale prendere
qualche utilitd,maquanto 4ch�fcende,�fale, j'eranno commode ef/endo proportionate, cr quanto 4 tutta la fiala,
er' quanto a i gradi ,al= xo
che fare cigiouer� Ufiguradi Vitr. il numero de i gradi, er de i ripof� (perche egli fi deue Muertire di non far molti gradi fenza una requie
di mezzo) per� non ufauanogli antichi di fare pi� di fittelo noue gradi fenz4 unpiano
, fi per dar ripofo a chi falendof� t�mcaua ,fi per*
che cadendo alcuno non cadeffe da luogomolto alto, ma haueffe douefermarfi ,ma l'altezza de i gradi, cr i piani fi deono fare in modo, che
quanto meno fi pu� il piede s'affaticbealzandofi,non bifogna paffarelem�furedi Vitr. datemi Terzo Libro, cio� farli maggiori, ma bene ci
torner� 4 propofito ne ipriuat� edifici/ accommodarlipiu, che fi pu�. Le [cale �lumaca occupan meno, ma fono pi� diff�cili ifi fi fanno per
necesfit� - Neil Alemagna per l'ordinario fono neglianguli delle cafi, ilche � difitto/o, perche ne finestra
, ne nicchio, ne fiala ne apritura
�cuna deue effer pofta negli angulidegl� edifici, iquali douendo effer fodisfimi, quando fono aperti s'indebol�/cono. in fontina il numero del"
le fcale non e lodato, perche � di molto impedimento � tutta la fabrica, e la moltitudine de 1 gradi agraua lo edificio. Hanno le fiale tre apri
ture una all'entrata da piedi, l'altra doue fono 1 lumi, la terza e la riufiita di /opra. Tutte deono effer ampie, cy magnifiche, cr quafi deo*
no imitar e le genti alla /alita. La prima entrata, cr la bocca della [cala deue e"jfer in luogo, che fubitofi ueda dentro della entrata, il limo
20
deue iffier alto, perche dia lume egmlm'ete a tutti igrad�, qui la ragione dell'ombr-a ci fcrue, cr fi troua, che per quella, che quella propor-
tione, che hauer� l'ombra con tutta l'altezza della fcala,la medefima hauer� l'altezza d'ungrado,col piano d'un'altro: la riufiita deue ripor*
ci in luogo,che tutta laftanzafia ueduta egualmete,cr 1 lumi delle fineflre ci uenghino nel mezzo, �T di numero di/fari. Rara quanto apar*
tiene 4 Vitr. dicoche egli uuole,cbe dalla fquadra fi prenda la mifura delle fiale, imperoche dal Solaroal piano per linea perpendicolare uno*
le egli, che lo/patio fia in tre parti diuifo, cr d� doue cade il piombo fi tire una linea, chefia diuifa in quattro parti eguali ciafcuna 4 ciaf cuna
delle tre
, fi adunque dall'altro capo del piano fer�tirata una linea alla fimmit� della perpendicolare, che fiadic�nque parti, allhora /opra
quella compartendo/! i gradi la fiala /ar�. ccmmoda, cr proportionata come ci dimoer� la figura.
Delle fiale � uuouolo doueriafim�lmente
V�lr.hauerne ragionato /equi fiato fuffe il luogo fio, ma quello, che egliha detto deUe /cale, e fiato per accafione^ per dimagrare l'ufo del
la {quadra, cr fi benedtrom non ne ha detto,non pero ciba la/ciato fenza occafione di poter da noi trouar il modo di farle. Conuengono le
fiale dritte con le torte, con la mifura
, er proportione de igradi conuengono nelle apriture, conuengono in altre co/e, ma quefla e la �jfv= jo
renza, che ilfuflo delle /cale dritte, che Vitr* chiama fiapo, e una linea dritta,che dalfolaro alpiano pertrauerfo, come diagonale fi flende,
ma ilfuj�o delle fcale 4 lumaca e dritto 4 piombo
, er d'intorno 4 quello come ad un perno fono i gradi, quefle fcale erano fatte dagli antichi,
perfalire � luoghi dltisfimi, tome fono colonne
, piramidi, CT altri grandisfim� edifici. La pianta d� effe e come una uoluta,la eleuattone fi fa
da certi puntidella uoluta, pero Alberto Durer� ce la infigna nel Primo Libro della fua Geometria, che noi ponemo folamente la figura,
;jj
queflo luoco, dalla cui pianta nelle fue parti diflintaf� pu� confiderare tuttala chiocciola. llf�mile auuerrebbe fi la pianta fu/fe come una uo
luta, ilche chiaramente nel detto Alberto fi uede, �lquale con mirabile industriali ha /erutto deUe co fi di Archimede, cr di altri dotti antichi
nducendo il tutto,ad una prat�camerauigliofa,� chi ben la intende*
                                                                ,., .
CAP. HI. COME SI POSSA CONOSCER. VNA PORTIONE
D'ARGENTO MESCOLATA CON L'ORO
          40
FINITA L'OPERA.
] $ S E N D O ftate molte, & merauigliofe inuentioni quelle di Ara
chimede, di tutte con infinita folertia quella , che io efponero paa
re, che troppo fia fiata efprefla, imperoche Ierone nobilitato della
regia poterti nella Citt� di Siracufa, effendogli profperamente fuc
celle le cofe,& hauendo deliberato di porre al Tempio una corona
d'oro uotiua, & confecrarla� i Dei immortali con grandisfimo
predo la diede � fare, dando � pefo l'oro, �, colui, che fi prefe il carico. Quelli al tem-
po debito approu� al Re l'opera fottilmente fatta con le mani,& parue,che al giufto 5 o
il pefo della corona reftituiice,ma poi che fu per inditio dimoftrato, che leuato l'oro
altretanto d'argento in quella fi era mefcolato,fdegnatofi Ierone di efler flato sberla
to,ne potendo hauer la ragione, conche egli fcoprirfe il furto,preg� Archimede, che
fi prenderle
l'adonto di
ricono feere
tal cofa pen
sadoui mol
to ben fos
pia. AUho tfo
ra hauendo
Archimede
la cura di
quefto en-
tr� per ca-
fo in un ba
gno, & ini
~%
\
/
■ J; ...
JrPrf
nel foglio
difeefo au«
uertito gli 70
uenne, che
quanto del
corpo fuo
1___
4
ci entra 11 a
detro, tato
d'acqua fuo
ri del
-ocr page 210-
204                                                                        LIBRQ
ri del foglio ne ufcina, perfidie hauendo trouato la ragione di poter dimoftrare la cofa proporla non dimor� punto
ma ufcito con grande allegrezza del foglio , & andando ignudo uerfo cafa dimoftraua ad alta noce d'hauer trouato
quello, che egli cercaria, perche correndo tuttauia gridaua in Greco Eurica, Eurica, cio� io l'ho trouato, io l'ho trp*
'iiato ♦ Dapoi che egli entr� in quella inucntione, & hebbe (diro coli) il capo del filo della ragione, fece due mafie di
pefo eguale ciafcuna alla corona, dellequali una era d'oro, l'altra d'argento, & hauendo ci� fatto, empi d'acqua un'
ampio uafo fin'all'orlo, & prima ni pofe dentro la mafia dello argento, dellaquale quanto n'entr� di grandezza, tan
to n'ufci d'humore,cofi trattone la malta, rifufe alerone quell'acqua, che era rimafta, hauendola mifurata col fefta-
rio,accioche all'ifteffq modo di prima con l'orlo pareggiato filile, & ini trou� qu�ta ad un determinato pefo d'argen
to, certa e determinata mifura d'acqua rifpondelte, & hauendo ci� prpuato fubito nel detto uafo u'impofe la malfa
dell'oro, & quella tratta fuori con la ideila ragione aggiugnendoui la mifura trou�, che non n'era ufcito tant acqua, io
ma tanto meno, quanto in grandezza del corpo con lo ideilo pefo, era la mafia d'oro minore della mafia d'argento,
infine riempito il'uafe, & porta nella iftefla. acqua la corona trou�,che pi� di acqua era per la coronarne per la maf-
fa dell'oro dello ftefTo pefo «lata fuori, & coli perche pi� di acqua per la corona, che per la mafia era ufcito facendo*
ne la ragione trou�, che iui era l'argento con l'oro m efcolatq, $c fece il furto manjfeftp di colui, che haueua hauuto
a far la corona.
il fuoco fio, tutti gli elementi � legg�er�sfimo, perche � tutti fopraft�,come detto ho nel Secondo Libro, la terra e grauisfima-ferche 4 tutti fatto*
gi�ce,\'aere, cr Vacqua no fono ajfolutam�te graui,neleggieri,ma in rifeetto,perche l'aere a l'acqua fopraafcende, alfuoco difc�de,l'acqua fa*
lefopra la terra, e cala nello aere, fimilmente le cofe compofte degli elementi hanno quel moto, che lor da quello elemento, che prevale nella
compefitione, la dout le cofe, che hanno pi� dello aere, � del fuoco nella loro misura afeendono, come fono ifumi, lefentille, il fuoco mate*
naie qua gi�,
©■ altri u&pori, ma le cofe, che hanno in f� pi� di acqua, � di terra, fi mouono 4 quella parte dotte la terra, � l'acqua l'inclina. %q
Qltra di quelle ogni elemento nel fuo luogo ripofa, come l'acqua nell'acqua, l'aere nello aere
, quella comparai ione non riguarda alla quan*
t�i, del pefo, ina alle feerie della grauit�, perche altro � � dire, che una trauegrande pefa pi�, che una lametta di piombo , altro che il piom-
bo fu pi� grane del legno, perche f� bene la traue e maggiore in quantit� di pefo, e per� inquanto alla feerie digrauit� pi� leggieri, perci�-
che uedemo il piombo nell'acqua difendere,<& il legno fopr anotar e. Accio che adunque egli fi pojfafapere lefpecie della grauit�, enecejfa*
rio, pigliar grandezze eguali di corpi perfetti, crfej� troueratmo quelle di pefo eguale, egli fi potr� dire, che f�ano in feerie egualmente
grdui,mafe una qualfi uoglia di quelle eguali grandezze fera di pefo maggiore, fenza dubbio egli fi potr� affermare, che il corpo di cfptfe
t� d� feerie piugraue. Beco l'ejfempio prendi tanto di marmo quanto di legno, � di acqua, io dico, che quanto alla grandezza, certo uedrai
il marmo pefar pi� che l'acqua 0 il legno,
er il legno leggierisfmo perche fiafopra l'acqua,il marmo grauisfimo, perche difeende nell'acqua,
per� fi pu� concludere che l'acqua fu pi� lieue del marmo, ma del legno in feerie piugraue, la onde di due corpi diuerfi,
erd'uno ijlejfo pefo
quello fera maggiore ingrandezza, che di feerie fer� pi� lieue di pefo,
er per� di due majfe, una d'oro, l'altra d'argento, che f�ano di pefo }&
eguale la majfa d'argento fera di maggior grandezza � E>a que\la ragione aiutato Archimede feopr� il furto dell'orefice, per cloche pofe eia-»
[cuna majfa ^paratamente in un uafo pieno d'acqua,
er mi fur� quanto d'acqua era ufcito del uajo per l'un,a, er l'altra majfa , er uedenio,
che per la majfa d'argento, era ufcito pi� d'acqua, tmperoche era digrandezza maggiore, prefe poi la corona lauorata, dellaquale egli a ri*
chiefta de �erone fitceua la proua,laquale era pari di pefo 4 ciafcuna delle due majfe,
cr la pofe nel uafo, delquale per la corona ufei pi� acqua,
' che per la majfa dell'oro,
e?' meno che per la majfa dello argento, er regolato per la regola delle proportionali,cognobbe non folamente la co*
rana effer fiata flj�ficata, ma ancho di quanto era ingannato �erone. La occaf�one, che egli hebbe de fi bella inucntione fu l'acqua
, che ufi
del uafo, che Vitr. chiama Solium, quando egli per lattar fi entr� nel bagno, CT pero mojfo da quella allegrezza, chefuol partorire la inuai
tione come dice Vitr. nel Primo Libro al terzo cap. nudo correndo gridaua io l'ho trouato
, io l'ho trouato /dicendolo in Greco Eurica
Eurica.
                                                  '.-.-.
Hora trasferiamo la mente � i penf�eri d'Archita Tarentino, & di Erato f�hene Cireneo, perche queft'huomini hanno 4»
trouato molte cofe, & grate a gli huomini ? & bench� piaciuto habbiano nelle alrre cofe trouate dalloro, niente di-
meno nel contendere di una fono Itati fofpetti, percioche ciafenno con diuerfa ragione fi ha forzato di efplicare quel
lo, che nelle rifpofte � Delo Apollo commandato haueua,cioe, che raddoppiato fufle il numero de piedi per quadro,
che era nel fuo altare, & coli ne auuenirebbe, che chiunque era in quella lfola fufle allhora dalla religioue liberato,
& per� Archita con le deferittioni di Scmicilindri. Eratofthene con la ragione del Mefolabio dichiarirono la iftef-
fa cofa.
~Dj.ce Vitr.che le iuuentioni de Archita, er di Eratofihenefono fiate gioconde, er grate agli huomini, ma trattando ammendm una queftione,
&f�rz�dofi ciafeuno per diuerfe uie rifoluerla, dato hanno fofeetto, non perche la cofa non fi poffa diuerfamente trouare
, ma perche legen
ti, che non fanno uedcndo,che Archita ufaua una uia,
er EratoBhene un'altra fcfeettauano per la Igro concorrenza, penfando che gareg*
giajfero � proua. Come f� uno pigliajfe l'altezza d'una torre col quadrante, l'altro con unofeecchio, il terzo con due dardi
, e? un'altro in f*
fomma con l'ajlrolabio, � con un raggio Mathematica, non fapendo iluulgo effer una iftejfa ragione di tutti quejii frumenti, prefa dalla na-
tura de g li anguli, foff icherebbe, chela concorrenza di quei mifuratori non intricaffe il uero con la diuerf�ta de gli frumenti .il medefimo
auuenne dalla concorrenza di Archita.,
er di Eratofthene. La proporla era come fi poteffe raddoppiare un cubo. Cubo � corpo {come io ho
detto nel proemio del Quinto Libro) di feifaccie,
er difei lati eguali come un dado. Et fi mifura in quej�o modo, moltiplicando uno difuoi
lati infejleffo, qt il prodotto di nuouo moltiplicato per lo ifteffo lato, come per effempiofi uede, dato ci fu il cubo di cui ciafeuno de i lati fio,
8. moltiplica 8 in f� fa 54, moltiplica poi 6^, per otto, fa ;tz,e tanti piedi feranno in tutto il cubo,con la iftejfa ragione fi mifura il corpo qua*
�ro bislongo.mu�dofi adunque formato il cubo di$xz piedi bifogna fecondo la propo&a dimanda raddoppiarlo. Alche fare commodamente ci
ferue il fapere come tra due linee dritte, e dtfeguali, che ci feranno propojle, ne pofiiamo trouare dut
altri di mezzo, che habbiano continuata proportione tra f�
, er con le prime, per uoler adunque tra*
uare quet�e lineeproportionatc undici modi �fono fiati da gli antichi propoli. Altri hanno ufato le 6°
dimojlrationi Mathematiche, altri ancho ottra le d�mo&rationi hanno fatto gli frumenti fecondo quel*
le dimojlrationi, Archimede us� uno frumento
, che fi chiama Mefolabio cio� ftrumento di pigliar d
mezzo, tmperoche con quello ftrumento fi trouano le linee propordonate di mezzo tra le prime pr�*
pojle. Vfo ancho Platone un'altro ftrumento, che fimilmente fi pu� chiamare Mefolabio perche fa fi-
fimile eff�tto
. Archita fece alcune dimojlrationi, per uia di certe linee, che non fi puote mai porle, in
opera prefe dalla met� d'un cilindro, che � corpo � modo di colonna. lo efeoner�, ey le dimojlrationi,
e gli Strumenti, e mcftrer� come nel raddoppiamento del cubo ci ferue la inucntione delle due proporr
iionali, proponendo prima la occaf�one de fi bella dimanda. neUaquale fi comprender� lutile grande,
che fono per prendere gli Architetti dalla inuentione de fi belliftrumenti. Egli fi legge una epiMa d�
Eratofthene al Re Ptolomeo fcritta in quefto modo
.
                                                                   
AL RE PTOLOMEO ERATOSTHENE SALVTE.
B�cefi che uno de gli antichi Compof�tori di Tragedie introduce Minos fabricare �lfepulchro, �, Glauco, er hauendo detto, che quello era per
ogni lato di piedi cento, diffe. Quefta e una picchi arca per un fepolchro regale, fu dunque doppio ,ernonfi mute il cubo
, certamente chi
uorr� doppiar ogni lato in larghezza del fepolchro non pareri effer fuori d'error
, perche f� i lati feranno doppiati il piano riufara quattro
piu^cr
1
-ocr page 211-
NONO
10J
p'mey tf/�4o o^s pfe;F« adunque dimandato da Geometri,in che modojlado quelfodo neUa ijleffa figura fi potefle raddoppiarlo,?? qttef�a di
manda fu detta il raddoppiamento del cubo,imperoche pfopojioli un cubo cercauano in che modo poteffero farne un doppio � quello. Affatica»
do aduque m�lti per molto tempo primo fu Hipocrate , che pens�
, che f� egli fi trouaua come propofleci due linee dritte, dellequali la mag*
giorefuffe doppia alla minore^fi.pigl�affero due altre di meztoproportionatein continua proportione, che il cubo ageuohnente fi raddoppia-
rebbe, per ilcbe la fui dubitatione fi riuolfe in una maggiore. Non molto dapoiegli'fi dice
, che efiendo�gl� habitatori di De/o, che era»
no appeflati, daWoraculo impof�o, che raddoppiaffero un certo aitar e, fi uenne nSa ifteffa dubitatione, & effendo richiefli quafi con ripren*
fione quei Geometrii che erano nella Academid appreffo
Pf�o*«. Fm dimandato loro,che trouaffero quello, che fi andaua cercando. Quelli
hau�dofi dat� alla fatica, e cercando di trouare due linee di mezzo � due propofte, dicon'o,che Archita Tarentino le trou� per uia de i Sem�ci*
lindri, Eudoxo per uia di linee oblique, Auuenne, che ciafeuno trou� bene la dimoBratione approuata di tai cofe,ma niuno puote accotnmodar
le alTufo, ey esercitarle con le mani. Eccetto Menechmo, Aquale per� fece poco, ey con gran diffcult�. Ma noi imaginato hauemo una faci-
le inuentione per tua dij�rumenti,con la quale non folamente fi potranno trouare due l�nee di mezzo � due propone, ma quante ci fera hnpo*
fio, che noi trouamo, ey con quello ntrouamento potremo infomma ridurre al cubo il propofio fodo contenuto da l�nee egualmente difiant�,
�ueroufeir d'una figura, ey firmarne ur�altra,ey renderlapare, omaggiare, feruandolafim�glianza,perchenonhadubbio,che non f�pojf�
con tale ftrumanto raddoppiare gli altari, i Tempi, ey ridurre al cubo le mifure delle cofe liquide, ey fecche, come fono i Moggi, ey i M iri,
per dir � modo noRro, con i Un dellequalmifure la capacit� dej uaf�, �, conofeiuta, ey infomma la ccgn�tione d� quella dimanda, e ut>.le,ey
' commoda a quelli, che uogliono raddoppiare, �far maggiori tutti-quelli j�rumenti, che fono per trar.dardupietre, � palle difcrro,peraoche,
�, neceffdrio, che ogni co fa crefea in larghezza, ey grandezza con proportione, � fiati fori, oneru�, che Centrano
, � quello, che occorre f�
pur uolemo, che il tutto crefea con proportione, ilche non fi pu� fare fenzala inuentione del mezzo. La dimofirat�one adunque, ey l'appa*
rato del fopradetto firumento ti ho qui /otto deferitto, ey prima la dimofirat�one.
T�ropoftefiano due linee dritte, � diffeguali, � una fa a b. l'altra c.d.cerchidmo tra quejle hauerne due di mezzo,che fi ano in continua prcport�o*
ne, cio�, che fi come fi ha la prima alla feconda, cofi fi habbia la feconda alla terza, ey U terz* alla quarta, concedici ,che Cuna, ey Val
tra delle propone l�nee a b.ey e d.cadino � piombo fopra una dritta linea, ey quella f�a b.d. ey delle due propofte fia la maggiore a.b. ey leni
n�rec.d.eydall'a.alc. uenga una linea
, che tirata pi� oltre cada fopra la linea b.d.nelpuntoe. Vegn� ancho dal punto a fopra la l�nea b.d.
ima linea, eyfia quella d.f.ey dal punto f. fia tirata una linea paraktta alla linea a keypa quella f.g.che tagli la linea a.c.nel punto, g.perfi*
Mie concesfione dal punto.g.fia tirata una linea egualmente d�flante alla linea af.ey fia quella g.b. che taglie la l�nea b d.nel punto h. fopra
ilqual punto fi drizza una linea egualmente dij�ante, � paralella alla linea a.b. eyfia quella h.i. che tagli la linea a.c. nel punto i,da!qual pun*
todifcenda una linea egualmente dij�ante alla linea a. f ey termini nel punto d. fatto queflo,per maggior d�chiaratione chiamaremo la line*
a bJaf.g.la h.i, ey U c.d. le prime paralelle,ey la af. Ug.h. la d.i. le feconde paralelle. Similmente cifrino due gran triangoli l'uno�, lo a b.e.
che ha lo angulo, b.giujio, l'altro e lo a. f. e. quello chiameremo primo triangolo, queflo fecondo triangolo,nel primo triangolo ci fono
IO
IO
fuetti triangoli fatti dalle prime paralelle, eyfonOgfc. ih e. e de. qucfli perche fono di anguli eguali, come fi ha per la 29, del primo di
JO
Euclide hanno i lati proportionali, come fi conclude per la quarta delfe(io ; Similmente perche i fecondi triangoli fatti daRe feconde para*
klkfono'di lati eguali, fenza dubbio haueranno i loro lati proportionati. Adunque fi come nelle prime paralelle hanno proportione tra f�,
a e.ad e.g. cofi hanno be.ade.f eyfi come a e. ad e.g. nelle feconde paralelle fi hanno, ccfif.e.ad e.h. ey di nono come nelle prime f.e. ad e.h.
top g, e.ad e.LmaneUe fecondo egualmente d�flant�, comeg.c.ad e.i. cop h.e.ad e.d. Sono adunque continue proportionali ab.f g.h i. e d.
perche fi come fi ha b.c ai e.f cofi fi haa.b.adf.g.eycomef.e. ade.hcof�f.g.adh.i.ey come h.e.ad e.d. cop h.i.a.c. d. propope adunque due
dntte linee a.b. c.d. troudte hauemo due di mezzo, che fono fg. ey h Ulchefar doueuamo. Quella � l'opinione di Eratofthene circa la dima
f�ratione, ey f� ben egli uttole,cbe la linea a b.ey la e �.ftano dritte fopra la linea b d.non � pero,che nonjvguala Ueffa conclufione in qualun*
que modo Cuna, ey l'altra linea cada fopra la linea b i.pur che amendue facciano anguli fimigltanti. eyf�ano per fimili cmgiugnimcim eguaU
mente difiant�, perche tutto � fondato fopra quef�a ragione, che di que tr�anguli, che hanno gli angui, eguali, fono � lati proportionali. In font
ma f� noi uorremo trouare pi� di due linee proportionali tra le linee ab. ey c.d. b�fognera fecondo il fopradetto modo formare pi� Unte para
40
ielle, fi d(Ue prime, come delie feconde.
h�j�rumento colquakf� pojfa fare, ey porre in opera cefi bella inuentione fecondo Brd
toj�hene e quefio. Piglia una piana di legno, � d� rame pi� lunga, che larga, di figu-
ra quadrangulare, che habb�a tutti gli anguli giufti,ey pa per effempio la tauola a b
de f� noi uorremo co effa tirare due linee di mezzo proportionate i bifognard acca
dare tre lamette fopra effa in quello modo, piglia tre lamette fottilisfime d� qualche
foia materia quairangulari, ey digiuf�i anguli, eyuna di quejle ferma nel mezzo
della piana ,p che non fi pojfa mouere, eyfia quef�aefg h. ey ne i punti e eyf.hab
�ia fitte due regole con ifuoi pironi in modo,che eia/cuna fi peffa in ogni parte riuoU b
gere fia una regola e m. l'altra f n.md l'altra lametta fia Kdc che fia pofia in tal mo
S9
'4o nella piana, che fipoffa mouere uerfo la lametta firmata e.f.g.h.ey ancho rimouer da quella hauendo fempre i lati fuoi paralleUi al lato f.K
tenendo dncho fui punto K.una regola, che fi poffa u�lgere, eyfia quefla/egola K.o. laquale infume con le due altre e.m. eyf.n. fia acconcia
in modo, che tutte pano tra loro paralelle, ey i loro communi tagli, che fanno con la a g. fh. ey l. pano nella �j�ejfa dritta linea mnlo. Simil
mente la a.m. f�a eguale alla d ^.perche la a.m.infenfibilm�te auanzd la d K.Effendo quefte cofi ordinate tra due linee dritte ab,eycd.fi dan
no due di mezzo in contimi d proportione, che fono en.eyfo .per le foprddette ragioni. Mdfe per cafo le due linee propope come farebbe
Id.s.ey Id.t. aUequali bifognofia ritrouarne due dimezzo in c�tinua proportione, nonferdnno eguali � quelle linee, che fon nello firumento
a b. ey r d.facciafi col mouere fecondo il bifogno la lametta K�.c. tirandola uerfo la lametta firma,� allargandola,eyfacendola fempre egual
mente dif�antejacc�af� dico, che ficome
fihalas.aUat.cofi fihabbialddb.aWr d. perche alla db. ey rd. che fono nello finimento ntrouate fi
fono due di mezzo proport�onate. Seguita che alld s. ey alla t.propqfle trouate feranno due dimezzo in cmtinua proportione.
«�
intanto pi� adunque artificiofo fera lo inflrument�, ey benfatto, tanw
to pi� facilmente fi troueranno le due proportionali, pero le tefte
delle lamette,che p moueno entreranno ne i lor canali affettate, ey
fi meneranno d�lcemente^ey f� alcuno uorra trouare pi� d� due IU
me propcrtlonali,egli potr� con laggiuntd di pi� regolep lamette
commedmente farlo, ey quefia � fiata la inuentione di Eratofihe*
ne, bifogna per� auuert�re che le regole pano longe,perche quan*
,
dobifogm allargare le lamette, posf�no aggiugnere �i tagli delle
■lime, che fi uorratmo,� tocchino d latofuper�ore dello firumento come em.fx.K u. anzi per dir meglio fiano tanto grandi quanto farebbe U
diagonale della Umetta fermae. f.g.h. � uerpoco pi�. Refla di dire con pi� chiarezza e facilita cofi debbia ufare quello jlrlmento cio� co*
me con efiofi poffan trouare tra due linee dltre due
, � piuproportiondte fecondo la mente di EratoBhene, ey prima tu due due ey poi tra 7*
due pi� propot�onal�.
                                                       1                                                                                     * *
b.alg. fia alquanto pi� d'un terzo della linea b e. fimdmente nella linea a e. fia fegnato un punto tanto dinante dallo d. quanto e dg. dal b ey
fu indio h. a-fi leghi poi Ugxon li a,ey con k h.ejbd con U d. & lag h.tagUe k a d. nel pmto,i
, fimdmente fi tagli tanto della linea a b.
quante
-ocr page 212-
ocs                                                             LIBRO
quanto e dalg. affi, &ftd queBofhac�o b.%. cr dallo i.al K. fi tire una linea fin al toccamente della limag a. cr da ini fognato l. cr perche
feria n-del pruno di Euclide la linea a b,e paraleUa alla linea g i k, cr per lo prefuppofto noftro le Itneeg i; cr b K. fono �guali,ne fegue an*
cho, che la linea bg, f�a paraleUa alla linea i l. Oltra di quej�o delle lineegc,g?ke, fi leiuno due parti eguali alla parte i l.cr filano qualeg m.
cr h n.crfiano congiunte infume i m.crmn. per la allegata prcpojhwne paraleUe feranno g l,cr m i, O'fimilmenteg h, cr m n. Tagli una
cho la linea m n. la ad nel punto
o, cr della linea b'K ■ Sia prefo tanto quanto � la m n. cr f�a quella parte b p,cr dal punto o uerfo il punto p.
f�a tirata una linea fin che ella tocchila linea i m. nel punto q.fe adunque la linea m o fera eguale alla o q. egli ftara bene, Mafe la ni
e, fera
punore ne fegue che la bg, fera fiata pvefa, maggiore di quello, che bifognaua, e pero da capo fi deue tornare, e tanto cfperimcntare, che la
fan� o q, j�a eguale alla m e. Sia adunque m e eguale'aUa o q. ne feguir� per la allegata propostone u. del primo
, cr per lo pre/uppojio
noftro che laco,crlam q. fistio pataleUe ,cr finalmente (come detto hauemo) nella prima dimoj�ratione a b. g i.m od e. fi chiamcr�no le pri
me paralelle, cr ag. m i. e o. le feconde
. Dico adunque che,g t.crmo, fono le due di mezzo proportionali, tra la a b,cr e d. Facciaf� adutt
que, che la a d. ey la a b. concertino nel punto r. nefeguira quello , che andr� di fopra detto hauemo per la fimigli&nza de i triangoli feconda
la pxeaUegata prppof�twne di Euclide, che nelle prime par alette i che fi come � pi oporlionata la a r aliar i, cof� fera la b r aUa rg.cr nelle f�*
cmde paraleUe quello rifletto di comparinone che batter� la a r aliar i cof� far� la g r. alta rm.cr fegu�iando anchof� come nelle prime fi
hauera lagr. alla r m. cof� la ir aliar a,cr nelle feconde fi come fi hauera la i r alla r a. cof� la m r. alia r e.
Ne fegue adunque, che la b r.
fg. m r. m e. pano in continua proportipne, cr fotta la ideffi ragione per la quarta del fejlo feranno come la a b, allag i. lag i. alla ni o,et 1-4
tri o. alla e d. propof�e adunque due linee-dritte a b, ej t d. tra quelle trottato ne hauemo due continue preportiottali, che fono fiate lag i, cr
la m o. ilchefare uoleuamo. Et con f�ntili ragioni potremo fitrouarne quante ci fera in piacere. Et pero per frenarne due di mezzo pr�*
por t tonali la bf.fera un terzo della b o. parche labg. � alquanto pi� del terzo delia bc.cr non mai minore% ne eguale alla bf. cr per trou.af
ne tre di mezzo proportionali labf. fera un quarto della b c.et labg. alquato maggiore della bf. cr per tr oliarne quattro la bf.fera un qwn
tp della bc. crl�bg, fera alquanto maggiore della bf. cio� un quinto di effa bc.cr c'ofi fempre la b e. fera partita in una parte di pi� d� quel,
the fono le linee mezzane proportionali, che trottar uorremo, cr fempre labf.fera una di. quelle parti, crlabg. alquanto maggiore fi pren
dera che la. bf et perula parte
bf.fi ptgliajae tante fiate � punto f�a della b c.accioche la grandezza della b f. fi pofia conieteurare pm prefio.
IO
23
, ;
�>
n
0
^x
Vx
\
\
. ■>_. __^_^
3
\
\
\
Quanto appartiene ad Archita dico la inuentione effer diff�cile, cr la dimof�r�
itone moto fattile in modo, che a porla in opera, non fi troua inBrumen*
to alcuno fatto fecondo quella dima&ratione . Noi con duella faciliti, che
\ \^ .                                                              fi pu� dimoftreremo tal cbft,i fondam�nti dettaquate fonodiffierf� in molte
propofitioni di Euclide, lequali � necejfario bauerleper certe perche trop
p� farebbe ilfcioglicr ogni anello de fi gran carena. Date ci fan due linee
ad. maggiore, l'altra f�a e. Tra quelle bifogna trottarne due dimezzo
K
JQ
proportionali. Prendiamo adunque la maggiore a d. d'intorno laqttak fi
faceta un circolo di molo, che la ne diuenti il diametro di effa, crf�a il det~
to circolo a b df. nel qual circolo per la prima del terzo di Euclide (� faro,
una linea eguale alla linea e. cr fi quella a b, laqttak tanto fi (tenda oltra il
circolo, che tocchi il punto p. dqualef�a lo eftremo d'una linea, cr tocchi
f
           o             me                                       il circolo nel punto d, cr feende fin al punto o, crf�a tutta p do, cr �qu�
$a ne f�a tratta una egualmente difiante, che tagli la linea a d. nel punto e. intendifi poi una met� di colonna ritonda, che femialmdro fi chia^
ma, dritto fopra il fem�circolo abd.ej oltra di quefto magniamoci nel taglio equidiftante, che paralellogrammo �,detto del jemtalindro fo*
pra a d. diffegnato un fem�circolo ilquale � come un paralellogrammo del femialmdro ad angeli gwjli nel piano del circolo a b df. Quef�ofe
mtc�rcolo girato dal punto d nel punto b, dando firmo il punto a, che � termine del Diametro a d. nelfuo girare taglier� quella foperfic�e co=
tonnare, � cilindrica, cr defenuera in effa una certa linea, dapoi f� fiondo firma la a d. il triangola a p d girandefi far� un mowmento contro,
rio al fem�circolo jenza dubbio eg'i de fermer� una foperfic�e conica della linea dritta a p: laquale nel girar fi fi congiugne in qualche punto di
quella linea, che poco auantifu d�feritta mediante il mou�mento del fem�circolo nella foperfic�e del cilindro. Similmente ancho il b. arconfcri-
uera un fem�circolo nella foperfic�e del cono
. Et finalmente il fem�circolo ade. habbia itfuof�to dapoi che fera moffo la dotte le linee cadetta
do concorrono, cr il triangolo che al contrario fi mona, habbia queflof�to dia. cr il punto dotte concadono j�a K. f�a ancho per b. defentta
un fem�circolo bmf. cr la douefi taglia col circolo b dfa. f�abf. indi di punto K. a quel piano, che � del fem�circolo bda. cada una perpen*
dicolare
, certo � che cader a nella 'circonferenza de\ circolo, perche nel piano dello iftej�o circolo fu drizzato il cilindro. Cada adunque,
CT f�aKi cr quella linea, che mene dallo �. nello a congiunta j�a ccnbfi nel punto h. Ma perche Inno, cr l'altro fimicircolo cioed d a, cr il
bmf. � drizzato fopra ilfottopofio piano del circolo abdf-CT pero il lor taglio commune m h. ila con angui giujli fopra ti piano del circo
ha bdf. perde he ancho fopra effa bf.'e drizzata la m h. Adunque ci� che � contenuto fiotto labhf.O'h bf. cr fotta laha,crlobifi tro*
<o
u� eguale a quello che � fatto la b m. Adunque lo angulo a mi, � gittfio, per la conuerfione del corolano della ottaua delfetlo. ey d triangolo
a mi, fi troua f�mile all'uno^ ey aW altro de i due tr languii inah.craKd.cr perche lo angulo dKa.� giudo per la trentefima del trentef�ma.
Adunque per la uintef�manona del primo dKm, fono egualmente dittanti, mipc*
roche per le cafe dimojlrate htmh. fono perpendicolari al piano del circolo abd
f. Adunque egli � proportionale,cbe come fi ha d a.ad a
K cof� fi habbia K a.ad a i.
CT iaada m. percioebe i triangoli d a
K. K a i. i m a. fono fim�li per la quarta del
feflo,cr coj�fegmta che quattro dritte linee d a.a K.a i. a mf�ano continue propor
t�onali ,malaa m. fi troua eguale aUa e, cr per la commune fententia, quelle cofe
che fono eguale ad una, fono tra f� eguali, perche la a m fi troua eguale alla a b.
Adunque propoRe due linee ad.c. ne hauemo trottate due di mezzo proportiond* 69
li, che fono aK.ai. come doueuamofare. Platone fvmlment e ne fece, cr' la duno
ftratione, cr lo mjirumet�to
, come qui fiotto porteremo. Lega le due dritte linee,
tra lequali uuoi trouarne due proportionali,legale duo in un angulo dritto nel pini
to b. crfid la maggiore bg.ey la minore e b. allonga poi l'una, cr l'altra fuori del
l'angulo b. la maggiore uerfo il d. CT ld minore uerfo il e, cr fa due anguh dritti
trouando il punto c,cr il punto d, nelle loro linee ammutente, crf�a l'uno angulo
g e d.cr Faltra e d e.fi dico, che tra le due linee dritte e b.cr bg.proport�onato ha
uerai due altre l�nee,che fono bd.crbc. perche prefuppofto hauemo lo angulo e d
c.effer dritto ,crlaed. effer paraleUa alla cg. pero ne fegue per la
29 del primo,
che lo angulo g e d. fiagiufto, cr eguale allo angulo e de. ilquale fimdmente effer 9
g�uj�o prefupponemo, mala db per lo no�ro componimento cade perpendicolare
fopra lagb d.adunqae per lo corolario della oltana del fedo Ubd.� quella lined
proportionata, che cade tra laeb,crlab e.cr finalmente la linea bc,�la mezza
na proportionale tra labd.cr la bg. pofla adunque la ragione, cr la propostone
commune della linea b d alla linea b e. nefeguita che laeb hauera quello rijfieito di
fomparatione aUa linea b d.che hauera la e b.&Ha linea b c.percioche �una,et l'altra
ragione
-ocr page 213-
NONO.
ioy
ragione, conte � flato itidnifejlo e come lab d alla b e. per la undeci*
ma iti quinto. Adunque tra le due dritte propofle, che erano e b,ey
bg.trouatenehau�modue fattolaiftcffaragionecat�nuam�tepro-
portionah,chefono b d,et b e. Et que&a � la ragione di Platone. Lo
inflrum�to uer amite � facile, imperoche egli fi fa d'una fquadra �T
d'una rega in qttejlo mcdo.Sia unafquadra Km l,et in un braccio di
effa accomodata f�a una rega,chefian o.et che faccia con detto brac
cwgli anguligiufli, e mouerf� pcfja bora uerjo il punto m.hora uer
fo il punto l. fatto quef�o � udendo trouare due linee tra mezz0
"*
IL
e�
K
m
continua proportione � due propofie,fara i che le due dot enfiano per
«o
effempio laeb, eyla bg. (cerne di fopra hauemo detto) congiunte
nel punto b.tn m'angulogiufio, exf�ano prolongate cerne di fepra.
A�lhora fi piglia lo wfirumento, crcofi eglis'acccmmoda alle linee
drittecb,& bg.cheillato
Km. della [quadracada foprailg.^T
lo angulo ni. fi unifea alla linea b e. lo angulo o fa fepra la linea b d.
er la regola mobile uegna per lo punto. e,di modo che ti punto mfu
foprapoj�o al punto e.
cr ilfegno e. cada fopra d.eycofi ordinatole hauem, CT acconcio lo finimento trottato haueraitra le linee eb,a"
b g. due propor donate linee di mezzo cio� labd.cylab e. delchc la dimo�lr aitane � la tfleffa con quella di fopra
.
�ticomede ufaua uri altra dimoflratione,& formaua un'altro frumento fecondo quella dimofiratione,molto artificiofamente, ey con gran fott�li io
tu de inuention� fuperando Eratoflbene � flato di gran giouamento a gli fludtoft della Geometria. Ver fare lo frumento � neceffario pianar
due righe
, er porle una fopra l'altra con anguligiufli dimodoch� d'amenduefa uno tileffo piano, ne una fta pi� alta dell'altra, fa una d'effe
a b. l'altra e d.facdafi nell'a b. un canale,che u entri 4 coda di Rondine
, � fot to fquadra un legno,che andar peffa in fu, er ingi� per quel ca=
nalefettza ufeir fuori: fu nel mezzP della riga e d.per longo di effa una ltnea,cy neUa tef�a di effajoue � la df�a poflo un pirone,®'fu quello
g h, ilquale efea alquanto fuori del piano della riga e d. ey in quella uolger fi po[fa,ey fu pertuggiata,ry u'entri un pironcino,che la f�rmi fon
fra la coda di Rondine
, che dicemo andar infu,<zr in gi� per lo canale della riga a b. er nel pirone g h. fidunf�ro,nelqual entri la regoletta,
ef. Se ad�ique piglierai l'eflremocapo
K della regoletta efer mouerai quella o uerfo le parti dello a.� uerp uerfo le parti del b.fempre il puri
toc fi mouera per la dritta linea ab.eyla regoletta ef penetrando per lo foro del pirone g k.entrer�,
er ufara, er la dritta linea di mezzo
della rcgoletta
sf.fi mouera colfuo predetto mowm'eto per lo perno del fuo p.yon.e^jferuaf fmlm�tc,cheh eccefo e K della regoletta pae f.
fempre lo ijleffo,et della if�effa lun jo
ghezzA � Per tlchefe noi panerei
mo nelpunto
K una punta di fra
ro
, che tocchi un piano egli f�f�r
mera una linea piegata come lai
m n.hquak Nicomede chiama pri
ma Concoide
, er loffacio, che �
\ trae,ey K.egh chiama la gr�dez
Za della regoletta, ej il punto d il
Polo. in quefia linea piegata
N/s
comede ne troua tre principali
propieid; Vuna � che quanto pm
s'allargala linea tortai m n.tanto
meno �lontanadatta dritta a b. co
me j�yede,cbe ti punto e
, � pi�
lontano dalla linea a b.che il pun*
to.n.
er l'i punto n, pi� lontano
che il punto m.
er il punto m. pi�
lontano che il punto l. ilche fi u�*
de chiaramente facendo da i detti
punti* n mi cadere leperpendico i®
lari fopra lalmeaab.La feconda
propiet� � quefia, che f� tra la re
gola ab. ey Li linea piegata fi ti*
rerauna linea quella finalmente
taglieri la piegata,come fiuede
tirando la linea p.q. la terza pro-
pieia,� che la dritta ab.cyla pie*
gaia primamente defcrttta mai no
concorreranno in uno,f� benfuffe
ro tirate in infinito. FJqueflo fi s<*
uede euidentemente f� alcuno con-
fider� bene guardando la firma
Metto flrumento predetto
, perche
70
&
mUi
-ocr page 214-
«8                                                        LIBRO
nella firma. �j}efJ4 la linea di mezzo della regola ef. nel �efcnuere la l�nea piegata fempre taglia la linea a b. nel punto e. pertiche il punto K,
non puoi mai peruenire alla linea a b. bench� fempre egli s'auuietne fecondo la prima propieta della linea piegata. Dalle cofe dette ci m*
(ce bella occupane difapere,che data una lined,che da un capo bibbia principio,
er dall'altro uada in infinito,?? che fuori 4t effafia dato man.
gaio egli fi pu� tirare una linea dritta, kqual taglie due dritte linee circa lo ij�ejfo angulo
, er una parte di quella linea dritta comprefa dalle
due che contengono l'angulo fu eguali ai una linea prima proposta. �lebe in quej�o modo fi dimoflra. Sia una linea dritta a b che dalla parte
del b fia infinita,?? fopra effa firmato f�a un angulopropo$o,cbe f�abag.cyil punto dato oltra la a b. fia e.
er k dritta linea data fi a d. e?
dal punto calla linea a b. f�a tirata una perpendicolare e e. 4 cui per dritto fi aggmgna laef. eguale aUd d.& con lo finimento fopradetto dal
Volo c.o~ internatio ef. atta regola a b.fia defentto !a prima linea piegata fg. adunque per la feconda propietala linea ag allungata concorre*
ra nella linea piegata fg. cader A adunque ing.ey la e g. tirata in longo taglier� la ab nel punto h. dico chelag h. fera eguale alla d. gi� propo*
fta linea, i�cheafara mamfefio, percioche per la diffusione della prima piegata linea lag h. fi trotta eguale aUa ef er noi prefuppoflo haue*
te
mo la e fieffer eguale dia d. Adunque per lo commune eccetto la linea g h. fera eguale aUa propella l�nea d.
Irou�amo adunque fecondo quef�a intentione di N icomede � due pmpofie due di mezzo pr�* '
portionali. Siano le propofte linee
ab.be. con angulo dritto legate iwjlra intendane � tro
par ne due di mezzo proportionali di continua proportione. Fmifcafi adunque la figura
quadrangukre ab ed. eyfia partita la e d. in e.
er la d a. infey la ltnea,cha lega la b e,f�a
prolongata ,
er concorra con la linea a d. proiongata fin alg.&fia �giufli anguii la linea
fhfppra la a d, et tanto fi a�longhi la linea a h che la fa eguale ailalmea e c.& congiunti fi4
no i puntig h.con una linea, aUaquak parateli* fio. la linea a i. di modo
, che lo dngulo Kai
fia eguale allo angulo fg b. finalmente per lo precedente problema, f�a tirata una lmea,che
tagli la a i,nel punto i, crlada nella parte a. prodotta fopra K. di modo, che la i K. eguale %
<*
fia alla a �>,cr la coliegata K b. fia prologata,� cada nella d e,prolongata al punto l. Io dico
che egli adiuiene,chef� come fi ha la a b alla a
K, cofi la a K. alla di, ertale, alla e b. perci�
che la linea a d in due parti � partita nel punto
c,er � quella fi aggiugne la parte K a. Aiuti
�jKeperkfejladeluigef�mo quello che � folto dK a. con quello, che uienc dalla a f, fi tr�ua
eguak,� quello,cbe fi fa dalla f.K. Appongafi commune quello, che fi fa della fb.Adunque
cioche � [otto la dKa, con quelle figure quadrangukri che fi fanno delie afifb, cio� con
quello,che fi fa della ag,fi troua eguale � quelle,cbe fi fanno della
K/~ or fb, cio� 4 quello,
che fi fa delia
K h. Et perche come fi ha la l c,alla cd,cy cofi laalb, aUa b K,ma come fi
ha lai b, aUa b
K cofi fi ha la d'a,allo aKmalace fi truoua ejfer la met� della cd,cyUag
doppia aUa d a, imperoche per la quarta delfejiofi come fi ha kab,aik d e,cofifiha lag a,
;o
. aUa ad, or fecondo il prefuppojlo no'firo la b a,era doppia della d e. Adunque lag a, fera
ioppix dUa a i.
Ne fegttltd Adunque che quella proportione, che hauera late, con la e e,hauera anebo lag a,alla a K. fecondo la eguale � muta
ta proportione per k uigefimaterza del quinto. Ma fi come tuga aUa a
K, cofi a h i alla i K , per la feconda del fej�o per cloche fecondo il
prtfuppoB'o nojiro Ugh,&laa ifono paralelle. Et componendo quejle proportione per la decimaottaua del quinto, Adunque fi come la l e,
dia e e, cofi fi ha la b
K alla K i, ma noi patto hauemo la i K,eguah alla e e,perche la i K � eguale alla a b.ancbo la a h.e eguale aUa e e, Ad n
que lael,e eguale aUa b
K. Adunque, z? quello, che fifa di l e,� eguale � quello,che fi fa dibK,ey quello, che fifa di le, � eguale a quello,
che fi fa fiottai l e, con quello,che fifa dice, per lafejia del fecondo. Et � queUo,che fi fa fotta dibK,(i ha dmioftrato effer eguale quello,che
fi fa fono a
K a,con quello, che fi fa di ab.de i quali quello, che fi fa d� e e. � eguale � quello, che fi fa di a b. imperoche la a b, � (tata poj�a
eguale alla e e. Ma per U commune fentent�a, f� dalle cofe eguali fi leueranno le cofe eguali, quelle che reflano, fono eguali. A dunque quel*
lo,cbe fi fa fiotto die,� eguale 4 quello,che, fi fa fiotto i
K.4. Ma per la decimaquartd, delfefto � lati di paraklh grammi eguali, er equiaiu 40
guli fi hanno a uicenda in proportione uno con l'altro. Adunque come fi ha lai d. aUa d K, cofi ancho la K a, alla e l. ma come � la di alla
^,K*er a b alla aYL,0" lai calla e b. Et adunque fi come la a b.aUa a K,er la a K alla e f,er la 1 e,alla e b. Adunque date due linee dritte a b,
tybc,fi fono trouate due di mezzo in cont�nua proportione a
K, er / e AltU modi �fono de gli antichi di trouare le due proportionali. d�
Vhilopone
, di Dione BiZAntio il Diede, di Pappo nelle Mecamche, Di Poro,di Menecbmo, i quali modi ne i Commentari di Archimede fi
trouaw,
er il Verner� dottamente gli tffione. Ma noi uet��remo al modo di/addoppiare,cr di moltiplicare i corpi acc�oche l'ufo di cofi belle
d�moj�rationi,
er di tantifirumenti afta man�fieflo. ■
                                                                                                        _ s
Io uoglio adunque ad un pn>poilofodo fotta una data proportione farne un'altro. S�a adunque il fedo pr�*
pofio a. lo uogl'o farne uno, che habb�a quella proportione con ejfo che ha la linea b. alla linea e, prendaf�
una linea eguale,ai uno de i lati del propojlo fodo, eyfia quella d,
er come fi ha b alla e, con la if�effa ragio
ne fi nfirifea la d alla e, fia doppia tripla, 6 come fi uoglia. Et fecondo alcuna delle precedenti dimoj�ratio
0O
ni tra la d, er la e, dritte troumfi due di mezzo in continua proport�one,e? fian quelle fg,di modo,che d fi
?yg e,fiano in continua proportione dopai da alcuna dritta linea eguale alla f per la Uigefima' fettima del»
fundecimo fi faccia unfodo,ey quello fia h. fimile,cr fim�lmente pofio, al propof�ofodo 4,0" perche per la
trentefimaterz4 dello i&effo libro, � per h cordar io della if�effa, feferanno quattro linee proportionali, fi
some la prima �ia quarta cofi quelfodo^hefifa deUd prima 4 quello che fi fa della feconda finale, o"fimil-
40
70
s
mihnent e deferitto], ne riufeird il fodo. La rdgione ddunque del fodo d dlfuofimigUantefodo h,fi troud in quello rifbetto di comparatane, che
fvtroua d. aWe,zrJecondo Uprefuppofto la d,
uH'c, ha quel r�ffietto,che da bai e Adunque aldato fodo, fiotto k �kta ragione, che ha b a. e,
-ocr page 215-
Nono.                                                                              %o9
tgiii fiate fiatf� tmpM�glidntefodo h fecondo l'intento nofiro, er qui bauemo l'ufo degli finimenti, er rfeBe d�moftrutiofii foprapofle. D/
.pf« dncfco f� egli fi haueffe � far un cubo eguale ai un fodo quadrangu'are, bifognerehbe far � quefio modo,f�a il proporlo fodo quadrane
gufare db e 4,k cui larghezza fia a b,l'altezza b e, k lunghezza e d. bifogna formar un cubo eguale dquello. Trouif� per l'ultima delfecon
da il lato quadrato del piano ab e, cio� una linea dritta il cui quadrato eguale fa al piano ab e, laqual dritta linea fu e~
e'fecondo alcuno de
ifopradetti modi troumf� due lime prqportional� tra la,e,eyk e d,cr pan quelle fg, dico che'l cubo fatto della linea f, fer� eguale al detto
fodo db ed. intperoche per la fammi della mgeftmmona del fello il quadrato del fai quadrato dette, fi ha come e d,adf ej? perche per la tr�
tefvmd qudrta dell'undecima ifod di linee par�letle, de i quali le bafe alle altezze uicendawhnenteriifiondono,fonoeguali per� nefegue^ che il
tubo fatto della fifa egual�alfodo quadrangukre detto paralellogrammo abed, cjx cof� bauemo k noi�ra intentiotie d'hduer trottato ad un
' quadrangukr e di iinee par dielle un J odo eguale.
JSt di qua fi raccoglie, chzfenza diffculta fi riduce ad un cubo una colonna laterale, deUaquale gli eppoft� piani fono paraletti;& cof� tutti gli aU i o
tri paralcUogrammi
, perche mi paraleUipedo,che ha per bufa un quadrato eguale alla bafa d'una colonttd laterata, ey egual altezza alla
�fteffd coIona � eguale adefftcoloiM.Qui Infognerebbe anchora uagare,et dimostrare come diuerfe figure fi mutano in altre figure fonte (�'rad
doppiano
, cr anche fi triplicano ,t quadruplicano , ma troppohngo farebbe, eytedwfo ,.eltre che iprinciptj dati difopra ci poffono (crai
re affai, per� torneremo � vitr. ilqual dice.
                                                                                            . _ ,.
Conciof�a adiuiq<ae,che con fi grandi piaceri -«delle dottrine tai cofe fiano Slate auucrtitc)-&na.tiu\ikneTtte forzati damo
mouerf� per �einuentioni di ciafeuna cola conf�derandone gli effctti,mentr-e che io con attentione riguardo � mol-
te cofc,io predo no poca arnrniratione de i uolumi c�pofti da Democrito d'intorno alla natura delle cofe, & di quel
fuo cornar elitario intitolato Chirotonie©, nel quale ancho egli ufaua lo anello figillando co cera fatta di Minio quel-
le cofe,c!ieeglihaueuafperirnentato,
�^ui leggiera cirocinnauos perche ciros fignifica k cera,zT c�nnauos le�magini;che tengono gtiflatuari dinanzi agli occhi,cof� Democrito nella *Q
cera imprimendo lefue esperienze per ricordacele f� le teneua dinanzi �gli occhi,® quelle note erano come comentari, perche cometteuano
alla mente le efperienze. Plinio legge ciroemet�, filandro interpreta commentario di cofefcklte, � me pire miglior lettione quetla,-che io dico,
perche Vitr. mede fimo quaf� lo dichiara dicendo
Mckjual egli ufaua lo anello figillando con cera tinta di Minio quelle cofe,lequali egli haucua fpcrinicntatc.
Certo �,che Democrito fegnaua in cera rojfa quelle cofexhe egli uoleuaricordarfi.
JLe inuentioni adunque di quegli huomini non fola-mente fono ftate apparecchiate � correggere i co-ftumi/ma ancho
ra alla perpetua utilit� di ciafeuno. Ma il grido,& la grandezza de gli Athleti iti breue tempo con i corpi loro inuec»
-chiaria modo,che ne quando grandemente fiorifconov, ne dapoi,ne per arhma�ftrarnenti quelli poffono giouare al-
ia uita fiumana come fannoi belli penfamenti, & le raf e inuentioni de gli huomini faui. Ma non fi cjaqno hogs;i i
debiti honori ne a coftumi,ne � precetti de gli ualcnti fcrittori, & guardando le meri pi� alto, che l'aere, con i gradi jo
■delle memorie al Gelo folleuate,-eternamente l�mio, che non folo le fentenze,ma le figure lo rei fiano da i pofteri co
nofciute,� per� chiunque ha la mente adorna del diletto delle lettere non pu� non hauere nel p^tto fuo confccrato
il fimulachro di Ennio Poeta come di un Dio. Ma quelli,che asi�duarnente prendono piacere de i uerfi di Accio,n�
tanto le uirtu delle parole, ma le figure fue pare, che feco riabbiano prefenti : & coli molti, che dopo la noftra me-
moria nafeeranno pareranno difputare con Lucretio della natura delle cofe, come f� egli fulTe prelente, & cofi del-
l'arte del dire con Cicerone,& molti dei pofteri ragioneranno con M. Vairone della lingua latina,fimilmente molti
f�udioi� della cognitione deliberando di molte cofe,che-i faui di Grecia appareranno effer con quelli � ftretto confi-
glio,& in fomma lefentenze de buoni fcrittori ellendo in fiore,� ftando i corpi lontani,quando fonone i configli,et
nelle difputationi addotte, h�no maggior authont� , che quelle de i prefenti, peri�che io � Cefare c�fidatomi in que
fliauthori � prcfii loro fentimenti,ev configli ho fcrittocpiefti uolumi,& nei primi fette -ho trattato de gli edifici), 4P
nell'ottano dell'acque,oc in quefto delle ragioni de i Guomoni,come flati fono da i raggi del Sole nel mondo per le
ombre de Gnomoni troiate, & co che ragioni fi allongano,& ti feortano, dir� chiaramente.
C onclude Vitr. kfua longd digrefione,zj pdre, che fin qui fu ftato ti proemio del prefenti libro,Hquaie per la diucrfit� detle cofe forf� � fiato
in tante parti diuifo. il tutto � non meno facile,<:he degno da effer confiierato pi� uolte.
CAP. HII. DELLA RAGIONE DE T GNOMONI RITROVATI DA I RAGGI
DEL SOLE, ET DEL MONDO , ET DE I PIANETI.
V E L L E cofe adunque con diuina mente fono ftate acquiftate,& feco 'hanno grande amrniratio-
ne, quando egli fi confider�, che l'ombra equmottiale dello ftile,�di altra grandezza in Athene Jo
di altra in AleiFandria,di altra inRoma,ne quella ftelTa � � Piacenza,che �in altri luoghi della ter*
ra. Molto adunque fono differenti le deicrittiqni de gli horologi per la mutatione de i luoghi, per*
cioche dalle grandezze dell'ombre equinottiali diflegnate fono le forme de gli Analemmi,de iqua
li fi fanno le deferittioni delle hore, fec�do la ragione de i luoghi,& dell'ombra de gli Gnomoni.
Mbrdbiidottrina � queUa,che ci da Vitr. nel prefinte libro delle cofe dell'Aflronomia, er pi� mirabile � la breuit�fud, per� egli fi delie con dilige
Zd, � penfamento non mediocre paffare tutto quefto trattamento, nel qualef� tocca breuifiimamente quelh,che in molti uolumi da molti � fiato
trattato,
cr perche noi non hibbia.no 4 confvnderfi, diremo ordinatamente ogni cofa, ponendo le parole di Vitr. lequali non parole ma'fent�
Ze,CT concluf�onif� poffono nominare. Tratta adunque nel prefente libro delia ragione degli horologi da Sole,c? delle ombre,& perche om
ira non � f� non deue � il corpo lumino/o i cui raggi for;o impediti dal corpo opaco,per� tratta de i corpi celeflt
, che fanno lume,& fecondo
quefla occaf�one abbracciai! mouimento del Cielo, la figura,et la nnfura del tutto.introduce ilfuo trattamento � quefio modo, che aedendo noi
<?o
qudttdo il giorno � pare alla notte jlqudl tempo fi chiama equ:nottto,che uiene due fiate all'anno una di Marzo,Z? l'altra di Settembre, non in
tendendo di quelli, che fanno fatto l'Equinottiale, perche Ihdmtto fempre,ne di quei che ftanno fotto il Polo, perche non Ihanno mai, Vedendo
dico,che � quel t�po dello equinottio fui mezzo di in diuerj� luoghi!ombra � diuerfamente proportionata^gl� edifici,alberi,�r 4 tutte le cofe
leudte da terra,� dritte imperoche in alcuni luoghi l'ombra � pare alle cofe,che la fanno Jn altri � maggior e,in altri � minore, grande occaf�one
bauemo da marauigliarf�,cr per� per naturale inilinto ci diamo 4 cercar d'onde uegna la diuerf�t� delie ombre, & uedido, che quefia mutatio
ne
, non pu� uenirefe non dalla altezza &1 Scie, che � quelli tempi ad alcuni � pi� alto,ad alcuni pi� baffo,cominciamo ad inuc&igar il corfo
del Sole,ejr cof� quello,che non potano fare nel Cielo
, deferiuemo in terra con linee,®" con figure feruando intiera la ragione del tutto,et chi
� tanto fiottile,
cr ingeniofo,chefappia trouare filmili defcritticni,f� pu� neramente dire,cbe egli fu d'intelletto diu�no, er che lefue inuentio*
nif�dno pi� prefio diuine,cbe hnmane,et quefio fin qui ha detto Vitr. Dichiara poi come fi chiama quella deferitt�oned� Unee}cbe f�fdnno per
dimofirdre il corfo del Sole, o~ dice, chef chiama Analemma,
er d�ffinijce che cofa � Analemma dicendo.
                                             
Analemma � fottil ragione trouata dal corfo del Sole,& dell'ombra crefeete fecondo, che fi olTerua dal Solftitio del uer
no detto Bruma da gli antichi,dallaquale per ragione d'Architettura,& per ufo di adoperar la fella � flato nel mon
do ri trauato l'effetto.
Cominckuano gli antichi l'amo dal S�leftitio del Verno, che uiene d� Decembre, que&o chiamditano Bruma. aunertirono, che fui mezzod�
l'ombra detto Me al tempo dellabruma era pi� longa,che negli altri tempial mezzo d�, per� concludeuano che � quel tempo il Solefuffic pi�-
baffo: Defcriuendo adunque nel piano d� i circoli,? drizz^0 i Gnomoni, cio� gli f�lli da ombre fopra il piano tiraudno linee da � dcfcritti cir
P col�aU
-ocr page 216-
LIBRO
coli atta punta delflile, z? continuando quelle linee rdpptefentAiia.no V ombre fin fui pi�no ptoport�ondndo fombre con loft�le,et co fi digior
no in giorno fui mezzo d� prendeuano l'altezzd del Sole, che dal tempo della bruma al tempo della fiate ogni giorno pi� fi in'alzana, ??
cofi concludendo Haltezzd del Sole meridiana, nefiaceuano nel piano la deferittione, ?? il difegno montandogli eff�tti del Cielo neUa terra,
quej�a difiegnatione era detta Analemma, che � come un tipigliamento del corfo del Sole per firmarne gli horologi, fecondo la diuerfit� de i
paefi,?? perche mila dtff�nitione della Analemma Vitr. ha detto.
E ila co nel mondo ri tremato l'effetto. Per� per quej�a occasione egli dichiara, ebecofa � mondo, ?? dice].
Mondo � un grandissimo concetto della natura di tutte le cofe, & il Cielo di Stelle figurato.
Due cofe abbraccia il mondo, U prima � il cielo, la feconda � tutto quello, che dal Cielo � comprefo, la doue i moderni nelU diuij�one della Sfira
hanno detto la regione dementare, ?? ld cclej�e. Era necejfario porui il Cielo,petche in effo pojiifono i corpi luminof�, i raggi de iquali fan*
no gli eff�tti nel mondo.�l mondo adunque � ungrand�fiimo,?? fommo concetto di tutte le cofe,perche � corpo perfetto,?? quella cofa � perfiet
. i a
ta, � cui niente manca, ?? niente f� le pu� aggiugnete. Al mondo adunque perche � fatto di tutta la materia, perche abbraccia ogni cofa,
perche ha princ�pio mezzo,� fine, perche contiene,
cr non � contenuto, fi conuiene il nome di perfetto, ilche Vitr. gli attribuire dicendo con
cepHofurama, perche f� � fiamma olir� di effo non fi tvoua cofa
j in effo il tutto fi coprer.de. E adunque il mondo un grandi filmo abbracciam tn
to di tutte le nature, fi di quelle, che fono atti � r�ceutre,et patire qualche imptefiione come fono gli elementi,?? i mifi� perfetti,et imperfetti
fi di qudk,che hanno uirtu di operare,?? di influire,come fono i corpi celefl�,?? quef�e nature fono una dentro l'altra, accioche quefla cera
mondana poffa meglio effer firmata dalle firme celeri, che Vitr, dice Cielo di fielle figurato, delqude egli ragionando dice.
Quefto Ciclo cotinuamete fi uolge d'intorno la terra,e il mare per gli ultimi cardini del ino pcrno,che aff� � nominato.
i. afeia Vitr. la prima parte della �iffin�tione, perche non fa al fuo propofitoj tratta della feconda,che � Cielo, dice adunque in poche parole mol
te cofe,che fi dichiareranno 4 poco 4 poco. Che il Cielo fi mona egli � al/enfio manififlo per la mutatione del luogo, che fanno i corpi cekfii,
che mai non fi ferma, �khe�anchonot�fiimo,cbel mouimento fuo �c�rcclare,d'intornoilm4re,??Uterra,?? che fi uolge fopra un perno
io
ne ifttoi cardini,et quejte due cofe fi firn note p molte et euident� ragioni,per che f� il Odo abbraccia ogni cofa,ogni luogo,ogni fip4cio,fe altri
miti fi mcueffe,cheingiro � noluffe circolar e,certo lafcicr ebbe fuori dife,�ffiacio,� uoto,i�che non � ragiomuok,oltra di quefio moki altri fo
no gliaccidenti, perliquali noi uenitno in cogn�tione,che il Cielo fi giri� tondo, ?? che fia di figura fimile al fuo mouimento, de iquali ne fono
pieni
i uolum�,?? f� ne fanno efyctienze con gli frumenti,?? perche noiuedemo un continuo mouimento per un uerfo,per�fe imaginamo due
fiab�i�fiimi punti uno al�'oppofto dell'altro per diametro,da iquali imaginamo, che pafii per lo centro del mondo una linea, ?? quelli punti car-
dini fono detti, perche quafi come fopra i fuoi cardini il Cielo in quali fi uolge,
cr quella linea chiamano aff� � perno, i mi errerai fono i cardi
n�,� poli del mondo. Ma cloche di punti,di linee,?? di circoli nel Cielo fi dice,tutto � detto per maggior dichiatatione,ct'n� che neramente nei
Cielo fi troiano tal cofe,come mgliono alcuni, che ne i Voli fia la uirtu di mcuere,ilcbe rifiuta Ariti, nel lib. del mouimento degli ammali, ar*
gomentando,che quefxo non pu� effer effendo i Voli fenzdgrandezza alcuna
, anzi punti ini�uifibili, ©" firfe da quello paterno correggere
quello,che diche Vitr.ilquale per� come Architetto fi dicefeufare.
                                                                                                               5 ©
Perche in tali luoghi la uirtu della natura cori ha,come Architetto fabricato & ha fitto i cardini come c�tri uno in que-
llo mondo di fopra del mare & della terra, l'altro di la al corrano fotterra nelle parti meridiane, & ini d'intorno � cui e
cardini, come d'intorno � centri, ha fatto le rotelle come � torno, lequali fono Poh da i Greci nominati, per lequali
eternamente con uclocisf�rno corfo il Cielo fi gira,& cofi la terra col mare nel mezzo in luogo di centro fiata nata
Talmente collocata.
Due fono i Voli,� Cardinijquali diametralmente nel mondo oppoflifono, ma che uno fid di fopra ,Haltro di fiotto non �], f� non per r�jfietto � gli
babitanti della terra, per� bifogna intendere che Vitr. doueua dire 4 quefio modo,?? cafo,che egli non lo dica, come fi pu�uedere dicendo e*
gli,che la natura cofi gli ha pofli,che uno fia fopra,Valtro di fiotto, e necejfario, che noi intendiamo drittamente, perche quelli,che ftanno nel
mezzo del mondo egualmente dif�anti da un Volo aKaltro,non ne hanno un pi� eleuato dell'altro. Similmente quelli,che ftanno di la dal mez*
'%p hanno il loro Volo eleuato, che 4 noi �ubitanti di qua dal mezzo � depreffo,?? il nofitro 4 loro � meridiano fi come il loro 4 noi, per� que*
40
ftofitoj� deue intendere in rijfetto,?? non azoicamente, perche fi come dice vitr. la terra col mare nel mezzo in luogo di centro � fiata ria
turalmente collocata. Certo � che in alcune parti un Polo fera eleuato,�n altro fera depreffo, ?? in alcuni l'uno ,
cr l'altro fera egualmente
nel piano dell'Or izonte,la doue effendo conclufo da tuttigli Aftroncmi,che f�ando l'huomo in qualfiuoglia fito fopra la terra, fempre ti fuo
Qrizonte diuide il Cido in due parti eguali,� tuttigli Strumenti in femma, che fi ufano, ufanfii in modo , come f� l'huomo fiuffe nel centro del
la terra, � neceffario 4 concludere
, �r che la terra fia 4 guifa di centro nel mezzo del mondo, cr che egualmente fu partito quello, che fi u�*
de,da qudh,Se non fi uede con la foperficie deU'Qrizonte. Hauendo noi adunque due punti come terminififii,fopra iquah il mondo fi gira,
feguitaVilr.ddefcriuere il Cielo con altri fegni.
Effendo quefte cofe dalla natura difpofte in modo,°che dalla parte Settentrionale il Cielo habbia il centro pi� eleuato da
terra con l'altezza fua,& nella parte del mezzo di fottopofto a i luoghi inferiori fia dalla terra ofcurato,indi attrauer
fo per mezzo il mondo e�ui formata una Zona � guifa di circolo,� cinta con dodici fegni piegata alla parte del merig g&
gie,laqual forma di fegni,'con certa difpofitione di delle agguagliandone dodici parti ti da efpreua la figuratione ,
che ini la natura depinfe.
Volendo Vitr. con breu�� ejfirimere molte cofe diuentd alquanto ofeuro per la durezzd del dire. Vedendo noi il certo � continuo uolgimento del
Ciclo da tettante 4 Vonente,trouato hauemo, i due Poli ?? il Perno in certi,?? determinati luoghi.Cofiderando poi il mouim�to, che fia il Sole
in un'anno^t � che bora nafee in una parte ddl'Qrizonte,et da un u�t&,bora da un'aUra,et che bora fui mezzo d� s'auicina pi� al punto che ci
foprafl�,hora � pi� baffo,?? che uar�a igiorni,?? le notti egualmente, fapemo che per quef�e cofe gli antichi hano trottato la u�a del Sole, per
laquale andando egli d� giorno in giorno fiaceua tutta quella fenfib�le mutatione. Similmente auuertendo il corfo degli altri pianeti fegu�tare la
u�a del Sole,ma non cofi egualmente {largii appreffo, diedero nome a quella u�a,per laquale il Sole,??gli altri pianeti paffauano, ?? la chiamo
rono cinta � zona,perchc fi come uni cinta c�gnendo non fola s'aggira con unafempl�ce linea^d tiene larghezzd,cofi la u�a de pianeti � sia*
ta imaginata larga,?? circolare,?? � fiata conofeiuta piegare da una parte ad un Polo,?? dall'altra all'altro;et abbracciare tutto il Cielo)C�o� $&
effer uno de Uircoli maggiorigli quella ambo fono fiate conofeiute alcune copagnie diflellet allequali � flato impof�o il nome di fegni, et perche
fono dodici.per� dodici fegni.che vitr. chiama dodici parti pareggiate,per che fono di trenta grad� c�afcuna,la u�a de � pianeti, � fiata chiamata
Zodiaco da 1 fegni che in effafono.La u�a del Sole,� fiata detta ecclittica, perche fopra efja dando il Sole,et la Urna in certe d�j�aze fi fanno gli
eclipfi,� macam�ti loro.'Aa larghezza il Zod�aco,per che il corfo d� pianeti la richiede,et fi come ogni c�rcolo celere � imaginato effer diuifo in
300 parte,che gradi fi ckiamano,ccfi ancho il Zodiaco neUa fua circonferenza � diuifo in ?60 partila u�a del Sole detta eclittica, � nel mezzo ,
ma le linee che fono gli ejlremi ddla larghezza del Zod�aco fono dif�anti dalla ecl�tticd,che {la nel mezzo gradi fei in modo,chefei grad� di qua
er/� 1 di l� dalla eclittica fanno dodici gradi di larghezza,oltra quej�a larghezza non caminano i pianeti, bench� Venere, ?? Marte, per la
gradezzd de 1 loro epicicli,come dicono 1 cont�platiu�,poi efchmo fuor�,ma quello per� di raro auuiene,ilche forf� ha dato luogo alla fiauoU
d� Venere, & d� Marte. Chiamafi ti Zodiaco circolo obliquo , perche non afcende,edefcende regolarmente fecondo lefue parti, ?? perche
con tutte le parti fue non � da i
Poli del mondo egualm�te diil�te, altra che non taglia con dr�tt�,� giuf�i anguli gli altri cerchi celefii,ma quello 70
. ebe dice Vitr. Effendo quefte cofe cofi dalla natura difpofte. Q«e$o non � per natura,ma per rifletto degli Or�zonte,chef� muta
no fecodo �fit�,benche per natura fia il Cielo in que due pud,che Vitr.chiama centri,firmato.
Euiii una Zona. Le cui condit�on� fono pri
ma che � larga,dapoi attrduerfata, ?? inclinata. Di dodici fegni f�rmata,benche la natura habbia fatto quelle flelle,per� gli offeruatori le hait
no cofi compattitela altre caufe hanno que fegni come dicono gli Agronomi. Dodici fono � fegni attribuiti 4 ciafeuno de � mefi,per� dodici
fono i mefi,tmgono trenta gradi per uno, per� l'anno � denominato da 360 giorni,?? di quel picche il Sole auanzd col fino mouimento com
trarlo al mouimento del primo Ciclo.
Et per�
-ocr page 217-
NONO.                                                         2lt
Et per� quei fcgfii lucenti col mondo,& con il reftante ornamento delle Stelle d'intorno la terra , & il mare girandoli
fanno il corfo loro fecondo la ritondezza del Cielo.Ma tutte le cofe, che fi uedono, & che non fi ucdono eoo la ne-
cessit� de i tempi,& delle ftagioni formate fono, dellequali fei.fegni fopra la terra coi Ciclo uanno uagando gli altri
fotto la terra dall'ombra di quella fono ofcurati,ck fei di quefti fempre fi rinforzano fopra la terra, perche quanto
una parte dell'ultimo fegno forzata dalla depressone coi fuo girare andando fotto fi occulta, tanto dalla contraria
parte dalla necesfit� del girarli fopra iettata col mouimento circolare ufccndo da luoghi non manifefti, .& ofeuri f�
neuieneinluce.
                                    ' ■            <
Perche unafvrza,V una necefiit� medepmafa,che l'ima afcenda,cr che l'altra difeenda. I mouimenti de i cieli fon due per molti accidenti cono*
feittti
P»»o e da Leuante � Ponente, come j� uede ogni giorno lcuare,cr tramontar il Sole, cr l'altre Stelle, quej�o mouimento � detto primo,
'CT diurno, fopra d'ejfo non � cofa fenjMe,& in termine di bore uentiquatrogira Puniuerfojttc�do lojhacio d'un giorno naturateci Sole fa
l'anno la Luna i mep,il primo mouimento i giorni. Di ques�o primo mouimento delquale niunacofa � pi� ueloce Vitr.ha parlato fin qui,cr l0
ha dstto,che per quel mouimento fei fegni fempre Hanno fopra la terra, fei fempre di fotto
, quej�o � uero,perche in ogni Qrizonte tanto di
giorno guanto di notte nafee unfemicircolo del Zodiaco,nelquale foni>fetfegni,cr ne muore, � cade uri'altro,nelqualc fono gli altri fei fugni,
cr effendo ancho il Zodiaco uno de i circoli maggiori detta sfera, fempre una met� �fopra,cr l'altra fotto in ogni orizonte, cr quanto cade
di una,tantop lena del'altrajkhep uede conia sfera materiale apertamente.
Ma quei fc<m.i effendo in numero dodici,& tenendo del mondo ciafeuno la duodecima partc,& andando egli continua
niente da Leuante � Ponente allhora per quei fegni con mouimento contrario la Luna,h ftelia di Mercurio, & di
Venere il Sole,& cofi la la Stella di Marte,di Gioue,& di Saturno come per falita de gradi montando ciascuno con
differente grandezza di circoito u� dall'Occidente al'Oriente. _
Ecco come � piem,cr come in poche parole Vitr. ci da molte cmcluponi. Vna�che dodici fono i fegni, X altra, eh e ogni fegno occupa la �uodeci*
ma parte del Cielo J.a terza,che tuttifimouono continuamente da Leuante � Ponente, la quarta, che i pianeti uanno per contrario corfo en« i0
trando in que fegni da Ponente � Leuante,er l'ultimajhe uanno con differente grandezza de giri. Noi ejponeremo ciafeuna di quej�e concila
Goni partitamete. Et prima dodici fono i fegni, i nomi de i fiali fono quet��. il Montone,il Toro,i Gemelli,'.! Granchio,il
I eme,lav ergine, h
Bilancia jo Scorpione, il Sagittano,il Capricorno ,V'Acquario, i Pefci. Cominci�fi � numerar i fegni dal taglio,chefa l'eclittica coiuVequinot
tiale, perche nonhauendo il circolo ne principio ne firn per natura fua, � ragwneuole,cbe quella parte per principio pi prefa, che �
comma*
ne 'alnafeimentoy� cadimento di tutti i luoghi, cr neilaquale Mando il Sobbarco del di ,comincia �farfi maggiore dell'arco della notte. I nomi
neramente de i fegni prepfono da qualche animale, � da qualche altra cofa, fecondo che il Sole fott'mirando � quelle Stelle preduce quaggi�
coft conf�rmi aie fiatare di quelli animali, � di quelle cofe,chep dice ejfer mi collocate, il Montonep fegna con due corna a quef�o modo
y.
il Toro quap limile, <?j i Gemelli per due tratti congiunti H che pgnificano Cattare e Polluce. il Granchio per gli occhi oppojli, che pare
che gli h�bia dauanti,cr da dietro
c5p il Leone per la coda fua � mamjvjio Q la Vergine per la fimbria iella fua gonna "P la Mancia per
la figura del fuo pmigliantc Strumento �± lo Scorpione per la punta dopo due tratti
=$g il Sagittario per la filetta '-p il Capro per la forma ?°
del Ginocchio legato con una fune fo l'Acquario,per l'acqua,chefcorre swc. i Pefci per una figura diduepefci,che col dorfo loro fono mfie=
me emunii
V . Gw erediti paino dalla prima coclufione. Ma che ogni fegno occupe la duodecima parte del Zodiaco � manifefto,imperocbe u�
demo^che per
jo giorni il Sole tiene un fegno,quap,eh e in cr�ta parti eguali fu un fegno diu�fo, qusf�i parti fi chiamano gradinarne che per ef
f� afeenda, � difeenda il Sole cr gli �tri pianeti continuamente, per� Vitr. ha detto.
Come per falimento di gradi correndo.
Adunane il Zodiaco � di parti ;6o peroche iz fia jo fa 360. Quefto numero di parti � (lato filmato il pia comodo,come quello chcfokmente per
cinque manca da tutu la fontina di tutti (giorni dell'anno .
Et perche il Sole per la obliquit� del Zodiaco non egualm�te afeende, per� fi uede
alcuna fiata pi� ueloce,alcma pi� tardo, la onde auuiene, che per la proportionata dijiributione de i predetti cinque giorni fegua il numero
di 36 s cr non foche di pi� rifondenti atti 360 gradi. Oltra che per la commodit� del numero d� 60 ogni circolo grande, � picciolo che
egli pale diuifo in paree 360, perche il numero di feffantaha
i -1 ^ -L �. oltra chela pi� eredita diuipone'del circolo � in fei parti, per
cloche ella fifa fenz<t mouer la fes�a dopo fatto il circolo, cr per quejia ragione � Sesia nominata. La terz*, CT la quarta conclupone era,che
tutti i pianeti per quei fegni uagando p mouono da Ponente � Leuante,cr che entrano in quei per contrario corfo, Quefto per longa efperien
Z�,?y offermtione, � (iato coprefojmperocke cop come hauemo per ijperienza un mouimento circolare continuato da Leuante � Ponente
,
commune � tutte le sfere celeri, fecondo il cui regolato giro non foto tutte le celefti ruote,ma ancho tutti � pi� rari elementi fono tirati, cop
ancho e fiato conofciuto il fecondo mouimento,mentrc che gli inquifitor� dette diurne cofe hano offeruato i nafcimenti,cr t cadimenti dette Stel
le,cr del Sole. Perche hano ueduio il Sole,et l'altre Stelle andarp mutando,ey trouarp iti diuerfe parti,cr almeriggie, cr alla mezza notte
bora pia alti,horapi� befii �glihabitatori d'uno ifteffo luogo, la douep hanno imaginato altripemi,altricardini,cr altri mouimenti. Veden
do ancho le S tette fiff� fempre tra f� effer in eguale diflanza,ne offerirono qualch'una delle pi� notabil�,cr lucenti,et da quelle comprefero,
che le fette errantifuccefiiuamente aniauano uerfo il Leuante, cr che col tempo dalla ijlefja Stella fi aUontanauano,o~ di nouo dopo qualche
tempo attafietfa tornauano,ilche dalla Ltina,come da quetta,il cui corfo � pi� ueloce eglifi pu� pi� prejio conofcere,ojJeruanio la congiuntio t
°
ne,� bfipacio,che ejfa � qualche S tetta conefeiuta ritoma,effam�nando,tante fiate quante uerfo Leuante fi allontana, fin che fi ueda ritornata
di prop�o mouimento alla Stella ij�ejfa. In quejia maniera adunque � fiato il fecondo mouimento contrario al primo conofciuto
. La quinta
conclupone era,che con diuerfa grandezza de i circoiti,�afcuno de i pianeti faceua il corpo fuo. t�auendo numerato di fopra i pianeti Satur*
no,Gioue,marte,il Sole,V enere, Mtrcurio,cr la Luna,i caratteri de � quali fono quefi� per ordine Jj. lf. <f.
0 � ? � 5 � # �ia ^eta con
clufionep dichiara con la longa indottione,da Vitr. in ques�o modo
.
La Luna in giorni uentiotto, & cjuafi un'hora girandoli � torno il Cielo,e ritornando � quei fegno,d'onde prima s'era
molla , compie il mefe lunare. Ma il ,Sole palla per lo fpacio d'un fegno,che � la duodecima parte dei Cielo,in un me
fe,ladoiie in dodici meli andando per lo fpacio di dodici fegni, quando ritorna al fegno di donde prima fi molle ,
compie io fpacio d'un'anno, & quel giro,che fa la Luna tredici fiate in dodici meli, il Soie mifura ne 1 rnedefimi fe-
gni una fiata.
                                                                                    ,
Ma la Stella di Mercurio, & la Stella di Venere girandoli d'intorno � i raggi del'Sole, & coronando con i maggi l�ro il
fole �guifa di centro fanno i ritorni, & le dimore, & ancho per loro girare fermandoli fanno dimora ne glifpacrj
de i fegni.
                                                                                                                                                                - .
Toi che Vitr.ci ha dimojirato, che fi troua diuerpt�, ne i mouimenti celefti quanto a i termini di effo ,hora egli ci dimojira ejfer diuerpt� , nel*
la tardezza
,CT preftezz* ,& determinagli jfiac'ij del tempo, ne iquali ciafeuno fa il fuo mouimento, cr noi per pi� chiara intelligenza
proponeremo alcune cofe breuemente, dell'ordine, del numero, detta poptione del pto
, cr del mouimento dette sfere celefti. Otto fono
i Cieli, cr le Sfere materialit� per dir meglio tutta la machina celeflc contiene otto giri feparat� contigui, � concentrici al mondo
, che Cieli
fi chiamano, oltra �quali non � mouimento alcuno fc non imaginato perfaluar le apparenze. Sette Cicli fi danno � i fette pianeti gi� nume*
rati, il pi� profiimo alla terra e la Luna, il pi� lontano � Saturno. L'ottauo Cielo � dette Mie fiffe detto firmamento ilquale � grandini*
mo
,' er capace di tutti i predetti Cieli, ques�o numero � fiato conofciuto dalla uelocit� dette Stette inferiori, cr dalla tardezza delle fuper io* 70
ri, perche le Stelle de i Cieli di fopra uanno pi� tarde, che quelle di fotto, dico, che uogliono pi� tempo � raggirarfi, perche fanno nug*
gior maggio
, eonf�rmandofi al primo mouimento.
Euui un'altro argomento, che fi piglia dalla occultatione de i corpi pi� alti, per cloche effendo noi nel pi� baffo luogo non � dubbio che queU
lo ebe ci � pi� uicino � gli occhi
, non cuopra, � non occulti quello, che s�a di foprajtrapponendofi tra il noi�ro uedere, cr il corpo fu*
periore,
P ii Aggiugnendoui
-ocr page 218-
LIBRO
212.
Aggiugnendoui quella differenza,che �tra il !uogo,� cui perniine U uij�a nojlra, da quel lu�go,doue � ueram�te la Stella.� il pianeta J.aqual d:ffv
renza p fuol chiamare diuerf�t� dello affetto,laqual no � altr�,che un'arco d'un circolo grande,che ci paffa fopra la, tejla coprefo da due l�nee,
deHequali una �niaginamo,che fi parta dal centro del modo, l'altra diti occhio no�ro,che e nella foperficie della ierra,et paj�i per lo c�tra della,
ueduttt jleUa}et termine nello arco predetto.Quella linea,chef, parte dal centro della terrari pafjando per lo centro della Stella ,.termiria nello
arco nnag�iuto del Zodiaco,� detta linea del uero luogo,pche � dnnOjiratice,et indice del uero luogo,ttia quella l�nea, che u� dall'occhio p lo ce
tro delia jleUa,al Zodiaco,e detta linea dell'apparenza,come quella^be dimostra ti luogo apparente , pertiche lo ungula co'.iiprefo fatto quelle
dritte linee, fera la mintiti della diuerf�t�jaqital � tato maggiore
, quanto la fi ella � pi� baffa[, et pi� u�cina aWorizonte, imperoche fi�doci
la Hella fopra il capo,non fi tkie alcuna diuerftt�,percbe am'edue le linee diuentam una fdasper�
fim.il diuerf�t� nella Luna � grand�fiimaj pie
aula nelSeieJn Marte apenaj� uede, ey ne i puncti di fopra non fi coprende,perche fono l�tanij{uni,et la figura delie delie cofe �■qui fotta.
Lai ira-' ;:pe,t r e-stelo a tra tutte le erranti, ey perche ha
' ©" p�rche eclipfa il Sole,� pi� buffa di tutti, ey
perche j� cociude, per alcuna delle dette ragioni,che Marte,G�oue, et
Saturno fono fopra il :iuie,per� Mercurio, et V'enere fer■ano di fotta,
oltra,che egli fi ferita la proportione del diametro folare, cio� la dij��
za dal Sole al centro della terra, perche farebbe troppo gran diflan
d l'occhio nella fcperf�cie della terra.
. b. il Centro della terra.
a e la linea del luogo apparente.
b e, la linea del uercluogo
..
a b e. lo argilla aeila diuerf�t�.
za trai Sole, ey la Luna, ey ff>atio uoto, ey quefle proportioni de i
diametri fono nelle tauole comprefe. E' ancho ragioireuole, che il Sole fa nel mezzo,ey che partiTea i pianeti di fopra da quelli d� fotto,pcrche
gli inferiori nei loro mou�mcnt�hanno molta conformit� tra f�,come ancho hanno la loro i fuperior� -, quegli negli epicicli, qutftt ne i delire
ti. il Sole adunque � l'occhio, � il core del mondo, come Keey Signore meritamente nel mezzo � Diff�cile � � giudicare qual f�a di fopra �
Venere,� Mercurio,perc�oche fon quafi di pari mouimento, poca � la mutatione, ey la diuerf�t� delio affetto, ne fi comprende qual f�a quel
;0
io,che occuper� ricuopra l'altro. Quelli che hanno penetrato pi� adetro d�uifando fopra li intentione della natura,difJero,che la natura hafat
to le sfere de i pianetuche declinano dalla Ecl�ttica, perche nelle congiuntioni, ey cppofitioni poffano fchiuar quel punto del Sole, chefU loro
per diametro opposto,perche la uicinanza del Sole gli far ebbe dannofa,come quella,che partorisca un feemamento difpkndore,che combujlio
nefidice,ey quetii,che per diametro fono oppili, per la �nterpofitione della terra s'ecl�pfano, come auuenirebbe alla Luna ognhnefe,fe non
piegaffedaUa Eclittica , per queflo la natura ha procurato di fuggir quej�o danno molto pi� cercai pianeti,che fona d'intorno alScle. per� fi
hanno imagmatogli Epicicli di Venere,ey di Marte grandinimi, ey gli fanno ufcire.ey dal corfo del Sole,ey ancho fuori della larghezza del
Zodiaco,*?? per queflo alcuni hanno allargato il Zodiaco due gradi per parte. Doitemo adunque crederebbe quelli pianeti f�ano al Sole uicini
fhm,che hanno gli Epicicli loro maggiori,ey per� Venere ey Marte feranno da i lati del Sole, fi perche Venere ha luogo pi� dtgnohauendo il
centro delfuo Epiciclo fempre fettentrionale,che � parte destra all'oriente Sole,or conseguentemente pi� nobile, ey Mercurio fempre Meri
dionale,f� perche Mercurio quanto al numero defuoi cerchi, ey "-Ha uariet� defuoi mou�m�tialla Luna � pi� f�migliante. Sopra il Sole � Mar
jo
t�, fopra Marte � G�oue,perche lo Epiciclo diGioue tiene pi�pm�glianza con quello diMercnrio,et quello di Saturno con quello della Luna,
onde effendo lo Epiciclo di Saturno minore,che lo Epiciclo di Gioue
, per le dette ragioni Saturno � lontaniamo dal Sole, ey confeguentemen
te fopra di Gioue,ey quej�o � l'ordine de i cieli, il fito, � numero. Quanto al mouimento de i pianeti dice Vitr. che la Luna in giorni 28 et quafi
un bora ritorna al fegno d� donde fi part�, eyfa il mefe Lunare.
Ynagran parte deUe natwni del mondo fa il mefe, ey lo chiama dal nome della Luna.ey dicono due Lune,tre Lune,quattro Luncjntendcndo due,
tre,ey quattro mefi. Chiamasf� mefe in quattro mod�,c prima il mefe commune,ey fecondo queHa nominatione dodici fono i mefi, ey cornine
dando da Genaro il primojl terzoni quinto Jl fettimo,l'ottano,e l decimo hanno giorni ;i
. il rej�ante un meno, eccetto E cor aro, che ne ha 28
per l'or dinar io,ey 29 l'anno del bifej�o.ey quel Millefimo � del bifejlo,che partendoli per due ciafeuna parte � di numero pare, l'aggiunta di
quelg�ornofi da per quello fpac�o di pi� di 365giorni, che %'auanz^ ogni anno per lo mouimento del Sole
, che � un quarto di giorno, che in
. quattro anni fa ungiamo interojlqudf� da � �ebraro,ey fi chiamabifeflo,perche egli fi numera due fiate il feilo delle cal�de di Marzo,che
40
� il 24 di Eebraro. Chtamaf� mefe ancho quello fpac�o di tempo, che il Sole dimora fottauno de i dodici fegni ,cof�uno mefe far� la duodecima
parte dell'anno. Chiama}! mefe lofpac�o, che � da una cog�untione all'altra, che � digiorni
29 �■ e poco pi�. F inalmente mefe fi chiama quel
tempo, che la Luna pone in girar tutto il Zod�aco andando di fegno infegHo,ilche dice Vitr. chef fa ingiorni 18 ey quafi urihora,ey que=
fio fi pu� chiamare anno Lunare, bench� Vitr. dica mefe Lunare. io paner� qui fatto una tauola dii��nta di tutti i mouimenti de i Cieli fecon*
do,che i moderni hanno ojferudto,ey trattato, iquuli aWottauo cielo ne hanno aggiunti degli altri, ey per� fanno in.quefto modo.
TAVOLA DEL MOVI MENTO DE I CIELI.
M Seconde Terti� Quarte Quinte Sefie Settime
4
20
4i
**
51
s
4
js
34
?o
24
58
12
45
J
�$
»7
40
42
*7
27
17
s
34
25
44
1
i^
27
7
is>
$s
�3
4,6
21
22
22
�l
38
s
22
40
io
J7
«5
45
3
1-9
37
15
22
i
is
26
56
19
27
37
7
I
1?
1 1
*4
if
2
Il Decimo fa in urihora.
in un giorno.
il nono fa in ur�hora
.
In un'anno.
In 49000 unni.
il firmamento in un di
.
in uri anno.
In 7000 anni.
Saturno in un d�.
In un'anno*
m jo ami.
In giorni 29, ey i<$� d�.
Gioue in un d�
.
In un'anno.
In anni 12.
In anni n ey n^ ih
Marte in un d�.
in due anni.
In un'anno, ey ?22 d� .
Sole, Venere,Mercurio,inurihord*
in un d�.
in uri anno.
In uri anno bore fei>
La L.una in urihora.
In un d�.
In giorni 27 hore 8.
17
38
2 I
4 5
57
48
23
SS
1
X Z
34
12
$S
z%
45
24
26
1 o
44
27
.20
$6
?5
17
1.
1
4
20
20
1
34
40
2
4?
)2
I O
9
18
1}
45
34
5 7
4
45
4
SS
40
4
41
35
zs>
11
'■3
Mala
-ocr page 219-
NON O.
21*
Ma la Stella di Vencre,& di Mercurio girandoli intorno i raggi del Sole, & cignendo a torno con i loro uiaggi il Sole
cerne Gestro fiume» i ritorni loro; & ancho fermandoli fanno dimora negli fpacrjdeifegni.Etcheci� fia neramente
fi fa chiaro dalla Stella di Venere, percioche feguitando ella il Sole, & apparendoci dopp� il tramontar di quello &
lucendo chiaris (imamente, ii chiama per quello Vefperugine,l5c quando in altri tempi che gii u� inanzi,& (i lieua in
anzi il giorno, richiama Lucifer. & per quello alcune fiate piti giorni in un legno dimorano, alcune fiate pi� pre*
fio entrano in un'altro,& per� non egualmente com pieno il mini ero de i giorni in ciafeuno de i legni,quanto lianno
prima rittardato,tanto con pia uelace corfo pafl�ndo agguagliano il camino,6c lo pareggiano pcrfettamente,c\* co=
ili nalce,cheauegna,che dimorino in alcuni legni,, niente di meno poi, che fi tolgano dalia necesfita delia tardanza
prettamente coni eguifeono il gi uilo circoito* Ma la S cella .di .Mercurio coli palla il ilio corfo nel cielo, clic correndo
per gli ipacrj de i legni in giorni ?6o ri torna a quel (cgno,di ���c ella fi parti prima,& il fuo ui,a»sno co
li s,
»o
che da ;o giorni in ogni lesino habbia la ragionerei
ero . Ma Venere quando e libera dall'impedimento de i
tuo min
raggi del Sole in 30 giorni trappafia lo fpaciod'un fegno,quantomenoin giorni 40 in ciafenn fegno patisce, qu.-m
»do �lla baller� finito la fu a dimora reftituifee quella fomina di numero dimorado in un legno: Et pero Irauedo Vene*
re mifitrat© lo intiero circuito del cielo in 48; giorni, torna di miou'o ai fegno iitefto di clone cominci� il fuo iiiaggi*».
In quef�a parte Vitr.� difficile non concorda congli altri,®'forf� � [corretto: Plinio,che fuoie pigliar k facciate iutiere da Vitr. in queBa ''parte
� tutto diuerfoV itr. pone i pianeti necefittati tardare, gbfcwglte dalla necefiit�,
e qttaf� slegandoli mole, che pareggino.con la ue:e>c�� dd
corfo,qud maggio f he haueriano fatto f� ferapre fuffe fiato loro conceffa lalibert� di caminare, ne ci dichiara.come fi coniale con appratiate
dimoBrationi dotte nafea quefla.nec�fiiti,
er donde uegnd la loro liberta, per� necejf.irio ci pare darne un poco di lume con quelle cofe,cbc da
poi Vitr.con betli fondarne" ti fono ftateritrouate dagli ftudiof�, et per� la necefiit� ci conduce a far quello,che nei uoleuamo fuggi?-e,pen� iichist
riremo alcuni termim,che fona al propufito
no8.ro. erfono quef�i. Epictclo,Defirente,Eccentrico, Concentrico, Giogfo, appailo al giogo,
donghezz-a media dello Eccentrico, lunghezza media dello Epiciclo. Stato, Ritorno, Progreffo, Argomento, Agguaglumei-.to. �" adunine
"hpKiclo^oueldo^cbe circolo della diuerf�t� fi chiama da Ptolomeo
, un picchi circolo imag�nato come aggiunta del circolo grattde,chc<ef figni
fica la parola Greca d'intorno la cui circonferenza uogliono gli Pronomi,che fi uolga il corpo del pianeta,;! cui centro � nella circontiren-
za di quel.circoh,che porta il pianeta,ottero l'Epiciclo uerfo l'Oriente, detto Djirente, il cui.Ccntro non � lo ifieffo con il Centro del Mondo
per� eglifi chiama Eccentricoficio� fuori del C�tra ,fi carne fi chiama Concentrico.quel circolarne ha lojlefjo centro con quello del mondo,pc
r� uolendo noi nel piano formare lo Epiciclo,® il Deferente,imaginamo il centro c.dalquale ejce unalinea l'altro capo dc'daquale fia a. et cm
■fio fia il centro dello Epiciclo t F accia.ques�o capo a un g�ro.perfittofiando firmo l'altro nel punta c�ico,che nel piano firmer� una. fuperfi*
eie,® questa ferali circonferenza del deferente, cofi formali Sole l'Eclittica,che � come deferente del Sole ,dal�aqualet deferenti degli �tri,
pianeti fono dif�anti, ® piegano da i lati, e? prolungatala ij�cffa linea fin alla
cotKauafcp&fic�e delprmw cielodiffegna in effa una circ�firenza detto ifieffo \,------^                                       
nome '. di�tro dell'Epiciclo � fempre nella circonferenza dd Deferite pefio d-
dunque un piede della fi fia nel punto, a,
er allargatol'altro finche tocchili
centro deipianeta dgirandofi a torno fi far� l'Epiciclo ,f'Undo adunque le gi�
dette cofe,non�n�uno,ch; no ueda la circonfir�za dd Deferente,® la circonfi
■renza dello Epiciclo effer difegualmente difiant� dal centro del mondo fi Dapoi
gli Agronomi batto trouato diuerfi uocabel�dle parti delio Epiciclo fec�do k
diflanze loro dal Centro utuuerfale uolendo con quelle dimagrarci come fi fai
.u� la diuerf�t� delle apparenze , la doue quel punto,che � nella circonferenza
<t b if Deferente,
e il fuo Centro,
d
e l'Epiciclo.
a il fuo Centro.
f. li-centro del Riand�.
a il Giogo ddDefcren
te.
b PoppofiO.
4 il Giogo ddlo Hphi
�del defirente,� dello Epiciclo pi� rimoto dal centro del monde chiamano giogo
quafi fommit4,cbe iugu n� da Cieerone chiamato quello, che auge barbar amen          N.                     Vx              eVoppoflo.                 40
te fi dice,® quel punto,che per diametro s'oppone al giogo, nominarono Pop*
fof�Q al giogo. Et perche al Sole non danno Epiciclo,ma deferente, per� quel punto,che nel deferente far� appof�o aUafimmit�, fimilmente fi
chiamer� oppoj�o al g:ogo.. Giogo.,c�ma,auges,dkfides, fono parole di unafiefia cofa. l.aghezza media dello Vxc'etrico� la meta del Diametro,
lunghezza media dello Epiciclo � lofpacio,ch'� da un centro diUltro, chiamati fi tenghezze medie rifyetto che quel punto,che � rimot firmo dal
centro del mondo,che fi chiama gogo,� detto ancho longhzza piti l�tana,cr queUo,che e uicin�f�m� al detto centro^che chiamano appailo al
g�ogo,� detto ancho lunghezza pi� uicina dello Eccentrico ,onero dello Epiciclo. Qtttfli due punti, fono termini di una linea dritta, che paff�.
per am�dua i centri Jaquak fi chiama linea del giogo^perciocbe � dimojtratrice del giogo.la onde fi come nello Ecc�trico la maggior lontanati
Za,c tanto pi� del
femidiamet.ro de'do Eccentrico,quanto� loffatio,ch'� tra uno centro,?? l'altro,ccfi laminerei tanto meno ddfemidiame*
tro quanto quella � dfpiu,W effe fetfliduittetro � la l�ghezza media. Simdm�te, nello Epiciclola lunghezza maggiore, fera tato di pi� di uno
fpicio,cbe � tra uno centro,®1 l'altro,quanto �li Semidiametro dello Epiciclo,^ tato dallo Pnjjofpacwfer�fuperata L minore,fa-onde lojfd
50
���,che � tra uno centro erl'altro, fra la dij�anza di meZZOfhe media longhezza fi chiama,percioche � molto ragior.euolc, chela loghezzd
media fia tanta meno della maggiore,quanto effa � di pi� della mmore.Da que!lo.,che detto hauemo chi l'hauer� ben confiderato,comprender�
,
che tanto nello Eccentrico,quanto nello Epiciclo qualunque punto quitto fi ritratter� nella circoferenza pi� rimoto, e difiv&o dalla l�ghezz*
maggiore tanto fer� pi� ulano al centro della terra, ey quelli punti,che feranno egualmente d'fianti dal punto del giogo ,feranno anche egual
mente diftanti dal centro della terra.Di qui fia ha tutta la diuerf�t� del mouimento,che ci appare,anzi con quej�e deferittioni fi faina la dmerfi
ti,delle apparenze,® per� molto cantarne ite fi deono intendere questi uocaboiijquali fono fiati riirouati per dare adi'itendere le cefe del eie
lo 4 quel molo,che fi pu�, perche non fi troua,ne Epiciclo negiogo,ne deferente,ne altra cofa fimigliante nel mondo. Vediamo adunque come
fi troua la diuerf�t� de im uimenti.poniamo c:fo,che'l pianeta fi mona portato fenza mezzo dal fuo Eccentrica,bench� egli fi mona eguahnen
te fopra il fuo propio centro, nm dimeno pare,che egli muta iljuo tenore fopra qualunque altro punto,chefia nel cerchio, et f�milm�te fopra
il centro del mondo,quef�a mtftdtione fi fatua per ragione di profpettiua,imperoche pofio,che molte cofe co egual uelocit� fi movano,pur quel-
g0
le,che fono da noi pi� lettane,pareno men ueloci,® per� battendo gli Ajlronomi comprefo,cbe il Sole in diuerf� luoghi del 'Zodiaco diuerjame
te fi moueua, ey uolendo fai tur e tanta diuerf�t�
. ey non uolendo dire ad un corpo fi nobile tanta difaguaglianza, fi hanno imaginato diuerfe
$)ere,� cerchi,i centri de iqualinonfuffero i medefim� col centro del mondo. Egli adunque adiuiene,che pi� lenta ci appare una fella ef�endo nel
giogo,che lontana dal giogo,per che nel giogo � pi� rimota. Ecci un'altro modo di diuerf�t� nel mouimento
, perche f� il pianeta dallo Epiciclo,
er C Epiciclo dal eccentrica portato fu}Je,nS per� ceffarebbela diuerf�t�,<mperoehe il pianeta portato dall'uno, et l'altro uerfo Leu�te fenza
dubbio andrebbe pi� ueloce,cbefe portato f uff dal cocentrico folo,et per lo Epiciclo f� nej�effe,�fe ne tornaffi � dietro, percioche nel tocca*
mento di quelle lin�C,che fi partono dal centro,cr-uanno all' Epicido,pare che lafteUa qu�to al mouimento dello Epiciclo, fi i�iatma in una me-
t� della circoferenzd pare,ehe uada inazi,et neU'dtra pare,che ritorn�.Ecco lo elfempio.imaginiamo che uno cauaUo corra intorno un cerchio
gradiremo,et un'huomo fuori del cerchio lotanoflia fermo 4 guardare, certo � che quel cauaRogli parera,hora tardo fiora ueloce,bora fermo
bora andar manzi'fiora tornar � drieto bench� egualmente fi moua,et quello adiuiene per la natura del circolo, fatto di contrari come dice
A» 7 o
riti, nelle tAecban. Cofi il pianeta neW arco di fopra,ncl toccamente di quej�e linee parer� fermo � noi,cheftiamo al baffo,ma nel luogo oppo*
fio alla cima ci parer� udocifinno,® fimilmente nella cima alcuna uolta pi� lento, ma nello arco di fopra dello Epiciclo dapoi il toccamento
delle linee,il Sole, f� egli haueffe Epiciclo,et U Luna far ian portati da leu�te � Ponente,nta nello arco inferiore far ino portate dal deferente
.
,M4 gli altri pianeti hanno contrario mou�mento,dalche auuiene,che il mouimento del pianeta,� di due mcu�menti compofio,l'uno � dello Epi»
culo J altro del Deferente,come f� uno fuffe da ima Galera portato inanzi,Z? egli in quel mezzo andajfe 4 torno ifirija doue f� l'uno,cr l'ai
tro mollimelo fera uerfo Leuatite,al�kora effondo il pianeta da due mouimentf portato, p-�u velocemente fi moucr�, come fi uno daunaGakra
portatoiiunzi,eglifimilmente andafiedapoppa�prona,
                                                                                                   "P Hi
MafeH
-ocr page 220-
LIBRO
ii4
Mafel pianeta ander� di contrari mouim�ti, f� queUi feranno squali,cio�, che tanto per uno andaffe manzi, quanto per faltro andaffe indietro,
parer�,che egli j�ia,comefe ano tanto uerfo la poppa caminajfe, quanto dalla galera fui] e manzi portato
, ma f� feranno difeguali, u�ncer� d
pi� ueloce, per� fel moutmcnto del defir ente fera pi� gagliardo che il mouimento de'do Epiciclo, il pianeta ander� uerfo Leuante,mafefer� ti
contrariaci pianeta ander� uerfo Ponente,et fera in quef�o modo retrogrado,come f� uno tornafje indietro meno di queUo,cbe � portato in*
nanzi dalla Galera, pareri pure che egli uada inanzt, ma f� pi� fi contrapone parer�" che rttorm,ey per� lo ilare, cy il regreijo eumene alti
cinque pianeti nell'arco inferiore dello Epiciclo, percioche in quel luogo fono dall'Epiciclo portati cantra il mouimento del deferente, ey auu�c
ne,che in alcuni luoghi,il mouimento dello Epiciclo j�a part,cr in alcuni pi� ueloce,che'l mouimento del deferente. Ma al Sole,cy alia Luna lo
ftato,cy ti rim-no amenirebbe nello arco difopra dello Epiciclo,perche mi lo Epiciclo u� contra il deferente,ma perche non lo utnee, negli �
par e,per� al S'ole,
er alla(Lima non fi da &ato,ne regreffo^ome accenna Vitr. Al Sole adunque daremo oucro il dcfirente Eccentrico folam�
te,ouero lo Epiciclo con il Concentrico, imperoche,fe'l So
io
ti b g. il Concentrico.
d il (io Centro.
e z h lo Eccentrico. .
t il fuo Centro.
K z 1° Epiciclo.
b. il fio Centro.
d t. b z. Eguali
t z- d b. Eguali.
d. z paraktiogrammo.
{del eccentrico bda~\
dell'Epiciclo
K bz >anguli
dello Ecc�tricoztej eguali
il Sole fi uede all'uno
, er all'ai*
tre modo nel punto z- per la li*
ma d. z-
le neUa circonferenza difopra dello Epiciclo , � da Leuante
a Ponente portato
, cr che il mouimento delio Epiciclo
fiatante fimtleal mouimento dello Eccentrico quanto del
Concentrico,^ che altra di quefta j�a la ideffa proportio*
ne del diametro dello Ecc�trico al diametro del Conc�trico,
come � dello (bacio deiCt�ri al femidiametro del-o Epiciclo,
in qualunque modo di due ne ha da fegutre la ijlejfa appare
za del mouimento . Ma perche il modo dello Eccentrico fi
contenta d'un fola mouimcnto,per� � flato preferito,^? elei
to pi� pretto,che il modo ieUo Epiciclo. Ma come fiatata
conofeiuta la dij�anza de i Centri,
er il luogo del giogo dir�
breuemente. Quattro punti principali fono confederati nel
Zodiaco , due fono fiati attribuiti a' gli Equ inottij
- due a i
Solftitij,che fono di mezzo tragli Equinot ij : dalla confidi
ratione deghjpacij,
er de i mommenti come de i,tempi,�j�a
20
ta conofeiuta la dijianza de i Centri^ey il luogo del giogo.
Ecco imag�namoci due linee una,cheft parta dal centro del deferente del Sole,che peruenga al Centro del Sole, l'altra egualmente dijlante dal
Centro dei mondo fino al Zodiaco che � la linea del mezzano mouimento. Certo �yche quefie linee ferueranno unijiefib tenore mentre feran
no intorno girate,pche la linea del aero mollimelo e quei�a,che dal centro del mondo,per lo Centro del Sole trappajfa final Zodiaco
, ey queU
l'arco che � tra la linea del uero,ey tra la linea del mezzano mouimento,� detto agguaglianz* del Sole,ilqualc,cy nelg�ogo, ey neU'oppofio al
g�ogo,� nullo, perche le due linee concorrono in una '. ma nelle hnohehezz" mezzane proportionalmentej grandifitmo,
er ne i punti dalgio
go egualmente difianti fono gli a^guagliamenti eguali,
cr tanto magggion,quanto fonopi� uicini alla lunghezza p-U longa . il mezzano moni
mento adunque dal principio del Montone, fecondo l'ordine de ifignife ne u� fin' alla linea del mezzano mouimento ,fi cornee il nero mouinie
to fin'alla linea del nero mouimento,d'indi cominciando fi conduce, la onde t'argomento del Sole � quell'arco del Zodiaco,che e intercetto
dj.Ua
linea del giogo dello Eccentrico fecondo l'ordine de ifegni,
cr la linea del mezzano mouimento ?ey e cofi chiamato, perche da quello fi argo*
menta lo ar.gulo dello agguagliamelo, tlche quando � nel fenile ir culo inferiore la linea del mezzano mouimento u� inanzi alla linea del uero,
ma quando pajft il femictrcolo,allbora la linea del uero mouim�to precede la linea del mezzano,,
er per� difopra fi fottragge, qui fi aggiugne
al mezzano mouimento,acctoche fi pojfa cauare il uero mouimentojna non uoglw bora-entrare in pi� profonda jpecuktione,ey quafi mi duo*
le effer tanto inanzi ' bifogna bene auuerttre di porre in qualche principio la radice del mezzano mouimento ,fopra laquale numerar fi pojfa
nello inttante,cbe uolemo il mezzano mouimento del Sok-t da quefia radice fi u� �jferuando il uero mouimento fecondo la fetenza de i triango
li piani, imperoche da tre linee, che legano tre centri, cio� quello del mondo,quello del deferente,
er quello del Sole,treangtdtfi uedono, nel
triangolo da effe formate,l'uno � l'anguio dello agguagllamento,%H altri due fono queUi,che firmano le due linee l'una del uero,Paltra del mez-
zano mouimento con la linea del giogo, cy efjendoci di due lati diqueRo triangulo l'uno de quali e il femidiametro dello Eccentrico,ey l'altro
quello fpacio,che efee dal Centro,ejjendoci dico man�fiUa quella proport�one,cbe hanno tra f�
, egli auiuene che propofloci uno qual fi uoglia
de i tre anguli,ci feranno ancho mamjijiigli altri, persiche concludano,che � datoci il mezzano mouimento ,6 il uero, � l'agguagliamene ciaf-
cuna dafe,quanto prima uno ci fera mamitfio,eglifi potr� conofeere ancho i due. Tutte quej�e cofe fono per fatuar l'apparenze
, la irregoiZ
za del mouimento del Sole d'intorno al Centro del mondo,
cr per j�abilire un certo,ey determinato conto dello jlejfo mouimento, ey tutto per
la fottoferitta figura fi dimoer�,
4 b g. lo Eccentico.
d il fuo Centro
e il Centro del Mondo
4 d g. la linea del Giogo.
i b il Centro del Sole
e z la linea del mezzano mouimento
paralel�aalla b d.
t bla linea del uero mouimento.
b
e z l'angulofiello agguagliamelo.
A b g. d concentrico
d il fuo Centro
t f lo Eccentrico
h il fuo Centro
e z lo Epiciclo.
g il fuo Centro.
d h. g Z. eguali.
d z 'l paraktiogrammo.
tdelCcc�tncoadg.^j
ilmoui ) dello Epiciclo eg.z. yanguh
mento
| dell' Ecc�trico fhzj
{del giogo e dell' Ecc�trico a df
to
40
Po
to
69
u�, ey in quanto jpacio di tempo d'intorno l'epiciclo fi raggi*
ra
cr per hauere pi� precifame-ite quej�o tempo gli fpecula*
tori ekffero due Eclipfi della Luna, ne iqudi filmi nente la Lu-
Glianguli f h z-e g Z- eguali 70
Lo Annido a d g. eguali �gli angoli
a �f.fdg.
naer con egualit� fi mouejfejeruando neU'uno,eynell'altro Eclipfe la medefima diuerfita nel mouimento, di 'modo che certi Mero la Luna
ejjer nello ijtejjo luogo dello Epiciclo.
M quefla cfferuanZa fono Rati certificati,che nello (patio di due Eclipfi h Luna haueua fornito il numero delle fue intiere riuolut�oni 'percioche
tra ritornata 4 quello l�ejjo luogo dello Epiciclo, et f�milm�te haueua finito perfetto numero de i mefi Lunari effendo tornata al luogo oppa-
^H                                                                                                                                          fio del
-ocr page 221-
N O N O.
z�i
$o del S�le. Affbord adunque haueremo cenofetuto il numero delle riuolutioni dello Epiciclo,quando ci far� mmfeflo lofrario d'una riuolu�io
ne,auuegn& che non cof�fottilmente,ne per quejio ancho ci pu� flar afeofo il numero de i meli lunari,ogm fiata,che batter potremo il numero
della uolta,
er della piena della luna, er per lofrac�o del tempo tra una Eclip f� er l'altra partito nel numero de i mefi Lunarini dar� la qua
tit� diefio mefe Lunare. e? perche nel detto mefe la Luna compie una riuolutione della lunghezza, et ut aggiugne tanto di jpacio quan*
to in quello fteffo mefe il Sole fi moue,per� tutto quel circolo intiero con il detto mouimento del Sole partito net numero dei giorni del me'e
Lunare con ifuoi rotti ci dar� ad intendereTquanto fi a il mouimento diurno della luna. Oueramente per faper lo li�ejfo mouimento diurno
della Luna fi pu� al numero delle riuolut�oni fatte dalla Luna nei detto fratto d� due Eclipf� aggiugnere il mouimento del Sole fatto nel detto
fracio,etraccogliere tutto il mouimento della Luna fatto in quello jpacio,cy partirlo nel numero de i giorni di quello frac�o,0" di pi� lo nule*
ro circolo partita nel numero de igiorni Lunari,et de i rottt,et fimdm�te il numero de � gradi delle riuolutiom del predetto fraci�, partito nel
numero de i giorni dello tfleffofracio cifaman�f�fto quanto per ogni giorno la Luna fi diparta dal Sole,che tanto uuol dire, quanto ilmouim�
to d'un giorno della l una,z? di pi� delmoutmento del Sole.
Non altrimenti il numero delle riuolutiom della Luna nello Epiciclo conuertuo in
■gradi,®" partito nel numero de i gradi dello internatio ci far� conofecer quanto fi mous la Luna ogni d� nello Epiciclo. in quefto modo fi coni
prende d mouimento della loghezza ogni di effer digradi i- minuti
io. feconde 35. Et il mouimento dello Epiciclo efier gradi 1 ■ minuti ?, feto
■de
?4- Longo farebbe 4 capitulare tutto quello,che nella freculatione della luna fi pu� dire, per� riportando)} a gli feriitori,che di quefto eoa
ptofammte^O" bene hanno fcrttto, pafferemo a gli altri pianeti a 1 due fottopofli al Sole,cio� � Mercurio-,?? � Venere. Dico, che gii Ajireno
mi hannoauuertito quefli due pianetipartirfi dd Sole, ?? allontanarfi fino a certi termini dall'ima parte, & ddl'akra,?? nei mezzo dei loro
tandart uerfo il Sole,?? del loro ritorno congiugnerfi con il Sole, ma quando erano dalle bande del Sole nelle loro fia'ioni trotiarfidifco�ifii*
mi dal Sole,?? per� conchiufero,che fimil progreff�,et regrefjo, j� doueua faluare con l'Epiciclo di modo,che lo c�tro dillo Epiciclo col Soie �
■torno fi moueffe,?? che Vuno,c? Vdtropianeta tanto dal Sole %'allontanale, quanto daua loro la lunghezza dello Epiciclo,ma perche racco*
-gl�enio inf�eme due contrarie,et grandifiime dt�anze de t detti pianeti dal \ok,trouarono come n� in ogni luogo fi ferunua la tfltffa quantit�,
tr che quella fomma non poteua crefeere, f� non per lo accecamento dello Epiciclo, ne je ■ emare f� non per lo apartamento di effe Epiciclo,
per loquale lo Epiciclo horaf� accoftafje bora fi allontanale dal centro del mondo, per� �i due pianeti inferiori, ??lo Euenirico
, e?v la
Epiciclo fono flati concedi, con quejla co>iditione
, che lo Eccentrico fempre portaffe �tomo lo Epiciclo col S ole, cr quello ifteffo fujfe
mezzano mouimento del Sole?? del ptan-eta, ?? io Epiciclo portaffe il pianeta di qua
, er di l� rimouendo dd Sole, er molto bene quadraf-
fe
, per faluare i regrtfii, er i mouimenti delle larghezze. t�ora per fapere in che modo fi habbia la quantit� del mouimento. io dico che
4>ifermr bifogna d luogo del pianeta in nel punto del Zodiaco, e? affettar tanto, che di nouo il pianeta ritorni allo fteffo luogo
,
■con queda conditone, che egli fia megual dij�anzadal luogo dimezzo del Sole nell'uno : er l'atro luogo, perctoche atihora il piane*
ti hauer� fornito le intiere nuolunoni dell'uno*,
er l'altro mouimento prima nello Eccentrico, perche il punto dello Epiciclo, fera ria
tornato atto'fteffo punto, poi nello Epiciclo, per che il pianeta alla ij�anza ifteffs d�i Sole tornato, hauer� ancho ritrouato lo ifteffo'putta
to dell'Epiciclo
. Per quej�e offeruattom fi hauer� il tempo trafeorfo , et ti numero delle riuolutioni/aiperoche ne i tre pianeti difopra quan-
te faranno fiate le riuolutiom dello Epiciclo,?? le riuolutiom dello Eccentrico,ponendo inf�emc il numero di quej�e,et di quelle,tanto nello ftef
fo Ieranno fiate le riuolutioni del Sole, ma ne t due inferiori ti numerro delle riuolutiom dello Eccentrico,� lo Reffo col numero delle riuolutio
mi dello Epiciclo conofeiuto che far� da noi appreffo al uero il tempo d'una riuolutione. La onde il numero delle riuolutiom moltiplicato per
360 prolur� grad�, er il numero de i gradi partito per lo numero de 1 giorni deHofracio delle offeruationt fatte ci dar� la quantit� dei moui*
mento diurno. Ma che ordine ne iprogrej�i,?? ne t ruorni
er quale necif.nl loro fia, diro breuemente prima auuertendo , che la diuerfit� �
contrariet� di questa apparenza con uno di due modi fi pu�faluare,� che fi dia al pianeta foto il deferente Ecc�trico, onera lo Epiciclo col de*
ferente Concentrico,cio� � quello modo,che in aafeuno de 1 tre pianeti di fopra raccolti inj�eme t motamenn dello Epiciclo nel '~c~icmlnco,et
del pianeta nello Epiciclo fieno eguali al mezzano mojtmento del Sole,ma d centro dello Ecc�trico feconde l'ordine de tfegm fi moua inf�eme
col Sole,®1 il pianeta con quella ueloc�ta fi moua con Ixquale fi mone i Epiciclo nel Concentrico in modo,che quella linea,che u�ene dal Centro
ch'� paralella alla hnea,che dal Centro dello Eccentrico
,al Centro del pianeta � tiratd,termtni il mezzano mouimento del pianeta , er qitefto
::C:
�e
49
ne 1 tre fopenori fi offerua,ma ne 1 due inferiori pongali il mouimento dello Epiciclo nel Concentrwo,eguale almezzano mouimento dd Scie,
tna il mouimento del pianeta nello Epiciclo,& il mouimento del Cenitro dello Eccentrico fu eguale alla fomma raccolta dal mezzano niouim�
to del Sole,?? da quel mouimento,che fa il pianeta nello Epiciclo,
er */ pianeta fintamente con la iReffa ueloc�ta fi moua,con laquale fi nwue lo
"Epiciclo nel Concentrico,con la tfleffa conditone detta difopra, cio� in modo che quella linea,che mene dal Citro,che � paralella alla lmea,che
dal Centro dello Eccentrico al centro del pianeta, e tirata, termini il mezzano mouimento del ptaneta,cr ancho aggiuntaui quejla condttiom
in quanto � tuttoch� 1 diametri dello Eccentrico,
er del Concentrico fiano proporttonat� al Semidiametro dello Epiciclo,^ alVufata del Cen
tro,cr cof� alVuno,<cr all'altro modo nelle. Stelle erranti fi potrta difendere la ragione del progreffo,
er del regrefjo quanto alla diuerfit�, &
uariet� come per longa efrerienza comprefo han o gli ojferuatori delle Stelle, per� fu neceffario dare la prima diuerfit� allo Epiciclo,
er di*
findere la feconda col deferente,ma, quella fola cofa era affai bafteuole � far,che 1 deferenti di tutti 1 pianeti non face'ffero uno �Hefjo Centro
s
cio� la fingularit� dd mouimento,cio� la fupenore,alla inferiore,er perche queila commumeatione non � �ata auuertita ne i prop� mouimsn
ti de ip�aneti,per� non ci fu ordine di dir loro 1 Concentrici, ma accioche egli f� intenda
S*
hene � quale de i pianeti fi dia il progreff� , er ti regreffo ; dir�, che imagmare douemo '
�te dritte lineerai Centro tirate Vuna che termine nelle parti Orientali dello Epiciclo,
h, K. f Epiciclo'.
b. il fuoCentro.
l'altra nella parte Occidentale,� quefto modo quanto al mouimento del pianeta nello Epi
ciclo,la Ste11a,che ander� per l'arco di fopra nello Epiciclo
, dico difopra alle due punti
del toccamento delle dette linee, fi dira andar inanzi,etfar progreff�, perche ella u� uer
fo l'Or lente,ma nello arco inferiore fi dir� retrograda, pe che ritorner� mouendofi
*'■
la con trarla parte,ma ftando ne � punti predetti, j� dir�, che ella dimora, � (Ita, perche
nel punto Orientale fi far� retrograda di dritta,
er nel punto Occidentale fi far� dnt*
ta di retrograda, bench� nel Sole,er nella Luna quefte cofe per lo contrario confiderate
fono,laqual ragione d'intorno al progreff�,
er al regreffo farla a bajtanza, f� egli auue
niffe,che il pianeta non fi trouaffe con altro moutmento,cke col mouimento dello Epici»
clo,ma perche mentre il pianeta nello Epiciclo fi riuolge lo Epiciclo ancho dello Eccctr�
co � portato,per� che appreffo i punti detti del toccamento il pianeta bench� quanto al
r�uo�gimento dello Epiciclo fia in dimora,ntente di meno ddlo Eccentrico � portato uer-
fo l'Oriente,cr cof� anckora � diretto,?? per� � neceffario,che i punti delle dimore f�d*
no alquanto inferiori � quelli punti, che nel toccamento fanno le predette linee
�, che dal
Centro hauemo detto part�rf�,<zr cof� quelle linee non toccando, ma tagliando,?? parten
il fuogiogo.
, l\ pr�jio al giogo.
il Centro del Mondo.
. l'i punto detta prima
dimora.
il punto della fecon*
da.
I K Varco dell prima
dimora.
K 0 l'arco della f�»
conda.
. n. 0 Varco del Re-
greffo.
h K l'arco iella Di*
rettione.
6%
do lo Epiciclo, fanno ne � tagli 1 punti detta dimora,**? per� � neceffario, che quei punti
fiano in quella parte iella circ�ferenza dello Epiciclo,doue il mouimento retrogrado del
pianeta dello Epiciclo cof� contrafla col mouim�to del defer�te,che qu�to il pianeta,� por
tato aU'occafo dallo Epiciclo tanto l' Epiciclo fia ritornato dal deferente uerfo Leuante, er � que&o modo ti pianeta di eguali ma contrari mo
utmenti portato pare, che egli dimori,
er f�lflia, Et per� il pianeta nel punto dello flato Orientale, che � detto prima dimora comincia 4
ritornare
: imperoche lui d mouimento del pianeta nello Epiciclo comincia �fuperare il mouimento dello Epiciclo nel deferente, ma nel pitn»
to della dimora Occidentale,che fi chiama feconda ftatwne d pianeta ritorna allo andar au(tntia%r 4� pTOgreffo, perciochef� rallenta nello Ep�
9ic�Q d mouunmto del pianeta^ quefte cofe dagli efjempifoprapof�� ci fono manifeste,
P �itt
1
-ocr page 222-
ttS                                                            LIBRO
Ma la flella di Marte da 68? giorni uagando per gli fpatrj de i Segni peruiene la douc cominciando da prima fatto ,haue-
ua il fuo corfo, & in quei �egni,che pi� ueloCemente traccorre,poi,che hauer� fatto la dimora fua,riempie la ragione
del numero de i giorni,Ma la Stella di Gioue,con pi� moderati gradi attendendo contra il corfo del mondo mifnra
ogni legno qua li in ?6 5 giornee fta per anni 11 ex giorni ?�?,& ritorna in quel fegno , nclquale dodici anni prima li
trouaua. Saturno neramente per mei! uentinoue, & alquanti giorni di pi� paf�ando per un fegno. in tientinoue an-
ni, <& quali 160 giorni uien reftituito in quel fegno di doue ?o anni prima fi mofle,& d'indi nafee, che quanto egli �
men lontano dall'ultimo cielo,tanto pi� fpacio di circuito facendo appare de gli altri pi� tardo.
Quanto dice Vitr. dalle parole fue fifa manififlo. ma come noi intendiamo quello, che egli ha detto, per le foprapo&e fbecuktioni fi uede.
Ma quei pianeti,che fopra il camin del Sole/anno i loro giri, fpecialmente quando feranno in quel triangulo ne�quale
fera il Soie aihora non uanno inanzi, ma douendo ritornare dimorano fin tanto, che il Sole partendo da quel triaa- io
gulo paller� in altro fegno.
Tare che Vitr. tratti in queflo luogo degli affetti,?? dette occultation� delle j�elle ragionando de i progrefife? delle dimore,?? ne tede egli la cau
fa � modo fuo,?? rifiuta la oppenion � altri, noi Similmente ragionarono fecondo la da noi propofla intentione delle apparenze,et deg�ajfet
ti quetto,chc hanno filmato i periti agronomi,et poi uen�remo � Vitr.Confideramo adunque il Sole in quattro luoghi principali terminati dal*
Vorizonte
cr dal meridiano,che fono in orienterei mezzo del Cielo di fopra, nell'occidente,?? nel mezzo del cielo fotterra ,jlando adunque
il Sole in uno di quefli quattro luoghi pu� ftar prima in oriente,?? f� fraudo il Sole in oriente la fiella,� il pianeta far� in oriente, chiamavano
quello (lato mattutino
, f� al mezzo d�, meridiano, f� ali'occidente uefpertino ,fe alla mezz* notte, intempefto, per ufare il nome de latini ; �
quej�o modo ciafeunfito de � quattro deUa fletta � quattro modi fi riferir� al Sole,la doue fedici feranno li hab�tudim delle j�elle al Sole.Di quel
le habitudini la meridiana �,ma non fi uede imperoche la prefentia del Sole debilita lo affetto,?? per� nera non apparente fi chiama, mail ri"
fbetto detta mezz* notte �,e? fi uede fempr e,eccetto quando fotterra la Retta �nei mezzo del cielo �, e? fi uede
: perche di notte ogni fletta j� 10
uede nett'orizonte,ouero fopra la terra, e? per� cr uera er apparente la ch�amaremo. finalmente Ihabitudine mattutina*, ?? ueffertina della
Retta fopra la terra � nett'orizonte �,ma non fi uede, percioche il raggio del Sole,chef�a nelTonzonte ce la toglie,puo ben effer,che lafiueda,
fel Sole fera tato fotta l'orizote,che lafua luce indebolita, � no tanto gagliarda cieda,ouero attbora comincia, � celli d� ciedere al raggio delle
(ielle.
In quel cafo Ihabitudine delle Rette � chiamata apparente^ prima,� poi il nafcimilo mattutino. A d�ique detta fidiache prima ci appare,
e detto appareza,� prima uif�ayet quello dapoi-/ detto appar�za,� uijia ultima. Similm�Ud�remo appanza,� u fta prima uefpertina et appare
za,� uijia ultima uefpertina,et alcuni chiamano l'appar�za mattutina,orto � nafeimeio
in.it utino,et la uefberttna orio,�nafamiro uefpertino,
no per quella ragione,che la Betta nafca,et uegna fopra l'onzote,imperoche l'appar�za uerfbcrtinafi uede nett'orizote occid�tak,ma per que
fio perche la nafce,et efcefuor�,da iraggi del Solej�milmete l'appar�za ultima � mattutim,� udj>eriina,e detta occafo mattutino^ usfbertmo,
pche entrando ne � raggi del Sole s'afeonde nella fua luce. Hora io dir� � quali flette auuenghino fimili effetti d� appar�ze, fecondo che io ho itti
parato da buoni autori,imperoche altrimenti auuengono a quelle, che fono pi� tarde del Sole,altrimenti a quelle,che fono pi� ueloci. le flette
jo
fiffe adunque,?? i trefuperiori percioche fono fopra il Sole poco prima deli occafo nero uefpertino mancano dopo il Sole,etfi poffono uedere,
ma dapoi auicinandofi a quelli il fole uerfo �or�ente,perche egli � pi� ueloce fanno nett'orizonte occidentale l'ultima apparenza uejbcrt�na, �f�
<xfcondono fino che dopo l'orto uero mattutino partendofi il Sole uerfo l'oriente facciano neV'cnzonte'� kuante la prima apparenza mattati
na. Ma la Luna per qualche fbacio auanti il nafeimento mattutino fi pu� ueder pwna,che leui il Sole,ma auicinandofi al Sole" uerfo Leuante
effendo ella pi� ucloce fai ultima apparenza mattutina a Leuante,z? fi kuadal�o affetto noj�ro, fin che dopo�luerc occafo uefpertino la*
feiando il Sole faccia � Ponente la prima apparenza uejpertina. Ma Venere,
cr Mercurio,che fono hora pi� tardi, hora pi� ueloci del Sole,
fanno il medefimo,che fanno i tre di fopra,?? ancho quello,chefa la luna. Imperoche fanno,?? la prima,?? l'ultima apparenza tanto uefpcr
tina,quanto mattutina. Ma i trefuperiori fanno l'ultima apparenza uejjyert�na, ?? poifubito k prima mattutina uerfo la fomm�ta detto
Epe
ciclo. Ma Venere,?? Mercurio fanno le ijleffe effendo rettrograd�,et netta parte oppofla al giogo,perche queft� due fanno ultima apparenza
mai tutina,?? poco dapoi la prima uejpertina appreffo il giogo detto Upic�clo.fiche fa ancho la Luna,ma nel giogo dei] no deferentc
.
                40
Et quello piace ad alcuni,che cofi fia.
Cio� i progrefii, ?? le dimore,le apparenze,?? le occultation� hanno quefla cagione fecondo alcuni.
Perche dicono,che il Sole quando �, per una certa diftanza pi� lontano,fa ,che con non chiari fenticri errando le fielle
con ofeuredimore fiano impedite.
Vogliono, che la lontanauza del Sole imped�fea, ?? rittegna le fielle, et auicinandofi il Sole fiano liberate, cr fciolte, quefla ragione da f� i«t
gi�, e? Vitr. la impugna dicendo .
Ma a noi non pare,che cofi fia,perche lo fplendore del Sole fi lafcia molto ben uedere,& � rnanifefto fenza alcuna ofeu
ratione per tutto il mondo, in modo,che egli ci appare ancho quado quelle fielle fanno i ritorni ex le dimore loro, f�
adunque per tanti fpacrj la noftra uifta pu� quello auuertire,perche cagione giudichiamo Hoi, che � quelli diurni
fplendori delle Stelle ooponer fi poffa alcuna ofeurit�?
                                                                                                    fo
Quefla � buona ragione di Vitr.cerca ? apparenze dette flette,ma nonfat�sfd atte dimore,?? ritorni dette Rette, fi come hauemo detto di fopra.
Anzi pi� prefiio quella ragione � noi ci far� manifefto, che fi come il femore � f� tira tutte le cofe,come uedemo i frutti
per lo calore leuarfi in alto da terra,& crefcere,&iuapori dell'acque delle fonti alle nubi per lo arco ccleiteei�erat*
trattinoli per la ifieffa ragione lo impeto, & la forza del Sole mandando fuori i raggi � ftendendoli hi forma tnango
lare,� f� tira leftellc,chegli uanno drieto,& quali raffrenando quelle, che gli corrono auanti, & ritt:enedolenonleia
feia palTare pi� oltra,ma le forza ritornare � f�,ex fermarli nel fegno d'un'altro triangulo.
Quefla ragione d� Vitr. � pi� pretto d? Arch�tetto,che di Yilofof�. imperoche chi diria,chd Sole raffrenajfe,� rilafciaffe � mouhnent� del cielo co
i raggi fuoi come un freno
? che necefiit�fcwglier� i pianeti da quella f�rza i perche f� quef�ofuj]e,non potrefiimo noi uedere tutti 1 pianeti,
CT tutte le flette raccolte in una mafia i non � ragioneuole,che t celejli corpi fieno fottopofii a qucj�e pafiioni,anzi � men conueivente,che que-
flo auuegna,che la predetta ragione di quetti,che danno alcuni fecreti fenticri,?? ofeuri atte flette, Ma Ufi tamo andare tal cofe,� ntcrnamo 4
00
Vitr. ilquale dotta rifpojla,?? folutione della dimanda di fopra toglie occafione di leuare una duhitat�one,laquale egli ilejfo pone,et � queRa.
Forf� alcuno pu� defiderare di fapere,perche cagione il Sole dal quinto fegno lontano da le pi� prel�o,che dal fecondo
onero dal terzo,che gli fono pi� uicini rittegna in quelli femori i pianeti. Io come ci� pare, che �uuegna eiponero.
1 raggi del Sole fi {fendono con lineameti come � la forma d'un triangulo,che habbia i lati eguali,& ci� non � pi� ne
meno,che al quinto fegno da f� lontano, f� adunque (parli in giro anclaffero uagando per tutto il mondo , ne fi ften-
deflero dritti � guifa di Triangoli le cofe, che pi� uicme gli fu fiero abbruccierebbero, & quello pare, che Euripide
Poeta Greco habbia mol to bene conl�derato dicendo, che quelle cofe, che pi� dal Sole rimote fono, ardono molto
pi� gagliardamente, & per� ferine nella fauola intitolata Phetonte in quello modo. Arde le cofe, chegli fon pi� ri-
m�te, Et le uicine pi� temprate lafcia. Se adunque,& lo effetto, & la ragione^ la tellimoui�za dell'antico poeta di
moftra quello el�ci- uer.0,10 n� penfo bifogni fare altro giudicio di quello, che di fopra detto hauemo di quella cola. 70
Se il Sole ritiene piufiruore quando manda 1 raggi triangolarmente, ragione � dice Vitr. che afe tiri pi� gagliardamente le j�elle, ?? quelle raf
freni dal corfo loro,ma perche ragione quello auuegna cio� che pi� preflo il Sole faccia qii'flo effetto netto fbacio del quinto fegno , che e lo
fbacio d'uno lato del triangulo escludendo per� il quinto fegno,che dal fecondo, ouero dal terzo fegno,chefono pi� uicini, egli d<m�tida hora
,
Cr rifbonde �fejlefj�,?? la proua � prefa dallo effetto iflefjo dalla ragione,?? dal tejlimonio di Euripide antico poeta. Ma perche tutta quefla
materia comprefa dalla ragione di Vitr. ci pare che b�fogno habbia di maggior chiarezza, per� diremo quanto fi ha da Plinio nd fecondo li*
bro, doue egli park di quefla mutatione dellaquale Vitr,in queRo luogo ne cerca la ragione. Et dice in questo modo.
TDelche
-ocr page 223-
N O N O.                                                                    il7
Dekhe feparatamente fi iene renderne cento. te Rette percoffe nella parte che detto hauemo, er dal raggio del Sole triangolare fono rattenu*
te, che non pofjono tener dritto ilcorfoloro,
er dalla f�rza del calore fono in alto leuate, ma quefio non cofi pretto fi pu� comprendere dalla
uifta nottra,
er pero pure che filano,di doue � prefo d nome di Sianone. Dapoi la'f�rza dello ifieffo raggio u� �nanzi, O" il uapore le firz*
tornar � dietro, come da quello ripercoffe.
Hzjpone quei�o luogo il Zigliero, er dice. Dtchiamo auanti ^<he altro fi dica la intentione di Plinio in fomma pigliando lo effempio dal monte
Etna. �ui fi pone il uapore del fuoco concetto nel f�ndo delia terramanda fuori le pietre affocate, cefi il Sole faccia le flette, chefgli troua*
no appreffo i luoghi bafii,
er uicini alla terra, ma in quetta parte-, ques�o manca atto effempio predetto, percioche atte pietre non fopramene
da luogo alto altro uapore, che le faccia ritornar nel f�ndo, perche di natura loro difendono, ma li Sole di nouojopramene col fuo uapore,
CT rincalzale flette iterfola terra.
Quejh ragione dice Plinio efferfua priuaia, er non di altri, fecondo,che efpcne il Zigliero. Ma poi pare che egli fi merauiglie di Plinio.perche IO
la predetta oppinione molto prima da Vitr. nel preferite luogo � fiata dichiartta. Tanta diuerfita uiene atte ttelle, percioche i raggi del Sole
in altro tempo fot? entrano,
er quelli faccia in alto, er in altro tempo formont ano, er quelli deprimeno � terra. Quefta oppinione (dice
il predetto) fi pu� con motte,
er euidente cofe rifiutare. Tra kquali quetla ne e una,in che modo pu� jtare, che il Soie, che � pi� baffo atte
spire delle Stelle fopr a uegna aUc flette,??' lefcacci,
er le sf�rzi 4 tornare, che f� f�fjero tutte le flette in una foperficie d'una sfera, il Soie pero
Jlando preffo terra, neinafeere, � nelcadere potrebbe tirar la delia, chefuffe in alto,
er netta fua ftatione . Oltra di queflo come fi pu� ima*
gmare, che i corpi cek$�i,che per natura hanno i loro mouimenti,fiano ale1 imperio foto del Sole facciati,
er quello imperio non famodera*
io, ma uiolento ? co fa, che eternamente non potrebbe durare. Aggiugnef� ,che non fi conuicne trasferire � fcacciamenti fortuiti quelle cofe,
che indubitatamente riferite fono � ritondigiri come �fefta ordinati,
er pero molto bene fi conuiene, er Plinio , er Vitr. in quef�o paffo, er
u� gin ancho la dubitatione, er �afolutione di vitr. fecondo imodi, che noi di fopr a efbotti hauemo in faluare la diuerfit� de i mouimenti.
Ma la Stella di Gioue correndo tra la Stella di Saturno, Se di Marte fa maggior maggio, che Marte,Se minor, che Satiir 20
rio.Et l�milmente le altre ftelle quanto pi� lontane fono dall'ultimo Cielo,& pi� uicine � terra fi uolgono, tanto pi�
pretto pare, che finifehino i corti loro, perche ciafeuna di quelle facendo minor giro pi� fpeflo fott'entrando palla
quella,che � di foora � fimiglianza di cjucHo,che aunenirebbe, f� in una ruota di Boccalaio pofte fu fiero fette formi-
che, & tanti canali fatti futf�ro, nel piano della ruota prima d'intorno al centro, dapoi � poco � poco crefeeffero, &
maggiori fufiero appreilo l'eli: remiti, Se che ne i detti canali conftrette fu fiero le formiche � raggirarli caminando
tuteauia la ruota nella parte contraria, egli � necciI�rio,che quelle formiche per tanto di meno uadino centra la uol-
ta della ruota, & quella, che far� pi� uicina al centro nel fua canale,fera pi� prefta a darla uolta fua, & quella, che fa
ra l'ultima, & maggiore circonferenza delia ruota,bench� ha egualmente ueloce nientedimeno per la grandezza del
giro, che ella ha a fare,molto pi� tempo ponera in fornire il corfofuo. Simigliali temente le ftelle , cheuannocon»
tra il corfo del mondo di loro propio mouimento fanno i proprj giri,ma uo�'gendofi ogni giorno il Cielo l� danno fo- ?o
praauanzando.
Quello che dice Vitruuio in quef�o luogo � facile, er bello, er � fiato da pof�eriori ufurpaio per dare ad intendere il contrario mouimento delle
sfere de i pianeti
.
Ma che altre ftelle fiano terriperate,altre ca!de,altre fredde,quefta pare che fi a la ragione. Ogni fuoco ha la fiamma fua,
ciie afeend�, ii Sole adunque abbracciando con i raggi iuoi fi la parte Etherea, che e di fopra, rouente..
Cio� come ferro., che bogltente, e tratto dalfnoco.
In quei luoghi doue la Stella di Marte traccore, & per� quella Stella fi fa feruente dal corfo del Sole. Ma la Stella di Sar
tu mo,perche � prosi!ma alia eftremit� del mondo, & tocca le congelate parti del Cielo, � grandemente fredda, & da
quello prociecle, che haueudo Gioue ad andare di mezzo tra quella � quel�la, dal freddo, Se dal caldo di quelii,conie
nel mezzo, tiene effetti conuenienti, & fommamente temperati.
                                                                                  40
Tuttauu Viti: u� ragionando da Architetto, per� non � chef affattichiamq in contradirgli,hauendo per certo, che ne freddo, ne ca,Uo,ne qua*
lit�, ne pasfione fi a la fu, doue fono quei Celefli,e luminofi corpi, i quali fono filmati di fuoco,perche rilucono,ma inuero fono inalterabili,
er
impat�bili, ne perche njbkndono, fi deue filmare, che pano di fuoco : imperoche moki ammali, er molte forze d'alberi, er molte fquame di
pefei rilucono � merauiglia, ne per� hanno in loro fuoco alcuno,
er/e quella Stella � detta calda, er quejt'aitra fredda, non e fenon perche
hanno tal uirt� di produrre qua gi� fintili eff�tti, la doue io mfiujfo altro non e, che occulta qualit� de t corpi Celej�i, che non pu� effer impe*
dita da alcuno corpo trappofio. Ma torniamo � Vitr.
Io ho efpofto come ho da miei precettori hauuto della Zona ornata de i dodici fegni, Se delle fette Stelle , Se della loro
contraria fatica, con che ragione, Se con che numeri pafiano di fegno in fegno,Se f�nifeono il corfo loro. Hora io di-
r� , come erefea e feemi la Luna, in quel modo, che da maggiori ci fiato iafciato . BErofo, che dalla Citt�, � nero
dalla na rione de i Caldei,nenne in Afia,& fece chiara la difciplina de Caldei,cofi ha confermato,che la Luna � da una 5 o
met� come una palla lucente, & accefa, & dall'altra di colore Celefte, & quando ella facendo il fuo giro fott'entra
al cerchio del Sole,allhora � da i raggi, & dal impeto del calore attratta, & fatta rouente, perche il fuo lume , ha pro-
piet� col lume del Sole,Se come richiamata,&' riuolta guarda le parti di fopra,allhora la parte inferiore della L una ci
appare ofcuta,imperocheper la fimiglianza dello aere non � rouente,& quando (la � piobo de 1 raggi del Sole, dicea
�erofo,che tutta la parte filminola era rittenuta uerfo la parte di fopra,& allhora chiamarli prima Luna.Ma poi che
pa fl�ndo pi� oltre ella u� alle parte Orientali del Cielo , abbandonata dalla forza del Sole , la eftreina parte della fua
chiarezza con molto fotti! filo manda � terra il fuo fplendore,& coli per quella cagione � detta feconda Luna, & con
tinuando ogni giorno � rimettere, & riiafeiare il fuo giramento,e detta terza,& quatta Luna.Ma nel fettimo giorno
ftando il Sole � Lenantc, & la Luna tenendo le parti di mezzo tra Leuante, e Ponente, perche con la met� per lo fpa
ci� del Cielo � diftante dal Sole, l�milmente bau era la met� della fua chiarezza, riuolta alla terra . Ma quando tra il 60
Sole, & la Luna fera la diilanza di tutto lo fpatio del Cielo , & che il Sole trammontando riguarder� � dietro il cer=
chio della nafeente Luna 5 perche far� diftante molto da i raggi del Sole rilafciata nel quartodecimo giorno mande-
r� lo fuo fpiendore da tutta la ruota della faccia fua :& negli altri giorni quottidianamentefcemandoalla perfett'io*
ne, e compimento del inefe lunare con i fuoi giri, & con efler nuotata dal Sole fott'entrera Col corfo fuo la ruota, Se
i raggi fuoi faranno le ragioni de i giorni di mefe in mefe. Ma io efponero in che modo Ariftarcho Samio Matheuaa-
co ci ha lafciato gli ammaeftramenti delia uarieta della iftcft� Luna con gran prontezza d'ingegno. Non ci � afeofo
la luna n 011 hauer da f� lume alcuno, ma effer come uno fpecchio, & riceuere il fuo fpiendore dallo impeto del So*
le. Imperoche tra le fette ftelle la Luna fa il corfo fuo breuisfirno pi� uicino alla terra , adunque ogni mefe ella
fi ofeura fotto la ruota, & i raggi del Sole il primo giorno prima, che ella gli palla, & quando � col Sole,ii chiama no-
na Luna. Mail difeguente dalquale effa e feconda nominata 5 trappaiiando il Sole da una fottile apparenza della 70
fua rotondit�, quando poi per tre giorni s'allontanara dal Sole,cre(ce, & pi� illumina. Ma ogni giorno partendoli,
giunta al fettimo d� efiendo lontana dal Sole-, che trammonta d'intorno al mezzo Cielo luce per la met� , & quella
parte, che riguarda al Sole quella � illuminata, ma nel decimoquarto giorno ellendo per diametro nello fpacio del
mondo dal Sole difeofta, fi fi piena, & nafee quando il Sole trammonta, imperoche diftante per tutto lo fpacio del
inondo e c�trapofta, Se dallo impeto del Sole nceue il lume di tutto il fuo cerchio, manafcendoil Solealfi 17 giorni
la Luna e all'Occidente abballata , Se nel n quando � leuato il Sole la Luna quali tiene le parti di mezzo il Cielo, Se
-ocr page 224-
�8 -                                                    LIBRO
ha lucida quella parte, che riguarda al fole, nelle altre e ofcura,& cofi caminando ogni, giorno quali alli 28 fott'eri*
tra i raggi del fole, & compie le ragioni de i meli , Hora io diro come in ciafeun mele il fole entrando ne i legni fa ere
feere, & feemare gli fpacrj dei giorni, & delle hore.
& me pare,che l'oppimone di Berofo, ey la oppinione d� Arijiarcho quafi concarrino in una, ben � uero che Berofo uuole, che la met� della Lu»
na f�a lucida, quella fempre fi r�uolga al Sole,
er queflo pu� fiore, f� egli intende , che la met� fia lucida , uedendola, � non uedendoh noi,
er Arifiarcho mole, che tutto il lume, che ha la Luna uegnidal Sole, laqud oppimonc � migliore,?? � Hata accettata. Dico adunque in fom
ma, che la Luna congiunta col Sole non fi uede, perche ha la faccia illuminata riuolta al Sole
, er la ofeura � noi, ma feof�andofi ogni giorno
dal Sole, il Sok percuote una parte detta Luna con i raggi fuoi,
er perche noif�amo d� mezzo cominciamo � uedere la parte iUuf�rata,cr ne
i primi di poco ne uedemo. per� quello afpetto fi chiama Lunato
, cr in Greco Monoidts, ma nei fettina quando ella � per una quarta del CtW to
lo l�tana,quetta faccia fi uede mezza,®" pero in Greco fi chiama Bicotomos,cioe diuifa in due; al�ontanandof� por',cr riuoltando � noi pi� deU
la met� della faccia illuminata � detta Amphicirtos,c�oe curua d'amendue le parti, finalmente neUa oppofitione dimoiando tutta intiera la fui
ritondezza iUum�nata,� detta Panfelinos,cioe tutta Luna,� piena Luna; et noi dteemo la Luna ha fatto il tondo, ritornando finalmente al Sole,
d� giorno in giorno fi u� najcondendo,fino che di nouo la fu al Sole fottopojla
, er queRo � affa: per lo intendimento della prefente materia.
La quale fornita Vitr. ci propone d� dire come i giorni s'accanano, cs'aUongano,
er le bore mentre il Sole u� d� fegno infegno, er dicendo
(hegiijfiatij delle hore fi fanno maggiori,
0" minori, ci dinota, che gli antichi part�uano � giorni in dodici parti eguali, per� ne feguitaua, chs
Thore detta fiate diurne erano maggiori, che l'hore del uerno
, & quella proporttone, che feruauano � giorni la if�effa haueuano le notti, er
quelle hore conueniuano con le hore ordinarie, che ufamo noi fdiamente al tempo de gli Equinotij ,fcemuuano le hore dal tempo, che il Sole
�ntraua in Cancro, fino al Q�gncQtw s crefeeumo 4d Capricorno
«I Cmsro 3 qudio aumrimmto eifiiU intendere s le feguenti co f� deU
tsdavitr,                                                                                                                                     z?
� A P. V. DEL CORSO DEL SOLE PER LI
DODICI SEGNI.
\^°              M L SOLE adtique quado entra nel fegno del Montone, & traccorre la ottaua parte di quello coni
RS| I \0Wifi l� P'e l'equinottio di Pnmauera; ma andando pi� altra alia coda del Toro,& alle delle Vergilie dalle
jj quali balza la prima met� del Toro corre in maggiore, &pin ampio fpacio del Cielo della met�
gflr^j liei'f° hi parte Settentrionale. Partendoli poi dal Toro quando entra nei Gemelli nafeendole Ver
Igilie crefee fopraterra , & fa maggiori gli fpatrj dei giorni. Indi da i Gemelli quando entra ai Can-
^^t^Ss~=s\ cro,ilquale occupa longhisfimo (patio del Cielo,giu:ato alla ottaua parte failtempodel Solltitio, j©
«Se caminando peruiene ai capo, & al petto del Leone: imperoche quelle parti fono al Cancro attribuite, Ma dal pet
to del Leone, & da i termini del Cancro Fu fetta del Sole correndo alle altre parti del Leone,fcema la grandezza de i
giorni, & de i giri, & ritorna in corfo eguale � quello, che egli f�ceua, quando erane i Gemelli. Indi poi da! Leone
parlando alla Vergine,& andado pi� oitra al feno deila Veita,in quello reftrignei giri fupi,& gli agguaglia � quelli,
che egli faccua eilendo nel Toro. Vfcito di Vergine per lo feno deila Velia di quella, che occupa le prime parti del-
la Bilancia, nella ottaua parte delia bilancia fa lo cqumottio dell'Autunno; & quelcorfo e pari, � quello, che fu fat-
to nel fegno 'del Montone , entrando poi con lo Scorpione cadendo le Vergiiie, andando pi� inanzi alle parti me»
ridiane feema la longhezza de i giorni. Dallo Scorpione al Sagittario uenendo, quando egli entra nelle parti ante-
riori di quello, palili pi� tiretto corfo del giorno . Ma cominciando dalle Anche del Sagitario, lcqual parti fono at-
1 t^Tf>)r\ &■ r�Nnr�i rifili-a K
nonio acquifta corfoeguale'allo Scorpione,& cori i! Sole andando per quei legni � certi, & detcrminati tempi,fa ere
feere, & fcemaregli fpatrj de i Giorni, & delle Hore . Ma io diro delle altre conPtellationi, che fono di Stelle ornate
dalla finiftra, & dalla delira della Zona de i fogni della parte meridiana, e Settentrionale del Mondo.
Qui ci rende la ragione dehrefeere, cr del calare de igwrnt, ma breuemente, er pi� prejh ci ejpone lo eff�tto, che fa il Sole riel mondo entran
do d� fegno in fegno cerca la quantit� de i giorni, bench� la ragione 'fu queka, che il Solefopra terra d� fegno in fegno faccia maggiori, �
minori archi del Cielo
. Per� noifaldaremo ancho quef�a partita, dicendone la cagione uniuerfak, perciodu quando 4 noi crefeono i giorni
ad altri uan franando, pero douemo abbracciare tutta la caufa d� taleff�tto,
cr non quella, che 4 noi bobinanti d� qua dallo Equinott�ale fer*
u� folamente.
                                                                                                                                                                       
il giorno adunque in due modi $'intende ,prtma lojpat�o,che fa il Sole col Mondogirando una fiata fola nel termine di hore 14,^ que&a � Vordi*
- noria figmficat�one di, quefto nome prefo uulgarmente, imperoche gli efyerti agronomi, algiro di hore 74 danno quel di pi�, che il Sole nel*
lo fpacio di hore
24 ha fatto colfuo tnou�mento contrario � quello del Sfrondo, cr queiia � una figmficat�one d� quetto nome Giorno, ne � me*
rauiglia f� in queflo (patio, e comprefo ancho U notte
, perche rifletto � tutto il monda fempre luce il Sok , cr fa giorno in qualche luogo.
Valtra e che per giorno s'intende quello fpatio, che il Sole in qualche luogo Bafppra l'Qrizonte. Nel primo modo il giorno fi comincia dal
mezzod�,
er dura fin all'altro mezzod�, percioche � qualunque habitante deila terra fhndo fermo nel luogo,doue egli �, ognigiorno dell'dn*
«0 il Sole peruiene al mezzod� fopra uno ifieffo circolo tratto da un polo all'altro , er che paffafopra il punto, che gli stafopra, ilqualpunto
� detto Zen�th,
er il circolo � chiamato Meridiano. Imperoche, quando il Sole fi troua in alcun punto d� quello, quando � fopraterra fem*
pre � mezzod�
, cr" bench� diuerfi habbiano diuerf� Meridiani, � ciafeuno pero dfuo � uniforme. Ma i punti del leuare, er del tramontar
del Sole,fiuanno fempre uariando, perche fi uede il Sole hora nafeere al uero Leuante, hora di qualora di
W,er cofi trammontare: Ver fa- 6<3
pere adunque U cagione della diuerf�t� de i giorni, deuefi auertire che'l Sole non fole ogni giorno egualmente fopra. terra,dalche auuiene,che
un giorno none eguale aU'dtro,ben � uero, che ne gli iflesf� grad� di appartamento dallo equinoziale, ne (quali ti Sok ogni di afcende,�n quel
�i fi pone all'oppefia parte,
er per breue, � longo, chefia il giorno fiondo l'huomo in un luogo il Sok gli Mene ogni di (come ho detto) ad uno t
ifieffo meridiano, fenzd che egli pieghi mai in parte alcuna, ne per queflo affirmo, che ad uno lileffo tempof�a il mezzod� � tuttigli habitatoa
ri della terra, ma dico benebbe quanto uno � pi� leuantino, tanto pi� prejlo gli nafee il Sole
, er tanto pi� preflogh u�ene alfuo meridiano.
"La onde fi pu� hauere per quefla ragione, che quando ad alcuni � mezzod�, ad altri � il principio, ad altri il fine
, ad altri la notte, er effendo
la terra come alcuni uogl�ono d� leghe fe�mila di circuito
, il corpo del Sok per ogni hora del d� naturale fa per la ritondezz* dell'acqua, er
della terra leghe %6r.La doue per quef�o conto guardando noi,che hora � di giorno in unpaefe, faperemo che hora f�a in ogni altra parte, fa*
pendo la difianza, che � dette leghe da Miluogo all'altro da Leuante � Ponente. Hora poniamo il Sole nel principio del Montone, che � pun*
to Equinoitiak, [bench� Vitr. lo pone nella ottaua parte) ilche (come s'intenda) diro poi
er che comincie � montare,et maginamo, che il prin
�pio, er il fine del giorno f�a quando fui labro,� fusorio de�TOrizonte da Leuante,?? da Ponente fi troua il centro del corpofolare,qui dico
il giorno effer pari alla notte, perche il Sok diffegna una met� del fuo giro fopra VOr�zonte,
cr l'altra met� di fiotto, er dimora tanto d�fo»
pra quanto di fiotto . facciamo poi, che il Sole fi moua d�fuo mouimento uerfo i fegn�,che fono di qua dalla l�nea equinoziale njpetto � no�x
che fono il Toro, i Gemelli, il Cancro, il Leone,
er la Vergine, detti da Vit. Settentrionali, io dico che igiorni fi faranno maggiori � poco �
poco, fin che il Sok peruenga al fegno del Cancro
, di doue egli comincia ad abbaffarfi,et ritorna in dietro,pero � detto Tropico cio� circolo
del ritorno}che e queUo3che noi imag�namo,cbe farebbe il Sok ,fe egli quando ni entra girando per ungiamo intiero
lafciaffc un fegno mas
mfiefio.
-ocr page 225-
NONO.                                                                    ir9
nife fio nel Cielo, /? come thiam�n� V.quinottiak quel circolo, che fegnandolo il Sole in un di entrando nel Montone, o nella Bilancia, ci di.
mofiraffe ifuoi ueiliggi
. Dal cerchio adunque del Tropico il Sole comincia � difeendere, ey non fare turco Diurno cofi grande, ey p* rche
farebbe a quel tempo il Sole faccia poco mouimento,ilche ci appare per la poca mutatione delle ombre, per� � detto quel tempo Solejlit�o,
come
5 che in quello appare, che il Sole Sia, qui adunque il giorno e hnghisj�mo � quelli, chej�anno di qua dallo Equinoziale, ey la notte �
breutsfhtia, ey tanto � pi� longo il di, ey pi� breue la notte,quanto e pi� torto,?? obliquo [Orizonte, perche il Scie � quellt,che hanno
fo*
nzonte pm obliquo fa maggior [alita, ey dimora piufopra la terra, e? per� lo ffiacio della luce e maggiore, U onde fi corregge facilmente il
te fio di Vitr. la doue egli dice, ad cancrum, qui breuisfimum tenet celi jpacium, per cloche uuol dire longisfimum. rtfpetto al Sole,che nel prin-
cipia del Cancro fi maggior maggio fopra i Orizonte, rtjpetto �noi ,ey Varco diurno � il pi� grande che fa in tutto tanno, Dal SokjHtio
poi difendendo ne i feguenti fegni i giorni fi uannofeemando, perche gli archi diurni fono pi� basfii, e? minori fin, che egli peruiene alia Bi-
lancia, nel cui principio di nouo il Sole fi fa eguale alla notte,eyfi fia il fecondo Equinottio detto lo Equinottio dello autunno, fi cornai pruno
era ? Equinottio della Primavera. Et difendendo tutta uia il Sole ne ifeguenti fegni, igiorni fifeortano per lefopradette cagioni, fin che
entri nel Capricorno,doue fi fa 'C altro Sole\litio,che da i boni antichi � detto Eruma dalla breuit� de i giorni, lui adunque fr�do d So'c k notti
fono pi� longhe che j�ano in tutto Fanno � quelli, ckeft�ntto di qua dallo Equinoziale, ey igiorni confeguentemente fono pm breut^ma a quel
li, che fono di la dallo Equinoziale auu'une al contrario, perciochegli archi diurni [� fanno m�2giori, e? il Sole girando per quelli fia pi� fo*
fra il loro Orizonte, ey i notturni fi fanno minori. Dal Capricorno poi tornando (perche ancho ini � l'altro circolo del ritorno) perche
il Sole comincia � prender maggior fitta i giorni fi fanno maggiori fino,che un'altra fiata fi pareggino con la notte rientrando nel Montone,
ey quefro � quanto ha uoluto dir Vitr. accennando nel traccorfo fuo molte belle cofe. Tra lequalt una � l'ordine de t fegni, ey il modo delie
figure loro^ey quefio dico, acciochegliartefici,:he fanno le Sfere imparino � por bene i fegni celefi\ perche il Sole entra nel Montone per la
tefta fitta, dietro il Montone e la coda del Toro, ey cof� u� feguitando come dice Vitr. V altra cofa e, che dal Montone per ordine fino alla BU
lancia i fegni,che fono, fi chiamano Settentrionali,ey quegli che fono dalla Bilancia al Montone, fi chiamano M eridwnali, perche quelli fono
z o
di qua dallo Equinoitiale uerfo il Settentrione, quelli di la uerfo le parti Meridiane, dico rijpetto a noi, imperoche i fegni, che fono Merlila
ni a noi,cht filanto di qua dalla linea, fono fegni del Polo di L�,
er i fegni, che � noi fono Settentrionali,! quelli fono Meridiani. Dice ancho di
piu,che l'uno et l'altro Equinottio,et ?uno,et l'altro Solefiitio fi fanno nelle parti
ottaue.de i loro fegni,ilche come fi tnt�da cjponcdo Plinio ti
Zigliero dice.Gli antichi per conofeere il circolo obliquo riguardarono qu�io in due tipi diuerfi igiorni fufifier eguali alla notte,et c�fideraron
ancho due gr�disf�me diffaguaglt�ze de � g� or ni,luna tei uernoj'altra nella �la-e,qulio il Sole fi trouaua ne i pati del ntomo,ey ci� jveero co
giudicio e bene p�fando,che tra quejli termini il Sole andajjeferu�do uno ijlcjjo tenore di uagfio no interr�pendolo pi� in uno luogo,che in uny
altro,ey cof� panie loro he fatto,che quelli jpacij fujjer c�giunti fiotto la circonfereza d'un cerchio cotinua o,ey cofi haueuano quattro princi
pij di quattro quarte del circolo obliquo, che in quefio modo fu prima\chiamato,ia que{�&pr�d�da altri argom�ti partirono quel cerchio in do
dici parti equali immutabili in ognifecolo,ma poi per fare la loro inuentione memorabile �fiefiesfi,et � i pofieri dijfegnarono quel circolo con
alcune Stelle, che iut ejfef compre fero,non in modo, che ogni tmagine occupajfe � punto la duodecima parte,ma in quanto fuffero uicwe al det
, 0
to cerchio, er cofi difiero Montone , Toro, ey gli altri fegni, di qui l'obliquo cerchio ha prefo il nome di Zodiaco, ey dif�gwfiro. Et che
le iwag�nincn occupaffero la duodecima parte del Zvdiaco � punto, ce loda ad intendere ancho Vitr. diccndo,chc il capo, ey il petto di
Leo*
' ne, e attribuito al Cancro, ey che il fieno della Vefia della Vergine ha le prime parti della Bilanza, ey altre fintili cofe. l�ora ejhonendo V it.
dicano, che le prime parti del Montone, che fino alle corna ha gradi fei,
er min. ?o. cio� fei parti � mezza delle dodici, nelle quali e partito
egualmente il Zodiaco,
er le ultime fin alla coda di elfo Montone hanno gradi 27 ri fono io � che tanto fi efiienie questa imagine per longo.
Di quefio numero la oltana parte � 2. �con le quali il Montone auanza l'egualit� de igtorni. il filmile s'intende degli altri fegni, ey ben-
ch� quefio nonfiacof� 4 punto nientedimeno ci pu� bacare la uicinanza , che pu� fatisfare alla ofieruanza de i uolgari. Columella nel nono
bench� approui la oppimene di Hipparcho dicendo gli Equinozi], eygli Sofiitij far jl nelle prime parti de i fegni, pero eglifegue Eudoxo, ey
Mirane antichi agronomi, che diceuano gli Equinottij, ey Solejhtijfarfi nelle ottaue parti de 1 fegni, come dice Vitr. pofero quefio quegli
antichi feguitado la confuetudine, imperoche quei giorni erano dedicati 4 certi facrifici,ey nominati per fiacre cerimonie, ey quella oppmione
+0
era fiata accetta dagiihuomini uolgari, pero forf� e troppo fiottile la ejhofitione del Zigliero. E ancho da offieruare in Vitr. la rejfiondenza
de igwrni,qud>ido il Sole,e in wifegn�,con quellt,quando egli e in un'altro, ey pero dice che il Leone riffionde � i Gemelli, la Vergine al To*
ro, la Bilancia al Montone, ey cofi gli altri, perche e una ifieffia ragione dello andare, ey del tornare,ey conclude, che cofi come 1 giorni uan
no crefcHo,efc;mando,cofi crefcono,ey feemano gli fpat�j delle bore ejfendo quella proporzione della parte alla parte,che e del tutto al tutto.
Ma perche chiara, ey uniuerfale dimojiratione fi dia diremo,che in ogni Orizonte,tanto di giorno,quanto di notte fia quefio, e quella longo,
� breue quanto fi uogha, la met� del Zodiaco fiale fopra, ey l'altra feende (come detto hauemo) di giorno monta quella, che cominciando dal
luogo oue fi troua il Sole fecondo l'ordine de 1 fegni fi fia inanzi,e? l'altra tr ammonta,cio� quetta,ehe principia dal luogo oppof�o al luogo oue
fi troua il Sole, ey per lo contrario di notte quella afeende, ey quefia difcende, ey quefio e ragioneuole
, perche efiendo (come detto hauemo)
[Orizonte, e? d Zod�aco due cerchi de 1 maggiori, neceffirio � che in due parti eguali l'uno, ey l'altro fi panifichino. Adunque tanto digtor
no, quanto di notte fei fegni naficono, ey fei cadono : per� neii'obliquuo Orizonte � que%, che fono di qua dalla linea nel giorno dello Equi*
So
notilo di Pr�mauera monta la met� del Zodiaco, che declina uerfo il Poto manifij�o, che contiene i fegni dal Montone alla bilancia, ey per lo
contrario,nel di dello Equinottio dell'autunno m�tando [altra met� quella difcende.Ma quella met� del Zodiaco,che comincia col punto del So
leRitio della fiate in grandissimo ppacio monta,ey in breuisfimo difcende,ey nel punto della Bruma,quella met�,che in breuisfimo (patio afceit
de, in longhtsfimo difcende,per che nafee tanto nella notte d'Efiate, quanto nel di del Verno breuisfimo,et difcende tanto nel di d'Ejtatc,qu�to
nella notte del Verno l�ghisf�mafia onde gli habitanti fiotto,i,circoli polari la met� del Zodiaco,che comincia col punto del Soiflitio cofi, come
nello /patio di hore
14 filetta cofi in uno infrante fi pone, ey pero lo contrario l'altra come in un'infrante fi lena, cof� in bore 24 fi pone,U
doue quanto una met� del zodiaco prende ti principio fuo piuuicino al pi� alto Solftitio tanto inmaggiore fifiacio di tempo fiale,ey in minor fi
pone, ey cofi due met�, che cominciano con un punto da un Soli�itio egualmente rimote con eguali Jpaiij di tempo falgono, ey fi corcano,per
che nafeono, ey cadono con notti, e? giorni eguali, eyfe due met� del zodiaco cominciano da due punti oppofii, in quel tempo, che una fiale,
[altra fi pone, perche lo ifrefifo d:, che una leua,i'altra cade, ey nella ifrjfit notte, che una monta/altra trammonta; pertiche quelle met�, che
nafeono con punti da uno Equinottio egualmente diflantijn quanto tempo che una fi leua, l'altra cade, ey quefio � quello, che dice Vitr. � i
giorni de 1 Gemelli e'fier pari igiorni del Leone. Prendefi ancho la quantit� de i giorni dagli archi diurni, iquali fi fiatino maggiori, e mino*
ri fecondo
, che il Sole e pi� uicino, � pi� lontano da gli equinotij, ilche � gi� mamfefto. Et qui ci far� una tauola, che ci dimoftra digrado
iu grado la longhezza de igiorni, cominciando fiotto l'Equinotiale fin fiotto il Polo.
L'altezza
S<!}
-ocr page 226-
0
s
foltezza del
Mort
Minuti
Seccm
Polo.
48
*5
5*
4
49
*ff
0
8
50
iff
5
44
if
»3
5*
5*
ICT
30
3*
5?
�S
52
54
tS
54
8
5*
*7
7
4
|5
*7
2 1
4
57
»7
3«f
lS
53 .
»7
5*
48
55
i3
10
48
ss
iS
30
5<*
fi!
sS
53
20
ff 2
13
tS
24
ffj
13
48
40
64
20 '
24
24
«5
21
10
3*
iS.fi'
2 »
20
40
L I B R
zzo
L'altezza del
Horc
,Mi/Mt*
S««rO,'M
Polo.
t
*2
?
28
2
12
ff
5<?
3
1 2
io
24
4
12
»4
0
5
12
»7
v 28
6
20
5<?
7
1 2
24
48
8
12
28
0
s>
12
3<?
IO
12
35
»2
11
X 2
38
43
li
I 2
41
24
1J
I 2
46"
8
*4
l 2
49
44
»5
1 2
5?
28
is
I 2
57
20
*7
13
i
4
18
«3
4
3<?
*3
»?
8
5s
20
»?
: 2
48
2 S
*3
is
48
Si
13
21
4
2?
1?
2|
4
24
1?
23
2 O
2S
«3
3?
3>
2ff
»?
?s
0
27
»?
41
*4
28
»?
46"
is
23
»?
�$
30
»?
\S
31
14
1
»2
32
J4
<J
8
33
14
I 1
» 2
34
14
Jff
24
3?
14
2 I
5*
35
'4
27
2Q
37
*4
3?
4
38
54
37
36"
jjj
»4
44
5ff
40
'4
51
» 2
41
T4
17
44
4*
*5
4
' 24
4?
15
11
44
> $
18
4$
4.5
« ?
Z6
S
4 6'
» 5
34
8
47
»s
4*
24.
Continuatione de i Giorni, � della Luce,
Bore             Minuti           Seconde
�7
24
1
40
eS
42
t
»«■
«3
54
iff
25
70
.64
»?
4*
71
74
0
0
72
Sa
tf
33
73
83
4
58
74
ss;
«7
0
75
104
1
4
7-ff
110
7
27
77
US
»4
22
78
l 2 2
»7
<>
79
127
3
5>
80
»?4
4
58
g 1
J39
3*
3^
82
»45
<r
43
83
151
2
<?
84
%iS
3
?
ss
161
5
2|
Ss'
llS
» z
2?
87
17»
2t
47
88
I7<?
5
23
,83
18». �
2 1
58
-#»
»l7
e
?*>
Et co/? c/t�nfo /�«o t giorni tanghi al tempo del SoMifto, tanto fono le notti al tempo delk "Bruma di modo,che in tutto Tanno tanto �loffat�o de i
giorni, quanto � lo fbatio delle notti
. Volendo adunque noifupere quanto � il d� maggiore in ciajcun paefe, fi nccorrcra alla predetta tauo*
U, doue prima fi trouera rattezza del
Polo, e <f incontro e la grandezza del g'-orno fecondo ihore,e minuti,e feconde, Ma che il mondo
fia habitatofin la doue fono mefijei d� notte, etfei di giorno,quello � gi� manftfoper la pratica degli huommi,ey per gii fcritti di
moiri. Ld
natura � quelli ha premilo. I a Luna con lofuojblendore fbeffo gli uif�t�. 1 CrepufculigU jono tOnghi tanto la fera, quanto la mattina. il
Solegh la]eia firn tmpresftone dimorandogli tanto jopra la terra,il paefe con 1 monti e coperto da 1 uenti, ilfito � mcuruato,che ricette meglio
il-calore . lu� le finis fune pelli fi trottano, ey il mare , che pur per la falfedme da mencio di qualche aduftime
, bench� geli, � pero copio*
fi fimo di pefci. Gli huommtfono gagliardi, e robufti, ey Li terra non fi j degna di produrre herbe
, ey metalli in gran quantit� di modo,che
gli antichi, 1 quali non haueuan ueduto pi� manzi fono fati dapoijenza lor frutto dalia efperienza conu�nti. Ma tornatno al proposto, ex
�khiumo breuentente dueUo,cbe e (tato offeruato del mou�mento del Sole,neile quarte del Zodiaco,
Io dico che il Sole ita per la prima quar*
ta del zodiaco in giorni
94 horeit,ey delfuo eccentrico gradi 9? minuti 9. Va per la feconda,che � la quarta ejhuajn giorni 92 bore 12. &
delfuo eccentrico gradi
91 minuti u Va per U terza ingwrni 38 bore ?. er delfuo eccentrico gradi 86 minuti 41. Va per la quarta del Ver
no in giorni
90 bore 2. minuti ;; feconde 2. er delfuo eccentrico gradi S� minuti 99. Fa la meta Settentrionale del zodiaco in giorni 1S7. l'ai
tra meta �ng�orri�
i;8 bore ^minuti jj. feconde 12 la doue andando per la met�. Settentrionale pone giorni S bore 18 minuti ^..feconde 48
di pi� che andando per la met� Meridiana .
Hora io diro delie altre tonfte�lationi, che fono dalia delira, & dalla finif�ra della Zona de i fegni difpofle,& figurate di
Stelle dal Settentrione, & dal Meriggi©.
Propme Vit. quello,che egli far intende, dapoi che ci ha efblicate il corfo del Sole il crefcere,0" feernare de gli ffatij diurni,ey delle kore.Et dice
uobrei proporre dfto delie j�elk pcj�e di qua ,eydila dal Zodiaco
, per cicche efjendo alcune imagim nella larghezza del zodiaco, ey alcu-
ne fiori, ey bauendo detto di quelle, che fono dodici, ey quali, ey come filano, uuole egli trattare di qudle,cbe fono fuori delia larghezza,
- ey per� tratta di quelle, che fono dalla parte Settentrionale,
er di quelle, che fono alla parte di mezzod�,chiamando Sydera le conjiellattoni,
cio� le imagini intiere compojte di pi� Stelle, er Stella una fola Stella.
C A P.
-ocr page 227-
NONO.
C A P- VI. DELLE C O N S T E L L A T I O N I CHE
SONO DALLA PARATE
SETTENTRIONALE.
«i
gHi] L Settentrione, ilquale i Greci Arcton , � Hc�ice chiamano, ha dietro � f� pofto il Guardiano , da
quello non molto lontana e la Vergine, fopra il cui humerO deliro � una hi cidi sfuria- Stella, laqua-
le i Latini chiamano Prouindemia, & i Greci antichi Protrigeto«,& fa fua apparenza e pi� preflo
fplendida, che colorata. Euui ancho un'altra Stella � dirimpetto tra le ginocchia del Guardiano del
l'Oria, che � detta Arcturo, & ini e dedicato all'incontro del capo del Settentrione attrauerfato ai-
li piedi de i Gemelli il Carrettieri, & ita fopra la fortimka del corno del Toro. Similmente nella
fommita del corno uniiiro del Toro alli piedi del Carettieri tiene una Stella da una parte , che fi chiama la-Mario
del Carrettieri, clone fono i Capretti,& la Capra.
Vitr. non [oh pone le imagini Cekfti, che fono raunanze di una moltitudine di Stelle, ma ancho qualche Stella fegna�ata da f�, ne meno, le pone
tutte, ma folamente quelle, che per gli mjctmenn, e cadimenti loro fi conofeono. Pero fi uede,che Vitr. ha battuto intenttorie di ejfcner quel
lo,che, appare fopra il nostro hanifpero
,er fero ha ragionato prima de i Peli in quel modo, come per legge perpetua il Settentrionale J�effe
di fopra,
er l'altro difetto, ma peggio �, che il tcfio e pi� feorretto in quef�oluogo, che altrcue, e? f� la diligenza di molti ualenti huomtni
non a hauejje aiutato, poco fapresfiwo, che 'dire. Va �tomo una carta di Gioanni St&bio, d'Alberto Durer�
, er del Volpaia Urenti*
no fatta da tutti tre �nj�eme, mllaquale fono le imagini Cele/li molto ben pofte, itti e di/tinto il zodiaco infegni, er gradilo? poj�efono le ima*
gini fecondo il (ito loro alitanti dal zodiaco, indiente col numero delie Stelle, che le adornano,
er la quantit� � grandezza loro, er ancho ci
fono alcune (ielle poj�e dafe,che non entrano in fare alcuna imagine, cr molte ci fono aggiunte per la relatipne de nauiganti,che appartengo*
no <M'altro Polo. Et noi qui fotta paneremo la tamia di effe dimoftrando per ejja quali funo Settentrionali,
er quali Meridiane,?? che la*
titudine s'habbiano,cioe quanto patio dal zodiaco uerfoi Poli difcofle, ?? che longitudine, cio� quanto pano dal principio del Montottefter
- la longbezZ� del zodiaco lontane, dimof�rerasfi ancho la lor quantit�, perche altre fono pi� lucenti, e maggiori, altre minori,?? di manco lu-
me, altre uanno nel mezzo del Cielo con unfegno. altre con un'altro,
er tutte quefie co/e fono Rate molto bene calcitiate dal mio precettore
Meffer Federico Dsljino del
ijio ilquale confomma diligenza ha fatto lufottopofta iauola,che da me per la riuercnza,che gli ho portato,??
per la ragione efficace,
er per Vauttorit�fu�, e (lata [limata giujiisjima e ben fatta, -er pero io ho ucluto riferirmi aUa calculatione di quel
Millesimo
er lafciar il difjegno gi� fatto da tanti ualenti huomtni, prendendo grande mcrauiglia, che � Greci habbiano hauuto tanta author�*
t�, che con tanto confenfo di ognuna habbiano empito il Cielo delle lorfauole, che con firmate dapoi,per niun modo fono fiate immutate, f� far
f� � maggior-antichit� non fi hanno � riferire . Ma feguit�amo il propefito ncjlro,
er uedumo la Tuuok.
io
o
..■■■■..-■                                                                                                                                                                                                    :. . ■ ■
MI
- Jjjg. _
TAVOLA DELLE LONGHEZZE, LARGHEZZE PARTI,
ET GRANDEZZE DELLE STELLE.
Vr/<e minor is. 7
0 1
Long�tudo. Pars.
latitudo,
ss
Long�tudo.
Pars.
Latitudo
Long�tudo. Pars.
Latitudo
,
Ldfi
S
§0
Lati.
§0
S G M
Lati.
S G
M
^2
3
S
G M
S G
M
S
G
M
S G
M
^2
H 20 0
7?
66
0
3
SI
22 $o~
4<y
30
2
X
27
50
81
40
4
n 22 20
70
0
4
SI
Il 30
25
20
3
V
10
20
83
0
4
<5p 5 so
74
20
4
a
14 0
28
15
3
y
27
30
78
4
tfp 19 JO
71
40
4
si
21 30
3$
«5
4
Y
li
40
77
50
4
<?P 23 30
77
40
4
si
29 40
2*
3
tf
0
30 it
80
30
5
si 7 0
72-
2
17
2 40
2$
0
3
V
11
30
8x
20
5
SI is »
7?
74
2
nn
2 O
5?
30
2
b'
15
0
80
15
5
Qua; e(i
extra
f�rmam.
«p
7 *°
55
40
2
<5p
3
10
84
30
4
SI 2 50
Vrfg Maioris 27.
7?
71
IO
4
«p
ii> 40 7?
Exttv» f�rmam.
S4
0
2
n
ir
1 0
1
10
83
84
30
50
4
4
<5p 1 f io
7?
39
So
4
ip
17 4
39
45
3
SI
zS ,
87
3 0
6
69 15 40
43
0
5
rrp
10 0
4i
20
5
si
11
30
26
So
6
<?P i 6 io
4?
0
5
a
4 *°
*7
*5
4
np
28
Si
15
5
<5p 16 0
47
I 0
5
a
3 io
15
10
4
«�P
23
1 0
8?
0
5
(5p \6 30
47
0
i
si
6 O
20
0
06
tip
28
IO
84
50
<3p 18 0
5o
5
si
2 O
22
06
tP
2.9
78
0
3
�p 20 20
4?
4
si
I O
23
0
06
■A.
2
50
74
40
4
tfp 22 20
44
20
4
si
ii> *o
21
15
06
J^
2
30
70
0
3
69 28 $0
42
0
4
Dmcom'i 31.
ol
27
IO
64.
40
4
SI 0 50
40
*5
4
"?
I<T 30
7<»
4
rrp
1
0
«5
30
3
Si 0 30
3 5
0
3
?
1 40
78
30
4
SI
.?
0
61
15
3
<(P 2f 20
23
20
3
?
3 0
75
40
3
SI
3
0
$c
15
3
tfp ZS 10
7f
28
20
3
z
17 io
80
20
4
Cepfoei ii.
Oj> 2$ 30
3^
0
4
T-
15 30
75
3
tf
28
50 7f
75
40
4
�p 2f 40
33
0
4
1b
14 30
82
20
4
b
22
50
64
15
4
SI 730
43
0
2
>
22 IO
78
15
4
Y
27
io
71
10
4
si « 0
44
2
7o
l8 40
So
20
4
Y
6
10
69
0
3
SI z* °
$1
e
3
vw
9 20
81
IO
4
X
Z9
IO
7*
0
40
-ocr page 228-
22 .
L I
B
R O
y
-
Longitudo.
Pdrs.
Latitudo
Longitudo,
Pars.
Latitudo
0
Longitudo.
Pars.
L<*t�«<te.
0
Lati
�0
3Uft-
"S
Ldfr'
So
S
G
M
S G
M
8
S
G
M
S G
M
*3
S
G
M
S G
M
^3
SS
X
Z9
7?
74
0
4
A
25
IO
,7?
20
0
3
?
1
0
7?
58
5
Y
18
20
fS
30
5
J-U
11
IO
25
0
3
?
3
55)
3
V
27
20
6%
30
4
�b
IO
20
25
30
4
5
IO '
63
0
4
V
6
10
60
15
5
jTj
II
l 0
25
0
4
?
5
IO
54
0
4
Y
7
10
61
»5
4
Extra f�rmam
8.
20
40
61
0
4
Y
8
7?
Si
20
5
/L
ts
50
30
1
?
12
0
69
20
4
Extra /d
rnum
i.
«
4
30
?r
44
30
2
5
IO
70
M
6
V
3
30
0
54
©
'5
*
1
30
45
4
?
5
40
71
*5
6
Y
.11
IO
$9
4
*
1
40
48
0
5
5
30
72
15
6
Boofis 22*
*
3
30
30
5
«
20
30
60
15
4
.Tp
22
IO
7?
fi
40
5
«
7
0
44
45
4
*
i5
10
63
0
4
'TP
24
0
58
20
5
5
0
44
4
«
5
30
<?5
30
4
m
2?
io
60
IO
5
*
11
I 0
4<?
10
4
*
3
1.
63
40
4
"P
2i>
54
40
5
*
.* l
30
7r
20
4
*
0
0
64
15
4
■�k
5
49
0
3
Uerculis
2p.
«
t
0
60
0
4
/L
15
39
13
50
4
7
30
?r
37
3
j~b
24
57
4
JX
25
48
40
4
*
23
30
43
0
3
«
2 2
30
7?
3 3
20
5
■TU
25
3Q
53
15
4
<s
21
30
40
1 0
3
Lir<t* /ew uultc
r� cadenti: io
JX,
24
57
30
4
«
?7
50
37
IO
4
*>
7
1 0
7?
62
0
1
JX
27
30
46
30
4
?
6
30
48
0
3
*>
IO
IO
62
40
4
JX
28
20
45
30
5
?
11
50
49
30
4
>
1 0
IO
51
0
4
JX
28
P
4l
40
5
17
30
52
0
4
>
13
60
0
4
jx
25
30
4'
40
5
?
25
20
52
50
4
^
2 1
61
20
4
JX
25
50
42
30
5
?
2 1
30
54
0
4
?■
2 1
60
20
4
JX
27
39
|43
0
5
*
21
20
53
0
4
*>
1 0
fs
io
3
�k
15
5.9
40
%S
3
25
30
40
3
>
IO
40
ss
9
4
JX
15
30
41
40
4
q:
5
53
4
*>
63
0
ss
20
3
JX
J4
So
42
10
4
*
25
|5
30
5
>
»3
50
7,f
54
45
5
Is
«L- ..""y ".liti -'»■■■ J�
Q I
_H Longitudo. Pars.           Latitudo.
Longitudo. Pars.          Latitudo.
Lati.
Latitudo.
S G
21
19
*4
Longitudo. Pars.
Lati.
7*
s:
�<'
41
3
4
3
3
%>
8
41
5
ofc
4
3
6
Net.
4
3
4
4
fi
2
4
4
3
4
2
4
4
4
4
4
4
4
5
5
lis
3
5
M
20
30

20
p
40
40

o
IP
p
10
o
p
30
45
4P
4P
20
45
59
|o
3P
45
20
G
50
54
57
60
64
69
71
74
49
52
44
55
57
64
64
? 3
4P
5l
45
45
47
4P
45
47
47
G
4
7
22
4
27
23
16
21
22
*7
20
2 1
24
25
27
27
20
19
19
*7
4
2
z
3
4
G
24
28
6
18
23
9
I �
1 I
6
2 0
23
25
25
4
2 1
2 2
2
M
20
So
IO
20
p
2P
p
3P
4P
4P
3P
20
o
30
p
M
s
Gali,i7.
S G
44
M
20
o
o
5 2 44
Si 40
51 4°
M
49
39
G
25
28
28
24
M

15
45
o
o
s
II
n
H
II
II
n
re
n
n
n
n
ir
H
n
11
H
7?
lo
39
3P
10
59 \
30 7?
Perfei %6.
39
p
39
20
30
2 0;
49
I O
39
30
20
3P
0
3P
43
40
59
io
59
o
10
Y
H
Y
V
n
n
u
n
n
H
4
3
2
3
4
4
4
3
4
3
4
4
io
o
10
12
11
7**
Extrd f�rmam,
18
31
20
30
31
2 2
20
15
»3
io
1 o
18
IO
5
5
1 2
io
1 40
5 5
14 30 7?
Auriga 14.
2220
22 io
14      5.9
22
      40
21          o
21      40
11        /O
12           O
n 5P
i> 4P
15       3°
15 5°
1610
io 30 7?
p 5
o 5
40 oh

37
34
32
34
3*

*7
27
*7
27
23
zi
21
22
28
28
*5
26
24

39

20
IO
o
59
40
20
o
o
o
o
15
o
IO
o
15
39
45
50
59
39
o
15
20
40
o
o
I O
o
39
1 O
2 0
4
4
1
2
4
4
4
4
4
3
3
5
5
06
X
7?
X
X
X
Y
n
Extrd f�rmam 2.
030 7f
3 40
Casf�opete n.
27 3P 7?
o 40
2 50
6     3P
1 o     30
15
     50
2 1     30
Anguitenentts 24.
14 40 7? 36
17 59
                       27
»8 5Q                    Z6
p 3
«5 4
39 4
-ocr page 229-
NONO.
***
Longitudo.
Vdrs.
Latitudo.
«8
Longitudo, Pan.
Latitudo.
i
Longitudo, Pars.
Latitudo
Letti.
JU�?'.
'5
Lati.
S
S G
M
s
G
M
8
S
G M
S G
M
^3
«1
s
G M
S G
M
4^ 3
IO
7?
33
0
4
■SS
8 40
Ti
3s
0
4 [1°
24 3°
30
0
3
T 4
30
31
4
«
11 30
40
0
4
>
23 0
30
3
* 28
IO
23
fo
4
*
Il IO
. 3*
0
3
>
25. 50
3*
30
5
* 24
50
17
0
4
*'
II $Q
*5
3
>
is 30
z8
40
5
* 25
»ff
30
3
*
1 » 1 a
37
15
4
>
3 1 O
2ff
40
5
T Iff
30
*5
0
4
*
13 q
42
30
4
>
I 2 O
7?
jff
20
3
4^ 22
lo
«3
4
MJ
11 30
2i>
*5
3
Extra fi
raduj
tf,
T 23
IO
14
20
4
*
14 40
7P
zs
30
4
*>
23 3°
7?
2 l
40
3
4� II
0
7
30
3
«
14 io
2?
20
3
>
28 40
?i>
10
3
� 13
^
U
3
«
Iff IO
24
0
3
■Jb
1.5 5°
*>"
0
4
Cp 12
So
MenW.
2
15
4
«
18 40
tff
4
>
18 0
20
0
3
? *4
l 0
l
4
*
28 0
iff
15
5
>
19 30
15
30
5
? 14
So
O
20
4
:p
1? 3°
10
4
>
II .10
iS
10
3
� 15
4,0
O
*5
5
%
Iff $0
8
30
4
Delfini io.
q; 17
0
1
0
5
4}
17 40
10
JO
4
WA^
7 30
7r
253
10
3
� 2
0
7?
X I
3
%
2? 3°
20
0
4
���
8 30
2i>
0
4
'� !
3
1
20
5
%
28 30
21
1 0
4
V*^
8 30
27
4.9
4
? O
30
3
10
5
lo
8 10
7r
27
0
4
«ss
8 20
'-
32
0
3
<3S 25
40
1
20
5
Sugifte.
/�
*'*�'**"'
10 0
33
50
3
q: 2
30
0
40
5
&w
5 io
7?
3-3
20
4
*A/V
li i*
32
0
3
T~ 0
30
Merid.
0
45
4
;p
iff 30
3-9
IO
6
(A*-""
13 0
33
IO
3
Exfrrf f�rmant ;.
>
2* 40
35
SSS
7 20
30
*5
ff
ip 21
$0
?r
28
io
4
*>
24 3°
35
0
S
�VC
7 io
31
c
Cp 22
.3°
2ff
20
4
23 io
7?
38
45
S
WS
8 so
7?
30
4
q; 22
io
2*
0
4
Vukuris'uokntis. o.
Equi primi 4.
� 23
-
27
0
4
lo
27 «
2ff
4
»e
Iff IO
7r
20
&b
� 24
j 0
33
«
4
>
24 4®
27
io
3
$c
17 50
20
eh
Serpenti!
t«5
>
23 40
25
IO
2
«e
Iff IO
%$
30
eh
Longitudo.
Pars.
Latitudo,
Lati.
5
SO
S
G
M
G
M
^3
5
S
Y
2ff
20
s
3 0
5
4
»
7
30
ff
0
ff
4
«
11
10
4
5
4
tf
*3
40
1
4
4
«
*S
IO
2
30
4
3
tf
iff
50
1
4
3
«
9
5! erri.
1
5
3
tf
7
�Acrid.
t
30
S
3
»
4
So
s
*5
4
3
Extra fi
>rtnatn 5
4
«
0
7?
I 0
30
S
4
«
11
30
10
0
4
4
«
11
10
1 2
40
S
4
»
2
30
11
IO
5
5
»
0
0
7?
10
40
S
5.
Td«ri 2>.
5
»
15
IO
Merid.
ff
0
4
3
«
15
7
15
4
»
"4
30
S
4
3
^
14
1 0
s
15
4
3
»
15
5
S
4
«'
23
30
8
0
3
3
^
2ff
30
12
40
4
y
22
So
14
4
3
il
2
0
IO
0
4
3
H
2
So
*3
0
4
5
»
28
So
Merid.
s
45
3
5
n
0
IO
4
i*
3
-g
oh
Longitudo. Pan,          Latitudo.
lati.
S G M
             S G
Longitudo, vm.
Latitudo,
JLVt�l.
7?
G
14
.9
IO
1 2
14
»5
2t
2?
21
ff
7
2
1
o
2
4
1
M
o
S
Y
Y
Y
Y
Y
Y
Y
Y
v
Y
Y
&
M
So
30
o
o
30
40
40
50
40
o
o
IO
50
0
30
O
30
S G
32
41
42
44
17
i5
*ff
32
28
37
3S
29
28
35
34
32
41
iff
20
Jtp
19
7
$
7
*
M
20
o
o
o
30
50
o
20
30
o
20
40
o
o
30
30
30
o
30
40
40
o
20
20
40
«
17 30 7?
Equi fecundi 29,
7 40
25
2ff
rs
3*
19
25
25
35
34
29
29
18
i<>
I*
iff
iff
iff
2 1
41
34
3^
24
27
23
32
3S
Y
Y
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Y
Y
Y
Y
V
©
30
o
40
30
o
o
30
o
30
o
o
o
o
9
30
15
5o
30
o
o
o
30
2
xx
iff
24
24
18
18
iff
iff
8
io
11
IO
25
»7
25
3
7
7
o
0
30
20
5o
5o
20
o
So

20
io
20
a
So
IO
30
30
IO
7?
TWBgttft 4.
0        j!0
1      50
ff IO
ff 40
Aneto ir,
2ff 30 7?
27 30
o ^o
* 20
Andromedie 21.
io 7?
10
*5
iff
14
*3
14
IO
30
30
-ocr page 230-
L I B
R O
jut�«<fo
S G M
0     40
1           O
l 20
3 20
* 1$
�.IZ
-tet
Latitudo �l longitudo Pars
Longitudo^ Pars.
Latitudo.
Longitudo Pan
e
c-r
>3"
»
s
s
4
Net
4
4
4
4
4
4
5
4
4
4
S
4
4
3
3
3
2
3
1
Lati,
mf
mf
&!
G
18
to'
15
20
SL'�G M l'js
M
IO
1 o
50
30
S G
1
3
4
2
M
20
20
30
40
20
»s
io
40
IO
30

o
30
20
40
50
»S
o
30
o
30
o

30
IO
G
G
iS
M
M
S
H
31
31
H
in
n
n
n
n
n
31
H
31
SS n^>
7f
t5p
<Jp
tfp
Mens.
H
n
50 ^
io
o
o
o
o
o
30
o
40
o
o
20
o
o
30
40
zo
o
30
o
4*
o
20
40
o
2
1
7
i o
*7
*5.
i
i
%s
28
77
28
i
t
22
22
^3
23
40
30
40
10
lo
5*
50
50
lo
IO
Gem�'norw» 18.
li      IO       7F
i
22
3!3I
3
4
S
3
2
4
e
4
o
1
5
7
3
5
4
3
3
5
*7
2
t
2
<?
,?
n
31
4
Cancri 5.
4
I
3jtfp
4'tfp
3,<?P
o
27
27
o
I
S
28
2 2
25
io


io
IO
20
IO
30
O
O
t
I
2
O
S
x 1
1
7
2
S
4
7
io
7
1 2
i>
z 1
8
4
<5p
cJp
4',�7,
4�<5p
405
5 <$>
5,
30
*5
o
20

50
40
40
o


o
30
15


40
50
mf
mf
mf
7f
7?
to'
6
8
11
13
16
1
1
2
<S
* o
7
4
2
3
t
2
o
S
1
l
3
7
i 6
o
1

3Q

50
50
?o

o
30

$0
30
$0
$0
tfp
cip
jc*p
<3p
CSp
5:c5p
e5p
CJjD
<5p
31
5i(Sp
c5p
s\<*9
*\
STL
su
il
7r
mf
rmani
mf
7?
7f
zo
}o
}�
o
I O
30
Extra fo
S        D
II          O
3 50
<y 50
?
3
$0
5

3 o
20
20


f
ni
a
a
I  x
II
zs
28
o
l
4
3
3
Leoni*.
8 10
4
4SI
3\a
4|�7,
4io7.
7?
3° __^
Extra formatti iu
1 1
*4
'4
20
22
20
22
0
0
o
o
o
30
tf
*4
50
31
i)
$0
31
I O
H
»5
31
18
n
»8
J�
mf
f
ni
Extra formatti.
24 o mi'
26T 20 -fi
$ o mf
Longitudo,
Paw.
Latitudo»
Longitudo,
Paw
■Latitudo.
0
Longitudo.
Par*. Latitudo.
Lati
e
Lati
"5
Lati.
5
60
S
G
M
S G
M
S
G
M
S G
M
E
S
G
M S G
M
E
0.
23
2 0
mf
1
50
4
np
t8
20
7?
2/
0&
-TU
4
30 Mm'i
3
5
a
15
So
4
0
s
Vtrgin�s. zs
-Tu,
8
fo
3
20
S
a
17
IO
0
s
0
s
^P
iS
10
?r
4
1$
5
rG;
12
$
3
20
S
a
14
6
mf
3
40
6
"P
16
5
40
5
.�b
*7
0
7
IO
6
a
17
IO
4
I 0
4
np
20
30
8
.0
S
j\.
18
0
S
20
s
a
22
26
4
«5
4
tip
20
0
5
30
S
j\.
20
2 7?
7
So
«
&
23
O
0
10
4
"P
18
So
0
IO
3
CfreZarww.
ol
2<r
So
ft
4
0
s
np
28
S
1
1 0
3
*
7
50 7?
0
40
2
np
0
1 0
5
20
«
JT-
3
0
2
So
3
«
<j
Sb
2
30
s
tip
2
0
2
20
d�b
7
0
2
So
5
«
1 2
D
S
So
2
»?
i
1 0
12
*S
jp
IO
So
i
40
4
*
7
30
8
3 0
s
np
4
0
*3
40
z\�h
4
1 b
8
30
3
*
*4
S Merid.
1
40
4
np
4
IO
2 1
IO
S
np
a'8
0
7?
*?
5
«
1 �
IO '7? io
iS
4
np
<T
1 0
5>
40
3
jn.
0
0
11
40
6
*
»7
40 40
4S
4
np
IO
IO
S
So
3
JTl,
2
**
IO
s
«
22
jo 7f
3
4
tip
1 I
1
1 S
4
i"L
�ff
Merid.
2
0
I
Extra f�rmant.
irp
II
30
mf
O
So
4
�t
»4
40
7?
8
40
3
*
%6
0 7f
9
0
5
np
tip
17
14
2 0
2 0
3
il I
1 z
5
1
»7
io
5
3
b
20
l 0
5
5
«
23
6
40
4
*
24
1 0
9
3 S
4
Extra f�rmant.
/L
13
5o
1
30
4
«
2.3
20
0
6
a
25
So
7?
*3.
20
5
-Q.
»7
So
Men'd,
20
5
«
20
IO
Merid.
0
20
s
a
2'8
0
*S
30
5
-TU
2 1
30
1
30
5
*
21
0
Merid.
7
30
4
«P
7
20
I
10
4
j\«
17
7f
S
30
5
*
i 2
5o
7
30
3
nn
7
0
mf
0
5
.a
2cr
1 0
7
30
4
m
21
e
8
30
4
np
7
2
40
5
-TU
27
1 0
2
40
4
: -
21
5 0 Merid.
i>
40
4
np
np
14
14
40
IO
7?
3 0
2'5
0
b
et
06
■TU
*
28
25
2
IO
30
rtvA fri
7?
n
b
5
40
30
So
4
4
3
*
Scerpi
ZS l 0
zs
mis.
7f
.Mer/A
1
1
20
40
3
3
-ocr page 231-
t
NONO.
tXf
Longitudo.
Pdf*. Ltfitudo,
longitudo.
P<<M
tatitudo.
.2
Longitudo.
Par?.
lat�tudo.
a
l4tl.
tati.
"5
�0
tati.
"5
©di
S
G
M
S (
M
SS
S
G
M
S
G
M
^3
S
G
M
S G
M
^
E
*
2*
$
0
3
?
28
So
Meriti.
1
30
3
V
27
IO
7?
7
20
3
«
25
50
7
50
3
?
X6
30
7?
2
$0
4
>
27
30
e
40
<sr
<m
2<S
50
7?
t
40
4
*>
s
IO
Meni.
3
IO
3
>
27
1 0
5
0
3
«
xs
10
0
30
4
lo
z
50
3
30
4
lo
28
So
8
0
«?
q:
0
ilm'd
9
50
3
>
S
0
7P
0
45
Net.
>
28
So
e
45
6
30
4
©
2
>
$
30
2
IO
4
1p
28
*
45
e
4
20
*
3
lo
7
30
1
30
4
k
28
4u
t
30
6
Si)
*o
6
30
5
lo
s
0
%
0
4
*>
2<y
0
0
40
s
?
0
?o
«
40
5
■Jb
i t
1 0
2
|o
5
.-«e
1
30
3
5o
6
8
20
« 1
0
3
>
n
IO
4
30
4
sws
1
4
0
40
s
?
8
40
*5
0
3
lo
1 2
40
e
30
4
HW»
0
40
Mer�d.
<?
30
4
?
s>
50
Meni,
18
40
4
*S
I 0
5
30
e
»vw»
1
8
40
4
?
IO
0
«8
0
4
lo
19
20
5
-50
5
vVW
«r
30
7
40
A
?
* 1
0
«5
30
3
lo
«7
2
0
*
.-ws
IO
0
tf
So
4
18
s>
18
3
1o;.
* 2
Mer�d.
4
JO
5
tV^*
10
IO
^
0
;r
20
20
IS
40
3
Io
<4
40
2
4
RS=
18
30
4
«5
5
?
18
*Q
*5
1 0
3
lo
s>
50
%
30
5
■.W~
6
4
1 0
s
17
20
«3
20
3
lo
7
4
4
W*->
t�
30
2
So
5
?
i<?
So
Mer�d.
*3
4
lo
6"
1 0
e
41
3
vvv;
G
30
*>
0
4:
Extra f�rmam
lo
7
3 e»
23
0
2
.■".'^
IO
mer�d.
0
So
4
2 1
0
Mer�d,
*3
20
Net.1
lo
6
18
0
2
sws
*3
4
43
4
?
«5
20
^
1 0
S
ts
30
*3
e
3
«4
50
4
4
?
*7
20
*
IO
s
Io
17
10
» ?
30
3
vw�
*4
40
%
1 0
3
.
Sagittari].
lo
»3
49
\
so
1 0
3
SW2
is
IO
2
0
3
?
2*
20
Mcnd.
6
20
3
>
*7
IO
4
5 0
S
«C
16"
40
jf
3
0
4
?
27
30
ff
30
3
lo
18
40
4
So
5
KSC '
18
i>
0
5
?
*7
#0
f�
3
lo
18
40
5
So
S*z.
«7
1 0
li
2
5o
S
p
1*
30
Merid.
tf
1
18
7?
4
20
i
Capricorni.
1
;
15f«rfr;j
longitudo.
?4H
tathudo
.
a
longitudo.
Fars.
lat�tudo.
�1S
longitudo.
P<«%
Latitudc
P.
Lati.
,
Lati.
Lati
S
G
M
S
G
M
S
G
M
S
G
M
^3
S
G
M
S G
M
»*:
20
IO
7?
*5
45
;
X
9
40
4
IO
4
Y
1
7?
3
45
^>*^
2<r
IO
11
0
?
X
I 0
40
8
»5
5
Y
7
©
2
iS
4
■n^-*
25
0
i>
40
5
X
12
IO
t 1
0
5
Y
IO
1
IO
4
SMS
io-
*7
20
I 0
8
So
«5
3
5
X
X
'3
11
0
30
Mer�d.
1 0
*4
So
0
S
Y
Y
I 2
50
Mer�d
t
20
4
I 2
20
2
0
e
*vv*
7
30
J
30
3
X
12
e
*4
45
,5
Y
«3
IO
5
0
&
i^^c
ff
0
8
0
4
X
»?
0
»5
20
5
Y
iS
20
2
20
4
rt^
4
8
40
3
X
6
50
*4
IO
4
Y
18
I 0
4
40
4
i<v^
23
20
8
45
3
X
7
20
*5
4
Y
2<f
30
7F
7
45
4
X
l
IO
fo
45
3
X
8
IO
«5
45
4
Y
22
20
8
30
3
X
I
3
0
3
X
I
40
*4
45
4
Y
20
20
1
40
4
X
3
IO
8
3
X
2
IO
**
20
4
Y
20
O
1
50
5
^i**~
26-
0
3
0
4
X
3
0
*4
0
4
Y
20
30
I
20
3
^*.�
2ff
So
3
IO
5
&C.
zs
50
Mer�d.
23
0
t
Y
20
20
5
0
4
/v^-
28
30
M«n*<i.
0
4
Extra fvrnum
Y
2 I
50
21
45
5
21
2J
30
0
7?
1
0
40
«5
4
6
X
X
X6
lS>
30
30
Men4.
»5
*4
30
40
4
4
Y
Y
21
30
2 1
40
5
18
30
20
0
6
X
, I
Maid.
7
30
3
X
18
So
fifa
18
*/
4
Y
*7
30
15
50
6
X
l
IO
5
0
4
um,
7r
Y
io-
23
0
e
A^
*4
JO
5
40
5
X
11
30
j&
tS
4
V
ti
*4
20
4
A^
28
IO
IO
0
5
X
»4
0
7
3*
4
Y
16
»3
0
4
"v^
27
40
7?i$
5
0
S
X
15
5*
i>
20
4
Y
«7
30
1 2
0
' 4
X
4
50
2
0
4
X
iS
0
s>
4
Y
22
30
17
0
4
X
4
40
O
IO
4
X
2�
30
7
4
Y
13
49
i5
20
4
X
7
30
Meni. _^
I
1 0
4
X
15
SO
4
4
Y
13
1 1
45
4
X
5
So
O
30
4
X
IP
3
4
Extra fbrmam].
X
IO
20
I
40
4
X
25
So
d
20
4
V
21
0
Merli
2
40
4
X
8
I
io
4
Y
t 0
s
45
6,x
2*
S
S
4
i
Q~
-ocr page 232-
m TfS ^J" ^ H ifr �$� 1*\                'Sj* ^* ^^^^^^^rn'^'fAfA«N,\h«S,^-sJ''^
0ptylu2!>V� " * "^ "         >A«v^^T}--i-T�-^^-^--<}-n\^^N(- + N^^uv ^ ^f-
oymiuQpsa
0
C\
o
0
0
*
^
■<s
� JU0
1
ut
1
0
Q
o
S
W\
H
a
w
Ti-
^OOOOO^OO            Ov\ov\OOOOOOOOOOOO^AOO
"I
** ^» i»                                                                                                                                  sur
�3 « ■ �                                                                                            §
"5J        ^OOOOOOOO  :S"- OOOO'OO'OOOOOOO'OOOOOO
P*         ^mn\m«if»iM           |j w *j- «\ m ri « ^ i»s ,* w ■*$� n ■*$■
o                                                 m
"W         f*V3t^NVO^OHO           M»t>'t«0l3W|t*)+fi<t>tllO«i"\
QOV>"\O»^OO0 0. Ov\v\<*00000
^2 S 2. °
C/3
*�           
oooooooooqooooooooe
S,. j
.S         W r» w ~ n            .-
r*                                                                 ti ti ti m m (4 m                                   . r», rt
HrttJNH^N         Nf*                          w         m r* ~ ri
t>0
SS
a
o
wHHHHHHHH fl H j=j H H H )o)o)oX))o)o:)o:)o)o)Q)o > >
^ OpoOO«viAW\w>WvOOOOOO<^OuvOOOOOOOOO
Oo
-w
■3 Qt~cor}-T}-oC\Qooom'>J-0\oooooooOMrf-v<s^O"''<J-'4-"\v^co
*.H                      bb p» pb bb p>*                                                pb r* ri fi                      BBrBBBpBBBrtcifif'l.rtHH
.«� ?a                                                       rs ■                           '                                            :*»
�a �                                                        s                                                                             *;
CD i ^i                                                                "*                                                                                        »»
*�* nJ-^^"^^^ <^mv\iA^^ff\ff,^(flf(\
't "^- «■ -*■ "i- ^ ^ ■*■ rt
OpnilU$V�ft
«AOwvO.OOOOO
'^OOO'AO. 0,^000OOpxAOO'^O
SS
rj ft\ 0| w (j (s O fi « n " lo "> 'O b "O * ia « O
^\0 v\"\y^y\i»>«\«%
C/3
^2
>- 5 *-
*� 2 y
�3 g
^hooooooo
0OOOOOOOOOp«OOOOpOOOO
P
^OOOOOOOOOOOCOOOOOCOOOOOOOOOO
-a
a
ti                   fATj-\J-VoV3iAl>V3>B i)-tsl0"»^O 0| t>\o wi++»vto «it>» mia-
^0           C"} pBp4M,Nr*t*r«.HrJ.r«rB'pBB.BpB4                                                                                            *4 pB P4 B� M
55
«5 O O            WOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO           OO
r*�» fa rA           TJ- N ba          p* ri m pa          pb fA r( **\          T}* ^* "S�" T�"                 "^^           rA
�v.^»! fAVNOVOVvO '^J-VO'+uVS «\f» C* ri
MHMH                                                »! » B H » Il fi
f\ 1 n H^frl^O no»
r<                               prf h h p*
ppniiufovi ,*■^T*"^"^,*',*■*'*'"*'^',*'^',*■"'       www »v t * ^ ^ t t + +
o o
XA 1 p*
4
a
         «r-JOO0OOvAOO«^O00Opo           OOOO^^AOOO
           < «\ H              MrAWNN'<�-,AP"              «A>            tA                     fA'^-'+M-'tAH             
-<3
O«M0lPillw^«\BfP,MV«\IP1Plppt            l^lfl !P\lfl Ol'AW Tf' + IAOIIOJ
(r)mmt* + ,)",'\v\«\iAi<\viftv»            »At«fAm»A'^'^^�-'^-^-'Am
�t�           ^                                      '*> 1* M                              « M M « « fA H M PB N M » B«              «              �» H
M                        :?»                                            -*i                                                             ~a
t2
IU
=5
SS
e
�-1
                                                                                               -2
v;                                                                                 -a
% ^-toooeooooooooooofeoooooooooooo
Pi         < * f « B «            tA          wy          '^�'l-'^'^'         «l.rATf-w»'                  «■^■«NVA^fA
B-l
O» nihB «fi +pj-if»vi>v^BO        5)5)BBO|io"i+o»Oin
fi                            HWHPBiSHtPipB..                ti                                      PB-*                            Wp*^P-iPBr«
«_,0 0t20000O00000&0O0OO0 00 0Pp�Vap
^ « b g rA m fA H m n\ x « m h"i'aW"v«wi»shi* <»\ m »a O ^ �»»
_�
2g         W ti ti                                                      ritintiti******                                 ti ti ri ri           m ri
^ 3 wXx xoooooo >>>>>>>>>>>>xxxx H9
m � i -                                                      -------------------------------- ■"- -----------_�.------------------------------------------------------------------------------------------------:-------------------
t
c/> >)o)o)oX3X3^)oX3X))o^)oX3> HHHHHHHt=lt1HHH
-ocr page 233-
3^ O N O.
ZIJ
Longitudo.
Prfrj.
LctHtuio.
i
Longitudo.
Tars.
Utitudc
.

""*"*
.**-*
Longitudo,
Prfr*.
lat�tudo.
0
e
UH.
■ fet�
Lati.
"5
tv)
luti.
S
5
G
M
S G
M
te-.'
5
G
M
S G
M
"8r
S
G
M
S G M
4
a
26
o
Merid,
55
40
4
a
7
20
Merid,
12
'5
4
f�J>
2ff
Merid.
18 30
a
23
57
4
a
IO
IO
11
5
nn
13
10
13 40
4
a
23
o
co
0
4
to-
*3
10
*3
40
4
«P
23
0
16 io
4
a
28
61
l�
4
si
18
40
*5
20
4
«\P
2 1
30
Merid.
Il 50
1
4
si
2 0
o
5i
45
4
a
20
30
*4
4
Cora.
si
13
I 0
49
0
� 4
si
18
20
17
IO
4
JT-
5
10
Merid.
2 I 4<5
3
si
V7
>0
43
2°-
4
8
13
0
i3
45
6
SU
4
10
IP 40
3
si
x'8
50
43
4
�i
13
50
20
2
Su
<>
18 io
5
trp
.4
0
5i
*
8
20
0
2<j
4
Su
3
2 0
14 i-o
np
7
20
5*
15
2
o9.
28
30-
25
0
4
Su
S
ii 2 30
3
a
i
O
<?3
0
4
*P
i
0
2 6"
*5
4
Su
<?
50
1 1 4.5
4
si
8
<r4
0
irp
7
24
40
3
SU
IO
3.0
K erid.
18 io
3
p
13
50
63
2
^P
i>
50
Merid.
.23
0
4
Ccfitaart.
2S
20
<Ti>
4
2
np
1 2
50
X 2
1 0
3
4*
0
20
Merid.
21 4°
:.'.l3 5°
5
!Tp
5
0
6 J
. 4°
3
np
2 i
' 20
25
45
4
-TU
23
50
5
:;
11
io
Merid
^5
3
np
24
I 0
?�
1 0
4
-0_-
23
0
.2 0 JO
4
np
i5
50
67
20
2
j-t
2
0
20
4
-TU
23
50
20. .0
5
np
2 O
6 X
50
3
■TX,
4
20
33
1 0
4
_/*!_,
26
25 4°
3
np
27
62
'5
3
-��r
<y
0
3*
20
3
*
$
30
22 3°
3
n
2J
5o
6$
5o
4
.a
13
50
1?
40
4
.a
29
0
27 3 0
<
*s>
16
0
6$
40
?
j-*u
23
2 0
Merid.
1 7
40
4
«
i
0
22 20
4
5p
7
0
7*5
0
1.
Exfm f�rnum.
«
s
0
.23 4>
4
5P
18
Ri efid.
71
45
3
S�
2
20
Merid.
23
15
3j«
11
1 S 15
4
Hydr�.
np
0
50
1
i<y
0
3
*
I 2
2 0
2 0 5°
4
a
3
50
Meni.
«5
0
4
Crateris.
1
m
3
IO
28 20
4
si
3
10
13
1 «
4
5'P
11?
10
Morii.
23
0
4*
3
50
23 20
4
a
5
IO
11
3"
4
itp
2 2
20
IS
30
4 *
5
0
.28 O
4
a
5
20
«4
*i
4
trp
is
}�
1 8
0
4
uso
ff
1 0
Z6 30
4
S^T^tSk
Longitudo.
S G
F;«*5.
Lati,
M
S G
M
"2
Longitudo.
S G
Vars
M
latituio.
Lati.
S G M
5
Longitudo.
S G
Pd«.
M
Ldtitudo.
LdtL
S G M
0
«
I 2
4 M.erk
2}
»5
3
« 20
0
Merid.
27
0
*
>
«
Merid, 17
10
4
«
17
2 0
24
0
4
■SE 20
30
23
0
5
>
6
4
11
0
4
7
50
33
3 0
3
<as ' 24
30
28
30
5
■Ja
6.
20
15
10
4
«
7
30
0
5
4� 23
30
30
1 0
5
>
5
15
20
e
«
<5
4 «
3 3
0
5
* 2J
30
33
1 0
5
>
4
14
SO
<s
«
2
0
34
5
* 11
31
28
5
"fo
2
40
14
40
5
,j>
28
50
37
40
5
« 11
40
30
4
?
23
I Q
1 ;
50
5
Su
2-5
40
40
0
3
« 12
23
20
4
23
O
18
30
*
Su
24
40
20
4
m 28
40
*7
O
4
X'
;. Merid.
Su
22
30
41
0
5
« 23
10
15
20
4
i^tc
2 6
50
Merid. 2 3
0
i
SU
2 2
30
4(3
1 0
3
« 25
30
»3
20
�4
»^
20
30
23
0
4
su
23
20
45
45
4
« 2 6
11
4
�VC
24
0
22
15
4
«
8
10
40
45
4
« - 17
0
11
4
sw:
25
1 0
2 2
4
if?
6
10
43
0
2
* 1<S
20
Merid.
10
0
4
ftw
24
IO
ICT
»5
4
.rv,
7
23
30
5o
43
45
IO
3
2
T 17
Are
3 0
Merid.
22
40
K
Vv^~
15
21
O
O
13
*5
30
i 0
5
5
«
5
io
2
? 23
0
25
45
4
v^v-
18
40
14
40
4
_o-
20
10
55
IO
4
q; i<?
IO
26
30
4
«e;
*5
O
15
4
4tK
1
0
55
2.0
2
T »°
30
31
20
5
V'.'»^
IO
40
I<5
30
4
«
28
1 0
44
1 0
1
T 15
0
34
io
4
iw
1 0
18
I 0
4
14
4
0
3 0 Merid
45
. 43
20
IO
2
4
4� 14 50
4~: io 4
Corona
Merid.
aufhralis.
3�
34
20
15
4
4
IO
27
0 Merid. 2 2
Exfnt f�rmam.
$ 0 Merid.
2 2
15
20
4
3
«
»7
24
50
3
$ 23
0
Merid,
24
4*
4
tW
I
0
2 2
1 0
3
*
»5
40
23
I 0
3
TcT 1
30
21
0
5
3
50
21
1 a
3
«
20
5
2 1
15
4
"b 3
0
23
0
5
Sv^.
t
50
20
So
5
24
22
0
50
2 1
25
0
1 e
4
4
7° 4
40
0
20
li
0
30
1
«SS
3
40
40
17
Merid. 14
0.
0
So
a
4
4
-ocr page 234-
zzs                                                            LIBRO
Quattro Stette pelle in croce fegni fono deW altro polo.Quei�e poj�e no fono nelle imagmfpredettejK meno nel 'Zod�aco;i naviganti le ch'umano
crociere
©" quella del piede � dell'altre maggiore, per effa fi conofee quale � la tefia die'j]e,ey qudfono le braccia,^ quando il piede � fu fori
Zonte,ejr che il capo � dritto, il piede fta apartado dal polo gradi
30. da queftafi prende l'altezza del polo,ey prendefi in modo,chefe l'atez
za che 1
tedii
l'altezza, perche quanto _
tanto pi� gradi piglia, l'altezza della detta Stella, et per ?o gradi che la detta [ietta fta fopra il polo, quelli che faranno di pi� tanto fi jia apar
tadp,dalla �fteffa linea fino l'iilefio polo,cr tanto jla il medefmo polo leuato [opra i'orizonte&fi pigli l'altezza in zoftai aparta*
do d�ttalinea in io �trammenianafe io 20. f�;. 2$ [e nett'orizonte io, fonai ancho ddTaltre Stelle leggi nel libro de 1 maggi.
aji' �k, . ^                          Sono adunque infiamma quaranta otto imagim, bench� altri n'hanno fatto pi� altri meno, maquefto �
To                              fiato perche alcuni hanno partito una tmagine in pi� parti, altri le hanno racolte. Ptolomeo ne pone
�&              �=*                              4 S. le apparenti imaginifono nominate � dalle cofe che hanno anima, � dalle cofe inanimate, f� dalle
animate,ouero predano il nome da alali fenza ragione,ouero da ammali rationali,come fono 1 Gemei
li,la Vergine,!'Acquario,et nitritegli irrationali altri fono fieri dfri domej�ici,et tutti � di mare,�
di terra. Come Mdtone,Leone, Orfo,Lupo,Delfino,Bdkna,ma f� le imagim pigliano il uocabolo d a
cofe,chefono fenza a�a,ouero lo pigliano dalla figura hro,come Lfaetta,il trtagolo,la corona,ouer
da qualche effetto che fanno nelmondo,comej� dice,cbi nafee fiotto la imagim delio altare ferifacer
dote, chi [otto la, ndue d'A rgo, nocchiero ', ©r chi fiotto il Delfino natatore. Ma in fine l'Adula'ione
de Cortegiani,cr la uoglia de primi ordinatori,come Poeti, ey Aj�ronomi, per far eterna memoria
d'alcuni fatti notabili,� per adulare � i lorofignori trouato hanno luoghi nel Cielo da collocare le co
f� amate da quelli,la ione no poteuano eglino fidir e. Come Virgilio pofe tra gli artigli dello Scorpio
ne la Stella di Cefiare, ma � cofa mirabile,come io ho detto poco auanti, che i Greci habbiano hauuto
tato priuilegio di empire il Cielo de i nomi de i loroflagttij, et che le fattole loro pano fiate accettare
ne i Canoni,auuegna,che molto prima le Stelle fimo fiate conofciute,et nominatela muero la leggie
rezza delle loro ribalderie, far ebbe dileguata [e no l'haueffero chiodate in Cielo, per� citano alcuni.
Gioite , che fpejfod'amorofo ardere                                               ' Grate di lei ne re��� uincitore.
Delle figlie de gli huomin� s'accefie,                                            Giunon gelofa piena di difdegno
llauendo � noia l'imraor tal conte f�                                                  Prende la bella giouahe, � ftracciatd
DeUorgogliofa moglie, crfuo furore                                          . Che l'hebbe, in O rfa hombil la conuerfe
IO
IO
Vide Cdhfto , ch'era fui fiore                                                     V infilici ne die col ruggir fegno,
30
Di fua bellezza, « per lei in terra fcefe.                                       Per le felite d'Arcadia, ma leuata
Et dopo i dolci bufici, er le difife                                                    Per la piet� di Gioite al Cielo s'erfe.
M�tornamo noi al propofito. vitr. parlando deUe imagim, che fono uerfo il Settentrione,dice che quel Settentrione,che da Greci � detto Arc�os
onero Relice,che altro non �, che l'Orfa maggiore, che altri chiamano il carro dalla figura, ha dietro di f� il cufiode , � guardiano, � Bootes
che f� gli dica, fiotto Uqualenon molto lontano � il fegno della Vergine che per AjlreaJ) perla g�uUitia, � poj�a fopra la cui deftra {fatta fi
vede una lucidifitma Stellatile fi chiama anteuindemk , perche quando nafee promette la maturit� della uindemia,deUa cui maturit� fegni ma
nififti fono gli acini mutati di colore,quefia. Stellai filmile al ferro affocato per� V�tr.dice,che � pi� pre&o candens,che colorata,pchegli ferii
tori le danno un mirabile jfilendort. Oltra di quefio tra le ginocchia del guardi�no,� la Sedia nominata Arc�urojailaquale alcuni chiamatohZ
no Ari�uro tutta la imagine del guardiano. Ecco che Vitr. nonfolam�te tocca le imagini,ccnftelhtioni,afterifm�, fegni, e figure, che tutto e
uno,ma ancho le Stelle particolari,come detto hauemo,dalche nafee la differenza de gli fcrittori nel numero, feguita poi l'' Auriga,carrattie* . ,<,,
ri,EriC�honio,0^filocho dettomi fitto delquale � dinanzi al capo dell'Offa maggiore,?? le fta attrauerfo in modo,che f� l'Orfa correffe.g'i ur*
ter ebbe nel capota eglifuldeftro corno del Toro per mezzo ' piedi de i Gemelli,fopra la cui Jfial�aj�nij�ra�una Stella ,chef� chiama la Co,
pra,quefta pare,che riguarde due picciole Stelle,che fono nella f�niflra del carrettieri,?? fi chiamano � capretti, per� io leggerei Vitr. in que
fio modo. Itemque in fummo cornu Leno ad Aurige pedes una tenet parte ft�U�,quse appellatur Auriga: manus, in
qua hxdr.Capra uerojeuo humero,& poi comincia Tauri quidein,ck Arieti s in fuper. Adunque fopra lacuna delfinifiro
corno del Toro VAuriga fiende una mano,neUap�e fono due Stelle ,nomm�tei Capretti, o~ tien fopra il finifiro numero una Stella detta la
Capra, ©" poi feguita. Sopra le parti del Toro,& del Montone con le fu e delire parti fi troua Perfeo, fott'entrando
alpaifo delle Stelle Vergine nominate,& con le pi� finiftre il capo del Montone appoggiando la deftra mano alfi*
mulachro di Cas��opea,Sc tiene fopra l'auriga per la cima il capo Gorgone© ponendolo fotto i piedi di Androme-
da,& fopra Andromeda, & fopra il fuo uentre fono i pefci, & i calmili,
So
"Et qui � il tejio feorretto, perche le parole di Vitr. non hanno riktione,� conftruttione,& U uerita e, che fopra Andromeda ti fono due cauaUi,
uno alato,che per lo Pegafeoj� ponej.'altro � la parte dinanzi d'un caua�lo,cio� il capo,e tipetto, il uentre delio alato, er fopra il capo d'An*
dromedari detto canotto ha ancho una Stella fopra la ffiina affai notabile ; er per� potria dir Vitr.
Ci fono ancho i pefci fopra Andromeda,& il uentre di quel cauallo.che � fopra la fpina,delPaltro calmilo , ma nel uen»
tre dei primo � una lucidisfima Stella-, che termina il detto uentre, & la tefta di Andromeda, Ma la mano d eftra
di Andromeda � polla fopra il firnulaehro di Casfiopea, & la finiftra fopra il pefee Aquilonare : Similm�t� l'Acqua
rio fopra il capo del cauallo,& le unghie del Cauallo toccano Icginocchia dAcquario..
Per� nella figuratione diqueualenfhuomini il cauallo alato date hauere i piedi rmolti all'altra parte..
Sopra Caffiopea per mezzo il Capricorno in alto e pofta r Aquila, & il Delfino,dopoiquali � la Saetta, & alquato die
tro alia Saetta � l'Vcce�lo,la cui deftra penna tocca la mano di Cefeo,& il Sccttro,ma la .finiftra di Cefeo fta fopra la
imagine di Casfiopea fermata, fotte la coda dell' Vccelio fono coperti i piedi del Cauallo.
Qui s'intende del mezzo Cauallo. D'indi Cono ieimagini del fagittario,dello Scorpione,& della Bilancia.
Se Vitr. hauejfe con feparati nomi lignificato amendue i cmalli, chiamando l'uno Bquus,l"altro Equiculus^ouero protome hippus come dicono i
Greci,non ci harebbe�afciato tante dijficdt�,oltra,che dicendo di fopra,chel'Aquila, � molto lontana dai Simitlachro di Casfiopea,
er che le
unghie del Cauallo toccano le Ginocchia delio Ax:quar�o,� poi dicendo,che fattola coda deh'uccello fono coperti 1 piedi del cauallo
, egli ci. da
ad intender,che non fi ragiona d'un Job cauatto, ma il tutto s'acconcia per la lettione,o~ deferittionedei buoni autori.
Di fopra poi il Serpente tocca con la cima del roftrola corona,nel mezzo delquale e io Ophiuco,o ferpentario,che tie-
ne il ferpente in mano calcando col pie finiftrola frontedeilo Scorpione, Ma alla met� del capo deirOpliiuco non
molto lontano e il capo dello ingcnocchiato.
Che �lercole,Thefeo,Tamirt,Orpheo,Promctheo,\xione,Cetheo, Lycdta alcuna fiata e detto.
Ma le cime delle loro tette fono pi� facili ackiler conofciute,imperoche fono fermate di Stelle aliai lucenti.Ma il piede
dello inginocchiato � quella t�pia fi ferma del capo di quel ferpete,che e pollo tra le Orfa che fettetrioni fi chiamao.
Ma quello , che dice Vitr. par u� per eos flec�itur Deifinus,non accorda ■c�l detto degli altri, percheil Delfino �hntano dallo -inginocchiato, f�
forf� non fi legge.
Vbi panie per os qui flef�itur Delfi n us cotta uolucris faftra eli propalila lyra. Ma doue d'intorno
alla bocca del cauallo picciolo fi piegabreuemeteil Delfino,cotra il roftro deli'uccello,�piopofta la lyra. Tra eli ho
meri dello ingenocchiato,& del cuftode, � la corona ornata.Ma nel cerchio fettentrionafe oofte fono'lc due Oxfe.
Dapoi,che Vitr. ci ha ragionato di quelle Mie, er di queUeimagini,che fono tra il tropico, crii circolo fettentr tonale, egli entra a quelle, che
che
60
70
-ocr page 235-
NONO.
tt9
fono dentro del detto c�rcolo fettentrionale,® que&o fa,perche quelle parti fono pi� necejjarie da ejfer conofciute,come che 4 commodo no*
Uro pi� opportune fi ueggino. Defcriue adunque particolarmente il fito fettentrionale, la figura, ® la collocatone deU'Orfa, ® del Draco
ne che la cigne, e dice.
Nel circolo fettentrionale pofte fono le due Orfe,che uoltano le fpalle l'nna all'altra,& hano i petti in altra parte riuol
ti,la minore Cynofura, & la maggiore Helice � detta da Greci ; guardano amedue ali'ingi�, & la coda dell'una � uol
ta uerfo il capo dell'altra, percioche i capi dell'una, & dell'ai tra dalla cima loro ufeendo per le code foprauanzandofi
tra quelle,� ftefo il ferpente,� Dracone,che li dichi,dal fine delq'uale � la ftelia luminofa,quella,che fi chiama il Polo,
che � d'intorno al capo deU'Orfa maggiore, perche que�la,che � uicinaal Bracone, fi uolge d'intorno al fuo capo.
Qm fi uedel'errored�molt�,che hanno dipinto l'Orfa maggiore, ® la minore,®- il Dracone, percioche la figura del Bracone non � di quella
maniera contorta,come fi dipigne,et queUi,che l'hanno con diligenza offeruata,non hanno trouato che lefieile apparino in Cielo nel modo,che
io
dipinte fono, ne lOrfa maggiore appreffo la tef�a del Dracone, ne la minore apprejfo la coda,ma per lo contrario la maggiore � appreffo
la coda,® la minore � appreffo lenire,® lepiegexome Arato ci dimofira dicendo.
Qui fan di Gioite le notrici chiaro                                                   Tra quej�i � guifa d� {pezzato lume
Hehce, � Cynofura , quella Greci                                                il fiero Drago fi tr�mmette, e uolge,
Guida per l'alto mar, quefta Fenici                                            Et quinci, ® quindi fan � l'altra auanza..
Belice, � tutta chiara, ® ha fue fie�le                                          Melici con la coda, ® poi torcendo
Di maggior lume, er di grandezza adorne                                    A Cynofura piega, er doue punta.
Et quando il Sol neU'Ocean s'afeonde,                                           Con la fua coda, mi la tej�a pone
Quella di fette fiamme adorna fplende.                                        Helice, er olir� Cynofura �ende
Ma a marinari ,�pi� fidel quell'altra.-                                          Le fue rittorte pieghe, e alzato adrieto                                  20
percioche tutta in breue giro accoHa                                          Guarda l'Orfa maggior col capo ardito,
Al fido Polo fi rtuo�ge e mai,                                                     Ardono gli occhi, ® l'affocate tempie
( Pur che �eduta fia ) non fi ritroU4                                             Di fiamme accefe fono, e'I mento folo
Afle nani di Sidone fallace.                                                         Arde d'un fiero lume.
hatramm�tana dellaqualefi feruono i nofiri marinar i,� quella Stelld,che � l ultima nella coda dell'Or
fa minore, imaginamo una linea dritta dalle ultime due Stelle deU'Orfa maggtore,cio� delle ruote
di dietro del carro,che uad�fin'alla profilino Stella,chefe le fa incontra,iui � la fletta uicina al Polo
Ael mondo,chefi chiama �stta delmare, la trammontana adunque � la prima delle fette Stelle
, che
fanno l'Orfa minore, quefie fono fette Stelle afiai chiare, tre di effe fanno un corno,che per lo tea
mone del carro fi p�gha,qmtiro poi fanno un quadrato, fecondo ilfito di quattro ruote ,fi mouo*
no d'intorno al Polo con egual dij�anza in bore za,, da Leuante a Ponente,
er la trammontana,per
iffer pi� uicina al Polo fa minor g�ro,®~ per effa effendo il Polo �nuifibile,fi conofee l'altezza del
Polo [opra foriz'�te,et illuogo del polof�comfce per un'altra Stella delle fette,che � la pi� lucete
delle due guardie nominate, che f�anno nella bocca della
B ozzina, er quella S tella,� detta hcrolo*
gioie,perche gira conte ruota d� borolog�o,dando 4 conofeer in ogni tempo deU'anno,che bora � del
la notte, fecondo quel conto,che dice mezzo April,mezza notte nella tej�a,et fempre tra kguar
die,e la trammontana fla il Polo,in modo che quando le guardie fian di foprail Paiola trammonta
na fi a di fiotto.. Dapoi fapendof� doue fianno le guardie, fi fa in che parte del
Polo, & in che d�fta
za di effofia. la trammontana,® quefie fono pratiche di marinari. Ma tornamo 4 Vitr.
�t il ferpete d'intorno la tefta della Cynofura di ftefo pofto, & u� di l�go per drit
to fin'�ifuoi piedi, & qui ni intorto ,<3c ripiegato alzandoli fi riuoltadal capo
dell'Ofa minore alla maggiore contra il roftro di quella,et la tepia della fua tefta.
Cio� il Serpente (� Rende d'intorno aUa tej�a deWOrfa minore,® lui alquanto fi piega, dapoi fi rad-
drizzi fin''a � piedi deU'Qrfa predetta,® lui di nouofi rittorce, ® riuolge il capo uerfo la tefta
deU'Orfa minore,}! come dalli bocca de i fiumi alle f�nti loro Ptolomeo ce infegna le uolte,et i corf�
diftefi de i fiumi,cof�Vitr. ci defcr�ue quelle part� del Dracone,che fono dritte,® queUe,che dan
no uolta per� io leggerei Vitr. 4 que&o modo.
Vn� uero(cio� infime)circum cynofur� caput inietta eflflexu,
( uidelicet ferpens fiexa ) porre&acfc
proxime eius pedes(eius feilieet urf� minoris)hic autem(ideft ad urfee minor�s pedes) intortare*
plicataifciideft ferpens) f� attoUens refiec�itur, ® reliqua.
                                                                                                             io
Ancho fopra la coda deU'Orfa minore fono i piedi di Ccpheo,&iui alla fommit� del Montone, fono le f�cllc, che fan-
no il triangulo de lati eguali fopra il fegno del Montone.
(Cofi io intendo) �bique adfummum cacumen infuper Arietis j�gnum.
Sunt Stelhe qua; f�ciunt triangulum paribus lateribus.
Lequal parole fono poite da vitr. molto intricatamente,® fecondo ifuoi modi di parlare, Il triangolo e ancho per lafimiglianzafua detto d�lU
dalla f�m�glianza della lettera greca,delta nominata.
Ma molte fono le ftelle confufe del fettentnone minore, & del fimulachro di Casfiopea.
Confufe egli intende, che non fanno alcuna figuratione,come d'intorno al Montone cinque,iintorno al Toro und�ci^intomo 4 i Gemelli fette,
ouero confufe,non cofi lucenti,� dell'ultima grandezz4. Conclude poi Vitr. quello,che ha detto, er propone quello, che deue dire.
Io ho efpofto fin qui quelle Stelle,che fono nel Cielo difpofte alla delira dell'oriente tra la Zona de 1 fegni,& de i Sette 69
trioni,hora io efo-�kher� quelle,che fono alla finiftra nelle parti dell'oriz�te,& del mezzo di dalla natura diftribuite.
CAP. VII. DELLE STELLE,CHE SONO DAL ZODIACO AL MEZZO DI.
RIMI E RAM ENTE Cotto il Capricorno � il pefee Auftrale,che da lungi riguarda Cepheo/cfe
da quello al fagittario il luogo uoto. Il Tombolo � fotto lo artiglio dello Scorpione ; Ma le prime
parti del Cetauro fono uicine alla Bilancia,ck Allo Scorpione, tengono in mano quel fimulachro ,
che i periti chiamano la beftia delle ftelle. Longo la u ergine, il Leone, & il Cancro e il Serpente, il-
quale porgendo una fchiera di Stelle intorto Cotto cigne lo Cpacio del Cancro alzando il roftro uer
Co il Leone, & col mezzo del corpo foftiene la Tazza, fottoponendo ancho la coda alla mano del* 7®
la Vergine in quella parte doue fta il Conio, ma quelle Stelle, che Cono Copra le Cpalle equalmente rilucono uerfo
la parte di dentro. ( cio� uerfo il polo auftrale) Sotto la coda del Serpente, Cottopofto il Centauro.
Apprefio la Tazza, & il Leone e la nane d'Argoia cui prora e oCcurat�,ma lo albero,& quelle parti, che Cono � torno
il temone appaiono eminenti,& effa nauicella, & la poppa congiunta per la Commit� della coda del cane.
Et qui s'intende del cane maggiore.
Ma il caneminore Ceguita i Gemelli incontra al capo della Cerpe,& il maggiore finalmente feguita il minore.
CL Hi Ausrtir
-ocr page 236-
LIBRO
2JO
Auuertir douemo che quando Vitr. dice, che il minor Cane fegu�td � Gemelli, intende che il minor Cune � � dirimpetto fopra i Gemelli, perche
f or dine di V�tr. � di porre le imagini di qu�,er di l� dal Zodiaco accompagnandole con ifegnidel Zodiaco, accioche eglifi fappia il loro j�to
nel cielo ,<J per� douemo auuer tir e � quejto�n tutto il trattamento di fopra, O* di fatto, Oche bene confiderato ci leuer� la diff culti
d'intendere molte cofe.
Ma Orione � attrauerfato,fottopofto,& fiaccato fotto l'ongia del Toro,& tiene con la finiftra la ciana, alzando l'altra
mano fopra i Gemelli,cc dal fuo patto poco dittante al cane,che perfeguita il Lepore. Ma alMontone, & � i Pesci,
fottopofta la Balena,dalla cui eretta ornatamente all'uno, & all'altro Pefce, � difpo fio un fottile fpargimento di
Stell�,che in Greco � detto Hermidone.
Vlin�o chiama commijfura de i pefei quella,che Greci chiamano Hermidone, altri la nominano cinta � legame,altri Uno,� filo,per cloche par e,che
annodi la parte fettentrianale con la meridiana. Hermidone uuol direp�acere,� diletto di Mercuriojna con difficult�fi tragge dal commento
di Arato ilfenfo di questa cofa
.
Et di dentro per grande fpacio oppreitb il nodo � guifa di ferpenti toccala fommit� della eretta della Balena.
Cio� il detto nodo entra molto dentro nella parte Auf�rale^ come igiri di ferpenti r Morto pcru�ene fin alla fommit� della eres�a della Balena,
puoancheRare,chelaparola,che�nelktinoferpentium,nonciuogl�aejfere.
                                                              '
Ma il fiume Eridano {correndo per una apparenza di (Ielle prende il capo della fua fonte dal finiftro piede di Orione ;
ma quell'acqua, che fi dice efl�r fparta dallo Acquario feorre tra la tetta del pefee Auftrale & la coda delia Balena.
Io ancho interpreterei � quejio modo, per la imagine di Eridano feorre un fiume di flette prendendo il capo detta fua finte dal j�mj�ro piede
d'Orione.
Io 3io efpofto quei fimulachri di ftclle, che dalla natura, & dalla mente diurna diffegnate,come piacque � Democrito fi
lofofo naturale fono fiate figurate,& formate nel mondo. Ma no tutte per� da me fono fiati pofti, ma folamete quel
li,de quali potemo auuertire gli orti,& gli occafi,& quegli con gli occhi uedere,imperoche fi come i fettentrioni gi-
randoli d'intorno al cardine dello alle non tr�montano,ne uanno fotto l'orizonte,cofi d'intorno al cardine meridia-
no, che per la inc�inatioue del mondo � fotto la terra,girandofi, & nafeondendendofi le ftellc non hanno le falite foa
pra terra,& per� le loro figurationi per lo impedimento della terta non ci fono manifeite. Di quella cofa ci da indi-
rlo la ftella di canopo,che � quefte parti non � conofciuta,come fi ha per relatione de i mercanti,che all'eftreme parti
dello Egitto,& � quelle, che fono uicine,� gli ultimi termini della terra fiati fono.
S� efcufa Vitr. perche non ha poj�o tutte le conftettat�oni,cr figure dou�do come Agronomo parlar di effe, er non hduer rifpetto alfuo orizote,
ma ingenerate. Canopo � una fletta pojla nelfeguente remo della naue cof� nominata daT ifola Canopo,doue prima fu ccnofciutd'.Quetti,che fi
partono dalla Arabia petrea uerfo UAzania per dritto nau�gando al meriggie uan contra la (iella Canopo,che in que luoghi � nominata cauaU
IO
zo
lo,chiamaf� iui fuhel,cio� incendio,?? qttej�o per la moltitudine,�grandezza de i raggi, Ques�a rijpknde(come dice Plinio)aWlfola Taproba
J9
na,era quejla fletta al tempo d� Ptolomeo in gradi 17 minuti 1 -> di Geminila di latitudine meridiana gradi y$. er la declinatione gradi j* mi"
nuti
io. ma � noj�ri di � nel fett�mo grado di Cancro con latitudine meridiana di grdd� i;,eydi declinatione gradi $1. minuti 34. Ques�a
fletta non � ueduta in \talia,� Khodi � uic�nifiima att'Orizonte
: m quarto d�fegno pare alzata in Aleffandria,et cof� pi� s'inalza �gli habitan
ti uerfo le parti meridiane.
Del giramento del mondo d'intorno la terra,& della difpofit�one,de i dodici fogni, & della parte fettentrionale,& meri
diana delle Stelle,come fia lo afpetto,ne ho dato ammaeftramento. Imperoche dal girar del mondo, & dal contrario
mouimento del Sole,ne i fegni, Se dalle ombre fatte da gli Itili, e gnomoni al tempo de gli equinottrj, fi trouano le
ragioni de gli analemmi. Ma le altre cofe, cio� che effetti habbiano i dodici fegni,le cinque Stelle , il Sole, &. la Luna
quanto appartiene alla ragione della Aftrologia, fi deono conciedere � i ragionamenti de i Caldei, imperoche � loro
propio il difeorfo delle natiuit�,perchepos fino & le paiTate,& le future Cofe dalle ragioni delle ftelle far manifefte : a9
& le loro inuentioni,che in fcritto hanno lafciato,dimoftrano con che folertia, & con che acutezza d'ingegno hab-
biano ragionato,& quanto grande fiano fiati quelli, che uenuti fono dalla natione de Caldei. Il primo fu Berofo,che
nelPIfola,& nella citt� di Coo fedeffe, & aprifle iui le fcoleinfegnando la difciplina loro . Dapoi fu lo ftudente An
tipatro,& Archinapolo,ilquale non dal punto del nafcimento,ma dalla concettionelafcio manifefio le ragioni delle
natiuit�. Ma delle cofe naturali Thalete Milefio,Anaxagora Clazomenio,Pithagora Samio, Xenofane Colofonio �
Democrito Abderita,conche ragioni la natura fi reggeua,<5c in che modo,& quali effetti habbiano lafciarono ben pe
fato. Le inuentioni de iquali hauendo feg�itato Eudoxo. Eudemo,Califto,Melo,Phi�ippo,Hipparcho, Arato, & gli
altri trouaron per Aftrologia gli orti delle ftelle, & gli occafi,& le fignificationi delle t�pefta,con le difcipline � que?
fto formati, che parapegmata i� chiamano,^ �pofteri le lafciaronojefcienze dei quali deono cfler ammefle da gli
huomini, perche di tanta cura,& diligenza fiati fono, che pareno molto prima con diuina mente anniiciare lefigni ^0
ficationi de i tempi,che hanno� uenire,per lequal cofe�i penfieri,� ftudi di quelle, tali inuetioni fi deano c�cedere.
GAP. Vili. DELLE RAGIONI DE GLI HOROLOGI,ET DELL'OMBRE DE
I GNOMONI AL TEMPO DELLO EQVINOTTIO A RO-
MA, ET IN ALCVNI ALTRI LVOGHI.
A noi da quelli, coli douemo feparare la ragione de gli horologi,& cfplicare le breuit� de i giorni,
& le longhezze di mef� in mefe,imperoche il Sole ai tempo dello equinottio raggirandoli nel M�-,
tone, & nella Bilancia di none parti del Gnomone,otto ne fa di ombra in quella inclinatione, che �
� Roma, & in Athene tre parti fono deH'�bra,di quattro dei Gnomone, mai Rh'odi � fette cinque g*
rifpondono,� Taranto none ad undeci,in Aleflandria tre� cinque : & coli in tutti gli altri luoghi,
altre ombre equinottiah\a4 altro modo per natura fi trouano feparate.
Volendo Vitr.darci il modo,colquale poliamo fare gli horohgi da Sole. uuole,che noi auuert�amo l'ombre, che fanno le cofe dritte fopra l'orizo
te,quando � il mezzo d� al tempo detto equinottio,percioche ued�donoi laproportione dell'ombra alla cofa,chefa l'�bra potemo trarne lo ano,
lemma,ilche � come modulo degli horologi.lmperoche Vitr.non ce �nfegna qui � fare oleum horologio,ma bene ci apre la uia,come � potiamo
fare.Et per dichiaratane di quej�a materia ognuno fi deue imagimre, che quando il Soie � nel princ�pio del Montone,� detta Macia, egli fi �k
u� al nero punto di Leuate,<zrf�corcaal ueroptmto di Ponente; er in quel mezzo,-ch'tgliua da Leu�te � Ponente,egH s'innalza apocoapo=
co fino al mezzo d�,et dal mezzo d� uerfo Ponente fi abbaffa,cr f� egli lafciajjein quel d� nel Cielo un'orma uifib�le d� tuto il corfo fuo, egli fi
mederebbe un mezzo cerchio,�lquale noi imaginamo,et ch�amamo Equinoziale, queflo mezzo cerchio e di fopra Vorizonte, e? l'altra met� di
fotto,etfecodo d�uerj� orizonti nel punto del mezzo di ad altri � pi� baffo,aialtri � pi� alto ilSole: imperoche � quett�,de iqual��l punto,ehe

glifopraft� detto Zenith � pi� u�cino att'equinottiale/e gliinalza pi� ti Sole fui mezzod�,ehe a quetti,de �quali il punto,che gli fopra. s�a � pi�
ukino � � poli. Stado adunque il Sole nel mezzo d� al tempo de gli equinottif,ad altri � piu alto,ad altri � pi� baffo, et quanto � pi� alto l'om-
bra dette cofe eleuate fopra la terra fi fa minore,?? quanto � piu baffo, fifa maggiorer� quando �giufto nel mezzo tra l'orizonte,
er il put�
to,che ci fia jbprala teslaje ombre fono pari atte co/eiEgli adunque � ntceffario, che l'ombre meridiane nel tipo detto equinottio in d�uerj� luo
ghi habbiano diuerfa proportione conicorpi,cheiefanno,!jcr per intelligenza d� ques�ofi douemo ricordare quello, che per la pajfata figura
s'� 4imoi�rato,che qimto piu uno fi parte dalla linea equinoziale ,tanto piu fegli leua il polo,� tanto pi� f� gli abbajfa la linea.
■ mala
-ocr page 237-
NONO.
ui
M a U propostone deW ombra'al Gnomone � [lile F. conofce dalla fottofcritta tauola, per la cui �ntettigenz<t � da notaresche fono due forti di om
bre, una (� chiama ombra drittta,& � quella,cbefa unacofa drizzata in piedi fopra il piano,come fono le torri, gli alberi ,gh bucm ni, ZT
tutto quello,chefi t�rma dritto fopr a lonzonte, l'altra l� chiama ombra uoltata, cr � quella , che fanno le cofe, che ffiortano.in fuori dalle
terrier dalle cafe paralellc al piano,come f� uno porgere fuori uno battone d'unafineitra. Quefte ombre conuengono in certa proportione,
con le cofe, che lefanno,cr tra f� hanno differenza, cr ancho in alcuni termini fono conuenienti. Quando naj'ce il Sole le ombre delle cofe
dritte fono infinite , le uokate nulle
, intendo quando la puntadettoftileeriuoltafimipreals�le. Alzando}! I Sole le ombre dritte uen-
gono minori
, le nottate maggiori, fui mezzo d� breuijlime jono le dritte, longhifiime le rtuolte, conuengono per�, che quando il Sole � in
gradi
45; d'altezza /opra l'orizcnte, l'ombra dritta,?? la ucttatafono pari alle cofe, per� chi uolejfe mi furare, qualche altezza � di torre, �
d'altro
, che f�a dntta fopra il piano , appetii cbel S�le f�a a 4? g-adi alzato , dchc nelle nojlre parti admiene ogni giorno due fiate da mez
Zo Marzo, fin'� Settembre, qt mifure l'ombra, perche tanto faranno alte le co f�,che la fanno quanto longaftra l'ombra loro. Ma quando 1
o
il Sole fera pi� alto digradi 45 alhora l'ombra dritta fera minore, CT la riuolta maggior e,ex fi'l fole peruenijfe alUltczza digradi 90 la om
bra dritta farebbe nulla, cr la riuolta infinita
. Queili auuertimenti danno ad intendere molte cofe belle, cr fecrete, perche i cilindri, ; piani,
CT i drizzati horohgi ji pojjono fare fenza tauoie dataci la lunghezza-dello Me, �fapendo la falita del Sole d'boru in bora, come fi u'eder�
nello Analemma defcrittQ da Vitr. la tauola neramente prefiippone
, che ogni, coj'a, che faccia ombra fia partita in dodici parti eguali alle*
quali � l'ombra proportmuita, per� cUaj�a nelfottofcritto modo.
TAVOLA DELLA PROPORTIONE DELLE OMBRE AL GNOMONE,
Altezza
del
Sole Ombra dritta Altezza
del Sole Ombra
dritta Alti
tc?e
Sole Ombra dritti
G G Parte Minuti G G Parte Minuti
G G Parte Minuti
0
so
Vmbra infinita.
1
30
SO
2 0 47
60; J 0
«" i 5 «
1
89
6s>;
44
3i
$9
19
58
�'I
2 9
6
3-"
2
88
34?
39
32
58
l s
j 2
6 2 : 2 8
6
ij
3
87
228
57
3 t
57
18
29
63
27
*
7
4
86
i7i
37
34
56
l7
47
S4
26
5
5^
5
85
*37
9
3 5
55
2 n
g
65
25
5
36
6
84
114
I u
}6
54
16
30
62
24
5
2 1
7
83
^7J44
37
5 3
'5
52
67
23
5
6
8
82
85J28
38
52
15
2 1
sS
22
4
51
9
81
7 5I45
�9
5i
V
14
Si>
21
.
4
3<5
1 0
80
-
68
3
40
50
14
18
70
20
^
4
22
11
75
61
44
4l|49
*3
4?
72
15
4
8
.:
78
56
27
4*.
48
1 J
20
72
i�
3
54
»3
77
5i
59
4?
>7
1 2
>2
7 3
l7
3
40
«4
76
48
8
44
4C?
1 2
2fi
74
! S
3
2<y
'5
7$
44
4S
45
45
1 2 ; O
75
«5
3
13
16
74
41.51
4.6
44
1 1
35
76
'4
3
0
17
73
3S> 15
47
43
1 I
11
77
'3
2
4c
18
7*
3<M54
4S
42
IO
48
78
12
2
32
1.
71
34
5 1
45
41
1.0
26
"
79
1 1
2
20
20
70
?2
58
yo
40
t 0
4
8,0
io
2
7
2 1
69
16
5*
39
-9
4?
Si
�9
1
54
22
62
1
iS>
42
$*
38
9
22
82
s
/
23
67
28
16
53
3 7
9
3
83
7
1
28
24
66
26
57
54
36
8'
43
84
s
1
16
* 5
*$
25
44
$$
35
8
24
85
5
1
3
26
64.
'
24
37
56
34
S
6
86
4
e
50
*7\?3
23
3S
57
33
7
48
3
0
38
28
6 X
2 2
34
5 8
?2
7
30
88
2
0
2(
25
ai
27
40
55
7
l 2
8i>
J
0
I 2
30
60
20
47
co jo
6
56
50
0
0
0
(
u
-*
0
■0
�j
*<
■«
S
S
s
t
j
-1
3
0
u
3
a
' 1
vi
s1
>
:
t
"e
e/
�-
t
t
-4
i
Mi

>
*
3
2 o
3 C
40
So
Et per� in ogni luogo,che noi uoremo fare gli horolog� donemo pigliar l'ombra equinottiale.                                         g0
Comincia Vitr. ad infegnarci come fi habbia � fare lo analemma, cr perche un folo analemma non ci pu� feruire per tutto, perche differenti
fono le ombre meridiane equinottiali, per� ne piglia uno,che ci infegna a fare quello cheferue � Roma, dando prima una regola generalesche
in qualunque luogo douemofar horologi,bifogna auuertire all'ombra equinottiale, cr int�de quella ombra,chef�faful mezzo di dalle cofe le*
nate fopr a il piano, cr la ragione � in punto, perche dall'ombra equinottiale fi piglia ancho l'ombra dell'uno,cr l'altro tropico, cr de i fegni
di mezzo,dalla declinatone del Sole dallo equinottiale.
Et f� feranno come � Ro ma none le parti Jdel Gnomone, & otto le parti dell'ombra ; facciali una linea nel piano fopra
laqualc dritta � piombo �� fquadra ne cada un'altra, che fi chiama il Gnomone, & dalla linea del piano fin nel fine
del Gnomone, fi mift�rano none fpatrj, & doue termina la nona parte in fu quel punto faciali il centro fegnato con
la lettera a.& aperta la f�fta da quel cctro alia linea del piano doue fera la lettera b.f�cciaf� un circolo,che fi chiama il
meridiano,dapoi delle none parti,che fono dal piano al centro del Gnomone f� ne pigile otto ,<5c fiano fegnatenel 70
piano doue e �a.c . Quefto termine fera dell'ombra meridiana equinottiale del Gnomone, & dal fegno e, per lo cen
tro a, fia tirata una linea doue fera il raggio del fole equinottiale.
Lo Analemma per Roma fifa in quefto modo, egli fi tira una linea in un piano , quefta linea non � orizonte,ma � quel piano fopra'l qual � driz
Zato lo j�ile
, perche la punta dello fide f� imagina effer nel centro del mondo, cr la longbezzd dello jlile, che egli chiama Gnomone, perche
� poQo come fquadra, e norma fopra un piano ; termina fopra quel piano, alquale l'orizonte � paradello
, drizzato adunque fopra la linea
del piatto �perpendicoloilGnomoneteghfifacentrokpunta del Gnomone, cr fi allarga la fej�a tanto, quanto � longo il Gnomone^fi fa.
CL i�j         ebeti
-ocr page 238-
1;1                                                         LIBRO
un ckco�o,che rapprefenta ilmer�diano, fopra ilquale f� imagina. che f\a il Sole nel mezzo di al tempo de gli eqttinotttj, hauemo adunque
fin qui il piane doue batte l'ombra, lo fiilo,chefa�ombra,?? il meridiano
, bora fi piglia la longhezza dell'ombra in quejio modo, f�pendof�r
che di naue parti, nelkqualt � diu�fo il Gnomone ,ottofi danno all'ombra, per� fi partir� il Gnomone in noue parti
, e? dal fuo piede longo la
linea del piano f� ne paneranno ottono1 tanto [era la longhezza deU'ombra meridiana equinottiale,?? � quel termine fi fegner�, e .ardale,
perla centro a, che la punta dellofiilc, fi tirer� una linea fin al meridiano,
er la doue termina queUa linea ,/� imag�namo , che fia il Sole fui
mezzo di al tempo dello equ�nottio,?? quella linea rapprefenta il raggio equinottiale meridiano,� termina la longhezza dell'ombra.
Allhora dal centro allargando la fetta fin'alla linea del piano,fia fognato con egual diftanza dalla l�niftra doue � la lette
ra e & dalla delira doue � la lettera imeli'ultimo giro del cerchio, & per lo centro tirata Ila una linea in modo che fi
facciano due eguali femicircoli ; quella linea da i Matheniatici � detta orizonte.
Tot eua dire in due parole Vitr. quello,che ha detto in molte cio� uolendo firmare l'orizonte tira il diametro del meridiano che fa egualmente d� _
fante alla linea detta planitie, quejio diametro rapprefenta torizonte,� parte in due parti eguali il raeridiano,ddkquali una � la parte di fo*
pra terra,l altra di fotte
j gli ejlremi dell orizonte fono fegnati e dalla f�it�jlra, e? 1 dalla dejira,?? cefi h�uemo , pofio neU analemma il pia*
no,l'cmbra,il raggio equinottiale,il Gnomone,?? Vorizonte.
Dapoi fi deue pigliare la quintadecima parte di tutto il giro,& poner il piede della fella, la douc il raggio equinottiale
taglia quella linea ini fera la lettera fi & fegnare dalla delira,& dalla finiftra, doue fon le lettere g. & h. & da quei
punti, & per lo centro fi cleono tirare le linee fi traila linea del piano doiie feranno le lettere t. & r.& coli feran polli
i raggi del Sole uno della State, & l'altro del Verno.
Witr.wole porre nel fuo anal�tnma il raggio del folti (fio, e? della bruma,che fono gli eUremi del cerfo del Sole, ?? troua questi perla maggior
declinatione del Sole, laquak egli fa di partii^, ch'� la qwKtadec�ma di tutto il meridianojna i posteriori hanno trottato il maggior apparta
mento del Sole effer digradi
z? i poUo adunque il piede della fefta nell'eftrcmo del raggio equinottiale fopra il meridiano,e? fgnando di qua, ,0
er di l� tanto dtfeofio quanto fono gradi 24 di tutto il meridiano, fi fanno i punti tropici hg . da i quali tirando per lo centro le linee fin'al
piano fi fanno i raggi uno de i quali dimojlra quanto fij�ende l'ombra meridiana delle fiate quando il Sole entra nel Cancro, e? V altro dinota^
. quanto fi fiende l'ombra meridiana del Verno,quando il Sole entra in Capricorno,?? cof� hauemo i raggi di quattro fegni due de i tropici
, er
due de gli equinott�j comprefi dal Cancro, dal Capricorno, dal Montone,?? dalla Rilancia, bora ueniremo � trottare i raggi fatti dal Sole ,
fui mezzo d� quando egli far� ne gli 4�trifegin,acciochefi firmfea tutto lo analemma, di mefe in me f�, per� dice dichiarando prima meglio
le parti propofie
.
Incontra la lettera e fera la lettera i doue la linea, che paffa attrauerfo il centro tocca la circonfernza, & contra la g . &
h.feranno le lettere K.& 1.& contra c.& f.«Sc a.fer� la lettera.n.allhora poi fi deono tirare i diametri da g. ad 1. & da h
a K,& quel diametro che fera di fotto fera della parte eftiua,& quello,che fera di fopra fera della parte del uerno .
1 termini dell 'orizonte fono e??i.i termini de i tropici g.?? h. che deono effer congiunti con linee alla parte oppofta ne i punti K. er Le? quelle J0.
linee Vitr. chiama diametri,perche hanno ad ejfer diametri di alcuni circoli, perche dice feguitanio.
Quelli diametri fi deono nel mezzo egualmente partire doue feranno le lettere m.& o.& iui notar fi deono i centri,&
per q uelli,et per lo cetro fi deue filare una linea alla eftrema circeferenza doue ferano le lettere p.& q .quella linea
rader� dritta fopra il raggio equinottiale, & per ragioni mathematiche, quella linea fera nominata l'Alte, � il Per»
110, & da gli ftesiii punti .aperta la fefta finoalla eftremitta de i.diametri fieno fatti due femicirculi, de i quali l'uno
fera quello della ftatej'altro quello del uerno.
"Beco che � paco � poco Vitr.ci rapprefentala sfera con tutti ifuoi circoli,Vajfe e.qaom p.il tropico del Cancro fopra il diametro roK. il tropi
co del capricorno [opra il diametro gm l. lo equinottiale c.fo.n.l'orzonte e a i. il meridiano} qnp.
Dapoi in que punti che le linee egualmente dittanti tagliano quella linea,che � chiamata l'orizonte nella pi� deflra
parte fera la lettera i. & nella pi� finiftra la lettera u.
                                                                                                      * 0
Cio� doue i diametri de i tropici tagliano Vorizonte, e? qui auuertiamo che quel taglio dimofira quanto deU'un tropitcoj�a fotto [orizonte, er
quanto ne fia feto dalche fi comprende la lunghezza del maggior d�,?? del minore, er cofi delle notti,e? � paffo degno di conf�deratione,coa
me fi uede nell'ufo del Planisfero del Roias.
er deU'horologio pofio nel piano circolare pofio da Pietro Appiano, er daU'Qrontio, er molta
prima dagli antichi,anzi� lo iftefio Analemma,che pone Vitr.
Et dalla delira parte di uno femicircolo doue � la lettera g. tirar bifogna una linea equalmente dittante allo alle fino al
finiftrofei.ṇ�rcolo doue �ia letterali. & quella linea egualmente diftante fi chiama Lacotomus . -
Cio� linea ,che partiffe, er diuide la larghezza, imperoche ella u� da un tropico aWaltro,?? abbraccia tutto boario nelquale hanno a fiore i
fegni del Zodiaco
: Come che fi�icejfe linea, che parte la larghezza, imperoche ella abbraccia tanto di qua,quanto di la dello equinottiale che
contiene la eclittica, nellaquale fonoi fegni deferitti.
Et allhora il c�tro della fefta fi deue porre iui,doue quella linea parat�ia � tagliata dal raggio equinottiale,doue � la let «0
tera x. Jk allargar fi deue fin doue il raggio eftiuo,[taglia la circonferenza doue � la lettera h. & dal centro 'equinot-
tiale allo fpacio eftiuo facciali una circonferenza del circolo menfale , ilquale � detto monachus, & cofi fera forma
to lo Analemma.
Im linea della larghezza detta Lacotomus e diametro di quel circolo, che ci da,i termini de i me fi ,eydei fegni imperoche poilo il piede in
quel punto
, che ella taglia lo equinottiale, er allargato fin all'una zj all'altra difianza de � punti, fi fa un cerchio picciolo, ilqual diuifo in
dodici partici rapprefenta i termini di u fegni, e? f� eglifi uoleffe hauere tutte le parti de i fegni bisognerebbe partire il detto cerchio in 360
parti, ma per pi� ejpediente egli fi parte � di cinque in cinque, � di dieci in dieci e? tirando da i punti di fopra � i punti di [otto le linee egual*
m�te difianti ali equinottiale,doue quelle tagliano la. linea della larghezza iui fi fanno i punti, da i quali tirando al centro di fopra,
er aUd li*
ma del piano di fotto le linee fi firmano i raggi meridiani,che fa il Sole d�fegno in [egno
, er cofi � firmato lo analemma, cio� la ragione del
corfo del Sole fecondo la proportione dello siile,
er dell'ombra, da cui ogni maniera d� Korologiofi pu� firmare,?? mi merauiglio affai, che �o
i moderni, non babhiano ueduto il mirabile,?? un�uerfal ufo di quejio Analemma, cheferue � tutte le forte de horologi,come dimostrer� dapoi
fin tanto qui [otto e la tauola della declinatione del Sole, per laqualefi potr� d� grado in grado fapere q�ato declina il Sole dallo equinottiale
andando per lifegni/cciochefapendofi quanto � alto il Sole neU[equinottio fu'l mezzo d�, egli fi fappia fegnare fu'l meridiano i punti egual
mente difianti da i raggi meridiani,quando il Sole � negli altri fegni
, er quejio fpacio de picciolo cerchio 7 � detto monachus da i mefi, che
egli diffegna.
-..-...
TduoU
s
-ocr page 239-
/
NONO.
TAVOLA DELLA DECLINATIONE DEL SOLE.
JMonfowe.
"Bilancia.
Gradi Gradi. M in. Sec.
o
"0 0 o|
i
0 23 2 *
a
0 47 4»
3
in 8
4
» 3 5 24
i
l 5 5 3*
6
2 24 7
7
2 47 7.
8
3 »o j>
s>
3 34 21
1 O
3 ^8 13
11
4 21 18
i
4 45 *5
«3
$ 8 6
»4
532 «
«5
5 5* *4
16
6 x 8 14
«7
6 4» 2«)
18
7 4 3
15
7 27 15
IO
7 50 16
1 I
-
8 12 il
22
8 ? 5 *6
23
8 57 46
24
-
920 1:
2$
i>4o
16
10 42 4
27
io 25 20
28
io 47 «7
25
11. � . ,8 S
JQ
il 30 ».
�^«iSjaA
*w/»d
Toro.
Gemelli.
Scorpione. Sagittario,
Gradi. Min.Sec. Gradi.MinJec.
11 j 0 1
i
20 12 i
i-i 51 3
-
20 42 16
12 II IO
20 36 30
1 z 32 15
20 48 30
12 53 15
21 0 0
13 i 1
2 1 II I
13 33 io
t
2 1 2 1 16
*3 5 3 5
2 1 32 I
14 12 S
2 1 41 32
14 32 0
s
2 1 51 16
14 51 4
22CO
15 58
2287
15 28 14
.2 2 13 3::
15 4S 37
2 2 24 12
16 5 1
22 32 $
16' 2 2 14
**
21 35 .9
16 40 5
22 45 31
16 57 27
2 2 51 3.8
17 «4 3
22 57 2$
17 30 24
2 2 2 1
*7 47 7
23 7 2
18 3 0
2J li 6
iS .18 13
23 15 7
\
1834 6
23 18 15
l8 49 i3
;
23 21 16
Ii> 18 2
23 24 7
13 3 4
23 2<? .9
ip 32 7
23 27 t;
15 4? 3-9
23 3-9 2
io $9 io.
23 25 20
io 12 »;]
2330 0
'3M3T. '0X3VP0
c linea cteLwiano
K o R 1? Semidiametro del Soljlitio.
LMG 11 Semidiametro della Bruma.
B T Vombra M eridiana della Bruma.
B C Vombra M er/rfwn4 de f E<fuinortw,
B R L'ombra Meridiana del Sotjiitio.
JEglt /l
AB il Gnemonediuifo in none parti.
BT LdLwwdelpWrto.
HAI L'Onsonte.
QJP VAff� del Mondo*
B N P il Mendwiw.
H G LrffOto'nw.
RCG Mondcw,«o�«7«rettodeimej�.
NAXFC. li Raggio Equinotti�e.
K A T II Raggio della Bruma.
LAR Il Raggio del Solatio.
-ocr page 240-
LIBRO
'Eglifi legge, apprejfb Plinio, che A ugnilo all'obelifco di campo Martio aggiunfe un'ufo merauiglwfo, per pigliar tornire del
Sole,
cr cenofeer, le grandezze de igiorni, cr delle notti, �mperoche egli ut /re/c da piedi uno lastricato di pietra longo otta
■ ragione de fObehfco,confiderando quanto patena ejfer longa la ombra Meridiana nel uerno,erfopra il lajtricato 4 trauer*
fo, egli fece fendere alcune linee di metallo, kquali mo�r auano ogni d� la longhezz* del giorno , er quanto calaua
, perche
quanto l'ombra mariiiana era minore deh'Obelifco tanto pi� il Sole fi alzana, er confeguentemente crefceuano i giorni,
er
quanto era maggiore l'ombra meridmnd, tanto minorer� il giorno, pero egl�fegmua appreffo quelle lame di metallo i ni me*
ri del crefeere, er del calare de igiorni, ne era quefto per Hcrclogio, percioebefe egli haueffe uolutofegnar l'hore, farebbe
fiato neceffar�o laftr�care per -molto fpado d'intorno, ejlenderj� ancho pi� affai, ricetto alle longhezze delle ombre auanti,
CT dopo il mezzod�. Dtcef� che
M anl�o aggiunfe alla fomm�t� dell'Obelifco una palla d'oro dalla cui cima l'ombra in f� f�efia
fi raccogliere, che diuerfi Accrefciment� mandava daVafua ettrem�t�. Bice ancho Plinio, che gi� treni" anni dalfuo tempo la
ragione
deWow.bre non conueniua, dciche egli ne u� inuefligando'la ragione, cr qui ci fono due cofe degne di auuertimento.
Vnma comefuffe la palla d� Mano aggiunta,
er che eff�tto facejfe, dapoi perche cagione l'ombra non nf�ondeffe.
*jt,4
loi no �>, l�-*           1I3
I 0
�3t| _y
P
■ _nu.
io
Q .
17
t k
Il
IO
Tata lObelifco dine piedi, erfela palla era pi� alta della Cima itt Obelifco non poteua restare la ragione deWombra. Seinferta nell'Obelifco
di modo
, che ella non auanzajfe l'obehfco, f� egli haueua forf� tanto Iettato dell'obelifco, quanto poteua ejfer la grandezza della palla egli
poteua hauerguaf�o l'Obeltfco, erfaceua contra la religione, perche gli O�elifchi erano fieri,
cr inuioUbili, ma f� Manlio kebbe tanta liber
t�, certo egliguaf�o l'Obelifco � modofuo, per tlche l'ombra poteua uariare. Ma che mcrauiglia farebbe Hata poi quella, degna iitcgmtio-
v.c,
er d'un bel ingegno [come dice Plinio) certamente douemo confederare , er penetrare pi� 4 dentro. Poniamo che Manlio habbia pofio la
paUafopra l'Obelifco.,
er che in tanta grandezza le genti non s'babbiano accorto delia uariet� dell'ombra per poca cofa in nero pu� efjer che
per li terremotici per le inodationi quella grati mole deW Obelifco fia calai a,tutto,che egli fi dica, che ella haueffe tanto di fondamento fotto i o
terra, quanto era alzata difopra,er per lo calare le genti s'habbiano accorto dell'errore fatto prima, fumo che nera non fia quella ragione,
che dice il corfo del Sole ejfer mutato,� che la terra fu moffa dal fuo centro, in qualche modo,perche perfimil cagione farla mutata la ragione
di tutti gli Horologi
, che dalle ombre fi pigliano. Ma carne quella palla raccogliere l'ombre in f� Beffa, et che dalla-cima trahefje altri,cr
altri accrefciment�
, pu� effer che Manilio pojlaui la palla haueffe fegnato ancho nel lafiricato altri accrefciment� de igiorni, altra quelli, che
fi fanno d� mefe 'in me f�, erfuff�uemto di dieci in dieci, � di cinque in cinque giorni, � per minore fpado aggiugnendo � ifegni d'A uguf�o ,
ma chi eff ■onera quello che dice Plinio, che egli haueua �ntefo la ragione dal capo humano � er che la palla raccoglteua l'ombra w.feftefja ?
Dapoi, che cofi haueremo deferitto, oc dichiarito lo Anaiemma, � per le linee del Verno, � per le linee della State, �
per l'Ecpainottioli, � per quelle, cheuanno di. mefe.ia mefe. Ailhora le ragione delle hore fi deono diflegnare da gli
Analemmi, Scia quel cal� ci faranno fotto polle molte uariet�, & maniere d,Horologi,& contali artificiofe ragio-
ni feran no deferitte.
                                                                                                                   '                                     
Non folamente �a i raggi Equinottiali fi pu� cominciare � fare gli Analemmi, ma da qualunque altro raggio di ciafcun fegno > percioche,fetgli
fi piglia il raggio
ejituo.fi fa che'l raggio equinottialej lotano da quello gradi 23 ~,et dallo Equinottiale il raggio del Verno � fimilm�te lenta
no gradi 7.
? ~ pero fapendo la decltnatione d� ogni fegno, er d'ogni parte di fegno come dalla foprapofla tauolafi comprende, fi pu� corniti*
dare ione fi mole, perche un raggio, che � conofeiuto nel Meridiano, ci da ad intendere, ogni altro raggio,
er quefto � quello, che ha detto
Vitr fin hard.
Ma di tutte le figure, & ciefcrittioni di tutte quelle uariet�, e un folo effetto, cio� cheil giorno Equinottiale^ il Bruma
le, & il Soleititio i�a in dodoci parti eguali diuifo.
Se ti mezzo, (he � i'Equinottiale, er gli efmmi feranno in dcdici parti diu�fi, er da uno eftremo all'altro, cio� da un tropico all'altro feranno ti*
rate le lince, che
pasf.no per lo mezzo, ctoc per lo Equinottiale tatti igiorni dell'anno feranno partiti in dodieihore, � grandm� piccioli, che
fiano,
er quefto eff�tto feri communt � tutte le forti de liorolog�, er qu�fiuede, che gli antichi non ufauano altra forte di bore, chele ine* S<*
guali, ma noi. fi amo per d�mcflrare come quefto s'intenda.
Lequal cofe non impaurito dalla pigritia ho pretermeffo, ma perche feriti endo molte cofe, io non offendette. Ma folo
da chi molte forti di Horologi, & molte deferittioni fono fiate ritrouate efponero, ne hora io pollo ritrouare altre
maniere da me, ne mi par,che io debbia ufurpare quelle de gli altri,& attnbuirlemi. Et peroio diro quePce cofe,che
ci fono Slate date, Se da chi fiano fiate rittrouate.
Ecco la moieflia grande di Vitr. tlquale, non come fi ufa 4 i d� noftri, fi uef�e come Corno delle piume de gli altri uccelli, ma modeflamente rende
gratic,
er lode �gli inuentori delle cofe. Potano uedere 4 d� noflri tanti Quadranti, tanti Baccuh,tante AneUa,tanti Horologi, tanti Rag*
gi,� tanti Strtment�,che giale centenaia d'anni fono flati ntrouati,
cr pure �fono di quclli,che con argomentici fcrittiom, er titoli,*'attri*
bu�feono le �nuent�oni d'i quelli, � pare loro gran cofa hauergl� Uuorati aU'ordin.ition d'altri, � hauergli aggiunto qualche minuta cofa, � per-
che filano meglio appefi, � p�i dritti ne i Perni, � pi� eguali, che fono tutte cofe di manoual�,
er non di Architetti. Mora ancho io efponero, *>°
quello che d.(glialtriho impalato.
Tutti gli Horologi da Sole, che fi fanno deorifi pigliare da i loro A.nahnmi,cioe non prima fi faun'Horolog�o, pur che tmn copti uno doli'altro,
che rio fi confer� la ragione del corfo del Sole, in tutto l'anno,
er la proportione de i Gnomoni, er delle ombre, che fa il Sole in quella regio*
ne, dotte fi ha fare l'Horolog�o . Begli Horologi altri fono f�rmi, � fi fermano quando fi uogliono adoperare, e fiatino fanpre in un fitto, altri
fi mouono fecondo il corfo del Sol:,gli Anelli, i Quadranti, i Cilindri, le ritonde foperficie,er quello che con la ifteffa ragione e fatto ,f� mo
nono. Ma 1 Caui, i Comiesj�, i Britti,i Piani,i Torqueti, � Tronchi diuerfi, nectffario � che filano in un certo,er determinato fito, altri dnz
zati al mezzo d�, altri ad altre parti. Tutti quelli
, che fi girano fi fanno con una fola ragione prefa dall'altezza del Sole quotidiana d'hora
in bora fecondo k eleuationi del Polo, perche (come ho detto) il Sole fi lena piti
,e meno in una if�effa bora in diuerfi paefi, doue fono On=
zonti diuerfi. Tutti gli Horologi, che Ranno, fi fanno con due ragioni Tuna � prefa dall'altezza del Sole d'hora in bora, come gli altri, l'ai*
tra da'lgiro,er da quegli archi, che fa il Sole d'hora in bora, imperoche non folo il Sole s'alza fopra l'Orizonte, maalzandofi firaggirale*
lo alzdrfi uengono le longbezze delle ombre,er dalgirarfi negano gl�fbatij, che fono da un'bora all'altra, di quefhgiri ne i pruni Horologi,
cio� ne � mobili non � neceffarb faper la ragione, percwche quelli frumenti fi girano col taglio loro, � con lo ftile, � con le mire uerfo il So�et
ma ne � firmi Infogna duuert�r 4 quello grandemente
, Tutti gli Horologi anchora conuengono in quet�o, che come ho detto le punte de gli
Mis'imagin ano, che fiano neltentro della terra, er che gli f�lli fiano drizzati fopra un piano che non � l'Orizonte. Conuengono ancho per
che tutti fi iranno da i cerchi della Sphera,cioe dallo Equinottiale, da i tropici, dal Meridiano, dall'Or izonte, dal Zodiaco. Quando adun*
que il Sole da nel centro:, che � la punta dello Me, �uer Gnomone manda i raggi fuo� nella foperfic�e oppof�a della terra, fo quella fo*
perfide
-ocr page 241-
NONO.                   ,                                                  *,;
perfide � piana fa uno eff�tto, f� cauaur�altrove curua un'altra, f� dritta un'altro,?? cofi in qualunque foperfide,che cade ilraggio folare
fi ucde mirbile mutat�one di eff�ttijqu�i per ragione diprofpettiuaf� pojjono diurnamente conofcere,
er disegnane, er con alcuni flrumenti
fatti �. quej�o eff�tto* chiaramente porre dinanzi �gli occhi. Conuengono ancho tuttigU Rorologi, che tutte le f�ce delle horefiano quali fi
uoglia, � dal Meriggie, � dall'Occafo, � dall'Orto pigliate, tutte dico concorrono coni termini delle bore fignate fu ^Equinottiale
> cr ogni
lUrologio ci mofira la quantit� del giorno, il uero Meriggie con eerti,
er determinati termini, z? f� fono con il loro Analemnti dt/critti ci
moprano ancho inchegrado,
er in che fegno fi troua il Sole. Ma hora uegnamo � V�'r.
CAR IX. DELLA RAGIONE, ET VSO DE GLI HOROLOGI, ET DELLA
LORO 1NVENTIONE, ET DE GLI INVENTORI.
G LI fi dice, che Berofo Caldeo ritrou� l'Horologio, che fi caua da un quadrato d'un Semicircolo,
se
"... -^''^~'!
che fi feruiua ad un clima foio.
Quefio Eorologiop fa in quej�o modo. Vigliali dallo Analemma la linea Equinottiale ,crf�aac laquat fu tagliata nel
mezzo ad anguligiujii nelpunto b. dalla linea detta Lacotomm qui f�a d.ejaqmte con gli ej�remi [noi dimoj�ra i tennis
ni dei Tropichi. Siano ancho tirate due l�nee per gli eftremi della linea Lacotomut, cio� i Diametri de, i, Tropici dello
Anakmma,fg,cr h i. � tanto la Equ�nottiole, quanto i detti Diametri pan tirate in luogo. Oltra di quello fun tirate
quella del Toro alla Vergine,quella de'Gemel�i al Leone,quella dello Scorpione � Vefc�,queUa del Sagittario aUo Acquario,ma co ordine con
trario, hauute quelle linee tratte dal arcalo de i mef�,
er hauuia la Meridiana tratta dalla linea Lacotomus. Sapemo, che dalla Equinottiale
A Tropico �fono z; grad� � mezzo,d� quifi� ne piglieremo nouanta
, er i riporteremo fopra lo Equinottiale, cio� pada una parte ,cr 90
dall'altra della linea Meridiana,
er quefle $> o parti da una banda diuideremo in fei parti, cio� ogni i; gradi faremo un fegno. er cofi dall'ai*
tra di modo,che l'Equinottiale fer� diuifo in i z parti eguali,che rapprefentano dodici hore.Similm�te div�deremo i Diametri de i Trop:ci,ma
in modo,che Parco del Solejl�tiopa maggiore,
er l'arco delia Bruma minore, cio� queUo,che au�za dell'arco dello Sol&itio fopra l'Orizonte
fu diuifo in %z parti eguali,& cofiqueUo,che au�za Mi arco della Bruma fopra l'Orizonte fia diuifo in iz par ti eguali, certo � che le parti
dell'arco del So�j�itio auazeranole parti dell'arco della Bruma, perche quello � maggior arco fopra l'Oriz�te,che quefio,divideremo aduque
que&'archi, �gli Semidiametri in iz partiprop�rtioii4te,zr feiferano di qu�,feidi l� dalla linea Lacotomus,et quelle parti,cbeauanzerano
de i Tropici,?? dello Equinottiale oltra le dodici,fer�no tagliate u�a,z? i punti delle diuif�oni in quefle tre linee paralelle,cio� dello Equinottia
le,et de i Tropici feranno congiunti con linee ordinatamtnteji modo che'l primo punto dopo la Meridiana del Tropico del Sol&itio fera con
il primo fopra l'Equinottiale,
er col primo fopra l'altro Tropico con una linea congiunti, er tutti i fecondi punti, er t terzi, cr � quarti, er
gli altri per ordine feranno in una ij�effa l�nea, cr cofiferanno fegnate le bore dileguali, fatto que�o,egl�fi uolgera quella lametta, doue fe-
rali diffegnate queftecofe, d'intorno ad undf�rmadi colonna di modo,cbe lo Equinottiale faccia un Semicircolo giuj�o, certo �,che la l�nea del
So�j�itio paffer��l Sem�drcolo,cr la linea della Bruma fera minore del Semic�rcolo:Piegata adunque � riuolta quefta lamettaJ�fara un qua*
eretto perf�tto di qualche materia atta � quej�o, o" in uno angulo degli inferiori p paner� il piede della fejla, cr fi far� una quarta dic�rcolo
fopra untato di effo quadrato,
e?" dal piano doue eUa comincia, fi com�nciera � div�dere in part� 90, er la doue fera l'altezza del Sole Meri*
diana Equinottiale di quel clima, per lo quale � fitto l'Horologio fi far� un fegno,
cr � quello dal centro fi tirer� una linea,cr longo que�k li».
ned fi far� un taglio nel detto quadrato
, che lever� dtejfo da una parte, er l'altra tanto quanto moftrera quella linea, er cofitagltato quel
quadrato, f� ui paner� fopra la lametta piegata e ritorta,appoggiata � quelli foperficie, che reitera del taglio,
cr nel mezzo fi poneva lo pi*
le ad angul� dritti tanto longo, quanto
e il Sern�dimdro dello Equinottiale,sfornito l' Horolog�ouolendclo ufare, eglifi poner* uolto al Me
riggiecon la linea Meridiana, er la punta deUofiik dimoftrera al Sole le bore, che dalla deftra fopra uno eftremofi comoderanno � fegnd-
re da una fin 4
l�.cr lafe&a bora fera fuh Meridiana,?? la Y�gura � lafottopoj�a,con un'altra figura, che per ornamenta, e, bellezza ha*
Memo fattoJimofttand� come eglifi poffa uariare,feruando la regola,
cr la firma degli Rorologi. hauemo ancho fegnato le bore che comm
sima dal mzzad�tzr d�fiinte con i mmerit perche i numeri grandi dim&j�rmo le bore d�ffegual�j piccioli dimostrano le bore EgudL
so
�9
4?
fi-
(
t
,�,j?
. ,
^/ V /
>/
/
1 ji \ 1 \ i\ \i \ 1
(A /
/
/
r
1
\'\
\ K
>
-n_/B
/
Pi
/
l
n
\
\
\
\
\x
/r /
A
Q
/
1 /
1
\
\
\
V
\
*/* V
/
T_ f
/
1
A
\
\ \
■7K.
X Viir vi* vi
...vi \
\T
X--------^
b
e
-I---------lj
-ocr page 242-
LIBRO
%�$
La Scapha, � uero l'Hemifpero trou� Arifiarcho Sarnio.
Qtteflo Horologio fi fa ancho pi� facilmente, egli fi caua con gran diligenza una mezz* palla g�ufia ,n�Uaquale egli fi ha � difjegnar THo'ro*
logia,cr Varia di efja fi diuide in
4 parti,?? una di quelle in 90, prima in tre, poi ciafcuna in tre,cr ciafcuna delle tre in due, cr ciaf cuna del
le due in cinque, egli poi fi allarga la fej�a una di quelle quarte, or fi pone il piedi della fej�a in una,cr fi fa nella concauita uno mezzo dr*
colombe comincia dal punto della ulema quarta alla de(lra,paffa per lo centro nel fondo, cr peruiene alla finiftrafufforlo alla parte opposta,
quefta circonferenza rapprefenta la linea Meridiana. Stando poi la fej�a cofi allargata, fi pone un piede ieffa fu l'orlo � punto delia quar*
ia uicina, crfi tira per la cocauita all'altra parte oppojia un'altro Semicircolo, di modo che egli fi incroccia col primo nel fondo, cr que�i
duo archi partifeono l'Remifpero in quattro parti eguali, crfi come il primo giro rappreffentaua il Meridiano, cofi quej�o rapprefenta dal
L-euante al Ponente un Semicircolo uerticale,egli dapoifi numera fopra l'orlo la eleuatione del Polo di Roma facendo l'Rorologto per Roma,
01 id principio della quarta fuU'orlo partita con un'altra fefta fi piglia dal punto di quella Eleuatione lofpacio,che auanzafin al compimento
to
della quarta, dall'orlo per la concauita fi ripportaful meridiano, cr lui fatto il centro, fi piglia lafe�a prima cofi larga come era, er firma*
to l'un piede fopra il detto punto fi fa un Semicircolo, ilquale rapprefenta la met� deW'Equinottiak, quefii deue toccare 4 punto i punti del
Leuante, er del Ponente,cioe le eflremit� del Semiarcolo uerticale fu l'orlo, er piffar per lo Meridiano
, pofiagiu la fej�a cofi allargata ,fi
piglieranno
2? gradi � mezzo fopra la quarta gi� diuifa, e quello ffiacio fi ripportera di fatto e di fopra di quel punto, dotte l'Equinottiale ta*
glia il Meridiano,che tanto � la declinatane del Sole, cr pofto l'un piede nel centro dell' Equinottiale,egli fi allarga fin alluno de i punti fegna
ti alla parte oppojia, crfi fa un'arco che dall'orlo della mezza palla, per lo Meridiano pajfa nella concauita ad'altra parte,
er ilfimde fi fa
con l'altro punto, cr quello arco che � di fatto dal punto Equinottiale,
l'arco del Solef�itio, cr quello che � di fopra � lo arco della Bruma,
grcof� hauemo tre archi due ejiremi,
er uno di mezzo, cr nella concauita lo Anakmma uiene da f�, perche la firma rapprefenta �lgiujlo.
Similmente fi faranno gli altri archi pigliando la declinatione del Sole di ciafeun fegna, quella del Toro digradi 11,
mezzo, quella de Ge«
melli digradi 20 minuti 12. cr' cofi tifine del Toro nel ritorno � il principio di Leone, & il principio del Toro � il fine di Leone, � il prmc�* io
pio di Vergine, tifine di Vergine, � il principio della Bilancia, il fine della Bilancia, � il principio dello Scorpione, il fine dello Scorpione, �
il principio del Sagittario, ilqual termina nell'arco della Bruma, doue comincia il Capricorno , il cui termine � principio dello Acquario,
cr-
ii fine di Acquario^ principio de Pefci, i quali terminano nella linea dello Equinottiale. Diffegnate quej�i Paralelli difegni da uno ijleffo cen
tro, fi parte l'arco Equinottiale in dodici parti equale,
er cofi l'arco efiiuo, cr l'arco Brumale, er con la fej�a allargata fi congiugnono i put�
ti efiremi con archi tirati, che paffano per li punti Qqianoitiali,
er cofi � disegnato l'Rem�'fpero, ilquale fi deue collocare all'ufo con lafua li*
nea Meridiana al Meriggie,cr la parte fegnata effer deue oppojia al Sole,er nel Polo oppofitofoprd il Meridiano deue effer lo Me longo ca
me � la met� del Diametro d'uno di que circoli maggiori,
cr la fua punta deue effer di mezzo tra i punti del Leuante, er del Ponente � linei'
lp deU'Orizonte, cio� la doue chi tir aff� 4n i quattro principi] delle quarte ifili s'incrocciar'ebbero nel mezzo fopra il tondo del Vafo, con la
�jleffa apritura della fefia allargata fi legnano le altre bore
, prima le 11 dutif�oni fopra T Equinottiale fiS.no fempre firme, in ogni forte di ho*
re magli archi Tropici fi partifeono in tante parti,quante fono le bore de i loro giorni, � Rama il maggior di � i% bore, Varca della fiate fi
?<s
partir� in i$parti, il minor d� e di bore none, l'arco del Verna fi partir� in none parti, er cofi con gli archi delle bore fi legheranno s> pun*
ti, er fi fogneranno le bore,
er lo ifieffa modo fi far� nella curua foperficie d'una palla, benehe in quej�o cafo, io ui ueda una dijficult� di por*
re lo Me, perche per la ritoniezza, non pu� lo fide gettar l'ombre per tutto fu quanto grande fi uoglia, pero l'ufo di quejii Rorologi � dei
bile, cr fatto per i&ima,
er non per dimofiratione,quej�o rapprefenta la circonferenza cqmtejfa iella Hemi/Jero; er quelle cofe fon note 4
chi intende bene la sfira, crfu ritrouato dal medejhm Arij�areo Sanno come dice Vitr.dicendo.
Il mede fimo ritrou� il Difco nel piano.
Per fare commodamente quefii Rorologi bifogna hauere unafefla con i piedi incuruati in entro, per cloche meglio abbraccia la ritoniezza.
LA ragna trou� Eudoxo Aftronomo, alcuni dicono Apollonio.
Gli Rorologi, che fi eh amano con quej�i nomi, che rapprefentano alcune cofe � naturali, � arteficiali come � lAragna, il zocco, la nane, la
figlia,! Torqueti,
cr molte altre maniere fecondo lequalinoi hauemo fatto diuerfi YLorologiin firma di uccelli ,'CT d'altri animali, fi fanno
con le ragioni dell'Eleuatione del Sole, della proportione deU'ombre,cr degli archi Orizontali,di quej�i Rorologi gli Analemmi fono al uol*
go nafeofi, fi come fono afeofe le ruote, cr 1 contrapefi degli finimenti, mafolo fi uede lo eff�tto difuora merauigliofo. Per� l'Aragna p�*
teua effer una Rorologio,che bauejfe le linee de�l'hore attrauerfate da i circoli,che dimo{lraffevo l'altezza
del Sole, feconda la lunghezza del*
l'ombra � l'altezza del Gnomone, la cuifiryaa e pofia neW Hem�fpera del Roias
,
Il Plinrho, � uero il Lacunare, che e ancho nel circo Fiamminio Scopa Siracufano.
il Plintbo era, un zocco, � tronco, nelqualf� poteua in diuerfe faccie fare diuerfi Rorologi, de i quali ne daremo i precetti poi.
Parmenionefece gli Horologi fecond� le relationi delle hiftorie,.
Credo io, che Parmaione fecqniols deu0Qni id Poloin diuerfi paef� bautite per nlationeie fcrittoti accammodaffegliHotologi,lado*
u� ancho.
Ad ogni clima Theodofio, & Andrea fecero gli Horologi.                                                                                                 J<?
Quelli che erano firmi fi faceuano fecondo la eleuatione dello Equinottiale, percmche ogni Roralogio fatto nella foperficie Equinottiale e parti*
to in
24 parti eguali, cr fi ufa alzando quella foperficie fecondo,che fi leua lo Equinottiale fopra l'Orizonte nel paefejoue egli fi noie ufarey
uoltandolo al mezzod�. fannof� ancho Rorologi per ogni clima, che fi uoltano fecondo il corfo del Sole ; come � quello di Gioanni Stabio
,
er quello di Pietro Appiano, lo Analemma di quelli e lo iflejfq di Vitr. con akune aggiunte fatte dal Mufcro, da Qrontio,cr da altri, ma �
co fa antica.
Patrocle trou� il Pelecino, Dionifoporo il Cono, Apollonio la Faretra, «Scaltre forti trouarono, gli fopraferitti, <5c
altri,come � il Gonarehe,l'Engonato, & lo Antiborea.
pelecino � detto dalla firma di Secure, che io crederei, che fujferagli horologi, che hanno fegnati i paralelli deifegni, come (� uedra polii Cono
� firmato da una regola,cbe fi parte dal centro, cr fij�ende nello Remigher� difottofino alle ekreme declinationi de i Tropici, cr le efiremi
t� di elfo non terminano in alcuna oppojia fuperficie,pu� ancho effer il Trigono zodiaco defcritto dal Munfiero. Ma quello , che dice Vitr. 6%
Gonarche, Engonaton, cr Antiboreo, penfo io, chefuffero horologi, che haueuano rifletto � qualche fegno celefle, � uero alle parti del Cie*
lo, � uero alla notte, che tutti pero fi pigliauano da i loro Analemmi.
jEt cofi dalle maniere predette molti lafciarono fcritto, come fi haueiTero � formare gli Hrologi da uiaggio, «Se che ftan*
no appefi, da i libri de i cjuaU s'alenilo uorrd, purch� egli fi fappia la deferittione de gli Analemmi potr� ritrouar-
ne i diffegni.
VRorologio,che Compaffofi chiama,e di quelli che portati feco i uianianti, Gli Aneti, Cilindri, i quadranti, i circoli piani fono di quelli, che
j�anno appefi, de iquali ne fono pieni i libri degli Rorologigraphi. Et cofi fa fine Vitr. alla materia degli Rorologi da Sole, cr efponegli
muentori, cr le firme de gli horologi d'altra maniera.
Noi di pi� hauemo gli horologi da ruote,� pennole,cr quelli d� Arena che fono mirabi
li quelli per lo ingegno dello Artificio, quefii per la commodit�,cr facilit�, ci fono ancho horologi da fuoco, fatti con fuochi, che confumano
ogni bora tanto di Stoppino, ci fono ancho da acqua, de i quali parla Vitr. qui fatto
. Ma noi da capo, fecondo che imparato hauemo, ripi*
gliando tutta la materia degli horologi, efyoneremo i fondamenti di quelli, crgli Analemmi.
�magmamo che la linea e i dello Anaiemmmafia una foperficie piana fimilmente U linea a n, un'altra foperficie, cr la linea dello fiile continuati*
do dal centro a alla circonferenza del Meridiano fia un'altra fuperficie certo � che haueremo tre foperficie, una ciferue per l'Orizonte,che �
late i. l'altra per la foperficie Equinoziale che �laan. La terza per la foperficie uerticale, cio�
per un muro dritto fopra l'Orizonte , ecco
che quef�e tre foperficie concorrono nel punto a. ilquale f� imaginamo che fia una linea toccata da tutte tre quelle foperficie,imaginumo poi,
che dodici linee circolari concorrendo tutto in due puffi com Mi jpartifchino tutte quef�e circonferenze in
«4 parti, io dico , che quejU
�naginatione
-ocr page 243-
NONO.                                                                          t�7
imag�mtione e il f�ndam�to di tutti gli horolog�,^y c�rapprefenta il Cielo la terrd,ey tutte le diuij�oni, fecodo che il Sole d'hard in hora corti
parte gli frati) delle predette foperficie, e piani, nei quali fi poffono formare tutti gli horologi, perche l'Orizonte ci da la foperficie piana, la
dritta,ci da la foperficie delle torri,ey de muri,doue fi fanno gli horologi
-, H Equinoziale ci da una foperficie attrauerfata , er leuata fecondo
l'altezza dello Equinoziale,<yi dodici circoli fono perii parimenti delle
24 hore delg�orno in eia/cuna foperficie, doue auuerttrf� deue,che
f� la foperficie Equinottiale.e fatta mobile dimodoch� la fi poffa alzare, ey abbaffare, fecondo diuerfe eleuatiom, fopra ejfa fifa l'borologio
miuerfale, alzafi fopra una quarta di circolo diuifa in parti
90. ey firmata in una di quelle part�,allaquale fi alza fecondo la eleuatione Me*
ridiana del Sole Equinoziale, auuertendo quanto eUa fileua nel pdefe doue uolemo adoperar ihorologio. Quejia foperficie (come ho detto)
e fempre partita inz^. parti eguali d� moio,che quanto al compartimento ella non fi muta mai, ey �ia regola delle altre foperficie, lequali [e*
no nella sfera dritta, da i predetti
12 circoli horarij egualmente in parti 24 dmifi, ma f� gli Orizont� fono obliqui tanto pi� fono quegli fra*
ci) dijfegual�, quanto piule regioni s'allontanano dallo Equinoziale, ey quella linea doue concorrono tutte le predette foperficie, e deit� linea
detta contingenza
, � linea del tocedmento, ma chela foperficie Equinoziale fia regola di tutte le diuif�oni dell'altre fi u�de in quejio modo.
Facciafi la quarta parte d� uncircolo,ey fia quella a b e. la l�nea a b. rapprefenta lo Orizonte, la l�nea a e. il dritto.a d. lo Equinoziale eleua
,to �
4; gradi fecondo la eleuatione di Vtnetia. K 0 fio aff� del mondo che ad anguli dritti taglia lo Equinoziale. Quejio quadrante ci fera
Mera d quel fondamento degli horologi, che uolemo fare, in quejio modo, come dice il MunRero. Fdim circolo non molto grande, ey con due
diametri lo partirai in quattro parti equali, fia b t. il diametro perpend�culare, eyaq. il Diametro trauerfo, che taglia ad angult giuftt la ii-
nea.b.t. partirai da quarta q t. �nfei parti eguali con occulti punti, ey pigliato lo fratto d'una parte con la fcjia r�pportela di qui
, er di l� dal
punto t. bench� io piglkrei la dfianza dal quadrato, quella che � dal centro a al punto 0.
er fiafegtuto, m dalla finter�, er l dalla dejira , ti
medefimo fi far� di qui, ey dil� dal punto 0. fegnandocon le lettereK.n. � tirando dal l.alK.
er dal m.all'n. due linee nun�fific, paralelle al
Diametro b t. Oltrad� quello partirai la quarta a t. in
$>o parti, er numera la eleuatione dello Equinoziale dal punto a uerfo'l t. e tira una
linea dritta dalxentro e al fuo terminerei' doue quella linea taglia la linea l K. ui imponeraila lettera d. Similmente numera dall'a uer*
fo il b. la eleuatione del Poio,cr doue la linea tirata dal centro e, alternine della eleuattone del
Poto taglia la linea l K. fegna e. Dapot fopra
il centro e fa un circolo, QT lo partirai in
24 parti eguali, er tira dal centro linee, che poi le posfi leuare per quelle parti di qua, ey di l� alle
linee m n. IK: e da ciafcun punto detta linea m n. tira le linee dette bore rtfrondent� 4 � punti nella linea l &.Qltra di quejio doue il Diametro
a q.ta?l�4 la linealK*fdilpunto f. doueiaglialalineaM n.fa�l punto h. quelli punti fono delle dodici hore.
Et fatto quejio piglia io fracio e d, er postoli piede dilla feRa nel punto f. ejlefo
l'altro uerfo fa. farai la nota g.benche quella diftanza io la ptgliere� dal quadrate
dal centro a. al punto f. confimile ragione trapporta lo fracio e. e dallo h uerfo'l
q.ey nett'efiremofa il punto.�. et ancho quejio fracio io lo piglierei dal quadrante
dal c�tra a al punto K.benche nella eleuatione digradi
45 lo fracio a K. fia equaa
20
le attofracto a f. perche i Diametri di due fuperjk�e,cio� detta Oriz�tale,ey della
A?
Verticale, fono egual^ikbe non aduiene in minore,� in maggiore eleuattone. Ti-
ra poi unalmea dritta per lo punto g. par aletta atta linea l
K.er cefi per lo punto
i,tirerai un'altralmea paraLlla.aUa m
K..er fatto quello fa un arcalo fopra il ceti
ir� L ey un'altro fopra il centro g, d� quella dijlanza, che � dallo iatt'h.
er dalg.
att'f. er da gli j�esfi centri tira le linee
� 1 put�fegnat� nelle linee
K /. er m n.
2T notai numeri delle hore comeuedi
nella figura diffegnata,
er cofi batterai
due horologi,uno oriz�talc,che � quel
lo,che ha il centro g.
cr l'altro dal mu 49
ro, che � quello, che ha il centro �. ey
quello dal muro
, no pu� hauer pi� che
dodici hore, perche il muro taglia il u�
ro Leuante,
er il nero Ponentc,quan=
do egli � ucito al mezzod�, et il Sole U
fiate nafee nella quarta tra le nate, e
Tramontana,
er fi corca netta quarta
tra Ponente � tramontana, ey pero il
refiante detto horolog�o fi fegna nel-
la facciata uolta atta Tr ammontano.
5 o
che fono alcune hore la mattina auan
ti le fei,
er alcune la fera dopo lefeit
cerne dimefira la figura e. Ma quan*
tohauemo detto delle tre foperficie,
Cr de i c�rcoli delie hore, ey delle li-
nee del toccamento che fonoKl. ey
mn, fi uedeccn ifrerienza, quando
fi mette al Sole drizzalo al mezzo
dt ur�horohgio fatto con tutte tre le
dette foperficie, imperoche l'ombra So
d'un filo, che pasfi per tutti que cen*
tri dimojira netta linea, doue quelle fo
perfide concorrono i circoli horariy
ey quejio auuertim�to ce �nfegna pia
the le parole.
Ma per
-ocr page 244-
LIBRO
ti 3
mdterdercr!uereifezm�elZoikco�quej�ihcroiogi^^
luridi Vitr imperocbe egli- fi fa un Semicircolo del Meridiano che e ab e. diuifo in due pam eguali da una linea, che rappresali rag*
ZZi^cb ey dote euLca U circonfirenZa dalpunto briglia dalla defira , ey dalU girala maggior decisione del So e
'"a ih il* *r � b aU'f & d'ietti punti ?.eyf. fono congiunti con una linea dritta, laquake la linea detta Lacotomtts, ey dotte quella
ZiTJg� t^�et&W^i ey allagata Ufefia �i punti g.eyffifa il circolo deito Monachi... Uqualefi parte
in dodici Patti f�'ondo che f� detto difopra,quefle parti di qui,ey di l� dal raggio Equinoziale fi legano con Imee occulte paraleUe al de,*
toraci & adone toccano la linea f.g. fi fanno i punti Squali poi al centro e. f�tirano le linee manine
, che r apprestano i rag*
li dellok come nello Mulemma. il centro e rappnfenta il centro Ma terra,
er ti Diametro rappnfenta l unente, le linee tirate al
mt-o k ione fi allargano
, fi ritirano alfmto pi� in fuori del Semiciclo, per acconmoiam ifegm, come fi ueie nella figura.
io
H-fe S. Min,-4.
Hore.^Mi«.isf»
More ii.
Segato il Zodiaco con i fuoi fegn�, egli fi pu� nel meiefmo Triangolo fegnare le lunghezze de i giorni, cr delle notti, i��e fi fa in quej�o
modo. \l ruggw della State dimoj�ra il maggior di, pero in fine di quello f� peremo in fine.della laica del Cancro con numeri il maggior d�
del r�oiro paefe,ey alla eleuatione di quarantacinquegraii, e di bore quindici e minuti uinnfa ,,ey apprejfo il raggip dxUa Bruma , nel fine
la ione efegnato il Capricorno fegneremo il minor d�, che � di bore otto minuti trentaquattro fui raggio Equtnottiale fegneremo dodici, ey
63
fopra gli ali ri raggine fine fegneremo le longhezze degli altri giorni, uedendo per le tauole quanto fono longbi, quando il Soie e in quelli
jegni.
t ormatoli detto Zodiaco fopra un piano di metallo ,� di buon legno , fi riquadra quel piano come fi ueieaci.K. onero egli (� ca-
va il triangolo folo
, ey fi ufa in quej�o modo, Dapoi firmato, ey disegnato l'Horolog�o fopra il muro. Acconcia quej�o triangolo allo
fido in modo,che l Diametro a e efia col taglio longo lo ftile,et col centro e fopra la puntaci la parte de ifegni fia uolta al muro doue,efegna
totRorologio, pompai un filo alcentro e, ey Rendi quello fopra le linee di ciafeun fegno drittamente fino
, che uengbial muro, e co
minna juiia Meridiana al�horolopo � fegnare la doue ti conduce il filoin que^o modo poni il filo fopra il raggio della State, fegna fo*
pra i'bora fcjla un punto , poi u� uolgendo if triangolo filando il filo firmo fopra il detto raggio
, ©" figna fopra l'hora quinta un'alno
punto, ey uolgi il triangolo cefi col filo immobile, e jcgna fopra �lora quarta un punto,ey cofi u� di mano in mano fopra le l�nee delle ho*
re facendo i punti voltando il triangolo
, ey tenendo il filo dritto fopra il raggio Ejlu.o , fornito di fegnare � punti fopra le dette linee
deiie h^re, lega tutti quelli punti in una linea, ey cofi binerai fegnaio il circolo Efimo fopra il muro ,ilquak far� una linea piegata . S�* �0
menante poni il filojopra'l raggio Equmottiale, ey conducilo d'hora in bora al muro uolgendo il triangolo fecondo il
fafogno, er fai pam
ti come prima
, y legali poi infume , ey cofi hauerai fegnato fui muro t Equinoziale , ilquale fempre fa una l�nea dritta, il fintile farai
del raggio della Bruma, ey degli altri fegn�, come prouando ti uerra fatto, auuertendo fempre, che il raggio Equinottia�e del triango-
lo fiaad anguh giuilicol Gnomone, perche il Gnomone rapprefinta � Aff� del Mondo. Et cofi fi p ofior, o fegnare, le lunghezze "dei
giorni tirando da ciafcun raggio le linee dmoj�ratnci di quelle longhezze come prima
,er quella forf� e la firma detta Peleauo trotta"
U da Pamele.
Drf q ueBc
-ocr page 245-
NON O,
V9
V
I i
T>4 quefte d�ffegndtiom fi poffono trarre molti A naiemnti, er molte deferitimi di Uorologi. Tatto il "Zodiaco triangolare di modo foprdpcfio
ueniremo � iZodiachi particolari
, per fare gli boralogi Orientali, O" Verticali. Sia adunque il Zodiaco fcprd il centro a la cui linea di
mezzo, che � lo raggio Equinottiale,z? ferue al Montone
, ex alla Bilancia fi a a g. dapoi tagl�erai la linea a g nel punto a con una dritta li»
. nea a b.dapoi piglia dal fondamento foprapotto lo/bacio df. e pofw tur» piede della fella nel punto a.ey l'altro uerfo lo h. farai il punto b.Si*
milm�te piglia dal f�ndam�to lofyac�o cfcrpoQo un piede dvilafhj�a nel punto a.l altro Sederai uerfo il punto g.& fa nota c�i mito poni un
piede della fcj�a nel f�ndam�to Bel punto c.ej��di l'altro doue la linea della prima bora tocca Li linea '■' l.ey quello /hacioripparta dallo a uerfo
tlg. facendo un punto fu la linea a g, dinouo piglia dai f�ndam�to lofpacio dal cai tagliam�to della linea
K l. dell kora feconda, er ripportelo 4*
dallo a.uerfo �lg.�fa�tn punto come primato- cofi riporterai dal f�ndam�to tutti gli fbdtij deUe altre hore,neUa linea dg. finalmente polla U
regola da una parte fopra ilpunto b. del tuo Zodiaco ,<& dall''altra fopra il punto e. e tirata una linea al r�ggio Brumale del tuo Zodiaco,
fcriuiiz, dapoi con la iflcfft legge pofla la regola foprahey fopra il punto, che fegu�ta il punto e. nella linea dg. tira uni linea per Ibo*
ra undecima, crii f�ntile farai con le linee delle altrebore, ma hUneddeWbora fefU� parat�ttd alla linea ag. ma per i'hora quinta, e
fej�a pigliala difianza deU'horafettima.xt otta-
ua ,ey la lunghezza dello fal� e la linea e a. ti*
rata ai anguh dritti fopra labe?? quefto Zo-
diaco ci ferue per l'borologio Orizontale
, mi.
per l'borologio del muro farai un'altro Zodia*
co pigliando dal fondamento la diflanzd ef.
er s<*
ponendola dallo d uerfo lo h. nel punto b. dapoi
piglia la dij�anza he e pania dallo.a uerfo g.
er
oue termina poni e, dapoi fienai lafefta dal pun
to e al punto deU'hora prima nel fondamento nel
la l�nea m n. cr trapporta quella diflanzd nella
linea dg.fimilmente farai con le dijlanze delle
altre bore come di fopra s'� dettarla
c'� que�d
di�anza nel Zodiaco per lo muro
, che non fi
pajfa i'hord fcfla nel muro per la ragion ante-
detta,
er ancho ifegni del Zodiaco murale uan- 6»
no al contrario de ifegni del Zodiaco Orizon-
tale, percheUoue � qui il'Cancro, iui � il Capri*
corno,
er cofi u� per ordine. Hor per fognare
l'borologio Orizontale con (dodici fegni, tira le
linee delle bore (come ho detto di fopra)
cr doue
la linea delVhora duodecimale? Li linea deU'hord
fefia fi tagliano fa punto a. dapoi trapporta dal
Zodiaco Orizontale le distanze de i parskUi de
ifegni � queUo snodo piglia con la fefta la di/lan
zabd.ey trapporteld dal punto a nella linea

deUhord duodecima, er itti fa il punto, dapoi
trapporta la disianza b.
er della la linea delld
undecima bora fopra la l�nea del Cancro del Zo
iiaco trapporteld dico alla linea dell'bord pri=
rad,
er undecima del tuo borolog�o,er cof�
trapportd
-ocr page 246-
LIBRO
24°
trapporta tutte le dijtttnze dal b. del 'Zodiaco alla l�nea del Cancro per ordine nelle l�nee deUe bore del horologio. disegnato il Cancro dif.e*
gnerai con la ijlejfa ragione tutte le altre linee ripportando aUe l�nee delle bore dell'horologio le diftanze del punto b. ey de � punti delle bore
[opragli altri fegni c�me hai fatto del Cancro, ey cofi batterai formato i paraleU� de ifegni con mirabile giuf�ezza. Ma la linea Eauinottia*
le fi firma in quej�o modo, piglia dal Zodiaco la d�&anza bc.ey portala dal punto � deUo horologio (opra la linea delle 1i. eyfa un punto nal
quale taglierai ad anguligiufli la linea della
12 bora con una l�nea, laquale ti rapprefentera la linea Equinoziale, il luogo del Gnomone fi tro
u� 4 quej�o modo, piglia dal zodiaco Or�zontale lofpacio dal balc.ey poni un piede al punto � deWhorologio, ey l'altro nella linea dell bara
% i.ey ti moj�rera doue hai 4 poneril Gnomone,ey que1lo,che detto bauemo deWhorologio Or�zontale, f� intende ancbo deWhorologio del mu*
to
j, ma bifogm trarre ciafcuno dal fuo propio zodiaco, ey noi di fopra pojio n'hauemo uneffempio. Ma per defcriuere un'borologw che
guardagiu&o a Leuante, ey un'altro, che riguardi � Ponente, con i [egra,
hifogna apparecchiarli un zodiaco particolare
, er fifa 4 quej�o modo . �a
uno zodiaco {come s'� detto) difopra,ey la Unea,cbe r�jpcnde alla Equinottia
le fu ab.
er Ha fu come centro doue concorrine tutte le linee, er dal f�nda=
mento tr apporta lofpacio cf. nel zodkeo dallo a uerfo b. ey fegna iui il pun*
to e. tr Apporta ancbo lofpacio che � nel fondamento dal punto cai punto del*
l'hora undecima nella linea
K l. al zod�aco dal punto a fopra la linea a b.ey.il
fmile farai di tutte l'altre bore del fondamento [rapportandole fopra la linea
db.ey facendo i punti fecondo quelle disianze,
. Sopra i quali punti paffar
deonole l�nee ad angul� giujlicon lalineaab.ey tra f� parald�e,chepasjino
dalla l�nea dei Cancro, alla linea del Capricorno
, er coj� hauera� formato
l'Analemma, � zod�aco per gli horolog� da Leuante,
er da Ponente, cr la fi-
gura di quej�o zod�aco e la prefente per fare adunque i predetti horolog�.
Tira una linea longa attrauerfata, cr fopra quella ne cada una ad anguligw*
j�i da una parte apprejfo un capo,
er un'altra p.m�lmentecada diti.'litro ci*
p�, dapoi piglia dal fondamento fcprapojlo la dijUnzada f. uerfo l. al punto
delibera uendecima,
er trapportela d� fopra, cr difotto da i plinti doue le li-
nee fi tagliano nell'b or elogio,che dei fare. Similmente dal fondamente rip*
porta Iddijlanza dalf al punto delia bora, decima fopra la linea
K l. al tuo ho*
rolog�o dal detto punto del taglio di qua e di l� fopra la l�nea ptrpcdxolare,il
'firmile farai Rapportando dal fondamento tutte le dfianze dal punto fa i pun-
iti deUe bore fopra la linea
K /. alla linea perpendicolare del tuo horelo?io,ey
fegnatique punti, per esfi ad anguli dritti tirerai le linee paralelle alla linea
attrauerfata,
er la linea, che prima attrauerfata � la l�nea, ebeferue aWhora
fej�a , ey neWkorolcgio da Leuante le prosarne linee ferueno aU'hora quinta,
ey fettina quella di fopra alla quinta, quella difotto alla fettima,waneli'bo*
f�hgio da Ponente quella di fopra ferue ala fittimi quella difotto alia quinta, ey coj� uanno feguitando
, bftile fi pone ad anguli giu�i fui
tosamento deWborafejla,ey deW Equ�nott�ale, che fono le due prime linee la attrauerfata,®1 la perpendicolare, formato? horologio pone*
irai il zodiaco a quej�o modo, piglia la diftanza dal punto calla linea del Cancro nel zod�aco
, er ripportela alla l�nea deli'hora fej�a p�nendo
ilpiede nel toccamento della linea dellhorafeRa,ey dell'Equ�nott�ale, ey l'altro nella defera fopra la detta linea neliborologio da Leuante,ey
tieUa fmijira nel horologio da Ponente. Dipoiptgliala dijianza nel zodiaco deU'hora undecima della l�nea dell'Equ�nott�ale alla linea del Con
tro,ey riponela dal taglio deU'hora fettima con l'Equ�nott�ale, daUa deftra,del\'borolog�o da Leu4nte,ey dalla fmijira del horologio da Ponen
te, ey coj� Rapporterai dal zodiaco tutte le dij�anze delle bore, negli horologi,ey finita la linea del Cancro, ripponera� la linea del Leone e
della Vergine,
er degli altri fegni allo �fteffo modo, ey qmUo,che bauer ai fatto de i fegni da una parte,lo farai dall'altra uerfo il Capricorno.
Continuando per longo con le hr linee i punti impresj�, e tratti dal zodiaco, la longbezza deUoplefi piglia nel zod�aco triangolare dallo fb'a
ci�, che � dallo 4. ale. Et qui apprejfo fono le figure. P0B0 bauemo gli horologi nel piano
, nel muro, ey nella foperfic�z Equ�not*
------------------                                                , .in. t�ie, ci reftano tre co/e da fare, l'una
� la defcrittione de gli horolog�, che fono
nel muro in altre facciate, che nel mezzo
d�, nel Leuante, ey nel Ponente uero.
L'altra la deferitt�onc degli horoleg�^che
hanno le bore, che cominciano dal tram*
mottar del Sole
, ey uanno per bore 24.
fin all'altro trammontar del Scle.La ter*
za, la deferittione di alcuni horolog�, che �
f�mouono. Quanto al defcriuere gli ho
rologi, che fono in facciatele decimano
dal mezzo to dico
, che la uia commoda, e
quella deglij�rumenti, e jfec�alm�te iifan
do la mezza ffibera
, laquale noi bauemo
�efer�tt� di fopra. Quej�a fi fora ne i
termini dette bore ,.ey nelle interfecatio*
ni de 1 c�rcoli delle bore, con i par aletti de
i fegni, ey per la punta del Gnomone, ey
tv 1 i.y , -._ , m ,� �..                                                             Per quc& fon fi guarda, � fui piano Ori*
0_�J "fi , =li= \J2^ AL^/_=J "*- \ «111 ZontaK�fulpianoVmiLkJ�nqua*
�y V I Or | X \^=^/|7^ry-xn y \ ^U tenebealtrafoperfick,dapoi,chef�ha*
teerag�uftatala mezza sfera al mezzod�
, ■-,.,-               .                                                                                                  <m^ fVA Unea Meridiana, ey chenon
pieghi pi� in una parte,che in w�a\tri,eyla douefopra le oppofle foperf�cie rifonder* la ui$a,cbe paffa per lo ccntro,ey per li fori predetti
Sfaranno i fegni, � punti,che termineranno le bore, ecco f� uuoifopra un muro fare un'horolegio, fu in che facciata efferfi u�gtia il muro,
poni la mezz* palla dal muro tanto difcojla, quanto uuoi longo loj�ile
, eyfache la linea Meridiana della mezza palla ju uolta al mezzod�]
er che la non pieghi � niuna parte,po� mira dal cetro,b dalla punta deUo f��le per le foro fatto nel tropico del C�croful mezzod�, ey ladoue ti
porta la u�fia fui muro fa un punto, eynon uariando ilf�to della mezzi palla riguarda tuttauia per la punta dello j�tk
, ey per lo foro fatto
nel tropico del Capricorno fui mezzod�,et la doue ti porta la uijla fui muro fa un punto, ey cefi hauera� due put� meridiani, l'uno fui tropi*
co del Cancro
, l'altro fui tropico del Capricorno ,eyquefli congiugnerai con una linea, ques�a linea ti rapprcfentala linea Meridiana
per tutto l'anno quando fera mezzod�fombra della punta dello Me ti cadera fu quella linea, quando poi ucrraifcgnar l'hora prima dopo
mezzod� jlando tuttauia firmo lojlrumento miraper la puntA dello f��le,
er per lo foro fatto nel tropico del Cancro full'bora primi cr doue
ti porta
za
0}
40
i*
60
7c
-ocr page 247-
V
NONO.
24*
ti porti la ui&a fui muro fa punto. er u� poi al f�ro della bora prima fopra laltro tropico, er guarda doue la uijla ti porta, come di fopra,
eyfa nota fui muro,®- lega quelli due punti con una lineay ey cof� hauerai Ihora prima dopo mezzo di per tutto l'anno
. il f�ntile farai di tute
te raltre hore,ey de i paraUeUi de ifegni,cr quelli f�ri,che non ridonderanno al muro ti daranno ad intender, che quelle bore,che fono fopra
que f�ri,non f� poffono fegnare,& che nel Solente l'ombragli puoperuenire,cj cof� baueraif�rmato,et diffegnato l'horologio fopra il muro,
©" d f�ntile puoi fare fopra qualunque piano, er di tutte le forti di bore, <he feranno fegnate fopra la mezza palla. Malo Bile deue effer
tanto grande, quanto � la disianza dal muro aUa punta dello flile, che � nella mezz* palla.
A quejii firumentif� da una fola eleuatione di p�
lo,ey fono fatti 4 pof�aper un paefe.Ma noi ne hauemo fatto uno uniuerfale, che feruirebbe per far horologi fin fptto il polo,® l'ufo di cffo �
mirabile,?? dimoer� tutti gli eff�tti dell'ombre,& de i circoli horari, ferue per ogni orizontejimoftra tutte le forti delie bar e,egualijnegu4
li,dal mezzo di,dalla mezza notte,dalla fera, dalla mattina,
er da qualunque termine, che fi ucleffe cominciar � numerar le bore, perche ha
i tropici mobili forati,
er teffuti di linee l'uno con Paltro,che distinguono tutte le forti delle bore, eypmoue ad ogni eleuatione dimof�rando
il crefeere,
er calar de igiorni, er ha de i circoli della Sphera,l'horizonte, il meridiano, i parakUi, er parte degli horarij. Ma noi deferi-
ueremo gli borologgi,che dimcftrano le bore dall'occafo del Sole che � il modo Italiano.
A Iche fare � da auuertire a quello, che hauemo detto
di fopra, che nofolamente il Sole fi alza 4 poco a poco fin'al mezzo d�,et uaria la lunghezza delle ombre di punto in puto,et dopo il mezzo
di s'abbaffafin al trammontare con la ifteffa uariet�, ma anchora egli fi gira � torno, e getta l'ombre horajn un luogo, bora in un'altro : per�
per firmare quefti horologi e neceffario , chef�fappia quanto il Sole s'innalza d'hora in bora fopra il tuo orizonte.
er di quef�op fanno le
tauole con le calculationi, � con lo Astrolabio, dalla eleuatione dei Sole fi fa la proportione dell'ombra con il Gnomone,
er 4 quefto ci ferue la
tauola fotta po&a.
E neceffario anchofapere quantogiro faccia il Sole d'hora in bora, er queiiigirifi chiamano archi orizontali,cbc fo*
tio archi de circoli maggiori, che noi imaginamo paffar fopra il punto del nof�ro capo, per lo centro del Sole fin all'orizonte. Ecco leffempio
il Sole poniam cafof� leuagiufto 4 Leuante, alzaf� un'hora ,
er in quell'hora cantina uerfo il mezzo di, imaginamo nel cielo un punto, che ci
10
ftiafoprala tefta dalquale f�a tirata una linea circolare al Sole, che di gi� un'hora ha girato, er quella linea cada fopra l'orizonte, certo �
■io
che il punto doue quella linea tocca Xorizonte, � lontano dal punto doue nacque il Soie per tanto fpacio,qu�Hofpacio adunque,che � da un pun
to all'altro fi chiama arco orizontale. Caminapmilmente alzandof� il Sole un'altra hora,f�milmente imaginamo, che dal punto,chs ciftafo*
prafi parta una linea circolare, che paf�i per lo centro del Sole,
er cada fu l'orlo,� labro dell'orizonte, quel punto � dtftante dal punto del
nero Leuante pi�, che il punto della prima bora, quello f^acio adunque fi chiama arco orizontale, ilfimi�e fifa
, e? s'intende di tutte le bore.
Altri pigliano quef�i archi dal meridiano, ma � tutto uno. Quefto f� pu� dare ad intendere 4 marinari per li uenti, Beco 4 mezzo Marzo
il Sole fi leua 4 Leuante, alle
12. bore, camina un'hora, eyptroua alle ij. uerfo S�roccho,tra Siroccbo � Leuante, alle 14. f� troua poniam
cafo 4 Siroccbo,
er cof� di mano in mano, quegli fpac�j adunque, che fono tra Leuante, er i uenti �mezzanine, � quarte che pano,f� chiama*
no archi orizontali iqualip cominciano 4 numerare da Leuante 4 mezzo di,
er da Ponente 4 mezzo di, er da Leuante 4 Trammontana,®
da Ponente 4 trammontana partendo ogni quarta in
90. parti, Egli f� pu� fare ambo le tauole dtUa latitudine , pigliando quelle disian-
ze orizontali dal mezzo di ,eyuedendo quanto ciafeuno di quelli circoli d'hora inbora capante dal meridiano, & fal� if�effo iff�tto, che �o
la tauola de gli archi orizontali pref� dal punto del nero Leuante, Et niuna forte di horologi � doue bifogni tifar pi� diligenza® tu
rar pi� gmfte le linee, ma non foto f� f�*
TAVOLA DELLA ELEVATIONE DEL SO-           gnano le b�re dall'occafo attaftatiAna, ma
LE ET DELLA LATITVDINE
PER GRADI XLV.
ancho le bore dai nafciment�aUa. Boema,
er le bore ineguali Montica con le ij�effe
ragioni dell'altezZ4 del Soh.,con la lon*
\
/
Altezza del Sole
in Cancro.
Latitudine.
Hore. Gradi. Minuti.
Gradi.
Minuti.
Seconde.
s>
}
55
119
47
8
tt>]
i�
103
47
34
% l
13
5o
100
7
*3
I 2
34
30
SO
0
0
*3
45
0
78
26
IO
»4
55
0
cj
35
0
*5
61
li
42
27
5
%6
67
SS
IO
il mezz0 di Hore x6 Minuti 1717 Sole
� alto Gradi 68 Minuti ?o.
»7
6S
50
Zi
45
25
iS
60
5
52
5°;
0
ip
50
45
69
34
2 1
20
40
25
S�
IO
21
25
45
54
30
0
22
13
25
104
23
0
2?
3
20
114
6
20
L'altezza del Sole in Leone.
Hore. Gradi. Minuti.
10
8
25
ito
9
42
11
18
3S
100
1 2
48
u
Z9
IO
90
0
0
lJ mezzo di Hore \6 Minuti 14.il Sole
� alto Gradi s$ Minuti u .
Valtezza del Sole nel Montone .
L'altezza
lei Sole in C
apricorno.
Hore. Gradi. Minuti.
Hore.
Gradi »
Minuti.
IJ 2J
IO
3 P
%6
4
45
*4 22
20
17
. 12
1
t$ 21
30
0
18
17
30
ts 20
37
45
19
20
35
17 is>
4?
5
20
ZI
5
18
45
mezzo di
2 1
22
14
8
IO
35
il mezzo di in Capricorno Hore iy Minuti
4? tltoGradiit- Minutilo.
23
..................�,. , -
ghezza dell'ombre, er con la latitudine , �
con gli archi Orizontali, Ma cltra la ta*
uola, io dar� un modo efpediio di trouar
la lunghezza delle ombre fenza molta fa*
49
tica ,doue f� ueder� ancho la gran uirtu
dello analemma pcflo da Vitruuio, dal*
quale io non faprei dire qual maniera
di horologio fuffe , che non f� poteffe
cauare, per� � da ejfer fempre confide*
rato. per far adunque gli horologi,bifo-
gna hauere le predette conf�derattoni ,cy
fi fanno in quefto modo. Poniamo cafo
adunque che tu. uogli fapere quanto f�a
l'ombra, quando il Sole � Iettato fopra lo- %i
rizonte gradi ^o.uedi nello analemma de*
fcritto di fopra di porre il punto della eie*
uatione del Sole, come faceti per ritroua
re i raggi de i par alcUidc ifegni, ma Ufo*
gna drizzare il Gnomone fopra la linea
del piano di quella grandezza, che uuoi.
er tirare il fuo orizonte paralello alla li*
nea del piano,**? far qudl'orizonte dia-
metro de un femicircclo, comef� fa nello
analemma,
er trouar nella quarta i'altez 60
za degradi
40 . er da quelli per la punta
del
Gnomone, che � il centro tirar mali*
nea del piano il raggio � pigliar la d;jian*
Za dal piede del Gnomone fin al punto,
doue il raggio tocca la linea del piano , �
tanto fera l'ombra caufata dillo pile
, ma
la tauola della eleuatione del Sole nelle
bore � quefta pofta infume, con la lati*
tudine, e? che ferue � gradi
45.
fornita latauola che fa al btfogno noftro, fa 70
un circolo, a1 f�a quello ab ed. di con*
Mentente grandezza, quefto partirai in
quattro parti eguali con due diametri nu*
mera dal punto b di qua ey di la fin'a
120
gradi, ne i quali fu d�uifo una parte del
femkircoh bei.e?ti fcmiarcolobad,
R. fimilmentc
-ocr page 248-
J
24.Z                                                                     LIBRO.
f�n�lmente in no gradi non dico tutti i femicircoli, ma ogni quarta fla partita in 00 gradi come p fa di quegli diametri bd rapprefet�*
ta la linea meridiana,
©" a e. la linea dal nero Leuante al itero Ponente, er lo e fera il centro, CT il luogo dotte fi pone lofiik, 0 G�omone, pi
glia poi la grandezza dello flile e ripporteh dal centro e fu la meridiana al punto f. cr per lo punto f. paf.i una l�nea paralella al diametro
e a. quef�a uoglio, che rapprefenti la linea del piano, entra poi alla tauola foprapoila,
cr uedi quanta latitudine ha Ihora nona che � la pri*
ma del giorno
, quando il Sole � in Cancro, er trouerai gradi us>. minuti 47- feconde 8. numera quefti dal punto b. uerfo il punto e. cr doue
terminano fa punto
, poi numera la latitudine delibera decima trouata nella tauola digradi 109 minuti 4- feconde 34. cr da quel punto tira
una linea occulta al centro e poi uedi nella tauola, che altezza ha il Sole neWhora decima, cr trouerai gradi
13 minuti 40. pig�ierai l'ombra 4
quej�o modo, numera nella quarta b e cominciando dal punto e. gradi ij. cr minuti 40. cr poni la regola /opra i dettigradi,cr [opra il cen
tros. e? guarda doue termina quella linea, fopra la linea del pianogfh. cr dal punto di quel termine al punto f, prenderai la diflanza
, che
tanto fera l'ombra, cr quella dijlanza ripporterai dal centro e fepra la linea occulta delibera io. cr coji bauerai due punti uno nella arcon
firenza & gradi 1
19. minuti 47. feconde 8. cr l'altro fu la linea del�'bora io � uedi poi la latitudine delibera 11. cr la trouetai nella tauola
ejjer gradi
100 minuti 7. feconde 13 lontana dal meridiano. per� numera dal punto b la detta diflanza fopra la circonferenza, cr di doue ter
mina tira una linea occulta al punto e. piglia poi la longhezza dell'ombra dalla tauola che � digradi
zj minuti yo. & quella ripporta fopra la
linea del piano, come hai fatto deWhora decima, cr prendi la disianza dal punto doue la termina al punto f. cr quella ripporta dal centro e
,
fopra la linea occulta deWhora undecima,**? fa punto, cr cof� farai di tutte l'hore del Cancro, doue ti uemr� un'ordine di punti, che continua
ti in una linea rapprefenteranno il tropico del Cancro
. cr � principi) delle bore del Cancro, tira poi una linea paralella al diametro e a. tanto
dij�ante da quello, quanto � la longhezza ef. deUo Me.
cr quella linea ti rapprefenta l'equinoziale netta, eleuatione di 4;. gradi, crfia quella
tK doue fui mezzo di tanto l'ombra dritta, quando la riuolta � pari al Gnomone, per� in altre eleuationi bifogna pigliare la longhezza della
mibra meridiana fecondo lafuaproportione, Tirata adunque la linea equinoziale guarda fopra la tauola quanto alto � il Sole la prima bora
del d� degli equ�nottij, ey" trouerai le
ijii Sole ejfer alto gradi io minuti 30 piglia la longhezza dell'ombra alfopradetto modo, er npporti-
�a dal centro e fopra la linea equinoziale
,©" fa punto, cr dal punto delle 13 fopra il Cancro, al punto delle 1; fopra l'equinoziale tira una
linea, Uquale anckoaUongherai pi� oltra. Et quej�afar� la linea delie bore tredici piglia poi l'altezza del Sole delle
14. cr trouerai il Sole
effer alto fu le
14. bore gradi to minuti 40, piglia la longhezza dell'ombra fopra la linea del piano ( come s'� detto) ripportela dal centro
all'equinoziale, cj fegna, cr dal punto delle
14 del tropico del Cancro, al punto delle 14. dello equinoziale tira una linea,cr quella anebo
�llongherai pia oltre,c? fora la linea delle 1
4. il f�ntile ftrat fin alle 12 la linea deUequali dette pacare fopra il tagl,o,cbef* l'equinoziale col me
ridiano, perche al tempo degli equ�nottij il mezzo die 4 bore 18. ripporta poi gli tftefii punti fegnatt fu f equinoziale dapoi le bore
, iS dall'ai
tra par te con queUa ij�ejfa disianza, ctoe quella dij�anza che � da le in alle 18. fu dalle iS alle 19,
cr quelh,cbe dalle 16 alle 17 fia dalle 19 alle
so. cr cefi nel rejlo, cr tutti quef�i punti legherai con t punti delle horefegnate nel Cancro. il j�mile farai uolendo fegnarc il tropico del capri
corno, pigliando l'altezze del fole d'hora in bora
, c^ 'k longbezze delle ombre,cr riportandole dal centro fopra ciafeuna linea corriffonden
te
. cr la ragione ifteffa � degli altri paralelli de ifegm, la cui ragione, � quello che ti pu� baj�are ,f� piglier� dalla foprapofta tauola, e? co*
fi fi fornir� Iborologio orizontale con le bore datt'occafo, cr con le altezze del Sole, larghezze dell'ombre,
cr latitudine delle bore fi faran*
itogli altri hotelogi con le altre forti delle bore. & la figura di quanto detto hauemo, e qui fatto
.
Io uoglio
-ocr page 249-
DECIMO.                                                       24*
Io mgliofar duutrtki queUi,� �quali pareranno queste co f� difficili, che f� penferanno intenderle bene, fenza'farne U prona, fi potranno facile
mite ingannare,ns infogna dire,che fiano fcritte difficilmente, perche in ogni efperienza e di file ulta,doue non e flato efferatio, ey ueramente
io pojjo affermare dibatterne intefo,e quet�o molto pi� facendo, ey ifperimentando rche leggendo, pure i prwcipij fono di grande �mpor*
tanza. Ci resta � dimojlrare una forte di horologw fatto in un piano circolare
, ey di quella forte , che Vitr. chiama Viatori penf�h, iU
quale ci pu� rapprejkntare l'Aragna. Fa un circolo
, ilqual partirai in quattro quadranti con due diametri, dentro del quale ne farai urial*
tro tanto di�iante,cbefi,po{fanfeg/iar le hore.parti poi la met� d'un Semidiametro ut fe� parti eguali cominciando fatto la circonferenza del
circolo minore
, ey pojio il piede nel centro tirerai fecondo t punti di quelle diuif�oni tanti femtc�rco'a uno dentro l'altro , ma da una parte
d'un Semicircolo ne farai cinque, dall'altra fette, doue fono i cinque ti hauerai �feruire per Ottobre
, Kouembre, Decembre, ey douefo*
no ifette tiferuirai per Marzo, Aprile, Maggio, Giugno , Luglio, Agodo, Settembre, perche ciafcun Semicircolo tiferete atti mej�, ey
ade met� de i mej� per ueder le bore, tira poi di qua
, ey di l� dal diametro compartito una linea per parte paratela � quel diametro, accio* 10
che tra queste linee fi poffano notare,� i mej�, � i fegni celesti, partirai poi ciafcuna quarta in parti 90 cominciando da i capi dell'altro diame*
tro, che qui tra�erf� nommamo , per fegnar adunque le bore piglia U tauoia delle altezze del Sole, perche quef�a fola ferue �gli boralo*
. gi mobili {come ho detto) ey comincia dalle bore del Cancro, e? Uedi alle noue bore quanto e alto il Sole, trouerai ejjer alto gradi quattro,
poni adunque laregola nel centro ,sy nel grado quarto fegnat'� dalla fint'iira fotta il diametro trauerfo, ey fa punto in quel circolo, poi
aedi f� le noue bore fi trottano in altro grado di Cancro, ey trotterai che ambo atti
15. di Cancro ji poffono uedere le none, pero guarda nel*
la tauoia quanto e alto il Sole alle noue bore quando il Sole e in quindici di Cancro
, er pofU la regola fopra il centro, ey fopra il grado nei*
la eleuatwne guarda doue eUa taglia il terzo cerchio, eyfa punto eyuedera� che il.Sole � alto alle noue hore,quando e in quindici di Cancro,
due gradi ey
30 minuti, poi uederai dada tauoia, che quando e in uinticinque gradi di Cancro alle noue bore egli � alto 20. minuti folamente,
pero imagina che dal terzo cerchio al quario,che � il principio del Leone fiano tanti c�rchi, quanti gradi fono da qumdeci firi 4 trenta, ey
la doue ti pare
, che fiano i umticinque gradi di Cancro fa un punto prefo fecondo V altezza di uintiminut imponendo la regola come di fopra % e
fui centro, ey fui punto della eleuanone, ey legherai tutti quelli punti fatti fopra quefii circoli con una linea, quef�a ci feruira alle none
bore. uienpoi alle dieci, ey farai ti fimile, ey coji aUe mi
is.gr al rei�o fin al me zzo d� dalla quarta deflra fatto il diametro trauerfo per
li mefi ,� fegni fegnati alfuo luogo
, cofi farai nella quatta fmij�ra fatto il trauerfo per le bore dopr�l mezzo d� per lo tempo, che'l Sole
Ha in que fegni. poi ti uolta �gli altri femiarcoli di fopra ti diametro trauerfo,
er da una quarta fegnerai le bore auant� mezzo dt,ey daU
Valtra le bore dopo mezzo d� con la ifiefia regola
, ey cofi nel centro dell'Horologw ui panerai un pironcino di mediocre grandezza ad an*
guli dritti, ilquale con la cim�fua uelcando l'Horolog�o col taglio uerfo il Sole ti mojirera le bore ciafeune ne � fuoi circoli
, auuertendo che
fi funm due fori uno per capo del diametro perpendicolare
, per liquali fi tiene con un filo fofpefo l�iorologio, ey quando uoi ufarlo bifo*
gna che la parte di quei jemircoli, che feruono � 1 fegni ne �quali e il Sole in quel tempo
, che ufi ?t�orologio,fia al di fatto. Ma noi ne ha*
uemo diffegnato uno come dimof�ra la fottopoj�a figura in due fem�circolt dijiinti, iqml� rapprefentano due facete
, � due fuperficie irta d�
dritto, ey l'altra dal riuerfeto ^ per pi� commodtt� ,eygli haueino fatti eguali con fei fegni per parte, pure con la ifteffit regola, eygli ha* $ Q
Uemo aggiunto alcuni femwircoti doue fono i fegni, ey � gradi loro, con i mefi � giorni loro , accioche di giorno in giorno fi conofea in che
grado,cy in che fegno fia il Sole,ey tanto fia detto nella materia de gli Horologi, deiquali hoggid� ne fono pieni tutti i libri, ma quella ulti*
. ma forte di Horologt,e cofagroffa, non dipende da analemma alcuno, ey � fatta da buomini, che hanno hauuto pi� preflo buon dlfcorfo,
che fetenza, ferue pero al bifogno, ey io ueduto , che rihebbi uno molto antico fenza molto penfarui fopra, trouai la fua ragione , bench�
altri per lo guadagno tengbmo iti r�putatione
<pe#e baglistcy fi md.no attentando tihauah rittrouati. Hora � tempo che fi ntorm
k Yttr.
-ocr page 250-
,44.                                                                      LIBRO
il pefo anddM allo infu,ma come quefiof� poteffefare , io dico che nel mezzo del ruotalo era un'altra coriicelli annotta al contrario delle due,
allaquale era attaccato un pefo
, ilquale pefando pi� deUo /pecch�o quando (trilafc�aua il capo della cordicella, il pefo che era prima fdito ca*
lana � baffo
, perche lafua cordicella fi fuolgeua, er lo fpecchio falma, perche laftta cordicella s'inuolgeua. La cordicella adunque del che re=>
neua il pefo, era condotta nafcojamente per un canale di legno ad unangulo della bottega, ey il pefo era in una tromba affaggiato di modo che
calando gi� premeua lo aere nella tromba
, cr l'aere oppreffo ufciua con impeto , O" faceua fonare la tromba.
Hauendo adunque Ctefibio auuertito, che dal tirare,& dallo {cacciare dello aere nafceuano gli fpiriti,&le uoci,ufando
quelli auuertimenti come principi] fu il primo, che ordinaiTe le machine Hidrauliche, & le efpresfioni delle acque
da f� monentifi,& le machine tratte dalla ragione del dritto, & del circolar mouimento, & molte altre forte di gen-
tilezze,tra lequali egli efplic� gli apparecchi de gli horologi d'acqua.
Taccila Ctefibio molte belle cofe moffo da que princip�j,chegli mcflro forf� il cafo,percbe uedendo,che lo aere fcacciato,& depreco confuono,& 19
rumore ufciua dalle trombe in luogo aperto, egli con l'acque rinchiufe,cr che non poteuano refpirare, faceua le machme,et le co f�,che da f� j�
tnoueuano che automataf� chiamano,??gli horologi d'acqua,?? rapprefentaua le noci degli uccelli,inalzila l'acque, jf>rimeua diuerfi liquo*
ri da una bocca fola di uafo ,ejin proportione mandaua fuori i liquori,
er faceua ancho degli Organi.
Primieramente Ctefibio fece uno cauo d'oro, � d'una gemma forata, perche quelle cofe ne fi confumano per la percof
fa dell'acqua, ne riceuono bruttezze,che le otturino. Et per quel cauo influendo l'acqua egualmente follieua un fec
crucilo riuerfeio. Phello,� Timpano nominato,nelqual � polla una regola,& unTimpano,che li uolta co deti cgua
li,quelli dentelli fpignendo l'uno l'altro fanno fare certi piccioli mouimenti, & riuolgimenti, Umilmente ci fono
ancho altre regole,�c altri Timpani dentati allo niello modo,che.da un mouimeto forzati imitandoli fanno effetti,
& diuerfit� di mouimenti,ue i quali fi mouono le figurine,fi licitano le mete,fi tirano pietruccie,ouero oua . fuona*
no le trombe,ck fi fanno altre cofeper bellezza oltra il propofito. In quelle machine ancho onero ih una colonna, jo
ouero in un pilaflro fi deferiuono le hore,lequali una figurina ufeendo dal baffo de una uerga dimorer� per tutto il
giorno,& l'aggiunta^ la leuata de i cunei ogni cli,& ogni mefe forza � far le breuit�,e longhezze delle hore.Ma il rin
chiuder dell'acque, accioche fi teprino quelli finimenti fi fi in quello modo. Si fanno due mete una foda,& una c�-
caua fatte al torno di modo, che una polla entrar n�iraltra,& con la ideila'regola lo allarg�rfi,<Sc lo llrigneri� di quel
le mete faccia il corfo dell'acqua,che uiene in que uafi� gagliardo, � debile. Cofi con quelle ragioni.ck. rnachinatio-
ni fi compongono gli horologi all'ufo del uerno. Ma f� per l'aggiunta, per lo leuare dei cunei,non faranno approua
te le b'feuit�,� gli accrefeimenti de i giorni, perche fpeifo i cunei fono difletto fi,egli bifogner� sbrigarli in quello mo
do . Eglili deferiuer� attrauerfo d'una colonnella le hore prefe dallo analemma, � fondamento loro, & fi corifieche*
ranno nella colonella le linee de i meli, facendoli quella colonnella in modo , che ella fi polla girare, acccioche uol-
gendofi la colonna continuamente alla figurina & alia uerga , dellaqual uerga la figurina ufcehd� dimoftra l'hore, j0
faccia le breuit�, & gli accreicimenti dellhore fecondo ciafeun mefe. Fannofi ancho gli horologi del uerno, che det-
ti fono Anaporici, d'un'altra forte. Et fi fanno con quelle ragioni. Si difpongono le hore di uerge di rame dai cena
tro nella fronte difpofle dalla deferittione della analemma,in quella deferittione fono circondati i circoli, che termi-
nano gli fpacrj de i meli . Drieto quelle uirgule;fia pollo unTimpano, nelquale f�a deferitto, oc dipinto il cielo,et il
circolo de i fegni, & la deferittione di quel circolo fia figurata da i dodici fegni celeflf,dal cui centro e formato lo fpa-
tio di ciafeun fegno,uno maggiore, l'altro minore , Ma dalla parte di dietro � mezzo il Timpano � inclufo e ferrato
un perno, che fi gira,& in quell'afl� e una catena molle di rame in uolta ,dallaqual pende da una parte un fecchiel-
lo, Phelios, � Timpano, che fi dica, ilquale � alzato dall'acqua, dall'altra di egual pelo del fecchiello e una faccoma di
faorna. Cofi quanto il fecchiello fera folieuato dall'acqua, tanto abballandoli il contrapefo uolger� il perno,
& il perno imiter� il Timpano, il cui giro fa alcuna uolta, che maggior parte del circolo de i fegni, alcuna uolta mi 4»
nor nelle riuolutioni fue fian �fuoi tempi diffegnate le propiet� delle hore, perche in ogni fegno fono i cani per=
f�tti del numero de i giorni di ciafeun mefe, la cui bolla, che ne gli horologi pare che tenga la imagine del Sole , di-
moftra gli fpacrj delle hore, quella bolla trapportata di foro in f�ro fa il corfo fuo del mefe compiuto. Adunque fi
come il Sole andando per lo fpacio de i fegni allarga & ri fingile i giorni,& l'hore. cofi la bolla ne gli horologi per li
punti contrailgiro delcentro del Timpano ogni giorno quando � trapportata inalcuni tempi in pi� larghi in ala
cimi in pi� flretti fpacrj con i termini de i meli fa le imagini delle hore,& de i giorni. Ma per la adminiilratione del
l'acqua, in che modo ella fi tempri alla ragione, cofi bifogna fare. Drieto alla fronte dell'horologio fia pollo di den-
tro un cartello,� conferita d'acqua,nelquale per una canna uadi l'acqua^quefli nel fondo habbia un cauo,& � quello
fia affitto un Timpano di rame, che habbia un foro,per loquale uentri l'acqua, che uiene dal caflello,& inanello fia
un timpano minore fatto con i cardini al torno con mafchio,� feminajra f� con�lretti di modo,che il timpano mino ^ 0
re come un manico girandoli nel maggiore uada affettato,& dolcemente. Ma il labro del Timpano maggi jre fia f�*
gnato con ?5; punti egualmen te diflanti uno dali'altro,ma il minor cerchiello nell'ultima fua circonferenza habbia
fitto una lenguellajla cui cima fi drizzi uerfo la parte de i punti, & in quel cerchiello fia temprato un foro da quel-
la parte doue l'acqua influifee nel Timpano, & conferita l'adminillr�tione. quando adunque nel labro del Timpas
no maggiore feran le forme de i fegni celelli,fia quello immobile,& nella fommit� habbia formato il fegno del Can
ero. al perp�dicolo delquale,da baffo fia il Capricorno,dalla delira di chi guarda la Bil�cia, dalla finiflra il fegno del
Montone, & cofi gli altri fegni tra gli fpacrj loro fiano diffegnati al modo,che fi uedono in cielo: Adunque quando
il Sole fera nel cerchiello del Capricorno,lalenguclla nella parte del maggior Timpano toccando ogni di ciafeuno
punto del Capricorno hauendo il gran pefo dell'acqua corrente � piombo uelocemente per lo foro del cerchiello lo
fcaccier� aluafo,allhora quello riceuendo queli'acqua(perche prefto fi empie) abbreuia, & contragire gli fpatrj mi- <r«
nori de i giorni & delle hore. Ma quando col quottidiano girare la lenguella nel Timpano maggiore entra nello Ac-
quario il foro uiene � perpendicolo, & per lo corfo gagliardo dell'acqua � forzata pi� tardamente mandarla fuori,co
fi con quanto menueloce corfo il uafo ricette l'acqua egli dilatagli fpacrj delle hore. ma falendo perii punti d'Ac-
quario^ diPefcicome per gradi il foro del cerchiello toccando l'ottaua parte del Montone pretta l'hore equinot-
tiali all'acqua temprata, che fale. Ma dal Montone per gli fpacrj del Toro,& de Gemelli falendo �gli altri punti del
Cancro andando per lo foro � Timpano della ottaua parte,& da quello tornando in altezza, fi debilita di forze & co
fi pi� tardamente ufeendo l'acqua allonga gli fpacrj con la dimora, Et fa le hore folllitiali nel fegno del Cancro.
Vuole Vitr.che gli Equinottij, cr i Solj�itij fi facciano in otto gradi de i lor fegni, ZT comincia l'anno quando il Sol entra in Capricorno,
Ma quando egli inclina dal Cancro, & u� per Leone, & Vergine^itornando � i punti della ottaua parte della Bilancia,
& di grado in grado abbreuiando gli fpacrj, egli acorza le hore,& cofi peruenendo � i punti della Bilancia, di no- 70
ito rende l'hore equinottiali.. Ma per gli fpacrj delloScorpione,& del Sagittario pi� procliuamente deprimendo
fi il foro ritornando col girarli alla ottaua parte del Capricorno con la celerit� dell'acqua , che fale e reflituito alle
breuit� delle hore brumali. Quanto pi� commodamente ho potuto, io ho con diligenza fcritto, che ragioni fiano
nelle defenttioni degli horologi,& de gli apparati loro,accioche ageuolm�nte fi posfino ufare. Reifa che io diiiorra
fopra le machine, e principrj loro, & per� io cominciero � fcriuere di quelle cofe nel feguentc uolume, accioche
fia perf�tto,ck finito il corpo emendato dell'Architettura.
mente
-ocr page 251-
N O N O.             ,                                                               44*
Mote Mie inuention� fono fiate quelle d� Ctef�bio, er uoleffe lddio,che il tempo non ce le haueffe rubbite. Noi emaneremo la mente di Vitr.
con quella facilit�,* breuit�, chef pu� in cofe tanto difficili. Lo anakmma defcritto di fopra fera il modulo del nofiro hor�togio . piglia adun-
que la linea lacotomus hg
. er quella f�a il diametro d'una colonella fatta giustamente altomojl c�rcolo de i mcfi r, e. g. fera la circonfiretts
Za della colonelU. quefio dutiderai in n parti eguali n�U'ultima fua circonferenza fopra la tefia della coloneUa.
er da ciafeun punto della di
uif�one iafeierai cader � piombo longo la colonnella le linee fin'offaltra tefla, quelle diuiderano lofi�pite della cohnella in dodici part� eguali
deputate �glif�acij de i dodici fegn�. una di quelle linee, che cader� dalli tefia della linea lacotomus feruir� al princ�pio del cancro, l'altra,
che cader � dall'altra parte feruir� al principio del Capricorno, tirata poi una linea fopra la tef�i delia colonnelli in croce alla linea laccto*
ntus una di quella linea,che cader� dall'una delle tsj�e ci feruir� al principio del Montone,l'altra ai principio della BiUnza. ma le altre linee,
che cader anno da gli altri punti ci feruiranno � i principi) de gli altri mefi, come fanno le l�nee tirate ne i Cilindri. Disegnerai anco udendo
digrado in grado le linee per ognifegna al modofopra pofto,piglU poi dallo anal�ma lo f�udo che � dallo a al n. fopra requinottiale
er quello io
diuiieraiin dodici parti eguali, il flirtile farai detto f�udo dallo a alx. e? quelle partifxano rapportate nella colonnella fopra le l�nee del Mon
ione,
er della Bilancia . fimilmente piglia dallo anakmma lo f�acio che�dayalK. er dallo falg. che � quello ifteffo e partir a�h in %% parti
eguali,??' quelle Rapporterai dallo anakmma alle linee del Cancro, e? del Capricorno n�ia colonnella, ma quelle del Cancro cominciare �
fegnar dal baffo,?? arderai all'in fu. e? quelle del Capricorno fegnerai al contrario dal di/opta al baffo. il f�ntile farai tirando nello «nalem*
m& iraggi degli altri fegn�,
er quella parte de i diametri,che fera fopratorizonte e a �. partirai in dodici parti, er quelle tr apporterai nella
colonnella al�efue propie linee fimilmente il refiante de i diametri fattoi'orizzonte part�rai�n dodici parti,& quelli trapporterai,come le aU
tre nella colonnella,
er tutti quelli punti delle diuifionifatte legherai con linee,quef�e linee f�ranno le linee dette bore crefcenti per ordine, er
feemanti fecondo il corfo del Sole .per� le aggiugnera�i loro numeri di fotta. er i caratteri, � le figure dei fegn� celefli,alfuoluogo,come'f�
fa ne i Cilindri
. Drizzerai quefea colonnetta fopra un pia.no, er con un perno nel mezzo centro dal baffo la panerai in un, f�ro Idi modo, che
la fi poffa girare, ma prima circonderai il piede della colonna con un cerchielli dentato � tomo di �6o denti accioche fiando la colonna dritta »o
una ruota pofta in piano dentata fimilmente ogni giorno faccia,chi la colonnella fi moua ungrado, mala ruota piana fera moffa da un'altra
ruota pur in piano da un dentello,che ne l'uno de cap� del fuo perno fi pom,o" quefia ruotai giratada un altra con pari denti,ma
p�*
f�a in coltello er � dentata in fi-onte, tal che ognuna diloro girer� una u�lta il giorno, fecondo che fi moucr� il fuo pernojlqual perno hauem
do imolta una fune dall'uno de ifuo� capi hauera un fecchk�lo riuerfe�o,
er teff'altra un ccntrapefo d� pefo eguale. Mail fecchk�lo fera in
un uafo, nelquak n'entrer� {acqua, che cader� gi� da un'altro uafo,
er cefi zmtando l'acqua, (�folleuer� ilfecchiello, er �lcontrape fo far�
girar il perno , il perno girer� il Timpano � U ruota in coltello,
er -quella in saltello moueri la ruota po�a in plano,hquale con lo dentei*
lo,che hauer� in capo del fuo perno�ura il mouimenio � quelh,che ogn�gi�rn� moneta la colonnella ungrado,
CT cofi in capo l'anno U colon
nella hauer� fatto un giro. Ma per dimofirarkhore, eglibifogna temperar Vacaua. w quefio r.-odo.
Va torture due Mete � coni d� rame con d�ligenza,una4dlequaHfi far� uou.-;
J fera come fimina,laquak nella fui punta hauer� un f�ro fattile
fitto in un cauetto d'oro ,� d'una Gemma, l'altra Meta fera f�da,?? cmetnafchh entrer� nella fim�nd,?? hauer� attaccala una regola,
?o
drit�a.nel mezzo dotta parte pi� graffa, laquale hauer� nel m.ezzo per le: ^o una apr�tura., netta Mal apr�tura, hanno ad entrar .alcuni cu
nei maggiori, � minori fecondo il bifogno della. carcatura,,� tempra dell'acqua. Et lafiminafiu accoramoiata in un ordimento � telaro di le*
gname,come nella figura fi uede
> er li regola, �tnanicodd majcolofia retti, ejgouernato da due regiilri,tt cunei come il diffegno dunoUlra.
Siano pojle quef�e Mete in modo,che dal di fopra da un.uafo,che Vitr:chiama caf�dh,ui cada tacqui dentro,io dico,chefel nufi hio col poner
iti de i cunei fera alzato fuori della f�mitut ,quanto pi� d'acqua entrer� netta fhmia,mtrando l'acqua con maggior impeto, tanto pi� ne ufei*
r� difetto dal Cauetto in un uafo pur quefio apparecchiato. §whe uolendo noi, che efea pia acqua bifogner� fegnar il cuneo, � porui uno mag
giare, � aggiugneru� degli altri d� modo,che la ifteffa regola attaccata al ma/chiodo lem piu,� meno fecondo il btfognaj!acqua adunque difeen
dendoin un uafo alzer� uno fecchk�lo rhserfo, fu itquale pofer� una regola � uerga mobile, dallaquale ufeir� una figurini, che uoltata uerfo
le bore diffegnate n�tta colonnetta alzan�ofi,?? .abbaffand&j� fecondo la tempra deUacqua, dimof�rer� oznigiorno le bore, mentre la colon*
netta dar� uolt� ungrado ogni di. &■ quando igiorni cominckrctnno � dec�inare^nonfi p�glier� pi� l'acqua dal camello, ma fi apriranno le
40
Mete che faranno in f�ndo dei uafo per lequale con fioro cunei accommo�ati al diferefeerc de igiorni ufeir� l'acqua del uafo ,<& attaccane
doilftcchiettoalcapo del contrapefo,^xl cernir apefe � quello, che sm attaccati* il fecchk�lo perlo calar deU'acqua nel uafo il fecchk�lo fi
abbuffer� O" la figurina ancor lei f� uemr� abboffando ey moftrer� l'hore^j- (gradi de i fegni di giorno, in giorno,come � detto di fopra. Et
�nuero � beila inuentione, conofeiuta dal Marcolino
, er ci dimoi�ra molte bette cofe , come parer� �chi ne far� la prona.
"Coltra f�rma d� horolog�o � bell�fnna, & molto artificiofa, er utile atta dimoffrut�one �'de cofe cekfli, crj� fa in quefio modo, er � diu�fo
quefio trattamento da Vitr.in due parti, l'una � la campof�tione detto borologio
, l'altra � U tempra dell'acqua, fimilmente la compofittone
detto borologio � diuifd in dueparti, l'una � la dcfcnttione deile bore
, l'altra � la defcritmne del Cielo, er del Zodiaco, la deferittione dette
bore � prefa daUo anakmma, ma Vitr. non infegna � che vnodo,fimhnente ancho egli non ce �nfegna il modo d� deferiuere il cielo,
er il Zod�a
co, per� partitamente io ef�oner� fecondo, che io la intendo. Lo analemma edunque fi pigliti dalla sfera pofia in piano con ragione di prof�ti
tiita, fecondo}che fi deferiue una tauola dello Afirolabio. il modo e quefio. sia fatto un circolo ab ed. in quattro parti da due diametri dm* $
o
fo, Quefio circolo rapprefenta il tropico-M Capricorno,dentro delquakfi ha � formare,^ lo equ�nott�ale, er il tropico del Cancro, iquali
circoli fono minori per ragione d� prof�ettina, perche noi f� imaginmo di tener l'occhio nofiro nel polo oppoflo al nofiro,
er guardar uerfo
il nofiro polo t certo � che il circolo del Capricorno ci uerr� prima incontro,dapo� uerr� l'equinottiak,es in fin il tropico del Cancro,
er an
che il tropico del Capricorno ci parer� maggiore, perche fi ueder� fiotto maggior angub,cr per effer pi� uicino all'occhio ,
er il tropico del
Cancro ci parer� minore,
er per effer pi� lontano fi ueder�fctto anguto pi� Stretto^ cofi l'equinottialefer� maggiore del tropico del Can*
cro,ej minore del tropico del Capricorno perle ifieffe ragioni,^ quefio fi deue auuertire, perche � cofa betta,??fecreta, per firmare adun*
que l'equ�nott�ale, egli fi piglia, la decl�nation del Sole dai punto b uerfo la a.O'fifegna al fuo termine il punto f. dalquak fi tirano due linee l'tt
na al centro e. l'altra al punto e.
er doue la linea fe. taglia la linea b d .che in quefio cafa � la linea meridiana, fifa punto h. er allargata �afe*
fia dal centro e,al punto h.fifa un circolo, fhK z- �lquak ciferue per lo equ�nottiok,ZT la doue la linea f e.taglia l'equ�nott�ale, fi fa il pun*
to
f,er daipunto i al punto Kf� tira una linea, la doue ella taglia la l�nea b d.fifa il punto l, er allargata lafeila dal centro e alpunto l.f� fa <So
un circolo,che ciferue per lo tropico del Cancro,
er cofi hauemo tre circoli due tropici, er uno equ�nott�ale. bifogna po�fcgnaruironzorde
� quefio modo, piglia la eleuat�one del polo,che qui fera ^grud�tietta quarta
K h.detto equ�nott�ale cominciando � numerare dal punto li.et
dal punto detta eieuatione
, che fera m.per lo centro fi tiri unalinea alla parte oppoftanett'equincttUkjo' doue ella termina f�a fegnato n. da,
poi dal punto
K al punto ripa tirata una linea,zr doue quella taglia la Itneu b d. f�a fegnato � fimilmente daipunto Kfia tirata un'altra l�nea
per lo punto m, che pafiifin atta lima b d. prolungata,?? U doue ella tocca la linea b dfifegna p.
er tra lop&loof� troua il mezzo Joprd
la linea pbdey iuififegna q.
er allargata Ufefia dalq atto e ,f�fa4entro del c�rcolo del Tropico del Capricorno una parte di circolo r 01..
quefio � Vorizonte obliquo. Dupor per fegnar le bore fi partono tutti gli trehi de i circoli fatti di fopra l'orizonte ciaf cuna in dodici part�
eguali,?? cofi gli archi dif�tto in dodici parti, e? per la regola di trouar il centro dei tre punti fi legano inficine i punti de i tropici,coni
punti equinoziali,! primi con i primi, i fecondi con i fecondi,?? cofi per ordine. e? � quefio modo feranno fegnate le horedequali vitr.uuok
che pano fatte di uexge di rame, perche fiotto di effeui ha da andare uri Timpano,che ha il Zodiaco,?? il Cielo dijfegnato, per� accioche fi u�
7® ^
da d� fiotto,� neceffArio far quef�e uirgide, i cui quadretti io ho adombrati, perche s intenda,che fono tagliati, ej�fati. Dapo� quefio egli fi
fa un Timpano, e? fi gli dipigne fopra le Stelle
er il Zod�aco,quef�i fimilmente � prefo dalla rete dello Afirolabio,?? fi fa in quefio moilof�r
mafi un'altro piano con i tre cerchi fatti di quitta grandezza, ?? con quella ragione di prima poi egli fi piglia lo f�acio di mezzo tra il pun*
to b.e? il punto %. fopra la l�nea bcd.r? iui pofla lafefia,?? attargatta fin al punto x.fi fa un circolo, queili ci rapprefenta la uia del Sole.
Bcchptica nominata, fopra laquale s'haimo � porre �graii deifegnit ilchefifa in quefio modo, p�rtiraLlo equinottiale in part�
?6o cominciai
R. Hi do de
-ocr page 252-
z4*                                                            LIBRO
do dal punto f. ey paffando per lo plinto o Kb. fin che fi torni al punto fi dapoifi mimer� dal punto f, uerfo il punto o Vafcen�imento dritto
di ogni fegno,ilche fi fa � que&o modo. Entra netta tauola fottopofta con l'intiero fegno del Montone,cioc coatrenta gradi di effo,
er trotterai
aliincontro gradi
27 minuti ;4.,quefli numererai netto equinott�ale dal punto fuerfo il punto 0 .cria doue termineranno fa un punto, ©" da
quel punto al centro tira una linea occulta,
er la doue ella taglia la Eccl�pticafa un punto iuiferk il termine del Montone, cofi trouerai nella
tauola
37 gradi,& minuti 4.8 per lo dritto afcendimento d� tutto il Toro,zr� ripporterai alio iftejjo modo dal centro fopra la Eccl�ptica, er
lui fer� il fine del Toro, cr cofi di mano in mano compartirai con l� aiuto detta tauola tutta la Eccliptic4,nonfolamente fegnandoui 1 principi
de � Segni,ma ancho i gradi,
er in ogni grado farai un foro nella circofirenza delia Fxcliptieajtel qualf�vo di giorno in giorno tr apporterai
la botta,che Vitr. intende per io Sole,cbe moftra le bore negli horologi,il Timpano cofi disegnato fera poj�o �rieto le linee dette bore
, er 0*
gni di fi uolta compiutamente una uolta, ma la botta Stando firma per un d� nel grado, er nel f�ro di quel Segno doue fi troua�l Sole moftrer�
Varco diurna,!? le bore, fecondo il crefcere,
er il calar de i giorni, cadette hore,il Timpano fi uolge come s'� ietto d� fopra bauendo nel mez
zofittounfufo,d,intornoilquale�unacatenamolle come dice Vitr. cio� d� anetti ritorti e corti come la lettera S, dimodo,cbelafiuolgafa *o
c�lmente,cr da, uno capoha uno fecchietto,
er dall'altro un contrapefo di pefo eguale al fecchietto,ilqud fecchietto ejfendo dall'acqua fotteuato
fa che la catena fi fuoige,ex ilfufof�moue,
er ilfufo moffouolta il Timpano. Ma.come eglifi babb�a 4 temprar l'acqua,accioche ognig�or*
no fi ueda quejla differenza dette bore Vitr. ce lo infegna. Ma prima che io lo efipona paner� la tauola de i dritti afeendmenti de i fegni, fa*
cendo auuertito chi legge, chefopra quefto Timpano eglifi pu� porrele flette comejianno nd cielo,
er uedere i loro nafamenti, le altezze,i
cadimenti3le latitudini,^ tutte quelle cofe, che netto Aflrolabiofi uedono,ilche porta diletto
er utile,� chi l'intende.
TAVOLA DE I DRITTI
A SCENDIMENTI.
Gr. Gr. Mi.            Gr. Gr. Mi.            Gr. Gr. Mi            Gr. Gr. Mi.            Gr. Gr. Mi.           Gr. Gr.:Mi.
s
4
3$
5
3*
42
5
G)
3
5
55
27
5
127 22
io
3
ZI
10
37
35
IO
68
2 1
IO
100
$3
io
132 27
*5
'3
4s
tf
15
4*
35
n
15
73
43
tfp
»5
1 aS
*7
a
*5
*37 2i>
zo
18
*7
zo
47
33
20
7i>
7
20
ut
33
zo
142 25
j
*5
*3
s
25
5*
38
*5
84
33
JS
t tS
57
25
147 17
30
27
54
30
57
48
30
so
0
30
izz
1 z
30
l$Z 6
5 t$s $1
io 1S1 33
*5
16S 12
170 45
*5
175 35
30 180 o
i^Sj5wf3&^*'
i��pIP
tI^I�
■' '-.'--
Siili
Wt' -"^a�fe
* Gr. Gr. Mi.            Gr. Gr. Mi.            Gr. Gr. Mi.
Gr. Gr. Mi.             Gr. Gr. Mi.           Gr. Gr. Mi.
184 35
275 27
2IZ 42
336 $x
243 3
3 07 22
1 83 ti
280 $■}
248 21
*i7 35
io 3 1 z 27
341 33t
io
>
28<>
133 48
15
15
X
222 31
15
15
*53 43
»5
346^ 1 z
*7
317 2j>
15
158 Z7
zo
20 227 33
255 7
20
2i>I 3J
32Z 2;
3 5o 4^
327 18
z<?4 33
Z3& 57
Z� 20? 3
25
*5
25
25
355 2!
25
232 3
30 237 48
30 07 $$
30 270
30 302 12
3 o 360
La tempra,
30 332
-ocr page 253-
NONO.                                                                             M-7
La tempra deWacqua fi fa in quello modo, egli p fa drieto la ponte deWhorolog�o una conferua deWacqua, laquale Vitr. qui o~ dtrou*
chiama cafte�lum ,� quefio caftello p fa un f�ro difetto, accio l'acqua poffa ufeire, � quel pr� � congiunto un Timpano, ey ancho egli h*
un firo per lo quale entra l'acqua in effo dal capello, quefli feri di quella grandezza fecondo, che ricerca la grandezza dello hcrck*
gio, la materia delquale � di rame rifletto all'acqua, che egli tiene del continuo. quelli � immobile, er ha fegnato nella fua circonfta
renza di tanti punti quanto fono giorni att'anno,
er ancho egli ppu� fare un zod�aco i gradi dei fegni delquale ridondino � tgior*
m de i mep, fecondo che egli p pu� trarre dalla tauola fotta poHa. diffegnato pa nella fommit� il Cancro, dalla defxra di colui, che guar*
da la Libra, dalla pniftra il Montone, di fatto il Capricorno,
er tra que&i pano al luogo fuo deferitti gli altriffegni, Z? igradi loro 4
�quali di fatto pano i giorni,i nutn eri,ej i mep rifondenti � i loro propi fegni. Tira poi una linea � perpendicolo dal Cancro al Capricorno,
laquale � come diametro del Timpano, partirai poi la circonferenza del detto Timpano in parti noue eguali, er fecondo la larghezza di una
fifa il fem�d�ametro d'un'altro Timpano picciob,deUa circonferenza ddqnale fi fanno otto parti, er fecondo la dipanza d'una di quelle palio
larga la fepa,er p pone un piede di effa nelmezzo del T�mpano grande, er fifa un circolo di quella grandezza,
©* il Similepfa nel Timpa-
no picciolo. quefto c�rcolo fi parte in part� fette egual�,una dellequalip parte in quattordici, una dellequal�p riporta dal centro del Timpa-
no picciolo fopra il diametro, er �u�pfa punto uerfo la parte inferiore],
er fi tira da quel centro una circonferenza tanto quanto � una delle
fette parti, er quefio fi fa ancho nel Timpano grande,er e quefio circolo come uno eccentrico, er tra quello circolo eccentrico e l'altro con*
centrico dalla parte di fopra p fa un f�ro nel Timpano grande ritondo, dalquale efee l'acqua, che u� poi nel Timpano picciolo, nelquaie
Tu»
pano picciolo fono diffegnati i medepmi circoli cio� lo Eccentrico, er Concentrico, er quelli partiti con certe linee, accioche per quelle papi
l'acqua dal Timpano maggiore pi� e meno fecondo il bifogno, le altezze � uacui de � T�mpani fi far anno fecondo la capacit� deWacqua, che ri-
chiede l'horologio,nel coltelh,et taglio,�pot�,chep �ca,del T�mpano minorepfa unf�ro,che V�tr.ch�ama Orbkuloj�quale � attaccata una
lenguella, da quello f�ro e feci'acqua in un uafofottopofto. Quefti Timpani fono popi infume con � Cardini loro fatti a torno d� modo, che
uno entri neWaltrocome wiafchio ey femina,
er il Timpano picciolo pa col piano fuo forato cop cong�unto,er afl�ttato col piano del Timpa* ,0
no maggiore], che n�una cofa di mezzo ui poffa entrare, er d queftapmiglhnzaV�tr. dice che fono i GaUetti,� i bocchini affaggiati alle cofe,
egli accadera adunque,che uolendo noi temprar l'acqua la lenguella che � congiunta al firo del Timpano minore, drizzata da f� con l'arti fi»
cw deWacqua di giorno in giorno alfegno, er algiorno corrente deferitto nel T�mpano maggiore hauendo in quella parte il f�ro del Timpa*
no minore hora dritto bora piegato ,hora� perpendicolo, fecondo, che ricercher� ilpto di quel giorno mander� fuori pi�, er wcno ac-
qua in un uafo di fatto^nelqudc fera iljecchiello attaccato aUa catena,come di fopra s'� detto,
er r�uolger� ogni giorno il perno ,-er il perno
il Timpano dello hordag�o,er quello fecondo il bifogno,er bench� pare che Vitr. uoglia, che la bolla,che tiene la imagine del Sole, fia � mano
Rapportata di f�ro in firo contra il giro del T�mpano,niente dimeno l'�ngen�ofo M.francefco Marcolino ha trouato il modo d�fare,che la len
gueila, che nella parte dinanzi dimoftra l'hore (che noi chiamiamo raggio
) ritorni � drieto ogni d� un grado j er perche Vitr. uuole, che nel
Timpano,che dimoftra l'afcendere,er difeendere de i fegni fopra la terra, pano fegnati i giorni de imep, liquali per effere
? 6$. ha fatto nella
circonferenza del detto Timpano � Ruota che chiamiamo noi 36$ denti partiti egualmente come dice Vitr.
er come uuole effo Autore, gli ha 30
pofto nel mezzo ti fuo Cardine, cheferue p mafch�o,et feminaiet di poi ha firmato un'altro Timpano � pur Ruota(come dicemo no�jde'lagra
dezza della fopr adetta, er nel coltello � circonferenza fua che uolemo d�re,ba fatto dentii<56.deftint� di egual port�one er quella Ruota ha
anchor lei il fuo Cardine mafehio effemina �lquale non � cop detto da Vitr.fenza gran conpderatione er nel firo di quefio perno, entra il
Perno principale confetto,er ftretto di modo che girando ditto Perno per mrtu delia tempra de l'acquapgiri quella Ruota con effelui come
fefuffero una cofa medepmab et dipoi nel Perno di quetla Ruota,p pone la Ruota nella qualfonfegnati igiorni di ciafcun mefe
er i Segni Ce
leftr-, lequali Ruote,gir and� il Perno,giranoinpeme in un Rocchello moffoda dette Ruote,er girando c�tinuam�te di c5pagnia,quella che ha
un dente dip�u retta ogni d� ungrado in drietojl Perno de�laquale uuole auanzare fuori della fazza dello Horologio effendegraie per il man
co mezzo piede,er nella fua fommit� fia accommodau lalengueUa della longhezz* quanto far� dib�fogno,neUaqu4feranno fegnati 1 grad� de i
fegni da un tropico aWaltro, laquale feruir� � moftrare l'hore,cr il Corfo de i Segni er igradi il Verno, come dice Vitr. Et mettendop la
lenguella al Perno dell'altra Ruota �lquale far� pi� corto quattro dita moftrer� il Crefcerede igiorni
er i Corp dei Segni et i gradi, er ^0
l'hore di tutta la State, perchepcome l'altra Ruota per lo dente di piu,moprail calar de igiorni quefta per lo dente de manco conia lengueU
la moftrer� il crefeere de igiorni, er il calar delle notti. Auertendo che nella lenguella u� acconimodato tin Sole,� bolla come dice Vitr. mo*
bil e da poterfi tr apportar e ogni giorno in detta lenguella nel grado del Segno del giorno corrente, come fa la lenguella della tempra de l'ac*
qua da f�'
. Io uedo quanta d�fficult� p troua inuoler deferiuere ques�e cofe, rmfoi che conpdero, come quando la cofa fera inteftt,jf
prender� gupo .mirabile, uogl�o creder, che ogni fatica, ci parer� dolce, efoaue
TAVOLA
-ocr page 254-
LIBRO
TAVOLA DEL MOVIMENTO DEL SOLE
2^.3
PER L'ANNO M D L V I,
Feirdro,
Aprile,
V
M�ggio.
Genero,
IL
X
Gr.
Mi.
Gr.
Mi.
Gr.
Mi.
Gr.
Mi
Gr.
Mi.
(
3r.
A
t
20
22
11
21
14
21
41
20
38
20
2
21
23
1:
22
*3
22
35
21
36
2 I
3
22
42
24
1 2
23
13
23
38
22
33
22
4
23
43
25
»3
24
z 2
24
3S
*3
3l
23
5
24
45
2<f
»3
25
* 2
25
34
24
28
24
e
25
45
27
»4
z$
11
zs
33
25
25
4
7
2<J
47
28
14
27
10
27
26"
2"
25
8
27
48
25
*5
23
IO
28
25
27
20
ZS
5
28
45
X
25
5
20
27
28
18
27
io
25
5'
0
*5
V
»
25
*5
28
$vw
l
*5
0
. 8
0
25
n
25
11
0
52
2
«5
l
7
t
24
0
12
6?
12
t
53
3
%6
Z
6
2
2 2
1
1 0
0
M
2
54
4
t6
3
5
3
20
2
7
1
*4
'
3
5
16
4
4
4
»8
3
4
2
*5
4
57
1?
16
5
3
5
16
4
1
3
16
5
58
7
16
6
2
<r
*3
4
55
4
»7
s
55
8
15
7
1
7
11
5
56
5
18
8
0
5
16"
8
0
8
5
s
53
6
15
9
io
*7
8
55
5
7
7
7
20
io
2
11
*7
5
58
IO
5
S
47
8
21
11
3
1 2
15
IO
5^
11
2
5
44
5
22
12
3
«3
16
11
55
12
0
1 0
42
io
23
13
4
14
t6
12
54
12
58
1 1
35
1 1
24
14
5
H
Io
tj
53
13
55
12
?6
12
25
15
e
16
16
14
5i
14
53
13
33
13
26
tS
7
17
%$
»5
50
15
14
30
l3
27
«7
8
iS
*5
I<T
45
16
48
*-*
27
14
28
18
�5
8
15
«4
l7
18
47
17
18
45
te
24
'5
25
5
20
*4
4.6
43
l7
21
iff
20
IO
15
44
IS
41
18
18
«7
3*
10
20
43
19
*5
12
5
6'
3
o
57
54
5*
48
45
42
3D
36
3?
30
2'/
24
21
iE
*5
x 2
IO
7
4
1
5S
55
52
45
4-6
Agojlo*
Settembre,
Luglio.
�p
"Dicembre.
Ottobre,
Nowem�re,
Mi.
20
*7
*5
13
io
?
->
3
1
Ss
Si
SS
53
5i
45
47
45
43
4
39
38
36
34
33
31
30
28
27
25
24
22
�5�.
21
20
a8
*7
16-
*5
*3
1 2
11
io
9
8
7
jS"
5
4
3
3
2
*
1
e
o
55
S9
SS
58
57
57
57
Mi.
5S
5<J
-,'6
5*
S9
S*
56"
56"
56
56
$6
56
57
57
57
58
58
58
55
55
o
o
l
2
2
3
4
5
5
6
I
Gr.
18
15
20
21
22
23
24
2?
26"
ZS
27
23
25
o
1
2
3
4
5
s
7
8
5
1 o
l t
12
*3
l4
*5
16"
17
Mi.
43
40
37
34
3*
28
25
22
20
17
*4
: 1
S
6
3
o
58
SS
5*
5o
47
45
42
35
37
34
32
25
27
25
22
Gr.
i3
15
20
�i
22
23
24
25
ze
27
38
25
o
t
2
3
3
4
5
7
8
5
io
11
1 2
13
»4
15
16*
»7
Gr.
15
20
21
22
23
24
25
2ff
27
2S
25
O
I
2
3
4
5
6
7
3
5
io
il
12
'3
u
15
16-
17
18
Gr,
iS
15
20
21
22
23
24
25
26*
27
28
25
O
1
2
3
4
5
6"
7
8
5
io
io
11
12
13
14
15
16"
Gr.
17
iS
15)
20
21
22
23
24
25
26"
27
28
Z9
O
l
2
3
4
5
-r
7
5
10
11
12
*3
»4
15
Iff
17
18
Gr.
19
20
21
22
23
24
25
2"
2 7
28
25
O
l
3
4
5
6"
7
8
5
10
11
12
13
14
»5
16"
17
18
15
20
Mi.
4*\
43
44
46
47
45
io
52
5 J
SS
S<s
58
55
1
2
4
5
7
8
1  o
j 1
*3
14
15
27
iS
2  o
21
TZ
24
2 ^
.Mi.
7
8
5
5
10
11
iz
»3
14
15
16
18
I-
20
21
22
24
25
26
%-)
25
30
32
34
35
3<S
37
35
40
E
-2
3
4
5
6
7
8
s
io
11
ti
*3
*4
*5
t1
*7
t
15
20
21
22
2?
24
2<J
27
28
25

3*
si
«JP
-ocr page 255-
DECIMO
»»
A B Va' Animai, che portogli m*V�fo Uut con firtpito.
T Vna canna torta the uota un* uafo.
S> V»1Animai che heue �a una conca rmcrfcid,
S Vtf Satiri/co t�ctitncw? varo gonfio.
\!
-ocr page 256-
1^
Af«fr
-ocr page 257-
t ?t
^T^T'fWT
Timpani polii aU'axontro feritone Jk faccia, di ^utjlo Cuii^io j QuU�a �Jopra e immobile e l'Atre gira fucfoda l'etufoibu i'a ^m
-ocr page 258-
*Jf»
1g!tj»t Figure foro pcfle per mftrave le Parti occulte Ae i Timpani, che femM perla tempero
te laapu i & nonno corgimti tifimi tome mila pallata figura fi mdc
.
Libi o Utcum
-ocr page 259-
L I B R O DECIMO
DELL A A R C H I T E T T y R A
D I M. V I T R V V I O.
PROEMIO.
IC E SI che in Efefo nobilc,& ampia citt� di Greci fiata da i loro maggiori con du»
ra conditione, ma con ragione non iniqua un'antica legge ordinata : perciochc PAr*
chitetto quando piglia � fare un'opera publica, promette "prima quanta fpefa ui ha
d'�dare,fatta la ilima ai magiflrato fi obbligano i fuoi beni,f�n che l'opera fi� finitala*
quale fornita,quando la fpefa rifponde a punto � quanto s'� detto, con decreti, & bo-
llori l'Architetto ukne ornato ; & f�milmente f� non pi� del quarto fi fpende, quello
aggiugner fi deue alla ftima,& fi rillora del publico,& egli � ninna pena, � tenuto,ma za
quando pi� della quarta parte fi fpende, egli fi piglia il dinaro dei fuoi beni al fornii
mento dell'opera. Dio uoleile,ch� i dei immortali latto hauefTero,che non folamente
alle pub�iche,ma alle prillate fabriche quella legge fufle (lata al popolo Romano ordi-
nata,perche non fenza calligo gli ignoranti ci affasfinerebbeno,ma folamente quegli',
che con fottigliezza delle dottrine prudenti fono, lenza dubbio farebbono profesfione d'Architettura, ne i padri di
famiglia indotti farebbono � gettar infinite fpefe, perche poi da i loro beni {cacciati fo'fiero,& gli Architetti c�flrct
ti dal timor della pena pi� diligentemente il con tordella fpefa facefiero,accioche i padri di famigiia,� quello,che pro-
ni ito haueflero,� poco pi� aggiugnende c�rizzaifero la forma delle fabriche loro : percioche colui che pu� prouedere
di quattrocento,fe accrefeier� cento piu,hauendo fperanza di condur l'opera,� compimento,con diletto, � piacere �
[trattenuto : ma chi aggrauato dalla met� della fpcia � di pi�,perduta la fperanza,dc gettata la fpefa rotto il tutto co ? #
animo difpcrato,� conftretto � lafciar ogni cofa. Ne pur questo difetto � ne gii edifki,ma ancho ne i doni,che dai ma
giftrato fi danno al foro de i gladiatori,& alle fceue de giuochi,� iquali ne dimorarle iuduggio fi cociede, ma la necci-
fit� con pref��fo tempo di fornirgli conitrignejCome fono le fede de gli fpettacoli,& il pomi delie tede, & tutte quel-
le CQl~e,che all'ufanze della feena, al ueder del popolo con fattura,& apparato Ci fanno. In quefte cofe neramente bi*
fogna hauer del buono,� penfarui ben fopra,perche ninna di quelle cole fi pu� fare fenza indurirla , & manifattura,
& fenza Uaria,& rifu eglia ta uiuacit� de lindi : perche adunque tai cofe ordinate fono � quello modo non pare, che
fia fuori di propofito,pnma che fi dia principio alle opere,che cautamente,�c con diligeza fi efpedifchino le ragion
loro. Qiiando adunque ne la legge , ne la confuetudine ci pu� forzare � quello, & ogni AnnoiPretori e gli Edili
per li giuochi apparecchiar deono le machine, ho giudicato non alieno, poi che ne i libri paffati s'� detto de gli edifi
ci, in queilo,che ha la fomma terminatione del corpo dell'Architettura, efponer con precetti, quali fiano i principi ^0
ordinati delle machine � quello conuenienti.
51 Ora condotti. f�amoaU'ultimokuoro,come dice Dante,®' ci reftdlaterza parte principale delt Architettura pofiane^.a
cogn�tione,
er nella difbcfitione delle machine, er degli tiramenti, bella utile,® merauiglia fa pratica, imperoche chi �
que'do,che non guardi confiupOre un hmraofopra le f�rze fue aiutato da un pi:ciolo frumento leuarc con grandtfima
agevolezza un pefo fmifurato� con debilfme artifmofamcnte rwolta folle/un: unfaffo appari d'un monte ponderofof
chi non legge.con merauiglia le cofe fatte da A rehimedef chi non pauenta aU'hombde wucntione dell'Artiglierie, lequa*
li. ®~ col fuono, ® con l'empito, ®- con gli effetti imitando i tuoni, i baleni
, er i fulmin�i, con internai tormento fono
lajirage del genere humano
f ma Infettino i terrori da parte, quanta utilit� di gratta, quanto piacere ci pretta la imentione delle ruote, il
modo di alzar l'acque, glijirumenti da fiato f� cofe che da f� fi mouonot et que'do che fa la natura,perche niente fu di uoto�
None dunque che $ e
noi merauiglia prendiamo ,fc quefta � una parte delle principali dell'Architettura. Di quefta adunque tratta Vitr. nel decimo, er ultimo li*
bro fecondo la promeffa fattaci per �nanzi- Di quet�a ancho ne ragioneremo noi quanto al prefente negotio filmeremo btfognare: A uuertendo
prima (fecondo che negli altri libri fatto banano) �gliutili precetti dati da Vitr. nel proemio di quefto librerei quale,Dio iwleffe,cbef� come
fi troua un mirabile proucdimento,ccj� eglififfe offeruato fempre,
er/� offeruaffe tuttauia, perche effendo Hata una legge in Ejifo,cbcgh Ar-
chitetti laude,?? honore meritaffero,quando k fpefa delle fabriche non fuffe maggiore,di que�lo,che predetto haueffera,®' di danno, � biafuno
fuffero deb�tor�,quando oltra la quarta parte eccedejfe il primo computo, fapendogli huomini,che fabricar
udeffe.ro di che morte baueffero �
morire J) non fi lafciarebbero imbarcare, effendo la fpefa maggiore delle f�rze loro,� � t�po prouederebbono al bifogno,®1 non fi farebbe queU
lo,che � dino&ri moki fanno,che per una certa uanit� (credo io) con prillate f�rze cominciano cafe regali,?? f� ne rej�anoful bello , hauendo
per� fornito,® adornato con quella fpefa che fi pu� maggiore le parti fatte con iftucchi, oro, pitture, cguamimnti tali
, che f� il tutto � que
principi rijfonieffe, non batterebbe impegno � dargli compimento di modo, che quello,cbe � fatto, fi getta,
er quello,chefi deue fare, s'aban 60
dona. M.a Ufciamo quelli parere,� ejfer quello,che parer,� ejfer uogliono,confidandoft noi ne i precetti,
er ne i pareri de i buoni crediamolo-
me altre fiate s'� detto)che 1 meglio jpefi danari fono que primi
, che fi danno 4 un buon'Architetto, perche da quella prima fpefa ogni cofa
prende un buono mutamento,®- douendofi /pendere de molte migliaia di feudi, ejfer non fi deue parco,a chi ben conpglia, per af�icurarfi quan
to pi� fi pu�,per l'utile,® per l'honore. Quella legge adunque, che dice Vitr. ejfer fiata inEfefo con dura conditione
, macongiuj�a ragione
ordinata,ilaria bene � nojtrigiorni,er in quelle cofe ancho , doue � piufubita occaj�one diffendere,piu pericolo di deliberare,®" mai common
dita di ueder ne il conto,come � ne gli apparati delle
/�#e,cr de i giuochi publici,nelle fcene,& ne i concien,che fi fanno � tempori e 1 quali R.o
mani del publico fbendeuano gran quantit� di dinari, doue � neceffariohauere}ideli,et ingeniof� mim{lri,fueghati inuentori,^ ejfercitati
Ar
chitetti delle cofe,che trouino la facilit�,®1 non uadino per lalunga. Mora per fuggire quefta ignoranz�,� uamti,e neceffario fapere come u�
tutta la materia prefente,doue dopo il proemio jt ragiona deUe macbine,et degli injirumenti,fi dt quelli,che hanno riguardo �glif�udi della p4
ce,de iquali alcuni fono per c�modo,alcuni per diletto,come di queUi,che hano rifletto alle cofe della guerra,k doue nel primo capo Vttr.dijf�r
70
nifee che cofa � machina,quale differenza � tramachina,®1 inflr amento,dif�ingue le forti delle machiue,e tratta dell'origine di quelle,et dal fe-
condo fin al nono parla delle machine da leuar,etirar i pef\,et ci efblica la ragione de diuerf� modi apar tenenti � pef� dal nono fin al terzodeci*
mo ci dagli ammaeftramenti di far molte ruote, et artifici di alz<tr,e uotar l'acque
, di macinare, et di far altre fimiglianti cofe utili, dallcquali
partendof� dal terzodecimo fin al quintodecimo ci dimoflra la ragione di far le machine hidraulice ,chefono organi con ragione mujicali com-
poni, che piaceuolraente per uia iacqua
, tf difbinto mandano fuori dolci concenti, et ci dichiara poi il modo di imfurare il uiaggio fatto � in
caretta
, � in natte, et po]�ofine � quefti ragionamentipaffa �quelle machine, che ciferuono �bifogni dellaguerrajt � ifopraitanti pencola
$ trattane)
-ocr page 260-
*M.                                                                  LIBRO
trattando dal quintcdecimo fin aWult�mo di quelle machine,che tirano faette,dardi,e pietre, et d� quette,chefcuotono, e rompono k muraglie
fec�ndo l'ufianz* defuoi tempi,®" coj� conchiude\eda fine all'opera hauendo pienamente attefo � quello
, che egli ci ha promejfo, di modo che
non farebbe condannato dada legge nette ffrefe,anzi lodato,®' honorato ne remerebbe. Noi fecondo t'ufanza nostra ridurremo tutta la prefiem
te materia fiotto un'affretto,e dijiinguendo paratamente il tutto aiutaremo con l'ordine la intelligenza, ®" la memoria di chi legge.
Tacendo adunque la natura alcune cofecontra rutiliti de glihuomini,
er operando fiempre ad uno ifieffo modo,� neceffiario che �, questa contra*
riet� fi troui un modo,che pieghila natura al b�fogno,® all'ufo bimano,Quefio modo �ripotto nell'aiuto deU'Arte,con laqualef� uince la na*
tura in quelle cofe,nettequ�ieffa natura uince not,Ecco quanto ci contraj�a la natura neipefi,et nette grandezze delle cofe,®-f� n�fuffe l'in
gegno dall'arte guidato,chi potrebbe alzare,t�rare, ®" condure le moli grand�fiime de fmifurati marmi ! drizzar le colonne He mete,egli obe
lifei ! ehi uarar le naia, chi tirarle in terra ! chi paffar le portate digrojfe barche con i tragetti! certamente non baflerebbeno le f�rze humane,
pcr�ybdlo � ilfiapere la cagioner� che operar fi paffa,efabricare tanta uariet� di machine,®' de jirumenti
, Quef�a confideratione � pofta ®- *o
alternata (otto due faenze,per cloche tiene riffretto con la faenza naturale riceuendo da quella ilfiuofoggetto, perche l'arte non opera f� non
in qualche cofia materiale,come � il legno,ilfirro,la pietra,® altre cofe : ® � pofla fatto la mathematica, pche le bette,e fiottili r agioni,et d�mo
fir adoni da quella riceue,® fi come ilfbggetto � mutabile,et uar labile,come cofia di naturalo fi la ragione � firma,et immutabile come cofia d'in
tettetto,nefi cangia al uariar detta materia,imperoche la ragione del c�rcoloicome altroue s'� detto) � quella ifteffa in qualunque materia ella fi
troue. il diffido uiene dal foggetto, come dalla forma il per fitto. per� confiderar douemo con gran diligenza donde uegna il mancamento ,�la
perfiett�one,lequalit� detta materia fono diuerfe,nate dalla mefcolanza de i princ�pi, perche da quelli uiene il raro, il denfo ,il graue, il lieue,il
graffo, il fiottile,l'affrro,il motte,il liquidojl duro,il tenace,®- altre qualit� principali, � meno pr�ncipali,che aiutano, � impedifeano la materia
� riceuere la intentione dell'arte,come per euidente proua tutto di fi conofce,®fi uede anebo una figura effer pi� atta al mouimento, che l'ala
tra, la grandezza ancho et il pefio portano fico molti comodi,® �ncommodi,perche tutte le cofe fono ne i propi termini r�nchiufe, ® da effa
natura con eterna legge coflrette. "Dalla faenza naturale adunque fi hauer� ilfoggetto,® le qualit� fue. Ma ragionando detta firma io dico,

che imerauigliofi eff�tti uengono da mzrauigliofe cagioni, non � egli mirabile leuare un grandinino pefio con aggiugnerli ancho altro pefio i
che una ruota per mezzo d'un olira,cbe al contrario di (inetta fi moue,dia �lfiuo mouimento ad una terza ruota ! che in certe diftanze
, e gran
dezze una cofia r�efca,che altra que termini non pu� riufeire ! fono in nero tai cofe merauigliofe, per� non � fuori di ragione, f� egli fi troua
qualche propiet� di natura mirabile,che di ciofia cagione, per�faper potremo,che tutto nafee dalla leua,
er la leua datti itadera ®* la ttade*
ra dalla bilancia,
er la bilancia finalmente dalla propiet� del circolo, imperoche il circolo ha in f� cofe, che la natura- altroue non fuole
porre infume,
er quejiefiono molte contrariet�,dattequali uengono que grandi effetti, che fi uedono. Ecco f� il circolo fimoue , non�fiafir*
mo il centro ! mobile et firmo non fono contrari ? della ifieffa circonferenza non afeende egli una parte,et l'altra difeende ! fu ®"giu non fono
contrari! la linea circolare,non � etto. ® curua � conuefsa ? fenza latitudine! quefti non fono contrari! effendo tra quelli ti dritto di mezzo! ®"
le parti d� quella linea,che uien dal centro non fono in una ikejfa linea et ueloci,e tarde! quatofono,� uicine,� Votane dal centro � dall'immobile
c�tro! bora ueloce et tardo non fono contrari? fi ueram�te, Quando adunque fia,che il circolo habbia in f� tante contrariet�,et tali,quali lana *°
tura dettecofe altroue non pat�fice, non � egli mirab�l quefio! ma quefio non � dal uulgo conoficiuto, pero molto pi� egliflupifce uedendo alcuni
eff�tti,®' non fapendo da che proced�no/ffendo que mouimenti artificiofamente naficofi. Ma perche noi non andiamo col uulgo,intender doue*
mo che tutti quefti eff�tti finalmente fi riducono alla ragione del circolo. Abbracciando adunque noi il diletteuole
, ®il merauigliofo, che
uiene dalla natura, ®" daffarte, dicemo chefiopra tutte le machine � frumenti hauemo � confiderar e la or�gine, la diuifione, le regole. L'ori*
gine � dalla necefiit�, che mone gli huomini per accommodarfi � lor bifognija natura gli infegna p proponendogli gli effempi de gli animali da i
quali par e,che molti artifici pojfono bauer principio,� la continua gir adone del mondo,che Vitr.dice effer come una macbinatione,
er per� an
chofi chiama la machina del mondo, il cafip ancho ne apporta, ® l'ingegno dett'buomo,che dal cafio prende argomento,come fi pu� difeorrere
,
e questo ci pu� baftare all'origine. Ma quanto alla diuifione dico,cbe delle machine altre da f� fi mouono,que&e automata da Greci dette fono ,
altre da fi nonf�mouono,di quelle altre dette fono fiata da Greci,cio� firme, altre hypagonta,cio� fiotto condotte, perche hanno fiotto d� f� al
cune cofie,che le danno ilmouimento. Dell'una,®1 dell'altra maniera ne tratta Uerone,® ce infegnaprima � fare un tempio ritondo,nelquale

fixa un Bacco, che con una mano tenga una tazza,®" con l'altra il Tirfo,appreffo uifia una Panthera, cr un' aitar e,et d'intorno le Bacche con
Timpani,® con Cembali,® fopra la tefludine del tempio una uittoria alata, � coronata, doue ad un tempo fi accenda il fuoco fopra l'altare,
Bacco uerfi dalla tazza il latte, dal Tir fa il uino fopra la Panthera, le Bacche d'intorno danzando facciano rumori con que Cembali, ®" la
Vittoria fiuoni una tromba,e fi gire battendo l'ali. In un'altra d�ffrofitione infegna �fiircaminar lefigurine,e andarJ tornare/ girarfi,®" fir
mar fi fecondo il bifogno. M.a di quelle machine che da f� non fi mouono,cio� che non hanno dentro di f� il principio del loro mouimeuto, altre
fi mouono da cofe inanimate,altre da cofe animatele prime dal uento,� datt'acqua moffe fono,come battif�rri, fege,mollini,m�tici,et altri edifi
ci,che dell'acqua fi feruono,le feconde dallo aerehanno il princ�pio loro,quefi'aere,�, � rinchiufioj) libero, fi rinchiufo d�mofiramoltimirabi
li effetti ne i uafi ffrirabili,de iqual� ne tratta il medefimo Herone ,fe l'aere,� Ubero i mollimda uento,alcune machine bidraulice, gliffriedi, ®"
altre cofe di piacer fi fanno con l'aiuto di quello,Mafele machine fono moffi da animali,queftifono � fenza ragione come buoi,cauaUi, che ti*
vano carr�,uolgono ruote,�fono con ragione come gli huomini, iquali mouono molte msebine,
er molti firpmentt ,fi per le occorrenze detta $°
pace,eome per li bifogni detta guerra, come ne tratta Vitr.
©* altroue quetti,che fcr�tto hanno dell'arte militare, la onde per tirare,condure,
CT alzare � pefi,le tagliere manoueUe,le fladere,le bilancie, le ruote, gli argani,et per aficendere in luoghi alti fono le fiale d� molte maniere ar^
mate,®1 di/armate,®1 per batter e,ro�nare^i tirar da lunge erano anticamente le baleflre maggiori, � minori
, gli arieti,le tefiuggini, le torri
chefiopra ruote andauano, ® � noftr� tempi le artiglierie,® infiamma molte altre machine trouate fi fono,molte andate in difiufo, ®- molte fi
troueranno per l'auuenireje ragioni dettequali comprefefier anno fiotto le regole,® offeruation�^he qui fiotto fi paneranno. Et quejta � l'un�*
uerfale diuifione dette machine kenche Vttr, habbia hauuto riguardo atte pi� importanti,come nelfeguente primo capo uederemo.
CAP. I. CHE COSA E MACHINA, IN CHE E DIFFERENTE DALL'ISTRVMEN»
TO, ET DELLA ORIGINE ET NECESSITA DI QUELLA.                  *>
A machina una perpetua e continuata congiuntione di materia, che ha grandisfima forza,� i mo-
uimenti de i pefi.
Diffinifce in quefio capo.Vitr.et dichiara che cofia � machina,come ella fi moue,quate et quali maniere dimachine fi troua-
no,cbe differenza � tra machina,e �firumeto,cheor�gine,®' donde glihuomini h�no tolto le machine,�gl�firum�ti.Quan
to adunque apartiene atta diffinit�one egli dice,che, Machina � una continente,� continuata congiuntione di materia
, cio�
di legno,che hagrandifiime f�rze 4 i mouimenti de i pefi. Et la ragione dimoflratr�ce del modo di fare te machine, � detta
fcienza,o arte mecanica,no per� � fotto quello intendimcto,che'l uulgo abbraccia chiamando mecanica ogni arte ude,che fiacche quella � dei
ta dalla macbinatione,® dificorfio che fi fa prima nella mente,® che poi regola le opere artificio f� per leuar i pefi, fair � luoghi alti, fcuoter
le mura,® far quelle cofe att'humana commodit�, che la natura operando ad uno ifieffo modo,come fa,non ci pu� pref�are, Quefia cognitio* 7°
ne adunque ci da la regola di legare infieme
, � congiugnere molti legni per leuare i grandmimi pefi,®1fi bene in quef�e machine U� u� ielfcr*
ro,non � per� pofio come principal materia dette machine. Bifogna adunque,che la machina fu di legno, � di qualche materia, che fi ttgna in*
fieme in qualche modo,altrimente non fi farebbe eff�tto, perche le cofefeparate non poffono tender ad alcun fine unitamente
. Ldf�tlecitudinc
adunque, ®- il penfiero,chefi ha di piegar la natura � noflra utilit�, ci fa machinare, per� uolendo noi tirar le pietre futte fabriche
, � alzar
Vacque,cbe tutte fono cofe, che dinatura loro refiftono aUufio noftrpj f�rza, che con lafantafia,ehe� principio delle arti dal fine inuefli*
gamola compofitione dello infirumento^ la doue la fantafia prendendo alcun lume dallo intelletto habituato nelle mathematice
, u� ritrouanio
una
-ocr page 261-
DECIMO.                                                           ' . ~ *st
una cofa dopo t'altra, gr legando inpeme per communicar i moumenti, fa quello, che pare ammirabile al uuko,ey pero dice Vitr.dopo la
'difjVHtwnc materiale della machina.
Q ri ella fi ino ne per arte con molti circuiti de g� ri. Cio� la firma, er li principio delle macbi
ne � d moto circolare, lo ci uedo m quefto luogo da dire,come in tutte le machine ci pia il moto circolar e,perche Vitr.dice quifotto.che la ma
china, dafa'ur in alto no di arteria dt ardimento figloria,® f�milm�te fi uede in quella forte di machine;che egli chiama ffiritaliche no afono
g�ri,ne mouimenti circolari f� non in alcune fbecie,come fi uede iniierone, olir� che la dijfin�tione della machina non par canuenire � tutte
qitefte (peciefemperoche non pare.chs ogni machina fa per mouer i pefi, ne meno fi faccia di kgno,come appare nella dtuifiene ddle machine
pojia d�fopra, effe uolemo d�re,che Vitr.ha difftnito quelle machine, lequalifono de mouimenti circolari campoj�e,come uorremo noi inten*
der,che egli habbia. diuifo le machine, e fattoci tre maniere,una trattoria,come egli chiama, una ffiii-abile, una da/altre, io uorrei purefaluar
quefto modo. Per� f� noi intendevo che la machina h una continuata congiunt�cne d� materiali per materia non jolo s'intende kg no,ma qua*
luuque altra cofa,ii che fifa la m' achina,quefto potr� firfe paffare,ma come pu� conuemre,che tutte le machine habbiano grandifiime jirze �
i mouimenti de i pefi, f� machine ancho chiamati fono que uaj�jpir abili* che pefo � i quelle? che mouimcntof lo dico che per pefo non job s3m
tende quella grauita, che hanno le cofe ponderofi, � grandi, ma ancho quel mometo,gr quella inclianat�one naturale di andar ci�fiuna al fio
proprio luogo,er quando artifictofamente fi conj�ngne una
cofa.gr aue dfalire, cr che la natura pi� prefto,cbc dar ii uacuo conferite ,che ali
elementi olir� la loro inclinatione, � afcendinot� difeendino, certamente quej�afe una gran uirtu, � f�rza,
er quefto conj�r�gnere gli elementi
e confomma folertia dal? arte flato ritrovato: la doue. ancho nelle machine fpir'abili fi uede quefto,crf�tmlmente rime machine fitte per afien
dere,imperoche egli � cantra la �nclinatione naturale, che un corpo terreftre.� di acqua faiga in alto,®- che uno con funi, e ruote fi kui die ci
me de gli altif'imi palazzhC?1 fi bene quefto artificio fi pu� gloriare pi� di ardire, che di arte, non � egli per� un mirabile artif�cio ? poi cheli
uede la diuerfit� delle fiale da montar fopra le muraglie con tanti artifici fabricate, che ® difendono i faUtori,
er off�ndono chi contrafta, ey
portano incredibili pefi,mouendofi con ruote,®'hauendo quello, che dice Vitr. Alle artigliane fintamente conuiene la diffinkione della machi-
nacome chiaramente fi uede, fi perche � una congiuntione di materia ,f� perche ne i pefi fa effetti ftupendi fecondo l'ordine deli'uni utrfo, ® tQ
in fortuna non � jlrumento,ne machina, che in qualche modo non partecipi de i mouimenti dritti,� circolarifiche ancho qui fitto fera aa
V itr.
con bella indottione cofirmato, per� con diligenza auuertir douemo alle cofe dette da X$tr.
er non fi fimrrire al primo tratto, fi egli non fi
fa incontra ogni cofa. Dimdonfi fecondo
V itr. le machine � quefto modo.
Vna forte di machine � per " accendere j<j.uefta � detta in Greco acrouaticon, quali andamento all'infu ", l'altra fpiritale,
ciie da i inedef�mi,� detta pneumaticon, la terza � da tirare detta uanaufon.
A quelli tre membri fi riducono tutte le altre machine,e tutti gli altri ftr amenti,uediamo no; che cofafe ciafeuna di queslte fecondo Vitr.
Quella forte,che per afcendere,� quando le machine, ieranno polle in modo,che drizzati in piede i fratricelli, & infie-
me ordinatamente colligati i trauerfi, fi afeenda lenza pericolo a guardare l'apparato.
Anzi io ui porrei quelle fiale,che s'appoggiano alle muraglie,delle quali ne i libri delia militiaf� tratta,e tutto Ud� dagli ingentefi faldati fi trotta*
no a nari mod�fabricate, perche ancho in ques�e non e meno l'audacia che Parte ,® di effe ne tratta Valtur�o.
Mala maniera fpiritale e quando lo fpnito fcacciato co-riTefpreshoni , &le percoilc, & le noci fono, con ifinimen ti
epreile. Molto pm abbraccia qucji'arte, che le machine hidraulice,comef� uede in Herone,doue oltrugli organi,olir� le noci.® i canti de
gli uccelletti, oltra i fifehi de ifirpenti
, er i fiotti delle trombe, che egli 4 fare con tnfttumenti ci dmoftra,ci fino ancho akriartif�cij,doue
ne uoce,ne fuono fi finte,come � il notar diuerfi liquori per una iftefsa catinai quelli tor� in una proportwiw bora in itti dira. il ter fa lir
l'acqua,lo fbruzzare di odoriferi liquorile genti, ® altre cofe, che finza fiotto fi finno,che per� tutte conuengono in quello, che a, effe �
lofptrito, cio� l'aere fcacciato con l'efprefiiont.
Finalmente la maniera da tirare,c quella,q�attdo con le machine fi tirano i
pefi , onero alzati fi ripongono. Er quefto � facile, dapo� Vitr. compara inficine quefte machine e dice.
La ragione di afeendere fi gloria non di arte, ma di audacia, 81 cpieila con catene trauerfi. & legature annodate, & con
appoggi e contenuta,ma quella che entra con la poterla dello Spirito con le fatalit� dell'arte confegue belli,e fcielti
effetti ; Ma quel!a,chc al tirar de i pefi ci ferue,ha in f� commodi maggiori,& occ�fioni piene di magnificenza alfa- AO
fa de gli huomini,& n�lFoperare con prudenza rittiene grandisnme uirtu.
Adunque di quefte tre maniere una fi nauta di audacia/altra difottigliezzaja terz* d� utilit� . Della prima no ne parla Vitr.la filandola ( co-
me eg'u dice nel fine di queBo libro) 4 foldati efierti,che fanno le fiale fecondo ti bifogno. Vi quella dt mezzo ne parla, � ne parla,quando ce in
fegna la machina di Ctefibio,
er la machina hydraul�ca. rs della terza ne parla nei refio. Quefta terza adunque che trattoria, � da Vttr.no
minata,ntVH operare pu� hamrb�fogno d� molto apparecchio,
er per ci� fa effetti maggiori,er per questo dice, che fi dimanda machina, pu�
ancho effer che fi contente d feti'opera fola, � bifogno non habbia di tanta fatturarne faccia fi grandi effetti,®1 quefta dice Vitr.che mera coti
■inj�rirnienti, per� ci fa differenza dicendo.
Di quelle trattorie altre fi mpuo.no con machine, altre con iftrum�nti,&.pare,che tra machina e finimento ci fia que-
fta differenza,che bifogna che le machine con pi� opere,ouero con forza maggiore confeguano sii effetti lord,come
le balille,& i preii de i torcolari, Ma gli finimenti col prudente toccamente d'un'opera ranno quello , che s'hanno
propoilo di fare come fono ali inuolgimenti de gli fcorpionL & eie gli circoli dileguali.
                                                 * °
Tutta la machina fi chiama bahfta,� torculare,afeuna & all'altra � necefsario,che afta altra fattura, conte al torchio � quella tratte, che frane
l'uua detta prelo,ey Vitr.ci ha in figliato di fare il torculare nel festa libro al nono capo, jmtgliante cofa efii r dottea nello fcaricare della b^ti*
fta,come fono le ftanghe, e i moUineHi, per� queBtcfino dette machine, perche hanno btfogno di pi� opere,ectmeftramenti fi chiamano gli fior
pwm,e catapulte, che con un'opera fanno gli eff�tti loro. Anifoc�cii fitio circoli delia uida,� coclea che fi dica, et perche ne gli feorpion� era*
no alcuni fili ritortifprima raccolti cr poi rikfciat� che fpigne nano le faette,quando fi jear�cauano, per� Vitr. dice Amficic�t, i capelli dcUe
donne fifftfi fanno certe anelk, che fi pojjono chiamare An�focicli.
Adunque gli finimenti, & la ragione delle machine fono uccellari all'ufo/enza iqnali ninna cofa pu� efier efoedita.
Dell'ufo delle machine, er de gli ftrumenti � cofa mamfeila per� uen�remo all'origine, dice adunque Vitr.
Ogni machinatione � prima nata dalia natura delle cofe,& ordinata dalla rnaeftra uerfatione de! mondo. Gonfideria-
ino prima la continuata natura del Sole,delia Luna,<Sc delle altre cinque ilelle,lecp.iah f� lenza machinatione II girai- ^°
fero,noi non haueresfimo hauuto in terra la luce, ne l� maturit� de i frutti, & per� hauendo i maggiori ■noilri'bene
poflo mente � queflo,dalla natura delle cofe prefo hanno gli elTempi,& quelli imitando indotti dalle dittine cofe Iran
no perfettamente efpiicato molti commodi alla ulta . Et per� accioche fufl�ro pi� fpediti,altrc cofe con mach.ine,6Jc
co i loro uolgimenti,altre con iftrumenti fi apparecchiarono. Et cofi quelle cofe,che fi annerarono effer unii all'u fo
de mortali,con iftudi,arti,& inflittiti � poco!" poco cercarono per ma di dottrine aumentare,Attendiamo di grafia
alla prima inuentione di necesfit�,che � il ueflire,c� laniminiilratione de nari ftrumenti i congiugnimeli ti delle te-
le con la trama,& l'ordimento non folamente coprendo i corpi noflri ci difendono,ma ancho ci accrefeono monella
deH'ornamento.Copia del cibo non haueresfimo hauuta,fe flati ritrouati non tuffer� i gioghi, e gii aratri per li buoi,
& per tutti i giumenti,nela lietezza de Foglio,nel frutto delle aiti al piacer noilro haueresfimo potuto hauere,f� no
fdffe flato l'apparecchio de imollinelli,de i preii,�c delle flanghe del torchio.Etle condotte di quelle no fariano,fe no 7<>
fuffe.ro fiate ritrotiate le machinationi de i carri,& delle carette per terra,& delle nani per accju�. SimilmeteTeffame
delie fladere ,� bilancie con i peli ritrouato caua la uita co giufti coitami dalla iniquit� de gli huomini. Et coli fono
inumerabil� tepre di machine,dellequali no ci pare neceffario il difputare,perche ci nano ogni di perle malinconie
fono leruote,i m�tici de fabri,le carette,i cocchi,! torni, � tutte l'altre cofe, che per ufanza hanno all'utilit� comuni
occ�fioni, per� cominciaremo ad efplicar quelle cofe, che di raro ci uengono per le mani, accioche fiano mani feite.
A me par e,che chiaramente interpretato io habbia » ci� che da Vitr. � fiata detto d'intorno all'origine, er ufo delle machine, per� fi uen�r� alla
efpofitione del fecondo cap.
                                                                                                                     S 11 Cap. li.
-ocr page 262-
LIBRO
GAP. IT. DELLE MACHINATIONI TRATTORIE DE I SACRI
TEMPI, ET DELLE OPERE PVBLICHE.
RIMAMENTE ordineremo quelle cofe,che ne i fieri tempi, & alla perf�tt�one delle opere pu-
biche l� apparecchiano,�equali � quello modo fi.fanno.Drizzatili tre trauicelh fecondo la griidcz
za de i pefi,quelli dalle tette di (opra congiunti da un pirone, & da bailo allargati fi drizzano po=
fle le funi dalie telle,& con quelle atorno difpoi�e l� tengono dritti Jegafi nella (omtriit� una taglia
detta da alcuni recamo . nella taglia fono due rotelle,clic ne i loro pernuzzi fi uolgono, per la rotei
la di fopra fi fa paliar il menale,quefla fune dapoi fi manda a balio, & fi fa andar � torno la roteila
delia taglia inferiore,& fi ripportaalla rotella di lotto della taglia fuperiore,& coli difcendealla inferiore 4 & nel fuo
bncco l� lega il capo della fiine,i'altro capo della quale e rapportato tra i piedi della machina,et ne i pianuzzi quadra-
ti delle traili di di�tro,la doue fon allargati, ii ficcano l'orecchie,© manichi detti chelonia , ne icj�ali li mettono i capi
de i molinelli,accioche con facilit� que perni li uoltino. Ma que mollinelli hanno.preilo i capi loro i bucchi tempra
ti in modo,che in esfi portone accommodarfi le ftanghe,ma alla taglia di fottO l� legano gli uncini eli ferro,i denti de
iquali s'accommodano ne i fasli forati, quando adunque la fune ha ii capo legato al raollineilo>& clic le fianghe me*
nando quello lo uoltano,quello effetto ne nafce,chela fune uolgendoii � torno il moliiiiello li ftende, & coli inalza
i pefi all'altezza,che fi uuole,& a que luoghi,done fi hanno � collocare.
Qui Vitr. ci dimoj�ra come fi fanno gli finimenti da leuar i pefi, e porli doue fa bifogno nelle fabrkbe de i tempi, er delle opere publkbe. er
prima ci parla della taglia, che egli trociea, � ricamo dimandi : il pi� femplice modo � drizzai■una c4uaWetta,�gauerna che fi dica , di tra*
ui ,� antenette, per tifare inorai del nofiro Arfienale, accio meglio fi
i pigliela pratica di tot cofe. Qijej�a gauerna fifa pigliandof� tre traui
della grofjezz* c^e pu� ballare �fof�ener i pefi, quej��f� drizzano
, er di fopra fi legano inf�eme con pironi,che fibule da vitr.detti fono, et z
i piedi difotto s'allargano spigliati fi poi due taglie, che$ufeUe dittane fi chiamano,la firma deiUquali per la figura fi manif�fta^befona dame
girelle,che orbicidi da Vitr.raggi da noi dette fono,che nel taglio dritto la loro circonfirenzt h�no un canale,nelquale s'inueHe il menale, da
V itr .du&ario fune chiamato, kgirelle, � raggi hanno nel mezzo un bucco,douc ui entra un pernuzzofebe afiiculo da Vitr. marpione fi chia*
ma da noi,que�li trappafla per lo raggio, che � pofio fra un legno-tagliato ey canato, O" fopra quello fi uolge. A ttaccafi adunque una taglia
alla parti di fopra,
er f altra fi feru� per porla difotto,& l'ordimento � tale, pigliaf� la fune, ey un capo di effaft tramatene nel canale del
raggio di fopra,dapoi fi cala al pi� biffo raggio della taglia di fotta.et trappajfato p lofio canile, fi ripporta al raggio difotto della taglia fope
fior e,sfattolo pajfare, fi cala nel raggio di jopra detta taglia inferiore,^ ini fi legafC altro capo della fune,che in abaniono fi lafcia,� perche
con le mani � f�rza tirato fia,� fi raccommanda ad un motttnello,ilquale tra i piedi dettagauema,nelle orecchiente Vttr, Chelonia, noi ca-sli*
gnole,� gattelli chiamamo, fi uolge,con alcune flanghe, � mancatile,o pironi,cbe fi dtchmo,che uccles da Vitr .dette fono,che entrano nelle te
fie del moline'uo,i pefi fi attaccano ad alcuni unam,che noi ganzi chiamamo, <y Vitr .f�rcipi li. dimanda,quef�i fono atta taglia difotto attacca ?
*
ti,congiunti,come dimoftra la figura a, CT il ref�o � chiaro per la figura b.doue � la taglia difopra,& per la figura.c. dvue � la caualetta , che
ancho ponte da alcuni � detta,cr atta figura.d. doue � il molinello,
cr le forti de molinelli,organico nafpi,chefuccule,CT ergata da Utiniy�gre;
elfi chiamano, fono alle figure e.f. fi come le forti de igx-izKmcmt � f�rcipi fono alle figura K l. posto adunque la pratica delle taglie ueni*
r� atta ragione di effe, acaoche ci fin noto la co fa f�gnificaia, e quella che lignificala fabric a,e d �ijcor.oj'effitront la cagione delle cofe.�son
� dubbio che f� ad una femplice fune fi attacca un pefo,poniam calo di mille libresche tutta la fatica cr.f�rza non fin unitamente da quella fune
fos�enuta,che poi f� la detta fune feri raddoppiara.
er � quella una taglia d'un raggio appot�a doue pendi quel pejo, che la fune nonfia per ha
uer il doppio meno di fatica,et il doppio meno di f�rza non bafli al alzar quel pefo.fior che fera poi, f� ci fcranno due taglie, � pi� f a f� fi mal
tiplicheraiino i raggi- non fi partir� quel pefo in pi� parti? non fi maneggiare pi� attualmente,non ci uorr� molto menar f�rze 4 tirarloker
tofi,& di modo,chefel primo raddoppiamento lem la met� del pefo,d fecondo alquale ref�a una met� fletter� uia la met� di quella met� che
fera la quarta parte di tutto'l pefo,et dalla quarta parte della f�rza di prima fera il detto pefo leuato,la doue f� nonfujfe lagrauit� dette funi,
4*
l'afprezzd de � raggi,et la tardezza del moto perii molti rauolgimenti detta fune,che fono i affitti n� detta formatta della materia,.un fanciul
lo prej�amente alzarebbe un fmifurato pefo,ma dar tlfapone alle funijugnere i raggeli far bene le taglie con i raggi dritti,!'accodar i menali,
che non s'intrichino,?) rodino inficine ,effendo i pemuzZ' 4 mifur&,et proportionati, fanno ageuoli quefie fatiche,? tato pi� f� gli aggiugneir.O
i molinelli,che leuano la lor parte del pefo,ey detta fatica,come d moltiplicar delle taglu,et de i raggi,et queUi ancho pi� ageuclmente fi mouo
no,q:ianto le loro Ranghejono maggiori, pche la lunghezza fi allontana dal centro,che � immobile,? tanto detto fia della ragione delle taglie.
-ocr page 263-
DECJMO.                                                                       zyj
GAP, III, DE DIVERSI VOCABOLI DELLE MA-
CHINE, E COME SI DRIZZANO.
VESTA ragione di machinatione,ehe fi riuolge con tre raggi, fi chiama trifpafros, ma quando
nella taglia di l�tto due raggi, & nella difopra tre fi ruotano penta fpaflon,Ma f� per pefi maggiori
fi apper�cchie'ranno le machine,allhora fera necefiario tifare le traui,& pi� lunghe, & pi� grolle,
& con la medefm.a antedetta ragione da i capi di fopra legarle,& co.ngiungerle con le loro fibbie e
pironi,& di fotto con molinelli accommodarle.
Scrcbeicome ho dettogli mo�titutdine delle taglte,ey de i raggi in pi� parte diuide il pefo, per� la doue fi ha � leuar pefo io
maggiore,� ne
cejja.no l'opera di pi� taglie,?? de pi� raggi,c? dal numero de � raggireranno le machine nominate, per� f� per tre raggi ieri
ordita la fune,quella machina feri detta tnffafion,quafi da tre raggi tirato, f� la taglia difetto hauer� due raggi,
©- la difopra tre, da i c'uu
que raggi paitaffa&onfer� detta,ne latini, ne uolgari hanno la felicit� de Greci nel compor qucfti nomi, fanno)! le taglie con pi� raggi,altre
ne hanno un ordine altre due,
er alcre pi�, come fi uede nelle figure. Ma bella cofa � l'ordimento delle funi, come bene e da praticanti cono-
fciuto,cr le figure lo dimoftrano. t�ora uediamo come fi drtazzano in piiedi quejie gauerne � ponti.� cauaUette,che fi dichino.
Efpiicate le predette cole liano dinanzi alle machine immolate quelle funi,che ar�tarie dette fono,� fopra le fpalle della
machina difpolTi fiano per lungo i rittegni,& f� non fera doue ligarli,& riccommandarli,fiano conficcati i pah drit
ti,& fermati col batterli bene a torno,& ini fiano le funi legate. Dapoi fia una taglia al capo di fopra della machina
co una corda �egata,& da quello fia ripportate le corde al palo,& d'intorno � quella tagliarne e ai paio alligata i� me
ni la fune cerca il fuo raggio, & poi ripportata fia alla taglia, che al capo della machina, Oc d'intorno il raggio da Ha io
fommit� trappaflata la lune difeenda � ritorni al molinello, che � nella machina da bai�o,& ini fia legato, coi! forza-
to il molinello dalle flange fi uoiger�,& da f� fenza pericolo drizzer� la machina, coli difpofte le funi d'intorno, & i
rittegni attaccati a i pah con pi� ampio modo fera la machina collocata.ma le taglie,& i menali al fopradetto modo
feranno ordite.
Vjfr.ce infegna � drizzar le machine,^ chi ha ueduto come f� inalbora le naui,pu� intender qudlo,che egli dice, io effoner� la mente fm pi� fa
cilmente,chefipu�, per drizzare adunque lamachinafi ferma ti piede di ejja ad un palo, onero ad altra cofa filabile, acaoche la machina ai
punti dentro. Alla tejla fi legati non meno di due funi
, acaoche una uada dalla def�ra, l'altra dalia fimfira,cr quejle credo io che da Vitr.
Mtarie,iyr da Greci protoni1,
er da marinari fartie dette fono ,fiendefi poi per la lunghezza deUa\ machina un'altra fune, Uquale s'inucj�e
in una taglia difopra,
er in un'altra di fottio,�apo� queUo e alquanto difco&o targatiti j� il m�hnetlo,alquak fi ripporta la fune predetta, che
da noi codetta fi chiama ,fi come la taglia da piedi, � nominata paftecca, tirandofi adunque fopra il molinello
, et uolgendofi quella furie , ,o
fi drizzer� la machina apuntandofi al palo
, er drizzata, che fera, fi regger� poi al piacer nojlro con le fimi,che feranno dalia UejSfa,eyda�
la fimilra,perche amoUando l'una,� tirando l'altra, fi piegher� doue fera bifdgno.
ai a perche le dette funi bifogno ha nno di eflcre racconta
mandate ad alcuna cofa, per� douemo cattare una fojfa quadrata molto �f�ndo,iiu fi f�ende uno tram, alquale fi annoda la fune, che efee dal
fittolo, fopra quej�o tronco attrauerfati fono de gli ahri pezzi, fopra iquali fi calca la terra
, er cof� teniranno bene, nero � che pare, che
Yitr. uoglia, che � que palfcbe efeono della terra ,fi attacche una taglia credo quefio per ammollare pi� commodainpite le funi. Ma l'ordi-
■mnto de i menali,
er delle taglie fi far� al nioiofopra detto.
CAP. UH. DI VNA MACHINA SIMILE ALLA SOPRAPOSTA
A CVI SI COMMETTONO COSE MAGGIORI MVTATO
SOLO IL MOLINELLO IN VN TIMPANO.                                          4*
A f� porre in opera uorremo cofe di maggior pefo, e grandezza, non douemo fidarli de molinelli,,
ma fi come il molinello nelle orecchie � contenuto, cofi in quello cafo bifogna, che nelle orecchie
u'entri un perno,nel mezzo delquale ci fia un timpano,che alcuni ruota,! Greci Ampheurefin, at=
tri Pcriti-ochio detto hanno,& in quelle machine le taglie uaniio ad un'altro modo,perche & di fot
to,& di fopra hanno due ordini de raggi;& in tal modo il menale fi fa trappafiare nel foro della ta«
glia di fotto,che i due capi fieno eguali quando la fune fera ftef�,�c ini lungo la taglia inferiore ai«
torchiata una cor diceiia, � legate ainendue le parti della fune fieno contenute in modo , che non poslino ufeire ne
dalla deftra,ne dalla finiifra: fatto quello i capi della fune l� rapportano alia taglia di fopra nella parte eileriore,& fo- J8,
no mandati gi� dal d'intorno di raggi inferiori di quella & ritornano di nono a bailo , & s'inueitono nella taglia
di fotto ii raggi dalla parte intenore,& fi riportano dalla deftra,& dalia finiilra ai timpano che � nel perno, & lui fi
annodano, dipoi d'intorno al timpano un'altra fune fi ripporta al�'argana,quella uoltata a torno rinolgendo il tim«
pano,& il perno, fa che le funi legate al perno fi ilendino parimente, Oc coli dolcemente fenza pericolo leuano i pefi.
Ma f� la machina hauer� un timpano maggiore, � nel mezzo,� in una eilremit� calcandoui in effo gli huomini, feri
za la manifattura delPargana potr� hauer effetti pi� fpediti.
Tutti la difficult� d'intender bene l'artificio delia fopraferitta machina,� pojia nell'ordimento deUefuni. Vitr. dice prima l'eff�tto fuo,che � di le
uar pefi di maggior importanza,che la machina pojia al fecondo cap.poi dimoer� il modo di fabncarla, chiama egli coUosficotera quelle cofe,
che
er dipefo,<& di grandezza eccedono l'ordinario ,fe come colosfi dette fono le gran�fitme \latue,cr che fono dimolto maggior m�fur�t
della confueta. Drizzafi la caualletta dtgrofii,cr altitraui al modo fopradetto, poi fi fanno due taglie di quattro raggi per una, due difetto g0
er due dtfcpra "al pan,una di quelle, aUaqual fi attacca l'uncino hauer deue un buco da baffo,che pajfe al contrario de i pernuzzi de ifuoi rag
g� l'altra legar fi deue al capo difopra della machina. L'ordimento � quejto,f�fa pajfare il menale per lo foro della taglia di fatto ,di modo chei
-capi di efio filano eguali da una parte,zr dall'altra, quefii effer deano rippor iati alla taglia difopra,
er inuej�iti dalia parte difiuort,ne i raggi
di fotto,ma perche ftian firmi,cr t�ghtno dritte le taglie, prima che s'inuejlino,� necefiario legarli con una cordicella attorchiata,zr annoda*
ta,chegli tenga dritti longo la taglia. Zaffati adunque i due capi per li raggi di fotto della taglia foperiore dal di fuori, fi mandano � baffo,cr
fi fan pajfare dalla parte di dentro della taglia per li raggi difotto,ejr di nouo fi rapportano alla taglia di fopra,
er fi fan paffare dal di fuori
perii raggi difopra,^ mandati gi� fi fan pajfare dal di dentro per li raggi d� fopra della taglia injirior e, dalla dej�r a, <zr dalla fi nijtra,&
d'indi al perno del timpano grettamente fi legano, perche ejfendo � torno del timpano inuolta un'altra fune,� ripportata aW argana,ne fegue,
che riuolta � tomo riuolgendofi il timpano,
er il perno, le funi legate � torno il perno parimente fi ilendino,cr cof� dolcemente leuano igra
dijiimi pefi. Et f� il timpano fujje maggiore, fi potrebbe leuar la manifattura dell'argana, perche gli huomini col calcarui dentro lo farebbe» j9
no girare agevolmente,perche nelle grandif�i ruote calcando gli huomini fi mouono grandifiimi pefi con una fune riuolta, perche � quella
proportbtie del diametro della ruota aldiametro del perno,che � del pefo alzatoci pefo,ey allaf�rza degli huomini, che fono dentro la ruo
ta,z? per� le flange de�l'argane effer deono longbe,accioche fecondo la proportione della lunghezza ciafcwio de i capi lorofcemi ti pefoja do
u� f� raddoppiate feranno,ridur�no il pefo alla meta,et quattro alla quarta parte di modo,chefecon unajlanga d un braccio quatcr huomini
mouerano cento libre di pefo,egli auerr�, che con quattro j�anghe difei braccia, imedefmi ne leueranno due nula e quattrocento Joaratta
per� lagiunta del pefo delle flanghe,�che importa poco. La figura delia machina, eoi fuo luogo,
S iti Cap.V.
-ocr page 264-
tft                                                                        LIBRO
CAP. V. D'VN'ALTRA SORTE DI MACHINA DA TIRARE
V VI un'altra forte di machina aliai ari ti fi ci� fa, & accomniodata,alla preftezza,ma il porfi � farla,
� opera di periti 5 imperoche egli � un traue,che li drizza in piedL& da quattro parti con rittegni
tenuto,fotto i rittegni fi conficcano due manichi,;! k] uali con fura fi lega una taglia, fotto la quale
porto un regolo due piedi longo,largo fei dita, gr� db quattro Je taglie hanno per larghezza tre
ordini di raggi,& coli tre menali nella fommit� della machina fi legano, & dipoi f� apportano alla
taglia da baflo,& fi fan pattare dalla parte di dctro per li fuoi raggi di fopra, d'indi fi ripportano ;
a taglia difopra,& s'inueftono per la parte di fuori nella di dentro ne i raggi di fotto,quando feranno perla parte di
dentro fcefi,& per li fecondi raggi fi «rapportano nella parte di fuori, & fi ripportano di fopra � i fecondi raggi trap
19
paiTati tornano al baflfo, & dalbaffo f� ripportano al capo , &imieftiti nei primi raggi di fopra ritornano � i piedi
della machina. Ma nella radice di quella fi pone la terza taglia da Greci Epagon,da noftri Artemon nominata,legaj
fi quella alla radice della machina, & ha tre raggi, per li quali trappo ile le fu ni fi da uno �gli huomini,che le tirino
& co fi
polifp
porta leco q
nere il pefo. Le ragioni delle foprafcritte machine non folo alle dette cofe,ma � cari care-, e fcancar le nani fono appa-
recchiate ; ftando altre di quelle dritte,altre piane polle ne Parcttoli che l� uoltano , & ancho fenza drizzar le traili
nel piano con la la iftefia ragione temprate le funi, & le taglie fi tirano le nani in terra.
Bella, er fattile ragione cr inuentione di Machina ci propone Vitr. cj ce infegna il modo di farla, l'ordimento delle funijaccommodarla per ti to
rar i pef�, il uocabolo ,
er tufo ieffa, Dapoi ci fa auuerati, come 4 molti medi, ©" per moki effetti ci paterno feruire delle ragioni delle
machine fopradette. Prefuppone egli che drizzano la imch�na,come s'� detto,**? dice,che l'ufo � per far preno,cr che � artificiofa,cr opera
di perfone pratiche. Drizzafi un traue da capo del.quale fi legano quattro funghe egli chiama retmacoli,noi fartie,quesie fi lafciano andar
in terra, ejfi riccommandano 4 pali,comc difopraj'ufficio di quelle funi e temr dritta la machina, che non pieghi pia m una parte
, che in
un1 altra, fotto quej�efuni �fartie, � rittegni
, che fieno la doue di fopra legate fono fi conficcano ne li lati del traue due manichi, tra quali �
pof�a una tagliaci 4 quelli ben legata,ma fotto la taglia, come per letto, � una piana di longhezza di due piedi, larga fei dita graffa quattro
,
l'effetto di quejta,� tenir dritta la taglia,cr lontana dal traue, acciocch� fi pcfjafar commodamente l'ordimento delle funi. Tre taglie ui uan*
no,due dellequali hanno nella larghezza loro tre ordini de raggi, come ti incera la figura. l'ordimento delle funi � quefto,pigliar,fi tre mena-
li, crf� legano bene alla fommit� della machina al traue, icapi d� quelli fi lafciano andar gi�,
cr per la parte di dentro deUa taglia di fotto fi
fanno paffare tutti tre ordinatamente ne i raggi difopra,cio� del primo ordine, paffati che fono tutti tre f� ripportano alla taglia di fopra,
er 3 e
fi fan paffare dalla parte di fuori nella parte di dentro per li raggi di fotto, er cof� difeendono per la parte didentro, er s'inueftono nel fe-
condo ordine dei raggi, cr paffano alla parte di fuori queili dinouo f� ripportano alla taglia di fopra al fecondo ardine de i raggi
er
trappaffati che fono calano gi�, er dai terzo ordine de raggi, fi ripportano al capo della machina, er inuefuti, che fono nell'ordine
de i raggi di fopra tutti tre i detti menali, calano al pie della machina , doue �. legata la terza taglia, che da Greci � detta Epagon da U
tini Artemon,da noi Panecca,queBa ha trefoli raggi di pari, ne iquali nanna 1 tre menali,� codette,cbefi dicano, queflif� danno � perfone
,
che i tirano a tre per capo,doue con facilit� fi Iettano i pef�,et la figura lo dimoftra in una mano de raggi nudipche meglio f� int�da et da prati
c�tifer� bene intefa.
E quef�a forte di machina dalla moltitudine de i raggi � detta polifpaf�on, l'effetto � takahe ammollando deslram�te quelli
nttegni,�fartie, fi pu� far piegare in che parte fi uuok,et deporre i pej� doue torna bene.Ma l'ufo di tutte le predette machine, qu�do p li loro
uerfi accommodate feranno, fi ef�ende in pi� fattion�jmperoche et per caricar e,ZT per fcaricar e le naui fon buone,f arbore deUa natie ciferue
Cr lefwiifue,ey quando il pefo � alzato appari della coj�a del mutilo, fi fa andar il nau�lio alla parte,
cr in banda,ZT cof� il pefo fi fcarica, �
in terra. ,b in altro nau�lio minoreje medef�me machine itefe in terra,z? ordinate uarano le nau�,& le tirano in acquaci tutto � poslo in bene
dciommodark,cr afiicurarle ne i manichi, ZT in quelli ftramenti che Vitr.chiama Carchej�,che fono, per quanto filmo io,cert�j�rument�,do
u� entrano le §ange,che uoltano i perni delle ruote ,� de i timpani � de nafpfaitri dwono,che hanno la figura delia lettera �.
, ma forf� fono..
f�mili � queUi,che noi ch�amamo Paratoli fopra �quali fi uolta una bocca di fuoco per tirar in ogni uerfo,comef� uede nelle naui,(y nelle gak*
re
j©" nella figur*.
-CAP. VI. D'VNA INGENIOSA RAGIONE DI CTESI.
FONTE, PER CONDVRE I PESI.
O N alieno dalfinftituto inoltro efponere una ingeniofa inuentione'di Ctefifonte,percioche uole
do colini condure daiie boteghe di tagliapietra in Efefo al tempio di Diana-i furti delle colonne, no
?:■>.%! b
fidando fi nei carri per la grandezza deipefi ,& per leuie dei campi molli temendo,che le ruote
non fondailcro troppo,in quefit� modo tent� di fare. Egli pofe infierire quattro pezzi di legno rnol
to bene commesfi grosfi quattro di ta,due rfaiierf� trappofti tra due lunghi qu�to erano i furti del-
; le colonne,& nelle tefte de i furti impiomb� molto bene i pironi di ferro,che Cnodaces detti fono �
gitila di per� uzzi,& in que legni poie gli annelli,ne iquaii haueilero ad entrar i detti pironi, & con baffoni di elee le
g� le tefte,i pironi adunque rinchiufi ne i cerchielli liberamente fi poteano tanto riuoltare,che mentre i buoi fotto-
pofti tirauano i furti delle colonne uolgendofi ne i pironi,oc ne i cerchielli fenza fine fi girauano.Hauenclo poi � que
Ito modo condotto tutti i fu fti,6c efiiendo necelTario tirar ancho gli architraui,il figliuolo di .Ctefifonte Metagene
nominato trapport� quella ragione della condotta de i furti aliaconclotta degli architraui : imperoche egli fece ruo
te grandi da dodici piedi,& con la iftefia ragione con pironi � cerchielli ferr� nel mezzo di quelle ruote i capi de gli
archkrauijOC coli eiTendo tirati que legni da buoi rinchiufi ne i cerchiellii pironi uolgeuano le ruote, & gii architra-
ui ferrati come perni nelle ruote con la iftefia ragione,che condotti furono i furti delle Colonne,peruenncro al luogo
doue fi fabricaua. i'eilempio di tal cofa,� come quando nelle paleftre fi {pianano con i cilindri i luoghi doue fi carni*
na,ne per� quefto haurebbe potuto fare le il luogo non fu ile flato uicino,perche da i tagliapietra ai tempio non ui
ha pi� d'otto miglia ne ui e alcuna difcefa,ma il tutto � piano campeftre.
JU mterp>r�tdtione,zr la pratici fa manifcfio quello che dice Vitr.et cilindro era una pietra d� f�rma di coIona per �jp�anare,et orfare,come dice*
ma noi i terrazzi
, ma quanto Infogni prima penfarci fopra, auanti che fi dia principio 4 tali imprefc di condure le cofe grandi. Vitr. ci di*
moftram un bello, ejfcmpio dicendo.
Ma � noftri giorni eiTendo nei tepio doue era il coloiTo d'Apollo per 'uecchiezza rotta la bafa, � temedofi che la ffatua
, non rainalfe,& fi rorapelTe,c�cluiTero chi daile iftelTe petraie tagliaiTero la bafa.Paconio fi prefe il carico.Era quella
bafa lunga dodici piedi,larga otto,alta fei,quefta Paconio gonfio di uanagloria n�'come Metagene tent� di c�dure,
ma con la ideila ragione ad un'altro modo ordin� di fare una machina: imperoche egli fece le ruote alte iy pi.edi,nel-
lequaii rinchiufe i capi della pietra^, dapoi � torno la pietra da ruota � ruota ui acconci� fufi grosfi due dita in modo ,
che tra fufo �fufonon era la diftanza d'un piede,okra di quefto d'intorno,�i fufi circond� una fune,& portoni fot-
to i buoi tiraua la fune,oc coli, fciolgendoii la fune uo�taua le ruotejma non poreua per dritto tirarle^ma la machina
ufciua hora in una paric,hora io un'altra,dalche egli era forzato di ninnio utaria indietro, Secoli Paconio tirando»
■� ritirando .confum� il c�muio, fi che egli non hebbe poi da pagare.
E�
\
-ocr page 265-
DECIMO
*/s>
Et queftoluogo � ancho facile, perche Vaccniofece un rochetlo,come dicemo no i,nelquale ferr� la pietra,®- la corda, che era i intorno al detto
roccbeUo fi uolgeua bora in un luogo bora in un'altro,
er per� non poteua tirar dritto,ma quanto tiraua manzi ,tanto la machina fi torcetti,
CT per drizzarU,tanto era necefjario tirarla in dietro,?? cofi la fatica era uana, come quella di Siffo,perla colpa della uanit�fua,leggi
heone al feflo del feflo.
GAP. VII. COME TROVATO S'HABBIA LA PETRAIA, DELLA
QJALE FV FATTO IL TEMPIO DI DIANA EFESIA.
O ufcir� alquanto di proposito, � dir� come tremate furono quelle petraie, Piflodoro fu pallore, e
praticarla in quefti luoghi. Penfando gli Efefi di far un tempio � Diana , & deliberando di feruirli
del marmo di Paro,Preconeflo, Heraclea,e di Thafo auuenne, che in quel tempo Piiiodoro caccia-
te � pafcoli le pecore in que luoghi,& iui c�correndo due montoni per urtarli l'uri l'altro fenza in-
c�tro l� trappaiTorono,& co empito l'uno percoffe il fallo co le corna , dalquale fcagli� una pietra
di bianchisfimo colore,Dalche fi dice,che Piflodoro lafciafie le pecore ne i monti,cfc portafle quella
crolla in Efeio allhora quando di ci� confultauano, coli deliberaron di honorarlo grandemente, oc gli mutarono il
nome, che in uece di Piflodoro fufle euangelo ( cio� buon nuncio ) nominato,& fin'al di d'hoggi ogni tanti meli il ma-
*nftrato di Efefo fi conduce in quel liiogo;& gli fa facrificio, & cafo che ci� fufle da quello pretermefio, � tenuto al-
la pena.
                      , , . ,                 .
La uanazloria inganno pacon��jarte aiut� Ctefifcntc, � Net dgenejl cafo fece fattore � P�ffodoro. Et vitr. ci ha recreati con queS�a digref�om
uedendoc� hauere jlancd,cr intricata I4 fantaf�a con ruote,corde,timpani,argani,�girelle. Hora egli puff a dopo la fabnea ai dijcorjo
, er fa
foprale detttcofe una beUiftimama confideratione dicendo.
                                                                                                                        t0
GAP. Vili- DEL MOVIMENTO DRITTO, E CIRCOLARE
CHE SI RICHIEDE A LEVAR I PESI.
ELLE ragioni, con leqnali fi tirano i peli breuemente io ho efpoflo quelle cofe, che io ho giudicaa
te uccellane.
Vitr. nel primo cap.di queflo libro ha detto,che machina era una continua colligatione di legname, che hauea virt� grande
� mouere i pef� . Queflo fin hora egli ci ha dimostrato. U� detto ancho , che la machina fi mone con artificio di molti
giri,quesla parte hora egli ci et fonemiche douemo por mente, per effer il fondamento di tutti gli artificij, altra che ci fa»
__H ri intender molte belle cofe delle Mecaniche a(i Arif�otile. Dice adunque.
Delle ragioni da tirar i peli, quelle cofe io ho breuemente efpoi�o,che io ho giudicate neceflarie,i mouinenti,& le uirs i9
tu dellequali due Cofe diuerf�, � tra f� dislimili come connengono, coli fono principi] � due operationi, uno di que
principile il mouimento dritto, Euthia da Greci nominato,l'altro � il mouimento circolare chiamato Cyclotis, ma
inuero ne il dritto fenza il circolare, ne il circolare fenza il dritto pu� fare che i peli fi leuino.
La propof�tione di Vitr. � quefta,che il mouimento dritto,?? il circolare, bench� funo due cofe diuerfe , er che fimiglianzd tra f� non habhiano
pure concorrano �fare 1 merauigliofi effetti,che tutto d� uedemo neU alzar 1 pefi,ne uno pu�f�ar fenza l'altro,ma come ci� adiuegna Vitr. d<i
fefteffo l'efyone dicendo.
Ma come quello,che io ho detto,s'intenda, cfponer� . Entrano i pernnzzi ne i raggi come centri,& nelle taglie fi pon
gono,per quefti raggi la fune li uolge con dritti tiri, & polla nel molinello per lo riuolgimento delle frangile fa,che i
peli fi leuino in alto,& i cardini del molinello come centri del dritto ne i gatelli collocatile* ne i fuoi bricchi polle le
flanghe imitandoli in giro le tefte � ragione di torno alzano i pef�.
                                                                                 40
Per indottione proua vitr.che il dritto,?? il circolare entrano � i mouimenti delle cofe,?? prima ne gli finimenti delle taglie, funghe, � mol�nel
Imperch� igiri,i raggi gli auolginienti rifondono al circolante funi,lc flanghe � perni rifondono al dritto nelle foprapof�e machine,dapoi ne
gli altri Slrumenti,come qui fotto dimoer� dicendo.
Similmente come la ftanga,� lena di ferro quando apporta al pefo,quello,che non pu� da molte mani efler leuato,fot
topofto � guifa di centro per dritto,quello fopra,che fi ferma la manouclla)che hypomochliort da Greci � dettaglia-
li fottoilanga, & poftafotto.il pefo la mano u ella, � lenguella della 4ftanga,& calcato il capo di quella dalle forze
d'un huomo folo, quel pefo fi lena.
Molte quefliom pertinenti alle Mecaniche di AriSl.in poche parole poSlc, er riffolte fono da Vitr.in queflo luogo. Per� confederar bifogna le re
gole generali, cri principi] di tutte. in ogni artifiaofo mouimento fono quattro cofe ilpcfo,laforza,che lo mone, loftrumento , con che fi
mone, detto Ve�is Latinamente, Mochlion in Greco, Leua in Volgare,cr quello fopra che fi firma la Leua Hypamocklion in Greco,Presfio fo
in Latino, e Sottoleua direi in Volgare, tutte queste cofe dalla fodera atta bilancia, e? dalla biUnciaalla ragione del circolofi uanno riducen*
do, offeruafi adunque, che le parti pi� lontane dal centro fanno maggiore, pi� prejlo,
cr pi� euidente eff�tto, che le uteine, perche fono pitt
lontane dallo immobile,
er meno partecipano della natura del centro,?? pero in ogni flrumento confiderar fi deue, � il centro,� quello,che co
me centro fi piglia. Nella bilancia adunque, e? nella Stadera il centro,
�, quel punto del pirone, che trappaffa l'orecchia, che anfa, er la len*
guella,che Effame � nominata. Quefto luogo del centro', e come la fottoleua , perche fopra quello fi firma la leua,
er nella bilancia le brac*
eia, � raggi, che Scapi da Latini fi dicono, rapprefentano la leua, che fono come linee, che fi partono dal centro. Quando adunque que*
fti raggi fono eguali digrandezza,& di pefo le tef�e loro effendo la bilancia fofpefa non piegano una pi� dell'altra, ma fono egualmente dij�att
ti. dal piano, ma quando f� le da pefo da uno de capi, f�rza e,che trabocche la bilancia,
er pi� preflo traboccher� , ey con minor pefo quan*
do il raggio fera maggiore,
er il pefo pi� lontano dal centro per lafopradetta ragione, per� dicef� nelle Mecaniche,che le bdancie,che hanno,
i, fuili maggiori fono pi� eerte, cio� pi� pretto,
er con minor pefo bilanciano, er pi� certo dimof�rano il pefo, percioche per ogni lieue ag- gQ
giunta j� mouono,
er in egual, �, minore fbatio di tempo, fanno maggiore ftacio di luogo. Ma bifogna intendere, che tutte le cofe fan pari,??
che la materia fu unif�rme,
er eguale per tutto di pefo, er di lunghezza. Prendep la lunghezza de i raggi dal punto di mezzo,che per cenm
tro, � fottoleua fi pone, flenderai due raggi eguali mouendof� i capi di quelli uno aU'ingiu,
er /''altro aWinfu comincieranno � diffegnare un cir
colo ad uno ifleffo tempo,
er ciafeuno parimente finir� lafua met� del circolo quando feranno peruenuti tuno al luogo deU7altro,ma f� i rag
gi della bilancia non feranno di pari lunghezza mouendof� alfopradetto modo fegneranno circoli difeguali, fiche il raggio maggiore farebbe
circonferenza maggiore,quandogli lafciaffe unfegno,
er pero mouendof� l� uno, er l'altro capo ad un if�efio tempo pi� ueloce mouimentofa*
rebbe il capo maggiore. Queflo s'intende della bilancia, �f�a eUafoffcefa dal d�fopra, come fi ufa per la pi� parte, �f�afoflenuto con un pie di
fotto come la figura lo dimojlra.Euui un'altra maniera di b�lacia,che piupre&o mezza bilacia fi pu� chiamare,?? � detta fladera,Quejta ha
i raggi fuoi difeguali,et doue� il minore iui fi attacano,i pefi,in qu,efla,�il c�tra � la fottoleua,come nella bilac�a,doue � la lenguella! altro rag
gio e maggiore,z? fi fegna co diuerfi punti, fopra �quali uagiocado un pefo mobile detto il marco,ma da latini equipodio,et da Greci sferoma 7q
affine,che hora pi� uicino, hora pi� lontano al punto di mezzo,leui i maggiori,
er i minor pef�, quejli rifonde alla forza,che moue,che co»
me forte mano calca il raggio maggiore nella f�adera,il fimile fa il fecondo pefo dal braccio minore,
er [e egli fi mutaffe l'orecchie er la len*
guella alla Stadera, fi pu� dire, che ellafuffe pi� bilancie,
er per molte bilanciefi pu� ufare uariandofi � luoghi delle orecchie, ey delle len»
guelle per lo leuare de diuerfi pef�. Quanto adunque � pi� uicina la orecchia,cr la lenguella alla lance,che e quella catena,doue fi attacca il pe
fo,tanto pi� fi leua il pefo,che e in effa lance, percioche la linea,cbe � doli'orecchia al marco � maggiore. Ecco adunque come laj�adera,
er la
bilancia fi riducono alla ragione del circolo. fimilme.nte la leua fi riduce alla iflejft ragione, perche la leua � come il raggio della bilancia la fot*
S iiii fi firma
-ocr page 266-
LIBRO
atfo
toletta come il centro Jl pefo riffonde alla cofa moffa,® la mano di chi calcai colitiche moue,� quanto � maggiore lafianga dal punto eue elU
fi ferma tinto pia facilmente fi mone il pefo per le dette ragionici qui nafee, che spuntando un legno a mezzo nelle ginocchta,� tenendof� i
capi di quello con le mam,quanto pm lontane fi teniranno le mani dal ginocchio,che � come centro tanto pi� facilmente fi romper� il legno, fi"
md effetto ne nafeerebbe, f� eglifi calcaffe un capo del legno col piede,� dif�ante da quello fi teneffero le mani. Et ancho entrando un poco di
cugno in un groffo,® duro zocco,� percotendof� con un maglio quel cugno, facilmente fi (pezza il ��gno,perche il cugno � come la leua,anzi
come due,una di fotta l'altra d> fopra,® quelle parti del zocco, che fono tocche da quelle fono come centri ,� fottoleue,� la f�rza di chi percote
� il mouente,® que'la parte del legno,che tocca dalla punta del cugno r�jfionde al pefo da effer leuato.Stmdm�te quelle f�rbici,che hanno i mani
chi maggiori tagliano ,o rompono pi� pref�o le cofe dure,che le minori, ® finalmente tutte le que��iom mecaniche d'intorno � pefi fi riducono
4 que\le ragioni, come a chi confider� pu� effer manifefiot per� hauendo noi 4 baftanz� difeorfo fopra il prefente capo Seguiteremo Vitru*
uio, il quale hauendo prouato nella leua il mouimento dritto,® detto l'effetto di efja, feguita � dirne la ragione,
                                              lo
Et quello nafee perche la parte dinanzi pi� corta della leua entra folto il pefo da quella parte della fottoleua, che co-
me centro,& il capo della leua,che � pi� lontano dal centro mentre,ch'� calcato facendo il mouimento circolare co-
ftrigne col calcare con poca forza porre in bilico un grandisl�mo pefo.
1/ mouimento dritto pronao �i [opra ha bifogno del j mouimento circolar e,questo prqua Vitr. nella leu<t, ilche fi uede chiaro, per cloche tanto il
capo dei raggio minore,quanto del maggiore difjegna 1 circoli, come nella bilancia f� dimoilrato.
Sirnig�iantemente f� la lenguella della leua di ferro fera porta l�tto il pcfo,& che il capo col calcare non � baffo ma per
lo contrario in alto fera Teuato la lenguella apuntandofi nel piano della terra hauera quello in luogo di pefo, & Fan-
gulo del pefo in luogo di fotto leua,& coli non tanto facilmentc,quanto per la fottoleua alzer�, ni�tedimeno ali'op
porto del pefo nel carico fera cormnofio.
Quello,che dice Vitr. bench� con modo difficile detto f�a, per� fi pu� intendere � quef�o modo,che non follmente la leua fi adopera calcando uno to
de capitandovi fatto effa Ima,® alzando il pefo,come egli ha detto difopra,ma alcuna fiata perfpigner un pefof, fi puntala lenguella della
leua fotto effo nella terrajaqual lenguella � ferrata,®1 propiamente � la leua della f�anga,® l'altro capo fi alza con le mani, di modo che quel
punto del pefp,che ha da effer fp�ntoj come centro,� fottoleua, ® la terra � come il pefo, ® il carico, ®fi bene 4 quefto modo fi ffigne un
pefo,non per� co fi facilmentef� moffo, come quando tuno de capi s'inalza
, er la figura di quanto s'� detto � al fuo luogo. Dalle fopradette
cofe Vitr. conclude.
Adunque f� la lenguella della leua � porta fopra la fottoleiia,sott'entrer� al pefo con la parte maggiore della ftanga, &
il capo di quella fera calcato pi� uicino al centro no potr� alzarli pefo,fe uon(fi come � Irato foprafcritto)il bilico,&
l'effaine della lena fera pi� longo dalia parte della tefta,et non fera fatto apprei�o il pefo.
                                               jo
.Nc&» leua,come ho detto � il capo,or � quella parte che fi calca co le mani,� la lengue!li,che � quella parte,che fotf'entra alpefofvrrata da capo,
tutta la leua � in due raggi partitala quel punto, che tocca la fottoleua, f� adunque da quei punto alla lenguella fera il raggio pi� lungo
, che
dallo if�effo punto al capo,nonf� potr� leuar ti pefo,
er la ragione,� in prcnto,percke il raggio maggiore rapprefenta la linea maggior'e,che
fi parte dai centro,® per� fa pm mouimento, ® quef�o fi proua da Vitr. in quef�o modo,quando egli dice,
Et quefto l� pu� conliderare dalle rtadere, perche quando la orecchia e uicina al capo,doue pende la lance, nelqual Ino
g'o ella � come centro,& che il marco,� romano detto equipondio,netl'altra parte del Furto uagando per li fegni, qua
to e pi� lontano condottole ben fu ile preffo all'eftremo del fufto,ancho con men pari pefo agguaglia il pelo , che �
dall'altra parte,fe bene � gr�ndisfimo,& quefto adiuiene per lo bilanciar del fufto,& perche la leua � lontana dal cen
tro. Et con la piccolezza del marco pi� debile Iettando in Un momento maggior forza di pefo fenza uehemenza dol
cernente canfirigne dal ballo al difopra leuarfi.
                                                                                                              40
Quefio ancho s'intende, per le cofe dette difopra da noi,quado dimagrato hauemo,che cofaf f�adera,che parti habbii,® che eff�tti faccia, Artf�.
nella uigef�ma quinta quef�ione,dimanda perche cagione la Madera co un picciol marco pefa grandinimi pefi, conciona che tutta la Rader� aU
tro nonj�a,che mezza bilancia,per che da una parte fola pende la lance,sUaqualefi appende il pefo,dall'altr a fenz^t l�ce,e la fladera ifcioglicfi
la dimandale la Rader� ci rapprefenta,® la bilancia,® U leuajmperocbe � fintile alla bilancia quando c�afcuna orecchia,
er lenguella pu�
mutar luogo fecondo la quantit� de 1 pefi,che uolemo leuar e,& mutando il luogo, et facido diuerfi centrica una parte � la la~ce,ouer uncino do .
u� s'appende il pefo,dall'altr a � il marco,in luogo dell'altra lance, ilquale tira il pefo,che � nella lance,er � quef�o modo laj�aderaj come la bis
lanaa,cr per� fa gli effetti iftef�i per le ifieffe ragioni,®" acaoche una fladera effer po'ffa dmerfe bilance ,fe le pone diuerfe orecchie,
er ie«*
gueie,C!�e fi mutano t centrinone la fi tiene,uero � che quando pefamo una cofa,ella � come una fola bilancia, perche ha un centro fola,® due
tagg>,ma noi mutando il pefo mutamo il centro,perche il marco non calca egualmente effendo pi� uicino,� pi� l�tano al c�tra,imperoche quan-
do pefamo alcuna cofa,quanto pm il centro,doue � l'orecchta,� uicinoal pefofanto pi� fi leua,perche la linea,cio� ilfufto,che � dal centro al
marco fi fa maggiore. Geco adunque le ragioni della bilancia ritrouate nellaf�adera,che da A rijl.e Phalange nominata, s'afiimiglia anche alU
leua,® � come una leua rtuerfeia, perche ha dal difopra la fottoleua,� predone che fi dica,che � la doue � il centrofha laforza,che moue,che
/o
� il marcofhe calca ilfuf�o,® calcando � necefj'ario, che il pefo,che � daW altra parte faccia mutatwne, er pu� effer, che mutando fi i centri fi
facciano pi� leue,comefi f�ceuano pi� bilancie. Vero e che per l'ordinario allejladere non fi fanno ptu,che due trutine,cio� non fi muta il cen
trofie non in due lmghi,et quando fi ufa quella trutina,� quelle orecchie,che fono uicine alla lance dicemo pefar allagroffa,perchc i fegni,® le
croci nel fufiofegnati fono pi� larghi,ma quando ufamo il centro pi� rimoto dicemo pefare alla fattile,®' ifegnifono pi� uicini,chiamafi a*
dera, perche in luogo dell'altra lance f�a il marco.,
E tanto detto f�a della Bader�.
Ancho l� come il nocchiero d'una gran nane da carico tenendo l'anfa del tempne,oiax detta da greci,in un mom�to con
una mano per la ragione del centro calcando artificiofamente uolge la naue carica di peli grandisi�mi, de merci, &
d'altre cofe neceilane,
Arifiotele nella quinta quejiione dimanda,per che cagione effendo ilgouerno picciolo ®" pof�o nella eflremit� della nauetha per� tanta f�rza,che te
nendo unhuomo l'anfa di quello nelle mani,e uogliendola defiram�te, faccia tanto mouimento nelle naui digrandifiimo carico, njfionde dic�do, 6*
che ci� adiuiene,perche il timone,® gouerno � come la leua,il mare come il pefo ,il Nocchiero come la f�rza mon�te la fottoleua fono que cor
imi ne iquah� pof�o il temone ® il cardine,� come centro d� quelgiro,che daU'eRremft� del temone dall'una,® l'altra parte � dtjfegnato, ti te
mone adunque taglia il mare per drittto e fcacciandolo da un lato moue la naue per torto,® per quefio effendo l'acqua come il pefo ,tl temone
che per lo contrario fi punta piega la naue, perche il centro,® l'appoggio era riuolto al contrar�o,alquale effendo la naue congiuntaci necef
fita la naue lofeguita,di modo che f� l mare � fcacciato dalla deliraci cardine u� alla f�nijira,® la naue feguita il cardine,\lAa il temone fi pone
da pappa nella efiremita d�la nane,® no altrvue, per-clocheogni picciolo mouun�to,che fifa da un'ejiremo quanto maggior e lojfacio all'ai*
tro e��remo, fa tanto maggior mouimento in quello, percioche le bafe, che rinchiudono quelle linee,cbe da uno angitlo u�ngono,quanto pi� lun
ghe fonale lince tanto fono maggiori, fu lo angulo ale hnee,che uengono da quell 'angulo f�ano ac®ad.la baja.c d. non ha dubbio, che f� le l�
Tiecferanno lungate come dallo a ali"'fi® dallo a all'.h. la bafaffjj. non habbia ad effer maggtore,che la bafa.c d.quando adunaue fi far� un bre
ne mouimento d^�la puppa,per la lunghezza della naue da puppa � prouaja ei�remit� della proua hauera fegnatogran parte di circonfvr�za 7°
er maggi�re di queUa,che haurebbe fegnato U lunghezza della puppa M'albero,® per� f�a bene,che il temone,che � principio del moMmen*
So,� come angulo f�a fu l'ejiremo,
an ch� le ue�e alzaie � mezzo l'albero non danno tanta celerit� alla naue,quanto f� fono alzate le antenne alla fom<=
mi a ,& la ragione quefta,perche {land� nella fommit� non fono uicine al piede dell'albero, che in quel luogo e in
iig ce di ceurro,ma nella fommit� pi� lontane,6c da quello pi� rimote pigliano le uele il uento,Adunque l� come la
i ria iot.opoiia al peio,ie per la met� e calcata � pi� dura ne opera,ma quando il fuo capo eftrcmo � calcato,� mena«
to alza
-ocr page 267-
DECIMO.                                                                  t6l
to alza facilmente ilpefo,cofi effendo le uele a mezzo albero hanno minor uirt�, ma quelle,che alla cima porle fono
Allontanandoli dal centro,benche il ueiito non fia pi� gagliardo^ ma lo ideilo calcando,© fpignendo la cima isforza
la naue andar pi� innanzi.
Con lo iHcjJb uento,ey con la medejlma itela ander� la naue pi� f�rte effendo ghindata l'ant�na alla fommit� dell'albero,che al mezzoja ragione �
come nella fejla que&ionefi uede,perche l'albero � come la kua,il piede la doue fi f�rma,� come il centro,ey fottoleua, il pefo � la naue,d motte
te e iluento,fe adun que il mouente calcaJ> ffigne le parti lontane dal centro pi� facilmente mone,che ulano al cen tro.
Ancho i remi con le ftrope legati alli fchermi fpinti,& mirati con le mani,allontanandofi dal centro le pale di esfi nel,
fonde del mare con grande forza fpingono la naue innanzi, che � difopra mentre che la prora tagliala rarit� del
liquore.
                                                                                      ...--..._■...
il remo � come leua,lo fchermo come fottoleua, il mare come pefo, fecondo che fi uede_ nella quarta dimanda, le braccia della lena fono l'uno dallo io
fchermo all'acquafaltro dallo fchermo alle mani del galeotto~, l'effetto � loifleffo della leua,ey della bilanaa,cerca le braecia maggiori, et mi"
nori,come � gi� manififlo.
I grandi peli parimente quando portati fono da quattro �fei,che portano le lettichc,fono podi in bilico, per li centri
di mezzo delle ftanghe, acciochc con una certa proportione partito il carico ciafeuno de rbaftaggi porti col collo
cgual parte dei pefo indiuifo, perche le parti di mezzo delle ftanghe,nellequali s'inuedono le cigne,e collari de por-
tatori fono f�tte, & terminate con chiodi,accioche non feorrino di qua, & di l� : perche quando oltra i tonfi ni del
centro fi m�uonp premono il collo di colui, che gli � pi� uicino , fi come nella ftadera il marco quando con Pellame
hai termini del pelare.
Rimanda Arij�.nella uigefimanona quej��one,dondenafce,chefe due portano uno iSleffo carico fopra una Clanga, non egualmente fono oppresfi,
f� il pefo non �nei niezzo, ma pm s'affa;ica colui, che � pi� uicino al pefo
? ri/fronde che la Clanga e inuece di due lene, la cui fotpoltna riuer* io
fc�a� il pefo ,feftretniti della kuafono le parti delia ftanga,che fi uoltano uerfo iportatori,de i quali uno � in luogo del pefo, che mlii lem fi
delie mettere, ey l'altro � in acce detta far za,cbe mone, ey pero ti braccio pi� lungo detta lena, e quello che � calcato, ey [altro � come quello,
che � fiotto il pefo, ey f� bene l'uno, ey. l'altro � opprtfiojtientedimeno � pi� oppreffo quello, che � pi� uicino al pefo, perche quello, che, �
pi� lontano alza pi� la parte.fua,comexhegli fia pai facileJ!'alzarla effendo pi� lunga, ey dal centro pi� rimata^ mafe il pefo fteffe nel mez-
zo, la fatica con eguai pontone dtuifa farebbe, ey tantolenirebbe l'utio,qtianto l'altro effendo egualmente dal centro lontani.
Per la ideila ragione i giumenti,che fono lotto il giogo con eguai fatica tirano i perequando legati fono in modo,che i
loro colli fiano egualmente diffami dal mezzo la doue fi lega il giogo, ma quando di quelli fono ie forze dileguali,
& uno effendo pi� gagliardo preme faltro,a�hora facendoli, trappaffare la corregia,fi fa lina parte del giogo pi� �un-
ga,laqualeaiuta il giumento pi� debile,cofl nelle ftanghe,come nei gioghi,quanclo le cigne non fono nei mezzo,rna
fanno quella parte, dallaq uale palla la cingia pi� corta, ce l'altra pi� lunga con la ideila ragione f� per quel centro ?o
doue � la cigna trappafiata,l'uno & l'altro capo del giogo fera uoltato � torno la parte pi� lunga l'ara maggiore, & la
pi� corta minore il fuo giro.
.jQuefto, �, fede per le cofe dette difopra per� 'dolendo Vitr. dare una uniuerfale cpnclufione prouata da i primi prkc�pij, dice feguitando la
fvta indolitone.
jEt fi tome le ruote minori hanno i mouimenti loro pi� duri,& pi� difficili, cefi le ftanghe, & i gioghiin quelle parti
doue hanno minor diftanza dal centro alle telle loro premono con difflcult� i colli, & que!le,che hanno dallo ideilo
centro fpatrj pi� lontani allegieri-fcono di pefo i portatori, & in fpmma f� quefte cofe gi� dette al predetto modo ri*
ceuono i loro mouimenti col dritto,& col circolare fi ancho i carri, le carettei Timpanite ruotc,le uide,gii feorpios
ni, le balifte, i calcatoi de i torchi oc le' altre machine con le ifteffe ragioni per lo dritto centro,& per lo circolare ri*
iio�tate fanno gii effetti fecondo la nodra intentione.
                                                                                                   40
fi. me pare che Vitr. in uirt� de i principij podi da lui egli habbia propof�o la ragione di tutte le machine trouate, ey chef poffono trouare cer-
. ca l'alzare, il tirare, ey lojp�gncre de i pef�, che fatto un'ifleffo nome di machina trattoria � contenuto, Iafc�a quejla beila confideratione �
gli ingeniofi, che ti dritto
, ey il circolare moutmento, � principio di tutte le cofe dette, ey che chifapera in efje conofeere il pefo, la leua , la
fottoleua,ey la uirt� mouente comparando qne&e cofe inficine potra/ender conto, eyfatisfarc � tutte le dimanie fatte nella prefitte mate»
ria, a noi refta dire alcuna cofa d'intorno le ruote de carri, ey cerca le uide, che hanno grandi sfime forze, ey quafi incredibili,^ diro quello
che dice il Cardano nel libro decimo fettimo detta fottilit� dette cofe.Dice egli adunque con fimigltanti ragione fi fanno le uide. Sia la mia a.b,
cio� quella che egli Coclea dimanda, ey ilmafchio cio� la uida e d, laquale figira � torno come fifuole ,fia il manico giunto al mafchi� ef. il*
qual fi uolge col perno g. h. facilmente per la detta ragione delle ftanghe, giunte f�a dal baffo del mafehio � piombo un pefo di cento bbre
, ey
fu m. uoltandofi adunque il perno g h. egli fi tirer�
K / infu,ey il pefo m. anitra all'in fu ,eyper lo contrario uoltato ti perno, g.h.ey con
la ragione ifteffa fi frigner�
K /. ey piegher� il ferro oppoj�o di unagroffezza incredibile, a refla � dimagrar e,che il pefo. m. fi poffa moue* $ o
re, ey conche ragione, perche efiendo centomila libre di pefo, ey fo&enendo ciafetm� fpira,� anello iella uida il fuo pefo, f� faranno dieci
uolte, �jpire in aafcunaferanno diecimila libre tanto ritengono di pefo in eia fama (pira, quanta � U proportione della ritoniita alla fune,
4, cui�fofpefo m. quanto adunque pi� fbtre feranno, ey piuftrette, ey maggiori tanto pi� lieuefifara il pefo m. ey il motnmento pai facile,
bench� ptu tardo. Adunque netto jpacto di due braccia fi pu� fare una uida, con le fpire tanto larghe
, cr cefi baffe, che il pefo.m. pu� da un
putto di dieci anni effer alzato, ma come ho detto, quanto ptu facilmente tanto pi� lentamente fi mouera. Quando adunque fera tirato ap*
preffo la lunghezza
i.K. bifogner�fofbender il pefo � quelle cofe, chefoflentano la machina a i punti, n.ey.o. cy cofi canata con il contrario
vtouimento.K.l. le appenderne il pefo
, cr d� nouo tireremo,ey l'alzaremo tanto quanto � lofbacio KJ.finche jpcfjo legando ti pefo,�fia naue
la traremo delmare, � del fiume, eyfimtle,� tale panfardouemo,che fuffe lo frumento, con che Archimede tir� in merauiglia di f� la leggie
rezza de Greci, perche � quej�o modo un fanciullo potr� tirare una naue carica, che uinttgioghi di buoi non la potr�an mouere
, Wk e di ac*
ciaio durisfimo, perche non fi torca, leggierisfimo accio non fu impedita, foda�, ey unta di aglio, perche Foglio fa feorrere
, cr non lafcia <> o
irruginire, cr quanto lo Strumento � minore, tanto pi� ci da, da merauigliare. Ma pasfiamo � i carri, quelli,che hanno ruote maggiori in
terra motte con facilit�, e preflo fi mouono, perche il fango, che s'accolla, tocca minima parte dtte ruote, ey meno impedtfce, ey jhnpre la
ruota maggiore fa piufpacio la doue ellafiafoffici�te al pefo,ey quanto le ruote fer ano di numero minor e,il uiaggiofifa ptu prej�o. perche ie
molte f� fono pkciole,con minor circuito fanno minor (bacio. Se grandi atta f�rza aggiugnono ancho il pefo,ne pero abbracciano piti Jpacio,et
pereto fono pm tarde al moutmento, pero g�'imperatori Romani fi faceuano portare ne i carri di due ruote,perche la doue il pefo non � molto
grauej) co pi� cauattif� tira,� il maggio fi fa ptu preilo,et per quello le artiglierie fi tirano fopra due ruote.Di nono la ragione delia facilita 4
quef�o � del tutto cotraria, perche nelfodo pi» ruote, ey picciole fanno atta facilitdfperche il pefo fi c�parte per le ruote, dakhefifa l'aggiun
ta, ey non la moltiplicatone di quelle proportioni, Beco l'efiempio moltiplicate trafefei doppie rendono la ragione di fefjantaquattro ad uno,
ma le ifteffe giunte infieme fanno la duodecupla,perche � gran differenza tra il moltiplicar,ey ilfommare delle proportioni, f� una ruota adun
que porta il pefo di feffantaquattro libre,tanto uale infei ruote dodici,fimilmente nonfolo dal numero, ma ancho dalla picaokzza fi prende 7°
aiuto, perche quanto pi� tarde, tanto pi� facilmente fi mouono. S� da ancho la terza ragione della facili�,quando il perno non, �, tanto op*
preffo, pi� facilmente effendo libero fi riuolge t ey cofi u� feguitando^ ma noi paneremo qui fotta la figura di tutte lefoprapofte cofe
.
-ocr page 268-
t�t                                                      LIBRO
F la Taglia di fopra, <y il luogo doue ella fi lega »                          Q_S Lances.
L la Taglia di [otto detta Artemone>e Paftecca,et in Greco Epdgon.     X Lances.
+ il Pefo.                                                                               K AnfaExamen LenguetU
A la Leua, che s'appunta in terra, e LengueUa � detto il fuo capo.     $ Cuneus Cugno.
3 il Pefo.                                                                               7 p Stanga . io Pefo.
i la fatto Leua detta Hypomochlium ,.er Predio inlatino.               HG Manico � Stanga.
z la Leua�ManoueUadetta Ve�lis in latino , Mochlion in Greco.     M Pefo .
V il Marco, in latinodetto Equipondiutn, in Greco Sf�rcma.             ON Coclea la Vida.
D iPali.
L doue fi attacca U Pas�ecca
detta Artemo.
C Chelonia le orecchie.
E la Regola.
B Antarij funes le Sartie,
E i/ luogo de t Menali.
X la Bilancia appoggiata.
-ocr page 269-
DECIMO                                                                            �g�
CAP. IX. DELLE SORTI DE GLI STRVMENT�
DA CAVAR L'AC Q^V E E PRIMA
DEL TIMPANO.
/ppilifl O R A de gli finimenti dir�,iquali flati fono ritrouati per canai" l'acqua,efponcndo la uarict� loro,
< I & prima io ragioner� del Timpano . Quelli non molto alto lena l'acqua, ma molto efpcditamen-
te ne caua una gran' qu�n tit� , egli fi fa un perno � torno, �, � feda, con le.tede ferrate, quelli nel
mezzo ha un Timpano di tauole fermate � polle inficine, & fi pone fopra alcuni legni dritti, che
|lfj|| dalle tefle hanno certi cerchielli di lame di ferro doue fi pofa il perno, ma nel cauo di quelTimpa*
to
gS|I|| no pofie fono dentro per trauerfo otto taCole, che con uno de capi loro toccano il perno, & con
. .'altro i'eitiema circonferenza elei Timpano, quelle tauole comparteno la parte di dentro del Timpano con fpaci
eguali. D'intorno alla fronte, cio� per taglio, o corteilo del Timpano,fi conficcano certe tauole lafci�ndoui l'aper-
ture di mezzo piede, accioche l'acqua posfi entrar nel Timpano Umilmente longo il perno fi iafeiano i bucchi.che
colombari detti fono , canati come canali nello fpacio di ciafeuno di que compartimenti,et quef�o Timpano quar�-
do,�,bene imp.egol.ato,�,ftoppato come fi fan le nauj,� uoltato da gli huomini,che lo calcano, & riceuendo l'acqua
per le apri tu re , che fono nella fronte del Timpano mancia quella per li bucchi,o colombari del perno,& cofi fotto=
polloni un labro dalqual efee un canale,© gor'na che dir uoghamo,fi da una gran copia d'acqua & fi fimi ni ufi lira, &
per adacquar gli horti,& per le feline. Ma quando fera bifogno alzar l'acqua pi� alto, la ideila ragione fi permuter�
in quefio modo, faremo una ruota d'intorno al perno della gr�dczza,che all'altezza., doue far� bifogno polla con* z0
uen ire. D'in torno all'edremo lato della ruota fi conf�ccher�no i fecchielli,modioii nominati,quefti ef ter deono qua-
dr�ti,& con cera,& pece raffodati & coli uoltadofi la ruota da qucl!i,che la calcheranno,! fecchiel�i, che feranno pie-
ni portati alia fommita di nono ritornando � baffo noteranno da f� nella conferua per quello apparecchiata5chc ca-
fteiio fi chiama, noteranno dico queli'acqi�a,che haueranno feco in alto portata.Ma f� a pia ahi luoghi fi doner� dar
Pacqua?nel perno della della ruota fi porr� una catena di ferro raddoppiata,& rmolta, & fi caler� al bailo lineilo del-
l'acqua a quefta catena ferino apporti i fecchiel�i pendenti di rame di tenuta d'un concio,& cofi il uoltar della ruota
inuolgendo la catena nel perno alzer� alla fommita que' fecchiel�i, iquali alzati fopra iKperno feranno conftretti �
riuerfciarli, & notare nella conferua, quell'acqua che haueranno portata.
Er la interpretatione, er le figure, er l'hauer intej'o k cofe pia diffidi,^ il uederne ordinariamente gli ejfempi,tni kuan la fatica d� commentar s
questo,
cr altri capi di Vitr.bm diro che in quejia ultima ruota lacatena co i fecchiel�i pu� ejjer pojia fui taglio della ruotatpirche aneto pm JO
�io kucrd Vacquatcm%e i� ho minto � Bruggie terra deli F landra, ma quella � nottata da uri cauallo, con altre ruote.
C A P. X. D E L L E R V O T. E E TIMPANI
P E R M ACINAR LA FARI N A.
j" """(ANNOSI ancho ne i fiumi le ruote co le ifleffe ragioni,che di fopra fcritto hauetno.D'intorno al*
io .oritiloro s'affrgeno le pinne, lequali quando tocche fono dall'impeto dell'acqua fanno a forza
.';',v,4 il andando inazione la ruota fi uolga,& cofi con i fecchiel�i riceuendo lsacqua,& riportandola di fopra
"'�| fenza opera di huomini, che la calchino dallo fpigner del fiume danno quello,'che � necefiario all'ufo.
p~i Con la iifefTa ragioneancho le machine dette Hidraule fi uolgono, nellcquali fono tutte quelle cofe, <*q
che nell'altre machine fi trouano, eccetto che dall'una delle tefle del perno hanno un Timpano den»
tato, & nnchiufo, che � piombo � drizzato in corteilo con la ruota parimente Ci uolge, longo quel Timpano ce n'e
un'altro maggiore, anch'egli dentato, & pollo in piano, dalqiiale � contenuto il perno, che da capo ha il ferro, che
contiene la mola detto fubfcu.de, <5c collidenti di quel Timpano , che rinchiufo nel perno fpignendo, i, denti del
Timpano, che � porto in piano fanno andar � torno la mola, neilaqual machina ftando appefo il trammoggio, che
infu ndibulo, e detto, fumromidra il fermento alle mole, & con l'ideila giratione frange il grano,& fi fa la ferina.
Vufoj�miimeuie,<&' la figura, con U chiarezza della mterpretatione ci dimoer� quanto e fopr adetto, bora uemremo,�,piu ingeniofe inu�tioni
CAP. XI. DELLA VIDA, CHE ALZA GRAN COPIA
D'ACQJA, MA. NON SI ALTO.                                          ,0
VVI ancho la ragione della Vida, che caua mol t'acqua, ma non l'alza tanto quanto la ruota ,& la
forma di quella in quello modo fi ordina. Pigliali un tran e che fiatante dita grolle , quanti piedi
E
          ha da effer lungo, &, fi fa tondo � fefta,i fuoi capi per lo circuito loro fi partono in quarti, � nero in
ottani, f� fi -miole, tirando le linee da un capo all'altro, & quelle linee cofi polle fono , che drizza-
to il traue in piedi � piombo rifpondino le linee de i capi drittamente l'ima con l'altra, & dapoi da
queff e che fatte fono fu le tette, da una teda all'altra per la lunghezza del traue fiano tirate le linee
conuenient� in modo, che quanto grande fera l'ottaua parte nel circuito delle tefle del traue, tanto fiano cullanti le
linee tirate per la lunghezza, del traue, & cofi, & nella circonferenza delle tede-, & nella lunghezza feranno gli fpa
ci eguali, dapoi nelle linee deferitte per longo fegnar fi deono quegli fpaci, � terminarli con mcrocciamenti e legni <?a
do tutti i punti, & finalmente partendoli dal primo punto, & uenendo, all'ottano di quella linea, nellaquale la fisa
prima parte era conficcata, peruiene a quel modo quanto obliquamente ella prociede per lo fpacio, & per gli otto
punti tanto nella lunghezza uiene uerfo l'ottano punto,& con quella ideila ragione per ogni lpacio della lunghez-
>pra i altra onte di liei inda pe
tana parte della lunghezza/opra quelle d'intorno fi conficcano alcune tauole, che coprono quello inuoglio, & f� le 7a
da la pece e opiofam ente, & con cerchi di ferro fi lega no, accioche per la forza dell'acqua non fi fei organo, ma i capi,
del traue circondati fono, e contenuti da lame, e chiodi di ferro, & in quelli fono ficcati i pironi, � gli ftili di ferro,6c
dalla dedra, & della finiftra della uida fono drizzati i pali, che da i capi dall'una , & l'altra parte hanno fatti i lo-
ro traucrii, ne iquali fono i buc'ehi circondati, & inuefliti di ferro, ne i quali entrano gli ftili, & cofi la uida calcan-
do gli huomini fi uolge.M� il drizzarla,^ il farla piega re quanto fi deue,fi fa nel modo,che da il tri�golo Pitagorico
clic ha lo angulo dritto, cio� fecondo la ragione della fquadra eila rifponda in modo, che la lunghezza delia uida fia
partita
-ocr page 270-
xtf4                                                                        L I B R O,
partita in cinque parti,& per tre di quelle s'inalze il capo della uida,& coli ne feguira,chc dal p�to � piombo di quel
capo alle nari da baffo della inda lo fpacio fera di quattro parti.Ma con che ragione ci� elTer fatto bifogne nel fine del
libro ci fera con la fna figura dimoftrato.
lo houeduto qucj�o j�rumentofare una mirabilifsima prona nelle nojlre paludi perfeccar tacque,che in effe colano, er di pi� io ho ueduta, che
effendo le-paludt prejfo il fiume di Br�ta la ruota,che uolgeua la uida era pojia [opra il fiume di modo,che l'acqua uolg�do la ruota, faceua, chi
altre ruote � roehetli, che dalperno di quella alquanto difcoj�i erano, fi mouejfero,^- deffero uolta aUa uida, che dalla palude cauando l'acqua,
la faceua cader in un uafo fottopo&o da cui n'ufciua un canale di legno, per loquak l'acqua canata, f� ne andana nel fiume, altri uogliono, che
f� poffa con la ittefia acqua dar mouimento ad una ruota,che uolga la uida continuamente dopo il primo mouimento,cofi farebbe un moto quaf�
perpetuo. La fabrica di quejia machina po(la da Vitr. � non men beila, che facile, non men facile
, che utile, er s'intende per la noj�ra inter-
pretatione,
er per ti figura difcntta da noi, conclude adunque Vitr.
Io ho fcritto quanto pi� chiaramente ho potuto,accioche tai cofe manifefte fiano di che materia fi facciano gli ftrumen
ti da cauar l'acqua, Se con che ragioni il facciano. Se con quai cofe rkeaendo il mouimento con i lor giri predino ina
finiti commodi,
GAP. XII. DELLA MACHINA FATTA DA CTESIBIOy CHE
ALZA L'AC Q^V A MOLTO IN ALTO.
E G VITA, che faccia la dimoftratione della machina di Ctefibio lagnale alza molto l'acqua ,
Quella,fi fa di rame, � pie dellaquale fono due moggietti alquanto dittanti,iiquah hanno le lor can
ne, � trombe (� fono in modo di forchelle) ad uno liteiTo modo attaccate, & concorrenti amendue
in un catino tra quelle pollo nel mezzo,in quello catino por fi deano le anernelle di legno ,o dicoio
pofie alle bocche di Copra delle cane fottilm�te congiunte,accioche tur�do i fori delle dette bocche,
non �afeiano ufeirequello,che con il forl�are fera nel catino mandato, fopra'l catino c'� una penola
come un tramoggio riuerfo, che con una fibbia col catino trappaflatoui un cugno,e ia�data,accioche la forza del gon
fiamento dell'acqua, non la conftringa alzarli, di fopra c'� una fi Itola che tromba fi chiama faldata � dritta, i mog-
gietti neramente eia baffo tra le narici trappoiti hanno i perni, �, anernelle fopra, i bucchi di quelle, che fono ne i fon
di loro,& coli dal difopra ne i mpggetti entrando i mafehi fatti al torno, & unti d'oglio, rinchiufi & bene affaggiati
con frangile fi uojgeno , quelli di qua , & di l� con frequenti inanimenti premendo , mentre che i perni otturano
l'aere ,& l'acqua, che ini fitroaa fanno forza a i bucchi , Sdiacciano l'acqua per le narici delle canne nel catino
foffiando per le pressioni,che fi fanno, dal catino la penola riceuendo l'acqua, lo fpirito, manda fuori per la tromba
fopenore l'acqua,& coli da baffo polla la conferua,ck il luogo capace per riceuer l'acqua, ella fi fummipiftra alle fa-
llile . Ne quella fola ragione di Ctefibio fi dice e (Ter Hata pr�tamente ritrouata, � fabricata, ma ancho di pi�, & al-
tre di uaric maniere, che fi inoltrano forzate dall'humore con le presfioni dallo fpirito mandar in luce gli effetti pre-
dati dalia natura,come fono delle merle, che colmouim�nto mandano fuori i fuoni,& le cofe che fi auicinano chefir
nalmeme moueno le figurine che beueno, & altre cofe,che con diletto lufingaiio gli occhi, Se le orecchie, deilequali
. io ho fcielto quelle, che io ho giudicato grandemente utili, � neceffarie, & quclle,che. non fono utili,& commode al
bi fogno delia uita,ma al piacere delle deheie, fi potranno tremare da quelli, che di effe defiderofi fcranno, da, i, com
mcntari di Ctefibio.
Ctefibio molto commendato in diuerfi luoghi trono una machina mirabile da alzar l'acqua,^ que�a � tra le machine fbiritd� collocata. Vitruuio
prima ne fa la dimoftratione della pratica, dipoi commenda Ctefibio di diuerfe inuentioni. Quanto adunque affetta aUa fabrica, io dico, che
fi apparecchia un catino, � uero una conca di rame, riquale ha un coperchio di rame detto Penula da VUr.che � come un tramoggio nuerfo,
dalla cuifommit� efe� una tromba,
cr il tutto � benejiagnato, cr faldato insieme, accioche U uiolenza dell'acqua non l'apra,� rompa, nel fon
do del catino fono due.bocche da Vitr. Narici nominati coperte di colo, 6 di legno in modo, che quel colo, � legno f� pu� alzare,^; abbaffare,
f� come fi uede ne i folli, � mantici, quejli legni Vitr. asf�, noi anernelle chtamamo
,erf� leuano uerfo il coperchio, ma quando fono calcati dal
Vacque,che � dentro ilcatino otturano le bocche, allequali fono faldate due canne dette da Vitr. fikule,che parhtamente Rendeniof� una dal*
la delira, l'altra dalla f�nijlra, fono inferte,e (lagnate prejfo t f�ndi d'alcuni fecchi, che Vitr. Modioli fuol nominare, ne i f�ndi de i quali fono
le anernelle come nel catino. Entrano poi dal difopra de i detti fecchielli un mafcolo per ciafeuno tornitolo" unto bene,
cr affaggiato � put�
to, come f� uede nelgonfietto della palla da u�to, quejli mafcoli da i manichi loro di fopra hanno, � stanghe, � ltue,o altra cofa che gli alzano^
CT abboffano come dunoftra U figura., cr Vitr. lo lafcid aUa uoglia di chi fa quejia machina, quando adunque fi lem un mafcolo j�ando l'altro
� b'dffo, l'acqua per una bocca deif�ccbia la ioue. � l'anemella nel fondo fott'entra j'eguitand� l'aere accio non f� dia uoto,ry quaf� afforbiu tra
pie il fecchieUo mentre l'aere efee per la canna, quando poi fi abbuffa il detto mafcolo, egli calca l'acqua ,
er quella wn potendo ufeire per U
bocca di fotta effendo quella ddi'anemeild otturata,acanto piuf� calca, tanto afeenie per la canna,
er entra nel catino, in quefto mezzo dal*
f'altro fecchieUo alzandofi il mafcolo l'acqua entra per lafua bocca, � lo riempie, ey di nouo abbaffmdof� calca tacqui
, er lafafalire per la
fua canna nel catino,
cr iui troumio l'altr aequa, er non potendo quella tornar � bajjo^ejfendo te bocche dal coto otturate,fate,e boglie mira-
bilmente,
cr efee per la tromba difopra, er fifa andare ioue, thuom uuole,& quejia � �g fabrica deUa machina ritrouata da Ctef�bio,aUa cui
f�m�glianza fate fono le trombe, chefeccano, or notano le nani,quando fanri acqua: bella,
er utile inuentione, f� come diletteuoli fon quelle,
che dice Vit. ejfer Hate per diletto da Ctefibio rttrouate,doue f� fanno falt are,e cantargli ucceUetti,& col approsf�marf� d'alcune cofe f� faxa
no, che gli animali benino
, cr ic figure f� mouino come ne dimoj�ra Herone,
-ocr page 271-
z6 $
-ocr page 272-
LIBRO
GAP. XIII. DELLE MACHINE HIDRAVLICE
CON LE Q_V 'ALI SI FANNO
"GLI O R G A N I.
KSS"
'
O NON lafciero�dietro di toccare, quanto p�iibreuemente. potr�, & con fcrittura confetture
� punto, ci� che afpetta alla ragione delle machine Hidraulice. Egli fi fa una bafa di legno ben col*
legata, & congiunta infieme, in quella fi pone un'arca di rame, fopra la Bafa dalla delira , & dal- io
la finiftrafi drizzano alcune redole polle infieme � modo di fcala , in quelle fi includono alcuni
mpggetti di rame con i loro cerchielli mobili Fatti fottiimente al torno5quefli nel mezzo hanno le
lor braccia di f�rro conficcate ,& lor fufaioli coni manichi, congiunte � riuolte in pelli di lana.
] Dipoi nei piano di "fopra ci fono i fori circa tre dita grandi uicino � quali, ne i lor fufaioli polli fono i Delf�ni di ra*
me,che dalla bocca loro pendenti hanno dalle catene i cembali, che calano di fatto i Fori de i nioggietti nell'arca do-
ue ripofta l'acqua, ini e come ria tram moggio riuerfo fotto ilquale fono certi taffelli aiti cerca tre dita, iquali linei»1
lano lo fpacio da bailo pollo tra i labri inferiori del forno, & il fondo dell'arca.
Qjiqiii fabr�ca di machina � dittiate, er ofcitra, ilche Vitr. afferma nel fine del preferite capo,benche egli dica batterla chiaramente ePpofia, e?
nel principio del medef�mo capo ci prometta di uoler ci� fare
, er toccar la cofa, quanto pi� uicino.fi pu�, ma con [omnia breu�ta, er loftimo
che egli ci� fatto habbia, ey eseguito, attenga che altri dwa,che quella norma di Vitr. fia pi� prel�o per un modello, che per una efquifita di' to
moilratione,affermando che
Nerone tato fi dilettaita di quelite machine Hidraulice,che conteneuano l'acqua,?? per pi� canne mandando fuori
latte con'iacqua infierite-face nano uh tremante fuono, che tra i pericoli della u�ta,-y dello imperio, tra gli abbuttmamenti de i faldati, er de
i capitani, nel foprufiante e mamfejlo pericolo non Lafciaua il penfiero, er k cura di quelle ,& che poi ejfcndo diuulgati i libri di Vi*
tnmio, Nerone nonthaueffe cofi care, poi che con Mitigata ragione fujfero fabricate. Et 4 me par e,che f� bene mmutame�iteVitr. non ci
efbona tutte le cofe,che entrano nella detta machina, come egli ancho,non ha fatto nelle altre presupponendole affai imntfefie,pure ci dia tan
to lume, che con latnduftria, ey con la diligenza fi pu� fare qudlo,che egli ce infegna, perche ancho f� /togliamo deferiuere la fattura degli
Organi nof�ri che ufamo, con�fc�remo chiaramente, che non potremo cofi minutamente dmof�rarel' artificio loro
, che non ci rej�i Occulti -
appreso quelli, che di queRi f�m�li j�rumenti non fanno profe$ft�m,& non ne hanno pratica,iant�fiu ci deue parere ftrano t antichit� fi per-
la propieta de uocaboli, fi per la notata delle cofe,che fono difufdte, bench� l'organo di. Vitr. cotutegnu m molte cofe,con lor?ano,che ufamo,
perche neU'uno,er nell'altro, e una ijleffd iniention� di fonare mediante T aere, di dar le uie aUofpirito per certi canali, che entri nelle dinne,
jo
che quelle f� otturino, er aprmo al piacer noftro, che s'accordino in proportione dtmufica, chefiano diuerfe, & facciano diuerfi fttoni, &
fimd cofe,cbe di necesf�t.� fono in quelli organi, e in quelli,bench� altrimenti fi facciano, perciocheio non trouo, che gli antichi ufaffero ttttatt
tici
, bench� fi ferrifero di cofe,chefaceuano lo ifteffo effetto riceuenio laere,o~ hfbirho, � ["cacciandolo fecondo il bifogno, come »e$<*mA*
china di Ctefibio dimojirato bauemo. Ueronefimilment'e deferiue una machina ��idraidicajaquale infieme co altre cofe, � quafi in mano d'ogni
jludiofo,cr noi per diletto porto bauemo netti lingua noflra i libri li quello autore.
Per ejhoncre adunque quanto s'intende dalle parole diVit.
cr quello,che con la industria, er lume dello ingeniofo iAdrcolino hattetno. Io iico,che per fare k machina Hidraulica bifogna prima fare un
. bafamento di legname, affine che fopra efio tutto l'apparecchio dea'Organo fi fermi, e fpecialmmte un arca, � uafo d� rame
, nelquale fi ha di
por l'acqua dapoi fopra k bafa dalla def�ra,cy dalla fimfira dalle tej�e fi drizzano alcuni regole contenute infieme da altre attrauerfate a tno
dodi fcala, ey fono come un telare della machina, in queste regole fi ferrano alcuni moretti di Kame,comc quelli della machinarC:ef�bicafo*
prapofla,queflt hanno i lor fondelli, � cerchielli mobili fattili tomo con diligenza, e>" fono.come mafcoli,che entrano ne i moggetti,anzi come
40
que legni,che entrano ne igonfiletti da le palle da ucto, er fono inuejliti dilana,� di feltre, er di pezze come igonfi?tti,quefii moggietti fon
dritti,
cr uengono� riferire iteli'arca di rame, hanno di fopra i manichi, er le catene,che calano in esf� 4 modo delle trombe di naue,quej�: ci
tene efeono dalla bocca di alcuni Delf�ni cofi formati per adornamento,
cr fono cofi chiamati (come dice ti Marcolino ) dal mouimento loro,
che fi rafjomiglk alloe§itto,cbe fanno i Delfini nelfuo apparire fuori ey rittuffarfi nell'acqua
j'er � nero, et cofi come noi.chiamamo gallo
quello jlruiiKnto,cke apre che fi. uolge in unacanna,et apre la uia aWacqua,che efee di qualche uafo, cofi quel delfino era uno firumcnio, dalia
bocca delquale pendeuano le catene,kqiud catene erano attaccate ai una per capo, laqual stanga er
4.bdicata,cr tlaua in uccello,come dicemo
noi,nel mezzo
, fopra una regola dritta. Nell'arca di rame era come un trammor:>gio riuerfo, alzato dal fondo dell'arca tre dita con certi taf*
felli,
er quejio fi faceua per tenir il trammogg�o alzato dal fondo dell'arca, accioche l'acqua uipoteffe entrare di fotto uia quej�o traminoggo
non hatteua fondo, cri'acqua, che era nelfarca,era pof�a p$r premer Vaerebbe eniraua per alcune canne nel trammogg�o, fi come nelle piue
pafloralt fi preme il cuoio
, che rittiene il fiato,e cofi''queft'acqua oppreffadallo aere lo fcacciaua con forza alTinfu per una tromba, che era fO
in capo del trammogg�o laqual tromba., portano. lofiato,cy lo fpirito.inunacaffetta della quale Vitr. parla in quejio modo.
Sopra la tclla gli etnia cafietta ben ferrata, e congiunta che foiien�aii c:\ p� della machina detta il Canone muficale,
nella cui lpnghezza fi fanno quattro canali f� lo finimento efler deue di quattro corde, fei f� di fei,otto fedi otto,<3c
in ciafcuti canale polli fono i fuoi bocchini rinchiafi con manichi di ferro quelli manichi quando fi torcono,
� dannolta, aprono le nari dall'arca nei canali ,& dai canali il canone per trauerfo ha difpofti i fuoi fori,Dolic-
chi , che rispondano , & s'incontrano nelle nari, che fono nella tauola di fopra, laqual tauola in Greco Pinax da
noi foni mie ro � detta. Tra la tauola, ck il regiilro trappoi�e fono alcune regole, forate allo ideilo modo, & t�nte
di og�io, accioche facilmente fi fpigniao,& di nuouo nano tirate dentro ? l'effetto di queili otturare i bue-
chi , & perche fono da i lati, per� da Greci pleuritide fono detti, di quelle lo andar, & il ritorno ottura altri de que
fori, & altri apre. Similmente quelle regole hanno attaccati, � fitti i loro cerchielli di ferro congiunti con le pia-
ne che tafli chiamarne, iequali quando toccati ibno.mouonole regole. Sopra la tauola contemvti fono i bricchi pel'
kquali da i canaliefee il fiato, & lo fpirito. Alle regole incollati fono gli anelli, ne i qaali nnchiufe fono le lengu1-'^
di tutti gli Organi.
Bello Artificio � quefiofcT degno di confiderat�one, fopra la canna del trammogg�o nella tef�a� congiunta una raffirta di legno, quej�a rie**
u� il fiato che «iene dulia tromba, � canna del trammoggio
, cr lo nferua per mandarlo in alcuni canali fitti fopra una redola larga al nu" .
mero dei regis�ri
, qitefli canali., che fono per la longhezz^i del canone, hanno per trauerfo alcuni fin , cr fopra il componimento di que*
fia regala con 1 canali e fori fuoi, m � una tauola
, che copre ogni cofa crferra(diro cof�fper tntto,e copre 1! canone ; cuei�a e detta ti jom*
miero, CT ha tanti fan nella foperfiae fua di fopra
, quanti fono 1 fori fatti ne 1 canali, e fi feontrano benisfimo \ quefii fori fono fai*
ti fecondo d numero delle canne, che fuoiuno, lequal canne fiatinodritte nei bacchi del fommiero ) hauendo noi adunque i canali forati,
er
la tauola forata con rifpondenti fori. Inter ponemo alcune regole tra la tauola, er 1 canali ,kquali pafjano da un topo all'altro, <& fono fi' 7°
mdmente forate con fori rifondenti alli fori del canale,
er del fommiero ; ma fono fatte in modo, clje calcando i loro ntMichi, che ueiigbi*
no in fuori fi posfino riuolgere, et colfuo uolgimento facciano rincotrare iloro bucch� con 1 bacchi dei canali,et del fctnmicro ^cacche il fia*
to pofia ufeir alle canne dell'organo
5 i manichi neramente fono come cadetiazzi informa di tre membri, hanno queflt manichi attaccati al*
<une anella^sUe anali fi ferrano le lenguelk di tutta detti firumait�,cioe di tutti i tafin quefie lengueUe erano come pendole y�di duro corno
-ocr page 273-
DECIMO.                                                                  2S7
� d� lamette , er erano per ordine longo lo finimento d�fpo&e, er collocate obliquamente, fatte in forma di foglia di poro,, i Greci le chld*
mano Spatelle Vitr. dalla forma loro le chiama lenguelle, � i capi loro erano attaccate alcune funi picciok ,
Catenelle, lequali fi legaua*
no a � manichi delle regole
lequali ejjendo toccate � depresf� tirauano per le funi i capi delle lenguelle, er contra la piega loro le uolgeuano,
che poi lafciat�i manichi ritornauano al fuo luogo,
er-volgendo le regole faceuano, che i loro bucchi non faceuano fi {contrattano pi� con i
bucchi del canale,
er del fommiero. Sicome toccandofi, que manichi le regole fi uolgeuano, er ripportauano i bucchi all'incontro uno
dell'altro,
er quelle regole al modo, chefiufafi chiamano tejii.
Ma � i moggietti fono le canne continuamente congiunte con i capi di legno, che peruengono alle nari, che fon nella
cadetta, nellequali fono le anemelle tornite, & ini polle affine, che riceuendo la cadetta il fiato, otturando i fori
non lo lafcino pi� tornare, coi! quando fi alzano le ftanghe, manichi tirano � bailo i fondi de i moggietti, & i Del-
fini, che fono nei fufaioli calandonelia bocca i cembali riempieno gli fpaci de i moggietti, &i manichi alzandoi io
fondi dentro i moggietti per la gran forza , & per lo fpei�o battere, otturando i fori, che fono fopra i cembali, f�n=
noandar per forza io aere, che iui � per lo calcare coftretto, nelle canne, per lequali egli u� ne i capi di legno,
& per le fue cernici nell'arca,ma per lojorte mouimento delle ftanghe il fiato fpeflb compreilo entra per le apertu-
re dei bocchini, & empie i canali di uento, di qui nafee , che quando i talli toccati conle mani fcacciano , & ritira-
no continuamente le regole otturando i fori di una, & aprendo � nicerid� i fori dell'altra fanno tifare i fuoni fecon-
do le regole ratificali con molte uarieta di moduli, & d'harmonie. Io mi ho forzato quanto ho potuto, clic una cofa
ofeura chiaramente fia fcritta. Ma quefta non e ragion facile, ne efpedita ad efier capita f� non da quelli, che in ta-
li cofe fono ef�ercitati. Ma f� alcuno per gli ferini hauera poco mtefo , quando conofeeranno la cola come ella ita
lietamente ritroueranno il tutto e (Ter fiato fottilmente, & curiofamente ordinato.
Iffloggietti hanno le lor canne congiunte dalle bande, lequd canne fi riferirono nel trammoggio, perche in effo portano il fiato, hanno quelli to
moggietti le lor anemelle prima nel fondo pof�edidentrouia, perlequali fi tiralo aere come per bucchi de i mantici, dapoi dal piede dotte
fono attaccate le canne nella bocca loro hanno ancho le altre animelle
, che s'aprono, accioche quando l'aere e tirato ne i moggietti, e poi caU
tato , con i fondelli le anemelle del fondo fi chiudino, & quelle deUe canne fiaprino, er lo aere entri nelle fifiule
, er uanno al trammog-
gio Jequali deono effer con i cap� loro flagratene} trammoggio, come fi � detto della machina di Ctefibio . Alzando adunque le funghe che
hanno le catene, che fomentano i emboli entranti ne � moggietti ,fiaf)orbe l'aere per le anemelle di folto
, er calcando poi l'aere e fpmto
per le canne nel trammoggio,
er afeende per U canna del trammoggio alla caffetta , er ui entra dentro . apronfi i bocchini che Epitomi fo=
no detti da Vitr. dalla caffetta � i canali, ne iquali entra lo aere,ma non prima egli u� �farfuonare le canne , che non fi tocchi con le dita i ta*
�i, cio� manichi deUe regole, perche bifogna col toccar di que manichi uolger le regole
, che entrano tra il canone, e il fommiero, accioche
tutti i bucchi fl� feontrino
, ej fia libera pajjata dello aere alle canne. lo diro che Vitr. non ha lafciato cofa pertinente � quefla deferitilo*
ne fduo chela dcfcrittione delle lenguelle ,ma era cofa nota come erano,
er come fi faceuano,per� egli la prefuppone, er dicendo lengueUa jo
park di una. cofa aUhora cpnofeiuta, l'acqua fcaccia lo acre, er fa quello effetto, che fa il piombo fopra i mantici degli organi noi�ri.
GAP. X I I I I. CON CHE RAGIONE SI MISVRA
IL VIAGGIO F A T T O, O I N C A-
\                                                                                                                                                                                                                                                                                           . ■
RETTA, O IN NAVE.
RAPPORTIAMO fiora il penfier no Aro di fcriuere ad una non inutile ragione ma con gran
de prontezza dataci da noflri maggiori con che uia quelli,che liedono in carretta, � nauigando fa- 4»
per posfino quanti miglia di camino habbiano f�nto . Et quello fi l� cofi . Sieno le ruote della car
retta larghe longo il diametro quattro piedi, & due dita. Et quello fi fa accioche haiiendo la ruo
ta in f� un certo ,& determinato luogo, & da quello comincic andandoinanzi girarti ,&pcrue- J
nendo� quelfegno certo, � determinato, doiie ella cominci� girarli habbia finito ancho un certo
determinato
bacio di piedi dodici, , mezzo. Poi che quelle cofe cofi apparecchiate feranno allhora nel mog-
getto della ruota alla parte di dentro fia fermamente rinchiufo un Timpano, ilqualc fuori della fronte della fua ri-
tondezza porgi un eminente dentello. Dapoi dal difopra del cai�ero della caretta confitta fia una calla che habbia
un timpano che fi mona pollo in coltello, & fia nel fuo pernuzzo rinchiufo. Nella fronte del detto timpano fia*
no i denti egualmente compartiti di numer� dk]uattroceiito,& conuengluno quelli incontrandoli nel dentello del
timpaa�;inferi�re. Dapoi al timpano di fopra da un lato confitto fia un'altro, dentello, che uen«hifuori oltra °4i $ o
altri denti .Egli fi fa ancho il terzo timpano dentato conia iftefla ragione, & e pollo-piano-in un'altra calla, che
■ habbia.i: denti che rifpondino, � quel dentello, ilquale e confitto nel lato dei fecond�iimpattovtl�^oineirimpa^1
nPjChe � pollo in pian� faecianfi bucchi per poco piti ,� poco meno delle.miglia di quello, che per lo uiaagio d'un
giorno fi pu� pafi�re, perche non ci dar� impedimento, in ciafeuno eli quelli bucchi polli fiano alcuni faftolihi "ri-
tondi , & nella calla di-quel timpano facciali un ioto^ che habbia un.canale, per lo quale quefafl�lini cader posfi-
no nel calTe.ro della caretta, que faiF�lmi dico che feranno polli in quel timpano, quando uenuti feranno dritto fo-
pra qUeliuogo,6c cadera ciafeuno in un uafe di rame, fottopoilo, & cofi , quando fia,ehe la ruota andando ihanzi
jnoua inl�eme il timpano di fottp, & il fuo dentello in ogni giro conftringa parlare i dentelli del timpano di fopra,
ella fara,chc ciTcndo uoltatoil timpanodi fotto quattrocento fiate, quel di fopra fer�noltato una fola ; & il dentei-
, lo, che gli dal lato confitto ,fara andare inanzi un dentello del timpano, che Ila n.el.piano. Quando adunque per So
quattrocento giri del timpano-inferiori, fi �oltera una fiata quel di fopra lo andar inanzi fera di cinquemila piedi,
■&:.di mille pasfi, & da quelloquante palle cadute'feranno fonando-tariti .migliaci daranno ad intendere, che ha*
ueremo fatti. Ma ilnumerodellepallcdalbafloraccoltocidimoftreralafojnrna dei miglia fatti daluiaggio d'un
...giorno;. ■
                               .■�' ,�-■�;                                                -.--'                  ■■�".' --
Affai facile ila fopraferitta dimoflrat�one, pure che con ragione�r�tbme^
fio artificio dimifurare il uiagg�qandando in carretta confitte nella grandezza deUe ruote, laqual grandezza effer deue certa
, er di mifttra
conofc�uta, quando adunque f�a^ che dal diametro fi cono/ed la circonferenza del circolo, egli � neceffario far le ruote d'un diametro cera
to,
er mi/urato, per� Vtir, fa i diametri deUe ruote di quattro piedi., er -due dita, di dodeci che uanno � far un piede, pero fono la feti*
; d'un piede y accioche la circonferenza dellaruota fia man�fefta, er intende per que�o, che la circonferenza uolga dodici piedi, �, mezzo,,
entrando-il diametro tre fiate nella circonferenza del circolo, effendo adunque la ruota di dodici piedi � mezzo d� circonferanza
, er poflo
uh fegno fnefia doue ella tocca la terra, er facendola girare fopra la terra, finche tlmedefimo fegno/�torne al luogo di prima, hauera
fcorfo lo fpacio di dolici piedi � mezzo. ��e adunque ogni compito giro di ruota, mi dadodici piedi, ermezzo diterreno uolgendofi la
ruota quattrocento fiate
, mi dar� cinque mila piedi, er f� uanno uinticinque piedi perpaffo, mi dar� mille pasfi, er mille pasfi midanna
un miglio, ina accioche fi iohofca quante fiate la ruota j� u�lga, non folamente con gli occhi
, ma con l'orecchie, Vitr, ce lo infegnafaciU
niente come fi uede nel tefio 9erla figura pi� chiaramente lo dimofira.
Similmente
-ocr page 274-
i6S                                                           LIBRO
Similmente nel nauigare mutando alcune cofe fi fanno quelli artifici], perche H fa paffare per li lati delle bande della
nane un perno, iiqual con le fue telte efce per le parti citeriori della naue,nel�equa�i s'impongono le ruote di -quat-
tro piedi,ck un fello di .-diametro, quelle ruote nelle fronti loro hanno le lor pinne, che toccano l'acqua, nella me-
t� del perno dentro della natie al mezzo c'� un timpano , con un dentello, che efce dalla fu a circonferenza, ini a ir
preilo cani una calla c.ol fuo timpano dentato di quattrocento denteili egualmente dittanti, & conuenienti al den-
teilo di quel timpano , che � pollo nel perno, ha di pi� un dentello nel fuo lato, che fporta in fuori oltra la rif�ndi-
ta fua, & c'� un'altro timpano piano, confitto in un'altra cal�a dentato allo iiteilo modo, coli il dentello confitto
al lato di quel Timpano, che Ita in coltello urtando in que dentelli di quel timpano, che fifa in piano, per ogni vol-
ta che egli da � torno, facendo andar uno di que dentelli uoige il timpano, che � pollo in piano, nelquale fono i fo-
rijdoue fi ripongono i faifolini ritondi,& nella calla del detto timpano fi tana un foro, che ha un canale, per loqua* io
le il faffoh no liberato dali'ofiaculo, cadendo in un uafo di rame, ne far� legno col tuono,.oc colila nauefpiuta,�
datemi, oda uento toccando le pinne delle ruote l'acqua contraria forzale da grande fpinte a drieto uolteranrio
le ruote, lequali uolgendofi danno di uolta al perno, il perno uolgera il timpano, delquale effendo il dentello ragi-
rato, per ogni giro , che egli dia � torno urtando in un dentello del timpano fecondo lo far� fare moderati giri, &
coli poi chele ruote imitate feranno dalle pinne quattrocento fiate,faranno dar'una uolta fola al timpano pollo in
piano per lo incontro del dentello pollo nel lato, di quel timpano, che � in coltello. l� giro adunque del timpano
piano quante fiate uenira per mezzo il foro mander� fuori i falFolini per lo canale, & coli <5c col fuono -, & coi nu-
merosi inoltrer� gli fpatrj delle miglia dellanauigatione.
Queflo artificio � fintile � quello della carretta, ma io uedo ,che pu� effer impedito il girar delle ruote, �per l'acqua, �fer altri kcc'tdeft*
ti, per� io lafcio chela pruoua f�a quella, che lo confarmi. La figura ci dvmoftrera quanto � feruta,
er dell'Organo ,C7 della fflifa* io
ra del Viaggio,per che queftefqno cofe,che lafcrittura non pu� � pieno d�mojlrarle,pero bifogna che la pittura le ponga dinanzi �gli occhi,
Z? molto pi� pu� un buon ingegno capire di quello,che dimoflra la pittura,
©" f� dibuon ingegno fujje aggiunta la pratica di fare altre f�mdi
tnachinationi non ha dubbio, che la fenttura fola gli baderebbe, ma inuero kfogna nafccrci,ey hauere tnclmatione naturale,
er diletto di
operare. Et qui fa fine Vitr. di trattare di quelle cofe, che appartengono aWuttle
,.©* al duetto degli huomini al tempo che fono fenz*
foretto,
CT in pace, allequal cofe io potrei, � pompa molte cofe aggiognere di quelle, che mette Rerone, ma egli mi pare, che f�m�li artifici
deono effer tenuti in riputatione,perche da molti, che non intendono fono tenuti idi, e hauuto in poco preggio. Ma non furio di quanto grati
de utilit� pu� effer il faperne render conto,
er quante cofe, che non fono poite dagli authori, fi pojfono rittrouare a beneficio del mondo
per gli feruti di quelli, efjendo (come io ho detto nel Primo Ltbro~)gran uirtk, ey gran forza' pof�d ne iprin�p�j, come ancho chiaramente
fi ha potuto comprendere dal difcorfo fatto di fopraiiel prefente Libro circa le machine, come in tutte e la ragione del mouimento dritto
e circolare,
cr come la merauigliofa natura del circolo feruando in f� molte contrariet�, ci da caufa di fare quelle marauigliofe opere,che ;o
fanno confentire la natura repugnante delle cofe alle uoglie degli huomini,per ilche io non potrei � baRanzafare auuertitigli Architetti,^
quelli,che uoglionofare molte belle,
er utili machinationi � commodo delle genti, che debbiano continuamente penfare, er ripenfare e ma*
chinare {diro cofi) fopra i principij pof�i da Vitr.
er da noi, er molto prima da hri&otile nette fue mecaniche, lequali pare chefiano fiate
leuate di pefo,
er trappolate da Vitr. in un folo capitolo, bench� con fomma breuita, fecondo il coflume di quejto authore, come ancho
s'� ueduto nel Nono Libro, nel difcorfo deimouhnentideiCieli
,er nel trattamento de glihorologi ,er poco di fopra nella deferittions
della machina Rydr aulica, nel che fi uede il fuo mirabile giudido (come io ho detto pi� uolte) nella fcielta delle cofe, perche le minute, le
ordinarie, le uf�tate e facili fono fiate lafciateje belle,le importanti, le difficili, ey lefcielte fono Rate elette,
er propojle, er efpojle alla
intettigenz* delle genti. Ma tempo e chefeguitamo l'inkituto noj�ro
, er effequiamo l'ultima parte, che ci ref�a, i fornire tutto il corpo deU4
Architettura � che e quella parte, dMe machine
, chea ferite all'ufo della guerra.
-ocr page 275-
zi
J
D E C I M O.
e »
A. Acqudindrcdiereddepreffd. B. Delfini arci C. Modiolicerei.iMoggettidiRdme. T>. Le Regole in forma di fcaU. E. T ai�li, taffeU� di tre dita alti
F. Zathent CymbaU tenente!. G. Infundibulumlnuerfum. Tramoggio detto Vhigeus. H. Tiftuteje Canne per le quali,lo dere dalli Moggetti entra vel
Tramoggio.
I. Vefltf, Stanghe, k. Mdnubrid, Mdnicfc�, r&e ogni uoltd che ji preme li Tafti fi uoltano, ey apreno le Nari, cfce mandano il uento alle
canne de tOrg�no, che fuonano. L. Pinna fub quibus fub l�ngule omnium organorum.i� tafti e lenguelle.
O. Le Regole tra'l Sommiero detto Pinax, er i
regiliri.
P. Pinna depreffa, un tdBo calcato. CL Tabula, il Sommiero. R. LdTigurd dei taf��feparatd perche meglio s'intenda. S. lingula:,higmUe.
T. ceruku'd, il collo, o la cam�U V. L'dcqud cacciata in fu tra > Lana e il Tramoggio dal uento ietti McggettL X, Pars are*, parti dittare*.
QmcU� punti nelU fortu de i Ta&ifepintd fono, fori del Sommier, che ddtrno il uento dUt carne,                                                                                   T
u
-ocr page 276-
aT.                                                                L I B R O
CAR XV. DELLE RAGIONI DELLE CATAPVLTE»
ET D E G L I S C ORPI O N I.
1 O R A io efponero con che m�fure apparecchiar fi posfino quelle cofe, che fiate fono ritrouate a
i prefidi della guerra, & alla necesfit� della conferuatione, & fallite de mortali, che fono le ragioni
de gli Scorpioni, Catapulte , & Balille, & prima dir� delle Catapulte,■ & de gli Scorpioni. Dalla
propofta lunghezza della faetta, che in quelli flrumcnti fi tira,tutta la loro proportione fi ragio-
na,�c prima la grandezza de i Fori, che fono ne i loro capitelli, � per la nona parte di effa, & quei"
��......---------T. fori fono quelli.perli quali fi flendono i nerui torti, i quali deono legare le braccia delle Catapulte'
_ la 1 capitelli di que fori effer deono della fottofcritta altezza, & larghezza,le tauole che fono di fopra,& di fotto dal ,s
capitello,che Paralelle dette fono,tato fono gl'offe, quanto � uno di que fori Jarghe per uno & noue parti,ma ne gli
cflremi per un foro e mezzo. Ma le erte dalla deflra,& dalla finiflrajquelle,che Parafiate fi chiamano,oltra i cardini
alte fono quattro f�ri,grofTe,5,i cardini per mezzo foro, & un quarto,dal foro all'erta di mezzo fimilmete fi� lo ipa-
cio di mezzo foro,& un quarto,la larghezza dell'erta di mezzo per un foro e ��■ la grofTezza d'un foro,& lo Ipacio
doue fi pone la faetta nel mezzo dell'erta per la quarta parte d'un foro. Ma le cantonate, che fono � torno de lJztl*
& nelle fronti, conficcate effer deono con lame di ferro, � pironi di rame, � chiodi, la lunghezza del canale, che in
Greco � detta Strix,efTer deue di fori diecinoue,la longhezza de i regoli,che alcuni Buccule appellano, che fi confic-
cano dalla deflra, & dalla finiflra del canale effer deue di fori dieciotto, & l'altezza d'un foro, & cofi la grofiezza,CC
fi affiggeno due regole, nellequali entra un molinello , ilquale � longo tre fori, largo mezzo , oc la groilezza de -
la bocchetta , che fi affigge, fi chiama Camilla, � fecondo alcuni LocuUamento coni cardini fottofquadra, e d un *»
foro, l'altezza fua di mezzo foroJa longhezza del molinello e di noue fori, la grofTezza della Scutula di none tori.
Et la longhezza di quella parte che � detta, Epitoxis, e di mezzo foro & d'un ottano della met�, la grouezzad un
ottano. Similmente l'orecchia, � il manochio, � longo tre fori,largo & g-roflb mezzo foro,& un quarto,la lognezza
del fondo del canale � di fedici fori la grofTezza di noue parti,& la larghezza della met�,& d'un quarto, la coronella,
& la Bafa nel piano d� otto fori,la larghezza del zocco doue fi pone la colonella, � di mez^p foro, & d'un ottano «e -
la met�,ia grofTezza � della duodecima, & della otta u� parte d'un foro,la longhezza della colonella al cardine e di do-
dici fori,ck nouerparti, la larghezza di mezzo foro,& d'un quarto della met�,la grofTezza � d'un terzo,& d un quar
to d'un foro. Di quella fono tre capreoli, � chiauette, la longhezza de quali � per noiie fori, la larghezza per mez ,
& none parti, la grofTezza per un'ottaub, la longhezza del cardine di noue parti d'un foro , la longhezza dei cap
della colonna d'un foro e mezzo «Se. �--------------------------------------------------------------------la grofTezza d un foro, «
colonna minore di dietro,che da Greci � detta Antibafi � di fori otto, la larghezza di. �-------la groilezza di. -*
fottopofta de fori dodici, & fia della iftefTa grofTezza, & larghezza, fopra la minor colonna c'� una orecchia, o let-
to che fi dica, � fcagnello, di fori--------l'altezza di fori--------la larghezza di fori, i--------de i nafpi fono di fon, la
grofTezza d'un foro.--------la larghezza di--------& la grofTezza di--------ma alli trauerfi con i cardini fi da la lon-
ghezza di fori dieci ,la larghezza di quindeci �; : «Se la grofTezza di dieci � la longhezza del braccio di fori �-;~^
la grofTezza delle radice---------------------------------'-------------------------------------Quelle cofe con tale proportioni,o
aggiugnendo, � feemando fi fanno,perche f� i capitelli, che Anatoni fi dicono, feranno pi� alti della larghezza,ai-
lhora fi deue leuare delle braccia, accioche quanto pi� rimefTo fera il tuono per l'altezza del capitello, la cortezza
del brado faccia il colpo maggiorerei capitello fera me alto,che Catatono fi dicc,perche � pi� forte deono le braccia
effer pi� longhe, accioche pi� facilmente fi regano,imperoche fi come la lena, quando � longa quattro piedi, 40
quello che fi alza da cinque huomini, fatta poi di otto piedi,da due fedamente fi leua,cofi le braccia quanto pi� lon
ghe fono tanto pi� molli, <5c quanto pi�. corte, tanto pi� duramente fi maneggiano.
                                    . ...
Qui bifogno � bene che iddio ci aiuti,percioche ne la fcrittura di vitr. ne dijjegno d'alcuno, ne firma antica j� troua di quejle machine, io dico
al modo da Vitr.defcritto,
er lo ingegnarj� e pericolofo, imperoche molto bene decorrendo j� potrebbe fare alcuno di quelli frumenti, per
tirar fasj�,
faette, ma che fujfero � punto come Vit.ci deferiue, farebbe cofa grande, oltra, che le ragioni dei medej�mi jirumenti coltati
p� dopo Vitr. j� fono mutati, perche la proua,
er l'ufo nelle cofe della guerra, come in molte altre fa, mutar le firme de gli frumenti, CT
� nojlrigiorni quelle machine fono del tutto pojle in difufo,per�io credo che io far� degno di efcufatione,fe io non entrer� in fantaj�a di efro*
ner quelle cofe, che per la diffidata loro, anzi per la imposj�bilit� fono tali, che hanno fatto leuare da quej�a imptefa huomini di pi� alto
ingegno,
er d� maggiore efrerienza che non ho io. Dir� bene che dal fine cio� dallo effetto, che fi uuol fare, fi pu� trouare ogni firumen*
to
, come nella preferite occaj�one . Bal�jla, Catapulte, e Scorpione fono jirumenti da tirar pietre grandi, efaette, certo � che dalla in* f»
tendone,
cr dal fine potemo preparare fimili jirumenti, confederando, che per far colpo gagliardo e lontano, er per tirar granpefo, ci
bifogna grande firze,cr tale f�rze, che fiati dall'arte ordinate, pcrc�oche nel mouere igran pej� la natura � contraria �gli huomini, come
detto hauemo
, all'arte dunque appartiene ordinare tali jirumenti, che tirati �firz�, er rilafciati con uiolenz* mandino i pej� lontani, O"
ci� non j� pu� fare fenza chiaui
, carcatwe, � leue, lequali habbiano doue appuntar}!, er fatte fieno con proportione rifondente al pe*
forche j� deuetrare, z? per� dalla natura del
pefo.fi da la proportione della grandezza 4 tutte le part� delio indumento, adunque
il modulo, che
nelle fabriche j� piglia fera confiderai ancho nella parte delle machine, cr per� la Simmetria, er l'ordine fi richiede an*
cho in quefta parte,zr j�milmente la Difpaf�tione il Decoro
, er la Bellezza dello affetto, cj l'altre cofe pojleda Vitr. nel Primo Libro.
Dalla longhezz* adunque della faetta
, � dal pefo della pietra con ragione fi deue pigliar la mifura di queRe machine, come ancho dal pejo
della palla fi firma il pezzo, fidala carcatura,
er fi tempra l''artigliarla de nojlri tempi, perche e necejfario, che ci j�a proportione
tra quello
, che moue, er la cofa, che � moffa, la doue chiaramente fi proua, che ne una pagliuzza, »c uno fm�furato pefo pu� effer da 6»
un'huomo fenz^altro injlrum�to tirato,perche in quello ce il meno,in quefto il pi� fenza proportione tra il manente,
er la cofa, che e ntoj}"'
er perche la faetta, er la pietra deue effer accommodata ad alcuna parte,per� f� gli fa il fuo letto, er il fuo canale, er perche la fui* '
neruo, � altro, che ff�gne la faetta deue effer con ragione jlefo e tirato, er annodato � qualche cofa, er quella finamente ad altre p*r *
che la conjlringa,
er quella firma effer deue, er unita con altre parti ad un'effetto, acci� f� le conuegna la diff�n�tione della machia*, P ^
ci nafee la necesfit� di tutte le parti de tali jlrumeti come fono i Trauerj�,le Erte,le Chiauette ,le Tauole,i Perni,i Cardin�,i Canali^
R«g
li, i -Hafri y le Leue, le'Orecchie, le Braccie, i Capitelli, le Colonelle, i Fori, le Bocchette, er altre cofe che Vitr. dice,le Mifrr� denequao
' li ih ejjo per il tempo
, erper la negligenza d molti fono andate, bench� la ragione, er il perche di effe ci rejli pigliandof� iltutt0 dauara*
gione della Lena
, er della Bilancia. 1 nomi neramente, er i uocaboli di queil� jirumenti, �machme fono tolte d� qualche fimiglunza deus
cofe, � da qualche effetto, � uero fantafia cerne apprejjo di noi Schioppo, e Bombarda, dal fumo, Arcobufo dalla firma, Paffauolante, B**
f)0
filijco, e falconetto da gli effetti, cofi Balilla dal tirare , Scorpione, perche con fott�i punta di faetta daua la morte ,CT fi^e quella era
auelcnata,
er Catapulta fimilmente dalla celerit� del colpo, er Arcubalijla, er altre cofefimili, er dalla firma, er dagli effetti erano no»
minate,
er a imm�tatione di uno di tali jirumenti gi� molti anni ne fu formato uno tutto di ferro {jmpicc�ola forma con le corde d� neruo)
che in molte parte fi conforma conia narationed� Vitr. il quale � in una delle Sale dello Armamento dello Eccellenti/timo Conj�glio di
X.
Lafc�er� adunque che il tempo ciporti qualche lume,penhe ancho dagli Authori Greci non fi pu�cauare cofatche buona fu f� bene fon»
oli iftesf� che cita Vitr.
CAP. XVI,
-ocr page 277-
DECIMO.
CAP. XVL DELLE RAGIONI DELLE BALISTE.
27»
O HO DETTO delle ragioni delle Catapulte, & di che membri, & con che proportioni fi fac
ciano. Ma la ragione delle Balille fono uarie, & differcnti,per� tutte fono ad uno effetto drizzate,
perche altre con Stanghe, altre con Molinelli, alcune con molte Taglie. e con molti raggi, alcune
con Afgane, & altre con Ruote e Timpani fono tirate. Ma con tutto quello niuna Balilla fi fa fc
non fecondo la proporla grandezza del faflfo.che da tale linimento fi manda, per� della ragione di
quelle non � ageuole� tutti, & cfpeditacofa trattamele non � quelli,che hanno l'arte di numera-
re, & di moltiplicare,perch« fi fanno ne i capi alcuni Fori pergli fpacij de i quali tirate fono & caricate, con capello
di Donna fpecialmentc,� con neruo le Funi, lequali fi pigliano dalla proportionc della grandezza del pefo, di quel
faffo,che ha' eia effer tirato dalla Balifta.Si come dalla lunghezza della factta detto hauemo pigliarafii la mifura delle
Catapulte. Ma accioche ancho quelli,che non hanno le ragioni della Geometria,& della Arithmetica posfino efpe-
ditamente operare, perche nel pericolo della guerra non nano occupati nel penfarui fopra, io faro manifefto r�du*
cendo lac-ofa alla ragione dei noftripefiquelkcofe,cheioho hauutepercerte,& qu�llechcin parte io ho apprefe
da mei Prccettori,& con quali col�i peli dei Greci habbian rifpetto �,i moduli fommariamete io fon per efponere.
Sipu� creder molto k Vitr. in quei�a mattria perxmche egli era preparo allWtegliarie » er dS apparato deUe Balifte, Scorpioni, er delle Ca*
UpuUe, fecondo che egli afferma nella dedicatione dei Libro
. Potemo anchauedere quanto necejjario fia ali"Architetto la cogmtione dcU
i' Arithmetica,et detta Geometria,come egli ha. detto nel Primo Libro,perche le proportioni de numeri,^ lefolutioni delle cofe,che co nume
ri non fi pojfonofitre, ma fi bene per uia di linee,come prouato hauemo nel Nono Libro, u�gono da l'arte del numerare,&■ da l'arte del m�fu*
�arc,-ct quuij�rue quella dtmada di trouarek linee di mezzo proportionali k dna date, fcc�do che dice Archimede,et Vit.dcUe ragion i&re*
to
CAP. XVII. DELLA PROPORTIOME DELLE PIETRE,
CHE SI DEGNO TRARRE AL FORO
DELLA BALISTA.
V E L L A Bali fra, che eterne mandar fuori una pietra di due libre hauer� il foro del fuo capitello di
cinque dita,fe di quattro libre,dita fei,fe diotto dita fette,& none parti,fedi dicci,dita otto,& no»
u� parti,fc di uinti dita dieci, & none parti, fe di quaranta ,dita dodici e mezzo & K. f� di feffanta
dita tredeci,& l'ottaua parted'un dito,fe di ottanta dita quindeci,& none parti d'un dito. Sedi cen
tee uinti,piedi uno e mczzo,c d'n n dito e mezzo �� 1 fc di cento e ottanta, piedi due & dita cin=
que,fe di ducente libre piedi due,& di dita fei,fe di ducente e dieci,picdidue,& dita fette « : fedi
«lucente e cinquanta,pkdi due dita undeci e mezzo . Determinata la grandezza del foro facciali una Scutula detta
da Greci Peritritos,the per lunghezza fia due fori,& della duodecima,& ottaua parte d'un foro3la larghezza due fo
ii,& della fella parte d'un foro. Partifcafi la met� delia disegnata linea, & poi che fera partito fiano ritirate e raftre-
anate k ultime parti di quella forma di modo,che quella linea habbia la fua torta diilegnationc per la fella parte del=
la lunghezza,ma eli larghezza la doue la fua piega habbia la quarta parte. Ma la doue la curuatura,la doue gli an
uli co i capi loro fportai�o in fuori,& i fori fi deano uokare,& il raftremain�to deue tornar in dietro per la fella par
le
della larghezza.Il foro fi fa di forma alqivato �eglietta tanto,qu�to e groflo r�pizige,poi che coli fera formato par
tifeafi� torno di modo, che ell'habbia la cilremacuruatura dolcemente uoltata « � lagroflezza fiad'unforo. Fa-
«ianii i moggetti di fori n e mezzo la larghezza 159 �♦ � la groffezza oltra quello,che entra nel foro fia di fori yi,al-
40
l'ultimo de la larghezza fia di foro ij. la longhezza delle erte fia di' fori V S-y. la curuatura per la 'met� d'un ferola
grollizza.ik d'un foro & LX.parte egli fi da di pi� alla larghezza quanto s'� fatto appiedo il foro nella deferittione
in larghezza,& groffezza la, V.parte di un foro. L'altezza la quarta parte, la longhezza della regola che e nella m�fa
« di fori otto,la larghezza,& la groffezza,per la met� del foro, la groilezza del Cardine m �*{ � . groffezza del foro
*99 H i *a curuatura della regola 15 K la larghezza, & groffezza della regola efteriore tanto da lunghezza,che ci da-
r� la'ucrfura della fcrmatione,& la larghezza dell'erta, & la fua curuatura K. Ma le regole di fopra ferino eguali alle
redole di fotto.K.k menfe del trauerfo di fori uuK la lunghezza del Fufto del Climacyclo.di fori tredici " '. la o-rof-
fezza di tre K lo fpacio di mezzo largo una quarta d'un foro, �* la groilezza un ottaua ;: : K. la parte di fopra del
C�imaciclo che � uicina congiunta alla menfa per tutta la fua lunghezza fi parte in cinque parti,dellequali due fi da
110 � quel mcmbro,che Greci chiamano Chilon ♦* � la larghezza j.la groilezza 9 ": .la lunghezza di tre fori e mez-
fa
zoK.k parti prominenti del chilo di mezzo foro, quella del Pknthigomato di j. d'un foro,& d'un Sicilico. Et quel«
Io,chc � � i Pcrni,che fi chiama la Fronte trauerfa � di tre fori, la larghezza delle regole di dentro ?. d'un foro,la grof=
iezza ? K. il riempimento dell'orecchia che � per coprire la Securina s'intende K.la larghezza,del fufto del C�imaci-
clo iy. la groilezza di fori dodici K.la grofl�zza del quadrato,che � predo al C�imaciclo F S d'un foro,ne gli eftremi K.
ma il Diametro dell'Alle ritondo fera eguale al chilo,alk chiauette. j. manco una feftadecima K.la longhezza dell'an
teridio di fori F 1119, la larghezza da bailo $ �� : d'un foro la groilezza di fopra 2 K. la Bafa, che fi chiama Efcara per
longhezza edi fori <� lacontrabafa di fori quattro « : la larghezza, & groffezza dell'una, & dell'altra �� � d'un
foro, fi caccia � mezzo una Col�na di altezza K. la cui larghezza,e groffezza e d'un foro,& mezzo,ma l'altezza non
�ia prooortione di foro,ma fera baftante,quello che fera ueceffario all'ufo �� j d'un braccio la lunghezza di fori VI
Il ; la groffezza nella radice ne gli eftremi F. Io ho efpofto quelle Simmetrie trattando delle Balille, & delle Ca-
60
tapulte, che io ho giudicato fommamentc efpedite, ma come fi calchino , & tirino con funi torte di neruo, e di ca=
pelli,quauto potr� con i fcritti abbracciare non lafcier�.
�t qui che potemo noi dire in tanta fcorrettione di tejiot in tanta confuf�one dim�fure, e in Unta ofeuri� d� uocabolit Mirabile eri certo quefa
machina tir aio fin ducento � cinquanta libre di pefoj? ci uoleua una grandiif�ma manifattura
, di parti e membri di effx.
CAP. XVIII. DELLE TEMPRE, E CARCATVRE DELLE
BALISTE, ET DELLE CATAPVLTE.
IGLIANSI traili lunghisfimi fopra i quali fi c�ficcaiio i gattelli, deatro de quali nano i nafpi,
ma per mezzo gli fpacrj di quelle traili fi tagliano dentro le f�rme,nelkquali s'inueurono i capitela 7<j
li delle Catapulte,& con cugni fono fermati, e tenuti accioche nel caricark,6c tirarle non fi m�ni*
no. Pigliatili poi i moggetti di Rame,& quelli fi mettono dentro ne i capitelli, dentro i quali uan
no i cugnetti di ferro detti da Greci Epifchidi,oltra di quello ui fi pongono le anfe delle corde,& fi
fanno paffare dall'altra parte,& d'indi f� riportano � i Nafpi,imiolgedoli nelle ftaghe, accioche per
quelle Itele, e tirate le corde qu�do con le mani feranno tocche,habbian eguale rifp�denza di fuono nell'una, & l'al-
tra parte,oc quado quello haueremo fatto quello allhora con cugni a i Fori,fi ferrano di modo,che non poffono pi�
T ii ammalar fi
-ocr page 278-
L I B R O
«7*
ammollarli, & coli fatti panare nall'altra parte co la iftefl� ragione co le ftaghe l� {ledono per li Nafpi, fin che fuoni-
sio egualmente,& coli co i ferramenti de i cugni fi tcprano le Catapulte al fuono con iidito,& orecchia Mnficale.
Qucjlo accenn� Vitr. nel Primo Libro uolendo,che lo Architetto hauejje qualche ragione di Muj�ca, perche f� � quella proportione dafuono,i
fUono,che � dafpdtio k {patio, non prima ferrar fi deono i Fori poki ne i capi,per liquali fi tirano le funi torte
, che renano fuoni eguali, &
allhora renderanno fuoni eguali}che ci fera parit� deff>ati),cr eguale tiramento dalla dejird,er dalla pniftra delle funi,?? quando quej�o dal»
I'orecchia fera udito, albera fera molto bene temperata la cartatura^ CT il colpo fera dritto egiufto, come la ragione ci dimoj�ra.
GAP. XIX. DELLE COSE DA OPPVGNARE, E DA DIFFENDERE,
ET PRIMA DELLA INVENTIONE DELLO ARIETE
ET DELLA S VA MACHINA.
per oppugnar Gade s'accaparono,& hauendo prima prefo il Cartello fi sforzarono di gettarlo � ter
ra,ma poi che non haueuano ferramenti per roinarlo prefero una traue,<3c quefta co le mani fofte-
nendo,& umido con uno de capi continuamele andauano fcalcinado la fommit� del muro,� ftnan
tellando i primi cord delle pietre � poco � poco leuarono tutta la difficfa. Dapoi accade,che un certo Fabro di Tiria
detto Pefafnieno indutto da quefta ragione,5c inuentione,drizzata un'antenna da quella ne fofpefe un'altra per tra %o
uerfo in bilancia,& cofi tirado indietro,e fpignendo inanzi con gran colpi roin� il muro di Gaditani.Ma Cetra Cai
cedonio fece prima un Bafamento di legno pofto fopra ruote, & poi fopra ui fabric� con traili dritti,Si con chiau^e
trailer fi uno lleccato,& in quefti fofpefe,& appicco rAriete,& di Corami de buoi fece la coperta,acaoche pi� ficu-
ri foffero quelli,che nella machina polii fufiero., � batter, la muraglia, Oc quefta forte di machina per efler alquanto
tarda ne i forzi fuoi,fu dal detto Teftudine Arietaria nominata. Polli adunque da prima quelli gradi, � tal forte di
machina,aucnne dapoi che quado Philippe figliuolo d'Aminta fi pofeali'afiedio,& � batter Bizantio, che Polindo
Thefalo ui aggiunfe molte forti,�c molte facili t�,dalqual poi impararono Diade,& Cherea,che andarono al foldo cu
Alefiandro. Perche Diade ne i,fuoi ferini dimoftra hauer trouato,!eTorri, che andauanoJe quali ancho disfatte io
lea portar nello eflercito.Oltra di quello egli trono la Trincila, la machina afc�dente,per laquale � pie piano fi pot�
u�paflare alla muraglia.Et ancho trono ilCoruo,che roinaua le mura, detto Grue da alcuni. Similmente xifaiial�jo
Ariete con le ruote di fotto, le ragioni delquale egli ci lafci� fcritte, & dice, che la pi� piccioli Torre non deue elier
me alta di cubiti do.larga 17,1-aftremata di fopra la quinta parte del fuo difotto,& che le erte da baffo di io parti d un
piede,& di fopra di mezzo piede fi donean fare, & che bifogna fare quella Torre di io tauolati, oc che per ogni lato
hauer deu e le fu e fineftrc.Ma la Torre pi� gr�de doueua efier alta izo cubiti,larga zz e mezzo :: : & r�ftrcraata di
fopra fimilmente la quinta parte « : i foci dritti � erte dal fondo d'un piede, dal di fopradimezzo piede, & quefta
a Itezza egli f�ccua di 20 tauolati,& ciafeuno tauolat� haneua il circuito di tre cubiti, & la copriua di corami crudi,
accioche foller� da ogni colpo ficure. L'apparecchio della Teftuggine Arietaria fi faceua con la ifteffa ragione. Per-,
che haueua lo fpacio di ;o ctibiti,l'altezza oltra la fommit� di �tf.ma l'altezza della fommit� del fuo piano di 7 cubiti.
Vfciua in alto,& fopra il mezzo faftigio del tetto una Torriceila no meno larga di iz cubiti, oc di fopra s'alzaua in
altezza di 4 tauolatfnellaquale dal tauolat� di fopra fi poneuano gli Scorpioni,& leCatapulte,& dalla partedi fot- 401
to fi raccoglieua una grande qualit� di acqua per ciliuguer il fuoco,cafo che egli ui fu (Te gettato. Poneua.fi ancho in
efla la machina Arietaria,detta da Greci Chriodochi,nella quale fi-poneua un baffone, � morello fatto al torno fo*
pra ilqualc era pofto l'Ariete,che � forza di fimi tirato inanzi,& indietro faceua cofe merauigliofe,& quello ancho
come la Torre era di corami crudi coperto.Quato alla Triuella egli ci lafci� fcritto quelle ragioni.Egli faceua quella
machina,come una telluggine,che nel mezzo nelle fue erte haueua un canale, come fi fuol far nelle Balille, & nelle
Catapulte. Quello canale era longo 50 cubiti,alto uno, 8c in effo fi poneua per trauerfo un Nafpo, ce dal capo dalla
deftra,& dalla fini lira due taglie,per �equali fi nioueua quel traue col capo ferrato,che ui era detro,fotto lo ifteffo ca
naie quelli,che erano rinchiufi ficuri,faceuano pi� prelli,& pi� gagliardi i mouimenti di quella. Sopra quel traue,
che ini era fi gettauano gl'archi, & i uolti per coprire il canale, accioche fofteneffero il corame crudo, colquale era
quella machina in uolta.Del Conio egli non pens� che fuffe da fcriuere alcuna cofa, hauendo auuertito, che quella jO
machina non era di alcun 11 alo re. Ma della machina che s accoflaua Grecamente Epiuatra nominata, & delle macni-
natione da mare , che poffono entrar nelle Nani, egli folamcntc ha promeffo di fcriuere, io ho bene auuertito, cne
egli non ci ha le fue ragioni efplicate. Io ho fcritto quelle cofe, che appartengono allo apparecchio delle maemne
fcritte da Diade.Hora io dir� quelle cofe,che 10 ho hauuto da miei precettori, & che � me pareno di utilit�.
te cofe tratate nel prefente capjc�la inuctione dello Ariete,^ della Yabricafua,zj delle Torri � Tefiuggin',c2r iella Triuelk,et delle altre ma
chine fono affai bene intefe,per� non mi par'che pa necejjario tentar di ejplicarle meglio, ey di quej�efe ne fa mentione appresogli Hiftorici*
CT degli eff�tti loro f� ne parla copiofamente, <§c i nonudi queue machine, come gli altri fono prefi dalle f�rme, er dagli eff�tti loro tcomtl�
facilmente fi pu� intender ,fenza noj�ra fatica
.
60
GAP. XX. DELL'APPARECCHIO DELLA
TESTVGGINE PER LE FOSSE.
3] A T E ST V G GIN E, che fi apparecchia alla congeftione delle Fofle, & che ascho fi pu� ac«>-
"�% dare alle mura in quello modo fi deue fare .Facciali una Bafa detta Efchara da Greci, & fia ^!u^ .
quadrata per ogni lato piedi uinticinque, i fuoi trauerfi quattro, & quelli contenuti fiarj° a^*
duetrauerfi grosfi �5. larghi.?. & fian quelli trauerfi dittanti tra feda un piede e mezz°, ^-P^t
ogni fpacio di quelli fi ano {ottopodi alcuni arborfcelli Amaxopodes detti da Greci, «e l qual1 «
uoltano i Perni delie ruote cerchiati di lame di ferro,6c quegli arborfcelli fiano cofi teffiperatVcne
habbian 1 Cardini,& i Fori loro per doue le ftanghe panando poffano quelli a torno uoitare, accioche inanzi, oc in-
dietro dalla delira, & dalia finiftra, & per torto in angulo,doue ricercher� il bifogno per gli arborfcelli manzimo- 70
uer fi posfino,foprala bafa polli fiano due trauicejli, che fportino in una,& nell'altra parte fei piedi,d'intomoa que
gli fporti conficcati ne fian due altri che fportino inanzi le fronti piedi fette grosfi, & larghi come fono quelli, che
nella Bafa deferirti fono,fopra quefta collegatura drizzar fi deono le portelle congiunte, oltra i Cardini di piedi no-
ue,groffe per ogni uerfo un piede,� un palmo,fontane una dall'altra un piede e mezzo. Siano quelle dal di�opra riu
chi afe tra le traui cardinate, fopra le traili pofti fiano i capreoli, � chiaui, che co i cardini l'uno entri dentro l'altro
& fiano leuati piedi noue, fopra i capreoli fi pone un traue quadrato,che lega.Sc congiugne i traui,& quefti da i io*
ro laterali
-ocr page 279-
DECIMO.                                                                       27J
ro laterali d'intorno conficcati fian contenuti,& coperti bene con tauole fpecialmente di palme,ilche f� non fi pu�
piglieli altra forte di legno,oltra ii Pino,oc rAlno,che polla efler buono per quefto effetto percioche il Pino & l'Al-
no fono Fragili & facilmente riceueno il foco. Dintorno i tauolati pofti fiano i cratici di fottiljsfime uer°-he molto
denfarnenteContefte, e fpecialmente uerdi, e frefche,cuccitoui i crudi corami doppi, & riempiti di alica, � di paglie
i n aceto macerate fia d'intorno tutta la machina inueftita, <Sc cefi da quelle cofe feranno ribattuti i colpi delle Bali-
lle^ fcacciat� gl'impeti de gli incendrj.
GAP. XXL DELLE ALTRE TESTVGGIMI.
V VI un'altra forte di Teftuggine, che ha tutte le altrecofe al modo,che hanno le teftuo-oinf fopra
fcritte,cccetl:o che i capreoli, ma hanno d'intorno il parapetto , e i merli fatti ditauole ,*& dal difo-
pra, i fottogrondali che ft�no in piouere,che fi contengono fopra le tauole, & i corami fermamen-
te conficcati,& di fopra ci e polla dell'Argilla con capello battuta tanto groffa,cheil fuoco per mo
do alcuno non porta far danno alla detta machina. Egli fi pu� ancho,quando bifoo-no fia, far que-
lle machine di otto ruote comportando cofi la natura del luogo. Ma «nelle teftu»-oim che fi fanno
per cauar fotto -.che da Greci fono Origcs nominate h�no tintele altre cofe (come foprafcritto) & le fronti di quel
le fi fanno come gli angoli de i triangoli,accioche quando il faettume dalle mura mandato in quelle percuoter� non
ricevano i colpi con le fronti piane,ma (correndo da i lati fenza pericolosaelli che dentro fono, & che cauano fiano
difFefi. Noni-mi paralienodalpropof�to nortro efponerje ragioni di quella Teituggine,che fece Agetore Bizantino
Erala Bafa piedi 60 per longhezza,i8 per lafghezza,drizzate erano 4 erte fopra la fua colligatione di due traili coni
pofte,ciafcuna d'altezza di piedi agrafie mi piede,& un palmo,larghe un piede,� mezzo. Haueua la Bafa otto ruo
te,&con quelle era «edotta l'altezza delle ruote era di piedi u 1; >- la groffezza di piedi tre,& cofi fatte di tre dop-
pie di materia & fotto fquadra alternamente porte inficine, & co lame di ferro legati. Quelle ne »li arborfoel
Ji,� Amaxotopodes -che fi dichinoi� uo�geno,& poi fopra il piano de i tranftri che erano fopra la Bafa erano drizza-
Te le porte di piedi 18 *- di larghezza $ 7- & di groiTezza p.i. diftati tra fex* l fopra quelle i traili ferrate � torno
conteneuano tutta quella legatura,e c�paftione «» ;; larghe piedi 1 j� groifej~- fopra quella erano alzati i ca-
preoli piedi u,foprai capreoli era un traue pofto,che c�giugneua gl'inCartride le chiaui.Et di pi� haueua di foora i
laterali f�tti per trauerfo, fopra iquali era il tati ola to � torno, che copriua le cofe di fotto, & nel mezzo del tauolato
�erano alcuni trauicelli done eran porti gli Scorpioni, & le Catapulte. Drizzauanfi anche due erte porte infieme &
di fopra incartiate di piedi ;61 ■ i grolle un piede e mezzo « : larghe due congiunte coni capi ad un-trauc tra-
uerfo con i cardini, � incaftri,che fidicha ,& un'altro trauerfo tuttauia tra due furti anch'egli con fuoi incartri & le
gat� con lame di �erro,fopra riquale alternali]ente era porto il legname tra i fufti,& il trauerfo rinchiufo tra le 'orec=
-chic, &i manichi f�rmamente, in quella materia erano due pernuzzi fatti attorno, a iquali effondo le funi legate
fort3neuanoFAriete,& fopra ilcapo d� quelli, che conteneuano l'Ariete era un parapetto ornato � fimfolianza d'u-
na Torricelladi modo, che ftando due Soldati fenza pericolo p� tenero riguardar da lunge, & riportarlo nello che
io
:o
Tentaffero i nemici f Ariete di quello haueua di lunghezza piedi ciy ] « di larghezza al baffo un p'iede, &
un
palmo � �� di groCezza un piede I « raftremat© dal capo in larghezza 1 r �� ihgrafl�zza j j- Quefto Ariete
haueua ilroftro,�c la punta di duro ferro,al mado,che fogiiono hauere le nani longhe, & dal roftro quattro lame di
ferro cerca ij piedi erano^fitte longo il legno. Et daicapo al piede del traue eran tirate quattro fune gr� (Te otto dita,
al modo che l'albero della nane da poppe � prona � rittenuto , & � quel traue erano con trauerfi attorchiate le funi
i-accomandate che tra f�-erano di Manti un piede, & un palino ; & di fopra tutto l'Ariete era coperto di corami crii- 40
di,& da quelle funi, dellequali pendeuano i loro capi eran fatte quattro catene di ferro inuolte ancho effe in «ora*
ini crudi. Similmente il fuo fporto haueua un'arca fatta di tauole, & confitta con graffe corde ftirate per l'afprcz
za dellequali non feorrendo i piedi facilmente fi perueniua all'altezza delia muraglia, & quella machina nello an==
dar � feimodi fi m©u«ua,inanzij periato dalla delira, Oc dalla finiftra, s'alzaua, & s'abba liana ^ Drizzauafi in al-
tezza per roinare il muro da cento piedi,& periato dalia deftra, & dalla finiftra correndo abbracciaua noumeno
di cento piedi,& ceto huominila gouernaua,� pefaua quattro mila talenri,cioe libre quattrocento � ottanta mila.
CAP. XXII. LA PERORATIONE DI TVTTA L'OPERA.
O H O efplicato quanto mi pareua conueniente degli Scorpioni, Se delle Catapulte, & delle Ba-
lille^ parimente delle Teftuggini, & delle Torri,& da chi fono fiate ritrouate,ec in che modo far fo
fi doueffero. Ma ninna necesfit� mi ha conftretto a fcriuere delle Scale,& de i Carchefi,& di quelle
cofe le ragion dellequali debili fono, & di poca fattura : perche i Soldati fanno da f� quelle cofe: ne
le irtene in ogni luogo ne con le medefime ragioni ci feruono, perche differente unadiffefa dal-
l'altra , & ancho la gagliardezza delle nationi : perche con altra ragione fi deono apparecchiare le
rtiachinatioiu contra gli audacie temerari con altra contrai diligenti,fpauentati,per� f� alcuno uorr� attendere alle
preferitte cofe, feiegliendo dalla uariet� di quelle, 6c riducendole in una preparatione conferendole infieme,non ha
nera bifogno d'aiuti,ma potr� sbrigarli in ogni occorenza con quelle ragioni,&in que luoghi,che fera buono fenza
hauerne dnbitatione alcima. Ma delle machine da diffefa non f� ne deue parlare,perchei nemici non apparecchia-
no i'offefe fecondo i noftri ferirti, ma fpefTole loro machinationialh fprouifta fenza machina con prefti confi-
gli fono fottofopra gettati . ilche effer auucnuto � Rhodiani fi dice. Diogeneto fu Architetto Rhodiano al-
quale ogni anno del publico fi daua una celta prouifione per l'arte fua, al cortili tempo effendo de Arado uenuto �
Hhodi un certo Architetto detto Callia, fece un'alta Torre, & ci dette una moftra di muraglia, & fopra quella fece
ima machina in un Carchefio, che fi uolgeua, con laquale egli prefe una machina detta Helepoli dal prender delle
Citt�,che fi auuicinaua alla muraglia, oc la trapport� dentro le mura. Mosfi i Rhodiani da tale effempio meraui-
gliosfi leuarono la prouifione anmile �Diogeneto,& la diedero � Callia fra quefto mezzo Demetrio R�,che per la
oftinatione dell'animo era detto deftruttore delle Citti^apparecchiando la guerra c�tra Rhodi men� feco Epimacho
Atheniefe nobile Architetto,coftui fece fare una Torre di gradisfima fpefa con induftria & fatica alta piedi cento
« uinticinque, larga fertilit� & poi quella conferm� con Silicrj, & Corami crudi di modo, che reggeua ad un colpo
di pietra di trecento e fell�nta libre tratta da una Balilla, & quella machina era di pefo , di libre trecento e fef-
fanta mila. Ma eflendo pregato Calila da Rhodiani, che egli contra quella Torre apparecchiaffe una machina, & 70
quella tiraffe dentro le mura, come promefl� haueua,egli neg� di poter ci� fare, perche no fi pu� fare ogni cofa con
rifteiTe ragioni.percioche fono alcune cofe che riefeono tanto in modelli piccioli,quanto in forme grandi,altre non
pofiono hauer modelli,ma da f� fi fanno, altre ancho a modelli s'asfimigliano, ma quando fi fanno maggiori non ri-
«fcono,come da quello, che io dir�,fi pu� bene auuertire. Egli fi fora con una triuella,& fi fa un foro di mezzo dito,
d'un dito,& d'un dito e, mezzo, ilche f� con la ifteffa ragione far uorremo d'un palmo, non fi pu�,ma di mezzo pie
de del tatto non fi deue penfare,cofi � quella fimiglianza fi pu� far alcuna cofa in una forma n� molto grande,prefa
da un picciolo modello,ikhe all'ifteifo modo in molto maggior grandezza non fi pu� confeguire. Queite cofe effen-
T ili doliate
-ocr page 280-
\
274                                                                        LIBRO
do (late ami erti te da Rhodiani, quelli che co la ingiuria hauean ancho fatto oltraggio � Diogcneto,poi che uidcro il
nemico fdegnato & oilinato,& che la machina era per efpugnar la Citt� temendo il pericolo della feruit�,& ueden
do,che non fi atteudeua altro F� non che la Citt� fnfle roinata, fi huroigliarono pregando Diogeneto che in quel ca-
io aiutafic la Patria. Collisi da prima neg� di notarlo fare,ma poi che le Vergini ingenue, & nobili, & i giouanetti
con iSacerdoti uennero � pregare alhora egli promife con quelle conditioni, che f� egli prendeffe quella machina,
fuffe fu a. Concertate que^e cofe egli fece rompere il muro da quella parte doue la machina doueua auuicinarfi,<5c
command� in publico 5r in pr�uato,che quanto ciafeuno hauefle di acqua,di fterco,& di fango,per quella apertura
Fuile per li canali mandata dinanzi il muro,poi che adunque per lo fpacio d'una notte gran copia d'acquaci luto,ec
di fterco fu in quel luogo largamente inuiata,il giorno Tegnente accertandoti la Torre,prima che al muro aiuticiriaf-
fe nei numida ,<3<, fan p-ofa uoragine di fermarli fu conftretta, doue che ne andar inanzi, ne tornar� dietro pi� puote
giamai. Perche uedendo Demetrio effer ftato dalia Sapienza di Diogeneto ingannato, f� ne torn� � dietro con rat-
inata fua. Allhora i Rhodiani liberati dalla guerra per la folertia di Diogeneto publicameote lo ringratiarono,& l'ho
�«.orarono di tutti gli honori,& ornamcnti.Diogeneto poi condulTe quella machina dentro la terra, & la pofe in pu»
blico con tale infcrittione. DIOGENETO DELLE SPOGLIE AL POPVLO.
HA FATTO Q_V ESTO DONO. Et cofi nelle diffefe non-tanto le machine, ma
fpecialmente i configli preparar li cleono . Coli � chio hauendo i nemici fopra le natie pofte le machine delle Sam-
buche di notte tempo quei da chio gettarono nel mare dinanzi la muraglia terra,arena e pietre, e notando il d� te-
gnente i nemici accollarli con l'armata diedero nelli fcagni, ch'eran fott'acqua, ne piloter� annientarli al muro,ne
tornar in dietro, ma ini con martelletti foratele nani furono abbruggiate. Coli Appo�oniaeffendoaffediata,e
penfando i nemici d'entrar per le caue nella terra fenza fofpetto, eflchdo quello flato auuertito dalle fpie, & fatto* t3
ne annettiti sii Appolinati, turbati dalla trilla nouella per la paura hauendo bifogno di configlio non poteuano la-
per del certo da che parte i nemici haueffero � sboccare : alhora Trifone Alefl�ndrino,che ini era Architetto fece ra«
re dentro le mura molte caue, & cattando la terra ufciiia fuori della muraglia meno d'un tiro d'arco, 6c in tutti que
iiacui attaccaua fofpefi molti itali di rame, di quelli in una di quelle foffe,che era dirimpetto alia catta fatta da nemi-
ci per le percoiFe de ferrame ti i uafi appiccati cominciarono � fonare,dalche fu poi c�prefo, che da quella parte 1 ne*
mici cauado penetrar uoleuano detro le mura, coli conofeiuti i termini fece apparecchiar uafi d'acqua bogliente, OC
di pece fopra'l capo de nemici,& di flerco hmnano,c*c di arena cotta rouetite, & la notte poi fece dal difopra molti io
ri, & da quelli di fubito mandando in gin ammazz� tutti i nemici,che erano in quella caua. Simile auuertimcnto fa
quando fi combatteu� Marfiglia5& pi� di trenta caue fi faceuano,dilche fofpettando quei di Marfiglia tutta la fona
ch'era inanzi la muraglia cauarono con pi� alta cauatione di modo,che tutte le caue de nemici sboccarono nella det
ja
ta foiTa, ma la doue non fipOteuafarla foffa, dentro le mura fecero un baratro prof�ndisfimo, & fecero come una
pifeina d'incontra � quella parte,doue fi faceuano�e caue,& quella di acque de pozzi,& del porto empirono, & con
sbocc�do la caua di fubito aperte le Nari una gra forza d'acq u� madata,leu� di lotto i foftegni,e ripari, perilche tuta
quelli,che ni erano d�tro,& dalla mina della caua furono opprcsfi.Similm�te quando cotra gli iftesfi fi focena itnar
gine dirimpetto al nlilro,& di alberi tagliati ini polli s'inalzaua l'opcrada guailatori,mandando dalle Balille filagne
di ferro infuocate fecero abbrufare', tutta la munitionc, & quando la "telluggine Arietaria s'accoll� alla muraglia
per batterla calarono un laccio,colquale ftrignenclo l'Ariete, & uoltando un' A'rgana col Timpano fofpefo tenendo
il capo di quello non lafciarono che l'Ariete toccarle ii muro ; & finalmente con martelli boglienti a colpi di Balata
tutta quella machina minarono. Et cofi quelle Citt� conia uittoria^ao con machine,ma coner� la ragione delle ma-
chine per folertia de gli Architetti furono liberate. Io ho ridotto � fine in quello itolume quelle ragioni, che io ho
potuto efpedire delle machine fi al tempo di guerra,come al tempo di pace, & che io ho (limato eiler utilisfime. Ma
ne i primi none io ho preparato quanto apparteneua � ciafeuna maniera,& ad ogni parte,accioche tutto il corpo ha
licita efplicati tutti i membri dell'Architettura,& dichiariti nel numero di Dieci Volumi.
Le cofe dette in queft'uUimo cup.del Decimo,o- ultimo Libro dell'Architettura di Vitr.bench� j�eno facili, deono pero effer diligentemente con*
fidente di ciafeuno ingegner�,perche fi uedejpejfo effer uero quel prouerb�o,che dice,che l'ingegno fupera le f�rze, come quel umano coji*
gli�,chefopn il Pot� di Verona, f�jfero portati molti carri di terreno,teriache calcado col pefo Vacqua del Ladice,che mirabilm�te crefeetot,
noi portale uiajbw�dofi prima cofultato la cofa co molti ingegnieri,che co la loro arte nojapeuano prouederle,ey cojijiafine k Ifude di dio
della fatica noftra,la qud uol�titri ho impiegata per beneficio di molti dado occafwne ad altri di far meglio^o l'opera miadi none unni aputo.
HEINE,
-ocr page 281-
PI
?■
TAVOLA DI QJV ELLO SI CONTIENE
IN TVTTA L'OPERA PER I CAPI.
Che ccja fi contiene nel Primo Libro di Vitruuio.
Degli Edifici de'Greci �lle iifboptioni delle parti, ey differenze,de
nomi di quelle
DeUaftrmezZd>�r de fondamenti degli Edif�ci.
I capi del Set timo Libro.
il Proemio
Del terrazzare
DeUa maceratone della calce per blancheggiare,et intoniedre i mur
De i uolti dell'or far e,ey deUe intonn�cature
De i pulimenti ne i luoghi humidi
Della ragione del d�pignere negli edifici]
DeUa preparatone del marmo per lincropature
De � colori, ey prima de l$Ocred
Delle ragioni del Minio
Del temprar il M�nio
De i colori artificiop
Del temprar l'azurro
Comep facciala Biacca,il Verderame, er il Minio Sandardca detto
Come p faccia f Ojiro de tutti i colori fattici prefiantisfimo
De i colori Purpurei.
1 capi del'Cottauo Libro.
li Proemio
DeW inuentione deff acque
Dell'acque calde,ey della naturi di d�uerp Tontijliumi, e Laghi.
Della prop�et� d'alcuni luoghi e finti
Delle ifperlenze del?acque
Del condure,ey Uuelkre f'acque,ey degli �n&rumenti per far quefio
A quanti modi p conducono l'acque.
I capi del Nono Libro,
ti Proemio
Inuentione di Platone da mifurar i-campi
DeUa Squadri, eyjvrmafua, inuentione d� Pythagord
Come p compaia portione d'argento mefcolato con l'oro
Delle ragioni de i. Gnomoni, jyel Mondo,ey de i Pianeti
Del corfo del Sole per li dodici Segni
Delle confielUtionidal Zod�aco al Settentrione
DeUe coi�fiellationi dal Zodiaco al Mer�ggie
Delle ragioni degli Korologi, ey deUe ombre Equinoziali in d�uerp
luoghi
DeUa ragione,ufo,inu�tione,et forti degli ^orologi, et degV'muctori
1 capi del Decimo Libro.
il Proemio
Diffinitione della Mdchind,origine,ey necespt�,ey come e differente
dallo inj�rumento
DeUe machine trattorie delle opere Sacre, t publiche
De dmerfi uocaboh di machine,ey comep drizz**10
Vna machina da leuar grand�spmi pep
Vii'altra forte di machina trattoria
Inuentione d� Cteppnte per condurre gran pep
il trouar deUa Petraia, con che s'� fatto il Tempio di viand Efepd
Del dritto^ circolar mouimento per leuar i pep
Degli j�rumenti da cauar l'acqua, ey prima del Timpano
De/le ruote, e timpam,per macinare
Di una uida che alza molta copia d'acqud,ma non cop alto
Della machina di Ctepbio,che alza molto l'acqua
DeUe machine Hidraulice,eon che p fanno gli Organi
Comep mifura il camino fatto in Carretta^ per natte
Delle ragioni delle Catapulte,ey degli Scorpioni
DeUe ragioni delle Balifte
De/le proporzioni che hanno le pietre al f�ro deUe Bdl�fie
Comep temprano,e corcano le Balijle, ey le catapulte^
DeUe offefe\ey d�jif� ,ey prima deUa inuentione deUAriete ,ey di
fud machina
DeW apparecchio deUa Tefiuggine atti congefiiont delle f�ffe
De altre teftugginL
la Peroratane di tuttd t Operi.
A vedicdtione deV? opera
Che cofa � Architettura,?? quale effer deue f Ar
chitetto
in che confitte r Architettura
Quante e quali pano le parti deW architettura.
Di elegger i luoghi fani perfabricar le Citt�.
Del fondar le mura-,ey le Torri
Del compartimento dentro deUa Citt�,per fchifare i uenti nociui,
Della eleti�one de � luoghi all'ufo commune della Citt�.
I capi del Secondo Libro,
il Proemio
Della ulta degli antichi huominitey de i principij del fabricore
De i principij naturali
De i mattoni,
DeW Arena,
DeUa Calce,
Della Pozzolana,
Dette Petraie,
DeUe maniere, luoghi, e modo del murare,
De i legnami
Dell''abete di qua, ey di l� dallo Apennino.
1 capi del Terzo Libro,
il Proemio
Della compoptione' de i Tempi, deUe Simmetrie, ey della mifurd del
corpo fiumano
Di cinque forti, � maniere d� Tempi
DeUe fvndatwni,ey deUe colonne,eyde gli ornamenti,ey Ar«=
c�ntraui.
I capi del Quarto Libro.
il Proemio
Le origini, ey inuent�oni di tre maniere di Colonne
Degli ornamenti deUe Colonne
Della ragion Dorica,
Della difpofitione di dentro, ey dell'Antitempio
Di far i Tempi fecondo le parti del cielo
Delle porte, ey ragioni loro,
De i Tempi Tofca'd
De gli Altari.
I capi del Quinto Libro,
il Proemio
Del Poro, della Bapl�ca,
Di ordinar t Erario,la Pregione,cy la Curii
Del Theatro,
Dell'uarmonid                                                           ,-.
DeiuapdelTheatro
Della conf�rmatione del Theatro
Del tetto del portico del Theatro
Di tre maniere di Scene
De i portici, ey deUe ambulationi dietro la Scena
Delle difhof�tioni, e parti de i bagni
DeUe Paleftre,ey de i 'X.ifii
De i Porti,ey delle fabriche ncW acqua.
1 capi del Seko Libro.
il Proemio
De d�uerp qualit� de pdep, ey come fecondo quelli p deue fabriedre
Delle proportwni, ey mifure degli edifici de pr�uati
De t cortili
Degli Atr^ey de Tablini
De i Triclini, Stanze
, Exedre, e Pindcothee
Delle ftanzeaU'ufanzd Greca
A che parte effer deue riuolu ogni ponzi
, decioche pa fand,e
buona
De i propi luoghi de gli Edifici priudti, e communi fecondo la qualit�
deUe perfone
Degli edifici rujlicali, ef delle parti loro
A D I Q H O N O R E GLORIA,
t UH
-ocr page 282-
TAVOLA PER DICHIARATIONE DE TVTTE LE
COSE NOTABILE DE L'OPERA.
Angulogiuflo, eyfiiaf�rzd
Animali fanno per inflinto, e non per arte
Anno, er fuo principio fecondo gli antichi
Anta, er in Antis
Antepagmentum, Erta
Antarij funes Protoni da Greci, Sartie da noflri
Anifocidi,
Ap.
Apaturio Alabandeo, ey fuo errore nel dipignere
Appenino,ey fua defcrittione
Apriture
Approuare.
Ar.
202
70
9
l
y 2.
IO)
ZI
66
19
116
i$7
�S
m
H
Ab.
Bacvs                 urte 89 righe 69
Abtteefua naturd,etfue parti et ufo 53
*4
Si
Abete infernctte, ey fupernate
           $} SS
Abete , ey luogo di Plinio, ey di
Tbeofrajto
Abufo,cbe cofa �.
4*
6%
ss
8
187
Ac.
5> #
49 *9
8 *4
Ac4nto,cioe Branca Vrpna
Aceto, eyfuoi eff�tti, ey acro fdpore
Acqua efua qualit�
A equa piouana, eyfua naturi
Acqua calda Medicinale
Acque fulfuree, ey lor'effvtt�
A eque d'allume, ey lor effetti
Acque di Bitume
Acque t�itrofe
Acqye de metutli,ey loro eff�tti
Acque di Atbene
Acque d� cibdel�
Acque di Tarfo citta di Cilicid
Acqua calda in Rieropoli efua natura
Acque amare
Acque mortifere
i«4    tt
197    *7
45     12
' 191         »■
196     io
196    11
196     ii
196    1?
%96    l4
196    iS
I96     27
196    11
196    $1
196    ?7
T97      7
Architettura, ey fue lodi                                              15 4l
Arco er/�d dittinone                                                   jo ?
Arco Trionfale, eyd�fcorfofopragli Archi                   129 ?8
Architetto pafft i fuo termini, c/Jena) eccellente in altre
faenze                                                                  17 ?*
Arcbitettura,ey fueet�                                             41 4*
Architraue Dorico eyfua figttr4                                  9$
Architraue ionico                                                      97 *
Architraue Ionico in figura                                         98
Architettura,che cofafgmf�ca
7 � 6t
7 <?4
S *
9 ?"
19 J7
Architetto
Architettura come uirt� Ueroica delle arti
Architetto
Architetto deue batter faenza e pratica
Architettura, ZT fue parti,e difeorfo fopra
A equa d'Arcadia detta St�gos,cr fua mirabile propktd 197 16
Acque,cbe rompono le pietre netta ucsj�ca                          197 3?
Acque, che fan glibucnnni ebbri                                        t97 3?
Acque che fan gli buomini gozzuti                                    197 j8
Acque, che fan gli huomini abftemij                                    197
Acqua,chefa impazzire, ey [ito epigramma                 197
Acqua che fa cader i d�ti a Sufe in Perfia,etfuo epigrama 197
Acque che fan buona uocs                                                   197 7®
Acqua,ey fua necesfxt�ey ufo                                           taS 18
Acque,ey lor esperienze e prone                                       *98
Acqua condotta per tettole, � miglior,che per piombo %om %o
Acroteri.                                                                               97 2?
Ae.
Aere, orfua qualit�
                                                           4? ti
A eoiopil� palle da uento, e lor rdg�one.               jj 4?. er 34.6,.
A/.
Affrica madre � nutrice di fiere befi�e , e ffrecLtlmcnte di
Set■penti,baluogki doue non poffono j�are i Serpenti. 19 7 7*
Ag,
Architetti ant�chi,che h�nofentto � Architettura, 181 da. $.fin. f 4
Archimede er fua inttentione                                     iC4
A rebita ey fua inuentione                                          ic 4
Archi Orizontali                                                              *4l l7
Arena e forti fue                                                                4^ �7
Arecfale maniere                                                                6<> "
Areoftilos regolato                                                              19 l
Argomento della finit� dei luoghi, eyeffempio                    29 ?4
Argomento del Sole                                                         2,4 ?4
Atiflcxeno riprefo nella Mupcd                                       *4? 4°
Aritmetica                                                               10 ^
Afpeft, e chiodi d'Ottone, di �erro,e di legno                 S*
Arte ha la fua adolefcentia fior, er maturiti
,2             *
*7         
■76      A-6
7      «l
Artemij�d moglie di �Aaufolo e fuo fatto
Arte,efua eccellenza
Arte di formar di Creta
Arte in due modi conjtderatd
Arte rimedia �queUo,cbe fa natura contraTutditi          *J4 *
                                                                     141
Armonico
Armonia, ey difeorfo fopra                                      *4°
Arte, Arti liberali,Arte d'intorno il pdrtare
Arti d'intorno k quantit�, Arti inlbirate
Arti utilialla ulta                                            7 �aunf�n io
Arte degna come fi cemofed
Arteude                                                                    7 ,s
Agenti e gradi loro
9
7?
Agenti diuerf�, e lor conditioni.
%6
5*
Al
Alabandico faffo
49
n
Alberi, ey lor nature,?? ufo
Si
70
Alberto Durer�
6;
4>'
Albulafiutye
19J
71
AAe. Pter ornata
iti
71
A�efftndria a'fui edificdtione,e f�to
41
28
Alno, er ufo fuo
S4-
17
Altari.
.«;
jp
Al».
Amocrifo
49
5?
Amphiprojlilos -
66
26
A mpbit beatro.
\6t
7;
An>
Analemma che cofa�
�.09 71. CT **°
.4.
Analemma er modo di farlo
*3i
tfo
Analemma deferiito
*3J
Ancones
H7
Zi
A ndronico CireS�e cyfud Torre
JJ
<?7
Anguli, er lor proportioni
17
%
Angul^ry lor diuij�one
19 7<S.. CT JO.t.
16. cja
Arte
Arte e fuoi principi],et differenze tral'AYtifice,e lo efecrto 6    6.9
Arte perche imita la natura 26     ?o
Arte, e trattamento fuo,e differenza dallo fcriuer i Poemi,
CTU Hiflorie, ey la cag�on di quello l*7     6~?
Artetici dolori,ey morbus articularis ?4    50
Artegli'erie **?     47
A.riftoxenoriprefoneMaMuf�ca. «4°     -37
Ai.
Affretti celeri, er come f Aerologia ha communanzd con la
Muf.cd, .cy con la projbettiua 17     *7
Affretti dei tempi, ey lor difjtrenz* &S   
Ajfrlenonherba *9    i7
Aff� ey fue par ti 6i        l
Afferes *°J     7*
Aff�, � perno del mondo *io     *8
-ocr page 283-
X A V
O 1/ J%
ai? ti
264
4%
crS8
4?
io
54
t<??
41
116
6�
*S6
2}
i9i
J5
i �OI
16
6$
44
49
8
17
116
r-
tu
40
7
46
*44
ii
2;
JO
4l
to
V S*
4*
JJ
48
25
49
�a
50
4i
5i
io
66
S
76
i5
79
5
■<ti
iz
11
$�
17
30
J7
IO!
li
104
70
ic4
5
? 107
60
113
6
II*
t
t&9
4?
IJO
41
196
8
il
8
»3»
<J0
*5J
Affa ammette
Ahragalus,talus fondino                            *o| 20.
A/troIog�
AJldfoba,er Aflabota fiumi
Aflragahis lefbim
Asficulus Harj�one.
Cd.
Canonica ragione,ty mathematica
Cauedi � Cortili, cr lor maniere
Cavedio � Cortile che cofa �
Cagione perche le Citt� fono frequtntateio' effempio
Calce, er modo di farla
Calamita
Calamocho
Cattimacho Architetto
%4
167
41
47
49
49
104
no
50
74
49
1
5t
5*
38
41
At.
Athlante monte            B
Atbleti,or bonori loro,& comparatane conglifcrittori *o
Atbo monte tra la Macedonia,®- la Tbracia
Atomi, che cofa fono, er come s'intendino
Attiene
Atticurges.
Au,
Auge iugum,giogo,abfides
Augufio,chifuffe,&- 4 che tempo
Automati
Auuertimcnto
Amertmento dotte fi deue fabriedr te Citt�
Auuertimento delProemio                        41 #.
Auuertimenti de � membri degli Ed�ficij
Auuertimento di natura
Auuertimenti nel por le pietre in opera
Auuertimento er regota nel murare
Auuertimenti nel murare
Auuertimento nel propor le cofe
Auuertimento
Auuertimento dettegroffezze, �? altezze delle colonne
Auuertimento beilo per la ueduta
Auuertimento
Auuertimento cerei i termini delle faenze
Auuertimenti cerca il fondare
Auuertimento fopra il Proemio del Quarto Libro
Auuertimento fopra lefabrtche
Auuertimento cerca le mifure delle colonne
Auuertimento,ej- precetto di nofarfenza imitar il litro
Auuertimcnto bello negli intercolunni
Auuertimento bello nelle porte del Tempio
Aureo miliario
Auuertimenti dette parti delle fabriche di fopra
Auuertimenti cerca il trouar delle acque
Auuertimento cerca le porte della Citt�
Auuertimento cerca U licenza della inuentione
Auuertimenti cerca laffiefa, in diuerfi luoghi
Caldei
Calcidia,GT chalcteca                                               i}0
Campana del capitello Corinthio
Canopo
Canon Muficos regiflro
Cantherij,cantieri
Capitello Thofcano,crfua deferittione
Capitello Dorico, cjfua figura
Capitello Ionico, cr fua figura
Capitello Corintbio,zr fui origine                   99 ,%.
Capreoli
Carcbofi Paretoli
Carbwtculus                                  48 4$ z
Cariatide
Cardini, � Poli
Cafa di Re-mulo in Campidoglio al tempo di ViY.
Cafe di Roma, er legge de 1 pareti
Caui colombari                            99 S> &'
C�ufe
Carcere.
Ce.
Cedro,er ufo fuo er oglio Cedrino
Cefifo fiume di Boetia
Celle,® lor difinbutione
Cemento.
Ch.
Chromatico Tetracordo,®1 fuo� colori
Chorobate,® fua fabrica, � figura
Chiodi,?? Arpef� d'Ottone
Chelonia Cafltgnole,® Orecchie
Chalcieca mnerua
Chromatico.
Cielo, er concluofionifopra'l Cielo, ry fuo mutamento
Ciuil ragione neceffaria � t Architetto
Cipreffo cr ufo fuo
Cilindro
Cirocinnauos
C ino fura
Cidnos fiume in Tarfo
Cittadini Kom. grandi Architetti
Ozicene
C�rconduttione mirabile di Vitr.
Circolo, che cofa �
Citt� er fuo giro >tj fortezz^O" rcgolcdi farla
Cimatimi
Circo
Circo Maspmo
Circolo e fua natura^ mirabili propieti.
Ci
elitra
Climata
Clipeus, cop�rchio
Clitoro, orfuafonte,tj Epigramma.
Co.
Cognitione humana
Cognitione de i principi] materiali quanto importa
Colmilo donde e detto
Colonne, er loro origini, ey inuentione
Colifeo Amphitheatrograiidiifimo
70. 131.
96 I
*jo 17
266 51
io* 7
89,erpo
9i
9*
��f
IOJ
2,8
47
11
aio
4?
5i
107
26
18
68
4l
18
4?
io
2<
19
11
l
14     »5
*97       *
ni      fo
1°   *°
»4* 5*
198 199
$1        t
%$6     18
*?t       4
*4l    4*
iS
no
»5
B<t.
Bagni, &■ lor uditi, epiano                               %6t fin� mezzo.
Bagni fatti di Agrippa 170 k benef�cio del popolo %6i 2$
54     »
*j8     6?
Baleari lfole,ey propieta del lor terreno
Baloardi,c? lor eff�tto,
Bsfamento della fabrica � fua figura
Bafa Thofcana, er fuo fondamento in figura
Bafa Attica,® fua figura
Bafa Ionica
Bafiliche,e deferittion loro,e difeorfo fopra
Bafihca di Paulo Emilio
Baj�ioni, cr lor f�rme
Baj�liche pianta in pie in diffegno                  iji.ijj.ijf
Bafilica fatta da Vitr. � Vano deferitta.
Be.
Bellezza & adornamento fono differenti
Berofo Caldeo.
Bi.
7<y
5
40
»97
Jt
Si
io
1*
209
129
»9«     )2
tSt      l�
$9
%
6$
9l
171
*7
jo
so
116
4
50
4
c?o
59
94
t?o. CTm
»?o 60
3*
lt6.
11
»J7»
%6% 19
%6z 17
*I4 jo
*J4
*8
4*
tt7
74
14
74
%6l
J4
»97
74
4
4?
75
«05
66
10J
38
*<Si
I
Biaf�mo delle Grottcfcbe
187
5*
1$
55
40
Biaf�mo delle pittute,oue fono i coioti preciofi foto.in copia 18S
Bilancia, er fua ragione
                                                  2,9
Bifefto, er perche � cofi chiamato.                                  *i*
BY.
Branca Vrfina,kcant�
Breuit�,e chiarezza netto infegnare
Bruma.
l�
11
71
*e4
109
-ocr page 284-
OLA
Difcorfo fopra i uenti                                                             % *     S*
Difcorfofopra il mouimento dritto,e circolare                   2 $9
Difcorfo fopra gli �lorologi                                                230      6>
Dt�erpta detto affretto che co fa �                                         212        ?
Difcorfofopra i Corpi,� moti Celejli 211 68 & 212 per tutto.
Difcorfo fopra le parti deW Architettura                               z6     *8
Difcorfo fopra le qualit� delle perfone                                27     lS
Difcorfo fopra la elettione de i luoghi foni                    28 z;&
Difcorfo di Vii. fopra le qualit� de i corpi per le mij�ure,
che fono in loro de gli Elementi                                      29       3
Diametro                                                                          30       8
Difcorfo fopra il fondare                                                         4S
Difcorfo fopra le qualit� de i terreni                               30    si
Difcorfo di vie: fopra i tre generi,origine,
e? inuentione
dette Colonne                                                         io?     <?»
Difcorfo fopra l'origine delle forti delle fabriche               104     4J
Diffegni de i coperti                                                            10S
Difftgno dett'opera Dorica con i modioni                             10B
Difcorfo fopra i tetti, pareti,�finefrre                               1 o 8
Difcorfofopra il Proemio del Quinto Libro                      * 27
Difficult�d�fcriuer un'arte                                                 *z8         l
Difcorfo fopra il numero Cubo .«8 da fin 70.
Diff�tto er per fitto ionie uien�                                          z*4 l $
Difcorfo fopra ilTheatro, e fpettdcoli                                *38     
Difbh�uiata                                                             16$     l�9
Difcorfo fopra 1 Tetracordi, ?? ordinanze               «4* pzr tutt0
Difcorfo fopra la noce                                                         139     7*
Dtfjetti che uengono dalla materia                                      2*4     » *
Difcorfo fopra il Foro, ey le Piazze                                  129
Difcorfo fopra le Bdf�licbe                                          i?°    in
Dief� tetartemorion,meta del Semituon minore                «4*
T A V
Colosflcocera,e colosfi
Columen
Colonne, ey toro ornamenti
Colonne,?? ior getto
Colonna ey fua inuent�one
Colonne anguUri come fi pongono
Comici
Compartimento che co fa e
Commoduktione, e modulo
2?7 5^
10^ 64.
xo$ 40
]                        4«J . 9 :
S7 ?p
100 70
167 9
�? I
Compir atione delle idee del parlare,?? dell''Architettura 6% j%
Combujlione
                                                                         211.2?
Compartimenti delle parti del Theatro                                %$o 1 ?
Compaciiles                                                                       90 34
Commentario,che cofa�,eydouz e detto                        io 4^
Concentrico                                                                      zn 27
Conttettationi Settentrionali                                        »2i per tutto
Conflellationi Meridionali                                                 219 �i
Condotta d'acquai quanti modi                                      199
Coniflerio                                                                           %6i
Contignat�o                                                                    io? 04
Conditioni dello intelletto humano e dittino                         %6 4?
Conformit� del principio^ precetto dell'arte                       8 ?i
Conditione dei precetti dell'arte                                           8 2$
Concordanze tra � principi]                                                 8 ^7
Conditioni dello Architetto ey perche,?? quante,?? come io per
tatto
Confonanze,?? fue fhecie
                                               17 8
Confonanza,che cofd �, ey difcorfo [opra le confonanze 147 per
tutto
142    27
109      t
109
104    4?
io?      S
44    39
44    40
X t�4     !?�
?l       4
Coperti di pietra di Francia, ey di Alemagna
Coperti diuerfi
Corpi human�, ey lor propcrtione
Corinth�a Colonna,Capitello,ey ordine
Corpi diuifibili in infinito come s'intenda
Corpi naturali indiuif�bili
Corimbo gi�,bora Caranto
Cortine delle mura, ey lor regole
Diatonico Tetracordo efuoi colori
*4?
60.
64-
Difcorfofopra ifuoni,ey le ordinanze muficali
Difcorfofopra te confonanze
Difpof�tions de Vafinel Theatro grande
Difcorfofopra i porti
Difcorfofopra le fabriche di ViUi
Difcorfo di Vitr. fopra la pittura
*44
i47
150 tf
%6�.
\-j6 &i
�g-r
40
Cote � differente da i marmi, felici, fasfi,e Gemme              49 *?
Cote.                                                                                 49 $0
■ Cr.
Difcorfo breite, ma bello,ey importante fopra li pittura 188 a
Difcorfo fopra tacque piouane                                           T9?
Difcorfo fopra l'acque calde,?? altre acque                     *95 fin l97
Dir�fiume                                                                              l9? 3?
Difcorfo di Vit. fopra gli acquedotti                                  *P9
Diffefa della Citt� in che conf�tte                                           *l **■
Difcorfo fopra il fortificare                                                  Jt
Difcorfo fopra le fcdle
^
tf
%\6
<S4
54?
60
2*8
264
1?l
11
Z60
4
6$
28
«4 St CT i8 da
40
438
l
si
18
/
21
ti?
24
44
35
109
17
&S
4?
97
12
Cratticci,e d�ff�ttiloro e modo di farli
Crepidines margini.
a.
Ctef�bio Aleffandrino,?? fue inuent�oni
Ctefifinte, cy fua inuentione per tirar pef�
Ctefibica machina.
Cu.
Cunei nel Theatro
Cuneus, cugno,fuo eff�tto e ragione
Cubito
Cubo, eyfua diffinitione, nafcimento
fin 60 ey raddoppiamento.
Curia.
De.
Decoro,?? fua diuifione
Dedicatane di Vitruuio
Deferente
Democrito, ey fua opinione dichiariti
Democrito, eyfuo commentario
Denario
Dentello
22*      22
509     SO
2lO     20
2,f     64.
zS     *S
24    *4
24    l°
Diagonale
Difcorfofopra i Gnomoni e Stili da ombre
Difcorfo fopr ai moti, figure,e linee del Cielo
Diflributione & fue parti.
Dijax. dipichi
.Dimanda, che cofa �
Diletto del fenfo,?? deliamente
Difbofitione, ey fue idee er centrarij                                 %9$ 60
Difcorfo fopra l'ordine                                                         *
Difcorfofopralecofedettequde�copofiatArchitettura iS per
tutto
Diuifione dette cofe
                                                                *S t%
T>iffegno,Grdpbidis perith                                            l° &
Difficolt� d'intender Vitr.                                            '° '°
Dijlintione,ey trattamento de glihabiti                          6 per tutto
■Difcorfo richiede folertia                                                        9 *
'Difcorfo di che Virt� fia propio
Difiderio, e dileggio delfapere
Difcorfo,?? difeorrere
S 73 74
S 43 4^
8 40
S.da
Dentelli,?? Modioni non eran ne iTrontiffricidntichi 107 49
Dentelli,?? loro origine.                                                »o 7 �t
Diffinitione delfogetto e principio,ey quanto importa
20 fin 23.
Diffinitione della machina dichiarita                                    *^4 <%
Difcorfofopra le Caft depriuati ey dette lor parti » 7* CT *7J
per tutto.
Ditono ter za maggiore
                                                        l4J 39
■Diejf?                                                                             '4*
Diuiftone dette machine                                  *SS-H er 254 ?s
Difcorfofopra le machine, ey lor nodi,                          2*4
Difciplina                                                              s io 11
Diffinitione dett Architettura                                      7- i-8-7&
Di'.
Difcorfo fopra la rdccSmunanza delle Scienze
16 3?
Diatonico                                                               141 41
Difcorfo fopra le qualit� de paef� fecodo le inclindtioni del
Cielo per accomodarle maniere de gli Edifici                  it�$ $0
Difcorfofopra la M tifica, ey harmonia                     140.141.142.
Difcorfofopra i pefi, ey le Mecaniche d'Arifiotile        z$<> fin zsi
Ditufione dell'opere dentro la Citt�                                33 per tutto
-ocr page 285-
TAVOLA
Blaflilos 7<?     24
B�nocrate Architetto flatura,®inuentionfua 41 x  xo.
B�uerf� modi difabricar delle genti Barbare 4?      t
Bifcorfo detta aita, ® ddfabricar degli huomini Antichi 41    »t
E«rjYl?iMM,cfce cofa �, & perche cofi. � detta
Euro dmde � detto.
EX.
Examen, Anfa^lengue�k.
24 3*
$7 **
2/p «
Bifcorfo fopra le prime qualit4
Bifcorfo fopra la materia delle fabriche
Bidoron
Bifcorfo fopraV Arena ;
Bifcorfo fopra la Calce,® modo $ impalarla
44
4?
46
Eabro chepgnifica Teflon in Greco
Eabriche Greche,® lor maniere
WabricaEmple&odettta,aCajfa              -■ ■
Eabrica,che cofa �,® ingenerale^ �n&Btf�cdar�
Eabro
E abriche in acqua come fi fanno
Taftigio, e Trontifbicio
E antafia � principio dette Arti.                  >
Vi.
Eemora
Temurmiros.
n\
Wiume Ceftfo e Melos di Boetia, Creta de lucani Xrfnto
di Ttroia.
E�ne,®fua congiuntionene preciede
Eine,cbe cofa �, ® come � primo '
E ini di due maniere
Bine dello Architetto
Tiftucachefignificd
Eineflre e Fon non Stan bene [opragli angoU
Eineflre d� Vineg�a, e diffetti loro
Eineflre,® difcorfo fopra effe
Eigura dette confonanze
ligure de i colori ne i Tetracordi di tre generi
Wigura delle difianze Muficali
Sibuk, Pironi.
Es.
Tonti amari
Tonti e Fiumi d� d�uerfe nature
E onte Sdhuciie,®fua natura
Tondamenti e difcorfo fopra
                      f.
Torma
"Fondamento dette Citt�
Tondamente, ® parte dette Fabriche
^offa-detta Citt�,® fue conditioni
Toro,® ilfuo luogo
E oro,che cofa �,® trattamento del wr®
Eorai Augufio
T offa della Citt�
Torma � cofa perf�tta
Eorcipes, Ganzi, vncini.
Tu.
Euoco,®fua utilit�,® inuentione
Euoce Elementare, ®fua qualit�
Euf�ema.
G�*
Gemme come ficonofchino da Marmi,Selici,Cotit
Geometria
                                                       %o
Genere 4e i Canti, er dette Melodie.
43
18
Si
2;
5*
JO
27
60
27
60
s 6z
5?
94
6
254
7J
94
4
110
SS
M�O
J07
T
4-1
16
8
V
»8
28
*7
ij
JO
SS
107
?o
109
IX
t«9
IO
*43
«44
148
s.$6
20
*9S
37
3.96
n
6%
8?
%
�»S
19
29
6i
JO
29
JO
7J
JO
*o
*»p)
i4
1JO
H
Jl
*4
:2*4
io
*rf
30
42
20
45 xx. S4.e6
JO
7f
49
6
7^.xi.i ^i
n-to
141 J2CT3S
*7
JO
*o
4<S
47
47
48
Bifcorfo fopra la Pozzolana
B'fcorfo fopra le Pietre
48
48, er 49
Bifcorfo delle parti della fabrica fopra il fondamento off*
ci�, er eff�tti di quelle                                                49 so
Biatoni Mdtoni                                                                  Sl 37
Bifcorfo foprai legnami,®' alberi                          $4-® SS fin 61
D�pteros.
Dottrina
Boron
Dorico non ha Bafit
Borico Capitello
Borico Architraue
Borica Ragione.
66 29
DO.
8
XO
<4r6
22
91
4
9z
92
M.Op
34
Dr.
6$ 31
Dramma.
BU.
%i
18
9
21J
%6
210
6j
�9
7*
27
70
tyf
%%
xns
JQ
*7^
20
43
m
AS
x8
%6
21
4$
9
28
2j
39
$
a*8
il
21J
22
9*
70
267
26
219
l
219
2?
2�0
31
204
40
8
*?
*je>
6
*4
13
S
48
*97
*7
*?8
JO
«34
3*
7S
58
Due conj�dcrationi, ® due affitti de gl'Artefici
Bue cofefono in ogni opera
Dubitatane cerca la dijfwitione detta Machina
Ec.
Eccentrico,® Concentrico
Ecditica
Echino,e Vuouolo.
U
Edtficdtione, ®fu� patti
Edifici,®- loro parti come deono efferfitu Aie
Edificatone fecondo il Decoro
Bdificij di \Ttlla,parti,modo,e diff>ofitione.
E/.
'Eff�tto niuno � prima detta fu� cauft
Eff�tti delle quattro prime qualit�
Eff�tti da quante caufc uengono.
El
Elementi, ®loro facile trammutatione
Elettione de luoghi fani per fahricare
Elettrone de i luoghi aWufo commune detta Citt�.
Ep.
; Epagon. Artemon Pdflecca
Epiciclo
Epijiilio
Epitomi
Gi.
■Giudicare � cofa eccellente,® il giuiicio fi fa {oprale co f�
conofciute                                                        8 *3er»4
Giudicare che cofa �                                                8    47
Giudi care � cofa di prudente                                     io    42,
Giochi antichi di Greci                                           201    64.
Gioue,® fuo luogo nei CieU                                        %%%    %%.
Giogo G�ugum,Auges,&bfides                                   zx;    40
Gc.
Eq.
Equinoziale
Equinott�je Solftitij nette ottaue parti de i brfegni
Equipondio,Marco,sfiroma,Komano,
Er,
Eratofihene, ®fua inuentione
Eruditione
Erario.
E/.
E/co/o
Effortatione�gli Studiofi di Vitr.
Efperimento delVOuo pojlo in aceto f�rte
Ejferienze,e proue dell'acque.
Ett.
Euerganee traui
Eufi�lo, ®fuo compartimento
Gocciolato�odettoCorona,etfuepartinelGenereDorico  94
locete.                                                             94
Gn,
Gnomone                                                            sji
Gr.
Gradimifura,®fimahro                                       $j
,      84
Gratitudine,® giuiicio nel donare                              7
Grandezza del dire netta circondottione                              %j
20
li
li
%
44
$�
-ocr page 286-
\/�
VOLA
T A
Graniti, ?? leggerezza in che confitte 3. er i quanti modi
distende                                                              204 2?
Grettezza                                                                  ?? 30
Gradi de gli fptttdcdi,??hrffiifure                              1^1 j»
Greci,©" iw auttorit� in dar nome aUe Stelle 228 »8 or 20
Grottefche�biapmoloro
          �'■                               t8? *�
Grottefcbe fon fogni della Pittura^ alcune kUefimilku=-
Infermit� che nafeono da i Venti
lnfundibulum Trammoggio
Intertignia
lnpie,c? alzato Ortographia,?? lo effempio
Inuentione, che cofa e
Inuentori delle cofe
Intelletto,?? habitifuoi,e difcorfo fopra
Intelletto,?? fue cofe pareno ombre al uulgo
incinto naturale,� maefiro della naturai proport�one
Intelletto humano e Diurno
Inf�rumen�,?? lor f�rze
�npie d'un Tempio Dorico di quattro Colonne
Intendere e in modo di riceuere
inuentione dette pietre del Tempio di Diana Efifia
Inganni detta ttif�a
lnflrumenti,cr ufo da far gli Horologi
itiflrumenti da cauar acque
MerpenfiuL
lo.
Ione figliuolo di ~Kutho, ?? di CreuJ4
Ionico. � leggi capitello Ionico.
Is.
34
�6�
2,0
4tf
109
*3
2?
,24
6
2
7
6
21
9
24
26
42
4<
27
It?
128
26
2S9
167
i6
240
168
4
dimi» materia dette grottefcbe ■
Grado di mecche cofa �.
JU.
Habito che cofa i
Bab�to quanto importa
Habiticome fi diuidono
Uditi e difcorfo fopra queUL
t�e\
Merdclito detto Scotinos per la ofcurt� del dire
Hermogene
Helice
Kermidone.
Hi.
Hi/ione,©" Poemi,?? effvttiloro
                         xij
Uij�oria,?? fua cognitione
Htfioria di Salapia,?? di M.Hofiilio
Hifwria dell'origine del Dorico fonico
,©" Corinthio
Hijtoria del Capitello Corintbio
Uij�orie diuerfe
Himera fiume in Sicilia,®" fua natura
Uipanis fiume.
1S8
30
142
IQ
6
?
6
4
6
9
6
44
8
77
27
229
12
2JO
8
>9fiw°
n
4?
29
47
103
�1
104
30
181 er
182
196
33
x$6
J8
�fola nona trouata da Cartaginefi
Ifole cafe de priuati
�fola Tiburtina
Ijperienza, che cofa �, doue nafee,?? difcorfo fopra 6.
La.
Labro
Lacunare
Laconico
LdcotomU'S
Laghi falp.,?? doue fono
Laghi Qntuofi
Lago che petrifica le cofe
Lanterna Tholus
Laude dello fcriuer di Vitr.
Laude di queHH,ch'hanno lafciato ferittt.
4*
Si
54
63
66
66
r. da 42 fin 70
l6"l
28
tt6
S7
\6i
n
232
4<S
»9 6
3?
x$6
33
X96
JO
cxxvi
?
127
3J
181
t
2?3
'4
267
2
�t
24
?*
2
.»8i
15»
181
20
x88
1
X99
40
498 45
e 50
212
$
17
204-fin
208
212
6
21?
4.6
2J7
to
x66
if
201
?o
21?
4l
f. X}
41
t.3
32
28
33
©"� xeo
x6
212
IO
21J
i
257
*?7
z?S
161 2^4
253
254
37
Ho.
Hor&Mgi,?? lor differenze per le ombre Equinottiali 209 ;j
Horologi,?? difcorfo fopra,?? doue fi cattano
, er lor ma-
niere, forme,?? Analemmi
                               2jo fininfine
Horologi,?? lor uniuerfale conuenienza
                       254 62
Horolog�o di Bero/o ud un Clima cauato da un quadrato et
� fr fua figura
vsorologioMi Arifiarcho Samio detto Hemifpero
Uorlogio di Eudoxo detto A ragna
Horologio ad ogni Clima
Korologio Penfile uiatorio
Horologi delVOccafo
Horologio,?? inflrumento uniuerfale da farli
Horologi,?? lor fondamento
Horologio con i VaraleUi de ifegni
Horologio Orientale,!?? Occidentale,?? lor 'Zodiaco
Horologio in diuerfe}'accie,,?? lor inftrumznto.
H«.
H«o!Ko,cr natura fua
Huomo raro effempio di natura aUe cofe artipciofe
Humidit� er danno,*?? rimedio negli Edificij.
23?
2?<J
236
23<J
243
.242
241
7
137
239
'CO 240
240
42
22
%6
72
*87
17
IJO
29
xx6
<?5
*S9
50
66
3?
2*J
74
%66 per tutto.
117
3*
*5?
<?4
24
1
perefce 2i?
JO
22S
IO
40
37
4?
27
49
28
*o
9
Le.
Legge inEfifo de gli Architetti
LengueUe, Spathette
Lejbo lfola e Meteline.
L�.
linee, ?? lorjpecie
Libreria de i
Re Attalici
Libreria di Ptolomeo
Licinio Mathematica
Lipari fiume, ??fua natura
Liuellar che cofa �,?? liuelli,e flrumenti
Linea del nero luogo
Linea Meridiana, ??fua inuentione e figura
Linee proportionali,?? loro inuentioni
Linea dell'Apparenza
Linea del Giogo
Linea della Contingenza.
Lo.
Lode del Sito de Italia,?? dette qualit� del popolo
Ro
mano
Lode degli Scrittori
e meriti loro
Longhezz* Media dello Eccentrico,?? dello Epiciclo
Lode di Architettura. Leggi Architettura,?? fue lodi.
Lu.
luoghi,®" lor uirtk e qualit�
luogo principio della generation? come Padre
lume d'onde fi piglia                              176 $$.
Luna,??fuo ordine tra i Pianeti
lucifer.
Ma.
Machine � nomi loro
Machina daleuargran pef�
Machine da cauar acqua
Machinatione bella utile,e merauigliofa
Machina del Mondo
H?-
HyperfeoJe leggi Hipertolo»
Hypothiron
Hypomochlion Sottoleia
Hypethros
Hydrauliche Machine
Hidr aulica Machina.
lama.
14.
IC.
lcnograpbia pianta,?? fua dijfinitione*
li
Idee della D�fpcfitione doue nafeono.
m.
Mitatione fatta dalla arte delle cofe di Natura,??
imagini Celefli
er lor numero,?? nominationi.
infinito non cade fot to intendimento
lnduf�ria,cbe cofa �
Incerto murare,?? figura fu*
Ingegno
infirmiti d'onde nafee
Machina che cofa?er diffir�zada infirm�ti,et origine 254
?4 *6
-ocr page 287-
TAVOLA
matura deWRuomo
Nature di diuerf�
natura,?? Arte nella Muf�ca.
Machine daUudrpefi,tylor diffegni
Magnefia
Mannubie
Maniera compofla
Marmo,?? differenza da [affo, Selke,Gemma,c Cote.
Marmi in honor prosfimi alle Gemme
Marmo,?? fuo apparecchio negli Edifici
Marte,?? fuo luogo nel Cielo
Materia,?? fua cof�derationepert�n�te allo Architetto
Mattante quadrelH,etrattamento di quelli
Materia, ?? difcorfo di queUa,che ufa lo Architetto
Mattonile fopranuotano,e ione,?? la ragione
Mattoni detti Diatoni,� Yrontat�
Materia,?? fuoi dtfjviti
Materia
Materia di due forti
Materiati®, che cofa �
Matematiche ??fue pratiche
Manfolco,er fiat defcritt�one           yt so. &
Me,
Metrica
Medicina utile a ? Architetto
Mecanica parte principal deW Architettura
Mecantca alternata 4 due Scienze
Medico
Memoria neceffaria algiudkare
Meniana,e Menio
Mercurio,?? fuo luogo nel Cielo
Mefolabio
Mefolabio ftromento
■Mef� s''intende in pi� modi
Metopa
Meta Sudante
Metelinote Lejbo
Mezzo.
Mi
Miliario Aureo
Minio anticamente ufato parcamente
Minerua Chalcicca
Miracoli del mondo
Mifure delle fabriche pigliate dal corpo humano <s
Mifure del corpo humano
2f6
49
58
12
4
io*
29
49
4*
49
4$
188
64
zix
30
4?
?
4*CT4<J
4?
si
46
4l
*t
38
2?4
15
25
34
%6
62
*oy
60
to
5?
i8i
20
*4
4?
*4
73
253
254
io
8
2
10
4*
t;o
10
212
20
204
6z
20; fin
207
2.12
94
1
1Z�
$1
3?
2?
8
55
i*9
45
*8S
18
z?i
4
181
2?
?j ;6
e 60
�j
24
4? i
IO        5
*44 #8
He.
Nerone Jt dilettaua dalle Machine Uydr �uliche
%66
20
Ni.
mio,?? fuo capo
nigir fiume.
No.
Noce
Norm<<.
N».
Namero Ternario, er Denrfrio perche perf�tti fono
liumeri, ?? Mifure,?? conuenienze loro
numero-)?? difcorfo foprai numeri
numero Denario fi caua dalle dita
numeri perf�tti,Voueri, e Ricchi quali fono
numeri parimenti pari
numeri primi,?? incompofli
:
Nwmero Senario perche � perf�tto,
�k
ohel�feo di Campo Martio come Gnomone
Obolo
Occhio della Voluta.
*9?
40
*9�
�7
«
25
222
70
64.
*S
64,
30
64.
�t
64
ja
64
39
*4
49
64
39
«4
7*
»?4
6S
40
9i
60
of.
Offvfe,?? diffefe della Citt�.
■Og.
Ogni cofa corporea � compofla di Elementi
ol
Olmo.
Om.
Ombre Equinoziali,?? fus diuerf�t�
Ombra che cofa �
Ombre,?? Tauola della proportione loro � lo Stile.
�/j.
Onda che cofa �,
Op.
$0 61
4J l�
$} 11
209
2oy
z�i
ti
SS
« 17
Ope
Opere publ�che, priudte,e communi
Opera,?? operatione
Opinioni degli antichi Vilofofi de ipr�ncipi]
Oppidum dotte � detto.
Or.
Ornamenti,?? origini deUe Colonne
Origine, ?? inuentione della Colonna
Origine delfabrkare
Ordine di vitr. in narrar Vorigine deUe Tabriche 42
Ordine del Secondo Libro,?? fua ragione
Ordinarie murature
Ordine della cognitione Humana
Oratore
Ordine deUe caufe
Ordine nell'Architettura,"?? la dtffinitione dell'ordine in
generale,?? in particolare
Ortograph�a Vlmpi�, ?? alzato
Ornamento, ey bellezza fono differenti
Orzi
Nomi', fortezza di Venetiani
Orbiculi Raggi, �]Gir�lle
Ordinanze Muf�cali,?? difcorfo fopra
Orchej�a
Of.
Offa efoflegni del muro
o«.
0«e uiene quel che piace nelle opere.
Va.
indette
Palejlre e Xifli,?? hr edificatone,?? lor nomi
"Palificata come fi faccia
Paludi Galliche diintorno Aitino, K4Uenna, er Acquileg-
gi� perche erano fan�
paludi come fian fan�
Palmo maggiore,?? minore '■ 4.6, 29, ©*
107
38
127
30
8
16
44
8
%9
2J
toy
40
io?
7t
42
11
?4 c
40
43
47
50
34
6$
67
8
%
8
$
18
60
*9
6$
28
*$
33
3*
2J*
22
142
»
I/O
69
49
38
s3
«-;
*4
z%
t6t
40
30
$S
29
44
29
3S
��
$*
Mifura che cofa �,?? le forte de mifure,?? mifurare.
6� 27
Mo.
Modo difapere � l'Architetto in tutte le Scienze
Mochlion,Ve�lis Manouel�a e Stanga
Modulo,?? commodulat�one
Modo ctimtefligar lafaniti del paefe
Modulo � detto in Greco Embatis
Modestia d� Vitr.
Modo di tirare infu, e calar unofyeccbio
Modo de drizzar le Machine
MoUini,Ruote,e Timpani da macinare
Mondo che coja �
Mondo � perf�tto,?? perche
Mondo habitato per tutto
Monachiti
Mortariumf�fft
Mouimento del cielo di due maniere
Mouimento fecondo cornee fiato conofeiuto
Mouimento dritto,et circolare neceffario � tutte le co/e
fi
<$i
29
no
ifk
24?
257
2<�j
210
2IO
220
232
i6z
Ut
21t
259
5?
yo
�t.
z6
3
SS
8
12
Si
SI
66
48
TT
JW«...
Murare modo,maniere � difcorfo
Muro,� Parete � diffirente dal fondamento
28
32
49
49
49.65044
fl 44
30 68
«07 2j
37 t
49 & per tutto
*4 ?*
Murare,?? maniere fue
M uratura de Mattoni e fua bont�
Mura deUe Citt�,
CT hr parti
Mutali,?? loro origine
Muro della Citt�,?? fua groffezzt
Muftca,?? difcorfo fopra
                       140.
Muf�ca necejfaria aWArchitetto
Nrf.
natura fa fbeffo contu tutiUt� de gii huomini, er n*
medi dell'Arte
                                                     254
Parlare, z?fu origine
-ocr page 288-
OLA
T A V
n
IjO
?*
\6%
x6%
54
161
55
l6r
57
48
1
200
ti
28
11
*$
25?
5?
8
25
128
40
20 ®
*7
40
49
J4
56
6}
X%7
6
x
181.
182.
22
in
47
37
151
8
»;?
si fi-
n6t
»?
4
105
>
*47
28
197
70
n5
50
66
28
H7
20
Porte delia Citt�, ® lor conditioni
Pertichi,® fini loro,e uocaboli
Porti,efabnche loro, e difcorfo fopra
Porto,�golfo SkherfandinScotta (�curisftmo
Porto di Veneta poco f�curo,ficura la. Citt�
Porto
, ® fua (�curta
Pozzolana,® fua natura
Pozzi,
CT modo di cauarli.
Pr.
Pratiche delle Mathematiche, ® quello che ne ftima il
uulgo
Pratica del numerare in che confifte
Prelo
Precetto deW'arte,® fua conditione
precetti di pythagora
Principij materiali quali, e quanti fieno, er lor qua-
lit�
                                                          . 44
■principij delle Scienze, ® lor conditioni
Procinto del muro
proemi,® la cagione,che Vitr. gli ha poQi
proemi del Quinto Libro ® difcorfo fopra
proemio uniuerfale � tutta l'opera
proemio del Settimo Libro da effer conf�derato
profilo d'un Tempio per effempio
pronao Antitempio,®'fua diflributione
Pr�piet� della Calce
precinilion�
Profile del Theatro Latino
Proportione, ® proportionulit�,® difcorfo fopra da
proportione in uniuerfale,® in particolare,® effempio
Proportione nonfempre diletta
Proportione fopra parti�te non fa confonanzd,e perche
Propiet� d'alcuni luoghi e finti
Projpettiua
ProMos
Prothyrides
"Parte come s'intenda
Parafiade
Variare, erudire fono ftrumenti del fapere
Parti deWArchitettura,® difcorfo [opra
Parti Simigliami,® disfimiglianti
Paufar�a, ®fuoi fatti.
Pe.
Pecore bigie, � nere per ber alcune acque
Pentadoron
j8
23
66
19
8
11
%6
x8
16
75
xi
70
*5>7
3
46
30
25. er
45
66
17
x6l
fS
x6x
68
157
4
*55
ti
Perfino numero, ®fue propiet�
64.
Peripteros
Periftili
Peridromide
Pentajpaflos
Pefo come s'intende.
Ph.
Phalange
Plnlofof�aneceffaria aW Architetto® che cofa�,®di=
�.60 49
«4
45 »
4S er 49
49 41
55 22
^5 ^5
^8�7<?9
70 er 71
72 ® 73
7J e 75
88-
25
18
feorfo fopra
Pi.
Pietre ® fua diu�f�one
Pietre naturali,?? difcorfo fopra
Pietre e firme loro ® qualit�
Pittori
Piede
Pianta deWaffretto in kntis, zrilfuo alzato
Pianta del Projlil�s, ® ainphiproflilos,e lor in pie
Pianta, er inpi� del periptercs
Pianta,®- inpi� del Dipteros,® del pfeudodipteros
Pianta, er inpi� dcUo Hypethros
Pienoj�ilos                                                               
PicdeMo,® fua aggiunta                       84. ®           
Pianta del Dipteros, � pfeudodipteros regolato fecondo,
la bdia maniera,colpoggio, inpi�, ® alato                 8; fin S7
Piedsfiili,® lor regole                                                 $8
Pianta del Capitello Corinthio
99
6 JJ
io    4*
Pittura
Piacere che co fu �
Pianta delle Fabricbe e fuoi termini
4?
io
76
9
24
Prudenza.
P/
66     32
66    29
tu     7*
150    6$
Pfeudodipteros.
Ptercs
Pteromataale
Pulpito.
*9
iner ti?
114
CXXVI
1*8 39
«per i;o
154
168
40fin 70
188 ?j
*9J 4
aco 17
Pianta d'un Tetraj�ilo Dorico,® lo inpi�
Pianta d'uno Efajlilo Dorico
Pianta d'un peripteros ritondo
Pithagora,® fuo modo di fcriuere
Piazze Greche,et Latine,et difcorfo fopra
Pianta del Theatro Latino
Pianta del Theatro Greco
Pittura,®1 fua ragione                                       187.
Pittura,®' difcorfo fopra
Pioggia,® fua natura
Piombo,® fui diffvtti nell'acque
Pt.
P«.
Q».
87 48
Quadra
Qualit� prime,numero,®' eff�tti
Qualit� feconde
Qualit� prime, che poffono flar infume
Qualit�,® eff�tti del caldo, freddo,bumido> e [ecco
Quantit�.
R�.
Ragione,® doue principalmente fi dimoer�
Ragione, e quella lilejfafempre
Raggio
Raggio orbiculo
Raro �, che uno troue, ® dia il perf�tto ad un'arte
Rafiremamento delle Colonne regola,® figura
Re.
Regole delle altezze, ^groffizze delle Colonne
Regione, ®-fue qualit�
Regotatione del Genere Dorico
Re Attalici,®-lor Librerie e fatti
Replum
Refina
Riticulato murare e figure
Regifiro canon.
Ri.
45
X
45
%
45
6
4*
x8
l?
*7
6f
i
%o$
f
30
7
25*
22
IO
XI
82.
79
»5
28
37
per tutto
181
20
xi7
<s?
54
35
50
22
%66
5S
14
42
29
*5�
Pianta della Citt� fecondo i uenti
Pianta d'un Tempio Thofcano
Pianta della 'Basilica, ® inpi�
Pianeti,® lor nomi, numero,
er carrteri,e motti,
38
102
132 t?3
iti
266
i?4
54
55
Pinax Sommiero.
py.
Pythio Architetto, ®fua opinione rifiutata da Vitr.
Pi.
x6 io
Platone, ® fu�inuentione dimifurar un campo
Pleuritide
Plinthus orlo.
Po.
Porte della Scena
Poemi,® hijlorie
Pogginoli, 0 pergolati meniana
p°&?">                           49 54 er
Politura,®- fuo decoro
Poli detti Cardini
Pvlijpajlon
Pomice,® pompeiana, er doue nafea
Pomponio Gaurico
Portico di perfiani prigioni, er disegno
Porte®ragionhroimaniereedijfegni xx6 n7
202
1
%66
S9
88
19
151
i6
127
S9
130
io
84.
9
*s7
4
210
35
258
«5
48
»5
6f
5?
xt 6i®n
118 119
120
«io
Rithinus ®" MoleS
Ridottione di diuerf� corpi ad una mifura
Riprenfionedi chi comincia f�riche fopra lefuef�rze.
-ocr page 289-
r
TAVOLA
Sofficienz** deUefei cofe netlequaU conpfie PArchitetture *s
Rfc
4*
Solertk
Sole,®' fuo luogo tra i Pianeti
SolStitio
SomimcroPinax*
9
6
ai*
i3
219
>
e.66
67
«42
19
30
70
e 04
*9
**
4
IO
77
%6\ �&
Sabbione mafchio
Saetta
Salmacide fonte er fud nature
Supere che copte
Supine
Sapienza
Saffo differente dal Marmo,S elice,�ote,t Gemmi
Sasp,® diuerpt� loro
Salite ne i Theatri,® lor compartimenti
Sambuc4 inf�rumentodafuonare
Satirici
Saturno,® fuoluogo nel Cielo.
Si.
Scienze,®1 lor raccommunanza
Scalpturapma
Scannellature,® lor effetti
Scena, efua compof�tione
Scannellatura della Colonna Borica,®' fiiQ diffegn*
Scannellature donde fon uerntte
ScamiUui
Scale
Scala Syj�ema, ordinanza, Mano
Scena de i Tbeatri Greci
Scene di tre forti Comiche,Tragichs,Satirkh*
Sciograpka , vroplo,® fua inuentiom
Scienza
Scienza
Scienze prime quali pano
Scole
Scriuere di Pytbagcra breue,® con ragion cubiche
Scotta & cauetto
Scultura e pittura
Sf.
4* »*
IO          �T
54 *
%6 il
i
18
J*
<Jo
Spdcio,®' internatio che cofa �
Spalti
Spira
spoglie,e preda MannubU
Sprone deUa muraglia,
Sq.
Squadra inuentione di Vythagora, norma
St.
Stanze del Verno Greche,® lor pauimenti
Stadera, Trutina j 261 $$
Stadio
Stadio,® fua m�fura d'onde nacque
Stereobata,e Stylobata
Stelle dell'altro Volo
Stilos
Strade afte porte deUa Citt� com'effer deono
Struftura.
Su,
Subflruttionf
Subfdlia
Suhfcudes,® Socuricle
Sue�tezza in che conpfle
Suoni Vbtong�, ® quanti fono
Suono che cofa �,® difeorfo fopr�
Supercilium.
T4.
7
5*
»7*
»66 4»
»07 7
ili Ji
ut 40
«87
8
259
68
»�l
70
»4
64
JO
322
66
*7
Ji
6x
JO
ti
»J
60
tiS
t�f
Xlf
6%,
ij*
■>■$
»10
*o4
»7
«4
28
222
60
*4i
%6
%6f-
\&7
%
»9
70
7
6-7
6
IO
io
ti
\6\
?0
%i8
?9
�8
4J
9
4*
tSy
t
6\ e
164
4*
1*
4?
IX
® iti
2*
:u
t
49
7
HO
16
*49
47
141
141
49
'»4>
5*
«9?
S�
211
19
'--iti
*4*
68
*4*
71
141
9
6
61
6
97
21
24
fO
7.6
H
76.
t
141
*s
cr
�1     Si
5»o     37
«»     4*
«44     61
»44      6f
116      5.8
Se.
Tafcomum                                                          47
Tdwofo rfe i Crfpf'f o?« ^fi f�rtipeare tratta dal Libro del S�"
gnor Gian lacobo de leonardi                               �9
Tauola de i Mouimenti de � Cieli                               ns
Tauola de i giorni in ogni grado di Latitudine               120
Tauola per porre le Stelle            da �zt pn         227
Tauola delle proportioni dell'Ombre coni Gnomoni 2ji
Tauola deUa eleuation del Sole per 4; gradi nelle bore,
®- della Latitudine                                           241
Tauola de i dritti afeendimenti                               246
Tauola del mouimento del S ole.                                148
11
Senfo ® inganno fuo,® aukertimentofopra ci�
Segno
                                                       9
Segni Cele/fi come s'intende che pan calidi,� frigidi
Segni Cekfii e lor eff�tti
S�gni Celefli lor Numero, Moto, Vocaboli, e QaraU
ieri
                                                no 7i
Segni Celefii, che fian fempr� fopra l'Orizonte
Selice differente dal Marmo, saffo,
Cote, Gemme
Semimetopa, semituono, semiuocale come s'intende
Semituon minore, ® babitudine defuoi eflremi
Semituon minor e, Dief�,
Semituon maggiore, A potome
S�faitiiono non uuol dir mezzo tuono a punta
Senario numero leggi numero Senario
Senega,® fuo fiume detto N�gir
Seffanta � numero commodispmo,® perche
S�fla perche � cop detta
Seflaminore
SejUmaggwe
Settima minore.
si,                   '
Significare ®fegnar�
Simmetria doue nafee
Siine
simmetria che cofa �
SimiglianzaneU'operdredouemfce ' " -
Siflilos
Sifiema^caU^rdinAnz^e M<ma
So.
40
Te.
Tempiritondilormifure,e difjegni da cxxv pn cxxvn
TempioTofcano alzato
Tempi da ejfer fatti fecondo le ragioni, e parti del Cielo
Templa,Tempiali
Tempio di Rame
Tempi,® lor luoghi
Tempi,® lor decoro
Tempi delVHonore,® deUa Virt�
Tempi affetti,® maniere loro
Tempo, ®fue f�rze
Tempio ritondo Monopteros in diffegm
Tempra d'acqua per Horologi
Tenia
Tetracordi ® lor diffoptioni
Terrapieno
Tetradoron
Terra,® fua qualit�
TeSa deU'huomo
Tertiarium terzera e figura[M
Tetracordi de � tre Generi
Wti del C
elo txf *
io* 72
iji 7
19 H
6z 7J
�6 7i
67 »
74 *o
er 76 8
9* 7�
cxxv
24<J per tutto
9* 7$
«4j per tutto
jo 7%
4* 77
4* **
6j 36"
121 73
441 io
Socrate Sapientispmo giudicato dati? Or�colo >& perche %s
-ocr page 290-
T A V O
t A
terrier' fuam�/Ura fecondo 'Bratofthcf�
Terreno buono da fondar*
Tetartcmorion Diej�.
Tb.
Vero w pi� modi e «e l?e ee/�
Veflibulo, ejrfuo ornamenti
Verf� delle Meteore                   19$               i^»
Venti, o-lor nomi e figure
Venere, cr fuo luogo trai pianeti
Vefperago
Vento, che co fa �, er difcorfo fopra i imtti
Venti,che fanno infirmiti
Venti, er lor numero e figure.
Ver fura.
*7
tyS
s
19*
ti
3,1;
so
SI?
4
U
34
»9
J4
e �S
1*1
�@
$6 ,
?o 4?
»4? 41
Theatro gr fui conformatone                                          �y0 ^
Theatri de Greci er de Latini differenti                            lf0 7?
Theatro e difcorfo fopm t?8     4o l?9 per tutto
Theatro de Greci differ�te da quello de Latini e diffegno %6j
er t6g
Theorica della Luna                                                    %t* ^0
VL
Vitr.Staturae Studi fuoi 41 29. A che tempo fu, co*
me fu nodrito
y 15 che officio hebbe, che genito*
ri
5 2j Che Precettori, che natura, che opere fece
. come fcriffe,� chi dedico Coper�, 4 chi fu grato $.
Theatro di M. Separo                                                  u9
Theatro,?? origine e nome                                            X}9
Theatri di Curione mirabili                                                ! ,>9
Theatro di Marcello in Leone-                                           l?9
Theatro di Pompeio                                                         t}a
Theatro diCornelio BdUto                                                l�9
Thyr ornata                                                                       ttg
30
2*
??
40
40
4*
So
4*
<?7
Vida a" fua f�rza. Cochka detta
Vita degli huommi antichi
Virt� de i pr�ncipi^
7,6%.
4*
8
8
Thyras                                                                          tt7
Theatro di Pompei®                                                          7 <g
Tholo,Lanterna                                                         exxvt
Theorica fopra il moto de i P ianeti                                    z i ?
Theatri di Curione cr come fi girnuano, pof�o mi fin del libro*
Virtualmente contente che cofa �
Vini dwerfu
�».
Ti
toj
4
Vniffono chi cofte*.
117
.4?
94
*
Ve,
2<»J
Voce, cr fua diRintiohe,e moto 14*
Voce cfoe co/«j �, cr difcorfo fopra
88
4?
Volute er /or pgnifieato neUe Colonne
37
Voluta
&.71S
>9:-
Vocaboli delle arti nati da necesf�t�
Voluta del Capitel lonko,pofio infra dd Libro.,
V.f.
to|
9
167
6
Vfanza nelfahricar
319
Vfo
49
�9
Vfo cio� dffueffattione
107 j
9
Vfo delle parti
129
Vfcire il fangue*
2J7
4
*47
tfo
Vt.
2}6
il
4?
5J
Vtilit� er Verit� dd precetto dell'arte
SS
77
Vtilit� che cofa t\
12
z
J&.�?» ■■, .
14»
40
Kanto f�ime perche icof�dett*
t4�
*tf
Tigne
Timpani.. Quadri
Timpano
Timpano da eauar acque.
H* **
6-f 7* ,4-E
i;p 71 er *4°
104 2»
' 9i 47
t»7 W
Te.
Thorui detto Stims in Grec»
Torri, er /or ragioni
Torcokre, Tornio, cr fuafabr�ctt,
Tjv
Tr anitra, Catene
Tragici'
Trammontana, crfuo flt»
Tratte
Triglifo                             *4 7*>
Tri«if
Tr�fpafioi
Tribem�tono, Sefquitono, terzi minore
Trochlea/ecamuf, taglia
Trochite
Trochilm
Trofia
TU.
Tuono non fi parte in due parti eguali
Tuona che sof� L
39
*7
$
61
s
61
37
2
4-9
s*
er
8 %6. e 27
197
Xf.
X j/I/4e Paleftre e br ed�ficatione.
Z�ga,eZig�4.
%�i 40
Variet� partorifcc diletto, W conformiti faftidm 4.6    14
Vaf� dei Theatri, eylorcoUocatione 148   
Vaf� del rheatro non folo faceuano la uocechiara,md un*
ieuano confonanza. * $0      n
Zi
54 »�
va';
Vdire, cr jwio-e frumenti del ftpere.
Ve,
Vetfef, P/roni, � Stanghe, Mocblton
Venetia,
CT /�o fuo
Vcrfx delle Meteore
2».
Zoit�co per gli Horo/ojji
Zon<< <fe i/eg«i detta Zodiaco
Zodiaco, er fua inuentione
Zof�ro
Zoilo, er fua pena
Zodiaco eyfua inuentione efegn�
Zodiaco triangolare per porre ifegm.
3?pe
240
2tO
SO
2IO
60
97
8
181
4?
219
s*
tt
2$6
IO
4*
;
44
ss
37I
ERRORI
-ocr page 291-
ERRORI Piv IMPORTANTI.
Cheleggi perche                                                        108
Non intende per tetrafiilos, ne proflilos, ne antphiproftU
los
, <t!me«o di modo cfce egli ha detto nel Terzo Libro,
Pianto leggi piano
Reccate leggi recate
Ragionar leggi ragione
AUa leggi deUa
Scannerete leggi Scannellati
AUa leggi deUa
Seruici leggi feruirci
te calce leggi la calce
l-oggi leggiloggie
Heuer leggi bauef
Et non ci mole
Area, leggi aere
Caio leggi c�do
Dif�aranno leggi disfaranno
Da leggi diue
Accompauano leggi accampauam
Difion noncimok
Tref�o leggi prefo
Belle leggi bolle
Trochiere leggi Trochite
7
64,
18
76
25
So
*7
28
25
S6
26
60
27
*0
28
4*
28
**
28
*9
28
SS
%9
s
*9
io
*9
31
»?
2J
*9
3?
4*
48
II
48
eri
49
S*
50
%
Si
12
fi
*4
Si
28
ss
4Q
Sa
27
57
68
59
7o
60
47
6�
6i
64
*4
�4
3$
6}
$
76
2
77
j
8z
JO
88
37
h
�$
9*
%s
tot
2t
tof
22
io*
2J
S�
Io ij�ejfo dico � car.
LecelileggileceUe
Tra leggi era
top infine
nz 15
112
41
4<f
■}*7?
;?o
."?*
MS
S6
3S
01
Quelle fronti leggi quelle delle fronti
Ma di quadr. leggi Ma f� di
Da due quella, leggi d� due di quelle aWalt.
Vono leggi uano
Ma, leggi ne di due f�ri
Autori leggi attori
Tuteum leggi pluteunt
Mobile leggi molle
Hetle Mcileggi non nelle noci
Nella figura del Diatonico eguale la doue � g. poni 1.
Qtie�a parte leggi quelle parti
11*
."'Mi?
Il6
Mi.
*i7
*iS
tji
141
142
147
TS2
le figure nel quinte delle confonanza,er delle difianze
muficalifono trappole, ma occupa il luogo deWaltra.
Molti leggi monti
                                                     tjs
Detto leggi dato                                                        181
Cafaleggicofa                                                          i8z
Calle febeo leggi CaUefcbro                                                         % 8%
Gitamfio leggi ghnnafio                                              *88
Defchi leggi difebi                                                      188
HauereletegoleUggihauerefopr*                                188
Egli uede leggi non {tede                                               18$
7%
�S
8
J4
t
4
7
39
4*
W!
2
4*
29
sa
34
49
46
Cimenti leggi cementi
t »
Par taleggi parte
Sparfo leggilo
Harice leggi Larice
Clor leggi color
Qhia re leggi chiare
Quefii leggi quefie
R ejia. Dipoi, leggi reit� iapoi                 ,%
l*'of Hgihf
Materia leggi wifura
Deflre leggi diftefe,� allargate
"Vndiece leggi undici
lifaleggi ilfe\
Quanto fera leggi quanto fer� locaci®
Confiderrare leggi confederare
Vianbo leggi piombo
il latino leggi in Latino
Aphigi leggi Apopbigi
lettere citate neUa Bufa Tbofcana non fono fl�t� j>ofle t«4
la ragion fi piglia daUa Bafa Attica
Varie leggi pare
"Soglio leggi f�glia
Anguli. Leuolute, leggiangulik uolute
Uonnonciuuole
Vago leggi lungo
Maurafia leggi Mauruf�a
S'inforza leggi f� rinforza
188
*9J
*9*
Sono leggi fono per leflrette uenedaU� f�rze deh feir�to
fcacciate fuori
Preteo leggi Preto
Di nobilita leggi la nobilt�
Da feender leggi i'afcendef
196
198
201
201
202
214
214
z66
7-J*
Ctenri leggi centri
Ad una per capo ; leggi una per capo ai unafianga
Eccentico leggi Eccentrico
Et ini le lettere deUa figura iifopra nonno alla figura di
fotta
, e quelle deUa di [otto <�<t iifopra, & iui e 2 lo
Epiciclo kggi 1.
2.
                                               61
luogoleggilungo.                                                      x%$ tg
t°S 17
l�CAPiteh V
-ocr page 292-
il
O'
L Capitello ionico, del quale i carte 94., nel Terzo libro hauemo fatto ment�one. Denominato fu da
?/« Ioni, che prima lo fecero con la maniera fuelta dea"e colonne di otto tede � mezz* � Q»*#0
n0a
minarono Puluinato perla ragione,chet'c dettaaltroue, imperoche tutta quella maniera rappre*
fenta alcune gonfiezze �guifa di puluini,
0 piumazzi - Le parti, et i uocaboli del detto Capitello, da
ejfer dichiariti fono quef�i: Abaco, Volute
, Cimafej, Quadre , Tetranti, Catheti, fOcchio, & fM
centro,iCanali,i Balthei deipuluini
,gli Afii delle uolute. Nel prefenteluogo noi dichiareremo
quefti termini, accioche hauendo poflo nel prefente foglio la uoluta, e il Capitello in forma pi» gran*
de ;tgli ci fta manifc&o in una facciata tuttala prefente matem in fcrittura,
cr in difegno. *bdc0
adunque fi come efpofio hauemo � carte
8 9, e quella parte di fopra del Capitello, nella quale conuen*
gono tutti i Capitelli di tutti igeneri,
cr � come una tauola quadra, che in uece di coperchio di fopr�
___________________ fi poneua alle colonne ,� dipiti di legno. Etper�teone chiama operculo quella parte. Volgarmtn»
fi chiama Dado, bench� inpropiamente, imperoche fi bene � quadrata come un dado, per la fua origine � tratta altroue. Voluta � qu1"**'
invoglio, che uolgarmentefcartoccio fi chiama ,
er ancho queilo e lontano dalla propiet� dell'origine, imperoche come dice Vitr. nel pri*
mo cap. del quarto Libro, gli Ioni p� fero le uolute come capillatura ornate, e crefre , er innanellate, rj ornarono di cimaf�, er frutt' *
fronti di effe in uece di capelli, cr per� fi uede quanto impropiamente per non intender l'origine delle cofe, cr per reggerft fecondo alcune
Apparenze fi
«w mutando il uero fentimento de i uocaboli delle cofe . Cimafarche in Greco cimatio � detta, � ritonda, e gonfia a /�migiM"**
dell'onda, cr per� � detta undula da L'Alberto, come picchia onda, quef�a asfmigliaua ancho ad un piumazzetto, che Pulumo fi chiama*
& per dtuerfi rifletti ottcne diuerf� nomi. t�el Capitello Dorico � detta Echinus, perche era [colpita di ricci di Cavagna, come ho detto,
che Echini propiamente fi chiamano. Et per� nel Quarto Libro al preadegatoluogo vitr. dice,
cr Encarpit pr� crinibut difpof�tis fronte*
ornauerunt.
Nei Capitello Ionico fi chiama Cimatmm, per la detta ragione , erper� gonfiata come ornamento della fronte deue batter *
torno la uoluta dolcemente inuolta
, che pari ciedere alla durezza della Cimafa, come fi uede nel diffegno fatto la Voluta effer i termini
della detta Cimafa,
cr quello � ancho uno de i belli auuertmenti, che fiano nel fare la Voluta. Quadre ft chiamano le quarte parti dt
tutte le cofe. Et ancho tetranti � il quadro if�effo. Catheti fimilmente fono le linee
, che uengono a piombo a baffo, & non fenza ragione
Vitr. fa difeendere tanti Catheti dxUo Abaco, perche (come io ho dettonel Terzo Libro) fono pof�i con diffegno,come termini de gli oc»
chi ,&dei centri delle uolute, cr fanno eff�tti merauigliofi,
er non fiati amertiti da quelli, che fanno profesf�pne di effer flati inutntort
delle uolute, de i quali io non uoglio effer giudice, hauendo ancho
M. ifeppo Saluiati nobile pittore data in luce, er dedicatamila dettai
Voluta, eyfcrittone di effa affai copiofamcnte,dal quale io fo, che uno mio amico di fua confesfione ne ha tolto copia gii molto tempo*
C haUaUfciata in mano di molti
cfcc fi fanno inuentori ai effa. Quello veramente, che fu l'occhio della uoluta, er il fuo centro, non credo
ingannano nel porrei nomi \ quelli, che ckiamanolo Echino Vuouolo, pare forf� loro, che quelli fuffero oua . i�afce fuori dalla uoluta
ta foglia laquale a mio giudicio, era foglia di Cavagna. Balthei fono le cinte de i puluini, perche � ragioneuole, che legato fuffc f^0
inuoglio ,cbe facauale uolute, tycbc era come ornamento della fronte ,& quello tnuoglw pareua fatto a torno d'un bafione il cut capo
rapprefentaua la f�rma deW occhio,
er il detto baftone fi chiama aff� dcUa uoluta, CT quef�a � la dechiaratione de i uocaboli, de membri
iti Capitello i richiami de i quali fono podi al fuo luogo,
cr la fimtglianz<t.delle lettere nel Capitello, er nella pianta dimofira, che le iftefft
parti, che fono nel Capitello ,fono ancho nella pianta.
I centri della uoluta fono con fuoi numeri fegnati, le (ielle dinotano le partidel C*«
fato] eie parti, che s'entra dentro per trouari termini dei catheti,& del Capitello el quale � fokmentc diffegnato la me�.
-ocr page 293-
O Cimtfim.           * jpagalo,           Q_ Apophige.           t Catbtti.
y 9
-ocr page 294-
w.
u
-ocr page 295-
\ ,..! \V,<�.
-ocr page 296-
REGOLA COME SI POTEVANO GIRARE
I
THATRI DI C V R I O N E.
3; <Q i non hauemo mi�to mancare di dar wdggzoj* chiarezza alle cof� dettt da noi ; riputando 3che chi afcolfd o
chi legge., 710,. "no hauere altro jittttodell'udita 3o della lettura _, me lo intendimento. Pero fempre 3checi�
,.-.:., ■' uenuta qualche beUa occafione di difcorrere 3non ci fiamofiancati per far _, che le cofefuffero dette piuchidrAmen-
'.- che fi tuh. Volendo, Adunque 3che fi ueda effeditamente lo effetto del girare de i The atri di Cariane
[p.
                 {fecondo che a. carte t6j detto hanemo) ponendo la opinione di Mefjer Francefco Marcolino 3 come da lui me-
defmo ci fu efeoflh. Dico che egli fi partir� il Semidiametrodel Theatro in parti dieciotto eguali3 0*fi comirxier� a numerare
dalla circon ferenzdj&doue termina lafettim'af�prail detto SemidiametroJui fi fardil Centro 3 dotte fi ha da collocare il Perno
fopra il qmle i Theatrij� deono imitandoti lo aiuto pero de i Ruotoltdi Bronco (come fi e detto nel preallegato luo^o) egli *Afi
de"detti Ruotali uogliom rifondere al C entro jcio� al Perno i & mancando fi di queft'ordine3 pare che impofibil f�a ,con quanta
forza, di fi pu� metterejche i Theatri fi imitino
; ^Auuertendoxhe i Cardini3o Perni fiano pofli l'un all'incontro dell'altro a linea
dritta (come qui fitto fuede) ladij�anz� de i detti Pprii fera di due Semidiametri 3& una decima ottaua parte del S madia',
metro dittifo 3 &uogliorso efferuditati (carne dice Pimp)amcer:da3 cio� l'uno prima j& l'altro dapoi3& lo i�ieffofi pie fare del
Theatro Latino
_, con ti Theatro Greco 3 e de i due Greci, come de i due Latini. In queflo luogo hauemo dato un poco pi� di fpacto
(^di quello che hauemo detto difopra) tra l'uno Perno 3& l'altro
; per rijfettodel piano 3che-e dij]'eguale per la piega/he fa U far-
sa w&a legatura del Libro.
                                                            ..,.'.■�           ;
-ocr page 297-
ERRORI DELLA TAVOLA GRANDE DELLE STELLE.
V O ST ^� of C oC RT E
         CCXXI.
lince 1.6 Q, 14 io tt. o. ?
NeUa /�conda parte aUa feconda col Un. 23 -�i 1? > o io S
Nenrfter?4coL4lmee 2? <*e 24 io ? ij 4.
A linee 25 « 21 o Merid. 1 30 4
A li«« 17 * �i *o 7? 1 1* 4»
Colon. prij«4 linee 18 �18 o 18 jo ? � carte si?
Nellrfprimd colonna linee 17. SI *8 10 69 4° *� "?
NeHaprim4colon.4elk ftconia-partc linee 4. * 12. 40
Merid. 2; 15 30
Alla /�conda col. Un. 2j. � io 40 Merid. 34 H 4
AUd'primacolonnalinee t? iE «o jo » i; 4
AUa terza col. linee 5 "fc tf. 4. 16 o 4
A linee 9. "Jo 1 40 I4 40 s
A linee 12 X ^er^ionalis, 4 linee 22 «s: n 4®
J<S JO 4
Lin. %6 li 20 j io j
Col. 3, lin. 22. ss $ «o O 004
li». 29 tfz 18 30 O 9 0 *
Col, j. della feconda parte Un. 1%. y 20 307? 7 4? 4
Cpl. prima lin, 30 it io" 50 u 30 Kcb. �c4r. 22<>
Linee 31. H « jo 17 o I
WeUa feconda colonna alla quarta linea leggi �b t$ io
sta
7? 38 o ? �carte
Et neH<< iftejjfr 4 linee 17 leggi * 11 jo 7? 49 *° 4
Et neUa terza col� linee « M 22 30 7? j8 io $
Et alle 29 l�nee "Jo u 40 « o 4
EtdIJe 30 "Jb 140 j; so j
Et nella prima col. deUa feconda parte � linee j "Jb 20 $0 7?
Et alle zj linee della ifteffa col y 27 40 7? 4* 20 4
Et � linee 28 deUaifieffa *tf 6 30 49 o 3
Ut neUa feconda col. �linec 25 ^ itf 40 21 »; 4
Et nella ij�ejja 4 l�nee 6 Y ai io $0 o 6
JEt nella terza � linee
14 I » to ;i> 9 4
Et� linee iy H 22 40 1? 20 4
Etilinee 17 H io 30 7? io 20 <J
Nella primacolonnalinee 20 ^p t, jo j. io. j
          «3
HeUaterza col. linee 27 jsss 8 yo 7? 31 jo <S
Alisee 29 ss*: 16 10 7? 2 30 oK
Nefla|>riWcoI.<iea<</ecoiirfp4rte�Hj. is X * ,0 7? J* jo 4
Alla terza col l�nee 18 ^ 9. o, 7!*, io 40 j
A /inee 20 ^ 16" io Merid. 604.
NeKdprimrfcoi./m. itf *tf 27 5© 7? 5 o. $.
»H
e*
4
7
Dijianz* leggi differenza                                           2*5>
Jaceuano leggi nonfuonauano ne fi                           *^7
Col feconda lince 7. H 22 io 3 20 /.
Eineij ultima jo r�f 2. 1;. $. t
Col. terza linee
17 ^ i? o fi? 7 ?o 4
JLjp canne leggi aHe canne,                                       *^7