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IN VINEGIA PER FRANCESCO MARCOLINI CON PRIVILEGGI. M D LVI.
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yiiKrtóTMiSTORiaOH ÌNSTtTUUT
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LLO IL LV STRISS IMO E
REVERENDISSIMO CARD IN AL
DI FERRARA D. H IPPOLITO DA EST E
DANIEL B ^C R B o€ -R 0 ELETTO
DPAQ..VII/EGGIA. S.
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=tJ É BELLE inuentioni de gli htomini Jllifirusfimo, & Reuerem
'$tf mg Signor miofatte a commune utilità portano^ chi non là intende merauiglia?& a chi le intende diletto grandisfimo , pcrcUla pellifa* re, che la natura fiaitifita, efiperata dalÌartè,aquefii fatta migliore, <&»-perfetta.. Et benché le cagioni delle cofi belle alla maggior parte nafiò? fé fiano, niente dimeno il commodo, &:il piacerezuniuerfàmeiit&dàtutti ____________________. spronato, èfentitq. Terqueflaragioneeffindoioficùrodit^
fi*1fvfipton gran fatica, allo fludio della ^architettura , come di cofa, che abbracciatutto itklla \
delleinuention^cbe: fipoffa trouare acommodita,e dilettoci chi ci urne. Lo appoggiagli quefla-alta^ efatk-afe tmprefk.èfiato Marco l^itmuio, antico^ buono , e filo ^uthore,ilquale come atmhàejlr* t&ndìaJDomimi^ Latini , aiutatodalla pròpria^inclmatiom, ;, * €portato[dal piacerenaturale&fipere , fi diede allo fludio , G7* alt opera di figloriofk ^Arte-^m ;
CapàmUefiraJ^meilì^mefiona^dumte^ riduffe in uno tutti ipiù jcielti precetti di effa, ^>facendone comearicarpale diede membra , & parti conuenientisfime, di modo, che fi può uederé
carneintiera,®' compitalaformafia. P"ero è che come unafiatuanuouamente difatterrar itroua* tahitkfagno di móki acconciamenti , o- abbellimenti , perchepojfaejfèr ueduta netta ,& polita da quelle-macchie., che {tempore lo bttmoreìe batterà fatte , cofi queflo ^Autbore ha contratto in fé, per moltécagiòni moltidiffeiti-, 0- molte ofeurità, doueeraneceffaria racconciarlo, ®*faf£, che lefie bellezze fi fiopriffiro, acciachepoflo in alto luogo carne un merauigliofo laiiqrofuffedattitti riguàn dato: al cbeeffendomiiopoflogia molti anni con amore ?fludio, e fatica non picciola, cercando dà ogni parte aiuto, e configlio ? mi fon forzato di andar deliramente nel polire di cofi eccellente fattura,neh la qualetóbo trovatoti tèmpo batter fatto"danni grandisfimi, e gli B'fiofetori ingiurie■moltonotabili, peròancb io benefieffo ho temuto di non.effer troppo pefintedi mano, &> che la mia pomice non fa fai ta troppaoffra , &lofluccarc doue era corrofo troppa di ferente dahiera, & illufiropoco dolce ,p* artificiofo » La doue penfdndodifarbene ,& di fare che gli errori mei ,xhe poffono effer molti jq fi ano; del tutto leuati > ò in parte coperti, riccorro a uoi Illuf rifimo ,0° R euererìdifiimo Signoripio^;. ' ,Z? con quella ficurta che piglia ogni fludiofo di tutta la Europa , conofeendo gtà mólto teihporbtimafi yttitd, bontà, &* giudicio fio, chiamo, e richiamo la fiaprotettone ? ^ le dedico, tanta ntia fatica " ìaquàleprima,che J^\ S. Ilhfirifimafapeffedouerletfferconfecrata,sbaucu dere,p-a fkurare. Uora maggiormentedi bonefioobbligovelia fera tenutafattor irla, <&come, quella , che ha tutte le canditianidi eccellente architetto, tra le quali é fbumanitd , &.piaceuojez* Za, congiunta con fomma dignità ? e grandezza ,fopportcrd i miei difetti,.coprirà glierrqrij^ farà rifplendere, quel poco,, che fera mediocremente buono, ^meferd affai, che allcgatidoafauo^i <mio jkFabricbe Regali, che ella ha fatte in Italia, in Pranza )& doue è fiata, con teffempio di . quelle io/aliti le regole,®» i precetti contenuticeli opera mia ♦ 'Perche battendo uoi gettati i fonda» menti fidi', O* duràbili nella eternità della uirtù,lo/f>lendor'délfangue^ la; copia dei beni, e delle rie* ehezze ,la grandezza dclladignitd ,ui fanmriguardeugkf carne Un or nato , e celebre Edificio, alla - cuifimiglianza ? chi non cerca di formare la? uitafita? èintuttafuori dellafirada ) edeluero camino. |
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DI DIECI
DEL L' ARCHI TETTV ' I . M. VITRVVIO TRA'D'.VTTI
ET C O M M E N T A T I O A M O N S I G N O R BARBARO ELETTO D* ACQ^VILEGGIA. |
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On il nome d i dio Gloriofo io Daniel Bdrbam nobile Veìietianonti fono pcflo ai effone*
| re, cr interpretare i dieci libri dell'A rchitettura di M. Vitruuio. Mia intentione è fiata con qualche bone* fta faticagiouarc àgli sludiofi delle artificiofe inuentioni, er di dare occafione ad altri difcrtuere più ehm rumente di quelle cofe, che per alcuna cagione, {come che molte humànamente auuengonofmi ferannodai* le mani fuggite. Ecco benigno Lettore, che io non diffiderò premio fenza fatica, ne con npojo arricchirmi cerco de i beni altrui,giù ftamehie richiedo la tua gratitudine, kuomim nati fumo, er ciò che procede dalla humamt.l e atto di noipropio, a" naturale, che uerfo altrui fi efferata , mperoche ad altri uiuiamo, er l'un l'altro aiutanto . Solo Iddio nella fua-efjenza, €T infinità raccolto bifogno nonha dicofa, che non fa elfo, ma il tutto è di fmgrafia bifogneuole. Godiamci adunque di quella, cr fenza inuidia porgendoci man no di pari pajfo tentiamo di peruenire à quella bella uerità, che nelle degne A rtifi trcua, accio che con lo l!? jflendore della uxrtu,zj delia gloria fcacciamole tenebre dello arare ,.©r della morte. VITA DI VITRVVIO.
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I Arco Vitruuio fu al tempo di Giulio Cefare, uiffe ancho [otto ilhuono Augafio ne gli anni ddmondo,;t ; $> .%rdi
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_H duffe a i termini della ulta, ne altra memoria altrouedi luì fi troua, che lejue propiecompofitioni, dalle quali fi ha quatt
tojic detto fin'bora, er prima netta dedicatione deli opera dice. ì<3 |
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- — A hauendo il Concilio de i Dei quello confccrato ài troni della immortalità, & trasferito nel pò*
. I ter tuo lo Imperio del Padre, lo ideilo mio ftudio nella memoria-di lui refendo fermo, in te ogni j fàuofe tenne raccolto. Adunque con Marco Aurelio . P. Minidio, & Gn. Cornelio fili fopra : i appareccnio delle Balille, «Scdelli Scorpioni, & alla prouiiìone de gli altri tormenti , & con esfi 9| loro Johcbbkh molti commodi, iquali fubito che mi concedetti, molto bene per la racconimanda* jtlOI1Ci tl,a^ole^aa"coilo^cimentoferuafti . EtperoeiTendoio per quel beneficio tenuto, &ob* so, cne io non haueuaà temer ne gli ultimi anni di mia uita la pouerta , io ho cominciato a feria |
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nere quelle cofe,
Uè/ proemio del Secondo libro,
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» imperadorela Natura non ha dato la grandezza del corpo , & la Età mi ha deformata la faccia, & la infer-
, la cioue eiìencio io da coli fatti prefidij abbandonato, io fpero per mezzo della feienza, & per me grati e rendo àiiìici progenitori,! quali approuando la legge de gli Atheniefi am-
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Nel proemio
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ddlltnh^™ dg{L mPertti> ^ ummnlfC£ con c"ore, er con fede quelli, che uogliono fabneare ifegm certisfimi della bontà dettammo,??
i eua innocenza ella ulta. Scrijfe dieci libri della Architettura (come egli afferma nel fine dell'opera,) cr fiotto uno affetto, er in un corpo la
" f.@ e $™tl, ' KU* * benefitio di tutte le genti, come egli confejfa nel proemio del quarto libro, il modo che ufa Vitr. nello feri*
prima ordinatamente, da poi con fempUcità di uocaboli, er proprietà di parole, del che egli ne rende la ragione,
Ma poi habbiamo altre difficultà, le quali o nero
■ielle grandi fono, er potenti, cria prima, e ilpocofape*
■nfanofaper affai, eyjono come Softfti,cr uantato*
mancamento degli ejfempi,fi delie opere antiche,co*
me delie pitture, che ci promette Vicr.nelfine di cufcitn librc.Quelle ajfci ci infegnerebbono,z? non a laverebbero ti carico di più prefto in*
.. aouinare, che approuare la uerita delie coje. Ma io non uorreicheperquefìa ragione alcuno sbigottito fi rimoueffe da fi bella ,& lodava
i.ìtpreja, mila quale molti di genero/o animo affaticati fi fono, ej di nuouo s'affaticano, er s'affaticheranno ,ffer andò che la fatica, er èli"
* genza di mortali fu perfuperare ogni humana difficultà.
lo per quejia ragione ancho aiutato dal diletto ,er dallo jìudio che riuiue in molti, che fono à nosìri giorni, mi fono pofìo aU'imprcfa, aUaquak è
tempo homai di entrare.Per dijf onere adunque gli intelletti, acciò che meglio fta loro dimofìrato ilfentiero, er tifine alqualc deono pcrueni*
re, dirò che cofa e Arte, onde nafee, come crefea, <j che peruenga. Dijtinguerò le Arti, Kltrouerò l'Architettura, ej le parti di effe, di*
chiat•ondaci'ufficio, er tifine dello Architetto.
A Hi PR.O-
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PROEMIO,
Tver.se fono le qualità delle cofe ,trale quali una èt che habito fé dimanda, fecondo che fi dice far buon'habito ,ef*
fer bene habituato, er fimiglianti modi j che dinotano, ò prendere , ò pojfedere una qualità, che di là doue ella è diffidi* mente fi pojfa leuare . Sotto il predetto nome ogni faenza, ogni arte, ogni uirtù, er ogni uitio fi comprende. Da quefìa cognitione lo intelletto tragge due cofe, l'una è, che egli conofce la importanza di apprendere più uno habito, che un'altro, là doue non è da marauigliarfi fé alcuna fiata non fi fa profitto nelle faenze, er nelle uirtù ,l'altra e,che non cofi ageuolmen- te s'acquijiano i belli habiti, ne di leggieri alcuno merita effere con i chiari nomi di quelli chiamato, il che cofi efendo Fhuo moauueduto s'affatica, erpratica con leperfone Eccellenti, ernon feduce fé medefimo credendo di fapere quello , che egli ueramente non fa. Dtuidonfigli habiti in quejìo modo, che altri fono dello intelletto, altri della uolontà nojlra. Gli habitidello intellet- lo to.Sono di tre maniere. Alcuni nonlafciano lo intelletto più al uero, che alfalfo piegare, come è la oppinione, il foretto, la Credulità. Altri uolgono la mente humana dal uero,er di fermo alfalfo la torcono; come fé alcuno dafalfi principij dtfpojto, al uero per modo alcuno confen* tir non poteffe, er quejìo mathabito,fi chiama ignoranza praua. La terza maniera di habiti e quella che auezza l'intelletto al uero di modo, che egli non fi può aUafalfìtà, er all'errore per alcuna uia riuolgere;degna ueramente, er pretiofa maniera, come quella,che lieua le infiali* Vita della oppinione ,fcaccia le tenebre de Uà ignoranza, er induce la certezza, la chiarezza ; ©" la fermezza del uero. Ma perche il uero nette cofe diuerfamente fi troua, però molti fono glihabiti dello intelletto circa il uero nelle cofe. Dico adunque nelle■'mentihumane effer uno habito del uero, che di necesfità auuiene, er uno altro habito di quel uero, che non è necejfario, che auegna, detto dafilofofi c5tmgente.ll uè* ro necejfario e quello , che per alcuna uera, e certa ragione , ò prouafi concbiude, er altra di quejìo uero necejfario e quello, che fi piglia perprouare una co fa, erappreffo quel tutto infume, che della proua, er della co fa prouata e comporto ; uero necefjarwfe dimanda, U on* de tre maniere de habiti dalla predetta diuifione ci fono manifejle. li primo e nominato faenza, che è habito di conclujione per uera, er ne* lQ cefiaria proua acquijìato. Il fecondo è detto intelletto, che è habito de t principij, er delle proue,er ritiene il nome della potenza dell'anima no' fira, nella quale egli fi troua, li onde è Intelletto nominato, imperoche allo acqui fio di quello non ui concorre altro habito precedente, ma conofeiuti i termini, cioè fapendofilapgmficatione de nomi , di fubito l'intelletto fenza altra proua folo da diurni Raggi illujìrato conofce, er confente effere il uero quello, che è prcpojlo. Vero Dante chiama il conefamento di quejìo uero,Vrima notitia, e?' quel uero. Primo uero, i Eilofofi Primi concetti, dignità, e masfime fogliano chiamare. Dagli habiti predetti hanno hauuto uigore, e? forza tutte le Mathematìce, perche quefie prime tiotitie picciolefono di quantità, ma di ualore inejìimabile. Per fapere adunque concludere molte cofe da i propi princi* pij, che altro non è che hauer faenza, bifogna prima acquifiarfi lo intelletto, ciò è l'habito che conofce i principij, che io in quejìo luogo chia merci intendimento per non confondere i uocaboli della cofe. il terzo habito è detto fapienza, che è pronta, er fiottile cognitione delle prone dlleconclufioni appplicate, er come l'acume della Diuina intelligenza penetra per entro al mezzo d'ogni cofa, cofi ad uno rifuegliamento dello intelletto habituato in molte fcienze,er molti principij fi ritroua il uero,et ifopradetti habiti fono dello intelletto, circa il uero neceffa* J0 rio, cioè circa il uero, che non può effere, che non fu, ne i quali non fi ha ntrouato quello habito , che noi Arte propiamente chiamiamo; dico propiamente, perche horafi ragiona con i propi, er ueri uocaboli delle cofe. Bora uediamofe negli habiti, che fono d'intorno al uero, che contingente fi chiama, fi troua l'Arte. Dico, che nelle cofe fatte dagli huomini, perche dipendono dalla uolontà loro, che non più a que* fio che à quello e terminata, fimanca di quelle necefiità, er altre di quelle fon pertinenti alla unione, er conuerfatioue, altre conuengono atta utilità, er commodo uniuerfale. La Kegola delle prime è nominataPrudenza, che è habito moderatore delle anioni humane , er ciuilL ha regola delle feconde è detta Arte, che è habito regolatore delle opere, che ricercano alcuna materia esteriore, er fi come dalla prima fono gli huomini chiamati Prudenti, Giudici, er Rettori, cosi dalla Seconda fon detti Architetti, Soldati, Agricoltori, labri, er finalmente Artefici. Dalle già dette cofe ritrouato hauemo, che f Art e è habito nella mente humana, come in uero fuggetto ripojlo, che la ditone fermamente à fare, ejr operare drittamente, er con ragione fuori di fé, cofe utili alla uitascome Prudenza era habito, che difponeual'intettetto à regolare la uoluntà, perche habituatafujfe in quelle uirtù, che alla unione,er bene della aepublica, er della famiglile? di fé jìejfo conuen* 40 gono. La ondegiujii, modejii, forti, piaceuoli, amici, ueraci, er infiamma buoni, er uirtuofi diuentiamo, er di più quafi Semidei per la uir* tu heroica fumo giudicati, Fia lafciamo à dietro le e ofe, che non fanne per noi,er ritrouiamo il nafcimento dell'Arte, fecondo che promejfo hauemo di [opra. Hafce ogni Arte dalla ifperienza ; ilche comefia dirò breuemente, dimojirando che cofa è ifycrienza '■> Da che nafee, come fia fonte dell'Arti, ijfierienza non è altro, che notitia nata da molte ricordanze di fimiglianti cofe àfenfi humanifottopojie,per lequali ricor danze ìhuomogiudica à uno ijìejfo modo.Eccoti lo ejfempio, Ne/ conofeer una cofa ui concorre prima il Senfo,dapoi la Memoria, er di piti la comparatione delle ricordate cofe, hauendo Vhuomo per uia defenfi comprefo che l'AJfentio ha conferito à quejìo, &4 quello nella debo* Uzza dello jiomaco,cr ricordandofi di tar<:jfetto,ne caua unafomma d'uniuerfal propofitione, er dice. Adunque doue è debolkzza di fio* tnaco l'AJfentioègioueuole,CT buono, llfimilepuofare delle altrepiante, er da molte particolari, er dijìinte lff>erienze col mezzo della me* moria può trarre le propofitioni uniuerfiali, lequali fono principij delle Arti.Vlfperienza adunque è fimile all'orma, che ci dìmofird le fiere perche fi come l'orma è principio di ritrouare il Ceruo, ne però è parte del Ceruo. Perciò che il Ceruo non è compojìodi orme, cofi Yifìpe- fa rienza è principio di rìtrouar le Arti, et non è parte di alcun'Arte, perche le cofe àfenfi fottopojie non fono Principij delle Arti, ma occa* (ioni, come chiaramente fi uede, perche il Principio delle Arti è uniuerfale, er nohfottopofto à Senfi humani, benché da Senfi fiato fia tro- uato. Ma che differenza fia tra la lffierienza,tr l'Arte, fi uedrà confederando in quejìo modo. Certo e che quanto all'operare non è da l\\r* te la ifperienza differente. Percioche tanto in quella, quanto in quejìa uenendo al fatto fi difeende all'lndiuiduo, perche le anioni fono circa le cofe particolari. Ma quanto alla forza, er efficacia dell'operare gli ejf erti fanno effetto maggior e, che quelli, iqualihanno la ragione uniuerfale delle cofe, er peròjpejfo auuiene che lo Artefice ineffierto, auenga dio che egli habbta la ragione nella mente de gli Arteficij, erra però,er pecca bene ffieffo,non per non fapere, ne perche la ragione fia men uera, ma perche non à ejfercitato, ne conofce i diffvtti della mate* ria, che molte fiate non rifponde alla intention dell'Arte. Con tutto quefio f Arte è più eccellente,er più degna della iffier lenza, perche e più uicina al fapere, intendendo le caufe,er le ragioni della cofa,là doue la iffierienza opera fenza ragione. Appresolo intelligente Artefice e più pronto à rifoluere, er dar conto delle cofe, che ilfemplice, er puro effierto, la onde l'Arte è alla fapienza, che è habito nobilìfiimo,piu prò 6a pinqua. Segno manifiejio del fapere è il poter infegnare, er ammaefirare altrui, percioche la perfettione confijle in poter far altri à fé me* defimi fimiglianti. Et però VArtefice che è quello, che intende la ragione, può infegnare, erfare un'altro fefiefio quanto ali'Arte- fua, ma l'effierto non cofi, erfe bene Uberto ad altrui dimofira come egli fa ,nonperò è atto à darne conto, non hauendo l'Arte, er la fua dimojìra* tione oltre ilfenfo non fi ejìende, er èfolamente in modo di uedere congiunto con alcuna opinione, ò credenza ai colui, che uede, ilquale in fimil cafo fa ufficio feruie imperfetto, er lontano dall'ufficio dell'Arte, cr però Vitr. uuole che la ljf>erienza fia con la cognitione accom* pagnata. Come adunque nafee la iffierienza, che cofa è,erin che modo l'Arte da efia procede chiaramente s'è dimojìrato dalche fi comprende efier due maniere d'ljfierienza,l'una che all'Arte è propojia, cioè che fi fa prima che l'Arte s'acqutjii, come è quando fi dice io faccio ijperien* za-> er uoglio prouar fé mi riefee alcuna cofa,er quejìa è come fónte à fiume.Valtra che eccita, er defia Parte, che in noi fi troua. Et fecódo l'Arte la esercitiamo. Egli fi può anche dalle cofe predette uedere che l'ijperìenza piuferue all'Arti che per inuètione s'acquijiano che à quel- le che per ammaejlramento s'imparano. Il nafeimento dell'Arti da principio è debole, ma col tempo acquijia fòrza, er uigore. imperoche 70 ì primi inuentori hanno poco lume delle cofe, er non pofiono r accorr e molte miuerfali propofitioni, per lequali l'Arte s'ingagliardifca, per che tempo non hanno di farne l'iffietknza per la breuità della ulta; ma lafciando à i pojieri le cofe da loro trouate, feemano la fatica di quelli, aggiugnendoli occafione d'aumentare le loro Arti, per la molta forza, che ne pochi principij fi troua, perche fi come nella mente fi concept la moltitudine de fudditi fiotto un Principe, cofi molti concetti dell'Arte al fuo principio fi riferirono, er per quefio di gran lode fon de* gni gli Inuentori delle cofe iquali trouato hanno i principij fenza rijfiarmi odi fatica,dai quali il compimento ,er la perfettione dell'Arti pemiene. doue fi può dire che la metà del fatto, è nel cominciar bene. Et quifiu detto affai d'intorno atta diffinitione. Origine, Acer efcimento, erper-
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PROEMIO. 7
& perfetthnc deW Arte. Rejld che io iìfiìnglliVArti fecondo che io di far promisfi difoprd. Certo ts non taglio fareìtt queflohiogo una
fceltd di tutte l'Arti paratamente, perche troppo ritarderei ìinteniunento di chi legge, er poco giouerei. Lafaerò 4 dietro quella fignfica- tione uniiterfale di quefio uocabolo Arte, che abbracciti l'Arti liberal', delle quali trefono d'intorno al parlare ,gr quattro circa la quan* Ut ànd'intorno al parlare,é la Gratti, la Keth. la Logica. Circa la quantità, e la Geometria, la Mufica, l'Astrologia, t'Aritmetica. I.afcie* rò le Arti uili, er baffe, che degne non fono della prefente confidtrat'wne, ne del nome_ dell'Arte. Non ragionerò di quelle Atti, er Do tiri* ne, che ci fono da iddio inspirate, cornee la nofìra Chnfxiana Theologia,perche bora non fi tratta à quefio fine, che rittrouiamo tutto quello, che/otto il nome di Arte fi contiene, imperoche non è al propofìto no&.ro. Si che lafcierò le Diuinationi, che me)(colate fono d'wjfiiratione di* uina,zT imitione humana. Sono adunque al prefente bifogno di quelle Arti necefjarie, cheferueno con dignità,^ grandezza alla tommodità, ©" ufo de mortali, come è l'Arte di andar per mare, detta HauigationeJ.'Arte militare, pArte delfabricare, la Medicina, l'Agricoltura, la j Venatione, la Pittura,^4 Scoltura, er altre fimiglianti, lequali in due modi fi pcffono confiderare. P rima come difcorreno, cr con uie ra* gioneuoli trouando uanno le cagioni,?? le Regole dell'operar e,da poi come con prontezza di raano s'affaticano in qualche materia citeriore, di qui nafce che alcune Arti hanno più dalla Scienza, cr altre meno. Ma a conofcere l'Arti più degne.quejta è la uia ; che quelle, nelle quali fa bifogno l'Arte del numerare, la Geometria, er l'alt re Mathematice,tutte hanno delgrande, il rimanente fenza le dette Arti, .{come dice Platone ) è uile, er abietto come cofa nata da femplice imaginatione, fallace coniatura, er dal uero abbandonata ìfherienzd. Et qui appari* rà, la dignità dda Architettura, la quale giudica, cr approua l'opere, che dall'altre Arti fi fanno. MA perche non fi deue lodare alcuna cofa, fa prima non fi fa che cofa ella fìa, giugo cr ragioneuol'è che dtmoflriamo l'origine,cr la forz*, CT le p*rti dell'Architettura, et qual fu l'ufi* ficio,et tifine dell'Architetto -, et perche il medefìmo fifa dall'Autore come di Erudito,cr ammaejlrato ne i precetti dell'Arte, darò principio dia dichkratione dei dettifuoì,sbrigandomi prima dalla Dedicatione dell'opcr abdicando adunque ad Ottauio Auguro dice in queào modo. |
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' I N tanto cheti ma Biuina méte„& DeitàjO Cefare Imperatore acquiiìaua l'Imperio del Mondo,
& i Cittadini figloriauano delTriófo;& della uittona tua effendo tutti i nimici dalla tua intatta uir t» à terra gittati, & mentre che tutte le natomi domite, & foggiogate il tuo ceno attendeuano, & il Popolo Romana infieme col Senato fuori d'ogni timore da i tuoi altisfimi prouedimeti,& configli era gouernato. Io non ardiua mandare in luce le cofe dell'Architettura da me fcritte tra tante occu- pationi, & con grandi penfamenfi efpiicatc, dubitando non fuor di tepo tramettendomi incorresti Bell'offe fa dell'animo tuo.Mappi; ch'io m'accorfi ,che egualmente haueui cura della fallite d'ognuno con il publico mancarlo. & della opportunità de i Publio Ediiìcij.acaoche no folamente còl tuo fauore la Città fufìe di flato ani- |
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quella ragione io mi feci a tuo Padre conofcere, & appiedo io era della uirtu fu a lludiofo. Ma hauen
do il Concilio de i Celefh Dei confecrato quello nella fede dell'immortalità,8i trasferito nel poter tuo l'imperio del Padre^'iftefiò niio lludio nella memoria di quello refiado fermo in te ogni fauore tenne raccolto.Adunque con M. Aurelio Publio Mimdio,& Gu.Cornelio fui fopra l'apparato delle Balille, & Scorpioni, &allaprauifìonedegli ala tri tormenti, <§c infieme con elfo loro n'hebbi de' commodi, liquali fubito, che mi concedefli molto bene per la rac=a cómandatione di tua Sorella il riconofcimento feiuafti,& però eiTcndo io per quello beneficio tenuto, & obbligato in modo, che io non hauea à tenie re negl'ultimi anni della uita mia difagio alcuno. Io diedi principio à fcriuere quelle cofe,perchcio hauea auuertito, che tu haueui molte cofe fabricate,& tutta uia ne irai cdifìcac!o,& per l'amie «ire fei per hauer cura,& péfìero delle publiche,& prillate opere fecondo la gràdezza delle cofe fatte; accioche lìano alla memoria de pofleri cornenda.te.Io ho fcritto co diligenza precetti fénni.óc terminati in modo, che da te Hello ò" 40 quelli ponendo péfiero,potefU conofcere quali filli ero le cofe già fabricate, et come haueflero à riufeire quelle, che far fi doueano,percioche in quelli uolumi io ho manifeftato>& feoperto tutte le ragioni di limile amrnaeitramento. Ufauio, cr prudente lettore potrà per le parole di Vitr. confiderare la prudenza, Cà bontà fua come di perfona, che effendo obbligato per be-
nepeij dimostra gratitudine, cr nella gratitudine giuditio offerendo quelle cofe, che pojjono effer grate à chi le riceue, cr in uero effendo tut tojl Mondo fatto un Principe l'armi erano ceffate, cr le porte di Giano rinchiufe, li Principe raccolto nella gloria delle belle imprefe da luì fattegodcua del fuo fblendore ; er fommamente di fibricoj- fi dikttaua,ghriandofi di Ufcìarla Qittà,che prima era di pietre cotte, Ufirkata di Marmo. Tu adottato figliuolo di Giulio Cefare : nacque di Accia, e dì Ottauio. Al cofiui tempo nacque noftro Signore, F« ueraments buono, cr grande appoggio de i.uirtuofi : per il efee non tanto per hauer decrefeiuto l'imperio effer deue nominato Auguro, quanto per ha* ner fauorito gl'huomini da bene, er aumentato con lode, cr premio ogni uirtu, V dottrina. AUui adunque meritamente con/aera le fatiche fue il nofiro y.tr. cr con ingegno di quelle cofe ,er con quelle parole l'effalta, che neramente ,wfenz<i<tdtdatione fé li con* ;o ueniuano, CT quefìo detto fìa circa la dedicatione dall'opera. teggefi in alcuni tefìi non Mimdio, ma Numidio, cr in alcuni Humidico. io non trouo altra fide che più ad uno, che ad altro modo fi debba leggere, benché in alcune midaglie fi legga effer flato fopra la moneta un U Musfidio, ne fono curiofodi dichiarare che cofa è Ballila , er Scorpione percioche fé ne dirà nel Decimo libro al fuo propio luogo : ne fi dea ne, per quanto Bum io ^.confónder lardine delle cofe. Venire dunque 4 Vitr. ilquale fecondo il precetto dell'Arte diffimfce, cr determina che cofa e Architettura, dicendo^ Arcmtemura è Scienza di molte dottrine, & di diuerfì ammaeftramcti ornata, dal cui giudicio s'approuano tutte l'ope
r<7 £e p !Faltre Arti compiutamente fi fanno.
prima che fi e/ponga, cr dim&flrì, che cofa e A rclutettura, dirò la fòrza iella compofitione dì quefio nome, percioche molto gioite alle cofe, che
ji diranno. Architettura è nome crecodi due ucci comporto delle quali, la prima fignifica principale, cr capo : la feconda fabroò artefice, CT cf?i uoleffe bene uolgarmente ejbrimer la fòrza del detto nome, direbbe capo maefira ; Et pero dice Platone, che P Architetto non fi me* 60 per .alcuno, ma e foprafxante i quelli, che ufano i mefiieri : la doue potremo dire l'Architetto non effer fabbro, non maeflro di legnami, non muratore, non jeparatamente certo, er terminato artefice, ma capo, fopraflantc, cr regolatore di tutti F A rtefici j come quello , che non fiaprima à tmtogrado falito , ch'egli non s'habbia in molte, cr dìuerfe opere, er dottrine effercitato : fopraflando adunque dimcflra, diffe* gna, diflribuifce, er comanda icrtn questi uffici appare U dignità all' Architettura effer alla Sapienz4 uicina j er come uirtu Heroica nel mezzo di tutte l'Arti dimorare, perche fola intende le cdgionii fola abbraccia le belle, cr dite cofe ,fola dico tra tutte l'Arti participd delle più certe fetenze come fAritmetica, la Geometria, er moire altre, fenza le quali, come s'è detto, ogni Arte è uile, CT fenza riputano* ne. Vedendo adunque Vitr. l'Architettura effer tale, dice prima ella effer (Scienza) er perfeienza intende cognitione, er raunanza di molti precetti, cr ammaeftramenti, che unitamente riguardano alla cowfcenza di un fine propofio : poi perche in quefto l'Architettura con- titene con molte altre faenze, delle quali fi può dire paratamente ciafeuna effer cognitione : pero Vitr. le dttribuifee alcune differenze che ri* ilrigneno quello intendimento imiuerfale, cr commune del predetto nome, cr quefìo é ufficio della uera diffimtione, cioè dichiarire la natii* 70 ra, et la fèrzi iella cofa dìffinita in modo,ch'eUa da tutte Paltre cofe feparata, et difìintafi ueggia, er perofoggiunge Vitr. di molte dottrine, CT di diuerfi ammaeflramenti ornatdi er dijìingue per le dette pdrole l'Architettura da molte particolari notitie, che uengono da ifenfi, tìan «0 nella ifberienz*, CT fi esercitano per ufmza, ne per quello è bene dìffinita l'Architettura, percioche fa qui reflaffe la diffinitione,elld fa- rebbe cummune, er p»« ampudi quello, che fi conuiene, imperoche l'Arte dell'Ordtore, ld mediani, cr molte altre Arti, er Scienze or* ''•ate fono di molte dottrine, er di diuerfi dmmaeflramenti, come che chiaramente per gli ferini di Cicer. di Galeno, cr d'altri Autori fi uede* m&ringendo ddunque Vitr. con maggiore propietà la fua diffinitione dice. Salcui giudicio s'approuano tutte le opere, che dall'altre Arti compiutamente rifanno»^
A ìiii rei
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b PROEMIO»
'Ecco f ultima dìjfirenzd, che ne ì iteti,,&gkflì termini, er quaft■confinirinchiude V'Architettura:, perdcche ìlgìudìcare Topere compiute dal
tArtì, è propio di lei, er non d'altre : Voratore sodoma di molte Arti, er Difcipline, e~ quelle grandisfìme fono, er beUisfime, il j?mis glknte fa il Medico, ma l'uno, er feltro hanno diuerfì intendimenti, l'oratore s'adorna per potere perfuadere, cioè indurre opinione jl Me* dico, per indurre, ò conferuare la finità , ma la Architetto folo per giudicare, er approuare topere confumate dati"altre Arti, confumate dico, V perfètte òuero compiute, come dice Vitr. però che non fi può giudicare fé non le cofe finite, acciò neffuna fcufa fia dell'Artefice. Balla diffinìtione dell'Architettura fi comprende, che cofa è Architetto, Gffi conofce Architetto effer colui, ilquale per certa, er maraui* gliofa ragione, er uia ,fi con la mente, ey con Inanimo fa determinare come con l'opera condurre a fine quelle cofe, che da il mouimento de i pefì, dal compartimento de i corpi, dalla compofitione dell'opere à beneficio degli huomini commendate, faranno, Dice adunque Vitr, Architettura è Scienza ornata di molte dottrine , <3c «arie eruditioni.
Et per Dottrina s'intende quella effere la quale i Maefiri infegnano, er vifciplina quella taquale i difcipoli imparano, il parlare èftrumento del- to
l'infegnare, er f udire dell'imparare, la Dottrina comincia nel concetto di colui, che infigna, er s'efiende alle parole ; ma la difciplina comin (tanell'udito di colui, che impara, er'termina nella mente, ma bella cofa,<& utile è il fapponere per ragione, er dimoflrare per pratica, in quello è la Dottrina, er in quefto la eruditione, cioè lo fgreffamento. (Per lo cui giuditio s'approuano) ìlgìudìcare è cofa ecceUen* tisfima, er non ai altri conceffa, che à faui, er prudenti, per cloche ilgiuiitiofi fa fopra le cofe conofcìute, er per effo (s'approua) Cioè fi da la fentenza, er fi dimofira che con ragione s'è operato. Approua adunque l'Architettura. ( L'opere fatte dall'altre Arti compiutamente. Opera) e quello artificio > er lauoro che resìa ceffando Yoperatìone dell'Artefice, come operazione è quel mouimento ch'egli fa mentre lauora. Ma attione s'intende negotìo, er maneggio cimle ■> er uirtuofo,celato ilquale, niente più refla (Arti) Qui s'in* tende l'Arti in quanto s'adoprano, & fi fanno, le ragioni delle quali à effa padrona fi rifirifeono, er qui fia fine deUa diffmitione dell'Archi* lettura. "Nella quale uirtualmente comprefe fono le belle uerità dell'Architettura , er <fe i precetti fuoi, cofa degna dì molta confiieratione, CT perche chiaramente s'intenda quefto notabile fegreto. Dico che in ciafeuna cognitione, il diffinire il faggetto, del quale fi tratta, che è za quello a cui fi rifirifee tutto quello , che fi tratta, contiene uirtualmente tefolutiom de i dubij, le tnuentìoni de ifecreti, er le uerità delle cofe in quella faenza contenute. Virtualmente contenere intendo, poter produrre una cofa, come ilfeme contiene in uirtu il frutto. La diffni* tione adunque del (oggetto, quando è fatta con le ragioni dichiarate difopra,cioè quando dimoerà la natura della cofa diffìnita, la raccommtt nanza che ha con molte cofe, er la differenza, propietà, che tiene ; ha uirtù di far manìfifìe l'ofeure dmande, che fono di quella faenza, deUa quale, è,. ilfoggetto dìffnito ,zjU ragione, è, perche la dìffnitiotie delfuggetto, è, principioJl quale come precetto dell'Arte effer deue uero , utile, er confórme ; come dice Galeno. Vero, perche niente fi comprende, che non fa uero, come fé alcuno dicejfe il file della Chimera effer'utile àgli infèrmi^queflo non fi potrebbe comprendere, perciò che non fi troua,o' non e uero che la Chimera fia. Vtile bifogna fia il precetto, perciò è neceffario che egli tenda à qualche fine •-, er utilità, non è altroché riferire le cofe al debito fine, er in uero no é de- gna del nome di Arte quella cognitione la cui operatione, non è utile alla humana uita. La conformità è pofta nella uirtù predetta, molte co- fe in uero hanno in fé la fòrza della uerità, che non hanno la fòrza deUa conformità, perche non hanno ualore d'influire il lume loro nelle co* JQ fé, ilche fi conofce, che udendo noi applicare i principi] alle cofe, non fi raccoglie alcuna ragion'', perciò che non fono concludenti, er con* firmi, quando adunque ilfoggetto > er le propietà nafeono da i principij, allhora uièla conformità, er la uirtù confifte neWapplicatione. Vero è da tutti giudicato conofeiuti i termini, come io diceua, che fé dalle cofe equali fi leueranno Y equali, ò dalle pari, le pari ilrimanente farà pari, ò equale, nefolamente e uero queflo principio, ma di ualore ineftimabile, perciò che egli s'applica dal Idofofo naturale à i mo* uimenti, al tempo, àgliffratij ; dal Geometra alle mifure, er grandezze'-) da l'Arithmetico à i numeri, dal Mufico à ifuonì)dal Nocchiero ai uolteggiare'ydal Medico alle uirtù, er qualità delle cofe j flando adunque le già dette cofe, nefeguita quello che dirà Vitr^ dell'Archìtettu* ra, er prima delfuo nafeimento, poi delle fm conditioni,dice adunque^ Efla nafee da fabrica, & da difeorfo.
Ma quella confequenza non fi può fapere fé prima non fi fa manifefìo che cofa è fabrica, er che cofa è difeorfo, però dice Vitr.
Fahrica è contìnuo, &eflercitatopenfamento dell'ufo , che di qualunque materia,che per dar forma all'opera pro« 40
pofta fi richiede, con le mani fi compie. Difeorfo e quello, che le cofe fabricate prontamente, & con ragioneuoie proportione può dimoftrando rnanifeltare. Duìno è neramente il difìderio di quegli, che leuando la mente alla confideratione delle cofe,cercano la cagione di effe, er riguardando come dal
difopra, er da lunge la uerità s'accendono alle fatiche ,-per lo contrario molti fono, che con grandisfime lodi al Cielo inalzando i dotti, er letterati huomini,?? con marauiglia riguardando le feienze fanno ogni altra cofa più preflo,che affaticarfi per acquifiarle. Sono anche moU ti, che auenga dìo che del certo )appiano effer bifogno per l'acquìfto d'una faenza partecipare dì molte altre, poco però di quelle fi curano, anzi danno bìafìmo à gli sìudicfi di quelle, queflì come gente tramata, eyfoUefi denno lafciare. Bella cofa è il poter giudicare, er appro- uare l'opre de mortali, come atto di uirtù fuperiore uerfo l'inferiore, nientedimeno pochi fi danno alla fatica, pochi uogliano adoperar fi ; er ufcìre delle pelli dell'otio,cr perciò non fanno giudicio,cf confequentemente non peruengono alfine dell'Architettura, Bifogna adunque ef* fercitìo, bifogna difeorfo, il difeorfo come padre, lafabrfca è come madre dell'Architettura» $ o Fabrica è continuato, & efferatato penfiero dell'ufo.
Ogni artificiofo componimento ha Yefferfuo dalla notitia delfine, come dice Galeno. Volendo adunque fabrìcare, fa dì meflìeri hauere conofeì*
mento del fine. line intendo io quello à cui s'indrizza l'operatione, er in quefto intelletto confiderà che cofa è principio, er che cofa è mez* Zo,cr troua che il principio fi confiderà in modo dì prefidenza i, er nel principiare il fine è prima, che lo agente ,perche il fine è quello che tnuoue all'opera, lo agente è prima che la forma,perche lo agente induce la forma, er la forma è prima che la materia, imperoche la materia non e moffa fé la fórma non è prima nella mente di colui che opera, il mezzo ueramente è il foggetto,nelquale tifine manda la fuaf migliarla d principio, cr il princìpio la rimanda al fine, però non è concordanza maggiore di quella che è tra il principio ,er tifine, oltra di quefto fi comprende, che chiunque impedifee il mezzo leua il principio delfine, er il mezzo per cagione del principio s'affatica,^ rìffetto al fine fi ripofa, come dicono i fauij. Volendo adunque fabrìcare, bifogna conofeere il fine, come quello che al mezzo impone fòrza, er nccesfu tà. Ma per la cognitione delfine è neceffario lo sìudìo, er il penfamento, eyfi come ilfaettatcre non indirizzerebbe la faetta alla brocca, 6a fé egli non teneffe firma la mira, cofi l'Artefice non toccherebbe il fine ,fe da quello altrouefi riuolgeffe.L'ufo adunque è (come s'è detto)driz zar e le cofe al debito fine, come abufo è torcerle da quello, ma per hauer quefto inàrizzamento delle cofe alfine, fa bifogno hauer un'altro ufo, ilquale uuol dire affuefattiene, laquale non è altro, chefpeffa, erfrequentata operatione d'alcuna uirtù, ej fòrza dell'anima. Onde fi dice effer ufato alle fatiche'-, efier ufato, posìo in ufo, er confuetudine, bifogna adunque effer ufo al continuo penf amento del fine, er però dice Vitr. Fabrica effer continuo, 8c effercitato.
Et come uia trita, er battuta da paffaggeri frequentato penfiero di indrizzare le cofe à fine conueniente, er da quelle parole fi dimostra fittili*
tà, che era conditìone dell'Arte. Ma perche con tanta follecitudine di penfiero affaticar^ à che fenza intermisfione auuertire t certo non per altro, che per manififìare in qualche materia efieriore la fórma, che prima era nel penfamento interiore, er però dice Vitr. dando fine alla dìffinìtione della fabrica, quella effere operatione maniftfta in qualche materia fuori di noi fecondo il penfiero,che era in noi. Fabrica è no 70 me cemmune à tutte le partì dell'Architettura, er molto più contiene di quello, che cemmunemente fi fìima come fi dirà dapoi. Difeorfo è quello, che ie cofe fabricate prontamente, & con ragione di proportione può dimoftrando manifeitare. •'
li difeorfo è proprio dell'huomo, ey la uirtù che difeorre, è, quella che confiderà quanto fi può fare con tutte le ragioni all'opere pertinenti,
er pero erra il difeorfo, quando l'intelletto non concorda le proprietà delle cofe atte àfare , con quelle, che fono atte à rìceuere. Difeorre adunque l'huomo, cioè applica, il principio alfine per uia del mezzo ; ilche come s'è detto, è, proprio dell'humanaff>etìe, auuenga che moU ti degli antichi habbino agl'altri animali conceffo una parte di ragione, er chiamatigli babbino maefiri deUhuomo, dicendo che l'arte del tef- ftre
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PROEMI O.
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fere e fiata prefa dalla ~KdgM, U diftojxtione iella cafa dalla Formica, itgouerno ciuile dall'A pi ; md noi trottiamo^ che quelli fono Minti di
natura, er non difcorfi dell'arte, er fé arte fi deuejfe chiamare la loro naturale, er non auueduta prud'ezd, perche non fi potrebbe finitimeli te Arte chiamare la uirtà,che nelle piante, er nelle pietre fi trouafcome l'Arte dello Uelkboro purgare la pazzia ? l'Arte della pietra pregna che ne i nidi dell'A quile,fi trouarilafciare i parti? perche anche non fi direbbe effere un'arte diurna che regge,er conferua il mondo -, una ce= lefle che regola i mouimenti de i cieli.una mondana,che tramuta gl'Elementi! ma lafciamo la translatione de nomi fatta per kfimiglianze deU le cofe > il difcorfo è padre (dirò cofi) deW Architettura, nel difcorfo bifogna Solertia. Solertia non è altro, che fubita, cr pronta inumilo- ne del mezzo, er quello è mezzo, che hauendo conuenienz* con gli estremi, lega quelli ad uno effètto, or però dice Vitr. quella parola. Prontamente.
Che nel utino dicefolertia, Ma non è affai effer pronto a ritmare il nero, perche potrebbe quel uero effer foco atto a concludere, peròfog*
giugne. Con ragione di proportione,
Cheeofafìa proportionefi dirà nelfequente Capitolo. Vitr. hd parlato in modo che quelle parole, che dicono.
Prontamente, & con ragione di proportione.
deferire anche fi poffano à quella parola che dice. Fabricate.
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io
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tiene doppia affittane 4 quelle confiderationi corrifrondente. La prima confideratwne e una notittajemplice unmerfale per la quale fi dice,
che Ihuomofa quanto fi richiede à fin e, che l'opera riefca, er niente più ui aggiugne, l'altra è una notttia particolare, er prosfima allope= rare, che confiderà il tempo, il luogo, il modola doue nafce una affettane, che muoue l'huomo à commandare, er operare, come fecondo % o la primaconfideratione l'huomo fi compiaceua,er in uniuerfale abbracciai non l'opera, mala cognittone, erperonon e fuffiaente quefta fola confiderationefok del difcorfo ,fola dell'uniuerfiale, ma fi richiede quella feconda notiti*, cr quella feconda affettane, che nella fabn* ca è collocata. Sg>o/k ù dijfimttone del?Architettura, er Schiarito il nafcimentodi effd uiene Vitr. à formarel'Architetto, cofamolto ragionerie, crcon-
ueniente, come fi ucdrà da quello che fegue, dice adunque. . _ Palle dette cofe ne fegue, che quelli Architetti , che fenza lettere tentato hanno di affaticarli con le mani non hanno
potuto fare, che s'habbmo per le fatiche loro acquiftato riputatane alcuna, & quei, che ne i difcorfi, & nella co* gnitione delle lettere folamcnte fidati fi fono ; l'ombra non la .cofa pare che habbino feguitato. Ma chi 1 una, & Taltra bene apparato hanno, corrfe hilprnini .di tutte armi coperti, & ornati con credito, & riputatone hanno il loro intento facilmente conferito. _ r > n- t » . ?°
Bicorne aUanaturakgemrationefirichiedeilPadre,erld Mddre,erfenzd uno di loro niente fi genera, cofi a effer Architetto che e una
artificiofa generatane ,fi ricerca il difcorfo, cr lafabnca unitamente ; er fé alcuno fi perfuadeffe effere Architetto con la fola fAbnca, a nero con il fola difcorfo egli s'ingannerebbe, er farebbe filmato cofa imperfetta, anzi monftruofa -, cr di gratta fé uno hauefie il faperefo- lamente, er ufurpare fi uoleffe il nome d'Architetto non farebbe egli fottcpcflo aW offe fé degli offerti? non potrebbe ogni manuale tmproue rarli, er dirli che fai tu f dall'altra parte fé per battere mliatc efferata ,cr alquanto di pratica, di fi gran nome degno efferfi credeffe, non potrebbe uno intelligente er Utterato chiuderli la bocca, domandandoli conto, er ragione delle cofe fatte ? er pero bifogna effere &r* nati, er ornati di tutte l'armi per acquietare la uittoria, er il uanto del uero Architetto. Bifogna effer coperto per difefa, armato per of* fefa, ornato per gloria maneggiando Udienza con l'artificio. Ver che adunque i pratici non hanno acquiate credito ? perctoche l'Ar* chitettura nafce da difcorfo. Perche i letterati f percioche l'Architettura nafce da fabrica, er però dice Vitr. dalle dette cofe, cioè dal na* fcimento dell'Architettura che e fabrica, er difcorfo cioè opera, er ragione, fegue quello, che egli dice. Ma in queflo luogo potrebbe alcuno 40 dubitare, er dire, Se ueramente l'arte è neh intelletto, perche cagione ha detto Vitr. che quelli iquali, nel faper fokmente fifone fidati, l'ombra non la cofa pare che babbino feguitato? Ridondo, che le cofe dell'intelletto alla più parte ombre paiano, er il uclgo flima le cofe in quanto che ài fenfuCT adi occhi fetiopofìe fono ,er non inquanto non appaiono, er queflo auuiene per la confttetudine, perche non |
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lettola doue tanto è [cultore, er pittore il diuino Michelangelo dormendo, er mangiando, quanto operando, er facendo, pero cofi fi do-
uerid confiderare qual' è più degno habito nell'intelletto di Michel'angelo,ò quello che egli ha della fculturd , ò pure quello della pittura, er cofi lafckre i marmi ,glazum, 1 rilieui, er k profpettiue, la affienita, er la facilità delle dette arti; all'horafi potrebbe dire qualcofd, c??e hauejje del buono, ma bora non 'e tempo di decidere quefta quefiione, Bice adunque l'arte non douer effere odo fa, ma con effd le mani g 0 effer neceffarie,erqueftoapproua con altre par ole,dicendo. s _ Perche fi in ogni altra cofa come fpecialmente nelf Architettura quelle due parti fi trouano, cioè la cofa figmhcata,&
quella che lignifica. La cpfa'lignificata è l'opera propofita,dellaquale fi ragiona. Quella che lignifica, e la proua,& ilperchedièiTaconmaeftreuo?e ragione efprefìb,&dichiarito. _ Tra le Arti fono alquante,il fine dellequali non paffa altra la confideratione delle cofe aUcrofuggette,comefono le Mathematiche,er la Scienza
naturale. Altre oltra uengono ad'alcuna operatane, ma niente refla di fatto, come è nell'Arte di faltare , di fonare , er altre fimigliantL Somi alcune, che dietro afe lafciano alcun lauoro, come l'Arte fabrile, er l'Arte del fabricare . Appreffo qualch'una è, che al pren* dere, er acqui&are alcuna cofa fi dà. come la uenatione, l'uccellare, la pefeaggicne, er altre: infine molte non à confiderare, non à finire, non à pigliare intente fono, md correggono, er emenddno gì errori, er i danni delle cofe fatte, er deconciano quelle. Con tutte le pre* dette Arti, anzi foprd tutte è l'Architettura, come giudice che ella è di ciafeunat là onde bifogna che in ef?a fpecialmente fi confideri alai* 60 na cofa fatta, ò uero da effer fatta, er poi fi confideri la ragiona er però due cofe fono , una è la fignificata, er propofìa opera, l'altra é lafignificmte, cioè dtmojìratiua ragione. Tuttiglieffetti adunque, er tutte l'opere, ò lauori delle Arti : tutte le conclufioni di tutte lefci* enze fono le cofefignificate, ma kragicni, le prone, le caufe di quelle fono le cofe fignificanti, er queflo è perche ilfegno fi riferifee alla cofa fignificatd,l'effetto aUdcauft, U concitatone aUaproua. Ma per dichiaratane io dico, che fignificare è per fegnidimofìrare,^ fegnare, e imprimere ilfegno : là doue in ogni opera dd rdgìone drizzdtd, er con difiegno finita è impreffo il fegno dell'Artefice, cioè la qualità, cria forma, che era nella mente di quello, perciò che l'artefice opera primaneH! intelletto ,0-concepe nella mente ,er poi/è* gna la materia efteriore dell'habito interiore. Specialmente nell'Architettura,
Verciocb'cUafopra ogn' Arfe,(fignifica, ) cioè rdppnfentd le cofe dtld uirtù,che conofce, ef concorre principalmente a formare il concetto
fecondo l'intentane deUArte -, er queflo è probio fignificare : md effer fignificato è propio effer rapprefentato alfopradetto modo. 70 ^ '/égli alcuni fono fi 4 dentro, che ueramente fono come edgione delle cofe, altrifanno una fuperficìale, er debile iftimatione delle cofe; lo
Architetto lafcia quefii ultimi fegni all'Oratore, er al Poeta, er infume con la dialettica, che è modo dell'artificiofo difcorfo, abbraccia HUegH, perche necefiarij fono, intimi, er concludenti. Donde auuiene, che chi fa profeslìone d'Architetto , pare che nell'una, & l'altra parte efièr debbia effercitato.
Ogni agente nel gr^o, ch'egli tiene, effer deue perfetto, acciò che l'opera compita, er perfetta fi ueda. Tre fono gì agenti delle cofe, il Di«r-
«0 ? il naturale, fo 'artiMak cioè j d i o U Natura, l'Ruomo, noi parleremo dcU'huomo'. s'adunque t'Architettura è cofi eccellente,
J * ch'ella
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PROEMIO.
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V.Q
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ch'eUd giudica V opere £ ogni irte, Ufognd che lo Architetto fi a in tal modo formato, che egli pofidfitr T ufficio del giudiedre ; cr pero dirà
che le infiraficritte cofe gli fono necefiarie. Prima che eglifia di natura pervicace, ey docile, cioè che dimoflratagli una cofa difubito egli Pape prendd,cr benché di natura Diurna è colui,che da fé troua, et impara,non e peròfenzd lode chiunche prejìo s'ammaestra da dltri,come è d'in* fima conditione, chi ne dafefleffo,ne per opera de'Mdefìri apprende le cofe.Quetle buone ccnditiont fono da Vitr.in quejte parole cornar efe. Onde auuiene che chi fa profesfione d'Architetto, pare nell'una & nell'altra parte effer debbia eilercitato.
Cioè nella cofafignificatd, ey neUaSignificante, poifegue.
Doue, & ingegnofo, & docile bifogna che egli fia,[perche ne l'ingegno fenza l'ammaeftramentOjnelLimmacftramcn»
to fenza l'indegno può far l'huomo eccellente. Lo ingegno ferue, ey alla inuentione che fdl'huomo da fé, cr aUa dottrina, che egli impara da altri, rare uolte auuiene che uno fia imentore,
er compito fattore Sun1 arte , cioè che ritroui, ey riduca a perfettione tutto il corpo d'un'arte, pero ben dice Vitr. to . Che fenza l'ingegno l'ammaeftraniento, ne fenza l'ammaéftramento l'ingegno fa l'huomo eccellente.
la Seconda conditione deW Architetto, è la educatione, ey lo effercitio da i primi anni fatto nelle prime faenze. Prime chiamo la Geometria,
VArithmeticd, cr l'altre Mathematttce. Quefie hebbe Vitr.per opera de'fuoi progenitori, come egli confeffa nel proemio del Sejio libro al luogo di fopra citato nella ulta fua. ld terzd conditione è thauer'udito ,eyletto i più eccellenti, eyrdrihuomini, cr fcrìttori}come fece Vitr. ilquale atteftd nel proemio del fc*
condo libro quello ch'iodico dicendo. Et feguitando efporrò gl'ingresfi dell'antica Natura, & di quegli che i principij del cófortio hurnano,& le belle,& fon-
date inuentioni con gli fcritti, & regole dedicarono, & però come io ne fono da quelli ammaeftrato dimoftrerò . Et queflo è quanto dglifcrittori, ey dUa lettione dey buoni : ma quanto ì i prefenti, ey allaudito dice nel proemio del Sejto libro huuere hauu*
to otti mi precettori. io ld Quarta conditione è la toUeranzd delle fatiche, ey il continuo penjiero, ey ragionamento delle cofe pertinenti aWArti, difficilmente fi tro*
uà ingegno eleuato,eymanfueto Vitr. hebbe acuto ingegno, er fofferente però dice. Et dilettandomi delle cofe pertinenti al parlare, & alle Arti ,& delle fcritture de' commentari]. Toho acquifiatocon
l'animo quelle pofsesfioni,dallequali ne uiene quefta fomma di tutti i frutti, che io non ho più alcuna necesfità, & che io ftimo quella effer la propietà delle richezze di difiderare niente più. JUt Quintd conditione è non dijìderare mente altro che la uerìtà, ne altro hauere dinanzi aglwcchi, ey per meglio confequirla, euui.
"La Sefia conditione, che confifle nell'hauere una uia ragioneuoìe di ritrouart-ilnero,ey quella uiapocccigiouarebbefenza,
ha Settimane è polla infaper ufar la detta uia,et nell'applicatione.Che Vitr.fiujfefiudiofo del uero, chegl'baueffe la regola di trottarlo,?? che
finalmente fapeffe ufare la detta regola,molto bene appare nelfuo procedere ordinatamente,nel lignificar le cofe,nel dar formai perfittione ù tutto il corpo deU'Architetturd. Le fette condìtiom fioprodette nafcono da i principij detti di fopra, cioè dalla affininone deWArchitettura, 39 er dal fuo n&fcimmto, come fi può confiderando uedere. Ma noi à Vitr. ilquale narra quante cofe bifiognano, ey quali, er perche cagio ne,eyà cbéjnodo. Appretto bifogna, che egli fìa letterato, habbia difiegno.perito fìa dell'arte del mifurare, non ignorante delia profpettia
na : fappia l'Arithmetica. conofea molte hiftorie, udito habbia con diligenza i Filofofi : di Mufica; di Medicina del le Leggi, & rifpoftc de Iurisconfulti,fia intelligentej& finalmente rozzo non fia nel conofeer la ragione dei Cielo , & delle ftelle. Toiche Vitr.per formare ? Architetto ha detto quante, er quali cofe pano necefiarie dice.
Ma perche coli bifogno fìa, quefta e la ragione.
TJ paratamente di' ciafeuna feguitando ne rende conto, cr prima dice.
E neceffario che lo Architetto habbia cognitione di lettere, acciò che leggendo gli fcritti libri .Còmmentarìj nomina* 40
ti, la memoria fi faccia più ferma. il giudicare, è, co fa da prudente, la prudenzd compara le cofe feguite con le infianti ,fa {lima delle feguenti : le cofefeguite per memoria fi han
no, pero é neceffario all'ufficio del giudicare ,il quale ccnuiene all'Architetto, hauer memoria firma delle cofe paffate, ma la memoria firma fi fa per la lettione perche le cofe stanno ne gli feruti férmamente, però bifogna, che lo Architetto habbia la prima Arte, detta Cognitione di lettere, cioè del parlare, er dello fcriuere drittamente,firmafi adunque la memoria ; con la lettione de commentarij, il nome fieffo lo dimo* flra , perciò che commentario è detto , come quello ch'alia mente commetta le cofe: er è fuccinta, er breue narratione delle cofe, la doue con ld breuità fouuiene alla memoria, bifogna adunque leggere, cr le cofe lette per la mente riuolgere, altrimente male n'hauerebbe dalla inuen- tione delle lettere, come dice Platone, perciò che gl'buominifidandofi negli fcritti, fi fanno pigri, er negligenti. Vittruuio hebbe cognitione di lettere Grece, er Latine , usò uocaboli Greci, er cenfiffa hauer da Greci molte belle cofe Rapportate ne i commentari fuoi, eyfvrfi di qui é nata la difficultà d'intendere Vitr. er la feorrettione de i te&ì per la ignoranza di molti, che non hanno hauuto lettere Grece, in questo mo $0 do io dichiaro hauere cognitione di lettere, perche dtfotto pare che Vitr. cofi uoglia effonendo cognitione di lettere effer la Grammatica, altri intendevo f'Arti fcritte, ma io ueggio che l'Arti fcritte fenza grammatica non s"hanno. Apprello habbia diffegno, acciò che con dipinti efìempi ogni maniera d'opera, che egli faccia fenza fatica formi, Se
dipinga. Tutte le Mathematice hanno fiotto di fé alcune Arti, le quali nate di quelle fi danno alla pratied, er adoperare, fiotto l'Aflrologid è la nauigd*
tione, fiotto la mufica è quella parte, che in pratica è pofia di cantare, er difuonare diuerfi tiramenti, fiotto l'Arithmetica è l'abbaco, fiotto la Geometria,è l'Arte di perticare ì terreni, er mifurare i campi, fono anche altre arti nate da più d'una delle predette faenze. Vitr. uuole, che non fidamente habbiamo quelle prime, er uniuerfalì, che rendeno le ragioni delle cofe, ma anche gli effircitij,ey le pratiche da quelle prò* cedenti, cr però quanto al diffegno uuole , che habbiamo faciliti, ©" pratica, er la mano pronta ì tirar dritte le linee -, er uuole, che bab* biamo la ragione di quelle, che altro non è, che certa, cr firma determinatione concetta nella mente, fatta con linee , cr anguli approuata 60 dal uero, il cui ufficio è di preferiuere Àgl'edefici atto luogo, certo numero, degno modo, cr grato ordine. Quefia ragione non feguita ld materia , anzi è l'ifteffit in ogni materia, perche la ragione del circulo è la medefima nel fèrro, nel piombo, in cielo, in terra, er nell'Abbilfo, bifognd adunque hauere la peritia de i lineamenti, che Vitr.dice (Peritiam graphidos.) Che è peritia de i lineamenti, che ferue ì pìt* tori, àfcultori, intagliatori, cr fimighanti, la quale alle arti predette in quel modo ferue, che le mathematica ferueno alhfilofofia. Que- fia peritia raccoglie la dimenfìone, cr la terminatione delle cofe cioè la grandezzd, CT i contorni, la grandezzd s'ha per le fquadre , cr per le regole , che in piedi, cr once diftinte fono, il contorno fi piglia con uno strumento del raggio, cr del finitore compofio, er àa quefìo fi rumenco fi pigliano le camparationi di tutti i membri alla grandezzd di tutto il corpo, le diffirenze, CT le conuenìenze delle parti tra fé fieffe, alle quali la pittura aggiugne 1 colori, ey ombre : del predetto strumento fi dirà al fino luogo, bifogna adunque che l'Architetto hab* 79 bia diffegno, quejlo fi uede per le cofe dette nel quinto libro alfefìo cap. della confirmatione del Theatro, fimilmente alTottauo del detto li* brr , doue fi parla delle Scene, er al quarto del fietio, cr in molti luoghi, doue bifogna hauer pratica del diffegno, cr faciliti nell'operare , h ragione di questa pratica è tolta dalla ceometrid, come quando accade pigliare una linea ì piombo fopra l'altra, formare gli angoli drit<= ti, far le figure di più lati, trouare il centro di tre punti, eyfimil altre cofe, ebegiouano ìfiar le piante, er i rileui de i diffegni effieditaìr.en* te, ey pero dice Vitr. L'arte del mifurare gioua molto allo Architetto , perche ella infegna l'ufo della linea dritta, & della circulare, dal che
poi 1 diffegni de gli edifìdij fi fanno ne i piani ageuolmente, & le dritture delle fquadre de i liuelh, & de i lineamenti ti formano efpeditamente. TArte
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PROEMI O,
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Varu dd mifurare e detta Geometrìe j queBa giorni al dìffigno, er è quella, che alla predetta praticadeIdtfegno [eumene f^£££!
me fi ucie neUa uoluta del capitello Ionico % in molte proportionate mifure ; oltra di quefto perche ffieffo ^^^S^Z i piani tirare à fauadra & drizzare i terreni, però è neceffario hauere la Geometria, come fiuede del Imellare le acque nett ottano, del* hZfìoTZtop^Zim^el mifurare i tieni, nel Lo, er finalmente per ogni parte » doue fi può ère la Geometria efier madre « Ina Zola tZcZS che fono le linee dritte, e? k pieghe, gli archi, i uolti, le corde er le dature per ufarei nomi detta pra-
Z laZZtZl U punto prouede le linee *&/* le torte, fendenti, le piane, ^^^^ttlepl^i
^ghi,lefommitati,icircili^
di lettiere ìconi er altre firn e tónfi, che alle colonne, agliarchitraui,aue cuve, irwune, kj « , & ,/.;„
Per la profpettiua anche nelle fabnche fi pigliano i lumi da A^^^^™^oni del uedere, la dritta, la rifleffa, la
Vrofcttiu* e nome del tutto, er nome detta parte . Proffiettiuaingenerale e^^^~!T" intt0. L rifleffaèja r agi Ledei rifranta, ne la dritta fi comprende la cagione degli ^ff^ff^^S^ ^U firure. La infranta e la ragione yf^odeiraggi,&glu^ dette cofe, che appaiano per mezzo d'alcuna cofa lucida, er trajparene.com o ttoiac^p , , , ^
tiuafì chiama, profpettiua de i lumi naturali ,fbeculatiua er di grande <^^^Zer difcfa del freddo, er del caldo, Leffa*
hce gioconda atte uifre, er agli animi de mortali, la doueefendo no nel g«W^ ■ f^ che YArchltett0 U rio è cfce bacamo la diletteuolisfimaprefenZa detta luce, ej de ^^ÌÙ^t maruigUofe ingannandogli occhi humanì per le bia la proftemua. Ma quando come parte è prefa riguardando atta P^*W"C^ ÌfuLe, v l0fjdare delle cofe corpo- t Manze de i luoghi ritrovando lo inganno. Quefia fopra i piani dimoerà, ^J£^$Pg k gj angdm fieno pi ?n#, percwche l aere circondante diminuìce. er lena della uifta,cr nel fine del detto wrocomm n , »»,,„,/*„ folatierlauilìa
come fi dirà -, nelfejio anche al fecondo capitolo parla alcune cofe detta profpettiua, per le quali \i comprende qu „
ceffaria er Vitr. non efferne Rato imperito, or finalmente le pitture dette Scene altro non foro, cheprojf emù , rao-ionc-
CólLzo dell'Arithmetica fi fa la fomma delle fpefe, fi dimoftra la ragione delle mifure, & con mo^ & me anione
noli fi tremano le difficili queftioni delle proporti oriate mifure. eccettentis<ìme uirtuttflche non è, pericò che
Il uulgo Rima quelle pratiche nate dalle Mathematiche noi fopra dicemmo effer ^«JJSJJ U princip\lc, ^ U
non rendeno le ragioni dette cofe, benché dimoflrino effitti dilettegli, er betti, Vitr (cme ho detto) a ^ y
^principale, ^«edeneV^
nuto dalla uera Anthmetica,et quefto e neceffario per far conto dell ff£P^™ [me À J^> libro nel proemio loda Vitr. la leg*
Vipera per alcuno impedimento retaffe, * ^^^^^^atk quello, che haueuanl affermato, er promeffo.
gè degli Efifu, come fi uede in quel luogo della pena ae gli Architetti, cmfKJ? , ^ ò Vltr nei pedetto proemio dice,
p M, benché ageuolmente fi faccia il conto,non però ageuolmente fi conofee fopra c™tar£™™*;£Jc ^Architettura.
Solamente quelli, che con fintigliela delle dottrine prudenti rcno, fa, eb . no p Jrre , mìCMattere, nel *** P« 4 dentro penetrando oltra la pratica del numerare, che confìtte f^f^T^ com de ( r0)H. & mchc in unacerta^ ordì*
1M4 falita de numeri, che progresfione fi chiama, utile ei Anwm p. " „ A rcbimede rttrcuato , come luifiuede.
che per Geometria fono indiffolubili, come a dìmfra nel mio hauere f^^^^^Zt quèlli,che in fé Inblnno protezr-
E m uerò,uero è quitto che dice Plat.che glibuomm di natura Aritmetici Attf™^^^Z \ %tò )m peltro , che per di- W, cr altezza IffiiritoMa perche cagione Vitr. di quefìe codoni tocca k^c^nu ^«. > ^ ^, „ UfajL*. moftrare effer «ero, quanto egli ha di fopra ietto, chea mole ^^JJ^ffi fare gl'Architetti nelle opereloro. La cognitione deìllftoria fa,che fi fappia la ragione di molti ornamele lo^iono p Vitr. in quefta parte è chiaro per gli eflempi ch'egli da, , .. L,PìL rlìpTanatidi chiamate fono uè
Come fé alcuno pollo haueffe m luogo di colonne le Rame feiuinih di ma mo, quelk■ ci e Ui atufc eh a
^drhabitc/logoAmatronale^fo
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^uittor.gloriofament^^rerraliberati^confighou^
,a,ucafighhuomiiii &{pianata la terra le^uonel^ deponeflcro gli habiti,& gli ornamenti mattonavamo che non m ^ ^ ^ ^ ^ Archketti no eiTerìipro di femitu da grande feorno opprelle pei tutte le ci P r che ^ me-
di quei tempi ne i public! edifici] pofero le imagrni di quelle matrone pei loiten F ,
moria de i poften la conofeiuta pena de gli errori de Cj^J™ lueifatti, che grati faranno l quei principiò
mi adunqueper le parole di Vitr piglieremo ^^^^^^, ^aulreuoli. C«L befferò quette matrone fot.
ueròquellcrepubhche,lequahuorremokonorare,e?bonorandole.inotgraterenuu ^> » rl . t Ae. 'r. to i pefi Vitr. non dichiari, prendesi argomento, chcfleffero con il capo fottopoflo, er conia finora manoleuataalfofienimenod i pfi
wJefto per parole d'Atheneo dotto, & ddetteuole finitore, ma noi lafceremo la pompa dell'autorità a più amofi commentatori fola*
Zete quel addurremo,che per intelligentia di Vitr. potrà bafiare, hauendogratie immortali a chiunque s affaticherà per noi. Ma perche
bisogna cominciare à ufarfi Ledere alcuno dipinto esempio, divinerò qui di fotto le figure dette Cariatide, fecondo, chea ^""3°-
tio farà bacante, dichiarando, che Stola era uefle lunga, er dimefia, propia dette matrone, con quella erano le magmi delle cariatidi come 6o
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dice Vitr.
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, .
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Similmente i Lacedemoni] fotto Paufania figliuolo d'Egefipolide dopo il fatto d'armi di Platea hauendo con poca gen
te fuperato il numerofo efferato de' Perfiani, & con gloria trionfato; de i denari tratti delle fpoglie , & della pieda in luo?o di trofeo della uittoria à poften lubricarono il portico Perdano dimoftratore della lode, & della mrtu de Cittadini, & in quel portico pofero i fimulachri de i prigioni con l'ornamento Barbaro del ueftire che lo Iteneua- no il tetto, hauendo con meritate contumelie la lor fuperbia caftigata. A fine che i nimici cagione haueiiero di te- mere irli effetti della fortezza loro,& i Cittadini guardando in quello ellempio di uirtu dalla gloria foUeuati alla di* fefa della Patria s'eccitaflero grandemente, la douc ne i feguenti anni molti cominciamo à porre le itatue ieriia* ne che fofteneuano gli archi, & i loro ornamenti, & indi «afferò argomento di accrefcere nell'opere marauigliola uarietì di mamere,di fimiglianti Iftorie altre ne fono, delle quali bifogna che l'Architetto ne fia bene \ntojmato. 7o Comefikgge della inuentwne del capitello Corinthio, er d'altri effetti che fi uedranno,leggendo nel Coarto Bro.msfi f^ZÌf^i
udide Paufania partano figliuolo di Cleombroto capitano de Greci.Vlutharco citando Cbififerno nelle comparatiom de t Romani, cr «i Greci narra che^Difcorrendo i Perfi netta Grecia,?? facendo di molte prede Paufania duce de Lacedemonij riceue quaranta talenti doro ^rfealZÌZiffe la Grecia, la qua cofa poi che fi rifeppe. Agefilao Padre hauendo pereguitato ilfigiuoofino al ^J*^. ^hllcaZtZon^^
uerfamcmcdarkucidide.SokuanoiGrecineliuogoouehdueuanopoftiinfuga^fuperatimmia |
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PROEMIO.
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Il
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re
nella
ro
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ronchi difpoglie hojliliper fegno, er ricordanza della uìttoria, quel tronco adornocop, chkmauap trofeo, cerne in pili luoghi fi vede
hiQoriadiTbucydide, udendo i Lacedanonij hauere memoria deUa bella imprefa, che fecero fatto Paufania contrai Perfi non uclfé* |
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._ alzare, er adornare i Trofei, ma fecero cofa più illujlre, er memorabile, cerne dice Vitr. fabneando un portico con i denari tratti del*
le uendutejf>oglie, chijì dicono, manubie, er deUa preda, che è tutto il corpo del bottino, di quefto portico ne fa mentwnc il dotto PaulanU ne i Laconici, dice ancho nell'Attica ragionando, della jìirpe di Paufania, e pone la genealogia di quello, er neU'A rchadia dice che Pmfa* ma figliuolo di Cleombroto Duce de Platejì hsbbe impedimento dalie ribalderie che egli poi fece, di ejjer chiamato benemerito della Grecia. Dalle htjwrie adunque occapone prende l'Architetto di adornare iopere fue, come ancho Vitr. in molti luoghi adorna i fuoi uolumi co* me nel v I. cap. del primo ,nel,\x. del fecondo, nel primo del yi.gr in tutti i proemi dei fuoi, x. libri, ej- altroue è pieno di folliamo aejìramenti tratti dalle hiftorie. I |
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Chei
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V R I M O.
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che e come un betlifiimo giardino, che con la bella ueduta delle herbe, cr de fiori rifarà gli occhi de gli affaticati dallungo maggio, cofi
lo interporre delle hifionche narrationi tra i difficili precetti d'alcuna arte, ricrea la mente fianca dal penfuro delle cofe difficili, cr afcofe. Situi confolationiin Vitr. ne batterono affai, nonlontane pero dai propoliti delle cofe, che egli ce infegna, accioche con la dolcezza deU la uarietk porti la conjìderationc de fitoi ammae&ramenti neW animo noftro. Seguita adunque il diffegno delle Cariatidi, che dopo i Perfìani 4 bello fittilo è fiato poflo. Hcnche quefio importi poco nelle cofe facili, nelle quali forfè fumo {lati negligenti, come nella deferittione delk Torre er della muraglia a carte ; x dotte la muraglia tra le chiaui deue moflrare terreno, cj non pietra, er deue ejfer alta al pari di quel* le trm, che fi fiaccano dalla Torre ne i bifogni, come hauemo auuertito nel detto luogo. |
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LaFilofofìa
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i4 LIBRO
La Filofofia neramente falò Architetto. Nella Tìhfofid,che è Studio, ey amore di Sapiettz<i,cioè-de! bene,ey del uero è UfbecuU*
tiene delle ce fé, ey la regola delle attieni, l'ima, ey l'altra è necejfaria allo Architetto, quanto alla regola deUe attioni dice Vitr. che. La Filofofia fa l'Architetto» Cioè dimoflraaUo Architetto il modo di coftumatanrente uiuere, eydichiara in che principalmente fi con*
uenga questa regola, ey dice, che prima. La Filofofia lo fa d'animo grande. .Si per abbracciar le grandi unprefe, come per non temer le grandi effife, ma perche la grandezze dell'animo pare che feco apporti il difhregio d,altrui,ey una certa feueHtl, ey apprejfo l'ar* roganza, peròfta l'Architetto dì grandmammo fenza arroganza, che è uitio alla iteriti cppo£lo,che oltra il debito attnbuifce à fé (lelfo -.fu puceucìefineU'adire > ey fatisfare alle dimandede gì'imperiti, fi nel fopporiare iloro affìtti : ma perche neWcjfere piaceuok egli potrebbe inchinar fi ad alcuna co fa raen gii'Ma però come maefìro di proportione fìa egli giufio , ey eguale à cgnutno, ey nella egualità dimoflrifèdc mi configliare : non fa auaro nel riceuere i doni, ne cupido nel depderargli, hauendo quefìe belle conditiom l Architetto conferuerà tlgra* do fuo, re fiera honorato, ey kfeieràfama immortale, ey però Vitr. hauendo conofciuto in fé {leffo quanto fa bello, ey degno l'ornamento ia delle predette uirtà,ey defirme U macchia deglioppofli errori : in molti luoghi dell'opera fua dimojìra fumare più la Verità, che le ricchez* ze più la Gloria che l'utile > ey biafima gl'adulatori, arroganti, ey auari Architetti, come da tutti ì Proemi de i Dieci Libri fi può uedere> iquali neramente, come fé fuffeno un Proemio falò di tutta l'opera fi deono leggere, ey confederare. Quanto adunque alla uirtù de coflumi grandemente cigióua la filofofia, ey pero Vitr, dice. La Filofofia neramente fa lo Architetto d'animo grande, fenza arroganza, piaceuole, giufto, & fedele, non auaro, il-
che è cofa grandisfima, la doue fenza fede » & caftità neramente niuna opera fi può fare. Anchora la -Filofofia lena la cupidigia, & non lafcia l'animo occupato i?.el riceuer doni, ma fa, che con grauità fi difenda la propria dignità, & fene riporti buon nome, (inerte cofe dalla Filofofia preferitte ci fono. Quanto alla parte, che al uero affetta dice Vitr. ancho quella ejfer'utile all'Architetto.
ApprelTo la medefima cogmtione ci dimoftra la Scienza delle cofe naturali, la quale con iftudio fi deue grandemente *»
cercare,come quella,che in fé contenga molte,& diuerfe dimande naturali,come ancho fi uede nel condurre Tacque, perche ne i corfi, & ne i giri, & ne i piani liuellati, & ne gli efiti le ufcite,& gli fpiriti naturali à molti modi fi fanno, à i difetti delle quali cofe ninno può rimediare, fé non chi dalla Filofofia prefo hauerà i principrj della natura delle cofe.Oltra di quefto chiunque leggerà i uolumi di Thesbia,ò d'Archimede,non conferitila loro,fe prima di tali cofe non farà da i Filofofi ammaeftrato. Vna parte della filofofia Naturale è chiamata Uifloria Naturale,ey una Scienza; la B.ifiork'Naturale è femplice narratone degl'ejfvtti,et del
l'opere di Natura,!'ejfempio fipuò dagli fcritti di Plinio commodamente pigliare, perche Plinio narra tutto quello,che fi uede nelle cofe fatte dalla Natura,cominciando da effo Mondo, ey dalle parti principali di effo.comefono i Cidi, cy gl'Elementi. Venendo alle cofe.particolari de i Paefi, deUe Pietre,dei Metalli, deUe Piantele gì'Animali,®- deU'Ruomo che e fine di tutte l'opere di Natura. La Scienza è cognitione del* le caufe, ey deiprincipij di tutte le predette cofe, della quale ordinatamente, ey con mirabil dottrina il buono Arijìotilene è flato maejlro. to Tanto l'bifioria quanto la cognitione è buona per lo Architetto. Vitr. hebbe l'una, ey l'altra, come fi uede nel quarto cap. del Primo doue fi tratta de i prìncipi] delle cofe, ey nell'Ottano Libro, ey nel Secondo, ey nel recante di quel Libro, ey in tutta Yopera doue egli parla degli Alberi, delle Pietre, delle minere, degl'Animali, della uoce,dell'udito,del uedere, ey di molte opere di Natura ,le cagionidelle quali fono in molti luoghi dell'Architettura cercate, ey {ferialmente nella materia deW acque, come fi uede neWOttauo Libro. Della Mufica effe deue pratico l'Architetto à fine, che egli conofea la regolata ragione, & la Mathematica, & acciò,
che egli fappia drittamente dare la tempera à gli inftrumenti da Pietre, ò Saette, come fono Baleftre, Catapulte, Se Scorpioni. Qui Vitr. dimcftra la Mufica effer utile aV.o Architetto, ey quanto atta pratica, ey quanto alla fheculatione come fono l'altre Mathematìce,
quanto alla pratica dice quella parola. Regolata. Che nel Latino dice. Canonica. Quanto alla fheculatione dice quellakra. JVlathem atica. Io dichiaro l'una, ey l'altra con l'autorità de i buoni Autori. La Canonica appartiene aU'orecchie,come Idprefbettiua à 40 gl'occhi, ey è pxefa da i Muffici come per fondamento della loro arte ufìtdtd, eyè quella,che mifura le altezzfi^ 'e lunghezze delle uoci,ey da GrecUa mifura del durare delle noci è detta, Kitbmitt,cioè numero,ey la mifura dell'altezza, è detta,Melos,cioè canto.Tiene anco la Ca* nonica un'altrd parte, Metricd nominata, cioè arte di comporre i uerfi, che fono effetti delle predette mifure nelle [illabe,ey neUe parole 5 arte neramente diletteuole, ey confórme alla NaturdBumana,è detta Canonica cioè regolatrice (come dice Boetio) nella fua Mufica,perchenon fi deue dare tutto il giùditio àifenfì, perche fono fallaci, ey alterabili per ogni minima offvfa,benche fieno principif,cioè occafioni dell'Arti, ey ci facciano auuertiti delle cofe, però la perfezione, ey la fòrza della cognitione e pojia nella ragione, la quale con certe regole èffendo fir mata non ci fa errare in modo alcuno, ey però è detta Canonica, ey regolata. La Mathematica è quelld,cbe non più riguarda al fenfo ,maè facuità di giudicare fecondo la fheculatione, eyla propofla ragione conueniente alla Mufica de i numeri fonorì, ey de i modi,ey delle maniere delle Canzoni, ey de i mefcolamenti, ey de i uerfì de Poeti, fòrfi più alto falcio la Humana, ey Mondana conuenienzd de i Cieli,ey dell'Ani* ma uà confiderando. Ma noi ci riftrimo al Quinto Libro doue chiaramente di parlar intendemo circa la Mufica, ey Harmonia, credendo à $o Vitr.come far deue chiunque impara, fino che ilgiuditio, ey la efberienzd fi faccia, perche al fuo luogo uedremo acconciamente quello, che dice hora vitr. di uafi di rame nel Quinto, ey degl'injlrumenti d'acqua nel Decimo. Qu,ei uafi ancho di Rame, che nei Theatri fotto i gradi nelle Celle con ragione Mathematica fi fanno, & le differenze
de i tuoni fi accordano à i rifu egli a menti de i dolci fuoni Muficali, & fi compongono à Cella per Cella, in quei giri, con quelle confonanzejChe da i Mufici, DiateiTàron,Diapente,Diapafon nominate fono,acciò,che la noce dei fuoni feenici nelle difpofitioni conuenienti quando toccherà l'udito più chiara, & più foaue,à gli ascoltanti peruenga. Gli inftrumenti d'acque fenza ragione di Mufica drittamente non fi fanno. Btfimilmente fi uedrà del Decimo Libro al cap. x v 1 ir. quello che egli ha detto difopra la Mufica effer necejfaria all'Architetto.
Accio che egli fappia drittamente dare la temperatura à gli inftrumeuti,che tirano Pietre,ò Saette,corr.e fono Baleftre
grandi, & piccole nominate Balifte,Catapulte, 8c Scorpioni,imperoche ne i capi dalla derlra, & dalla fitìiftra fono i 6<t pertugi, ò fori de i pari tuoni,per li quali le torte funi di neruo tirate fono con molinelli, ò nafpi, iquali non fi china oono,ò legano fé prima fuori non mandano determinati, & eguali fuoni all'orecchie di quelli, che le fanno,perche le braccia fi ferrano nelle carcature, & nel tirare1 di elTe funi, quando poi fi f tendono, fi {chiudono con egualità, & parimente d'ambe le parti mandar deono le faette, la doue fc non faranno di pari tuoni impediranno il tirare drittamente. Nos è luogo ne tempo di dimorare fopra le predette cofe, perciò, che la dottrini effer deue ordinata, ey quel che uuole maggiore intreduttio*
ne efjer non deue nella prima fronte collocato , Certo è nella Mufica cheUd egualità delfuono dimojìra egualità di ffatio , ey quella prcpor* tione che è tra fhatìo, e/patio ,fi trotta ancho tra fuono, eyfuono ,eyperò effendo ilfuono eguale, dall'uno, ey l'altro braccio feguita che la fune dentro le braccia fu eguale, dolche nafee la bontà dello intjrumento, ey l'ufo di effo, come prouanogli Arcieri, ey i Balestrieri tut* toilgiorno, e ci fera manififìo nel Decimo. 70 La medicina deue dal buono Architetto efTer apprefa pet conofeere le inclinationi del Cielo, & l'aere de i luoghi falu-
bri, ò mal fani, & per l'ufo delle acque, percioche feuza taliragione ftanzanon fi può fare,che buona fìa. Le inclinationi del Cielo dette Climata da Greci, fono Jìatij del Cielo pofìi tra due circoli egualmente diftanti detti ParakUi,comefi:dirà poi,par
landò de gl'iiorclogij nel Nono Libro. Vitr. uer amente hebbe qualche notitia della Mediana -, come fi uedé nel Primo Libro doue egli di* moflra quali infermità da quai uenti fo:to ingenerate, ey in altri kwgbidcl medefìmo Libro, ey degl'altri dichiara le aualità de.paefi quanto all'aere, «L'acque, ati'herbe, à gl'animali^ àgl'ì-luomini, cofe alle cognitione dà Medico fottcpo&e, Dapoi
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PRIMO. %f ■:
Dapoi conofcere e dibifogno la ragione ciuile in quanto è neceflaria à i pareti de gli Edifici communi allo fpatib delle;
gronde, de i tetti, & delle chiauiche, & de i lumi, & anchora de i condotti dell'acque, ót altre fimiglianti cofehauer bifogna conofeimento, accioche fi guardino prima, che comincino di non mettere in lite i padri di famiglia, dipoi che haueranno l'opere confumate , & acciò, che nel fare de patti con prudenza prouedino, & a chi toglie, & a chi dà à pigione, perche fé il patto farà ben fatto, & chiaro, auuerrà, che quello da quefto, & quefto da quello fi po- trà fenza fraude liberare. Qui vitr. dichiara quello che egli diffie di [opra appartenere alla fedeltà. er giuftitia deWArchitetto, di co adunque che quella parte di Filofo*
fia, che ci dà la regola del ben uiuere, tratta di diuerfe maniere di beni, tra quali è la uirtù de cosìumi, pofta nella parte ragioneuole, ò uero in qneUa, che alla ragione ubidifee. in queila parte di Filofofia fi tratta de gl'affetti humani, delle potenze dell'anima, nellequali fono gl'afa |
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fitti de gli habiti di quelle potenze, fieno quegli eccesfi,ò mancamenti, ò mediocr itati : trattafi ancho dell'arbitrio , della ekttione, del con*
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IO
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figlio, dell'appetito, in cui è la cupidìgia, lira, er la uoglia t trattafi delle cofe, che uogliono alle uirtuti afiimigliarfi, ò uero, che di quelle
princìpi] fono, per le quali cofe l'huomp è bafteuole à fé fleffo t dapoi riguarda il profiimofuo come parte di fua famiglia, crearne parte di fuo uniuerfal gouerno, er nella famìglia ritroua lufficio del Patrone, er delferuo, della Moglie, er del Marito,del Padre, er del figlwo* lo,acquiWa,dìf^enfa,ufa,er adorna il tutto,ma nella ciuile, pr publìca amminifiratione contenuta da unfolo, ò da grandi ,ò da molti con legittimo reggìmento,uede i faggi effere in uece diragione,i Soldati in luogo d'iracundiaglì artefici in cambio della cupidigia ^che fi'• troua m noi. r)e j f^ggi fi fanno i Capiyi Magiftratì,i Sacerdoti, i Senatori, i Giudici, ne i quali ha fondamento la ragion ciuile,perciò, che de quedì fi fanno le leggi, er leffecutionì, perche altro non è ragion ciuile,che quella che, è fatta da ciafeuna Città fecondo il fine del propiq gouerno. La fomma di quefta ragione e raccolta ne i libri deUe Pandette, che cofi chiamate fono, perche raccolgono tutte lepartideUara? * g'-on ciuile ; la dpue fiotto il primo titolo fi ragunano i Principi, fiotto il fecondo i Giudicij, fiottoil terzo le Cofe,fottq il quarto le Hypoteca* tlon-> fiotto il quinto iTejìamenti con le cofe à quelli appartenenti; fiotto il feflouarij Titoli deUeP affezioni dei beni cognitivi dannt,k fabri* iS) che rouinate,le infidie di queUe,la legge dedegronde, er dell'acqua piouana, parte all'Architetto neceffaria, er finalmente fono altri capi^ che lungo farebbe à nominarli. Nell'ultimo titolo fono leftipulationi,icontratti,i malleuadori, lopere publtche,i mercatij cenfi, er altre cofe ne igrandi uolumi de Legìtti comprefe,delle quali fecondo il bifogno effer ne deue l'Architetto ammaeftrato, come di cofe pertinenti al uiuer in pace,er fenza litìgio. Ma più altofalìre, è,neceffario per bene gl'¥luomini,er però dice Vitr. •L'alia Aftrologia ueramente fi conofee il Leuante,il Ponente,il Meriggie,& il Settentrione, & la ragione del Cielo,lo
Ecjuinottio,il Solftitio, i corfi delle Stelle, la notitja delle quai cole chi non ha, non può Capere la ragione de glj Hórologrj. Vna delle parti principali dell'Architettura è come fi uede al terzo cap.del primo Libro, circa V ombre caufate dal Sole, er da gli Mi neceffit* ri àfaregl'Rorologij da Sole, di quefta cognitìone è ripieno con marauìgiiofa dottrina il Nono Libro di V ìtr.nel quale fi uede ancho l'altra parte deU'Aflrologia,che confiderà le ekuationi,er le diflantie de i Pianeti, er deUe Stelle, alle quali afbetta la inùentione deÙ'Aftrolabioy 3 Q come fi dirà poi. Quanto ueramente appartiene à quella parte, che da gl'afeendenti nel naficer noftro comprende i fuccefiì deUe future cofe niuno ufo fi troua neWArchitettura, faluofe noi non uogliamo cercare alcune occulte qualità de i luoghi, le ccgnitìonì deUe qualinon adaU tro,che à gli ordini, er infìufii de Pianeti rejirìre fi poffono,ma non è lecito per lo amore, che fi porta all'Architettura effer curiofi di tan* te cognitioni, che non meno dubie, che inutili ( fialuo la pace dì chi altrimenti crede ) effer ueggiamo ; però qui fia fine delle prone pofte di Vitr. per dimojìrare tanta diuerfità di arti effer neceffaria allo Architetto, er però conchiude dalle conditimi dell'Architettura quale,ef chi fi deue Architetto nominare. tllendo adunque cofi degna difciplina ornata,& copiofa di tante, & fi diuerfe dottrinerò non penfo , che alcuno di
fubito polla ragioneuolmente chiamarli Architetto, fé con quefti gradi di faenze à poco 3 poco falcttdo fin da i te- neri anni nodrito della coguitione di uarie forte di lettere non peruerràal colmo delia Architettura . Quanto uerofia,che lodar non fi debbia co fa alcuna, prima che egli diinoflrato non fi habbia, quello, che ella è, chiaramente fi uede per le cofe. ,LO
fin'bora dichìarate,perciò che niuno hauerebbe degnamente potuto lodare l'Architettura fenza la cognitìone della natura,er delle propietà, che le conuengono, er fé fewecamente egli pofìo s'haueffe à lodarla, prima faputonon hauerebbe, poi non gli farebbe {lato creduto, er fi* miniente corretto à renderne ragione fuggito far ebbe,ò uero afe fleffo contradettp hauria,er in quefto cafio con gli ignoranti al parìfareb* he ^ato. Ma prouiamo nqìfe con ragione poliamo lodare l'Architettura, si ueramente : er primo quanto alla cognitìone, poi quanto dU Voperatìpnì, perche nel conofeimento, er nelgiudicio ella può effere con la Sapienza,er con la prudenza,meritamente paragonata,er per l'operare tra le arti come Heroica Virtù chiaramente riluce. Mirabil cofa è il potere à comune beneficio ramaregl'huomini rozzi,er quelli ridurre al culto, er atta difciplina, ficuri,er tranquilli nelle Città,er nelle fortezze '■> poi cen maggior uiolenza fatta alla natura tagliarete KupUfòrare i Mpnti,empire le VaUì,feccare le Paludi,fabricare le Naui,drizz*r i Fiumi, munire i Porti,gettare i Ponti, erfiiperarU Ueffa Natura,w quelle cofe, che noi uinti fiamo leuando pefi immenfi, er fatisfacendo in parte al defiderio innato della Eternità dilettando) chi nofabrica,er molto più chifabrica}ornandp ì Regm,k Vrouincie,il Mondo, per ilchefi può dire di effa,cbe molto più fi pupte con Uni* s 0 mo penfar ne,che con la penna fcriuer ne,ò con la lingua ragionar ne; Ma per che alcuno più oltre nonfiapendo puòdinanzià gìocchi l'infi* nito,er timponìbile proporfi, argumentando che non cape in animo ìlumano tanta cognitìone, er uarietà di Scienze, però Vitr. ci dimo* flra in che modo,cr infino à che termine bifiogna hauer le predette Scienze,er dice. Ma forfè à gli imperiti può impoffibil cofa parerc,che la Natura apprenda, & s'arricordi tanto numero di dottrine.
Quefla è la dubitatone fondata nel potere della Natura Humana come impotente à riceuere tanta uarietà di dottrine, fdoglie la predetta duhfe
tatìone Vitr.in quefto modo. Ma quando auuertiranno bene,che tutte ledottrine,& difciplinetra fétengononna certa raccqmunan2a,& cognitio*
ne,uedràno quello,che io dico potere auuenire,per ciò che tutto quello, che s'impara à guifa di corpo di tai membri copofto in fé fteiìo fi raggira,& però chi dai primi anni inuarrj ammaeftrameti fi eiTercita,ticonofce, in tutte forti di lettere i fegni medefinn,& la raccómunanza uede delle difcipline,6c per quella fono atti, ad apprendere ogni cofa. , 0 Tiiccua il dubbio,ò uero la obiettione quello effetto effere impofiibde,di cui la cagione è impofiibile, & però non poter l'Huomo apprender tan*
te arti perciò,che la cagione di apprenderle era imponibile : la cagione era la uirtù dell'anima infuriente, er incapace. Rifonde Vitr. er dice argomentando, che posféile è quella effetto, il modo del qualeèposfibìle,peròè pofiibileche ìlluomo adornato fia di uarie dottrine^ perciò che il modo è pofiibile. il modo ueramente è che hauendo le Scienze una certa raccomunanzd tra loro,er quafi in giro Vuna nell'altra mouendofi per alcune fimìglianze di cofe,non è imponibile à chi per tempo comincia,er s'affatica riconofeere la ditta fimiglianzd, er fare di più cofe fimiglianti lo fleffo giuditio,er però può effere un termine,er unafobrietà ( diro cofi ) difapere,che hauendo noi quanto ci fa, ppf* fiamo commodamenteferuirci.Yedremo difiotto per effempio quello, che hora s'è detto, fin tanto Vitr. riprende Pythio Architetta, Hqualt haueua openioneyche l'Architetto poteffe meglio in ogni arte partitamente, che i propij artefici,dice adunque. fct però Pythio uno de gl'antichi Architetti, quello che in Pirene fi nobilmente fece il Tempio di Minerua, dice ne i
iuoi Commentarrj.che l'Architetto più deue potere operare in tutte l'arti, & dottrine,che queìli,iquaii ciafeuna co 0 Vitr Cb°niqr° Ì.n(*U ftna>& Creiti0 hanno al fomm o della eccellenza, condotto.
M a a '" rit>rcnfì°ne & Pythio,argomenta contra di efjò con uarie ragioni,er prima dotta cff>menz<t,dicendo.
q e to con effetto non fi uede, perche non deue, ne può lo Architetto efTere come Àriftarcho perito della Gram-
ma ^a'ma kene non fenza letteratura, ne come Ariftoxeno Mufico, ma non lontano dalla Mufica ; ne Pittore co- me Appelle,pure habbia difTegno,ne qual Mirone Statuario, ò Policleto lauoratpre di Stucchila non ignorante a arte »ne di nuouo come Hypocrate medico, ma non lenza ragione di medicina -,tic finalmente non Sa egli in tutte
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«* L I E R O.
tutte altre difcìpline perfetto, pure che di effe imperito non Ma.
Le parole fecondo la nostra interpretatione fono chiare, ne proua poi con argomenti non effer uero il detto di Pythio ; er dice.
Perche non può alcuno in tante, & fidiuerfecofeconfeguire (iugulare fcienza,à pena cadendo in poter noftrocono«
fcere,& confeguire le loro ragioni, ne però non {blamente gl'Architetti non poilono hauere in tutte le cofe gPuln= mieffetti,ma-qneliicheadunafolafcienza fi danno,non riportano tutti il fommo principato della lode. Se adun- que non tutti in ciafeuna dottrina,ma pochi in molti anni appena ottennero il defiderato nome,in che modo lo Ar» chitetto,ilqiiale effer deucin tante arti perito,non farà cofa grande,& marauigliofa,fenongli mancherà alcuna del- le predette cofe, & di più fé egli andrà innanzi à tutti gì'Artefici, iquali particolarmente in ciafeuna dottrina flati fono grandemente folleciti,<Sc diligenti? Molto più ragioneuok ci pare,che uno huomo confeguifca la perfettione dì una fola faenza, che di motte,w pure di raro fi troua,che quefìa
nuuengo, cioè,che unofia perfetto in un'arte fola,però fé non è quello, che pare più ragioneuok che fia, meno farà queUo,che meno ci pare, *• chicche un folo huomo,ottenga il fommo grado in molte ,ey diuerfe cognittonija onde fi conclude da Vitr, dicendo, Per ilche pare, che in quefto Pythio errato habbia .
Cioè, fé Pythio è Stato eccellente Archttetto,fe ha detto molte belle cofe,in quello però ha errato Jn quefto non gli dò fede,effendaci ilfenfo.C U
ragione contraria,?? per più Stabilire la ragione detta,nen fi feorda Vitr.di quello che [opra, ci propofe , cioè, che neU'Architettura erano, come in ogni altra peritia,due cofe da effer confìderate ; l'una era l'opera propvfta, che egli dice fignificata, l'altra la ragione, che egli dice fi %mficante,tl mede fimo fi dice con altre parole,in quefto luogo per conformai ione de i detti Juoi, dice adunque modeftamente. Pare che Pythio in quefto errato habbia,non uedendo che di due cofe ogni arte è compofta,eioè dell'opera,6t della ras
fione di effa,& di quefte due una è propia di coloro, che in ciafeuna cofa effeicitati fono, & quefto è,l'effetto del»
opera,l altra é,communeà tutti iDotti,cicw* la ragione , ò uero il difcorfo fattoui fopra, JSoh e alcuno,che rtcordandofi le cofe dette difopra,non intenda quello , che hora dice Vitr. er fé egli non haueffe apprefo bene,che cofa è fa* ** bnca , er dtfcorfo,opera, ey ragione, la cofa fignificata, ey queUa,che figmfica,legga linfrafcritto effempio delio Autore, che intenderà il tutto,ey conofcera più oltra,come fia tlgiro,ey la raccommunanza delle fetenze, dice adunque. Come auuiene à i Medici,& à i Mu fi ci fopra il numerofo battere delle uene,& il mouimento de i piedi,ma fegFauuer- rà,che bifogni medicare una ferita,ò trarre di pericolo uno ammalato,non tierrà il JVlufico,ma il Medico,c< coli nel* l'Organo canterà,non il Medico,ma il Mufico,à fine che l'orecchie dal fuono dolcezza prendino.&dilettatione. Molti effempi ci adduce Vttr.per i quali fi comprende come ftà la communanza delle fetenze, ey prima dimoftra quella tra due faenze, er poi tra molte,la Mufica,ey la medicina fono faenze, t'officio del Medico in quanto Medico,è rifanare gì'infirmi,l'ufficio del Mufico in quanto Muficojé dilettare cantando gVafcoltantijnqueftì uffici fono diffvrenti,ma nelle ragioni poftono effer confarmi, la conformità nafee da una commune regola,che aWuno,ey aU'altro può ageuolmente feruire,perche confiderando il Medico la eleuatione, ey la deprefiione de i polfi7 la uelocità, ey tardezza, la qualità, ò uero la difgualianza, conuiene col Mufico, ilquaie nelle uoci confiderà le fteffe cofe, perciò che ' • feffer tardo,, ey ueloce,alto,ey baffo,eguale,ò difeguale fon termini communi, che àmolte cofe di natura diuerfe fi poffono applicare, pe* rònon è momntodo, alcuno, che nella ragioneconuenghino molti artefici i quali fieno nell'opere differenti ±ey quefto najce dai ualorede ì principi], i quali effendo uniuerfali,ey indifferenti abbracciano più cofeey non dipendono dafuggetto alcuno e quale, adunque fi può interi* dere il tempo,U luogo,il mouimento,ìl corpo, il numero, la uirtìi, ey molte altre cofe,che à diuerfi artefici con ragione diuerf amente cono firme afpettando,duo diuerfamente confirme, perche ilprinctpio è uno , come fé io dicefii V eguale giunto all'eguale fa ti tutto eguale,ma l'aps pheatione fi fa in materie, ey fuggettì diuerfi,per che il Medico applica il detto principio alle qualità deli'herbe , il Mufico a i tempi, 1/ Filo* fofò naturale à 1 mmmenti, il Geometra alle grandezze, CT altri altre cofe alle loro notine fono poàe come ancho pigliando il Medico dal Geometrale gì'anguli facilmente s unificano,ey la circonferenza non co fi, dm per quejìo le ferite circolari effer difficili da unire teyfal* dare, ey hi quefto s'accompagnerà col Geometra ne però il Geometra oferà metter mano fopra un ferito , ne il Medico ardirà opporfi al Geometra come Medico , che egli è. ^* Simigliantemente tra Muflci,& Aftrologi commune è il difpiìtarc del confenfo delle Stelle,de i conccttì,& confonan»
ze Diateffaron, & Diapente nominate, che fono ne i quadrati, & ne i triangolari afpetti, & con il Geometra della Profpettiua, & delle apparenze, & c<3& in tutte l'altre dottrine molte cofe, o tutte communi fono atte (blamente ad effer con difputationi trattate,ma gì'mcorninciamenti deiropere,che con il maneggio,& con l'operare ad efpcditJo- ne fi conducono, à quelli Gaiamente afpettauo, che propiamente airelTercitio d'un'arte determinati fono. Io defìdero Ufciarmi chiaramente ìntendere,perciò che il Philandro,benche fidelmète ejponga le parole dello interprete di Thdomeo;ci lafck pe» ròdefiderio di maggior intelligenza. Dicoadunque, che gì'Aftrologi uolendo dimoftrare come 1 corpi celeftì concordano, ey s'unifeow k mandare qui giù nel centro, i dmim loro infiufii, hanno pigliato alcune figure di Geometria tra loro proportionate, er rifondenti. La prima è quella,che ha tre angoli, er tre lati equali. La feconda è quella,che n'ha quattro. La terza è queUa,cbe nhafei > hanno dipoi mifura= to gì angoli di quelle figure, ej ritrouato in quegli effer proportione , er cornjpondenza mirabile, er psr quella giudicato hanno la con= ** firmità,zr confonanza,che hanno le Stelle nel mandar qua giù le loro Qelefti, ey diurne uirtuti,ey acciò, che il tutto chiaramente s'mten* da,io dico fecondo Euclide, che gì'angoli fi mifurano dalla ctrconfirenza, pontamo,che in un circolo molte linee tirate dalla circonferenza d centro facciano diuerfi angoli, dico che quegli angoli faranno mijurati dagli Jpatij che tengono 1 capi delle linee, che gli fanno nella circonda renz*. Dico dipoi che gl'antichi chiamauano Affé, ogni cofa intera atta à effer tnifurata,ò partita , ey la iiuideuano in parte dodici, l'um tra detta Onciale due Seftante, perche entrauano fei fiate nel tuttoché era dodici,le tre, Quadrante, perche entrauano quattro fiate nel* FAffette quattro Triente, perche entrauano tre uolte nell'intero Je cinque Qutncunce, er non deromnauano le cinque parti altrimenti, che Quincunce, perche non entrauano à far il tutto equalmente, come le due, le tre, er le quattro, ma le fei erano dette Semifis, quafi la metà deW Affe,le fette,Settunce, per la fteffa ragione delle cinque, le otto diljero Btfjem, perche aUefei n'aggwgneuano due,le noue Dodrante, le iiece Deftante,<y le undici, Deunce,perche non era multipltcatiotte, che egualmente entraffe à finire le dodici ; Uando le cofe nel fopradetto modo,ia dwo,che l'angulo dritto del quadrato giu&o, ey intero occuperà dodici parti, l'anguh del thangul»,chc é maggiore, ey più largo <S* m occuperà fedici/angulo della terza figura di fei tcome piti brettone occuperà otto » |
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L'angulo del qutdrato per effer giufio ,CT intero farà detto Affé'.quello del Triangub per effer maggiore un terzo, fecondo, che fi uc*
4e nello fottio delk occupata circonferenza « contener a una fiata il dritto, che è di dodici parti, er farà di più uno quadrante, che è un
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PRIMO. »7
the è un terzo, erqui farali proport ione féfquiterza nominata ^ che é quando una cofa contiene tutta un'altra, erdipiu la terza parte,
come fi dir i'poi ragionando delle proport ioni al [uo luogo . Vangulo della figura effangulare, e minor la metà deiangulo della triangularè, perche occupa otto parti della circunforenza, che è di mi fura biffale, cioè d'otto parti, er però tra qucfti anguli e la proportionc detta dop* |
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nelle figure, ma nelle uoci. Confonanza è proportione di uo-À Manti, er differenti nel grane, er nell'acuto, che unitamente, er con dol*
cezzagirando peruen^ono all'orecchie. Delle confonanze alcune fono [empiici, altre compofie ; i nomi delle [empiici [ono diapafon, diateffa* ron er con diapende diapafon. La ragione di quejìi nomi al luogo[uo[ara manifrfta; hora dirò deUefemplia con[onanZe.l mufici non han- no ùoluto u[are i nomi degli Aritmetici conuenienti alk proportionì , er quefto per le ragioni che fi diranno nel quinto libro ; ma in luogo di io doppia ufanofueflo nome ,dìapafon,vperfefquiaUera, diapente, er per fefquitertia, dtateffaron j bifogna adunque foleuoa effer deono confonanti, cioè uenire aU'udito in modo diletteuole unite, er nuvolate, bi[ogna dico, che egli a fu tra lagraue, er l'acuta proportionau difianzajfvnigltanteè neceffario ,chefìa nel confentimento deUe Me ,er dei pianeti, acciò che unitamente qua giù mandino con effica* eia, er forza gl'influsfi loro. Le regole adunque dell'Aritmetica fono quelle, che fanno la Mufìca con l'Afirohgia congiunta, perche la prò* portane, e conmine, er unimrfakin tutte le cofe atte 4 effer numerate, mifurate, er pe[ate. Ma le regole della Geometria che [anno.alla Projbettiua, er aUe apparenze [ono da gli Afirologi pigliate in quanto che gli Astrologi rendeno ragione de gli afbetti, Mediilantie, delle uedute,^ delle apparenze dei corpi celefli come fi uede ne i uolumi loro, er però l'Aerologia tiencommeriw (per modo di dire ,).cr con la mfica, er conia Geometria, in quanto dalla Geometrìa è fornita la Profoeitiua, imperoche la Projpettiuaprende iljuo [aggetto da due [cienze , cioè dalla Geometria la linea, dalla Naturate il uedere, er «e fa una [ola cofa, che io direi raggio, {landò amnque le predette co- [e, er la raccommunanza delle faenze Vitr. ci pre[criue il modo del[apere concludendo. ^ *o Et però affai parerà hauer fatto colui, che di ciafeuna dottrina mediocremente hauera conofciute: le parti & le ragie
ni di effe, & quelle, che neceffarie faranno all'Architettura, affine che non fi manchi quando di tai cofe, & di tal ar- ti bifogneri farne giudicio, ò renderne conto. Treforìtto il modo , er lafobrietà di [apere, perche difopra è fiato detto da Vitr. quefieparole.
Perche non deue, ne può l'Architetto effere come Ariftarcho perito nella Grammatica. . « r
Ztil redo, però dichiara quel, (non àcue,) percioche fé bene l' Architetto poteffiefier perfetto in tante arti, non pero per quella perfetta*
ne fi donerebbe chiamare Architetto, perche ufeirebbe fuori de i termini dell'-Architetti»a, erper quejlo molto più [orte fi fa taratone di Vitr. contraPythìo, perche prima s'è dimoiato, chela fua oppìnione per la effierienza non euera, poi per ragionare non e pòfo fibile , er in fine fé bene posfìbil Me, non è conueniente. Simili argomenti ufa Platone, Arrotile, er Galeno, ragionando quei dell'Ora- tore , er quejii del Medico, Secondò il propofito loro, O-però qui dirò cofa, chea me pare degna di consideratane, per fare auuer* jo titi quelli , iqualiàuna faenza fi danno, che chiunche fopefie bene quali fodero i termini di ciafeuna faenza, er conofoerpotefie quan* do altri rìufaffero, [enza dubbio egli trouerebbe tante, er fi belle cofe in ciafeuna arte, che ci darebbe da marauìghare, bajiimi hauer e ac- cennato quejlo, er da lungi il fonte come a dito mofirato, percioche chi ha bene la propietà, er le dijlintam delle cofe, puote ancho,& le rac* 'communanze,er lefimiglianzecono[cere,madirarofimilìhuomini fi trouano, come dice Vitr. prima dicendo. , \ -, Ma quelli a i quali la natura benigna tanto di acutezza d'ingegno, & di memoria, & di folertia concederà, che.posti-
no infieme del tutto conofeere la Geometria , lAflrologia, la Mufica, & l'altre faenze, certamente rifaranno fuo* ra de termini dell' Architetto, & fi faranno Mathematica, doue facilmente potranno con tra quelle difciplme difpu* tare, perche di più armi di feienze, armati faranno. Jìglififoole dentare de i principi) d'unafoienza, a-fi fiale anche dìffiutare delle cofe contenute fatto ì principi] [uoi, contra chi le negajje,jìan-
doneUa[ua[cienza, perche niente è prima de i principi],ma, [e egli uolejfe difoutare de i principi] fuoi bifognerebbe,che egli ufoifie de i ter- 40 mini della fua prò fi filone, er adoperafie una faenza commune, CT umuerfale, er però dice Vitr. che chi è armato di più armi di fetenze, può dijputare contra le faenze, cioè contra coloro, che di quelle faenze fiaccherò profosfione, er però Arift. non comefilofofo naturale di* [iuta cantra Parmenide ,ò Mehfio, che negauanoi principi] della filofofia naturale , ma come diatetico , onero Methafifico , contra quelli s'oppone, può bene alcuno artefice non ufoendo [uori dell'arte fua difiutare contra quelli, che delle cofe pertinenti, à quelle arti ragionafo fo.ro, perche eglifi fornirebbe de iprincipij di quell'arte. Quelli adunque iqualifono in molte [cienze eccellenti fon [empre armati alla difo[at cr all'ojfi/a. JVla di rado fimili rinomini fi trouano, come fu Ariftarcho Samio, Philolao, 6V. Archita Tarentini. Apollonio Pergeo,
Erathoftene Cyreneo. Archimede, & Scopinas Siracufani, iquali, molti finimenti, raggi, & ftili da ombre per aia di numeri, & caufe naturali à pofteri degnamente lafciarono. io non uoglio deuiarmi dalle cofo belle diVitr. per narrare le hifiorie defopradetti huomini eccellenti, l'opere de Ìqualifcde ci faranno delle loro jo
conditigli in più luoghi dell'Autore. Conclude adunque Vitr. con mirabile Circondottane, er abbracciamento le cofo dette , ma per maggio* ■ re intelligenza, dico che quando alcuno uuole ufare la grandezza del dire , egli ufa tra l'altre forme, cr maniere, una che è, detta cir=> condottane , ò nero Abbracciamento, er quejiafifa, quando fi tiene longamente fofeefo l'intendimento prima, che fi uenga alfine, er quan- do fi richiede altro fornimento, con alcune particelle come fono, benché ■■, auuenga dio, conciofia, quantunque, nonfolamente, er altre fu migliami, dice Vitr. Qiiando adunque fia, che dalla folertia naturale, nona tutte le genti, ma à pochi hnominifi dia Phauere cofi buoni
ingegni, & l'ufficio dell'Architetto fia effere in diuerfi ammaeftramenti effercitato, & la ragione della cofa il per- metta , non folo fecondo la necesfiti le grandi, ma le mediocre feienze douere hauere. Io ò Cefare, & à te, & à quel- li che leggeranno dimando, che fé cofa alcuna poco fecondo l'arte grammaticale farà efpofta, perdonato mi fia, per- ciò, che non come grande Philofofo, ne come eloquente Oratore, ne grammaticoio fono nellepiu belle ragioni 60 dell'arte effercitato, ma come Architetto di tai lettere erudito, quelle cofe mi fono sforzato di fcriuere. Ecco quanto è pieno quefto parlare di [entimemi, er d'argomenti, er prima dalla natura quando dice. ( Ma à pochi huomini fi dia.)
Dapoi dall'arte quando dice, (Et l'ufficio dello Architetto.) Indi dalle cofo ijiefoe, quando dice, (Et la ragione per la grandez- za della cofa. ) Et finalmente compie il fornimento, dicendo, (Io ò Cefare. ) il reftante finita lafoa bella, er ripiena oratane propone di che cofo egli habbia a trattare,cr in che modo dicendo. Quanto neramente richiede il potere di quell'arte, & le ragioni, che in effo potere porte fono, prometto"; come io fpe-
10, in quefli libri non folo a gli edificatori, ma à tutti 1 laui fenza dubbio con grandisfima autorità douer preflare . Vareua la promeffa di Vitr. grande, ergonfia, però con prudenza egliha giunto quelle parole, (come io fpero) per dimofìrar modefiia, dice
adunque, che egli promette preflare quanto porta il poter dell'Architettura, nonfolamente àgli edificanti, ricordandofì di hauer detto, che rArchitetturanafcedafabricd,maàtuttiìperitile ragioni dell'arte promette, le quali nel difeorfo, nella cofa lignificante, er nella prona 70 della [abrìca poflefono, er però [enza dubbio con grandisfima autorità offerua le promefie, perciò, che come buono Architetto fonderà l'<irte[ua[opra yen, efficaci, ut Ai, er conformi precetti, er quefiofìa detto [opra H primo capitolo. |
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DI
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LIBRO,
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a 8
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DI Q.VAI COSE E COMPOSTA L'ARCHITETTVR A-.
C A R IL
'ÀRCHITE T TVRA confitte nell'Ordine,nellaDifpofitionesnellaEurithmia,nelCompartimen-
to , nel Decoro, & nella Diftributione. Chiunque intenderà bene il predente capitolo, potrà dire con uerìtà fapere, ey'intendere la forzi, ey «7 ualore delfAr* chitettura,perciò che le fei cofe, neUequali afferma Vitr. che confile l'Architettura, fono quelle, che appartengono alVef- fenza di ejft. Quelle deUe quali è Fhabito nella mente dello Architetto compoflo, er quelle finalmente fenza lequali niuna cofa etteriore può hauer forma, ò perfettione. Difficile, er ingegniofa cofa, e dimoiare la diuerfità, che è tra le predette i0 fei cofé, er bella:cofa è lafciarfì intendere, er non fuggire, perciò che annoiti può parer e, che Vitr. dica una ijlejjà cofa in più modi, il che non è, come io mi sforzerò chiaramente di dimofirare. Dico adunque per inteUigentìa di quello, che fi deue effionere, che alcune cofe in quanto alTeffer loro non fi riferìfeono ad altre, ma libere, er affolutefono. Altre hanno relatione ò rifletto, er fenza non farebbero ;l'huomo, la pietra, la pianta non hanno comparatione ad altro, ma Teffer padre, patrone, maeflro, amico, fratello, non tta da fé , ma di necefiità ad altro riguarda, perche padre non è, chi non ha figliuolo, pa trone, chi non ha feruo; maeflro, fenza fcolare, amico, ò fratello, fenza amico, ò fratello ,fìmilmente il doppio ,il maggiore, il minore fon cofe, che fole non fi poffono intendere, perciò che bifogna dire, doppio ,del\ametà, maggiore del minor e ,ey minore del maggior e,co* me equalc dello equale, pari del pari ; olirà la predetta dittintione, egli è degno di auuertimento, che nelle cofe, che di natura fi riferirono, fi hanno alcuni termini, er quejlifono il fondamento, cioè foggetto, er principio da cui s'incomincia la relatione, er il fine, nelquale ella termina, come l'effer padre comincia da chi genera, er finifee in chi è generato) l'effer maeflro fi fonda in colui, che inj'egna, er ha il fuofine z© in colui che impara) l'effer maggiore comincia in cofa che eccede ,ey termina in cofa cheèeccefia: Stando in quefii termini [pepo auuiene, che la comparatione è pari,cioè che eglifi troua nell'uno , er nell'altro termine ragione eguale: come dicendo, amico, fi atelxo,per cloche V amico è pari all'amico) il fratello al fratello nell'agguaglìanza , ffeffo anche fi uede in quefii rìffiettì maggioranza, ò difuguaglianza, come dire pa- trone , eyferuo, padre, er figliuolo; maeflro, er difcepolo 5 perche importa più cominciare da uno, che dall'altro. Quefie relationi nel prea detto modo apprefe grande momento hanno aW intelligenza deUe fei predette cofe,perciò,che tutte fonorelationi, er camparationì, come fi uedrà qui fiotto. Hauendo adunque Vitr. formato l'Architetto, cioè fattolo degno agente dì tanti artifieij. Tratta qui della forma, perciò, che effendo la materia immobile, er imperfetta, ninna cofa di effa fi trarrebbe fenza la perfettione , er forma, la quale confitte nelle fei predette cofe. Bue fini fi trouano nell'opere, uno è il compimento , e perfettione de i lauori, come è quando fi dice l'opera è compita,*?? fini* ta ? l'altro è tifine della intentione,che è quando finita l'opera fi dice, io ho l'intento mio, come finita la cafa, io fon dìfefo da i uenti, da piog* gìe,ey da contrarij.Per uenire alfine deU'operaé neceffario (fé con arte ci uolemo regolare) procedere ordinatamente, er queflo in due jo modi, prima quanto alla quantità, er grandezza delle parti, dapoi quanto allafuflanza, con qualità di effe parti, nel primo è l'Ordine,nel fecondo è la Diffiofitione, er perche la qualità fi può confederare in fé, er comparandola alla forma, che allo affetto, ey àgli occhi firifie rifee, però bifogna, che uifia nell'opera una certa qualità, che contenti gli occhi de i riguardanti, er quefla é detta daVitr. Eurithmia, deU laqualefi dirà poi) refla, che noi ritrouiamo la ragione dell'altre cofe > Perche adunque non fi propone l'opera infinita, ma terminata in gran* dezz* fi del tutto, come deUe parti) però bifogna, che altra l'Or dine,ci fia una corrìffiondenz4 delle mifure tra loro, er al tutto comparate t che propofìaci unamifura d'una fola parte, fappiamo le mifure dell'altre, er propofìaci la grandezza del tutto, fappiamo la grandezza di ciafeuna parte, er quefla corrìffiondenzd è Simmetria nominata, quafi concorfo,ey rifpcndenza deUe mifure. Ma perche l'opere che fi fanno hauer deano autorità, er riputatione, er effer'anche all'ufo de gli habitanti accommodate, er con prudenza disenfiate, però udendo noi ot* tenere le predette cofe, bifogna feruar quello,che conuiene, che Decoro fi chiama, er disenfiare il tutto, il che nella diftributione, è colloca- to , er quefla è U necesfità, er fufficienza delle fei cofe ; confiderando adunque, per dire in breuità s er infomma il tatto 3 er le parti d,un4 40 opera, uferemo la infra poftafigura. |
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{in fé er co/K '
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"m *e & c0^ ' rSecondo il prima , e il poi ordine*
_" fòuero fecondo la quantità*)
\secondo la rìffiondenza, Simmetria*
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. Tutta la forma, e figura deWo--
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pera fi confiderà ò uero Li ^ò itero fecondo la qualità, & figura, cojì è U dìffiofitione,
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l r------------j*
——riferita < -K 0
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uero aWafpetto Eurithmia
uexo alla conuenienza Decoro
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uero all'ufo Difiributione.
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Hot difiintamente ragioneremo di ciafeuna parte, er prima debordine il quale in queflo modo da Vitr. è dìffinito.
Ordine è moderata attitudine de i membri di tutta l'opera partitamente ,& rifpetto di tutta laproportione al com*
partimento, il quale fi compone di quantità. Perche in molte coferitrouiamo,Ordine,Diffiofìtione,Decoro, Diftributione, ey le altre parti fopradette, però diremo, che quefii termini fono
gener ali, er communi, er come gen erali, ey communi hanno le loro diffinitioni, di termini communi, er generali ) ma poi, che ciafcuno tfa Artefice uuole applicar quelle parti alla propk cognitione, riflrigne quella uniuerfalità al particulare, er propio dell'arte fua, come fi ue= de al prefente nelle dette diffinitioni, er prima nella diffinitione dell'Ordine. Certo è, che l'Ordine in fé, ey fecondo la natura, è quando una cofa di fua ragione pone m'efier dopo l'altro, ey per queflo ne uiene, che doue è órdine uifia prima, ey poi, ey quefii fon termini commu- ni , ma l'Architetto gli riflrigne afe , come ogni altro artefice, ey dice, che l'Ordine è quando in un'opera di fua ragione, l'effer d'una quan tità è pojla prima, ey l'altro poi,ey in queflo modo la diffinitione dell'Ordirne fatta propia, ey particulare per l'application dei termini communi, er uniuerfali, ne 1 quali fi può dire, che pofla fia la raccommunanza deUe fetenze. Perflare adunque ne i nofìri primi fondajnen* ti, io dico, che l'Ordine è poflo in comparatione. ey rifletto, ey dico appreffo, che la comparatione è di quelle, nelle quali fi troua la difag* guaghanza,chiaro è,che nell'Ordine fia rijfietto,per cloche nell'Ordine s'intsnde,che alcuna cofa preceda, ey altro fucceda) euui difaguaglian* Za, perche fé tutte le cofe fiuffero eguali, già nonfarebbono tutte; come dice S. Augufiino,ey però l'ordme,è diffienfatione delle cofe pari ,ey diffiari, eguali, ey difeguali. L'Ordine dello architetto è circa la quantità, ey nella quantità fi troua l'Ordine, che riguarda al tutto, ey l'Or* 7® dine, che riguarda alle parti, non che l'un'ordine in effètto fi ritroui fenza l'altro, ma in modo, che l'intelletto può far la dtflintione, ey in* tender ciafcuno feparatamente, ey però dice vitr. quanto all'Ordine che è delle parti tra fé che. L'Ordine e moderata attitudine de i membri di tutta l'opera partitamente.
E* quefla attitudine confitte nel regolare, ey temperare uua parte circa la fua grandezza m modo, che con Valtre partì conuenga, ey ridonda,
ey in quefla regolatione una parte deue precedere, l'altra fuccedere.Precede la parte dalla cui grandezza fi prende la regola, fuccedela para te regolata, euui adunque nefl ordine att Architettura, il prima,!? ilpoi, ey quefiefono differenze oppotte, ey non eguali, ey pero fi deon ridurre
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PRIMO. I5>
f Murre fotta un termine commune; & quefia è la regola; ma più chiaramente per Veffempio ,cr queflo quando ìohduerò dichiarato f or»
dine delle parti comparate al tutto, dice in quanto à quello ordine Vitr. Et un rifpetto di tutta la Proportione al Compartimento delle mifure. Propertibne è comparatione di cofe d'una ijiejja natura ; quefia nell'Architettura fi fa pigliando una certa, cr determinata quantità, la quale
fu regolatrice di tutte le grandezze, CT mifure delle parti, cr membri dell'opere, l'effempio è quejlo Vitr. nel terzo libro al fecondo, uo* tende render ragione di quella bella maniera deiTempij,nellaqualeèil luogo commodo, crfermo fratto tra una colonna, er l'altra, dice che egli bifogna, che lo fratiofia delU groffezzd, CT del quarto della colonna, CT con queilo dice, fé la Fronte del luogo farà di quattro co* lonne, Infogna compartirla in undici parti, er mezza., lafciando lenire, ey una deUe undici dette effere il modulo, che cofì egli chiama quel lamifura, che regola tutte le grandezze dell'opere, dàpofeia alle groffezze delle colonne un modulo, àgli edremi fratij uoti due moduli, CT la quarta partc,atiofrath nano dimezzo tre moduli, cr in quello modo ordina tutta la facciata, come chiaramente fi uede, che quattro io ■ moduli fi danne à quattro colonne, tre c&o fratto di mezo, che fono fette, quattro, er mezzo , à gli fratff da i lati, che fono undici er mezzo, CT cofì rtferifee altutto quel modulo, che egli prefe per regola. Similmente uuole, che l'altezza deUe colonne fa d'otto moduli, %T mezzo, er la ragione fleffa è lodata, fé la Ironie farà dìfei colonne, perciò che quella è diuifa in parti diciotto, er uuole, che una dì quelle fi habbia per lo modulo, dicendo lagroffezza deUe colonne douere effere d'un modulo ; effendo adunque fei colonne, fei moduli nelle groffezze loro fi metteranno ; fornii ancho cinque fratij, quello dimezzo occupa tre moduli, iquali coni fei fanno none moduli. Ma nei quattroffrati] dell'una, cri'altra par te, effendo ciafeuno di due moduli, cria quarta parte, terranno lo fratio dinoue moduli, iquali coni nouc predetti faranno la fornata di diciotto parti. Seguita poi, fé la Fronte del luogo farà d'otto colonne, la diuifione farà in parte uentiquat* tro, er mezza una delle quali farà il modulo, er regolata di tutta l'opera. Otto colonne terranno ingroffezza otto moduli, lo fratto dì mezzo tre, ifei da i lati tredici, er mezzo occupando per ogni fratio come s'è detto, due moduli, er la quarta parte, lequalì partì fono "Ha fomma di uentiquattro,cr mezzo. Ordine adunque è comparatione di difaguaglianza, che comincia in una precedente quantità come 20 regola di tutte leparti, tra fé, er al tutto riferita, facendo, cr dìmoflrando una conuemenza dì mifure nominata da Greci. Simmetria, er però dice Vitr. l'Ordine effer compofw di quantità anzi pure la Simmetrìa, perciò che non può effer Simmetria, cioè conuenienza di mi- furefenza molte quantità ,cr mifure ; dice adunque l'Autore. Quefta fi compone di quantità, cioè la Simmetria. Et dichiara, che co fa è quantità dicendo. Lacuale è conueniente effetto de i moduli dalla prefa di ella opera , & da ciafeuna parte de i membri di tutto Ulauoro.
Come s'è dichiarato per l'effempio di Vitr, ilquale prima prende tutta l'opera nella Fronte, cr quella in parti diuide, cy di quelle parti ne fi U regoletta,cr il modulo, ilquale tempera, er modera i membri, cr le parti dell'opera facendo nel tutto un conueniente effetto.
I-a Difpofmone è a tta collocatiorie delle cofe,& fcelto effetto dell'opera nella compofitione d'effa con qualità. jo ta Difrofitéone compara le parti dell'opere non come grandezze, ma come parti da effer collocate nel propio luogo , perciò che non è affai tram
uare una commune mifura, che fia regola della grandezza di ciafeuna parte, ma bifogna ancho trouare un'ordine di quella cofa, che ha par- te , non comparando le parti come grandezze, cr quantità, ma comparandole come co fé da effer pofìe al luogo fuo. Bue maniere fono di difroftione, l'una dal cafo procede , òdaUanecesfità, cr l'altra dall'artificio, òdalfapere. Vitr. ragiona di quefia ultima nel pre* fente luogo, ma nel feiìo libro ragiona della prima, cr molto bene fi lafcia intendere al fecondo capitolo del detto libro, circa le predette fei cofe dicendo. Nuina cura maggiore hauer deue l'Architetto, che far, che gli Edifici) riabbiano per le proportioni della rata parte i componimenti delle loro ragioni. Quando adunque farà fornita la ragione delle mifure, & con difeorfo cfplicate le proportioni. Come ricerca l'Ordine, cr la Simmetria. 40 AlUiora è propio anche dell'acutezza dello intelletto prouedere alla natura del luogo, all'ufo, alla bellezza, &ag«
giuguendojòfcemando, far conueneuoli temperamenti, acciò che quando farà tolto, ò nero accrefeiuto alcuna cofa alla mifura, ciò paia effere drittamente formato. Come fa vitr. nella Dìfrofìtione deUe Bafilkhe nel quinto libro, doue egli uuole, che effendo il luogo più lungo di quello, che fi conuiene alld mifura della Bafìlica rifretto alla larghezza, fi facciano le Calcidiche da i capi. Segue Vitr. U ir'0 ' C'le I"ente Piu ^ defideri nello afpetto, (Ecco la Eurìthnm. ) Perche altra forma pare, che fia da predò, & al
allo, altra da lunge, &in altezza ; ne quella fteffàparein luogo rinchiufo, che pare in luogo aperto ; nelle quai cole e opera di grande ingegno faper prender partito. tf infine del detto cap. dice più chiaramente, toccando la Difroftione, che dal cafo, er dalla necesfità procede. lo non penfo che bifogni dubitare, che alle nature,& necesfità de i luoghi non fi debbino fare gli accrefcimenti,6c le di p
mmutioni, ma in modo, che in limile opera niente fia difiderato, & quello non folo per dottrina, ma per acutez za d ingegno fi può fare, & però prima egli fi deue ordinare la ragione delle mifure, dalla quale fi pofTa fenza dubi* tatione pigliare lì mutamento delle cofe ,"dipoi efplicato fia lo fpatio dal baffo dell'opera, che fi deue fare di larghez- za,òc di lunghezza, della quale opera, quando una fiata farà la grandezza conftituta lo apparato della proportio- ne alia bellezza ne fegua, acciò che dubbio non fia l'afpetto della confonanza, à chi ih uorrà fopra confiderare. a e parole di Vitr. chiaramente fi conofee il numero l'ordine, cr la natura delle fei parti predette ; io l'ho uolute allegare, per effer l'intento mio a cjporre Vitr. con vitr. fteffo, quanto mi farà posfìbile. Difbofìtione dunque è ordine, che dimoftra che cofa in che luogo poncrefi cono uenga,cr però dice Vitr. quella effere. Attacollocationedelle cofe. Et per cofa intende leftanze, cr le parti di effe, ò nero le parti deU'opere fatte dallo Architetto pano quali fì uoglia. Da quesla collocatione uno 60 ejfetto ne nafee, eoe è il uedere in tutta la compofitione una bella qualità, che è conueniente fito à ciafeuna cofa, er però dice.
Scelto effetto dell'opera nella compofitione di effà con qualità. Scelto, cioè sbrigato^ netto, dipinto. Alla Btfrcfìtìone s'oppone ilfuperftuo, come all'Ordine la confufìone,crfi può dìre,che tOrdine è Difro-
fitione delle mtjure alla Simmctrìa,la Difroftione è Ordine delle parti al luogo come fi uedrà nel libro primo alfe&o cap.cr in molti luoghi del l'opera chiaramente. Nel collocar le parti lo Architetto forma nel fuo penfìero tre ldee,cr figure deU'opere yl'una è della Pianta per dimostrar la larghezza ,ef la lunghezza delle partì,cr del tutto,collocando ogni parte al fuo luogo,et questa è detta lcnographia,l'altra è la ukuatione, |
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quale infinita utilità ne prendd'Architetto, perciò che dalla deferìttione del Profilo ben fatta rende conto delle groffezze dei muri, de gli 70
frorti, deUe ritrattionì d'ogni membro, cr quafì Medico dimofira tutte le parti interiori, cr esteriori dell'opere, cr però in quefìo ufficio ha, hfogno digrandisfìmo penfamento, crgiuditio, cr pratica, come à chi gli effetti del Profilo confiderà, è manifejìo; perche in nero Veleuatio* "e della fronte, cr la maeflà della cofa, effendo fatta nella fuperficie non dimoiìraglìfrorti, le ritrattionì, le groffezze delle Cornici de i Cd* P'teflr, de ì BdJamenti, de t Frontefritlj, delle feak, de iPiediflaUi, et d'altre cofe, cr però è necejfario il Profilo, crcon quejìe tre idee efrref '? m 4'ffegno l'Architetto s'asficura come l'opera deue tìufcìre, cr fa piu certa lafua intentìone, cr l'altrui defìderio di far opra lodata, er egn^crappreffo s'asficura della frefa, ej di molte cofe all'opera pertinenti7daUe dette idee che fon forme dell'opere cornette nella mente, er B i i efrreffe
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LIBRO
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"Ci
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efpr efie nétte carte, ne uiene quello effettofcelto, er elegante, che nétta compofitione deWopera fi richiede ,pofto nella Tìiftofitione , ©*
però dice Vitr. Le Idee della Difpofi rione fon quelle ; la Pianta , PEleuatione, il Profilo, & diffinifce ciafcuna dicendo.
ha defcrittione della Pianta, è moderato ufo del compaffo, cr della fquadra, dal quale fi piglia il dijfegno delle forme ne i piani. ìcnogràphia è
detta la defcrittione della pianta; in quefla mirabilmente fi ricerca tufo del compaffo, V detta regola come fi uedrà nette piante de i Theatri, er altri edificij, nella icnographk è il nafcimento deWopera, nell'Eleuatione il enfiamento, nel Profilo la compiuta perfettione, quanto ap* per tiene alla forma dell'opera che fi deue fare, er però dice Vitr. La defcrittione del dritto, e l'imagine eleuata della fronte, & figura con modo dipinta con le ragioni dell'opere, che fi
dee fare. Io farò auuertito in quejìo luogo il diligente lettore, che Vitr. efyonendo er dichiarando le nature, er le propìeta dette feicofe predette, uiene 4
confermar quelle che appartengono atta cognitione deKArchitetto, perciò che fi uede netta Difpofìtione, er nette Idee quanto utile fia il dìffe* l ° gno, er la Geometria ,fi uede ncKOrdine quanto commodo fìa V Aritmetica, er uedrasjì nell'altre parti quanto farà à propojìto la Profyet tiua, la Mufìca, er quelle co/c, che att'hiftoria, er aWaltre qualità dell'Architetto fon conuenienti. La Eleuatione è imagine della Frante, & figura dipinta con modo.
ladoue rapprefmta fopra il piano d'una carta, tela, ò tamia quello che nafce dalla pianta riferendo il tutto, atte ragioni dèli'opera, che fi dee
fare, fìa ella Dorica, ionica, ò qualfi uoglia. Ma perche in una piana fuperficie non fi può uedere netta maefià gli fyorti, cr i caui, ejrle groffezze dell'opere, però è neccffario il Profilo, detto Sciographia, perche in quefto modo leggerei Vitr. er non Scenographìa, perciò, che molto più importa, er più aperta, er diftinta ragione dell'opere fi rende facendo il Profilo,che le coperte, ò ì tetti dì quelle, er però di* ce Vitr. La Defcrittione del Profilo è adombratione della Fronte, Sedei lati, cheti feoftano, & corrifpondcnza di tutte le li*
nee al centro del compaffo. Vitr. ha chiamato fronte ogni eleuata cofa, che per dritto fi uede, doue nel Profilo fi adombra la fronte,^ i lati che fi feoftano, come fi uede
nett'effempio infraferitto del Profilo, perciò che riuolgendo unafabrìca per li lati ,fi uede quello che efee, er quello che entra nel uiuo , er tutto quello, che è tale uiene al punto dell'occhio, come dimoerai'efj'empio, cr del deferiuere il Profilo arte niuna fi troua, ma il tutto è pò* do,in dìligenz<t,V industria, er ufo dell Architetto. Noi porremo qui att'ìncotro l'effempio detta Pianta, er fopra quella in un'altro effempto fi farà la Eleuatione, er detta medefimanel terzo effempìo fi deferiuerà il Profilo perche molti fono da i quali potremo hauere una Pianta de qualche fabrica, cr ancho non ufeendo fuori de i termini di quella faranno la Eleuatione fecondo la ragione dellopera futura, ma nonfapran* «0 in ogni ordine detta fabrica dimoflrare la grofiezz<t de i pareti.Lo equale al uiuo, quello che efee, er qnetto che entra ,cr però manche ranno di quefla terza faetie, er idea detta Dìffiofitione.Altri uogliono,che fi intenda il modello,à me non pare conforme à Vitr. ben che il mo* dello dmoflri, e faccia più certa la noftra intentione. No« uoglio tanto affermare la opinione dì fopra, che io non pofia creder che ancho Schgraphianon fi poffa riferir atta projfrettiua, cr atto feorzare dicendo Vitr. er corrifpondenza di tutte le linee al centro del compafio. * Et adombratione detta fronte, er de i lati, che fi feoftano, cioè che fuggono; ma che utilità fio. détta Profrettiua, che rileui molto in queBo fat- to , io noi uedo. Hora la infrapoBa Pianta fi deue intendere che dall'altro capo habbia eome dall'uno, er le colonne, er igradi, er benché fia più picchia detto inpiè, egli però fi deue intendere detta ifieffa grandezza- llche non fi èfattot perche riufeiua troppo grande fecondo l'inpic er noi non fiamo fiati prima auuertiti della grandezza, detta carta. |
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*4 .LIBRO
LE predette idee nafeono da penfamènto , & dainuentione. Penfamento è cura piena di ftudio, Se effetto d'ifidu-
fìrià, & uigilanza ci rea l'opera propofta con dilettatione. Inuentione e dimoftramento delle ofeùte dimande, & ra- gione dalla cofa trottata eoa préfta -, & mobile uiuacità. Vitr. in quefiò luogo dimoftra da che hàfcmo le maniere predette della Difbofitione,& tòme hucmo,ehe bene intefo habbia,tr prouato quello, che
iglidice , ufa alcuni termini efficaci per effirimere la fua intentione. Se adunque la natura ci apportafie le predette maniere ,fenza dub* biò poco ci bifognerebbe tifare deW artificio, ma perche la natura non ci mostrale dette cofe, neceffario è ricorrete all'arte -, er perche con l'arte fi cerca rapprefetitaregli effetti aUa natura fimìglknti, però ci uuole penfamento 4 cr per efiere difficile il cònfeguit con irte l'in» tento nofiro, però grande. Studio, & induftrià>
Si ricerca) Èia poi -, che dalla diligentia, iyfoìertìa nojlrd nafeono bete, er leggiadre cofe, di fubito s'accompagna il diletto, & piacere, il qua l e
le non è altro -, che riceuere impresfione, ey qualità conforme all'appetito, er defiderio -, er però il piacere deU'intelletto e apprendere il uè* ro, perche niuna cofa è piti conueniente aliintelletto , che la uerità, il diletto del fenfo è rìceuer qualità di qualche oggetto, che con* uenga, cr corriffonda a! fenfo, come fi proua nelle delicate uiuande, nella fuauità de gli odori-, nella dolcezza dell!armonie, nella uagheZZ* delle pitture, er però dice Vitr. er bene, che penfamento è cura piena di ftudio -, perciò che è circa le cofe difficili 4 er non dimofirate dalla natura,?? per pia effrimere ilfuo concetto dice -. Effetto d'induftria, & uigilanza fecondo il propello intendimento.
Percioche non penfa bene ,cbi non è indujlriofó -, er titgilante, uenendo dalla indufirk, & uigilanzd molte cofe neìl"intelletto, che ci danno da
penfare, come fece Archimede, ilquale comparando gì'effetti naturali, er cercandone le cagioni, hebbe caufa di penfare, er di trcuare il uè ro della propofia dimanda; come dice Vitr. nel nono libro -, al terzo, er battendolo tròuato da nouo, da mirabil letitia fopraprefo <, difie, rep= "plicàndoiol,hotrouato,ioihotrouatoy helcbe apparue la pronta, er mobil 'uiuacità deliamente fua, hauendo in breue fyatio di tempo ap* li3 plicàio il mezz° <*l debito fine ,refldndone foiiunameMe fatisfatto per la inuentione, con laquale egli dimojlrò i'ofturd dimandacirca il conofee» re ,fel'oròìauòrdto erafimpìice ± erptiro, mero con qualche portione d'argentò mefcokto, e? però dice Vitr. hnuentione efier dìmo* hr aménto delle ofeure dimandi. Dimanda è propofia dubbiofa 5 dubbio è poflo in mezzo deliaffermare, er del negare j quando adunque TinieUetto è tra il fi, er il nò, di alca*
ita cofa , egli forma una propofta dubbiofa , che fi chiama dimanda -, ò nero queftione, er ufa alcune particelle , che dimoftrano il ma» do d'interrogare -, er dimandare la rìjfioda ) come è, fei tu buono, ònòt che cofa è bontà f donde uieni f douefiai ? perche fei moffò ì 4 che tanto affaticarfé ?er altre cofe , er modi fimìglknti, iquali non piegando più aU'affirinatione, che alla nsgatione, richieggono certa, or indubitata rìfpofla -, laquale non può effer fatta, fé non da quelli -, che haranno l'inuentione per lo penfamento, er per l'mduftria, er uiua- cità dettammo acquietata -, er queflifono i termini della BijhofiHoiìe ^cioè la Dìffiofìtione è r'mchìufa nelle tre fopradette maniere -, che fon U pianta , lo in pie -, il profilo. 3 ° Il bel numero è maniera bella, & afpetto accommodato nelle compofitioni de i membri.
Deue efiere ogni aftìficiofo lauoro àguifa d'un beUisfimo uerfo , ilquale fene [corra fecondo l'ottime confonz<tne ,fuccedendo le parti Vuna al-
l'altra fino, che per uenghino ali or dinato fine, er benché alcuna cofa in fé ottima non fia , nientedimeno può efiere ottimamente ordinata, coinè egli è manifefto nelle parti del corpo humano, er neh cofe artificiali ,nellequali è la con fonanza -, & i armonia,imperò che auuen* ga dio, che l'occhio fia più del piede nobile, eypreftante -, pure fé confideriamo quello, ey quefìo, fecondo l'ufficio à ciafeuno comic- niente, tanto l'occhio quanto il piede faranno nel corpo ottimamente fituati b in modo, che ne l'occhio farà miglior del piede, he il piede miglior dell'occhio j umilmente nella cithara , perciò che tutte le corde pofionó efiere in modo proportionate, che fé alcuna farà te fa, acciò che fé lidia fi-tono migliore, non refterà la confonanzdi il fìmde auuiene nell'opere , nellequali è necefiario , che ci fia quefìo rìfpetto di- formare con perfetta ragione tutte le par ti, che fono per natura diRinte in modo -, che tutte alla bellezza concorrine, er la uiftadilet* tino de riguardanti ,corìie nella Niufica fi richiede il conferio delle uoci, nel quale oltra, che le uoci fon giu&e , oltrd che conuengono nella 4° con finanza fbifogna anche uii certo temperamento , che faccia dolce, cr fuaue tutta iharmonia , come auuiene à quei mufici -, che fon fohti dì cantare in fieme con la falita compagnia . Queila bella maniera fi nella Mufica, come nell'Architettura è detta Eurithmia, ma* dre della gratia, & del diletto. Quefta li fa quando imembri dell'opera fono conuenienti l'altezza alla larghezza , la larghezza alla lunghezza, &
in iommacmando tutte le cofe rifpondono alla fua commenfurationepropia. Sua propia, pereiochefe riffiondefiero ad altre fimmetrie conuenienti ad altre parti, non farebbe la gratiofa maniera conofcìuta, & qui fi deue
riferire la dettamaniera alla dilettatione dell'afi>etto,( cerne chiaramente Vitr.dichiara in molti luoghi,)nel terzo al fecondo, er ad'ultimo,nel fé fio al fecondo, er in più luoghi) er perche ogni proportione è nata,da 1 numeri, però fi ha feruato il nome predetto in ogni cofa, ouefia prò portione -, CT perche la larghezza, lunghezza, cr altezza dell'opere deue efier proportmnata,& doue èproportione fi troua numero , però il nome dEurithmia è Hato pigliato da Vitr. Delle proportioni neramente ^ quante, er qualifienofi dirà chiaramente al primo capitolo t* del terzo. Il Cornpartimento,(5c la rifpondcnza delle mifure detta Simmetria è conucneuole confentirnehtonato da i membri del*
l'opera, & dipendenza delle parti feparate alla forma di tutta le figura, fecondo la rata portione. La Simmetria è la bellezza dell'Ordine ; come la Eurithmia della Dijfiofìtione, non è afidi ordinare le mifure una dopo l'altra -, ma necefidrio è,che
quelle mifure habbiano conuenienza traloro, cioè fieno in qualche proportione, er però doue farà proportione -, quiuinonpuò efier cefi fuperftua) eyfi come itmaefiro della naturai proportione e lo ìnfiinto della natura, cofi il maeftro dell'artificiale è ibabito dell'arte ) di qui nafee, che la proportione più pretto dalla forma, che dalla materia procede ,er doue non fono partì non può effer proportione, perche efi<t najce dalle parti compofte, er dalla reldtione di effe, cr in ogni relatione è forzd , che ci fieno almeno due termini (come s'è detto) ne fi può lodare àbaiianzal effetto della proportione , nellaquale è pofta la gloria deli Architetto,la fcrmezZd dell'opera, er la mdrauiglia del* l'artificio, come fi uedrà chiaramente, quando ragioneremo delle proportioni, er apriremo ìfecreti di queita Arte,dmoftrando qual riffetto <** s'intende efiere nella proportione, quai termini fiano ifuoi ; quaiufo, ejr quanti effetti, er di che forza effa faccia le cofe parere ,però mi ri* porto à quella parte. Vitr. da i'efiempio di quello , che egli ha detto fecondo tarata portione -, dicendo. Come lì uede nel corpo humano, che del cubito, dei piede, del palmo, è commifurato, & 'emetto chiaramente fi uedrà
nei primo cap. dal terzolib. coli auuiene nelle perfettioni dell'opere, Uauendo Rercole mifuratotlcorfo,crlojpatio diPifé, er trouatàlo di piedi fecento de ìfuoi,Wefiehdcfi poi nell'altre parti della Grecia fiat
ti quegli fpatij da correre dì piedi fecento, ma pìubreuì, ti buon Pythagor a comparando quei corfi trouò il piede di Herco/e efiere fiato mag* gwre de 1 piedi ,con ì quali 1 Greci haueano mifurato gli altrifpatij, CT fapendoche, er quale la proportione della giufia gf-andezza deWhuo- tno efier doued, comprefe laftàtura daercole effer fiata tanto maggióre della filatura de gli altri huominì, quanto il corfo da Herco/e mifu- rato eccedeua gli altri corfi della Grecia . Quando adunque le mifure faranno alle maniere àccomìrtodate, non è dubbio, che dalla rnijura d!una parte non fi conofea la grandezza delialtr a) cy confeguentemehte k grandezza del tutto. 7* Et prima ne i facri Tempi come dalle grollezze delle colonne.
Quejìo è dichiarato dìfopra -, che dalla grofiezza della colonm, che era di un modulo fi pìgliaudiio gli jpdtìj tu le colonne -, er le altezze di effe,
CT più chiaramente fi uedrà nel terzo. O nero del Triglifo. Triglifo e membrdló [cannellato, che fi mette nella cornice -, ènei fregio, quafitrifolco nominato, perche tre falchi è canaletti contiene ) con
queito Vitr. mìfuragran parte dell'opera Dorica, come al terzo cap.del quarto lib. farà dichiarato. O nero dal Triglifo, queiìo uocabuto s'ufit
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PRIMO. a;
iufa dagli Architetti de nojlri tempi, conte ducine s'ufaua appreffo i Romani, benché fìagreco, forejlieri, tifiamolo anche noi, er Con le para
le ufitate, benché ftrane, formiamo l'intendimento, dice adunque Vitr. dalle groffezze delle colonne ò uero dal triglifo effere {lata prefa U mi- fura della rata parte, ne i tempi dice fimilntente, dal forame della balifta, effere fiata prefa la mifura di quello, che egli chiama fcutula, che in greco peritritos fi dice, dal pefo della pietra egli prende il foro della balifta, er dal foro piglia la mifura del pezzo di legno detto fcutula cruuoie chela fcutula fìa di lunghezza di tanti forami, come (ìuedrà nel decimo, al xvn. Diceadunque Vitr. per darne molti effempi ò uero come è dal foro della balifta, nel quale entra il capo della corda fi prende quello, che da Greci è detto peritriton .Verxhe quelito cimi* furadalforo ,©" quefiaé l'inteUigentia di Vitr. come efpr eoamente nel decimo far adichiarate, V non uuoleVitr. che quel foro fia detto peritriton ,ò uero fcutula,ma che dal foro fi prenda la mifura della fcutula, come dalla palla fi piglia la mifura del pezzo deVì'artigliarla cofi fiimo io rimettendomi a, pluf ano intendimento. Simigliati temente nelle naui dello {patio, che etra il ligamento d'un remo , & l'altro fi prende il manubrio, quello
che in greco diiax, & diichifis è detto. Che è quella partt del timone, che il nocchiero tiene per reggere la iiaue detta claua, er anfa latinamente, benché qui è prefa per tutto il timo-
ne detto gubernaculo, ma forfè è meglio à dm, che da gli fchermi,cioè dallo Jbatio, che è tra unfchermo, er l'altro fi piglia quella mifura, che regola, cr mifura tutto il corpo della Galera, come ho uoluto intendere da quelli che lauorano neU'Arz^nà de Venetiatsi, cr quella mifura da due cubiti forfè è data ingreco, come la chiama Vitr, Dipichi. Et fimigliantemente nell'altre opere,che hanno membri,& parti da effe fi troua la ragione delle mifure di ciafeuna, poi
feguita. Decoro è l'afpetto polito di tutta l'opera comporta con autorità di approuate cofe.
lo efbono decoro per le cofe, chefegueno, ma in uero Vitr. abbraccia fatto nome d'ornamento, er bellezza deWopere quando egli dice, affetto pò
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hto di tutta l'opera, er la feconda fi riferifee al decoro ; quando dice, compofk con autorità di approuate cofe, cr perche egli molto bene fi
lafck intendere, però io non uogho più cofe à pompa r«ccare,cr doue io ho dimorato, cr fon per dimorare gran necesfità mi fìrignerà per maggiore intelligenza delle cofe, dice adunque Vitr. er fi lafcia benisfimo intendere parlando dell'ornamento, er Decoro, Quello è confumato, & perfetto, ò per ffanza, ò per confuetudine, ò per natura, per danza , quando a Gioue, folgo-
ratore, al Cielo, al Sole,& alla Luna fi fanno »li edifici] fcoperti,& lotto PAere,imperoche anco le forme,& gli effetti di quei Dei prefenti uedemo nello aperto, & lucente mondo-, à Minerua,à Marte, à Hercole i Tempi Dorici fon con Mententi, perche à quelli Dei per la uirtù loro le fabriche, (come fta bene ) fi fanno fenza delicatezze, ò tenerezze: ma à Venere, à Flora, à Proferpina, & alle Nynfe delle fonti fon l'opere Corinthie mirabilmente conuencuoli, per- che à quelli Dei per la loro tenerezza l'opere fottili, & fioridejornate di foglie, & di uolute, pare, che accrefehino f Vt0 oruamentcr, ma à Giunone, à Diana, al padre Baccho, & à gli altri Dei, iquali fono della ftefla fimiglianza • facendoli i lauori Ionici, egli fi riguarderà alla uia di mezzo, perciò che & dalla feuerità della maniera Dorica,& dal 30 la delicatezza della Ionica farà la loro propictà moderata. Halle parole di Vitr.il prudente Architetto può trar molti bei documenti circa il Decoro, crgli adornameti,che conuengono alle fabriche degior*
ni noftri, imperò, che fé bene noi non bauemogli Deifaifi,cr bugiardi degli Antichi, nen ci manca però di potere fcr tiare il decoro nelle chie-a fé confecrate ài ueri amici del uero Dio, cr anche alla Uaeflà di quello ,er come, che molti fono, cr differenti nello fplendore di diuerfe uirtuti, come lefleUe del cielo egli fi può bene ufare ogni maniera coueniente, er propia àgli effetti di ciafeuno ; l'austerità di Santi, che nella folitaria ulta macerati fi fono, in digiuni, uigilie, orationi, ricerca fodi, er inculti lauori, lafimplicità, cr purità uirginale i più gentili, er delicati, ejr fìmilmente la moderata ulta ricerca l'ima, cr l'altra parte, perferuar quel, che fi conuiene -, ma non fi deue credere, chefo* iamente fieno tre maniere d'opere, perche Vitr. nhabbia tre fidamente numerate, perciò che egli fieffo nel quarto libro al fettimo cap. ag* giugne la Tofcana , er i moderni uè metteno un'altra, cr in potere è d'un prudente, er circonfletto Architetto di componere con ragio- ne dì mifure molte dire formes.che non faranno da effer dif^rezzate,hauendociafcunolafuaragioneia' propio Decoro, ma quefle fono le 4° [empiici. Ali
a confuetudine fi accommoda la conueneuolezza, quando le parti di dentro magnifiche, & l'entrate belle, & con-
torrm fi faranno , perche fé gli edifici) interiori faranno bel uedere, & l'entrate faranno baffe, & brutte non ci iara bellezza, ne decoro . Similmente, fé ne gFarchitraui dorici fcolpirannofi i dentelli nelle corone , cioè goc- ciolatoi, ò uero fé ne i capitelli fatti à fponde, ò ne gli architraui Ionici fi faranno i membrelli fcannellati Triglifi no- minati , togliendo altroue la propietà de i membri s'offenderà l'occhio de riguardanti per effer l'ufanza in con- trario. ° f Ihel ndfCchUtcio I°"ico fcolpire i dentelli, qtteftife nell'opera Dorica Rapportati faranno, come fece colui, itquale fabricò il Theatro,
A W°/« nome di Marcello fuo Nipote fé fare, offenderà gli occhi affuefattt ad altra ueduta -, Similmente farà colui, che negli architra* M ionici farà ne i fregi, i membrelli fcanneUetti, che ho detto effer Triglifi nominati, perciò che quefiifon propij degli architraui dorici, come *° Vitr.a dimoftra nel quarto libro 4 terzo, io lafcio al fuo luogo la dichiaratane di molti uocaboli per non ritt ardare la intentione di chi difide* rajapereordinatamtnte il tutto. decoro naturale farà , fé prima nel fabricare ogni Tempio elette faranno le regioni fommamentefane,^ le fonti
medtc^UejnC Ì lllo§m 'doue !ì iranno le chiefe -"dipoi fpecialmenie ad Efculapio, alla Salute, & à quegli Dei per le ico 1UnC J ^UalÌ mo^tl infern" acqniftato hanno la lorfalute, perche quando di luogo peftilente in buona parte • " yn«otti fono, & dalle fonti le buone acque li fon recccate, molto prefto ncomano la fanita, dal che poi e,, e dalla natura del luogo diuotione fi prende , & l'oppinione della diuìnità con grandezza , & credito ogni giorno li faccia maggiore. Appreffo il Decoro dalla natura fi piglia, fé per le ftanze,oue fi dorme , & per le librerie li pigleranno i lumi del Leuante per li bagni, & luoghi del ucrno , dalla parte doue il Sole tram* monta la inuernata , per le cancellane òfcrittoi , <5c per quei, che richieggono certa equalità di lumi dal fetten- G<> tnone, perche quella parte del Cielo non fifa più chiara, ne più ofeura perlocorfo del fole, ma è certa, & non fi muta in tutto il giorno. 'Penne Vitr. nel quinto al decimo, er nel fefio al fettimo cap. ragiona delle cofe dette, eyfmilmente nel quinto al duodecimo, er in altri
luoghi ragiona del decoro, cr della bellezza, lo non ueglio per le antedette ragioni preuenire con dichiaratane di uocaboli la intelligenza ri* la bene àchi è Voperain
'■> uero Difpenfatione. —^^^—^^^^^^^^^^^^^^ ^^^^^^^^^^^^^_^^^^^^^^^^^^^_j moderato tempera*
mente della fpefa fatta con ragione. Quefta s'offeruerà fé prima lo Architetto non s'affaticherà in cercar quelle co-
fe , die non fi poffono hauere, ò trouare fenza fmifurata fpefa, perciò che non in ogni luogo fi caua l'arena , ne per tutto è copia di Cementi, di Abeti, di Sabbine , di Marmi, ma una cofa in un luogo ,& altra in altra parte fi tro- 70 lla, & le condotte ditai cole fon difficili, & di fpefa , & però doue non fi può cattare fabbione di foffe , ufifi Snello de Fiumi, onero l'arena del mare ben lanata: fuggirannofi i bifogni de gli Abeti, & delle Sabbine tifandoli 11 Cipreffb, il Poppio, l'Olmo, onero il Pino,& in tal maniera fi fpediranno l'altre cofe, che reftano, emù un'al- tro grado di Diftributione, quando fi fabrica ^all'ufo de padri di famiglia , onero fecondo la commodità del di* *\ar° > onero fecondo la dignità della bellezza ; perciò che pare, che altrimenti s'habbia à fare le cafe nella cita ta> altrimenti quelle, nelle quali fi hanno à riporre i frutti delle utile, & non farà quello tfteflbil fabricare per li me:-
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sìT
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mercanti, gabellieri, Se per li delicati, Se quieti ; ma le habitationi de i grandi, che con'i lor grani prouedimenti go-
ucrnano la Republica, fi deono alia commodità loro fabricare, Sa in breue la difpenfatione de gli Edifici conuicnc effere fecondo le perfone. Come le maniere del dire fono qualità deWoratione conuenienti alle cofe, er alle perfone,cofi le maniere degli edificijfono qualità dettane con* uenienti atte cofe, ® atte perfone, ®fì come per fare una maniera deWoratione otto cofe neceffarie fono, ciò è lafententia, che è ^intendi* mento, ® la uoglia dell'bucmo, l'artifìcio, col quale runa, er t altra cofa fi lena daU'interno concetto, le parole, che effirimeno li concetti, la compofìtione di queUe,con ì colori, ®figure, il mouintento delle parti che fi muouano, er la chiufa, ® il fine della compofìtione, cofì per fpedire una maniera dell'arte, fei cofe neceffarie fono, ®" quefiegia quafì tutte habbiamo di{opra [fedite ; vejia folamente la Diftributione, quella, che nell'arte oratoria fommamente è defiderata, ®" molto s'apprezza netta cura della famiglia, anzi è con unofteffo uocabolo in G re co nominata lconomia,quefta pare,che con il Decoro conuenga riferendofì atte cofe, er alle perfone ,maè differente, perche il Decoro fi ri- 19 fèrifee alle cofe, ® atte perfone in quella parte, che è ccnueneuole, ® honefìa, ma la Diftributione in quella parte, che è utile, er commoda, comefiuede nel Sefìo libro att'ottauo Capitolo,nel quale fi può dire, che Vitr.habbia uoluto dichiarare la prefente parte, er però gli ftudiofì ài vitr, leggeranno quello, che iuì è detto, er Papplicberanno atta Diftributione, che io per non effer tediofo lo pretermetto* CAPITOLO III. DELLE PARTI DELL'ARCHXTETT VRA.
E parti dell'Architettura fono tre, Fabrica, Regolato lineamento,Opera di machine.
Tempo è, che io fatisfaccia homai alla promeffa fatta di fopra, quando io disfi di douer diuidere,et dichiarar le partì
dett' Architcttura,però con quella breuità maggiore,che mi farà coceffa,eff>rimere intendo tutta la forma intiera,et unità
dell''Architettura,®" dimostrare le parti fue ordinatamete,accioche rinchiudiamo ne i termini fuoi tutte il corpo di effa. 2©
llfapere non è altroché conofcergli effetti per le propie caufe,ogni effètto è fatto da alcuno ,di qualche cofa,ad alcuno fine,co alcun modo,® forma, colui che fa è detto agente,quella cofa di che fi fa è detta materia,ò fo?getto;quetta à cui s'in
drizza è detta fine,quetta che copie,et rende perfetta in effere,® infigura,è detta forma? no più di quattro adunque fono le caufe principali, però bene intendere, ®faperefi dirà colui, che faprà le dette caufe. Noi dell'Agente artificiofo, quale eglifi fia, ® di che conditione effer debbia ,gia detto habbiamo, quando ® l'ufficio, er le uirtu detto Architetto habbiamo dichiarato. Lafèrmafìmtlmète in uniuerfale e fiata effiosta, reflaci à dire della materia, er delfine, ® per più chiara intelligenza dicemmo in fontina, che ad imitatione delle cofe naturali confi* deriamo nette artificiali due cofe ; Tuna è lo effere, l'altra è il bene effere, circa lo effere confideriamo la materia, la fórma,®" la compofìtione, circa il bene effere confideriamo gì'ornamenti,® gl'acconciamenti dell'opere, ® perche tnoltiflrumenti ci bifegnano per comporre, ® uni* re la materia alla fórma, però è neceffario trattar degli finimenti, ® dette machine, ® la ragione dette fopradette cofe in tal modo fi effio* ne.h'arte quanto può imita la natura,et questo auuiene,percioche il principio dell'arte eh'è l'intelletto bumano ha grà fìmiglianza co il princi 3» pio,che muoue la natura,ilquale,è,una intelligenza Diuina,dattafìmiglianza dette uirtà, et de princìpij nafee la fìmiglianza deUloperare, che per bora imitatione chiameremo. Quefia imitatione in ogni arte fi uedejna molto maggiormente in quelia,che di tutte l'arti égiudice,et mae ftra,imitaremo aduque la natura nel trattamento dell'arte.Le cofe naturali effendo di uarij,et diuerfi prìncipij compojle,cì danno da cofidera* re in effe tre cofe;?una e di che fattc,et generate fono;et quefia materia fi dimada,!'altra è quelk,che dattadetta materia hauuta effa materia è perfetta,et finita,et quefia fi chiama fórma, la terza è quel tuttoché d'ambe le dette infìeme congiunte ne rifulta,fimile confìderatione,è,fatta dallo intelletto humano circa le cofe ritrouate,et regolate dotta ragione,et però egli nell'Architettura dichiara la firmarla materiata copofìtio ne dett'opere,zr imitando la natura per l'occulta uirtà,che in kìfìtroua,datte cofe meno perfètte alle più perfètte fempre dej'cede. Tratta adun que prima deli'effere, poi del bene effere feguédo la natura,percio,ehe non fi può adornare,quello che no é;ma perche il principto,che regge la natura è d'infinita Sapièza ornato, ottimo,® potentisfìmo;pèrciò fa le cofe bette,utili, ® grande : eonueneuohnente f'Architetto imitando il Tattor della natura deue riguardare alla bellezza, utilità, ® fermezza dett'opere. Trattando adunque della fórma bifogna, che egli fappia 4» ordinare, difyorre, mifurare, diilribuire, ®" ornare, ®" riguardare à quello, chef conuìene, & perciò fare, farà egli inQituito con quel* le conditioni, che nel primo cap. dette fono, ® con quelle, che nel fecondo fi leggono, fiotto nome di firma comprefi fono i lineamenti ,ifiti dette cofeja douefi confiderà la Regione con tutte le fue qualità occulte, ® manififie, buone, ® ree, il piano, il partimento di quello ,la eie uatione de i lati, er detta fronte, l'apriture i coperti con ogni lor conditione, ammaeftramento, ® regolatione, come fi dirà poi, ®" questa è la confideratione uniuerfale detta firma. Seguita quetta, che appartiene atta materia, ma prima, che la materia diff>ojla fia, ® apparecchiata bifogna confederare, che lo intelletto delThuomo e imperfètto, e non equale atto intelletto Diuino,® la materia, come fi dice; è forda, ® la mano non rifonde att'intentione dell'arte,® però prima, che l Architetto fi dia ad incominciar l'opere deue,imitar l'agente naturale, il quale non opera, fé non fecondo ilfuo potere, cofifarà l'Architetto confederando l'opera, ® lafpefa, ® perche la natura nette cofe più perfètte, er piti tempo, ® più diligenza par che ui metta; però l'Architetto ha da penfar molto bene, et per far più certa la riufeita dett'opere,col iif* fegno, er col modello fi mouerà prima, udendo anco i meno efperti, ® hfdando raffreddare l'affetto per dar luogo al giuditio, imiterà la na* y o tura, che contro, il fuo fattore non opera alcuna cofa, però egli non cercherà cofe impassibili, ® quanto atta materia, cr quanto alla firma, che né egli, né altri le poffa finire, confederandole il Fattor del mondo,uolendo quetto firmar di niente fece la materia dette cofe,® la natura come primo fuo parto, mancando di tanto potere, er uolendo pur asfìmigliarfi al fuo fattore nette generation dette cofe, piglia quetta mate* ria, che ha uno effer fenza fórma, con attitudine à riceuer ogni firma, ® di quetta fa ciò chef troua al mondo fenfibile, er corporale; onde l'arte offeruatrice della natura, uolendo anch'etta fare alcuna cofa,prende la materia dalla natura posìa in effer dì firma fenfibile, er naturale, come è il legno, il fèrro, la pietra, ® firma quella materia di quetta idea, ® di quel fegno, che netta mente detto Artefice,è,ripofto; prepa- rato adunque il dinaro, acciò, che cofa niunafìa ^impedimento all'opera prouederasfì della materia, detta quale fi tratta nella feconda parte--, La princìpal materia, che ufa l'Architetto,è il legno,® la pietra, er quelle cofe, che compongono,®" metteno infume il legno, ® la pietra, però confiderà nel fecondo libro Vitr. le pietre,®" gli alberi, l'arena, la calce, la pozzolana, ®" paratamente la qualità, tufo,la natura, ®" il modo fi del tutto, come dette parti ci propone, acciò chefappiamo poi nette fabnche feruici delle dette cofe, ® in fine fi ragiona dì. quella ma 60 teria, che la natura, ® l'ufanza n'apporta, perche dì quella, à che la necesfità ne afirigne, non fi ragiona, effendo in diuerfi luoghi diuerfa, come e bitume, cocciole, ® altre cofe, che per pietre, ò uerò arena fi ufano, doue arena, ® pietre non fono ; in alcuni luoghi jì cuopreno le cafe con testuggini, in alcuni con palme; altri ufano il cuoio fecondo il bìfogno. Preparata adunque la matcria,et confederata la firma in uni* uerfale, ci resta à dire détta compofìtione, ma prima egli fi deue auuertire, che lo agente, che regge la natura è d'infinite firme ripieno, ® or dinatamente procedendo muoue le caufe ad una ad una,infindédo.in ciafeuna uirtà fecondo il uoler fuo,quette caufe cofì moffe portano qua giù quel diuino ìnfiuffo, con ordine marauigliofo, la onde dal primo effere, dalla prima uita,® dal primo intelletto, ogni effere, ogni ulta, er ogni intelletto dipende; il che cofì effendo, bifogna,che l'Architetto fia faggio,®" buono; faggio in conofeere per le regole detta non fucata A ffro- nomia l'ordìnatione,® influenza dìuina,® l'offeruaiione de i tempi atti à dar principio alì'opere,tralafciàdogli ardentisfimi Soli,® gli acu* tisfìmi ghiacci, buono, fi infatti, non effendo auaro,ne dedito àuìtij ;fì in parole pregando il datore di tutte le firme, che lofpogli d'ignoran- za, er lofuegli à partorire le belle inuentioni con profpera, ® felice fucceffo dell'arte fua ,et beneficio commune degli huomini. Mora per ri* 70 tornare al propofìto, io dico,che non folamente imitar fi deue la natura nel modo più uniuerfale, ® commune , ma fempre al meno,® più ri* finito difeendere, per ikhe gl'Architetti fi sforzano di far l'opere loro à qualche opera di natura fimiglianti, ® non effendo qua giti cofa, che in perfèttione aWhuomo saguaglieybellisfìmo effempio in ogni artificio ci darà il còfiderare la proportione del corpo hmnano.Certo è che ■ la natura netta generatane deilhuomo dimofira ueramente à quello ogni cofa douer fi rifèrire,la onde perfètta cofa lo rende,et per ciò di molte partì come di molti sìrumeti dotato in feruitìo deWanima,et della uitafiuede. Dette dette parti alcune fono di nome,et di natura fimiglianti,co me dfanguej'offaj ncruijmperò che ogni parte di fangue;è fangue;ogni parte d'offo è offo;ogni parte di neruo e neruo;® cofì uien chiamato,. Altre
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PRIMO.
A lire fono ài nature, ey vocaboli diuerfi,come e la nmojl piede,il capomperoche non ogni parte della mano è mano;ne è detta mdtto,& cofì
del ptede,ei del capo.DeUe prime parti già dette p fanno lefeconde,et le feconde bano uffcio,et fini diuerp aWufo,et beneficio dì tutto il corpo. Volendo adunque t Architetto far 'Coperà fui in modo,che ella fu una intera,*®1 unita,bifogna,che confideri le parti principali,acciò che fi dia lor materia, che couengi,®1 buompa per Vcpere, ey ad imitatione di natura,che da luogo commento,® ben preparato, nel quale per tanto fhatio di tempo sgabbino à formare compiutamente le membra humane,gittando prima per fondamento della uita,del fenfo, <y del mouimen- to ifegni del cuore, del fegato , ey del ceruello. Lo Architetto hauerà k eonpder adone del luogo,dcl modo,delle partner ufo di epe,® pe* ròfegue,chcla materia fu ejf edita fecondo l'ufo delle parti. Quanto adunque al luogo puede per certi fegni,® inditi) le qualità del terreno, offeruanfi alcune regole,®- dannofi alcuni ammae$ìramenti,indi alla dechkratione dell'altre cofefì ragiona delie pietre fecondo la quantita,et pgura.loro àfine,che fecondo l'ufo ci feruiamo,come ci pare, ilpmigliantep diri detta calze,con quelle ofleruationi, che aWufo ccnucrranno, ey più oltre pipando p dirà il modo di porre inpeme le calze,® la pietra,®1 con belli akuertimenti tolti dalla natura delle cofe,fifarà confi' lo deratione delle parti della fabrica fopra il fondamento Je quali fono) pauimentì,i latì,i coperti con tutte le maniere di murature abbracciate da Vitr. nei S eondo Lib.® cop roffa,tfo{iegni,tapriture,ikgamcnti,icorfi,iriempmenti chiaramente fi daranno ad intendere, ® quefta e par tìcultre, ® dipinta ragione dcWArchitettura,ma anchou non fbedita,perciò che fin'hora n'op ha hauuto alcuna confiderationc delfine,che è quel,che poti fòrza,® necesptà à i mezzi,® confatuifee og/arte ; come dice Gal. Operando adunque l'Architetto a fine, che gl'huomtni fatto l'unione .atta quale per natura inclinati fono, commodi, tyfecuri uiuino, ®funo l'un T altro digiouamento, nccefjano, e confìderare la diuerfità de gl'hwmini,acciò che fi prouena fecondo il bifogno ài ciafeuno. Vedendo noi adunque gran numero d buotnim ad un fine inpeme |
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xbsuder la detta moltitudine^ pero fi tratterà delle muracele quali hasfi à confiderar la diffefa,®* ficurtadi tutto il numero, la onde fi dette ì0
ordinar la fabrica delle torri^ di quelle parti, che baloardi,caualieri,piatte forme,riuellìm,por-te,® faracinefebe fi chiamano,et perche or dmato,® compartito efferdeue il pia ..... •• .t-*..»- «~. a.... *cr~ cu,,*** „„*.,«.„.,„*„ però fi tratterà delle firade,piazze,<
ne iluoghi delle città papànofumC tit® de i porti per la commodità < Acque celeri,® tanto pa detto di « tionedetteperfone trotteremo altriijr, p «w,,,»,,™,,^.....-^,--------- .- . -, , , lf .. . r „ .
ti,® permisftone delle leggij> pir moietta ® fòrzmeì primo cafo ci apparirà il Principe, nelfecodo il Tir amo,dal fine di eia amo prende
rà l'Architetto la maniera delle fabriche,® delle habitationi facendo al Principe il Palazzo,*? d Tiranno la Rocca Tra i mola degni ritro nera alcuni alla Religione confecratì,alcuni fuori dell'oiferuàza della Religione; di qveBi altri faranno atti ad ufeir fuori per la repubhca, al 3. tri per regger quella non ufeendo fuori,di queglLcbe fono atti ad ufcire,altri al mare,alirt alla terrafi daranno, ® chiunque prender a il ma» re,come general dell'armate hauerà bifogno diKauLGder*, di mumtwne, de porti, è naualt; pero l'Architetto deueanche battere confiderà* none di quelle fabriche,che al mare conuengono, ma chi prenderà la terra, come Capitano,® conduttor di efferati hauerà bifogno d alloggi* mentici fteccati,® di forti,® d'artwUene,cy Strumenti diuerfi per offindere altri,® difinder fé feffo;ma perche quelli,i quali pannoden* tro algouerno ò nero fon prefidenti atte eonirouerfu ciuili,® criminali ò ueròfon conditori dette cofe di fiato, pero e trecciarlo per i giudici il Foro, et per t Senatori il Senato ® cofi le perfine degne fuori dell'ojferuàz* detta Religione batteranno propie, ® conuementi habitatio* nif«hlicfferuatoridettaRdmompfara-noimona^ ti decoro d'ogni per fona; fono akune opere che ne in tutto publiche;ne in tutto frittate p deano chiamare Mie quali alcune per conjerua delle
cofe da uiuere,è uerò dammercàtare,ò uerodifenpone,et aiuto fifanno,come ifòndichi,le dogane.La Zeccagli armametmj,le arZena,i luoghi della numitione,et altrifìmili edificio altre all'ufo come bagnagli acquedutti, et altrepmili inuétioni,altre ali'honore,et alla memoria,comegk 4» «rchi,i trofii,lefepulture,le mete, ili obelifchi,et le piramidi Alcune al diletto ferueno,et alle fifie;come fono,,i rheatri,k loggi, gli mphuei tri i ridotti di diuerpgiocbi,icircv,aìtre infine à ì rei huomimfi fanno, come il carcere il quale è cenferuator dettagliati*. Tutte le predet* tefabrkhe hanno del publko, ® del prvuto in un certo modo. Ma le perfone fenz* grado fono i cittadini, j/« artefici,gli agricoltori ® pe* ro confederando l'Architetto la e omino.itti., ® la conditione d'em'uno non lafcierà à dietro maniera alcuna di priudto edificio ,/i neda OtU, cernie in Vitta,etccn quefta darà fine à quella parte dell'Architettura, che tratta dell'effer delle cofe, riuolgendofpoial bene epere, tratterà. |
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cfiiefo co diuerfi mprumenti, per effer lo flrtmto meZdno tra l'operante et la cofa operatalo il faggio Architetto ragiona, come ho detto
degli indumenti ® deUe machine atte à Iettare, tirare, ry muouere i pefij® di tutte le forti artiglierie, ® altri ingegniofi ordegni cornei uedra ne i luoghi, fropij al Decimo ; ® quefu e la fomma deW Architettura, la quale chi ben confiderà abbraccia ogni commodo ,® diletto Mhumanagertetratitme, Vitr.uer■amente dicendo, che cofa è Architettura, da che nafce,in che conpfìe,qué fu l'offxiodell Architetto di* mojtra ugualmente e\fere nero tutto quello, che detto f è dette farti dell'Architettura, ® con quefia intelligenza posfiamo andar pcura- n.entealk dichiaratione del Terzo cap. dice adunque diuidendo l'Architettura. peparti deh Architettura fon tre. Edificatici*, Lineatone regolata per l'ombre c!e Pali, & 1 Arre ci; far le Macinile.
sporche Vttr.ci ha dàmoftrato, che cofa deue effer e netta mente dello Architetto prima,che egli uenga aUopera fiora egli ci dimoia in quante
cofe egli hadaporre le fi predette cofe,® dice che l'ordine,la SimmitriaJa mff0ptione,la mfiributione, il Decoro,® la Eurithmta fihanno cjfemtare in tre cofe principiente che egli chiama parti dell'Architettura,® fono parti materiali, ® la prima,e,la edificatane e faorica. fabrica e nome getter ale,et nome particolare,in generale fabrica é arte,et cdponunento d'alcuna cofa^come latmamete fabro e detto ogni ope- 6o rariojimilmente machinatione è quello lleffo che è fabrica ingenerale; ma quando l'uno,et l'altro nome e prefo in particolare, fabrica s inten de edificatane,® machinatione s'intende quella parte della fabrica,che tratta dette machine come fono Minte nel Decimo, la edificai ione e trattata ne i primi otto libri da Vitr.® perche alcuna uolta lo Architetto fi lena co la mente,® con gli occhi al cielo,® riguardali Sole la i-una,® /e stelle,® treua,cbe dal lume® dal mouimento de i Cieli uengono molte commodttà à mortalità non uolendo egli lajciare a die |
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nneceffario circa i nomi,® le cefi predette, fluitiamo bora la dkiftone dette parti foprapoiìe. Edificatane e in due farti duufa, una e U
codocatione delle mura, ®- dell'opere communi ne i bublici luoghi! altra è la efflicatione de priuati edifici]. |
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, bagni, theatrijogx,
• ragiona » come ict* temo j ~____________________ ____________
\ Quelle
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LIBRO.
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J,3
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Quelle cofe coli deono eflèr difpofte, che fi habbia riguardo alla {labilità loro,all'utile, & alla bellezza.Alla fermez-
za fi riguarderà,quando le fabriche faràno ben fondate, et fenza auaritia fatta farà elettione della materia d'ogni for te,che uerrà al prbpofito. Alla utilità fi prouederà;quando fenza impedimento al commodò,& ufo de ltioghi,& foi za menda faranno le cofe difpofte,& bene accomodate ad ogni ragione. Alla bellezza fi fatisfàri,quancjo con bella, & gioconda maniera dell'afpetto la compartita mifura de i membri farà giufta,eguale,& proportionata. Quelle cofe,che piaceno nell'opere, uengono ò uerò daU'ingegno,ò uerò dalle manicò daUa natura: dallo ingegno ukne l elettione, il compartimen-
to,® lefei cofe dichiarate di [opra. Balle mani il tagliare, fegare, conficcare,polir e, il dipignere. Dalla natura il pefò,la leggerezzaja den* fità ò uerò la rarità. Tutte quefie cofe fono abbracciate daUa edificatone,daUa regolata ragione de gli fidi, ® daUa mecanica,® mirabil co fa è,à,chi ben confiderà le cofe dette nel primo Cap.nel fecondo, et nel terzo,il ueder quanto ogni cofa concordaci nJfronda,®fi uede daUa dif* finitione,dal nafcimento,dalVufficio dell'Architettura-, come è necejfario l'ordine,la diJfrofitione,la bellezza, l'utilità,® la uenuflà,le quali tre io cofe unitamètefi deono hauere,perciò che non perfitta farebbe quett'opera,che util fuffe per poco tempo,ò uerò che per molto non fujfe com= moda,ò uerò che niunagratia conteneffe,però Vitr.nel fecondo att'ottauo Cap.nel terzo al fecondo,®1 nelfeguente Cap.® nel quinto del pre fente Lib.nel quarto,®1 undecimo delfeflo,® in molti altri luoghi, fecondo Foccafione parla delle tre dette cofe, ® quando ragiona della ue- nuflà egli intende di quella gratia,che dalle proportioni procede,® non di quella bettezza,che nel fettimo , è data a gli adornamenti,® pittu re,perciò che la nera bellezza effer deue interna,propia,® con l'opere nata,ma t adornamento e cofa esteriore, fatta da poi,® accidente del Ubellezz^,come chiaramente nette belle Donne di natura fi uede,le quali atta natia uenufta aggiungono gli ornamenti ejlertori,la uenufìa prò cede dalla intelligenza dellArchitetto,X utilità dalla bontà,® la fermezza dal poterei colui 4dunquefarà le cofe uiilì,bette,et durabih,che fa.* prà,uorrà,® potrà fare,come in ogni operatane fi richiede. DELLA ELETTIONE DE I LVOGHI SANI, ET DE I M
CONTRARII ALLA SANITÀ CAP. UH.
E L fabricar le mura quelli principfj fi deono oìTeruare.
Hauendo Vitr. fondata la trattatone dell'Architettura fopra i principi] dichiarati di fopra, comincia hora à fabricar*
uifopra,® fecondo lafua diuifionc comincia à ragionar dell'opere publiche, ® dette fa cofe, che appartengono atta far* ma. tocca la diftributione,£y il decoro naturale,® dette tre che deue heuer ogni fabricaì ragiona prima dell''utdità,perciò che l'utile precede alla duratione, ® la duratione alla uenuftà dell'opere. Sei cofe fono; come dice il dotto Leonbattjìa, da effer confederate da chi uuol fabricare,la prima è l'ampiezza di tutta la terra pofta d'intorno, ® la facciata douefì debbe fabncare,detta Kegione,la feconda è il campo,® l'area,® lo fpatio,et determinato detta Regione,da effer con lopera circondato, I4 terza è il compartimento del detto ffratio, la quarta è tutto quello,chefi leua dal piano,parete ò muro nominatola quinta è tutto quello, che ci jlàfo- 30 pra il capo,ò che ci cuopre in qualunche modo. Lafejla è l'apritura doue,® le perfine,® le cofe entrano,® efcono. vitruuio comincia à di= re detta Regione ciò è della elettione de i luoghi fani,perche gran firza,et uirtu è pojla nella natura de luoghi,® deWaere,come quello,che da. noi non fi puotefeparar e,® il luogo è come padre della generatane,in quanto da effo con le qualità del cielo ogni cofa procede, ® però le co fé naturalméte più fi conferivano ne i propi luoghi,doue effe nafceno,che altroue,della Regione adunque primìeramète fi ragiona.Noi con bre uè,® utile diuifìone proponeremo tutta la prefente materia fotta uno affretto jfredito,et proto, dalche manififtofi renderà quello,che ne dice Vittr.® fé alcuna cofa dubbia,òuerò afcofa, ® difficile fi trouerà nello Autore, ci sforzeremo di darle luce,® facdità,non uagando in co* fé, che utili non fieno allo intendimento dell'Autore. La, Regione contiene alcune qualità, delle quali altre fono palefe, altre nafcofe. Delle palefi alcune fono ree,® quefie fì cognofcono per le buone. Alcune fono buone,® di que&e altre ci ferueno al commodo come è il paefe abbati dante di acque, di fruttici grani,® di pafcoli,che ha buoni uicini,porti,entrate,® commodo al contrattare, ® condurre le merci. Altre uè* r amente fono buone attafanità,fì perche hanno l'acque mobili,lucide, non uifcofejenza qualità di odorc,fapore,® colore, fì anche perchej, 40 uenti non uengono troppo freddi,troppo caldi,ò da, luoghi infitti, fmilmente fé la temperatura farà alquanto humida, et dolce cioè tempera* ta dopo la quale,e,piufana la fiedda, et fé lo aere farà puro,purgato,peruio atta uifìa,mobile,et unifòrme,et il Sole non cuocerà troppo,ò non farà troppo lontano, ma potrà colfuo calore digerire le fredde aure matutine. Le nafcofe qualità poffono effer e buone, et ree , le ree fi cono* fcono per le contrarie dette buone, et le buone fi attendono dagli animali grandi,gagliardifaporiti di carne,et di fegato buono,et dagli buomi* ni quando dell'uno, et dell'altro feffofono copiofi, et betti,quando uiuenofani, et lungamente, et che fono coloriti, et gagliardi, et di complef* filone temperata, et dalle piante, quando fon belle ben nutrite,non offèfe da i uenti,et non fono di quelle,che nafcono in luoghi paludofì, ofira* ni,® dalle cofe Diuine, come dal Genio, ® buona fortuna del luogo, e dotte naturali, quando le cofe fi conferuano , le merce ,1 frutti, dalle artificiofe quando gli edificij non fono corrofi da i uenti ò dotta falfugine. Que&a è lafomma ielle cofe pertinenti aW elettione de i luoghi fard però dice Vitruuio. Nel fabrjcare le mura quelli fono principi), primieramente la elettione de luoghi fani, & quelli fono gli alti, cleuati, jo non nebulofi,ne carichi di freddi uapori,ma che riguardino quelle parti del Cielo,che ne troppo calde fono,nè trop- po u"edde,ma temperate. Dipoi, che lontane fieno da paludi, perche alla Città col nafcente Sole uenendo l'aure ma- tutine, & con quelle aggiugnendofi le nate nebbie,& i fiati delle beftie paluftri mefcolati ne i corpi mandando i uè lenofi uapori, faranno il luogo peftilente,6c mal fano. Anchora fé apprelfo il mare faranno le mura,& riguarderan no al merigge, ò uero all'Occidente, non faranno i luoghi falubri,perche nella {late l'area, che e uerfo il merigge na- fcédo il Sole fi rifcalda,nel mezzodì arde,& fimiimetc l'aere,che e uerfo il Ponete nafccdo il Sole s'intepidifce,faledo, \ al mezzodì fi rifcalda,<3c cadendo abbrugia ; là onde per le mutationi del caldo,& del freddo i corpi, che fono in quei luoghi,s'infermano,& quello fi può uedere nelle cofe inanimate,perciò che nelle carine coperte ninno prede il lume dal mezzodì, ne dal Ponente,ma dal Settentrione, imperò che quella parte à tempo alcuno mutata non fi uede, ma è ferma fempre,& immutabile, & però i granari, che riguardano il corfo del Sole, prefto mutano la bontà loro, & le tfa cole da mangiare, & i frutti che non fono alla parte oppofta al corfo del Sole non fi conferuano lungamente, perche fempre il calore cocendo alcuna cofa perfettamente leua la fermezza delle cofe, <5c con i fornenti uapori fugge le uir* tu naturali,& le difcioglie,& quelle per lo caldo ammollite fi fanno debili,& impotenti,come fi uede nel lerro,ii qua le, béche fia di natura forte, & duro, pure nelle fornaci dal fuoco rifcaldato, s'ammollifce in modo, che in ogni for- ma fi puote ageuolmente piegare, & fabricare,& lo fteiTo elTendo molle,& rouente pollo nell'acqua fredda fi rindu- ra, <5c nella primiera fua propietà ritorna. Egli fi può anchora confiderare cefi eflere da che nel tempo deli'eftate tutti i corpi per lo caldo s'indebilìfcono,non tanto ne i luoghi peililenti,quanto ne i fanÌ5& per lo contrario nel uer no,quantunque le regioni fieno molto mal fane,diuentano però fané, de habitabili, perciò che i freddi le fortificano grandemente,Simigliali temente fi uede,che i corpi da i freddi luoghi in calde parti trapportati poco durano,& fi di« ìciolgonoj ma quelli,che fono di caldi paefi dando fotto il Settentrione, che e luogo freddo, non folamente non fi 70 infermano mutando ìuogo,ma fi confermano; per il che nel porre le mura della Città molto bene egli fi deue auuer- tire di fchiuar quelle parti, che poflono i caldi fiati fpargere nei cotpi Immani. Perche da quei principi), che chia=» mano elementi. Un qui Vitr.con effempi ha prouato quanto nociui fieno ì luoghi fottopofli al calore del Sole ,®fihà lafcìato molto bene intendere in confòrt rnità di molti antichi,i quali hanno fopra ciò fcritto,feguita poi à dimofìrare lefue predette conclufiom con ragione, ® cauje naturali,® di- chiara non effer in cjfrcrto detti ¥ilofofia; difeorre adunque, acciò che dal difeorfo ne uenghi lafabrica. Leggi Leonbatifxa al terzo, quarto, ■quinto^
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P il I M O. *9
<pA*6,&-fcto Capitole del primi Ltbte, & htuer® U prtfeMe materia copiofa, ornata fiotta; atte ragioni adunque uenendo
Vittruuio dice. Perche da quei principi,che fi chi?mano elcinenti,tutti icorpi comporti fono.cioc di calore,di humo re,cb terreno,et d'aere;* dalia mefcolanza di quelli eoa naturale temperamento in fomma formate fono le fpecie di tutti gli anima lische fi ti-ouaao al mondo.In quei-corpi adunque nei quali abonda tra quei principi] il caldo.ii iiede,che il cado gli uccide,* gli difcioglie, & tai difetti fuol fare l'aere caldo, che uienc eli certe parti del Cielo , quando egli entra nelle aperte uéne più di quello, che può portare il corpo, per le mefcolanze dalla fua naturale complesfione. Parimente le l'huniorc hauerà occupato le ueriedei corpi, & quelle hauerà fatte difeguah , tutti gli altri elementi come dai li- quore corrotti,* guadi il liqueferanno,* le uirtùdella compofitione fi diftaranno. Anchora da i freddi de gli hu- , mori,de i uenti,& dell'aure sìnfondeno le malarie nei corpisfimilmente la naturale compofitione dell aere, & del ter xeno crefeendo, Ó minuendo fa debili, & impotenti gli altri principe, gii terreftn per la pienezza del cioo, gli aerei, per la grauezza del Gelo. Ma fé alcuno uorrà quefte cofe con più diligentia fenfibilmente «edere, auuertilca, & at- tenda alle nature de pefci,de gli uccelli & de terreftri animali, & à quefto modo potrà confiderare le differenze del- le complesfioni de i corpi. Imperochealtra mefcolanza hanno gli uccelli, altra i pefei, & molto anco più, é,duierfa la natura de terreftri ammali. Gli uccelli hanno manco della terra,& manco dcll'humorc.fonodi teperato calore ab botìdano d'aere.da che nafcc,che effendo di elementi più lieui comporti ageuolmente fi leuano contra 1 impeto del- i'aere.Ma le aquatili natii re de pefci,perche fono dal calor téperate,* pm d'aere, & di terreno,& poco d Immote ri t- teugono,quanto meno hanno tra quei principi] lorodellhumore, tanto più facilmente nell humore h conleruano, & però a terra condotti ad uno fteìlo tempo,* la iuta, & l'acqua mandano fuori 5 a quefto modo medefimo 1 terre* % Urianimali,perche tra i principi] loro fon dall'aere,* dal calore temperati,* meno nttengono del terreno,*pm del J humore,ahondando in «fi le parti humide, non poffono ftando nell'acqua lungamente conferuer la iuta loro, (e adunque cofi pare che fia come propofto hauemo, & fecol fenfo uedemo i corpi de gli ammali e Jer di tai principi! comporti,* dimoftrato hauemo per lo mancamento, ò per lo fuperchio di tai cofe il tutto celiare, o patire, non du- bitiamole neceflario non fia con ogni diligentia sforzarli di elegger le parti del Gelo temperatisfime,quando nel far le mura delle Città fi richiede la finità. Et però 10 giudico fermamente deuerfi a quefto propoli lo riuocare la ra- gione de gli antichimnperoche dopo i faenfici delle pecore, che p.afceuano in quei luogm,doue h iaceuano e caitel- ìa,& doue fi accampammo per ftarm, con diligenza ne 1 fegati di quelle riguardano & fé lepnnie erano Illude, o macchiate di uueuone facrificauano dcllaltrefdubitando fé per infirmiti perii pafeoh offefe h.Ilerojma poi hauen do fatto lefperienza in molte di effe,* protrata Unterà,* foda natura dei fegati per 1 acque & per li palcofi,in quei j( luoghi s'accompauanojma fé ampliano diffetto in esfi per fegno certo argométauano il raedehmo ne 1 corpi Imma ni traoportàdo che eiler pefMente doueiTe in quei luoghi la copia dell'acqua,& del cibo, & cofi per altre parti fi mo ucuano,* mutauano paefe;cercando in ogni luogo la lamia. Ma che per li pafeoìi,* cibi fi inamfeftino 1 terreni ef- fer di natura falubre, argomento chiaro, * grande ci danno i campi di Candia, che fono d intorno al fiume i Otero, tra Retimo, & Gortina,perche dall'una,* l'altra parte di quel fiume pafeendo fi Hanno le pecore; ma quelie,cne to- no dalla parte di Retimo, hanno la milza apparéte,* quelle,che fono apprefio Gortina non 1 hanno.Ferche durian j__ j__,ri medki la ca-ione,rkroiurno procedere quefto da un'herba,che pigliata dalle pecore feema la milza & pe ,„J^1, „„ j„. * ì lu: „„..:.„. i „;i™ X. n^n^lln mo-innp i Cretcnfi Afplenion la ctimandanano ; che da |
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Anchora fé nelle
1 Settentrione, & |
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■paiuauaratabricatalaL,itta,lelepaiuaiuioneaiiiiareiigiidmcnuiinjdivjv.n.v»im^"-j« —- 1 r (f l>
il Leuante:pur che fiano pm attiche il lito del mare con ragione parerà effer fabricata, perciò che tratte le tolte X ac-
que al lui, fe ne corrono,* dal mare per le fortune ribattute nelle paludi,per narri mouimcnti faranno commoueia doue perle amare mefcolanze ne i luoghi paluftn non nafeeranno animali ueleiiofi, & quelli che da pm alti luogM uerfo 1 liti fe n'andranno per la no ufeta felfugine fi morrannojlo eifempio di quefte cofe fi piglia dalle paludi Ualli- ce,che fono intorno Aitino. Rauenna,& Aquilegia,* altre terre alle paludi meine, che in ]™**fh\™°'1^™'
.nw,-„,0n-------• • 1 . .'..., ^ f , ?, 1. ______11___,.*; ^k„kn..nrJrniìiirìi bai e. oc non nanno |
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^ ■ Jdupua per giuttro nutìia Iraitsm calìa loro annis una n-uu^.v ,u «u^.,----. r;i^.„v^;
Vnagran parte del fettimoddk KepiArifloUMta di quello , che fi contiene in quetto Cap.cr negli altri fcgmnh dei prefente Libro jnanoi
non uogliamo 4 pompa empire ifòglì,ne difputar fotùlmente delle cofe dette da Vitr. nelle quali egli ha uoluto & Medico, er Fuo/o/p epcre {Innato, lo de fermerei tberka A Menon 1 luoghi di Cadiamone ella nafee co' nomi antiehi,et moderni^ dimajìreret in pittura tljito e. w R e gione,neUa quale eiTer deut coìlccata una Otti ma perche io intendo,cke altri fi pigliano queflafatica,uokntUnla hjcuro a loro.Orca Hi itone uoglw creder 4 Vitr perche no par conveniente confermare 1 detti di Vitr.co autorità di Plinio d altrove forfè ha pigliato daVitr ^ queUo,chegh ha [crino è m che LeonbatiRa con ogni diligenza raccolto habbia molte,cr dìuerfe cofe ad un propoftto,coe pojjono/«fK/4 re4curwfi difaper pìuo)trd, & ciò detto fia per ogni altra occhione, che mi poffa uemre,leggi Leonbatifa al fecondo dd quarto. . DELLE FONDAMENTA DELLE MVRAGLIE, ET
DELLE TORRI. CAP. V. V ANDO adunque con quefte ragioni efpofta fari la falubrita de i luoghi, doue fi hanno à farele
cinte della mnra,* che per fouuegno. |
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tu. Tratta adunque in queito Cap.deM circonfcrettione di una parte della Regione,*? pero iraixa aeue mura. s>ieua amiponc u^^>
tura detto hauemo la necessità di far le muraglie,hor a fx tratta delle fondamenta di quettejelk parti loro,ddlafèrma,deUagrolfezz^ ri, er figure loro.prédendo il tutto dal fine.Ma per applicare alle cofe,i,Princìpi loro,io dico, che egli bifogna hauere le idee della Di ne, er i termini loro,acciò che il tutto fu preuijto,^ prima confederato,ueniremo adunque alla pianta. I termini di effa fi fanno con li anguli}queUa pzrte del piano fottopofìo,che tra due linee}! cottene toccandofi queUe,è ungula nominataci però quattro anguhffa |
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linee,cbe infierite fi MgUmoJe i quéi fé mofitrì 4 ckfciPnode i tre eguale Jori detto giuflo *? dritto) *? quelli3che del dritto furano minori,
tetti, tt acuti [arane chiamati; et i maggiori,krghì,ob'lufilet rmWZZdtì.DsUe linee alcune fon dritte,et fono quelle,il mezzo deUe quali non adombra glìe&remv,*? che fidano nel più breut jjwtio egualmente tra due punti Altre fono piegate,®- quelle fono,che efcono col mezzo le* rs dagliefiremi. Belle piegate alcune fono parte del circolo. Circolo è figura piana rincbiufa da una fola linea,dal cui centro,che è punto ini* mobile nel mezzo, tutte le linee aUd cìrcofèremzd t.'iratefono eguali, k linea piegata dagli Architetti è Arco chiamata, fi come è detta Corda queUa,che paffa daWtmo de capi delk piegata Utfea. aU'atiro,Saettafì<biama quellalinea, che dal mezzo della corda con angoli eguali afcende- dUa circonferenza déFano;*? Raggio è ietti, quella linea,che dallo immobil punto atta circonferenza peruiene. Dktnetro è poi quella, che paffa per lo centr®,*? in eguali partii circolo diuide.lntero arco è Hfemicir colo.Diminuto è quello che è minor e,cioè,che ha la corda fua mi nore del Diametroiiiwmgoèo «$<foe«r chi diminuii, *? però neUaf°Minit<ìfa di dm archi incrocciati uno angolo,gli effempi delle predette cofe fono qui fotta. |
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lo ho uoluto dare i fopradetti principi} acciò che cominciamo,
4 ragionare con i termini di quefl'arte. Vitr. continuando quello, che gli ha detto, con quello , che deue dire, il che è figura della chiarezza ,*? purità del parlare, dice in que* Ho modo, Quando adunque con tai ragioni efpoffa. farà la fa
Inori tà de i luoghi3, doue fi hanno à fare le Città, <3t che perfouuegpo di quelle elette faranno le parti copiofe de frutti, & per gli acconciamen- ti delle ftrade, & perle conimodità dei fiumi, 0 uerò per gli porti del mare,fi potrà con le con- dotte delle cofe commodamentc uenire, all'ho» ra in quefto modo fi hanno à fare le fondamene ta, cioè, che fi cani tanto, che fi troui il fedo, s'egli fi può ritrouare, & nel fodo quanto ra= gioneuolmente parerà per la grandezza dell'o- pera, con quella condìtione però, che la pai |
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fa fia, che i pareti fopra terra", & quelle fonda»
menta, empite fieno di fermisfimc pietre mc- fcolate con calce , & arena , che ftruttura fi. chiama, Hora la natura de,i, luoghi porta foniti, *? fortezza, bo- ra Varte, hora l'uno, *? Valtro : nel primo cafo egli fi de* uè conofcere quello, che di natura fua, e, buono , coinè nel precedente Capitolo è {iato manifèsto, nel fecondo bi* |
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fogna porre mano al difcorfo dell'arte, come fi dirà nelfeguente, ne uoglio hora commendare la confuetudine deUe genti Hraniere , che ho
ra nelle amplisfìme folitudini,*? diferti habitando,hora negli afprisfimt moti,*? tra le ofcurisfimefelue\riducendofi,*? alcuna fiata nel mez Zo di larghisfime paludi,quafi attufiandofi,*? habitando luoghi flerilisfimi ,ficurifi chiamauano da ogni uiolenza, come fi legge ne' Com. di Cefare de i Germani,*? altroue degliHirlandefi,lnglefì,*? Scocefi,non lodo iofimili auantaggì,perciò che non mi pare,che egli fi debbia di- 4» , fiderare la pouertà,acciò che niuno ci porti inuidia,nè anco fognerei un poetico mondo,ò terreftre paradifo,doue i fiumi di latte corranocele fudando le querce,manna,*r nettare piouono i Cìeli,perciò che all'humana necesfità,fì può con mediocre,*? conueneuole habitatione prone* dere,et quelle copie più prefìo difìderare,cìxhauerefi poffono.Quanto aduque ricerca l'bumanagencratione, eleggafi in talfito la Città, che ella fi notrifcd delfuo tenitoro,che non paffa di leggieri effer affaiita,éefia libera aUt fortite,*? che habbia le fopradette caditionì,dipoi bah tifi cura delle fondamenta della muraglia,por quefìefare adunque io difcriuerò qui fatto paratamente,*? con breuità tutta la ragione del fin-' dare. Gli inditij di buono,*? fodo terreno. Che ne i luoghi netquali fi ha à fondare non fieno herbe ufate di nafceré in luoghi humidi. Chenel paefe d'intorno fieno fasfi acuti,*? fodi,*? alberi nafcenti folamente in luoghi afeiutti. Se no ui faranno acque uiue difetto. Se il terreno per li pefi in terra gittati non rifuonerà,nè l'acqua in uafo alcuno ripofla per li cadimenti fi menerà. Le cauationi de pozzi oltra l'utilità deWdc* qua,*? della materia fegni daranno della fodezza del terreno, il fondamento non è parte della fabrica, imperoche benefbeffo la natura fenza l'arte fuol darci il luogo fondato facendo il piano fodisfimo con alti,*? duri fasfi,doue non fa bifogno £ alcuna fatica bumana. Circa il fènda» $0 mento,chefifà dagli huomini, fi deono confederare. La diuifiòne del terreno, che è fatta fecondo la quantità de i luoghi i quali fono alti, basfi,pendenti, in qùefìi da baffo fi deue il fondamento incominciare. Secondo la qualità. La terra ha molte feorze, onde alcune fon coperte di groffa,altre diminuta fabbia;*? altre di creta,altre di tofè,molte dighiara mefcolata,*? infine altre fono fecche,*? arenofe,altre humide,*? mollty nelle fecche,arenofe,*f nelle molli farai le palificate/beffe, *?fode,*? quelle più prejlo col continuo percuotere, che col pefo de gli va* firumenti,che noi becchi chiamiamo, *? da Latini fijìuce detti fono. Partimento. Dìffegna con linee i piani, che fi deono cauare per le fènda* menta, *? con lafquadra disegnagli anguli. Fa una croce di corde fecondo che dice Leone Alberto,*? nel mezzo fia fitto un chiodo,dal qua* le ti reggerai,*? cofi farai le tue fiaccarne tirando il filo per ogni uerfo. Regole per le fondamenta d'ogni fabrka . Configliati con i periti de i luoghi circa la natura del terreno. Non ti fidar di far le fondamenta fopra mina. Egualmente caua, *? ifbiana il fèndo deUe fèffe, acciò il pefo prema egualmente. Sia la parte inferiore più graffa della fuperiore imitandogli alberi. Conferua più il uecchio,che puoi,per non hauerti poi i pentire. Ne i luoghi molli per minore ffiefa,*? più fìcurtà fi fènda fopra i Volti. La palificata pa del muro il doppio piugrcffa, i pali Jbesfisfi* $9 mt,et grosfi per U lunghezza loro la duodecima parte,nè corti meno deWott4ua.Ne igràdi edifici lafcianfì alcuni fbiragli nel mezzo delie fin damenta per ìopera,fino alla cima,acciò che i uenti efehino. Ampiezza,*?giro della Città. Quanto alla dignità. Si richiede ampia,populofay *? ornata. Quanto alla fortezza. La grande da poche genti non può effer offefa. La piccioli da manco genti è difcfa,piuf&cilmète può effer rubbata,*? è piuficura al tempo diguerra. Quanto alla moltitudine. Sia capace della moltitudine, né habbia molto di uacuo.Regole. Bifogna fecondo i tempi far le Città, imperò che dalle maniere delle offe fé,che fecondo le inuentioni degli huomini tutto il giorno fi fanno,fi piglia fèr* ma aUe àifèfe.Le offefe in fommafono,ò uerò occulterò uero maniftjie,*?gltrefon di dentro la Città,*? altre difuori,altre uicine,altre lonta* ne,*? però bifogna,che tutte fieno confiierate,acciò che la dififa fia pronta,la doue atte mine,aWartiglierie, al piccone,aU'infidie, *? altre in* uentioni bifogna fabricando prouedere. Le mura, *? fue parti. Gli antichi uogliono, che fi facciano due muraglie lontane piedi uenti, *r tra quelle polio fia ilterreno cauato dalle fèffe,*?'bene raffodato,*?battutola in modo,che dal muro il primo parete fia alquanto inferiore, il fé condo molto minore^ccivche dal piano della Città alle difife come per gradi s'afcenda,chiamanfi fbalti hoggi da noi. Non uoleuano la C ortina 70 dritta,ma non angulofa,acciò che il nimico in molti giri di muri entrato, fuffe per molti lati offefa ; legauano le muraglie, ò incamifeiate , che dichìno,con muri trauerfi,*? per la loro grandezza poneuano traui d'oliuaflro arfickti ,faceuano le fèffe altisfime, e? piene, acciò che fa* cilmente non fi uarcaffeno,riempiffeno,ò minaffenowerò è che le fecche fono buone per le fortite, *? conferuano le muraglie ; bifogna fempre decommodarfi à,i, tempi.Contìnuando la muraglia,la quale deue effer groffa,col fuo cordone,che è la fortezza fua, deuefi tifare ogni buona re gola nel fondarla,*? fopra tutto ufifi la fquadra,il piombino,*? ogni altra mifura,*? modo con ogni diligentia. Dietro aUe mura uerfo la ter* rafannofi alcuni fpronijhe uagliano affai per tener firma la muraglìa,penhe tra quelli fi fa un buono,*? fodo Terrapieno,*? lo Spalto, che afcende,
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■*jc rUc, onde fi fchiud grande fbefa,er fa buono effitto;oltrailfiffofifa tu contrafcarpd,con un muretto, chefoftentd ilterreno,acciò fini
meo non cefi di leggieri afeenda alla riua. Gli antichi ogni tante paffafaceuano le torri, come dice Vitr, ì moderni fanno i Baloardi, canal* Iteri, qt k piatte firme, le porte fecondo il prefente bifogno, er alcune difife nelle muraglie, come fono le cannoniere, è bombardiere, le* qmijonojpesjìsfìme, er batteno la campagna per dritto, le Cortine neramente ejfer non deono troppo lunghe fenza Baloardi, ò canapieri trappoli,®- quando fuffero Infogna farli le piatte farmelo effètto de Bahardi,è, fiancheggiare la Cortina, er batter la campagna ; i itti de ì 'Edoardi effer deono dalla Cortina dififi. La coniitione iella porta è tale, che auenga iddio, che bifogni asficurarU, non però effer deue in modo, che prefa da alcuno di dentro fu dìfifa, er ficura, comeffieffo e accaduto, che la fortezza detta porta è fiata cagione della prefa della Otti; bene, è, nero, che k porta deue effer fìcura dal nimico, er poter batter di fuori, la doue s'offerua nette terre ben fortificate d'Italia, che le forte fm& afeofe, er ad effe non mettono capo leftrade, né di corfo alla dritta poffono uenire le genti. Gli effier ti faldati non lodane il mu ro alto, perciò chtèfottopofxo atte artiglierie, le quali rouìnandolo, empiono lefèffé^ey con le mine danno la falita più facile al nimico. Fio- io ra diro dehaftionì. lodanfì i Baftioni di firma triangolare, tufo, ey la effierienza l'ha dimofirato ; deue effere il Bafiione ne gli anguli deU .e muraglie^ perche poffa difènderei fianchi, ejrfìafuperìore àgli inimici. Ma la fiamma del fortificare è ridotta à queflo da alcuni,che fcrit* 0 ne '!anf'0 , che il munire delle Città è quando che idifenfori fono fìcuri, quando fi può uietare il nimico, er quando anco egli fi puòfeac- _ o 3 fi ulctA cm i>acqua^ colfojfo^ ^ co\ mr0i) lafoffa uieta, er per la difcefa, er molto più per l'afeefa, quando ella è profonda ,crpre* •'{■ *-«,©" più dyuna, l'acqua fortiua ne i luoghi non fi può kuare,fe è alta anniega, fé è biffa fa fdrucciolare, impedifee i fuochi. La mura* Mltetffer deue graffa, è fatta con le ragioni, che ha detto Vitr. che molto bene ferueno anco a no&ri giorni ;fcacciafì, er fi tiene da lungi il nimico con le torri, Baloardi,argini,cr ftmil cofe fatte col predetto modo, la ficurtà parimente de i difinfori è pofia nelle piazze di Baloar* i, ne. muro ben fatto, er ordinato in modo, che ì fuochi, i colpi delle artiglierie quanto più fi può fi facciano nani, er per quefie cofe ben auuertite fi comprende molto bene quello, cheio ho hauuto in oppinione, er che anco mi è fiato confirmato dal giuditio del Conte Giouangia* copo Leonardi, che chifaceffe la fèrtificatione fecondo il modo prefcrittoci da Vitr. ritrouerebbe grande beneficio anco à noirigiorni, anzi *o e i non auertifie àquetto,chefaceuawgli antichi nel fortificar vaoderno,non la intende^ però dice quelgiudiciofo gentifhuomo, er hono- » ato CauaUkri^che tutte lefirtificationifianno in quefie cofe, che fono la Cortinari Fiancodl Foffo,la Strada, er Piazza ouefi poffano ope rare le genti, er le machine, che difendono, er tutte fi uedono notate da Vitr. Vediamo, che ci infegm come fia da fondare, er come da ti* ur k muraglia ad alto per farla ficura, er che eglifcopre il contraine molto meglio di quello, chefacemo noi per quelle parole. :Cl™atlra difpofitiquemadmodum ferra dentes. ^moj tra d Terrapieno, er per qual ragione difìdera lo Sprone come denti iunafegd dicendo.
Et ih-eTUp ?rlaaum 'tunc ita °«e«s terreni magnitudo. eh ' • ^^ tiff^'Z*trd Ìu<&* ài quei tempi,zr nofiri, che V Autore loda il Torrione tondo come più atto à refifiere ah ma* e me oppugnatone, bkfmagli anguli, perche fono più disfìpabili, er coprono gli inimici, che non poffono effer battuti da due lati, come nel
dritt ' ^ ■ Uii£rtimo hmt la medefìma dottrina ferue a nofiri tempi, perciò che fiatilo tenuti a fuggir gli anguli tutti, fiano piani di linee Ja che fì}CUmi "Caf'' °ttUfi comePfianoi Fumo bbligati tirar le faccie de i Fianchi de i nofiri Baloardi con fuggir piu,che fi può gli anguli, per defimo daT ,"£* m% lÌQrc->che nonfa iugulo Jlquale può effer tagliato dall'' artigliar ia,che farla luogofenz* dififa. Fa lo angulo il me* nolire arthli't^ f " ^'T ?emocfce il nimìco refia coperto, ci mofird il Fianco, ilquale con la regola degli antichi paterno effequire con le 4pUcandoquMa dlT° '"^f10 cheP^ difianti uno tiro di facto, che il nimico pojfa efier ofififo dalla dejira, er dalla fìmfira. Noi fiigare colui che prefuT^ ,U^n^C4tione^cmo U di^nzd di modo 'che U n°^U artiÌli4ri*°8*niia dci dm kti » C che P# C<1*
poi che uuoìe che i A% r .fabricitre * terreno tra Vuno,ey l'altro Fianco. Le Torri che ci mofira,é,ragioneuole,che fuffero ficure, fue fratte gasila d ( ^n'm^osPnoft<iruiPer la difefa. Ne ìfoldati, ne le machine fiate fariano con ficurezz* fé nònhaueffero hauuto k l'Autore uedr * C'eC^nd°^°MAdeìie machine deferitte nel Decimo Libro. Noi féhaueremo quefiaconfida-adone fecondo la mente deh fa fi deono l T°ì r " moPr4'che lefPatle de nofiri Fianchi effer deono ficure, le piazze di quelli fpacìofe. Hauemo anco di qual modo feudo n ' f <a tC douemole>che nonfian ritte, ma curue, di modo, che il nimico effer poffa offèfo dal lato defìro, oue non era lo 4<s tamente co• i . ° Wf* Vertenzafaremofempr-e le noftre fortite, che fuggiremo lo rifehio, che il nimico non potrà entrare mefcola* che haue cT'V ^^ ^Ttezzd->com é «ofre uolte auuenuto à quelli, che non hanno hauuto quefia confideratione. Vuole anco Vitr. modo ^ 'ì?*yJ4&rmdi$fìmii confideratione atta qualità de fiti,nei quali fi fatinole Fortezze, perciò che non fempre fi procede à uno ifteffo pianod/T f*trommo «« luogo eminente bafiano i Terrapieni con Valtezze detta Torri, ma ne i luoghi 4 quali il nimico può uenir àpiè 7 «ere il {L U°f ° ' i^nd-> chefìa da fare ilfiffo, perciò che grande è il uantaggìo del nimico contra una Fortezz^q^^o eglifi trotta ha* no i difenf d'°' C°H ^ut0 de^ Ìm^c *e machine oppugnatone pojfanofare la offefa maggiore, perche con l'alto fi feopreno i luoghi ouefian* fono an-l " ~°n ■ ^ mitc^ne->uenZono battutt,cr leuatì dalle difefe,come à tempi nofiri fadamo fimilmmte con le artiglierie.! luoghi'tpiani lied ti- ' A ^''0jI ' fc $ nimico nòhaueffe ilfofio,percbe à un tratto fAriete, er l'altre offe fé effir poffono fiotto la muraglia, Mofira come due fu • F°?iezza,cheft trouerà in luogo alto nò hauerà bifogno difòffo,come faltredmperoche congradisfimo incòmodo fi con" tichi ■,i'°m:;!!5er le machine cotra iluoghi,che fiano.inmonte.Sintilmente noifactmole due muraglie alcuna uolta,comefaceuanoglian* ^0 traìu /■ ' p quando per leffiaile della muraglia non hauemo ilfito pari, come ci bìfogna alzare,facemo il primo uerfo il nimico con i Con* tener a ' r m° m ^tro mro mtro id terra, per fofìener il terreno, perche alzindofi ci dia commodità da poterui mettere l'artiglierie,^ " mtìchi cofi fabricarono in moki luogbi,oue poi hauemo il Terrapieno dopo le
facemo altroché la fola muraglia,che uolta la faccia aWinimìco, che quando i uia fenza hauer àfalire per unafirdda, ò per due pofionoageuohnente per tempi" "ma\7oh '° ^ l°C° C°n ^ ^M mc^ine - 'Qif^e cofe confòrmi fono à quelle, che io ho fempre giudicate effer di V itr. er de noftri egli fa delle ^rtif *"" C0f£,O' dimatide il detto Sig. Giouangiacopo ci farà uederefopra la prefente materiadmperoche in un Libro,che del Libro iopanerò'[» °^e 'tm^ ^fl^atta particolarmente d'ogni cofa,ne ci lafcia defiderar altro nella prefente occafionejolo infine ciato ò nonuenendo 'ru * ^^ m:fri<t tramta ncl L^r0 dette fortificationi,acciò che uenendo egli in luce,fu con più defiderio abbrac* Le Torri Ami,* „fr.-g r bummil^iofifapiano,che cofa auuertire,er confìderar fi debbia nétta materia del fortificare. e»
■■-<«- i. ui.il utono uicir rumi A^ìì'^ j- j 11 or U >5r ■ \ 1 . *..... •
famente aimicinarf 11 ordme deiLe mura, & {portare nella parte etteriore,accio che uolédo il nimico impetuo
ferito. E»li pare anch mi1ira§lia>^a da °§ni Parte ne S1' aPerti Fianchi dalle Torri con pietre,& altre cofe da trarre
re il mm-o' ina coli di f ^ prouedere fi debbia grandemente,che il nimico non habbia facile lo adito à oppugna- camino uadino alla fi °ft PreciPito^ circondato ha,& prouifto,che le uie no fieno alle porte drizzate,ma per torto dillo rr„À -n(1«-fn ^"^pcrche quando ciò farà fattola delira parte di coloro, che andranno alla Cittlche non è ^eiicolld^
moditì aip~.h«*. r# AAVurrìZ''* ucro Portiir dmtY0 k co'c nccwrie,fi per il umere,come per la difenfionè,^ perche netta com
ctuanL mtUn;° deU flrJ e Pericolone il nimico nò faccia ilfimile,però è neceffario,che le porte fieno difefe,^ ficure, Me fi fari ZaldlrT n°rarT 7 Ti t******* ^ d^o ■ ™* «- P^finte materia è à giorni nofiri conuln eZ er è cofa degL d i ?a KenolH?11?™ dd dft0 hm°rr» dcm° come ho delt0 é iht0 ll SlS<Conte ^niacopo de Leonardi huomo netta dijciplma militare noti
Popofio VitruS £CC£Uente^^necltOÌmem^tor£ & Mie le cofe, ilgiuditio delqualefi può defiderare, in quello Anhitetto,checi U il nimicolf °ACl &rC n°n *lVadrate'lie di anSuli>che efehino fuori, ma deono più prefto girare, acciò che da più parti
«luto ha, perciò che quel luogo,di doue cleono gli anguli co difficukà fi difende,imperò che lo angulo,è, C ìi più
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,% LIBRO.
più pretto in di fé fa del nimico,che del cittadino,Ma la groflezza del muro fi deue fare in rnodo,cbe gii rinomini arma
ti fcontrandofil'uno con l'altro fenza impedimento posfino pailare, pure che nella groflezza del muro le taglie eli Oluiaftro bruilolate, & incaftrare fpesfisiime pofte fieno, acciò che amendue le fronti del muro tra fé come Fibbie, ck chiaui con quelli pezzi tagliati infieme legate durino eternamente,imperò che à rimile materia,ne pioggie impe- tuofe,nè tarli,ne uecchiezza poffono fare nocumcto alcuno,ma & in terra fepoita,& polla in acqua dura lenza dan no in fempiterno, & però no folamete nel muro,ma nelle fondamenta ogni parete.che fi farà della grolfezza del m u ro,fe Con quella ragione farà legato,non fi potrà di leggieri intaccarcele uitiare.Gli fpatrj da Torre à Torre nò fieno più lòtani, che un tirar d'arco,perciò che fé da una parte farà la Torre battuta,dalle Torri, che fatano da l'ima, & l'al- tra parte co haleilre,& altri faettameti fieno i nimici fcacciati.Et anchora per lo còtrario il muro di dentro delle Tor ri,deue effer diuifo con interualli, & fpati] tanto grandi quanto faranno le Torri,& le uie fieno con le parti interiori t0 delle Torri di traili c5tinuate/& congiunte,nè però fieno alcuni chiodi,ò ferramenti da i capi còficcati,perche q pari do,i,nimici dalla parte di fuori haueranno prefa alcuna parte del muro,quelli che faranno alle difefe potranno taglia re le dette uie, & fé faranno predi no lafcieranno palTarei nimici all'altra parte delle Torri, ò uè; o della muraglja,fe forfè quelli n5 uorranno andare in precipitio.Bifogna adunque far le Torri,ò uero di forma ritonda,ò nero di molti anguli,però che le quadrate di leggieri fi gettano à terra dalle machine, perche gli Arieti urtando rompono le canto* nate,ma nelle ritonde fpignendole uerfo il centro come cunei non le poilono offendere. Appretto di quello le difefe delle muraglie, & delle Torri cògiunte à gli argini,& Terrapieni grandemente fi cu re fono,imperò che ne gli Arieti, ne le Mine,nè altri inftrumenti li poilono fare offefa : ma no in ogni luogo fi richiede l'argine, ma folamcnte la don e dal di fuori da luogo alto à piede piano fi può uenireà oppugnare la Città, & però in tai luoghi bi fogna prima caua re le fofTe di larghezza, & di altezza grandisfima,dapoi efier deue il fondamento del muro deppreilo , «Se calcato tra iC> lo alueo della fofla,& fatto di quella groliezza,& che egli pofla facilmente follenereil carico dell'opera terrena,& an chora dalla parte della fabrica di dentro uerfo la terra deuefi fare il fondamento per ampio fpatio diitante da quel di fuori in modo,che le compagnie posfino come in ordinanza nelle difefe fermarli fopra la larghezza dell'argine ; ma poi,che in quello modo dittanti l'uno dall'altro fatte faranno le fondamenta, all'hora bifogna per lo trauerfo farne de gli altroché congiunti fieno col fondamento di dentro,& con il fondamento di fuori,difpofti come pettini a gui- fa de i denti d'una fega,perciò che quando in quella maniera farà fabricato, & fondato il muro, all'hora fene haucrà quello commodo,che la grandezza del pefo in picciole parti feparata,uon calcando con tutto il carico,nó potrà per modo alcuno ralientare,& far ufeir dal ìlio luogo di fotto alcuna cofa.Ma della muraglia,di che materia far fi cóuen ga non fi deue in quello luogo altrimenti determinare,perciò che no fi può per tutto hauer quella copia di cofe,che fi defideraj ma doue faranno i fasfi di lati,& di anguli eguali,& di piana fuperficie , che quadrati fi chiamano,ò uero ?9 il filice,ò uero il cimento,ò uero il matone cotto,ò crudo,queile cofe fi deono ufare,perche non fi può in tutte le par ti del mondo,& in tutte le nature de i luoghi,perche i muri durino eternamente fenza difetto; adoperar quello che copiofamente uiene in Babilonia.doue in luogo di calze, & di arena,fi ufa il bitume liquido,& di quello, & di cotto matone è fatto il muro della Città • Leggi il terzo Cap. deWOttauo Libro,cy qui confiderà U figura defcritta,che bene darà ad intendere quanto Vitr.commandd, cr p. uede i pre* cetti degli antichi non effer molto lontani da i nojiri,come ho detto difoprajl retto è fiato anche afai copiofamente dichiarato di fopra. |
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CAP. VI»
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PRIMO. n
CAP. VI. DELLA DIVISIONE DELLOPERE, CHE SONO DENTRO
LE MVRA, ET DELLA DISPOSITIONE DI ESSE PER
SCHIVARE I FIATI NOCIVI DE I VENTI.
IRCONDATA la Città d'intorno con la muraglia feguita il compartimento intcriore delle
piazze, & de gli fpatrj,& il drizzamento delle contrade,& de i capi delle uie alle parti del Cielo. Dapoi che Vitr. ha trattato della Regione, che era la prima cofa tra i principi pertinenti alla fabrica, er dapoi, che ha te dimofìrato, come fi ha da pigliare una parte detta Regione,?? circondarla di difefe, crmunitìone di muraglia, con ra* gione egli uuole insegnare à compartire il piano rinchìufo da tutto ilgiro detta Città, er prima confiderà il comparti* ___________ mento, quanto appartiene à fcbiuar le co fé nocìue, er quejlo nel prefente fejlo Cap. dapoi quanto appartiene atta di*
Jtributione, er iiffenfatione de i luoghi, er quejlo nel. v n. er ultimo cap. del prefente Libro. Quanto adunque s'affretta al comportimene
to del piano per drizza le tue, er le piazze, acciò chefifcbifino i noiofi, er dannofìfiati de i uenti, dice Vitr. Prima con ejfempi facendo» ne auuertiti, che alcuno danno ricetto 4 i uenti nonne intrauenga,dapoi difcorrendo fopra la natura, forza,nomi,numero,o- fito de i uenti, per formarne poi certa,v terminata figura,acciò chefappiamo con quella reggerfì nette dritture dette contrade, dice. Dnzzerannoli bene, fé prudentemente faranno efclufi i uenti da i capi delle uie, perche i uenti freddi of |
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corrompono, gli numidi nuocono, per ilche pare, che fi debbia fchifare quello diffetto , & fi conuenga hauer cura,
che quello non auuenga , che in molte Città fi fuol fare, come nelFIfola di Lesbo il cartello di Meteline e fatto ma- gnificamente , & con molti ornamenti, ma pollo fenza ce .ifideratione, perche in quel luogo foffiando l'Olirò gli nuomim s'infermano, foffiando Cauro hanno la tofTe, foffiando Trammontana fi rifanano : ma nelle piazze, oc ne * ca.PJ delle "ie flar non poflono per la forza del freddo. Lejboeifola del mare Egeo detto Arcipelago, uolge cento, ejrfejfanta miglia , erba la fua metropoli detta Metelino, dalla quale hoggi tutta l ifola è nominata, bene è uero, che hora è priua degrantichi ornamenti,?? è andata in mina. Giace Metelino uerfo la Trammontana,uerfo ponente è S. Theodoro, uerfo Garbino il colfo Catoni, CT tra Sirocco, er Leuante il colfo Hieremidia : il fito di queBa ìfola è altroue deferit to da noi. Metelino adunque e malfidato, e compartito, per cloche èfottopojlo à i uenti, de quali la maggior parte fono mal fani, pero nel compartimmo bifogna hauer confideratìone 4 i uenti : Da queflo precetto Vit.fi piglia una occafione bellisfima di Tilofofare d'intorno ad una materia non men betta, che difficile, percioche bauendo dimoBrato per effempio di quanto nocumento fiano i uenti, er udendoci infegnare à romperti corfo loro con i capi dette uie,<zr col compartimento dette Brade, egli entra à ragionare de i uenti. 8 ifogna adunque fchiuarc i noiofi pati de ì uenti per fuggire quelle incommodità, che ci portano le uarie qualità loro come dice Vitr. ejfer auuenuto à Metelino, er come bog* gidifi uede agl'Orzi nuoui, fortezza de Vinetianiful tenitorio di Brefcia . QueBafu fatta tutta di nuouo, er compartita, ma fenza confi* deratione alcuna de i uenti, la doue tutte le uie di fatto fono drizzate quafi con deliberato configlio à ifoffi de i uenti,per la qual cofa gXha* manti patifeono grandemente. Ori V >° ^ 0nda— 2'*"'Che fcorre COn sforzeuole mouimento.
(T ■ C°Jni1lCM 4fil°f0fire fopra, la natura, er la qualità de i uenti, dichiara prima che cofa è uento, er poi da che nafee, prouando con
e})<-ttipiofen)ibile effer e il uero quanto dice -. il uento adunque è onda dell'aere. Si come l'onda del mare è una parte dell'acqua unita, er rac* colta, che uerfo alcuna banda fi muoue, cofi uuole Vitr. che il uento fia parte dell'aere in fé ristretta, che in alcuna parte fi pieghi, er però ha detto che il uento è onda dell'aere, che con sforzeuole, er grande mouimento fi commoue. gli nafee quando ritroua l'humore, & lo impeto del femore da fé tira,& efprime la forza dello fpirito, che foffia. itr.cerca in quefto luogo ilnafcimento del uento,?? uuole, che quando il calore per alcun modo ritroua l'humìdità per la caliditàfi mandi fuo* ri a forza detto Spirito, che foffia. Pare quejìa cofa ejfer uera per lo effempio, che egli prende, ma inuero non è cofi, come egli dice , ne fi f*o intendere il nafcimento delfoffìare per le parole di effo. Io ejfronerò prima l'oppimene di ejfo autore,?? le parole fue, dapoi breuemente Et c°r ' U(\l termini^a fil°f°fia tratterò la prefente materia, perfatisfare à glijiudiofi del uero, dice adunque Vitruuio.
" 4°dan flei° climoftra dalie Palle da uento.aeolopils nomimte,& con gl'artificiofi rittrouamenu delle cofe fi trag
tisfimoC oC1Te rag!°ni del Ciel° <ìllanto è uero della diuinità. Fannofi dette palle cauate,& hanno un punto ftret-
fan ' ^ u U1 fi mette lac<ìua » quelle al foco fi pongono. la doue prima, che fi fcaldmo alcuno foffio non
t. r' mra p01"' cJe commciano à bollire, foffiano grandemente, & m quello modo da picciola, & breuisfima uedu
Parli pU0.iapere' & , Smditi° delle grandi, & immenfe razioni del Cielo, & della natura de i uenti.
conV argrmC"t0 4 VitT'U ®erUnW * noter prouare il nafeer de i uenti dal calore, che opera neUa humidità, pero egli fé ne è refiato
io d °^lm,e''°Pracleit:d, Cr in uero, come ad Architetto fi può permettere ogni ragione di quejìe cofe,ma fé egli,ò altri uolcffe contendere, <tuel7 $ \Ir Cde 'temÌnÌ de^Architetto,come eglifieffo dice nel primo cap.dcl prefente libro, lo bauendo promefjo difatisfare in freddo f"rfe e^erio de Zli ftutiofì,diro breuemente,che il uento è uapore detta terra, che afcev.de all'altezza dell'aere, er fcacciato dal |
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SO
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4»
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ifumi,
figura la pi qu< mini remo co |
temnte lo percuote. Per intelligenza di duello, io dicoxhe il color del Sole, er d'altri corpi celejlt ha uirtu di trarre dalla terra al
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CI fdunìue h<* uirtu di tirare afe quel uapore,che è caldo, zrfeccojl quale tifato dalla terra,per ejfer di natura difuo* so
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(tante- cy daTJr l ° ^^ <* 4cendefin,che egli ritroua quella parte di mezzo dell'aere, che è fredda per ejfer egualmente di*
poi il Freddo come ^T™ * * ^ del Sole>che daUa tem do^ rifallfcono>V dd fcruore d^fuoco, elemento fuperiore,rittrouando
difeenda er ber^T° ^SiC' °"hMendo il MPore ^tura difuoco cercu Purc di ^etndere,mi ejfendo ribattuto dal freddo èforZa,che
tale 'inclinZ hi Contr<i^0 e d*'i lati fcacciato, er in giro fi mone per la uiolenza fattagli dal freddo, che lo ribatte in gtu,w per la natii
freAA* u ■ n P°m 4fl''»/«,er però il uento non è altroxhe uapor caldo,^ fecco mojfo da i lati circa la terra per la ribattuta del
uento fTt mZZa.MParte all'aere, <y fé bene alcuna fiata chiamiamo uento l'aere mojjo,comefi uede dalfojfiare de i fiotti,^ dalfarfì
tmf °a ?• n°n C {>fr°,che tl "etto fia mouimento dell'aere, perche può Bare, che con il uento fi muoia l'aere ,cjche il uento però non fia
onaa maertt cerne dice Vitruuio. Ma che il uapor caldo, er fecco fu principio de i uenti prouafi pertrefegni, il primo e, che per l'abbon*
in?MiUmt) nf°npx>mno c«l<le, o-fecebe : il fecondo e,che i grandi uenti fanno ceffare le pioggie, il terzo e,che uengono più uenti di
imi nel mondo cioè dal Settentrione, Meriggie, er dal Ponente,che dal Leuante, perche in quelle regioni fi troua maggior copia di uapo* 7©
». Quejhfegm pareno al primo affretto contrari att'ejher lenza, €T prima, perche quando fono i grandi uenti, pare che regni freddo maggio*
f ,<fapo» non fi uede chiaramente, che gl'buomini ribaldati cercano farfi uento per raffreddarfi, adunque il uento è di nitura freddo. Rifton*
0 « primo detto, tlfreddo,chefifente dal tempo che foffiano i uenti,nafce per la mejcolanza, che fanno i uapori caldi, &feccbi,con i freddi,
CT humiii quando s'incontrano,.?? anebo Ma freddura, dell'aere, con ilquale i uapori fono mefcoUH, può anebo ejfere,che il uapore caldo,
C Hi er fecco
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S4 LIBRO.
& (ecco fid mutato per lo freddo,che egli trotta nel mezzo deUaere,ma celando il uento il paefe refìa afciutto,^ caldo, A l fecodo io dico,che
per lofarfì uento egli fi tnoue l'aere, er fi rifirigne, ilquale e più freddo, che il corpo humano rifcaldato, v però è desiderato, il uento adm* due e uapore ekuato,& fcacctato,et fi come il fiume nel principio preffo alla fonte è piccolo,et allontanmdofi dalla fua origine,per lo mgreffo d'altri fiumi diuenta maggiore, cofi il uento uicino al luogo, otte egli fi leua è poco, er partendofi è molto ritrouando fernpre altri uapori di mono, ne prima il uapore diurne uento, che egli fu fcacciato dal freddo dell'aere. Muouefi in giro per lafopradetta cagione fs far k anco fé guendo il mouimento delle ileile, er de i pianeti, che lo muauono,l'effempio di vitr .delle Palle dette teolopilé, fifa in quefto modo, che effendo rinchiufa l'acqua, er al foco pofìa.comincia à poco a poco aUargafì,et dilatarfi per lo céoreJmp'eròcBe propio è dai caldo allargare , come è del freddo rijìrignere,lo allargare fa,che le parti dell'acqua più denfe,diuentino più rare,crperò ricerchino luogo maggior e,come parti, che per lo calore peno aere diuentate, da quefto procede, che crefeendo il caldo, le dimenfìoni dell'acre crefeono fimilmente,z? effendo in poco uà fo rinchiufe, er uolendo ufeire trottano l'ufeita pìccola, doue con uiolenza muouono lo ffirito, cr foffiar.o grandemente, er quejlo è quel pò io co,che io houoluto dire della natura, er origine de i uenti. Ma quanto appartiene alla nauigatione rifletto à i uenti, lafciafi à marinari, fé* condo quello fi dice.Hauita de uentìs. Perche fé i uenti faranno elclufi non foiamente à i fani renderanno le habitationi falubri, ma ancora fé per altri diffetti
ci feranno delle infirmità, le quali ne gl'altri luoghi falubri li curano con contrarie medicine, qui per la temperata efclufione de i uenti pili ageuoìmente feranno curate. Ottimo rimedio farebbe nel predetto luogo degl'Orzi nuoui alle molte infirmità,che uengono à gl'habiianti di quel luogo, eyfbeciahnmte rapo
ftemme,lo drizzare leflrade,co<,ne ci dimostrerà Vitr. per efcludere i uenti, er in nero il uento genera molte infirmità t ecco vitr. il quale dapoi,che hafUofofato circa la natura de t uenti,comincia ancho àfare il Medicoviarrando gl'effetti di quegli, er dicendo. I mali, che difficilmente li curano ne i detti luoghi fono la grauezza, i dolori artefici, la tofTe, la puntaci tifico} l'ofcirc
il fangue,& l'altre infirmkà,che con lo aggiugnere, & non con il minuire fi curano. za barrati i mali, che uengono da i uenti à difficultà di cura. Vitr.rende la ragione, perche cagione quelle fi iettano difficilmente, er dice.
Quelle diffìcilmente fi leuano,prinia,perche uegono dal freddo, poi perche indebolite le forze dalla egritudine lo aere
cómoiTo da i uenti fi affottjglia,& unitamente lena da gli infermi il fucco,& quegli rende più noti, & eftenuati, ma per lo contrario l'aere quieto,doke, & ripofato, & non agitato da i uenti è più deofo,perehe non foffia, ne ha fpeffe commotioni per la fua iiabilità,aggiugnendo à i membri de i corpi notrifce,<Sc riftora coloro,chc fono da limili infir- matati oppresfi. Ogni infirmità nafce,ò dallo ecceffo,ò nero dal mmcamento,curafi dal contrario riempiendo otte manca,zx leuando oue abonda,uuolc Vitr. che le
fopradette infamità lunghino dadtffetto.O" mancamento dicendone la ragionerie lo aere affottigliato per l'agitatione de i uenti dfeiuga l'hu more de i corpi,?? gtinde'oolifie,?? ilfreddogl'ofjìnde,perquetìo riuolgendofì al ccntrario,uuole,che l'atre dolce,?? tranquillo gli riempia, CT notrìfca,izrfid ottimo rimedio alle fopradette malatie. Grauezza è humore,che difcende dal capo, ferra le narict,ingroffa la uoce,cr muo ?o uè la fecca toffe. tìippocrate chiama tutte le dijliUationi,crgrauezzc Cryzas. 1 dolori artetici fono pasfioni di quelle partì,che fono appréffa le giunture,®' legamenti, er fono nerui,offa,w uene, dubita Galeno fopra ilxvi. aphonfmo d'Rippocrate nel in. Libro, che cofa ueras mente s'intenda per quefio nome ariheritis ufato da Vitr in quello luogo,cr dice in quefto modo. Degna colà è adunque cercare : Quali pasfion di ner,ui,ck di legatura detto riabbia Hippocrate farli nelle liceità, per-
ciò che fé le ficcitadi immoderate balleranno confumata la humidità de i legamenti, le faranno un certo mouimento- difficile per la liceità,& forfè alcuna fiata apporteràno doìore,ma non faranno però quella infirmila, che è detta Ar- thritis , fc forfè alcuno non uuoìe nominare con quello nome ogni dolore di nerui.Ma il medefiroo Hipp.nel fecort do Libro delle Epidimie dice in quello modo.Qu_èlli,che per farnenell'Ifola Acno, che è nel golfo Arabico; mangia- uano de legumi,haueano debolezza di gambe:& quei!i,che ufauano per cibo la uezza, patinano dolori nelle ginoc- chia: quefti Hipp.non chiama arthetrici,ma doglio!! delle ginocchia. Ma forfè alcuno dirà,che arthritis fi chiama il 4» dolore non di una giuntura, Ò neruo folo, ma di molti infieme. Ut,in Latino è detto morbus articularis,et queita è la dubitatane di Calmila quale è pofta lafolutione nell'ultima parte.La pleuritide è apoflema
dentro delle cofie,chiamafì la punta, Ptìfisfono le piaghe infanabih del polmone,dalle quali con piccola febrefeguita la efienuatione di tutto il corpo,?? poi la morte ceffando lojfuto, L'ofcire ilfangue,cioe lo ff Mar (angue è detto in Greco Aemophtifis,?? fi caufa dafìccità, er lefo* pradette infirmità fi curano difficilmente rifletto'alli uenti,?? però Hipp.nel iij. Libro dieejn quefto modo,al quinto Apb. I uenti Auftrali affordano,i ngroffano la uifta,fanno pelare il capodanno lenti,& pigri grhuomini,& li difcioglieno,&
quando anderanno quelli tempi nelle malarie fi deono afpettare fimili effetti : Da gli Aquilonari, & Settentrionali uengono le tosti, lo effer rauco, durezza di uentre,difTicultà d'orina,gli horrori,& i dolori delle cofte,& del uentre. %,a ragione delle predette cofe e come dice Ga. perciò che i uenti Auftrali riempierlo, c?otturano,percbe feco portano grande bumidità,laquak
riempie gì'm&rumenti de fenft bumani,?? pigri fonnacchiofi,cr aggrauuti reflanoj Ma per li uenti Settentrionali,per{temperatura de gl'in* $0 firumenti,che feruono alla reffiratione,??per l'afbrezza delle canne nata, idfeccof? dd freddo jiengono le predette infirmiti, er quefto ci può ballare per bora, il reUo copiofamente da medici è trattato. Piacque ad alcuno, che i uenti fuffero quattro.
Comincia Vitr.à narrare il numero de uenti,^ fecondo l'opinione di diuerfi dichiara la fua intetttione,laquale noi poneremo difiintamke,0' con
le figure fue fecondo la diuerfità de nomi, er il boffolo da nauigare, pergiouare alti praticanti dell'arte, dice adunque Vitr. Dell'Oriente Equinottiale, il Solano, detto da i pratici il Leuante : dal Mezzodì l'Olirò, dall'Occidente Equinottiale,
il Fauonio detto Ponente ; dal Settentrione, la Trammontana,detta Settentrione. Per la intelligenza delle cofe dette, er di quelle che s'hanno à dire circa il numero de uenti.ìo dico,che fono trentadue nomi di uenti praticati nella
nauigatione -, er la ragione perche fi da quefto numero è come dice Pietro da Medina, perche imaginiamo la ritondità. del mondo effer diuifa iti parti trentadue, e?' à ciafcuna di effe fé le affegna un uento,alqualefì da nome d'intiero, ò mezzo, ò quarta fecondo quella parte, da che ci 6® pare,che uenga il uento,deuefì per que&o fapere,che tutto il giro del mondo tiene quattro parti principali, che anguli, ò regioni fi chiamano, come in quefto conuengono i Fi!o/o/ì,er Afirologhi con i Sacri finitori. Quefìe qnattro parti fono, er cono/cwre,er nominate,con quattro uentìprincipali,cbefoM,Leuante,Ponente,Oftro,cyTranmontana,cbiamatidaVitr.SolaM4,TauonÌMiAufter,SepU^^ che i uifì leua il Sole quando è l'Equinottio, Tauomus,perche fauorifee alle nafeenti cofe, er con altro nome è detto Zephiro padre de i fiori. Septentrionalis, per le fette Stelle dell'Orfa minore, Aufier,perche tragge i'ncqua,®-gl'humori. La figura di quefti quattro é quifotto con i nomi ufitati nella nauigatione A Leuante B Ponente O Oftro D Trammontana, orfano nel primo circolo. Quefli quattro uenti ne hanno altri quattro collaterali,^ fono copofti di quelli, pigliando il nome daUa metà di quefii ciafcuuo , il primo è fra'J
Mezzodì er il Leuante;dalnafcer del Sole l'inuernata Eurw nominato,come adire uento Leuantino.Tra il Ponente,cr il Settentrione euui quel uento, che Caurws, ò uero Carm fi chiama, perche rinchiufo del coro de ineriti, er dal uemo Occidente, tra l'offro, SJ il Ponente euui l'Affrico dall'Affrica, donde uiene chiamato. Tra'l Settentrione, er H Leuante è l'Aquilone, perche confirigne, disfipa le acque, la 70 figura di quefli otto uenti èfegnata nel circolo di mezzo, <zrfonofsiroccog Garbino h Maefiro 1 Greco. Queili otto uenti fi chiamano uenti interi, er principalità quali ne fono altri otto fegnati, che fi chiamane mezzanini, non perche fi eno
di manco fòrza, che i primi, ma perche fono trappoli, er tramezzano gl'otto fopradetti. Quetti fimilmente prendono i nomi da i uen* ti j che gU/onotU ilati : il primo e' iuh Trammontana, e/ Ip Aquilone ; il fecondo tu il Leuante, er l'Aquilone i il terzo tra il Leuan* te>ej*
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PRIMO. »
*,erfi^atf«»toMrQjiw\crr^^
Cauto, er il Ponente, Vottauo tra il Cauro, er la Tr ammontari*, ne/ Wso circolo. _ ' ^
Tr« quelli fedici miti,ètri fedici figurati fono, che fi chiamano quarte ciafcuno de gli otto principali tiene due quartitcoMerah wm*
[cuna quarta prende ilfuo nome dal uento memo, come farebbe à dire la Trammontana tiene due quarte, quella, che jla alla parte ad Gn* co fichìama,laquartadiTrammontana uerfo Greco, zr quella che jìa alla parte di KaeOroJÌ chiama la quarta diTrammontana uerfo Uaefiro, crtofi il maeflro ha due quarte, quella, che è uerfo Trammontana, ft chiama la quarta di Uae\tro uerfo Trammontana er queUa,chefìa uerfo Ponente,fi dice quarta di Maefiro uerfo Ponente i il fimile s'intendedi tutte l'altre quarte ,©• la figura. Si può faciU mente fare fecondo la regola delle altre. n „ ... t , , U inscritta dìmfione e la più dijlinta, & più ufitata, che fi poffa trouare, però fecondo quefla f[reggono intarmati, come fecondo cofa
determinata, er dtjiinta, atti quali in quejlo cafo ognuno fi deuenferire, perche è fropia loro contrattone : bfogna ancho auuertire, che U cognitwne, er l'ufo 'del bofjolo ci ferue à molte bette cofe ,oltra l'indrizzo de i uenti, perche 4 pigliar t paefi , er fitte mirabile, er le facciate delle cafe, égli horologi altre cofe belle jy utili}dellcquaU fi dira alfuo luogo. |
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ofìro Sirocco,"Euro Aufter.
Ojìro Garbino,Libonatut,ouer Aufiro Affricm.
Ponente Garbino.
Ponente Maefiro.
làaeftro Trammontana.
Greco Trammontana.
Greco Leuante.
tra Stocco. è Siroeco leuante.
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*|«a Leuante Solanus.
P Ponente Pamniws. Zefirm.
T Trammontana Septentrio AparBias.
O oftro Aujìer.-
M Maeflro Caurus.
h Libecchio, ò GarbinofAffricUi.
$ Sirocco,l£.urus.
fi Greco,Aquilo.
* Siroeco Lsuante,
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t
4
$ 6 7
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Et cofi uafeguendo. comedimofira la figura
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*t>en coh degna di amertimento l confiderà™ come fi Màìnguono i uenti, pcrctoche molto ghux i faper difciogher molte duktatmt,che
u'egono per non intendere irilhetti dette dìflintioni de i uenti, però faperemo, che in quattro modi fi dijìingueno i uenti, primamente Jecoti do tutti i punti, che fono netta circonferenza dellOrizonte : OriZonte è circolo, che partela metà del mondo, che fi uede da quella, eoe non fiuede, er mette i termini atta uifla noftra i Al modo hora detto infiniti uenti fi darebbeno, er in ogni pane iell'Onzonte, er perche non cadono fiotto alcuna regola non fi deono a quejlo modo diédere, dapoi di&inti fono i uenti per li punti deWonzoate, che notabilmente jo* no dienti l'uno dall'altro ,'er cofi da i marniari po&ifono. x x x 11. uenti fopradetti, perche à quejlo modo fi pojfono t mannari commo* ' damenteferuire.il terzo modo di partire i uenti è fecondo le mefcolaze dette prime qmlit.4,che fono,ca!do,fredio,humido,&fecco,& aqw*
jìa maniera faranno quattro uhi i quali fonano dalle quattro regioni principali dette cardini del monio;ii quejìo modo fiferuono ifiiojofyt gìAstrologi; Nel quarto modo fidijlinguono i u'eti dalle dodici parti del Zodiaco,che fono i dodici legni Celejli,fotto i quali il Soie ha mrtuii leuare la natura de i uenti, er quefladìflintìone è propia degUAfirologi ; wfe per forte fi tromjje altra dièintionc de i utnti,queito farebbe per maggiore,*? piudeterminata dimojlratione rifletto all'arte del nauigare,ò aero ad altra intétione, et di qui è nata la uaruUdeU oppinio ni circa il numero de i uenti,perche altri ne fanno xii.altrì come dirà qui difotto Vii. xxiiij. Ritorniamo adunque a V.it. ùqmx hauedo pojio l'oppenione di quetti,che hanno pofii folamente quattro uenti, feguita à dire l'oppinone di quetti,che ne hanno pojìo inpm quantità, er dice. Ma chi con maggior degenza cercato hanno, otto ne pofero ,& fpecialmente Andronico Cirrefte , ilquale ne fece
l'eflempiofabricandoin Athene una torre di marmo fatta in otto faccie, & in ciafeuna delle otto faccie poxeìai- magine di un uento fcolpita, che n<niardaua contra ifoffiamentidogn'uno,& fopra la torre ui rmfe una Meta di marmo, nella cui fommita ni fiffVuno Tritone dì rame, che con la deftra porgeuauna uerghetta, & lo fece m modo, che dal uento commoffo fiH-aggiraua, & contra il uento fi fermaua, tenendo fopra la imagine dei uento Colpito la.uerga dimoftratrice^coìì tra il Leuante, ckTOfiro dal uerno Oriete Euro, cioè Siroeco è collocato. Tra l'Oftroe'l Ponente oueil Sole il uerno Trammonta, e Garbino, Affrico nominato: tra Ponente, oc tram* montana Cauro, cioeMaeftro, & tra la Trammontana, & Leuante e lo Aquilone, cioè Greco. Et coli pa- ÀXjChe
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I
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^ LIBRO
re, che dichiarito fia, & efpreflo di che maniera egli prende il numero, i nomi, ck le parti de uenti d'onde fpi-
rino determinatamente ,laqual cofa elTendofi in quello modo inueftigata, accioche fi fappia prendere le regio- ni, &i nafeimenti loro, cori bifognadifeorrere. Porto fia nel mezzo della città à liucllo un piano quadro di mar- mo,ò nero il luogo fia fpianato,& pareggiato in modo,che il detto quadro Amufio detto,non fi defideri, pógafi poi nel mezzo centro di elfo uno ftile di rame, che dimoftri l'ombra , & foprail detto quadro fegnifi l'ombra eflrema fatta dallo ftile quafi l'hora quinta ante meridiana,& facciali con un punto il fegno,dapoi rallargata la feda al pun. to,che è fegno della lunghezza dell'ombra, <Sc fermata nel centro facciali il giro finito : dapoi fia ofTeruato dopo il meriggie l'ombra crefecnte cagionata da quefto ftile, & quando quella hauerà toccato il giro già fatto, & hauerà pa reggiato all'ombra antemeridiana quella fatta dapoi mezzo giorno, far bifogna in quel toccare un punto,da quefti |
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due feg
deue tir |
i con la fefta due fegni in crocicchiati far fi deono,& per tale incrociamento,.
are una linea, che tocchi l'eftremità del cerchio, accioche s'habbia il mezzo gì |
per lo centro nel mezzo fi
orno,& la trammontana, Fat- |
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to quefto bifogna pigliare la fefta decima di tutta la linea circolare, & porre il centro nella linea del meriggie, laqua
le tocca la circonferenza,& fi deue fegnare dalla delira, & dalla finiftra nella ditta circonferenza, & dalla parte del mezzo di,& dalla parte della trammontana : da poi da quefti quattro fegni per mezzo del centro fi deono tirare in croce le linee,che con le loro eftremità tocchino la circonferenza, & à quefto modo fi hauerà il cìiiTegno dell'ottaua parte dell'Oftro,& della Trammontana, le altre parti neramente,che fono tre dalla deftra,& tre dalla finiftra eguali à quelle fi deono in tutto la circonferenza diftribuire , in modo,che l'eguali diuifioni degli otto uenti fiano nel de- fcriuere,& compartirc,diffegnate,airhora per gli anguli tra due regioni de i uenti, pare, che drizzar fi deueno le dritture delle piazze,6c i capi delle uie,perche con tai ragioni,& compartendo à quel modo,dalle danze,& da i bor= ghi, & contrade farà efclufa la molefta,& noiofa forza de i uenti ; altrimenti quando le piazze per dritto de i uenti to faranno diffegnate,rimpeto,& il foffiar frequente uenendo dallo ampio, & libero fpatio del Cielo rinchiufo nelle bocche,& nelle entrate delle uie,& delle ftrade,andrà con più forzcuole mouimento uagando, per ilche le dritture de i borghi,& delle uicinanze deono efler riuolte dalle regioni de i uenti,accioche peruenendo quelli à gli anguli del le Ifole,& alle cantonate de i capi delle uie fieno rotti, & efpulfi,& disfipati. Hella prefente confideratione,àmepare, che bifogna fapere le qualità de i uenti,cr gli effetti, che fanno in diuerfì luoghi, percioche per darne
lo effempìojoflro in alcuni luoghi è mortdejn altri nò cofi.Borea è fano in Venet w,er altroue dannofo, però nelle dritture delle ftrade bifo gna kauer qucjìa canfideratione ì [e forfè nò uogliamo direbbe ogni uento fia noìofo,&- mal fano : Vitr.[adunque ha confederato l'uniuerfale, ebbene,perche il particolare fi deue confederare da i particolariJquali fecondo le loro compiefiionifaper deono qual uento gli fìagioueuok, CT quii non? Dichiarano i preceti de medici le qualità de i uenti, er dimoftrano qual uento à qualcòmplefiione ouero nuoca, ouerofìa digio uamentot lo à quelli mando i curiofi,òftudiofi dì quefle cofe. Hauèdofin qui Vitr.dataci intentione del drizzare le flrade,cr le uie, uuolepiu JO par titament e fare il medefimo, sformarne la fua figura : Ma prima uà indagando, fé per forte fi troua più numero di uenti i er dice. Ma forfè queili,che hanno più nomi di uenti conofeiuti prenderanno marauiglia,che io detto habbia otto foli uenti ri
trouarfi,ma feauertiranno il circuito di tutta la terra eflere (lato da Eratoftene Cireneo co mathematiche ragioni,et uie ritrouato per lo corfo del Sole,& per l'ombre dello ftile equinottiale dalla inclinatione del cielo ellere di ftadi dit cento,6c cinquanta due mila,che fono pasfi. 31560000.trenta una fiata millemigliaia,& cinquecento fiate mille,& di quefti la ottaua parte da un uento eflèr occupata, che è di pasfi. ?c),?7roo. tre mila miglia nouecento,& trentafette mi la,c¥cinquecento, non fi doueriano marauigliare, fé in tato grande fpatio un uento uagando col ceflare , & col at- torno farà uarie mutationf di foffiare,& però cerca l'Olirò dalla delira, & dalla finiftra e il uento detto Leuconotus, & il ueto nominato Altanus: d'intorno allo Affrico foffia ilLibonoto,& quello,che fi chiama Sub uefperus-.d'intor- |
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itemp
bande ftannó Cecia, & Volturno. In quefto luogo Vitr.rifonde à queUo,chefeglì potrebbe opporre circa il numero de i uenti. Potrebbe dire
alcuno,ò Vitr tu hai noueratti folamente otto uenii,ma dei fapere, che ne fono molti altri anchora conos feiuti, però non doueui affermare ciò che detto hai ; Rifonde Vitr. che molto bene può fior quello, che egli ha detto del numero de i uenti, er che ancho altri uenti fieno conofctutì,c? la ragione è quefta,perche none marauìglia, fé uno uento fteffo uagando per grandifdmo fpacio col cefsare, er col rittorno faccia di* uerfamentefoffiando mólte uarietà, dalle quali fi prendino dmerfi nomi di uenti j ma direbbe alcuno, er che fpatio e cofi grande,per ilquale ha da mgare il uentoi'Rifonde quello effer t ottaua parte di tutto ilgi ro della terrajaquak ottaua parte è miglia, ?? jy. Prendendo adunque i uenti per lo grande fpatio qualche mutatione onero per gli monti eppofli, ouero per X altezza della terra, ò per qualche altra cagione non fi douemo marauigliare fé da i lati degli otto uenti altri ne fono fiati coUocati\come narra Vitr. fin al nume .. rodi uentiquattro, er come appare per la fottopofta figura, et accioche s'intenda quefto 5 dice egli, che
Erathoftene Cireneo,che fu grandìfiimo mathematico,rittrouò con uie,et modi ragioneuoli tutto ilgiro,et circuito della terra effer kadi ducento cinquanta due mila,chefono miglia trent'un mila,et cinqueceto,pet che otto ftadi fono un miglio ,etfono pafii. ? 1 $ooooo.perche mille pafii fanno unmiglìo,cr il puffo è di cin que piedi, Vottaua parte di tutto il circuito è di miglia 1917-che fono paffa, 55» 17500. er quefto è loffia* tiogrande,che egli dice, ma in che modo per lo corfo del Sole, er per l'ombre deUo ftile equinottìale.Erd thofthene rittrouaffe con ragioni Mathematiche dalla inclinatione del Cielo il circuito della terra, hora è al propofito noftro dichiarire,benche altroue quefto fatto babbiamo manifesto .Erathoftene prefe due luo ghi in Egitto, Alefiandria,^ Siene,jquali due luoghi fono quafi fotto un'ifteffo meridiano,?? dallo fratto, che è tra un luogo, er Valtro egli truffe tutta la circonferenza della terra, drizzò adunque fopra la terra in A leffandria lo gnomone. Dipoi egli nel mezzo ài appunto quando il Sole è nel principio del Cacro con fideraua due raggi folari,uno,che cadeua fopra Siene a piombo, perche Siene è fotto il tropico,?altroché cadetta fopra la punta dello ftile drizzato in Aleffandria, ergettauafombrauerfo Settentrione perche Alexandria è di qua dal Tropico di Cancro, er per ragione del gnomone [attornerà per uia Geometrica egli trouò,chel'angulocomprefofottoilgnomonejCrfottoHraggiofoUrejerala cinquantefima parte di quattro anguli dritti, er però effendo quefto angulo eguale à quello,che nel centro deìk terra fa il rag* gio, che difeende per Siene infìeme col gnomone d!Aleffandria imaginato continuare fin'al centrodeUa ter ra,imperoche effendo i raggi quafi paraleUi,gl'anguli erano corrijpondcti7cr fimili,era neceffario,che que Ilo/pano di circonfirenza,cbe era da Siene ad Aleffandria fuffe la cinquantefima del tutto, et però mifura* U quella pirte effer dt $000 Radi feguita,che tutta lo circonferenza fi<t di 250000. ftadi, che fono. j»2?o. miglia,ercofifipuòacconciare,er Vitr.erPlinio,z?feèdiuerfit4tragliAutoripenfotchete uenga daUa dwerfui delle mifure t te figura deUadmoUratùne di Eratboéene è la feguente „ ' |
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parti 1
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A Aleffandria.
B Siene. A D i7 Gnomone. C il Centro del Mondo. F H C D G. i raggi del Sole.
A D G A C B.gU Anguli corriftondenti.
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ìo
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€0
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70
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A Solanti?
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P R I M O.
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Ì7
Sono anchora più nomi, & fiati di uenti
prefi da i luoghi di doue fpirano,ò uè* io da i fiumi, ò dalle procelle, che fan* no uenendo da i monti, oltra di que* fto fono le aure mattutine, che {pira* no quando il Sole efce di fotterra.per* che il Sole girando percuote l'humore dell'acre, cv nello alzarli con impeto fcacciàdo traggei fiati delle aure con lo fpirito , che ùiene alianti la luce, i io quali fiati fé nato il Sole reftano fi ra- gunano con le parti del uento Euro, & perciò Euro dalle aure, delle quali egli fi genera,da Greci ènominato,& il Dimane Umilmente per le aure Ma tutine Aurion da i medefimi è chia* |
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A Solanut.
B Septentrlo. C Wauonim. D Meridìes. E Eaw. F Affricus. G Caurm. H Ànsito I Cardai.
K. Borea*. L Superna. M GdUtcw. N Trhafèw, O Corw. P Circius.
ÓJ&bèfta;. II Argeftes.
S Subuejpcrus. T Libonottrt. V Aitante.
X Leuconotus. Y Vulturnm.
Z Cecias. * Ornithiz. |
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mato.
Aura, è più preBo Spirito,che uento,è, detta dal* l'aere, perche leue,£T dolce è il mouimèto iti- Vaere, la onde i Poeti dicono, che le aure con zo heui piume trascorrono Caere. Sono alcuni,che negano Erathoftene ha uer potuto drittamente mifurare lo fpa I tio dd Mondo ; ma ila la minila detta
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uera,ò no nera, non può la noftra fcrittura non hauere la nera determinatione delle parti,dalle quali nafeono i uen
ti; ilche fé cofi è, poco mancherq,c'he ciafcun uento non habbia la certa ragione della fua mifura, ma poco piu,ò pò* co meno impeto. Ma perche quelle cole da noi breuemente efpofte fono , mi è parfo nell'ultimo del Libro porre due figure dette da Greci Schernata, una,che dimoftri d'onde uengano certi gli impeti de i uenti? l'altra con che ma- ^ mera dalle loro forze con diuerfe drìtture di borghi, & di piazze, fchiuar fi poflon i noiofi fiati de uenti. Non mole contendere Vitr.fe Erathoftene'i%M>ia portato bene nel mifurare il Mondo , percioche queBogli importa poco, ne può uariar la J0 ragione di trouare i uenti Jadubietà delle mifure della terrà,per ciò che [eia mifura è incerta ,fono però iuenticerti, <er uengono da certe, er determinate parte del Cielo ; però/e bene altri hanno/canato, ò uero accrefciuto il numero deg'ujìadi d'Erathojìent, qucjìo poco fa nel prefente negotio; m meno deue curare Vitr. fé uno uento fu più ò meno impetuofo deWaltro, però egli ci dùnojlra in figura la fu ìntcn* tione, cr dice. Sia adunque in piano eguale il centro, doue e la httera.A.rePtremità dell'ombra cagionata dallo ftile manzi al mezzo giorno doue è la httera.B.dal centro. A. ali'ombra.B.ailargata la fella fi faccia la linea circolare, & riporto lo Itile do* ne era prima,afpettifi tanto,che l'ombra fi fminuifca,& fàccia di nuouo, crefeendo l'ombre dopo il mezzodì eguale ali ombra latta inahzi,& tocchi la linea circolare doue fi fe^nerà con la littera.C.all'Ilota dal fegno.B.al fegno.C.con |
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la fella fi deferivi era in croce doue è il.D.dapoi per quello incrocciamento doue è Ì1.D.& per lo centro tirata fia una
lm/f aMo ellremo della circolare, à i capi della quale faranno le littere.E.F.quefta linea farà dimoftratrice della par* 40 te Mendiana,& della parte Settentrionale, da poi fi deue pigliare la feftadecima parte della linea circolare,& il cen- tro della fefta porre nella linea Meridiana, che tocca la circonferenza doue è la littera.E.& dalla delira, & della fini- ltra lepare doue fono.G.H. & poi nella parte Settentrionale pongati il centro doue nella circonfereza è fegnato.F. Oc claila delira, & dalla finillra feenarc doue fono le liti tcre.L.K.& dal.G.al.K.& dalla.H.allo.L. fi deono tirare le h- |
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&
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.H.farà lo fpatio del uento Olirò, & della parte Meri-
Settentrione; le altre parti, che fono tre dalla delira, oc |
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nn-IU^.iT) •- .-------------»—tepartite,queìledal Leuante faranno doue fi uedranno le Lettere.L.&.M. &
qucueoaii'onetedc"■ - ' '"'■ VT " ~ ^^^^^^^^^
&
farà ^^^^
tra loSirocco■ & GarbinoJ'Oftro nell'angulo farà la littera.G.tral'Óftro,& Garbino la.H.tra'l Garbino,& ilPone-
tra'l C tra nente' & il-Macftro la,0.tra'lMaellro ; & la Tramontana,la,R. tra la Tramontana,et il Greco,la,L tra ^*rCCq> ^ Leuante, la, L. tra'l Leuante, & il Sirocco>la,M.difpoile in tal modo le cofe predette,pongafi lo lille . j. s .' anSllli dell'ottanguloj & in quella maniera drizzate fieno le piazze,& le otto diuifioni de i capi delie uie. |
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ico difcriuere.i 1 x.due di dieci, come.x x e 1 x.uentidi centoìw noue;fono.8c>.o:xLi 1 x.per 48.©" altri fimili.Altra dichìaratio*
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Modo <,
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» )t ricercabile cofe dette da Vitruuto, fé nm la figura, lacuale è là apprejfo defcritU
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Incrociamento.
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ìncrociamento.
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.^■■■■*r- mirf
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»» PRIMO.
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La Piazza da hajjo fera alta fopra il piano del fijjo piedi XVII. I_____
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La Piazza di foprapiu alta di quefla piedi XVI. Dotte è fegnato la littera. M.fono MagaxeniDette e fegnato la lettera S fono fiale, che feruonoper andare da baffo per le contramine a tomo il Ba
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i monitione.
loardo. |
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La lettera. L. è la Piazza di fopra. I^^^^^^^^^^H
Dali Huomini di giudkio , fera conofciuto lo errore fatto (dallo intagliatore, nella pianta qui all'incontro) in alcune linee,, che
dimojlrano i tiri 3che perfettamente non efcono delle Canottiere. |
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^frtra forfè a molti, che il trattare delle fortifcattioni fa tofa. da effer tenuta fetrtu, tome , che a Pritu
api , <& a RepuUiche folamente debbia effer manifefla 3 oltra, che io ho udito alcuni dolerfi , che palefandof |
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J hauendo imparato molte cafe belle dalle genti di dtuerfi paefi 3 non uoghono ufar quefla gratitudine'di rì-
jnpenfkrlt ne bifigni della lor fdute, oltra, che non fanno gii inuidiofi ,che gli efjempi delle fortezze fitte w Italia pof P»o ammaeflrare ogni buon intelletto fenxj altra frittura. ^f quelli neramente, che lodano la fecretexp^j direi, che quello, che
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?8
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PRIMO
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La Piazza da baffo fera alta fopra ilpiano del fojjo piedi XV TI.
La UtL?Ti U l f6ffia^cHm(0^^andaredabaffoperlecontrammeatorno ,1 Edoardo,
"'tra. l. e la Pia^^adi fopra. "èZlTJ'nt/^l10 J7COmfcMt0k 7^ fam (M°^dll^ore 3neUapianta qui dl'incontro)in dcum linee eh
wojtwto i tiri J che perfettamente non efeono delle Camere. J |
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- d Pritu
->. palefandoft
* Italia y. -jmIì par loro;
perche da fé flesfi uanno a baffo
ita j&poi fino ingrati, perche
'0 tifar quefla gratitudine di ri-
( % fortezze fitte iu I C
\ (ìcrete%pzaj direi
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ti mb\ eh
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ehe fi àw. entr le ma,.
come quelli }che cjfendo h\
^hauendo imparato molte coj tompenfarle ne b'foo-ni della lor falute, ohi fino ammaejl ' buon intelletto fenzj |
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n
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+ » L I E R O.
ibi àpMrtkm dia confiruationè di gli huomini, non fi deue tener fiecretè,et fi pare à molti cofia grande l'inuentione delle Ma-'
thine harr&iU-i che a (trarre dei «enere httmano ritrouàte fono, & che il trottare igni giorno di netto fia merauigliofio, & la fa- tica di fari quegli artifìci non fia fuggita da molti 3 quanto più fi douemo affaticare,per le cofi della falute ? &fi le off-'efie fi- rn cofi abbracciale, com'è potremo, ò doneremo efifer pegri nelle difefe ? Ma in fiamma io diro a tutti i riprendimi delie cofie que- lle poche parole, lequalifiano dette per Una fiata, che il giudicare e operatione di una eccellenti film a mrtù,& come che difficil €oft, e pericolo fa fia ad oniiuno, a coloro mafiimamente, e dura <& dannofa ; t quali ò non intendono, ò mngono con proponi- mento il 'biafimare piu^preflo, che di giudicare . Et guardando con gli occhi aperti al poco di male ,fimo ciechi al molto di buono .yche nelle opere di altri fi troua. Quefla forte di gente benché pare tra la moltitudine efjer qualche cofia,perche il ripren- dere ha in fi una rnofita di eccellenza , & d'auantaggio, mente di meno la uerita col tempo fiuopre il difetto dell'animo , <& il mancamento de la uolontd loro . <Ma peruerfità di quesìi, efiottopoflo ognuno che fimi far e , ò dare alcuna cofia inpublico, quan- ,© ttmqm l'habbiano fatta, ò data con ottima intentione. Pero io firmo, che maggior occafione prenderanno molti di biafimare quel- lo , che io con ottimo penfamento hopropofto dipublican, tmperoche il trattamento d'un arte fiala efiottopoflo alperuerfio giudi- zio di quelli, che in quella arte uogliono effer tenuti,ò fi ftimano periti, & intendenti, Mail trattare di quella cognitione ,che abbraccia molte, & dmerfie arti'jion può fuggire il biafimo de molti ediuerfi artifici inuidiofije i quali fie in alcun tempo fie ne e trottato coma, a dì noftri certamente ne fiono infiniti bperche quanto manca a loro la induflria , la dottrina _, la efferienza, & lo eflempto de i buoni, tanto fioprabonda l'arroganza, la perfidia, & la ignoranza loro ; io di quefltpoco mi curarci, quando io co- nofcelìi, che non o-li fuffe dato d'orecchia fpercioche ne di danno, ne di mrgogna fiarebbeno a chi fi affatica. Ma perche la cofia uà altrimenti,^uolontierifiaficolta, chi dice male. Io efiorto ognuno ; che fi piglia qualche bella impr e fia per gwuar altruit che non perdonino a fatica per fare tale opere, che da fi fi difendine J & che prendendo fico la difife fa della uerita, con la forza 2o del tempo a poco a pocopofiano conuincere di maluagita, chi s'oppone al uero. Queflo coufiglto io mi ho forzato di prendere ne lo interpretare,& ejhonere tprefenti uolumi de l'architettura ,& fie ben le debtl forze mie non hanno potuto far tanto, che l'o- pera fia rwfcita a quella per fintone, ch'ella pofii mantenirfi da fi, nientedimeno io poffo affermare con uerità, che ne maggior Miien%a,ne più induflna, ne miglior uoler ho potuto porui di quello hopoflo. lo ho cercato imparare da ognuno, ad ognuno che mtha limato reflo debitore, de Infinite grafie, & ^me disenfiarne , de i beni riceuuti da altri mi rendo. Io ho giudicato non men ueriQo-na d uori uoler imparare, che danno il nonfiapere. Ho finito la pompa di citare a nome gli autori, de t quali mi ho fruito m crkefla faticofa imprefia, <& ho cercato non l'ampiezza della lingua, ò la copia, ma la chiarezza j & la elettione de le tafe,.elìimando un cofi importante uolume douer efferdigiouamento più che mediocre uenendo in luce. Più uolte ho defiderato di |
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cimmunicare le fatiche mie con altri, & in communi tnuefligare la ueriul, accioche quello, che non può far uno fòla fatto fuff
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e io
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da molti,ma queflo per alcuna canone,che io non fi,non mi e uenuto fatto eccetto,che ne i diffegni de le figure importanti ho ufàto
l'opera di M. Andrea Palladio Vicentino architetto, il quale ha con incredibile profitto tra quanti ho conoficiuto, <& di uifla3 <&di fama & per fiudìcio de huomini eccellenti acqui fato latterà Architettura non fiolo intendendo le belle,e fiottili ragioni di effa, ma anco ponendola in opera ,fi ne ifottilifimi, e uaght difigm delle piante, dirgli alzati ,&dei profili, come ne lo efequirt e far molti efiuperbi Edificij ne la patria fita,<& altroue,che contendono con gli antichi, danno lume a medermi, e daran meramglia ti quelli che uerranno. Et quanto appartiene a Vitr. l'artificio de i Theatri, de i Tempi de le Bafiliche & di quelle cofe,che han- , no più belle, & più fècrete ranoni di compartimenti tutte fono Hate da quello con prontezza d'animo & di mano eflplicate, e fi- co confidiate,come da quello the di tutta Italia con giudici hafiaelto le più belle maniere degli antichi, & mifurate tutte l ' operej the fi trottano. Ne i difesi adunque ha guardato più a le mìfiure, che a le pitture,perche Vitr.infiegna le proportioni, e non le adom aratiom dette opere, Nel restante de lafitica mìa il buon uolere ,puo coprire fio ficufiare qualche di fitto & militare altri amore- uolmente alla amie correttione , la quale io attendo con quel defidcrio, che ho hauuto fiempre di far bene. Ma affai fiamo ufeiti delpropofitonofiro pero, e tempo di ritornar a Vitr. |
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Della
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PRIMO.
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Ì9
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DELLA ELETTIONE DE
DELLA CITTA. |
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LVOGHI ALL'VSO COMMVNE
GAP. VII. |
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IVI SI i capi delle uie, & defcritte le piazze,deuefi fare la elettione de i piani manifefta al commo*
do, & all'ufo comrrmne della Città per li Sacri Tempi,per lo Foro , & per gli altri luoghi communi. Tratta Vitr, in quefto cap.quanto appartiene aWuniuerfal Difbofitione, Diftributione,cr Decoro deiluoghi,confideran do il copartìmento de i luoghi all'ufo commune. Compartimento è ragioneuole diuifione del piano, nella quale è poka tutu la fòrza detti'ingegno, et deWoperadorne in quella in cui ripojlojìa tufo del tutto,cr delle partala fòrza della proportione, -ri—r;------Jl '<* confuetudine de paefi, et la confideratione de tempi, come neUdfottofcritta partitione fi dìmofìra copartimito nel qua*
le fi confiderà tufo delle parti, la proportione,Pufanza,CT le fldgioni.Uufo efjer deue accompagnato dal Decoro,daUa bafianza delle parti,cr
dalla intentìone delfine idei Decoro s'è detto difopra al ì I. cap. er ne dirà quifotto Vitr, il rejlante fé dichiarerà al luogo fuo. La proportio ne,Grnff>ondenzafia, chea grandi foggetti, grandi edifici fi facciano, er de i grandi edifici fìanoi membri, er le parti grandi, perckeh Citta e unagrandisfìmacafa, come fi può dire, chela cafafia piccioU Città.ìlfauio Architetto deue alcuna cofa donare att'ufanzadepoipae fi\ non però deue egli errare, ne abbandonare la ragione, ma non lafciare la ufanza, er tenerfi attafcienza,altrimenti la cattiua ufanza non è atro che U uecchìezza del uitio,dal quale animofamente Vhuomo fi deue dìfcoflare, er dar buono effempio àfucceffori. Le stagioni fono con pderate nei compartimenti per accommodareleganze fecondo iluemo,l'efÌ4te,e?glialtritempì,manoi al fuo luogo più partitantents ne parlarono i il refio è facile net'Autore. ì>e le mura faranno preffo al mare, il campo doue fi deue fare il Foro, fi deue eleggere appreffo il porto ; la Città farà ira terra nel mezzo. ragione e perche nel ¥ oro,che è luogo doue fi uendono le cofe,^ doue fi tiene ragione e commodo à iforeflieri, er mercanti, che uengano dì
farti lontane, efjendo uicino al porto, quando la Città è preffo limare. Ma quando è fra terra il mezzo della Città è commodo per lo Foro, rf.T; ^ meZZo è propinquo à tutte le parti, er prejlo prouede al bìfogno, er però Vitr.ha detto in medio oppido, perche Oppidwn, e detto IVI-, ^ut0 ■> c^s *n latino fi dice dare openv? ò nero perche luì fi portano le ricchezze, che da latini Opes dette fono. M Cr mP* Sacri di quelli Dei, nella tutela de i quali fpecialmente è porta la terra, & à Gioue, & à Giunone, & a
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U^ruf fi «tanno i campi in altisfimi luoghi, da i quali la grandisfima parte della Città fi poffa unitamente uede*
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?'Ma a Mercurio nel Fo
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no, o uero antuiu luìuc «m juui., ^*- u^-ia^u ji>-± ™juh.u , >_. mLinuu, «u rj.{j<jxi
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cco preffo al Theatro,
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ad Hercole in quei luoghi doue non fono Gimnafi, ne Amphiteatri, appreffo il Circo. A
ìc al campo. A Venere preilb il porto; & quello da i Tofcani arufpici è flato ordinatojcioé |
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™ &Qri ddla Città, «S
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e e a Venere, Vulcano', & à Marte, fatti fiano i Tempi fuori delle mura, acciò che i piaceri di Venere,non prendi-
lo piede nella città preffo la giquentù, & le matri di famiglia; & che dalla forza di Vulcano tratta fuori della Città co ricf?n0ne'& ^cn^ch gh edifici parino effere dal timore de gli incendrj liberati.Ma la diuinità di Marte eflendo fuo* ^ ella terra confecrata, non farà tra i cittadini la diiTentione, che uiene all'arme, ma con quella difefa da i nimici eoa ^eruci-a quella da i pericoli delle battaglie ; fimilmente à Cerere fi faranno i Tempi fuori della Città in luoghi doue al°n a Ua j fe n°n Per necesfità; douendofi con religione, & con fanti co fiumi quello luogo caframente guardare} re.d f ^r • ^a*tri Dci ^°Sna rirroiiar lllogbi da labri care, che fiano conuenienti, guardando fempre alle manie- ae lacniici. Ma del modo de fabricare i Tempi, & delle mifure,& Simmetrie di quelli, nel,irj.& nel.iirj lib.ne rende |
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jes
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°,(: rosoni, perciò che mi è piaciuto prima determinare della copia della materia, che fi deue nelle fabriche prere èc efponer la forza, & l'ufo di effa, & poi le mifure de gli edifici, <Sc gli ordini, eie le maniere paratamente di
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para
tutte |
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e Simmetrie trattare, & in ciafeuno de i feguenti libri efplicarc. i^i^™
r«&oneuolmente in uero prima detta materia tratta Vitr, er poi detta forma, perche prima poco è da dire detta materia, come cofa, che la nd*
urdù recca, cr molto detta forma, er ègiufìo sbrigarfene prefìo ; da poi, perche unajìeffa materia ferue à diuerfe firme, cr maniere; cr
imUe»fanz<ttìeneArifx.neilibrideiVrincipi naturali, or qui fia fine del primo libro. |
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Et
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4»
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L'INDICE DEL PRIMO LIBRO DELLE FORTIFICATAMI
DEL SIGNOR GIANIACOPO LEONARDI
CONTE DE MONTELABATE.
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fa
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Roemio.
La cagione perche tanti imperi, er luoghi murati,
chiappagli antichi erano,deftrutti fi trouano. Regole d'intorno, di fortificar-e, er difendere unfor te, er fono Si. 77~"T — t ta quale gh antichi ebbero cognitione, er buona. ^a Vorttficationc de Rom. niente in difefo haueua. w eragioneuol credere, che detta fòrtif. de Rom. haueffe, er fratte, zrmcbi,cr piazze fpatiofe, come, & meglio di quelle che habbia- v»Aefu cheaWetànoflranon ueggiamomolte fortifìcationi de gli
«nticbt delmodo, che ì Scrittori difopra le pr efappongono,
^uale conaieratione hebberogli amichi nelfabricar le ior Città. w H pefo di difegnare, difUiUreun luogo, er unaCittà forte effer ««tó tutto del Principe Caualiero., lo efequire tutto detto ìmegnero.
* età Geometria, & l'arti Mathcmatice neceffarie fiano al Principe ^uahero, per benfaper ordinare una fortificatione.
vnmacbejiuenga atta fortificatane, effer necefìario far fcielta de * °Uati efpcr intentati atta guerra.
°no le fortifìcationi utili anco à quelli 3 che hanno forze grandi di pò?
* getter una, er più uolte efferati in campagna. la et "eceUdno baner cognitione delle uoci, e uocaboli, che ufiamo aU
cbe (i Piru ne'de fortifìcationi. foòr e,Ie ^umr n°titif fólla Whimohgk delle noci, è uocaboli di*
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Che è neceffario nell'or dinar le fortifìcationi diflinguer i tempi, ne i qua
li fi trouano.
Cfoe tutti i tempi difopra ne fuoi gradi hanno le regole loro.
Che gli è benefapere in quanti modi fi diffenda un flato , er cofi quante Cr quali fiano le dìffèfe di quello.
Quali, er quante fiano le diffvfe , che entro la fortificatione neceffa* riefòno.
Quali fono le principali confideradoni nel fortificare un Kegno. Sefia bene hauer le terre tutte del sdegno fortificate, ò meglio folamen- te parte. gQ
Chela Stato de SignoriVinitiani più che altro,che fia hoggì patria
quafi tutto reftar forte, er ageuolmente diffèfo.
vn Principe pouero fortificar deue,quel che ei conofee poter diffóndere. Quali fiano la utilità, che trahemo dalle fortifìcationi de Stati. Tre Principali fono le confiderationi che hauer fi deono netta fortìfi* catione, che fia fòrte,che fia confidar agno, er che fi faccia in tempo.
Come difeorrer potiamo laffiefa, che nel fortificar fia neceffaria. Quel che fia da rifoluere perche la fortificatone ddfarfi posfi effere in diffefa nel bifogno.
Usile fortifìcationi cbe]in effer trouamo, ò dobbiamo ufeir fuori del 79 fatto, ò ftar in quello, ò r eftrìgn erci dentro.
Colui che da principio al fortificar un Stato, un luogo ha daguardarfi. come fé nel foretto detta guerra fuffe.
L'kuomo, il terreno, il muro, fanno la fortezza. Tre fono le offvfe principali j la Batteria, il Tagliavento che fa la ma*
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no iett'huomo, è la fcala.
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INDICE
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4<3
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INDICE DEL SECONDO LIBRO,
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In tre parti fi dìuìie il kuoro del muro.
A qual parte detta fortezza fi deue dar princìpio.
Difcorfo intorno le mifure delle fortìficationì.
Auuertenze intorno le mifure delle fortifìcadoni.
Le mifure fecondo l'ufo d'hoggì,fono l'infi-aferitte.
DeUa contramina.
Che nel fortificare fi à da penfare hauer copia di terreno.
Delle due canonìere baffe, che à fianchi dì Baloardifìfanno.
Dell'officio delle dette cannoniere.
Per qual cagione oprar fi deueno Cannoni neUe cannoniere di fopra ey
preffo queUi,qml'altra forte di pezzù
Dell'orecchione. DeUa piazza di fianchi di fotta. DeUa finestra, che uà neU'ouatura della Cannoniera dì uerfo la Cortina.
DeUdflrada, che paffa dall'una, ey l'altra piazza dei Baloardo,ey deU l'utilità di quella.
Del llerlone, che s'ufa di fare tra l'una, ey l'altra cannoniera. Detti piazza di fopra entro il Baloardo. Tutti que' CauaUieri ch'in fronte, ò gola de B aloardi fi trottano fatti, tutti fenza ragione fabricati fono.
Ch'il Baloardo hauer douerebbe,ey di fopra, ey di fiotto, una ferratura di legname, che niun ufeir poteffe fenza licenza.
Delle cannoniere della Girlanda,ey dell'officio loro. Di CauaUieri dì Mezzo. Di CauaUieri fopra fianchi. Quali pano le commodità, gli utili, che trahemo datti CauaUieri, che ne fianchi di Baloardi fono poiìi.
Detti Parapetti. Breue difcorfo intorno al terreno.
Che è neceffario che CauaUieri, le piazze de Baloardi anchord dkanci* no gran pezza Uff lanata dì fuori.
Dette ffiatte dette cannoniere. De contraforti, òffieroni che fi dicano. De i uolti,che s'ufano di fare in certi luoghi fopra contraforti. Dette dif)ìfe,che confosfi,ey ripari fi fanno entro le Città dietro la per dita del primo circoito del forte.
Che la diffèfa de noui ripari poi la Batteria deurebbe effer nel fecreto fol del capo che diffende.
Dette diffefe, che far debbiamo centrale mine, quali t efferato Cefareo à noBri dì dìmandd Torni.
De alcuni fchidratori,che fono bucchì, chep fanno nelle torri in diffeft contrafumi, è fuochi.
Nette fortìfìcationi, chep à iduuertire dì poter batter entro le trince* re,chefifaceffero per duuicìnarfi al muro.
QuefieuociRocca,Vortezza, Cafletto, quel che lignifichino, Che gli antichi nelle lor Città fecero le Rocche. Che le Rocche fono neceffarie,ey utili. In qual fito, ey parte della Città pano da far le Rocche. Detta grandezza che fi deueno far le Rocche,ey detti Mafchi che s'ufd- uanofar in quelle da nofìri antipaffad.
Che nette fofie dette Rocche uì deue effer l'acqua. Di qual fórma douerebbon effer le Rocche per effer più gagliarde. Auuertenze delle diffefe delie Rocche,ey che con tre modi diffeniìamo le faccie de Baloardi.
Veroratione. |
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Roemb.
Hafcono le città altra quelle.che fi fanno per elettio
ne molte uolte à cafoymoltc uolte per necesptà. Vokndofi far una Città fopra un monte, che egli è bene fapere come nafchino i monti, ey le natu* re loro. Quel che conftderar fi dette per fortificar una Città,che collocata fi tro uà nella cofìa d'un monte.
Quel,che confederar fi deue quando un monte alla Città ideino fi trotta. Quando una Città fu pofla parte in pianoro1 parte nella cojìa dil mon* te,quelchcfiadaconfiderare.
Quando una Cittàjìtuatafì troua in una uaUe. Che non fìa ben penfato d'abbacar i monti, che fopra stanno in offe fa delfirte.
jyifcorfo intorno a mdrì,laghì,fiunii,fònH,paludi,riui,efimigliantì ba- chi oue annidano l'acque. Se un fiume fu da pigliar dentro la Città ò ueramente lafcìarlo fuori.
Ch'il fiume, ò qual altra forte d'acqua chefìa, che faccia porto ,chefìa da effer tenuta in grande ijlima.
Delle Città ch'hàno paludi,fiumi,è laghi,rup'me precìpitoft à lor uicine "Delle Città, è luoghi ch'entro lagune fopra i [cogli fi trouano. Qual forma fìa migliore per fortificar una fortezza. Qual miglior, ey fi» fòrte fìa, ò il ar coìto maggior, b menare d'una Città.
Perche fìa, che molti fòrti ne pano in riput adone, che poi tentate debo* le fi trouano quale potiamo riputar per forte.
Qual più fòrte renda la fortezza, a il foffo afeiutto , ò pieno di grafia acqua .
Quali, ey quante auuertenze hauerfi deono, nelriconofcer unfito per fortificarlo.
Come conofeer fi poffano le uenute de nemici.
Le [pianate neceffarìe fono per fortezza de i luochì. il paefe di fuori molte uolte alla Città fortezza, è debolezza apporta, che non ce ne auuediamo.
Molte uolte aiutiamo con l'arte gli intorni di fuori, per difficultar l'ah loggiar del nemico.
Delfòffo, che M intorno atta fortezza Del ciglio, èfommità delfòfio. Del fondo delfòffo Del riuo piccolo,cVentró'l fondi delfòffo far p deue.
Dell'altra parte delfòffo uerfo la muraglia. Qual confideratione hauer debbiamo fopra le fèndaméte delle muraglie.
Difcorfo intorno il cauamento della fvffa,ey del maneggiar il terreno. Difcorfo intorno il fondamento della muraglia. Di qual modo potiamo aspeurarci, che'l fondamento fopra'l quale uà la muraglia fia buono.
Delle arene, ey calcine. Quali fian le cagioni, che fanno roìnar ìefabriche.
Cheglieneceffario hauer confideratione fopra tutti gli decidenti di fo* prd, che danno cagione aUa mina delle fabriche.
Due fono gli errori,cfie neUe fabriche fi commettono, l'uno della mano, l'altro dell'occhio.
DeUdflrada coperta,che uà nel ciglio delfòffo. Delle montate,che fi fanno dal fóndo delfòffo à detta Brada. Della contrafearpa. |
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IL FINE DEL PRIMO LIBRO.
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LIBRO SECONDO
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A R C H I T E T T V R
M, V I T R V V I O, |
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A
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PELI A
D I |
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P R O E M I O.
INOCRATE Architetto confidatoti ne i fuoi penfieri, oc nella fua folcrtia cfleu-
do Alellandro Signore del mondo, fi partì di Macedonia per andare allo efferato defiderofo d'efler dàlia maeftà Regia commendato. Coftui dalla patria partendoli ot« tenne da i parenti, & da gli amici lettere di fauore drizzate à i principali, & potenti della corte ; accioche per mezzo loro più facilmente admeflo filile. Eflendo adun- que benignamente da quelli raccolto, chiefe loro ; che quanto prima lo condiicefie* ro ad Aleflàndro. Quegli hauendogli ciò promeflo erano alquanto tardi allettando il tempo commodó. Dinocrate penfando eiTer da quelli sheffato,à fé fteflo per aiu- to riccorfe. Era egli di grande flatura, di gratiofo afpetto, & di fomma dignità è for- ma, fidatoli adunque di quelle doti di natura depofe nell'albergo le uefti,& di oglio tutto il corpo fi unfe, &coperfe lafiniftra fpalladi pelle di Leone, corona- to di fronde diPoppio,& tenendo nella deftra la Ciana, fé ne andò uerfo il tribu- nale del Re, che teneua ragione. Hauendo la nouità del fatto riuoltoà dietro già tutto il populo, Aleflàndro foni- le,* marauiglian doli commando, che gli luffe dato luogo, accioche egli innanzi fi facefle, & dimandollo chi fuffe. Egli dille. Ioìbn Dinocrate Architetto di Macedonia,che à te porto penfieri, & forme degne della tua chiarezza. Percioche io ho formato il monte Atho in figura d'una ftatua uirile, nella cui man finiflra io ho diffegnato le mura d'una grandisfima città, & nella deftra un uafo, che raccoglieffe l'acqua di tutti ifiumi, che fono in quel monte ; ac- cioche"da quel uafo nel mare fi fpandeflero. Dil'ettatofi Aleflàndro della ragione della forma,fubito dimàdò fé d'intor no ni fallerò campione di grano poteftero à quella Città prouedere.Hauendo rittrouato chenon ci era altra ytia, che quella di oltramare,diflc,io conattentione ri"uardo al cópimento dicofi bellaforma,* di ella mi diletto.Ma io confi . dero, che fé alcuno uorrà in quel luogo uenirlid habitar,nò fia per poco giudicio biafimatojperchc fi come il fanciul- lo bora nato non fi può fenza il latte della natrice allenarli in crefcere,coli la città fenza pofìesfioni,òfrutti, che ui fia- no portati, non può fo(tentarli ne mantenerli, crefeendo fenza copia di uettouaglie,ne eiler frequentata, ne fi può il populo fenza abondanza de uiucri conferuare ; perilche(fi come io ftimo)che fi bel dilTegno merita lodc,cofi giudi- co douer efler biafimato il luo°-o ina bene liofilo, che tu flia meco, percioche io intendo di tifar l'opera tua.Dall'ho» ra in poi Dinocrate non fi fcoftò'mai dal Re, §c inEgitto lo feguitòjiui hauendo ueduto Aleflàndro il porto per natu ra ficuro,lo egregio mercato,i campi d intorno à tutto lo Egitto abondanti di grano, & le molte comodità del gra fin me del Nilo,cómandò,che ini dal fuo nome Aleffandna fi fàbricafle ; & per quello Dinocrate dalla bellezza,* gratia del fuo afpetto, & grandezza del corpo à quella nobiltà,& chiarezza peruenne.Ma à me ò Imperatore la natura non |
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diede la grandezza della perfona, & la età mi hai deformato la faccia, la infermità leuato le forze, la doue eflèndo io
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da tali prefidrj abbandonato, fpero per mezzo della fciéza,* de gli ferirti à qualche grado di cómendationc,* gloria
Peruenire.Hauendo adunque io nel primo lib.fcritto dell'officio dello Architetto, & de i termini dell'Architettura;& P;l
^kVJlimM,,cheioragi°nasfi della copia della materi»,.......-j------------------- -. . .-. ;-,.,. . , r
«abbui ncliy0>& £^ P deHe cofe compofte fia.Ma prima.chc io dia principio a dichianre le cofe
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donerò 1 r' "^-T dd ancate doue hann
È r/0'? fc?lutado efPorrò d'insresfi dell'. 11 reg
Ratta vi*, nel fecondo libro delTArchitettura quale materia neceffariafia alo Architetto,^come fifcielga^fi
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40
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________________________________ Carthazinefì -----------......0 -^^^^^^^^m^^^^^r „ . r- . ■ ,., ^^^^_
più per lo «dietro[coperta che era da fiere folamente habitata,ma piena però di alberi marauighofi ff digrandisfr.nl fiumi, fertile er abon*
dante di ciò che può nafeere, lontana molto dalla terra deli'Affrica. Qtfiui troumdofì aer temperatnfimo, &copia di tutti t frutti delta terra, comminano le genti abbandonare la propria città,?? andare ad habitar que luoghi,per la qual cofa 1 Carthagineficonjxretti furono a fare uno editto, che fotte pena d'effer ucci/o in quelle parti mimo più nauigaffe, che forfè erano queUe,che agiorni tiojiri di nuouofono uerfo pò* "ente fate feoperte. Et pero uedendo Vit. la importanza del uiuere ha minto nel proemio di motto farci auuerttti come in luogo fegnato,cr che prima uegni netta confiieraHone de i lettori, come che egli uoglia dire; prima,che io tratti d'altre cofe ricorditi ò Architetto dì prouedere in luoghi fertili, cr abondanti alla uita de cittadini, come nel quinto capo del primo nel principio ueduto JM«ewo,Dinocrate Archi tetto. 1 eigefì Chirocrate cofi appreffo Strabene,come aopreffo Eltano, ma 1 tc&i di Vitr. hanno Dinocrate. Delquale ne fa mentione yienofonte *'"> non m'inganno. Penfamenti,& nella fua folertia. Ha detto V tir.nel fecondo cap.delprimo Uh. che le maniere detta Dijpofitione na* feuano da Penfamento,®- da ìnuenitone,però qui dimotìra Dinocrate effer {lato buon Architetto, quando dice. Penfamcnto,e folertia, 60 Co,»e anche difetto moflra lo ifleffo quando Dinocrate Me ai Aleftandro. Io fono Dinocrate Architetto di Macedonia, ilquaie a te Porto penfieri, & forme degne della tua fplendidezza.Perck dicendo .Penfieri & forme, uttol direfabrica, erdifeorfo, U C0J«Vinificata,®- quella chefigmfica Vopera,w la ragione dalle qual cofe nafee l'Architettura. Io ho formato il monte Atho 111 hgu a o .ruo;n 0/ voleua Dinocrate rapprefentare la figura di Akffxomefi legger nella defira formargli uno capacisfìmoalueo da rtceuere Mte k «^ id mnte Atho ^ q ^ k mcedm ^ k T hmkìcr ndlafinifira uokuafabricur una città capace di diecimila hucmi* D m;
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4* LIBRO
ni; bella, cr fiottile inuentione; fé cofi egli hauejfe confiderai o di dare aUdfua città da mangiare, come egli le haued prouifto del bere deff de*
epe. Però di nuouo dico,che bifognafar le città in luoghi comodi^ opportuni,^ di quejìa lode meritamente effer deue commendata la città di Vincila, allaquale rifondono tanti fulminante entrate, .er tante commodìtàyche pare che tutto il mondo fia obbligato à notr:rk,cr adornarla che fi può dire, che fi come la natrice prende il cibo altroue, della fojUnza delquale ella poi ne fa il latte da nodrire il fanciullo, cofi Vinetia riceua da ogni parte tlfuo nutrimento per fojientare il redo dello fiato fuo,cr in nero appare,che la natura rifìeruatìfi habbia alcuni luoghi, che per rarisfìmi accidenti poffono effer dishabìtatt,Cf quefto per la commodità delfìto loro, come è la detta Città,c? Roma,cr conitdtitiiio* poh 9 cr molti luoghi nella trancia, cr allroue (come fi uedefjchefempre fiati fono celebrati, cr frequentati per le fopr adette ragionL GAP. I. DELLA VITA DE GLI HVOMINI. ANTICHI, ET DE I
PRINCIPII DEL VIVER HVMANO, ET DELLE
CASE ET ACCRESCIMENTO DI QVELLE.
LI HVO M INI per antica ufanza come fiere nelle fclue,& nelle fpilonchc;e tra i bofehi nafte*
nano, & di agrefte cibo pafeendofi menauanolalor iuta ; in quel tanto in un certo luogo da iuenti & dalle fortune furono gli fpcsiì alberi agitati, «Se commosfi, <& i rami ftropicciandofi infieme fuo ri ne mandarono il fuoco ; 1 uicini dalla gran fiamma sbigottiti in fuga fi miferoi celiata la fiamma, & hora quefto, bora quello auicinanclofi al fuoco, & rittrouando il fuoco effer di molta commodi- tà à i corpi asg-iuenendoeli leena mentre, che mancaua, & conferuandolo ni conduceuan'o de elial |
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tri, & accennandoli fra loro dimoftrauano la utilità, che di ciò n^uemua. In quel concorfo ci'huomini eiTendo le 110
ci diuerfamente dallo fpirito mandate fuori, per la quottidiana conuerfatione fecero come lor fatto ùeniua i uocabo li delle cofe, dapoi lignificando quelle più fpeilo, & in ufo ponendole, per quello auuenimento cominciarono a parlare, & a quel modo tra loro lubricarono i ragionanienti.Eflendo adunque per la inuentione del fuoco da prima ttenuto il conuerfare, & il uiuer infieme, & conuenendo molti in un luogo medefimo, haùcndo ancho dalla natura, che non chinati, come ali altri animali, ma dritti andaiTero, & la magnificenza del mondo. & delle {Ielle rieuardaffe- ro, ck trattando (come piaceua loro ) con le dita ogni cofa fàcilmente, cominciarono alcuni tra quella moltitudine à fare i coperti di fronde, altri à cauar le fpilonche di fotto à monti, & altri imitando i nidi delie rondini edificauano di loto, Se di uirgulti per fari luoghi da ridurli al coperto. Allhora molti offeruandoi coperti fatti da gli altri ,& ag=s giugnendo à i fuoi penlieri Cofe none, faceuano di giorno in giorno più bella maniera di cafe, & eiTendo gii huo'mi* ili di natura docile, & che facilmente imitar poteua,gloriandofi ogni giorno più delle loro inuentioni, altri ad altri di moftrauano gli effetti de gli edifìci), & cofi per le occorreze efìercitado gli ingegni alla giornata fi faceuano più giudi tioiì,& prima alzate le forcelle,e trappolai i uirgulti con loto i pareti teiTeuano,altri i cefpugli,& le zoppe poi di fron del loto afeiugando faceuano i pareti commettendogli con legami, & per ifchiuar le pioggie, le grandini, & i caldi di,& di cannuccie le coprimmo, & pofcia,perche i coperti no poteuano per la tempefta del uerno fofteher le pioggie facendo i colmi, & fopraponendoui il loto coi far i tetti pendenti conduceuano le grondi,& i cadimenti dell'acque. Tilt qui Vit.ha narrato artificiofamente 4 poco à poco per ordine il principio del fabricare ,il mezzo, er il fine, quanto poteua bafiare all'humit
na necesfità ; dico artificiofamente, cr per ordine, perche prima ha detto la cagione, che conjtrìnfc gli huomini à dar infieme ; che fu il co- nofeer l'utilità, che dal fuoco procede uà; ilcafo dim&firò l'utìlità.Qjucsìa conftrinfe gii huomini ad unirfé, dalla unione nacque la faueUa, nacque la cognitione del poter operarfi con le mani, cr l'operare, er nacque la concorrenza diauanzar l'un l'altro nelle inuentioni degli edU fieij. Onde à poco à poco peruenne lo artificio nato ( come dicemo nel pruno libro ) dalla ifperienza fondata nella natura delle cofe.Ma perche alcuno potrebbe dubitare di quejlo, onero opponere à Vitr. dicendogli ione hai tu ritrovato gli ingresfi dell'antica natura, che bai ardi* |
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mento di affermare quefte cofe ? Rifonde Vitr. cr dice in quefto modo.
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Ma che quefte cofe da quei principi), che detto hauemo fiano fiate ordinate in quefto modo fi può couofcerej perciò*
che fino al di d'hoggi dalle nationi efterne li fanno gli edificrj, come in Francia in Hifpagna, in Portogallo, in Gua- feogna, doue fi fanno i tetti di tauole fecate di Rouere, ouero con paglie e Ararne. Pare à Vitr. grande argomento à prouare l'origine delle fabriche Vufanz* delle genti efterne ; er in uero è ragionatole,che doue non è perue*
nuta la bellezza ,er la grandezza dell'arte ,fi uede il modo naturale, e? fi rittegna quello, che dalia natura à ì primi huomini è [tato dima- grato ; perche fi può dire, che ogni arte habbia Ufua pueritia , lafua adolefcentia, ti fior dell'età ,crla maturità, come l'Architettura che ne i primi fecali hebbe ifuoi fgrojfamenti, crebbe nett'Afia , ottenne in Grecia il fuo uigore, cr finalmente in Italia confegui perfetta er ma tura dignità. Dal principio adunque è ragioneuole ci credere che ella haueffe queUi principit, che la necesfità dimoUrò primieramente all'hu- mana generatione, come fi ha à di nofiri efftr nelTìfola Spagnuola,cr nelle parti dei mondo /coperte da moderni, che le ftanze, er le habitatio |
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ni fatte fono d'Alberi, tejfute di canne, coperti di paglie, ma di modo, che fi ha in confiderai ione la dignità delle perfone dando più belle, er
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più grandi, cr commode habìtationi a quelli, iqualifra quelle genti ottengono maggior grado. Quejìo è fiato ritrattato effer da i nofiri nel
fopr a detto modo ; ma poi che più perite genti, er più ingegnofe hanno cominciato a praticar in que luoghi più bella, er Plti artificiofa manie- ra di fabricare, è fiata introdotta, lauorando i legnami, cr facendogli molti ornamenti, che non haueuano prima, cr cofi digiorno in giorno aumenteranno gli ariifidj, cr le inuentioni delle cofe, cr fi farà domefiico il paefe per r'mtmana conuerfatione, ottimo adunque è l'argomento di Vit.chefa coniettura deU origine delfabricare, per quello, che 4 tempi fuoi fi trauma in molti luoghi di gente Barbare, non ufe ai uiuer ciuile, mafólo aUa natura ubidienti faceuano quello, che dal principio del mondo faceuano i primi huomini Dice adunque feguitando. Appreflo la natione de Colchi nel mar maggior per Pabondanza delle felue con alberi perpetui ifpianati dalia delira,&
dalla finiftra polii in terra lafciatoui tra quelli tanto fpacio, quanto ricerca la lunghezza de gli alberi, fannofi gli edi fici], ma di fopra nelle eftreme parti di quegli alberi pongono altri trauerfi. iquali d'intorno chiudono lo fpacio di |
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mezzo dell'habitatione, & allhora dapoi le fopra porte traui dalle quattro parti legando, e ftrignendo gli angoli, &
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in quefta maniera facendo i pareti d'alberi à piombo di quelli inalzano le torri, & quelli fpacrj, che per la groflèzza
delia materia tràlàfciati fono, con lotte, e fcheggie otturano,& ancho rittagliando,i tetti da gli anguli eftremi tram mezzano con legni attrauerfati di grado in grado raftreniandogli, & in quefto modo al mezzo leuano delle quat- tro parti le Piramidi, lequali & di fiondi, & di loto coprendo alfufanza de barbari fanno i colmi teftugginati. Chi pan mente aUe parole di Vitr. ritrouerà nel prefente dìfeorfo un'ordine merauigliofo, perche prima ha ritrouato quanto può la necesfità,
er la natura dicendo la cagione , che confirinfe gli huomini ad habitat infieme; dapoi ha dimoftrato quanto può la effenenza, cr Xufanza,di tendo quello, che molte genti accojlumano di fare per accommodarjì,cr diffvnderfì, nelle habìtationi uarianiente, cr fecondo l'ufo de 1 luoghi, cr delle cofe, cr finalmente dirà quanto ha potuto l'arte cerca le regolate inuentioni, e? gli ornamenti, cr la pompa del fabricare, come Vi- tftt, al primo cap. del Decimo conferma dicendo. Et in tal modo quelle cofe, che auuertirono ellèr buone all'ufo, tentarono ancho con ifludio di arte, & ordinationi per 70
uia di dottrina à poco à poco. Er qui fi uedrà come la natura humana tutta fiata fé iìeffa auanza dì giorno in giorno, er dal neceffario al commodo, er dal commodo al honore
uole peruiene. Bella, er degna cofa è, à confederare come l'arte fopra la natura fi fonda, nonmutando quclh,che è per natura, ma facendo- lo più perfetto, cr adorno, come fi uede nel prefente capo, che Vit.per diuerfi effempi ci mojlra nonfolaménte la origine del fabricare , ma i modi, cr le maniere naturali, che fono prefe dall'arte à perfettìone delle cofe, come fono i tetti, i colmi, le uolte, er altre parti, che fono dalla naturai necesfità aUa certezza dell'arte per humana folertia trapportate. Seguita adunque V itr. dicendo, ma
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SECONDO. 4,
mai nngrj, che habitan le campagne, perla inopia de bofehi hauendo de legnami bi fogno, eleggono alcune parti
pu eieuate del terreno, & quellecauando nel raezzo,& uotandole, & facendo i fentieri allargano gli fpacrj quanto tape la quantità, e grandezza del luogo ; ma di fopra poi legando tra fé molti furti fanno i colmi de i tetti piramida* li, oc quelli con canne, & paglie coprendo inalzano fopra le ftanze grandissimi grumi di terra, «Se à quefto modo ianno con la ragione de i tetti l'inuernate caldisfìme, «Se l'ertati fiefehisfime. Altri di paluftre alica i loro tuguri ri* coprono, & ancho appretto altre nationi, & in alcuni luoghi iìmigliantemente, & in quella maniera le cafe fi fan- no, in Marfiglia ancho fi può uedere, che i tetti fatti fono fenza tegole portaui fotto la terra con le paglie ; in A the» sic etiamdio per eilenipio di antichità nell'Areopago fin a noftri giorni fi uede il tetto di lottole. Anchora nel Cam- pidoglio la caladi Romulo nella Sacra Rocca ci può farauuertitidegliantichicoftumi,per effer coperta di paglie, & di nciio, oc cofi per tai fegni potenioxhfcorrere fopra la inuentionc de gli antichi edifkfi, che cofi flirterò, come u detto hauemo. l r finito ha Via-, l'argomntatione propo$a,cr con molti effempici hdconfermati nella credenza dell'antico, e neceffario modo del fabricare, er
quaji a ha indotti a credere la inucntwne del confortw humano ejfer fiata fecondo, che egli ha detto, hoU ci uuole far accorti di quanto lo ujo,cr laifptrmz*, er dipoi l'arte ci ha dimoiato, cr dice. JMa hauendo gli huomini operando ogni giorno fatto le mani più pronte, e più deftreà fabricare, & eflendo con folcr* ti.a alte arti peruenu ti per lo efìercitare continuamente gl'ingegni loro, n e fegui poi che à gli animi loro aggiunta la xndultna fece, che chi tra quelli flirterò più ftudiofi, & diligenti confeflàuano fé effer fàbri. "Sabro latinamente ogni artefice è nominato, dicefì in G wo Teóion d'onde è il nome d'Architetto deriuato (come nel primo libro s'è detto,) cr qui fi può uedere come non folamente le cofe alla Architettura pertinenti habbiano hauuto principio, ma ancho i uocaboli delle co fé, però pru dentemente Vitr. non lafciando alcuna cofa rende perfetto l'auditore, cr il lettore delle opere fue. Fabri adunque fi chiamauano ipiu {ludwfì »« Cr diligenti operatori; perche alla natura, aWeffercitio ,aUafolertia aggiugneuano la induflria. Laquale non è altro che un difìderio di affa» ticar)ì ridotto all'opera con diligenza' ,GT ejjercitio dello ingegno,®- dell'arte per confeguire il perfetto compimento di quella. Conchiude adunque Vuru. come tutu l'arti, crJe muentioni delle già dette cofe habbiam prefo il nascimento loro. Cenando adunqueda principio queftecofe ftate fieno in quefto modo ordinate, & la natura non pure di fentimen- ti habbia gli iiuomini, com e glialtri animali adornati, ma anchora di confideratione, & di configlio armato fin tei* letto, fottomettendo kl poter loro gli altri animali, quelli di grado in grado alle altre arti, & difciplinc peruenendo, ìifciti cai fabricare, dalla uitafirigna,& filueftre allamanfueta, & fiumana fi condufTero; d'indi animofamente ammaeftraudofi ,& più oltre guardando con maggiori penfamentinati dalla uanetà dell'arti, non più cafe ninni- li ,& bafle, ma grandi habitationi fondate, & di pareti fatti di mattoni, & di pietre, & di legnami compofte, & di tegole coperti cominciarono à fabricare. Dapoicrefcendoinuarieofleruationi diftudi con^giudiciofo difeorfo da JO incerte à certe ragioni di mifure là cofa inanzi coiadufierOj&dilaauuertendOjChelanatura largamente i legnami producena, oc porgeua loro abondante copia di materia da fabricare, cominciarono a nodrirla , & ù cultiuarla, Se crefeiuta poi con artifici] ornarla all'ufo diletteuole & eleganza della uita. Et però di quelle cofe ioui fon per dire,, Squali commode, & buone fono ne gli edifici], dimortrando, come io potrò, le qualità, e uirtù di quelle. Yitruuio a ha condotti 4 poco a poco 4 ntrouar la materia, cr l'abondanza delle cofe, che uanno nel fabricare, cr quafi ha fatto nafeere tutti le cofe una daWaltracon la euidenz* , CT col porre dianzi 4 gli occhi tutto ilfucceffo, er accrefcimento dell'arte, cr s'ha eletto di trattare u°n di tutte k forti del fabricare rperche le fabriche fatte dalle genti rozze, ò per necesfità fono d'infinite maniere, crf infinito non cade fotto la dottrtn, de i precetti, ma uuole trattar di quelle che dalla ciuile ufattza, CT per commodo, er per bellezza fono degne di ejfer confi derate. Rora adunque cominciar* à trattare delle qualità, è forze delle fopradette cofe, accioche ( come fi dice ) la fua injlitutione uada con fuoi pudi er perciò fare proua con che ragione eglihauoluto nel prefente libro trattare della materia, che fi adopera nel fabricare, 4» er dice. Ma fé alcuno uorrà difputare dell'ordine di quefto libro penfando quello doiier* effer à tutti gli altri prepofto , acciocho egli non penfi, che 10 errato habbia, ne dirò la ragione.
Come chifabrica unacafa, e tenuto rendere la ragione deU ordine ufato nel fabricare ; cofi chi compone un'opera, er infegna un'arte, e obblis gato a dire, perche prima, cr perche poi pofte habbia le cofe in quell'arte contenute, cr quefto è per acquetargli animi di quelli, che odono, o uedono le cofe impejte,però Vitr. con grande humanità cr modedia rende conto dell'ordine del prefente libro. Scriueiuta io il corpo dell'Architettura , ho penfato di efponerenel primo libro di cheammaeftramenti , & difciplinc ella efler debbia ornata, & con certi termini io ho uoluto finire le fue maniere, & dire, da che ella nata fufTe, & coli ciuello che fuflc all'Architetto neceffario iui dimoftrai, & però nel primo libro ho detto dell'officio dell'arte , nel |
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prefente io difputerò delle cofe naturali della materia per accommodarle all'ufo del fabricare, perche il prefente libro
non dichiarerà oue nafte l'Architettura, ma d'onde l'origini delle fabriche fono ftate inftituitc, & con quai ragioni |
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SO
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nodritc, & peruenute di grado in grado à quefta determinatione, & però in quefto modo al luogo, & ordine fuo pò
fta fera la compofirione di quefto uolume. Xd ragionerei Vitr.in urta è quefta, non è conueniente trattare d'alcuna cofa paratamente contenuta in un'arte, prima che eglifi tratti de i prin «P'Ì di quell'arte, percioche muno effètto è prima che la caufa fua, fé io adunque (può dir Vitru.) trattato hauesfi prima della materiale e trattatione particolare di queft'arte, er non de 1 principi) di tutta l'arte, io non hauerei ufato l'ordine, che fi contiene, il fine deU'Archi» ietto non ci farebbe flato manijtfto,cof4che era fermamente neceffana, perche la cognitione del fine precedeogni operatane; dapoi Puffi» eia dello Architetto farebbe flato afeofo , i precetti dell'arte lafciati, la confufione ci hauerebbe impedito il «ero intendimento. Meritamene te adunque le cofe dette nel primo libro doueumo preceder tutte l'altre, che ne ifeguenti contenute fono; ma perche il fecondo libro conte» ner debbia il trattamento delia materia, fimiimcnte e mamfifto; perche la materia è principio non della Architettura , perche l Architettura so non è fatta di legne,ne di pietraia delle cofeche fono dall'arte formate, ere principio crfoggetto, nelqualefi ejprime quello che è neU mente dello artefice, cioè l'Ordine, la Difiofitione, la Diftributione, U Simmetria, k Gratia, cr il Decoro, cr in fomma il perche ,lara» ÌÌone,ilDifcorfo,cr la cofa figmficante, come nel primo libro fi dimoftra, ti trattamento adunque della materia ealluogofuo, crfico* me nel primo libro s'è detto della origine dell'arte, cofi nel fecondo fi tratta dell'origine del fabricare. fioraio tornerò al propolito, & delle copie dirò, che buone fono al fabricare, in che modo fìano dalla natura compb fte ,-& con che mefcolanze, e principi] fieno i loro componimenti temperatijacciò non ofcure,ma chiare fieno à i let- tori efponerò con ragione. Perche niuna forte di materia, ne corpo è, ne cofa alcuna, che fenza la unione di quei prin ciprj polla uenir in luce, ne effer allo intendimento fottopotta, ne altramente la natura dellecofc dei precetti dei rilofofi naturali può hauere le fode, & nere dichiarano ni, fé prima le caufe, che in quelle cofe fi trouano,in che mo* "o , & perche cofi fieno con fottilisfime ragioni dimoftratc non fono. 7o vouendo trattar Yitruuio degli effetti che fanno le cofe, che entrano nelle fabriche, come fono i legnami, le pietre, cr altre cofe, acetiche fap*
piamo elegger le buone, er utili ; neceffario è, che egli ragioni delle caufe ,crdei principi] di quelle, imperoche il uerofapere,( come det- to hauemo ) confifte nella cognitione delle caufe ,crdei principi), perche adunque niuna cofa fi troua in qualunque modo àfenfi bimani fot topofta, che compofta nonfia per U mefcoUnza defuoi principi), cr le cofe s'intendono, come fono ; però è neceffario trattare de i primi» o» er tanto più perche la cognitione della mefcolanza de ì princìpi) ci dar 4 ad intendere qualmateria come pietraio legno fia buona ai xn^cofitcr quale aHaltra, perche éìu natura h* l'Olmo, olirai! P oppio, altro effetto fa d marmo» altro il tofo, altro >lfaffo, però vi* D ti tra,
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LIBRO
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tru. che difcorrctat, che da diuerfe cctufs uengono dìuerp effètti, lìlofofando narra topinion de gli antichi T ilofofanti cerca ì principìj mate
ridi, cioè che entrano come parti ì far k cofe di natura , ej nel fucceffo applicherà poi le caufe à gli effetti , cerne ci farà fé*. gwnio mmfeffo* GAP. II. DE I PRINCIPII DELLE COSE
SECONDO I FILOSOFI. HALES primieramente pensò, che l'acqua principio fulTe di tutte le cofe» Heraclito Efc-
fio , che per ia ofeurità de fuoi detti Scotinòs era nominato, pofe il fuoco. Democrito, & l'Epicuro |
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di Democrito fautore, gli Atomi, che infecabili da noftri, onero indiuidui corpi da alcuni chiama-
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ti fono . Ma la difciplina de Pithagorici aggiunfe all'acqua, & al fuoco, l'aere, & la terra. Deroocri
to adunque auuegna, che le cofe à nome pi'opio non chiamaiTe, ma folamente ponefle i corpi indi- nifi bili, pure per quella ragione pare, che egli ponelìe quelli iftesfi principi]j perche eflendo esfi corpi feparati, prima, che concorrine infieme alla generatione delle cofe, ne fi raccogliono, ne poilono mancare,ne fi diuidono, ma fempiternamente rittengono in fé perpetua, & infinita fodezza. Quando adunque da quelli prin- cipi) infieme conuenientemente comporti tutte le cofe nafeere fi ueda, & eflendo quelle cofe d'infinite maniere per natura diftinte, io ho penfato, che fia neceiTario trattare delle uarietà, & differenze dell'ufo loro , & dichiarire che qualità habbiano negli edifici]', accioche eiTendo conofeiute,quelli, iquali penfano di fabrkare, non errino, ma appa- recchino le cofe buone è fufficienti all'ufo del fabricare. Vitruuio effione in quejìa parte le dìuerptà delle oppinioni degli antichi filofop cerca ì principìj delle cofe, er intende ( come ho detto,) i Vr'm* io cipij materiali, cioè quelli, che entrano nella compoptione delle cofe,ne iquali finalmente ogni co fa p rifolue. Diceche Thales uuolefcbe del tutto foffe l'acqua principio, Heraclito il fuoco. Democrito, er l'Epicuro alami corpi da quelli Atomi nominati, i Pithagorici l'ac* qua, il fuoco ,faere, er la terra uolutohanno tra iprincipij numerare. Vitr. non contende in quesìo luogo quale papaia migliore op« pinione, ma confente a quella de Pithagorici, che abbraeckui tutti quattro gli dementi, ér quejto pm chiaramente nel proemio dell'Otta* uo libro p uede, doue ne dice la ragione copiofamente , er con dignità della materia, pero chi non uuole affettar fino, che p peruenga 4 quelìaparte, nongtincrefea uolgcre alquante carte, er ritrouare il propìo luogo. Ma perche ìui non p fa mentione di quello, che per Atomi Democrito intendeua, io dichiaro breuemente la oppimene di quello , e1" è cofa degna della cognìtwne dei Yilofofanti, Vedendo adunque Democrito che tutti i corpi, che hanno partì diuerfe er di nome, er di ragione, compofti erano di parti, che in nome, er in ras gione erano pmiglianti, uoUe che anche le parti di nome, er di natura pmìglianti fatte, er compope piffero di alcuni ìndiuipbìlì, er ìnfec* cabìli corpìceUi, che Atomip chìantauano . Per intelligenza di quefto mi ricordo hauer detto nel primo libro , che il corpo humano batte* ja uà alcune parti diPtinte di nome, er di natura, come fono i piedi , le mani, il capo , er le altre parti, che fono come ftrumenti dell'anima. Disfi, che ciafeuna di quelle parti diuerfe era compofia di particelle, che nel nome , er nella natura conueniuano , come ilfangue, P offa, la carne, perche delfangue ogni parte è pingue, er p chiama fangue, deii'offo ogni parte capo, er offa è detta. Della carne ogni parte è car ne, er e carne nominata ,ilpmile uedendo Democrito ritirouarp in ogni corpo naturale, er uolendo rittrouar i principìj materiali dì quel* ìeparti,chenelnome,cymtkragione conueniuano , pofe infiniti principìj materiali, er quelli Atomi dimandaisa, cr benché trouar non fi poffa cop pìccola par te nel corpo, come corpo che eUa è , che nonfi poffa dmider'e maitre parti, er quelle fimilmente in altre, er cop in infinito, niente dì meno il buon Democrito tanto da Ariftotìle commendato , uoleua che infiniti corpìceUi fi trouaffero ,che per modo- alcuno non riccueffero diuìpone, ma piffero indiuìpbili , er impartìbili. Ma come egli quefto intendeffs , accioche un tant'huomo non pa cantra ragione bìapmato, io dico che egli bensfapeua, che la diuipone de ì corpi, er delle partì, er delle particelle di quelli andana in infi* nito, nep poteud queffa diuifwne pospbik intender altrimenti ; ma daWaltro canto egli bene conp.derando che i corpi naturali elfer potè* 4» nano iìUifi in cop minute parti , che ninna dì quelle poteffe preftar più l'officio fuo, come s'egli fi prendeffe una minima parte di carne, che non poteffe far Voperatione della carne, però egli uolle, che i corpi naturali fuffero compofti di quefti corpìceUi indiuìpbili, non in* quanto cor pi, ma in quanto corpi naturali, eruolie, che queftì infiniti foffero, cioè di numerograndìsfimo, er di figure diuerfe , er pe* rò altri ritondi, altri piani, altri aduncì, altri dritti, altri rittorti, altri di quadrata figura, altri d'altraforma facendo, ernel uacuo del mondo divergendoli, uoleua che per la unione, er per lafzparatione di quelli fatta diuerfamente fi produceffero le cofe, er mancaffe* ro, comeù appare ; er queffa era l'oppinione di Democrito, per laqualep comprende, che egli uoluto habbia, er creduto, che la naturai fi* gura, er apparenza de i corpi fia la forma loro fofiantìale, er ueraylcbe in uero non è, perche la figura è accidente, er nonfoffanza del- le cofe. Pare che Vitruuio uoglia , che Democrito habbia hauuto l'oppìnione dei Pithagorici, fé bene egli non ha nominato terra, acqua, aere, e fuoco, er forfè per questa caufa neU'ottauo libro non ha fatto mentione di queilo. Ma dìchiamo noi anchora alcuna cofa. Quattro fono iprincipij materiali di tutte le cofe ( come uoglionogli antichi) che gli chiamarono pruni corpi, er quefiifono terra, acqua, de= ^ a re, fuoco , er/e più oltra paffarfi uoleffe, eglifi potrebbe dire anche quefii effer compopi d'altri principìj, ma nonp comiene più adett* |
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ii o penetrare III uillliv t^^v, £^w vi/s, ^* t* Mt-*.» wvt v» *t u»t yi uiviyil,^ WMtutt-i* i*s- i inibii j nmiv t^ttt tt nèHlii'.tuiii , \ji ^i i
fé p trouano, er quelle qualità effer deono mmifefie, come il calore, thumore, il freddo , er ilfccco, che fono à i quat,
nienti, per quelle, er in quelle ogni corpo fi trammuta^ come ne ifequenti uerp tolti ielle mfire Meteore per diletto din |
ffetti, che nelle co*
ro principìj coirne*
oslreremo. |
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in quefto uariar non p dimora,
Ch'il fuoco feema la fua Icggierezz*,
Et per la noua fórma p fcolara. Vaer lubrico è graue à più chiarezza
Si mone del liquor, che 4 maggior pondo Giugne la pccitate, er la fodezza. Cop natura uarìando il mondo
Ripara d'un'in altra lafemenza Delle cofe, che'l fan beilo e giocondo. Qnde'l morir non è fé non par fenza
Leffer dì prima, e il nafeer cominciare Altr'effer, altra forma, altrapparenzai Quefto continuato uarìare
Dello fiato mondano ordine tiene
Soggetto alle uirtk celeBi, e chiare. Ch'indi leterno corfo lo mantiene
Lo tempra, e lo dìfeerne,eruariandò
In prò di noi uìuentì lo riti iene Et la mìfura d'ogni cofa e il quando.
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Poi che da prima il mondo giouanetto
hlofirò fua bella faccia, che confufa Ogni forma teneua in uriafbetto, Et la diurna mano aprio la chiufa
A gli elementi, er in gioconda uece Tu fua uirtute nelle cofe ìnfufay Delle piaggìe mondane anchora fece
L'ordine bello, e il uariato jlile A beneficio deU'humana fpece* Dada terra l'humor, l'aura gentile
Dal foco fcielfe, cr 4 que corpi diede
Loco fublime, à quefti baffo e humile, "Et fé l'un per diftanza l'altro eccede,
Pur han uirtk tra lor conuenìente, Sì chcl tutto, ch'equi, d'indi procede, E tra lor ben fi cangiano fouente%
Et la terra nell'acqua rifoluta Rara diuenta, liquida, e corrente. L'iiumor la fua grauezza anco rifiuta,
E s'afiottiglia in aer, e que&ì anchora. Jn fottìlisfimo foco p trammuta. |
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4o
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Qj ATTK.9
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SECONDO. 4*
Q_y A T t R o adunque fono le prime qualità manzi leqmli nittrì altra fi troua,caldo ,fecco, humido è freddo, da quefie per la toro mefco*
lanza uengono le altre, duro, molle, aff>ero,piano, dolce, amaro, lieue, grane, tenace, raro, denfo, cr ogni altra fico ida qualità, lì aoue e necejfario che lo Architetto , tlquale ha da confìderar la bontà, &gli effetti della materia chef deue porre in opra ,fappia le forze delle prime qualità, come dice Vitr. nel fine del prefente cap. quando dice. Vedendofi adunque, che dal concorfo di que' corpi. Et il refiante.
VJatiro ancho fonoleposfibilì ,cr naturali concorrenze delle prime qualità ne glielementi, imperoche fanno infume Thumore e il
calore, l'humore è il freddo, il freddo elaficcità, laficcità cr il calore, cr ciafcuno de gli elementi ha due di quelle, ma una di effe gli è propta, V altra appropiata, il fuoco propiamente è caldo, l'aerehumido, l'acqua fredda, la terra fecca, cr appropiatamente il fuoco èfecco, l aere e caldo, Vacqua humida, cr la terra fredda. Quegli elementi, che conuengono in una qualità, più facilmente (ì tr ammutino- l\tno nell altro come il fuoco, e l'aere, l'aere, e l'acqua, l'acqua, cria terra, perche lafimiglianza, CT conuemenzA delle co fé fa il predetto effeU * o i to, il fuoco è caldo per lofio propio calore, e/ecco per la Recita, che egli dalla terra riceue, lo aere è per fua natura humido, cr dal fuoco
ncrae il calore, l'acqua per fé fteffa è fredda, cr dallo aere prende la humidità > La terra per lafua propiaficcità èfecca, ma per lo freddo eli acqua e fredda, cr quando eglifi dice, che icele&i fegni fono ignei, acquei, ò terrejìri, egli s'intende che le loro uirtùfono atte ad in- Perequa giù gli effetti, che fanno gli elementi, erperò l'Ariete alquale è attribuito la natura, cr complesfione del fuoco moltiplica con 1fuo calore, ne i corpi inferiori gli ardori, fcaccia le frigidità, confuma le humidità, fecca, cr afcìugga i corpi, perche adunque la tòrta «J quefio fcgno ha maggiore conuenienza col fuoco, che con alcuno altro degli elementi, però dicano, che egli è caldo, cr ficco, ilfimilefi può dire degli altri fegni fecondo le uirtù, e forze che hanno. Appreffo le già dette cofe è degna diconfideratione la forza delle predette qua* Ma, però nelfucceffo dell'opera molte cofe fi faranno innanzi à gliocchi, che dimostreranno nari, cr diuerfi effetti. Vedremo che il fuoco njolue, tira à fé, dilata ,fepara difirugge, rende leggieri , cr mobili, tutte le cofe, il freddo condenfa, re&rigne, uccide, l'hmrado ricm= Plf>g°"fia,ritarda,ilfeccorendeaffro, rauco, afeiutto ogni foggetto, però è necejfario auuertire à iprincipij delle cofe. Cominciamo zo Adunque allenire àgli effetti inficine con Vitr. ilquale hauendo flabilito cofi degno precetto, come e quefto, che fi debbia riguardare alla <*aa natura di que principij, che alla compofitione di tutte le cofe concorrono, comincia à trattare de i mattoni, cr dice. CAP. III. DE I MATTONI.
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T io dirò prima de i mattoni di che terra fi riabbiano à fare.
Vitruuio tratta in qttefto luogo de i mattoni, cr prepone quefla confideraiionc a tutte kaltn,perciochela'riffo^
lattone ultima di tutta la fabrica e ridotta nei mattoni, però fono i primi mesfi in opera come elementi della fabrica, prende dagli effetti,cr dall'ufo de mattoni argomento di trattar della materia loro, cr dimojìrare qual terra fu buona per farei mattoni, cri ufo di efi,cr gli effetti che deano fare nelle fabriche. Noi fecondo l'iniìituto noftro paneremo ?<> dinanzi à gli occhi tutta la prefente materia, cioè di quello chef contiene nel fecondo libro. •> Materia adunque e quella co fa, di che fi fumo lefabriche come pietre, legnami, ferramenti, horafi tratta della materia più neceffaria,cr prin* cipale, come fono le pietre, la edee, l'arena, i legnami. Belle pietre altre naturali fono, altre fatte dall'arte. Delle artificiali fi trat- ta nel prefente capo, delle altre, cr delrefiante della materia nei feguenti capi, hora noi efbediremo le artificiali, che fono i mattoni, douefi ha daftpere di che terra, cr in che mode fi fanno, che qualitatehanno, cr che forma. Quanto adunque apar tiene alla terra, fi deue pigliare la terracretofa, bianchina, domabile , e quella che fi chiama S abbion mafehio, che è (per quanto tìimo ) un fibbio- ne molto graffo, e granito, che per effer talee detto mafehio, fi come fi dice incenfo mafehio dalla formi mafculina. Lafciajì del tutto la terra ghiarefa ,cr fabbionegna, battefi bene la terra, cioè fi fbadazza con certi ferri in modo diffide, cr fi doma bene cacciandone le ciotole , crle petruzze ,cr più che è domata cr macerata, e migliore, ^egli antichi s'è ueduto marmo pefxo cr [abbia roffa, la terra S amia, l'Aretina, la Modenefe ,la Sagontina di Spagna,cria Pcrgamefe 4-o ^m ' ..,-^^^^^^m ,. , „_...!._....... cauafi l'Autunno, fi Selanecesfuati
che non fifa in me* no eli due anni-, cuocigU poi ; Cotti molto per lo gran fuoco diuentano durisfìmi. Erano de mattoni altri crudi, altri cottt, cr di que* ili altri Vetriati, altri non. La forma era tale faceuanfi anticamente lunghi un piede è mezzo larghi uno , ne erano ancho di cinque palmi per ogni uerfo cr di quattro anchoper gli edifici maggiori, fi fanno ancho di lunghi fei dita,grosfi uno , larghi tre per felicare * faina. Negli archi, cr nelle congiunture fi utdono Quadrelli di due piedi per ogni uerfo ,lo danfi ancho di forma triangolare di un piede per ogni uerfo grosfi un dito è mezzo, CT fi fan* no quattro di esfi uniti, lafctandoui i loro Diametri alquanto canati , accioche più ageuoU |
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niente dapoi cotti fi rampino , quefla forma é commoia al maneggiare, di fhefa minore, cr
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di affetto più beilo , perche pofìaneUe fonti del muro 'nuolto l'angulo in dentro dimottra lar*
g'oezza di due piedi , l'opera fi fa più foda, er più uaga perche pare, che ogni mattone nel ìnurofia intiero, cr le cantonate dentate fanno una fermezza mirabile , fimilmente i mattoni fattili politi , ^ fregai fono di durata, deonfi fregare fubito tratti dalla fornace: ìgrosfi Ji forano in più luoghi , accioche medio fi fecchino, cr cucchino, hora ueniremo ÌVitru* uio lafaando al r„ i •■ j n * v
. l\ mo « fuo luoso dire delle naturali.
£tio diro prima dei mattoni , di che terra fi habbiamoà fare , perche non di
arenoia negiarofa, ne SabbionignaIota fi fanno, imperoche efTendo di tai
maniere di terreni comporti primieramente fono graui ,dapoi eflendo dalle
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pioggie bagnati cadono dai muri, & le paglie , che in quelli fi pongono , per
l'afprezza loro non fi attaccano e congiungono ; adunque fi.deono fare di ter-
ra bianchina, cretofa, ò rolfà ? ò'di fabbione mafehio. I mattoni effer deano leggieri di pef0 ? ^ ^ feono nfifiere ali acque, crnon riempirfi d'hu* more , ma bene poter inficine congiugnevi , CT fare una prefa tenace, cr falda; effer deo* ^^_^^_, ,. ,^^_
no leggieri per non caricar la f,bricha, refiUere alle pioggie, acciò per l'humore non fi {lacchino , U prefa gagliarda fortifica ilmu*
ro,per quefio Vitruuio dimoflra ^ terra fu ymH ? ^ qual non,dapoi tratta del tempo di farli, O'ne rende k ragione, quan*
do dice.
Deonfi fare la Primauera, onero TAutunno , accioche. ^clla creta da far i mattoni fi poneuano le paglie tagliate , cofi dice Palladio nel feflo al Duodecimo capo . Ef fé ne legge la dout il po« polo d'ifrael' era afflitto dà' Faraone, nell'opera di far i mattoni. 7°
~> terra bianchegna."
ùìodice^Albicante al Quartodecimo capo del libro trigefimo quinto, e? Vitr. dice. Albida,cr ne rende la ragione dicendo.
erc-he quefie forti per la loro mollitie, ò morbidezza, hanno fermezza, non fono di pefo nelle opere, & facilmente li
rautnirio,& fi umfeono infieme.
D*poi dice, à ^ tempo fi deano gettare, ò formare, al che Palladio al fopradetto luogo confente dicendo, cf?e i mattoni fi deano formar di Mit2gio. Vitr.dicela Primauera.
D Hi Deonfi
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4s LIBRO
Deon lì fare la Primauera, onero l'autunno, accioche parimente ad uno iftetto tenore fi Cecchino , perche quelli, che
fi tanno ai tempo del Solititi o fono dirTetxofi, perche la lor coperta fuperficiale eflendo cotta dal Sole, fàchepa* rino fecchi, & aridi , ma di dentro non fono afciutti, Se poi, che feccandpfi fi reftringono, le parti aride crepa- no , & coli fesfi fi fanno debili, & però fornmamente buoni feranno quelli, che due anni primari formeranno, perciocne non più pretto feccar fi poflono quanto bifogna, & pero quando frefchi,& non fecchi fono poftiin ìauoroindottauilacrofta,e ftando quella rigidamente foda, dando quelli in fé, non poiTono tener la iftefla al* tezza, che tiene la coperta, ò la crolla, ma fono dalla congiuntione di quella feparati, & però la jntonicatura' della fabrica feparata non potendo ftar da fé per la fua fottigliezza fi rompe, & i pareti per forte dando in fé ftesfi ri- ceueno mancamento , per quella ragione gli Vticefi nel fare i pareti tifano, &in opera mettono il mattone, quando è bene afciutto, & lecco , <3c fatto cinque anni prima, & che pofcia quello fia del magiftrato prefiden- f> te approuato. Dal prefente luogo fi può moderare la ingorUggia di quelli, che non prima penfàto hanno iifabrkare, che in un punto uogliono hauer finita To
pera ,fenz4 confìderatione, òfdelta della materia. Magiaramente poi fono caligati, quando per la loro traccia aggine, qualche fini^ro gli amene, làonde infinitamente fi dolgono, cbedellaloro negligenza eterno tejììmonio fi ferU nella, memoria delle genti, è ferialmente nelle opere publiche, che fono piu riguardate. Tre maniere di mattoni fi fanno, una che da Greci Djdoron fi dice. Quella che da noflri fi ufa lunga un piede,
larga mezzo. L'altre da i Greci adoperate fono ne gli edificrj loro,dellequali una e detta Pen tadoron , l'altra Te- tradoron, Doron chiamano il Palmo, <5c il dare de idoni in Greco Dorou fi dice,& quello , che fi da fi porta nel- la palma della mano. Benché Vit. dica effer tre maniere de mattoni, pure non pone una firma Ugge, che piu non fé m tifino, imperoche i maggiori edificij fi faceuas %o
no con maggiori mattoni, er s'è ueduto gli antichi hauer ufato più grandi, e minorimattom fecondo la commodità, Denominarono i mot» toni dal palmo ,col quale erano mifurati, come noi dalla forma quadra, Quadrelli i nominiamo nel Greco idioma il Palmo fi chiama Do» ron, er perciò il dare de idoni, e fimilmente Doron detto , perche quello, che fi da fi fuole portar nella Palma, er perai mattoni fono denominati dal Palmo , perche fi pofjono con una prefadi mano portare, anzi più prefìo perche fi mifurano col.Pahno. Quello adunque Ss in lunghezza fer ad'un piede, ejin larghezza mezzo ehiamafi Didoron, cioè di due palmi, che fon mezzo piede , come nel terzo libro fi farà manifesto ,doue £ ogni mifura, er proportione parleremo 4 ba&anz* .Palladio al luogo fopr acitato uuole, che i mattoni fian gei* tati in una forma longa due piedi, larga uno, alta onde quattro. Plinio, che piglia tutto il prefente luogo di Vit. dice, che'l mattone Dio* doro detto era longo un piede è mezzo, largo un piede, er cofì il Tcilandro dice rittrouarfì fatto in un teflo di vit. magli piace più che Vit* habbia battuto rifletto alla larghezza, P~ che egli habbia intefo del Palmo minore, doue due palmi fanno mezzo piede. Quello adunque che per ogni uerfo, e di palmi cinque Pentadoron , & quello di quattro Tetradoron fidi* 30
manda , & le opere publiche fi fanno di quelli, che fono di cinque palmi , & le prillate di quelli , che fono di quattro. Etinuero con ragione , perche de i maggiori edificij maggiori effer deono i membri, gr dei maggiori membri le parti maggiori effer con*
uengono. Fannofi appretto de i detti quadrelli 5 mezzi quadrelli, iquali quando fi mettono in opera ne i corfi da una parte fi
pongono gli intieri dall'altra i mezzi , & però quando dall'una, & l'altra parte polli fono àdritturai pareti cam- bieuolmente con gli ordini, & corfi legati fono, & i mezzi mattoni fopra quelli conftrignimenti collocati, & fera mezza, & afpetto non ingrato fanno dall'una, & l'altra parte. Vit. dimoerà una bella ufanza di poner i mattoni uno fopra l'altro ,er perche la uarietà porge diletto in qualunque opera, er la confort
mità continua partorifcefajiidio--, però trouando egli una forma di quadrelli differente in mifura dai predetti, ce infegna accompagnar 40 quejli,o" quelli in modo che habbiano del buono, er durino affai, perche queftì minori con quelli, nei corfi, er ordini che hi dice Co- ria , fono accompagnati in modo , che doue fi congiungono dalle te8e di due quadrelli maggiori uengono di fopra quelli ad incontrar il mez* zo de i quadrelli minori, er quefto dice in altri luogbi,cr nelle figure de diuerfì tempi noithauemo diffegnato. lo fra tanto difidero, che nel prefente luogo fia confederato. cheVitr.moltoàpropcfitaha uoluto nel precedente capo ejponer la oppimene de gli antichi cercai princì- pi delle cofe, per che douendo egli render la ragione di molti effètti, non potea ciò fare commodamente fenza la intéUigenza della natura di quei principij, er delle loro qualità come detto hauemo. Sono nella Spagna di la Calento, & Masfia, & nell'Afia Pitane, doue i mattoni quando fpianati fono, ck fecchi , po-
lli poi nell'acqua fppranuptanp.Ma perche posfino coli nuotare, quella mi pare, che fia la ragione, perche la terra di che fi fanno, e come pomice, & pero effendo leggiera, & dallo aere raffodata non riceue,& non aiforbe il liquore, & però eflendo di lieue, & di rara propietà, ne lafciando entrar l'humore nella fua corporatura, fia di che pefo Ci uo- 50 glia, e da ella natura forzata come la pomice ad effer dall'acqua follenuta, & à quello modo ne hanno grande utilità, perche ne troppo pefano nelle opere, ne quando fi formano delle pioggie fono disfatti. Strabene nel terzo decimo libro della fua Cofmografia cofi dice. Dicono che appreffo Pitane i quadrelli pofn in acqua fopranuotano, ilche auuie
ne fimilmente iu Etruria in una certa ifola, imperoche effendo la terra piu lieue, che V acqua accade che effa è portata. Pofitdonio riferifet hauer ueduto, che ì quadrelli fatti d'una certa creta, che netta le cofe inargentate, nuotano fopra Tacque. Ma la cagione del nuotare dette daVitr.cr da S tr abone à me non faiisfa > fé forfè Strabene non intende quella creta in partìculare effer più lime dell'acqua, ilche an* cho non è affai, perche bifogna render il perche quella terra è piu lieue, che Tacqua, er fé Vitru. rifponde, che quella terra è come pò* im'ce, che tanto è quanto 4 dir leggiera-, non però compie di affegnar la cagione del fopra nuotare , er fé ben quejlo concìede alla natura de i principij, de quali quella terra abonda,dicendo che ella è raffodata dallo aere, ne lafcia penetrare adentro l'humore,non però quefia può ef fer la cagione, percioche quefìo può auuenire per la ontuofità,ey grafiezz* delia terra, er ancho per troppo ficàia, er per effer la terra 60 cmernofa, e piena di fori, come è la pomice, CAP. IIII. DELLA ARENA.
A nelle opere de Cementi prima bifogna hauer cura di trouar l'Arena, accioche ella fia buona à me-
fcolar la materia, cioè la calce, oc non habbia feco terra mefcoiata. Le forti dell'Arena che fi caua fon
quelle, la nera, la bianca, la rolla, il carbuncino. Di quelle ottima è quella, che flroppicciata con le
dita, cigola, ma quella, che fera con terra mefcoiata non hauera dell'afpro, non fera buona, dapoi 7°
quella fera idonea, che Iparfa fopra le netti, & poi crollata non lafcierà macchia, ne ini reitera terra
difetto, ma fé nò feranno bucche di arena, allhora da i fiumi & delle ghiaie fera necelfario cernirla,
& ancho dal lito del mare, ma quella nelle murature, & opere ha quelli diffetti, che difficilmente s'afeiuga, ne doue
ella fi troua , il parete fopporta di efler continuamente di molto pefo aggrauato, fé con qualche interimsfione
dell'opera non ripofa,& oltra di quefto nò riceue le uolte, & l'Arena del mare ha quello male di piu,che quando i pa
reti feranno coperti,de intonicati, mandado fuori la falfugine fi difciogliera.no. Ma l'Arene che fi cauan di fotte, quan
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SECONDO. 47
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do fon pofle nell'opere, prefb fi afcingano, & nelle coperti dei muri fon buone, & durabili, fopportan le uol te, ma,
bi fogna canarie di fretto , perche fendo troppo allo fcoperto dal Sole, dalla Luna,& dalia pruina il riilolucno in ter- |
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mezza. .
■f .ce M/e^fbt fe/orri deWarena, ifegni di conofeerk, quello che in cafo di necesfìtà douemofare, i diffitti, er f «fife di quelle forti ; cr li tutto
ècuifoitomamfejh. Plinio di que&o luogo fi-ne ftrue al duodecimo capo dd trentefimo quinto libro. Lafoflanza delia terra e in tre modi Uariata, Ugroffa e detta arena, la fonde krgéa, la mediocre cornarne, l'aréna è forile, ©~ non e atta adeffer formata in alcun modo, l'arg'U la è buona cr per nitrire l'herbe, er per effer adoperata in moke forme era di quefta forte quella terra biancagia detta Tafcomum, dellaqua* lem ìlilì>ùgna (opra gli ala monti fi faceuano i luoghi ala delle guardie, cs 4 di noftrt ( come nfenfee l'Agricola ) e una corre di quefia terra «pprefjo una città diSaffonia detta Coruerco , più jìcura dal fuoco, da i uenti, cr dalle pwgg.c, cacje fujje fatta di pietre, perche perla fua grauità réfe all'impeto d" i uenti, per k> fuoco pui s'indura, V non riceuendo l'humore non fi riempie d acque, cr pero effer deuegrajja, fot titc, e (bella, ma tornano off Arena. T rouafi .una di caua quefta tiene d primo grado di bontà. Trouafi ancho arena di fiume fono iL primo fudo, & di torrente fono la balza, oue l'acque fctticlow. Trouafi ancho di mare., quefta per effer buona btfogna che negr«ri, cr sia con* netto lucidatori deli! arena fono li nero, il bianca, er il rofjo, lanata è affai buona, la bianchi tra quelle di caua eia peggiore, U rofi i ,i ufaàKoma, dcarbunemo'è terra arfadal fuoco newiontmnchiufo più fodadi terra non cotta più moke dei tcfo,cr pm commendale, Varena con gbiura mefcolaU e utile 'allefondamenta, & e pia commendata la più miiuU,anguìarey<cJfenza terra Tra le marine arene la più |
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IO
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grafia,
pefo e miglior ■dar.
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■.,..'. , . . ,. n e ,- _. ii. j_/,„„..„ **• tvrettn li hdQttd.. PT li dista Ber Io Idia . c'T non loltenta il
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DELLA CALC2, ET DEL MODO
jy IMP A STARLA. |
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. A i.
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AVENDOSI
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chiaro anello che appartiene alla copia dell'arena,infogna anchp*Gu: diligenza
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Osi B"a"uu« arena ci caua tre parti ai eoa, e*, lui.» «*>■«„*.*. „.„.—.— - - „
Spi "ena , & una di calce, & coi! giuda urna la ragione della malta, & del laiempra iua, * .
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nell'arena
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.— ■,_ ci, hi, me, ó di mare pefie fera" no le Pezzature di tefie,& criuellati aggiunta la te, za pai te, tarala
della materia miglia Ma pjchetcZJcXndo l'acqua, & l'arena più loda faccia la muratura e fin uuu, fta pare che fiala ragione. Wcheifasfià guifi de glialtri corpi ^^^^«n^P0^^"!^!^
loro miftura hanno più dello aere fono teneri, quelli che abondano d'acqua fono lenti per 1 hurno e, ucli eh, hau no più della terra fono duri, quelli oue predomina il fuoco fono iragih.Et pero di quelli corpi fé i **1g™> f^ no cotti peftati minutamente, & con Parena mefcolati feranno adoperati, ne il faranno fodi, ne potranno tenere «ni ta la fabrica. Ma quando nella fornace preh del gran femore del fuoco perduto, rulleranno la uirtu delia loro fodezza, allhora abbracciate, & confinatele forze loro reftano conbucchi, & fori aperti: & noti il liquore adun. que^he è nel corpo di quella pietra , & lo aere effcndo contornato, & leuato, & hauendo il reflo dei calci e n le i a- fcofopoRo, che énellacquà, prima che il fil0co efca fuori, ricoue«hfer»,&p«e«ndolh^o« ^»na* i Fon bolle & cofi raffreddato manda fuori del corpo della calce il femore, &Tero i fi.fi tratti dalla fo nace , no u ^ondcnoailorop^pefo.&benchehabbianohulleflagrandezza^urequafi delia te™ P""^ Pe^"f'^ « trottano, Doi cEàfcmrto U liquore. EiTendo adunque i bricchi loro aperti, & rari pigliano la mefcolanza dell a- rena, & fi accomoa mano &fcccandofi con le pietre fi raunano,& ferma fanno la muratura. *tlh calce fi traitaX^ot iSw è mterù % U ****** della materia^ che fifa lacalce. Ogni pietra dahumon pur* **<f«L ,fr,le ZtZn^ctf L #r confumata dal fuL e buona per far la calce Glif>™£* J ^tj^JZ * Pietra dunsfinù ,Ma è candida, niifacemo ottima calce de i cuoccli della Piane. Vitrodola felice, ^*"*" jC udì-., h.v i.... i '. , JWJ. „ -1 '.. .. ._..../-. ™ i,,™^«»i hìu /-oto .che di lecca , cr di bianca meglio n aaopet u. |
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fuoco nafeofo , ^ "" ? f ' V f Z Ta perifiapertfhene^, che fé bene il fuoco non appare, fifa che egli «
edentr , per Schiìi^4 T ¥ ^ ''TcTìuL^Jo fialanima inuifibdc diquel corpo uifibile , maquantoc
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D tìii CAP.
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LIBRO
CAP. VI. DELLA POLVE POZZOLANA. V VI ancho una fpecie di polue, che di natura fa cofe marauigliofe. Nafce à Baie, & ne i campi di
coloro, che fono apprcflp il Monte Vefuuio. Quella polue nje'fcplata con la calce, & con cementi non folo da fermezza à gli altri edificrj, ma le grandi opere che fi fanno nel mare per effa fott'acqua fi fanno più forti. La ragione di quello imperché fotto quei monti, & (otterrà ci fono ardentisfime, e fpeffe foiiti,lequali non farebbeno, fé nel fondo loro non haueflerp zolfo,ò nero allume, onero bi , tunie,che fanno grandisfimi fuochi. Penetrado adunque il fuoco,& il uapore della fiamma nel mez zo delle uene,& ardendo fa quella terra iieue,& il fuoco che iui nafce a{torbe,& è lenza liquore. Effendo adunque tre £ofe cioè zoÌfo,allunie,& bitume di limile natura dalla uehemenza del fuoco in una miftura formate, fubito,che han- 19 no riceuuto il liquore fi raunano, & prefto l'humore indurite fi raflodanp, ne il mare, ne la forza dell'acqua le può difcioglierc. Ma che in quei luoghi fiano ardori fi dimoftra per quefto,che ne i monti dimani, & di Baie cauati fono i luoghi per li bagni,nei quali il temente uapore dal fondo nafcendo con la forza del fuoco fora quella terra, Se per- entroeffa paflando in quei luoghi riflorge, & d'indi per li fudatoi fi cauano grandi utilità, Similmente fi narra an* ticamente efler crefeiuti gli ardori, & eiìer abondsti fotto il monte Vefuuio, & d'indi hauer per li campi fparfa d'ùir torno la fiamma,& però quella pietra che fpugna ouer ppmice Pompeiana fi chiama cotta perfettamente da un'altra fpecie di Pietra in quella qualità pare,che ridotta fia, <Sc quella forte di Spugna, che d'indi li caua,non nafce in ogni luogo, fé non intorno il monte Etna, & i colli delia Mifia , detti da Greci Catachiecaumeni, & altroue fé iui fono quelle propietà di luoghi. Se adunque in quelle parti fi trouano le fonti d'acque feruenti, & da gli antichi fi narra, ,che nelle concauità de 1 monti caldi uapori fi trouano,& le fiamme ite fono per molti luoghi uagàdo,pare ueramen- 20 te efler certa cofa, che per la uehemenza del fuoco dal tofo, & dalla terra (come nelle fornaci dalla calce ) coir da que ili fasfi efler canato il liquore, & però da cofe difpari,& disfitnili,iufieme rannate, & in una uirtu riftrettc il caldo di» giuno d'humore dall'acqua fubito fatiato raccommunando i corpi bolle, per lo calo re nafeofp, & fa che quelli forte- mente s'unifchino,& prefto riceuino la forza delia fodezza.Reftaci il difiderio di fapere perche cagione efiendp in Tofcana molte fonti d'acque boglienti,non ci fia ancho la polue,che nafce ne i detti luoghi, lacuale per la ifceflà ra* gione fode fàccia l'opere di fott'acqua, & però prima, che ciò lì defideri,mi pare,perche coli fia,dirac la cagipne.In tut- te le parti, oc in tutti i luoghi non fi troua la medefima forte di terra,ne di pietre; ma alcune haniio della terra, alcune della fab'oìa,altre della ghiara, altre dell'arena,& cofi altroue diuerfe,& del tutto disfimili,& difpari rnan^ere,come fo= no le ragioni fi trouano le qualità delia terra,& ciò fi può molto bene confiderare, che la doue l'Appennino cigne le parti d'italia,& di Tofcana quali in ogni luogo non manca l'arena di caua,ma oltra l'Appennino doue e'1 mar Adria 30 tico niente fi troua, ne in Achaia, nein Afia,& in breue oltra il mare,appena fé ne fente il nome . Adunque non in tu tri i luoghi doue bolleno le fonti dell'acque calde concPrreno,le medefime commodità delle cofe, ma tutte (come è da natura ordinato) non fecondo le uoglic fiumane, ma per forte diuife, & diftribuitc fono, in quei luoghi adirne que ne i quali non fono i monti del tutto di terra,ma che tengono le qualità della difpolta materia paflando per quel li la forza del fuoco gli abbruggia, & quello che è molle, & tenero aiciuga,& lafcia quello che è afpro, «Se però come in Campagna detta terra di lauoro,la terra abbrucciata diuenta polue cofi la Cotta in Thofcana caiboncino diuenta, & Furia, & l'altra materia è ottima nel fabricare ; ma rittengono altra forza, negli edifìci], che fi fanno in terra, altra nelle grandi opere, che fi fanno in mare, perche la uirtu delia materia iui,e, più molle del tofo, & più foda che la ter- ra, daiqual tofo del tutto dal fondo per la forza del calore abbrucciato in alcuni luoghi fi fa quella forte d'arena, che fi chiama carboncolo. 40 Io non ftpreì aggiungere alcuni cofa ì vit. poi che la interpretatione è ddfe molto chiara,?? egli altro fatto non hòbk in quejlo capo, che det
ta la uìrtu deUa Pozzolana, che però non è quella, che hoggidì fi ufa 4 iLoma, Plinio piglia quello luogo di Vitru, nel terzo decimo capo del trentejìmo quinto. Le dimande, ©" U njbofle in Vitr.fono manifeité. CAP. VII. DE I LVOGHI DOVE SI TAGLIANO LE PIETRE.
ELLA calce, dell'arena di che diuerfità fiano,óc che forze, s'habbiano, fin qui chiaramente ho ra*
gionato, feguitaj che fi dichi per ordine de 1 luoghi doue fi tagliano le pietre,da i quali, & de i fasfi quadrati, & de i cementi gran copia fi caua per gli edifici]. Quelle fi trouano di uarié, & molto disfimiglianti maniere, perche alcune fono molli, come dintorno à Roma le RolTe, le Palliane, le 5^ Fidenati, le Albane, alcune temperate, come le Teuertine, le Amiternine, le Sorattine, & altre di quella maniera, alcune poi dure fono come li Selici. Sonoui anche altre fpecie,come in Campagna il Tofo nero,Òc il Rollo, nell' Vmbria, nel Piceno, & nella Marca Triuifana il Bianco, ilquaie come legno con denta- ta fega fi taglia,ma quelle tutte,che fono molli,hanno quella utilità, che quando i fasfi da quella cauati fono, facil- mente nell'opere fi maneggiano, & fé fono al coperto foftengono i pefi,ma alio aere indurite per le Stille dell'acque, & per le pruine fi fpezzano,& appretto le parti maritime fono mangiate dalla falfuginc, ne ftanno falde à i gran cal- di. Le Tiburtine,& quelle,che fono della llefla maniera fopportano i carichi dell'opere;& le ingiurie de i mali tempi, ina nò fono dal fuoco ficure,& fubito,che da quello toccate fono,fi fpezzano,percioche nella loro naturale teperatu- ra hanno pòco humore, & non molto della terra ma affai dello aere,& del fuoco. Effendo adunque in effe poco della terra,& dell'humore,& penetrando ancho il fuoco per la forza del uapore fcacciato l'aere, & occupando i uacui tra tf« le uene, belle,& rende quelle fimiglianti à i fupi ardenti corpi.Sono ancho altre petraic ne i confini di Tarquinefi, dette Aniriane di colore delle Albanese officine dellequali d'intorno il Lago di Voìfcena fpecialmete, & nella prefet tura Stratoniefe fi trouano. Quelle hanno uirtù infinite percioche ne i grandi ghiaccine la forza del foco da lorp no cumento alcuno, ma ferme fono, & durabili alla uecchiezza, percioche nella loro miftura poco hanno dello aere ,'& del fuoco,ma di temperato humore con affai terra, & cofi con fpeffe {fratture afìodati, ne da pioggie,ne da fuoco of fefe fono. Quelle con buono argomento fi può dimoftrare da i monumenti, che fono d'intorno la terra di Perento, fatti di quelle pietre,perche hanno le ftatue grandi,& belle le figurine i fion,ck gli achanti benisfimo fcplpiti, lequal cofe benché uecchie fono, però cofi come hora fatte fufferonoue,& recenti pareno. Similmente i fabbri di metallo adoperano per li getti le forme fatte di quelle pietre, & di effe per fonder ilmetailo n'hanno grandisfimi commodi, lequali fi fuffero prefto Roma,degna cofa farebbe, che da quelle officine tutte l'opere fu fiero formate ; ma isforzan- 79 doli la necesfità per la uicinanza,clie delle rofle,& delle palliane,& di quelli che fono à Roma uicine,ci feruiamo^fe al cimo uorrà porle in opera fenza diffetto, fkrà l'apparecchio di effe in quello modo. Douendofi Eabricare per due an ni prima non nel uerno,ma nella fiate fi deono cauare quelle pietre, & fiano lafciate ftefe allo fcoperto,& quelle,che dalle pioggie, è mali tempi per quelli due anni feranno fiate oftefe,pofte fiano nelle fondamenta,le altre non guafte ) come dalla natura appratiate potranno fopra terra nelle fabriche mantenerfi,ne folajnente fi deono quelle cofe nelle pietre Quadrate oflèruare, ma anchora nelle opere di Cemento. Vie
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S E C O N D O, 4,
Vitr. tratta qui dette Pietre fatte daUa tfatura,cr ne dimojìra la diuerfità,l'ufo, er ìleommodo di effe molto facilmente, è tutta questa materia
finalmente g fiata prefa,er Iettata di pefo (dirò cofi) da Plnio,nel trentefimoquinto Libro al uigefìmofecondo Cap.Hora ancho noifommaria* mente tratteremo qucjla materia. Cinque forti di Pietre Naturali fi trottano anzi cinque generi, cioè la Gemma, il Marmo,la Cote, il Se* lice, il Saffo. Conofconfì le Gemme dalla Soslanza,dal ueder dal tatto, er dalla lima. Sono piugraui,er più fredde del Vetro,non patifeo* no la limjtamo lo ffekndore piufaldo,piu chiaro, er empiono pm la uifta,ne fifmarifeono al lame della Lucerna, er fono dìfoftanza uìua* ces, e feria . Di ciuciti lArchitetto non ragiona,perche non uanno nelle Yabriche, i Marmi fentono la lima, er fono grandi,cr rijfelendono. Le Selici hanno comefquame, le Cotti come grani, i Sasfì non hanno nitore. Confideranno nelle Pietre, il tempo dicauarle ,la quantitàja qualitàja comparatone,cr l'ufo. Cauanfì i efiate,erfianno allo feoperto, acciò che fi faccia la proua della bontà di effe, adopranft dopo due anni, er dall'ufo, er da gli edifici fatti fi prendono le loro qualità,peròla Pietra bianca è più facile che la fifea, la trapparente miglior, che l'opoco,piu intrattabile è U più alfakfimigliote,il Saffo affeerfo come di arena, è, afferò, fé gli ufeiranno come punte nere, è indomabile, Vaffeerfo digocciole angolari, e piufodo,che VAffeerfo di ritonde. Quanto meno è uenato,tanto più e intiero,piu dura effendo il colore pur- io gato,e limpido; E migliore quello la cui uena, è piufimile «Ila Pietra. La uenafottile mofìra la Pietroffeioceuole. La più torta, er che più gira,e pipi aujìera. La nodo fa e più acerba. Quella Pietra più ageuolmente fi fènde,che nel mezzo ha una roffa linea come putrida, prof* fimo a quella e la bianchegna. Et quella eh à uerde ghiaccio fi asfimiglia,è, più difficile. il numero delle uene dtmofìra la Pietra inconftante, ©" eoe crepa .Le uene dritte fono giudicate peggiori. Quella Pietra è piufoda, le cut fcheggie fono più acute,er ter fé. La Pietra cheffeez- Zata rimane più Ufcia di foperficie, è più atta allo fcarpeUo. V afferà quanto più biancheggia, tanto meno ubidifee al ferro. Lafòfca quanto più la lunafceina, tanto meno confante al fèrro, ogni Pietra ignobile tanto è più dura, quanto è più cauernofa. Quella che non afciuga l'oc* qua che fi iifferuzza difopra,è più cruda. Ogni Pietragraue, è piufoda,er più fi Ufcia, che la leggiera. Et la più leggiera della più grane, e più fi-agile. Quella che percoffa rìfuona,è della forda più denfit. La {lroppiccÌ4ta,che fa di zolfo, è più dura,che lafenza odore. Quel- lacche pm refifte aUo fcalpeUo,pìu anco dura alle acque,er mali tempi. Ogni Pietra di nono canata è più tenera, er io ne ho ueduti in An- glia^ che fi lauàrano aie caue,psrche fé fiorino troppo fuori findurano di modo, che non fi poffono lauorare. Se non fono pofti una inuernata 20 «cfl acqua. Soffiando l'O&ro più facilmente fi lauorano le Pietre,che foffiando Borea.QueUa, che nell'acqua fi fàpiugreue,fi disfà per Vhu=> More,queUa che per lo fuoco fi fgretola, er apre non dura al Sole. Detta quantità,er qualità fi dirà difotto. CAP, Vili. DELLE MANIERE DEL MVRARE,
E QJ/ALITA SVE. , Le parti di poner infieme le Pietre fon quefte. ITRVVIO ce infegna il modo,etle maniere di porre infieme le Pietre,comenda la muratura de Mattonici con bel-
li effempifìmilmente proua quanto dice. Prima che io effeona Vitr. io diro delle parti della Eabrìcafopra il fondamento, er quale fìa officio di ciafcunajn ogni Fabrica confideramo il baffo,la cima,i lati. il baffo è il Pauimento, erfuolo,la ci- j» ma fono i Coperti ècolmi, i lati fono i Parti ò muri. Del Pauimento fi dira nel Settimo Libro, de i coperti nel quarto. Hora fi dirà del Muro,uqualeè differente dal fondamento in quejìo, che il fondamento dai lati della fiffa folamente foile* nuto per effèr innero,confifte: ma il muro,ò, Parete di più Parti è compojìoperche ha il Poggioli Procinto,la Cornice,l'offa,e,foftegni, Va» priture,er le labra,il compnncnto,er lefuc offeruationi, noi effeoneremo l'ufo delle dette parti, àguifa de Medici, ì quali nella conflttutionc della loro Arte trattano deh"ufo delle parti del corpo humano. Poggio è quella parte che io direi Scarpa,cbe é la primo difetto, che fi leua dal fondamento alquanto più groffa,che il Muro,ò Parete. Procinto,e Corona fono porti del Muro una difopra poltra nel mezzo Procinto,è quella parte di mezzo,er quella ltgatura,che lega il Muro d'intorno come cornice,er nelle Mura dello Città fi potrebbe chiamar e,er fi cbia ma Cordone,l'offa è fofìegnifono come Anguli PiLdflri,Colonne,TYOuomenti,Erte,er ciò chefiafopra le apriture,come che eìlefiano ò in or» co,ò dritte,percbe l'arco è come Traue piegato, è Traue come Colonna trauerfa, è Colonna come Traue dritto in piedi. Le apriture, è labra fono, comekfinefire) le cannoniere,le porti,i bucchi,er in parte i nichi,chc latinamente conche fi potriono dire. I compimenti trappofìifo* 40 no tra iojfa,er rapriture,er altre parti, e? quefiofia à bastanza detto delle parti del Muro. Bora fi dira quanto conuenga à ciaf cuna par* te,uche accioche commodamentefifoccia,fi dirà della quantita,er qualità delle Pietre del modo di porle infieme, delle maniere, er regole del murare. Sono le Pietre,ouero difoperficie anguh,er linee equali dette quadrate,onero difoperficie, angoli ,er lince uariote dette incerte. Sotl° ajfunegrandi,chefcnzafiromenti,e machine, non fi poffono maneggiare,altre mimte,che con una mano fi leuano, altre mezzane ditte giufte,hanno ancho le Pietre qualità diuerfa perche alcune fono uiuaci, forti,piene di ficco come la S elice, er il Marmo, nellequali ilfuono e innato,er la. fodezza,altre efaufìe,er leggieri come tofi,er Pietre arenofe,i Marmi fono prosfimi att'honor delle Gemme,per la bellezza grotta loro,eJfeecialmente que Marmi nobili,che per huarietadicolori,òperlagranbianchezza,òper lafinezza,effelendore,òtraffearen* Za loro danno merauiglia,come e il Pario, il Porphido,il Serpentino,!! Phengitico l'Alabaflro,er altri fimiglianti Marmi, il Selice ucramen* te 0 tcnero,duro,tenace,fiiabìle,graue,leggiero,ò che non fi paffa dal fuoco ,ò che fi conuerta in cenere,è fquamofojopporto il freddo, è l'oc* que,non riffeknde,però non è Marmo,entra però nette fabriche,come ancho alcuni fasfi.Ma la Cote come e la Damafchinoril rocco,che prò- so uà imetatti,alcune Pietre che neW Indie fi ufano per tagliare fono per aguzzar ifem,fi confumano à poco à pocofefìeffe,mo prefio confuma no altre cofe,er la parte,che e riuolta al Sole,è migliore,che quella di fiotto, perche dal Sole fi fanno perfètte. I Sasfifono diuerfi per la prò pie.a,come la Calamita,per la uirtu,come il Calamocho,cioèffeuma di canne,per lo colore,come l'Amochnfo,per la pittura coma l'Alabandi* co,per la formo come il Trochite,per la nobiltà di refijìere alfuoco,er all'acquo come la Magnefia. La propteta della Calamitaè noto,perche a ,cjcaccio il ferro,dimoflra le parti del Cielo,ferue à nouiganti, er fa mirabili effètti. Laffeumo delle Arondine Calamocho nominata, è pr isjimo,er coldisfima,er confuma i corpi in effafepolti. \l Trocchiere èflriato,ò cannellato nel piano, er nel mezzo del piano ha un pun to,dalqualc fi partono tutte lefcannellature,er il piano è circondato do un lieue timpanuzxfl, mouefi da fé pofìouifopra l'aceto, Ammocbifo, cioè Arena doro perche è di color d'oro ,fquammofa, er fé ne fa polue da feccor le lettere. jjAhbandico dimoflra in fé uarie figure. La Magnefia refifie mirabilmente al fuoco,er adacqua,ma di quejìi fasfi pochi fono all'ufo delle Yabriche,benché per adornamenti poffono effer appreccioti. lo ho detto della quontità,er qualità dette Pietre,hora diro dil modo di porle infieme, perche importa molto aUo fermezza delle g0 Te&briche. Ogni Pietra deue effer intera,nonfangofo,ma bagnata bene,er s'effer può di torrente, le intiere olfuonofi conofeono, le canate di nuouofon più commode,la Pietra altre fiate adoperata non riefee, er non fi attacca bene,perche digia ho forbito l'humido, Altri con minu» te Pietre,er calce copiofa empiono i fondamenti,altri ui mettono ogni forte di rottame. Deuefi imitar la Naturo, che nel far i monti tra le più /ode Pietre lo più tenero trommette. Cofifopr a grande quadrate, er intiere Pietre gran copia di calce flemperata fi gettale più gagliar* de parti delle Pietre fi pongono oue è di maggior fermezza bifogna. Effendo la uena atta a romperfi, non in lato mafie fa giacendo fi ponga. Lo faccia dello Pietro tagliata per trmerfo,t più forte,che quella, che per ltmgo,è tagliata. Nel fondar le Colonne non è necefforio continuar il fondamento, ma conuienfi fare fiotto le Colonne, accio col pefo loro non forino la terra, & tirare da Colonna à Colonna un'arco allo riucr* jcu. La Pietro fecca, er fitibonda con fabbia di fiume fi confà la bagnata, er humida di natura con quella di caua. Non fi adoperi fabbia di ■M'ire nette opere di uerfo Oiìro. A minute Pietre ffeeffo calce,àfecchefodafi pongo, benché la tenace fio Hata da gli antichi approuota. Le grondi Pietre uanno fopra tenero,er liquida calce, er forfè queéìofifà,perche (drucciolódo nel liquido meglio fi affettano,er però giouo fot- 79 toporui alcuno cofo terfa, er liquido,perche le Pietre dalgroue pefo non pano rotte. Giona bagnare ffeeffo la muratura. Non uogliono quel *f fletre tffer bagnate,che dentro non fion humide,er negrezzanti effendo ffeezzate, è rotte. Hora ci refìa à dire delle maniere, er regole dd murare. Ec maniere di li chiama ] |
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LIBRO
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5o
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& le Cómiflurc difcìo/te,& dimnite,ma gli Incerti fedendo i cimenti l'uno fopra l'altro, & tra fé polli in modo d'im-
brici,ehe uno tocca due angulijC fi tocca infìcme con l'altro,non bella come la reticulatapina fi bene più ferma finii o la ligatura del muro. Vero e che Funa, & l'altra maniera di minutisfime cofe deuc efìer impattata , accioche per la materia di calce, & d'Arena fpella i Pareti fatiati infieme ftiano longamcnte perche efiendo di molle, & rara meico- lanza afcimrano il fu eco delia materia tirato, ma quando la copia della calce, & dell'arena foprabondera, il Parete, che hauerà prefo affai deii'humore non coli predo fi farà uano,ma fi contenera inheme. Ma quancìp la forza h-umi- da per la rarità de i cementi farà dalla materia difeccata,etratta fuori, alhora la calce dall'arena fiaccandoli, fi difeio- gliera, & coli i cementi non fi potranno con quelli accompagnartyna col tempo faranno i Pareti ruinofi. Et que- llo fi può comprendere da alcuni monumenti iquali d'intorno à Roma,fono di Marmi, ò nero di pietre quadratele di dentro nel mezzo calcati,& empiutala materia uana,& nota per la uecchiezza.diuenuta,& afeiutta di fuori la ra= im rita de i Cementi rouinano,& difciolte dalla pruina,e ghiacci le CómiiFure de i congiugnimenti fi, disfipano.Et fé al» cimo non uorra incorrere in quello uitio biiogna,che egli fàccia i Pareti di due piedi lafciando il mezzo concauo'ap prefFo i corfi,& gli ordini dritti come Pilaflrelli dalia parte di detro di Saffo rollo quadrato,ò uero di terra cotta oue ro di Selici ordinari) & con i granchi di fcrro,ò co piombo leghi le Fronti)& à quello modo non fottofopra ma ordi natamente fatta l'opera potrà fenza difletto eternamente durare, perche 1 letti, & le legature di quelli tra fé gìacen* ti,& con le chiaui ligati non frigneranno l'opera, ne lafcieranno, i, Pilaflrelli tra fé legati in altra parte piegare. Et però non fi deue fprezzare la Fabrica de i Grechperche fi bene non la ufano polita di tenero Cementosi)re quando fi partino dal Fabricare di quadrata Pietra,fanno la ordinaria di Selice, o di dura Pietra,& coli come fufFe.ro di Mat- toni ledano con doppi corfi i loro conftregnimenti, & coli fanno fermisfime l'opere loro. E glie neceffario m quejio luogo efjponere alcuni uocaboli ufatt da Vitr.perche pia facilmente s'intenda qucLo,che egli ce inftgna. Et prima Ce ,Q mento e Pietra rozza,non tagliata, uulgare fenza terminata ferma, ogni di per Roma ne nonno t giumenti carichi jy in terra di Lauoro det tu Campagna nttiene il nome. Retiadato,ey incerto,quefiifon due modi di poner a [do, ò uero infieme i ccrfì delle Pietre, il Reticulato e |
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pkcìon. la correttone dello incerto aceto fìa fìcuro, dritto,e? forte, fifa copie per figura airone è d$mvfirato,tmpcroche e ntiefìar.ù leg*?
ambe le fronti una con Ultra con attrauerfata muratura,?? empire il nano con pietre mejcola te con molta calce. Ma noi feguiteremo il propojìto noftro di prima, che battendo ietto difo* pra quante pano le parti del muro,ey quale jìa ciafeuna di effe, ey le mi- niere del murare, giusta co fa, et ragwneuole ci par e,dir e il infogno che hi ciafeuna parte,ey qui è buono reccarfì à mente qttcUo,che di fopra dicono deìk forma ,,cy quantità delle Pietre , accioche tifando noi i propij uoca= boli delle cofe ,fiamo intefì da ognuno. Sono adunque le Pietre quadra* tc,vicerte,gradì,giuiìe,minute, dico adunque, che ordinarie murature fo* |
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no quelle doue le Pietre quadratele giufle, o le grandi, fi pongono infieme
ordinatamente, àfquadra, piombose lineilo, cr che quejìa fu l"ordmarÌ4 |
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"VitrJo accenna quando dice.
Et però non fi deue fpreggiare la Fabrica de Gteci fé bene non
l'ufano polita di tenero cemento, pure quando li pattino dal Fabricare di quadrata Pietra fanno di Sclice ,ò di dura Pis* tra l'Ordinaria . Laquale è mezzana tra la incerta, ty quella, che p fa dì quadrata pietra'.
La Regola, ey auttertimento, che fi deue hauere nelle maniere del ma* rare, è che deono effer accommodate i diuerfe parti. il poggio, che for* fé Stereobata da Vitruuio è detto, che è quella parte fatta in fcarpa, che fi leua dal fondamento della Yabrìca batter date iincrofiatura di quadra* ta Pietra f grande e dura. Accio fìa diffefo da molte offefe, che à quel- la parte nuocer poffono, però in quefla parte ti muro ha dì più [olezza bifogno,come parte, che ha della natura del fòndamanto, chefojìenga tut- to if càrico, 0" che più uicina fìa alla humiditi del terreno, ey in Vi'ie- gia (ferialmente fi deue offeruare, ey fi offèrua aneho neUe cafe benfatte, daqueiìo piede alle lùbriche, delqual dice Catone. Leuerai da terra |
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5°
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la YabricA con foia pietra, ey calce per un piede, l'altre parti con cru-
do mattone potrai formare: ma in Vinegìa quefìa parte è più leuata,ey ha del grande, ey delfodo,cy amua fin k cinque efelpiedi, er fo^ra di effa è il cordone di forma ritonda ò uero informa difafeia, chetarti infuori. Tra i procinti s'interpongono alcune legature di pietre mag- , giort,lequalifono come concatenationi dell'offa con toffa,ey delle cr afte, che fono nella parte di dentro,con quelle,che fono difuori,ey pero qui lunghe jarghe^cr fede pietre fi richiedono, fannofì ancho altri procmti,per L-gar le cantonate, cr tener doperà infieme, ma più rari, deono quelli primi <t piombo,ey àfquadra dentroj dì fuori col muro conuemre, ey queftì che fono maggiori, come corone ò gocciolatoi [portare, CT cogli ordmi,cy corfi effer bene legati in modojhe come foprapoflo Paumento la Vakrtea dì [otto bene fi ncopra.Stano nelle murature le |
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pietre urialt'altra foprapojìe in modo,che la commijfura di due difoprapofìefìa nel mezzo della pietra Ai fono,è questo Jpcciaimente nei prò*
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cinti,(y nelle ìegature.Nelle opere reticulategli antichi tirauano il legamento di cinque Mattoni ò almeno di tre,che o uero tutti,ò uero in un",
ordine almeno era di Pietre nò più graffe che l'altre,ma più lunghe,et più larghe.Ma nelle opere ordinarie per ogni cinque picdi,è fiato a batta Za un Mattone di due piedi per legatura però fabrìcandò con pietre maggiori più raro legaméto bifpgna, et è qtufl àfhfRacza la corona fola laqual deue efìer fatta còfomma diligenza,ct diferme,ey larghe pietre ordinane,ey giufìe,zy ne Pareti dì crudi Mattoni la corona effer iene di terra cotta,accio fìa diffefa dalla pioggia,cy alleggiamento del carico. Deuefi aumrtire, che il Marmo rifiuta la calce, eyfi macchia fa* cilmente, la doue gli antichi quanto meno poteuano adopraumo ì Marmi con la calce. DeU'offa,cr defoflegiii,a' delle aprtture fi dira dapou i compimenti trappojhfono tra l'ofiaje apnture,ey l'altre partfne i quali fono da confiderare le imboccature, i riempimenti, i tntonìcaturs tanto dì dentro, quanto di fuori, perilchefi uede effer differenza tra i offa,,e ì compimenti, peraoche neU'ofk grandi ,fode, ey ordinate pia tre fi pongono,ne i compimenti minute rotte, ff ezzate, meno ordinane, er ì cafo; ma bene con moka calce, cr arena . Vero è che perfet* to farebbe l'edificio del muro, che tutto fuffe di quadrate pietre, ina effendo di troppo fpefa bifogna tra Cuna , ey l'altra feorza poner alcune 70 |
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■ nt mieature di fuori panerai le pietre migliori effofìe infuori àgli impeti de 1 uentì, ey delie acque lontane da i cadimenti delle grondi,et non
<. , ._ èfeg ~it< sita r;jf odino le parti defireallepmfre,et le rimote alle mcìne.feguendogli ordini incominciati.
Ma iitt. matura di dentro fìa ù Pietra più dolce , ryferutfì la regok,chefì dirà nd Settimo libro. Il muro fatto con crudi MAttomdst*
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SECONDO.
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to Lateritio dagli antichi, fa la Vibrici più fatta, mamolto da Terremoti patifce ,fia perògrojfo difoftener i Palchi.^ il loto dafabricare
fiafiimle al BUume->cbeposìo nell'acqua lentamente jì disfaccia, er s'attacchi alle mani,w afciuttobene s'ammasfi. L'opera di tote di fuo- riuejlitafìadicalce,®'dentrodigejfo,®'comefidiranelSettimo. Lanudapietra effer deue quadra, foda, grande dura ,fenza fcaglie trappofte . Sk meffa in opera fola conarpejì, ®- chiodi, perchegli arpefi fanno-, che le pietre ftiano al pari, i chiodi legano il difopra, con quello, che è difotto. Gli arpefi,® chiodi d'Ottone non irruginifcono,mafannofi di Ferro è di legno, fermanfì quelli di ferro ò d'ottone con piombo fiottato, que dileguo con la forma loro,che dalla fimiglianz* coda di rondine detti fono. La terza parte di Stagno mefcolata con quei d'Ottone più dureuoli i rende, fé ancho feranno unti con oglw,ò bitume. il Terrocon Sbiacca,Gejfo,fiferba dalla ruggine,bifogna bcnguar darebbe l'acque non tocchinogli arpefì.Ma tornamo alla muraturadotterai dalle jponde tauo\e,ò critica per fojlegnofìno che fi afciughmo, a quei muri che fono fatti di rotami,®1 qui fi è trottato modo digettar le Colonne nette forme di legno, per fcemar kfpefa, empifi la forma di ogni forte di rotarne con molta .calce,altn ui lafcìano iiel mezzo l'anima di Rouere, ò di Mattoni, perficurta, altri fanno la pajìa con minute io pietre,kfciano afaugarla,.®* afauttaleuano la forma, danno la imroilatura, er k intoniatura alla Colonna,® la fingono di Marmo, ò di mefchio,ò come uogliano. La Pietra ritonda, fé none da ogni parti fortificata, non eferma,però pongono ne i muri fatti diquejlc pietre per Pgni tre piedi P tetre angukri alquanto grandette. Si pone in quefte opere ilgiunco Marino,con lo Sparto, fanfi cratìccì ò uerfiore di cm* ne feccbs,empicnfi di loto ® paglia mecjokta per tre giorni poi copronfi con calce,cr gefio,®fi dipingono,et è buono colgefjo infume por Mi la terza parte di ufi di terra bene ptjlati, ® perdere quanto fi può in quefta materia feguirai lopera del muro in modo, che la parte fatta del muro habbia fatto alquanto di prefa cofì fanno le Rondmlperche ne i loro nidi kfeiano alquanto feccare il primo fango, et poi uè neap* ■portano dell'altro. Segno che la calce è afetutta, e quando ella manda fuori una knugine,®- certo fiorume da muratori conofeitito. Ceffan* do dall'opera fu il muro con paglia coperto accioche ilfucco dal Sole,òdal uentofeccato nonfuanifea prima che fia fatta la prefa Quando ■ poi fi ripiglia il Imo ro deuefì molto bene adoperar dell'acqua, ilgrojfo muro non ha d'armatura btfogno perche e armatura a fejtejjo. Lafcté
■ il luogo,commodo per le apnture facendoui un'arco, Uquale otturato fia,cy al btfogno fi apra,®- quefiofifa,perche ilpefo non aggrauetrop xo fo la parte uota, chi uuole aggimnere almuro, per lagroffezz* di efio ui tafciai denti fpor ti infuori. Gli anguli, perche participi di due lati, a-fono per tener dritto il muro, però deano effer femisfimi, ® con lunghe,® dure pietre,come con braccia tenuti, per ilcbefaceuanji già il doppio del muwpiugrosfi. Et tanto detto fu d'intorno alafoprapofta dèuifione,kqualfe bene fera confidarla, non ha dubbio che eli non fia per apportare giouamento mirabile alle confiderationi de fata,®- atte operationt de maejlri,ma noi tornamo a Vttruuto. Qu eS le Fabriche Greche in due modi fi murano, l'uno è detto eguale, l'altro difeguale. 11 pomo e quando-tu tti i cor-
ii feranno eguali in grandezza, l'altro,e quando gli ordini dei corfi non feranno drizzati pan. L una,Cx 1 altra ma mera per ciò e* ferma,p£rche prima i cementi fonS di foda, & denfa natura ne afciugar poflono il ìiquore della ma- teria», ma conferuano quelle neli'humor fuo fino alla uecchiezza, «Se i letti loro piani, & bene lmellati non lafcìano la materia roui„aic,ni con Continuata grofiezza de Pareti coli legati durano lonzamente. Emu un altra manie ra di Fabrica riempita nominata, laquale ancho da i noftri uillani fi ufa, dellaquale fono {blamente h fronti polite, jo ma le altre parti come nate fono, polle infieme con la materia legano con ftrettisfime legature, mai noitn per ilpe- dirfene pretto facendoti! i corfi dritti,ekuati forueno alli fronti, & nel mezzo empiono di (pezzati cementi ^para- tamente con la materia,& à q nello modo in q nella muratura Iettano e drizzano tre erotte, due delle fronti oc una nel mezzo del riempimento . I Greci neramente non fanno à quefta guifa,ma ponendoli piani,* ordinando le fon ghezze de i corfi con alternati conWusniracnti in grofiezza,non empiono il mezzo,ma co i loro mattonelle li oli- tati chiamano continuato & in una eroffezza raifodato fanno il Parete, & oltra lealtre cofe interpongono quelli, che da luna & l'altra parte hanno le fronti,* fono di continuata groiTezza detti Diatony quali fommamente fin* gn endo confermano la fodezza de i muri. Et però fé alcuno uorra di quelli commentarli, elegger la maniera di rati rare,potra molto bene hauerealla perpetuità riguardo, percioche quelle Fabriche,lequah fono di cemento,* di iot tile afpetto di bellezza, non poflono fare che col tempo ruinofe non fiano. Et però quando egli i elegge gli ami* 4° tri de communi Paretfnon fi llima per quanto prezzo esfi fono flati fabncafi,ma riguardando nelle loi o Icnttuie, |
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ranno flati fabricati, tanto fempre {lunati feranno,& pero in alcune Citta, & le opere publiche,& le pn nate caie,Cv
le reali di Mattoni fabbricate fi uedeno. Et prima in Athene il muro,che riguarda uerfò il monte Himeto, & 1 ete- lenfe fi può uedere. Et ancho, i, Pareti nel Tempio di Gioue, & c?i Hercole le Celle fono de Mattoni, eflendo d in- torno gli Architraui, & le Colonne di Pietra. In Italia in Arezzo cuui il muro benisfimo fatto, & in 1 ra.li la ca a di Re Attalici,che al Sacerdote di quel luogo per ftanza, e confegnata,& coli di Lacedemone d'alcuni Pareti fono e pitture tagliate,chc intagliati i mattoni polle erano m alcune forme di legno,lequali pofeia ad ornamento del a e j lita di Varrone,& di Murena furono nel comitio portate. La cafa diCreib laquale, i, Sardi,a, i cittadini per ripo.o della et:ì per lo collegio de i più uecchi dedicarono fu detta Gemila. Et in Alicamafo la cafa del potentislimo Ke Maufolo hauendo eli preconesfio Marmo tutte l'opere adornatela i Pareti fatti di Mattoni,! qua li hn a quello tun P» rittengono una fermezza merauigliofa,cofi conintonicature,& erotte politiche come uetn rilucerlo, a***ou*- to fu per bifocno.che quel Signor hauefiè,perche richisfimo era d'intrate,come quello,che a tuttala ^fu^ «a . Ma in q^fto modo é da confiderar la folertia, & acutezza fu a nel fabneare, percioche eflendo egli Mikdm& hauendo ucdnto il luogo d'HalicarnafTo di natura munito, & hauer idoneo bazarro.o mercato, oc il porto comnio do mi fi fece la ftanza .& Quefto luogo è fimile alla curuatura d'un Theatro, & neha parte di dentro appetto * 01 to e il Foro,& per mezzoìa curuatura dell'altezza^ della cinta tu è una larghishma P«zza,nel mezze, d :. a^ «Jc è fibricato il Maufolco di fi fatta,& nobil opera,che,è, numerato tra i fette fpettacoli del Modo,nelmezzo dell alta <T. llocca,e il Tempio di Marte,ehe tiene la ffatua dei Coloflo,detta Acrolitho farta daha nobil mano di Telooa ^pen che altri dicono di Timotheo.Ma nella fommita del deliro corno,é il Tempio di Venere, & di Mcrcuio .pp e lo la Fonte Salmacide, che per faHa oppimoue uien detto,che tenga di uenerca infirmita oppresfi chi beone, ai quella. Maàmenonrincrefceradidiredachenata fia quefta oppinionefalfimente nel mondo percioche effei non può, quello che fi dice, che gli huomini per q nella acq iw diuentino molli, & impudichi, ma la uirtu di quella t onte, e, molto chiara^ il fapore egregio. Hauendo adunque Melante,* Areuania da Argo,& Trozena in que luoghi una commune Colonia ndotta,fcacciarono, i, Barbari di Caras,&di Lelege. Quelli fcacciati, ai monti h ratinarono in- fieme,& faceuano molte correrie, & rubbando in quel luogo crudelmente uccideuanogli hahitanti auuenne poi che uno de gli habitaton affine di guadagnare fece per la bontà dell'acquolina ricca hoftena,e tenedola fornita auet tana q uei Barban,iquah à poco à poco uenendoui,& mettendofi infieme, di duro, & fengno coftiime nella u anza 1 de Greci uolentieri fi riducemmo. Quell'acqua adunque non per dishonefta infenmta,ma per la dolcezza della nu manità mitigati i feroci petti de i Barbari acquifto fece di quella fama . Retta bora perche io fon uenuto alla dicnia- ratione delle&loro muraglie, che io le deferiua tutti come fono . Come adunque nella delira parte, e il 1 empio ai Venere & la Fonte predetta, cofì nel fimftro corno.e il palazzio Reale,ilquak per fé fece Maufolo fabncai e, pei cnc dalla delira il Foro,& tutta la tenninatione del porto, & delle mura fi uede, fotto la fiuiftra è il f°f^, ^^"J i monti nafeofo in modo,chc muno può ueder,ò faper quello, che nu fi faccia,accioche elio Re dal mo oei paiazz |
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L I B R O
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galeotti, & faldati fenza che altri fé ne aceorga,poffa quanto bifogna commandare, Dapoi fa morte di Maufolo re
girando Artemifia fua moglie,fdcgtiandofi i Rhodiotti, ch'una femina fignoreggiafle le Città di tutta la Caria,fi lin- iero in punto per occupar quel Regno,"ilche eflendo alla Reina fatto intender, ella commàdo che in quel porto {ter* fé l'armata all'ordine co' marinarle foldati,ma il refto de cittadini fopra le mura compariffero. Ma hauendo i Rho* diotti la lor bella armata nel porto maggiore condottala Reina commando che fu Aero dalle mura fallitati, & pro- meila loro fu fife la Città,perilche quelli abbandonate le naui entrarono nella Città, mala Reina di fubito per la fona fatta dal minor porto traile fuori la armata nel mare, & entrata nel maggiore sbarcati i foldati, & i galeotti,tirò nel mare la nota armata de Rhodiotti, iquali non hauendo dotte ricotirarfi eflendo tolti di mezzo furono nella piazza tutti à pezzi tagliati. Artemifia entrata nelle naui de Rhodiotti prefe la uia de Rhodi, pcrilche uedendo i Rhodiotti le lor naui tornare ingirlandate de frondi penfando che fuiTero i loro cittadini,riceuerono i loro nemici,alhora la Rei na prefa Rhodi, ucufi i principali, nella Città pofe il Trofeo della fua uittoria, è due fitatue fé fare di Bronzo , una io rapprefentaua la Città de Rhodi l'altra la fua imagine. figurando quella, che con affocato ferro la Città di Rhodi fi* gillafle. Dapoi queftp fatto i Rhodiotti dalla Religione impediti, perche non era lecito rimouere i confecrati Tro- fei,fecero d'intorno alle ftatue uno edificio, & quello ricoprirono inalzando un luogo per guardia all'ufanza Greca, accioche ninno andare ni poteffe,& quefto commandarono,che Abaton fi chiamane. Non hauendo adunque, i,Re cofi potenti {prezzata l'opera de Mattoni,potedo per le fatte prede,& per le cofe,che gli erano portate, farle non fo* lamente di cemento,Ò di quadratapietra,madi Marmo, io non penfo, che fian da biafmare gli edifici) murati di qua= drelli, pure che drittamente fatti fiano. Ma perche non fia lecito al populo Romano in Roma fabricare in quefto modo,ió ne dirola ragione.Le leggi publiche non comportano,che le groflezze de i muri ne i luoghi communi fiano maggiori d'un piede, e,mezzo, ma gli altri Pareti,aecioche gli fpatrjmon fi faceffero pili {fretti, di quella ftefla grof= fezza fi fanno, ma que Mattoni crudi le non feranno di due,ò di tre corfi de mattoninoli la groffezza d'un piede & 20 mezzo,non potranno foftenere più che un palco, Ma nella maeftà di quella Città in tanta frequentia de cittadini bifognaua fare innumerabili habitationi, non potendo adunque il campo piano riceuere ad habitat dentro di Ro= ma tanta moltitudine, la cofa iftefla pofe necesfita di uenire all'altezza de gli edificrj, & però con le pilaftrate di pie- tra^ con le murature di pietra cotta, &kon i Pareti di cemento per commodità de i cenacoli, <5c de i luoghi,di doue fi guarda abbalTo fono ftate fatte le altezze, & con gli; fpesfi palchi conchiauate, & però il popolo Remi, fenza im= pedimento ha le ftanze bellisfime moltiplicati i palchi, & i corritori in grande altezza. Ma poi che è fiato refo la ra gione perche in Roma per la necesfita de i luoghi ftretti,non fi fanno i pareti di Mattoni. Mora fi dirà mi che modo far fi deono accioche durino aflai, fuor della Città,pofto(fia nella fommità eie i Pareti fotto la copritura dei tetto una muratura di terra cotta alta circa un piede,e mezzo, èchabbia gli fporti de gli orli,& gli fporti de i gocciolatoi,& co- fi potranno fchiuare i danni,& i diffettische hauer fogliono i pareti,perche quando nel tetto feranno le tegole rotte JO òdaiuenti al baffo gettate da quella parte, che l'acqua delle pioggie potrà far danno la fportatura ,& il recinto di Mattoni cotti non lafciera offender il crudo, ma lo fporto de i corniccioni fpignera in fuori le goccie oltra il dritto cadimc to,& con quel modo intiere, & falde fi ferberanno le murature de quadrelli.Ma fé la muratura fatta di pietre cotte fera buona ò non,in poco fpatio di tépo non fi può fapere, perche s'ella e ferma nelle tepefte e ftraueti,& nella ftate, alhora e prouata,perche quella, che no farà di buona creta, ò che farà poco cotta toccata dal ghiaccio, ò dalla pruina iui fi moftrera difTettofa. Quella adunque non potrà nelle murature foftenere il carico,che ne i tetti non può patir la fatica, pcrilche auuerra,che i Pareti di uecchie tegole coperti portano hauer fermezza.Ma io non uorrei,che in alcun tepo giamai foiTero flati i Craticci rittrouati, perche quanto giouano alla preftezza,& tengono manco luo go, tanto fono di comune,"& maggior calamità, perche fono come fafei à gli incendi] preparati. Et però pare,che la fpefa delle cotte pietre fia migliore nella fontuofita, che lo fparagno de i craticci nel pericolo. Appretto quelle, che ^0 fono nella incroftatura fanno fiffure per la difpofitione dritta, & trauerfa de i Craticti pofti fotto la erotta, perche quando s'intingono leggiermente riceuendo l'humore fi gonfiano,& poi feccandofi fi riftringono,6V coti aflomigli- ti rompono la fermezza delle crofte. Ma perche alcuni aftretti fono à cofi fare, ò per la preftezza, ò per bifogno,ò per feparare un luogo dall'altro, però è di meftieri far in quefto modo. Fatto fia il fuolo, & folleuato,accioche Ò dal terazzo,ò pauimento toccato non fia, perche eflendo iui fommerfo col tempo ammarcifee dapoi dando in fé piega, e rompe la bellezza delle incroftature < Io fin cfaì, come ho potuto, de i Pareti ho detto, & dello apparecchio della materia loro diftintamente,& di che bontà fieno, &che diffetti habbiano.Refta, che io efpona chiaramente quanto appartiene alle trauature, & con che ragione fi troua la materia da farle , & come fiano di buona durata quanto di- morerà la natura delle cofe. lo ho uoluto porre tutta la interpretatione del preferite capo, p perche èfacik,ZT dì piana intelligenza, p perche prima mi fon forzato di met- fQ tere innanzi àgli occhi con ilfoprapojlo difeorfo tutta la prefente materia,nel refto ogni jìud.iofo può dafefieffo conftierare tutto quello,che Vitr. ha uoluto fare in quefta parte, er uedra Ufua intentione effer Rata di ragionar della Vabrica de i murice Pareti, come egli dice nel fi* ne del foprapojlo capo, hauer diuifo quejlo ragionamento in più parti, er nella prima hauer detto le maniere del murare, er hiuer refo li ragione de i dìffttti,w deUd bontà di quelle, quafi comparandole inpeme. Nella feconda hauer ragionato della muratura de Greci di tre ma- niere di quella,^? hauer comparato il modo Greco al modo Latino di murare. Nella terza hauer lodato il fabrìcar de Mattoni, dimagrata* m il nero modo,z? con bella, ey hijlorica commendarne hauer commendato le fabriche di Maufolo, ey propostoci molti effempi di quelle, CT finita la fua ornata digrespone accompagnata datti leggi del populo Kom. nelqual cafo s'è dimostrato non ignorante delle leggi ciuih, q~ nell'ultima effer ritornato ai.infegnarci quanto era neceffario a uarie forti di murature p de Pareti, come di craticci conchiudendo finaimen* — te quanto ha uoluto fare, er quanto intende, pofeia nelfeguente capo di dichiarire, i uocaboli ueramente del t efflo per la interpretatione, e? altroue per là efyofitione nojlrafono chiari, Leggi Plin. per tutto il Trentepmofejio Libro trouerai molte cofe.al propopto,ey le figure del ^ le cofe dette da Vitr. er da noi, che qui fotte fono, daranno ad intendere. Leggi ancho Plin. al Cap. quinto e fejto quartodecimo del pre* detto Libro. |
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CAP.
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SECONDO.
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A b è te forti di murare elette di foprd.
Eguale muratura dette ìfodomon.
© La Férica riempita detta Bmpletton. |
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F Difeguale muratura detta A nifodomon.
G La muratura de Greci con i Mattoni detti Diatoni frontati [opra li Anguli
Il Le Orthoftrdte,
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T^—T
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GAP. IX. DEL TAGLIARE I LEGNAMI.
A Materia fi deue tagliare al principio dell'Autunno fino à quel tempo, che comincia à foffiare it
uento da Ponente, perche da Primauera gli alberi fono pregni, & tutti mandano nelle frondi, & y» ne frutti, che fanno ogni anno la uirtù della loro propietà. Quando adunque perla necejfità de i tempi uoti,& humiditì fanno, nani, e deboli per la rarità fogliono diuentare à guifa de i corpi femi nili quando hanno concetto,che dalla concettione loro final parto non fono intieri {tubati. Ne ______, oli animali da uendere quando fono pregni fi danno per fani, percioche crefeendo nel corpo ciò
che prima era femmato da tutta la uirtù del cibo fi tira il nutrimento, & quanto più il parto fi fa fermo à màtenerfi,
tanto meno lafcia efler foda quella cofa.di che fi genera, & però mandato fuori il parto quello, che per altra manie- ra di aumento era dettratto quando è Ubero per la feparatione fatta dal nafcimento delia cofa nelle apertc,& uacue tiene in fé riceue, & fuggendo il fucco fi £ più fermo,& ritorna nella prima fodezza della natura fua.Per la ftefla ra- gione al tempo dell' Autunno per la maturità de i frutti infiacchite le frondi tirando le radici de gli alberi à fé il fucco |
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della terra, fi ricourano, & ritornano nella lor prima fodezza. Ma la forza dello aere del uerno comprime, & alio-
da quelle per quel tempo come detto hauemo. Se adunque con quella ragione che di fopra s'è dctto,& à quel tem- po li taglierà il legname, fera utile & opportuno. Ma cofi bifogna tagliarlo, che egli fi uadi fino à mezzo la midolla, oc labiato fia il taglio finojche ftillado per elio fi fecchi l'humore,penlche quello inutile liquore, che in esfi li trema ufeendo per lo fuo torlo,non lafcia in quello morire la putredine, ne corromperfi la qualità della materiata quan- do poi fera fecco l'albeKyie trillerà mùUifogna gettarlo à terra, & cofi perfetto all'ufo fi troucra efler. Et che que- llo fla nero egli fi può coaofcere ancho da °-„ arbufti. Percioche quando esfi ciafcuno al tempo fuo col foro, che fé le fa dal piede uiene ca'ftrato.maridano fuori dalle midolle il uitiofo, & foprabondante humore, e trillo liquore, & |
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lirtù"di"poter lun°-cm_« durare.Ma quegli humori, che no hanno le ufeite dà gli
alberi reftando esfi dentro, fi putrefanno & rendono quegli ùani, & diffetofi. Se adunque quelli, che Hanno, & ui- uono feccandofi non inuecchiano, certamente quando gli iftesfi per farne legname fono à terra mandati, eilcndo a *lliel modo gouernati, potranno ne gii edifidrj lungamente, & con utilità durare .Quegli alberi hanno tra fé con* |
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uend0 alTai delio aere, & del fuoco, ma meno del huraido, & delia terra, fatto di più lieui forze di natura non^poo-
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LIBRO
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derofo , & però del fuo rigor naturale contento,non coli prefto fi piega per lo pefo, ma Tempre dritto rimane nelle
jtrauature : ma perche ha in fé più .di calore producc,& notrifce il tarlo,& da quello è guaito, & anco perciò, prefto lì accende, perche la rarità delio aere, .che è in quel corpo aperto,riceue il fuoco,& cori ne manda fuori la gran fiam- ma, & quella parte di effo,che è alla terra uicina,prima, che tagliata fia, riceuendo per la uicinanza l'humore, fenza nodo, & humida fi rende, ma quella, che è di fopra uerfola cima per la uehemenza del calore mandando in aerei rami fuori de i nodi fuoi tagliata alto da terra piedi uenti, & polita per la durezza de i nodi fuoi,è chiamata fu fterna, jna la parte interiore, quando tagliata per le quattro uene aperta la doue efce l'humore lanciatemi fuori il torlo dallo ileffo albero fi ufa nelle opere fatte di legno, & è detta Sappinea. Ma per lo contrario la Quercia abundando di ter- ra , & hauendo poco di aere, .& di fuoco porta nelle opere terrene piglia una perpetua ftabilità , perche quando è toccata dall'humore, non hauendo forami per effer fpeffa, meno può nel fuo corpo admetter l'Ini mpre,ma da quel- %o |o fuggendo refille, & fi torce,& fa le fiiiure. Ma lo Efcolo per effer in tutti i fuoi principi) temperato, e molto utile nelle iabriche , ma poftp nell'humore riceuendo quello per li meati,e fcacciando lo aere, & il fuoco per l'operatione jdelFhumida forza ii fuoi uitiare. Il Cerro, il Sonerò, il Fago, perche hanno pari mescolanza di fuoco, & di terra, & molto dello aere, paflàndo l'humore per la fua rarità per entro di esfi,prefto ammarcifcono. HPoppio bianco,& pero, & la Salce,la 1 iglia, il Vi tice fatieuolmente di fuoco, d'aere, & di humore temperati hauendo poco del terre- no di leggieri tempera comporti hanno nell'ufo loro una mirabile rigidezza. Non effendo adunque duri per la me foolanza della terra fono bianchi per la rarità, & facilmente poffono effer intagliati. Lo Alno,che nafte uicino alle mie de i fiumi, & non pare utile a cofa alcuna, tiene in fé bellisfime ragioni, perche è affai temperato di aere, & di fuoco, non molto di terra, & poco di humore,& però perche non ha troppo humore ne i luoghi paluftri, per le fon «lamenta delle fabrichc, & conficcato fpeffo nelle pallificate riceuendo in erto quel liquore, del qual per fua natura 20 ébifogneu ole, dura eternamente, &foftentagrandisfimi peli, & fenza difletto fi conferii a, «Se coli quello, eh e non può per molto fpacio fopra terra durare, porto in acqua fi conferita eternamente. Quello, che io dico Ranenna ci dimoftra doue tutte l'opere publiche, & prillate fotto le fondamenta hanno le pallificate di quefto legno. l'Olmo, & il Frasfino abbondano in humore, poco hanno dell'aere, & del fuoco, ma della terra temperatamente, fi piegano in lanoro,& non hanno per l'abbondanza dell'humore fotto il pefo durezza,ma prefto fi torcono , & fubito che fo no per la uecchiezza gridi diuenuti, ò nel tempo tagliati,manca il liquore che in esfi era prima, mentre, che in terra giaceno la doue più fpdi fi fanno , & nelle commifiure, & ne gli incaftri per la loro lentezza riceueno ferme inchia nature. Simelmente il Carpino,perche è fatto di poca mefcolanza del fuoco, & della terra, ma di molto dello aere, & dell'acqua , non è fragile ma fi può in ogni uerfo con grande utilità riuolgere, & trattare, & però i Greci, che di quella materia fanno 1 gioghi a i buoi,perche dicono i gioghi ziga,quellasmateria Zigia fogliono nominare.E la na= 3Q tura dei Ciprefiò,& del Pino merauigliofa,perche hauendo il Cipreflo,<3c il Pino abbondanza d'humore,ma eguale miftura de gli altri principi) per la fatieta dell'humore fi fpaccano, ma nella uecchiezza fenza diffetto fi cófermano, perche il liquore,che è détro quei corpi è di amaro fapore,che per l'agrezza non lafcia entrare 1 tarh,ò uero altri no- ciui animaletti,& però le opere fatte di quefto durano fempre,& coli il Cedro, & il Ginepro hanno le ifteife uirtu, «Se utilità. Ma fi come dal Cipreffo,& dai Pino uiene la Refina, che noi Rafa chiamiamo,cofi dal Cedro nafee l'Oglio detto Cedrino^lelquale quando le altre cofe unte fono,come anche i Libri, ne tarli, ne carie fentono. Gli alberi di quefta fpecie fono fimiglianti alla fognatura de Cipresfi, & di quella materia la uena e dritta . In Efefo nel Tcm* pio è la ttatua di Diana, & la trauatura, & coli in altri luoghi nobilisfimi Tempi, per la Eternità di quella materia fatti fono . Nafcono qitefti Alberi masfimamente in Candia, in Affrica,& in alcune parti della Siria. Il Larice,che non e noto , fé non à gli abitanti d'intojno la riua del Pò, e i liti del mar Adriano,non folamente per la grande ama» 40 rezza del fucco da 1 tarli, <Sc caruoli fi conferita, ma ancho dal foco non riceue la fiamma,ne effo da fé può ardere, fé non come il fallo nella fornace, à cuocer la calce con altri legni fera abbrufeiato, ne allhora però fiamma riceue, ò fa carbone,ma in lungo fpatio a pena fi confuma,perche tra i principrj,de quali è fattò,ha pochisfima tempra di fuoco, ò di acre,ma la materia di effo, e di humore, & di terra ispesfita, & raffodata,& non hauendo poi-ofita,per laqualeil fuoco «i polla. entrare,fcaccia la forza fua, ne fi lafcia da quella offendere facilmente, & per quefto il fuo pefo non è dall'acqua foftenuto, ma quando è condotto, ò in naue,ò uer fopra le zatte di Abete,é, portato,ma come quefta ma teria lìa ftata rittrouata nò fenza cagione fi delie conofcere.Diuo Cefare hauedo l'effercito cerca l'alpi, & hauedo co mandato à gli habitanti che gli deffero uettouaglie, & effendo iui un forte Cartello detto Larigno, quelli che in effo erano confidatili nella fortezza naturale del luogo nò uolleno ubbedire,perilche l'Imperatore fi fpmfe auati con lo eflercito.Era dinanzi la porta una torre di quefta materia fatta con attrauerfati traili alternarne te raddoppiati à gui $® fa di pira in alto cópofta in modo,che con pali,& pietre poteua fcacciare chiunque uoluto hftuefle,à,qucìla approsfi marti. Vedendoli poi,che quelli altre armi nò haueuano,che pali,& che per lp pefo di quelli,nò poteuano troppo da lungi tirarli, fu commandato, che fi metteffero fotto 1 fafei di uerge legati infieme, & le faci ardenti, & coli prefto i foldati ne fecero una gran raunanza. Dapoi, che la riama d'intorno a quella materia hebbe la uerge apprefe leuatafi al Cielo fece credere,che tutta l'altezza della Torre caduta fuflè, ma poi che quella da fé fi eftinfe, oc fu ripofata, & reftò,fi ilide la Torre nò effer ftata dal fuoco offefa,ammirandofi Cefare comandò , che quelli dal Cartello fu itero in* torno circondati lontani però dal trar di mano, perilche,i, caftellani conftretti dalla paura fi diedero all'Imperatore ilquale poi gli dimandò di che tufferò quelle legna , che non fi confumauano per la fiamma. Rifpofero dimoftran* do°-li quegli alberi, de i quali in quei luoghi n'è grandisfima copia,& per quefto il nome hebbe quel Caftello,che fu nominato Larigno, & quella materia firmimeli te, è detta Larigna. Quefta per lo Pò fi conduce a Rauènna nella Co 60 Ionia di Fano, di Pefaro,& d'Ancona,& ne gli altri luohi, che fono in quella Regione; della qual materia, s'egli fi ha uelfe cammodita di condurne à Roma, fi trarebbe grandisfima utilità ne gli edifici, & fé non in tutti,almeno le ta* uole fotto le grondi* d'intorno le cafe de priuati, che Ifole fi chiamauano, per elfer tutte feparate l'ima dall'altra, fé di quella materia pofte fuflero,dal trappaffare de gli incedi] le cafe di pericolo fariano liberatfperche quelli ne fiam* ma,ne carbone riceueno,ne da fé farne poflono.Sono quelli alberi di fòglie al Pino fimigliàti la loro materia è lunga trattabile per lauori di legname nò meno della Sappinea detta di fopra. Tiene liquida rafa di colore del mele atuco, laqle e di giouameto à,i Ptifici.Io ho detto di tutte le forti de legnami di che propieta fono per natura, oc con che ra- gione fi generano,feguita,che io auuertifca,perche caufa qlio Abete,che in Roma fi chiamò Sopernate,peggiore fia di quello,che è detto ìfernate.Ilqle è di mirabile utilità alla duratione delle Fabriche,& di quelle cofe eòe parelio ha- uer dalla propietà de i luoghi bòtà,ò uitio,accioche chiare fiano,à chi uorrà porui*penfameto,chiaramete efponerò. 70 Vitruuio ce ha infegnato quanto appartiene alia materia il tempo di tagliargli alberi, qt la ragtonejl modo dì tagliargli, la natura, er ufo loro, ha parlato deWAbete,del Cedro, ©* del Larice cofe degne di auuertimento,er ha defiritto alcuni alberi, concludendo chkraméte,quanto egli ha detto fin hora. Net tutta U prefente materia fìmilmente proponemmo fotto m'affretta, fecondo l'ufanza nojlra. Nel legname adunque fi confiderà il tempo, O* il modo di tagliarlo, la natura.®" l'ufo,la comparatione delle parti, & del tutto. Secondo Tbeofra&o ti Rouere,d Pezzo, il fino deonji tagliare quando le punte sbroccano. Ma f Acero» J'Ofmo. La Tiglia, &" il frafieno dopo la ueniemia. Vttr. uuole„ àie fi taglie dal principia àUAuitmmfin qttà~do ccmwk dfoffiore il nenia detto fmniofi Zefiro£.ohmsh da i umtifino à,it trenta deU Lw4
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SECONDO. j 5;
UlMhd,tbc sonnecchia, Vegttio iaUd quintaèchna fin atta ttiittefimafeconia. Hefiodo quando cdieno le foglie, Cfotte il R euer? al Sòl*
jtitio, er quella materia, che ha delmaturo, er del uerde quando ie cade ilfeme. l'Olmo quando cadono le foglie. Plinio nafcendo il cane nel far della Luna,®1, è, offeruatione aftronomica, percioche per la forza della Luna ogni humore fi commoueìtirando adunque la Luna ali: ra* dici rhumore, perche Plinio uuole che s'afretti la notte, chefucciede al giorno che fa la Luna,quado effa Luna far àfatterra il rejlo delia mate ria fera più puro, er più purgato.Non fi deano tifare i legnami fé non paffuti i tre mefi, ne tirargli per la ruggiada anzi dopo il mezzo di co* mudando, à, calar la Luna,deonfi tagliare alquanto dintorno, erlafcirane ufeir e f humore, er poi tagliato di tutto fcor zarli, effeciahm-n te quelli che fanno frutto, ne fi deono tagliare fé non fatto il frutto, magli altri al piacer nofìro . Riponi il legname tagliato dotte ne igrm }oli, nei gran uenti le diano, Vgnefidifiercobouino accioche per tutto egualmente fi fecchi. La Cavagna fi purga nell'acqua del mare, la materia, che fi adopera al torno fi fommerge nell'acque, er nel fango per trenta giorni, altri ungono la materia di morchia per li tarli ■> er quella,cbe per l'acqua fi guafta, s'impegola. Lamateria inuefchtata ò d'allume bagnata, non arde. La natura, er l'ufo de legnami, è, que* ■ito, L'Alno è buono grandemente alle palificate., ne i paludi., er luoghi Vlmidi,ma all'aere non dura. L'Efcuh,che è una forte di Ratiere, * impatmte dett'bumore ,1'olmofi condenfa nello aere,®- allo fcoperto, ma dltrouefi fracca, er la fua radice, e, bettisfima fra tutti i legni f^kuarietàde,i,cohri,_cyper uneertofplendore,dapoiéla radice deUoliua, beUisfima. li Peccto, er il Pino eternamente durano fot- errati, il Ratiere per ejjer jfirfo, neruofo, dipochi Fori, è ottimo alle opere terrene, perche non riceue l'humore, efojìenta i pefi mira* Vilmente . La Quercia non mueccbia. il le ago, la lugknde non figuafìano per l'àque. il Souero, il Pinaftro, il moro, l'Acero, l'Olmo °n muta fono all'ufo di Colonne. A i tuffetti, er ufo di trattamenti la noce Euboica, ma ottimo, è ueramente l'A bete , alquale però di leg* h H 'lftt,XccA ^fuoco, nel refiò è utilisfimo, negli ciede il Cipreffo, quesìo non fatte uecchiezza, ne tarli, ne da fé fi rampe, bene, è, aero, |
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agende lolmo, crii Erasfino, percioche la luglandefatta in tauole facilmente fi rompe, e® gli altri alberi cedeno, &fi ffaccano, ma il
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Frasjmo e ubidientissimo nctt'opera, ®-cofi la Noce,bettche di effa non facciano gli antichi alcunaconfideratione er, à,giorni noftri einolti,et iimumerabilij fottilisfimi lauori fi adopera, il Moro,è lodato perche col tipo fi fa più nero, et dura molto. L'Olmo, à i cordiniporte e buono,pche ferua tir Igor e,ma U radice effer dette pofìa difopra.TDelVAcquifègliofifannole kanghe,etcofi ancho di Lauro,et d'O*na t gradi d Orno,et di Acero^et le chiauette di Cornalo. A condotti d'acqua coperti fanno bene il Pino,et Pezzo. La Arice femmina di c
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in
delle
no,
olore
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jvntle al mele, è buona, per adornar le cafe effendo fiato auuertito, che nelle tauole de i Pittori è immortale, er però è buona per fiat uè,per che
non ha difìefi perlotigoi neruima interrotti, uarìj, er minuti. Vfauano anche il Leto, il Beffo, il Cedro, il apreffo,vr la radice dell'Oliuo piufoda,^ il Perfico Egittio, per farne lefìatue, ma àfarnele tauole per pitture, ufauano 'gliantichiil bianco, er il nero Poppio. La Sal- CC'a, CitrPe"e,> ^ Sorh°j H Sambuco, il Fico'. Lodano alcuni la Giuggiola, er per le opere fatte al tomo. 1/ Faggio, il Moro, iiTerebintoy * jpectalmete il 3cffo,ey l'Ebano, il Rouere difficilmente s'accopagna con altri alberi,*®" rifiuta la colla,cr cefi fanno i lagr'emanti, cy-crefri a . w"'et °£m legnofcdo,chefìpuò rader e.t^ónftàno infiemegli alberi,che fono pernatura differiti come VEdera,il Lauroja Tilii,per effer c* m,con i nati in luoghi humidi.Similmente non frano lungamentein cottal' Efculo,ey la Querelale fi deono accopagnare l'Olmo,il Erasfi* tio,il morojl Cireggio con il Platano,et l'Alno,perche quefìifono di natura humida,quelli di fecca. Coparanfigli alberi quanto al tuttofer- ete gli infecondi più fermi fono dei fiuttuofi. 1 feluatichi ne con mano,ne con ferro colti più duri.Gli acuti, er tardiui tra ìfruttuofi più fòrti de 1 doki,piu crefconoglijlerili che i fertili, p'iu nodofiglifterili del tuttofi quelli che auicèdafruttano,che i feraci de i nodofi,i,piu corti fono 1 più difficili,piu nodofi,i,nodriti in conmlli, er più corti i'montani. M a i metani più fermi,& piti grosfì,piu motti i nati in luoghi humidi, cy ombrofì de gli aprici. l legni di clor buco fono meno denfi,et più trattabili. Ogni materia póderofa della hggiera,è,piufpeffa,ey dura,et quel la,e più fragile, più durano tagliati quegli alberi,chc uitù più fi eoferuano.Quanto alla coparatione dette parti io dico,che quanto meno ni è di midoda,tanto più ui e di fòrtezza.Le parti più uicine alla midolla fono più forti,<y quelle,che fono più uicine alla feorza fono più tenaci,'®' la piggwre e l Alburno. Le più uicine alla terra fon le più ponderofe,le di mezzo fono più crefbe. Le interiori più comode,le efrofle al mezzo di piti jecciic,®' fattili,et hàno la midolla piti uicina al corttce,infine molte altre cofe refterebbeno à dire,ma quefle uoglio,che fìano à baftanza, il rejto eonfomma diligenza fi troua nel Secondo Uh.di Leone,etdi Plinio nel Sejìodecimo,et in Theofì\tfìo,ma quello, che è degno di auuerti- tnento in Vitr.è la dóuc egli dice parlando detto Abete,quadrifluuìjs dtffaraturjion che Vitr.no habbia bene interpretato,®- Plin.fimilmente quado dice,Qu£ habeant quadripartitos uenarum curfus,bijJìdos auté omnino fimplices, ma perche Tbeofi'dfio dice dizou*. monozous, tetra Kous,parole tradotte da Theodoro quadriuìuas ,biniuiua$,<® uniuiuas come dice Kermolao,lequal parole,et nel Greco,et nel Latino nonfigni ficano quello che è infatto,dico di Theofia&o,et di Thcodoro.Pero fi può fiimare,che nel Greco fiano fcorrette,perche fi uede alcuni Abetina gitati a trauerfo hauer un corfo di uene, che nanna per un uerfo, er alcuni h&uerne due corfi, che uno cattala l'altro, come fé la dita d'una mano attrauerfafiero le dita del? altra, er alcuni hauer ne quattro pojìi in modo di cratkulajì di rete,come chi poneffe le dita Sana mano altra uerfate fopra le dita dell'altra, zrfopra quelle ancho altre fin à quattro ordini. CAP. X DELLO ABETE DETTO SOPERNATE, ET INFERMATE,
CON LA DESCRITTONE DELL' APENNINO. A 5 e O N O le primi radici del mote Apenino dal Mar Tireno infmo all'Alpi,& alle eftreme parti
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di Thofcana,ina il giogo di quel mote giradoiì à torno, & con mezza curuatura appreffandoii alle
riue del Mar Adriano penriene co i iuoi giri uerfo il maretla onde la fua piegatura di qualche alle re gioni di Thofcana,& di Capagna riguarda,è molto aprica,& fiorita,perche del continuo prende ui gore dal corfo del Sole,ma la parte diìà,che piega al mar di fopra fottogiace al Settétrione,& perpe- Ilgi tuamente e fofca,& omln-ofa,doue gli alberi,che fono in quella parte nodriti d'humore no folo cre- ano in ifmifurata grandezzata ancho le loro uenepregnanti di grade humilità tumide,& gonfie fi fatiano dell'ab |
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bondanza del liquore,ma poi che tagliate,è fpianate perduto haueranno il naturai uigore,cangiando col leccarli il ri
gore delle uene,diuentano per la loro rarità uacue,& fenza frutto,& però nelle fabriche no poffono durare.Ma quel le,che in luoghi efpofli al Sole fi generano nÓ haugdo tra le uene loro alcuna rarità afeiutte dal fecco fi fanno più fer |
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„ politi per efler pofti in'lauoro,durano con molta utilità. Et però quelli, che fono dalla parte L.,
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lio Apennino i quali da luoghi aprici portati fono,migliori fi trouano di quelh,che nafeono nella parte fuperiore,
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r- uégono da luoghi opachi. Io ho efpoìlo quanto ho potuto con l'animo cófiderare le copie neceffarie al fabricare,
1 che tepre fiano per natura della mefcolaza de i loro principrj,ck quali perfettioni,è diffettihabbiano,accio manife te «ano à chi intende dì fabricare. Et però qu elli,i quali haueranno potuto feguitare le leggi di quelli precetti, più prudenti feranno,& potranno far nelle opere elettione dell'ufo di ciafeuna fpecie. ElTendoii adunque detto dello ap Parecchio,refta,che ne gli altri uolumi io dica de gli edificrj,& prima de i facri Tempi de gii Dei immortali, & tielle loro mifure,& proportioni,come fi conuiene all'ordine propofto . H.-t uoluto Vitr.nel decimo,®' ultimo capo di quefto Secon do'Ubro p0Yn [d 4ifftrenzi foga aiysri c\,e mfcono délu parte del Sole,®1 di quelli,che ne i luoghi ombrofi riguardano al Settentrione. La cofa e facile,®' confirmata da Palladio nett'Vndecimo Libro al quintodecimo capo,®- da Plinio nel Seftodecimo Libro al Trentefmonono. IL FINE DEL SECONDO LIBRO. Libro
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L I B R O TER Z O
DEL L_ A A R C H I T E T T V R A
DI M. V I T R V V I O, |
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PROEMIO.
L DELPHIC O Apollo nelle rifpofte date à Pythia, affermò SocrateefTer di tutti
fapienrisfimo.Quefti lì dice,che co prudenza,& dottisfiinamente diceile,che bifbgna ua,che i petti de gli huomini fuffero come fineftre,& aperti,affine che haueflero i {enfi non occulti, ma paìefi ad efTer confiderati. Voleffe Iddio che la natura feguitando la opinione di Socrate fatto hauelTe i petti apparenti, & chiari, perche fé ciò flato fu ile, non {blamente le uirtù, & i uitrj de gli animi fi uederiano, ma anchora le fcienze delle difcipline à gli occhi fottopofte con certo giudicio fi approueriano. Ala à gli eruditi, & conofcenti huomini grande, & ferma riputatione s'accrefcerebbe . Et però perche la natura non à modo d'altri, ma al fuo cofi fare ha uoluto,non può efTer, che gli huo- mini con gli ingegni fotto i petti ofcurati habbiano potuto le aftofe fcienze de gli ar= t& tifici], come fono, giudicare, Et anchora esfiartefici,tutto che promcttinola loro prudenza,fe non haueranno quantità di danari,ò uero non feranno flati conofciuti per la uecchiezza delle loro offi- cine, Ò non haueranno hauuto gratia, & eloquenza da piazza, non poffono per la induftria de gli (rudi loro hauer authorita alcuna, che creduto lor fia, che fappiano quello, di che fanno profesfione . Et quefto fpeaakncnte fi può conofcer da gli antichi ftatuari, & Pittori, che di quelli, coloro che hanno hauuto i fegni di dignità , & la grana di efTer commendati con eterna memoria fi mantengono alla pofterità,come fu Mirone, Policieto, Phidia, Lihppo, oc gli altri, che hanno con ? Arte loro la nobilita còieguita.Perche come alle gran Città, ò uero à, i, Re, ò uero à i nobili huomini fatto hanno opere, & fabriche, cofi ottennero quello, che io ho detto.Ma quei, che ne di manco Audio, & ingegno, & folertia flati fono , ne manco belle opere hanno lafciato, à gli ignobili cittadini, & à quelli, che fono Ita* ti di balia conditione di fortuna, non hanno di loro lafciato ricordatione, perche non dalPinduftria, ne dalla folertia %@ dell'Arte, ma dalla felicita fono flati abbandonati, come fu Hellas Atheniefe, Chione Corinthio, Pharace Efefio, |
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deue altri merauigliarfi, fé per l'ignoranza dell'arte s'ofcurano le uirtù, ma grandemente {degnarli quando bene
fpeffo la gratia de i conni ti lufingheuolmente da, i, neri giudici], alla falfa approbatione conduca. Et però, fé (come { «acquea Socrate) i fenfi, & Popenioni, & le fcienze crefciute dalle difcipline, chiar e e perfpicue fuflero fiate, non
a gratia, non l'ambitione ualerebbe, Ma s'egli ci fuffe,chi con nere ,& certe fatiche impiegate ncll'imparare le dottrine, giunto fuffe al colmo della fcienZa, a quefti fi darebbe uolentieri l'opere à fare, ma perche quelle non fo* no illuftri, & apparenti, nello afpetto (come penfanio che bifognaua) anzi io uedo più prefto gli indotti ,,che i dot ti di gratia, & di fauore fuperare, non iìtimando io , che buono fia il contender con gli ignoranti di ambitione - phi prefto con tai precetti dimoi!rerò la uirtù della fcienza noftra. Nel primo libro adunque, ò Imperatore ti ho efpo* ito dell'Arte, & che potere ella habbia, & di che difcipline faccia bifogno che l'Architetto ornato fia, & foggiunfi le cagioni perche cofi bifognaua, che egli ammaeftrato fufTe, & diuifi in fomma le ragioni dell'Architfettura, & diuife io le ho pofcia diffinite, oltra ciò quello che era prima, & neceffario delle mura, come far fi debbia la elettione de,i, luoghi fani con difcorfi ho dimoftrato, & i uenti quanti, & quali fieno, & da che parti fpirino, con diferi trioni di linee ho efpofto, & infegnato à fare, i, giufti compartimenti delle piazze, & de i borghi dentro le mura. Et cofi ho pofto fine al primo uolunie. Nel fecondo io ho fornito di trattare delia materia, che utilità fi habbia da efTa ne gli edifici], & che forza le dia la natura, fiora nel terzo dirò de i Tempi de gli immortali Dei, & in che maniera deono |
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effer diffcgnati.
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ETTO ha Vìtruuìonel Primo Libro al terzo capò che tre fono le parti della Architettura. Vna dettequali era U
Edificatone, detto hafimilmente, che la edifìcatione era in due partì diuìfa,una dettequali appartenete alla làbrica del» le mura, cr delle opere communi, ne, i, publici luoghi, l'altra era tutta nelle priuate fabriche collocata. Ha uoìuto, che le diàributìoni deUe publiche operefufiero di tre maniere. l'um pertinente alla Dijfefa, l'altra alla Religione, la ter* Z<t alla Opportunità, nel medefimo Libro ha fornito quanto s'afpettaua alla Difefa. Doueua pofcia deUe Fabriche per* Unenti atta Religione trattare, ma parendogli molto neceffario efponere, ey la materia, ey il modo per porre la materia injieme (come detto haueme) diede foggetto al Secondo Libro,nel quale chiaramente della, materia più neceffaria alle Fabriche, ha uoìuto trat tare ejponendo la natura, l'ufo, er le ragioni di quella, pero hausndofì da quella jbrigato, ritorna bora alla Giftributione dette co fé pertincn ti alla Religione, & tratta de ì Sacri Tempi nel terzo, er nel quarto Libro abbracciando tutto il corpo detta prefente materia, per ilchefi può dire che qui comincia tutto Metto, che di mano, ey d'ingegno s'affetta dallo Architetto. Qui l'Ordine ha luogo, qui la Dtfpofitionefi troua, qui fi uede la Simmetria,il Decoro,!** Gratia er la Dìfiributione, nette qual cofe il ualor detto Architetto, la forza delVArtc l'Acutcz* za detto ingegno riluce. Onde fi può dire con il gran Poeta. O' Mufe , ò alto ingegno hor m'aiutate ,
Ov Mente, che fcnuejìi ciò ch'io nidi
Qui fi parrà la tua Nobilitate. Et neramente, è degna confiderai-ione quella,. che fi farà fopra la prefente materia, er molto gentilmente è fiato duuertito da Vitr, imperoche fapenio egli la grandeimportanza detta cofd,w che infinita, clafchieradeglifciocchi,s'ha mojfo à defiderar quello, che Socrate defilerà* ita, che foffe netta fabrica dett'huomo, ciò, è che ognuno haueffe una finifir ella nel petto, accioche dentro fi uedeffe la Scienza l'Arte, e il Bene, che uifufjè, perche la Gratia, il Fauore, la Fortuna luogo darebbeno quando il dotto, er l'intelligente con l'imperito, er ignorante di pari uemfjero algìuditio dette genti, farebbe la uirtu di più jiima,ey l'Arroganza cederebbe alla Modejìia. Credo io, che Vitr, bauefft bello, er alto penfiero,uiuo,eyfoauegujlo dette alte ragioni dell'Architettura, onde in fé fieffo godendone defideraua,che tutto il mondo cónofeeffe k bellezza della uirtù, er però concorreua netta oppinione di Socrate, la dignità delquale fopra tutti gli huomini fu giudicata dalTOraculo ■che per nome d'Apollo fu dato atta fuafacerdoteffa Pithia nominata. Certamente io ho ofieruato,che non fenza grande cagione Vitr.propofio habbia
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TERZO. sL
a i proemi a molti libri, percìoche(come detto hauemo ntl fecondo offendo il proemio quello, che prima ci è propoflo, er riguardando
c l m*ggiore attentione À quello,che prima ci viene innanzi,beUo, er convenevole avvertimento è di proponere ne i proemi quelle cofe, cne noi roghamo che firn» grandemente considerate, cr attefe. Ufile adunque Vìtruuio.(dapoi,che la natura nonha fatto à modo nofiro,) che almeno ci fòrzamofcoprir e con la eccellenza dell'arte quello,
eoe ne i petti nojiri è rinchiufo. La eccellenza adunque deli arte, e pofta nella ragione, laquale Vitr. ha detto nel primo libro effer la cofa pgmpcante, tldifcorfo, er la firma, & tutto quello, che nelle fei cofe, delle quali è fatta l'Architettura, fi comprende, però fé alcuno ju che uoglia vedere pia à dentro, è ritrovare la venti delle cofe , io lo prego, che con benigno animo legga il fottofcrìtto difeor* jo mio, & ritrovando quetto, che egli defiderà, lodimeco la bontà di Dio , & fé dei tutto eglinon fera fatisfatto, aggiunga lo fu* dio, er ilfauore ali opera da me cominciata, l'vno per ritrouar il vero, t altro per accettare il Buon animo mio, delquale mi facce perpe- tuo debitore. 7 jo Tanta è ta fòrza della proportione, tanta è la necesfità, tanta la utilità di ejja nelle cofe, che nìuno può ne all'orecchie, ne à gli occhile à gli
^lorìdiktt ^ nccdrtfmza la conueneuolezz*,®1 U rifbondenza della ragione, la onde ciò che ci diletta, er piace, non per roc e a e piace ,je non perche in fé tiene proportionata mifura, è moderato temperamento.Non prima con diletto, er piacere nell'ai
mino per * orecchie difeendono le voci, er ifuoni, che tra fé non conuenghino in proportionata ragione di tempo, er di diftanza. le belle inuentiom de gii buomvu tanto hanno del buono, quanto più ingeniojamente proportionatefono. Efficacisfima cofa è nel comporre, er me* J'-olare lejemplici medicine la proportione,come nel fare la ririaca,& Mitridateidiuina è la fòrza de numeri tra loro co ragione comparati ne fi può dire, cheju cofa più ampia nella fabrica dì queèa uniuerfìtà, che noi mondo chiamamo della conueneuolezza del pefo} del numero, er della mifura,con laquale il tempo, lofpatìo , i movimenti, le virtù, la favella, lo artificio, la natura, ilfapere, er ogni cofa infomma diui* tia, er bumana, e compojla, crefeiuta, cr perfetta. ìlche come è vero cofi non filmo io, chefia utile il uolere con più ampie indottioni prò* uarlo,hauendo noi quel foto tefiimonio conveniente che Vitr.adduce.però à Vitr.acconsìandofi diremo, che ovefia chi con ragione proceder i0 uoglia nello edificare, nccejfario è che egli conofea la natura, er la fòrza delle proportioni,fappla dìftintamente ogni fpecie di effe, trovi fi* nalmente quale proportione à qual maniera di fabrica fi convegni. Quando queiìo con bello, sfottile auuedunentofarà da noi prouifto,nonfolo faremo giudici convenienti delleopere de gli antichi, ma anchora
inventori,er operatori da noiftesfi di cofe rare, er eccellenti.cr quando bene "Vitr.nonfi rìtrouaffe al mondo potrebbe colvi,cbe veramente intendejfe il valore delle proportioni,ritrcuare innumerabili precetti d'Architettura, ne per temerario farebbe hauvto, perche in fva dififa havrebbe la ragione, laqval cofa ha dato credito à paffati, da commodo à i prefenti, cr darà gloria à quei, che fegviranno. Volendo adunque noi trattare deUe proporzioni diremo primieramente che cofa è proportione, poi difiingueremo le fpecie fve, cr infine tufo
di ciafcuna fpecie comparando trovar emo gli effètti di effe, accioche fappiamo quale proportione, à qual fabrica fi affaccia. Molto ampia* niente fi eflende queflo nome dì proportione con la fìgmficanza fua, perche ogni convenienza, cr finiiglianzadicc/e volgarmente è detta proportione, er ancho nella virtù èfufianza, mila'qualità, er in altri generali; finii capi fi dice effer la proportione, er in più altre cofe ? • non comprefe fotto i detti capi, ma noi non vogliamo vagare. Diremo follmente della vera proportione, che fato la quantità è compre fa, non che la proportione fu quantità, ma perche è propia della quantità. Trouanfì due maniere di quantità,utta è detta continua,ccme linea, Juperficie, corpo, tempo,e movimento, l'altra è deità quantità partita è fcparata, come è nel numero una, dva ,tre, er qvattro, er nel parlar nojìro quanto al proferire che vnafiUaba, er una parola, er una parte è diftinta dall'altra. Dell'una, er dclFaltra quantità è prcpio, de fecondo ciafcuna fi dica le cofe effer eguali, e dif)'eguali. Ma quejìa propietà è fiata trasferita in molte altre cofe, che non fono quantità, perche tvtte le cofe, dellequali fi pvòfar tra fé comparatone alcvna, onero fono eguali, er pari tra fé, ouerofono diffeguali, è difpàri,pmm portione adunque è nel numero di quelle cofe, che noi dicemmo , che da fé non (tanno, ma lo effer loro è rifirìsfi ad altro. Ut perche una cofa in comparatane d'unaltu è,ò piu,ò meno, ò tanto di queUa.però deUe proportioni altre feranno tra cofe pari er eguale , éltre tra difegualì o maggiori ò minori, che elle fieno. Xbtt perche noi pariamo hora di quella proportione, che nella quantità fi troua.però dicemmo, che la proportione altro non è, che una termina- 4#
ta habitudine, rifletto, ò comparatone dì due quantità comprefe fotto un'ifieffo genere, come farebbe due numeri, due corpi, due luo* ghi, due tempi, due linee, non fi potendo dire propiamente la linea effer minore della foperficie, ò maggiore, ò equale, come egli fta bene à dire, una lìnea effer eguale, ò maggiore, ò minore d'un'altra linea. Disfi terminata, non in quanto à noi, ne in fé certa, ma tale che non può effer altra, come fi dira poi. Efpedita advnqve la diffinìtions della proportione, manifèsto è, che ritrouandofi ella nella quantità alcvna apartenèra alle mifure, alcuna à i nu*
meri, alcuna fera mefcolata d'amendue. Qi'iella che apertiene alle mifure, che Geometrica è detta ,ferà nelle quantità continue, lequali tutte cadono fotto mifura.
Quella, che apartiene à i numeri, che e detta Arithmetica, è nelle diàinte èfeparate, come è quando fi fa comparatone da numero à numero.
La mefcolata che Ramonica fi chiama, inficine affetta à i numeri, er alle mifure, come quella, che compara i tempi, è gl'interualli delle uocìxome fi dirà nel quinto libro. p Hoy-4 diremo della proportione Geometrica nomìnata.Laquale è quando fifa comparatone di una cofa contìnua all'altra, come da una lìnea, ai
un'altra linea, da un corpo ai un'altro.?? della Arithmetica, che fi fa tra ì numeri. Quando adunque vorremo trovar le fpecie deUe propor- zioni , bifogna fapere comefikno le cofe tra fé comparate, per tanto ritrouando noi che le quantità fono tra fé ò eguali, ò difegualì, facendo di qveUe la comparatione, diremo, che la proportione fera di due maniere, una quando fi farà comparatone di due quantità eguali tra loro, <aoé che una non eccederà Ultra, cr fera detta proportione di Agguaglianza, l'altra quando fi farà la comparatane di due quantità difegua Utraloro , cioè,che una eccederai'altra, er fera detta proportione di difagualianza , V in queflo modo haueremo due forti diproportio* fe,deUequali la prima non hauera fotto di fé altra maniera, imperoche Uguaglianza non fi può diuidere, perche non nafeefe non ad un'ifìef* fo modo, M(! la feconda fera in due modi, funo quando vorremo comparare il piti al meno , l'altro quando vorremo comparare il meno al più,
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il primo fera detto proportione di difagudglianza maggiore, il fecondo proportione di difaguaglianza minore. er perche tante fono le
fpecie, cr i modi di comparare il meno al più, quanti fono quelli che fi può comparare il più al meno, però noi dichiareremo le fpecie della prò portione detta della difaguaglianza maggior e,perche poi l'altre ci feranno manifèfle.ln tre modi adunque fi fa comparatone dal più al meno, cioè in tre modi il piv eccede il meno parlando della femplice proportione, il primo è quando il più contiene U meno più volte apunto, er moitipb.ee nominato come il qvattro contiene dve à punto due fiate, cr non più il noue contiene il tre, tre fiate, l'altro è quando il piv con- tiene ti meno,^ qualche parte di queUo.crfì chiama proportione (opra particolare, percicche il più è Jopra il meno di qualche parte di effo, come è quattro à tre, cheli quattro contiene il tre una fiata, cr la fua terza parte, che uno. il terzo modo è qvando il piv contiene il meno una fiata, er più parti dieffo come cinque è tre, che cinque contiene tre una fiata, er due partì di effo. er quefìa fi chiama proportione fo- prapartiente , imperoche tlmaggior termine contiene il minore unafiata,crfoprapartifce quello con l'aggiunta di più parti.Et quejiifono le fimplìcìsfime , cr uniuerfalifpme deUaproportione della maggior difaguaglianza. Ho»*rf diuideremo breuemente ciafcuna delle predette fpecie in altre più particolari dìflintioni. La moltiplice adunque, laqual è (come detto ha*
uemo~)quando la maggior quantità contiene la minore à punto tante volte, fi divide in queflo modo.Perchefe la maggior quantitì contenera due fiate er non più la minore,ne nafeera la proportione che fi chiama doppia, come quattro à due.Se tre fiate la tripla.come noue, à trc,fc quattro U quadrupla,come otto à due.O" cofifeguirai in infinito. MA la proportione fopra particolare, che e quando il più comparandofi al ™eno, fi trova che egli contiene il meno una fiata, er alcuna parte di effo, fi diuide,è trova in quefto modo, che fé il piv contiene il meno ima fiata, er fo metà fera la proportione fefquiulterdtcome fei à quattro, perche fei contiene quattro una fiata, er la meta di quattro che fon E due.
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^due.Se contenerti il terzo oltra il tutto, feri la proportione fefquiterz<t nominata, come quattro a tre, otto a fei. Se un quarto lafesquh
quarta, come dieci à ptto.ey coft in infinito. Via fé uorremo fapere le feerie della foprapartiente, diremo in queflo modo. che il più contiene il meno unauolta è due partifeffo, ouero
tre , ò quattrp,ey cofi in infinito. Se contenera di più del meno due parti, dirasfì foprabipartiente. come cinque ,àtre, che è un tanto, cr due terzi, fé tre parti chiamerasfi fopratripartiente, come otto à cinque, che è un tanto, è tre quinti, fé quattro parti, chiamerasfi fopra quadripartiente^omenoueà cinque, che è un tanto è quattro quinti. ©" cofinel reflante,ey queftefono le fpecie della femplice proportwne, della maggior difaguaglimzd- f Lecompojle uer amente fono due,et chiamanfi coppie, perche fatte fono da due femplicija prima è detta moltiplice fopraparticolare. la fecondò
moltiplice foprapartiente,ey fono cofi det.te,perche rittengono la natura di quelle proportioni deUequali compofle fono, inquanto adunque la prima è detta moltiplice,ne)egue,che il maggiore contegna il minore più uolte, ma inquanto è detta foprapartkolare,ne fegue, che il maga giore contenera il minore più uolte con qualche parte di effo. ey però la moltiplice fopraparticolare comparando il piti al meno,ritroua,che tB ilpitt contiene ilnteno più uolte ,.ey qualche parte di effo ,fe due fiate ey la metà fera proportione dupla fefquialtera,come cinque à due fé tre fiate, ey la meta fera tripla fefquialtera, GT cofi in infinito. Se due fiate ey un terzo cóme fette à tre fera doppia fefquiterza. Se tre fiate, ey uti terzo,ferà tripla fesquiterza, ey cofi procedendo neW'altre fi può andare in infinito. Parimente la moltiplice foprapartiente proportione inquanto moltiplice il più contenera il meno più uolt$, ey inquanto foprapartiente il più contenera del meno alquante parti,?? fé il più contenera il meno du,e fiate, ey due parti fera doppia foprabipartiente,come dodici à cinque, fé due fiate è tre parti, fera doppia fo^ pratripartiente,come tredici à cinque, ey cofi in infinito, come fé il più conteneffe il meno tre fiate, ey due parti farebbe tripla foprabk partiente,conie,diecifettcàcinque.Se tre fiate, & tre parti, farebbe tripla fopratripartiente come dieciotto a cinque, ey cofi feguendo nell'altre. "Et perche per un rifletto fi conofce l'altro, però dalle fpecie dcUe proportìoni della dìfaguaglìanza del maggiore al minore, fé hanno leffiecie
della difaguaglianz* del minore al maggiore, ne altra differenza è,che fi come nella prima fi cominciala dal più ey fi terminaua nel meno , i0 cofi in quefia s'ineomincìa dal meno, er fi termina nel ptu.eyfi muta quella particola fopra, nella particola fatto, er però fi dìcefottomol tiplìce ,fottodoppia, fiotto fesquialtera, fiotto fesquiterza, er ilrefìoad uno ijieffo modo. T>euesfì auuertire,che à due modi una quantità è parte d'unaltra.ìl primo è quando la parte duna quantità prefa fecondo alcune fiate apunto,
entra nel tutto di punto.cio è quando il partitore entra apunto nella cofa partita, ey niente gli auanza. quefia noi chiamaremo parte molti* plicante, ey queka è la uerafignificatione, er propia intelligenza di queflo nome, che parte fi chiama. Tsìcefi in altro modo parte quella, che prefa quante fiate moi,mai non ti rende l'intiero, ey fi chiama parte aggiunta, imperoehe aggiunta con
un'altra parte fa il tutto, l'effempio della parte moltiplicante, è come due àfeì, imperoehe duemifura (et, ey in effo entra tante fiate apun* to, come tre in noue , otto in trentadue.hffempip della parte aggiunta è come due nel cinque, perche due prefo due fiate non fa cinque, ma meno.?? prefo tre non fa cinquemapìu. Quando adunque s'è detto che nella proportione fempììce fopra particolare il più contiene il meno una fiata, ey ancho qualche parte del mena *°
intendefi , che quella tal parte fia parte moltiplicante, finalmente quando s'è detto, che nella proportione foprapartiente il più contiene il meno una fiata, ,er di più alquante parte dì effo, s'intende delle partì aggiunte, compofle però dì parti moltiplicanti, come cinque contiene tre, ey due parti del tre, lequali prefì quante fiate uuoi non fanno tre. perche due prefo una fiata, nanfa tre, prefo due fiate paffa tre. ey però due è parte iggiunta di tre,laqual parte però è fatta-dì parti, ey che prefe alquante fiate fan due, perche due è fatto di due unità, il fi* mìle intenderai nelle compofle proportioni, perche ferbano la natura delle componenti, ey tanto fia detto della fignificatione. è ancho della diffinitipne,ey diuifione delle proportioni. Hora fi dirà ciò, che ne nafee. Dalle proportioni nafeono le comparationi, ey i rifletti che han» no tra fé, ciò è quando una proportione è comparata con l'altra, ey quejle fimìglìanze di proportìoni fi chiamano proportionalità ,ey fi come la proportione è rijpetto, ey conuenienza di due quantità compre fé come due eftremt fiotto uri'ifteffo genere, cofi la proportionalità e' rijhetto , è comparatione non d'una quantità all'altra, ma d'una proportione all'altra, come farebbe à dire la proportione che è fra quate tro è dui, efferfimile alla proportione,che fra otto,cy quattro, imperoehe ey Vuna, ey Ultra è doppia.ey però tutte le doppie, tuttele 4* triple, è quadruple, òfiano d'uno ifteffo genere come tra linea, ey linea, tra corpo ey corpo, òfiano di diuerfi genen,come è tra lìnea, ey corpo, cr tra corpo è fpatiq. trafpatip ey tempo fono proportionali, ey confequentementefimili, ey doue è proportìqnalità lui è neceffa* rio che fia proportione, imperoehe proportionalità non è altro che conueneuolezza di proportione. ma non per lo contrario , perche fra quattro ey dna è proportione jna non proportionalità. in queste proportionalità confittelo tutti ìfecreti dell'arte.ma perche bene s'intenda quanto feoprir uolemo, fi dira primaxornefì conofeono i denominatori delle proportioni. come fi aggiugne, come fi leua dalle proportio* ni, come fono moltiplicate, ey partite.eypoifi dira delle proportwnnalità, è de i termini fuoì cofe, che in quantità poche feranno ma in uirtu tali, ey tante che ogmfludiofo d'ogni facuità fé ne potrà feruire. Per fapere adunque ritrouare i denominatori delle proportìcnì,ilche gìoua,à conofeere qual proportione fia maggìore,qual minore,perche nelle
fabriche quelle hanno più del srande, che fono di maggior proportione,è da confederare, che quando la proportione è di agguagliamza, cioè quando fono tante unità in un numero, quante in un'altro, non è neceffario affaticarfi in ritrouar i denominatori, perche (come ho detto) S ° non fi trouano più ffecie di quella, perche tra le cofe pari non è maggioranza, ne minoranza. Ma doue è proportione di difaguaglìanz<t, bene è neceffariq il faperli, per ppter cpnofeer la diuerfità delle fpecie loro. Br eae adunque, ey iff edita regola di ritrpuar i numeri da i quali chiamate, ey nominate fono le proportioni, è partire luno efiremo della prop
portìoneper altro.imperoche quello che ne adiuieneper talpartimento, e fempre il denominatore, ciò è il numero dalqual e denominata la proportione.Par tir e altro non è che uedere quante fiate un numero entra nell'altro, ey quello, che gli auanz*- La onde è raggioneuole che dal paramento, ey daH'auuenimento fi conofea il nome di ciafeuna proportione. Se adunque fi uuol fapere come fi chiama la proportione che è tra quattro ey otto, partir conuienfì otto per quattro, ciò è uedere quante fiate
quattro entra in otto.ey ritroueraìche quattro entra in otto due fiate apunto, da due adunque chiamerai, ey denominar ai la proportione, ebe e tra quattro, ey otto, ey dirai la proportione effer doppia. Eccone un'altro effempiofe defiderifapere,che proportione fia tra cinque efedici, parti fedìcì per cinque, ey rìtrouerai chel cinque entra nel 6°
fedici tre fiate, ey però dirai che è prpportìon tripla , ey perche gli auanza uno che è la quinta parte di cinque, però dirai che è proportion tripla fesquiquinta. ey conofeerai quefia proportione effer compofia, ciò e moltiplice fopraparticolare, ey cofi nel refiante ti efferciterai. TtaUafopradetta cognìtione fi può fapere quale proportione fia da effer pofìa tra le maggiori, ey quale tra le minori, ey quale tra l'eguali ey
fimili proportìom.imperoche eguali efimìlifono quelle, che hanno le ifleffe denominationi.ma fono maggiori quelle,che hanno denominatioti maggiore ,_ey minori quelle che Ihanno minore, perche la denominatone e detta tanto effer grande, quanto il numero, che la dinota, es- però la quadrupla e maggiore della tripla, perche di queUaìl numero, che la dinota e quattro , di quefia, tre. ey cefi la fesquialtera e mag* giove della fesquiterza, perche la fesquialtera e nominata dalla meta, ey la fesquiterza da un terzo ,eynei rotti quanto e maggiore il de-» nominatore del rotto,tanto e minore il rotto, ey quanto e minore il denominatore,tanto e maggiore il rotto , ey però un quarto e meno d'un terzo, perche quattro e maggiore, di tre.ey però una tripla fesquialtera e maggipre, che una tripla fesquiterza. ma una tripla fesquiterza e maggiore che una doppia fesquialfera.cy queflo non perla denomìnatione del rotto , ma per ragione del numero intiero. 7° No« è facile a dichiarire la utilità che ne uiene all'Architetto della cognitiqne delle fopra dette cofe, imperoehe infinite fono le occorrenze
di feruirfì più d'una, che d'un altra proportione, come nella diuifione de i corpi delle fabriche, negli Atrij, Tablini, Sale ? Lpggie, ey a • tre fianzi. mUefoprapartìenti proportioni fimilincnte quella è maggiore,che da numero maggiore è denominata, ey perche queflo t'intendi bene, io dico.
chela
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TERZO. S9
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che la proportione foprapdrtiente, è, qmnio il più contiene il meno una fiata, er più parti dìeffo, er quefto è Unto dal numero di efe bar*
ti, quanto dalla dcnominatione, er quanto dall'uno, er dall'altro Dal numero delle parti quando il più contiene il meno una fiata, er due parti di efjo dtcèjì fopra bipartente, fé tre fopra trtpartiente
cofi nel rejlo. ' Balla dcnominatione delle parti, quando il più contiene il meno una fiata, er le parti di quello che fono terzi dicefi fopra partiente le ter?
DaU'uno,ey dall'altro come fé dicesfìfoprabipartiente le terze. Dico adunque che fecondo la prima denominatione, che efprime quante parti del numero minore fono contenute nel maggiore s'intende lab
portione maggiore, perche li fecondale efprime quali fimo quelle parti del numero minore, è quella ifteffa come a dire lafoprao'tto bari' te le undecime, e maggiore, che la fopratriparttente le undecime , perche quejìa dal numero minore, che è il ternario, quella dall'otto h * più fi denomina effendo la feconda denominatone la iiteffa nell'una, er nell'altra, ; ' Qui a bifognerebbe la generatane, er le propietà di aafcuna proportione, er quel bello difcorfo, che fanno gli Aritmeticiprouando eh «
ogni difaguaglianzd nafce dall'agguagliai^, er che Vequalità è principio della difeguahtà, er che ogni di)egualità fi riduce aUdgualiartza ma lafaar bifogna cofi alte confiderationi à quelli che uogliono trouare il principio di tutte le cofe create, la unità trina di elfo eyia brodut* tione non di quejìe fabriche particolari, ma della uniuerfità del mondo, er dette cofei Parlaremo adunque del raccogliere, moltiplicare te- mare, er del partir-e le proportioni, ilche ciferuirà atti notori btfogm, perche Vitr. in molti luoghi aggiugne,fottragge ,'é ditiide Ùprobor tiom, come fi uedrà ancho nel prefente Libro al primo capo,al fecondo, er all'ultimo, cr nel quarto al terzo capo. Ben e nero che olirà la Simmetria, er proportione molte fiate fi riguarda d quello che richiede l'occhio perche alcune cofe fono che la gran-
dezza loro ricerca pm prejio una fatisfattwne della uiRa, che una ragione di mi fura. & " ' Et l'ufo (beffo dimanda altro, che proportione, come chiaramente in molti luoghi ci dmojlrd Vitruuio, ma chi confiderà bene tutto è irooarHn
ne,crconueneuolezZd. b ror"°- Hor al propofito per raccorre due proportioni infume bifogna prima trouare il denominatore della proportione prodotta daboi raccnoHe*, i
numeri poftì fiotto la iftejia prodotta proportione. ù 1/ primo fi fa à quefto modo, moltiplica il denominatore d'una proportione, nel denominatore deU altra, er cofi ne procederà il denominatore
della raccolta è prodotta proportione. Vfecondofìfa moltiplicando tra fé ì numeri antecedenti delle propofte proportioni,?? moltiplicando fimilmente tra fé i numeri confeguenti del*
le dette proportioni, auuertendo che que&a regola ci ferite nette propornomfimglianti, cioè quando amenduefono della maggiore difagua* glianza, o uero amendue della minor e,per che quando fuffe altrimetui,ci bifogna un'altra regola (come dirò qui fatto). Hor a ali ef empio ecco ^ la ragione che e tra nuouee tre, è tripla, er la ragione che è tra quattro e dua, è doppia. '
y ogho raccoglier infume una tripla, er una doppia, dico, che bifogna moltiplicare i denominatori di quelle proportioni uno nell'altro,adunque
fi moltiipkhera due che è denominatore della doppia, nel tre, che è denominatore della tripla, er ne riufciràjei, che fera denominatore detta |
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generata proportione, er pero da una tripla, er da una doppia ne nafce una fejtupla, tlche appare per li numeri moltiplicati d'amendue le
proportioni, perche moltiplicato noueper quattro, ne uien trentafei er tre per due ne uien fa. La doue trentafei rifletta à fei tiene prò* portione fefiupla. Voglio fimilmente nette fopraparticolari raccoglier due proportioni come lafefquiaìtera che è tra tre, e dua, er una fefquiterza che è tra tre è
quattro, moltiplico il denominatore della fefquiterzd, nel dominatore detta fefquialtera che e un mezzo in uno è un terzo, er ne nafce due the è denominatore della prodotta proportione, er pero da una fefquialtera, er d'una fefquiterza ne nafce una doppia. Ecco ne i numerigli effempi moltiplicagli antecedenti e primi numeri tm fé cioè tre in quattro fa dodici, ejfimilmente i confequentì dette dette
proportioni, che fon due, er tre, ne rifolteràfei, ma dodici àfei, è in doppia proportione. Quando adunque la confonanza muficaie detta Diapente fia in proportione fefquialtera, via Dìateffaron in fefquìterza,d'amendue raccolte
infieme ne rifoltera la Diapafon, che confifte m doppia proportione. |
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Similmente adduremo t'ejfempio nelle foprapartienti,uoglio aggiugnere la bipartente le terze, come cinque à tremila tripartiate le quarte come
fitte a cinque piglio il denominatore della bip.tr tiente le terze che e un e due terze, er lo moltiplico infume col denominatore della fopra tri* partiente le quarte che e un è tre quarti che fanno due er undeci duodecimi, da t quali nafce la doppia undeci partiente le duodecime. Adunque dalla bipirtiente le terze, er dalla trip ar nenie le quarte, ne rifolta la doppia undeci partiente le duodecime. Ecco multipli'cd cinque e
fette che fono gli primi numeri dette predette proportioni, ne rifolta trentacitique, moltiplica ancho i fecondi che fon tre, er quattro fan dodici, trentacinque adunque contiene dodici due fiate, er undeci duodecimi. Et cofi fi raccoglieno le proportioni quando amendue fono fimili. Ma quando fono disfimili cioè una detta maggior difaguaglianza,& l'altra del*
la minore, atthora quella proportione che è denominata dalla maggior quantità fi deue partire per Ultra ,fu adunque da comporre una fot* to doppia con una fefquialtera come un e due, con tre e due. tafottodoppia proportione, è, denominata dal due, come la doppia, er lafefquiaìtera è denominata dall'uno è mezzo , che è meno dalla doppia,
partifcafi adunque due per mie mezzo, ne rtfultera uno e un terzo, dalie propofte proportioni adunque ne uien la proportione fubfefquù *° terza, per cloche quella chef deue parttre,è della difàguaglianza minore, er la proportione che e nata, figuita in quella parte la brobortio- ne che ejjer deue partita. . r V *Zolcib'rm7l m C dm^rd tre \ iud" molt¥ic« i pròni numeri infume, che fono un'ey tre, ne nafeerà tre, chef deue notar di fotta, daboi
M dh r ÌH due ne r'f°lter* <lMttro, er tre à quattro, e, in proportione fubfefquiterza.
*tn comlone?ai° -^,C0WP°m Pm dl due proportioni infieme, componerai con la terzi quello, che rifolta delle due prime,er la compofla dì
D 11 T q-uurta •>*? cofi Per or<iine ' Per effempio fian queài numeri quattro, tre, due, tre, uno.
\l!ìT7lZlrirT?T dl <lMttro * tre> & é tn * due icom S'é dett0) nc mfceuna doPPiaMual P**ta per la feguente fefquialtera due 4
' ' ' W ™M rzp U(lual moltiplicata in una tripla, che ha tre ad uno, fa la quadrupla,che ha quattro aduno. \Z°J^ TJlnatrrìu * ^ P™?0"""" ddU maggior difguaglianZa infieme compojle Rigenera la proportione detta maggior difavua-, 6o
nor diZ JZZ rrT' '' ni^re,confeguentemente da due proportioni dellaminor difaguagltanZa,fi produce la proportione detta mi nor ai)dgu«gaanza,ey luna, e l altra e minor proportione. pori ione dehaaguaglianza con la proportione detta maggior eguaglianza produce la iftejfa proportione della maggior difaguaghanza er
fMoifieiJo rftoMentecon la proportione detta minor difagualianza per ilchefi uede che la proportione detta agu!glianza ml£caUmfe Ha,producelaragionedellaaguaghanza. Et quefto detto fia del componimento delle proportioni. "pucatomje uertire queuu, che ne i numeri se detto, che fi come il minor numero fi deue leuare dal magiare, er non il maggiore dal minore cofi ancho
^Pr°portio»ifieruaiimedefimo,chelam^^ Taf/ nqUeltTÌ°p0^
tZ: Tu mfflT )U ' Prm° me^te numera di quella proportione , che fi deue partire per il confeguente del par *
tiondfìr a HAU lrteCfnt£ ' Tn10/1?'11* ****>»« * ** "fr. & per la moltiplicativi del fecondo numero della propor*
mlgalr' mfaperl0Cmfeumt^^^'^^'^nafccdconiegmitik^ré^c^ìwftom^eoti^ col partire dei rotti |
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E l'è V effempio
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6a LIBRO
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L'esempio di quanto hauemo detto prima prenderemo nelle moltiplici. Poniam cafq, che uogliamo fottrare una doppia da una tripla, partire
adunque tre che e denominatpr della tnpla,per due chc,è,il denominator della doppia, fi farà uno e mezzo,dalquale fi denomina lafefquialte* ra, da quejlo partimmto adunque fi genera la fefquialtera. Siano quejli numeri in proportion tripla noue tre, gr in doppia quattro è due,
ÌAukiplica noue per due ne uien diciotto, er tre in quattro ne uien dodici, alqual numero diciotto e in proportione fefquialtera. Prenderemo
ancho l'esempio di fottrare dalla fopraparticqlare, come farebbe leuare unafefquiterza da una fefquialtera, parti adunque il denominato*
re della fefquialtera, che è uno è mezzo, per lo denominatore della fefquiterza,che è uno er un terzo,ne feguira uno e un'ottauo,dalla prò*
-pofta fottratione adunque ne refia una fefquiottaua, ne i numeri quepo p uede tre à due e in fefquialtera,quattro à tre in fefquiterza,mol-
tiplica tre per tre fa noue, quattro per due fa otto, ma noue ad otto, è, in proportione fefquiottaua.
Similmente neUe foprapartienti p darà lo ejfempio . Leuap una bipartiente le terze, da una tripartiente le quarte, partendo uno,è tre quar* %a
ti, per uno è due terzi, ne rifulta uno ® un decimo , dalche è denominata la proportione fefquiuigepma , laquale ancho ci farà data da i nu* meri ifiesp, come fette à quattro, cinque à tre, moltiplica fette per tre, ne uien uent'uno, er cinque per quattro ne uien uenti, er uinti uno, à, uenti, è iti proportione fefquiuigepma, la quale è quella proportione, che refta dal fottrare una bipartienti le terze da una tripartiente le quarte. Bai partire adunque la proportione della maggior difaguaglianza per la ragion,®1 proportione detta minor, ne nafeera la proportione del*
la maggior,menor dell'una, er dell'altra, ilfìmigliantegiudicar p deue dette proportioni dispmiglianti della difaguaglienza minore, perciò* che ne nafeera la proportione detta minor difaguaglianza, parimente menor dell'una er dell'altra, ma fé amendue le proportioni ferannno ò della maggior,ò detta minor difaguaglianza,® trafepmiglianti,cioefe la propojìa proportionep partirà perfeftejfa, ne rifoltera la ragione dell'aguaglianza. Et fé infomma una fera della maggiore difaguaglianza', er l'altra detta minore,p produra una proportione, che tenira più in quepa parte dalla ì0
proportione,chep deue partire, che da quella, che parte, ® fera quella, cheP ejprime per il numero maggiore. E tanto uoglio che dettopa dello accrefcere,fcemare, er partire delle proportioni, ilchefe nette fabriche, er negli edipei] uorremo ojferuare ,
non ha dubbio,, che noi nonfappiamo dar, er tuoregrandezza, er moderare quanto ci parerà in ogni occapone di componimento. Rc/ìd che noi portamo inanzi quello, che più importa, er è cofa mirabile per faper le comparationi, er dette pmiglianze dette proportioni, er
cigioueranette cofe ciuili,ne i difeorp detta mupea, ®ìn molte cofe, che tutto di ci uengono per le mani, er fono cofe prefe da Alchindo an- tiquo authore, delquale ce ne ha fatto copia il Keuerendispmo Vhilippo Archinto Legato difua Santità atti Signor Venetiani, benché in ejfo libretto ci pano molte cofe dette antedette, come fono le inpaferitte. La difpnitione della proportione, er altri principij che à me non graue- ra poner qui fatto fecondo l'ordine detto antedetto authore, per ejfer cofa d'importanza er breui. Sono adunque pofte prima quattro, dif* pnitioni,® fonoquepe. Proportione e habitudine mutua di due quantità fotto un'iftejfogenere. Infeconda è che quando di due quantità comprefe fotto uno ifiejfo genere una parte l'altra, quetto,che repa e la proportione della partita, atta }9
partitriee. La terza è, che la prodottane, ò la comppptione d'una proportione dall'altra ,nonè altro, che la denominatione ejfer prodotta dalle denotiti*
nationi. La quarta è, che l effer diuifa una proportione per un'altra, ò uero ejfer fottrata ,none altro, che quando la denominatione della proportione
da effer partita, è diuifa per la denomination di quella ehe diuide. Queftefoprapope dtffinitioni fono fiate da noi chiaramente efeofie di fo* pra, feguitano le propoptioni. La prima è, fé la denominatione detta proportione di qual ti piace di due eftremiferà moltiplicata nelfecondop produrà il primo, perche fé per
la feconda difpnitione partito il primo per il fecondo, ne nafee il denominatore, adunque moltiplicata la denominatione nel fecondo, ne na- fte iì primo. La feconda quando che tra due è interpolo un mezzo che habbia proportione con amendue la proporzione chehauera il primo al terzo feri ^
compopa dalle proportioni che ha il primo al mezzo-i®" il mezzo al terzo ® quepo ancho è noto. Sian tre termini due, quattro,doieci;® quello di mezzo habbia qualche proportione con gli eftremi, io dico che la proportione,che è tra il pri-
mo,® il terzo,e comporta dalla proportione,che è tra il primo,® il mezzano,® tra il mezzano, er il terzo, efiendo adunque tra due,®" dodici fepupla,dico che ella è compopa detta proportione, che ha due à quattro, er quattro a dodici, ecco il denominatore della proportione che e tra due è quattro, e due, adunque tra quefii è proportione doppia, er il denominatore detta proportione che è tra quattro e dodwi,e tre adunque tra questi ui cade proportione tripla ,pa adunque a due, b quattro, e. dodici.d. il denominatore tra due e quattro,è il denominatore tra b ey.c. ®f. il denominatore tra a er.e.perche adunque dalf.nel.c. pfa lo a,® dal e nel.c. p fa b. per la prima propoptione, Vo f. all'è, e come lo a al b. ® pero ejfendo il d, il denominatore tra l'a ® iib. egli fera il denominatore f all'è, adunque per la ifieffa prima proportione dal d in epfà l'o f. perche adunque la denominatione dello a al ce prodotta dalla denominatione del baie, ne fegue per la terza difpnitione che la proportione, che e tra lo a® il e. come tra due er dodici,che è lafepuplapa compopa dalla proportione che è tra l'a e'I b,cìoe tra due ^ e quattro che e la doppia, ® tra il b,® il.cxhe e tra quattro e dodici doue, e proportione tripla, adunque da una doppia, ® da una tripla ne nafee una fepupl'a, ®" quepo ancho di fopra e paio dichiarato. Seguita la terza propoptione di Alchindo. Siano quanti mezzi p uoglia io dico,che la propoptione che è tra gli epremi, e compopa dette pro-
portioni di tutti gli intermedi]. Sìa traa,®d due intermedi], b ciò dico che la proportione di a ad d.e compoPa delle proportioni,che fono tra a ® b.tra b er etra e ® d.ìm*
per oche per la precedente la proportione,che e tra a® d.e compaia dalla proportione che etrab.®d.®~ba d, ma la proportione che e tra b®"d.e fatta dalla proportione, che ètrab®1 c®-jcra.c.® d,per la ifleffa propoptione, ® però la proportione che ètraà®1 d.efat* ta da tutte le proportioni, che fono tra gli intermedi] ,®copp hauera à prouare quando fujfero più intermedi], er queùo ancho di fopra con ejjempi e Hato dichìarito, er la replica è fatta p per feguitar l'ordine di Alchindo, come per effercitia detta memoria in cofa di tanta importanza' 69 La quarta, è, che fé alcuna proportione è compopa di due proportioni, la fua corner fa e compopa delle corner fé. Sia la proportione detta
aalb compofta detta proportione del e old.® deTe al f. io dico, che la proportione del b aWa. fera compopa detta proportione del dal e.®" del fai e perchepan continuate le proportioni del cald,® del e all' f. tra g.h.K. di modo che ilg,pa allo h, come il cald,®- l'h al K. come le all'fio dico che Va al bfera compofia della proportione del g aWh, ®1 dett'h al K , er però per la feconda propoptione la proportione del a al bfera come la proportione del galK adunque all'incontro la proportione, del b alt a, fera come K alg ma la proportione del K alg per la iftejfa propoptione, fatta dalla proportione del Kalh,® del halg,mailKalh,é come l'falle.® l'h alg, ® come il d al e. adunque il b all'a fera corapo/ìo dalla proportione che è tra il d®-c® tre l'f, er l'è. hasp adunque l'intento ilché praticato ne i numeri, chiaramente fì uede. finitele difpmtioni,®' le propoptioni, che pone Alchindo, p uiene atte regole, lequalifono quepe.
Quando di fei quantità la proportione che è tra la prima, er la feconda e compopa detta proportione che ha la terza atta quarta, er la quinta ya
atta fepa, p fanno trecento, ® fefìantafpecie di compoptioni, di trentafei dettequalì folamente p potemo feruire, il recante e inutile, ®r quepo è manifepofe noi ponemo che la proportione traa®b fu compcpa della proportione che e tra e® d®trae er /• perche effendo i termini fei, p può intender la proportione di due qual p uoglia ejfer compoPadidue proportioni che pano trai quattro refianti termini, ilchefera dichiarito poterpfare per uia detta moltiplicano ne. Da quetlifei termini prouengona trenta frati] dipinti, dieci dallo a, otto dal b, fei dal e. quattro dal d. due dal e. ® niuno dal f. perche prima tutti
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_ T £ R Z O. 6l
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tutti fono jlaiiprefìtione del a. à gli altr
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'. Uqual cofe mdnifefte fono nella fott.ofcr.ittd tauola, ione fono cinque compdrtìmentì,nel pruno de i quali è la compara*
'itermini ,ey de gli altri termini ali'a. Kel fecondo è la comparatone del b. à gli altri, ey de gli altri al b.mlterzoè |
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la comparatone del enei quarto del d.nel quinto del e.à gii altri,et degli altri à quelli, perche fono di ciafcun di due termini duefpatij. come
dal a. al b. uno, er l'altro dal b. all'a. ey cofì degli altri, perche adunque eranfei termini, rimosfì due,chefiaceuano lofbatto compojìo, * rtfxmtiferanno quattro,de quali neferanno uentiquattro ordini,che fanno folamente dodici fyatij, ey perche qucjìo chiaramente s'intendi, |
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fun rimosfì quejìi termini a.eyb. che fanno la proportione di a.a
b. ey la conuerfa del b al 4. rejìeranno quattro termini ed.e.fi de i quali feranno uentiquattro ordini, il numero posìo fuori della tauola dimojìra due ordini, che fanno un fole interuallo, conte il numero quinario, che è pojìo dentro la tauola dinota, che quel- l'ordine a cui è prepoilo il decimo fettimo non compone jpatio di uerfo da quello, che compone il quinto, perche fi compone la ijtejja proportione di quella che è tra'l d,ey l'e.ey il e ey lo fidi* notata per lo decimo fettimo modo, cy di quella che è tra'l e ey lofiey tra'l d ey l'e.laqual pretende il quinto. Adunque per li numeri ejlrinfea fi dinota, che quejìi ordini quanto alla compoji tione dalle proporzioni fono geminati, ciò è il terzo decimo, il quartodecimo, il qumtodecimo , ey cofì feguitandò fin aluente* fimo quarto, ilqualc ancho ui s'include.La proportione adunque che è tra a. eyb, cyla fua conuerfa tra b.eya.fì può intendere chefìd compatta di dodici proportioni tra quattro termini ed.e. fi ey cofìciafcuva deùe predette. Adunque ejfendone trenta, che fi pajfono componer tutte le combinationi feranno trenta uolte dodici, che fanno trecento fe\]anta. Ma di tutte quejìe pojìo che la proportione cheé tra l'a ey db, comporta fu delle proportio ni che fono tra'l e el d.ey i'e el'f,fì dimojìnno che fola trenta fei fono utili , ma le altre non tenere ey ci potrà bajìare di ejpo* |
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conuerfa
b.c.d.e.f. a. d. a. d. d. |
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dritta
a.d.a.d.d. \ b.ed. e.fi | |
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IO
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Primo ordine dieci.
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dritta
b. b. b. b. e d. e. f. |
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conuerja
e d. e, f. b. b. b. b. |
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Secondo ordine otto.
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dritta
e. e. e. d. e.f |
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conuerja
d. e.f.
e. e. e.
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Terzo ordine fei.
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'O
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dritta
d. d. t.f. |
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conuerfa
e.f. d. d. |
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Quarto ordine quattro.
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neme quindeci nella tauola,ejfendcne quindeci di quelle conuer*
fé ,ey noi per la quarta propofìtime dmiojlrato hauemo ,che |
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ogni conuerfa proportione, fìfaiSe aonuerfe di quelle pfoportioni,deUe quali e cempofìa la principale.come fé la proportione,che è tra Xd
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? o
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e'i b.è compojìa dalle proportioni che fono tra'l c.e'l d.ey tra l'è ey lo fi.ancho la conuerfia,cioè la proportione,che è tra'l b,ey l'a, fera conipo
fid dalle proportioni del d al c,ey delf.alle cy però efboiìe quindeci di quelle J.e altre quindeci ci faranno palefì., Efboneremo adunque le quindeci poste nella tauola, deUequali none feranno di necesfìtà compoBe di
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due proportioni tra il rejìante di quattro termtni, male altre fei non di necesfìtà fì compongono,
ey quella, chefì compone per la tauola è manificftà, come è chiara ancho quella, che nonfì compo ne.Ogm proportione adunque che fi compone à due modifolamcntcfì compone,cioè dalla propor* tione del terzo al quarto, er del quinto al fello. cy fìmilmente dalla proportione del terzo alfe» {lo ,ey del quinto al quarto. Per ilche ejfendone none ccmpofle, fi fanno dieciotto compofìtioni, er altretante delle loro conuerfe. Trentafei adunque feranno i modi utili. Md quelle, che non fì ^compongono fono fei, ey le loro conuerfe fei,però dodici fono inutili. Tutti i modi adunque fì utili 4.0 come inutili fono quaranta otto. Soppojìo adunque il primo modo,cioè che la proportione che è tra l'a e'i b. ccmpoiìa fìa delle proporr tioni, che fono trai c.e'l d.ey tra lo e.et lof.lo dimojìrero ilfecondo.che è compojìo della ijìejja che è tra eey fiey tra e ey d.perche io ponero tra e ey fi d. eye.ey la proportione tra e ey fi feri compojta delie proportioni,chefono trac.cy d,ey tra deye.eytraeeyfiper il che nefcguirà,che le proportioni che fono tra ceyf.ey traeeyd. feranno compofte delle proportioni, che fono tra eey d.tra d ey e.ey tra e eyfiey tra e ey d.Md le proportioni che fono tra e ey d. trd d.ey e. ey trd e ey d.compongono quella proportione che étracey d,per la terza propofìtionc poftì d eye. tra e ey d.adunque e a d,ey e ad fi, fono peonie e a d.ey e adf.ma la proportione,che ètraaey b, è comporli delle proportioni,che fono tra c.ey d.ey tra e eyfi Adunque ancho la proportione tra & a ey b.ferì compojìa delle proportioni che fono tra c.eyfi.et trd e et i. che fono le pojte nella con* clufìone.ìl terzo modo,è che ancho la proportione tra a et e, fiera comvojìa della proportione di b. a d, et di c.adf. \l ehe è manijtfto, perche pojìo b.tra a. ey eia proportione che è tra a eye feri compojìa da quella, che è tra l'aeyb,eytrabcy ema la proportione che ètraaey b.fì compo* ne,daceyd. ey daeey fi fecondo il fuppofìto adunque aa ce fatta di bey e di e ey d.ey di e et fi ma b a.eey ea.d.compongono la b.d.d.trappojìo il e tra b.eye. Adunque la proportione che è tra a. ey ce compojìa di b. ey d. ey di e.ey fi. il quarto modo fi come il fecondo modo dal primo, cofì il quarto prociede dal terzo pojìi tra b.eyfi communemente d.ey e. ey cofì tutti i modi pari, con ì lor difbari fì collegano, perfehifare il repeter quella iftefìa ma. il |
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quinto modo.Componefì ancho a.ad e.di b.adfiey di ea d.perche pojìo b. tra a.ey e.fì fa l'argo*
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mento del terzo, perche lo a. all'è, è compojìo dello a.al b. ey del b all'è, ma lo aalb.c compojìo
VF U • deUoeaUf.eydelcald. perche cofì s'è prefuppojìo. Adunque lo adi e, fì compone del b all'edere mfi ey del e al d.md il b aU'e.ey l'è.all'f.compongono il b. all'f.trappojio l'è trai b ey lofi la proportione adunque traaey e è compojìa del*
le proportioni tra b.eyfi.è tra ceyd.llfefìo moìofì caua dal quinto per l'argomento del fecondo trappojìofi ey etra beyd. ìlfettimo.eglifì labilmente la proportione del b.al d. delle proportioni dett'a al e ey delfiaWe. perche ejjendo compofto l'a al b.del e al d.ey delì'e alfi.nefe* guira per la quarta prop0fìtione, cfee \A proportione tra'l b. ey la.fer'a compojìa dideyeey di fiey e.pojìo adunque a trd b ey d.ld proporr tion, che e trd beyd. fera fatta dib ey a ,ey di a ,ey d. Mab ey a.è compojìo dideyc,cy di fiey e. Adunque la proportione di b.a.d.ferì compojìa di tre proportioni,cioè dia.a.d.di d.a.e ey di fi. ad e.Ma ld a.al.d,ey la d al ecompògono, quella che ètraaey ctrapposlo d.tra a. ere. Adunque la proportione di b a d.ferà compojìa delle proportioni di a.a.eey di fidi e.il che era il propofeo. L'ottauo moiofi come prefup* pojìo il primo fi caua il fecondo mode, cofì per lo ijìefìo argomento fì caua l'ottauo da ifuppojii, ey prouati ne 1 precedenti, trappolo e. ey 7» /. tra 1 trf 0 il HiWinmruin Qn,;h.___i_i . ' ".. . . /■ r \r..j.j.n . ..__._• jAT*AP„ -™ JJJ .1 ____!--/- .J . J.__»,i..IL
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^^^_^^^_^^^^^ Al 'fiey lofi aWe.cdpongonol m . .
ma con l'argomento del fecondo procede dalle cofe prouate nel precedente, trappojìo e ey d.tra a ey e L'uniecimo. eghfì capone anello la e,al
d.ialla aalb.ey ialldf.al e perche per la terza la aalc.fì compone della b.al d. ey della e alUfieglifì còponerà la e alla d. id i. di b. ey ialfi «Ila e. podo dunque atracey d, farà la e al i.compojta dalla a. al d. della d, al b. ey dalla fai exmlaa al d.ey la dal b.compongono la a al b. ' r £ iii Adunque
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6% LIBRO
Adunque la e ali, e compatta dalla a al b,er dalla falla e. il duodecimo moiojì caua dall'-'argomento difbpra trappolo, b.erfi trd td a,'ere.
il terzodecimo fimilmente e,chela proportione tra c.erfi. feri compofta delle proportioni tra a erb.ertrad. ere. pofìo d.ere. trac, C f. fera compojìa Uc er kf.dalla e al d. della d al e.e? detta e alla f. malacaid,er Uè atta f. compongono la adi b. adunque la e al f. e compaia delia àalb.er della d. alla e. lì quartodecimo fi caua dal precedente ,fìcome il fecondo dal primo trappolai, er d, tra la a er la e Al quintodecimo è che ambo laderlae è compojìa della b.allaa.er detta e alf perche pojìo c.erfi.tra dere.lad alla e fera compojìa éatla d. al e. dalla e allaf. e? dalla fatta e. ma la d. al certa f. alla e.compongono la b alla a. perche le conuerfe compongono U a al b. per la foppojìtione adunque la d alla e. è compatta detta b. atta a. er dalla e alf. il decimofetto modo, con l'argomento del fecondo, e dedutto dal pre cedente trappallo aere tra b erf il decimofettimo modo e che la e. er la f. fi compone detta aalb.er dalla d al e per ciocie per la conuerfa del quinto modo, la e atta affa della f. al b. er detta d al e. il rèjìojì ordina, come sé fatto netta prima deduttione del modo undecimo.ll De* cimo ottano modo con l'argomento del fecondo fi caua dal precedente berd. trappofìi tra a. ere Seguitarebbe che io dimojìrasfi, che ì medi , 0 ■utili non fono compofiide ^lialtri, er cheglj inutili non fono compofli. Ma quefìo per bora uoglio chef prefupponga per non ejfer più te* diofo.Bdjìimihauer difiopra dato alquanto diluce atte cofe dette da Alcbindo,er qui fatto cauarne una notabile propofìtione, chene contte* m'dieafiette bettisfime, er utili*fune da ejfer da ogni forte di perfone jiudiofe efferatate, er fono quejìejequali ci ferirne àrittrouare qua* lunmt numero di quelli fei, che cifijfe ignoto. Se la proportione che è trai primo er il fecondo è compojìa delle proportioni che fono tra ti terzo, et quarto, er tra il qninto elfietto, la ijiejfa fera compojìa dalle propcrtwni,che fono tra il terzo, elfi-fio, er trai quinto el quar to.Ecconeinumeriun,dua,tre,quattro,fieinoue,i z t 4 6 9. Balla fubfefqmterzd che ètra tre, e quattro, er dalla fiubfiefqualtera che è tra fei, er noue, ne nafce la fiotto doppia,cbc è tra un er due,io dico che la ijiejfa fotta doppia naficerà dalle proportioni, che fono tra il terzo, er ilfetto. cioè tra tre e noue, doue è la proportion fottotripla, er dalla proportione che è trai quinto il quarto,che èfieier quattro, doue è la proportion fefiqualtera, perche da una fottotripla , er da una fefiquaUera nafce una fiotto doppia, come è tra uno e dna. Sìmìlmen* te, fiela proportione del primo al terzo, fiera compojìa dette proportioni del fecondo al quarto, er dal quinto al fiejlo, come la proportione ì0 dett'un altre, che è fiotto tripla, e compojìa delle proportioni del due al quattro, che è fiotto doppia, er delfici al noue, che è fotto fefiqualtera. ha ittelfd ne naficerà dalle proportioni del fecondo alfejìo, cioè dal due al noue,che è fiotto quadrupla fefiqualtera, er dal quinto al quarto, cioè dal fei al Quattro, che è in proportione fefiqualtera, perche da una fiotto quadrupla fiefqualtera.e dd una fefiqualtera, ne nafce una fiotto tripla, parimente fé la proportione del primo al quinto,cioè del uno di fei. doue è proportione fatto fieficupla, fiera fatta delle proportione del fecondo difetto ; che è del due al noue,doue è proportione fiotto quadrupla fifiquialtera, er del terzo al quarto, che fon tre e quattro, doue cade pro- portione fubfefquiterza,la ijiejfa uenirà, er del fecondo al quarto,cbc è tra due e (quattro,doue cade proportione fiotto doppia, er dal terzo . alfietto,come dd tre 4 noue,doue cade proportione fiottotripla,perche ne naficerà una fiottofieficupla cojì ancho fé la proportione del fecondo al
quarto che è proportione fotiodoppia,come da un à quattro,nafcerà dalla proportion del primo al terzo, come è tra uno e tre, 'doue cade prò* portione fottotripla,et dalla proportione delfiejìo al quinto,come è da noue àfiei,doue cade proportion fiefquialtera,per che da una fiottotripla, et da una fiefiquialtera ne nafce una fiott adoppia, la ittejfa proportione naficerà dal primo al qidnto,che è da un al fei doue cade proportione fiotto ,0 fefcupla,er dal fetta al terzo come dd noue à tre,doue cade proportione tripla,penhe da una fiottofefcupla,er da und tripla ne nafce unafiotto= doppii,come è da due à qtuttro,coft anchoje la proportione che ha itfiecodo alfiejìo,come è trd due,et noue,doue cade proportion fiotto quadru- pla fefiauialtera, nafce dalla proportione del primo al quinto,come da un àfei,doue è proportione fiottofieficupla ,er da quarto al terzo come da quattro è tre, doue è proportione fiefiquiterza. la ijleffd proportione fiotto quadrupla fefquialtera naficerà dalla proportione del primo • al terzo, cioè del un al tre, doue è proportione fiotto tripla, er dal quarto al quinto, come da quattro è fei, doue è proportion fiotto fiefiquialie ra, perche da una fiotto tripla, er da una fiottofiefiquialtera ne nafice una fiotto quadrupla fiefiquialtera. Similmente fie la proportion del terzo al quarto cornee da tre à quattro doue cade proportione fiotto fiefiquiterza, naficerà dalla proportione del
primo al ficcando, come da uno à due, doue cade proportione fiotto doppia er dal terzo al quinto, come da noue àfiei, doue cade proportione fiefiquialtera, la ittejfa proportione naficerà dalla proportione, che è tra il primo, er il quinto, che è unoerfiei, doue cade proportione fot* tofieficupla ,erdelfiejìo al fiecond,ocome da noue à due, doue cade proportione quadrupla fiefiquialtera, perche da una fiotto fieficupla, er ,9 da una quadrupla fie fiquialtera ne nafice una fiotto fiefiquiterza. Oltra di quejìo,fie la proportione che è trai terzo e il fiejlo, che è fiottotripla come da tre a noue, nafice dalla proportione nel primo al ficcando
comedauno a due, che [ottodeppia , er dal quarto al quinto, che è fiottofiefiquialtera come tra quattro e fiei , la iftefja naficerà dal pri* mo al quinto , come da un a fiei doue cade la fiottofcupla, er dal quarto al fecondo come da quattro à due, doue cadela fiottodoppia, perche da una fiotto doppia, er da una fiotto fiefiquiterza ne nafce la fottotripla. Di nono fie la proportione del quarto al quinto cioè del quattro tifici doue cade la fiottofiefiquialtera, e compojìa del fecondo al primo cioè dal due, er uno doue cadi la doppia, er del terzo al fiejlo, come del tre al noue , doue cade la fiotto tripla, la ittejfa, fiotto fiefiquialtera naficerà dalla proportione del fecondo alfiefto, er del terzo al primo. iemalmente fie la proportione, che è del quinto al fiejlo, come è trafiei,CT noue doue cade la fiottofiefiquialtera, naficerà dalle proportioni del pri-
mo al fecondo come da un à due doue cade la fiottodoppia, er dal quarto, al terzo doue cade lajefiquìterza, la ijiejfa naficerà ,da quella, che e dal primo al terzo, che e la fiottotripla, come da un à tre, er da quella, che è dal quarto al fecondo, che è la doppia, come dal quattro al due, ^ 0 Cr tanto fu detto delle proportioni, er dette loro comparatone, er rifletti Jequal co fie diligali emente e fiammate, ejfer-citate ,er manda* 11 e i memoria, er applicate alle ficientie, er atte pratiche faranno parere gli huommi miracolojì. Uà tempo è che ascoltiamo Yit. |
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CAP. I. CHE LA RAGIONE DELLE MISVRE
DA GLI ANTICHI PIGLIATA DALLE |
E STATA
MISV* |
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RE DEL CORPO HVMANO.
A Coinpofitione de i tempi fi fa di corrifpondenza di mìfure J la cui ragione efler deue con foinma <y<>
diligenza degli Architetti conofeiuta.
La fiamma di tutto quello , che dice Vit. cerca lefabriche pertinenti alla religione, è che prima fi dimojlrd la necesfuì di conofeer la forza delle mìfiure, dapoifì dichiara donde è ttata prefa la ragiome delle mifiure, er perche prima fi co- mincia à trattare detta compoptione dei Tempi confiecrati atti Dei, er in quetto trattamento fi confiderà prima tutto quello, che atto affetto nojiro da diuerfie figure, er forme di Tempi fi rapprefienta di fuori, er da lontano, er in quejU parte fi tratta di cinque maniere di Tempi con le ragioni di ciaficuna, er fi dichiara il modo di fondare ,Vornamento delle colonne, de gli drchitntui,deì capitelli, dei coperti , er d'altre cofe pertinenti à quello, che di fuori fi ttede, come fiono gradi, poggi, fifoni, picdejhl li,rajlremamcnti ,gonfiature , aggiunte, ficanellature ,©" fmil cofefecondo i generi delle fiabriche,paf a poi alle parti di dentro , erdijìitt tamente ragiona delle mìfiure, lunghezze, larghezze , er altezze de i Tempi, delle celle, degli Antitempì, de gli altari, delle porte , er di tutti gli ornamenti, che conuengono alle predette parti, la onde niente ci laficia al defìderio nottro, conchiudendo come ho detto, nel ter- 70 zo, er nel quarto libro tutta la materia prefente. Dice adunque Yitru. che per edificar i tempi bifiogna conofeer la forza delle mìfiure , er qusjìa douer effer dagli Architetti con fiamma diligenza tenuta, erapprefia. T>i quejìo la ragione e in pronto, perche fie bene ogmfiabrìca ejjer deue con ragione compartita ,ermìfiurata ,nientedimeno confederando noi quanto la diuinità eccede la bumanità, meritamente douemo quanto fi può di bello ,er di raro fiempre mai operare per honore , er oliera mnza delle diuiue cofie, er perche diuina eofia e in terra l'hwnana mente j però quella con ogni filuiio ejfercitar douemo, accioche boncramo> iDei,cbs Dei neramente fono ì neri amici di Dio. Ottìm.4
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V
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E H Z O.
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^!"5 fQ.'4 e-hcuamcnte deWhtcnio U ragione, trqtiefia ecceMìntcmente fi dimcslra nelle pr operimi, ty p^ro /e V/.'r. ?;rf teò rfcr la ratiere
■ corr{fpo-ndenza delle mifure con grandisfima diligenza effer deue dagli A rchitetti apprefa, egli ha detto co/a ragionevole,bonella,& de Ma atìadtuìmtày^y fé cofa mortale può a baftanza boiler are la immortaiità,direi anchora io che le pm pretiofe ,ey care cofe effer douriano ^oggetto alle proportionate fabriche de i facri luoghi, accìoehe, .er conia forma, er con la materia fi honerafie quanto più jì petefie ogni <-oja^de\ cielo.. Neceffarìaè adunque la cognitionc delia Smmetria,& aceioche egli fi fappia doue ella nafee , infognacelo Vitr. dicendo. Vu eira h piglia dallaproportione, ( ey dice,) checofa eproportione, in quello modo, roportioae è conuenienza di m oduli, & di mifura jn ogni .opera, fi della rata parte de i membri, come dei tutto, dalla- qua! procede la ragione delle Simmetrie. Wauemo noi di fopra diffinita la proporzione fecondo la commtmanza,cruniuerfalità di quel nome, bora Vitr. applica lo ijiefjo uocabuh.&U a pratica deda Architettura, dicendo, che la Proportione èunaconfonanz^e rifpondenza delle mifure delie parti tra feftejfe , er col tutto l0 ■5 * °F® act>e Jl'fa,$y quefta confonanza egli chiama commodulatione *, perctoche modulo e detta quella mifura, che f prendi da prima
con.aqaale, ry kparti,,ey il tutto fimifura, .ey però proportione nelle fabrkhe altro non èyche.comparationede moduli, ey dimifure in q ic io, in che conuengono, ò le parti tnfieme delie fabriche, ò il tutto unitamente con le partì. V..C/ opeujo io ,xhe di già fa manijtfbo,; però dice Vitr. femendo ci dbnejlra da quale efi'empio Ai naiurd, e fata pigliata la ragiene delle mijure, ey dice. non può fahrica alcuna fenza mifura, & proportione haucr ragione di componimento, fé prima non ballerà
petto, <k contìderatione fopra la nera, .& certa ragionede i membri dell'huomo benfigurato. •a uramaeUraceinfegna',comehauemoàreggerfinel!emifure,ey nelle proportionì delle fabriche ài Dei coti/cerate, bv.peroche non dà a reeaa uuoleche impariamo le ragioni delle Simmetrie, che ne i Tempi ufar douemo, che dal Sacro Tempio fatto, ad imagìnc,.ey fmìglian Z '^o, eoe e ìhuomo,nella cui compofitione tutte le altre' meramgiie di natura contenute fono, cy però con bello auuedmiento tolfcroglt sos antichi ogni ragione del mi furare dalle parti del corpo humano, doue con Ragione Vtt. ha detto niuna opera poter hauer di compimento ragione, fe prima nonhawrà riguardo a&a Simmetria deUe membra humane, <y accìoehe fi conofea in che modo filano Hate pigliate le mifu- re del corpo humano, egli ci dune-fra partitamene*, ogni ragione di ego ey dice. 4 ercJie la natura rn tal modo ha compofto il corpo dcirhuomo, che la faccia dal capo dal mento alla fornmità della ti onte & a he balierradici dei capelli fuffe la decima parte, & tanto ancho filile la palma della mano dalla giuntura tìe nodo alla cima del duo di mezzo, il capo dal mento alla fommka della tefta lottami parte, & tanto ancho dal- ie baite cernici. r VT"nKnfì7ic^7alia 'ntrKt'Cne dl VÌtK parminecejfario dichiarire Imamente alcune cefi pertinenti alla ùrefente cenfideraticne. Di tre ma*
. '. l Cc cJ'cr '" Wlf<ri. Primieramente quando una cofa è più perfetta che le altre fatto un iReffo genere, quella fi dice mifura dì perfet* x>ne,mpejto modo limonio fa tutti gli animali .effendo il pui per fetta fi pMc dir, efkr la mifura di tutti gli ammali. Chìamafipci mifura ja t. ®> . S^anZa, quando la mifura contiene la cofa mifurata, ey niente piuyey niente meno, coni e un concio di jni,o , fi chiama mifura di o, in pie mifura : quella quantità notfiiniamo ,cheprefa più fiate mifura ti tutto, cefi duerno la canna mifura.? il panno-.dt quefta nei par* no., queitae quella ,-che dalia mi fura della perftttìone, che è l'htwmo tra gli animali è fiata prefa dagli antichi, onde mifurare altro non è e far mani/eilauna quantità prima non tono feruta con una quantità, che è piti cèrta .1 noi, O" pero con ragione dalle partì deUhuomo Qa ù{0tn0?fh lemifure4sìie ™>fe,<? è ragionevole, che dalla tefta fi prenda la mifura del tutto , efiendo in quella poflo il valore, di tutti ì jjn intenti humani, come cofa più nobiie,e principale, ey più manifefta. Vitr. uucle che Materno fiadi.diea teficjc per telìa egli s'intende m,1t0 d "«fciwento de i capelli, ey uuole ancho che fia di otto tefte, fe per tefta egli s'intende lo ffiacio che è dal mento alla fomtttiti del capo io eff onerò lafua intmwrie lafciando il diffnire le controuerfie delle mifure del corpo humano à Pittori, e Scultori. JUada foinnutà del petto alle radici de i capiili k fella parte,alla fommità delia tefta la quarta, dal fine del mento al fine delle narici e la terza parte dell'altezza di tutta la faccia,& tanto elungo ilnafo tutto infinoal mezzo del fopra- 40 clglio, & tanto ancho da quello fino alle radici de i capelli, doue fi fa la fronte, ma il piede e la fella parte dell'altez- za del corpo, il cubito la quarta, il petto ancho la quarta,Se in qu elio modo ancho gii altri membri hanno le loro |
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comi
de |
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erucnti, & proportionate mifure lequali ancho da gli antichi Pittori, & Statuari fono Hate tifate, & però eraii*
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> & infinite lode riportato hanno,
c®*lt*Vltr- * darci le mifure del corpo humano detie quali copìofamenteneha parlato il buon Alberto Durerò nel fuo libro della Simmetria- ^ . 7Uomo- Gli antichi facemno i corpigrandi, le tefte alquanto picciole, ey lafueltezza era pofta nella lunghezza della cofeìa, parlo bora corpi perfetti, imperoche altra mifura conuiencà putti altra à corpi grusfi, altra ad alcuni afciuttijìmilmentc gli antichi kando nelle , L ,e conUen-entì amauano la lunghezza, ey Ufottigtiezza d'alcune parti parendo loro di dar nonfo che più di leggiadro aWoperei & pt* L i Lnc aa"dr "(fetta, che è la piegatura della inane jnfino alia fornmità del dito di mezo uoleuano che tanto fuffe dal mento alia foimmtà del ' 'uanto pia lunghe, d filandro auuerttfce,(y beiu;cbenon può 50
ndo Vitr. dice, che'l cubito fia la quarta parte, egli 'intenda non fornmità del dito mezzano. „0 mi . o-v.........—,-.............,........,......to più, ma noi altroue ci rijftruamo non effendo queRo il proph tuo
qùefttparol mT^r^Ì9Wr9^ktitfA^ne^cmhÌM}lo*cbe^ queflo propofìto fi legge nel libro della fottìlità , doue fono
■piede LaOf^ddfC0''"P°^ma"0 perfetto. La faccia è k decima di tuttala longhezz* del nafeìmento dei capelli al? cfìremo del pollice del
Pedina t> td' ^'"'^ ™ trsfarti' egualijluna fi da dalla radice de ì capelli alla fornmità del tufo, l'altra e la lunghezza del nafo, che è la tri p/ ei dP* h*^ 'icor£0' La terZ^è dal fine del nafo al mento.La lunghezza della bocca è eguale alla lunghezza dell'occhio',<y la luna l i/V/)--"* '°' ^ ^Uant0 '° /i"^0 A<x Cocchio all'altro, di modo che in tre parti fi diuida lofpacio , che è da un'angulo dell'occhio allo ai% Tri' Cl' ■ ' °' Cp°e . °CCÌ,Ì ' °~ lofifcio de e tra quelli, ©* tutto quefto, e doppio alla lunghezza del nafo , di maniera che la lunghezza 60 t occ no ,jy apritura della bocca fia doppia alla nona parte della lunghezza della faccia, er per quefto ancho adiuiene che la lunghezza ««M"^J/^«M'^^«V«f«r4^fl^oo:<i, er alla lunghezza dell'occhio ,laqual lunghezza del nafo effendo tripla allo jhacio che è cui riajp aia becca ne,egue, che quefto fpacio fera la materia deWapntura della bocca, ey della lunghezza dell'occhio il circuito della bocca cappio dlalunghezza del nafo e triplo all'aprttura. Adunque tutta la lunghezza della faccia , è fefquialtera alamaro della bocca er allo jfacio, che e dallo anguh efteriore d'un occhio all'anelo efteriore dell'altro, percioche quefto ffiacio, è tanto quanto è il circuito della boc* » della narice e la mar
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bafio del nafo parti
- -, - «...^w. «-•■-««.«« ,-< ..c/ei, aaue radia de capelli al najo parte Jet, dal mento al fotte nafo parti jei,la lunghezza della bocca par "quattro,la rotondità della bocca partidodici. nana cmd dena tefta alfine didietro parte uenti quattro, dalla fornmità del petto alle fom- 7o »« radia de i captili parti trentamila forcella fopra il petto alla ama de'da tetta parti trenta feì, il circuito dell'orecchia parti dodeci, la luti* ?MZZ4 dell'occhio parti quattro, la diftanza tra un'occhio, er l'altroparti quattro, dd fiotto nafo alla bocca, parti duo, dalla bocca al mai* -° Pani quattro, il foro del nafo parte una, l'ambito della front.- dì fopra parti diciatto, dalla gitmtuta della mano alla fornmità del dito di mez ^° '<« palma partì diaotto, dal mento alla fornmità della tefta parti uentiquattro , il piede partì uenti," il cubito pam trenta, ti petto parti ' c^a. Tutto ilcorpo parti cento e ottanta. Sono ancho 1 inafehi delle tempie proportionali alla lunghezza della faccia, ey le orecchie ai laJ°.s conte affertilito hauemo. Similmente dal nodo della mano alla fornmità del dito mezzano, e U decima di tutto il corpo, dal mento alla, E un fommiti
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g4 LIBRO
fommìtà detta tcfla ,ò dalla fotnmità «tetti tcfia al collo è il doppio di quello fpatio, che è da unyangulo dell'occhio aWanguh de® altro, intendo
de gli mgulì cfienori. Dalia forcella fuperiore del petto alle radici de i capelli, er alfine della fronte, quanto è il cubito, ouer la larghezza del petto, cioèy lafefta parte éUa lunghezza di tutto il corpo, la lunghezza del piede è la nona parte della ìjicjja lunghezza • 'Dalla forcella di [opra del petto aUa cuna Ma tetta e la quinta parte di tutti la lunghezza , er il doppio della faccia, er cojì apprefjo vit. non può Rare fa ragione, che la differenza della ottaud , er delia-decima parte aggiunta atta fetta empia la quarta del tutto. Ma allargate le mani fi rende 4 punto Faltezza di tutto il corpo, O' allargate le mani, er i piedi, il HÌlico fi farà nel mezzo, di modo, che dalla prima figura il quadrato dèh fecondo fi farà il àr cólo,amendue figure nel fuo genere perfettisfìme luna di dritta,^ la linea di torte linee mnpofìa,& queflo è qucU lo, che qui fatto dice vitr. Simigliati temente le membra de ì Sacri Tempi hauer deono in ciafeuna parte alla fomma uniuerfale di tutta la gran-
dezza conuenientisfìmcrifpondenze di mifure. AppreiTo di quello naturalmente il mezzo centro del corpo'e il to Bilico , imperoche fé limonio flefo, & lupino allargherà le mani, Sci piedi, & una punta della fella fera pofia nei Bilico di qnello, girando attorno le dita delle mani, & de i piedi ferano dalla linea, che fi gira toccati.Et fi come la ri- tonda figura fi forma nel corpo fiumano, cofi ancho fi troua la quadrata. Imperoche fé dalle baile piante alia fonimi ti del capo fera mifurato il corpo dell'lmomo , & quella mi futa fera poi comparata alle mani delire, & allargate, tra uerasfi la ideila larghezza, come è l'altezza à guifa de i piani à fquadra riquadrati. moti folatnente le mifure dell'opere fatte dagli huominifono fiate prefe dalle mifure delle opere fatte dalla natura, ma le figure più perfette an*
ebora come è la rifonda,?? la quadrata giufia, come apertamente ci dimojìra Vitr. er le figure fatte daglialtri, hora mole ancho egli dima* tirare, che le mifure dette hanno tra fé rifpondenza per uia de numeri,?? dice. Se adunque la natura in quello modo ha il corpo delf huomo conipoflo, che i membri alla perfetta loro figuratione
proportióncuolmenterifpondino,con ragione pare, che gli antichi riabbiano conftituito, che in tutte le perfet- io tioni delle opere ui riabbia e (Ter diligente mifura , & proportione di ciafenn membro à tutta la figura , & però po- nendo quelli in tutte l'opere gli ordini, quello nei facri Tempi doueleÌodi,& ibiafimi delie opere eternamente Hanno, fopra tutte le cofe oileruarono. fin qui ha conchiufo Vitr. la firn intentione ; hora dunojìra da che fono fiate prefe non le mifure, ma le ragioni delle mifure, er propone pri-
ma , quello che egli prouerà poi. Similmente gli antichi raccolfero da i membri del corpo le ragioni delle mifure, che in tutte l'opere pareno e ilei- nceef*
farie come il Dito, il Palmo, il Piede, il Cubito, oc quelle difiribuireno nel numero perfetto, che dai Greci Te» lionèdetto. Cofa perfetta è quella, à cui nulla manca, er niente fé le può aggiugnere^O" che di tutte fue parti è compofia, ne altro le foprauanza , per que-
lla ragione il mondo è perfètto affolutamente; er moke altre cofe nel loro genere. Ma uediamo noi con che ragione fi chiamino i numeri per* jo fetti, er quali fieno. Perfetto numero da gli antichi fu pollo il dieci, imperoche dalle mani fi caua il numero clenario delle dita , dalie dita il
Palmo, & dal Palmo il piede, & fi come nell'una & nell'altra mano dalle dita naturalmente il dieci è proceduto, cofi piacque i Platone quel numero per quello effer perfetto, perche dalle riniti^ che Monades grecamente fi chia* mano,è ernoito il dieci, che è la prima croce, ilqual poi che è fatto un dieci, onero dodici, non può effer perfetto, fin che non uiene all'altro incrocciamento, & la ragione è perche egli fopraauanza, perche l'unità fono particelle di quel numero. Detto hauemo dtfopra, che parte neramente è quella, che prefa quante fiate jì può compone il tutto fenzà più, dal che nafce la intelligenza
di quello che fi dirà. Dico adunque che alcuni numeri rifletto alle parti loro, dellequali compatti fono ,fi poffono chiamar diminuti, e pò* ueri, altri fuperfìui, CT ricchi, er altri neramente' fofficienti, er perfetti. 4o La onde pouerifono quelli, le parti de quali infieme raccolte non aggiugnom alla fomma del tutto. Ecco otto è numero diminuto, perche l'uno,
il due, il quattro, che fono parti di effo raccolte infieme fan fette, er non la fomma di otto. Kicchifono quelli, le parti de i quali accozzate infieme foprauanzano la fomma del tutto, come dodici, e numero fuperfluo, perche l'uno, il due, il tre, il quattro, er ilfei, che fono parti di effo raccolte infieme pajfano la fomma del tutto, cr fon fediti. Perfetti fono que numeri, le parti intiere de i quali con h lor fomma fanno, er reniem precifamente il tutto, comefeì, er uentiotto, ecco un, e
due, e tre, che fono parti delfici raccozzate infieme fanno fei à punto; imo, dna, quattro, fette, zj quattordici fono parte del uentiotto, CT fommate infieme fanno precifimiente uentiotto. $àa poi che noifiamo condotti à ragionar de numeri perfetti diremo la loro generatane, C" alcune loro propietà, er per questo fare propo*
neremo alcune diffinitioni. Sono adunque alcuni numeri detti parimente pari, qt fono quelli, che effevÀo pare la fomma loro, fi dhtiiono femprefino alla unità in numero pare, come farebbe feffantaquattro, che e pare ,fi parte in trenta due, cr quefio mfeiia, cr fediti in otto, ^0 er orfo in quattroxy quattro in due, che fono tutti pari, er due finalmente fi rifolue nell'unite, fono anche alcuni numeri, che fi chiamano primi, er incompatti, i quali fono queUi,che dalla fola unità fono numerati, C3" non hanno altro nuraero,che interamente gli parta, come tre, cinque, fette, undici, C altri fwnli.La'gemratione adunque de i numeri perfetti fi fa ponendo per ordine i parimenti pari, er fommàrgli infieme, er abbaitendofi in una fomma di numero, che moltiplicata per quello che è ultimo nell'accozzamento, fi fa il numero perfetto,pur che il numero dello accozzamento fìa primo, er incompoflo, altramente non riufeirebbe il numero perfetto, ecco uno, er due fa tre,efjer,do adunque tre numero primo, er incompatto, eglifi moltiplica per due, che era l'ultimo nello accozzamento, er duefia tre fan fei, ecco che fei nella decina, è numero perfetto. Seguita l'altro in quetto modo uno,ey due, fan tre, er quattro fan fette, fimilmente fette è numero primo, CT incompojto, quefio fi moltiplica per quattro, che è il numero ultimo nello accozzamento, er fa uentiotto, er quefio è numero perfetto nel cento. Seguita un due,quattro,otto,fan quindeci,ma quindeci non è numero prmio,& incompatto,perche è mifurato altra la unità,anche da altri numeri come da tre, e1" da cinque, però fi paffa all'altro parimente pare, che èfedici, quefii aggiunto al quindeci fa trent'uno,cr per $q che trent'uno è numero primo, er incompoflo fero egli fi moltiplica perfedici, che è l'ultimo nello accozzamento, er queRo che ne uiene per la moltiplictttione del fediti, er del trent'uno, è numero perfetto nel mille, crè quefio quattrocento, er nomntafei, con la ifiefia ragia* ne neldiecimila è perfètto l'attornila cento e uenti otto.Karifono i perfètti numeri,rare fono l'altre cofe perfttte;er queita è la generatione de i numeri perfètti, le proprietà loro fono, che fé il primo termina in fei, l'altro feguente termina in otto,zy cofi auicenda non hanno altre ter* minationi, chefei,& otto come fei, uint'otto,quattrocento nouantafei, ottomilacento, cr uent'otto, e quefio. regola è certa. Ma perche cagione fia fiato chiamato il numero ternario, er il denario perfètti dirò,w prima,il tre e ttato detto per fétta,per che abbraccia pri
ma il numero par e difpari, che fono le due principali differenze de ì numeri; il dieci è fiato filmato perfètto,perche fìmfce,c termina come far ma tutti gli altri numeri,^ però ha detto Vit. che come fi paffa il dieci, bifogna da capo tornar dall'unità, er non fi poter uedere la perfettto ne fin all'altro incrocciamento, che egli chiama decufatione, che fi fa in forma della lettera X. Ma il Senario e neramente perfetto, per le ■ dette ragioni, gli altri fono perfètti fecondo dlcune comparationi e rtipetti. ~?o
Ma i Mathematici difputando centra la fopradetta oppinione, per queflo differo il fei effer perfetto, percioche per le
loro ragioni quel numero ha le parti conuenienti alnumero di fei. Per le loro ragioni, cioè fecondo le ragioni di esfi Mathematici, che uogliono quel numero effer perfetto, ilqual nafce à punto dalla fomma delle
fue parti, er però dice Vitr. percioche per le lor ragioni quel numero ha le parti conuenienti al numero difei,perche raccolte fanno ftL Et per quello chiamarono l'ima parte del fei feflante, le due triente, le tre femiffe, le quattro Beffe detto Din : erone, le
■cinque quintario che Pcntamerone fi chiama, & il fei perfetto, Sokmns
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TERZO. gf
SóleitMO gli antichi chiamare affé ogni co fa intiera (come detto hauento nel primo Libro") cr partire queUaneUc fue parti, cr come quelli, che
felicemente ìnterpretaumo le cofe di Greci molto propiamente ragionavano di quelle. Valletto adunque gli antichi (come la ragione anche ci dimoftra) che li feìfufie numero perfetto, cr lo chiamarono affé. Que&o battendo le parti fue, ci dimoftraua per il nome dì effe quali fujfe* ro, cr però luna fi chiamano, fetonte,per che uno è lafefta parte difei. Le due triente, per effer la terza. Il trefemifje quafì mezzo Affé per efier tre la metà difetti quattro beffe,perche leua duejparti dal tutto,et in Greco Dimeronefì dice fa cinque quintario,che pcntamerom fi dice, cr noi cinque parti dicano. Ma poi chefopra il numero perfetto fi pone la unita,gia fi comincia à raddoppiar l'altro Afe per uenire al dodici, che ancho alfe doppio fi può dire, cr pero in Greco diplafiona, è, nominato. Le fette parti fi chiamali efeéìon, quafì/opra aggiunta delfei, (otto fi chiamati tertiario , perche oltrafei aggiugne due, che fono la terz* parte delfei, cr pero in Greco fon dette Epitritos, cioè chefopra aggiugne la terza parte al feiwoue fon dette numero fefquidtero,cr Uemiolw perche none contiene fa una. uolta,è mez%a. Ma fat- to dieci chtamafi bes alterum cioè t'altro bes, perche il primo (come dicemo) era quattro cr cbìamauafi dimerone, quaft di due parti, cr però i0 quefto fi chiama Epid.merone, come egli aggiunga a fei due parti di effo. Similmente Epipentamerone fi chiama l'undect, che e il fopr agiunto quintana, et in quefìo modo le parti de i numeri fi chiamano fecondo iiuerft riffetti,et quefto ha uoluto dir Vitr. doue pare che egli habbia no luto chefeifia numero perfetto, per la ifieffa ragione, che dieci è perfetto, cioè perche giunti che fumo à dieci tornamo da capo dall'unità fin che fi còpia '(altra decina,che con due croci,è,defcritta,cofi ancho giunti al fei fecondo,da i Mathematicifi ritorna àgli iflc sfinenti, fin all'ala tro afic.ehe è dodeci,ma io fimo che Vit. habbia accennato ancho la nefira ragione per laqual detto hauemo il fei efier pcrfeito,quando iifie. Per le ragioni loro quel numero ha le parti conuenienti al numero di fei.
Perche pojte infume le parti numeranti, cr moltiplicanti il fei lo rendono à punto.
Et quando Vitr. difie.
Et per quello chiamarono Pana parte del Fei follante
New mole render la ragione perche il fei fu perfetto,ma uuole dimoflrar che effendo perfetto per la ragione antedetta,} Mathematicihano uolu- I0
to dar nome alle parti delfei, cr dimostrare, che fei era un tutto, oltràl quale fé afeender bifagnaud numerando era neceffirio tornar da cj= pò,come nei numero denario. Altrimenti era uana la oppofitione de i Mathematici cantra quelli, che uoleuano il dieci effer perfetto ,fei medefìmi Mathematici, haueffer uoluto ti fei effer perfetto per la ifieffa ragione, che era detto il dieci effer perfetto, quefto fimo io fu de* gno di confiderai ione. Similmente perche il piede è la fefta parte dell'altezza dell'huomo, pero coli da quel numero de i piedi, dalquaPè mi-
furato, & perfetto il corpo terminandolo in altezza con quelli fei perfetto lo fecero. Fero adunque che dal numero faune è Peata pigliata la ragione della m'-fura del corpo humano inquanto ali altezza fui.
Et auuertirono il cubito effer di fei palmi, & eli uentiquattro dita.
Si come dalle dita e uenuta la ragioue del numerare cofì ancho e uenuta la ragione del mifurare, cr cefi la ragione dd numero fcnario entra nelle
tnìfure. FJ qui parla Vitr. fecondo la oppimene de Greci, che uoleuano fa effer numero perfetto. La onde ancho alle monete trasferirono ;0 il detto numero. Et da quello pare che la Città di Greci hahbiano fatto, che li cerne il cubito è di palmi fei,cofi fi ufaffe lo iiìeffo numero
nella dramma. V dettano i Greci, che la dramma loro haueffe fei oboli,?? quello rìfbondcua al cubito, che contiene palmi fei. Voleuano c/7? ciafeuno obolo ha*
ue$e quattro monete, che esfi chumauano dichalchi., la onde uentiquattro dichakhi faceuano una dramma come uentiquattro dita fanno un cubito, cr pero dice Vitr. Perche quelle Città fecero,che nella dramma fùlTela uàluta di fei ramini fegnati (come asfi) che esfi chiamano oboli,&
conftituirono in uece di dita uentiquatrro nella dramma 1 quadranti de gli oboli, detti da alcuni dichakhi, da aku* nitrichalchi. Era la dramma preffo 4 Grcct,le parti della quale,fi chiamauano oboli, cr t'alena una dramma fei obolì,cr obolo era una moneta dì rame di poca 40
ualnta, fegnata pero,cr coniata, era l'obolo come un tutto che afe fi chiama, cr la quarta parte.che quadrante fì chiama, di effo obolo nomi- nali dichalco, o uero trichalco fecondo diuerfì riffetti, come adunque ti numero degli oboli, nella drama nfpondeM al numero de ì palmi, che Hanno àfar il cubito, che fon fei, cofì il numero de i dichakhi, ò tnchalchi nell'obolo riffondeuan al numero delle dita,che eran uentiquattro. La onde appare, che ancho nelle monete, i, Greci h.ébiano pigliato la ragione de i numeri, cr in quefto cafo crediamo à Vitr. Ma i notili prima fecero l'antico numero efief il diece, & pofero nel denario dieci asfi di rame, ce pero fui al di d'hop-gi
la compofitione della moneta rittiene il nome del denario,.ck la quarta parte di eflo, pcìxhe ualeua due asfi,& mez- zo, la chiamarono feftertio, ma poi hauendo pollo mente, che l'uno , & l'altro numero era perfetto , cioè il fei, & il dieci, amendue inficine raccolfero , & fecero il fedeci perfetto, & di ciò trouarono il piede autore, perche leu andò dal cubito palmi due, iella 1! piede di quattro palmi, ma il palmo ha quattro dita, & coli il piede uiene hauere fé* dici dita, & tanti asfi il denario di rame. y 0 I palmi fono due maggiore, e minore, il minore è di quattro dita, il maggiore di dodici, quello fi chiama palcfte, quefìo fpittbame, noi chiamamo
jpana allargando il ditogroffo, cr U minore. Dito ò digito e lo/facto dì quattro grani d'orzo poftì infume fecondo la loro larghezza- Luce aduque Vitr. che Romani pigliarono da prima il diece come numero perfetto, erperò chiamarono la moneta de nano,come fin bora fi ufa,cr in quella pofero dieci dsjì di rame,crfe bene dapoi cògiunfero il dìece,cr il fei, ucdendo,che ancho il fei era perfetto, nttennero pero ancho il nome deldenaio mettendo fedici asfi in un denaio, che riffondeno à fedeci dita, che uanno nel piede. Stando adunque le predette cofe Vitr. conchiude, cr dice. Se adunque è ragioneuole, & conueniente còfa. che il numero dalle dita dell'huomo Ila flato rittrouato, & che da i
membri feparati fi faccia la cornfpondenza della mifura fecondo la rata parte à tutta la forma del corpo , reità che noi ammettiamo quegii,iquali ancho fabneando i Tempi de gli Dei immortali cofì ordinarono le paTn delie opere loro, che le diftnbutioni, & compartimenti di quelli feparate, & unite col tutto conuenienti fulfero alle propor- 60 rioni,& fimmetrie. Po?ie in quefto luogo Vitr. la uniuerfale conchiufione di tutto quello, che egli ha detto, però à me pare , che il primo capo di quefto Libro quìuì
habbia a finire, doue fi conchiude chiaramente, cr le mifure, cr le ragioni di effe douer effer pigliate dalle mifitre, cr da i numeri, che fi tro* uano nelle partì del corpo humano, uero, cr raro effempìo di tutte le opere di natura d'ogni perfezione. Ma feguitando noi lagu fatta di' uìiìone de i capi attenderemo alle cofe, dice adunque Vitr. I principi] de,i,Tempi fono quelli de iquali e formato lo a-fpetto delle lor figure.
Congranragione Vitr.uolendocì infegnare lafabriat de i Tempi comincia da quelle differenze, che primaci uengono dinanzi àgli occhi, per'
che l'ordine della cognitìone porta, che cominciamo dalle cofe umuerfali, confufe, ey indtfiinte, cr poi chef uegna al particolare, ejflìcato, è diftinto.Oltra che neh" Architettura fi deue auuertire che l'occhio habbia la parte fua, cr con la uarieta degli affetti fecondo le figure, erfor me dmerfe de i Tempi fi dia diletto, ueneratione,cr autorità alle opere, che fi fanno, erft come la oratiene ha forme, cj idee dmerfe per fa* 70 Usfar all'orecchie, cofi hébia l'Architettura gli affetti, cr forme fue per fatisfar àgli occhi, crf come quello che è nella mente, CT nella uo gita nofira ripofto con l'artifìcio di leuarlo fuori di noi, cr portarlo altroue le parole, le figure, la compofitione delle parole, ì numeri, i membri, cr le cbuifc fannuo le idee, cr le forme del dire, cofi le proportìonì, le differenze delle figure ne gli ajfettt,ì numcri,cr lacollocatio ne delle parti neW Architettura fanno le idee di effa, che fono qualità delle tabriebe conuenienti à quelle cofe, per le quali fi fanno. altra ra* gwne dtfentenz.e,dì artificìfdì parole, di figure, di parti, di numeri, di compofitioni, cr di termini fi afa uolendo efier chiaro, puro, cr eie* gante nel dire, altra uolendo efier grande, uehemente, ajfroj feuero, cr altro ricerca la piaceuokzK*,<diro la bellezza, O ornamento del parlare.
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66- LIBRO
parlare. Similmente nelle idee delle fabriche altre proportieni, altre diffrofitian, altri ordini ci uuole, quando nclh Vabrìca fi richiede -
grandezza, ò ueneratione "che quando fi dimanda bellezza, ò delicatezza, òfemplicità, ò fchiettezza, che la natura delle cofe, che nanna k formare una. idea dell'Oratwnefa, che quelle poffono ejfer degnamente infume con quelle, che uanno à formarne un altra. La onde nella pu- rità fi può hauer del grande, nella grandezza dell'ornato, nell'ornamento delfemplice, nella femplicità dello ffrlendido, anzi quello è fiamma lode dell'Oratore, crfìfa mefcolando ì numeri d'una forma con le par ole,ò figure, ò arteficij d'un'altra, come è manifesto a i neri Architetti della Oratione . Però dico io che mefcolando ragioneuohnente nelle fabriche leproportioni d'una maniera,?? componendole, ò leuandole, ne può ri fatar e una bella forma di mezzo. Le cofe di prima fono femplici, e, fchietti fanno fi poi con diuerfe aggiunte ogni fiata maggiori, CT pia ornate, ilche chiaramente fi uede in tutte l'opere, CT inuentioni de mortali. Non deue pero ilfauio er prudente preporre tutto quel* lo che ci uteri fatto, mafolamente quelle cofe, che cominciano hauer nonfo che di occulta uirth, er che cominciano ì fatisfar a fenfi nofiri. 'Ecco non piglia l'Oratore tutto quello, che ilfciocco uulgo, er la baffa plebe apprendeva quello, che può cader fatto la capacità di chi afcol t « ta con qualchepiu eleuato fentimento, che da fé la plebe non troueria, ma trouato da altri apprende,etfe ne diletta.Cofì Vitruuio non prende tutte quelle forme, er figure di Fabriche, <y di Tempi, che fatti fono, cy da quefìo, er da queUo,che nelfabricare è in luogo di uulgo, er di plebe, perche quefìo farebbe infinito ne fotta artifìcio fi comprenderebbe, ma ci propone quelle cofe, che fatisfanno à chi nanfa più oltre poi che fon fatte, ma non poffono da ognuno ejfer ritrouate. Bice adunque, che iprincipificioè Parigine della nojìra confideratione, è la figura, cioè quello che aU'afpetto noftro diprima fi rapprefenta quefia figura : er quefìo affetto, ò è nelle parti dinanzi, ò nelle parti di dietro, ènei lati de i Tempi, ò paratamente in piti fabriche, ò in una medefìma, er però egli ci pone, inanzi fette figure, ©" affretti di Tempi, Z?dke. - Et prima ìo afpetto nelle pilaftrate fi forma, dapoi fegue, quello che dinanzi ha le Colonne detto Proftilo.
Le pilasìrate, che Ante fi chiamano fono nelle cantonate della facciata, quefre in Greco Paraftade fono dette. il primo affretto adunque è delld
facciata dinanzi, CT delia fronte del Tempio ,nellaqualefonone glianguli le pilastrate, er contrafirti quadrati ,er nel mezzo le colon" 2o ne cheffrortano infuori, fopra lequali colonne è il Frontefpicio fatto con quelle ragioni che fi dira poi. il primo affretto adunque delia figura e detto per dir à modo nofxro Taccia in pilajìri. il fecondo è detto faccia in colonne,perche dinanzi i pilaftri,che erano nel primo affretto fo- pra le cantonate tiene le colonne,che fegueno l'ordine di quelle di mezzo, er nel Tronteffricio èfìmiie al primo affretto, er quefìo affretto fé* condo è la prima aggiuta, che fi da alfemplice modo già detto, er s'intende falamente netta facciatadmanzi • li terzo affretto è detto Amphi profìilo, perche aggiunte al prolttlo, che è facciata in colonne, ancho la parte di dietro fìmiìmente con le colonne,é frontcffricij, & fi può dir due tefte, ò amendue fronti in colonne. Stilo in Greco uuol dir colonna, prò , dinanzi, Amphi d'ammendue le fronti, li quarto è detto Pe ripteros cioè, d'intorno alato, er cinto di colonne, quelli ha di dietro, er dinanzi colonne fei, ma da i lati undeci, ponendoui quelle, che fono fopra da le cantonate, er quelli fanno ffracio, er portico . il quinto ha di piti quefìo, che nelle tefte ha otto colonne, er ne, i, lati quindecì computando te angulari. Quefìo affretto fi chiama Pfeudodipteros pfeudo uuol dirfalfo, Bipteros, che ha due ale,d'intorno Pterosfignifica ala, er Pteromata dette fono le mura dall'una, er l'altra parte dell'antitempio detto Pronao, er uolgarmente fi dice un'ala di muro,ey ancho JO fono detti i colonati d'intorno al Tempio, perche à modo di ala fiorino d'intorno, onde Peripteron, è detto quello affretto di figura di Tempio, che ha d'intorno la cella, ònaue del Tempio un'ordine fola di colonne, Dipi eros due,Pfeudodipteros, quello che haleuato l'ordine interiore delle colonne à torno, er lafcia pia libero loffrdtio da paleggiare d'intorno il corpo del Tempio. Vuole Vitr. che quefìo affretto, che è det to Bipteros, perche ha due ordini di colonne à tomo &fa come un portico doppio, habbia di dietro, er dinanzi otto colonne ,ma dai lati d'intorno al Tempio tenga due ordini di colonne, er quefìo è il feflo afpetto . ìlfettimo neramente e detto Hipetros, cioè fotta l'aere, <& difeoperto ha dieci colonne per iella ; nel refìo è conforme al Bipteros, eccetto in alcune cofe {come dira Vitruuio). Et in quefìo luogo'^ eoa me in altri, hauemo da dolerci prima della poca felicità della lingua, che non habbia uocdboli propij, ò facile la compc fittone di quelli. Bapoi deUa malvagità de i tempi, che non ci ha lafciato gli effempi delle Fabriche citate da Vitr. ne meno i diffegni, er le figure dello autore. Ma perche non è lecita formarne de nuoui,perche come,cx le uoci,zx le cofe ci fono leuate,ecci tolto la honefìa licenza di formarne alcuna da noi? bifogna , che l'ufo ammolìfca la durezza delle parole, er che la lingua nofira cortefefia à riceuere i uocaboliforefiieri,come nelle arti fece la a& Romana, er lo effempio ne,è,poco lontano,imper oche Vitr. ifìeffo ufa i nomi Greci, er quelli con l'ufo rende facili,e? pidceuoli, però ancho «ci tentiamo di apprender le cofe, er lafcianio à fcielta di ciafeuno eleggere, è compomre i nomi. Bice adunque Vitr. numerando prima gli affretti delle figure, che fi fanno in diuerfe compofitwni di tempi, er poi dichiara come, è, dotte erano dicendo. Et prima lo afpetto della facciata in pilaftri fi forma, dapoi della faccia in colonna, amendue le tefie in colonne, l'ale
intorno, il finto afpetto di due ordini, il doppio à lato, & lo feoperto, il Tempio di faccie in pilaftri fi fa quando egli ha nella fronte i pilaftri. Che fon colonne quadre fu gli anguli de i Pareti.
Che rinchiudono il corpo del Tempio, & trai pilaftri nel mezzo due colonne, & fopra effe il Frontefpicio fatto con
quella conuenienza di mifure, che fi dirà in. quello Libro . Lo eilempio di quello afpetto fi uede alle tre Fortune, è delle tre quellOjCjie è uicino alia porta Collina. - s& Et ì nofiri giorni non fi ha reliquia di quefio Tempio, pero con le ragioni imparate da Vitr. figurando la pianta, ey lo impie, er alcuna uolta il
profilo, er i lati lafciartmo le ombre, èfolamente con linee operando, proponcremogii effempi adornandone qualche parte, con diuerfe ma* niere di tagli, accìochefifappia qual ornamento à qual membro conuggna, er olirà i corpi intieri delle fabriche pofli informa conuemente fa rema da per fé paratamente ogni membro di più commoda, è maggior mifura, di modo che ogni parte fi potrà con lafejta mifurare, er le fi* gure nostre feranno come Sacome,che feruiranno à tutti ifa,bricatori. Lafciaremo d'empir i figli di figure di cofe minute, e? facili, er non affettarono la quantità, er la fondita delle figure adombrate,?? in ifeorzo, er in profpettius, perche la nosìra intentione e, dimofirare le cofe, er non infegnare à dipignere. La fàccia in colonne detta Proftiios,ha tutte le cofe,che tiene la faccia in pilaftri, ma ha due colonne fopra le cantonate
.dirimpetto à pilaf! ri,òc fopra ha gli architraui come ha la faccia in pilaftri, Se dalla delira, & dalla finiftra nel licitare delie cantonate tiene una colonna per banda. Lo eilempio è nell'Ifola Tibiirtina ài Tepio di Gioue,& di Fauno.Lo $9 afpetto, che ha amendue le tefte in colonne, tiene ciò che è nella faccia in colonne,ma di più ferua lo iiìeftb modo di colonne, & di Frontefpicio nella parte di dietro, & pero è detto Amphiproitilos. Yno effempio fer uè ad amendue le forme foprapofte, però ci feruira una figura fola, ma bene dalla pianta fi conofcer.ì la differenza perche le
uando ma, quello che è nella pianta da una delle tejie dell'amph;profiilos,rellerà la pianta del profìilos,à nero aggiugneniò al projlilos quello che è dMma delle tefie all'altra, ne uenirà l'A mpbiprojìilos. Stimo to che la luce di quefti tempi ueneffe dalle.porte fidamente,percioche io non trouo fatta mentwne difinefìre. Vi fola Ttburttnafu confecrata ad Efculapio fatta prima, à, cafo, poi da Romani fortificata, er ador nata di molti belli, or grandi edificij. Appreffo il Tempio di Efculapio hebbe Gioue il fio edificato da L. Furio Purpurione Confalo, er de* dicato da C. Seruilio (come dicono alcunì).Et nella punta delVlfola hebbe ancho Fauno ilfuo T empio,delqual hoggi appena fi uedeno alquanti ueftigi, er meno fé ne uedrà per l'auuenire perche il Teuere,per quanto odo ,gli uà rodendo intorno , er leuando il terreno. T. Liuto uuole che di alcune candennagwni fvfft edificato il detto Tempio da Gn, Bomitio, er C. Scribonio Edili. 7 © L'afpetto che ha le ale à torno detto Peripteros, è quello che tiene daìnendue le fronti fei colonne , ma ne i lati undici
con le angulari,fi che quelle colonne fiano collocate in modo che lo fpacio che è tra colonna, e colonna, fia d'intor- no da i Pareti, a gli ultimi ordini delle colonne, & fi polla panneggiare d'intorno la cella,come è nel portico di Metel- lo . Di Gioue {latore, & alla Mariana dell'Honore, 6c delia uirtù fatto da Mutio fenza la parte di dietro ♦ 9-eggefi che un Tempio dell'Honore era fiori della porta Salaria, perche lui fi trouò preffo lo altare una Umma con quefìe parole dominae ìi OM03.IS. Marco Marcello dedicò un Tempio all'honore^ej' eh V ir turche fu poi di Veffrafiano riiìauratc^ome nelle medaglie fi trou4 preffo
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T E R Z O. 67
preffo la porta Cdpena,~perchefuffe uni monitione à quelli, che ufcìuano alle imprefe, che per U uirtùfi entra aWhonore. Mario anche cdU
fico un Tempio aWhonore, er dalla uirtù s>entraua,à,queUo delthonore. Sul Quirinale Gn. Domino pretore drizzò il Tepio alla Fortuna primogeniti, cj iui ancho era un Tempio deWhonore. Fu Edificato deUe ffoglie Cimbriche, er Teutoniche in quella parte del Monte Efqui* lino, che Merukna in luogo di Mariana è detta. Alfine del'circo Masfimo da Metello Macedonico fu edificato il Tempio di Gioite Statore. Il fioro afperto di due ordini detto Pfeudodipteros cori fi pone, che nella fronte ver di dietro fiano otto colonne, & ne
i lati quindeci con le angulari ♦ Mafonoi pareti delia celia dalle tede al dirimpetto di quattro colonne,& cofi io fpa- tio, che farà da i pareti d'intorno à gli eftremi ordini delie Colone fera di due intercolunni, & della groffezza da baf- fo d'una colonna, l'eiTenipió di quella fqitna non èiRorna. TrpiiafibejieaMagncfia.il Tempio di Diana fatto eia Hcrmogene Alabandeo, & il Tempio d'Apolline fatto da Mnefte . Le piante, er l'impie mojlrano bene quanto s'ba ad intendere, io ho uanato l'impie fecondo diuerfi generi,?? fatto igradi, come io penfo, che I0
jiauano . Seguitando adunque dice Vitr. L'afpetto di due órdini, che Dipteros è nominato, ha dinanzi, & di dietro otto colonne, ma d'intorno la cella ha due'
ordini dicolonne. Come il Tempio Dorico di Quirino, cklo Ionico di Diana Efefia fatto da Etefifon te. Del Dipteros, cr del Pfeudodipteros ne fa mentwne Yitr.neì proemio del Settimo. Er ancho ragiona della muentione di Hermogene ndfeguen
te capo, er quejìo può bajìare con la figura. Il fotto l'aere, & feoperto detto Hipetros è di dieci colonne per teda, ma nelrefto è limile al Dipteros, ma nella parte
eli dentro tiene doppio ordine di colonne m altezza rimote da i Pareti al circuito, come il portico de chioftii, che Periftili li chiamano,ma la parte di mezzo èalia feoperta fenza tetto, & dinanzi didietro hal'entrate delleporte, l'eilempio non è in Roma, ma in Athene è di otto colonne nel Tempio di Gioue Olimpio. Queiìo ejfer doueua un bettisfimo, er grmdisfimo Tempio, haueua i Portici doppi d'intorno, er di dentro haueua due ordini di colonne un [opra 20
l'altro, quefit tran minori delle di fuori, dalle interiori uemua il coperto alFe&eriori, che sìaua in piouere, tutto lofòacìo circondato dalle co lonne di dentro, erafcoperto, t'aitar nel mezzo, per ogni intercolunnio un nichio nel muro con la jrua figura,fi di dentro come di'fuori, crfi afeendeua per gradi. |
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SVESTA È LA PIANTA DEL TEMPIO DETTO
FACCIA IN PILASTRI DETTA IN ANTI& |
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TERZO.
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Queftd V'unU ci ferue d Vroflilo, er di'AmphìproMosaffretto, perche leiunio uìd le Colonne dd una
delle tetterei dimoflrerà la faccia in Colonne , ma lafciandole, come fia qui di fatto, ci dimoRrerà l'Amphiproftilos, gli Yrontiffricij dell'uno, ey dell'altro affretto uanno allo ifìeffo modo, fecondo le regole, che fi daun poi da Vitr. quifotto. |
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LA PIANTA DELLO ASPETTO
DETTO PERIPTEROS CIOÈ'
ALATO A' TORNO.
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QUESTA E LA META* DELLA PIANTA DELLO ALLATO DOPPIO.
DETTO DIPTEROS, LÀQVAL L* NEL PRIMO LIBRO
ET LEVANDOGLI L'ORDINE DI DENTRO DELLE COLONNE SERVIRÀ' IN QVESTO LVOGO PER IL FALSOALLATO DETTO PSE VDODIPTEROS " |
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74 L I B R O
GAP. II. DI C1NQVE SPECIE DI TEMPI.
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T N QV E fono le maniere de i Tempi, delinquali i nomi fono quelli, Picnoftilos,cioe di fpeffe Co-
lonne, Siftilos più larghe,Diafhlos anchora più dittanti. Areoililos, oltra di quel, che fi conuic= ne, diftanti, Euftiìos che ha conuenienti, e ragioneuoìi interuaiii. Li humana cognitione-, fìa di che uirtu deh'animi efier fi uogliaj), delfenfo,ò dell''intelletto, comincia prima (come detto
hauemo) dalle co fé confufe,z? indistinte jna poi approsfimandofì l'oggetto fi fa più particolare, er più certa, ne uoglio horafopradueftofilofofare, folo ne darò un'effempio della cognitìme de ifenfì. Vedendo noi di lontano alcuna cofani formiamo prima una cognitione confufa dipoi auuicinandofi duella, uedemo,che col moumerito ella fi porta in alcuna parte, er però dicano effer dnimale,ma più oltre pacando conefeemo effer urìbuomo,et auicinandofi anchor più, trouamo effer un'amico,et raffigurandolo pw £ap= |
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dalla figura, er dello affetto loro, perche tra le cofe fenfìbili la figura é oggetto comnume. Difcende poi alla dijìanza delle parti,cy
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finalmente aia particolare,^ distinta mifttra d'ogni particella.Sette adunque fono i regolati affetti delle figure de i Sacri Tempii quali fono
come uniuerfali principij della cognitione di quefta materia, cy fono i foprapc&i. A pprofìmandofì poi'aS'edificio miano gliffiatij, che /ò= no tra Colonna è Colonna, queBijfacij effendo in alcuni Tempi più riftretti, in alcuni più larghi portano alt occhio timer fé apparenze, er fanno diuerfi effètti ò di dolcezza^ betezz^-P di grandezza,er fmerita,fi come fanno gli fpatij delle itoci nsWorecclic,perche spello che è confonanza alVorcccbie,e bellezza ì gliocchi,però Vitr. difiingue le fpecie de i Tempi fecondo gli intendili, che fono fra Colonna e Colon* na,non in quanto al numero, ma in quanto alla quantità loro, er dice che la prima fpecie è detta Picnofltlos cioè di jfefje,ò rifirette Colonne, quando una Colonna, è molto appreffo V altra. La feconda Sìjliios, quando i nani fono più larghi,perchc albori le Colonne fono più difianti. La terza è detti Diaflilos, che anchor a con più larghi fpatij fi disegna. La quarta Areojìilos, che e quando più di quel che hijogna diftanti fa no gli fp atti delle Colonne. La quinta Bufiilos, che ragioneu&mmtg comparte i nani. Ma perche anchora non fi fa quanto ejfer deano qus» fti fiati] grandi pero Vitr. diffinifee ciaf cuna maniera, er dice. Picnoftilos adunque è quella fpecie nell'intercolunnio dellaquale ui cape la groflezza d'una Colonnare, mezza", come
nelTempio di Dino Giulio, & nel Foro di Celare ilTempio di Venere, & fé altri Tempi fono in quella maniera comporti. h'effempio di quefii ffecie,e, nella ultima plinti fottopofta del Tempio jcoperto doue di una colonna all'altra, e, lo ff atto di una Colonna e mez*
za- L4 groffezz* della Colonni s'intende il Diametro deUi tefti di effa. Vimpie di queflo Tempio fi ponera alfuo luogo, ìnfime con, i,ietiati degli altri Tempi, Ma di quelli che Vitr,cita non ne ce re&ato alcuno. I uocabolif eranno quegli ifiesfì nelk nofira lingua. |
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5^BB T P R. Z O
LA META' DELLA PIANTA DELL'ASPETTO DEL TEMPIO
SCOPERTO DETTO HYPETROS, |
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7s LIBRO
La maniera detta Siftilos, è quella nellaquale lo jntercolumnio è di due groilezze di colonna, & i Zocchi delle fpire a
quello fpatio fonò tanto grandi quanto, fera tra due zocchi,come e nel tempio della Fortuna equeftre,al Theatro di pietra,& ne gli altroché fono con l'ifteile ragioni fabricati. il zocco è la parte inferiore della bafa, detta plintbus,perche è infirma di quadreUo.uuole Vitr.cheil zoccofìa tanto grande quanto è lo fpatio,
che é pofio tra due zocchi.intende qui il Filandro, il Theatro di Pompeìo, i cui uefligi fono nel campo di fiore, ne ualfe 4 Pompeio, che egli ognìjluiio ui poneffe per farlo eterno facendolo di pietra, perche troppo grande è la forza del tempo, cr la ingiuria, che egli fa aUe cofe. ma quali notigli fon fottopo&e ! il tempo ifieffo con il tempo fi confuma, er qucUo,che col tempo prende uita.coltempo ha fine, perche l'ef* fer del tempo èfempre nafcere, cr fempre morire.CT mentre fi urne, altro noi fifa,che riceur l'ingiurie del tempo, attequali quanto fi può l'arte cerca di rimediarcma infine il tempo auanza l'arte. h'effempio della maniera Siftilos, è netta pianta dìfopra Dipteros nominata, afac* cieyz.crl'lmpìèèàfaccie.jS.. io Le due antedette maniere hanno l'ufo loro diffettofo , perche le Matrone afcendendo per gradi alle fupplìcationi loro
non poffono andar appari tra gli intercolunni, ma bifogna che pastino à fila, l'altro diffetto è, che le porte, & gli or- namenti loro per la ftrettezza delle colonne non fi ueggono, & finalmente per la .ftrettezza de gli fpatrj è impedi- to il palleggiar d'intorno il Tempio. Votrebbefi dire fé l'ufo , l'ajpetto, cr il caminare è cofi impedito daUe due predette maniere ,à che fine Vitr.ce le ha prepofle ? Dico io che eoa .
me non fi deue lafciare à dietro alcuna firma del dire per effer men betta, percioche è tempo , che la oj'curita ci uiene a propefito, cr la con* fuftone, che fono firme oppofìe alla chiarezza, CT eleganza del dire.cofi non deue l'Architetto lafciare alcuna firma,che fia men commoda,. & gioconda att'afbetto, perche bora è che nell'animo de riguardanti per gli occhi fi ha da porre ddetto , cr piacere , bora merauiglia, cr horrore fecondo il bifogno, cr ciò non fi può fare da chi non fa l'effetto, che fan diuerfe maniere di fabrtehe. potrebbefi ancho dire, che in quefle maniere fi farebbeno le colonne tanto graffe, che quando tracolonna e colonna uandafftro due groffizz?, « farebbe fpatio di andar 20 appari.ma io riffondo che l'altezza grande paffarebbe i termini, e (he più di due Matrone andauano appari > er che i zocchi netta maniera Stililo* occupariano lofyacio.tra le colonne , crfarìano d'impedimento al cammar e.cr finalmente le porte, che a proportionc icona rìfpoti derene più ne meno fariano impedite. La cornpofitioue del DiaPciios, è quando potemo noi traporre nello intercolunnio la groffezza di tre colonne, come
nel Tempio d'Apollo, & di Diana.Coteita difpofitionc tiene quella diffkultà, che gli Architram per la grandezza degli fpatrj fifpezzano. : ,-;: O quanto effer deue muertito lo Architteto , nonfolamente rifletto atta firma, cr ragie/ne-che nello anhno , cr netta mente fua con artìficiofi
modi riuolge.ma quanto alla materia ,icui dtffettifono infiniti, i rimedi pochi, cr diffìcili, cr tal fiata mimo , ò di niun ualore. però è ben: che ancb'o Yitr.ci propona, le diffettofe maniere, perche pe lo contrario a potano guardare dagli errori.La Pianta di quefiafyecie s'inten- de per le cofe antedette. 3 o Leon Eatt.nei quinto libro alfettimo capo affai commodamente ha interpretato, i nomi delle cinque maniere,dicendo confirta, fubconfèrta,fuba
di]f>anfa,Tjifpanfacr elegante. Nelle maniere Areofiili non ci è dato l'ufo de gli Architraui ai pietra, ne di marmo, ma fopra le colonne porre fi deo-
no le traui di legname continue.& le maniere di quei tempi fono bafle;ìarghe,huniili,& ornano i ioro f rontifpici di figure di terra cotta ,,ò di rame dorate all'ufanza di Tofcana,come fiuede al Circo Masfimo, il Tempio di Cerere, & di Hercole, & del Pompeiano Campidoglio. il prefente luogo e alquanto intricato per la diuerfuà della lettione, perche fi legge da molti diuerfamente, benché fi intenda per conietture , cr
fi habbia il buonfenùmento.Le maniere Arcatili ufano Uberi fipatij tra colonna,cr colonna, cr però Vitr.ha ufato il numero del pia, cr non ha detto la maniera Areofìilos.ma le maniere, perche effendo gliffatij -, cr i uani liberi poffono effer piu,cr meno larghi fecondo il uolertdi chi fabrica,cr non ci è leggerne regola dcuna.in qttesìenonfi ufan'Architraui di pietra,ò di marmo,perche fi spezzerebbero,il qua! pericolo 40 fé era netta fpecie Diaflilos doue il nano era di tre colonne, quanto più effer deue ,/è fera maggiore ? la doue per obuiare à queflo diffetto fi fan gli A.rchitratii di legno, er quella maniera e b affa,h umile,cr più pre&o ornata di mille uarietà d'ornamenti, che di grandezza d'opere. la onde fi può conietturare, che gli Architraui fafferò ìnuefiiti d'Auorio^dicendo Vttr. barricefali, perche barri detti fono gli Elefanti ,CT. cefali fignifica la tefta. cr è ragioneuole,che k trauatur-a,ch'era di legno,doueffe effer inueflita, cr omata.La onde nel quarto libro al fettimo capo Vitr.dwe il medefimo.ma con altre parole, cr- lui è la pianta, C? l'impiè diffegnato di quefìa maniera. L'arte di firmar di creta le cofe prima uenne in Ethruna, che in altro luogo d'Ualia, in quejla furono eccettentisjìmi uimophilo,, cr Gorgafo. Et gli ifìesfì erano ancho Pit* tori, cr con luna cr l'altra loro arte adornarono il Tempio di Cerere à Roma nel Circo Masfimo, cr con la infcrittione Greca ne uerfi uà pofìi dimoftrarono, che le opere dalla defìra erano di mano di Dìmophilo, cr dalla fimftra,dì Gorgafi. Auante di queflo tempio tutte le cofe erano Tbofcane.cr i $rótijpicij,cr fattigi erano di qusfic opere.ll luogodi Vitruuio,nel quarto, doue egli accenna, quello che dice in que* fio luogo è. jo» Siano le traui incaftrate in modo con chiami, 5c rittegni,che la commiffura habbia lo fpatio largo due dita, imperoche
toccandoli le traui,& non riceuendo fpiraculo di uento fi rifcaldano infieme,& pretto fi guaftano,ma fopra le traui, & fopra il pareti fiano le mefole trappaffate per la quarta parte dell'altezza della colonna fportando in fuori, & nel le fronti loro dinanzi fitti fiano gli ornamenti. Ecco che Vitr.dice ante pagmenta quelli ornamenti, che fono appoiìi.CT fitti atte trauature per coprirle.CT Vitr.ancho dice quifotto,che quam
toghfhatij tra le colonne fono maggiori,tanto più graffe effer deano le colonne, CT confeguentemente minori, cr più bafje. cr però i Tempi Areofiili fonohumili,depresfi,crbasfi. Deuefi fiora render la ragione delia bella, & elegante maniera Euftilos nominata. Laquale, & all'ufo, & alla bellezza,
& alla fermezza efpedite tiene le fu e ragioni.percioche gli fpatrj tra gli internarli fi deono fare della groffezza di due colonne,& un quarto,& lo intercolunnio di inezzotanto dinanzi,quanta di dietro fi deue far di tre groffezze, per- ào che à quefto modo hauera, & lo afpetto della figura leggiadro, & l'ufo della entrata fenza impedimento , & il paf* feggiar d'intorno la cella graudezza.Et la ragion di ciò cofi, fi efpediffe. 12 risìretto intercolunnio impediua il caminare, Centrare, cr l'affretto, però le due maniere dì prima erano uitiofe.il più largo, cr libero portaua
pericolo. Adunque ilgiufìo,cr elegante tra il più, cr il meno,che fono eflremi uitìofi, come uirtuofo nel mezzo fi deue ridurre. Se adunque, uno e mezzo,fitter due e poco.CT tre e dì pm,refla che due,cr un quarto fia conueniente. Ma perche non è cofi due, C" mezzo,come due, cr un quarto ? Kjjpondo,che queflo farà lagìufiamifura del compartimento,quando fi uorràfar lo fpatio dell'intercolunnio maggiore nel mez* zombategli ejìremi,oltra che fé noicauamo da una proportione fiotto fesquìaltera,una [otto fesquiquinta.ne nafeera una fiotto fesquìotta* uà, cr non altro.ecco uno e mezzo fono fei quarti, due fono otto quarti'due, cr mezzo dieci quarti, tre dodici quarti. Sei ad otto fono in propjrtione fatto fesquialtera,dieci à dodici in proportione fotta fesquiquinta.di adunque fei uia dodici, fettantaiue, otto uìa dieci ottanta. trafettantadue,cr ottanta cade proportione fiotto fesquiottaua. il noue adunque, è più proportionato al fei, cr al dadici,che al diui.noue ya quarti adunque feranno 1 uani della bella maniera.hor uediamqne la prona. Se la facciata doue fi deue fare ilTempio,fera per farlo di quattro colonne,partifcafi in parti undici e5 ìnezza.lafciando
fuori da i lati i margini, & gli fporti de i bafamenti, Se di fei partifcafi,ih parti diciotto, fé di otto in uentiquattro e mezza.Di quelle parti,fia il tempio di quattro, di fei,ò di otto colóne in fronte,ne piglienti una.& quella fera il ino dulo.la groffezza delle colonne fera d'un niodulo.& ogni intercolunnio,eccetto quello di mezzo fia di due moduli, & d'un quarto.rintercolunnio di mezzo,!! dinazi,còme dietro,fia di tre moduli. L'altezza delle colonne fia di otto moduli,
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TERZO. 77
modali e mezzo.Sc a quefto modo per quella dinifionegli fpatrj,che fono tra le colonne, haueranno 3a giufta ragio-
ne . Noi di ciò non hauemo cflèmpio in Roma,ma nel? Alia in Theo e il Tempio del Padre Bacco d'otWColorme. Qui bifogna molto bene confidente quello,che ci dimoftra vitruuio, perche egli ci rende conto della bella maniera, Euftilos nomi- nata , Uquale è quando i nani tra le colonne fono di due tejie er un quarto , er il nano di mezzo è di tre tejìe. Con queftd ra* gione Vitrmdo regola, quellefei forme dette difopra ,lafciando k feitima ,che è la faccia in piliflri, perche èrinchiufa , er non ha pertico dinanzi-Quefto fi comprende benisfimo dalle parole di Vitr. perche egli dimojìfa ciafeuna di quelle figure dal numero delle colonne. cj però in uece di dire Proftibs,ò Amphiproftilos ,cio è facciata in colonne, ò ambe le tette in colonne^, egli dice Tetraftilos, ciò è quattro co* tonnetti uece di dire Peripteros, do è alato,dice EfaMos, ciò è di fei colonne.in uece di dire Pfeudodipteros,ò Diptero;, ciò è falfo doppio, CT doppio alato, egli dice ottattilo,cio è di otto colonne.R.tuendo adunque dmoftrato in confufoje maniere degli affetti, hora egli Uuole re- golar ciafeuna. Et prima fecondo la beUa miniera delgiuflofpatio, er poi fecondo le altre,che hanno più ftretti,ò più Uberi imeruéli. Rego* t 0 la adunque il Proflilos,& V Aìmphiprottios con una fola regola, perche luiiz? l'altro appetto è di quattro colonne piglia lo fpacio delia fron te del Tempio, er ne fa undici parti e mezza, una delkquali effer deue il modulo, ciò è quella mifura, che è regolatrice di tutte le parti deU Xopera ,ecco qui l ordine delqùal detto hauemonel primo libro al terzo capo. D'un modulo adunque ferì lagrofjezza della colonna, effèn* . do quattro colonnette andaranno quattro moduli, Ufcìando però gli orli, er gli (porti delie bafe, che fono fu le cantonate, che Vitr.dice pr£ter crepidines ,©" proidluras, ciò è altra le margini, er gli (porti, er perche i nani fono un meno delle colonne, uiferanno tre nani, quel di mezzo batteri tre moduli, che con i primi quattro delle groftezz" delle colonne fan fette, i due nani haueranno quattro moduli è mezzo ■ dando d ciafeuno due moduli, er un quarto.?? cofì ferali regolati i nani della facciata in colonne, er dell'A mphiprójìitos. Similmente fi re" gola il Peripteros,ciò è alato 4 torno,perche hauendofei colonne per tefta.partir.it la facciata in parti dieciotto, una delkquali fera il modu* lo,cinque feranno i uanijc colonne occuperanno fei modulici nano di mezzo tre, i quattro due per banda noue,à due moduli è un quarto per Inter calunnio,che pofiì infume fan dieciotto, Regolafi ancho il finto di due ale detto Pfeudodipteros, er quel di doppio ordine Dipteros 1Q nominato, perche effendo lun er l'altro nelle tefte di otto colonne, eglifi partirà la fronte del luogo in parti uentiquattro è mezza, tuna fé* rà il modulo, otto moduli adunque andranno nelle greffezze delle colonne, tre nel nano di meZZo,che fon undici, er perche reftan tre na- ni per banda che fon fei uani,andandouì due tette, er un quarto per uano,ui andaranno tredici moduli è mezzo, che aggiunti àgli undici fan uentiquattro è mezzo. Et quefto e qudlc,che Vilr.ce mfegna,cr appreffo ci regola ancho l'altezza delle colonne, ©" uuole che in ogni mas niera di dfpettQ regolata fecondo la bella diuifione de i ttani,i'altezza delle colonne fia di otto moduli è mezzo.G" quiui accenna la maniera loa mc4,deUaqual egli dice ragionar nel prefente libro. Et quelle rifpondenze di mifure ordinò Hermogene,iì,qual ancho fu il primo nel tr.ouar la ragione del Tempio d'otto colonne, ò finto afpetto doppio di ale,perche dalia fìmmetria del Dipteros egli leuò gl'interiori ordini di trenta co- lonne , & con quella ragione,& della fpefa, & della fatica fece guadagno,coiìui nel mezzo d'intorno la cella fece un larghissimo fpacio da caulinare, & niente leuò dello afpetto, ma fenza defiderio di cofe fuperflue, conferuò l'auto- 0 rità con le diftributioni di tutta l'opera.per.cioche la ragione delle ale, & delle colonne d'intorno al Tempio, e fiata ritrouata affine, che lo afpetto per ì'afprezza de gli intercolunni haueiTeriputatione, & ancho fé per le pioggie la ferza dell'acqua occupata, è trachiufa teneffe la moltitudine delle genti,potefTero hauer nel Tempio, & d'intorno la cella con largo fpacio libera dimora. Et tutto quefto fi troua efpedito nelle difpofitioni definito raddoppiato.pet jlche pare che Hermogcne fatto habbia con acuta e gran folertia gii effetti delle opere, & che habbia lafciato i fonti donde i pofteri trarpoteflTero, le ragioni delle difcipline,& gli ammaeftramenti dell'arte. Leuandofì dal doppio colonnato le colonne di dentro ponendoui quelle delle tefte fi kuano trenta colonne,come per la pianta fi può uedere. Her* mogene per auanzar fpefajjparagnar faticacene l'ordine di dentro, lafciò i portici più liberi, er non leuò alcuna cofa dello afpetto, perche nelle fronti rettarano otto colonne, er ne fianchi fi uedeuano le quindia.cr però quefto afpetto fi chiama falfo Dipteros, perche fa U moftra 4el Dipteros ma non è. Di qui fé comprendere Vitr. ha regolati gli appetti fé ben egli non gli lu nominati, perche chiaramente egli per .Q ciìaftilo ha intefo il Diptero,& il Pfeudodiptero. dicendo di Rermogene quefte parole. (Ilquale ancho fu il primo, à ritrouarla ra- gione del Tempio dr otto colonne,ouero Pfeudodipteros.) Dimoftra ancho lafua intentiate chiaramente nel proemio del qtur to libro, nelqual egli dice , quanto è flato effeguito nel terzo, dicendo, hauer detto dette diftributioni, che fono in ciafeuna maniera, ciò è ne ì principij de i Tempi quanto à gli affetti, er nelle cinq; maniere,che trattano de gli fpacii,che fono tra le colonne. Ma qui potrebbe nafeere un dubbio, come fu che Vitr.non habbia fatto mentione dello affetto ritondo, er come egli non habbia regolata la maniera de i Tempi feoperft, che hanno dalle tefte dieci colonne. Al primo io dico,che Vitr.ragiona de i Tempi ritondi nel quarto, er forfè gli mette nel numero degli ajpet ti, che fono di liberi intercolunni, come ancho i Tofcani, er ha lafciato à quel paìfo il trattarne, feguitando in quetto luogo, quelli affetti, che per aggiunta uanno crefeendo. Al fecondo fi dice, che é facile dalle cofe dette il regolare ancho il Tempio feop erto Hipethros detto fecondo la bella ntimera.pcròfel Tempio fera in fronte di dieci colonne, egli fi partirà la fronte in parti treni una, dellequali una fera d mo* dulojagrojfezz* delle colonne fera d'un modulo.?? però à diecicolonnefìdaran dkcimoduli,àlo fpacio di mezzo trecche fon tredici,a i uà* 0 ni da i lati 'che fon quattro per parte, che fan otto, fi daran dieciotto, che aggiunti à i primi tredici fan treni'uno apunto. Le piante di que- sta regolata maniera fono patte difopra. e? fecondo quella io ne ho regolate alcune ejféndo una iftefjà ragione di tutte,come t il doppio colon* nato.il colonnato à torno,cw è il Dipteros, er il Perìpteros. de quali uno èdifei colonne, l'altro di otto infrante, ne fi deue guardare che le piante fiuno di-minor forma, che lo lmpié,perciochc io ho fatto per accommodarmi, accioche le cofe maggiori s'incendino meglio. Et fccon* do quefta bella e regolata maniera, io ho regolato la pianta dello afpetto di fei colonne detto Peripteros, come fi uede, er la Impiè è que*> fio chefeguita, ma fatto di maniera compojia.fimilmente ho regolato l'affetto di otto colonne detto Dipteros ò Pfeudodipteros , é" lo impiè è nel primo libro er cofi k Pianta, |
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TERZO. 7>>
Nella maniera detta Areoftilos, doue è libero lo fpatio de i nani deonfì fare le colonne in quefto modo^
llaucnioci V tir.regolato gli affretti con la più fcielta,et bella maniera,bora egli ce infegna come fi hanno à regolare, i, medeflmi affretti con le al* tre maniere,che fono le altre quattro,la dijirette,la di largherà di più larghe sk di libere disianze di colone.La soma della fua intentione è que {ta,che noi douemo cojlderare gli jfratij, che fono tra colonna & colonna in ciafcuna delle dette forme,® doue troueremo tra le Colonne efler ffrdio più grande,douemo proportionatamente accrefcere lagroffezz* delle colerne,?? la ragione è quejia,perche fé fuffero le Colonne fattili, doue fono i nani maggiori,moltó fi leuerebbe dello affretto,imper oche l'aere, e, quello,che toglie affai deUagroffezz* delle colonne,®- fa queU le più fattili parere, come la iffrerienza ci dimojlra. Doue adunque,e, più di larghezza, ® dijìanza iui entra più lo aere, ®fì taglia del ut- uo perla molto acre,® però confortimi ragione la diflanza degli intercolunni regola lagrojfezza delle colonne, ® lagrofjezza l'altezza La onde Vitr. udendoci confermare con altra iffrerienza, ® ragione ciò, che egli cihapropofto, mole, che le colonne delle cantonate flano to ptugrojk dell'altre, che fono tra quelle, perche d'intorno le angulari maggior quantità d'aerefl rauna, ® molto pareno più fonili deWaltre, ej queiha, e , quella dignisfima parte, che nel Primo Libro al terzo capo Eurithmia è nominata. Detto adunque ha Vitr, del numero delle colonnne negli affretti, detto ha delle dijìanze nelle cinque manìere,fequita di dire dette-grandezze,CT cofl dell'uniuerfale al particolare àpo co ì poco difeenie,® dijiingue le cofeconfufe fecondo l'ordine dettahumanacognitione,cofa degna di auuertimento. K e i Tempi Areoftili doue fono liberi fpatrj tra le colonne, deonfì fare le colonne in quefto modo , che la grofTezza di quelle ha l'ottaua parte dell'altezza. Oltra di quefto nella forma Diaftilos,l'altezza deuefì mifurare in quefto mo- do, che ha diuifa in parti otto, & mezza, & di una parte ha fatta la grofTezza delle colonne . Nella maniera Siftilos egli fi ha a diuidere l'altezza in noue parti,& mezza, & di quella darne una alla groffezza. Anche nella forma det= ta Picnoftiios. (Doue gli intercolunni fono di un Diametro, e, mezzo) L'altezza, e in dieci parti diuifa , & d'una parte di- uifà,& d'una parte fi fa la groffezza della colonna.Nella maniera Euftilos nominata fi ferua la ragione della maniera io Diaftilos cioè, che l'altezza fi diuide in otto parti & mezza, & una fi dona alla grofTezza della colonna,& in quefto modo fi da per la rata partfe la ragione de gli fpatrj tra le coione, perche fi come crefeono gli fpatrj tra le colonne,cofi fi deono con proportioni accrefcere le grofìezze dei loro fufti, perche fé nella maniera di liberi fpatrj lagrofTez= za della colonna fera la nona,ouero la decima parte dell'altezza,ella ci parerà tenuc,& fottile, perche per la larghez- za de i nani l'aere confuma, è fminuifee la grofTezza all'afpetto dei tronchi delle colonne, per lo contrario fé douc è lo fpatio d'uno diametro, e mezzo, come è nella forma Picnoftiios, la grofTezza fera l'ottaua parte dell'altezza, per la ftrettezza, & anguftia de gli fpatrj, farà un'afpetto gonfio, & lenza garbo, & però feguir bifogna la conue- nienza delle mifurc fecondo la maniera dell'opera ,& cofi per quefto far fi deono le colonne delle cantonate più groffe una cinquantefima parte del loro Diametro,perche le coólne,che ftanno fu gli anguli,fono dallo aere circon- ftante tagliate, & più lottili paiono a riguardanti 8<Sc però quello, che inganna lauifta,deue conia ragione eflèr «fieguito. |
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Noi huuimo efbojlo ajjdì fufficientemente la oppinione di Vitr. er pero pajjando a quello, che egli dice, io dico che egli anchora uiene 4 più par*
ticolari, er più dijììnte rdgioni, però tratta dette contrattioni, ?? raàremamenti, che fi fanno nei fommo detta Colonna e tratta della gonfia* tura che fifa nel mezzo, & dice. Le diminutioni, che fi fanno nella parte di fopra delle Colonne, fotto i collarini Hypotracheltj nominati, fi deono
fare^in quello modo,che fé la Colonna fera di quindici piedi almeno diuifa fia la groiìezza del fufto da baffo in fei par ti, & di quelle parti cinque facciano la groffezza di fopra. Anchora di quella colonna, che farà da quindici fin pie= di uenti, la piànta fera in fei parti, è mezza diuifa , & di quelle cinque, & mezza faranno la groffezza di foprà, Si- milmente di quelle, che faranno da uentifin trenta piedi, la pianta fi partirà in fette parti, & in fei di quelle fi farà la dimintitione di fopra,ma quella,che farà d'altezza da trenta fin quarata piedi, dal baffo hauera fette,& mezzo,& di fopra fei, & mézzo la ragione del fuo raflremamento. Et cofi quella, che farà alta da quaranta fin cinquanta pie- di, eflendo dal baffo ili Otto partita \ farà fette di fopra nel collarino, & quelle, che feranno più alte con la iftefia ra- gione per la ratta parte fi diminuiranno. Ma quelle per la diflanza dell'altezza ingannano l'afpetto, & la uifta def* l"occhio,ehé afcede,perciòche fi àggiugne alle grofTezze il temperamento,poi che la uifta noflra feguita mirabilmen tela grafia, & là bellezza, al piacere dellaquale, fé noi con la proportione, & con la aggiunta delle mifure Infingali do non conféntimo -, accioche di quello, in che ella e ingannata, con la moderanza fia accrefciuto, ella rimanderà in dietro a i riguardanti fproportinoato, & fenza gràtia l'afpetto fuo » Taceuano gli antichi la fommìta della colónna di fopra piufottile^che la parte di fotte, faceudnojìmiltnente nel mez
zottnagonfiezza^e tumidezza, che le daua molto del buono.. La ragione perche cofi faceuano era, perche le
cofe ndfcetiti dalla terra come fono gli alberi, più che fi leuano più 's'ajfotigliano, ?? gli huomninì aggrauatìdai
pefi fiu s'ingroffanó nel mezzo, però imitandogli alberi fi fajìr emano le colonne di fopra, ?? imitando i pefifì
gonfiano. Vero è che bifogna auuertìre, che fi come crefcendo i nani ha uoluto Vitr. che à proportione ere*
/chino legrojfezze delle colonne,, cofi uuole hora per la iReffa ragione, che quanto in altezza e la colonna mag*
giore,tantomeno rajìremato fia,et minuita dì fopra,?? di ciò ci porge reffsmpìo,la regola er la ragione,?? eoe
inincia da quelle colonne, che fono alte quìndeci piedi, perche di minor quantità faccialmente ne i Tempi trouar
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non fi dotiriano,ejfendo quelle fabrkhe grandi, er honoreuoli, da quìndeci piedi comincia, er ci da le regole fin
cinquanta, uuole che le colonne uadino feemando meno quanto più inalzano, perche Xaltezza da fé fa lo effetto
del ràfifemare per la dtjlanza ., imperoche quanto una cofa è più lontana da gli occhi tanto menore ci appare,
perche fi uedé fotto angolo minore.Ma come fi faccia quefta diminutione io dico che il Serlio dice cofi, che il fa*
fio 0 pipite detta colonna fia partito in parti.tre,et la terza parte da baffo fia à perpendicclo,cioè à piombo,?? le
due terzi rejianti pan diuifi in parti equali quanto fi uuole dipoi aUa terza parte deUa colónna menato un mez*
zo circolo, & dalle linee che pendono dalli ejlremi del capitello tirati 4 dentro l'ottaua parte, che farà in tutto
la quarta parte » Sotto il collarino qui fi menerà due lìnee àpiambo cafeante fopra il mezzo circolo, er quella
parte del circolo che re fiera da effa linea ali'estremo lato detta colonna fia diuifa in altre tante parti equali quan»
to quelle de i due terzi detta colonna, er cofi fatto dotta deftra, e finterà bada fian tirate datti due lati del mezzo
cìrcolo lefue lìnee à trauerfo, er ad ogni linea pojìoui il fuo numero per ordine uenendo à baffo, er cofi alle li*
me, che parteno la colonna pojìi ì numeri con il medefìmo ordine, certa cofa è che la prima linea del circolo fi
accorderà con la linea fotto il collarino poi fi porterà la linea feconda del cìrcolo fopra la feconda linea della
colonna,?? poi fia portata la terz* linea del circolo atta terza linea détta coIona,?? dipoi la quarta lìnea del cìr*
colo fia portata fopra la quarta linea della colonna, er fatto quefto dalla bafe del mezzo circolo atta linea quarta
fia menata una linea,et dalla linea quarta atta linea terza menata una lìnea,?? dalla linea terz* atta linea feconda
menata una linea,?? dalla linea feconda atta linea prima fia menata un'altra linea,?? tanto cofi datti due lati detta
colonna anchora che le dette linee in fé pano rette, nondimeno creano una linea curua, netta qual poi il dilìgente
artìfice con l'opera dì mano uiene à moderar tutti gli angulì,che fono nel congiugnimelo dette lìnee,?? quefta re
gola puoferuire atta diminutione di tutte le colonne-, er meglio riefee quando in più parte è diuifa la colonna, er
il femicircolo ,betiche à me pare che queftauiapa alquanto lunga.
Ma della aggiunta, che fi fa nel mezzo delle colonne, che Entafi da Greci, è detta, nel fin del li*
bro fera formata la fua ragione, come dolce, & conueniente fi debbia fare. Betta gonfiatura, che fi fa nel mezzo detta colonna, accioche la fia dolce, er tenera, er che gentilmente fi uolga,
noi non hauemo da Vitr. altro, che una promejfa,?? certo io credo, che ciò fila più predo in diferettione,?? de* &rezzd, che in arte, ò uero in regola , perche Vitr.ci promette la figura folamente nel fine del libro. Dico be* ne, che dalla pianta fino attafommita coteBa gonfiezza deue proceder e,ma nel mezzo più dìmoUrarfi,però con gentilezza, er leggiadrìa, perche (come ho detto) quella gonfiezza è per dimoftrare alquanto di effetto, che fa il pefo fopra le colonne, uedendofi tlfimile ne i corpi humanì, che portano gran pefi, erforfè quella genfiatu* va è, perche fi faccia più gentilmente la diminutione della colonna di fopra. Non fi deue adunque alcuno dar me rauiglia, fé mìfurando le antichità di Roma, non rittroua fyeffo le mifure dette colonne à punto ,perchefe egli fi potejje uedere tutto il corpo, thuomo non p merauìglierebbe detta grandezza picciolezza de i membri, ma ri* trouando un piede, ò uero un braccio feparato, non può dire quefto piede, ò quefto braccìo,è, grande, ò pweio* lo, fé adunque ciò uale nel corpo humano^perche non deue ualere nel corpo d'una fabrica, ò d'altra cofa artificio fa i perche uolemo far giudicio d'una colonna, nonfapendo come erapofta in opera ? chefpacio era tra una co* lonna, er l'alt taf in che maniera era collocata? perche accidente era cofi compartita ? che effètto in che luogo fa ceua t er altre fimìl cofe, che danno che dire à quefti diffegnatort,the tutto di uanno in R orna mìfurando le par ti, er le particelle -, fenza riguardo del tutto. Vedi che Vitr. ci lena h foperftitione, l'obbligo, er la feruitìi fenzd ragionè,peròfia detto que&o in rifpofta di molte queftioni -, che fi fanno tuttofi dì fopra tai materie, affèr* mando molti,che non fi poffa intender Vitr.da chi non è fiato à Roma,?? prote&ando i medefimì -, che non fi tro uà in Roma cofa fatta con le ragioni,è mifure di Vitr. cofe che à modo alcuno non pcjjonoftar infieme, fono bene,i, termini dette cofe fecondo il più, er il meho,ma tra que termini ouefia, chi con ragione uoglìa procedere,chi è, che ci leui il modo di poter fermarli più in un che in al* tro luogo, quando la occafione ci da di farlo ? Io ho in odio non meno la foperftitione, che la herefia. La gonfiatura della colonna, come ì quefti tempi ella fi intenda pare che ella fia nata dalle regole detta diminutione, ò raftrematione detta colonna poiia dì fopra. |
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TERZO. ft
CAP. III. DEL FONDARE, ET DELLE COLONNE, ET
DEL LORO ORNAMENTO, ET DE GLI ARCHITRAVI. E fondationi delle opere già dette di quanto (otterrà fi ha da fare, deonfi cauarc, fé trovar fi poifo-
no, dal fodo, & poi nel lodo, quanto ci parerà per la grandezza dell'opera con ragionedeono effer fatte, & quella làbrica per tutto il fuolo, quanto più lì può fi faccia foda, & fopra terra faccianfi i muretti fotto le colonne per la meta più grosfi di quello, che eller deono le colonne, accioche le parti difetto più ferme iiano, che le parti di fopra. Et quefii fi poffono chiamare Stercobata, quafi ferme piante, perche fomentano il pefo di tutto l'Edificio.
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Oltra di qu
fczz |
eito gu fporti delie fpire , & delle bafe non deono ufeir del uiuo, & coli di fopra effer deue feruata la °rof-
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a del muro, ma gli {patinò nero effer deono fatti à uolti, ouero fiano ben raflbdati • è battuti, accioche fian ben
rattenuti, e collegati. Uauendo Vitr.trattato di quelle co/e, che da lontano in confufo, e5* & appreso più dijlintamente uedetno , accioche non paia, che le pano fola-
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mente nell'aere, ty che le non habbigno piede, egli uuole trattar ielle fondamenta di quelle, er con bell'ordine dal fondamento fin alla ci
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ci farà nafeer la fabrica. Dimojìraci adunque prima quello, che fotto lefabnche deue tiare, er uuole, che imitiamo la natura, che negli al-
beri fa le parti inferiori più graffe, che le fuperiprì,percioche meglio fi fomentano i carichi, il piano adunque douefi deue fabricare, é onero duro, è fodo, naturale, eyfirmo,ouero tenero..molle,ò di terreno già moffo. Diuerfamente fónderai nell'uno, ey nell'altro terreno, perche doue trouerai la terra foda,cauerai per fondare, cy farai lafòffa tanto larga, quanto porterà la ragione deU'opera,che dei fareje il terreno iQ feràmolle, ò fera tale nella foperficie-, ò profonderà molto, fé è nella foperficie ,caua infimo, che trom il fodo, fé profónderà, bifogna farli la pacificata ben battuta, er raffodata.il fondamento è detto fubfiruttione, che altro non è,che la fabrica, che fi fa fotto terrafìn cheli ueia. quefia effer deue di fotto larga , er più, che afeende,pmfirijirigrie.il terreno della fèffa deue effer cauato egualmente,^ fatto piavo, er egua le per tutto.accio il pefq della fabrica lo calche egualmente, ne i pareti facciano danno.ielarghezze delle fòffe per le fondamenta dal iudicio deli' Architetto fecondo le groffezze delle mura, le grandezzedelle fabriche, ey le qualità de terreni far fi deono, perche può accadere ò nel far un gran paUazzo, ò un t empio ,ò un ponte, chele fondamenta effer deono continuate per tutto il piano di fotto con perpetua muratura, 'come poi appari del piano batterai leuato la fotto muratura è fondamento. A U'bora,tu dei fare alcuni muretti, che stereobati fi chiamano er aUroucfliiobati,quafi piedejiaUi,ò piedi delle colonne}benche altroue stercobata uoglia dire il bafamento di tutta la fabrica, che in alcuni edi* fui èfattaàfcarpa.ma che fptiui intenda il piedefiallo fi uede per quelle parole. Et fopra terra iaccianfi i muri fotto le colonne. Q
fio è quando la fabrica comincia à feoprirfi, er iiederfi, i muretti fotto le colonne altro non fono, che i pkdifiaUi, quefii effer deono più grof*
fi per la meta del fiujio delle colonne da baffo. Ecco la ragione.la ffiira,ey bafa iella colonna nonfforta pm infuori per lo più, che la meta del* la colonna per groffezz4, fio è per un quarto da un lato, er per un quarto dall'altro, er quejìo nella Dorica, perche lo ffiorto della bafa lo nicafifa d'una quarta , er ottaua della gro'jfezz* della colontta,come anebo della Corinthia.Vuole adunque Vitr.che il piedefido,che è fotto la colonna fu per la metà piugroffo della colonna, che fi deue por dtfopra.ey dipiu uuole, che gli ffiorti deUe bafe che fono tanto,quanto e la larghezza del zocco,non efehino del uiuo. ciò è del quadrato del piedcjìaìlo.ey ieuefi anebo auuertire, che per quefto nome Stilobata,fe bea ne s'intende quello che è fotto le colonne, come piede ò pofiimento. però anebo fono i Stilobati congiunti uno con l'altro mediante quella ag* giunta,dellaquale parla Vitr.quì fotto.tr? però tutto quel legamento, è detto ancho Stereobata fecondo la efbofitione del nome, che detto ha* uemo, er tutta quefia fabrica è immediate fopra terra, ey fi può ancho Poggio nominare.ma del Poggio ne ctiro qui fotto. deuefi auuertire, che i buoni antichi fé ben faceuano il bafamento più largo della fabrica di fopra. non però lo faceuano 4 fcarpa in modo, che difeendesfi con 40 una linea non à piombo.md in modo di gradetti, come dmofira quefia figura qui fatto. Et ancho difopra la groffezza del parete h deue feruare.
Ciò è che la parte inferiore fia di quella difopra piugrofja, maglijb-atij, che fono tra un piedeflaUo
cr l'altro,ciò è nelle fondamenta deonfi legare in qàeiio modo, che onera fi ficcano in uolti, co* me è lo Impiè d'un Tempio ritcndo nel quarto.ey ancho nella facciata d'un tempio di otto colon* ne difopra, ouero fiano raffodatt con pali, ey ben battuti, er firmati, er à questo modo i lega* menti della fabrica feranno firmisfimi.quefii uolti fono {lati ritrouati perfcem.ir laffiefa, cy fio* no uolti riuerfi.mache impediffe che non fiano ancho uolti dritti, come fono ne gli effhnpi detti hora.ma come fi raìfodi,zy battino le palificate con kfijluche ,che noi becchi chiamano, non è akuno,che nolfappìa,^ queflo e la regola dì fondare ne i luoghi che hanno buon, er fodo terre* no,comefoiio quelli di Candia tenaci?fimi,cr fir;nisfimi,ne 1 quali è gran fatica il mare. Mafie i luoghi ferano di mofio terreno,ouero pahdofo ò tenero,come à Venetia ce infegna Vitr.dicédo. Ma s'egli non lì troua il fodo,& che il fuolo ila moffo,ouero palu fi re, affiora quel*
luogo fi deue cauarc, & notare, & con pali d'Alno, ò di Olino, ò di Rouere ar- fìcciati conficcare, & coni becchi, & altri ftrumenti fiano fatte, & battute le panificate fpesfisfime, & gli fpatii, che fono tra pali, fiano empiti di carboni, ck di fodisfime murature fiano le fondamenta riempite, ma poi, che fera battu- ta la fondamenta?deonfi à lineilo porre i piedeitalli, fopra de i quali difponerai le colonne (cosne difopra fi è detto)ouero nella maniera di fpeffe colonne come ella ricerca, ou ero attre(come ciafeuna richiede, fiano di pm larghi fpath', ò più liberi, ò ragioneuoli) come difopra 6<y
fono fiate deferitte, & ordinate.perche nelle Areoftili è grande liberta di fare gli fpati] (come piace à ciafcuno)bene fi deue pormente(che ne gli alati à torno,detti peripteri,collocate fieno le colonne in modo che quanti nani feranno nella fronte tanti due fiate fiano ne ilari. , .... Vitr. èffe nel capo antecedente,che lo alato à torno,detto Peripteros,haueua fei colonne in fronte, adunque haueua cinque uam. er da 1 lati ha*
ueua undeci colonne computando le angulari, adunque hauera dieci uani,ZT però dice. Perche cofi fera doppia la lunghezza dell'opera alla larghezza,peroche quelli,che hanno uoluto raddoppiar le colon*
ne ne i lati, pare,che riabbiano errato,percioche pare un uano di più fi ftenda per la lunghezza. Et quejìo auuiene perche non hanno computato nel numero delle colonne da i lati queUe,che Hanno fopra gli ^guli, er cantonate , cheferueno
Ma fronte, ey ai lati, fi che bifogna raddoppiare i uani, er non le colonne, cy quefta regola è nelle altre marnerebbe hanno colonne à tor* no, che forfè fotto queflo nome di Peripterefono fiate tutte comprefe,perche tutte hanno portici à torno. Fi« qui adunque hauemo le fènda* 1Q mentafiauemo t Picdefìalli, la Fabrica s'incomincia à leuar da terra,cy noi ragionammo deiPiedefidli qui fotto,bora fi parla de igradi,per liqualifi afeendeua al Tempio : quefii erano nelle fronti, come in molte piante difopra fi uede, erano ancho d'intorno,come nella pianta del Peripteros,difei colonne è pofìoxon una isìeffa ragione fi regola il numero,?altezza, er la larghezza deigradi,(y però dice Vitr. I o-radi nella fronte in quello modo fi deono formare,che fempre fiano difpari,perche falendofi al primo grado col pie
" &deftro,lo iftelTo piede eotrandofi difopra nel Tempio fera pofto.Ma le groflezze di que gradi cofi deono eller tenni
nattjChe non iìano più grolle di dieci ditaaie più fonili di none, i refiringimenti de i gradi non meno fiano d'un pie*
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de e mezzore più eli due,& coli fé d'inferno il Tempio far fi d#ono i gradi,a inficilo modo fi faranno.
lì piede afeendendo prima sfàlza, pei s'allarga, quitta mi fura, che fi fa alzando è detta grafffzza del grado, quella, che il piede calca, e? s'allora
g.i per fcender all'altro gradone detta da Vitr.Rittrattione,io larghezza nominurei. Qui Vitr. non dice, che i gradi cffer debbiano più tre, che cinque, ne più cinque, che fette, nero è che egli è fato auuertito, che nelle antiche fAnche non s'è.pajfato il numero di noue, e fé pure paffma,jìfaceutt un piano, er una rittrattione larga,che noi requie chiamiamo ,fopra laquale fermandofìgli buaminift ripofano dopo la fa* tica delfaltre. 1 Gradi alti ouergrosfi deano cffer non pm di dièci parti d'un piede, ne meno di noue, ma fé fujfero noue, ò meno di dieci,cer- tamentefarian più commodi, pone adunque Vitr. i, termini del più er del meno, ma i di noftri fi fanno minori; il piede è partito in dodici on- de, defunte fono dieci, dodrante noue dita graffe, cioè onde, er quella, è, la regola de i gradi. Ma s'egli fi nona fare da tre lati il poggio d'intorno, Infognerà guardare, che i Quadretti, le Baie, Tronchi, le Cornici,
ék le Gole conuenghino col Piedei.tilo,che è fiotto le fpire delle Colonne. Cioè fé il Piedeftale binerà Quadretti,Ltftctti,Troncbi,Gole,Cornici,Bafe, b altri membrellfi tnedefmifano ambo nel poggio, comedimoftra il
lato eleuato del Tempio difei Colonne Peripteros nominato, pofto qui fotta, ma perche il Piedeftale fopra ilquale, era la Colonna ufema del dritto del poggio, et fi ritiraua in entro, er tra piede&ale e picdesìalefaccua una concauita, che Vitr.chi.ama alueolato , pero era ntcéfftrio che V ìtr. ci dejje U regola di agguagliar, cr poggiar quejlt piedeilali, accipche fi fapejfe, quanto haueuano ad ufeir del dritto del poggio. . Et però dice, Ein quello modo bifogna che il Piedeftilo fia agguagliato, & pareggiato al poggio, che egli habbia nel mezzo, Tao-*
giunta per gli fcamilli impari,e difeguali,perche i'egli luffe drizzato à linea, egli fi nedrebbe con l'occhio il letto,e,ca uo, ma come a far quello fi facciano gii fcamilli conuenien ti, come di moke cofe la forma, & la dimoftratione fera nel fine del Libro deferitta . Tteono i P iedejhli ufeir del dritto del poggio, cr quefta rifalita Vitr. chiama aggiunta, cr la parte, che uà di dentro, che è quella del poggio, è
detta aluebato, il nome di fcamilli in nero nonji troua, che tofappia, ne <òreco,ne Latino, crfe bene uolefje dir Camillo, quando fi dicejfe C4 milìus nel genere del mafehio, io direi, che la intenhone di Vitr. farebbe chiara al modo, ch'io ho detto, perche Camdìus liei-Quarto I tbro è una cajfa, ò firma che egli ancho chiama loculamento, le cafjelle, ò celle delle Api fi chiamano Camilli,ejr tutto quello ,cbe fepara una cofa dal* l'altra, come in ca(]a e con quello uocabulo nominato ,feparando adunque i PiedeftiU uno ffacio dall'altro del poggio , perche non fi poffono dire Camilli ciafeuno de quejpacìj rinchutfo da, i, Piedejltli f ma con licenza fi pojja ufare quefto nome nel genere del m.'fchio, che è neutro, io non lo faprei dire. ìlfenfo pero è come ho detto , ilche prouero ancho poco di fatto. Ma quello, che Vitr. forfè feorrettamente dice- S Camillo, direbbe meglio Scaptilo,perche Scapilium, che in Greco è detto, Noton,gli antichi pìgliauano, er per lefpatte,cy interfcaptllium, dicefi quel cauo, che come una ualletta è trappofto tra le fratte, mafia quello fi uogha, quifotto uederemo, che Vitr. ha intefo, quello che noi intendano, er fé Scamillus uiene da Scamnu, per diminutione, er chef traduca Jcabelli, perche i Picdesìili fono come fcabelli, non s'impedi- rebbe il nojìro fentimento. Ma tempo è che fecondo qnello, chef ha offeruato nell'antico fi dia la regola de t Piedeftili, er' de i lorofporti, er dele mifure, è membrelli con chef adornano, er nosìra intentione èfeguitando l'ordine del Filandro porre manzi fecondo ciafeana mas niera la dijfegnatione di tutta la ìncollonatura dal Piedejlillo fino atta Cornice,?? dalla Cornice fin'atta fommìta del Fro;iti/p;cio,accioche leg genioft Vitr. s'intenda, er la origine de i uocaboh, er dette cofe, er la ragione di tutte le parti. Senza chef affaticamo nel tejlo, er queftd parte tutta e dell'ornamento, pero è degna di confideratione, er d'auuertenza, perche io ho ueduto molti eccellenti difeorfi de ualent'buomi* nifopra le cofe deli'' Architettura,et che hàno bene efflicate le ragioni delle maniere di efja,ma quando fono uenuti alle particelle,et membreU li,non s'hanno faputojbrigare,han fatto le cofe fgarbate, le parti pouere,gli ff orti feemi, cr altre cofe, che hanno leuato lagratìa allefacoa pie loro,dellequaligli artefici pigliando le forme dette opereranno mancato dalla bellezza, er dal garbo, che deono batter le cofe. Deonfi, la doue fifa il poggio, fare i Piedeildi continuati dalle parti, ma lojpatio che è tra un Piedeftilo, er l'altro detto alueolato, è continuato che fu, ò con colonnette fatte a Balauftri, deue retirar fi in entro,come dimostrala figura quifotto. Benché ella effer debbia netta fronte di otto co* fanne, che per iimduertmz.4 e fiata fatta di dieci, e gli fyatij fono giufli, fecondo la bella maniera, cr ui, è, l'impie, cr ilfiancoii (jfa. |
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Cottiengono tutte le Tabriche nelle findamenta,detie quali s'è detto Uafianzanelfecondol.!bro.Sopralefindameta,ògradi,òpoggì,cheuìftano
' finamente fé ne è dati la regola poco ài [opra. De t piedejìdli bòra parleremo jbno di due modi t picdcflM, prima tutto Uba/amento d'una fabricafì può ère ptedefxdk,in Greco ftereobata quali fede piante-fon dette,perche con perpetua fodezza legano la fèrica diiitcr,no.L'e§em pio è nelle piante d'alcuni Tempi foprapófii,come del Dipteros^j deah ìpethros. O' nel primo Tempio ritondo nel quarto, douéjì uede che corre quel legamento intorno , fopra ilqualefi pofano le colonne, cr nella parte dinanzi fono i gradi ferrati tra quel legamento, l'effetto di metto bacamento è per Iettar la fabrica da terra , cr darle fodezza.è maefià, cr per ornamento.fpeffogli antichi ui poneuano delie fiatile Ime fronti, U dotte da una parte, cr l'altra erano dal bafamenio , che ufciua dell'ordine delk colonne dinanzi, per legar i gradi, cr quefeo poiW4 efferato per la quarta parte della colonna. I piedefùli{che cofi correttamente fi deano chiamare) benché fa nome comporto del lati* ito, & del Greco ,fono come piedi delle colonne , non fi danno, per quanto fi legge in Vitr. ò fi uede nell'antico, ne alle opere Doriche , ne alle Tofane , perì quelli de Moderni, che.danno mifare de piedejlih, pare che s'habbino di lor capo firmati in quegeneri i piedejilli. Ma , nel ionico Corinthio, cr compofìofe ne trauma, come nel prefente libro, cr nel quinto douefi parla del Poggio della Scena in Vitr.fi ue- &,cr molti effe'mpi ne fono in Rema negli archi', Tempi, Theatri, cr Amphitheatn. QueAt hanno diuerfe ìmfure,z? tutte pere fi cauano 'del'altezza, della colonna con la Bafa, V CapiteUo.perche altri fono la terza parte, come quelli deWarco fatto al CaM uecchio di Verona d'opera Cormthia , Z? fommamente lodata.altri fono per la quarta parte, come fono in Roma-quelli dell'Amphitheatra detto Colifeo. altri fono d'utu quarta è mezza , come neU'drco fatto da Traiano in memoria della uittona di Dacia fui porto d'Ancona, e~ è opera Corinthta bella è fchìetta. Altri della quinta come alcune fi è affermato,. Siche non ci è determinata regola quanto che'l ionico , il Connthio , omero il compojto habbia più quejia mifura, che queWaltra ^benché Vitr. nel quinto ragionando del Poggio delle colonne delia Scena, lo faccia d'un terzo profonwnando, <T il Poggio, cr le colonne al Diametro dei or chefir a, c~ è beUisfìma fórma, il tutto e pofto ih darli grafia, è nel . compartimento di [tuoi membri. I pkdejlili adunque per le fatte ofieruatiom fi partir anno in otto parti deUa loro altezza,di que fé una uà perki ornamenti ò membretti difopra,che fono come capitello del piedestallo,due fi danno alla Eafi, il rcjio al dado, è tronco di mezzo. La , bafa fi parte in tre parti ,due fi danno al zocco, l'altra alle altre parti, in alcuni fi uede la Bafa partita in due parti, una. dettequdi fi da al zocco,! altro atte altre partì. Si che gli ornamenti di fatto, ò membreUi chefunojona doppi in altezza a gii ornamenti ò membreUi éfopra. Solenti» gli antichi fotta il Zocco deìpiediftiio porne Un, o due altri, non meno alti di tutta la 'Bafa dei piedi fallo, zf questo per dar gran* dezza, CT fermezza atte opere, & qticfti zecchi fi poffono chiamare Stereobata,& neUe belle opere fono di marmi, òdi pietre uiue, noi ne hauemòpofto diuerfe firme fecondo le mifureèproportioni trottate nell'Antico ne i disegni de i Tempi difopra. Soleuanofimilmente [otto l'orlo detta Bafa della colonna bcnejbeffo porre un'altro zocco, come fi uede in molti Archi, w tutta la bafa col detto zocco, era d'un ptz* zo,perche Me più atta à foftener i pefi, come fi uede neWArco i Ancona, ne gli Archi di Septimioji Tito ,eÌiConfiantino in Roma, cr in altri litighi d'Italia. Ma prima che io deferiua cofa alcuna, mi pare conveniente eff onere l'origine, cr la ragione de i uocabuli, z? no- mi potò, alle pam è membri delle Babnche, accioche fempre non fi ritmile da.capo. Qui a faranno i nomi Greci, è latini, cr uolgan ufi- tati in Italia, cr le figure partitamtnte. Tu la colonna come s'è detto, ritrouata per fofìenere i pefi , ZT prima era di legno, cr ritarda. ? Crebbe poi il defideno dette grandezza, Cr detta perpetuità con la concorrenza, però fu la terra foUeciiata, cr i marmi dalle ni/cere di q la canati, la onde le colonne di marmo hebbero luogo, ma in modo che tenefj'ero qualche p.miglianza con le colonne / Me di legno. Qi baueuano dalle ttsìc,accioche per lo pefo non fi ftndcffero, alcuni cerchi di ferro, cr alcune amila, che rtjìr igne nano t capi loro, dotte gli Architetti ad imitatone di quelle indugerò le fafeie difopra, cr di fiotto i fttjli delle colonne, cr à poco à poco accrebbero quelle pam di mo* do,che difopra k colonne chiamarono quella parte Capitello, cr di fotte Bafa. nella Bafa offerirono, che la larghezza firn fufiè m. g- e deìl'altezza, dipoi che fbortdje alquanto più del fujh deUa calonna,ad imitatme dei piede humano, cr cofi ambo l'infima pane deUa Bafa Ut alquanto piulama di queUa difopra. Si come era il piedeBlio più largo deUa Bafa, ZI il fondamento piùlargo del piedeMo. Bafa è nome Greco chiamafì ffira il Latino, perche fpira lignifica giro, cr le bafe uanno à torno come anella^di doue hanno prefo l'erigine le par ti flit. Trottanti ctuefie parti,manbreUi ] er adornamenti nelle Bafe, Plinthm, Torus, Scoda, Trochilus, quadra, Supcrahmn, A/bvr- ga lus. kfigmfieationì de i quali nomiferanno ordinatamente qui pofte. Vlinthus è nome Greco fignifica mattone, Laterculus ò latafkum 4 e detto in Latino da alcuni, ma Vitr.ufa il nome Greco fatto latino, quefxo neramente fi chiama orlo da Moderni penti, penne zocco e quello che è fato la bafa, che fotta Bafa nominarci, l'orlo adunque è di figura quadra, cr aticho di figura ritonda, come nelle Bafe Tùfca* ne fi uede ere la parte inferiore della Bafa. Torus è un membrello ritondo,che uà fopra l'orlo,è Stiuas in Greco detto,cr fi chiama Torus, perche è come unagraffezza ògonfiezza dura e carnofa, ouero come un piumazzetto. noi perche è ritondo lo chkniamo Bujìone, cr per- che tondcìgia come una fune, che è detta rudente in Latino, Trancefi lo chiamano rond, benché femano ancho il nome di Bozcl, che figni* ficaio iiìeffo, che Torus, Scocia, è Greco fignifica ofeuro, perche è un.membro cauo che fa ombra. Moderni lo chiamano cauetto, altri. fcorza,zcrchtecomeÌ4fc0rzademzzobajìone,Francefìcontrabozel, latini orticaio tolto dal Greco Trochilus, perche asfmtiglk. ad una rotella, che fui taglio habbia un canale come hanno i raggi delle taglie. Quadra è lìftetlo}€r filette in Vrancefi che è lagroffezza di alca* ni membretti, er e un pianuzzo, ò regok quadra difopra il cauetto, fi come è ilfuperalio /opragli Aiìragali. Afiragalus e cofi detto dalla, firma di queU'ofio, che e nella giuntura del collo del piede. Latinamente è detto Talus,che uolgarmente fi chiama tallone, ma gli Architetti ${ Mr ddla firma tondino il disvio, i diffegméi questi membreUi paratamente [animo ne i membri con le lor lettere ihnoflrati qui fotte. |
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In Bafa
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TERZO. t9
la Bafa Tofcana hadiqutfìe parti Vorlo,<sr il battone, la mifura di quejìabafa è quefìd. Sia alta quanto è la meta del Diametro della colon
uà, quefta altezza ft diuiie in due parti Juna fi da all'orlo, ilqual in quefta bafa e fatto à feftaj altra fi da al baftone con quella parte,che apo phigejì chiama.^ apotbefi,ckefono certe piegature dalle tefte delle colòne,che danno gratta mirabile quando fono ben fatte,®- pare chef Kg gmo, er fiano ritratte , er però hanno m Greco quelle nominanze apothefì, er apophige, ©" quella difopra è detta collarino, quella difet- to e detta ambia, er fono m mo do,che je amendue fujfero congiunte farekbeno la forma del cauetto, perche S'una e come una meta er fai* tra,!''altra meta del cauetto. I o fforto deU'orlo e per la terza parte dell'altezza della bafa, il baftone ha tanto di fporto quanto l'orlo, er fi fa con la fefta, fi come ancho l'orlo, benché qui pare quadro.però dal fuo fondamento fi conofce. il Semtdiametro,dalqualjì caua ti baftone è termine della ambia ò apophige. laqual ambia e per la quarta parte deU'auanzo oltra l'orlo, ciò è la ottaua di tutta l'altezza della Bdfa.alcu* ni chiamano la ambia anulo,ò UfteUo,ò lembo deli'apophige,quefte parti negli altri generi fono parte della colonna, ma nel Tofcano fono par ti della bafa, egli fi parte in tre parti loff>acio,che e del dritto delia colonna allo /porto della cimbia^y fé ne riporta una infuori dal punto o cr la doue termina fi fa un punto, come qui fegnato a, er lui ponendo la fetta fi fa la decujfatione difopra al punto b. er quella iftejla lar= l0 ghezzafe riporta/opra ilfufto della colonna al punto c.dal punto g.che e il dritto della colonna, er ini firmata lafeQafifimfce la decuffatio- ne nel punto b.ilqual punto e il centro di far la beUauolta dell'apophige. er quefta regola fi ferud difopra, er difotto nelle colonne comelì Mederà nella defcrittione delle altre.Le colonne fiano alte fette tefìe con la Bafa.,®- il Capitello.ma raSremate la quarta parte della lorgrcftez za da piedi}cio è uri'ottano per parte. |
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helCapttenoThofcano a fono quefte pam. Abdcto Bcbiiw, Vypotrdehelium cum Aphtgi, nel Capitello Dorico àfono queRi Cimdcium,
vuuhut Echtnui pars qu* tìypotrachelio contrahitur column^nelCorinthio ci fono quefte, Abacu^voluta, Elos,Caulìculi, Folla, nel* l iomco,Cimattu, Abacm,Voluta, Oculw,Canalìs. Balthei Vuluinorum,Axes Volutarum.Tutti i Capitelli adunque conuengon nell'Abaco, er in quejto, che tutti ji pofano, cr s'incontrano con le linee ciafcuno della colonna fua, perche adunque tutti conuengono nell'Abaco, però hanno le parti difopra quadrangolari. Abaco è tauola quadra, operculum detta da Leone. Dado da noftri, perche è di forma quadrangula* re, quetta nel ihojcanofipuo chiamare zecco, è Plynthus, le mifure del Capitello Thofcanofono quefte, prima erti è alto quanto la bafa, 7o cioè per la meta della groffezza della Colonna da piedi, quefta altezza fi diuide in tre parti, l'una fi da alZocco difopra, quél di mezzo al* l Echino, la terza aU iìipotrachelio con l'Apophige.Echmofignifìca il riccio di caftagna,il riccio animale d'acqua,®- di terra, chiamafi que* Ita parte Echino,perche in eftafi fcolpiuano i ricci di caftagna, douemo imaginarfi molti ricci uno appretto laltro aperti, er che moMno te caftagne come quando fono maturi, quefti fanno un bel uedere,®adornano que&a partemirabilmente'. Vitr. chiama encarpi parlando del Capitello ionico, i moderni chiamano quefta parte uuouolo,nonfapendo l'origine, è parendo loro, che fiano amoua Jcolpite in queUaparte s m non e da contender fopra le parole,pure che fi fappiail fatto, G . Md
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Ma comep facciano,& quanti uoglino effer,& comep compartifcbinojo diro qui [otto ragionando del Capitetlo ionico. Hypotrachelìo è fot*
to gola alUpmìglianza cop ietto,come il più de nomi dette parti fono patì pnfì dalla fmiglknza deUe parti del corpo hummo,facciap adun- que il dado ò Vlintho per un fejìo dellagrojpzza dèlia colòna,che uien ad effer un terzo della meta del Diametro,Il uuouolo occupa la parte di mezzo,queP'i accioche bene, &■ àfeflapd tirato bifogna tirarp in entro dal dritto della colonna una parte deUe due, che e dal detto dritto atto fyorto del dado, er iuì poner lì un piede della fefta come nel punto i, er allargando alla eftremita di quel tipetto, che uà fatto il uuouolo il* qual liMlo, e alto la fepa parte di quell'ultimo terzo,cbe lì da allafottogola è fporto,tanto quanto egli è alto, p tira la parte del giro del uuo*> uolo aSS abaco lafciandoui per garbo alquanto di prominenza, fornitoì uuouolo, et il lì&etto,p ferra di fatto l'altro terzo contratto aWBypo- trachelio, con lafua bella piegatura fatta conia fopraietta ragione, chepfafotto al piede della colonna l'tìipotracbdto garbato p fa in quel modo che p fa l'Apophige. |
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Ab<tc@
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Vuotalo
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LifteUo ò gra
detto Collarino
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Astragalo
Apophigi* ouer Qìmbk
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E alto il doppio del UPeUo fotta t uuouolo, lafua ambia è alta la meta,cioe tanto quanto è il tipetto, il fuo tondo fborta dira lo jforto del tipetto
detto,perche lafciando cadere una lìnea a piombo daW eftremita del Metto, (opra quella fera il centro di far il giro, è tondo predetto, etfopra la ipeffa cade lo fporto della cìmbia. Ma la piegatura /òtto la cimbiap fa al modo fopradetto, facendo il centro {comep è detto). Et cop è fornito il Capitello Thofcanojopra ilquale p pone l'architraue, con quelle ragioni, che porta la ragione deWopera,ma,è, di legno, perche, per la diUanza dette colonne, che fifa à uoglia dì chifabrica, non p può fare di pietra fenza certo pericolo, come s'è detto di fopra, questi traui uanno a pari l'una dell'altra, ma cottegate con alcuni incaàn fatti à coda di Kondine, chmunp compattile* da Vit.er quell'incavi fub* fcudes, vfecuricle, ey fono come dimosìra lapgUra qui fotto. pero le traui fono apparì, ma larghi due dita una datt'altra, accioche non fi putrefaccffero, quando p toccaspno,^ che l'aere non potefje poffare er qui fotto fono le forme di dmtrfe lìgature dì trwjsr incerature di 40 legmm^accìochepiano ben cbkMtejz? legate infume. Ma la trauatura Thofcana è nel Quarto Libro la douep parla deUe opere Thofcane. |
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il Dorica
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TERZO. 9t
ti Dorico non ha Bafa propid, mi fé le da alcuna fìttala Uafa attica, lacuale fi fórma diquefte parti, Hinthm, Torm Infèrior, Quadra,Scoda,
torm fuperìor, quefte di già fono dichiarite, che wfa fono, ha dunque l'orlo}due baftoni,un cauetto tra queUi,con i,fuoi quadretti, ògradet ■ti gl'uno di fopral'altro dì fotto,k mifura è queftaj'altezza è per U meta dellx groffezZA della colina, la longhezza è per unagroffezza, è, mez Z*, par tifali poi la-groffezza della colonna in tre parti una fi dia ali! altezza detiorlo,il retto, cioè le due fi par tifano in quattro parti, ólèa&one di fopra fé se dia una, le altre tre fi partifcano in due partì eguali, l'uni fi dura al bafione di fotto, l'altra al cauetto con ifuoigra* ititi partendola infei parti, una dellequali fi da al gradetto di fopra, l'altra al gradetto di fotte, le quattro al cauetto, lofporto del battone dtfotto uà à pari dell'orlo, fi fa àfefia come è fopr detto,lofporto del gradetto di fotto uà per dritto del Semidiametro, del bujione di fopra il cauetto 4 dritto della cìmbia, lofporto del bafione difopraoltra del gradetto di fopra tirato àfefia, la cimbia a pan del Semidiametro del ba- fione di faprajlquale Semidiametro è un terzo dello /porto dell'orlo oltra lagroffezza della colonna lo fmufo,ogiro dell' Apophige uà à que* fio modo, chef rippona manzi una delle due parti delio/porto della cimbia dal druto della colonna come da b 4*0" dall'r all's.cr pofio il pie* 1 o de nelx.o neWsfì allarga lafejla aU'a ò uero allo, er quella difianzajìnpporta dallo a al d,ò uero dall'o al q. fui dritto della colonna, e?'fauna dofi centro nel d,o nel.q.fi fa una parte di giro nella parte efteriore, crcofi pofio il piede nel punto.b. ò uer.r. fi taglia quello giro di prima co« uno incrpcciamento, ne i punti ecjh.<p' lui è il centro da tirar l'A pophige, ma il cauetto fi tira ad occhio, crcon garbo. |
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,* LIBRO
La colonna è alta fette teflc,crfiraflrema fecondo la ragione dett'altezza fua,come fi dira poi. Mail capitello ha quefie parti Cimatura,Vlin*
thws,Ecbinmco ann'Àis,par s,qu<s Hipotrachelio cotrahitur column£,cioe cimafa, zocco,ò dado,uuouolo, annetta,coUarìno,delìeqiuli s'è det to donde derriuino, CT cheftgnificdtione habbiano, bora fi dirà delle mifure, kgroffezzd del Capitello^ per la meta della grojjezza della co lonna, la larghezza, è per tutta lagroffezza della colonna, er di più unfeiìo fecondo Yitruuio, ma nell'antico fi troua, er riefce meglio un quinto per parte,partirai lagrojfezza del capitello in tre parti, una dellequalifi dà al zocco con lafua cimafa,?dtra al uuouolo co i fuoi anel li. la terza fi contragge all'Hipotracbelio, ò collarino della colonna , di modo che la larghezza del Capitello è due quinti più della groffez- za della colonna,faltezza del Vlintho con la cimafa,che è la terza parte dell'altezza delcapitello,fì parte in cinque parti,tre dellequalifi dan no al zocco,due alla cimafa, er quelle due fi partifcono incinque,tre fi damo alla cimafa, due al quadretto di fopra, finito il zocco, ©* U ci" tnafafeguita il uuouolo, er gli anelli, queào occupa Vuna delle tre parti dell'altezza del capitello , quefìa fi diuide in tre parti due fi danno al uuouolo, una àgli aneUi,chefon tre, alti tanto, uno quanto l'altro portano la meta della loro altezza, pigliafi poi l'altezza del uuouolo fo* x 0 lo con la feda, er/i pone il piede fu la ejìremita dell'anello, ògrìeto di fopra, er nella parte di dentro fi tira un poco di circonferenza,^ pò fio poi un piede della fefta fatto il Plintho,ò zoccofaltrofi riporta à quella circonferenza fatta prima, er doue s'incrocciano lui è il centro da tirar il uuouolo,ilqual fornito con ifuoigrìettì,fegmtala parte, che fi contragge al collarino, detta fottogoU, er da alcuni fregio; laqual con lafua piega gentile peruienefin alla cimbia, er aftragalo,o tondino, er s'incontra à piombo della raflrematìone de fopra della colonna,®- il tondino, è alto quanto fono tutte negli anelli, er la meta di uno, porge infuori quanto il uuouolo. La cimbia, è alta per la meta del tondino, porge a piombo delfemidiametro della uolta del tondino, il refto fi fa al fopr adetto modo. Sopra il Capitello gli antichi foleuano porre una aggiunta non molto alta,che pofauaful zocco, à dritto del uiuo della colonna di fopra, er quejlo faceuano, perche l'architraue fi pojTaficful uiuo del Capitello, er iella colonna, er non rompeffeglìfporti, la figura è queda. |
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Varchitraue detto trabs,eon le partì dì quello che gli Ha fopra ha queflì uocahuli Epiflilìum,Tenid,gutta:,Trigliphi, Metbopa',reguld,CdpituU,
Canaks,Vemora,Cimatium,Corona,Timpanum,Acroterk,Sima.Lefignificationidettequalcofefonoquefie.Bpifiìliu^ fopra le Colonne,è Capitelli per nomegenerale,mapropiamente è la Traue maeflra,che Architrauefì chiama uolgarmente.la fòrza del nome Greco come impoBa ò fopra colonna,quefli nelgenere Dorico ha unafafcia ò benda,che Tenia fi chiama,fotto laquale con una regoletta fono intagliate legoccìe,che fanno leffctto dettegoccie dell'acqua,^fono fei di numero per ogni tefta di traue,che Trigliphofi chiama, er la ragio ne di quefti Triglipbi è quejìa.s oliano netta fabrica di legname nette fronti portar e le tejìe de traui,lequaU Opefi chiamauano, et lofpacio che era
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TERZO.
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94 LIBRO
che era tra una tefla,zr taltra Metopafi diceua.hor perche quelle tefxede Traui nonhaueudno4eiktono,cofì nude,èfcoperte,perògli Anti*
chi imponeuano alcune tavolette, er quelle con diuerfi colori di cera copriuano, la doue quelli, che non di legno nudi pietra magnificamene te ìaiwrarono,ad imitatione di quelle teRe fecero quelli membri,che Trigliphi chiamano,quafì Trifola,perche fono tagliati in tre Canali da i quali par e,che le goccie difeendino, quelli ff>acij che fono tra i Canali femora fono detti, noi li potresfimo piani nominare, i Trigliphi han no i lor Capitelli, foprxa quali è la Cornice, che corona fi chiama, perche cigne Vedificio come Corona, Moderni la chiamano gocciolatoio, perche da quella cadono legacele dell'acque celejìi, & fono gettate lontane dallo Edificio, quefìa Cornice ha due Cimafe,ò Gole, unadi fiotto, l'altra di fopra, & fono adornamenti fmuSopra la Cornice è il ¥rontejf>icìo,ò TaBigio, che ha i membri della Cornice, er un piano che fi chiama Timpano, da i lati, er nel mtztofono alcuni Pìlaftrelli detti Acroteria, quafi fommita Jfiaftigij-, fopra i quali s'imponeuano alcune figure, quelli da i lati mniuano à morir nel tetto da una parte , quel di mezzo era libero d'ogni banda. Sima è una gola fchiacciata, peròé cofi detta, àfimiglianza del nafo delle Capre. Hora ttenimo alle mifure, l'altezza deUo Arcbitraue con la banda , er legacele fue, per hi* metà della groffezzd della Colonna, queila metà hora la chiamamo modulo, la Benda Tenia detta,i per Ufettima parte del modulo, le goccie per la fefta parte ponendoui la regoletta, che ui uà fopra, laqual occupa una parte di quella fejia parte, er le altre due fi danno alle goccie, . là larghezza deW Architraue,cio è il piano di fotta, che fi pò fa fopra il Capitello, effir deue tanto quanto è il Collarino della Colonna difopra, perche cofi uenirà à pofarfiful uiuo, l'altezza de i Trigliphi 7è per un modulo è mezzojargh nella fronte un modulo.quefia fronte per lon* goha due Canali intieri, er due mezzi dalle parte, er fono tagliati in modo, che l'angulo della fquadra u entri nel mezzo , er le braccia fae ciano le fronde i QT accioche pano giufti, fi parte la larghezza del Triglipho in fei parte, er fé ne lafcia mezzd parte per banda per li mez zi Canali, doppo i quali fé ne lafcia una per banda per il piano che Vitr. chiama femur. doppo il piano i Cartai^ ne hanno una per uno, er tra i Canali u'è il piano d'una parte i Trigliphi s'imponeno dritto i quadri deUe Colarmeli modo che il mezzo del Triglipho fia fopra il mez zo del quadro deUa colónna : lemetope fono tanto larghe quanto alte, ciò è quadre, ma quelle che fono fopra gli angulifono mezze non apun to ma meno della metà, perche cofi. riefee il compartimento, come fi uedera nel quarto libro, fopra i Trigliphi fono i Capitelli loro, alti la 2® fefta parte d'un modulo, er fopra i Capitelli la Cornice alta ògraffa con ifuoi amafi, mezzo modulo,di cui la quarta parte del mezzo man dulo uà alla cimafa difopra, l'altra quarta alla cimafa di fiotto % er l'altre due quarte allo fpaao tra una cimafa, er l'altra, la cimafa ha il firn lifìeUo alto un terzo * eygli altri due terzi fidanti'alte$o della firn piega. Sporta la Cornice, per la meta, er un fefio d'un modulo,ha ifuoi tagli di foito, accioche le goccie cadendo non posfino ucnir longo il muro ò le celarne ,er guajtarki er per quefia parte forfè è detta goccia* latoio, quella parte da Vitr.è detta il mento della corona, er quel taglio Scotia, ciò è caueito. Hora fi dirà d'alcuni tagli, er ornamenti , er prima delle Metope, neUequali gli Antichi fcolpiuano le tefìe di bue bendate, le patine da facrtficij, er altre cofe,dcue io laudo U inuentione del Sanfeuino,che lui ha collocato Pwjegna della Republica noUra,col farui il mezzo Leone alato. Similmente fotta il piano della Cornice alla parte, che guarda in giù, è che fyorta infuori fi fcolpiuano alcune goccie fopra i Trigliphi, er alcune refe fopra le meto* fé, le goccie riff>ondeuano alle goccie fiotto 1 Trigliphi,queUe erano ritonde, quefie infirma di campana, à jìmiglianza del nero, erano fei per 3e longo,ey dieciotto per largo, & lafiguralo dimojtra. Del ~Eronteff>icÌQ diremo nel genere ionico, per effer una iftelTa regola dì tutti, H&rtf fi 4 irà della Bafit ionica . |
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tu Bafa ionica fi fórma à quefio modiche k larghezzafirn per ogni uerfo e per un Diametro deUa colonna, aggiuntoui un quarto, er un'otta*
uo, l'altezza, è per la metà del Diametro, Porlo è la terza parte-deli'altezz* il refiantefi parte infette, tre deUèquali fi danno al bafione di fopra le altre quattro fi diuidono in due parti eguali, er d'una di effe fifa il cauetto difopra con ifuoi tondini, er col fopraciglio l'altra para te fi da al cauetto di fotta, i tondinifi fanno per la ottaua parte del cauetto, ma ben parera,che il cauetto di fiotto fia maggiore, percioche egli fporterafinVll'eftremo dell'orlo. infomìtia lofporto di fopra fifa àqueBo modo, fi piglia lagroffezz<t deUa colonna, er di quella fi piglia la. ettaua, er la fefiadecima parte, er unite infume la ottaua zxfeftadecima porle ,fi diuide in due parti eguali, una fi npporta da un capo, er l'altra daWaltro dalpiedi della colonna, er tanto è lo ffsorto deUa fpira,come fi uede dal punto a a' punto b.cj dal punto 0 al punto rfi rippor ta poi una parte delle due quejlo feorto infuori come dal punto b Apunto c.ej dal punto r.al punto fiej allargata la fefta dal punto a,al pan» to c.ò uero dal o.àU's.fi ripporta quella lunghezza fiopra^ il dritto deUa colonnari punto.d.o' q.<& fatto l'incrocciamcnto dal punto b er dal d. da una parte fi fa centro nel punto.e.ilqualefa la bella uolta della cimbia al pie della colonna, il filmile fi fa dall'altra parte, er i centri fono fegnaiih. l'altezza della cimbia, è per un terzp ikU'éltezZA tei bafione ^ilemtro del quale èfopr4 la linea, che difeenie dallo.fyorto deUa Cimbia^ cefi è fornita U Bafa ionica, il capittU
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TERZO
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Il CdpitéBo ionico fi firma a quefto modo, egli fi piglia lagroffezza della Colonna da piedi,ey fé le da la dieciottaua partendo e fi èrnie Ugrof*
fezza della Colonna in parti dieciotto,o- fifa di tutta lagroffezza, er di una di quelle parti la longbezza, è larghezza dai abaco, di modo che al Diametro della Colonna la lunghezza dell'abaco, er larghezza fera in propostone fefquidecima ottaua.que&a lunghezza fi duude in due parti eguali, er d'una di effe fifa V altezza del Capitello con le fue uolute, che fono certe inuogli fatti ad imitatione de cincinni delle <ioh* ne.Tiramo adunque una linea della detta longbezza,et lafciamo da i capi cadere à piombo una linea per capo dettaqual afermremo poi. l ar* tiremo la linea della longbezza in uenti parte, er ne piglieremo due er mezza, er quelle due er mezza partiremo per meta, che leva una CT un quarto, er Una metà riporteremo ad una tefta della linea della lunghezza, er nella parte di dentro fegneremo doue termina quella, t * li fìmde faremo dall'altra tetta rìpportando Ultra meta\ nella parte di dentro, er iuifegnaremo un punto-, da que&i punti lafaarano cade* re à piombo due lìnee che Vitr.chiama catheti quefle fmilinente feranno tanto longe, quanto le prime,che cadeuano dalle tette, m effe fi Dan da formare le fronti delle uolute, in effe ha da ejfer il centro del? occhione Leone chiama Ciclus. Scranno adunque longhe parti noueemez Za% deUcquali una è mezza fi darà allagroffezza del Dado, le altre otto alle uolutte t il dado ha il fuo orlo, er la fragola, torlo e unitilo daUaparte difopra alto un terzo,ciò 'e mezz* parte di quelle una e mezza, che fi danno aWabaco, er lagolaeil rcftante, quejtagola ejat fa infirma della lettera, s. è bìfogna tirarla garbatamente. Lafciando un puoco dirado fotto Vorlo come jporto, er mi cominciar a tirar la prima parte deUagola,che è come la lettera.c.cr l'altra metà, che è al contrario deue terminare di/opra fui primo giro della uoluta poco manzi la linea detta Catheto. fornito ? Abaco, fi faran le uolute fopra i catheti à quefto modo, effendo otto parti di fotto l Abacorestrette |
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h doue terminar, le quattro e mezza uenendo al baffo fi fa un punto, er pojlo per centro fi allarga lafejla tanto che fi firme un circolo che
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per Diametro occupe una di quelle parti, quefto circolo fi chiama l'occhio della uoluta, nel quale hanno da ftare i centri deda uo.uta, che
fon dodici, quegli centri fi irouano in quefto modo, er qui ho caro, che fi ueda, che quanti hanno fcritto fopra quejta uoluta , er quanti s'hanno attribuito la inuentione di effa, non hanno confiderai bene quello, che ha detto Vitr. negli effètti di quelle linee, che egli manda* baffo,ma hauendofì ufurpato alquanto del conofetmento d'altri, er delle fatiche, hanno creduto faper il tutto t er e merautgM grande, che uogliono hauerfi portato cofi bene nel far della uoluta, detlaqual però non ne rendeno ragione, che e cofa difficilluna eypoi non hanno mte* fo le co fé facili di vitr.cr uogliono, che Vitr. habbia fatto un libro, che non fi troue, olir a i dieci, che egli conjtjfad bauer atto, er non pm.perche dice Vitr.hauer pojlo la uoluta, er lafua ragione nell'ejlremo libro, er non uedeno, che vitr.intende infine del libro prefente* |
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perche ufaua egli infine di ciafeun libro porre i diffegni delle cofe fue.ma lafciamo quefto oda inaduertenz* loro Della uoluta ueramentc io ne
ho trouato dieci inuentori per loro fagramento, er molti che non fanno altro di Vitr.che la uoluta, fé pur la fanno bene, che pero non rem deno conto degli effittidi tante linee che Vitr.dice douer effer mandate à baffo ja ragionandone più uolte conMejjer Andrea Valladio Arem* |
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tetto Vicentino, er moftr aioli alcuni modi di tirar la uoluta à fefta molto differenti da quelli di Alberto filandro, er del Serlw ,t
pareua che io mincontrasfi con le parole di V itr.mcntedmteno la uoluta non eragarbata,doue non fatisfacendo io ancho ^meM° W^ |
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JediVUr'.perìTndauapurdifcorrendo, er uolendo, che Vitr.ci haueffe dato qualche lume, er hauendo pur auuertito, che Vitr.nel defeì
uere le belle cofe era breue, non lafciam cofa neceffaria,non diceua cojafuptrflua, comenel deferiuer la machina Hidraukea, le taglie i uajt |
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96 LIBRO
tifondntì ex Tea
fi dice, à Vitr.e,________________________________________________________
quella, che accennaua i termini d'un quadrato, che uà. nell'occhio della Voluta, nelquale § fegati
to, er contenti di quejia, con felice corfojì pcruenne alla fottilisjima defcrittione di tutto il Capitello Ionico. Dico adunque che mandate giù quelle linee che cathetìfì chiamano, cr quelle che dalle, tefie difcendeno, l'officio dette quali detto haitemo, cr firmato l'occhio, fi deano mandare ancho alcune altre linee a piombo in quejìo modo, prendi)! una parte è mezza dette u"etì,nellequalt era diuifa la larghezza dell'Aba co, CT allargata lafie&a fi fona un piede ne'Xe&remtà dell'Abaco,®- l'altro alla parte di dentro cioè uerfo l'altra teBa, cr da quel punto fi mandi ingiù una linea , quefia linea caderàfopra il Diametro dett'occhio,cr lo taglierà in un punto ; quefla linea adunque , e>* quejìo taglio è il lume,che ci daVttr. detta Voluta, er nwm, che iofappia, ha Schiarito l'effètto di quejia linea, cr 4 che fine Vitr. ce l'habbia fatta fare. CT io dico, che dal centro dell'occhio d quel taglio, cr da quel taglio atta circonferenza dett'occhio fono eguali fbacìj, perche la linea, fopra t & laquale e il centro dell'occhio, era ritirata una parte , er un quarto dentro dalia te fa dell'abaco, quefì'altra linea pur dalla vudxfinta te fa era ritirata una parte è mezza-pero ueniua ad auanzare la prima linea più in entro d'un quarto.cadèdo adunque fopra il Diametro dell'occhio, lo taglia in un puntole era un quarto più in darò del centro dett'occhio,cr partiua in due parti eguali il Semidiametro dell'occhio,perche l'oc chio era una parte per diametro, k cui meta era mezza di quelle partii il punto,che taglia quella mezza,che era il Semidiametro,lo partiua giujìamente in due partala dotte un quarto del Diametro era da quel taglio ai centro, er da quel taglio alla circonferenza. Io dico, dunque che chiponerà il; piede detta fejìa fui centro dett'ccchw,cr lo allargherà à queltaglio,e riporterà quella disianza fraudo ferma la fejia nel cètro',dd l'altra parte del Semìdiametro,cr difopra,et difetto del catheto Regnerà quattro punti in croce,iquali feran termini d'un quadrato perfino, nelquale hanno ad ejfer i dodici centri da tirar la Voluta, formato adunque il detto quadrato, è tirate le linee Diagonali,ciafama d'effe fi dmi* de infei parti eguali, CT i punti di quelle diuifionì fono i centri detta ucluta. gli anguli del quadrato fono i primi centri del primo giro detta tto* luta, effendo adunque quattro anguli quattro centri fi danno per il primo giro, deuefi adunque porre la fefia fopra l'angulo deflro di fopra M del quadrato, er allargarla fin, che tocchi il punto fotta l'abaco doue comincia il catheto, er girarla nella parte efteriorefin che la tocchi ti Diametro dell'oc chìo,cr cefi uenìrà àficemare la metà del Diametro dell'occhio, dipoi fi riporta l'un p:ede detta fefla alfinif.ro angulo àfopra del quadrato,a1 fi nerigne al punto toccato dal primo giro,cr firmata fopra il detto angulo fi uolge fin al catheto dalla parte wfirìcre,et aue fìigirt Vitr. chiama tetranti, perche uanno di quarto in quarto dell'occhio. quejìo fecondo tetrantc fcerna ancho egli la meta dell'occhio, di modo, che in quejti due tetranti ilgiro hafeemato la grandezza d'un occhio. Si difeende poi all'angulo difetto del quadrato, ilqual e il finì* Uro, er lui fatto il centro ,fx rijìngne la fetta al termine già fatto nel catheto, er d'indi fi uolge fin a! terzo tettante che termina nel Dia* metro atta parte dejìra, er cefi ancho fi feema la metà del Diametro dell'occhio, di modo chefin.kora con tre giri fi hafeemato un Diametro è mezzo dell'occhio, lilialmente fi fa centro nel quarto angulo del quadrato che è ildeiìrodi fiotto, cr rifretta la fejìa ai punto lafcìato nel Diametro, la fi uolge al punto difopra nel catheto, er feema tutta uia la metà dell'occhio, er cop la ucluta ha il primo fuo giro in quat* tro tetranti, er ha fcanato lo (facto di due Diametri dell'occhio. Bora per fare il fecondo giro delia Voluta fifa centro nel primo punto JS della Diagonale che è dejiro, er difopra, cr fi ripiglia fui catheto il punto lafcìato dall'ultimo tetrantc, er fi uolge uerfo la fimfira di fuori fin al Diametro, er queSo giro feema un terzo dell'occhio, poi fi fa centro fopra il primo punto dell'altra Diagonale fiotto l'angulo fìntitro che è difopra, er fi gv* al catheto difetto l'occhio, er cop, feema un'altro terze del Diametro, pei fi fa centro nel primo punto fopra fan* gulo fvujiro di fiotto nella Diagonale ,crfi ripiglia ti punto lafcìato ,crfì fa l'altro tetrantc,che pur feema un terzo, fopra il Diametro, er finalmente fi fa centro fopra ti primo punto dopo l'angulo defiro di fiotto netta Diagonale, e? fi gira al catheto difopra fiotto l'abaco, erfee* tnatuttauiaunterzo.Q" cefi la Volutaha fatto due giri finiti , er fiocinato tre Diametri, cr un terzo, V ultimo giro della V•aiuta [cairn unfefìo per ogni tetrantc, ejfi fa negli ultimi punti fegnati nette Diagonali cominciando della dejìra fiotto l'abaco, neUaparte difopra, a" terminando nella dejìra fatto l'abaco netta parte difopra dell'occhio, cr cofì quattro fiefìi feemando, fan dueterzi, iquah aggiunti al terzo, che auanzaua, fanno un'intiero, che gìonto atti tre intieri,fan quattro, er cofì in tregirik Voluta hafeemato quattro Diametri dell'occhio, er di necesjìta termina fiotto l'abaco nella circonferenza dell'occhio difopra, er con la itìejfa ragione fi fiala larghezza di quitta Voluta fitti* ^ gnendo la fejìa la metà dèi'occhio dal primo giro, cr facendogli ìjìcsfi centri con lo ifiejfo ordine, finito l'Abaco, er la Voluta bifògnafiir'il Canale , e? la Cìmafia, er l'AJìragalo, ciò è il tondino dilla Colonna, er l'Apophìge detta Colonna. Sotto l'occhio adunque deue terminare l'AJìragalo ò tondino , adunque tre parti del catheto niìeran di fiotto il tondino, er fiei cr mezzo difopra, perche il catheto era partito in noue parti e mezza, occupandone l'Abaco una è mezza,& reftando tre difetto il todino,che fon quattro è mezza refìa che cinquefìano fot to l'Abaco, tra il termine detto AJìragalo, cr il termine dell'Abaco, di quejie cinque il Canale ne occupa una cr mezza, la Cìmafia due er un quarto, il Tondino tre quarti, cr la larghezza detta Voluta mezza, che poHi inficine fanno cinque intieri, il Canale è difopra la Cimafa, cr fi chiama Canale.perche e incauto, cr il fuo catto è tanto profóndo quanto è la duodecima parfedeli'altezza della Vch.ta,aoé una duodecl* ma parte dette otto,che residuano fiotto l'Abaco. Tagliato adunque il Canale refia la Cimafa, quefla i Moderni chiamar, Vuouolo, perche è fcoipita d'alcune cofe che asfnmgliano all'uuoua, ma è come un onda picchia, però i Greci k chiamano Cìmathitn, i Latini Echinus, perche è come ho detto intagliato ti Riccio dì Cafìagna apertolo ff orto di quella Cimafa è per la grandezza dell'occhio fuori detto ffi orto dell'Abaco. s & ej però Vitr. fece tirare dalle tefie dell'abaco quelle linee che io ho detto, perche fi uedejfe lo ff orto detta Cintafk, la nota detta quale fi fa tutta uia à fetta, er in quefio modo,tir aio lo ffiorto di ejfa fiotto il Canale quanto é il Diametro dell'occhio fuori delloff&rto dell'Abaco, fi pi glia con la fejìa, lafiud altezzd,laquale,come ho detto, è due parti, er un quarto delle otto del catheto fiotto l'Abaco, er kfualinea dì fiotto- termina nel catheto dotte comincia l'AJiragalo,Ò tondino, er pofto un piede nella detta catheto, fi tira una parte di circonferenza, poi fi few ma la fejìa netta linea difopra douefporta la Cimafa, er fi tira una parte di circonferenza, er la doue fono quefie due circonferenze infume tagliateci e il centro da tifare ilgiro detta Cimafa, fopra laquale s'ìnmlge la Voluta, però ella [porta infuori, come una cofa tenera fopra una dura. S'intaglia la Cimafa con quelli Vuouoli, ò Ricci à quejìo modo,cbe tra una uoluta, er l'altra ne fan tre intieri, de quali uno fila nel mezzo, gli altri due dalle parti dejìra, crfìnijìra, er efebino dotte Volute difopra alcune figlie atta parte dì dentro, che gli abbracciano. Sia poi lauorato, cr intagliato l'AJìragalo, ò tondino confufaìolì, ò con qualche altra forte dìtaglio.ma di quefie cofe l'Anticoccne può d^ir molti ejfempi, ©~ molte regole fecondo la offeruatione de boni dìjfe»natori.Sotto la Cimafa, è lo AJìragalo ò tondino alto tre quarti iun del* g-® le otto parti, nettequali era diuifa la catheto fiotto l'AbdcoJl centro dì ejfo è nel catheto, cr fiotto quello, è il Lifietto dell'Apophige, ò Cotta* tino, che fi dica/iqualc non fforla altra ilcdtheto,e alto per la metà dell'altezza del Tondino, cr fi riduce con lafiuo pkga} al raftremmnstt to della Colonna d'jopra, col modo fiopradetto. cr perche imaginamo, che la Voluta fu come un piumazzo riuolto fopra un bafione, er te* gatonelmezzo. però Vitr.ci da la grojfizz* di quel battone * che egli chiama affé, er uuole, che egli non fu più graffo del Diametro del» l'occhio, cr che le cinte, egli chiama balthei, che fono da i lati, non jf orlino più detta Cimafa.di modo, che pojìoil piede della fiefia, nel mez £o del quadro del Capitello, er allargatala alloffiorto della Cìmafia, raggirando]} tocchi l'eUremità delle cinte, come fi uede nella Pianta del Capitelo al vanto a che è il centro del tetrantc il punto b, è lo ff orto della Cimafa,ìlqualgirando tocca i babheì, cr le cìnte delia uoluta,ce» me fi uede ai punì o e, il refio della Pianta dimojìra le altre parti,come il d e, l'abaco, laf.g, l'inuoglio detti Voluta, CT cofl il refio . Là forma granda di quella v untatura nei fin del uko,,egnaU delle fopra nominate lettere* |
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T E R Z CX 97
^li Architraui Ionici fi fanno fecondo la grandezza ò altezza delle colonne;<tccioche aggiugnendofi à qlteUi tanto,quanto taltezz* può Iettaret
«Rocchio pia certa ne fegua lafua mifufa. Quanto adunque debbiano crefeere Vìtr. ce infegna qui [otto, io panerò che la colonna fìa alta quindici piedi. Dico adunque fé la colonna fera alta quindici piedi, l'Ar chitraue fera alto per U metà del Diametro della colonna da piedi, la larghezza di fotta, quelia,che fi pofafopra il capitello, fera tanto quanto è tagroffezZ* della colonna difopra, accioche fi pò fa fui utuo, la fommita tanto,quanio la groffezza di fiotto, la Cimafa deWArchitrave fifa per la fettina dell'altezza dell'Architrave, zyfportar deue tana to,quanto e alta, ty loffrorto.fi mifura da quella linea, che cade e rincontra nel ra&retnamtntó della colonna, ri refto oltra la Cintafafì duri* de in parti dodici, tre dettequalifi danno aliafafcia difetto, quattro à quella di mezzo, er cinque à quella difopra. Oltra ? Ar chitraue ita il Zophoro, che noi chiamarne fregio. Greci cofì lo chiamano,per che era di figurine tagliato, & portaua molte imagini, noi freggio lo chia* marno, filmimele è come fregio, quefti è un quarto meno alto dell'Architraue mifuranio taltezza dell' Ar chitraue con lafua Cimafa.cy qne= fila altezza del freggio fi feruà quando in effo non fi fanno tagli, perche ìntaglkndofi,eglifì fa un quarto pm,acctoche effendo maggiore, lefiz io gurine,che in audio fono,et i tagli fi ano maggiori,ZTfi godino ptu.Partirai t'altezza del freggio in fette parti,et d'una di effa farai la C mafia, che uìuafoprafecondo,chefì utde nella fìgura,et dijfegno. Mafoprala Cimafa ui uà il Dentello, detto latinamite dcnticuliM dalla fimigiianza fua. L'origine del Dètello,è prefo, dalle opere di legno,fi cerne il triglifi neU ordine Dorico era prefo dalie tefte delle traui,che ffortauano nella fronte,co fi il Dentello è prefo dagli afjeri,cottie diremo nel Quarto Libroni Dentello adunque é alto tantoyquanto lafafaa dimezzo dell'Ar* chitraue, loffrorto del Ditello è tanto quanto lafua altezza k larghezza del Dentello detta in Greco Metcchì,cr in latino ìntetfeiUone è per la meta dclFa'.tezZii di l Dentello, il cauo cioè lojfratio da un Dentello all'altro, che ancho Metopa fi chiama, cr cauo colombario (conte dice Vit.nel quarto) e per due terzi della larghezza del Dentello,la Cimafa del Dentello è alta una fejla parte dell'altezza del Dentdhja Cor nice co la Cimafa,è alta quanto Ufafcia dì mezzo logorio della Cornice col Dettilo effer deue tanto quàto è alto loffratio dal freggio atta font mìta deUagola,ò Cimafa della Cornice, è quejìojficrtofi piglia al drktto della linea , che cade dalla efiremita delia Cimafa del fregio, e queftd Cornice hauer deue ilfuo Dentello dal mento,come la dorica, accioche l'acqua non goccie giù per lefabriche, ìnfìno a qui la fabrìca uà dijìefa 20 equidistante al pìano,hora fi fa il Frontifbicto òfaRigio,ilquale ha lefue comici rifondenti alle cornici da bafjo,cr di più ha lefue Sìme dette da Greci "Epìticbiii, Latini dalla fimigliaza Sima chiamano,Greci dotta aggmta impcfta,quejìe fono più alte un'ottaua parte dett'altezz* delle cornici/otto di effe fono le cornici del Frontìjptcio (come ho detto) rifondenti alle cornici da baffo,etfi tirano almezzo daU'eftremitadìqud le.Sotto te cornici è il Tìmpano alto la nona parte della longhezz* detta cornice,mtfurando dalia efiremita dette gole,cofi uuole Vit.ma la cofa par troppo buffa, però alcuni t'hanno più alzata, come fi uede nette fabrìche antiche, il pianto di quejlo Timpano deue rìpofare fui uiuo, cioè chi kfeioffe andar giù il piombo egli batterebbe prima fu l'Architraue, poi fu ì collarino dette colonne, ej fui uiuo, ilche fi deue auuertire in Vit. ipitlafìrelli detti Acroterì, che fono tre,deono effer alti dico de i duefopragli angoli tanto quanto è alto il Timpano nel mezzo,et deono morir nel tetto, cane fi uede nell'antico, er {la bene, er quel di mezzo effer deue più alto l'ottaua parte. Sopra gli Acroterì ui uanrw figure, e gli A croterij anguhri deono cominciare al dritto delle colonne , ma entrar tanto in entro quanto porta
k ragione della utduta, perche in alcune fèriche uanno più, pache fono baffeì in altre mmo, perche fono alte, Veffempio è ne ì lati d'un 3«> Tempio fatto difopra, |
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LIBRO
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TERZO.
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il Capitello Corinthìo fu prefo da uno Architetto,(come dice Vitr.nel quartefilquale p affando per uia in Corintho uide dal capo Sun monimmto
uno ceflo con una tegoUfopra, & il ccflo efftr abbruciato dalle foglie dell'Achanto, cioè di branca urfina,chegli era, nata fotta, qnsfto er&
un ceìlo pieno di alcune co fé dellsqualifì dilettata una uergine imfepolta, zy le fu pofto da unafua nutrice, er coperto con una tegola ac*
cloche nonfiguaflaffe dall'acque, fame alio Architetto gratiofa forma, uedendo, & le foglie, z? i ritorti, er il fiore di quell'herba hauer
adornato quel ceflo, però trasferi quella forma nel capitello Corinthìo, inoftri chiamano campana queUaparte, che è fotta le-foglie, che
rapprefenta il ceflo andò, bora fi dirà delie fue mi far e. E il Capitello Corinthìo alto quanto il Diametro della Colonna, %r fecondo Vitru.
s'include l'abaco in quejìa altezza, ma in molte opere antiche l'abaco è dì più, er in nero ha più delfuelto,
tu larghezza dell'abaco,cioè il quadro efftr deue tanto, che le linee, che paffano daWun'an* gulo all'altro dette diagonali pano doppie aU'altezza del Capitello ,/e fronti nel mezzo
ejfer deano piegate in dentro dalle fronti per la nona parte della larghezza della fua fon*
te, il baffo del Capitello deue vifponder al uiuo della colonna di fopra, la grejfezza deU'aba
co fi fa della fcttima parte dell'altezza del capitello, ilrtjlofi partirà in tre parti,ur.4
dellequalifi da alla foglia da baffo, l'altra atta foglia di mezzo, la terza À ì cauììculi o fufìì
che mandano fuori le foglie, che riceueno l'abaco,^ quelle uolute tche nafeono da le foglie
de i caulicoli uenghino agli efifemi anguli dell'abaco, ma le minor uolute pieghino in en#
tra, & fianp fottopóBe ài fiorì, che fono nel mezzo dell'abaco da tutte quattro le partit
tquali fior ìfia no alti quanto è groffo l'abaco, ma lunghi come fi offerita nell'antico al-
quanto più.BÌfogna adunque formar bene la campana , & uejlìrla difoglie, grfarufei te daUe foglie quelli caultculi, òfujlija i quali efeono le foglie minori, er dalle foglie mh
neri le uolute maggiori, cr le minori, le maggiori afeendeno àgli angoli, er iui s'ìnuoU
gena in fé fteffe, le minori afeeniono al mezzo dell'abaco fotta il fiore, cr cefi la forata
égarbatisfima. Ci fono altre foglie che di Achanto, ©" altri tagli nei Capitelli, come fi
uede neUantico, ma kfeiamo quefto àgli offerudtorì, ©" qui folto fi panerà la pianta.
Crii detto Capitello, mail modo di piegar le fronti la nona parte della lunghezza è
quefla,che tiratala linea dda fronte, a. b. er partitala iunoue partì, fé ne riporta
una nel mezzo dal e. al d.cyperuia dei tre punti fi tram il centro , perche la doue
s'incroeciano le linee fatte dall'incroccìamenti dello a. col e. ey del b, col d, ùii è il
centro, come fi uedrà nella figura qui appreffo.
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fatte, e compite quefte cofe fi paneranno le Bafe ne i luoghi fuoi, & quelle à conueniente mifura in quefto modo fi fa
ranno, cioè che la groffezza del Orlo fia per la meta della groffezza della colonna, lo fporto da i Greci Ecphora no* minatola quarta parte, & cofi larga, <Sc lunga fera per una groffezza,èmezza della colonna. Vit. ce infogna 9 porrete bafe delie colonne, <&> mole, che U Bafa altafia,ògroffa come egli dice per la meta del Diametro della colonna, alcu* ni uoglìono,che pan colonne quadre dette Attiche dagli mentori/altezza dellequali non è determinatale fono nel Amphitheatro di Ti* to, qr Vit. dimofira euidentemente l'attica ejfer differente dalla Dorica, dicendo nel quarto libro, che la porta Attica uà come la Dorica, cr però altro è l'Attico, altro è il Dorico ,fia adunque la groffezza, er altezza della Bafa, la meta del diametro della Colonna, il quadro, er larghezza fuafporti infuori detta groffezz* della Colonna un quarto per ogni uerfo, fiche fera larga un Diametro e mezzo. L'altezza della Bafa s'ella fera fatta al modo Attico fi partirà in quello modo,che la parte di fopra fia per un terzo della groflezza della Colonnari refto fia dell'oiio.Lcuato uia l'orioli reftante fia diuifo in quattro partici battone difopra S9 ne habbia una, le trckreftanti fian diuife in due parti eguali, una fi dia al baftpne di fatto*, l'altra con i fuoi quadretti al cauetto, che Trochilo è detto da Greci. Quejle cofe fono fiate dichiarite difopra, <p con le loro figure dimoiate. Ma s'egli fi deue fare le Bafe Ioniche la cpnuenienza delle mifure è quefta,che la larghezza della Bafa fia per ogni uer fo tanto quanto è grolla la Colonna aggiorna la quarta, & pttaua parte di detta groflezza, ma l'altezza è come nel* le foprapo fte fatte al modo Attico, cofi l'Orlo di eflà.Ma il reftante oltra l'Orlo, che fera la terza par te della groffez- za della colonna,dimfo fia in parti ktte,8c di tre di effe fia il Baftpne di fopra le altre quattro parti fiano egualmente diuife, & d'una fi faccia il cauetto dì fppra cpn i fupi tondini, & con il fup pianuzzp, dettP fopraciglip. L'altra par* te per 1p cauetto di {òtto fia falciata. Ma quefto cauetto di fotto ci parerà più grande, perche gli eftremi fuoi, ue- nirannp fino à gli eftremi dell'orbi tondini fi depno fare,per la ottaua parte del cauetto,lo fportP della Bafa per la pt taua, & feftadecima parte della groflezza della cplonna. 60 U Bafe ioniche fgno alterarne le Attiche', ma il compartimento è diuerfo, perche hanno due duetti, è canaletti,®- tra quelli due anelli, ò UfteU
li, Deuefi leggere nel Utino, ita er eius Vlinthm, er qui fermarfi, er s'intende che l'altezza ietta Bafa Ionica, è come l'Attica, cioè per la metà del Diametro detta Colonna,®- cofi l'Orlo, cioè torlo della Ionica, fu come l'Orlo dell'Attica per la terza parte della'groffezza della colonna, dapoi quello che refta oltra l'Orlo fu in fette parti diuifo.Bt quello che dice Vitr. che logorio della Bafa fi deue fare per laotia- na, <pfefladecm* parte della groffezza detta colonna , fé intende à quefto modo, chepmital'altezza del cauetto in otto parti l'una fida aUaltezza d'un tondino, oltra di quefto U parte,che fforta in fuori della Bafa fi fa 4 quefto modo, che prima fi mifura la Ottaua parte del Diametro detta Colonna, dapoi lafeftadecima fimilmente di tutto il Diametro, a-fi pone infume Vottona, er la feftadecima ,fi aìlunga da mtnàue le parti la linea dell'Orlo tanto quanto 4 quella mifura compofta detta ottaua, er fefiadecima parte, che tanto farebbe à dire parti il Diametro in parti fedici, cauane primi due, che fon Xotta.ua parte, er poi una, che è la fefiadecima, e? raccogli infume due, er un fumo tre, di tre adunque dette fedici parti del Diametro fifa lo ff orto detta Bafa, er quefto è il uero ferimento di Vitr. 7 > Fatte cpnipitamente, ^ccpllpcate le bafe, egli fi deue porre à piombo le colonne di mezzp, chefpnp nel Pronao cioè
Antitempip, & quelle di dietro fimilmente à perpendicolo del mezzo centro. Ma le angulari, & quelle,che alle an gulari dirimpetto nelli lati del Tempio dalla deftra,& dalla fi, niftra depnp effer ppfte, fi fermeranno in modo, che le loro,parti che guardano al di dentro uerfp i pareti della cella, fiano dritte à pipmbo, ma le efteripri ftiano ( come se dettP)della loro contrattura, perche a quefto mpdp le figure della cpmppfitipne del Tcmpip feranno giuftamente, & cpn ragione della contrattura fornite. Quello
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TERZO.
Quello che dice Vitr. è, che pofle le bafe, fopra di effe fi deono porre le colonne, tnd con diffegno, &■ leggiadria. belle colonne altre fono nelle
cantonate, altre fono tra quelle: Quefle mediane fi chiamano da Vit. quelle angulari, mole Vitr. che le mezane fiano dritte à piombo nel lo* ro mezzo collocatela quelle degli anguli fiano nella parte didentro piane, crfenza raftremamento, er quejlo forfè è fatto, perche feontri* no con gli anguli del parete delia cella, ©" dicono queftì offeruatori, che riefeono bene alla uifta. S tmilmente raftremate non fono quelle, che fono appoggiate al parete dirimpeto alleangulari dico da i lati del parete , perche tanto queftequanto quelledi dentro uia non hanno con- trattione, ma il loro lato interiore uà dritto à piombo, benché pareche Vit. per quelle che uanno dalla deftra , er dalla ftmftra neliilati del tempio, intenda, che fi debbia porre fopra le cantonate due colonne una cheferua alla fronte, l'altra al lato del Tempio, ma queflo non fiimo io che fia, perche le mifure de i nani non ci feruerebbono togliendo lo /patio di due colonne ad un lato del Tempio. Porli i fufti delle colonne feguita la ragione dei capitelli.Quelli fé ferannopiumazzati, fi deono formar con Quelle
Simmetrie, che quanto fera grolla la colonna da piedi aggiuntata una dicciottaua parte del fuilo da baffo, tanto fia t0 longo,& largo FAbaco,ò Dado che fi dica3ma la groffezza di quelli c5 la Voluta ha per la metà,douemo poi retirarfi . dall'eflremità del Dado nella parte di dentro per far le fronti delle Volute due,& mezza di quelle parti,& ló^o il da* do da tutte quattro le parti delle Volute appreilo la quadra deli'eìlremità del dado mandar in gin le linee,che Catheti tlette fono,& quella grofiizza del Capitello già prefa diuidere in none parti e mezza,una parte e mezza fia data alla groffezza del dado, & dell'altre otto faccianfi le Volute.Dapoi dalla linea, che longo l'eftrcmità dell'Abaco, o Da- do, all'ingiù fera mandata , egli fi deue ritirare, per una parte e mezza in dentro, comandarne giù un'altra, indi partite fiano quelle linee in modo,che quattro parti e mezza lafciate fiano fotto il Dado, alhora in quel luop-o., che diuide quattro e mezza,& tre e mezza, fegnato fia il centro dell'occhio, & fu quel centro iti giro tirata fia una cir- conferenza tanto grande in Diametro, quanto e una delle otto parti, quella fera per la grandezza dell'occhio,, & in \ quella fia tirato un Diametro, che nfponda al Catheto, poi dai di fopra fotto iì dado minuito fia mezzo fpacio del- 2 0 l'occhio cominciato in ciafcimo giro delle quarte,fin che fi peruenga fotto l'ideila quarta, che e fotto'l Dado, la groffezza del Capitello coli far.fi deue , che di none parti è mezza tre parti inanzi pendino fotto il Tondino della fiommità della colonna, & aggiontoui alla gola il reiìantc fi dia al Dado, & al Canale, lo fporto della gola fia oltra la quarta del Dado per la grandezza dell'occhio. Sorto il tondino,ouero Afìragalo, che fi dica tre parti delle noue e mezza fi dianoci refìante delle noue è mezza che fono fei, crmezz<t fi
da al Dado al Canale, er alla Goia,ò Cimafapu dell'Abaco fé ne è detto però dice Vit.adempto hbaco,cio'e leuatone lAbaco, del qual hauemo detto, che fé gli da una parte e mezza, il rejìofi da al Canale,cr alla Cimafa del Dado , e ponendola il Dado in quel conto, panno bene, er non fi deono mutare, come uogliono alcuni dicendo, adempto Abaco, ma addito Abaco ,fei parti er mezza adunque fi compartetio al Dado, al Canale, CT alla Cimafa, una er mezza fé ne da al Dado, una allo Ajlragalo, e Tondino, che tanto quanto lagrandezz* deWocchìo, le aU tre quattrofì danno alla Cimafa, er al Canale, itermini del Canale fono dimojìrati dal primogiro della Voluta, lo fporto della Cimafa ò Go= 3 0 la è oltra il quadro del dado per la grandezza dell'occhio. Le Cinte de i piumazzi habbiano del Dado quello fporto, che pollo un piede della fella nel tetrante del Capitello , &
allargato l'altro alia eftremità della Cimafa raggirandoli tocchi l'eftreine parti delie cinte. Quefla è la terza condìtione, che proua, che noi hauemo fatto bene il Capitello , er di fopra noi Vhauemo ben dimofirata, er queflo è un de
beìpasfi di Vitr. tlqualnon cilaffa defìderiod'alcuna cofa, er però feguitando dice. Gli asfi delle Volute efìèr non deono più grosfi della grandezza dell'occhio, & le Volute fiano tagliate in modo,che le
altezze habbiano la duodecima parte della loro larghezza. Quelle feranno le Simmetrie de i capitelli di quelle Co- lonne, che per la meno feranno di piedi quindeci,& quelle altre, che feranno di più reneranno allo iflcffo modo la conuenienza delle lor mifure: Il Dado fera lungo, & largo quanto è graffa la colonna da bailo, aggiuntoli! la nona parte, accioche quanto meno la Colonna più alta hauerà di raftremamento non meno di quelle il Capitello riabbia 40 lo fporto della fu a Simmetria, & nell'altezza l'aggiunta della rata parte. Ma delle deferittioni delle Volute come drittamente à fella fi uoltino, come s'habbiano à diiTegnare, nel fine del libro la forma, & la ragione ci farà dipinta e dimofttata. Affé chiama egli quella parte,che è dalla groffezza dell'occhio occupdtd,come fé egli fuffe un baione, che paffaffe per lo mezzo del pìmnazzo,et
fopra effofi rauolgefi come affé è quella linea,che da polo à polo trappolando per lo cètrofì Rende. Queflefono le mifure di que capitellì,che uanno fopra colonne alte quindeci piedi.Ma fé fuffero più alte feranno alli capitelli loro date le ifteffe mifure, uer'o è, che il Dado fera largo, er longo di più della groffezza della colonna per la nona parte,perche ejfendo la colonna maggiore, meno fi raàrema difopra,perche lo ae* re per la lontananza fa lo effetto. Forniti i capitdli,& poi polli ne i fommi fufti delle colonne non à dritto lineilo, ma fegondo egual modulo, accioche
quella aggiunta che ne i piedeflalli fera Hata fatta rifponda ne i membri di fopra con la ragioneuole mifura de gli ar , «, chitoni. Voleua(come hauemo uedttto difopra)Vit. che i Piedejlalli ufeiffero oltra il Poggio, ma però che di tutti i membrelli del Piedeflallo rifpondef*
fero i membrelli del poggio che più adentro fi ritiraua,ilche confìderando egli auuertiti ci rende,che poniamo i capitelli di modo, che nfbondi no co le rifalite loro à quelle giunte da baffo,accioche neWarchitraue corriff ondino i membri con la loro ragioneuole mifura alle parti difetto come per la figura dello irapiè del Tempio Pfeudodipteros fi dimoflra. Egli fi deue in quello modo pigliar la ragione de gli archi- traili che fé le colóne feràno almeno da dodici fin quindici piedi l'altezza dello Architraue fia per la metà della grof- fezzadella colóna da piede. Se pallerà da quindici à iienti partita l'altezza della colona in parti tredici per una di effe fera l'altezza dello Architraue.Se più oltre da uenti à uenticinque ufeira la colonna,diuidafi l'altezza fua in parti do dici, e mezza,& di una parte di quelle fia fatto F Architraue nell'altezza fua.Se fera da uenticinque à trenta di dodici parti della colóna una fia per l'altezza dello Archi traile, & oltra di quello fecodo la rata parte alio ifteflo modo dalla <j<» altezza delle colonne deono effer fpedite le altezze de gli Architraui, perche quanto più afeende l'acutezza della ui ila non facilmente taglia, <Sc rompe la denfità dello aere, & però debilitata, & confumata per lo {patio dell'altezza, riporta à nollri fenfi dubiofamente la grandezza delle mifure, per il che fempre ne i membri delle Simmetrie aggio- gner fi deue il fupplemento della ragione, accioche quando l'opre feranno in luoghi alti.ouero haueranno i membri gra ndi, Se alti, tutte l'altre parti habbiano la ragione delle grandezze. La larghezza dello Architraue dal baffo in quella parte, che egli fi pofa fopra il capitello fera tanto quanto la groffezza di fopra delia colonna, che fotto giace al capitello, mala parte di fopra dello Architraue fia quanto fera la groffezza del piede della colonna, la gola detta Cimafa dello Architraue fia per la fettirna parte della fua altezza, & tanto habbia di fporto, l'altra parte oltra la det ta Cimafa diuider fi deue in parti dodici, & di tre di effe facciali la prima fafeia, la feconda di quattro,& la terza difo pra di cinque, il fregio fopra l'Architraue la quarta parte meno dello Architraue.Ma fé hauerai a {colpirgli figurette 70 e fegni, alhora farai il fregio per la quarta parte più alto dell'Architraue, accioche le {colture habbiano del grande. La gola ò Cimafa del fregio ila per la fettima della altezza di eflb, lo fporto quanto è la fua groffezza . Sopra il fregio deuefi fare ilDentello tanto alto, quanto è la fafeia di mezzo dello Architraue, lo fporto quanto l'altezza, lo fpacio, che è tra Dentello, & Dentello detto Metochi da Greci, in queflo modo fi deue diuidere, che il Dentello habbia nella fronte mezza parte dell'altezza fua , ileauo delia interfecatione di quella fronte di tre , due parti habbia della larghezza, la gola di quello habbia la fella parte dellVltezza di quello, il gocciolatoio detto^ Corona con la
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»o»
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con la tua gola, ò Cimafa, olerà la gola dritta quanto è la fafeia di mezzo dello Architraue,lo fporto del gocciolatoio
con il Dentello far fi deue quanto è l'altezza del freggioalia gola di-fopra del gocciolatoio, & in fomma tutti gii fporti hanno più del leggiadro,& del belio,che quanto i membri hanno di altezza tanto riabbiano di fporto. Il Tini pano che è nel fa frigio, ò Frontefpicio deue eifer alto in modo,che mifurata fia tutta la fronte del gocciolatoio dalla eftremita delia Cimafa,& diuifa quella longhezza in parti none, & di quelle una nel mezzo nella fommità del Tini pano fia pofta,pur che centra gli Architraui,& i liftelli delie Colonne rifponda à perpendicolo. Le corone che Han- no fopra il Timpano, egualmente à quelle da baffo oltra le Siine ò gole dritte collocar il deano, di {oprale corone ò o-occiolatoi uanno le Sime ò gole dritte Epitithide nominate, più alte l'ottaua paté dell'altezza de i gocciolatoi. Le fommita Acrotcric dette , quelle che fopra gli angli li uanno deono effer tanto alte, quanto il Timpano nel mezzo, ma la fommita di mezzo più aite l'ottaua parte delle Angulari, ìlauendo io dichiarito di fopra tutto il preferite ordine, ey lafciandofii Vitr. radio bene intendere nel prefente luogo -, io non pmfo,the bìfiognoy : fia dimorarui più fopra, però feguitando fi danno alami auuertimentì, er regole della Tàurithmia. |
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Tutti i membri che andar deono fopra i capitelli delle Colonne, cioè Archi tt?aui,Frcggi, Goccio!
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ato.i,Timpani, Fafti-
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«ri Pilaftreili, tutti dico deono piegare in fuori per la duodecima
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parte cialcuno delia Ina fi cinte
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af cicche (landò noi,
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a, dirimpetto alle fronti fé due linee all'occhio ìi {tenderanno , & una toc
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a parte di folto, & l'altra la parte di
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fopra d'alcuno di que membri, quella che toccherà la parte fuperiore fera più longa,
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& co fi quanto più
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oiieoune-
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ma fé
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dere della linea procede, nella parte di fopra, farà lo afpetto più lontano,& che piegh
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ii in dentro nerio u muro.
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piegheranno come è fcritto di fopra, all'hora ci pareranno alla uifta dritte à Perpendicolo.
Bella ragione di proffiettìua è queita che Vitr. adduce nel preferite luogo, alla cui intelligenza bifogna prima porre la fua intentione, come ima conclufione, dapoi prouark, con la ragione della Profipettiua. "Dice adunque, che ogni membro, che fopra i capitelli fi pone deue nella fua fronte effer partito in dodici parti,et cìafcuno piegar uerfo U frontefua. una. parte delie dodici',et kragione è fondata neUa. Profpettiua,qiiejìa mole , che l raggi-dei uedere efchino da gli occhi per drittalinea, et che tra quelli cifìa una certa disianza, er che la figura fìtto quelli fa un conio, la empuntafia nell'occhio, er la Bafia contegna i contorni, ò nero ì termini della cofa ueduta. Hora filando que&o ne fégue,che gli . anguli hora feranno minori, bora maggiori, pero una iftejft cofa auuicinandop aW occhio farà lo angulo maggiore , er aRontanandofi lo fora minore, ilfiimilfegue dell'altezza degli anguli, delfino deft.ro, crjìnìjìro, er dell'egualità, la dotte quelle cofe, che fiotto anguli maggiori fi uedeno pareranno maggiori, er minori quelle, che fiotto minori fii inderanno, a'fiotto gli alti, alte, fiotto basfii baffe, fiotto definì defiire,fatto fini&rtfìniflre, fiotto eguali, eguale, & fiotto più anguli fi uedeno meglio, er piujfiecklmente, però V ìtr.confiderando,che fé i membri fiute- rò, appiombo dritti la parte di fopra farebbe più lontana dalla uifta, che la di fiotto , ilche fi ttede tirando dall'occhio due linee k quclìe parti, perche la linea che uà alla parte di fopra di quella, che uà alia parte di fiotto, è più briga, er però raperà ci parerebbe pìnfìefa, er riuolca al di fopra per uederfì fiotto raggio più lontano, però uuole egli, che piegamo in fuori la parte di fiopra, per la duodecima parte della fua fi-orde, perche la linea del uedere farasfì più uicina . Vangulo maggiore, er l'opera più dritta ci parerà ,.ilchefiì uede per la figura qui fotto,doue l'occhio e.a k linea che uà aUa parte di fopra a b.fitando la parte drittata lìnea che uà alla parte dì fiotto a e. la linea, che uà alla parte di fopra piegata infuori per la duodècima parte deWaltezza della fronte d'un Archìtrauea d. l'Architraue e fi. ecco che è maggiore jfiatio da a ab. che da a ad. ey pero bifogna che i'Architraue e fi non uegm dritto come b e. ma pieghi in firronte come d e. per U duodecima parte d Ju firn fron- te, che è db h c.d.b. perche d.c.pzrera dritto come parerà b e. piegato in dentro.ey dìfitefio,pero è necejfiario auuertire à quefto.ejìecialmente douefono lefabriche alte, è i membri grandi leuando, è, togliendo fecondo chericerca ìlfiito, la disianza, er l'occhio ,fieguita k ragione delu fcannelktura delle Colonne, Le fcanellature delle colonne effer deono uentiquattro, cauafe in quello modo,
che pofta la fquadra nel cauo della fcanellatura, & raggirata tocche in modo con le fue braccia dalla deftra,& dalla finiftra gli anguli delle ftrie,che.la pun- ta ò angulo della fquadra fi mona facilmente fenza impedimento toccando con la fua girata. le groiìezze delle ftrie,ò pianuzzi deonfi fare quanto fi tra- ncia l'aggiunta nel mezzo della colonna. Nelle gole dritte ò Sime, che fopra i gocciolatoi fono nei lati dei Tempi deonfi fcolpire letefte de Leoni cofi pofte,che contra ciafeuna colonna quelle primamente fiano diflegnate, ma le altre con egual modo difpofte, fi che ciafeuna fotto ciafeuna tegola pofta fia con rifpondenza,& mifura, ma quelle tefle, che feranno contra le colon- ne , forate fiano al canale , che dalle tegole riceue l'acqua piouana, ma le te* fte di mezzo fiano fode,& piene, accioche la forza deli'acqua,che per le tego gole nel canale difeende, non uegna tra gli intercolunni, & non bagni le per- fone, che panano di fotto, ma quelle, che fono fopra le colonne paiano, che uouitando mandino fuori gli eliti dell'acque. Laficannellatura della colonna è fatta ad imitatione deUe falde delle ueQifì*
minili, in qnefta fi deono intendere alcuni uocabolì, er poi il modo dì |
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firmare le dette parti.ll primo uocabulo è quello,che Vit.chiama Stnx.
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fecondo quello che è detto, Stria, il terzo, Ancones. E adunque Strix ti
cauo,cr il canale ijìeffiojm Stria è lo [patio che e tra un cauo,z? l'altro detto pianuzz0 • Ancones fono le braccia della fquadra, laquale è fat* ta di due righe, che da Vitr. Ancones dette fono. Siano i canali uentì* quattro,cauatì ìnfemicircoh,prouaii con l'angulo della quadra,che toc che il fondo del cauo, er con le braccia, che tocchino gii anguli de i pia* nuzzi, la groffiezz<* de quali fi, farebbe À punto quando noi fapesfimo bene come uà la gonfiatura della colonna fecondo l'opinione di Vit. Noi qui ponemo la figura. Io ho deferitto, quanto io ho potuto diligentemente in que- llo Libro le difpofitioni de i Tempi Ionici, nei tegnente io efponero, quali fiano le proportioni de iTempi Dorici, & Corinthfj. Conclude Vitr, & dice quanto ha trattato firn hora, codice hauer detto . con diligenza le ragioni de i Tempi Ionici, er promette di uokr tratta- re neljeguente Libro delle mifure de i Tempi Dorici, e Ccrmtifi, pero douemo auuertire alle cofe dette , come A cofe pertinenti alla ragio- ne ionica, |
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IL UNE DEL TERZO LIBRO.
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LIBRO Q^ V A R T O
DELLA ARCHITETTVRA
D" I ■ M. VITRVVIO. |
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PROEMIO.
AVENDO io ò Imperatore auuertito, che molti lafciato hanno precetti,& uolumi
di Commentari non ordinati, ma cominciati come particelle imeni orate, degna, & uri lisfimacofa ho penfàto prima il ridurre tutto ir corpo di quella difciplina à perfetto ordine, & poi efplicare inciafcunouolumeleprefcritte , e certe qualità delle maniere partitameli te. Nel primo uolume adunque ò Cefareio ti ho dichiarito l'ufficio delio Ar chitetto , & dimoftrato di che arti bifogna, che egli perito fìa. Nel fecondo io ho difpu- tato della copia della materia, che fi adopera nelle fabriche. Nel terzo delle difpofitioni de i facri Tempi, & della uarietà delle loro maniere, quali, Se quante forme s'habbia* no, & delle diftributioni,che fono in ciafeuna maniera, & de i tre generi, che erano di |
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I O
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fottilisfime conditioni per le proportioni delle loro mifure, ho dimoftrato l'ufanze Io=
niche. Hora in quello uolume io tratterò de gli Infirmiti Dorici, &Corinthtj , «Se di tutti, & le differenze,er le propietà farò manifefte. ERCHE Vitr. non faccia nel Proemio del quarto, tome ne i Proemi de gli altri libri, difeorrendo fopra alcuna,
bella cofa, la ragione ( come io [timo ) può tffer. que&a. La materia di queflo libro è continuata con la materia del pre* cedente, però non bifognauafar altro Proemio, con dìgresfìone, er hijìoria come ha fatto ne gli altri ; ma per che ha fatto quejìo poco ? Prima per dijlinguer un libro dall'altro, dapoi per continuar la materia dimojirando quello, che fin horaeglicihainfegnato, eyqueUo, che egli ci è per itifegnare,<cr fé alcuno diceffe non deneua egli fotta un libro coni* 3| prendertuttala materia delle fabriche dedicate alla religione? io direi che per fuggir il tedio, che ci arreca ia lunghez- za delle cofe, egli ha uoluto dar modo al terzo libro, cr riferuarfi nel quarto à dichiararci il reilante , er per quella breuitì,che egli 20 lauda nel Proemio del feguente libro, che ci fa piti pronti alle cofe^heprejhfì finifeono, ben dico io0 che in ogni Proemio ci è che auuer* tire, er in quejìo fpeciabnente la doue egli die?. ■^el terzo delie difpo fitioni de i Sacri tempi. Quanto à gli a/fretti delle fonti, er de i lati al primo capo. ** della uarietà delle loro maniere. Quanto aUofpatio delle colonne, del che ne fono cinque fpecie ,'.come fi uede al fecondo capo, nel
quale compre/o anebo quello.che qui dice Vitr. Quali, & quante forme s'riabbiano, & delle diftributioni, che fono in cia- feuna maniera. Quanto alla applicatione delle cinque fpecìe, alle figure de glixajpetti, er ancho doue egli dice. £t de i tre generiche erano di fottilisfime qualità per le proportioni dei moduli, cioè Dorico,Ionico,& Corinthio. & in uero cofi ritrouo ,cr è neceffario riuolgere nella mente le cofe dette fopra le proportioni , er « componimenti di quelle, nel terzo libro, CT effercitarfì nel ragionare fopra di effe, ricordundofi oltra di quejìo della Eurithmia, che è il temperamento delle proportioni applicate al* la materia, come la equità alle cofe di giuftitìa. Tratta adunque in quejìo libro della Origine, er inuentione delle colonne, de i loro ornamen ?o ti della ragion Dorica, e Corinthia, del compartimento, er diftributione del di dentro, er del di fuori, de i tempi, er ci da alcuni precetti di porre i tempi]'econio le regioni, e parti del Cielo: parla delle porte, delfabricar antico di Thofcdna, er delle forme ritonde de i Tempi, er degli Altari ,crcon quefto termina la ragion della fabrica alla religione confecrata. CAP. I. DI TRE MANIERE DI COLONNE, ET DELLE
ORIGINI ET INVENTION LORO. E colonne Corinthie hanno tutte le mifure come le Ioniche, eccetto ì capitelli, ma le altezze de i ca
piteili fanno quelle per la rata parte più alte , & lottili, perche l'altezza del Capitello Ionico e la terza parte della groffezza della colonna, ma del Corinthio è tutta la groffezza. Adunque perche 40 due parti della groffezza della colonna fono aggiunte à i capitelli Corinthrj, però fanno l'altezza di quelle con la forma più fottile, tutti gli altri membri, che fopra le colonne fi pofano, ò dalle mi* fure Doriche, ò dalle ufanze Ioniche fono trasferite nelle colonne de i Corinthrj, perche la manie- ra Corinthia non ha propia inftitutione de gocciolatoi, & di altri ornamenti, ma ouero dalie ragioni de Triglifi ne |
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i »occiolatoi i mutoli,& ne gli epiftili le goccie alfufanza Dorica difpofte fono, ò uero fecondo le le2;°;i Ioniche i f
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' dentelli & con le corone fi compartirono, & cofi di due maniere trappoftoui il capit
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gi ornati di fcolture con
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fo é fiata nelle opere la terza maniera prodotta, perche le nominanze de 1 tre generi, cioè* Dorica, Ionica, «e to^
rinthia fatte fono dalle formationi delle colonne, dellequah la prima, & antica nata e laDonca. *W pre fatte capo tratta Vitr. dette-origini, er inuentioni delle maniere delle colonne,deUa colonna Corinthia, er del capitello. Le regole aeue Corinéte fono breuemente raccolte, la prima è che le colonne Corinthie non fono dalle Ioniche differenti di mifure, fatuo che nei capitello,^ ,« PeracheUome ueduto hauemo nel precedente libro, ) il capitello Ionico è alto per un terzo dellagrojfezz* della colonna, & ( come quiiice Vur il capitello Corinthio è alto tanto, quanto tutta la groffezza della colonna, dalche nafee, che la colonna Qormthia per l aggiunta di due Parti è più [urta, er pare più fottile, la feconda i che gli altri membri, che uanno fopra le colonne,òfi pigliano dalle Simmetrie Doriche,odal le ufanze Ioniche perche ilgenere Corinthio non ha que membri proprìj, &feparati) come ha ciajcuno degli altri generi, ma ji piglia da t Tri/1 cioè dalla radon Borica, non che fimo Triglifi nel Corinthio,per che queilo nò è jìato mai ueduto nell'antico, ma perche il campar tonfato Dorico e regolato fecondo i Triglifi. Similmente pergoccie intende non quelle, che fono fatto i Triglifi, ma quelle che fotta la cor* nC à mtkàsoccUR metteno,che moderni fufmoU, ò pater «offri chiamano nonfapendo l'Origine di quelli adornamenti. Neil, maniera ConrJ:^^
Ioniche prender tutto quello,che jvnette fopra i capitelli delle colonne et in queRo cafonon ci e differenza trai Ionico, er .1 <:«"%»> f£
può diri, che il genere Corinthio non habbia altro delfuo, che! Capitello, er quejìo fi deue auuertire, cr noi difopra ne hauemo fatto, e di* £0
PefdieTn mS Achaica, Se il PeloponefTo Doro figliuolo di Helleno, & della Ninfa Optice hebbe il principato, &
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io4 LIBRO
quelli in Argo antica città fece à cafo di quella maniera il Tempio di Giunone. Dapoi delle ftefle maniere non cf-
fendo anchor nata la ragione delle Simmetrie, fece i tempi nelle altre Citta della Achaia. Ma poi gli Atheniefi per le rifpofte del Delfico Apollo di uniuerfal configlio di tutta la Grecia conduilero tredici colonie in uno ifteiTo tempo in Alia, & crearono i capi,e condottieri in ciaicuna colonia, & diedero la fomma dello Imperio, <§t goucrno ad Ione figliuolo di Xuto,óc di Creufa,ilquale per le rifpofte Apollo in Delfo fuo figliuolo uolle chiamare,oc coflui conduf- fe in Alia quelle colonie & ini fabricò grandisfime Citta . Ephefa s Miieto, Mionta, che già fu dalle acque forbita,! facrifìcrj, & fuffragio dellaquale gli lonrj attribuirono à Milefij, & Priene, Samo, Tea, Colofona, Chio, Erithra, Pliocea, Gazamene, Lebede, & Mefite. A quella Mefite per l'arroganza de cittadini fu dalie già dette Città per commune deliberatione molla la guerra, & ne fu ancho roinata, in luogo dellaquale per beneficio dei Re Attalo da- poi , & de Arfinoe la Città de Sminici tra quelle della Ionia è fiata ricettata. Quelle Città hauendo fcacciati 1 Cari, Se i Lelegi nominarono Ionia quella regione di terra dal loro capo Ione, & iui ponendo i Tempi degli Dei immor- *" tali,cominciarono à fabricare alcuni Tepietti,& prima come uidero in Achaia fecero il Tempio di Apollo detto Pan nionio, oc quello Dorico nominarono , perche da prima lo uidero fatto nella Città di Dpriefi. Ma uolendo porre in quel Tempio le colonne, non hauendo le Simmetrie di quelle, & cercando con che ragioni far le poteilero, accio- che, & a foftentar il pefo Idonee fuflero,& approuata bellezza teneflero nello afpetto, mifurarono la pianta del pie- de uirilc, oc di quella groilezza, di che fecero la Bafa del fililo inferiore fei fiate tanto Iettarono in altezza quella da terra col capitello. Et coli la colonna Dorica cominciò dare ne gli Edifici] proportione, & fermezza, & bellezza del corpo humano. Appreflo dapoi cercando di fabricar un Tempio à Diana, da gli iftesfi ueiligi trasferirono no- na forma di maniera alla fueltezza muliebre, & prima fecero la groilezza della colonna perla otta uà parte dell'altez za, & accioche teneiFero l'afpetto più alto alla Bafa iottopofero la fpira in luogho del calceo^Sc al capitello impofero le uolute pendenti dalla deftra, & dalla finiftra, come crefpi cincinni della chioma, & ornarono le fronti con onduie, *° che gole nuerfcie,éc co felloni che encarpi fi dicono, cioè frutti raccolti infieme, & foglie collegate, in uece di capel- li difpofti, & per tutto lo tronco della colonna al baffo lafciarono andare le fcannellature come falde delie ueitnnen ta all'ufanza delle matrone, & cofi con due differenze imitarono la inuentione delle colonne, una fchietta, & nuda fenza ornamento, che era di fpecie turile, l'altra di muliebre fottigliezza, & ornamento", & mifura . Ma quelli, che uennero dapoi con eleganza , & fottigliezza di giudicio andarono più inanzi, & dilettandoli di moduli pm fottifi, fecero l'altezza della colonna Dorica, di fette diametri della groilezza, & la Ionica di otto, è mezzo. Et quello,che gli Ioni da prima fecero Ionico è flato nominato. Ma il terzo, che Corinthio fi chiama,è prefo dalla imitatione del- la gentilezza uirginale,imperochele Vergini per la tenerezza dell'età effendo di'piu fuelte membra formate riceue* no più leggiadri, & gratiofi effetti. Ma del capitello Corinthio in quello modo fi narra effer fiata fatta la inuentio= ne. Vna Vergine cittadina di Corintho già da marito effendo inferma uenneà morte, la notrice di quella hauendo J° raccolto infieme que uafi, de iquali la Vergine uiuendo fi diletta.ua,& poftoli in un cefto,dapoi che fu fepelita,quelli al monumento fece portare ,& porli da capo ,& accioche più longamente reftaffero u'impofe una tegola, il cello per forte fu pofto fopra una radice d'Acanthò (cioè branca Vrfina) in quel mezzo la radice dal pefo oppreili mandò |
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Terche fempre fyrezzaua quetto,che egli fatto h<XMM, ne mai fi contentaua, er fempre polka.
Parlando appreflo à quel monumento, auuertendo uide quel cello , & d'intorno la tenerezza nafeente delle fo°-lie &
dilettatoli della maniera, & della nouità delia forma fece à quella fimiglianza appreflo i Corinthrj le colonne & pò* fé le conuenienti mifure di quelle, & dapoi nelle pefèttioni dlle opere fece la diftributione della maniera Corinthia. ** Ricercherebbe un curiofo, che io citasfì in quello luogo rauttorità di Plinio, di Paufania, er di Strabone,er d'altri authori, per ejbonere le hi*
Borie, er le diferittioni de ì luoghi patti da Vitr. ma io credo à Vitr. per bora, er maggior negotio mi ttrigne, er di maggiore importati* za, che narrare iHittorie, diferiuer i luoghi, er dipigner l'herbe, Grande occafìone, er betta ci ha dato la natura, per fare che l'arte per* fetta fujje, quando ella ci propofe la firma del corpo humano, percioche con il numero, con i termini, er contorni, con ilfìto er collocano* ne delle parti in unfoggetta nobilisfìmo ci diede ejfempio merauigliofo difingular bellezza, fece che i corpi quantunque disfìmiglianti fufe* ro, nientedimeno belli, er ben firmati, er uaghi ci par effer o, la onde moke bellezze tute fono, percioche con il certo, er determinato nume* ro delle parti, la natura congiunfe la corrifponiente grandezza con i termini fiuoi, er niente lafciò, che in luogo propio,er accommodato non fujfe perche fi troiano de i corpigentili èfuelti, che ci porgono diletto, trouanfì degli altri, che fono più fodi, er maggiori, er aerò non ci difìsiaceno, er finalmente tra quelli, er quelli molti altri betti fono, ergrttìofi, come che in ogni cofafì troua ilgrande,il picciolo il medio- |
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cre,ciafcuno con lefue ragioni, llche confiderdndo l'huomo,er leggendo nel libro detta natura per imitarla nelle fue compofitioni,uotte che 'tre
maniere principalifiuffero del fabricare, conpderando molto bene Vojficio,er il fine di ciaf cuna fabrica, er però quella,'che atta fatica più pò* teffe durares, er più fermezza Cr più difodo haueffe, Dorica uoUe chiamare, perche prima fu da i Dori di quetto modo pigliata, maauel* la, che più leggiadra, fuelta, er fiottile fujfe, Corinthia. La mezzana quafì tra ambe pofìa, Ionica : da Ione, come dice Vitr. ma perche eia* feuna haueffe d'onde parer dilettatole è betta, cominciò con gran diligenza à confederare, che numero, che termini, er come lì baueffero le- garti à diftorre.Vedendofì adunque come ben difeorrè Leone, che il Diametro del corpo humano, da Vm'aValtro lato, è, per la feS:a parte er dal Bilico atte Reni per la decima della lunghezza, fu da ciò prefa la occafìone dette mifure, perche riterouanio,che /e delle colonne altre fuffero più alte la fetta parte, altre la decima del piede loro,per lo innato fentimento, col quale paterno giudicare, che tanta Prodezza ò uè* ro tanta fottigliezza non ha del buono, cominciò àfare l'ufficio fuo? er difeorrere, che cofa fujfe di mezzo tra quettì ecctsfì,che potette pia» cere, erdifubitofì diede atta inuentione delle proportiom, er cofi pofti infieme, er accozzati quegli eccesfì, cioè fei, er dieci in dueparti U fomma dìuifero, dalche tr oliarono chel numero di otto era quello, che dal fei, er dal dieci con eguali Jhacij s'attotanam, piacque lainuentio* 6° ne, er ne riufei la prona, er pero atta longhezz* detta colonna diedero otto Diametri del piede, er quella (come ho detto) dagli autori ioni* ca nominarono. Dapoi giugnendo il minor termine,che era fei, con quejlo otto rittrouato notamente, fecero una fomma di quattordici, che partita egualmente rendeua fette, fecondo ilqual numero da Dori fu fattala colonna Dorica di fette tefie, ma aggiugnenio il termine maggio re, che era dieci, con quel di mezzo, che era otto, raccolfero diciotto , che partito in duefaceua mite, pertiche alla formi pia fuelta "er pm fiottile diedero noue Diametri* er Corinthia la chiamarono, perche da Corintho (che Canuto bora fi chiama) itamela inuentione perauuer* amento di Callimaco Architetto. Dal numero adunque cominciarono à dar la bellezza, poi uennero al contorno facendo le dimmutioni le gonfiezza, ò uentrì,gli adornamenti come fi conueniua, dijfonendo le parti di ciafeuna al luogo fuo, ben è aero, che ilfìto, er la difbofìtione delle parti più prejìo fi Ufcia conofeere, è,fentire, quando {la male, che s'intenda come far fi deggia, percioche quella è grande parte del giudicio dell'huomo infitto da natura, bene è uero, che àfono alcune auuertenze, come è fare che le cofi nudino, à, piombo, che i membri ri* pofinofiul uiuo, il tutto nafea da terra, pari fieno le colonne ad imitatione de i piedi degli animali, che fempre fin pari difiplrt l'apriture pia 7° groffe le parti da baffo, non troppo lauorate le Doriche, ornate le Ioniche, ornatisfìme le Corinthie, pertiche non fi può fi non hafimare chi nette opere Doriche ha patto tanta Sottilità, er uarieta di lauori, che più non potrebbe hauer fatto nelle Corinéte, grande fbefa,inutìle ]non goduta, erfenzA Decoro fu fatta ,fe bene alcun diceffe effer opera compofla. A me la ragione da ardire er la ifferienzA, er cognitìone di alcune cofie degli antichi, lequali quando erano potte lontane dall'occhio erano folamente fgroffate, er più che s'auuicinauano più tran (rute anzi fi Ugge, che per lo pericolone eranel drizzarle colonne, fi foleua prima drizzarle,et poi lauorark,acaoche kuorateje'per cafona drizzate
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Q_ V A R T O. toj
drizzarle fi jfiezzaffero nonfuffe, cr laffefa, cr la fosca gettata, in fctnma riffondino( come ho detto altre uolte) le cofe dejlre allefinifìre,
le dinanzi, alle di dietro, tolte alle bafje, le eguali all'ineguali, in modo, che ogni cofa pofiafia al luogo fuo.ìo ho detto con che ragione è fiata ritrattata la. mìfura delle colonne. Voglio bora fare auucrtitì alcuni,!quali fi merauigliano, che Vit. sìeffo, non pur altri, che hanno fabrica to tra gli antichi Architetti,s'habbia alcuna uoltafcoftato dalle dette mifure.netto ho di /opra con l'autorità di Vit. che la ragione delle cofe, e in fé uera, cr durabile,onde con la proportionefe ne uiue,e sìafenza oppoptione, ma non fempre diletta quelfentimèto dell'animo nofiro, ilquale forfè più adentro per afeofa forza di natura penetrando non conferite, àghoccht, che la pura, efempltce proporttone alcuna fiata diletti, ma dalla materia delle cofe,dalla grandezz<*,dalla iifianza{come ho detto) richiede alcuna maniera,?? forma, che acconci quello gra* tiofamente, che troppo femplicemente ci porge la mi fura, CT proportìone,come nelle ftatue antiche fi uede altre dì none, altre dì dicci, altre tra noue,cr dieci tefte formate,&■ nella Mufica ci fono fìmilmente alcuni fuoni,che dolcemente uengono alle crecchie, che però non fi chiama ito confonanze, però dico che ognuno ceffar dcuc di merauìgliarfi, quando ritrona in molte cpere la mijura alquanto i>artata,et diuerja.'E af io fai tra il maggiore, cr minore ecceffo contener fi uariando i mezzi con gìudicìo,cr fottìgliezza d'duuertimentò, cr però dagli fbatìj, cr uà ni,Vit.ha regolato nel terzo libro l'altezza delle colonne, ne mai è ufeito de i termini.Plinio nel trentefimo fifio libro al trentefime terzo capo parla delle coìonne,ey delle mifure loro,e? del Tempio dì Diana Efefia,cr delle fue prepari loni.Oltra le tre predette maniere di colon rie àfono le A ttìche quadrangulari,cr dì paritario de lati. Quello che dice Vitr. di Caìlimacho Architetto, che per la eleganza dell'arte era detto CachizQtecncs , altri leggono Tixitecr.cn, perche fetalmente polka VaHefua, cr forfè quadra meglio à Vit. La Simmetria., o»ero compartimento di quel Capitello,in quello modo far fi delie, che quitto fera la groffezza della colonna da pie di tanto ila l'altezza del capitello con li dado.JVIa la larghezza del dado coli habbia la ragion fua,che quan to fera l'ai tezza,due tanti fia la diagonale^perciochc gli fpatfj haueranno per ogni uerfo le fróti gialle. Le fronti della larghez za fiano in dentro piegate da gli eftremi anguli del dado per la nona parte della larghezza della fronte fua.Habbia al baffo del Capitello tata grp'(fcz8sa,quarito è la colóna di ibpra,oltra l'Apothefi,& lo Alt ragalo,Cfcc dalla forma da moder zo ni come lor parte todìno,è collarino uien detto.La groffezza del dado per la fettima dell'altezza del capitcllo.ToItane la grof- fezza del dado diuidafi.il refto in tre parti, dellequàìi una fi dia al foglio da baffo, il fecódo foglio habbia l'altezza di mezzo,i cauletti la iflcila altezza teghino,da i quali nascono fuori le foglie,che riceueno il dado.Dalle foglie de i cau letti nate efehino fin fu gli efirenii anguli. Le uolute,ma le rittorté minori, che Helices dette fono,& che fbttopofle fono à i fiori poili nel mezzo del dado nelle fronti fiano fcolpité, & intagliate,i fori da quattro parti formati fiano tanto grandi quato e la groffezza del dado,coli in quelle ri fpòdenze di mifure formati feranno i capitelli corinthrj» ìo ho effe-fio di fopra quefia cempofiticne afidi chiaramente, cr éntofir atela in dijfegno, uero è che fi ha auuertito appresogli antichi che fi tro
uà il dado effer oltra la tejìa del capitello, ikheforfegli daua maggior ftteltezza. * Sono anche le maniere de i capitelli,che alle medefime colonne s'impongono con diuerfi uocabbli nominatele i qua
li ne le propieta delle mifure, ne la mani era delle colonne potémo nominare, ma conolccmo, che i uocaboli, eli ?o quelli fiati fono trasferiti, & mutati da i capitelli Corinthrj, ò Puluinati,& Dorici, le Simmetrie de i quali fiate fo= no in fottigiiezza di none {culture trappolate. ì-a maggior parte de i belli edifici antichi fono di maniera compofia, rjr quefia maniera è udriaJecondo la diuerfità delle propartioni,ehe fi com
pongono inficine, però non ha nome propio, benché à di nodrì fé le dia il nome d'italiana. V eggpnfi tanti capitelli, con tanta diuerfità dì lauori, che nona è numero, altri con foglie dolina, cr fono bellisfimi, altri hanno legature d'ammali, altre di altre cofe fecondo lafantafìa de copofìtori, che però deano effer garbati, cr effer e ai ìmitation di qualche opera di natura. Et di quciìa maniera fi dirà nel fine del litro* |
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C A P. I I. DE GLI ORNAMENT I.
DELLE COLONNE. E R C H E di fopra le Origini,& le inuentioni delle colonne fecondo le maniere loro fono deferir-
te, egli non mi par lontano dal proposito noftro con le ifteffe ragioni trattare de gli ornamenti di quelle, come fono nati, & con quai principi], & da che origini ritrouati. In tutti gli edifici) fi po= ne di lo.pra.la trauatura, & l'opera di legname con diuérfi uocaboli nominata, & fi come nelle no- ffiinanze,cofi nell'effetto ritiene dinerfe, & uarie utilità, imperoche fopra le colonne pilaftri,& ante fi pongono le traili, ne i taflelli e tranature i piccioli traili, egli asfi, & fotto à i tetti fé gli fpa |
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trj maggiori fono ui uà il cornicilo nel fommo del colmo, onde poi dette fono le colonne,&ancho fi pongono itra-
uicelli attrauerfati,<5c le chiaui, ma fé gli fpacrj non feranno tanto grandi, ma commodi il colmello,& i Cantieri ucn ghino in fuori fin'all'eftremo del grondale, & fopra i Cantieri itiano i Tempialfò Pianelle, dapoi di fopra fotto le tegole gli A fièri,che fpòrtino in modo, che da gli «porti loro coperti fiano i pareti. $0 Girabile dottrina, cr pratica dì Architettura ci infegna Vit.nel prefente capo,per cicche egli ci rende conto dì tutti gli adornamenti, cr mèm*
brighe, fopra le colonne fi mettono, dìmojìrandcci chiaramente l'ongine,cr la inuentwne di queUi,dalche la ragione dì molti uocaboli nel pre ferite lu ogo ci appare.Certo è( cerne fi (fio ho detto)che dalia necesfità alla magnificenza del fabricare fono gli artefici peruenuti. La natura c'impofh'l a necesfità, ma l'animo grande accefo dalla concorrenza ce reo dì auanzar fé jìeffo, fiche ì primi fabricarono,ccme lor fatto ueniua, Cr quanto il btfogno richiedeua, fuccejfero le con te fé Ìauanzarfi l'un V altro,ma perefifondauano le inuentioni, cr gli accrefcimenti fopra la imitatìone di quelle cofe, che per loro natura doueuano effer tali però ninna cofa fecero negli adomamèti,diche non nepotefferopien&men te rendere la ragione dalla imitatìone delle cofe fatte per neccsfità,ilche perche non fia accaduto Vit. ce lo dimojlra in quejlo modo.Eleuato lo edificio nella già dimeftrata firma, dal fondamento fin alla cima de i Varetì,colonne,e muri, btfognaua coprirlo/cclcche perfettamente fi uè dcjfe il fine dell'opera, nel coperto era neceffario prouedere, che i pareti uniti jleffero, ej legati infume, cr il coperto acconciamente fi ripa foffe.La onde per hauer quanto s'è detto, e dafapere,che bifognafar tutto quejìo lauoro il legname,che materìatio è detto da Vit.cr conefee 60 re dijiintamente ì nomi, gli effètti, cr ti (ito di tutte le parti, japeremo adunque come alcuna uoltaglijpatij da coprire fono grandi, alcuna uol ta minori, fecondo la grandezza degli edifici, e diftanza'de 1 pareti. Vero nelle legature de i tetti ui uà più, cr meno artificio, jecondo il bifogno, fopra le colonne, fopra t pilafìri, cr fopra le ante ui uannoglì Archìtraui come s'è detto,cioè le trauì maefire. Ma nell'opera di le= gname che Vitr. chiama contignatione,ui uanno alcuni traukeUì,che Vit.chìama tigna,cr le affe,chefono tauole feccate,cr in quefio conuen gono tutte le opere di legname. Ma fe'l tetto fi fbanderà molto, cr fera troppo largo neUafommità del colmo ui uà per longo uno tram tnacjlro, che fi chiama in Latino ■Columen,colmello noi dicemo ,dalquale nafeono come figliuoli tutti i legamenti del tetto , fi comedeU la ffitna maestra nel pefee nafeono tutte le altre. Et forfè dì qua è ufurpato quello, cbefifuol dire il tale e di tal columcllo, ci fon i trauerfi ci fono ancho le chiaui dette capreolì dalla fìmiglianza de pampini che legano la uìte,perche cofi quelli abbracciano i Cantieri,ma i trauicelli at trauerfatifi dicono latinamente tran{tra,cr uolgarmente Cadena,cr fono quelli fopra i quali fi ripoffano le chìauiMafe il tetto fera comma. Ao,cr non porterà pericolo di slegarfi onero fchìauarfi, fi potrà badare il colmello folamente con i canteri fuoi, che fono alcuni legni lun- 70 ghi del tetto iquali uengono dal colmo, cr dìfeendeno da i lati in fino fotto le gradì, fopra quefiicanteri,iquali fanno parere ti tetto come una galea riuerfeìa, cr ufafi tra noi di dire la galea efjer in cantiero, quando è fatto il fio corbame, ui uanno 1 Tempiali, che fono trauetti, iqua li uanno à trauerfo i cantieri incontra le fonti del tetto. Sopra i tempiali, ui uanno gli Ajferi, che fono leg%i larghi quattro once, che uanno fopra i tempiali, come i Cantieri di fotto, fopra quefli ajferi uifi pongono le te°ole,i capi deUequali fi feontrano ripofando fopra il mezzo de gli Afièri, cr quejìo è quanto la necesfità ci ha dimojìrato,fì perche il tetto sìejfe in piouere,accioche s'egli fufje piano,non poteffe (apportar le neiu, cr gli altri ìmpeti delle tempejlc, fi perche fcacciaffe de i pareti le acque, crfuffe bemsfimo legato,CT quefio è quanto Vit. ha detto k fin bora, ilquale battendo dtfpofto,cr la trauatura,cr il tetto fecondo il bifogno dice.
*•* coli ogni cofa fi uedrà conferuare, & il luogo,& la maniera, & l'ordine propio.
°ra tenendofì à mente gli effetti di ciafcuna delle fopradette cofe potremo benisfimo fapere la origine degli ornamenti, che nelle opere dì pie* tra fono fiati jmtrp.iu.Ui da ignudi Architettiscr con che ragione sgabbiano àfare,cr per più facile intelligenza, le figure fon quelle. H A. Canteri
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vf. Canteri. B. Columen J &queftdHadefcrittiwe,chhdglif[>acìjcommodi.
the fi, contenta folamente del Colmo t&dei Canterij. ' |
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{ ili
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Queftadzfcrittionc è quando gli (ftdcij fono ampli C fono iC areali. I, gli *AjJerì
è i Tempiali, & tutta quefia legatura fi chiama teftum. |
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tatramfoprale colonne 3 qui fi ueionole tefieieUe trauifaf>ral'*Arékmet@s
jòpraquila parte va la conti^natiom^vtauolaton |
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me, che ufciuano, & fpqrtauano in fuori dal parete, compofe.ro ancho queìlo,che fra traue è traue póner fi doueua &ornarono con opre di legname gratiofamente quello, che fopra le cornici, & le fonimità fi poneua, & poi taglia- rono a piombo drittamente gii fporti de i trauicelli per quanto ufciuano in fuori, ikhe parendogli fenza ?arho1fiile ro fopra le tette tagliate de i trauicelli nella fiori le alai ne tauolette forai atc nel m odo, che bora fono i 1 ri'o-Hfi & quelle dipinfero con cera biaua, accioche le tagliature de i trauicelli non offendeflcro la infila,& coli nelle opere Do- riche le diuifioni de i trauicelli, coperti con la difpofirione de i Triglifi cominciarono haucr io (patio pollo tra i tra- uicelli, & il letto delle trattatine. Ma detto Vitr, che fopra le colonne, er « pilaftri uà la troncatura, crfoprala trauatura il tetto, o colmo, ha efbofto le partì er le ragioni del l0
<olmo,horaciefhone come da quelle parti, 0' dalle opere di legno pati fono trasferiti gli ornamenti nelle opere di pietra., & ci dimostra come nelle opere Boriche i Triglifi, e? i Mediani fiano flati prefi, ey nelle ioniche i Dentelli, er dice che 1 Triglifi,che fono membnlli Sera nellati fopra [Architraue nelle opere Doriche fono flati fatti ad imìtatione delle tefle delle tratti, impsroche gli antichi Vabri edificando ti*, rauano le traui da un muro all'altro, ey ui lafciamno alquanto di/patio tra quelli, crfaceuano (portar le tefle delle traui fuori dei muro ©* fopra quelli orliauano le Cornici, ey ì trcntìfpuij, ma pei taguauauo quelle tdìeàparidel parete, ichc offendeua l'occhiò, pero a'ffìg* geuano à quelle tefle alcune tauoletté,?y le dipigneuano,ey incerauano al modo, che hoggifono 1 Triglifi con quelli canali, che panno effer fatti per rtceuere legacele dalla cornice, da quefiogli Architetti nelle opere di Pietra hanno fatto i Triglifi, ey le Metope cioè ghfrjfij tra uno Triglifi, ey l'altro, che vapprefenta.no ledtuifìoni di un Triglifo dall'altro, come d'un traue dall'altro. Similmente 1 Mutili, 0 Madia* uìfono flati prefi nelle opere Doriche di pietra dalle opere di legname quefli rapprefentano gli fporti de i cantieri fono k cornici come i Tri* glifi rapprefentano gli/porti delie traui fopra PÀrchitraue, quefli M odioni/ono piegati, accioche aiutino à cader l'acque. Sano più larghi zo CT di mcn groflezzd de i Triglifi, il luogo loro è fiotto le Cornici, ey la figura qui fatto lo dimoflra, er Vitr. lo dice à quello modo. Dapoi altri fono flati, che in altre opere à piombo dritto elei triglifi fa celiano (portar in fuori i cantieri, è piegare
i loro fporti,& allhora come dalla difpofitione delie traui uennero 1 triglifi, coli da gli fporti de i canrieri fotte 1 gòc- |
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tione ritrotiata percioche non come alcuni errado hanno detto che i Triglifi fono le imagini delle fineflrc, cofi può
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cller,percioche i Triglifi -Il pógono ne gli angnli,& contra i quadri delie colonnelle i quai luoghi ninna ragion tino
Ie,che fi facciano le finefir«,percioche le giunture delle cantonate fi slegano ne gii edifiai,fe in quelle lì larderanno iiumidellefineftre. ?0 te cantonate degli Edificij deano effer fòrtnfune, perche fono come Pojfa delle fabrkhe,la dotte non poco errore e di colui, er' non picciol danno
dell'edificio, fé il cantone fi apre con qualche foro, non è adunque buona l'opinione di queUi,che uogliono i Triglifi, er le Metope rapprefen* tare le Finekre, perche altra che U ragione non confenie,feguiter ebbe, che nelle opere Ioniche i Dentelli poteffero fimilmenie rapprefen* tarei fsri deUs Fine/ire ,ilche non può effer cerne dice VUruuio.eyce infegna ad un tratto l'origine dei Dentelli nelle opere Ioniche crdice. Ut di più ancho fé douehora fi Canno i Triglifi, fui fera giudicato che Mano fiati gli fpacij de i lumi, perla ifteffà ragio-
ne ci può parere, che nelle opere Ioniche i Dentelli riabbiano occupato il luogo delle Fineftre, percioche amenduc |
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gli fpatrj, che fono, Oc tra i Dentelli, & tra i Triglifi, Metope detti fono, perche i Greci chiamano Ope i letti delle
traili, Se de gli AiTeri, come i uoftri i chiamano caui Colombari, & cofi lo (patio delle traui pollo tra due Ope, ap* predo i Greci Metopa è nominato, in modo, che fi come per alianti nelle opere Doriche è flata rittrouata la ragio* 1, cofi nelle Ioniche la ordmatione de i Dentelli nelle opere tiene la forza fua .
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come i Modioni rapprefentano la imagine de gli fporti de i cantieri , cofi nelle Ioniche i Denteili da gli fporti de gli
AiTeri hanno prefa la imitatione, & però nelle opere de Greci non è chi fotto il Modione metta i Dentelli, perche nonpofTono ilare gli Afleri fotto i cantieri. Quello adunque, che fopra i cantieri, & i tempiali neramente deue «(Ter pollo, fé nella rapprefentatione ferì pollo di fotto ci darà forme, & ragione dell'opera piena di menda. Adunque nelleopere Ioniche i Dentelli rendono lafimiglianza de gli ffiorti degli Afleri, ey perche gli Afferi fono fopra i Cantieri, pero i Ben*
teUi fono fopra i Modioni,quefto é flato ojferuato da i Greci. Similmente egli è un'altro annerimento /ondato fopra la regola, che dalle uè* re ufanze di natura fi deono prender gli adornamenti dell'arte, e queilo annerimento è poflo da Vitr. qui fotto. Et ancho gli antichi non laudarono mai, ne commendarono, che ne gli Frontifpici fi hauefle à fare i Modioni, ò uero i
dentelli, ma folaraente le corone fchiettc, perche ne i cantieri, ne gli Afleri uanno contra le fronti de i Faftigi, ne *-° poflbno fportare, ma piegano uerfo i grondali, & però quello, che in uerità non fi può fare, giudicarono gli antichi non poter hauere determinata ragione, fé egli fufie nelle imagini rapprefentato, percioche nelle perfettioni delle opere «apportarono ogni cofa con certa propieta, dalle uere ufanze di natura, & niente approuarono,che la efpli catione del fatto nelle difputationi non poterle hauere la fua ragione tolta dal nero, & però da quelle origini ci la* feiarono ordinate le conuenienze delle mifure, & le proportioni di tutte le maniere, i principii dellequali hauendo fegnitato di fopra ho detto de i precetti delle opere Ioniche, & Corinthie. Hora cfponero la ragione Dorica , & tutta la forma fua. Ogni co/a difopra detta à me facile, er i/fedita fi mofira, ma poco da molti Architetti fi è confiderai queUo, che Vitr. dice,cioe che noi non do*
uemofar cofa,che non habbia del uerifimile,ne rapprefentare imagine alcuna che dal uero non habbia principio, er che cadendo in difputatio~ ne no fi habbia donde ricorrere, per fofientark. Vitr. adunque biafima per opinione de gli antichi i dentelli^ modioni fatti negli flontefficij, 6a perche rapprefentando quelli icantieri^ògliajferi^non uenendo i cantieri,ògli afferi uerfo le front hnon è pofiibile con ragione far iui i den teUi,òi modioni, doue a. ninna cofa fi ri/pende. Ma l'ufanzA ha «info U ragione, perche fenza riguardo nelle opere antiche tutto di fi uedeno è dentelli,?? modioni nelle tefle defrontejpicij, er pare che tale ornamento flìa bene, tutto che non cifìa ragione : la forma de i dentelli vit. ce la infognata dì fopra,o- noi con le figure l'hauemo dimostrato, mala firma deUe opere Doriche doue olirà i triglifi ui uanno di fopra i mo* dioni è qui fotto diffegnata ♦ H ti Perete
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che di foprafìhd fatto menitene di tetti, paretiJfinejirejo dirò alcune co fé pertinenti i quefla materia, fé ben altroìte poffa ejfer il luogo
fuo. Cerca il parete ci fono alcune regole,® prima egli fi iene auueriire,che fopra longo,® continuato ordine di apriture j'enza contrafir* te non è ficuro porre longo,® continuato parete. Dapoi efjer deus il muro tant\dto,quanto l'altezza delle colonne col captteUo,é tanto gtof* fo, quanto la colonna da baffone ferialmente douefono i pilajìrì,peróche quejlifenza dubio ejfer deono della groffezza delle colonne. li muro della città è lodato di pietra quadrata,et grande, ouero di pietra grande,® incerta,®- po{la in modo, che dia àcbi la mira un certo horrore,è fpauento, aggiugnendoui(come s'è detto nel primo libro)un'altafo\fa,st larga,'?ornamento del murojìa il cordone prominente,®' la fita crojìa di pietra afpra, ® feuera,che rufltca direi, commejfa in modo,che non mojingrande apriture,ufauanogh antichi una regola di piombo,che fi piegaua,® torcem per tentare il letto,doue.ji haueuano a porre ifafii grandi non lauorati,acctoche meglio fi accommodajfero,® i muratori 60 non hauejjero tanta fatica in prouar ogni faffo. 1/ muro, et parete ji può uariamtnte adornare, perche i rari doni di natura, la peritia delTar* te, la diligenza dello artifice può far cofe merauiglioje, U onde la rarità della pietra, ® la bellezza, ® la bella mtonicatura, la giujìez* za,& egualità, la corrifpondenz*, ® mifura , porgono quejla uarietà , donde ne nafee quella bellezza, che diletta. Egli fi uede fpeffo , che uile materia artijiciofamente pojla, più di grana tiene, che la nobile confujamente congiunta. Ci da merauiglia il modo di iettar grandtfiime pietre fopraaUe mura, i coperti tutti d'un pezzo,gli edifici cauati d'una rocca di pietra, come fono in molti antichi tempi, <y amphitheatri come à Kauenna, in Cipro, ® anche nelle parti rittrouate del mondo. Hanno i muri le loro intonicature ,come fi diri al fuo luogo, ® le coperte loro delle quali altre fono aggiunte , altre congiunte, le aggiunte fi fanno di marmo, le congiunte di Gejfo, il marmo è ouero intagliato, ouero lifcw,® lujlro, lo intagliato ouero è di mezzo rtlipuo ,òdi tutto jpicato, il hfcio, ® luiìro, è ouc* ro quadrato, ò ritondo, fé è quadrato onero è grande, cioè in tauole, ouero è picciolo, ® coji il picciolo poilo in opera è detto Mo* faico.bla di quejle cofe diremo ttelfettimo libro.Cerca i tetti io dico,che d tetto è quelloyì cui fi riferifce li fine di tutta l'opera,et tutto quello 79 che cifopraftì al capo. De t tetti altri fono allo/coperto,® qitefìi fi fanno pendenti,® deono feguitar U hnee degli cdifiaj. Altri nò fono al- te feoperto,® quejlifono difoperficie di fuori piam,ma dijottojattià uolti, archi, ò crocciere, di quejlifì dirà nel feitimo. Deono i tet= tidijtndere il muro dalle acqueterò filano in ptouere, ® molto più pendenti, doue uengono grandi neue, come fi uede nella Francia , ® mUa Germania,® nei paefì de menti. Siano continuati abbracciando tutto l'edificio ® fé pia fono, uno noideue piouere nell'altro, ne fìano fconci nella fuperficte, ne raccoglino l'acque in larghi canali. He i coperti s ha utduto grande ornamento ne gli antichi,do» uè rum più la magnificenza della }pefa, che Congegno dello Architetto cagione ha dato di merauiglia tperaocbe hannoufato traui d'ogni mcailo,
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Q_V A R T O. 10,
metallo, è tauole bunchìsfìmè, piombi, inuetrìature di tegole, er altre cofe fìntili. Vedonfì i coperti di U Mdgnd, er di ¥rancìd,che fono pie
tre nere, tagliate in laflre conficate con chiodi di legno, er fanno bello effetto quanto alla uijla, perche fono con bellisfimo ordine collocate e flindo i tetti in pendente, l'acq:u,cbe mene dal Culo dandogli fopra non fa jìrepito alcuno. Deuefi prouedere, che le laflre di piombo firma"' mmte congiunte fìano, accioch? il mento non le porti, er po'jle in modo, che gli uccelli non fi firmino fopra . Et fatto il piombo fu l'opera co psrta leggiermente di cenere di felce mefcolata con loto di bianca creta. 1 chiodi di ferro non fono à propofìto, perche fi fcal iano più che le pietre, ® con la loro ruggine nanna da torno rodendo, pero fi fanno le morfe,® i chiodi di piombo, dccioche con quelli fi fermino le lame del le tegole con ardente 'ferro. Ne gli ornamenti de i tetti, le cime, le labra delle gronde, le cantonate delle fabriche fono da effer confederate, k iouc di fopra ui uanno palle, fiori, ftatue, carri,® cofe fìntili in modo però, che ogni cofafìa pojla congratia, decoro, er con ragione, lo la* feio dlfuo luogo di dire molte altre cofe pertinenti adi compofitione, er natura de i tetti. Vegno aUe apriture, che fono tutte le entrate ®" ufeite, che fono in qualunque parte dello edificio. Di quefte altre fono per li lumi,®' per lo aere, er uenti come fono lefinesìre, altre fono per t © gli huommi, ® per le cofe come porte, fcale, chimiche, pozzi, fumi, camini, colonnati, è, nicchi, ® altre cofe fìmiglianti. Alle fineftre il numero, ilfito, la Figura, ® le regole fi danno, imperocke fé nel mezzo fono effer deono difbari, ilche nelle fabriche di Vincita per lo pia non fi uede, cofa di grande impedimento, ®,fenz<t grafia. Non fi deono far fineftre fenza bifogno, ne porle facendofì fopra le cantonate. Vare, che gli antichi ò dalle porte,ò dal di fopra deffero luce à Tempi. Delle porte fi dira nelprefente Libro,®- delle altre apriture, negli al* tri.uoluniL Ben ricordo, che ilfito deUe fineftre effer deue leuato dalfuolo, perche con gli occhi,®' non con i piedi fi riceue il lume, ® meglio Jìfchiua il uento, quando fon alte. Regola eff edita è, che il lume fi prende dal di fopra, d'onde egli uiene.Vedefi queflo in Roma in molte chic* fé. Vtde è la fineftrd per nnouare l'aere rinchuifo, che come l'acqua fìando quefìa fi corrompe. Guardifì,che il lume non fu impedito da qnal ■che maggior edificio. La figura quadra dagli antichi nelle fineftre è fiata approuata,®- la grandezza è fiata fecondo il bifogno de i uenti, de i lumi, er del Sole, er ancho fecondo la grandezza dell'opera. Molte diffiditi, er grandi fono negli adornamenti delle apriture, mperoche, er di bella, rara, er uniforme, er grande materia effer deono, er non cofì ageuolmente s'acconciano, eyfì mettono in latterò. Auuenga che io Vapntura da fé fu perula, ® paffe da una parte all'altra, et fono niente di meno alcune apriture fenza ufeita, quefte prima da maeilri di le* gKame per finezza dell'opera, crfparagno della ffefa fono siate rittrcuate, poi da i Marmorari per ornamento ufurpaie. Bella cofa è che ì'ofp., er foftenhnento fimo duna pietra intiera, er poi che habbiano le parti cofi congiunte, che non fi uedino le commiffure. Gli antichi (come ho detto altre fiate) drizzavano prima le colonne, er nelle Bafe loro le ponevano, er poi drizz^ano il muro, perche meglio fi ado* per auano le machine, er pili a piombo fi accommodauano le colonne, ilche era difficile (come dice Tullio) appreffo gli Architetti. A. piombo ji pone la colonna trouandò il centro della Bafa, er dall'una tetta della colonna, er poi impiombando un fino dritto, nel centro della Bafa,il quale poi deue entrare nel bue co fatto nella colonna, er noi altroue (hauemo detto. Due fono le maniere degli adornamenti delle apriture, perche alcuni fi feoftano dal parete, er fono di tutto rilmto, ifpeditì,® liberi, altri s'accodano, er fono alquanto prominenti, er questi al* cuna fiata rapprefentano colonne ritonde, alcuna uolta quadrate, in tutte le predette maniere égli fi deue offeruare logorio ragioneuole, er chel tutto fopra'l uiuofia pofto. Confiderando appreffo, che ad altro tempo fi fior'tea, ad altro fi tutte, er ad altro fi adorna, pero non deue 3 n tffer (chiférica) impatiente, ma affettar, che lafabricafia pojla in effer, ® coperta, & poi adornata, altrimenti bene fpeffo fi getta uia la jpefii degli adornamenti. Et tanto detto fta in uniusrfak de i tetti, apriture, er pareti, il refiofi riferba à dire nelle opere de prillati, er forfè éroppo battano uigàto. GAP. ITI. DELLA RAGIONE DORICA.
LCVNI de gli antichi Architetti negato hanno effer commoda cofa fabricare i Tempi alla Do*
rica,adducendo che le Simmetrie fu fiero in quella difconueneuoli, & menrlofe, & pero Tharthe- fio.Pitheo, & Hermogene Umilmente lo negarono. Perche Hermogene hauendo apparecchiata la materia per far l'opera di maniera Dorica, cangio quella, & della fteffa fece un Tempio alla Io- 43 nica al padre Bacco, & quello fece non perche la forma Dorica fuffe fenza grafia, ne perche la ma- niera, ò la dignità della forma non ci fufle, ma perche il compartimento, è, impedito, in coturno* do nell'opra de 1 Triglifi , & nelle diftributioni delle trauature, percioche egli è neceffario porre i Triglifi contra i tetranti delle colonne, & chele Metope tra i Triglifi fiano tanto lunge quanto alte, ma per lo contrario i Triglifi fi mettono nelle eitreine parti nelle colonne angolari, & non contrai mezzo de, i, tetranti delle colonne, cofi la Me* tope, che fono appreffo i Triglifi de gli anguìi, non riufeifeono quadrate, ma alquanto più longe de i Triglifi per la meta della larghezza, ma quelli che uogliono fare Metope giufte quadre, riftringono gli intercolumni eitremi per la meta dell'altezza del Triglifo, ma facendofì quello ò nelle ionghezze delle Metope, ò ne gli reftrignimenti degli intercolumni, e diffettofo, & non irta bene, perilche pare , che gli antichi habbiano uoluto fchiuare nel fabricar i Tempi la ragione della Dorica Simmetria. jq Volendoci Vitr. dichiarire il compartimento Dorico , egli ci propone una d'fficulta de gli antichi Architetti, dccioche noi Riamo più duuertiti.
Biafìmauano alcuni la mifura, è compartimento Dorico nel fabricar de 1 Tempi, non perche la fórma non haueffe del grande,òche l'opera di* fp'aceffe, ma perche riontornaua bene il compartimento de 1 Triglifi, er delle Metope. Noi hauemo ueduto di fopra, che 1 Triglifi nfpondo* no alle tefle delle traui, er che le Metope rifondono 4 gli fpatij, che fono da una traue all'altra detti inlertignia nella parte di fuori, ma nelU parte di dentro, er le traui, égli fpatij fi chiamano lacunavia. Se adunque 1 Triglifi rapprefentano le tetìe de'àe tram, er le Metope gli fifa* tifi nefegue che effendo impedito il partimento de i Triglifi, er deUe Metope impedita fu ancho la ragione deUe trauamenta, er del loro orna mento di dentro. Ma come fu impedita la diftributione de i Triglifi eglifi uede, perche è neceffario che lo Triglifo fu giufio per mezzo U quadra della colonna, er la Metopafìa tanto alta quanto longa, magli antichi non auuertendo a quello,che era per gli Triglifi,®- per le Me tope rapprefentato, poneuano fopra le eflreme parti delle colonne angularì, ® non fui uiuo i Triglifi, dalche ne nafceua che le Metope ap* preffo que Triglifi, non ueniuaho quadregiujle, ma alquanto più longe de iTriglifi,cioè per la meta della loro larghezza, er quetlo auuenU e<s uà uolendo quelli feruar la diflaitza deU'mtercolumnio, ma quelli, che di ciò non curauano, er uolettano pur, che k Metope -piffero giufte è quadre, non riccorreuano ì porre i Triglifi fui uiuo,ma reitrigneuano gli fpatij de gli intercolumni,® obbligauano queglifpatij di modo,che non poteuano cadere fiotto quelle ragioni degli intercolumni, che detto hauemo nel Terzo Libro, rijirigneuano adunque gli cflremi interco * hmni per la meta dell'altezza del Triglifo, per aggiuftar la Meiopa, er queflo era diffettofo, però fuggiuano il lauoro Dorico, non biafìman do l'alettone la maniera, ma il compartimento, er la Simmetria come fece Tartefio, Pitheo, er Hermogene. A queflo difordine prouedé. Vitr. gentilmente dimoflrandoci le ragioni, ® le proportioni di quefìi compartimenti, ®" pero dice. Ma noi come richiede l'ordine efponemo in quel modo, che da i no ieri precettori hauemo, accioche fé alcuno ponena do mente, a quefte ragioni uorrà in quello modo cominciare, egli habbia le proportioni efpedite, & manifefte, con lequali egli poffa bene, & fenza diffetto alla Dorica fabricare e finire i Tempi de gli Dei. yitr.ci promette di douer dare il modo,®- le mifure di fabricare dia Dorica fenza dtjvtto. Et fi come nella maniera ionica egli ci ha dati i precetti 7 o fecondo le firme de i Tempi,® regolati quelli fé condogli fpatij degli intercolmi,cofì nella Dorica egli regola fecondo le iftejfe firme gli ffia* tij tra le colonne, itero è, che la ragione di quefii fpatij, è di quefìa maniera tutta dipende dal compartimento de i Triglifi. Et pero nel difoprd er in altri luoghi,quando Vitr. ha detto la ragione de i Triglifi, egli ha intefo la maniera Dorica. Comincia adunque 4 Regolare la maniera Diafìiìos, che ha di tre colonne ilfuo nano, fecondo la firma di facciata in colonne detta Proflilos, er fecondo ambe le tefle in colonne detta AmphiproMos, ® folto un nome fola intende quefle due firme, chiamandole Tetraflilos,cioe di quattro colonne,regola ancho la alata a tot no ietta Peripteros chiamando Exafldos, cioè difei colonne, ®" ci lafcia ì noi regolare le altre maniere, dice adunque. H iiì La fronte
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La fronte del Tempio Dorico nel luogo doue s'hannp à porre le colonne douendo efler di quattro colonne diuifa fia
in parti uentifette,TOa fé di fei in parti 41. |
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Pi quefte parti ima fera il modulo, che Grecamente Embatis è detto,& quello, per la cui conftitutione difcorrendo,
e ragionando fi fanno i compartimenti d'ogni opera , la groflezza delle colonne fera di due moduli, l'altezza del ca pitello di quattordici, In quejìo luogo fi deue por mente, che fé bene Vitr. ha detto che la maniera Dìaflilos hi i uani di tregroffezze di colonne, non però nella dì&rì
butìonc preferite cadono tre groffezze di Colonne, ma due, er tre quarti, però auuertir douemo, che quando Vitr. nel terzo libro parla dì quejìi nani tra colonna è colonna, in tutte le forme ò dìffreffe ,òdt larghe,ò 'di più libere disianze egli ufa quefti termini » Può effer, fi può porre, potemo trammettere.
Et non dice fi deue porre, douemo trammettere. ò deue effer lo fpatio di tante groffezze, perche non ci commanda, perche non da termine cer* x 0
to, come egli fa nella betta, cr elegante maniera detta Bufiilos, doue egli ci commanda, ey dice. Perche fare ii deono gli fpatrj de gl'intercolunni di due colonne, & un quarto.
Et però non è neceffario, che apunto uenghìno tre Diametri tra colonna è colonna in quefla forma Dìaflilos, come apertamente fi uedein que*
fia dijtrìbutioné de i Triglifi.Dapoi è da auuertire, che fu gli anguli uengono mezze Metope, ma non di fatto mezze, perche Vitr. dice Se mtmetopia effer di mezzo Modulo in larghezza j er mezzo Modulo, e un terzo dì Metopa, er però fi dice mezzaMetopa al modo che fi dice Semituono, ò Semiuocale, nonchefia mezzo tuonoapunto, ò mezza Vocale, ma per che è una cofa tra gli eflremi. Daque&a intelligenza ne nafte, che la fronte dì quattro colonne ha daejfer diuifa in uentifette par ti, e? noninuenti fette, emezza,<y cofl
la fronte dì fei colonne effer deue diuifa in parti quaranta due, come 4 chi ben confiderà è manifesto, con la ìfìeffa ragione fi potrebbe rego* lare la facciata dì otto, er di dieci colonne, er qui fotta noi paneremo quefìa diuìfìone con ì nudi Triglifi, er gli lf>atif dette colonne, ma che Vitru.intenda mezze Metope non à punto mezze, ma meno fi può prouare, perche di fatto egli ufa Semitriglifo, dicendo chefopra gli so anguli uanno mezzi Triglifi, er fona mezzi * putto. |
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A Vopem DiaRilos dì quattro Colonne.
B Vopera Dìaflilos dì fei Colonne. 49
La groflezza del Capitello d'un modulo, la larghezza di due, & della ferirà parte.
Kiefce meglio della quinta parte ( come ho detto ) il refto è facile per la dìchiaratione fatta difopra nel terzo libro.
Diuidafi la groflezza del Capitello in tre parti d'una dellequali fi faccia l'Abaco con la Cimafa, ò Gola, dell'altra il
uuouolo con gli anelli, della terza il fregio, fin al Collarino. Sia poi contratta, & raftremata la colonna , fi come nel terzo libro è (lato nelle Ioniche dimoftrato . L'-altezza-dello Architraue fia d'un modulo con la lifta , & con le goccie. La lifta fia per la fettima parte del modulo. La longhezza delle goccie fotto la lifta per mezzo i Triglifi alta con la regola fia innanzi pendente, per la fefta parte d'un modulo, & cefi la larghezza dello Architraue dal bailo ri- fponda al fregio della colonna di fopra. Cioè il piano detto Architraue, che guarda al baffo non fia più largo di quello, che è quella parte che fi contrdgge al Collarino delld Colonna,
che tanto è quanto la colonna dì fopra rastremata . fa Ma fopra l'Architraue deonfi porre i Triglifi con le fu e Metope alti un modulo & mezzo, larghi nella fronte un mo-
dulo, cofidiuifi, che nelle colonne angulari, & nelle di mezzo podi fianocóntra il mezzo dei Tettanti, & tra gli altri intercolunni due, ma in quelli di mezzo dinanzi,& di dietro il Tempio tre, & a quefto modo fenza impedi- mento allargati gli fpatrj di mezzo ferii commoda l'entrata a i fimulacri de i Dei. Partifcafi poi la larghezza de i Tri- glifi in parti fei,deliequali cinque nel mezzo fiano, ma due mezze dalla de/tra, & dalla fineftra fiano difsegnate, & con una regula nel mezzo fia formatoli piano, che fenmrlatinamente,&Miros da Greci è detto, longo quel la regola con la punta della fquadra fian trauolti i mezzi canaletti .Po fti in quefto modo i Triglifi, fiano le Metope che uanno tra i Triglifi tanto alte,quanto longhe,& appreffo di fopra le cantonate fiano le mezze Metope impreffe per la metà d'un Modulo, perche coli facendoli auuerrà,che tutti i diffetti,& errori fi delle Metope, come de gli In- tercolunni,& delle trauature,effendofi fatti i compartimenti giufti feranno emendati. I Capitelli de i Triglifi fi han tfo no à fare per la fefta parte d'un Modulo. Sopra i Capitelli de i Triglifi fi ponerà la corona ò gocciolatoio 5 che fpor- ti in fuori per la metà, & un fefto d'un Modulo , hauendo di fotto una Cimafa, ò Gola Dorica, & un'altra di fopra, & fera il gocciolaotio con le Gole grolle per la metà d'un modulo. Deonfi fotto il gocciolatoio diuidere le dritture delle uie, & i compartimenti delle goccie in modo, che le dritture fiano à piombo de i Triglifi , & per mezzo le Metope, & i compartimenti delle goccie in manierarne fei goccie in longhezza, & tre in larghezza fiano manife^ fte, ma gli altri fpatrj, imperoche le Metope fono più larghe, che i Triglifi lafciati fiano fchietti, ouero ci fiano fcolpiti i fulmini, 6c al mento del gocciolatoio tagliata fia una linea, che fi chiama Scoria, cioè Cauetto. Tutto il reftante delle parti come fono i Timpani, le Gole dette Sime, i gocciolatoi fi faranno, come nel Ionico fcrit-
to hauemo. Et quella ragione fi troua nelle opere Diaftile nominate. Nei terzo libro io ho formato tutto l'ordine Dorico fecondo le regole dì Vitr. ne altro è da dìruì fopra per hard. 70
Ma fé l'opera farà da far di fpeffe colonne5 & che riabbia un Triglifo folo tra lo fpacio di effe partirasfi la fronte douen
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efler di quattro colonne in parti diecinoue, & mezza, dellequali una fi piglia per modulo, alla cui mifura ( co-
: s'è fcritto difopra) fon 4:11 tre l'opre compartite: cofi fopra in ciafeuna parte delio Architraue poner fi deue due |
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ciò
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Metope, & un Triglifo, ma nelle Cantonate non più di mezzo Triglifo.1 Apprelfo le dettecofe s'aggiugne quella,
che lo fpacio di mezzo fotto il Frpntifpicio farà da effer formato con due Triglifi, & tre Metope, accioche lo in- tercolunnio più ampio fia tjk più fpaciofo, & comjnodp à quelli che uprranno entrar nel Tempio, & lo afpetto uerfo
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ueriVi'imaginedcgliDeirittegnapiu dignità, & grandezza. Sopra i capitelli dei Triglifi fi ha daponereil *oc-
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la parte inferiore delgocciolatoio,
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La facciata di/beffe Colonne di quattro e, e di fei d.
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X.Q.
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Bifogna fcannellare le Colonne con uenti fcannellature, quelle fé piane feranno hauer deono uenti anguli, ma fé fa-
ranno canate, fi faranno in quefto modo, che quanto fera lo fpatio d'una fcannellatura fi riabbia à formare un quadrato di lati, eguali, & quello fpatio fia uno de i lati, nel mezzo poi del quadrato fi ha da porre il piede della fe- lla, & raggirare intorno la circonferenza., che tocche gli an« guli della cauatura, & quanta di cauo fera tra la circonfe* renza, & la deferittion quadra, tanto fia canato à quella for=s ma. Età quefto modo la Colonna Dorica haueràla pera fettione della fcannellatura conueniente alla maniera fua. Ma delia aggiunta, che fi fa nel mezzo della colonna coli in quelle trasferite fia,come nel terzo libro nelle Ioniche è flato difegnato. Ha figura delie fcanmlkture deUe Colonne Boriche è qui pofla,ne hora ci re*
fica altroché battendo Viti: fin qui infognatoci con ogni diligenza le mifu* re,et proportioni di tutte te parti eftemri "de t'-Tempi,cominciando dal pie de fin alla cima,o" b'auenda il tutto mifurato fecondo le tre maniere del fa bricare, fenz* lafcìar parte,, ne membro, ne ornamento, che fi conuegna, non ui refia altro dico, che entrar in chiefa, er riconoscere i comparti- menti di dentro, fermandofi al quanto nella entrata detta pronao7cioé An* titempio, er di dentro poi entrando jìcuramente nel Tempio, er quefto ci promette Vitr. dicendo. Ma poi che la forma citeriore de i compartimenti & Coririthrj,
& Dorici, & Ionici è ftata deferitta, egli è nccelTario diedi* chiariamo la diftnbutione delle parti interiori delle celle, & di quelle, che fono inanzi à i tempi. E dopo queflapromeffaeglila efequiffenelfeguente capo dicendo.
CAP. IIII. DELLA DISTRIBVTIONE
DI DENTRO DELLE CELLE ET DELL'ANTITEMPIÓ.
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A longhezza del Tempio fi còni parte in modo,che-la larghezza fia la metà della longhezza,' ma la
cella fia la quarta parte più longa di quello,che è la larghezza con quel parete , nelqual feranno' pofte le porte, le altre tre parti del pronao, ò Antitempio corrino uerfo le ante de i pareti; lequal ante deono elfer della groiìezza delle colonne. Ma fé il Tempio fera di larghezza maggiore di uen {M lllÉ^|jll ri Pie& p°rre fi deono due colonne tra due ante, l'officio dellequali è feparare lo fpacio delie ale
l&a^agB-^g^ll & del pronao.
lo filmo cheH prefente luogo fia difficile,?? fé non cifuffe qualche offeruatione degli antichi tempi forfè bifognerebbe indovinare, però hauendo
io affiniate alcune cofe, che uengono da buoni diffegnatori, io uegno in opinione di interpretare à quefto modo infraferitto il prefente luogo, ripportandomi però à miglior inuentione, Effendo adunque la proportione moltiplice maggiore delle altre forti di proportione ( fi come nel terzo libro è flato dichkritó) cofa conueniente fi giudica ufare nella proportione de ì tempi, lajbecie deUe moltéplici imperoche i tempi fono per lo culto diuino, alquale ogni grandezza, er magnificenza fi richiede. Siche Vitr. uolendoci trattare delle parti interiori dei tempi comincia a proportionare le lunghezze, €T le larghezze loro, nel che è ripofia quella gratiofa maniera, che nel primo libro è fiata nominata Eurithmia. DaWaltezza non è neceffarip parlare nafcendoella dalle mifurefuè, imperoche gli Architraui,le Comici, i Ircnttthh cijcifonomamfefiiperle cofe antedette. Vuole adunque Vitr. che la lunghezza del Tempio fia doppia alla larghezza, er parla qui de i Tempi Ionici, Dorici, er Corinthij, benché pare, che nette piante pofte nel terzo libro le lunghezze fiano meno del doppio alle largbez* ze, er in fatto e cofi, perche l'intercolunnio di mezzo nelle fronti è più largo, ma ci è poca differenza della doppia proportione. Ho* raquetto,che importai chela cella diquel Tempio fopra diffegnato nel primo libro pare troppo longha , er forfè la intentione di Vitr.fi |
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mamfefla in quefto luogo, però io uorrei che qui confiderai fuffe fé la cofa puòftare, come io dimcftrerò, eyfe Vitr. ce lo accenna, er
fé ancho nello antico egli fi uede. Soleuano gli antichi diftinguere t Antitempio detto pronao con alcune ale di muro, che fecondo Stra- tone Pterornata (ì chiamano. Quefte aleueniuano uerfo le fronti da una parte, er Ultra della cella, ma non perueniuano alla fronte com* pitamente in alcuni tempi, materminauano in alcuni pilaitri, ò ante, che fi dica graffe quanto le colonne, er fé tra un'ala di muro er f al* tra era grande fbatiofi poneuano à quel filo de i Pilaftri, le colonne perfèrmezZ't, CT cofi era feparato il pronao dal portico, cofi fi tro* uan le piante de i tre Tempi appreffoil Theatro di Marcello, cofi accenna Vitr. nel prefente luogo ,er cofi pare chelaragione ce lo dimoftn.
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dimojire. Vigliamo adunque la fronte del Tempio in quattro parlotto ne daremo alla lunghezza àccio che painproportione doppia dì
ambe otto,cinque fi danno alla lunghezza della cella, includendo la grojfezza del parete douefono le porte, tre uengbino dall' Antitempioy òcorrino alle ante de i pareti, lequal ante efier deono delia grojfezza delle colonne. Quefie ante fono i termini delle ale del muro, che uen* gonoinanzidaW una parte ,er dall'altra, cr perche può ejfer che ui fia tra quelle ale poco Jfraao, cr ancho molto fecondo le maniere de itempi diìfreffe, ò di larghe colonne, però fecondo il bèfogno è necejfario trapporui, ò non ui frapporre le colonne. io duo in fomma, che la maniera Projìììos, crTAmphiproMos , la Peripteros,laPfeudodipterosJaDipteros,&laHypetros,tanto Dorica, quanto Ionica, e Corinthia, pano tutti ò dijìrette, ò di larghe, ò di più larghe, ò acconcie dijìanze d'intercolunni) tutte fi regolano dal preferite luogo nel compartimento delle celle, eyfi come tutto il Tempio non uiene apunto doppio in lunghezza, perche la necesfità delle colonne, cr de gli fbacii non ce lo Ufcia uenire cofi ancho la cella, fi bene nella facciata in colonne, detta Projltlos, cr ambe le tefo in colonne detta Ampkh projlilos in ogni genere, e maniera può uenire la lunghezza del Tempio doppia, cr la cella fecondo le mifure apunto dateci da Vit. non però 4 punto uiene la proportione predetta, ne gli altri affretti, e maniere, imperoche bifogna, che i pareti delle fronti della cella fcontrmo con le colonne del portico, eyfìano ad una ifiejfafila, però fera alquanto maggiore le celle di que tempi di quello,che dice Vitr. Pero fecondo che io filmo, in queilo luogo Vitr. ci comparte le celle, che fono parte de i Tempi, cr ci comparte il pronao cioè VAntitempio, cr il poftico, che è ilPojiempio, in ogni Genere, cr nonfolo nel Dorico, ma nel Ionico, vj Corinthio, e? io ho prouato quefio compartimento in tutti gli affretti fecondo tutti i Generi, per tutte leffrecie degli intercolunni, cr riefee bene, & fecondo quefìa intentione, io ho regolate le celi de i Tèmpi nel terzo libro y&quiè la pianta di quattro colonne fecondò quello dice Vitr. |
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Tzffaminmo kfdróle dì Vitr. il titolo del capo è quefio.
Delia diftributione interiore de le Celle, & del Pronao.
Adunque Vilr.ci mostra come fi habbia a compartir la Cella, er ancho quelli parte* che ui uà dinanzi',adunque altro è Tempio, altro Cella, ah
tra Portico, altro Pronao. il Tempio è il tutto, la Cella è la parte rìnchiufa,e cinta de Parete, il Portico e il Colonnato, che uà d'intorno, Fronda è quella parte che è dinanzi la Celiache da i lati ha due ale di parete continuiti atti Pareti da i lati della Cella, nel fine dette quali fio* no le arde, dice adunque Vitr. La longhezza del Tempio fi comparte in modo,che la larghezza ila 3a metà della lunghezza.
Cioè tutto il Tempio coti la Cella, er Colonnato ò Portico, ha in proportione doppia la longhezza, atta larghezza, er quejlo è uero nette fronti
di quattro Colonne* ®u doue ni uà Portico non rijponde 4 punto, percioche gli intercolunni di mezzo ielle fronti fono maggiori che gli altri, cr gli fetUtf fono regolati ,ma ci maned poco, l0 La Cella fra per la quarta parte più longa di quello che è la larghezza.
Cioè parti la larghezza del Tempio in quattro parti, crfa la longhezza della Cella d'una parte più cheferan cinque, qui ci auanzano tre pars
ti, liquali ne i Tetrajììlì d'ogni affetto in ognigenere,ey in ognifpeciefì danno al Pronao folo quando non ui e Po$ico,ouerofì danno al Pro* nao,z? al Pellico quando àfono. Quefio compartimento riefee ne i TetraMi à punto,ma non cofi nette altre ffiecie,dice adunque. La Cella fia per la quarta parte più lunga di quello che è la larghezza.
Et comprende netta longhezza della Celia, ancho la groffezza de muri, dicendo.
Con quel Parete, nei qual Hate feranno collocate le porte.
Cioè il Parete[netta fronte della Cella, perche in quello fono le apriture dette porte.
Le altre tre parti della entrata dinanzi detta Pronao,ò Antitempio fi deono eftendere manzi fin à i pilaftri de Pareti,
iquali pilaftri hauer deono ia groffezza delle Colonne. z0 Ecco,che egli fa le Ale dette Pteromata, lequali fanno il Pronao, fé cinque parti uanno netta longhezza della Cella, er fé il Tempio è longo il
doppio della larghezza fua, ©" fé una dt quelle cinque e un quarto detta larghezza del Tempio. Seguita, che la longhezza fia di otto par* ti, detiequali trattone cinque per la longhezza dellaCcìla/ie rejlan tre per fAntitempio, ma le ale di efìo meglio è che ne habbian due lafcian do la fronte in colonne, terminano quelle ale in pilaftri,i quali come ho detto effer deono della groffezza dette colonne, er perche queste ale poffono effer molto dijìanti, pero dice Vitr. Et fé il Tempio fera di larghezza più di piedi uenti frappongali tra i due pilaftri due colonne, che partifehino lo fpa-
cio dell'ala, & dello Antitempio. Ecco quella parola (Ala) che in Greco è detta Pteroma lignifica quel muro, che da ì lati abbraccia lAntitempio, er lo dimde e fepara er in
quefufignipZcatione, Nel x V11. Libro delta Cofmographia S trabone piglia quella parola Pteron. Etancho i tre intercolumni, che feranno tra 1 pilaftri, & le colonne fiano, interchiufi conpozzi di Marmo, ò uero di 3 o
opera di legname in modo però, che riabbiano i Fori, per liquali entrar iipoflà nello Antitempio. Ko« folamente poffono effer tre iutercolumni tra qui piliferi, ma ancho cinque, come negli ajhetti di dieci colonne, quefli intercolumni in tutti
gli altri a/petti fono tre, percioche non fi mette à conto il Portico femplice, ò doppio che fia. Tra que&i adunque fi poneuano alcuni f ragli è di Marmo,ò di legno non più alti di quello, che farebbe il poggio s'egli ui aniaffi, la cella haueua lefue porte ordinarie,«y ilfuo parete altot che la chiudeua, ma fAntitempio haueua lefue entrate per gli intercolumni tra i pilaftri delle ale. Ma fé la larghezza della Fronte fera maggiore di piedi quaranta, egli fi deue porre altre colonne dalla parte di dentro
all'incontro di quelk,che trappofte feranno tra i pilaftri, & fiano di quella altezza.che fono le citeriori nella fronte. Vuo auuenire che lo Antitempio fra molto largo in fronte, er che ancho occupa grande fpatio,come nelle opere di dieci colonne, er ancho in quel
le di otto, er difei, pero nello fpatio di dentro detto Antitempio fi può er deus porre dette colonne per fofienimento; kquali rìjhondmo.atte colonne detta fronte, er fiano dì quella ifteffa altezza, che &ia.bene, ma quando lo ffiatio non fuffe motto grade par molto buono lafciare 40 lo Antitempio libero fenza colonne. Tra lo Antitempio,per quanto fi Uede fef arato dal portico , che egli fi poteua andare 4 torno il Tempio perfetto il portico, fenza entrare nello Antitempio ilquale haueua ìfstoì Plutei cioè Parapetti di Marmo ò di legno, come dice Vi tr.zr chia* ma opera intejlina quella di legno, erano ancho di pietra cotta i Parapetti. Grande autorità porgeua f Antitempio, percioche con più uenerationi s'entraua nel Tempio entrando prima in uno andito, er non uencndo cofi przfio al luogo detta adorati cne. Ma kgroffezzc di quelle fiano aflbttigiiate con quelle ragioni, che fé quelle fronti feranno per otto parti, quelle fia*
no di noue, ma fé quelle di none ò di dieci quelle fiano per la rata parte. Vuole Vitr.che le colonne poiie fiotto ò dentro detto Antitempie fiano alte tanto,quantofono quelle delle fronti,ma non uuole,che fiano cofigrofa
fejaragioneèdattoifleffodimofirata. Perche fé nello aere rinchiufo alcune feranno affottigliate non fi potranno difeernere, ma fé pareranno più fottili.Bifo jo
gna che fé k colonne di fuori riatteranno ueritiquattro fcannellature le di dentro ne riabbiano uentiotto ,òuero trentadue, cofi quello,che fi lena dal corpo dei fufto con l'aggiunta del numero delle fcannellature, fi accrefeera con ragione, accioche meno fi ueda 7 & cofi con ragione difpan agguagliata fera la groffezza delle colonne. Et quello autiiene,perche l'occhio toccàdo più punti,& più fpesfi uiene à uagare con maggior circoito della uifta5 perche fé fé ranno due colonne di groffezza eguale con una linea d'intorno milurate, & di quelle una non fia fcanneliata, & l'ai* tra fi 5 & quella linea tocche i corpi d'intorno i caui delle fcannellature, & gli anguii de i piani, benché le colonne fo no egualmente grolle ; non feranno però le circondate linee eguali, percioche il circuito de i piani, oc de i cani farà maggior lunghezza di quella linea. La doue fé quello parerà (come detto hauemo) non fera fuor di propofito fa* re ne i luoghi angufti, è in rinchiufo fpatio, i compartimenti delle colonne nell'opera più fottik hauendo noi l'aiu* to della temperatura delle fcannellature. 60 Bauendo Vitr. dichiarito quanto albe effer deono le colonne interiori deWAntitempio, egli ci moflrale ragioni delle loro groffezze ■> er uuole,
che quelle fiano più fiottili, che leefreriori. La ragione è in pronta, perche {fi come difopra nel Terzo Libro) egli uuole, che le^olonne an* gulari frano più graffe, che quelle di mezzo,percbe l'aere lena della uifta di quelle cofi commenda m quefio luogo,che le colonne interiori fia* no piu fiottili dette effer lori, percioche con ragione fi pareggieranno quefie à quelle leuando l'aere dalle eftenori, quello che la ragione toglie datti interiori, ne fidamente l'affotiigliar le colonne di dentro un ottauo, òuer un nono fecondo la ratapartefa quefio effètto di pareggiarle,ò farle parer pari atte colonne di fuori, ma ancho il numero dette fcannellature fa parer pari una cofa più fiottile ad una piu graffa : percioche quanto piu fcannellature fono, tanto la colonna pare pia graffa, perche l'&cchio nofiro ha più daffiatiare aìlhora, quando fono piu termini, , er maggiori netta cofa mduta, che quando ne fono meno, er minori, er hauendo più da ffiatiare la cofa piu grande fi dimoerà, però quella colonna, che hauera piu fcannellature ci parerà maggiore,che quella che ne hauerà meno, hauendo la colonna, che tiene piu fcannellature,piu termini, che quella, che ne ha meno, come fi uede rauolgendo un filo d'intorno luna, z?T altra, perche più filo fi confimerà netta piu fcan= 70 nettata, che ne la meno, facendo però, che il filo tocchi, er i piani, cri caui di tutto il corpo delia colonna : come la ejfier lenza ci dimoflra, Et cofi col numero dette fcannellature fi porge rimedio atta diffaguaglianza delle colonne, hora andiamo atta groffezza de i muri. Irare bifogna la groiTezza de i muri della cella per la rata parte della grandezza, pure che i pilaftri di quelli eguali fiano alle groflezze delle colonne. Et fé i muri feranno ordinatamente fatti fiano murati con minutisfimi cementi. Ma di Quadrato faiTo, ò uero di Marmo s'iranno a fare, faccianfi con puri, & molto piccioli quadretti, percioche le pietre di mezzo, che contengono i corfi, & rincalzi di mezzo hanno più ferma la perfettione dell'opera ,& coli d'intorno
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4'i.KCorno i corti. <§~ i ietti rilieui daranno ma«;<:rior ddettatione.
Ipilapri, ò, ante fempr-e feranno dettegroffezze delle colonne, ma i pareti alquanto minori, gr fecondo, che porta la ragion dell''opera, er il rtfii etto del carico. li muro può effer di mmutisfimi cementi, er ancho difajjo quadrato grande,è picciolo, rozzo è polito, mafiloda per la M ettatione, che i quadri fimo piccioli,perche la moltitudine delle bugne, C3" delle prominenze è rilieui, come fi uede nelle opere rujliche, da 'gran dilettatane. . GAP. V, DI FAR I TEMPI SECONDO LE REGIONI.
TEMPI de i Dei immortali fabricar R deono in modo, che guardino uerfo quelle parti del Cie-
lo,che fi cóuiene,che fé ragione alcuna nò impedira,& libero fera il potéreda ftatua, che fera pofta lQ nella parte di deritro,guarcti uerfo la fera,accioehe quelli, che entraranno allo altare per facrificare, ckconfacrar le nitrirne fiuolgano uerfo l'Oriente , & uerfo il Simulachro nel Tempio collocato, & coli uotandofi riguardino il Tempio, & l'Oi-iente,& i Simulachri come nafeenti parino rìg tiara dare i fupplicanti, & facrificanti : percioche pare, che egli fia neceflario, che tutti gli altari de i Dei nolti iiano incontra al mattino, ma fé la natura del luogo ci fera d'impedimento, alihora uoltar fi deono le fabriche de i Temprili modo, che la maggior parte della Citta fi polla da i Tempi de i Dei Vedere . Et ancho fi longo i fiumi il faranno i Tempi come nello Egitto d'intorno il Nilo,pare che le fabriche debbiano uoltare uerfo le riue de i fiumi. Simigliantemente fé longo le uie puhijche fi faranno deonfi edificare in modo, che i paìlàggieri posfino riguarda- re, è ìalutare dinanzi la fabnea. .. fratta del Decoro, che per sìanza fi offerita, dilchefe n'e detto nel Primo Libro. Guardino adunque le fronti de i Tempi uerfo Ponente, di qui 0 nafeerà, che gli altari, CT gli idoli come nafeenti Soli pareranno illuminare le menti de,i, fupplicanti. Uora fé anelli, che adorauano gli idoli erano tanto rifbettofi nelle lor cerimonie, er dinoti ne i Tempi, che douemofar noi,che adoramo iddio nero, ey bonpramo i fanti 'futi, non douemo noi fare ogni dimosìratione, accioche fiamo incitati al nero, cy mental culto Diuinc ? |
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VI. DELLE RAGIONI DELLE PORTE, ET DEGLI
ORNAMENTI DELLE ERTE, O PILASTRATE . CH'E SI FANNODINANZI A TEMPI.
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A P.
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VESTE fono le ragioni delle porte, & delle loro erte, òpilaftri, che dinanzi à quelle fi fanno. J0
Prima è necefiario fapere di che maniera fi hanno à fare. Le maniere di esfi fono la Dorica . La Io- nica^ l'Attica. I compartimenti di quefte nella maniera Dorica fi trottano con quefte ragioni che la Cornice, che è fopra l'importa fuperiore fia ad egual lineilo con i Capitelli delle colonne, che fono nelPronao,ò Anntempio.il lume del portale effer deue in modo,che diuifa l'altezza del Tem pio, che è tra'l pauimento e i lacunari in tre parti, & mezza due di quelle fi diano all'altezza del lu- |
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me delle porte. Quella altezza partita fia in parti dodici, & di quelle fé ne diano cinque e mezza, per la larghezza
del lume da bailo: ma di fopra fia riftretto in modo,che fé il lume da baffo e di piedi fedici, fia riftretto un terzo del- l'importa, ò erta che fi elica. Se di fedici a z?. fia la parte del lume di fopra riftretta per un quarto della detta impo- fìa. Se da uenticinque, ì trenta per la ottaua parte. Ma nel refto quanto è l'altezza maggiore tanto più dritto, & à piombo fi deue lauorare* Ma le erte fi faranno groffe nella fronte per la duodecima parte del lume, «Se raflremate fia 40 no di fopra la quartadecima parte della loro groffezza del fopracigiio, fia quanto la groffezza di fopra delle erte. La Cimafa,ò Gola fia per la fella parte dell'erta. Lo fporto quanto e la groffezza, deuefi fcolpire,la Cimafa Lesbia con il tondino. Ma fopra la Cimafa che e pofta fopra* il fopracigiio, porre fi deue il foprafrontale della groffezza del fo= praciglio, <5c in quello fcolpirui la Cimafa Dorica, & il tondino Lesbio di fcoltura di baffo rilieuo 5 & dipoi fi faccia la Cornice piana conia fua Cimafa,& lo fporto fera quanto è l'altezza del fopracigiio, che fopra l'erte s'impone. Ma dalla deftra, & dalla fihiftra gli fporti fi deono fare in quello modo,che le margini uenghino in fuori, éc nella cima le goìe,& cimafe fi cógiunghino inficine. s "Prima, che ad altro fi uegni, pannineceffarìo dichiarire alcuni uocaboli ofcuri,che fono pofti da Vitr.eyfono que&i. Antcpigmentum, Tbyro*
mata, Atticitrgis, Hypothircn, Lacunare, Supercilium, Cimatium lefbium,(y Doricum. Afiragali^ Lefeim,Sima Scalptura, Crcpidines. Adunque Antepagmentum da noi è detta l'Erta delle porte , cioè quelle pietre che Ranno dritte da una banda, er dall'altra delle porte, ma io $a non dubito che ancho non fi dica Antepagmentum duello,eh e fia aitrauerfo, perche Vitr. dice che la cornice, che sia fopra l' Antepagmento di fopra, io ho interpretato la ìmpofia di fopra. Thyromata fignijìca le porte. PMicurges e parola ufata da Vitr. altroue, e pare che Vitr. intenda ilCorinthìo, per quello,chefi uede nel fine del prefente capo, e fa differenza tra l'Attico, ey il Dorico, perche dice che fono le por* te di tre maniere, la Dorica, la ionica, er TAttici. E' di fopra ancho nel Terzo Libro ha fatto mentione detta Bafa fatta alla Attica, laquak dapoi Vitr. e fiata prefaper la Bufa Dorica: con che ragione io noi so. Ben dice Plin.cffer quattro maniere di colonne,ey ui numera l'Attica, che è quadrangulare, ey ha quattro lati eguali, di modo,che quefia maniera par e feparata dalie altre. Ma può effer, che la Corinthia, che non ha niente di propiofe non il Capitello fi ferua di quesìa maniera, fi come detta Dorica, cy detta Ionica. Lacunar quetto,che fia io l'ho efpofio di fopra. Lacus è lofyatìo tra un traue, ey Faltro,gr Lacunare, e la trauatura, cioè il traue, er lojpatio. Supercilium, Dante dice fopra* limitar dell'aita porta, er quella pietra, che è fopra le erte detta porta. Cimatium. lo ho detto nel Terzo, che Cimatium e nome Greco, er vuol dir onda picchia, ho?gifi chiama Cwia[d,altri la dicono Gola, er quella che è Dorica, e chiara nette opere Doriche. Ma quelh,chefia 60 la Cimafa Lefbia, pare che fu una Gola [alterata, fi come dice il Filandro,ma ioanchora non fon rifoluto bene, fé la cofa e cofi, perche non il hiuoro,mala fòrmn, e quella,che deue far differente la Gola, ò Cimafa Lefbia dalla Dorica, er forfè e quella differenza,che è tra la Gold. * dritta,cr la rìuerfcia cornee da un ^ difiefo ad un S riuerfo, Ajlragalm Lefbiut,e come un mezzo tondino, e uuouoletto, fi come pone Fi* landra lauorato di baffo rilieuo, che V itr.dice fima fcalptura,che uolgarmentc Sano fi dice il nafo,delle Capre. Crepidines fono le margini, &gli adornamenti,che uanno à tomo le porte, cioè i mem.breh,che attrauerfo, er per dritto corrono d'intorno la erte. Rypothyron e lo fpa tip, cr il uano detta porta chiamato Lumen da Vit. Hóra efponero il tefìo. Dice Vit.che prima bifogna fapere di che maniere effer deue la por td,er dice, che tre fono le maniere delle porte. La Dorica, la lomca,ejx l'Attica. Troua poi le mifure detta porta Dorica, er dice che la cor* vice, che ita di fopra le impofie, ey Antepagmenti difopraMeue andare 4 Uuetto con i capitelli delle coione dello Antitempio , ce infegna poi 4 ripartire■tutto lofbacio^ke è dalla fommita detta detta cornice tifino in terra,et una parte da al lumejaltrd al reflo de gli adornamenti.Vuo* le che fi deue partire Valtezza del Tempio dal pauimento atta trauatura, che è fopra l'Architraue in tre parti e mezz*, CT da due quella aU 70 TdzczZ4 àel lume,e parte qttefla altezza in dodici partirei ne da di quelle cinque e mezzd atta VarghezZd del lume da Baffo, er uuole,chefia ydjìretnato d lume di fopra con qusfla ragione, che fé il lume da Baffo fera dafedecifin uenticinque piedi, fi raflremi la parte dìfopra,per un matto ietta grofiezza deli erta, fé da z$. 4 ;o. per la ottaua, er qui fi deue confìderare 4 che fine queflo lume fia raflremato, perche quefìa regola non e per lo più oferuata negli edifici antichi, anzi nel'T empio di Twlifolamentefe ne troua l'effempio, forfè e per maggior far tez* Zd, forfè perche fi uede tra le colonne meglio la porta da lontano. Similmente egli fa le erte groffe per la duodecima parte del lume,Z7 rafìre* ma ambo quelle di fopra la quartadecima parte della loro groffezza, V cofi fin qui banano il lume, ifuoi termini, er l'ultimo fyatio detta cor nice
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Q_ V A R T O. ll7
nice difopra,poi fi compirti lofb.4cto,che è fopra il lume, in quejlo modo, prima il fopradglio ò fopralìmitare è della groffezzd delle èrte difopra,et fi piglia
poi lafefta parte deUagrojfezza dell'erta ò del fopradglio, fi fauna cimafa, il cuifiìorto è tanto quanto kfuagroffezza,®ft deuefcolpire la cimafa lesbk col fuo tondino, ò afìragalo,chefi dica,®1 qui auuertir douemo che queRa cima fa uà à torno le erte, perche della dm fa del fopradglio Vitr.ne parla fu'bito,® dicen dolche fopra quella cìmafaxhe è nei fopradglio uà Ihyperthìro, egli dimojìra chequi intende d'un1 altra cimafa, fintamente dicendo,che fopra quella cimafa,che è nel fopradglio,eglidìmoHra,cheneUagroffszza,òaltezza del fopraciglÌQ,eglis'includeUd che ènei fopradglio uà lhyperthìro,òfopraporta,òfreggìo,chefi dichi,® quejlo è Magroffezz* del fop\'aciglio, ® s'include ancho efjo mìa cimafa Dorica, er
il tondino ò ajìragaio ksbio di baffo rìlieuo. perche quefìi membri non deano hauer molto ffortot fopra il friggio òfopraportaua la corona piana con la fua gola come dlmafira la figura. Ma quello che dice Vitr. Ma dalla delira, & daiiafiniftra gli fporti fi deono fare in quello modo,,che le margini uen ghi in fuori, & nella cima le gole è'eimafe fi congiugnine inficine. Egli fi lene intender,che le cimafe, che fono nello hyperthiro ò friggio, forti- no infuori,®1 fui taglio dieffe, che Vitr, dice in ungue fi congegnino le cimafe, che ucltanonon 4 tomo, come dice il filandro, ma dalìadejìra. ® dalla finislra lQ uerfo ti parete da ì lati, accioche quella parte di fporto del fcprafrontak è hyperthiro non refli dalle bande fenza ornamento : La corona benché fia alta, è pe- rò fecondo che dice Vitr. fé ne trpua effempio 3 nel teCto e mal feditola doue dice de! fopradglio fa queflo k grojfezza,hìfogna leggere. il fopradglio fia quan\ toiagrofsszZ'i. Ma fé ie porte alla Ionica fi faranno, fia il lume alto come nella maniera Dorica. la larghezza non coli, ma diuifa l'altezza in parti due,
e mezza , di quelle una fi darà al lume da ballo, la larghezza della contrattura come nelle Doriche, la groffezza delle erte per l'ai* tezza del lume ne la fronte la quartadecima parte: la cimafa diquefta per la fella parte della groffcZza, il refto oltra la cimafa fia diui- fo in dodici parti,di tre dcilequàli fi fa la prima corfa con il fuo fufaiuolo,ò aftragalo,la feconda di quattro, la terza di cinque. & que- lle code con i loro aftragali uadino intorno intorno, Il fopralìmitare ò frontale, effer deue comporto al modo, che e comporto il fo- pralimitar DoricO.Le menfole ò cartelle dette Prothirides/colpite dalla deftra,& dalla fini (ira pendino lontane allineilo del da baffo dei fopradglio oltra la foglia. Quelli Subbiano nella fronte una delle tre parti delle erte, & fiano dai bailo la quarta parte più fotti t(J le diedi fopra. Vitr. ragiona in queiìo luogo del componimento della portalonica,®fikfeiaintendere. Corfaè Ufafcia delle impojìe ò antepagmentijla prima corfa è la pia
uidna al lume. Anconesfono certe mcfole dalle bande delle porte àfimiglianza della lettera S .che con i loro capi nei rittcrti delie notate fé intricano, ® fono dette Proihirides in Greco, qmfi antiportalì spendono dal dijfotto della comics iongo le erte à piombo dal baffo del fopraciglio, oltra. la fòglia-, come fi uede nelU figura, ne qui ancho fi delie crederebbe k Porta Ionica babbia U cornice, come la Dorica 4 UueUo de i capitelli, perche Vitr. non lo dice, ® cofì l'oppofìtìons del r'danaro uà giù. I-e porte à quello modo fono da effer porle infieme, che i fufti de i cardini fiano longhi la duodecima parte dell'altezza del lume, i tim-
pani^ quadri delle porte,che fono tra i fufti delie dodici parti ne rittegono tre, le defiributioni de gli orli, che impagine fi chiamano cofi fi faranno,che partite l'altezze in cinque parti, due fi diano à quegli di fopra, & tre à quelli di fotto, Sopra il mezzo mezzi orli polli fianG,& de gii altri alcuni riguardino il di fppra,aitri il di fotto, la larghezza dell'orlo fia per la terza parte del quadro, la golet- JO ' ta per la fefta parte dell'orlo.* le larghezze de i fufti per metà de gli orli,& cofi la cornice, che ripiglia l'orlo detta replum, farà per le
fei parti, <& mezza di erto orlo. I fufti che fono dinanzi la feconda imporla fiano per la metà dell'orlo. Detto ha Vitr. dcUc porte inquanto 4 quello, che fi fa di fopra, di fotto, ® dalle bande di marmi, ó di pietre, bora tratta dell'opera, che uà di legname, 0 «e*
ròdi metallo,che ancho di metallo ne faceuan gli antichi. Noi dichiariremo alcuni vocaboli per fare la intelligenza di Vitr. piti eff edita, lanuanonè altro, che il primo adito ,®la prima entrata del tempio detta da ìano,à cui confecrato era ogni cominciamento,il re&o communemente fi cbìamauahoflìa, cioè porte, prendoji come fi uoglia, ò uerfo la parte interioreyò uerfo la efteriore, ò rauoìgendojì, comesyufa,i Greci le chiamarono Thyrasja onde il nono (i chiama hypolhy ron,i lati delle porte fi dicono A nte,ò Parafudt,et dalle Ante gli adornamétt fon detti Antepagmenta : Fanno differenza i latini tra quefìi nomi ìanua è porta,pcr che uogliono,cbe porta fra propiamente quella della città,® delle fortezze, ma lama d'altri edìficij. Confóndono i nomi poi,® hanno per lo iftejfo ìanua, & O- fìium. Pojìicum è la porta di dietro detta da Greci Pj'eudothyron, quali falfa porta. Anticum è la porta dinanzi. le porte di legno,® gli adornamenti fuoi cofi fi fanno, i fufti che entrano ne i cancan! nominati da Vitr. fcapi cardìnaks, fi deono fare in queflo modo,che prima fappiamo l'altezza del uatto, ò lume della por~ -_0 ta,® quejìa delùdiamo in dodici par ti,poi facciamo detti fufti tanghi per la duodecima parte come fé il lumefuffe di 12. piedi fi darebbe un piede atti fuiti}cioè mez9 Zo piede 4 quello di fopra,® mezzo à quello di fotto. quefìi fu&i con ì capi ò teàe loro entrano come mafcoli nelle feraine,è cardini loro,cioè Cancani,uno de qua li è nel limitar di fopra, F altro nel limitar di fotto. la doue fono le lettere q r. vfauanfi anticamente ciue-Pu modi per tenere le porte fofpefe, accioche in quelli Can cani fi riuolgejfcro ifi4Jìi,chefofteneu4no le porte. Grande facilità al chiudere^ aprire,poco carico àgli edifici], ® più sbrigata maniera eraì antica di quella, che hoggi di ufamo.Tutto il legno piano della porta che era tra ifuflìfìdiuideua in qu<tdri,che Timpani latinamente detti fono : quefìi quadri erano circondati da certe liìte,ò redole cerne cornici è gole, però Vitr.ci da la ragione di èfii dicendo,cbe i quadri hauer deono tre parti di dodici deWaltezza del nano, come è il qua* irò S&le regok,deono effer compartite in quefte modo, che diuife le altezze del lume in parti cinque due fé ne diano àghorli ® impagini di fopra come è d.41, dd,u,tre alle impagini di fotto,come è da,t,aà x,ma fopra il mezzo, cioè tra i quadri ò timpani nella diuifìone d'un.quadro, ® l'altro fiano po£b mezze regole,® (ielle altre parti fiano conficcate alcune regolp, ò Me di fopra .alcune difettosa larghezza delle impagina fia per la terza parte del quadro,come è da y,zMgela per lafefla parte della impagine, te lunghezze de i fufti per la metà della impagine) ® U cornice ouerò l'ornamento della hftafia dì fei parti e mezza di efja Ujìa. -„ Qui è molto da confederare queUo,che dice V itr.perche molti $ hanno.affaticato,® poi hanno detto 4 modo loro.lo non affermo d'hauer trottata la uerità, ne pe* rò niego d'effer lontano dalla ragione, però dico,che chi tinaie firmare una portta al modo di Vitr. (per quato io Stimo) bifogna confìderare,che alcune porte fono più adome,altre menomerò le meno adorne alla Dorica, le più adorne ali'altre maniere fi faranno, per gli adornamenti delie porte fono lafciatì alcuni ffat'ij pianìy er quelli circondati d'alcuni rilieui attaccati, ò conficatì à detti pimi,® intagliati di gole,® di UfteUi,è cornicetti, ® altri adornamenti oltra di queftoi campar- tinteti uarij di detti piani, ® di dette Me, ® tifar le porte intiere, ò di più pezzi arreca minor ò maggior grandezza 5 ® ornamento, però confederando quan- to fi conuiene alla maniera Dorica,lo dird,che la prima coinpofiticne delle porte pofta da Vit.conuiene alia maniera Dorica,et le altre compofitiont alle altre ma» tiiere, ilcbe con ragione paterno giudicare, perche la prima compofitione è più fi>da,l''altre fono più ornate : Dapoi perche fi uede mirabilmente conuenire il prk mo compartimento alla Dorica, ®glialtr>, alle altre maniere. Ecco detto ha vitr. di fopra, che la porta Dorica è larga al baffo per cinque parti e mezza deU le dodici dell'altezzadel'lume, tutto queilo nano nel chiudere U porta effer deue occupato dal legno ò dal metallo futi pezzo fola, perche k larghezza della porta lo fofxenta. Qttefto legno che empie ìluano è adornato femplicemente,ha due piani uno di fopra l'altr&di fotto,detti timpani circondati da hHie regole,® or* 6o li, ® nella difìributione degli orli, che impagini egli chiama, egli ufa il compartimento fopra detto ® potfo nella figura della porta dorica. ivU la doue egli dice. I fufti che fono dinanzi alla feconda importa 'Eglifi deue intendere a quefw modo, che il fecondo pagmento, ò impajlafìa un tekro dalla parte di den- tro della porta,che uadi 4 torno à tomo?è fcqntri conglijpacij, che fono tra i timpani, replum è come un fieggio, ò piano tra un cimafo ® l'altro come dimoftra la figura. , _ Ma fé le porte feranno in fé ripiegate,& ualuate(come dicono)le loro altezze feranno come le fopradette. Cioè come le Doriche Ma nella
larghezza fi aggiugnerà di più tanto quanto è la larghezza della porta, ma fé ella fera di quattro fori egli fi aggiugnerà ancho l'ai* tezza. Quefte fono le porte Ioniche, cioè quelle porte, che fi aprono, ® fono dipiu pezzi, ®fi aprono pur in entro, ® perche la porta ionica e più krgha che la Dorica, però dice Vitr. Ma nella krghezza fi aggiugnerà di più tanto quanto è la larghezza della porta.® perche le porte Attiche erano, ancho più larghe, come quelle, che fi npiegauano in pluf udì, però 4 quefte ancho fé leda maggior altezza, ® però Vitr. dice, Ma fé eUe feran.di quattro fòri egli fi aggiugnerà ancho l'altezza ,70 t-e porte fatte al modo Attico fi faranno con quelle ragioni,che fi fanno le Doriche, Oltra di ciò le corfe, ò fàfcie fotto le golette uan-
no à torno l'ertejequali fi hanno à compartire in quello modo,che nelle erte,oltra la gola di fette parti nehabbian due. £«0 qui la mìfura delle porte,cioe di quel che ila firmo ,feguitan gli ornamenti ò porte che fi mouono.
Et gli ornamenti di effe porte non fi fanno à gelofic, ma di due fori,ma ualuate,& hanno le apriture nelle parti efteriori.
ìo ho l'autorità d'alcuni antichi teftè,che dice non ceroftrqta, ma cktrata. cktra è il lauoro fatto à gelofia,et fi trouano porte fatte à quejlo modo,che fi ipup per effe
Vedere nella parte interiore, fono come ferrate, pare, che parli de He corìnthie,le chiufe dellequalì nò fi fanno àgebfie,ne dì due fufti ò pezzi,ma per la loro lar* ghezz* fi fanno ualuate cioè dipiu fòri e che fi rìuolgono in fé,® s'aprono nella parte efterior e.® cofi conclude. Io ho efpofto quanto ho potuto co nre,& con quai ragioni fi hanno a fare i tempi nelle maniere Doriche, Ioniche, & Corinthie. Come de legitime uiànze tratte fono . Hora dirò delle difpofitioni Thofcane, come fi habbiano ad ordinare. Quìfeguìtano le figure delle porte ® prima della Dorica conia fua Sa* com4, ® ornamenti poi della ionica fimìlmenk,® infine dell'Attica,® tutte hanno ® gli adornaméti et le facente,® k lettere che dimoftrano k lor parti, mi* lautamente,® queflo è fatto con iiligenzd,perche U prefente materia è difficile, 1 a bV altezza
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LIBRO
C G Zd grofjezza dell'erta da baffo.
D H la grojjezza dell'erta di [opra.
1 /! Sopraciglio.
K la Cimala e Tondino rhe va à torno ìe Erte.
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iiS
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A B Faltezza del Pauimento a i Lacunari.
C D l'altezza dei lume.
C E la larghezza di [otto del Lume.
D F hUrghezza.àel Lume di (opra ..
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N lo HjperrfHro e Trcggio.
O fa C«w<i/4 e Tondino dello Hypertbìr*
P /« Cornice piana con la fuà gola.
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A
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P Coroni, ò Goccioteoio.
O ÀJÌmgdfo U'S&o, o«ero VkokoIo.
C Cmatio Dorico, altramente CJMZCtO.
N Hjiperfforo, foo,ggJ rff Freg*
già detto.
K Cistóto oaero VmomoJo. F Aft^g^b bora Yufaiuolo. |
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C«fp.V.
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Q. V A R T O.
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«j>
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D Coroni.
C Uypcrthiro. H Cimatium. I Prima Corfa. K Seconda Corfi. h TcrtiaCorp» M T.mp<aM. O Scapi,
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I ii
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LIBRO
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Sì*
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Q_ V A R T O. ,»
GAP. VII. DELLE RAGION THOSCANE DE SACRI TEMPI.
i L luogo nelqualeiì deue fabricare il tempio quando hauerà fci parti di longhegza leuandone una,
1 fi dia il reftante alla larghezza. Ma la lunghezza in due parti fi diuida, & quella parte , che fera di j dentro fia diflfcgnata per gli fpacrj delle celle, ma la uicina alla fronte fia laiciata per pomi ordinata I mente le colonne, finalmente di inderai la larghezza in parti dieci, di quefte tre ne darai allo fpacio delle celle minori,che fono dalla delira, & dalla finifìra,ouero le lafcierai doue eifer deono le ali, ma I le altre quattro fi diano al mezzo del tempio. Lo fpacio dinanzi le celie nello antitempio coli dille* gnato ha per le colonne,che quelle de gli anguii fiano dirimpetto à i pilaftri nelle ultime parti de i pareti, ma le due" di mezzo,che fono dirimpetto à i pareti,che fono tra i pilaftri,& il mezzo del tempio fiano coli diitribuite, che tra i io pilaftri,& le prime colonne per mezzo alFiftclIà fila ne fian difpofle delle altre,6c fiano dal baffo per la fettima pai- te della lor altezza, ma l'altezza per la terza parte delia larghezza del tempio,& la colonna fi<z dal difopra raftreirta- ta per un quarto della groffèzza da baffo ; le fpite fiano aite per la meta della g;:oilèzza,& habbian l'orlo fatto à fella alto per la meta delia fiui grofezza , il baitene con lapophigegroflb quanto è l'orlo . L'altezza dei caoitelio perla meta della grofiezza,la larghezza delio Abaco quanto è la groffèzza dal baffo della colonna,partifcafi poi -iagroffez za del capitello in tre parti una fi da all'orlo^clie è in luogo delPAbaco,l'altra all'Echino ò Vuouolo che fi dica, l'altra alFHipotrachelio ò collarino con il tondino,& ì'apophige. Sopra le colonneimponer fi deono le tran; congiunte/cc concatenate al pari, che rifferuiuo que moduli nelle altezze loro, che fera richiefto dalia grandezza dell'opera . Et quefte traui,che fi hanno à legar in fieme,fian eli tanta grofiezza,quanto è l'hipotrachclio delia colonna di fopra, & fiano collegate in modo con chiaui,& trauerfi incaftrati,chc quella incaftratura tegni di fpacio di due dita'larga le *o trauijimperoche toccandofi,& non riceuendo fpiraculo di uento,fi rifcaldaho infierne,& predo fi guaftano Ma fo- pra le traui,& i pareti fia il trappafio de i mudili fporti in fuori per un quarto della groffèzza della colonna, & nelle tróti loro dinazi fianoafntti gii ornaméti, cheantepagméti fi dicono,ct fopra quelli il timpano,che habia i fiioi fafti gi di muro,ò di legno, ma fopra quel faftigio, o cima fi ha à porre il colmello,i canthieri,ò coftaii,& i tempiali in mo do che! grondaie nel fuo fine alla terzera rifponda. Qui Vitr.tratta àeHkmgionì delle opere Thofc4ne,hauendvfiffredìtodétte opere de Greci, prima,che io (porta quanto apartìene dia ìritettigen*
za del prefenteluogoJarò alcune cofe-conuenientià tutte le ragioni dell'opere fopr adette,benché altroue ne habbiamo detto. Frimaio dico (he l'opera Doriche più atta ìt fomentar i ptfi, appreso è la Thofcana, fopra la Dorica nel fecondo ordine fta la ionica , ?? nel terzo la Co* rmthia come pm ornata,??dilicata ad imitatione de gii alberi fatti dalla natura nel piede rezzi, nelìafcenderpiu fondi, netta femmìtà più adorni, però fi uede inumiti edtficij Perdine baffo ejfjtr il Dorico.il di mezzo Ionico^? si difopra Corinthto. Oitra di quefio non jì douemo o 3 tnerauigliare fé Vitr.trattando dt tuttele ragioni -dtSe maniere delfabricafe, ha trattato delle Thofcane, perciochel'Architettura come ho= ffrite hebbe per Hfu&ì pruni alberghi t'Etruria^cioè la Tofcana,conte anchofì leggetegli antichi Re di quella efiere fiati molti monumenti, er moke fabriche gaierofe. Mora TmtrÀìce che la lunghezza del tempio ejfer (leuciti fei parti diuifa, %?■ cinque di èffe fi deono dare alla largbez* ■%4,m modo,che la dettaprcportione della larghezza alia lunghezza del tempio ferì fefquìqumta.Oltra di quejio uuele,che tutta la lunghcz* za fia partita permetter una fi debbia.dare per rinchiudere le celle,crT altra lafciar alportico,ouer antitempio. fatto quejio.uuole, che fi par tifa la larghezza del tempio in diecipar ti JcUequali mlafcia tre dalla dejira,?? tre dulia fimftra^ per compartimento delie picciole celie, le quali ò fi faranno nella tejia,ò da i lati, come accenna Vitr. quando dice. Onero le lafcierai doue deono-eiler le ale.
Uauendo poi cofi partito nefegue, che le altre partì, che fono quattro, remeranno al mezzo del tempio, U onde tale proportìone dal mezzo ì
ciafeuna delie bande fera proportìone fefqiaterza,etin quejio modo fi ha la difiributione della parte di dentro . Uora quanto apartiene al colo 40 nato dinanzi, faperaì che per mezzo gli anguii de ì pareti del tempio, fepra iquali anguii Hanno le ante,ò pdajlri, à dirimpetto fi deono por* relè colonneJ.equalijono termiddellalunghezza del tempio, ?? perche da mo angulo aWaltro è-malta diftanz*, per elfcr l'affretto .areofiilo cioè de Uberi mtercolumi,però uuole Vitr.che tra le colonne .iugulari, ne.fiano altre due in modo,che la fronte fera di quattro colonne,?? di treffratij, ■?? perche tra il pìkjìro ?? Ut-colemia iugulare uri molto jfratio,?T cefi tra il parete,?? le colonne di mezzo, però uuole Vitr. che facciamo un altro ordine di calonnejiel mezzo,?? quelle.dìffrofie fi'ano aU'incontro delle prime fotta il portico déS antitempio., la lunghez Za di quejìe colonne interiori fera]yiaggiore della lunghezza di quelle della jronte,quanto può-ricercar l'altezza dello Architraue daudntì,?? pare,che per quefio Vit. uoglia.,che quefte colonne fiano .alte la fettima parte della loro groffèzza,?? l'altezza fi prenderà prima dalla lar* ghezz<t del tempio, però fi dìuìderà U larghezza del tempio in tre parti,Tuna dellequali fera L'altezza delle colonne, et quella altezza par tita infette parti,ne darà una aUagrofJezZi dal piede della colonna, e? questa groffèzza poi dimfa in quattro parti dimcfirerà quanto ejfer debbia rafirtmata la colonna. A me pare che manchi alcuna cofa nel tetto di Vitr.anzi io direi,che non fi de fiderà piu,ctitma lettera, in mo* $ 9 do che la, doue dice qui Inter antas, & mediana ardem fuerint dicejfe quas Inter antas ?? cofi fi appunterebbe la lettione fpa tium,quod erit ante e ella s in pronao , itacolumnis defigneturj, utangulares cantra antas parietum extremorum è regione collocentur. ©~ qui un punto, ?? poi leggafì. Qiiae inter antas, & mediani xdem fuerint, ita difftibuantur. Vitr. dimoerà come fi hanno.àdiffronere le colonne iugulari, ?? le di mezzo nella fronte,c?ìe dì dentro del pronao, ilche dando cofi, ci lie uà il dubbio del Serlio,?? del filandro cercal'dltezz<t delle colonne, fintile intendimento,ancho difopra s'è ueduto, Ma le mifure delle ffrire , CT de i capitelli,?? del refio fono fiate dichiante difopra nel terzo libro. Reftaci à dichiarire queìlo,che uuol dire Vitr. quando egli dice. Ma fopra le traili, & fopra i pareti fia il trappaiìb de i mutuii fporto in fuori per la quarta parte dell'altezza della co-
lonna. Cioè bifogna che le tefie dette tnui trappafiino altra il parete per un quarto deWdltezz<t delle colonne,come dimojlra k figura,ilche fa un targo
pìouere,le tejie di quejìi trauicettì deono ejfer coperte,con ifuoi adornamenti affitti, che Vitr. chiama antepagmentì,ò pure egli intende gli s» adornamenti de ifrontefyicij de ì tempi, CT queko è migliore intendimento,?? però dice. Et nelle fronti di que tempi dinanzi fiano fitti gli antepagmeti,
& fopra quelli il timpano,che habbia i fuoi faftigi di muro,ò di legno , & fopra quel faftigio il colmo, ò colmello, & i cau- thieri,&i tempiali in modo chel grondale rifponda alla ter* zera del coperto compito . Ver terzera,che tertiarium è detta intende Vitr. tutta quatta legatura che dai
colmo partendo]! fi Allarghi, infirma triangolare,^ è dalle chiaui è trauer fi contenuta,?? rende la firma compita del tetto, come appare per lafigu* n. a. ?? qui è k pianta, detti maniera Thofcana, il cui alzato 3 è ìfaccie ■ t jS fegnate di numero imperiée, |
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1 Hi le maniere
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L I B E O
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te maniere Thofcdne doueuano hauere ancho altri compartimenti,?? dare ancho occajìone a gli Architetti di prendere da quelle alcune mifure,
CT mefcokrle con gli altri generi,come qui (otto dirà Vitr. e? allargherà la mano à quelli fuperflitiofì, che non uogliono preterire alcuni precetti deUArchitettura temendole ellafia tantopouera, chefemprefòrmi le cofe ad uno iflejfo modale fanno,che la ragione,é uniuerfi le,ma l'applicarla è cofa d'ingeniofo,è rifuegliato Architetto, er che la bella mefcolanza diletta,?? le cofe,chefono tutte ad un modo uengo* no in fastidio, però dirà Vitr. dapoi, che hauerà parlato detle firme femplici,ancho delle compo&e ,e? trai tempi femplici numera anche i ritondije iquali non ha parlato nel terzo libro, quando egli diuideua i tempi fecondo gli affretti, per le ragioni allegate in quel luogo. Et que ftc maniere egli confeffa hauerle imparate, er hauute di ifuoi precettori,?? fatto fine alle cofe pertinenti alle proportiom delle fabriche per finente alla religione, uenirà alle commoie,?? opportune all'ufo commune della città.lo ardtfco di affirmare,che la fcielta dette cofe fatta da Vitr. fu Hata fatta con fommo giudicio,?? che fi bene non pare coft'd primo affretto nientedimeno,à chi legge,e rilegge, e confiderà tutte le parti,che in quejìafua artificiofafabricafì trouano,uederà, che egli non rìhauerà kfciata alcuna delle belle,e neceffme,?? fé alcunodefidera le cofe più minute,nonfa queUo,che fu fcrìuere un'arte con dìgnità,ne quello, che fu differente la inuentione dalla elettione. Il componimento delle ricette ricerca ogni minuta defcrittione di tutte le cofe conte ricerca la defcrittione di un luogo particolare, ma il componi
mento d'un arte richiede una fcielta delle principali eneceffarie, come la defcrittione del mondo detta Cofmografia prende folainente k parti miuerfali fecondo il rijfreùto che hanno al cielo, però imparamo porgerle cofe fecondo,che fono con deccro,e grandezza di chi ferme. |
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Q^ V A R T O. izi
Fannofi ancho dei Tempi ritondi, de quali altri fono d'nn'alafola fenza cella colonnati, altri fono cinti d'intorno,
Quelli che fatti fono fenza cella hanno il tribunale, & l'afcefa per la terza parte del fuo diametro, Dapoi fopra i pie dcitili pofti fiano le colonne tanto alte, quanto è il diametro da gli eihemi pareti de i piedeftili, ma fiano grólle con i loro capitelli,è fpire per la decima parte della loro altezza. Lo Architraùe alto per la metà della groffezza della colonna 111 Zoforo, ò fregio, & le altre parti, che ni uanno fopra fiano come nel Terzo Libro delie mifure fcritto hauemo. Trattafì nel prcfente luogo de i Tempi ritondi, gy di alcune maniere di Tempi compete. E cofa degna di auaertimento la dimoftratìone delle
cofiz dette da Vitr. A Vefiafifaceuano i Tempi ntondi, ey molti riuerfì di Medaglie ci lo dimostrano. I Tbraci fabricauano al Sole i Tent pi dì qucfta firma. Brano nel mezzo del tetto fccperti, la fórma ritonda dimofiraua la figura del Sole. t. a fanimiti fcoperta ci duna ai intendere, che la luce del Sole iHummaua di fopra tutte le cofe, ey il tutto per quello ueniua in luce,ey fi mamfrfiaua. Trouanfi de i Tempi l0 grandinimi di forma ritenda.come quello che i tutti i Dei da M. Agrippa fu confecrato,cy il tempio di Bacco, ey alcuni altri, ma per lo pia i Tèmpi ritondi non erano molto grandi, ma fipoteuano chiamare Sacelli, ò Capette. Quelli fono di due. maniere, perche onero hanno le àie da una parte fola, ey fono dette Monopters,ouero intorno, ey fono dette Periptere. il tribunale e quella altezza eleuaU, aUaqudi per gradi fi afeende, ey Vitr. ci da la ragione della falita, ey la figura della pianta lo dimojìra ancho affai acconciamente, baueuano le colonne fatto ifuoi Piedefiili, ey nel mezzo era f Altare, ey io credo, che quella Iurte di Tempi non era troppo grande. Vedefi nell'antico akftn Tempio ritondo, tome quello da Tiuoli, dalquale mene un portico quadrato m fuori, che ha il fuo Frontijfiscw, afeendeuafi per gradi énan* zi dalla parte del portico, ey le colonne erano [opra unoel^uato muro, che ancho fi può chiamar Tribunale, e Stereobata, e Sillabata, ©" fìamo fiati in opinione, che quella parola NLmoptems fé debbia intendere al modo di quel Tempio di Tutoli, perche pare, che fu differenza tra Peripteros,e Monopteros,perche Peripteros {come hauemo detto più uolte) figm'fica alato i torno,ey Nianop -eros dì una ala foia, ey che per quella alafìa lignificato quett Antitempio, che m forma quadra efee dalla rifonditi del Tempio, come è l'entrata iella Kitonda, ey 10 in quefla opinione ci ha meffo il non hauer ueduto diffegno di Tempio fatto al modo, che dice Vitruuio, ey tutte k piante éeferìtte effer fitte al modo del Tempio di T inoli, fimiglimti parendoci ancho, che quella falita di tanti gradi hauefie troppo del gonfio, ma non dicendo Vitr. al* tra cofa più chiara, hauemo fatto la pianta, come fi uede, non negando pero che non fu bellisfima maniera ancho quella del Tempio di 7 ino- li, ey di altri fatti a quel modo, ey con quelle proporHoni,.ma di questo lafciamo Ubero ilgmdicio, i chi uuole. Pigliando adunque, la ter- Za parte del diametro del Tempio di quella faremo la faìna, ey l'altezza del Tribunak,o Ptediftilo, che fi diea,ey di fopra m paneremo le colonne di maniera Cormihia j, impercche fono alte quanto e il diametro rmchiufo tra gliefircmi pareti del Piedcftrto, cioè quanto e d àia- metro dell'opera, ©" fono le colonne graffe la decima parte ddla loro altezza computando il capitello, ey le fpire. l'A rchitraue e alto per ia ■metà della groffezza della colonna. il reào figue le ragioni, ey propcr tiara pofte di fopra nei Terzo L ibro. Da quefìo compartimento fi comprende che P opera era di maniera Corinthia. Ma qui potrebbe alcuno defiderare di fapere fé altra le forme ritonde fi posfìnofare an- cho i Tempi di forme moltangulart cerne di ottofacie,di dieci ,ey d'altre forme, io rtfbondo, che quefiofi patria fare, come fi uede, che ah ;0 euni de moderni hanno difjegnato, ey che la ragione ci puòjeruirem ogni forma, quando la fabrica è accommodata all'ufo ^ma io non fa che cifia fiato Tempio antico di molti angulifiure quando fi uokffe fare, bagnerebbe hauer quella ragione di fare le piante di molti anguh, ey di rinchiudere in un circulo ogni forte di figura, ilebe da Euclide con dimofiratione, ey da molti de moderni con pratica ci e fiato cbiaramen* te dimostrato, e Jpecialmettte da Alberto Durerò nel fuo libro della Geometria, ilquale tiene pratiche moto utile, e beile, ey io per non effer tediofo le lafcio ai altro tempo. Ma in quefle forme di molti anguli io crederei che fi heueffe i perder molto terreno , ey che fi batterebbe delle'difficulti rifletto al compartimento di dentro, ey che per far parere la cofa bàia di dentro ma a bisognerebbe gran numero di colonne, gr fare molte ceke, ey molti ornamenti. |
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Q^ V A R T O. ti;
Fannofi ancho i Tempi d'altre maniereordinafe dalle ifteffe Simmetrie, ma in altro modo difpoffc. Come è il Tempio
di Caftore nel Circo Flamminiò , Se tra duebofehi facri il Tempio del gran Giotie, & pivi argutamente nelbofcho di'Diana aggiuntola dalla delira, & dalla hniftra alle fpallc dello Antitempio le colonne. In quella maniera prima fu fatto il Tempio, come è quello di Caftore nel Circo : Di Minerua in Athene nella Rocca, Et di Pallade à Sunnio Attica. Di quelle non ci fono altre proportioni ma le ideile. Le longhezze delia Cella fono doppie alle larghezze, & come l'altre parti eguali, che fogliono elTer nelle fronti fono à i lati trapportace. Sono alcuni, che togliendo le di» fpofitioni delle colonne dalle maniereThofcane trasferifeono quelle ne gli ordini delle opere-Coiiuthie,c< Ioniche, perche doue le ante del Pronao uegono in fuori,iui all'incontro della Cella de i Pareti ponendoui due colonne com - mimi fanno le ragioni delle opere Thofcane,& delle Greche, Altri ancho rimoiiendo i pareti dei Tempio, <& appli* cando à gli intercolunni nello fpacio dell'ala del ieuato parete ampia fanno la larghezza della Celia t <k .conferuando to le altre cofe con le iilelTe mifure, & proportioni, pare che habbiano creato un'altra maniera di figura , & di nome, d'un Pfeudoperiptero . Ma quelle maniere fecondo l'ufo de i facrifici fi uanno mutando,perche non à tutti i dei con le ifteffe ragioni fi edificano i Tempi. ìiffxdit? le firme de i Tempi ritonii accioche nienti ci reiìt Vitr. ci propone ancho altre maniere di Tempi copojie, ® ras[colate delle maniere
Greche,®" Thofcane, ® per maniere Greche egli intende tanto le Corinthie,quanto le Ioniche. Altri àggiugneuano alle jb.{Ue dello A ntitem pio tre colonne per parte. Altri ancho nei lati del Tempio feguiuano con lo iftejjo ordine di colonne. Altri aprivano la Celta;® la ridmeimno 4 maggior larghezza facendo i pareti la doue erano le colonne,® fecondo il propofito,e.t la comodità de ifacfificihcbe {comi ho detto erano diuerfi) accomodavano le difpofiiioni de ì Tempijlcheda ad intendere ancho 4 noi che all'ufo de nojiri ftcrijtcij, accomodiamo le diffofitioni dette chiefedoue, ®fifacrijica il aero facrificio,® fi predica,® fi. celebrar, i facri ojficij,® fi ferhano le Sante reliquie,.® ui uamw,è <hn* no huomini, è donne, llora è fornito l'altra parte della fabrica,che era queUa,fhe apparteneva alla Religione. Et però conclude V str. ® die-'. zo Io ho efpofto tutte le ragioni delle facre cafe de i Dei,come mi fon Hate lafciatè, ho dillinto con i fuoi'C'òmpai'Cimenti
gli ordini,& le mifure, & rni fon forzato di deferiuere quanto ho potuto, quelli che fono de figure disfitniglianti ,8c con che differenze tra fé fono feparate, Hora io diro de gli altari de i Dei immortali a accioche altamente haiio ordì* nati alla difpofitione de i facrifici, Et cofi ragiona delle mifure degli Akari dicendo.
GAP. Vili, DELL'ORDINARE GLI ALTARI DE I DEL
LI Altari riguardino aH'Oriepte,& fiano fempre polii più basii de i fimulachri, che faranno nel
Tempio, accioche 1 fupplicanti, & facerdoti guardando in fu ammirandoli della diuimtù con di- «& feguali altezze al decoro di ciafeuno de i fuoi Dei comporti fiano.Le altezze de gli Altari coli depilò effer efplicate,che à Gioue,ot a tutti i Dei celefli alti sfinii fiano fabricati. Alla Dea Vefta,al Mate, & alla Terra fi facciano basii, & cofi le forme de gii Altari nel mezzo de i tempi conuenienti fi dia fporranno poi che in quello Libro trattato lianemo delie fabriche de i Sacri luoghi, ne i feguenti fi dira de i compattimeli ti delle opere communi. Ldfomma di que&o ultimo capo è come s'habbiano à drizzare gli altari per feruare il Decoro cottueniente alla forza, ® al potere £ eia fauna Deità. Conuengono tutti in quejìo,cbe deono riguardar l'O riente (come di fopra s'è detto). Vuole Alberto, che gli antichi ficcherò f A ilare tdtofei piedi, largo dodici, fopra'lqmk pofìo uifujfe il Simidachro, Vitr.non ci preferiue altezza, perche altri Dei altri altezze richiedono, & fopra gli Altari fi facrificaua. 1 Decreti de i tioflri Ponteficinon uogliono che gli Altari fi facciano d'altro che di marmo, ® fopra quelli ui uogliono una pietra confecrata. Ma fé titano meglio, più altari.ò d'un falò lo lafcio decidere ad altri Noi/òpra gli A Itavi ftendewo beuisfì j9 me tovaglie,® dinanztprnatisfimi panni.Non ci mancano i candellieri,® le lampade acefe di e notte dinanzi d Sacratisfimo co* pò di noj'tro Signore à cui per ogni Chiefa effer deue confecrato un'Altare. Vforno ancho fopragli Altari di porre le reliquie il Santi, pere kfógna loro prouedere di ornati, ® be compartiti depofiti. Oltra di queflo fogliano i nojiri bavere un luogo /sparato doue feraano le ueìt: Suor do: di, i Libri, ® Maitre cofe necejfarie à i Sacnficij, ® doue fi apparano i facerdoti, questi luoghi togli farei in quelle parti doue anticamente ne i Tempi era il poftico. hanno il Chorodoue Vanito à celebrare gli ofjicij Sacri, hanno la torre alta ncììa cuifommuàjunnofofptjì quegli* [ira menti di Bronzo,che noi Campane chiamamo,npn ufati da altroché da Chr&iani,® fono per conuocar colfuono loro le genti atta Chiefa nel le debite bore.Quefle torri ejfer deono alte,piramidali,e proportwnate con l'altezza del Tèpió,®fi adornano,ò con oro.,o con belle intonica ture di pietre uanno eguali quadre fin allvogo^doue s'arpicano le Campj.nejuì fi fanno d'intorno i cornicioni, ® s'aprono con colonnati aca ciò che'l fuonofioda,à queUifìfale diuerfamente altri conlumacbe,altricongradi,altri con più commode f dite,® qui appare l'ingegno, ® ìafottilità dell'Architetto, ® ancho Ugrandezz* deìToper abitando fono alte,® che fopra quelle alzati fono grandissimi ptft di mirrai.So* JO pra i cornicioni,® l'apriture ui uà la Piramide di proporrtene fefquialtera allafua bafa, ò uero equialtera, altri ancho fanno le puppole in , luogo di Piramide,® lefue lanterne,in quefle torri ancho fi fanno gli horologi da cantrapefi, cofa non emofeiuta da gli antichi, queììi boro- logi dimofìrano difuoricon unraggio tbore naturali, ifegni, igradi del Sole,igiorni della Lunata quantità del dì, ® della notte, ® pojfano far altre dimoiìratìoni, e movimenti difigurc,come fi uede in molti luoghi. Uanno dietro la Chiefa il Cimitero,doue fi fepelifcono t corpi Juo* go Sacro, imperoche la bene ordinata nofaa Religione ha uoluto hauer cura delfepeltre i corpi,effendo i corpi humani fiati uaft delio jpirita Santo, ® dovendo queUi di nuovo rifufeitare, doue ® naturale, ® ordinata pietà fi dmojtra nelfepclirc i morti. Ma Dio uoglia,che a no* firi Tempi non fi facciano fimili ufficij più prefìo à pompa de uiui,che à pietà,e confolatbne de i morti. Non è lodatole,chea monumenti,afe* fulture fiano nette Chiefe,pure egli fi ufa à grandezza nette capette à quefio con pregio appropiate, ® in luoghi eminenti fi pongono più aite de i Sacri Altari, ® s'appongono le memorie,! titoli gli %pigrammi,i Trofei, e le infegnedègli anupatfati, dove le vere effigie d: beUisfimet grfì'iisfime pietre fi uedono,® igloriofigefli in lettere d'oro intagliati fi leggono cofe da effer posìe più prefìo nel Foro, ® nella puzza, g®. che netta Chiefa,® folamente de gli huomini ittufiri, ® di quelli le opere uirtuofe de i quali, effer poffono di memorabile, ® imitabile effem= pio à i Cittadini. Ma lafciamo qvefìa digresfione, èfiando con Vitr. ricordiamoci diferuar il Decoro in ogni cofa, e faccialmenteneU'honore di Dio, ® de i Santi amici fuoi, ® de i Serui facrafanti desinati al culto di queUi e rinchiufi ne i monaHeri,à iquali e cQnMtt$ente,chtfi prò* ueda di grandi,® commodi habitationi, difjpatiofi chìoflrì, ® di bei giardini, ® d'altre cofe necejfarie alla vita honefìaé commune, ®- qui fiafine del Quarte Libro tgr di fatto fono due piante di qve Tempi compofii de i quali ha parlato Vitr, nelfettimo Cap. |
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IL FINE DEL QJf ARTO LIBRO.
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PIANTA DI VN TEMPIO COMPOSITO THOSCANO. |
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Q^V A R T O. CXXV
Mafe il tempio hauerà le ale d'intorrno fatti nano due gradi, & i piedeftili dal baffo dapoi pofto fia il parete della cella
ritirato indietro dal piedeftilo. per la quinta parte della larghezza, & nel mezzo delle porte lafciato ui fia il luogo all'entrata. & la cella habbia tanto diametro oltrai pareti, & ilcircoito quanto è l'altezza della colonna fopra il pie- deftilo .le colonne d'intorno la cella con le iftdTemifure,&proportionifidifporrnano.La ragione del coperto nel mezzo fi hauerà in quefto modo,che quato eftèr deue il diametro di tutta l'opera fia fatto per la metà dell'altezza il Tholo, olirà il fiore ma il fiore habbia tanta grandezza, quanta hauerà il capitello in capo la colonna oltra la pirami rà, come di iopra è
ferino con le iftef» fé mifurc , e prò» portioni. L'altra numera de i
tempi ritòdi è detta pe ripteros imperocheha le ale à tornò cioè il portico,?? codonnato, che circonda la ceUa, ha il circuito delia cela la, ha la Tribuna,?? quello che uà fopra la Tribuna, er lefue ra* gioni fono, prima che 4 torno à torno ci fono due gradi, er fopra ci fono i piedeflili parti* colari, er fopra quelli fono le colonne j er la ragione lo richiede,pn ma perche ci fono in quejla maniera due gru di foli, che non hanno tanta altezza, quanto haueua la afeefa, er il Tribunale della, manie ra precedente, dapoi perche a 'intorno itua ilporticocoperto, er aUe colonne col piedejli lo fi da grandezza. latta adunque La dijjio fitione de i due gradi et l'ordine dei piedijlili, tanto larghi uno dall'ai tro, che gli interuatti delle colonne fìano con uenicti fi p'glia la quin ta parte del diametro, Cr rejtrignendofìfeco do quella mijura, fife* gna il circuito della al la,laquakdauna par* te fi lafcia aperta per dar luogo all'entrata. la ceUa ueramete effer deue tanto per dittine* tro, quanto è l'altezZ* dituttala coloniche efoprailpiedejitlo, in tendendo à quefto ino* do,che(,ÌUfciedi fuori lagrofjezz4telp<»ee
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CX XVI
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di effa celiache cjfer deue quante? lagroffezzd. delle colonne, ZT chequeUanon uadi à conto,ma fi prenda la mìfurd dìdentrouìa. le colonne
dille ale pano alla mifurd fepra detta formate, cioè groffe k decima parte delTaltczz<t loro. Bifogna auuertire al tetto, perche poi,chc pojìq bineremo [opra le colonne F Architrave ilfrcggio,ey la cornice, douemofare, che la Lanterna Tbcloda Vitr. chiamata, efre fepra la cuba e Tribuna fa alta per la metà del diametro di tutta Vopera. Impercche pigliando il diametro di tutto il giro del primo grado, ey partendolo ir, due parti eguali di una di effe fepra ÌArchìtraue fregg;oye cornice alzeremo la Tribuna ; ey con quella ragione notandola dtfopra effa ui Iafcieremo il luogo da fare il fiore quefio fiore (jìimo io ) che fuffe à modo iunarofa riuerfa ey che abbracciale kfommita deUa Tribuna di dentro uìa,àlquale fi appicauano le cofe, che per uoto fi portauano ne i tempi,et fuffe alto quanto è alto il capitello,??- terminaffè in piramide, come fi ueic in alcune medaglie di Nerone, che fepra il tempio ritondo ci e una piramide <y chi mole fapere i termini di quefla piramide fir- me un triangolo equilaterojcom dimofira la figura feguente) la cui bafafia la larghezza della teftudine didentro lagrcffczza del muro,è e» nuncì la lanterna dal difopra della teftudine per lagrofjezzd di effa. Oltra ilfito de i tempi conueniua fare diuerfa maniera à diuerfi Dei, ey però la ritonda era approdata per lo tempio di Gwuc, del Sole, ey di Bacco. l'aperta èfenza tetto à Giouefì daua come che per Gicue uen ghinc in luce lefementi di tutte le cofe. ti tempio deUa Bea Vefta, che per la terra erarìputata,fi faceua come una palla ritonda j i tempi de i celefu Dei fé i„a'^uai:ofopra, ey degli Infèrni fi abbajfauano fbtterra ; A i TerreSrìfi daua il fito di mezzo. tufo ancho defacrifici era uario,altri fpargeuano gli altari difahgue, altri diurno ey di latte ; altri di none ufanzefe dilettauano ognigiorno. Gli Fgitdj nonplacaua.no i Dei con altro, che con preghiere dentro la città, però à Serapide, ey à Saturno fi faceuano ì tempi fuori della città, perche à quelli fi am* mazzauano le pecore. nella città ad ApoUìne confecratafi honoraui iddio col canto folo-Xa doue nacque Latona ncWljola del mar Hiperbo* reo. Ma lafciamo le hiilprie. quifotto è la pianta ey l'impie del tempio ritondo alato à torno. fannofì |
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LIBRO Q^ V I N T O
P E L L A ARCHITETTVRA
DI M. V I T R V V I O. |
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PROEMI Q.
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E PARTI deli'Architettura (come nel Primo al terzo cap. ci ha dimostrato Vitr. cy «0/ anche ha
uemo replicato nel Proemio del terzo) fono tre : la Edificatone, la Gnomonica, cy l'arte delle ma* chine, Veduto haiiemo nel medefìmo luogo, che in due parti era la Edtficatiane éutfa, luna dettequa* li apparteneua alle cofe publiche, cy communi. L'altra atta ragione delle opere particolari. Parti- ta fu la ragione dette fabriche utiiuerfali, cy communi in madonne una riguardaua la di fé fa ; dettaquak 20 nel Primo Libro s'è detto. L'altra era tutta atta Religione dedicata, già efpeditanel Terzo ,CX nel Quarto Libro : perche nel fecondo ha trattato detta materia unvuerjate, come di co fa che preftameme fì dpueua effiedire ; L'ultima atta opportunità, ey al commodo fì concedeua . Di questa nel preferite libro fì tratta, nelqualefì uedelaDefìttone del,Eorodette Bafìlwhe,detto Erario, della Curia, deh la Prigione, del Theatro, cy delle cofe pertinenti al Theatro ,come fono le Scene ,i Portici, la Graduatane, de 1 Bagni, delle Paleftre, cy luoghi da ejfercitarfi, cy finalmente de 1 Porti. Lequal tutte cofe appartengono -all'ufo detta più parte, nefì pojjono neramente chimar pnuate, ne ancho pubhche, ma communi, perche le public che io intenderei ejfer le mura, cy le difefe, che egualmente 4 tutti fì riferifcono, le communi quelle, che oli ufo, cy piacer di molti fì dejfe- ?o ro ,cy le prìuate quelle , che ad una forte fola di perfone fìfabricafjero. Prepone 4 questo trattamento un Proemio degno da ejjer confide= rato, percwche per effo fì rifponde à molte dtmande , che fì fogliane fare da molti, che ogni giorno uanno di Vitr. ragionando per ufar una parola modellile? non dir cicalando,ne hanno letto, ne confederato bene quello, che in quello authore (ì troua. Noi uedemo chia- ramente, che Vitr. non fokmente ha confederato, cy effaminato bene te cofe, dettequali egli domita dare molti ammaeftramenti, ma an= chora fì hapropofio neW animo di efplicare ti tutto con bella, ey artificio fa maniera, cy con modo al trattamento d'un'arte conueneuoie, chi non ha ueduto, è uede l'ordine merauigliofo de ifuoi precetti ? chi non ammira la fcelta dette belle cofe ? quale diuifwne, ò parte ci man* ca, che alfuo luogo non fu collocata ? chi leuera, è aggiugnera, che bene jha alcun fuo documento {■ Et fi egli non ha parlato come Ari* fìarcho, Democrito, Arijloxéno, Rìppocrate, Ò come altro perfetto nella fua profesfìone, egli certamente ha ufato quelle uoci, che era* no ammejfe à i tempi fuoi, ey quella fórma di dire, che fì richiede da chi uuole mfegnare. Et perche qucjìa non è mia imaginazione, ho ca* ro che fi legga il Proemio del prefente libro, di che ne feci auuertito nel mio Primo ragionamento il lettore . la doue leggendo noi Vitr. in 4» quefia parte, trouaremo quanto ho detto ejfer ueramente fatto da Vitr. con deliberato, cy ragwneu&l configlio, il qual dimotjra quanto efferentefìa lo fcriuerele Risìorie,òueroi Poemi,dal trattamento £'un'une tey prona la diffidata delio mfegnare, cy non ci iajcu ancho dejìderare il modo di fcriuere i precetti dell'arte s cy P*<vò dice, |
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PROEMIO.
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VELLI, che con grandi uolumi efpofto hanno i penti eri del loro ingegno, & precetti delle cofe,
certamente hanno dato grandissima riputationeàiloro fcritti ,ilche uolefìe Dio, ò Imperatore che ancho ne i noihi ftudrj fi comportaflè, accioche con tal ampiezza di dire ètiarndie ne i noftri precetti l'authorità prendere augumento, ma quello non e, come altri crede tefpedi to. S° l fenfo di qucjle parole è, che il potere a fuo aggio fenuer quello, che nell'animo fì uolge, fenza ejjer obbligato à bre
Ulta di dire, fuol dar credito, cy riputatane 4 gli fcnttori, percwche 4grado fuo ciafcuno ampiamente jermendo, può ampliare , adornare,cy acconciare ifuoi fcritti in modo, che pojjono piacere, ey dilettare, e, fpeciaìmente quando le cofe fon tali, che tengono i lettori defìderqfì di faper più oltre, ma fìntile ampiezza non e cofì facile in ogni trattamento, perche fé cofì fujfe, io non dubita^ rei, che non potesfì a i miei fcritti dare authorità, ey riputatione, pero non potendo far quejio, io re fio co;i gran defìdeno di farlo j ma di- rebbe alcuno perche non lo puoi fare ? Vitr. rifponde. Percioche egli non il ferme dell' Architettura, come fi fcriuono le Hiftorie ,ò nero i Poemi. I Poemi fono penfomenti delnofiro ingegno, cy. le Htjlorie ejfempi delle attioni,pero rìfhonde 4 quello , che egli ha detto poco di fopra dicendo.
Penfieri del loro ingegno, & precetti. £>apoi feguitando dimoerà la differenza che ,e , tra loferiuer l'Hijlorie ,ey ì Poemi, cy trattar dettP^rchitettura , dicendo. éo
Le Hiftorie, da fé tengono 1 lettori, perche hanno uarie efpettationi di cofe none, ìk le mihire de 1 uerfi de i Poemi,
&ipiedi,&la fcielta difpofitione delie parole ,& delle fentenzetra le perfone, ce la diftinta pronnntiatione dei uerfi con lufinghe conduce i fentimenti di chi legge fenza offefa infino all'ultimo de gli fcrittLma quefto non fi,può fare nello fcriuere dell'Architettura. La tìijloria diletta, perche apporta fempre cofe noue, dettequali ne è l'animo no&rofommamente dejìderofoi dilettando la uarietà,è necejfi.rio, che il lettore fì ftia fempre bramofo, però per fatisfare al fuo dejìderio legge continuamente, ey con dilptacere fi ferma. Et molto più, dilettano i Poemi, fi perche hanno la nouità delle cofe, fì perche allettano^ l'orecchie con la foauità de i numeri, ey dette parole, doue l'huo* mo tratto da doppia dolcezza, fì lafcia condurre infino all'ultimo de gli fcritti. Ma nel trattamento d'un'arte, perche le parole nafeono dd necesjìtà, cy le cofe fono ofeure, non fì può adejcarenammo di chi legge ejfendo dalla jiranezza delle parole, cy dalla affienita delle cofe confufox ilche maggiormente netta Architettura fì conofee, il cui trattamento è per fua natura molto più difficile degli altri, ©" pero ben 7® dice Vitr. Ma quefto non fi può fare nello fcriuere dell'Architettura. Cioè con nane efpettationi di cofe none, ey- con dolcezza di parole tirare gli animi fino al fine, cy ne rende la caufa dicendo.
Perche i uocaboli nati dalla propia necesfità dell'arte, con inufitato parlar' ofeurano la intelligenza. Qgni arte ufa 1 propi uocaboli, ì quali nafeono dalla necesjìtà dette cofe, pero bifogna prima partitamente faper e come fì chiama, cy come dicoa tio i Fùojofi, il quid nomims, degliinjtrumenti deU'arte. QueUa propietà di trouare t ò di effionei uocaboli, rende ofcurotl fenttmento di chi
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1Z* LIBRO
di chi legge, ne quella dìjficultà è po&a follmente ne i nomi, ma anchora nelle firme di parlare , er «e i modi del dire, ne è lecito nello in*
fegnarc d'uri arte, ampliar fi, ey ufar giramenti di parlare , perche non fì finirebbe maì,e tirandoci la co fa in lungo non fi fornirebbe alla me moria, alladuale fì conuiene con la breuìtà,ey con l'ordine dar aiuto, ey però dice Vitr, Non ciTendo adunque da fé manifefte quelle cofe, che nelle arti fono j & non efTendo ancho i nomi di quelle efpofti, & ciliari nella pratica, & nella ufanza,& uagando molto ancho le fcrittuye de i precetti, fé non fi reftringono, & c5 pò che,& aperte fentenze non fi dichiarino ponendoui impedimento la frequenza, & la moltitudine del parlare, ren* dono dubbio fé le menti de i lettori, Beco Vitr, dicendo la frequenza ey U moltitudine del parlare dichiara quello nel principio dìffe. Quelli che con grandi uolumi efpofio hanno , Btjogna adunque infognando effer breue, perche la breuita[occorre alla memoria,, ma è neeeffarìo ancho prouedere,che la breuita non fìa ofeu* i m
ra, perche]! offènderebbe la intelligenza, ey pero per contentar la memoria, e lo inteUetto,infognando fa bifogno di breuita, ey di chiarez* za, la doue ottimamente Vitr, dice in queslo luogo, che le forature de i precetti, cioè il dar precetti, ey ammaejlramenti fornendo , fé non jì rìjiringono,cioefie non fi danno con breuita, ey con poche, er aperte fentenze non fi dichiarino (ecco la chiarezza) ponendoui tmpedunen to lafrequenza,cioe la inculcatione,doue s'ofeura lo intelletto,^- la moltitudine, cioè la longhezza,doue fì offènde la memoria, rendono dub* biofe le cogitationi di chi legge, er per cogitatione pare, che Vitr, intenda le uirtà più interiori dell'anima, che fono la memoria, er lo in* teìletto : ejfendo adunque tal cofe uerisjime, conclude dicendo. Et nero pronunciando io gli occulti nomi, & le occulte niifure delle membra c!e!Popere,breuemente mi cfpedirò,accia che fiano mandati a memoria : perche, coli più ageuolmente le menti le potranno riceiierc,
A miogiudicio douea dire Vitr, Breucmente, & con chiarezza mi efpedirò. se
Volendo con la parola breuements rijpondere à queilo.che ha detto,
Accioche fiano manciate à memoria. Et con h parola chiarezza Satisfar à quello, che ha detto, Perciochc coli più ageuolmente le menti le potranno riceuere Cioè intendere,ey capire : ìmperoche il nofi.ro intender non e altro, che un certo rìceuimennio'. per le dette ragioni adundue Vitr.uuol'ejfer bre uè i quanto però può portare il trattamento di cofa difficile : olirà, che n'adduce un'altra, ragione dicendo.
Similmente hauendo io auuertito la Città elìer occupata, in publiche,& priuate facende, ho giudicato douer effer bre uè ne gli fcritti miei, accioche nella ftrettezza deli'ocio, quelli', che leggeranno breuemente poslìno capire,
Vuoldir Vitr. quello che non può fare ne i miei fcritti il numero, er la bellezza de i uerfi Ja commodità di allargar jì, er la nouìtà de ì uerìfuc* cesjì. fari la breuita, ey la chiarezza dello in fognare, che ancho inulta à leggere gli occupati, ey trauagliati in diuerfie facende. Hora che ? 0 utilità porti la breuita nello ìnfegnare, fì dimofira da una confuetudme dì Pithagora filofofo ccceUentisfimo,ilquale dejìderofo, che i precetti fuci tejìajferó nelle menti di chi gli afcoltajfe,non folamente era breue in dar un precetto, ma anchora tutta la fiamma de ifuot precetti rinchiu deua in certo,ey determinato numero,ilquale mìfierìofamente (diceua egli) à cofa {labile, er immobile asfimvglkndofi patena nella mente con fomma {labilità, & fermezza ripa far fi, er pero dice Vitr, Coli ancho piacque à Pithagora, ex a i fnoi feguaci ne i loro uolumi fcriuere i loro precetti con ragioni cubiche, & fece ro il cubo di dugento è fedeci uerfi, & quelli giudicarono non douer effer più di tre in un trattamento. Il cubo è cor pò di fei lati, quadrato di cgual larghezza di piano. Quelli poi che è tratto in quella parte, che iì pofa, fé non è toc co, tiene una immobile {labilità, à guifa de i dadi, che fi tirano fopra i tauolieri, I precetti de i Pitagorici erano breui, ey raccolti in uerfetti come quejìi, Non percuoter il fuoco col coltello. Senza mangiarla, trappianta la Maina. Nella tua cafa non lafcuir le Rondini;Laua il pie manco prima, er calza il deliro. Ne core ne cerueUo mangierai. Non orinarle 4* parlar cantra il Sole. Non guarderai alla lucerna il Secchio, Fuggi la uìa regal ì fogni ilfentiero, Sputa neWunghìe tue,ne tuoi capelli. Et fìmilmente formattano molti altri precetti detti con fiamma breuita, à quali dauano altro intendimento dì quello, chefonauano le parole,?? uo laido trattar d'una cofa fola ftando fermi in una materia,raccoglieuano quei uerfetti in una certa,ey determinata fiamma prefia dai numero cu bo,Si come cubo fi chiama quel corpo, che è di fei lati, er di fei quadrati, er eguali faccèe come un dado, cojì cubo fi chiama quel numero,che di fei numeri piani contento per ogni uerfo tiene eguali dìmenjìoni. Nafcono i cubi dopo la unità disponendo i numeri difpari,che naturalmen* te difpojtifono ponendo prima ì due primi diffiari,dapoi i tre foguentifdapoi i quattro, cheuengono, e cojì dì mano in mano. Ecco lo effetti* pio, Uficìa l'unità, e piglia i due difpari primi, che fono j. er 5 raccoglili, fanriotto,che e il primo cubo. Piglia i tre feguenti diffiari 7.9.11. sfiammagli jan z-j.che e il fecondo cubo,<zr cojì uà feguitatido ne i quattro feguenti dipafpari 1 j. tj. 17.19. che pofii infieme fanno il terzo cubo, che, e, 64,, Quando adunque jia, che mojfo il punto jì generi la linea, er mofja Ut linea fi generi lafoperfiae, er moffa la foperficìejì faccia il corpo, non è lontano dalla fimìglianz<t, fo pigliando la unità, er continuandola produremo un numero lineare, ilqual numero per la $* fuo uerfo continuato faccia il numero foperficìale, ilquale mojfo ancho egli faccia ilfodo. Come fé alcuno jì aggiugneffe la unità, il nume* ro nato, che è due dimcjtra per una certa fimìglianza la lunghczza,che è propia della linea, er mojfo il due come lìnea jì aggiugne alla lun* ghezza , ancho la larghezza, crfifa quattro numero foperficìale , che rijponde al quadrato, quejìi moltiplicato per due, che e uno defuoi lati, come s'egli fì mouejfe, ne genera ilfodo per fimìglianza delle figure cubo nominato, ey però non uale àdirefe fono fei faccie,bifogna,che ci fieno fisi unità. Dice Vitr, che i Pithagorici con ragioni cubiche de i uerjì dauano i precetti loro, er che poneuano'non più di tre cubi in un trattamento, pero fvrmauano un cubo grande di 116 uerfi in quejìo modo, moltiplicauano il tre infe,ey faceuano il fuo quadrato none, que* élo natte moltiplicato per tre,che è lato del quadrato farà uentifette,che e ilfodo e cubo di quel quadrato. Similmente t altro cubo fi fa da un numero lineare di quattro unità continuate, le quali moltiplicate injieme,come s'egli fi mouejfe la linea,farà una foperjìcie quadrata di fidici, et moltiplicata quella foperjìcie per lo lato fuo, che era quattro,ne farà lafomma di 54. rifondente ad un fodo cubico, chegiunto al primo cubo, che era uentif ette farà lafomma di 91. cojì il terzo cubo nato dal numero lineare dì cinque unita, ey foperfìciali di zj, e ny. che aggiun ga toalpu rende lafomma di % 16. A quefio numero adunque aggìugneua la jomma de i precetti Pithagorici, iqualì hauendo finali quantità di uerjì, cioè efiendo con la ragione del cubo raccolti penfauano, che doueffero haucr quella fermezza nelle menti,cbe fuole hauer il dado quàdo è gettato fopra il tauolieri. Mae merauiglia,perche caufa i Pithagorici non piglìaffero il primo cubo,che è otto,ey poi dfecondo,che ez-j.ey poi il terzo che è 64,, ey non raccogliejjero quejìi tre cubi nella fiamma di ^,pìu prejio,che cominciar dal none. Ma forfè diuideuano i trat* lamenti loro in cubi, ey fe'l fontìmento de i lor precetti non era comprefo nel primo cubo aggiugneuano il fecondo, eyfe quejìo non baftaua aggìugneuano il terzo » ilquale era capace d'ogni fomma, ey perche il primo cubo, che è otto, è poco per comprendere un propofìto, pero filmo io, che andauano al fecondo cubo, che è uentifottc caufato dal tre, numero priuilegiato da Pitahgorici, ey cefi paratamente aggiugne* uano ì cubìfe'l bifogno lo rìchiedeua, ey non fì metteuano in necesfìtàdi ferrare tutti iloro trattamenti in 116 uerfi, ma alcuni erano coni* prejì nel 27. altri nel 64. ey altri, nel zi6. ne uoleuano paffar più oltre ,ftimando,che troppo lungo faria Rato un trattamento di ^z.uerfì, che fono del cubo nato dal fei, ey aggiunto alla fomma predetta. A quefio modo io clonerei la mente di Pithagora. Prende poi Vitr.urial* 7» tro ejfempìo da i Poeti Greci, ey dice. Et i Greci compofiton di Comedie interponendo dal Choro le Canzoni,diuifero lo fpatio delle fauole in modo,che fa- cendo le parti con ragioni cubice, con gli intermedrj alleggerì nano la fatica del recitar' de gii auttori. Io non ho trottato anchora, come i Greci facejfero le parti, che io Atti chiamerei, con ragioni cubict,non trouandojì forfè, quelle fauole à quel modo compartite,che fi trouauano al tempo diVitr. Mae bifognaua ò che gli atti fuffero atto, òuero otto fcene per atto, ò nero il nu* mero de uerfo duna ficaia, ò d'un atto foffe Cubico, ma pare che Vitr, accenni gii intermedi] delle fauole fatte di numero cubo, perche
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Q^V I N T O, „f
perche gli attori, e recitanti fi ripofaffero Ma mi riporto à migliore giudkio. Seguita adunque Vìtr. CT dice.
Eiìenda adunque tai cofe con naturaimifura da i noftri maggiori ofieruate, & uedendo io,di douer fcriucrc cofc intifi- tate , & ofcure a molti, io ho giudicato con breui uolumi efpedirmi, accìoche più fàcilmente peruenghino à i fenfi
de i lettori , perche coli s'intenderanno ageuolmente, & io le ho ordinate in modo, che le non faranno da eiler fepa
ratamente raccolte da chi le cercheranno, ma feranno tutto un corpo, & in ciafcun uolume con i propi, generi fé
ranno efplicate.
Cioè in dieci libri io ho raccolto tutto il corpo della Architettura, e breuemente, come egli dice nel fine del Decimo, ey in ciafcun libro partita mente ha pojlo ìgeneri, eyle parti di effa 4 guifa di membra in modo, che quel luogo dichiara molto bene il preferite, ey dimoftra Vitr.non
hauer ferino à cafo,ey fenza ordine, come uoglfono alcuni.
Doue ò Cefare nel terzo, CT nel quarto io ho efpofto le ragioni de i Tempi. in quello io efpedirò le difpofitioni de i luoghi publici,& prima io dirò, come s'habbia à porre il Foro,perche in elio da i magiftrati fi gouerna quanto al pu
blico, & al priuato ragioneuolmente appartiene .
Siche per queUe parole fopradette fi uede la continuatione del prefente libro ccnglialtri. Comincia adunque 4 trattar del Toro, crdeUe fue ragioni, ey quafi diffinifee il foro, dicendo.
Perche in elio da i magiftrati fi gouerna quanto alpublico, & al priuato ragioneuolmente appartiene. terche iui è il Senato, li Curia, i Tribunali de igiudici, ey i magistrati, che gouemano, ey per qucflo anche fi dmoSlra chexcn ragione fi trat ta prima del Foro, che dell'altre parti publiche, come di cofa, che appartiene alTuniucrfalgouemo.
GAP. PRIMO DEL FORO. .
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GRECI fanno il Foro quadro con ampisfimj, ©"doppi porticali,cr con fpeflecolonne, & con
Architraui di pietra, ò di marmo gli adornano, & di fopra ne i palchi, ò taiìelli fanno i luoghi da palleggiare. E neceffarìo, bello, cr commedo nella città, che oltra le Strade, ey le uie ci pano delle piazze, ey de i campi (come fi di
ce à Vincila,) perciocht olirà l'ornamento , che fi uede ritrcuandofì à capo unaflrada un luogo beUo, ey ampio deaera- le fi ueia tutta la forma d'un Tempio, egli fi ha queSto cemmodo, che ini fi ramano le genti à paffeggiare, fi uendono té cofe neceffarie utili à bifogni ietta plebe, eyfida luogo à molti flettaceli, cy fi come torna bene, che cifianò molte piazze fparfe per la Cit ta,cofi molto più ha del grande, ey del honoreuole, che ce ne fia una principalisfima, CT- che Meramente fi poffa publica nominare, ey doue - ancho fìano i luoghi doue fi trattano le caufe, ey igwdicij, cr le trattatwm di Stato , olirà gli flettaceli, che fi fanno, detta cui commodità,
CrdifpofitwnehoranetrattaViir, 3© Ma per iffedtrmi di quelle piazze, che fono per la Citta fratte, dico che gli antichi le chiamar on Triuij, cr benché Triuio, ey Quadriuio fiano
luoghi, doue tre ò quattro uie fan capo, non dimeno ancho differo Triuij a que luoghi aperti, e fpatwfi, doue fi raunauano mote perfone, do* uè fi può dire che Triuio fia una. picciola piazza, ey fé ornar fi uokffe quefte piccioli piazze prendendo la forma dalle grandi, noi faresfì* mo due cofe.prima i pertichi d'intorno dupplicati, dapoi s'entrerebbe iti quelle per archi pofli a capo le uie, perche il portico di fua natura ha delgr anie, ey ueder poi in tefta d'una bella firada , un arco Trionfale farebbe cofa, <y ddetteuole, ey honoreuole, come peruìuo ef* fempio ,cipoteua dimojìrare la Città di Roma, perche la fronte d'un 'arco à capo una firada fa parer quella più bella; cy per l'arco l'è ntratafa parer la piazza maggiore. Tre■Molte fanno un'.arco per l'ordinario , ey per quello di mezzo paffaua il Trionfante, cy il Soldato, per gli altri paffano quelli, che incon*
trano,o accompagnano con allegrezza il Trionfo. Varco ha più del grande, quando è poflo a capo la Strada maeSlra, ey principale, che conduce alla publica piazza, perche è di maggior jfettacolo, CT più degnamente i titoli,e lefìatuefi pongono, doue meglio fi poffotio uedere. 4© temij~ure degli archi non hauemo, perche inanzi a lui non fi ufauanogli archi, iquali al Tempo di Tito fi cominciarono, ( s'io non m'in*
ga n no) ne più antichi fé ne uede di quelli di Tito. Vjauanf prima i Trofei, ey le fiatile Trionfali, le mifure adunque fi traranno dagli archi fatti, ey dall''ottano libro nelfeflo cap. dell'Alber
to, cr molti effempifi poffsno hauerc dagli archi, che fono in Roma dirimpetto alla Chiefa di Santa M ària alle radici del Campidoglio. Et l'Arco di Settimio Seuero de belli, che [uno Stati fatti ? doue fcolpite fono le Vittorie alate con i Trofei, cy ifimulachri delle battaglie ter-
refiri, ey delle pugne nauali, con iglortofi titoli delle imprefe. Et fé bene pare, che prima cifuffero degli archi, come fi uede fra la uia la* ta ,ey la Minerua un'arco fduetto detto Camillo > per il che fi coniatura da alcuni, ebe à Camillo fuffe drizzato , non dimeno quello, ey altri Archi prima fatti erano uolti, doue fi poteua ponere qualche fìatua, ma non ermo archi per Trionfanti. "Dianzi à qucflo arco fu una colonna deUaquale come da capo cominciano tutte le flr ade d'Italia, chiamauafi l'Aureo miliario. ..
~Euui un'altro Arco di Confìantino con ifuoi ornamenti mcnguafU, CT è ncllapunta del Palatino che riguard. il Cohfeo, ey dinanzi à quefio f®
fi uede una antica metà di Mattoni, chiamata da gli antichi metà fidante, perche mandam fuori abondante copia d'acqua per efiinguer,k fete di quelli, che entrauano nello Amphitheatro ,uicino di Tito. L'Arco di Domitianoé fu la firada Ilamminia nel capo della Valle Martia uerfo il Campidoglio, qticSio Arco hoggi è detto di Tripoli. Tu drizzato à Dominano, cy iui è la fua naturai effigie conforme à quella, che nelle medaglie fi uede.
Ma quel" Arco, che heggi fi chiama l'Arco di S. Vito, che è ritornando fu la uiaTiburtina, dicefi, che futarco diGalieno Imperatore, iU
quale fi penfa, che gli fuffe drizzato per qualche beneficio tUufire, ey non per Trionfo. Madi tutti gli archi per eterna memoria della uendetta, che fece iddio per mezzo di Tito contragli Rebrei fu fatto prima fu la uiafacra fino
ad hoggi fi uede l'Arco di Tito, nel cui Yrontifricio fi legge. SENATVS POPVLVS Q_V E ROMASVJ DIVO TITO, DIVI VESPASIANI. F . VESPASIANO A VG VST O. Dall'una parte fcolpito è ti Carro del Trion* fatare, onero l'A rea del patto con le dodici fafei confdari auanti. Dall'altra faccia fi forge con lefpoglìe la pompa del Trionfo. éù Ehm» il Candelabro con fette rami, Eranuiledue Tauole di marmo doue era fritta la legge di Mo/e.
EranHÌ i uafi del Tempio, la menfa d'oro, ey altre foglie. Ma hora io lafcìeró quefla digresfione degli Archi , che non è fiata fuori dì
propofìto, perche da quefla narratione fi da lume à quelli, che uoleffero à di noftri drizzategli Arcfcr 4 i Principi Re, ey Imperatori, ey benché io non habbia patta mifura £ aleuti arco, pure fi troua, chiha pigliato quefla fatica. Il Serlio deferiue l'A reo di Settimio , cy quell'Arco ,cheè à heneuento, ey l'Arco di Trafi già à Confiantino dedicato , ey altri archi, pes
rè lafcio àfiudiofi , quefìo penfiero di leggere, ey inuefiigar le cofe antiche. Hora ritornando al Foro io dico ,che il Poro principale fecondo Vit. era fatto da Greci di forma quadrata. D'intorno eranui i porticati dm*
ptisfimi è doppi, le Colonne jpeffe ,eygli Architraui di pietre, ò di marmi, ey fopra i colonnati faceuano luoghi da paffeggiare. Ma i Romani, crgli Italiani, perche, ne i Fori loro fi dauano i doni à gladiatori non riquadrauano i Tori, ma i faceuano bislonghi, in modo,
che partita la lunghezza loro in tre parti due di effe dauano alla larghezza. 70 Erano gli fbatij tra le Colonne più larghi, cy d'intorno 1 portici dijpofti erano iluoghi de Banchieri, ey di quelli, che cambiauano l'argento,
ey di fopraporgeuano i pogginoli ,. accìoche da quelli commodamente fi poteffero uedere gli fbettacoli, ey cofi riguardando aUaquan-* tità del popolo faceuano le piazze grandi, e capaci, accìoche fé le genti fafferò molte, ld,pì4zz<i non fuffe flretta , fé poche > nonpa* refjeuota. Dice adunque Vit. I Greci fanno il Foro Quadrato con amplisfimi, & doppi Portici.
Doppicioè didentro^e di fuortt0uero doppi di dentro fokmente, cr.<: meglio t perche Vitr .ufo, ancho nel terzo quef<,a prfrok(Dupli-
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ccs,) iti queftafignificatione.
Et di fpefiè colonne, Io fiimo che qui Vitr. intenda Vicnojlilo, come ne ì Tèmpi [acri intendeua loffiacìoftretto da una colonna , cr Tal*
tra d un Diametro è mezzo, 0" che questa fu la uera inteUigentia lo dimoftrano le parole di fatto, quando dice, che nelle Città d'Italia non fi deono al modo Greco fabricare le piazze, perche altro ufo era quello d'Italia, che quello de Greci, però dandojì in Italia i doni 4 gladia* tori nel Foro, era nccejfario dintorno à gli fpettacoli dare grandi fpatij tra le colonne. Ecco che egli oppone quefle parole, à quelle, che di fopra ha detto, Con fpcfle colonne.
Dice ancho Mentana, che noi efbonemo. Pogginoli.
Si legge che Memo uendè à Catone la cafafua , che era fopra la piazza > CT fi riferito una fola Colonna, fopra Uquale uifece un Tauclato, è
Solaro, per poter jìarui fopra à ueder lefijìe, cr ancho uolk, che i pojìerigoder potejfero quitto prtwlegio, cr di qui è nato, che i pog* giuoli, ò pergolate coperte,che portano infuori,fìchiamauano Mentana, da quella Colonna di Memo. t» Quefte M eniane adunque erano all'ufo commode,per che mi fi ftaua à ueder i giuochi, erano utili; perche lui fiferuauano le cofe, che fi Mende*
Uaiw, è comprauano, come fono i vanti in Anuerfa, rifletto à i Falchi ò Solati. Le grandezze delle piazze far fi deono fecondo la moltitudine de gli huomini , acciodie al commodo, & ufo non
fia fpacio picciolo, & riftretto onero per lo poco numero delle perfone il fòro non paia dishabitato. La larghezza di effo fìa determinata in modo, che dmifa la lunghezza in tre parti due di quelle fé le diano, & cofi la fua forma fera bislonga. Piace à Leon Battila, che la lunghezza fia H due quadri, cr ui aggiugne ancho una bella confideratione-, che è quefta, cioè che gli edifici], che
feranno a tonto la piazza funo in modo proportionati, che non facciano parere la piazza fretta Offende> molto alti, ò non la facciano parer troppo ampia ejjendo molto basfi, è depresfi, però egli mole che gli edifici fiano ahi per la terza parte delia larghezza del Foro. Et Ja Difpofìtione utile à gli fpettacoli. 20
Quifì deue coifiderare, perche cagione la forma bislonga fìa più commoda, che la quadrata perfetta, certo e, che la figura ritonda è più capa
ce d'ogrìaltra figurarci la quadrata perfetta, però douemo confiderai-e perche la bislonga fia più commoda alla ragione de gli fpettacoli'y perche fé guardano alla capacità, e più capace la quadra, fé al commodo de i gladiatori certo hanno maggior ff atto netta bislonga,come,che nellegiofire é più commoda la lunghezza per lo corfo de i caualli,fe confideramo la ragione della projfcttuia, e più al propofito la quadra* ta, perche tutte le parti d'intorno hanno più uicinanza al centro, però iafeio quefia confideratione à chi legge. E adunque neceffario fare il fòro fecondo la moltitudine, aceto non fi conuenga far quello, che fece Augufìo, ilqualfece fare un foro, benché
picciolo appreffo due, che ui erano per la moltitudine degli hùomìni,cr delle itti, fi celo picciolo per non dar noia a i patroni delie tacine cafe. Quefto Foro era la douefono boragli horti dietro à Motforio , er alia Chiefa di Santa Martina, cr fu fatto con molta fretta ,fi ordinò , che
quitti fi trattaffero igiudicìj publici, fi affortlffero igiudici ,,©" il Senato ancho fi raunaffe per confutar delie guerre, ey de i Trionfi, cr che qui poi i uincitori Capitani ponejfero lefpoglie de i loro Trionfi, hebbe quejto due be'ùtsfim: pertichi, cr fu adornato di cofe rari,fime. jo Ma che non ruina il tempo,che non dijlrugge la guerra, che non muta la gente f Quefto, cr altri Fori, come che molti fiano iìati bellisfimi con tutti i loro ornamenti, ò caduti da fé,- ò gettati à terra, è tramutati in altre Fa-
briche fono fiati, Faceuanfi i pertichi molto ricchi, cr grandi, er con pm ordini di colonne, Puffi de i quali era fuggire le pieggie, per Bar* ui aWombra, cr paffeggiare ,■ er per fuggir ogni nota della grauezza dello aere, chhmauanfi dalla hr grandezza miliari], ò jiadiarij, CT dalla lor maniera Dorici, Corimbi, ionici, Thofcani, òfotterranei, altri erano cenfecrati a i Dei. Erano in fannia adornamenti delie piazze merauigliofì. Le colonne di fopra fiano per la quarta parte manco delle Colonne di fotto, perche le cofe inferiori rifpettoal pefo,
che portano, deono cfler più ferme, che le eli fopra ne manco perche egli bifogna imitar la natura delle nafeenti co- fe, come ne gli alberi ritondi come è l'Abete, ilCiprello,ilPino,deiqualinon è alcuno, che più graffo non fia dalle radici, ma poi crefeendo con naturale ìeftrigniniento di fopra a poco à pocoperuienealia Sommità. Se adunque la 40 natura delle cofe, che nafeono cofi richiede drittamente fi ordina, che delle cofe inferiori le foperiori fiano in lar- ghezza, & groffezza più riftretté. ^ Bc Ho auuertimento è quefto di Vitr. nel prefente luogo.Vuolc egli, che fé uorremo fopra le colonne del portico porre altre colonne ,er leuar la
fabrica con piU ordini di Tajlelli,ò Solari, bifogna auuertire di far le colonne di fopra pm fottdi la quarta parte delle colonne difottoi ma la ragione delie colonne inferiori uuole l'Alberto che fia prefa dalie colonne della Bafilica , deUaqualefi dirà poi più abboffo , da quefte la ragione delle colonne difcpràferà regolata, però uolendo Vtt. che reftrignendo lagrcjjezza delle Colonne di fopra per un quarto, fiano ancho nell'altezza con debita prcportionefcernute ad imitatione delle cofe, che nafeono, e crefeono, come fono gli alberi, che piugrosfifoa no dal piede, che nella cima. Il fimtkfi può dire de i monti, cr d'altre cofe, che hanno pefo, er fermezza , ben douemo auuertire che't primo ordine di colonne era Dorico, il fecondo Ionico, il terzo Corinthio;cr che non fegutta, che fé té colonne di fotto fono la quarta parte in groffezza maggiori, che k colonne difepra, che ancho fiano in altezza maggiori, la quarta parte, perche fé la colonna Dorica pofta di fot $0 to è di piedi quattro per Diametro, cr (tra alta piedi uentiotto,la difopra che fera ionica fé ben fera di piedi tre per Diametro, che è un quarto men grcfja delia colonna di fotto, non fera però un quarto memre di altezza della colonna di fatto} perche feràdi otto tefleè mezza, che fono piedi 24 .è mezzo. Le Bafiliche fiano congiunte al Foro nelle parti più calde che fia posfibile accioche i negotiatori il uerno fenza mole-
, ftia de i canini Tempi à quelle fi pollano trasferire.
Auuertir douemo che Vit. col Fero abbreccia le Bafiliche , VErario,il Carcere è la Curia, er però mi pare che in una pianta fola fi doureb*
be rapprefentar il Foro la Bafilica l'Erario , ej la Curia, accioche queUe,cofe che fanno il E oro fiano difpofte à i luoghi fuoi . Dice Vitr nel terzo capo di quefto libro. Quando fera fornito il Foro bifogna eleggere il luògo molto fano , per gli Spettacoli.
Ecco che il Foro abbracciaua la Curia, le Bafìhcbe, l'Erario, te Carceri: e? fi legge la Bafilica beUisfima, CT merauiglìofisfima di Paulo Emi- 60
Ho effer fiata nel mezzo del Foro. Scriue Plutar. che Paulo Emilio ffiefe 900. milk Scudi in far quella Bafilica. Credefi che fia tra la chic fa, che è bora di Santo Adriano, CT il bel Tempio di Fauftina, Bafilica (fé uolemo interpretare il nomefuona Cafa Regale, ) er in effafifo* lena tener Corte, CT render ragione à coperto, cr trattarfi ancho di grandi, cr importanti negotij. Vuole adunque V itr. che in luoghi più caldi, che fi può, fian pofte le Bafiliche, CT ne rende la ragione, che è la commodità de negottatori, er intendi luoghi caldi quelli, che fono ri* uoltì dal Settentrione, CT dall'Aquilone, come egli effione nel decimo dopo del prefente libro. Dapoi ci da le mifure, dicendo. Et le larghezze di quelle non minori, che per la terza parte, ne maggiori che per la metà della lu nghezza fi facciano, fé
la natura del luogo non im pedi ri, onero sforzerà à mutar mifura. Vuole che la Bafilica habbia nonfo che dufcr col Tempioma non però in modo, che eguale grandezza fé la dia, perche molto più degna cofa
è il Tempio che la Bafilica. In quanto adunque la Bafilica tiene una certa conuenientta col Tempio ella fi ufurpa molte ragioni del Tempio. Et però poco dapoi dirà Vltr. che le ragioni de gli Architraui ,freggi, CT gocciolatoi fi pigleranno dalla Simmetria delle Colonne, fi come nel 70
terzo libro ha dtchiarito. La Bafilica adunque imita più prefto, che pareggi il Tempio. Vuole adunque l Alberto, che per la moltitudine de ì litiganti, 'per li notai, eferitionfia la Bafilica molto più Itbera^molto più aperta, e luminofa, accioche i difenfori,cr l clienti cercandofi l'un l'altro fi posfino in un giro d'occhio uedere. Glianticbi aggiunfero alla Bafilica uno, cr due tribunali: uno,cr due portkhi. Ma fe'l luogo fera In lunghezza più ampia polle fiano negli eitremi le Chalcidiche come nella Giulia Aquiliana.
IJAlberto legge Caufidica, non Cbaicidica, cr uuole che Caufidtca fìa una aggiuuta alla lunghezza della Bafilica per trauerfo mila
ttfta ,cr che faccia la forma d'un T.doue ftauano gli auuocati, eycaufidici à deputarle caufe. Trouafì che Qhalcidicum è una forte di edificio detto dalia Città Cbakidia3cr che era un'edificio grafìe e ffiatwfo,cT forfè quefto uuole \it,chefì
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aggiunga alla Bafilica, quando ligriniezzi del luogo ce lo comporti. Altri uoglìono che fi lega Chalcidicd, perla rZeccd,ioue fi Batte la ma
ntta. Altri leggono Chalcieca, ma noti dicono perche ragione, fé non che non fanno differenzi tra Chalcidica, er Chalcieca, quanto aU'edifì* ciò, pure apprejfo Thucidide nel primo fi leggon quejìe parole. Chiedeuano anchogli Atheniefi a Lacedemoni],che douejfero purgare un altra ojfèfa fatta al Tempio di lAinerua Chalcieca, cioè del Tempio detto di Brondo, ò perche i Chalcidefi le fecero quel Tempio. Mei chi direbbe, che i Tempi fuffero fatti di Brondo ? Dico che era in Roma un luogo, nelqual fi daua albergo àgli ambafeiatori di tutte le nationt che fi cbiamaua Grecofiafi, cioè Statione de Greci, ejrfa denominato da i Greci, come da natione più degna, in quefio luogo ferme Plinio che Fluuio uotasfì un tempietto di brondo alla Concordia, fé gli patena rappacificare infieme il populo Rom. ma poi non potendo ritirar dinari dal populo per hfabrica del Tempio fece delle condennagionì d'alcuni ufurari il detto Tempietto di brondo alla Concordia. Horrf non ha dub* hio, che non cifii quefio nome Chalcieca. Ma che bifogna per dare aggiunta alla Bafilica farle da capo una cafa , òun Tempio di brondo? lo non dico , che quifia necejfario far T-empio, ma ben dico d'hauer letto, che nelle ultime parti delle Efquilie, che uanno à terminar con U muraglia della città fra la porta maggiore, er quella di San Lorenzo, Edificò Augujio una bellisfìma Bafilica, con unfolenne portico fiotto il nome di Caio, er di Lucio fuoi Nipoti, onde quefto luogo fi chiama à nofiri di con nome corrotto da'Caio, er di Lucio, le Therme di Ga* lutio, ò perche ogni grande edificio ti uulgofuol Therme nominare, ò perche, fecondo l'opinione d'alcuni , lui erano due picciole Therme. Hoggi dì ui è una uolta quafi intiera, er dopo il Pantheon, forfè non è maggior cofa in Roma. Dico adunque, che none fuori di proposto che à capo di le Bafilìche, efiendoci luogo ci fujfero le Therme, perche Vitr. ha detto poco difopra, che le Bafìliche fi deano fare in luoghi caldissimi, er pero hauendo noi laogòvtauantaggio, per più commolità, er per Vufanza che era di lauarfifpeffo, che ci uieta, che non fi faccian le Therme delle tede delle Bafìliche? z?fe alcuno dirà, che le Therme non hanno da fare con i Tempi, o cafe di Rame, ò di Brondo io dico che Vitr. parlando de ì bagni dice, che eglifi deue eleggere un luogo caldisfimo,cjr dichiara quale eglifia,cioe riuolto dal Settentrione er nel fine del capo dice, che il Laconico , er i Sudatoi deano effer congiunti al tepidario, er que&i quanto feranno larghi tanta altezza deano batter fino alla curuatura da baffo dello Hemifphero, er da quello però penda fofpefo con cathena uno feudo di rame, il'quale alza* to, er abbacato temprar poffa ilfudare, ejrfia egli fatto a fetta, accioche egualmsnte dal mezzo la fòrza della fiamma, er del uapore uagar poffa fenza impedimento per la rifonditi del uolto. Quefio dice Vit. di fiotto nel prefente libro, er chi fa fé egli, per la ragione di quello feu* do di rame, che eragraniìsfimo, e caprina come un uolto non intenda le Therme, er che pona qui la parte per il tutto, come egli pone nel terzo Puhànato per la ragione ionica, er l'opera del Triglifi per la ragion Dorica ? io 8imo ancho, che Vit. parlaffe d'una Bafilica fatta nel Friuli efjendo fiato iut Giulio Cefi dotte àfono ancho iueftìgij delle Therme. er una certa memoria di Aquilio, che noi hauemo ueduta, er però alcuni tefli hanno in Villa, er non in Giulia AquiUana. Quefio paterno conietturare, ma hauendofì authorità, che Chalcidica era no Edifici grandi, paterno ancho credere, che fila bene Chalcìdica,or che quelli luoghi dati per aggiunta alle bafiliche fuffero alcune fole gran de, dotte fi riduceuano i magistrati, mafeguitamo le mifure. "Le colonne della Bafilica fiano tanto alte, quanto fono larghi iportichi, ma il portico per un terzo terminato fìa di
quello, che effer deue lo fpatio di mezzo. Se la larghezza del portico fera dieci piedi fiano le colonne dieci piedi, V per la larghezza del portico fé intende lofipacio, che è dalle colonne
al parete, er poi uuole, che il portico fila tanto longo, che egli fia d'un terzo della larghezza di mezz0, cioè quanto fera il corpo della Bafi* lied rifiretto da i pareti prendafì un terzo, er di quello fi faccia la larghezza del portico. Le colonne di fopra fiano minori di quelle di fotta, fecondo che detto hauemo di fopra. Cioè per la quarta parte.
Il Parapetto ( che puteum fi. dice) che è tra le colonne inferiori, & le fuperio.ri Umilmente pare, che fia di douer effer
per la quarta parte meno dellexolonne di fopra, accioche quelli, che caminauo fopra il palco della Bafilica non fìa- jio da i negociatori ueduti. Le colonne,i fregi, i gocciolatoi fiano prefì dalla Simmetria delle colonne, come nel terzo libro , hauemo detto. Quanto dice Vitr. qui fopra dalle parole fue è manifefio.Leone Alberto al luogo fopracitttto ponete mifurCf cr il compartimento iella reale
i modofuo. Ma qui fiotto fera la pianta della Bafilica detta difopra, er lo impie.
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Queda figura rapprefenta una parte di uno de i fianchi coUonati della Bafilica fètmentt;e uà congiunta la lettera, ^f. con
la lettera. B. pojìa a uno de i lati del Tribunale ; delia fua Pianta pojla (d'incontro >& dalia fegumtt figura, fi tm comprendere tutte le parti di dmtro di quejto bellisfimo Edificio 9 |
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Ne meno di dignità, & di bellezza hauer poflono i compartimenti delle Bafiliche di quella maniera, che io le ho po-
lle nella Colonia Giulia di Fano, &comeioho hauuto cura chela fi faccia, le proportioni èmifuredellaquale fo- no in quello modo. La Teftuggine dimezzo tra le colonne è lunga piedi CXX. larga LX. il portico d'intorno là Teltuggine tra i pareti, & le colonne è largo piedi uenti. Le colonne erano dalla parie di dentro, efojieneuano la Teftuggine, er il Colmo, ma il portico era dì fuori a torno, ilquale era ferrato di mu*
ro, e parete. Le Colonne di altezza, continuate con i capitelli piedi cinquanta, grofTe cinque. Et però effer deono Corinthie .
Hauendo drieto le pilaftrate alte piedi uenti , larghe due e mezzo, grolle uno e mezzo, lequali foftentano la traui
nellequali s'imponela trauatura de i portichi, & fopra quelle fono altre pilaftrate di piedi diciotto, larghe due grof* |
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fé uno, che riceueno le traui fimiimente, quelle dico, che foftentano il cantieri, & i coperti de i portichi, i quali fo-
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no polli fottola teftugine.
Auuertir fi deue, che il coperto del fecondo portico, era più baffo della Teftuggine.
Gli altri traui, che fono tra gli fpatjj delle Pilaftrate, & delle Colonne.
Cioè tra il coperto del Vorfico ,cr il coperto della Teftuggine.
Per gli interualli delie Colemie fono lafciati ài lumi, quattro Colonne fono nella larghezza della Teftuggine , pur
con le angulari dalia delira , & dalia finiftra. Ma nella lunghezza prosfima al Foro pur con le fteiTe angulari ne fpno otto dall'altra parte con le angulari fei, perche le due di mezzo in quella parte non fono polle accioche impedi to non ila l'afpetto della facciata del Tempio di Augurio, ilquai* è pollo in -mezzo del parete della Bafìlica, & guarà da per mezzo il Foro, & il Tempio di Gioue. Emù ancho il Tribunale in quel Tempio , meno di figura Semicircolare, & lo fpacio di quello nella fronte, è dj pie- »o
di quarantasei, & la curuatura di dentro di piedi quindici, accioche quelli,che fteftero atlanti i magiftrati non impe diflero i negocianti nella Bafìlica, fopra le colonne fono le traui polle d'intorno fatte di tre pezzi , di due piedi l'uno,. Quefti ifcufmano per Architraue.
Et quelli delle terze Colonne.
Cioè quelle tra lequali ci fono leuate le due di mezzo, nel mezzo del parete iella Bafìlica, perche fono al numero di tre contando dalle angtàaru
Che fono nella parte di dentro alle pilaftrate, ò ante, che fi {tendono dall'Antitempio, & toccano dalla delira , & da
la finiftra il Semicircolo. Sopra le traui dirimpetto de i capitelli, fono alcuni pilaftrelli ,come picdiftilidifpofti. Quefti fono in luogo di fregio.
Difpofti a foftenere alti piedi tre, & larghi quattro per ogni uerfo.Sopra quelli ui fono le traui ben compofte inchia- ?»
uate di due pezzi di due piedi l'uno,& polle intorno. Le traui euerganee, cioè ben lauorate è compofte erano in luogo di Comici.
Sopra iquali ui Hanno i trauerfi con le chiaui, che contra i Fregi, & le ante, & i pareti dello antitempio foftentano
un continuato colmo della bafìlica, <3t un'altro dal mezzo fopra l'Antitempio, & coli la doppia difpofitione delle uolte, & de i colmi, l'una di fuori del tetto , & l'altra della Teftuggine porge una ueduta, che ha del buono, de fimil mente i leuati ornamenti de gli Architraui, & la diftributione de i Parapetti, & delle colonne di fopra ci toglie la moleftia, & feema per una gran parte la fomma della fpefa. Ma le colonne coli alte fin fotto la trauatura della teftug ginej pare, che accrefchino,& la magnificenza della fpefa, & la dignità dell'opera. Erano leuate quelle parti, cioè Architraui, fregi, Cornici, crglì adornamenti, er in loro luogo, erano le cofe predette,, le traui euerganee, i
pilaftrelli, er le traui di legno perche cofìera necejfario offendo molto fpacio tra colonna è colonna , er gli Architraui di pietra non hauerian 40 potuto reggere. Et quello che ha detto Vitr.fin qui con la figura paratamente fi fari chiaro. Etàmiogiudicio era una bella Bafìlica queUafua della quale hora non àfono ueftigi apparenti.
Vedeuafì aUhora unagiudiciofa compofitione > fi perche haueua del grande ,fì perchejcemaua lafyefa, er fatisfaceua al bifogno.
Dj quefta prima fatto hauemo la pianta fegnata a,z?la pianta del Tempio di Augufto fegnata. b. lo Antitempio, ò pronao fegnato e. il Trio
bunale.d. il paretedelhBafilka,cherinchiudeuaiportichi e fg h. il parete del Tenipioi Klm.i pilaftri drieto le Colonnefegnatin. lo lnpiedelldBafilica,crdelTempiodimoftrapoipartitdmente il tutto le colonne 1. i pilaftri di to. piedi z. laprima trauaturadel portico j. i fecondi pilaftri di 18. piedi 4. le traui, che foftentano i canteri del coperto del portico, che è inferiore al coperto della Bafìlica ;.le colonne eran Corinthie, le traui di tre morelli di due piedi Vuno che feruiuano per Architrave 6. i pilaftrelli di tre piedi, che feruiuano per fregio 7. gli altri traui polli ìnfìeme, che legauano la fabrica 4 torno, er feruiuano per cornici compofte di morelli di due piedi l'uno S. il tei tofì uede con ilfuo legamento fopra il pronao del Tempio, il parete] del portico 4 torno la Bafìlica fegnato 9. era ancho Sa prima tram- $ 9 iuu delportko ilfuo pardpetto detta pluteum. Segnato io, er i lumifegnati o. er coft era fornita lafabrica ima bella Bafìlica. |
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CAP. IL DELLO ERARIO, DELLA PRIGIONE, ET
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le prigioni umilmente fono [otto il VaUzzo, équaleè congiunta U più ricca, che ben Me fa chìefanettatefiadettaffiatiofapiazza.
Anticamente erano tre forti di prigioni. Urna di quelli, che traho juiati, <& mmcdefii , che iui fi teneuano accio che fuffero ammaefirati*
bora quejia fidaà pazzi. L'altra era di debitori, er quejia ancho sufafra noi, er ne è in Realto, er in altri luoghi della terra.
La terza è doue stanno i rei, er perfidi buomini ,ò già ccndennati,òche deono ejfer condennati.
Quefte maniere fono fnfficienti, perche ifMdegh buomini nati fono ò da immodeftia, ò da contumacia, ò da peruerfitÀ.
Alia immodeftia fi da h prima. Alta contumacia la jucnda. Alla peruerfitàk terza.
No» uoglio qui addurre le prigioni deue eran-pcjìt i martiri, è quitte, che i crudeltsfimi Tiranni ordinarono cerne Ezzelino da Romano,
er altri, che tormentar uoleuano i miferi Cittadini,' ma folo dirò, che le altezze , le grefiezze de i muri, le fortezze, O" bajfezze delle porte fi richiedono alle prigiom,accioche per niuna ma fi pofia fuggire. Altri adunque fanno le porte doppie, e di ferro, le uolte altisfime, le i@ mura di dure, t graffe pietre, & quello, che più importa k damo uigilantisfimiguardianì,ottra che pongono leprigioni (diròcofì ) nel cor della Città. Vuole l'Alberto che li prigioni prime fìano più fyatiofe , le feconde più rifinite , &■ k ultime de malfattori rifirettisfime fecondo i
gradi de i delitti.. Uauemo netta città noUr ammolli luoghi k prigioni, che fi chiemdnoCtificni,dcue fi pongono quelli, che fon profila notte,operarmi, o
per qualche Decapane meno honefta, diuerfi efficìj hanno anche le prigioni prepte fecondo le cccaficni, Anco Martio edificò nel mezzo del Foro il Carcere, al quale Tullio aggiunfe una caua profonda detta poi Tulliana, che era come le Latomie di Siracufa, crfìfcendeua da mano manca per lo ffatio di uenti piedi, era cinta da ogni lato d'altisfime, erfòrti mura, ofeura, bombile, e puzzolente. Eraancho inRoma doueèil Theatro di Marcello, il carcere della Plebe fatto da App.Claud. x. Vir. nel quale Bando egli per la uìtauccìfe
(e fkjjo, fono iuefiigi di quejìo carcere apprejfo laChiefa di S.Nicolo in carcere. Seguita9cbefi dica della Curia, »• Specialmeni*
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DELLA CVRIA COME SI DEONO ORDINARE.
'E R ARIO, il Carcere, & la Curia deono efler al Foro congionti, ma in modo che alla loro gran-
dezza della Simmetria rifponda quella, che è prosfima al Foro, & fpecialmente la curia fi deue fare fecondo la dignità del luogo, & della città. Erario è luogo doue fi ripone il Theforo, crii dinaro publico .1 Romani nello Erario conferuauano tutti gli attipu*
blici,i decreti del Senato. I libri Elefantini, ne quali eran defcritte le trentacinque tribù di luda. Dice Suetonio , che Cefi abhrucciò tutti i libri delle obbliganze, che egliritrouò netto Erario, per togliere ogni occa* ione di odio. 'Era lo Erario nel E oro Rom. nel Tempio di Saturno, perche Saturno ( come fi dice ) fu il primo,che dimoUro il mode di batter le monete.
Come ejfer debbia l'Erario, er il carcere non dice qui Vitr. perche fono parti del Eoro, er algiudicio degli Architetti rimette quelle fabri* che, che nafeono da una certa necesfità , come fono il Granaio publico, l'Erario, l'Armerie, l'Arzani, il fondaco, per cloche quejle fa" hriche /eco portano di ejfer pojle in luoghi ficurisfimì, er prontisfimi, circondate d'alte mura, er guardate dalle forze, er daWmfidie d& ifeditiofì Cittadini. Uauemo netta Città nofira i Granari, er la Zecca congiunti atta piazza. he Armerie nel palazzo ifieffo ,l'Ar zana ficur a è fornita fi altra uè n'é,ò fid fiata almondo,la Zecca e opera del S anfanino, mi fi batte è
cimenta l'oro, e Targento, %r fi conferuano le monete, er fi riducono alcuni magijìrati atta Zecca deputati ,fi per la cura dicjfa, come per li depofiti,chsafcmdono aduna merauigliofa fommadi feudi. te
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I e prig ioni futilmente fono fotta il Va lazzo, alquale è congiunta U più ricca, che ben intefa cbìefa nella tefìa della fratiofa piazza. ^
Antic amente erano tre forti di prìgìo ni. L'ima di quelli, che erano juiati, & mmcdefìì, che iuì fi teneuano accio che fuffero ammaefirat^
bora quejla fidaà pazzi. L'altra era didebitori, erquefiaancho s'ufafranoi ,&ne èin Realto, er in altri luoghi della terra.
La terza è doue Stanno ì rei, er perfidi huomini ,ò gii ccndennati, ò che deono effer condennati.
Quefìe maniere fono^ufficienti, perche ifaUidegh huomini nati fono ò da imwodcflìa, ò da contumacia, ò da peruerfit*.
Alla immodefììa fi da h prima. AUa contumacia la feconda. Alia per ucrfità la terza.
Non uoglio qui addurre le prigioni doue eraiKpefìi imartìri, ò quelle, che i cruàeltspmi Tiranni ordinarono come Ezzelino da Romano,
er altri, che tormentar uoleuano i mi feri Cittadini,' ma foto dirò, che le altezze , le grcfjezze de i muri, le fortezze, er baffezze delle porte fi richiedono alle prigiom,accìoche per ninna ma fi poffa fuggire. Altri adunque fanno le porte doppie, e di ferro, leuolte altisfime, le mura di dure, t graffe pietre, %r quello, che più importa k danno uigilantisfimiguardìani, olirà che pongono le prigioni (diròcofi ) nel cor della Città. , , . Vuole l'Alberto che li prigioni prime piano più fèatiofe , le fecondi più rifinite , & k ultime de malfattori rtftnttisjme fecondo t
gradì de i delitti. , Banano nella città r.oflra in molti luoghi le prigioni, che fi chiemano Caficni,dcue fi pongono quelli, che fon prefi la notte operarmi, o
per qualche occaficne meno honefta, diuerfìefficij hanno anche le prigioni propie fecondo le occaficni. Anco Martio edipeo nel mezza del foro il Carcere, al quale Tullio aggiunfe una caua profonda detta poi Tulliana, che era come le latomìe di Siracufa, crfifcendeua da mano manca per lofpatio di uenti piedi, era cinta da ogni lato d'altisftme ,& forti mura, ofcura,hombile, e puzzolente. Era ancho in Roma doue è il Theatro di Marcello, ti carcere della Plebe fatto da App. Claud. x. Vir. nel quale Bando egli per la Ulta uccife
fefkHo .fono i ueftigi dìquejio carcere apprefb la Cbiefa dì S. Nicolo in carcere. Seguita,chefx dica della Curia. * l u n J ò * J r " ' Specialmente |
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GAP. IL DELLO ERARIO, DELLA PRIGIONE, ET
DELLA CVRIA COME SI DEONO ORDINARE.
'ERARIO, il Carcere, & la Curia deono eflèr al Foro congionti, ma in modo che alla loro gran-
dezza della Simmetria rifponda quella, che è prosfima al Foro, & fpecialmente la curia lì deue fare fecondo la dignità del luogo, & della città. Erario è luogo doue fi ripone il Theforo, er il dinaro publico. I Romani nello Erario confermano tutti gli atti pu*
blici,i decreti del Senato, I libri Elefantini, ne quali eran deferirtele trentacinque tribù dì luda. Bice Suetonio, che Cef abbrucciò tutti i libri delle obbliganze, che egli ritrouò nello Erario, per togliere ogni occa* io ione di odio. Era lo Erario nel Foro Rom. nel Tempio di Saturno, perche S diurno {come fi dice ) fu il primo,che dimoBro il modo di batter le monete.
Come effer debbia l'Erario, or il carcere non dice qui Vitr. perche fono parti del E oro, %? algiudicio degli Architetti rimette quelle fabri* che, che nafeono da una certa necesfìU , come fono il Granaio publico, l'Erario, t Armerie, l'Arzanà ■> # fondaco, percioche quefle fa* hriche feco portano dì effer pojie in luoghi fcurisfmì, V prontisjlmi, circondate d'alte mura, erguardate dalle forze, cr dalTinjìdìe dt. ifeditiofì Cittadini. Bauemo mUa Città nofbra ì Granari, er la Zecca congiunti atla piazza l,e Armerie nel palazzo ifteffoJ'Arzanaficura è fornita fi altra uè riè, ò jid -fiata al mondo, la Zecca e opera del S'anfanino, iuì fi batte è
cimentai'oro, el'argento, z? fi conferuano le monete, er fi riducono alcwimagiftratiaUaZecca deputati , fi per la cura dieffa, come |
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per lì depofiti,cbeafcendono aduna msrauìglìofa fommadi feudi.
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„s LIBRO
E fpecialmente la curia fi deue fare fecondo che ricerca la dignità de gli hahitanti, & della Città, & fé ella fera quadra**
ta, quanto hauerà di larghezza aggiugnendoui la metà fi farà l'altezza, ma fé la forma fera più lunga , che larga porrasfi infieme la lunghezza , & la larghezza, & di tutta la fomma fi piglierà la metà , & fi darà all'altezza fotto la trauatura. il Foro è de litiganti, la Curia de i Senatori, il Comitìo doue fi creauano i mdgìflrati, onde igiorni 4 qttejlo deputati fi chiamauano i giorni
Corninoli. Era prima fcoperto il Comitìo ,fu poi coperto l'Anno che Annibale pafiò in Italia, cy poi da Cai. Cef. rifatto, era ini tifico rumi naie appreffo le radici del Palatino, cy il Cornuto era unagran parte del Foro. Noi nella Citta noflra chiamino il gran conjìglio quel luogo , dotte la numerofa nobiltà fi rauna per creare i MagiRrati.
Ma uegnamo alla Curia, che noi chìamamo il Pregadi, perche anticamente fi mandauano 4 pregarsi cafaì nobili, che umiffero 4 confu-
tar nelle cofé di Stato. l0 Soleuano gli antichi raunarfi per deliberare ne i Tempi; Et però il Tempio di Giunone Moneta, cy Senatulo, cy Curia fu detto.
Ckìamauajì ancbo Curia doue ifacerdoti trattauano , er procurauano le cofe pertinenti alla religione, come fu la Curia uecchia: ma altro tri
la Curia doue il Senato fi raunaua, come era la HofliMé edificata da Tutto Hofiìlio fopra la Curia uecchia fatta da Biomulo, Et la curia di Pompeiofu dinanzi alfuo Theatro, doue (come dice Suet. ~)fu Cai. Cef afe morto da i congiurati.
Mìa uegnamo à Vitr. ìlquale ha più à cuore la Simmetria della Curia, che del re$o. Vuole adunque, che fé la Curia fera riquadrata, che taltez*
zafia una uolta è mezza alla larghezza, quejìa proportione Sefquialtera è molto da Vii. commendata, ma più comparando la larghezza alla lunghezza ■> che comparando la altezza alla lunghezza, A me pare che quejìa Simmetria della Curia habbia del pozzo, er molto più batterebbe fé fuffe maggior altezza, però feguìtando la forma
bislonga uuole Vìtr. che raccogliamo la fomma deUa larghezza infieme,cy della lunghezza,^ quella per metà partendo facciano l'altezza di quella metà,ma quanto efjer debbia la lunghezza , cy la larghezza non due, perche ha detto di fopra, che sbobbia riguardo alla dignità 20 deUa Città, cy degli habitanti, che per bora cofì interpreto quella parola (Municipi) della qual parola io ho parlato nel primo libro à ba- flanza,peròfe molti baceranno ad entrar nella Cuna per effer la Città grande, cy populofafifarà la curia grande, er perche nel confutar nafcono delle controuerfìe, er è neceffarìo che gli huominì fi lettino à dire le loro oppinìotu,pero vir. ci da un bello auuerttmento, accio che la noce de i difettanti fu udita, cr dice. Oltra di quello fi deono circondare intorno! pareti al mezzo di Cornicioni con opra fatta di pietra cotta pefta, òdi
ftucco, ò bianchimento alla metà dell'altezza , iiche quando fatto non fufle, ne feguirebbe, che la noce de i difpu* tanti inalzata molto non farebbe udita da gli afcoltanti5 ma quando d'intorno i pareti ci feranno i Corniccioni, la uoce da quelli ritardata prima, che in aere fia disfipata,peruenirà all'orecchie de gli auditori. [ Corniccioni ufeendo con gli feorti fuori del muro impediranno,che la uoce non fi perda nell'altezza delle Curie, anzi ripercotendo il fuono lo
farà abbuffo ritornare, er meglio udire. Ecco che le Curie erano molto alte, però Vir. troua modo, che la uoce fia udita. Ma quello,chefid ì0 opera intefnna,ò albana detto hauemo dìfopra,cy anche più copio fornente ne parleremo nelfettimo, er qui fia fine del Foro, con tutti quey corpi defabriche, che gli fono prosfimi, e congiunti. Lanciando il refìante allo Alberto, ìlquale nell'ottano al nono cap. ragiona affai cornino damente deUa Cuna facer dotale, e Senatoria, cy uuole che la prima fia in tejluggìne, cria Senatoria di trauatura, cy che la Sacerdotale habbia il parete alto unfettmo meno deUa larghezza della fronte dell'opera, er dirimpetto alla porta ci fia il Tribunale, la cuifaettafia per un terzo della corda, il uano deUa porta un jet timo del parete, cr ' mezzo del parete le Cornici, er aggiuntala ancho l'ottaua parte della metà tfchmo le Cornici con kfifeia, er cofì uà feguìtando. CAP. III. DEL THEATRO.
O R NI T O il Foro elegger bifogna il luogo molto fano per lo Theatro. 40
Si come il Trattamento del Foro abbraccìaua la BafiUca VErario, il Carcere, er la Curia, cofi il trattamento del Tbea
tro abbraccia molte cofe, deUequali Vir. ne tratta in quefto, e in altri capi: CT è cofa degna di auuertimento,perche cifo no molte belle, er diffidi pratiche, er confiderationi, come diflintamente fi uedrà al luogo fuo. Seguitando adunque le follie diuifioni diremo, che de gli feettacoli alcuni fono per diletto della pace, cy dell'ocio, altri fono drizzati allo jlu= dio della guerra, er del negocio, cr fi come ne i primi fi nfueglta il uigore dello ingegno, er deUa mente, cofì ne i fé* •condì fi eccita la gagliardezza delle forze, cy dello antmo,ma d'amendue una effer deue la intentione, cioè, indrizzare il tutto alVornamen* io,ey allafalutc della patria, però fommmente fi deue auuernre, che ne i giuochi, er ne gli feettacoli nonfiano introduce cofe dishonefie, er lafciue. Flora diremo dell'una, ey dell altra maniera deflettaceli. Heìla prima adunque dous è il diletto deUa pace, introdotti fono ì Poeti, i Bufici,gli ìfhioni, nella feconda, che riguarda iglifiudij deUaguer*
ra, fi fanno diuerjì certami, ey contentìoni frettanti alla forza ,CT deprezza de i corpi . A ì pr mi fi da il Theatro,che altro non uuol di $o re, che luoghi da guardar eia i fecondi, fé fono feettacoli di agilità, e deflrezzd, come correre, e fatare, fi da il Circo, fé fono fecttacoli di forze, come dì affaltare, e combatter con le fiere fi da f Amphìtheatro. Conuengono tutti gli feettacoli in quefte cofe, prima che fono cor* miti ,e curui, dapoi hanno lo featio dì mezzo,& finalmente d'intorno tengono 1 gradi, douefìanno le perfone à federe ; fono differenti nel dìffegno, per cicche ti Theatro è come una, luna, ch'ìnuecchia. li Circo è piegato con le corna in longo, eyfiflende molto, perche fia cornuto do alle carette, er canati che corrono. Soleuafì ancho metterai l'acqua, cr farai dentro le pugne naualL V Amfitheatro era di due Theatrì congiunti infieme con le fronti loro, cy quefle forme dì feettacoli eran tolte dall'ufo delle cofe, che fi faceuano. Per trattare adunque del Theatro paratamente è chiaramente io dirò, che dal fine fi potrà ognifua diflributìone confiderare. Et però lafciandc da parte le cofe com* munì ad ognifabrica, che è il luogo fano, il fondamento, la piazza, ey altre, cofe in che conuengono tutti gli edificij fatti per guardare. Houemo confiderare le perfone,che ui uanno, ìgiuochi,che fi fanno. Riguardando adunque alle perfone trouamo prima una gran moltitudine
de nobili, ey di plebei, che ad un tempo uì uanno, infieme hanno, cy forfè ad un tempo fi partono, però molte entrate fi ricercano, molte fa* do lite,cy molte ufeìte: oltra di ajieflo, perche il tempo, che fi ila à uedere è lungo, neceffarìo è, che ci fia la comrnodità del federe, cy che in un luogo figgano 1 nobìlijn altro ì plebei, i nobili batteranno i lorofeggì da baffo,accioche iljìtore, che con l'aere fiale dalla moltitudine caufato non gli offènda, la plebe federa in alto, & tutti feranno in modo collocati, che potranno uedere, cy udire commodamente. Xe perfone, che recitano hauer dsono i luoghi loro doue fi ueflino,et s'apparecchino per recìtare,cy ì luoghi doue ufciti fuori hanno à recitare,
però ne ì Tht&tri fera neceffarìo fabrìure filmili partìmenti. Riguardando poi à giuochi uentmo in confideratwne di tutta la forma, im* f croche ne ì Theatrtfi recitano Poemi, cy fi fanno Mufiche, però è neceffarìo dare tal forma al Theatro,che ogn'unp poffa udire chiaramen te ifuonì, er le fattole, alche fare è neceffarìo fapere il mouimento della uoce, la qualità del luogo, cy la ragione di dar la falita alla uoce,cy farla unitamente per tutto fentire, cy di qui è nata la confideratwne della Armonia, dellaquakfi dirà alfuo luogo. XXi quella confideratwne condotto Vii. con fomma diligenza ha effequìto la diRributione del Theatro cominciando dalle fondamenta ìnfimo alla
cima, pero accofiandofì ailuì diremo. 70 Fornito il Foro elegger bifogna il luogo molto fano per lo Theatro, doue ne i dì folenni à i Dei fi facciano i giochi. La
ragione de i luoghi fani s'è dimoftrata nel primo libro, quando pariamo da far le mura d'intorno la Città, percioche quelli che perii giochi coirle moglie, & .figliuoli con diletto fi tengono, ftando i corpi per lo piacere fenza mouerfi hanno le tiene aperte, nelle quali entrano i uenti, che uenendo da luoghi palùftri, ò d'altre parti corrotte nuocono con i loro (piriti grandemente ,|&però fé con diligenza fi trouerà luogo al Theatro , ageuolmente fi fchiferà ogni diffetto. Bifogna oltra di quefto prouederc, che egli non habbia io impeto del meriggie , percioche em- piendo |
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piendo il Sole la ritondezza del theatro l'aere nella curuatura rinchiufò non potendo ufcire, raggirando fi frale
da, & affoca to cuoce, e fcenial'humore dei corpi, & pero grandemente fi deono fuggire le parti nociuer& elega ger le fané, è, buone. Quefto è facile , ne ha bifogno dì ejfiofitione % eleggafi adunque il luogo fano,er facciafi il Theatro nella Cittì, come di fuori il Circo, hora «e*
gnamo alle fondamenta. Più ageuole fera fondare ne i monti ,roa fé in piano, ò in luogo palliftre per necesfità fi faranno le fondamenta , Info-
gnerà, che quello fi fa fotterra, & i raflodamenti, fi facciano in quefto modo, che di fopra nel Terzo Libro s'è detto delle fondationi de i Tempi. Ben ha detto in luogo palustre per necesfità, perche non ahi con figliati dì fopra, che in luoghi mal [ani facciamo i Theatri : ma la ttecesfitì
non ha legge ,er perche non può, ejfer un luogo p&lufire è [ano ? di quella forte,che egliha detto effer fanelepaludi d'Aitino ,d'Aqnileg= già, er come fono hoggi quelle di Yinetia, doue fi fónda con mìrabil arte fopra le paludi ogni grand'edificio t tornite le fondamenta di* ceVitr. , Sopra le fondamenta i gradi da terra far f\ deono, di pietre ò di Marmi.
la terra {cioè [libito fopra le fondamenta) I Gradi ( Ecco che la prima confideratione dopo la finita del luogo, è dì accommedar le perfone.
larjì deono adunque legradationi fubìto fopra terra, di pietre ,òdì marmi, er quella pompa di fabrìcare era molto lontana dalla rozza |
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antichità, come dice Quidio.
Tu prima i giuochi ò Romolo faceti
'Quando per aiutar i tuoi Dongielìi De i Sabini le Vergine prendejìi. Allhor non eran drizzati i peritili Per fojìener le uele, ne toglìejìì Ver far Theatro da que&i, er da quelli Monti li Marmi, ne fufli fi uano, Che dipignìftì ì pulpiti col grano. |
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Se.dean fopra i Cefhugli le brigate*
Semplicemente era la Scena ordita Ne i folti bofehi con le fiondi ornate Vhirfute chiome delia gente unita Dall'ardóre del Sol'eran guardate*. |
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Soieuano ne i di fplenni rdunàrft i contadini infìeme per le $$fc, tyfarfi diuerfi facrificìj, & giochi ntftkali, er quefta ufanza pkcque tanto 4
gli Atheniefi; che furono ì primi, che la wtroducejìero nella Città, cr il luogo,nelquale fi faceuano quei giochi nominarono Theatro. 1 Ro« mani dapoi dilettandoli di fintili cottami uolìeno ancho esfi ì Theatri nella Città, ma non gli fecero da prima foperbi, er alti, er dì pietre, |
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ma di legno, er con qualche occafione,ffiefero poi molto,?? tutta uia facendogli dì legno,& à tempo, come li legge del Theatro dì M. Scau«
ro edile fatto per un fola mefe di legno capace di ottantamila perfone, che haueua mafeena dì tre ordmi,con trecento feffanta colonne di Mar mo, douc quelle del primo ordine eran di trentotto piedi. La parte inferiore delta /cena era di Marmo, la di mezzo di Vetro, la di fopra tutta dorata, cr tra le colonne ut eran per adornamento da tre mila figure di metallo. Quefto Theatro fu il pai grande, che già mai fa fia* to edificato j perilche non potendo Curione, che per l'efjequie del padre ne uolle far tino, aggiugnere à quella grandezza, riccerfe per aiuto alla induftria, pertiche fi ce due Theatri amendue fopra perni in modo bilicati, efoffiefi, chef, poteuanc facilmente girare. Setto quelli era* no le afe, cr i coperti, dotte Rauano quelli,.che con Afgane, e ruote uolgeuano le gr an machine dì quelli. Fu co fa merattigliofa (come dice Vlìnio) er quel popolo, che era uincitor del mondo,applaudeua in unfuo tanto perìcolo, perche una traue di quella machina , cbefifufje tot* ta tutta lafabrìca poteua rornare. Qucfti Theatri uoltauano la lor curuatura una incontra l'altra, perche le ucci de i recitanti non fi con' fèndettero infìeme. Si congiugneuano poi con le corna, cr faceuatw uno A mfithec.tro dapoì il mezzo di per li giuochi de igladiatori, e tut* tanta effendoui fopra il popolo fi riuolgeua. Venne poi uoglLt, ì, Gn. Pompeio di farne uno , che douejje lungamente durare, er pe= 4° rè lo fece di pietra, er ornoUo magnìficamente, cr fu molto celebre, oltra il quale ne fu un i Leone di Marcello figliuolo di Otfauia fioretta di Aitgufìo capace dì ottantamila perfone, er un'altro che Cornelio Balbo fece à richiefia , e perjuafione pure di Augufto, che era de fiderò» fo di ueder la Città molto adorna difabriche, er edtficij di Roma (come dice Vitr.) nella Epiftola. Ma tornamo à Vitr. Sopra le fondamenta dalla fulìruttione fi deono far i gradi di pietra, ò di Marmi, le cinte fecondo l'altezza di Theatri
per la rata parte , ne più alte di quello, che fera la larghezza della cinta per doue fi uà à torno. Queflo luogo ha bifogno di buon intendimento, però douemo auuertire che fé bene ioho detto gradi, intendo però quello, che uuole, er intende
Vitr. per quel nome, che egli dice Gradatìoni, cioè tutta l'opera, cjfabrica della fatta, er dico, che le precisioni, che io ho detto ante, aU tro non fono, che dìuifìonì d'intorno igradìper lo piano delìequalt,fi caminaua à torno,cr uuole Vitr.che fittno tanto alte,, quanto è la bar* gbezza del piano per doue fi camma, che Vitr. chiama ìiinera quefù piani, cr rende la ragione perche queste precintiom deono efftv cefi al |
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te, come i loro piani, e dice.
Perche fé più alte feranno fcaccierauno le noce alla parte di fopra, ne lafcieranno che udite fieno le parole intiere, e ter*
minate con quello, che lignificano da quelli, che Tederanno ne i feggi, che fono fopra le cinte. Se la cinta fera più alta, che ilfuo piano largo, certo è, che la noce percuoterà in quella, perche non potrà terminare per dritta linea atta parte
di fopra, ejfendo ribattuta, e rotta dall'altezza della cinta, er però per rimediare à quefto difordine dice. Et in fomma cofi è necefiario che fi gouernamo, che tirando una lìnea dal più bailo al più alto grado, tutte le eftremita
de i gradi, & tutti gli anguli fian toccati da quella, & cofi la noce non fera impedita. Dice linea, cioè, ò corda, òfacoma,ò filo di litro, er queflo modo è ragìoneuole, perche cofi dritta andera la noce, come il filo, er la corda, cr
fé la corda non è impedita, non fera ancho impedita la noci. Ma Vitr. non ci da regola qui dell'altezza de i Theatri fecondo la rata parie, pero douemo auuertire, che ì Theatri fono {lati fatti da alami tanto alti quanto era la piazza di mezzo* perche uidero, che la uocefi perde* uà ne i Theatri più basjì, er più duramente s'udìm ne i più alti, ma queflo fi potrà efbedire dal luogo, er dal diffegno-, CT dalle regole, che fi 6 daranno. Ecci un'altra regola che riguarda atte perfone, che uì uanno, er è quella, che Vit. pone qui fotto dicendo. Bifogna difporre molti, è fpatiofi aditi, & fargli in modo, che quelli di fopra non s'incontrino con quelli di fotto, ma
da ogni parte drizzati, & continui fenza pieghe, ò nettamenti, accioche licentiate le perfone da gli fpettacoli, non fiano calcate, & opprefle, ma posfino da ogni parte ufcire fenza impedimento. Queìla ragione, che è dell'ufcire , è ancho dell'intrare,afeendeua il popolo per gradi coperti, er riufeiua fopra i piani dette cìnte già dette. Tira-
no di qua, er di la le fiale altre commode, er aperfe, altre pm dritte è coperte j per quelli afeendeuano t più ripofati, e maturi, per quefie i più curtofi, è preflé, in modo, che era premilo all'età, er allo appetito d'egri uno. Seguitan l'altre rogole. Deuefi ancho grandemente auuertire che il luogo non fia fordo,ma in elfo liberamente chiara,& ifpedita la noce poflà
uagare, & quefto fi potrà lare fé egli fi eleggera luogo, doue la riflonanza impedita non fia. |
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Vitr. uuole render la ragione detta firma del Theatro, er prende argomento dal moto detta uoce, ey però dice.
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La uoce è ipirito, che feorre, & percoiTa dello aere, che peruiene al fenfo dell'udito : Quefta fi ìnouc con infiniti rag-
giramenti, non altramente,che fé nell'acqua ripofata gettandoli una pietra, nafeeflero innumerabili cerchi deJl'on* da, crefeendo a poco à poco dal centro,, & allargandoli quanto più potefIcro,{e non fu fiero interrotti dalla ftrettez* za del luogo, ò da qualche offefa , che non pcrinetteilè que gin dell'onde terminale fin dou« fi lìcjideflcro, con la ifteffa ragione, ex: giramento fi mone la uoce. La uoce
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,4o LIBRO
L a noce e fuono caufaio dJìa percoffa dello aere fecondo, che diutrfornente da naturali Strumenti delThuomo è lo ffìrito fuori mandato. il tfio*
uimento dello aere percofio dallo fpiritp è cu colare } come quello deli'acquaMoue fu gettata una pietrai ma fi troua differente m aacjìo, che igìri deW acqua pojfono più preSto ejjcr nominati circoli fatti nel piano dell'acqua , er quelli delio aere , perche.per egnt uerfo fi girano pojfono ejjer chiamati sfere ^onueUgono però con quelli dell'acqua, perche je quejitg? quelli non fono impediti, il fecondo nafee dalpri* trio', il terzo dal fecpndo , il quarto ~dal terzo, fin che tanto fi allargano, cr ajfottigUano, che peruengono al fine, & cofì uanno dal pri* lao '<à'liltimó fempre crefecndo , perche la farle pcrtofja motte la presfima , or s'allarga , & questo intende Vitruuio quando dice. Adunque quando fono rattéiuite d'alcuno ò (Iaculo le priiné (Turbano le feguenti ', con la ideila ragion e la noce in già
ro, & come à fèlla fuol fare il fuo roouknento, ma nell'acqua i circoli fi mouono in larghezza nel piano eguale, & i e nello aere la noce, & per larghezza^ per alto fi fpende, & afeende à poco,à poco» ha quello conclude Vitr. la rifohan.za de i luoghi, e + dice.
Come adunque nell'acqua nelle diffegnationi dell'onde s cofi nella noce quando non ui è oftacoio nella prima non dì«
inurbala fecondarne le feguenti, ma tutte con la loro rifuonanzà peruengono alle orecchie, fi di quelli, che lo* no abballo, come di quelli, che fono ad alto, però gli antichi Architetti feguitando i ueftigi della natura, nel •cercare la ragione della noce, fecero i gradi de i Theatri in modo,che ordinatamente afeendeflero , & cercarono per la regalare Mathematica , & Mufica ragione,che ogni uoce, che dalla feena ufeifie, chiara, & foaue all'orecchie de gli fpettatóriperueniffe. Se~aiunque la noce perla aere in giro fi motte, chi dubita, che la fórma ritonda, è ciuciare non fi ccnuegm al Theatro ? perche quando il
Theatro fi-fife di firme angulari, non egualmente la uoce terminarebbe, perocché alcuni udirebbero bene, cerne più uicini, alcuni male, z0 come più lontani. Ecco adunque come l'Architetto ejjer itene, er M ifco, er tiaturde, ma molto più per quelle, che fegue, come fi ne* dra qui fotto. fòiceadunque Vitr. o/t antichi Architetti hauer vfato la regolata ragione de Matheitiàtìcì, intendendo per canonica, è regolata la ragione de
numeri, dellaquak t Mufici eff erti fi fogliano feruire ,cr comprende la [peadatione, er la pratica dicendo. La ragione de Matematici, & la Mufica.
Et perche il luogo fa più nfuonante offra la circolar figura de i Theatri, olirà il giujìo falimento de i gradi toccati tutte da wta jleffa linea ,
ne i loro angult, fecero fopra gli ultimi, er fupremi gradi un portico à torno il Theatro di fopra con ampie aperture dauanti, ma chili fio da dwtro, accioche la noce foUenirando in quelle ampiezze rjffuortaffe jotro queuoln, come rtjjuona nàie cauerne, er ne gli injirumenti, che hanno gran corpo. D qWejii portichi rie dira Vttr. al fuo luogo, fin tanto auuertiremo à quello, che eghiice. Perche fi come gli organi nelle Lime d'ottone, odi corno fi iaimo perla diefi perfetta alla chiarezza dei filoni delle J0
corde, cofi dà gli antichi le ragioni de i Theatri con ragione Harmonica allo accrefeimento della uoce fono fiate ordinate. Cioè fi come alla ragion delle corde, er del loro fuono, s'accordano gli injirumenti da canne, ty gli organi, cofì con Armonica ragione al*
lo accrefeimento della uoce fono fiate ordinate le ragioni de i Theatri da gli antichi, come, che egli uoglia dire, che la diefi, che è la mini* mx uoce,& principio d'accordar gli Strumenti, habbia dato la regola a gli organi, di ejjer accordati. Entra adunque Vttr. con quello prò* pofito à ragionare dell'Armonia,er dice, che cofa ella fia, er ne fiale figure, er deferittioni interpretando la mente di A riftexeno , del* duale pero non doiwmo noi troppo asficurarfi, imperoche egli attnbuiua il tutto all'orecchie, niente daua alla ragione , dimdeua il tuono in due parte eguali^ofa non approuata da i buoni Armonici, er finalmente, è hcentiofo, er dubbiofo authore. lioi efponeremo Vitr. er à i luoghi fuoi diremo la noàra opinione, er leggerei qui il titolo del feguente capo dell'Armonica , intendendo fcienz4, pw preuo, che 4eff Armonia ì fé forfè Vitr. non allude à i mfi Echei, de i quali ne dira poi. 4c, CAP. Hit. DELL'ARMONIA,
l'ARMONtÀ e Mufica litteratura nafcofa,6c difficile, e fpecialmente à quelli, che non han«
1| no lettele Greche, perche alcuna cofa di quelle non ha i nomi Latini, & peto quanto mi fera cuna cello, più breue dagli fcritti di Ariftoxeno , quelle mi forzerò d'interpretare, & di defcriuerela
fua figura, di degnando ancho le terminationi de ifuoni, accioche chi con diligenza attenderà
poif i agevolmente capirle.
A Uà M uì tea appertiene, er confederare 4 er operare d'intorno, à que numeri, che ad altri fi riferìfeono, aggiuntata 0
il fuono , penuhc divideremo U Mufica principalmente in due parti, dellequah una fera tutta pofla nel giudtcìo della ragione , er di quella poco ne parla Ari&oxenp , come di quella , che confiderà la natura, la differenza, CT la propietd d'ogni proportione, er d'ogni con fon an* za, er pone difìintione tra quelle co/e, le quali per la loro fottigliezza non pojfono ejjer dal fenfogiudicate . L'altra nelle operationi con* jumandojì, et praticando in dìuerfe maniere , fi con la uoce, come con gli strumenti, ey componimenti ddettera il fenfo de mortali affati* ca>o, er porgerà gentile ammaejìramento della ulta (come nella Poefiafi uede) laquale è una delle parti di quejta Mufica principale. Mu- fica adunque è ragione, er elftratio della natura Armonica . Natura Armonica è quella, che fi può adattar infime. La ragione non ope* ra cioè non dtfeorre fenza Voccafione del fenfo, perche non fa gtudicìo di cofe, che prima non fiano conofeiute. E adunque necefjano con* gwgnereunaparte,crl'altrainmodo,tkeilfenfoprìmas'adoperi,dapoifegualaragìone. Ondeben dice Boetìo , che bella cofa e co* nofeere con moia, er uìa, che cofa e, ©"ciò, che apporta quello, che è communi à tutti i uiuenti. Di' quelle cofe il uulgo non ha dubita* tione , i dotti fi torcono, i conofeenti fi dilettano, Et però la Mufica, che diletta la mente, er l'orecchie, è congiunta con la moralità, er $0 con la jpecuta'ione. Accioche adunque il fuono accompagnato dolcemente peruenga aUe orecchie, er che quei giri, che fa la uoce nello ac* te non fimo impediti l'uno dall'altro , ma foauemente s'accompagnino, er svalutino inficine, er accioche, la mente fi ruwlga a confiderà* re la cagione delia dolcezza, della foauita de' fuoni, bifogna prima confederar il principio , da cut la uoce prende l'attitudine, di poter tffer regalata, er di cadere fotto iArmonia, er con quale mouìmento, ella fi motta ,er come peruenga Ma perfetta compofitione al* che fare, era necejfarip prima dire, che cofa fujfe uoce, er come nello acre fi moueiu, pero Vitr. ce lo ha dimostrato di fopra, er il refiante è qui fotto. La ucce* quando cori matafioni fi piega, alcuna uolta Ci fa grane, alcuna uoltafi fa acuta, &à due modi fi mone, dei quali uno ha gli effetti fuoi continuati, l'altro dittanti. La noce continua non confìttene i termini, ne in alcun lupgo,ma Tuoi fare le fue terminationi non apparenti, & gli interualli fuoi di mezzo manitelti, come quando nel parlare dicemo, Sol, Fior^Mar,Ben, percheà quefto ne doue comincia, ne doue termina fi co- „e nofee, ma ancho ne di acuta grane, ne di graue acuta efler fatta dalle orecchie fi fente: Per lo contrario au= nienc,quando la uoce Ci mone con diftanza,perche, quando la uoce mutando fi piegagliene à determinarli nel fine d'alcun tuono, dapoi ili un'altro fi muta, & ciò fpeffo facendo di qua, & dj là pare meonftante à i fenfi, come auuiene nelle canzoni s nellequali piegando noi la uoce fàcemo uariare il canto, ck però quando la uoce con interualli, e fpatrj diitanti fi (nuta*cpn maniieiti finimenti di tuoni appare d'onde comincio, & d'onde liebbe fine, nia j mezzi, che fono tra gli interualli, fi ofeurano. Quejta
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0_V I N T CX HI
QaeSd dìuifbne (come dice Ariéìoxeno) è fatta per (epurar la uoce,cbe è itti ai entrar in Arinomi di quella, che non è atti. li uoce iiwtqm
in due modi fi muoue, prima in modo, che pare dU'orecchia, come è, continuata, ne che me fi firmi in alcun modo di terminatione, quefla daU lo effètto fuo fi chiama continua : ma dall'ufo fi chiama ragioneuole,perche con quel movimento di uoce falerno parlare, è ragionare, non alte» rondo la uoce. Mouefì dapoila uoce in ntodo,cbe pare dijlinta, er che fi parta da un luogo d'altezza, all'altro, cr che mute ditterfe termina* tioni de fuoni, cr cofi fi chiama dallo effvtto,dislinta: ma dall'ufo melodica, che tifata da chi canta, ò recita uerfì : perche, quando noi canta* mo,ò recitano uerfì, alzano, er abbacamo diéìintamente la. uoce fermandola, cr ripigliandola fi, che ilfenfo la dijìingue. Benché Qoetio uo* glia,cbe nel recitar de uerfì ufano una uoce mezzana,e mfà<t,tra la continua, er là dijlinta. La uoce continua, cr duno ifleffo tenore non e al* la confìderatione della Mufica fottopojìa, perche doue non ègrauc, er acuto, non è confonanza. Ma fi bene la éfìinta, ne quefta aneborafem ' ra atta, alle confonanze prima , che ad un certo luogo peruengi, fi come aduiene ì molti corpi, i quali non fono atti ì cadere fotta la ragione dd pefofe non hanno uni certa quantità, e grandezzate pojfono uenir [otto la profaettiui, fé non hanno quel tanto, che fine del non poter tg, effer ueduti, er principio deWejfer uedutì, perche la natura non comporta, che le minime differenze fìano à ifenfì degli bttomini fottopo&e. Adunque ilfuono diiìinto,?? ridotto ad una certa, grfenfìbile quantità è principio della Armonia , come la unita è principio del numero, il punto deUa linea, lo injiarite del tempo. La natura ha circonfcritto la uoce di ciafeuna in modo, che! primo luogo d'effa è il più grane, er il _ più baffo, che efjer poffa in ciaf cuna, ma perche facendo fempre unfuono, er in quello fèrmandop la uoce non riunirebbe alcuna Armonia, pe
s"o deano le itoci, er i fuoni mutarfì, erfalire, accioche la più buffa, con la più alta proportioneuohnente riffionda, la uia adunque della filiti, anzipur lafalitìp chiamafaaiio, dìfiìntione, er interuaUot ma la comparatione ri/petto i termini è diuerfi, perorando lofaatio, quando la . noce éalbaffo afeende aU'aìto, dìcemo, che la fi fa più intenta, più acuta.fi più alta t ma quando dall'alto fitparte,et uieneal baffo dicemo,che la rimette, er abboffa, er che diueniagraue, er/? come la natura, ha dato il principio della uoce alla parte più baffa,di cui la Mufica fene ferue, cofifalendo quafi per gradi, è neceìjario trouare il maggior termine, alquale poffa la uoce naturalmente per uenir e, non in modo,che quello, che la natura ha dato, per più alto fi prenda dall'arte, ma in modo, che fatto quello fi troni quelfuono deUa noce, chefia il più al:o,& rijpon- *o der poffa al primo in perjittisfìma confonanza di maniera, che fé oltre fi pajfaffe con la uocefakndo altra confonanza non fi trouajfe , che le contenute nella più perfètti,cioe in queUa,che abbraccia tutte le altre,come peruenendo al dìeci,fe più oltra paffar uolemo rittomamo alla uni tì.Ma perche non fi peruiene dal primo all'ultimo,cioè dal pia baffo al più alto fuono fenza mezzi,pero falédo la uoce dal primo,?? più baffo luogo alfommo, er più alto, che regolar fi poffa, è neceffario, che ella tocche diuerfi gradile? quelli pano con giusìifaatìj difiinti,<y propor* lionatù L'ordinanza adunque della f dita delle uoci da Greci è detta Sijìana, cr da nojlri Scala, er perche ancho la riducono infegnandocela fu la mano, però la chiamano ancho la Mano, ò perche ella fi deue hauer ì mano come un Enchiridio. 1 Greciuogliono dir ordinata campofi* tionej nojlri commodo, er ben compolio falimento, ò ficaia, er quel falimento fi da ad intendere con riga, è (patio. La ficaia adunque è una conjlitutione di righe, è faafij dritti, er egualmente prodotti,nellaquale fcritte fi uedono le note d'ogni canto. L'ufo delle righe, er de gli fai* tij è accioche fi conofea dijlintamente la disianza della falita, es deUa dìfcefa delle note Squali altro non fono, ebefegni di mandar fuori la uo ce, hauemo adunque fin bora come efjer deue quella uoce, che è atta alla melodia. Et Vitr. lafciando molte cofe, che dice Arisìoxeno fra mez 30 3:0, uiene alla diuifione delle Melodie, er dice. Le maniere de i canti fono tre l'una è detta da Greci Armonia, l'altra Chroma, la terza Diatonon. Il canto Armonico,
è dall'arte partorito, & per ciò le canzoni rittengono granita, & authorita non poca. Ma il Chroniatico ornato di fottile foiertia, è fpeflezza di moduli porge più luaue diletto 5 II Diatonico per eifer naturale, e più facile per la di- sianza de gli interuaiii. v Ss io hauesfi à trattar della Mufica io la ordinarci altrvincti,ma bora io ihtedo difeguitar il modo propoPco da Vit.Maniera,ò Genere/ un certo
eopartimento degli ffiatlj nelle fcde,<& nelle ordinanze,che rapprefenta diuerfe idee d Armonia,w di quejii diremo partitamele•qui fottojlt cendo chiaro,queUo che pare à molti difficile, er ofcuro.Tre adunque fono i generi della Melodia. Chromatico,Diatonico,Armonico.Quejlt prendono i nomi loro dalla uicìnanza, ò lontananza degHjpatìi nelle ficaie, cr ordinanze. Armònico è quello, che nella fui ordinanza abon* da di pr osfimi, e picciolisfimijpatij, è breuisfìme jaiite della uoce, er è cofi chiamato quafi adattato, e confertato. Diatonico è cofi detto per* 43 che abonda di jfiatij diììanti per tuoni, quafi andante per tuoni, er in quello la uoce molto fi jìende. Cbromatico è quello, che più abonda nel fuo compartimento di Semituoni. Chroma fignìfica colore, ey perche ìguifa di colore, questo genere fi muti dalla prima intentione,pero è cofi nominato. Dì que&ì tre generi più ideino alla natura è il Diatonico, perche egli fucciede quafi da fé ad ognuno, che canta fenza ammae* finimento. Più artificiofo è il cbromatico, come queUo,che dagli ammaeàrati folamente fi efferata, er però la maggior parte s'affaticaua in quefto genere, perche fempre uoleuano raddolcire, er ammollire gli animi Lo Armonico è più efficace, er èfolo degli eccellenti nella Mufi* ca, er e prejtantisfìmo tra ogni componimento, er molti per la debolezza loro non lo ammetteno, perche non fi pub cofi facilmente metter in ogni ufo. Seuero, fermo, er conciante e il Diatonico, er dimojlra cojìumi, cr habiti turili. MoUe, er lamenteuok è il cbromatico. (Quando adunque fia, che noi uogliamofare un'ordinanza ò una ficaia, che tanto è, quanto accordare uno frumento, neceffario è, che difubìto fappia- mofecondo quale de i tre generi la uoglìamo compartire, perche ì materie dolci, cr lachrimeuoli ci mole il Cbromatico, er ad altre grandi, beroìche il Diatonico,come altre ad altri generi,ò mefcolanze di quelii,perche ogni genere i più modi facciali fi può partire,?? quelli portico j o Uri copartinunti di aafctm genere gli danno un certo affieno, CT forma diuerfi, quafi ìguifa di Pittori colorandogli,accioche fi facciano udì re fecondo le idee, che fi uuolc, cr nanfifiiccia 4 cafio la imitatìone delle cofe, che fono granii, conjlanti, molli, mutabili, temperate, ò, mez* Zane , come porta la lor natura, nel che confìtte ogni bello effètto dell'Armonia, però fi come è cofi degna di confìderatione, cofi à di noiìri è poco confidenti, er molti penfano col genere Diatonico fattsjare ad ogni qualità di cofe, è Ranno opinati ne uoglìono udire alcuna ragione, è perche par loro douer perdere quanto hanno imparato, ò che imposfibil fia ojferuar que&e regole, ò perche neramente fono ignoranti, è farezzatori di quello, che non fanno. Io uorrei che qui fusfi luogo di efaonere le idee, er i colori conuenienti ad ogni qualità di cofe fecondo i loro generi, perche con uiua efperienza delle orecchie, conjir* mata da immcibili ragioni gli farei conjiffar Ferrar loro, ma troppo tempo,& maggioroccafione fi richiede,ben conclu* do che molto in nano s'affaticano, fé penfano col genere D'iato* Mesi A-B<\ \\ Aìtottn
meo fiolo rappr e femore gli affetti humani, perche come dice
Vitruuio» In quelle tre maniere disfimiglianti fono le difpofìtio*
ni de i Tetracordi, perche i Tetracordi, che appara tendono al a;enei:e Armonico han due Tuoni, & due Dieil y La Diefi e la quarta parte del Tuono, & coli in un Semituono fono due Diefi . Nel Chromatico fono pofti in ordine duemezzi Tuoni,ma ihterzo fpatio, è, di tre Semituoni. Il Diatonico uà per due continuati Tuoni, <Sc con lo terzo fpatio d'un Semi*- ^. JL w i>ì.i^^__________^_T^1 7»
tuono, compie la grandezza del fuo Tetracordo, oc
cofi i Tetracordi ne i tre generi agguagliati fono, & pareggiati di due Tuoni, Oc d'un bemituono. |
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,4» LIBRO
In ogni Tetracordo d'ogni genere fono quattro termini, òfuoni, è gradi, che uoglìamo dire, tutti [aitano ad unafomma in tre [alti, ma dìuerfa*
mente s percioche ìlgenere Armonico fole da la meta d'un Semituono,che diepp chiama,ad un'altra meta d'un Semituono, cr d'indi allofpacio di un étoKo , li chromaticho ha lo primo fpatio d'un Semituono, cr fìmilmente il fecondo, ma [ale poi ad un Trìhemìtuono. Finalmente il D'Atonico, hi lo primo (patio d'un tuono, ti fecondo d'un tuono, il terzo di mezzo tuono. Si che in ogni genere il tetracordo è comporlo di due tuoni zx mezzo, cr queflo è quello, che dice Vitr.che i tetracordi fono ne i tre generi agguagliati, er pareggiati di due tuoni, er d'un Se mituono. Et perche s'intenda meglio quello, che dice Vitr. diro che cofa, è, tetracordo-, che cofa è fpatio, er interuallo,cr dichiaritogli ah tri tenvìnipopt daUui, quanto al prefente bifogno io penfero, chefia per fatisfare, con quella breuìtà, er chiarezza) che fi può infimile ma teria difficile, dfcofa, er alia lingua noUra jiraniera. Delle pale, er ordinanze perfètta, è, queUa,che tra i gradi della più baffa,cr della più alta uoce contiene quella confonanza,che le abbraccia tut
te, er quello non fi può fare fc la ordinanza della [cala non tiene qumdeci gradì di uoce, er quattordici jpatìj, Grado io intendo il luogo della ta uoce, ò, alto, ò, baffo, che patina perche da prima nel mondo l'huomo non ha fatto le co/è dell'arti perptte,ma le faenze, er le dottrine à pò co a poco con l'aggiunta de ifucceffori crefaute fono, però non fu ritrouato da principio tutta la fcala.cr ordinanza delle noci, ma ben dapoi fi fono firmati tutti ìgraii,la onde nel firmare gli inUrumenti mupcalip ufauano le corde,cr i nerui,i quali rtndeusno ifuoni proportwnati, er ancho fi effercitauafenza alcuna Mnpca la ragione [opra una fola corda, partendola numerofamente in modo , che toccando quella nota, er poifopra uno fpatio determinato, rendeua quella confonanza, che fi cercaua. Chiamauap quepx forma monocordo, di modo, che egli fi faceua d'una corda fola. Magli antichi uolendo effercitare la Mupcafaceuanogli firumenti di più corderai numero dellequali dauano i no* miàglifìnmenti,et pero chiamauano Tetracordo lo frumento di quattro corde, pentacordo quello di cinque, er cofì nel repopno allo firn mento pentecacordo, cioè di quindici corde corrifpondenti à qumdeci gradi, è fedite delia uoce, chefpatij, er intendili fi chiamano (come ho detto) perche altro nonèfpacio, che quantità della uoce tra duefuoni, er quii riprefo Ariftoxeno, che pone lagrauita , er l'acutezza della uoce, in qualità, er non in quantità. Da quefiop ha, che alcune ordinanze feranno maggiori, alcune minori, maggiori fon quelle, che han* zo no più gradi, er minori, quelle, che ne hanno meno. La onde grandisfìma fera quella, appresogli antichi, che hauera quindicigradi. Dico fecondo gii aniichi,perche, ;', moderni, nehanno aggiunti degli altri alle loro fcale, perche niente ci meta, che con ragione non andiamo più cltre,efpecialmente nel fare gli firumenti Mupcali, che pofjono falvce più alto, che la noce hwnana,laqudk temperatamente tra quei quìndici fi contiene, fé più oltra paffaffe, potrebbe effer ftrepitofa, er inetta alla ordinanza, ilche non aduìene in molti firumenti. Dichiarilo hauemo che cofa è (patio, er che cofa e Tetracordo, repano alcuni altri nomi per fare U intelligenza di Vitr.mani fella, er fono quefti. Diep, Tuo* no, Semituono, Trihemituono, Dttono.che fono i nomi degli interuaUi, il Tuono adunque, è il principio della confonanza, cioè il primo ter* mine, sfondamento della confonanza, nato da proportione fefquìottaua. Confonanza è uno impalamento de. filoni grani er acuti, che con diletto all'orecchie peruiene.ìo ho detto.<che cofa e proportione féfquiottaua,cioe quando il più contiene il meno unapata,et l'ottaua parte del tutto, come noue contiene otto, chi uuole adunque proportionare ifuoni, è neceffario proportionare gli fpatij, er chi uuole proportionare glijpaUj, Infogna ufare i numeri,cy le loro ragioni, er quella proportione, che è tra fpatio è fpatio ,fera ancho dafuono afuono, pero doue 3® lojpaciofera con fefquìottaua, ò uero altra proportione de numeri compartito, ancho il fuoiio hauera la ifleffa comparatone. Volendo adun* que porre un tuono fopra una corda,bifogna partire la corda in noue parti, er ponerè lo fcagno fopra le otto,per che fuonando la corda nota, er poifopra lofcagnello, ella renderà un tuono. Sia la corda a.b.diutfa in partinoue, dico, che la parte.c.b.fuonera un tuono,con tutta la cor da, ma e prima Humffono,che è uno illeffo, er perpetuo tenor della uocefenza afcefa, ò difcefa, come hanno tutte le note, che fono fopra la ipeffa riga, ò tra lo ipejjofpatio. La doue l'unìffono non e jpacio,,ma fondamento deglijpatij,come ut,ut,re, re, fopra urììjleffa riga, ò in uno illeffo fpacio. Ma il tuono, è,dipanza dì uoce da una riga alfeguente jpacio, ò per lo contrario, come dal ut al re, ò uero dal re al ut.Et qui att cho è riprefo A riftoxeno,che non ufa numeri nel notare le uoci per racorre le proportioni,ma piglia la loro diffireza nel mezzo,di modo,che egli pone la jpeculatione nelle uoci, ma in quello, che elle fono differenti, cofa non ben confiderata credendo faper la differenza di quelle uoci dellequali egli v.t grandezza, ne mìfura ritroua, dando il tutto algiudicio deUe orecchie. Diuìde egli il Tuono in due parti eguali, er quelle chiama Semìtuoni, er non fa che ninna proportione foprapartiente, come,quella in che conpile il Tuono,p può in due partì eguali diuìde* 40 re. Ma feguitamo noi quello che per uero ì dotti hanno approuato. Poi che adunque il tuono non p può partire in due parti eguali, perche conppein proportione foprapartéente,p partira in due parti difeguali, una dì effe fi chiama Semituono minore, crDiep. L'altra Semi* tuono maggiore,?? Apotome. il Semituono minore, è quella parte del tuono per laquale la proportione fefquiterza è maggiore dì due tuoni, cioè di due fefquiottaue, ecco l'effempio: parti la corda in quattro partì,e fatto la prima poni lofcdgneUo, quella ifteffa uotafuonera una fefquiterza con la piena, perche cop e lo jpacio diuifo. Se adunque panerai fopra la detta corda due continuati tuoni partendola, come ho detto dì fopra, dico che lo jpacio che fera dal fecondo fcagnello doue è fegnato il fecondo tuono, al terzo , tifuonera il Semituono fpatio da mi afa, er cop hauerai quattro termini ut. re. mi. fa. è tre fpacij, l'uno da ut a re, che è un tuono , Paltro da re à mi, che è il fecondo tuono, l altro da mi afa, che è un Semituono minore, ò Diep, che p chiami, er qui hai il tetracordo del genere Diatonico, che ferra la confonanza, nata da proportione fefquiterza, che è le quarta, che fole da ut afa, per due tuoni, è un Semituon minore, il Semìtuon maggiore è il reHan* te del tuono, cioè queào,che è dì più della fefquiterza al terzo tuono, pero poni tre continuati tuoni, er la fefquiterza come di fopra, er ha* yo uerai dalla fefquiterza al refto del tuono il Semituon maggiore. Qucfto nome adunque di Semituono non importa mezzo tuono à punto,fì co me à dire femiuocale, non p piglia per la meta della uocale à punto, ma perche è meno, cr non aggiugne aU'effer uocale, er àfar uoce da fé, pero fi dice Semiuocale, comehauemo detto nel Quarto parlando di Semimetope, er Semitrìgltp. Dico poi che il tuono,ej Semìtuono, ben* che non fanno Armonia è confonanza, nientedimeno egli fi deue hauere confideratione dell'uno, cr dell'altro,p perche disìinguonogliff>a* iij delle confonanze, er mifurano i mezzi mupcali, fi perche lefode confonanze, per Xun, er l'altro p legano inpeme, cr finalmente alluno, er all'altro s'attnbuifce la fòrza dì commouergli affetti, ì numeri d'un tuono fono s. e 9. dì due 81. yz, 64. er p fanno moltiplicando s in fé, 9 iufe,er 8 in 9. i numeri di tre tuoni fono 719.64.8.576.512. moltiplicando 81.72. 64. per noue,er 64. per otto, ercop puannoi tuo* ni con numeri continuando, ne iquali la proportione del maggiore al minore è fempre fefquìottaua. Tuono adunque è come ut ,a re. da riga à fpatio. Ditono come da ut, à mi, afeendendo er da mi, a ut, dipendendo, da riga al fecondo fpatio, pur che non uìpa Semituono di mezzot diletta, ma non è confonanza, er p chiama terza maggiore. Trihemitonio come da re, afa appendendo, er chiamap ancho fefyuitono, cr è 60 fpatio, che abbraccia un tuono, er un Semituon minore, er fé bene uìen alVorecchie foauementc non è però confonanza, perche le confonan* ze non fono in proportione foprapartiente, er ìlfefquitono è in tale proportione,{come fi dira poi) chiamap da i moderni terza minore, er e lofjpatw da una riga ali altra, pur che tra mezzo uìpa un Semituono, il Semituon maggiore {come ho detto) è lo auanzo dì tre fefquiottaue leuatane lafefquiterz<t, er perciò è detta Apotome da Greci, er aliena dal genere Diatonico, perche nonp admette nel componere, non ha* uendo luogo tra le corde,perche à nìuna corda può rifpondere per far con quella alcuna confonanza. Conuengono tutti quepìffiatij in quello, perche tutti fer nano alla mupea, il tuono, cj il Semìtuono feruono per fondamenti alle legature de i tetracordi,il Trihemitonio cr il Ditono, perche dilettano, cr perche uanno ne ì compartimenti de ì generi. Dilettano molti fuoni, che però non fono confonanze, come è la terza mag gìore, cr la minore, cr lafejla minore fatta dal Semituono, con la diapente, cioè con l'aggiunta d'un Semituono ad unafefquialtera ,e fifa quando p paffa da cìafcuna linea allo terzo jpacio, che contiene duefemituoni minori, e tre tuoni, come è da mi afa cantati per la fella. Emi ancho il tuono col Diapente, che paffa da ciafeuna lìnea al terzo feacio, ma ui èfolo un Semituono, è quattro tuoni, come da ut à la cantati 79 per la fepa, cr chiamap fefta maggiore ♦ mui ancho la fetiima minore, che abbraccia due Semituoni minori, è quattro tuoni, come da ut à mi da uno fpatio al quarto fpacio, ò da una lì*
nea alla quarta linea, àfono ancho molti altri fpatij più prelio nello effercitio, che nelle regole collocati, come è la nona, la decimarla undeci~ ma, er la duodecima, mail quepì altri ne han parlato. DeUe confonanze diremo poi. |
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Diapente.
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Quinta
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Semituono con Diapente,
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Tuono con Diapente.
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5 emidi tono con Diapente.
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Diapafon. Doppia. Ottaua.
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Disdiapason.
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JDiapasoncon Diapente
Diapason. |
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Diapente.
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Diatessaron.
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2 6
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li 16
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24
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Mora battendogettato noi i httoni fondamenti, trotteremo Vitr. Dice egli, che diuerfe fono le difftofitlone, e?"i compartimenti de i Tetracor*
di, ne i tre predetti generi, cr lo ragion è queiìa ; perche fono applicati 4 diuerfe intentioni, cr idee di co fé buffe, ò grandi ,òdi mezzo. Dichiara poi la dijjsofìtione di ciafcuno, er dm, che la dìjpofìtione del Tetracordo, nel Genere Armonico,cbe egli Armonia dimanda con* tiene due Diejì, er due Tuoni, cr s'intende 4 questo modo, che la /'alita dalla parte grane, cr baffo., all'acuta, cr alta fi fa falendo dalla metà d'un Semituono, che fa lo primo fpacìo, all'altra metà, che fa lo fecondo, cr da quejio fi fate attoffacio d'un Dituono, intendeua A ri" 49 jìoxaio la metà à punto, ma non è cojì (come ho detto) ferra adunque qaefìo Tetracordo la quarta, che Diatteffaron fi chiama. la ordì* nanza adunque del Tetracordo Armonico fènduta la prima uoce dalla parte graue uà datti proportione fefquiquadragefìma quinta, attafefs quiuigefmd terza, CT indi alla fefquiqiiarta, er ritorna per gii ijlesfì gradi abbracciando il primo Tetracordo, cr quejio procedere fa* tendo è dalla diejì alla diejì al Dituono neglifpacij fuoi, er qui diejì è la metà del Semituono minore, che prouiene dal partir la differenza degli ejìremideUa fua habitudine in modo, che la maggior fìa alla parte più alta, er la minor alla pili graue. ha Diejì in Greco è ancho Te* tarternaria detta, cr però Vitr. dice che la Diejì, è la quarta parte del tuono, cr che nel Semituono fono due Diejì. Ecco thabituiine de gli estremi del Semituon minore è imperché il Semituon minore conjìjle in questi numeri 25$, cr 24?. ij. adunque è la differenza, quefta fi parte in due parti una maggiore ,che è di fette, laltra'jninore, che e, difei, la maggiore § pone alla porte più acuta, la minore alla pia graue. Vedi adunque quanto breuifono gli fpatij deWArmonica melodia, che à pena peffono regolarfì dilla ragione, non che effer comprefì dalfen* fo, e però altro colore, e compartimento di questo genere non jì trono., per le fopradette ragioni de i minimi interualli, ma perche Die/? ^o s'intende la meta del Semituon minore, er non U metà del maggiore f perche la confonanzo, che rende à Tetracordo e la Dkteffaron cioè la quarta, che fi compone di dueTuoni,crun Semituon minore, il Tetracordo Chromatico è compojìo difbatij, che contengono il Semituono minore, il maggior e, cr un fefquituono, ò Trihemituono, quello perche ha gli fpatij alquanto più larghi, er accommoda* ti,rìceuedìuer(ì colori, cr però ne ha due. Nel primo, che jì da al Chromatico più molles'afeende dalla fefquiuigefìmafettimo per la fafquiquartadecima atta fefquiquìnta ,cr fi difeende al contrario, CT tutta uid rendono gli ejìremi del Tetracordo la quarta ,ne può rendere altra confonanzo, poffando per quejli interuatti, chiamajì mobile, imperoebe è mutabile, lamenteuole, er ajfvttuofo. Nel fé" condo colore del detto genere il partimento più acuto è quello, che dalla fefquiuintefima uni poffaper la fefquiundecima atta fefquìfejla , cr qui con il fecondo colore, che jì chiama Sintono jì rinchiude la diatejfaron nel Chromatico Tetracordo. chiamajì questo colore S intono, ri/petto al molle, percioche è meno mutabile del molle, er meno lamenteuole, cr affituofo : er qui fi può confìderare come è neceffario fé* condo le intentioni confertare le ordinanze, er lefcale. Accioche fé riporte quel uanto detta Mufica, che diede tanto nome à gli antichi. ga Seguita il Tetracordo del genere Diatonico, quejio perche bagli'fttitf maggiori, fi può in più modi colorare, cinque adunque fono ifuoì co tori, il molle, il più tirato, l'eguale, il Sintono, il Diatono. Nel primo, che è più motte,cr rimefio dalla parte più baffi dama fefquifet* tinta per unafefquinona afeende od una fefquiuintefima, chiamafì molle, é rimeffo perche tra i colori di quefio genere rende unbabito pia tetti perato degli altri. Nel fecondo colore del detto genere, quello, che è più tirato, ma non però anchora ben gagliardo comincia dalla fefqui* uigelìma fettimo,paffa per la fefquifettimo ne può far altra, ebefìa confonante, che uno fefquìottaua, chiamafì motte intento, percioche egli tiene una uia di mezzo tra il precedente molle, cr ilfeguente di cui diremo bora. il terzo colore, è quando la uoce hauendo già il fuo primo luogo col più baffo fuono determinato fole al fecondo con proportione fefquiundecimo,cr partendo s'inalza uno fefquidecìma,cr férma il fuo no nel terzo luogo con unafefquinona, che altro non può fare, fé tiuolecon melodia tffer udito, Et chi non uede quanto regolato, fio il paffo, er la falita dì quefta figura falendo per tre continuate proportioni, però regolatolo nero per dir meglio eguale Diatonico fi chiamo. il quarto colore diffegna, cr colorìfce quejio genere da unafefquidecimaquinta cominciando, cr nel paffo dì mezzo firmo una fefquìottaua, 7o terminando in una fefquinona. Questi è fecuro, cr fòrte cr dinota babito mafebio ,cr è mólto intenfo, e però fi chiama Sintonon. il quin= 10 finalmente, perche abonda di tuoni ,fi chioma Diatono, cr è di due tuoni cioè dìduefefquiottaue, cr d'una diefì, cr quefio ancho, è più robujlo, e gagliardo di tutti gli altri. Et qui fi rinchiude il colore d'ogni genere uarioto fecondalo intentione de Compofitori, alche con gran de attentìone bifogna ouuertire^cr in ogni colore la firma del Tetracordo rinchiude la DÌateff}ron,cioe la quarta con due tuoni,cr una Dìcfì cr quejio è quello che dice Vitr. Et in tutti itre generi i Tetracordi fono pareggiati di due tuoni, cr un Semìtuono, cj le figure di quon* to sé detto con i loro mmeri fono qui fatto notate, gHii Armonico |
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differenze
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LIBRO
Chromatico molle Chromatico non languido
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»44
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Diatonico mote.
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Armonico
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Diatonico.
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3 io il 12
Eguale
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^ go _9o
Sintono |
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Ma quando es fi Tetracordi fono feparatamcnte con i termini di ciafcun genere confiderati hanno disfamile difTegna-
tione delle diftanze. Cioè la fomma de i Tetracordi è pareggiata, perche in ogni genere è abbracciata la Dìateffaron di due tuoni, er un Semituono,ma partitamene
te è differentemente fi fole alla Diateffaron in ciafcun genere, come s'è detto di fopra, conclude adunque dicendo. La Natura adunque ha diuifo nella noce le diftanze de i tuoni, & de i Semituoni, & de i Tetracordi, & ha finito le ter
minationi di quelli con mifure con la quantità de gli fpacrj, & con certi modi diftantijha ordinato lequalità, lequali tifando ancho gli artefici de gli finimenti fecondo le cofe conflituite dalla natura apparecchiano le loro perfèttio* ni à conuemeilti concenti. h'arte offeruando la natura ha ritrouàto le confonanze, égli artefici fecondo quelle fanno i loro frumenti, la natura ha dato il potere di far un
tuono, er un Semituono, ma l'arte ha ritrouàto in che proportione fìa l'uno e l'altro. La natura fecondo gli affitti fontanamente mone gli huòmini-,<zr le uoci, ma l'arte ha comprefo con uie ragioneuoli, er le quantità, er le qualità de ifuoni, er ha mefeokio igeneri, ritro* nate l'idee, applicate lefòrme,hora Vitr. ci efpone ifuoni, i loro uocabolt, er altre cofe pertinenti al propojìto nojìro. 1 fuoni,che da Greci Phtongi fi chiamano,fono i8.de i quali otto continuamente ftanno in tutte tre le maniere, ma gli
altri dieci quando Communemente fi cantano fono inftabili, & ruganti. A me pare che vitr. poteua meglio ordinare, quejtofuo difeorfo, perche adduce molte cofe prima, che hanno bifogno dello intendimento di aU
irò, che egli pone dapoì, però noi ordinatamente fecondo il douere procieder intendono. Certo è che ogni ordinanza di Mufìca, e compo* fìa defuom. Suono e cadimento, ò qualità indiuifibile della noce, la cui quantità ò grandezza è certa, è determinata, e principio della me* tedia,cym quello come nel propio elemento ogni concento fi rifolue. De ifuoni altri fono estremi, altri di mezzo nelle ordinanze. De gli e&remi altri fono graiiisfvnt, fatto i quali più baffo non fi uà, altri acutissimi, fopra i quali più alto non fi uà nelle perfette ordinanze. Di quelli di mezzo altri fono grani, ey acuti rifletto agli altri, grani fé riguardano à i più alti, acuti fé riguardano a i più ba$fì,chiamanjì adun <qm alti, cr basfì per comparatione, come tra gli elementi l'acqua rifletto alla terra è lieue ,rifbetto al fuoco è graue, er cofì l'aere compa- ralo ali acqua è leggieri, al fuoco è graue, ma la terra ègrauisfima, ti fuoco leggierisfìmo, perche fotto quella niuna cofa fogggiace, fopra quejio niente fopra ftà, ey forfè da quejlafìmiglianzafono fiate ritrouate le prime quattro uoci, òfuoni, che fanno un Tetracordo. ifuo- ni acuti nafeono da ueloci, e fhesfì,igraui da tardi, è rarj, mouimenti, come fi prona commentando, che una corda più tirata è pia ucloce^ tf una pm rimeffa, è più tarda. Similmente una corda tirata con più fpesfi mouimenti fi moue , cl?e una rilanciata. Et fé bene il m->«= amento pare unfolo, non è però da credere, che egli fìa uno, ma più, che pareno un folo per la gran celerità del mouimento, come che una conunua ntondita di fuoco ci appare, quando congrande celerità 7 fi gira una uerga acefa da uno de ifuoi capi, Rora dico che i fimi fono !>•
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EVINTO. »4,
fono ir. f'Jì chimono i fuonì uoci,co;m è quaiaàktmo quattro noci più in fu, fei noci più in gìu,prender la uoce, intonar la uoce, dar la uo*
ce,dico, che fono i$, nella perfètta ordinanza, benché piti ne fimo, come fi uede netta mano, che paffa le uenti uoci. Et ancho Vitr.ne pone 18. . ma in che guifajo dirò poi. Cominciarono gli antichi (conte ho detto) con minor numero dì uoci-,0 fuoni,à fare gli ftrumhi loro, poi aggiugnen do,e accrefcendo peruènero alla [omnia di i ?..Cominciarotto (dirò cofì) à quattro uoci,ò fuoni,cy fecero un Tetracordo.La prua uoce, cfoe è la più buffa nel Tetracordo chiamauano, fecondo che portaua la natura della cofa. Hypate cioè prima,et la feconda Parhypaté,cioè uicina al- la primaJa terza Paramte,cioe penultima^'.la quarta nete, cioè ultima. Ecco con quanta facilità fenza u[ar i nomi ddle lingue tirane,la ra* gione,anzi in natura ce infegna ì tostar i uocabolt delle cofe,ma perche pur obbligati fumo àgli antichi per la fatica, che fatto hàno per noi, nelle faenze,però dichiarando gli afeurì loro Uocaboli,potremo uedere le ìnuentwn loro, quella de ifucceffori final tempo nostro. Le quattro uoci adunque del Tetracordo feranno uolgarmhe chiamate in quejìo modo. Prima:Pre(foprima,Per,ultima,&" Vltima,ma perche poìglì an* tìchinonfì fono firmati in un Tetracordo,nu hanno aggiunto piufuonì, però per la diuerfa cóparaiione di quelli hanno formati diuerfi nomi L0 de [ioni fin che dapoi l'iuuer trouato,è pofto infume due,tre,e quattro Tetracordì,hano fatto una fcala,et unordmaza perfitta,chiamarono aduque il primo [tono più baffoni più profondo Proslamuanomenos,che lignifica accettato,ò uer aggiitto apprefjo 4 gli altri,perche no ha rac nomsmaza con alcuno de i Tetracordì,ma è di fuori accettato,accioche egli-cofriffoda co la mezzana qv.efta uoce è pojla da i noflri la doue è a. ye,ma hauUone ancho esfi aggiunto un'altra dalla parte più buffa, fhàno chiamata Gami Magnificandola co una lettera. Greca,acaoche fi ài* notasi,che ancho quella uoce fufte déhroftata aggiunta alla mano,hon ufando quella lettera in altre uoci. Et fi potrebbe chiamare Eptprof* Imuanomenos^ò nero Hypopro$kmuanomenos,quafi fatto l'aggiunta,*! fecondo fuono è detto Hypatont Pero douemo fapere,che fé noi confi deramo,et ordimmo 1 Tetracordi feparataméte etafeuno perfe,<y no neUa perfetta ordtnaza,ey capitanala, fempre la lor prima corda,?? più graue,e chiamata Hypate (come ho detto) cioè prmcipale,ó prima, ma come fi metteno più Tetracordi infumi la prima corda rittime il nome di Hypate, ma fé le aggiugne llypatÒ à differenzi delle prime de ifeguenti Tetracordi, chiamafì adunque prima delle prime, che tanto - mot dire Hypate Bypaion,y cofì la feconda fi chiama Parhy paté Hypaton,cioe preffoprima delle prime, à differenza deUe feconde de gli al zo tn Tetracordi. La terza corda è detta tlypcrparhypate cioè fopra la uicina aUbypate,percioche questa è più alta della Parhypate, chiamafì ancho Lycdnos,cìoe indice,perche fi come il dito indice ha dìftanza maggiore dal dito groffo,et alcuna fiata mmore,che dagli altri,per quefla fìmiglianza la quarta cordante è la terzi de i Tetracordi,ponendo la Proslamuanomenos per prìma,bauendo bora maggiore fbatio,bora mi n<yre,fecodo la. diuerfità delle barmonie,come fi uedra,fi chiama Lycanos ,quefta ne i Tetracordi [epurati fi chiamerebbe penultima,ma in qus fia ordinanza cofì chiamata dal luogo,che ella Hene.La quinta fi chiama Hypate Mefon,cioe prima deUe mezzane,chiamafì prima,perche è la prima delfecodo Tetracordo,chiamafi delle mezz<ine,pche ilfecodo Tetracordo fi chiama mezzano,pche è tra due tetracordi l'uno è detto deie princìpali,deUe prime,ilquak ila alla parte più balfi^t è quello,alquale fin bora hauemo polle le corde.Valtro è deUe cogiunte(come dire ino) ka Sia parte più alta. Ha perche no fi chiama quefta Hete, cioè ultìma,per effer l'ultima del primo Tetracordo ? et Hypate, cioè prima, per effer prima deificando TetracordoUico,che [e qm&o Tetracordo fi cefider affé dafe,ey nò neUa perfètta ordinàza cofì ^fognerebbe ehia maria cioè iMma,ma còfideràdofi infieme co gli altri, la nò utene ad effer ulwm.anzi la pnma,rifpetto al tetracordo di mezzo,che fegut; Era JO adunque neceffarìoptr la. aggiuta di altre corde,mutàdofi nouo rifpetco,et noua còfideratìone,mutar ancho il nome die prime,che inuero pare, che la natura habbia quefli nomi formati, ne altri nomi fi dareb'oeno alle dette corde da i più imfperti delU ìAufica,che dal fìto loro,et dall'or* àinc,cbe hàno,et quefto dico,pcrche altri non fi comouino,pcbe par alloro la tmpofitione de i nomi antichi diffìak^pche fon nati dalla necesfità ddVarte,fi che no fi mar miglino, fé con ragione fé m formano de noui,mx non fi deuejlarefuUeparole,quàdo fi<t,che deUe cofe fi prenda buon fartito,Perchè adunque fono uniti in und ordìnanzA i detti Tetracordi,?? le coparationi de ìfuom,?? deUe corde fono dwerfe, però fi danno {come ho detto) altri nomi à quelli Tetracordi uniti,che fi dareb'oeno, fé fafferò pofii dafejìesfi paratamente.offendo adunque due otto cor* éi,neUa perfètta ordinanza l'uno alla parte più baffa/altro aUa parte pm alta,& effendo l'uno et l'altro di due Tetracordi compojìo,poi,chc'l nome Hypate e diflribuìto à 1 cadimenti più basfi,fì come il nome di Nete,e dato à 1 termini più altì,però ad amendue i primi Tetracordi dal la parte più bajjafi dina i nomi prefi daU'Hypate,doue il primo tetracordo più grane è detto il tetracordo delle Hypate, cioè delle principali, cr Ufecodo,è chiamato il Tetracordo deUe mezzane,et lafua prima corda è detta Hypate Mefon,cìoe prima deUc mezzane,cr con quejlì au ^a uertvmenti il reftofi rende facile, però lafefia corda è detta Parhypatemefon, cioè uicina alla prima delle mezzane, che è la feconda delfecon do Tetracordo, lafettima è detta Hiperparhip.ìte,quafi fopra aUa prosfima aUe primeva ottaua è detta Mefon,cioe mezzana, perche uera* mète e nel mezzo de i Tetracordi. M a fé egli non fi andaffe più oltre,ey che fi rìnchiudeffe le uoci in uno Ottocordo ella fi chiamarebbe Nefe, «ce ultimarla perche e fine del paffuto ottocordo più baffo,cr è princìpio di queMo,che è alla parte più acuta,?? è la più baffa dì quello legan- do Imo, gl'altro infieme,però è detta mezzana come termine commune à due ottocordi,e? come legamento, er come quella,che tiene eguet le proportione con gli ejiremi. La nona è detta Paramcfon dalfitofuo ptrche,è,iucma alla Nuzzana, che è la feconda del terzo Tetracordo U decima è detta trite Diezeugmenon cioè terza delle difgiunte,perche nello finimento antico di fette corde ella era la terza in ordine aU'ultim pta,cy er& chiamata Paramefe,cìoe uicina atta mezzana nel terzo Tetracordo,ò nelfecodo ottocordo.Ma perche quefta corda rifletto aSota tocordo della parte acuta è cogiunia,è ricetto all'ottocordo della piugraue,è difgiunta,cioè h&coUigatione con quello, CT non co quajìo, però. fi chiama Dìezeugmemn,cìoè dsile difgiunte,è,feparate,come fi dira poì.Vmdecima é, detta ParanetepìeziUgmtnon,cìoè uicina all'ultima 50 delle difgiunte,z? è l'ultima dei terzo Tetracordo detto delle dìfgiunte,^ primi del quarto Tetracordo detto deUe altisfime,et eccelUnti,per che apartiene al [apranola duodecima, è detta Net e Dìezeugmenon, cioè ultima delle dìfgiunte, perche è la quarta, C5" ultima del terzo Tetracordo. La terzxàecima e detta Trite 'AÌperboleon, cioè terza deUe eccellenti, perche è la terza in ordine dall'ultima pofla neUa para te più acuta, ey è detta terza per lo fìto delle eccellenti, perche è del quarto Tetracordo, che fi chiama delle eccellenti, ey altésfime uoci^ che è l'ultimo nella perfètta ordinanza, la quartadecima è detta Paranete Hyperboleon,cioe penultima delle eccellenti, perche luì è colloca.* ta. La quintadecima è detta Hete Hìperboleon cioè ultima deUe eccellenti, altra laquale non fi afeende nella falita delle uoci nella perjit* ta ordinanza. Ma i moderni, chiamano quefta ordinanza (come ho detto) la fcala, cr uanno ordinandole uoci per gradi, con alcune fittabe, er con alcune lettere, cy dicono Gamma ut., a re. b mi7& cofì uan feguìtandojwidono in quattro partì la loro fcala, dando la prima d Baffo,la feconda al Tenore,h terza att'A lto,la quarta al Soprano, et cofì non pareno differenti dagli antichi, come fi cbìamaffero il baf- fo Tetracordo delle primejl tenore Tetracordo delle mezzane,l'alto Tetracordo deUe di[giunte,il [oprano deUe ecceUenti,ben è uero,che cofi 60 chiaramente non efyrimeno quefta intentione,perche diuidono la fcala. intre ordinanze,<ygli danno piugradi,ey chiamano cbiaui i principi] di quelle,àfimìglianza delle chiaui materiati,come quelle,che aprono certe, ey terminate melodie, <y cofi manìfeftano tutta l'ordinanza della fcda,come le chiaui nelle tope riuoltate aprèdoglt fcrigni fanno cìo,che era dentro nafeofo manife&o,la onde ancho le Note nominarono chia m.Segnano le chiaui con quejie lettere ab ed efg.dicono che deUechìaui altre fonograui,altre mezzanc,altre acute,le grauìfon quelle,che fi catana co uocegraue, et rimeffa, et chiamafì le chiaui del bajfo;et il canto per quelle citato fi cbiama il Baffojono otto,ry fi fegnano con lette re maggior. A.B.C.D.E.F.G. Le mezzane cofi dette fono,perche richiedono una uoce di mezzo tra la rimeffa ,er l'acuta, queiie falerno udire nel tenore,et neU'alto,or fonofette notate con lettere minori a.b.cd.e.f.g.k acute fon queUe per lequalifi canta con acuta,et dia uoce, CTfono cinque deferitte con littere minori ma doppie.aa. bb. cc.dd.ee.ey quefto fio. detto affine, chefeeondo diuerfa intentionefi uanno i no- mi formando ,eyle ordinanze, però gli antichi andarono fin' 1;, perche quindici à punto chiedono la confonanza detta Diapafon. I miderni fono andati a %z, rìfbetto à quellifirumenti,che uanno più, alto Vitr. ne pone 18. ricetto aUa compofitione de 1 TetrAcórdiyde iquah dira da* 7ffl poi, dice adunque. ì filoni detti da Greci Phtongi fono 18.de iquali 8. ftanno Tempre in tutti tre i generi fermi, & immobilità gli altri io. quando cómuiieméte fi cantano fono initabili,è uaganti. Stati fono quelli,che pofti,tra quelli che fono mobili, con» tengono la congiuntione del Tetracordo, & per le differenze de i generi ftanno ne i loro termini permanenti, ò< fi chiamano in quefto modo. Aggiunto,primo de i primi, primo dei mezzi. Mezzano. Vltimode i congiunti pieiFo ai mezzano. Vitimo de i difgiuti, Vltimo de gli^cclleti.Mobili fon quclli.che nel Tetracordo tra gli ftabìli ne L i generi
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i;s
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LIBRO
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i o-cneri difpofti,& ne i luoghi fanno mutatione, & fi chiamano à quefto modo. Vicino al primo dei primi, indice de
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primi,ìiicmo al primo de i mezzi. Indice de i mezzi. Terzo de i congiunti, preflo all'ultimo de i congiunti. Terzo
e i dif'muiti » Pretto all'ultimo de i difgiunti, Terzo delle eccellenti. Preflo all'ultimo delle eccellenti. |
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Armonico.
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Chromatico. Diatonico.
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Tuono
Semit. . Tuono Tuono Semit. Tuono. Tuono. Semih Tuono Tuono Tuono Semit. Tuono Tuono Semit. Tuono Tuono. |
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Tuono
Semitòno
Semitono
TrihemiL
Semiton.
Semiton.
TrihemitOft ,
Sentito.
Semiton.
Trihem.
Tuono
Semitono
Semitono
Trihem.
Semitono
Semitono
Trihemitono
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In ognigenere fi puh far Ferdinanda dì qtie&i fuonì,& dì queM altri fono jlabìli,altri mobili,^ uaganli. Stabili fono quelli, che tra i quindici in
ogni ordinanza di Mufìcttfìd di qualunque genererò colore fi uoglia firmi fianno nel grado loro,come termini delle conferenze, perche le con* fonanzefono le ijìéffe in ognigenere, però doueua Vitr. trattar prima de ifuoni,deglifbatij,de igeneri,delle confonanze.che confonder que* fle cofe. Mutabili fono quelli, che fecondo diuerfi generi, ey diuerfì colorì fi mutano negli fpatij loro, facendoli maggiori, ò minori fecondo il genere, ò il colore -. Ecco tanto nel Tetracordo del genere Chromatico, quanto degli altri gli eRremi fono fi abili, perche fi rijbondeno in confonanza,maleuoci,orifuoni4imezzofìmutanofecondoigeneri,perchel'ArmoniauadaDiefì à Diefì. lì Colore ò chromaticodd Semituono 4 Semituono . Il Diatono, uà da Tuono a Tuono, er però dice Vitr. Ma i Tuoni mobili riceuer fogliono altre uirtù, perche hanno gli fpatrj, & le diftanze crefeenti. Et dichiara come crefeono, cj dice dandocigli effempi. La pros fi ma alla prima adunque,che nell'Armonico e dittante dalla prima una Diefi,nel Chromatico e dittante per un
Semituono,& nel Diatonico un Tuono.Et quella, che fi chiama indice nell'Armonia, e dittante dalla prima un Se* mituono, ma trapportata nel Chromatico patta à due Semituoni, & nel Diatonico è dittante dalla prima per tre Se- mituoni,& coli le dieci noci per gli frapportamenti loro ne i generi, fanno una uarieta di canto di tre forti. Vcffempio è chiaro, ejr la figura difopra lo fa più chiaro. Seguita adunque Vitr.
Cinque fono i Tetracordi,il primo grauisfimo detto,Hipató da Greci, il fecódo mezzano detto Mefon,il terzo cogiun
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to detto Smémen5,il quarto diigiùto detto,Diezeugmcnó,il quinto,cheèacutisiimo,e detto
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in Greco Hiperboieó.
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Il Tetracordo delle prime dette Bipaton che è alla parte più graue, è quefto.
Bypate Bypaton.
Farhypate Bypaton. ì Trite diereumennn.
Licanos Bypaton. r"
Bypate Mefon.
il Tetracordo dette Mezzdne detto Mefon è quefto |
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unte detto Diezeugmenon è quefio.
enon.
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llenti, e foprd Acute detto Biperboleon, |
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è quefto.
Nete Diezeugmenon.
Trite Byperbolecn.
Faranete Biperboleon
Nete Byperboleon.
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Bypate Mefon.
Farhypate Mefon.
lycanos Mefon.
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Mefe.
il Tetracordo delle congiunte detto Sìnemmenonèquejlo* |
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Trite SinezeugmenÒ. t
Faranete Sinezeugm.> 60
Nete Sinezeugmenon «
Congiuntione è quando fi troua unfuono comune a. due Tetracordi continuati è fìntili fecondo ìdfigura.Difgiuntione è qudndo tra due contìnua* ti Tetrdcordièfìmili infigurd,e trappojìo un tuono, non niego però, che egli non fi poffa trouar alcune ordinanze communi, che alcuna fiata
fecondo la Difgiuntìone,<*r alcuna uolt a fecondo la congiuntione,non fi facciano. Tutte le congiuntioni netta immutabile ordinanza fono due.
La graue,& Vacuta. La graue è del Tetracordo delle prime, er delle mezzdne. L'acuta e del Tetracordo delle difgiunte, cr delle eccellenti.
Netta graue ÌByp ate ò prima delle mezzane è il tenore òfuono commune della congiuntione come qui.
Bypate Bypaton. _ MalaDifgiuntìoneèunaJaqualèfattddaunTuonocomprefo
Farhypate Bypaton. (^ Tetracordo, dalla mezzana,®1 dalla uicina atta mezzana come qui.
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Lycanos Bypaton,
Bypate Mejon. Farhypate Mefon. Lycanos Mefon. Mefe. |
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Bypate Mefon.
Farhypate Mefon. Lycanos Mefon. Mefe. Faramefe Trite Diezeugmnon.
Faranete Diez. Nete Diezeugmenon. |
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Congiuntione
Tetracordo. |
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Difgiuntìone,
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Q^V I N T O. X47
M4 neWdcuta è U Net e deUe dìfgiunte, Uqud in quel cafo muta il nome ♦ Et per que&ofono oltra i quindici quei tre fmnì,che fanno 18, chefo*
no Trite,Paranete,erigeteSìnezeugmenon. Le confonanze, che l'huomo può naturalmente cantare, & che in Greco fi chiamano Sinfonie, fono fei, Diateffaron,
Diapente, Diapafon, Diapafon con DiateiIaron,Diapafon con Diapente. Difdiapafon . Confmanzai temperato mefcolamento de fuonìacuti/grani {come ho detto) che dolcemente mene alle orecchie nata da proportioneyò mattìplì*
te òfopra particolare. La confonmza à due modi s'intende, ò uero in ricetto di que fuoni, che dilettano follmente, er non pervengono élla perjèttione delle confonanze, come igia detti, che fi chiamano Emmeli in Greco, cioè atti atta melodia, ouer melodìa . I contrari de i qua ti fono detti Exmeli, cioè fuori di melodia : ne fi portano dolcemente alle orecchie, ò uero rifpetto alia confonanza maggiore, che contiene tut te le altre ». Le confonanze uere, ò fono femplici, ò compofte, kfemplici fono tre, la Diateffaron potìa m proportione fefquiterza, la Dia* pente pofta in proportione fefquialtera, la Diapafon pofta in proportion doppia. None pero neceffarìo,che da tutte le femplici proportio- i o ni uenghino le femplici confonanze, imperoche dalie foprapartknte non nafeono le confonanze • Le compofte fono Diapafon Diapente : Diapafon Diateffaron t Difdiapafon. Uora fi efponera ciafeuna. La confonmza Diateffaron fi chiama la quarta da noi,abbraccia due Tuo* ni, er un Semituon minore, er è in proportione fefquiterza. La Diapente è detta quinta, perche fi come la quarta folta da qual rega fi mole al fecondo fpacio,ouero da qualunque fpacio alla feconda rega abbracciando quattro gradi della noce , cofi quefta fiale da ciafeuna rega alla terza, & da ciafeuno fpacio al terzo per cinque gradi di uoce, & è pofta in proportione fefquialtera, però fi come la quarta fi pone fa* pra la corda partendo la corda in quattro parti, è lafciandone una fuori, cofi la quinta fifone partendo la corda in tre parti, e~ lafciàdone una fuori, er finalmente ogni cofa,che può far fuono,neruo, è canna, òfia qual fi uoglìa materia, quando fiacche uoglkmo farla rendere qual- che confonanza, bifogna proportionar kgrandezza,òglijfiacijfuoi, con quella njpondenza, che ricerca quella confonanza. Et con quelle regole gli artefici degli organi reggendofi, non andarebbeno à cafo, come uanno, nel fare i loro eminenti, mafaptndo tràuare le linee prò* portionali, ritrouarebbeno al primo tratto le grandezze delle loro canne, cr non andarebbeno à orecchie,come uanno, ò con le htifure fatte z o da altri, Hor al propofito,ficome la quarta non arriua à tre tuoni, er è più d'un Ditono d'un Semituono minore, er pia d'un fefauituono, d'un Tuono intiero, er occupa feì Diefi er due Comme, cofi la quinta, è di tre Tuoni, er d'un Semituon minore, or fé egli fé le km un Tuo no refta la quarta, er Iettatole la quarta, reità un Tuono, crfiando quejie cofefx può difeorrere, er trouare, che la Diapente, ò Quinta, e meno di otto Semituoni minori, er che fi fa d'un Dituono, er d'un Sefquituono, er che la differenza, che è tra la Diapente, er la Diateffa* ron, non altro, che un Tuono, la onde aggiunto un Tuono alla Diateffaron ne rifalla la Diapente. Le predette due confonanze pofìe fono neUe maggiori fòpraparticolarì che pano, perche ninna proportione fopr aparticolare fi troua maggiore della fefquialtera,ò, detta fefquiter* za,ikheppuò uedere da i loro denominatori,come ho detto nel terzo.Oltra di quejìo ne due confonanze Diateffaron, ne due Diapente pojfo no far confonanza, perche non fono in proportione moltiplìce, òfopraparticekre, neUequalì detto hauemo effer pope le confonanze, mi fono in proportione foprap4rtiente,dailaquale non può uenir alcuna confonanza , er la ragione è quejia. Le confonanze p trottano in quelle comparationi delia altezza, ò detta baffezza dette «ori, che hanno manifesta la loro commune mi fura, come neUe moltipUci la Doppia, quella % e parte è mifura, che tra due termini è poila per differenze, fi come tra due, er quattro, fi due mifura Vano, er l'altro, trai none er f otto, l'unità è mifura, come nette fopraparttcolarì fi troua, netta fefquialtera come tra 4. e 6. il due è commune, e nota mifura dell'uno, er dell'ai* tra, come del 6. cr delTs. che fono in proportione fefquiterza, C quefio non aduiene nelle fopr apartienti,come tra tre,e? cinquefil due,che è la loro differenzi non mifura ne l'uno, ne l'altro, perche s'egli fi piglia una fiata due, non fa tre ,ft due, non fa cinque ,fe tre pajfa cinque, ilfimigliante fi uede nel reftante dette foprapartienti. La Diapafon, è detta da moderni Otiaua, fia in proportione Doppia, fi che tutta la corda atta metafuona l'ottaua,falta da una rega al quarto fpacio, ò da uno fpacio, atta quarta rega. E detta Diapafon cioè per tutte, impero* che ella abbraccia tutti ifoprapoftìffiacìj dette confonanze, qr è termine dette femplici. Se noi continuar'emo cinque tuoni fopra la corda, noti aggiugneranno atta metà, fé ne porremo fei,paffaremo la metà, però la Diapafon,è più di cinque,et meno dì fei tuoni, naftedalla fefquialtera er dalla fefquiterza, come nel terzo, è Bato manifeBato. E adunque la ottaua di cinque tuonfcy duefemituonì minori, cade da fei tuoni per m Comma, che è quel di più che il Semituon maggiore eccede il minore, er leuando dalla detta la Diateffaron refla la Diapente, come kuan' 40 ione la Diapente, ne refia la Diateffaron, er leuandone un tuono, er li Diapente ne refla un fefquituono. Domino fapere, che niunafempli* ce confonanza, fi può in due parti eguali partire, con certo,®1 determinato numero, ìlche è chiaro netta Diapente, &■-netta Diateffaron per' che fono in proportione foprapartkolare , laqualenonfi può egualmente partire. Detta Diapafon fìmile gtuditic fi farà, perche effen* do i due minimi numeri di quella confonanza 1 er 2. er non effendo il 1 numero quadrato ,feguita che la Diapafon, che confifie nella propor* tione di due ad uno, non p poffk diuidere egualmente, ne in più ancho di due,perche egli è stato prouato nell'Arithmetica,che tra due quadra* ti numeri proportìonalmente ui cade un mezzo,et altroue è fiato detto,che ìgnote,et irrationalifono quelle ragioni,che non poffòno effer con certo,è determinato numero diffegnate,quando adunque notofia netta Arithmetica,che dal moltiplicare d'un numero no quadrato,ìn un che è quadrato il prodotto nonfia quadrato,& doue quefio non è,nonfi poffa rittrouafun mezzo proportimato tra que due numeri: Seguita che ninna proportione fi troue di mezzo tra le moltiplicijbauédo chiaro nett'krithmetìea,che la medieta,non è altroché un kgameto de gli efire* mi,per la comparaticne,che ha l'uno,?? l'altro al mezzo. La Diateffaron Diapente è confonanza compojìa,or è una, e non due confonanze, fa chiamafi Vndecima. Altri uogliono,che non fìa confonanza, pure uiene foauispmamente di'orecchie,e fundo in quefio/m ogni confonanz* fia in proportione moldplice,ò foprapartkolare, er non trouandofi quejia in alcuna fhecie di quelle, ella non farà cofonanza. Ecco pa a per. \.b per z. mìnimi numeri detta Diapafon, fìa e per 4. d. per ?, minimi numeri detta Diateffaronjnoltiplico e in a. -cioè 4 in 1, ne ukn'otto, e? fia questi e. moltiplico b in d. ciò ? in 1. ilprodotto è?, fia quefiif. certo è che e adf. contiene una doppia, er una fefquiterza>, perche fé una proportioue aggiugnerafopra un'altra tanto, quanto la terza fopra la quarta, ne nafcera,che la corttpofìa della prima, er della quarta fera eguale atte compofte dette altre. Sia adunque che quanto la proportione ,traigrz aggiugne fopra la proportione tra. ? e 4, tanto "aggiunga la proportione, che è trai è 4 atta proportione, che è tra 8 e 6. dico, che la proportione cópofta dette proportioni dii.d.z.cr dì <$. ai 3. fc ra eguale alla proportione dell'altre compofta cioè dal ? e 4 er dal z e 4. come fi prona neWArithmetkafbora dico per quefio che lo e,che è 8. non e maltiplke attof. che è 3. ne fopra particolare, come fi uede, non è adunque il Diapafon Diateffaron confonanza. La confidanza Dia* pafon Diapente, è detta duodecima, er è una confonanza fola, pofta in proportione tripla, perche nafee da una doppìa,zx da unafèfquialte* 60 ra fopra la predetta confonanza,e la Diapafon Diapente con un tuono,che per non effer tta quelle proportionì,che fanno k confonanze,non fi può chiamare confonanza, ma però ìlfenfofene diletta, perche peruiene att'orecchk confoauità. Finalmente la Difdiapafon è la quintade* cima pofta in proportione quadrupla, fatta di due doppie,nettaquale dagli antichi è pofto il termine detta perfetta ordinanza, er V ultimo gri- do detta uoce,or poi che trottato hauemo tutte le confonanze, uediamo come fi poffòno ordinatamente por e fopra la data corda. Partì la cor* àa a b in quattro partì eguali fegna la quarta.c. dal e ti partirai uerfo il b. tanto che troui la terza parte della corda,&fia lui d. d'indi parten doti, pur uerfo il b. troua la metà detta corda, er fegna e. d'indi atte due terzi fegna f. er in fomma atti tre quarti fegna. g. dico, che hauérai partita la corda fecondo le dette confonanze perche ab.gr e bfuonera la Diateffaron. a. b. er d, b. la Diapente, ab.eyeb.la Diapafon, a b.ey fi b. la Diapafon Diapente.cr a b erg b. la Difdiapafon, er fé uuoi con numeri dimoBrare quefio partimento, parti la corda in 14. parti, er nota queiìi numeri 6.8. n, 16. er 18. etrouerai quefte confonanze, comelafigurd dimoftra. Lafciando le lettere, in luogo dette quali, fono i numeri^, in luogo di e. 8,in luogo del d. w in luogo dett'e. 16.in luogo dett'fiS.in luogo delg. egli efìrimi in luogo dì a or di b. 7» |
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LIBRO
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Ditono,
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A C
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B
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Et però dal numero hanno prefo i nomi dì quelle, perciochc quando la noce fi forma in una terminatione de ccfuoni,
piegandoli da quella fi muta,& peruiene alla quarta fua terminatione, la confonanza è detta Diateflaron, & termi- nando nella quinta Diapente, nella ottaua, Diapafon, nelle otto & mezza Diapafon, & Diateffaron, nelle noue, & mezza Diapafon,& Diapente,nella quintadecima DisdiapafonjPerche egli non fi può fare le confonanze,quando tra due -fpatrj,ò nella terza,ò nella fefta,ò nella fettima il fuon delle corde, ò il canto della noce fera formato. Ma (co- me di fopra fcritto hauemo) la DiateiTaron,& la Diapente hanno i loro termini cqnuenienti dalia natura della uoce conforme nell'ordine alla Disdiapafon 5 & i concenti nafcono dalla congiurinone de i -fuorù da' Greci Pthongi no* |
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un nati.
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V ordine della Dìfdiapafon, che è la x v. CT è la perfètta conferenza., come quella, che abbraccia ne ifuoifpacij,& contiene fatto di fé tutte le }0
altre, fa, che i termini deUa Diateffaron, er della Diapente fiana pofli la doue fono, cr finalmente tutti i gradi fi rifìrifewo à quella intentio? ne di psruenire alla x v. Et qui fia fine del trattamento Mufìcale, quanto può baflare all'effoptione di Vitr.ne in altro uolemo riprendere Ar'$òxeno ? che forfè ha hauutdaltre intentioni, che non fono cofi comprefe , però ad alcuno le co/e fue pareno imperfette. GAP. V. DE I VASI DEL THEATRO.
T COSI da fimiglianti inueftigationi con Mathematici difeorfi fi fanno i Vafi di Rame fecondo
la grandezza dei Theatro. Et quelli fi fanno in modo, che quando fon tocchi poffono fra fé ren- dere la DiateiTarron, & ia Diapente in ordine alla Difdiapafon. Pot chefapemo in che proportione confifle ciafcunaconfonàza.Volendo noi preparare que uafì di Rame,che ufauanogli 4.9
antichi dìfporre ne i Theairi,accioche la uoce de recitanti più chiaramente, er con dolcezza s'udifee. Vitr.ci lafcia in* l , -= tendereprima come fi hanno ad accordare, poi come fi hanno à porre, cr'che effètto facciano. Quanto adunque aU'ac* cordargli, Vitr. dice, che bifogna fargli in modo, che quando fono tocchi, ò dalla uoce, ò da alcuna cofa, rendino fra fé le confonanze dette
Diateffuron, er Diapente, con quejìo però, che runa er l'altra fìano ordinate alla Difdiapafon, ma egli non dice, il modo di proportionare que'mjì, fi che rendino queste confonanze, però bifogna qui porui del buono, cr fapere le proportioni de i corpi, cioè come un corpo fia rifoetto uri altro, ò doppio, òftfquialtero, òfefquiterzo , perche quella proportione, che è tra fyatio, ejpatio, tra corpo, e corpo, e ancho tra fuono, efuono, quando quegli fbatij, ò que corpi pcjfono render fuono. Quejìa pratica dipende dal fapere trouare tra due date linee., due altre dimezzo proportionali, ilche come fi fàccia, nel nono libro diffufamente fi dimostra . Se adunque, hanno da rifondere in confo* nanza bifogna, che le grandezze, e gli. fbatij loro, cr i uamfiano in quelle proportioni, che fono le confonanze, che render uogliono, Pro* portionati adunque , bifogna preparare il luogo, doue hanno a ftarepero dice Vitr. ■ ^» Dapoi tra ifeggi del Theatro con ragione di Mufica fi deano collocare nelle celle à quello fine apparecchiate, ma di
modo, che non tocchino alcun parete, & habbiano d'intorno il luogo noto. Deonfifare i luoghi doue hanno àfrare i uafi detti,, quefìi luoghi fono da Vitr. nominati Celle, non deono toccare da alcuna banda muro,ò altro}
perche non rifuonerebbeno. Et habbiano d'intorno il luogo uacuo. Verchc rifuenino meglio,. Et dalla fommita del capo loro habbiano fpacio,
Perche meglio dentri la uoce
Et fiano'riuolti in sia,
Ver che la uoce fot t'entri.
Et habbiano da quella parte, che riguarda ì Theatri i Cunei fottopofti. Perche quei uafi deono effer fomentiti in qualche modo,
non potendo pare in aere comefarca di Mahomet. non erano peròfofèefi come le campane, ma erano fopra alcuni Cunei,cheglt teneuanofol 6o leuati,cr tacconano poca parte di quelli, accio nonfuffe impedito il fuono, altri uogliono che flejfero nuolti con la bocca ingiù, cr per la boc? ca ùentraffero ì Cunei, altri che iieffero riuolti con la bocca uerfo lafcena, er che nel mezzo fuffero da i Cunei fottopofti fomentati Siano di ferro que Cunei, non meno alti di mezzo piede.
Ver dare fpatio fotta i uafì, accioche non tocchino d'alcuna parte.
Et all'incontro di quelle Celle.
Dentro le quali deono siare i uafi
Lafciate nano le apriture a i letti de i gradi inferiori longe due piedi, alte mezzo.
Win qui Vitr. ha preparato ti luogo , doue fi hanno 4 porre que uafi, cr ci ha dimo&rato il modo di affettargli. Seguita che egli fecondo la prò*
portìone, che conuiene atta Mufica, gli diff finga.. Ma prima parla del modo, cr del luogo ia por le Celle, importando molto il porle più in un luogo, che in un altro, ' ... 7© Ma in che luogo egli Ci habbia à diffegnar le celle,cofi è necetfario dichiarire.Se ilTheatro no fera molto ampio,& gran
de l'altezza di mezzo per trauerfo fia diiTegnata,& in quella fiano à uolti fatte tj.Celle dittati per i dodici fpatrj egua li, in modo, che que uafi rilTuonanti, che fono ftati fcritti di fopra, fuonando all'ultima delle eccellenti detta Netc - Hiperboieon fian pofti prima nelle Celle,che fono nelle eftreme corna dall'un', & l'altra parte. Cioè partifcafi à torno 4 torno il Theatro la parte di mezzo dell'altezza, et quella fia diuifa in dodici jiatij eguali con tredici CeUe,certo è,che ne
faranno due fu gli estremi corni, una nel mezzo ? cinque da una parte tra fun'eìlrema e la di mezzo, er cinque daU 'altra tra l'altra efirema, cr quella
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■.■'*: q^ v i n t o. '49
cr ^KeS* * mezzo, fu gli eftremi di qua, & diU che vitr. chiama prime, pan ì uapycbe fuonino la più acuta er alta noce che fialetta Bete
■Hiperbolem,cioe fjano quefliuaft proportiqnati in grandezza che fupnando congli altri pano i foprani,quejli posìifuWeftremitàferano Vnif font er pero d'una tjlejfa grandezza,®" minori di tutti. Diapafon.
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Hete Diezettg'fè
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Prima Regione data
att'Harmonia, |
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Q Nefa Hyper*
boleon. |
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Ntfe HypcrboS
leon. |
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I fecondi da gli eftremi fuonino la Diateflaron alPultima delle difgiunte.
Ecco à gli ejlremi uap di qua, er di la fono due altriuap uicini, quefti due ancho tra loro feranno Ymffoni, er d'una iftcjfa grandezza,ma
maggiori de i primi un terzo, perche hanno da fare ilfuono che fa l'ultima dette difgionte ton l'ultima dette eccettenti,cioe la Diateffaronjo U
quarta,® quefte fonogli eiìremitermini dell'ultimo tetracordo.
l> Hi I terzi
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lSo LIBRO
I terzi ualì di qua,& di la fuonino la Diateflaron alla uicina alla mezzana .
Ecco che Vitr. uà di Tetracordo in Tetracordo pigliado folamente gli ejiremi termìnì,cioe queUi,che fanno la confonanza,et lafciando ifuoni di
mezzo, fuonano air ultima delle congiunte, queBa è per un Tuono di&fflte Mudi fopra, detta Pararne/e ò uicina aUa mezzana per rinchiu* dere l'octocordo con Vultima delle eccellenti, Iquinti fuonano la Diateflaron alla mezzana.
Sono proportionatamente maggiori i uafi del quinto ordine, perche fuonano alla parte più bafft,& rinchiudono il terzo Tetracordo.
Ifefti fuonano la quarta alla prima delle mezzane ,& nel mezzo è uno uafofolo, che fuona la Diateflaron alla pri*
ma delle prime. Et cofi è rinchiufo il quarto Tetracordo,ne ifuoi termini, er dijpoflifono i uafi alfuo luogo con quell'ordine, che fi ricerca, dal che nafee queU
lo che dice Vitr. »o Et cofi con quello difeorfo partendoli la uoce dalla Scena come da un centro raggirandoli à torno ,& toccando le
concauità di ciafeuno di que uafi, rifueglierà una chiarczza^di fuono accrefciuto,& farà riffuonare una conuenien te confonanza. Que uajì adunque non folamente faceuano la uoee più chiarirmi rendeuano ancho confonaz**, è melodia.Ne i Theatri piccioli poneuajì un'ordine
de uafi nel mezzo'deWaltezza del Theatro,^ que uafi fi poteuano accordare in che genere gli pareua,ma erano fecondo ilgenere Armonico. Ma fé la grandezza deìTheatro fera più ampia,ali'hora fi partirà l'altezza in quattro parti, perche fi facciano tre fpa*
tii trauerfi per tre ordini di celle,dellequali uno fi darà afgenere Armonico,f altro al Chromatico,il terzo al Diatoni co,& dal Baflb la prima regione fi darà all'ordinanza dell' Armonia,fi come hauemo detto di fopra nel Theatro mi- nore. Ma nella prima parte dell'ordine di mezzo fi hanno à porre ne le eflreme corna que uafi,che rifpondino ali'ec celienti del genere Chromatico,ne i fecondi da quelli la Diateflaron alla Chrómatiqa difgiunta,ne i terzi la Diapen* to te alla Chromatica congiuuta,ne i quarti la Diateflaron alla Chromatica mezzana, ne i quinti la quarta alla Chro- matica prima, ne i Selli alla uicina alla mezzana, perche quelli fuoni hanno corrifpondenza di confonanza,& del- la Diapente con la Chromatica eccellente, e della Diateflaron con la Chromatica congiunta. Ma nel mezzo non fi delie porre alcun uafo-, perchcnel genere Cinematico , niun'altra qualità de fuoni può hauer confonanza di Sim- phonia. 'Eglifi deue <tuuertire,che quando Vitr.dice. Ma nella prima parte dell'ordine di mezzo fi hanno à porre nelle eflreme corna
que uafi, che rifpondino alle eccellenti del Genere Chromatico. Non piglia la Nc£e Hyperboleon,ma una di quelle Uiperbolce, cioè la Trite Riperbóleon, er cofi di [otto nel Genere Diatonico egli piglia la Paranete tìiperboleon per prima fu [eflreme coma,altrimen* ti [e egli piglìaffe in tutte tre i Generi la Nrte Uyperbolem non ci. farebbe differenza tra un Genere all'altro, perche tutti i termini de i Tetra cordi farebbon gli télefii, perche quei fuoni fono filabili "me termini delle confomnze, da quegli principi] fi hanno gli altri fuoni come dimo* jo (ira la figura. bora fi viene al terzo ordine. Ma nella diuifio'ne di fopra,& nell'eftrema regione delle celle pongami i uafi nelle prime corna fuonanti alla Diatoni*
ca eccellente, ne i fecondi la Diateflaron alla Diatonica disgiunta, ne i terzi la Diapente alla Diatonica congiunta ne i quarti la Diateflaron alla Diatonica mezzana, nei quinti la Diateflaron alla Diatonica prima , ne i felli la Dia- teflaron aU'aggiunta,nel mezzo alla mezzana,perche la mezzana rifpoude la Diapafon alla aggiunta & la Diapen te alla prima Diatonica. QueUo che Vitr.ha detto fin qui ci fera mamfefiato per la figura fatto fcrittd.
Ma chi uorrà à■perfettione ridurre facilmente quelle diflegnationi,auuertifca alla figura nel fin del libro diflegnata co
ragione di Malica da quale Ariftoxeno con gran uigore,& induflria partendo i canti per generi lafcio formata, & da quella diflegnatione(fe alcuno ui porrà mente ) potrà ordinare, e ridurre à compimento i Theatri, & alla natura 40 delle uoci,& al diletto de gli afcoltanti. Potrebbe forfè dire alcuno,che per molti anni flati fono molti Theatri a Ro- manie però in alcuno di quelli hauerfi hauuto alcuna confideratione di quefle cofe,ma in quello chi dubitaferra: im péroche tutti i public! Theatfi,che fon fatti di legno hàno molti tauolati,iquali neceflàrio è, che rendine fuono , & quello fi può auuertire da Citharedi, iquàli quando uogliono cantare il Tuono foperiore, fi riuoltano alle porte del la Scena,& coli dall'aiuto di quelle riceuono la confonanza della uoce. llche nonfarebbeno,fe li uoce in que tauoUti non doa ueffe rìfupnare. Ma quando di foda materia cioè di pietra, muratura, ò di marmo fi fanno,che fon cofe,che non pof fono rifuonàre,alIhora con quella ragione da quello, che detto hauemo, fi deono efplicare. Ma fé egli fi cercafle in che Theatro à Roma,que uafi fi trouino,certamente no lo potemo dimoftrare, ma fi bene nelle parti d'Italia, & in molte città de Greci,oltra che hauemo per capo L.Mummio,iìqualc rouinato il Theatro di Corinthi,portò i uali di rame di quello à Roma,& delle fpogiie dedicoglii al tempio della Concordia: Et molti ancho fuegliati Architetti, SO che in terre picciole hanno fatto fare i Theatri per la careiiia con uafi di terra cotta5rifonante,nei modo, che detto ha iiemo,Óc con quelle ragioni compofli ad utilisfimi effetti gli hanno conciotti. "Perche noi non hauemo ne effempio,ne altra memoria altroue,è necejfario che crediamo à Vitr.però di queflo non ne diremo altro, perche(come
dice Leon.Bai.quefta copte facile da direjm quanto facilmente ella fi poffa effequìrecon l'opra, fapianlo gli efperti. GAP. VI. DELLA CONFORMAT IO NE DEL THEA T R O. -
A La conformatione del Theatro fi deue fare in queflo modo : che prima fi ueda quanto grande cf-
fer deue la circonferenza della piantale pollo nel mezzo il centro fi tira un circolo,nelquale fi fan* no quattro Triangoli eguali & di fpacrj,& di lati,che tocchino la circonferenza, & quelli triango- 6a li fono à fimiglianza di quelli,che gli Aflrologi nella deferittione de i dodici fegni celefti da una con uenienza muficalesche hanno le (Ielle tra fé, fogliono decorrendo cauare. Di quelli triangoli quel- lo il cui lato fera presumo alla Scena,da quella paretene egli taglia la curuatura del cerchio, iui fia fatta la fronte della Scena,& da quel luogo per lo centro fia tirata una linea egualmente diftante,laqual fepari il Pai pito del Profcenio,& lo fpacio deli'Orcheftra,& con quella ragione il Pulpito fera più largo , che quello de Greci, perche tutti gli artifici preftano l'opera loro nella Scena 5 ma nelI'Orcheftra fono i luoghi diflegnati à 1 feggi de i Se- natori. L<< Scena è k fronte del Theatro equidifìante a quella fi-onte fia tirata una linea, che pafii per lo centro, laqual fepari il Pulpito, ( cioè il luogo più alto,che è manti la Scena, fopra laqualefi recitauanole Comedie)daUa parte deWOrchettra. Orchefira era luogo nel mezzo del Thea* tra d piano doucfìauano i feggi per li Senatori dppnffo Rom. altramente la Orchestra era del Choro,?j de fonatoria Scena degli Attori, 7m erecitanti. Quando adunque in un circolo harai firmati quattro trianguli equilateri, che tocchino.con gli anguli loro la circonferenza, tu prenderai uno di que lati, per la fronte della Scena, er poi à quello egualmente dinante tirerai una tinea,che paffe per lo centro, & fi può di* re tira un diametro equidi&ante alla fronte della Scena, che, fepari il Pulpito del Profcenio dall'Qchrefia. 1 Theatri de Greci fono dìffèrem ti da i Theatri d'i Latini t perche i Greci nehnezzo del piano induceuano ifaltatori, er i cbori,grhaìieuano minor Pulpito, er quel piane dalle fxltationi fi chiamaua Orchefira. Ma Romani perche nel Pulpito facemno ogni cofa, però era neceffarip loro più largo ffsacio per lo Pulpito, qt con effoueniuano piti auanH. Udtczz*
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L'altezza del Pulpito non fia più di cinque piedi, accioche quelli,che federanno neH'Orcheftra posfino ueder i gefti di
tutti irecitanti. Hauetno adunque chel piano del Pulpito deue uenir fino al centro del Semicircolo, ?? che l'altezza ài quello non era più di piedi cinque, àccio»
che i Senatori dalpiano,doue erano 4 federe, ùedejferccoram.odamente il tutto. Siano partiti i Cunei degli fpettacoli nel Theatro in modo,che gli affinili de i Triangoli,che uanno à torno la circonfc*
renza dei cerchio deferitto drizzino le afcefe)& le fcale tra i Cunei fino alla prima cinta. Vitr. data l'altezza àel Pulpito ce infegna doue,e? in che modo hauetno à drizzar le fcale,?? le afeefe. Uaueuano i Thetfri i gradi 4 torno,??
ogni teliti gradi ci era una cinta, cioè un piano fopralquale fìcaminaua. Tre erano quefie cinte dette da Vitr.prrcinitioni la prima alla parte più baffaja feconda nel mezzo, ?? V altra di fopra, ma quella feda, che ci conduceua ata prima cinta, nonfeguìt&ua fino oda feconda, , ma nel mezzo della feconda cinta era un'altra feda,che ci conduceua alla terza , er cofi le fcale non erano dritte, z? d'una falìta. imagina* »» morì adunque che àgli anguli dì que dodici triangolile firmati hauetno, indrizzino le aprituredeUe fcale, chefirmano quafi un cuneo, per* che due linee,chejì partono dalla circonferenza unite, er uanno atti parte oppojla rapprefentano un cuneo poi unoangulo ilqu&l è partito da una linea, che mene daUa punta, che è dia circonferenza al centro,?? ci mofira la uia dì andar,efalire alle cinte. Voglio adunqm,che qué cunei,cbe ci conducono atta prima cinta iuifiano terminati,?? queUi,che uanno dalla prima alla feconda cinta,rincontrino con gli anguli tra* mezzatì,?? cofi queUi,chs uanno alla terza cinta non ridondino ì quelli,che ci hanno condotti allafecondaì ma àgli altri dùmezzo alterane do i tagli,*? le apriture,[Siano fette le apriture, e? al centro drizzate egualmente dijìanti l'ima daU'altra,una deUcqualì nel mezzo del Semi circolo più ampia fia,e? più aperta, due nefian una dalla desìra,l'altra daUajìnijìra del diametro, ?? due per parte tra quella di mezzo, e? quefie eftreme all'incontro una deWaltra e?cofi giujlamente ftranno quejle afeefe compartiteceli però io negerò,che altre entrate]?? ufeite non fi pofiino fare fecondo la capacità del Theatro, ilchefi rimette alla necefiìtà del luogo,ma nelle predette fcale maefirejaceuano capo al" tre fétte caper te(comt ho detto difopraj per la commedie4 delle perfine,queUi cunei adunque erano cofi compartiti,?? andauano alle prime 2 e cinte drizzati per le fdite, poidtce Vitr. Xvia di fopra con alternati fentieri fiano drizzati i cunei di mezzo. Quelli cunei ueramcnte, che fono dal baffo, & driz
- zano ie falite fcranno fette.
Come ho detto,??' ridonderanno a fette anguli di i detti trmgulìx poi fi compartono gli altri cinque{come dice Vitr.)ìqueflo modo.
Ma gli altri riaque dmègueranno la conipofìtione della Scena,tra quali qucllo,chc fera nel mezzo à dirimpeto di fé ha
uer deue le porte maeftre. I duc,che fcranno alia delira , & alla finiftra,diffegneranno le compofìtioni delle forefte- rie.che hofpitali chia«i'àno,2;li ultimi cine riguarderanno le uie clone fi uolta. He porte regie nel mezzo ddU Scena,gli hoff itali daUa banda, e? ione fi uoltauap$rufcirfuori,rif]>òndeuano al recante di dodici cunei, cioè 4
i cinque.Dalla Scena alle corna del Theatro erano pertichi non continui in modo,che foccajfero le corna Jbenche in alcune piante quejio fi con priia,ma erano qutfa portìchi comealedella Scena,ma che importa fé Vkv.,-tendefjz per quel nome di Verfura,queUo che ueramètefi deue 3 0 intendere,quando finito un lato fi uolta aW altro fu k cantonata, come ancho nei terzo libro fi uede, che egli ha ufato qucSo nome in quejla figmficitione? e? anche nel fine delfeguente capo più chiaramente lo dimojira. Dice poi Vìir.accioche niente fi defideri. I gradi de gii fpettacoli, doue hanno à porli i feggi, non fiano meno alti d'un palmo,& d'un piede,ne più d'un piede e
fei ditale larghezze di quelli non piu.di due piedi è mezzo, ne men di due. Igraii de gli jpsttaculì,cioe l'opera dìpietra douefifeaua à uedere à torno il Theatro non pan meno alti dì cinque palmi,ò ubiti dita, ne più d'un
piede e fei dita . Brano ancho nell'Or chefir a preparati i luoghi da federe, per lìgrand'huomini,?? Senatori compojli in luoghi più alti,iuifi portauano ì feggi honorati à tempo,?? però fi legge,che perle parole di Nafiica mójfa la prudenza de Senatori uietò, che ifubfeìli, che nel Theatro fi portauano 4 tempo, e? s'erano ancho cominciati dalla città a poner in ufo, portati fusero e po&i ne i luoghi loro. Beco che pare che ifubfelhò feggi oue lituano i nobili erano portati,?? pofiì,??fi leuauano,e? il luogo loro era fopra alcuni gradi eleuati dal piano dell'Or cheftra, per 558. anni il Senato mefcoUto col popolo era prefente àglijpettacolì.Ma queSaufanza Attilio Serano,et Lucio Scribonio Edili 40 feguitando Ufentenza del Maggior Affiicano leuarono feparando i luoghi del Senato,da i luoghi del populo, per ilche l'animo del uulgofiri uolfeda Scipione,?? il fuofauore fu grandemente conquafjato. Ma nella feguente carta è il profilo del Theatro.'Mtdipoi il profilo feguita U ; . fua pianta, Uno z? l'altra fatti con quella diligenza,chefiha potuto maggiore, |
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GAP. VII DEL COPERTO DEL PORTICO
DEL T H E ATRO. -3»
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L Coperto di quel portico del Theatro che fra fopra.l'ultimo ordine de i gradi fuperiori,fi fa ad.
-c-o-ual liuello dell'altezza della Scena 5 & la ragione e quefta, perche-la uoce crefeendo egualmente |
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p^ruenirà}&.al fcmitio ordine de i gradi, & al tetto, perche fe'lportico non fera eguale all'altezza
della Scena, quanto men egli feràalto la uoce fera portata inanzi finla doue ella prima perueni rà . Io ho detto,che\uefto portico era fopra i gradi,®- come un corridore aperto uerfo la piazzi del Theatro, ma ferraio di _. -===., dietro faccua rifuonar la uoce mirabilmente. Leon Battifla lo chiama circonuaUationc,zrdice,r\che per reftngmre, & unmkuoce era fattoi, e>'che fopra conte per Cielo del Theatro, er per la uoce, er per l'ombra fi tir ma una uela ornata di Stelle. Qtufto portico era fatto molto maefirenolmente, perche haueuafotto di fé altri colonnati,® altri pertichi per fàjtenimento di quelli di} |
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perù ndlaparte esteriore,®' nei grandinimi Theatri. QueBi portichijìfaceuano doppi ,perche meglio al tempo delle piaggi le genti fi pò*
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tcjfero riparare. I colonnati di quejìi era di opra [oda, er ferma tratti i lineamenti dagli archi come.dice Leone, che co
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ipiofmente di queiìì
L'Orchejìra |
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L'O rcheftra tra i gradi inferiori quanto grande haucrà il fiso Diametro, prendali la fella parte di quello, & nelle cor-
na, & d'intorno à gli aditi a piombo di quelle fiano tagliati i feggi inferiori, & la doue fera fatto il taglio ini fiano po«= fti i fopracigli delie uie, perche in quello modo le loro conformationi haueranno bafteuole altezza. Il primo ordine degradi non era /abito, alzato da terra, percioche farebbe fiato troppo baffo, ejjendo i gradi alti due piedi è mezzo, er effendo i
S edili mW Or chefir a più alti, però mole Vitr. che fi piglie la fefta parte del Diametro deU'Orcheftra, cr queUafìa l'altezza di quel muret tocche circonda fOrchefira^cr fecondo quell'altezza dinanzi fi deono tagliare i primigradi da baffo ttelìc corna,et d'intorno gli aditì,et doue feranno que tagli poslì fiano i fopracigli delle me, er per fopracigli intende fopralimitari,cr erano alcune apnture,cheandauano allefalite, e fede inzzate feconda ì cunei,che pone Vitr.difopra.cr quefto nome difopraciglio Vitr.l'bd ufato ancho nel quarto parlando delle porte. La lunghezza delia Scena fia doppia al Diametro deirOrchefìraJ'altezza del Poggio dal liucllo del Pulpito con la-.fua
cornice, è gola prefa fia per la duodecima del Diametro deU'Orcheftra. Sopra il Poggio fiano le colonne,con i capi- to telli,ec bafamenti alti per la quarta parte del detto Diametro, gli Architraui,& ornamenti perla quinta parte. Il pa rapetto di fopra con la onda,& con la cornice fia per la metà del Parapetto, ò Poggio di fotto, & fopra quel Para- petto fian le colonne alte per un quarto meno,(che le colonne di fotto , Ma gli architraui, & ornamenti di quelle colonne, perla quinta. Ma s'egli fera il terzo componimento fopra la Scena,fia il Parapetto di fopra per la metà del Parapetto di mezzo, & le colonne, che ni feranno di fopra fiano un quarto meno alte delle colonne di mezzo. Gli Architraui con le cornici di quelle colonne fimilmente un quinto dell'altezza. Bice Leon Battifta, che le fondamenta di que pareti, che afeendono àglìidtimigradì,cr più lontani dal centro,cioe deU'ultima è più larga cinta ,
fi deono gittare tanto lontani dalcentro, quàto è il Semidiametro del piano di mezzo,con un terzo di più ,rha ì primigradi, cioè quelli, che fono di dentro, cr più bafiì, cioè doue fi comincia la gradatone, non deano cominciar fubito dal piano : ma dal piano ne igrandi Theatri egli fi deus kuar un muro ò parete alto per la nona parte del Semidiametro del piano di mezzo, ma nei Theatri minori non fi leuerà quel 20 parete più di fette piedi, fopra quelli pareti deono cominciare ìgradì di quella mifura,che Vitr. ci ha dimoftrato. Qmfta intentione pare,che accenni Vitr. di fopra nel terzo capo, cr qui ancho 'dicendo di quel tagliarne fi fa per la circonfirenza di dentro per li feggi,cr fopracigli ielle uie, CT per feggi egli intende i primi gradi. Farla poi della lunghezza delia Scena,che efjer deue doppia al Diametro deU'Orchekra;per ikhtfe.il. Diametro fera dì piedi 60 .la lunghezza della Scena ferì dì piedi 1 zo. perche piedi so. anderanno per mezzo il Diametro, e tren . ta per parte per mezzo le corna del Theatro, egli ci da pei l'altezza del poggio. Poggio è come un Parapetto nella, fronte deUa Scena, la cui parte di fatto,che mene uerfo l Or chefir a,è il Pulpito. Sopra il Pulpito adunque,cr dal UueUo di quello à faccia de gli gettatori alzar jì de* uè il primo Parapetto, per la duodecima parte dell'Orchesìra, cinque piedi è alto il Pulpito, cinque ìlparapetto, cr qui è da confederare, che il Diametro deftOfcbsMrÀ ci da la mifitra cr fondamento del tutto, per la duodecima parte adunque del Diametro deUOrche%ra è alto il Poggio abbracciando la Cornice, er la Lift che Onda Cimaja,ò Gola fi può chiamare, ma doue fia tratto queUo uocaboh dì Ufi, io non ho . trouatofin bora, lofio bene che Lix in Greco è una pietra larga,e obliqua Jcr fé Vitr.dceffe Liixis potrebbe intendere quella pietra del pog 5 0 gio piana fopra laquale l'huomo s'appoggia. Le colonne con i capitelii,e bafefian alte per la quarta parte del Diametro deU'Orcheftra ,&' ' cefi farebbeno di quindici piedi effendo il Diametro dèWOrcheRra 60 . fopra quefie colonne ui anima il fecondo ordine, cr quella parte era detta Epifceno$,quafi fopra Scena,cr ne igran Theatri fi andaua ancho al terzo ordine, er tanto afeende, che agguagliano il tetto del portico di fopra,anzi egli fi contìnua à torno con quelle ifieffe mifure,cr però Vitr.non parla di queUe mifitre, perche fono le ìfteffe deUa ter za Bpifccnos, dal profilo del Theatro pojio manzi à f accie 1?;. fi comprenderanno molte cofe, che hauemo difopra dichiarite fecondo la in* tendone di Vitr. benché nelle altezze delle colonne, hauemo alquanto uariato, perla ragion che dice qui difetto. Ne in ogni Theatro à tutte le ragioni & effetti corrifponder ppffono le mifure,e i compartimenti.
Ver che erano alcuni Theatri grandè,alcuni minor i,<y in diuerfi luoghi,è fitti, ma è necejjario, che lo Architetto confìderì, er auertifea con che
proportioni fia neceffario feguire i compartimenti, cr con che ragione egli debbia alia naturalo alla grandezza del luogo feruire. Imperoche ci fono delle cofe,che tanto nel grande, quanto nel minor Theatro di necesfità deono tenere la iftefla gran 40
dezza, perche coli ricerca l'ufo,come fono i gradile cinte,i Parapetti,le Vie le Afcefe, i Pulpiti,& i Tribunali, & fé altre cofetra mezzo ui uanno, dellequali la necesfità ci sforza partirli dalla Simrnetria,accioche l'ufo non fia impe dito . Similmente fé egli ci mancherà la copia, come del marmo,del legname,& delle altre cofe,che fi apparecchia* no per la fabrica,non fera fuor di propofito leuare3ò aggiugnere alquanto purché quefto troppo feioccamente non fi faccia,ma con giudicio,& fentimento,& quefto auuerrà fé lo Architetto fera pratico, Se oltra di quefto fé egli no fera fenza preftezza, oc folertia d'ingegno. Et però chi mie le membra delle opere antiche,cr troua cofa, che paia fuori degli ammaejiramenti di Vitr. (come s'è detto attratte) nondeue
di primo tratto bìafimareò Vitr. ò Papere, perche non può fopere quello portaua la necefiità, cr quanto in tutto il corpo quél membro tene uà lafuaragione. Vit.fe ne auuìde dì quefia forte ihuomini, er in ogni luogo dapoi,che egli ci ha dato le Simmetrìe,cr proportioni delle co fé, ci fa auuertiti, come ufar douerao quella moderatìone , che richiede il prefente bifogno. Noibauemo interpretato cinte ,quella parola, . 9 che egli dici Diazomata,cr altroue ha detto Precintlione$,cr cofi bisogna auuertire,che benejjxffo vitr. ufa più uocaboli d'una ijieffa cofa Tribunali egli chiama tutte queUe parti,allequali s'afeende pergradi,cr di ciò,nel quarto libro ragionato ne hauemo. Ma le Scene habbiano le loro ragioni efplicate in modo,che le porte di mezzo riabbiano gli ornamenti d'una cafa rega
le,& dalla deftra,& dalla finiftra fiano gli hofpitali,ma longo quelli fpacrj, che per gli ornamenti fi danno,iquali da i Greci Periachi detti fono,perche in que luoghi fi girauano le machine.che hanno i triangoli,che fi uo!gono,in o2;nu no di quelli tre fono gli adornarnenti,iquali,ò quando fi deono mutar le fauole, ò quando uengono i dei con fiibiti Tuòni fiano riuoltati,& mutino nelle fronti loro le forti de gli adornamenti. Longo que luoghi fono le cantonate e uolte che fi ftendono auanti, lequali fanno l'entrare della Scena} l'ima dal foro, l'altra da qualche altra parte d'ons de fi uegna. la porta di mezzo,cbe rijbonde al cuneo dì mezzo de i cinque, che fi dàna dia Scena,era detta regaie dagli ornamenti fuoi. Eranui altre porte 6 0
una dalla defira,cr P altra dalla finiftra dì modo, che la fronte deUa Scena baueua tre gran Nichi,comefì uede nella pianta, in quelli erano driz zate tre machine triangolari, che fi uoltauano fopra Perni, come dimoflra la pianta,cr in ciafeuna facciata era dipinto fecondo la fauola che fi uoleua rapprefentare, perche in una facciata erala profèettiua d'una Scena Comica 5 neU'altrala Tragica,neW altra la Satirica, crfecon* do la occafione uoltauano queUe faccie.Di quefie machine parlauano i Dei dal difopra, s'udiuano ì Tuoni nella lor uenuta, fatti con utrì di corami gonfi,ò dì pelli tirate come ne ì Tamburri,cbe uftmo, cr con alcuni fafiì dentro,cbe faceuano un ribombo grande,^ cofi femanano il decoro,non lafciando,che i Dei fi uedeffero in Scena. Cofi appreffo Sophocle nello Aiace MageUtftro PaUade parla con V liffe,cr non fi uede, cr egli dice,che la uoce di quella Deaafiimiglia'alfuon d'una tromba daguerra,che commouetutto ìbuomo,"quando ella fi fente fuonare. Quefie machine adunque jì riuolgeuano fecondo il bifogno, er dauano luogo all'entrate rapprefmtmio le uie I'mm s che ueniffe dalla pìaz* Z<ttf altra i'dtronie,?? qui fotto èia facciata deUa Scena dì dentro. |
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CAP. Vili.
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CAP. Vili. DI TRE SORTE DI SCENE
RE fono le maniere delle Scene. QjueUi, che interpretano quella par ola, Se è pofia nel primo Libro detta
Sciographia ,&che intendono in quel luogo, doue fi tratta deUe jfrecìe deUa Dijfrofìtìone, la Proffrettiuk, conferma*
no la loro opinione con quefla parte deU'ottauo Capitolo del prefente Libro. Doue da Vitruuio pofìe fono tre manie*
redi Scene ,ò tre forti di apparati, er dapparenze dipinte, fecondo, che tre fono le materie, crifoggetti détte fa*
mie,che: fi hanno a recitare, imperoche ejfendo letofe, ò alte, ò baffe, ò mediocri, uogliono, che alle attioni d'impor*
tanzadoue intrauengono perfone grandi, er d'alto fiato, fi faccia un'apparato di fabriche fontuofe, er una Proffrettì*
uà Magnifica, e Reale, er infume con Vìtr. danno quefla apparenza aUe Tragedie, er qneflo apparecchio chiamano Scena Tragica.
Similmente doue fono imaneggi domejlici, fatti tra perfone mediocri, er dì ordinaria conditione, fanno un'altra forte di Scena,che.
Comica, fi chiama, perche lui fi rapprefentauano le Comedie, cioè le attioni di priuate perfone. Et in fine aUe infime, rozze, efemplici to
perfone, come fono gli habit4tori delle uille, per quello, che accade tra loro, fi da una mofira di paefì, d'alberi, d'acque, di cafe ru&icali,
er quella moftra,che in pittura tale fi r4pprefenta,Scena Satirica nominarono.Et cofi in tre forti hauendo tutto l'apparato della fauola diui*
fo,uidero che la Projfrettiua era molto necejfaria aUo Architetto, et cofi interpretato hanno, quella parola Sciographia, per la Projfrettiua.
Molti anche letto hanno Scenographia,a" hanno intefo lo ifteffo,cìoè l'arte di far le Scene, laqual arte ricrea mirabilmente l'ufo della Pro*
ffrettiua, imperochegli alti Palaggt,le belle Loggie, i magnificai Edtfici,gli Archi fontuofi, leftrade militari, che nelle Tragedie, fi dipin
gono, er le priuate habitationi,le flrade, gli angipòrti, che aUe Comedie fi danno, er i lontani de i paefì, il fuggir dell'acque, i Tuguri pajìo
tali, che fono propi delle Satlre,c? de i giochi rukìcali, tutte ricercano il punto della uifla novera regolatore di quanto fi uede in quelle fac*
date, dalche ne nafeono gli/porti, i raàremamenti, i battimenti de i lumi, er deUe ombre, l'entrare , l'ufeire deUe parti, de i membri, il
uìcinOf er il lontano, er l'ìncrocciamento de i raggi, er la ragione degli angoli, fiotto li quali fi uede ciò,che fi uede, fecondo la conueneuok
uarieta degli affretti.Et cofi confiderando queftaparte hanno uoluto,che ìuifìintèda la Phjfrettiua ejfer unaffrecie della Dtjfrofitionejlquale *®
intendimento a me non compie di fattsfare, imperoche e neceffario, che le jfrecìe detta Dijfrofition'e, polle fiotto ilfuo gcnere,habbiano tra fé
una certa fimìglianz<t,neUaquale come jfrecìe couenghino fotta il lorogenere,et fé la pianta detta ìcnographia,ej lo inpie detto Ortographia
comengono nella ordinaza della Dijfrofitione,di modo,che quello,che nafee, et quello che crsfce,e un'ijìefja cofa,perche uorremo noi adurre
la Projfrettiua, che in quefto genere, nÓ ha da far nulla co le altre jfrecie,et maniere della Dìjfròfìtionèì Mafia quello fi uoglìa,uero è che Vìt.
in quefta parte pone le tre maniere di Scene predette, cioè Tragiche, Comiche, er Satiriche, er è nero ancho feparatamente, che per di"
pignere que&e Scene, er per fare che facciano i loro effètti, e neceffario, che fìfappia la Projfrettiua. NeUaquale è opera dì bel giudicio
faper ponereil punto cofidecommodatamente, che tutto quello, che fi uede dipinto,rapprefenti un fito, er urìeffer naturale deUe cofe, er
niente fia di forzato, di precipitofo, di difforme, difgarbato, come fi uede nelle Scene dimolti, le cofe oltra modo picciole, gli Edifici], che
traboccano,i fuggimenti tanto al baffo pitto fenza dolcezza tirati, che ne d'appreffo,ne da lontano poffono ejfer con diletto ueduti. Et perche
quefta parte della pratica a me pare non meno dìletteuole, che neceffaria,mì è uenuto in animo di uolere ancho in quefla partegiouare,quan* ìo
to le mie forze fi potranno efiendere , er pero con diligenza ho cercato, chi in quefla cofa mi poteffe dar lume ^finalmente ho ritrouato un
buon precettore, il nome del quale honoreuolmente fera da me poflo, nel trattato della Projfrettiua, che'io intendo di dar in luce, er perche
apprejfo le cofe imparate da lui, mi fon forzato con ifludio, e fatica di ordinare, er di aggìugnere deUe cofe al propofito, però io ho partito
quell'opera ìncinque uolumi. Nel primo dei quali io ho gettati! fondamenti della Projfrettiua,?? dato le regole generali della pratica di
ejfa, con diffinire, diuìdere, e dimoftrare quanto alla detta ragione è neceffario, accioche fenza dubitatione l'huomopoffa porre laueduta in
propio, er accommodato luogo, accioche non uenghino di quelli errori, che dìfopra ho detto. Et cofi nella prima parte i precetti, la uifla,
CT i quadrati fi pongono. Nel fecondo fé infegna la Dijfrofiticne de i piani regolari, er irregolari, infquadra,ey fuor di fquadra, er i per*
fetti di qualunque corpo fi fia. Nel terzo fono le mifure de i corpi, accioche uolendo noi da i piani perfetti trare i piani di Projfrettiua,^
da quefti leuar i detti corpijappiamo le mifure loro. Nel quarto fi dimojlra il modo dì leuar i corpi fecondo le altezze l°ro, er qui fi tratte*
ra delle tre forti deUe Scene predette, come fi hanno a leuare, er de i corpi matematici, de i loro tagli, rilieui, e piegature, dalche ne nafte* 4»
ra una pratica merauigliofa, er una grande utilità per molte cofe, che er per adornamento, er per commodo ci uengono tutto dì per le ma
ni. NeUa quinta er ultima parte fi tratta deUombreggiare, de i lumi, d'alcuni fìrumentì deUa Projfrettiua,^ d'alcune altre maniere di quefla
pratica, come molte cofe fi dipingono, che non fi poffono uedere,fe non in un certo,&- determinato punto, ò con ijfrecchi, ò con traguardi, ò
con altre forti di uedere. Quefta è la fatica mia circa la Projfrettiua pratica, dellaquale ,fin hora che iofappìa nìuno ha trattato, e dato in
luce alcuna cofa. benché neUe pitture degli antipaffati molte fé ne uedìno fatte con mirabile arteficio,doue non fol i pdefi, ej le fabriche fono
fiate pofìe con ragione di Projfrettiua, ma confomma diligenza le figure de glihuomini, er de i brutti fono fiate tirate alpunto,doue con dm*
piiratione de i riguardanti, ergiudiciofi ingegni fono Hate fommamente lodate, talché potemo ragioneuolmente biafmare la età nofird, che
hdbbia produtto ecceUenti pittori, md pochi Proffrettluì. Vedo ejfer /prezzata ld fatica, ma lodata l'opera deUa Projfrettiua, ammirano il
benfatto, fuggono lofludio di farr, Vogliono hauer le cofe beUe, d'altri, ma non fi curano di faper farle dd loro. Ma per effortare chiunque
dalla fatica fbigottito non ardifee porfi aUa imprefa di imparare quefla fi beUa arte. Io uoglioafiìcurare ciafeuno, che tra tutte l'drti, che per *0
pratica,e ragione s'impdrano,no ha alcuna che fia più terminata della Pro/freuttiua, di modo,che l'huomo puoffrerare dì uedernelafine in pò
co tempo, perilche ioftimo,che que&a fola promeffa può apprejfo un beUoJfririto hauer tanta forza, che non eccitato, ma infiammato egli
babbid a refìare in dar principio ad apprender la]Projfrettiua,cr queUo,che io con una uniuerfal propofitione hora dico,jfrero nel trattamen
to mio delld Proffrettiua,ey con ragione, er con ijfrerienza dimoftrare fi fattamente, che non ce ne refierà dubbio alcuno nella mente di chi
wrraconfiderdre il fatto. DdUa figura paffata deUa Scena fi potrà confiderare lo inpie, dì tutta la facciata di ejfa Scena, perche effendoui
poftd la portd Kegid, che è nel mezzo,CJ l'altra porta daU'uno de i lati, egli fi può confiderare l'altra parte douer effer fimilmente dipinta, e
dijfegnatd.Dipìnta dico quanto alia Projfrettiua,che dentro le porti fi uede. Biffegnatd qudnto dlfodo, et aUe fabriche, che fempre reftauano,
ne per alcun tempo fi mutdudno, per ejfer di pietre fondate, er de colonnati ilabili, è fermi, che erano parte deUafabrica del Theatro, come
Idgrddatione, iportichi, er altre partì. Md troppo lunga cofa farebbe fiata a uoler dijfegnare tutte le partirgli affretti, che fa il Thed*
tro, però hauemo lafciato quefla fatica a più diligenti di noi, non però, che queUo, che necejfariamente hauemo giudicato effer bello da in*
tendere, habbiamo lafciato. Volemo bene, che sauuertifcd, come daUafabrica de i Thedtrìfi potrà imparare molte regole deW Architetto*
ra, deUe quali ci potremo feruire in altre forti dì fabriche, er con quelle adornarle mirabilmente, er prender animo, cj ardire di far da noi
qualche cofa degna di commendatone, Ma tempo è che tornamo al propofito.
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CAP. VIIL
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Q_V I N T O. l67
CAP. Vili. DI TRE SORTI DI SCENE
R E fono le maniere delle Scene.Vna è detta Scena Tragica,l'altra Comica,la Terza Satirica. Gli or
namenti di quelle fono diucrfì tra fc,& con dileguale compartimento fi fannojimperoche le Scene Tragiche lì formano con colorine Frontifpicrj, ligure, & altri ornamenti regali. Le Comiche han- no forma di prillati edificrj di pergolati, ò Corridori, è profpettiue di fineffre difpofte ad imitatio- ne di communi edificrj. Ma le Scene Satiriche fono ornate di alberi, & di fpilonche,& di monti, & d'altre cofe radicali, e filueftri in forma di giardini. 1 tra nei recitavano i cafi de i Tiranni, orde i Re * <?«#' conuenìuano PaUggi, Roggie, Colonnati: però la facciata del triangolo, che era per
la Tragedia haueua tali edifici) dipìnti 1 Comici rappréfent'audnò le cofe quotidiane, &~ le cure famigliari di baffagente, però la Sema loro io 4imo$raaacommunì edìficij. 1 Satirici portauanó cofe filuejiri, e bofeareccie à modi paftoralt conuenientì ,però la loro Scena era di Uerdure d'acque, di lontani colorita, qr in nero fu mirabile imentione quella delle machine triangolari ucr fatili, perche dritto una Fasto* laTragica era praitto l'apparato per muComeiia, cr Aneto la-Comdiafì patena ,fenza pomi tempo di mezzo far la rapprtfentatwm di alcuna cofi pajiprale ,fqlamente col dare una nota. ì quella machina trìar.gulare. Ereditala ragione dei jheatrt fecondo domani, Vit. uisne alla disegnatone de ìrheatn Greci ,& dice. Ne i Tlieatti dei Greci non fi deoao fare tutte le cofe con le iftelTe ragioni, perche nella circonferenza di fotto,fi come
nel Latino gli anguli di quattro triangoli toccauano il giro d'intorno, coli nel Greco gli angoli di tre quadrati cleo- no toccare la detta circonferenza, & il lato di quel quadrato, che è prosfimo alla leena, & che taglia la cornatura della circonferenza, in quella parte diflegna il termine del Profcenio, «Se d'indi aH'eftremogiro della coniatura fé le fa una linea equidiftante,nellaquale fi dilTegna la fronte della Scena. Et per lo centro dell'Orcheftra acanto al zo Profcenio fi deferiue una linea cquidiftante, «Se da quella parte doue ella taglia le linee della circóferenza dalla delira, <5t dalla finiftra ne i corni del Semicircolo fi hanno a porre i centri, & pollo la fella nella delira dallo fpacio finiftro fi tira un °iro alla delira parte del Profcenio, & coli pollo il centro nel finiftro corno dallo fpacio deliro fi gira alla fi niftra parte del Profcenio, «Se coli per tre centri con quella deferittione i Greci hanno l'Orcheftra maggiore, «Se la Scena più à dentro, & il Pulpito che Logion chiamano,men largo, perche appreflo Greci la Scena era data à recita tori di Tragedie, «Se di Comedie, ma gli altri artifici faceuano i lor offici) per l'Orcheftra, «Se di qua nafee che feparata mente da Greci nominati fono i Scenici, & i Thymelici. Wouem appretto Greci efferl'Orchejlra maggiore Per° nc^x diffegmtìone ielor Theatri faceuano tre quadrati in un circolo, fi come i latini faceuano quattro Triangoli, er tuttoché tento gli Anguli de i Triangoli, quanto gli Angoli de i quadrati pirtiffero in dodici parti eguali la circonferenza'- Era però maggior jpacìo nel mezzo la doue erano tre Quadrati, chela doue eran quattro Triangoli, perche ìlati dei jo Quadrati fono più ulani alla circonferenza: Si come nel Thsatro de Latini un lato d'un Triangolo faceua la fronte della Scena, cofi nel Thea tradì Greci unlato d'un Quadrato faceua , e terminata il Profcenio, ma U fronte deUa Scena erafopra unti linea tirata fuori della arcon* : ferenza del Circolo, che toccaua pur la circonferenza, cr era egualmente dittante a quel lato del quadrato, che terminata il Profcenio, di
modo, che la feena de Greci era piti rimota, che la feena de Latini. '^hra di queiìo fi tirata ancho una linea, che pajjaua per lo centro, er era come diametro equidìftante,è parallela al lato detto, er afta fronte
della S cena: fopra gli efiremi di. quefia linea, la doue tocca la circonferenza, fi faceua il centro, er prima pcfto l'un piede della fejìa in uno, l'altro fi adargaua al centro, er uolgendofi à torno ci daua i termini della circonferenza maggiore, perche la doue toccaua la linea del Pro* fcenìo,iui era il termine deUa circonferenza, è precìntione ultima del Theatro, come e nel punto b er e. nella linea e. b.eyi centri fono d. e. la machina uerfatile triangolare aia lettera o. doue è ancho la porta Regia, la fronte deUa Scena f. g. l'Orchejira p. il refìante è facile, Cr gli hofbitdi, er altre jlanze come nel Tkeatro de Latini. Vero è che nella pianta del Latino,neUa Scena hauemo fatto tre porte, er in eia > 0 [cuna un.'l'riangolo uer fot ile, perche fi accompagnale dì proff ettiua la facciata di mezzo, er ancho àdiuerfo modo hauemo congiunto la Scena col Theatro, come fi uede dalla pianta, non mego però, che ancho ad altro modo non fi poffa congiugnere, er ancho dìjfegnare la Scenata con grande penfamento confutando quejla cofa dellaquale no ne hauemo efjempio antico,infieme colncjlro Palladio fi ha giudicato quella etter conuenientufima forma : er dì più fiamo fiati aiutati dalle mine d'un Theatro antico, che fi troua in Vicenza tra gli hortì, er le cafe d'alcuni Cittadini, doue fi feorgono tre Nichi della Scena, la doue noi hauemo polio le tre porte,w il Nichio di mezzo è bello,e gran de er ci ha dato alquanto di lume. Specialmente al buon giudìtio, er efferienza, che ha il detto Palladio, in ogni bella maniera difabrìca, cr il gufio delle cofe antiche, er fé altro ci manca, lo lafciamo algiudìcìo, cr alla imentione degli altri, che potranno forfè aggiugnere aUe cofe no&re amoreuolmente qualche ojferuatione, er qui è la pianta del Theatro de Greci, doue ci mancano quelle ombre, che pofìe fono ' nel Theatro de Latini Ufciate per la negligenza del tagliatore. ■ |
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V
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Q^V I N T O. ,„,
Poiché quelle cofe con fomma cura, e folertia cfplicate feranno, bifogna aìihora più diligentemente auuertire, che
egli fi elega un luogo, do uè la noce dolcemente applicata fia, <§c che fcacciata ritornando i dietro non riporti all'o-
recchie una incerta hgnificatione delle parole. A Vitr. molto preme l'accommodar il luogo alla uoce, però oltra le cofe già dette egli tutta uia dì ciò ci da precetti, ©* ammae&r amentì bellhfì* mi, cr certo nonfenza ragione, perche tutto il fine di quejla materia, e che fi ueda, er che fi oda commodamente. Diàmgue adunque i luoghi
quanto alia natura delfuono, er dice.
Sono alcuni luoghi, che naturalmente impedifeono il monimento della uoce come fono i diffonanti,i circonfonanti i rifonanti, i confonanti: detti da Greci Cathicontes, Perrjcontes, Antrjcontes, Sinicontes. DiiTonanti fon quelli
nei quali poi, che la prima noce s'inalza offefa dai corpi fodì di (òpra è fcacciata ritorna i bailo & opprime l'inal-
zamento della feconda uoce.
Come s'egli diceffetche il primo giro della uoce intoppmdofi in cofafodafufje ingiù rincalzato cf rompeffe il fecondo, doue. ne nafccjfe la dijjonan za, che per uirtu delia parola Greca jìgmficafuono al baffo cacciato, rotto ye franto, perche Cathicontes è quafi deorfum fonum mitentts
CT io ho interpretato dijfonanti, ì quel modo, che nel Latino fi dice defpicere quafì deorfum afpicere.
Circonfonanti luoghi fon quelli, ne i quali la uoce ri {fretta girando intorno rifoluendofi nel mezzo, e tuonando fen- za i tuoi eflremi cadimenti fi eilingue falciando incerta la fignificàtione delle parole.
Quegli luoghi fanno ribombo , perche in esjì ritorna lo ìfleffó bombo, ò fuono, come dentro le campane jì perde ilfuono, poi che refta la percojja.
Riffuonanti fono que luoghi douc la uoce percoffà ritornando à dietro le imagini di ella efprefle, & fanno., che c'oppi fi odano gli ultimi cadimenti.
Rijfuona la uoce percuotendo, er ritornando à dietro quafi de rinuerbcro, er come i raggi del Sole riflesfì , perche fon doppi hanno più fir= Za, coji la uoce ripercoffa, riffuona cioè di mono fuona, er raddoppia lafua fimìglknza come fa l'Echo. La cui efyresfione noi per diletto
n due•jìanze fatte hauemo. , |
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LIBRO
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I.Ó&
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io
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Ecco figlia de ì bofehi, er delle uaUi
ignudo ffirto, e uoce errante, efciolta
'Eterno effempio d'amorofì falli Che tanto altrui ridice quanto afcolta,
S'amor ti tome ne fuoi allegri balli, E che ti renda la fua firma tolta
Tuor d'ejle uatti abbandonate e fole Sciogli i mici dubbi in fcmplici parole.
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Ecco, che cofa e'I fin d'amore ? amore.
Chi fa fua Urada men fi-cura ! cura
"Villetta fempre, o pur fen more* more Debbo fuggir la forte dura1, dura.
Chi darà fin'al gran doloref Ubare. Come ho da uincer chi è jpcrgiura f giura,
Dunque l'inganno ad amor piace! piace. Che fin è d'efjo guerra ò pace! pace.
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3»
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Confonanti fono que luoghi, nei quali da baffo la uoce aiutata con augumento crefeendo entra nelle orecchie con )
chiara terminatione delie parole. 1 luoghi confonanti fono affatto contrari a ì diffonanti, perche in quelli la uoce uiene dd centro alla circonferenza aiutata, er unita, er crefee
egualmente, in queìti la uoce dalla circonferenza al centro e ribattuta, cr rotta. Quella differenza di luoghi è molto betta, ej- ben dichia* rita da Vitr. er degna di fomma confìderatione, er però dice. Et coli fé nella elettione dei luoghi fi annettila con diligenza, fenza dubbio lo effetto della uoce ne i Theatri fera con
prudenza all'utilità moderata, & emendata : Male deferì trioni ,& i diflegrii tra fé con quefle differenze feranno notati, che quelli diffegni, che de i quadrati fi fanno, fiano de Greci ,& quelli de Trianguli equilateri habbiano Tu 40 fo de Latini. Et cofi chi norrà ufare quelle preferi trioni, conduri benisfìmo i Theatri. Un qui Vitr. 4 dtffegnato il Theatro,ey dimagrato fecondo l'ufo di Greci, e de Latini, che differenza fia nelle lor 0 deferittioni. Bora mole
parlare di que pertichi, che erano dietro la Scena,o" de i luoghi dapaffeggiarc, perche cofi era ordinato da i buoni Architetti, che à i Tem* pi, alle cafe di grandi, er allefabrìche publicheji dejfero i. pertichi, cr quejio come dice Vit. er per necesfita, er per diletto, er per orna mento fi faceua. Dice adunque. Deonfi fare i portichi drieto la Scena à quello fine > che quando le repentine pioggie {turberanno i Giuochi, il popu-
lo habbia clone egli iì ricoucri dal Theatro , & accioche que luoghi, ne i quali fi danno gli finimenti per lo choro, & l'apparato del choro habbiano fpatiofo campo. Come fono i pertichi Pompeiani, & iri Athene i Portichi Eiime nici,& il Tempio del padre Bacco, & l'Odeo à queìli;che efeono della parte finiftra del Theatro, ilquale Pericle in |
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Athene di fpofe con Colonne di pietra, & con gli alberi, & con le antenne delle naui delle fpoglie de Perlìani r ico-
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fa
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perfe, & lo iflefloalla guerra Mithndatica il Re Ariobarzanebrufciato rifece.
Choragia fìgnifica e quelli che danno l'injìrumento , er l'apparato per lì giuochi, er il luogo, di doue fi caualoftrumento. Odeum,èra quafì
un picciolo Theatro, doue fi guardauano i certami crle prcue di M.ufici,io jìimo ,che lui fi ajfettaffero i Mufici,come nel Choragiofi affetta* nano gì ìhiflr ioni, che d'indi poientrduano in S-ceni. Et com e è a Smirna lo Stratageo. Cioè I armamento.
Et à Traili il portico dall'una, & l'altra parte come le Scene fopra lo ftadio, che è luoco, ouefi corre, & come le altre cit-
tà, che hanno hauuto gli Architetti più diligenti. D'intorno à Theatri fono gli fpacrj da palleggiare, & i portichi, che in quello modo par, che iì debbiamo collocare, prima che fiano doppi, Cioè non in altezza, òdi due ordini dicolonne,ma doppidi fiotto come,portichideiTempi,o-lodimoflrdnlefeguentiparok.
Et habbiano le colonne efteriori Doriche, & gli Architraui con gii ornamenti fecondo la ragione della mifura Dorica 60
fabricati.Dapoi che le larghezze loro fiano in modo, che quanto alte feranno le colonne di fuori, tanto fiano gli fpa trj da palleggiare dalla parte di dentro tra le ultime colonne,& le mezzane, & tra le mezzane à i pareti, che rinchiu dono il portico d'intorno. Ma le colonne di mezzo fiano per la quinta parte più alte delle efteriori. La ragione è perche deono occupar quello jhatio, che occupa l'Architraue fopra le colonne efleriori, er perche fopra quelle dì mezzo non fi po-
ne Architraue, però effer deano più alte. Et fatte fiano alla Ionica, ouero alla Corinthia. Le mifure delle colonne, & le proportioni non feranno tali, quali ho
detto douer eiìer quelle de i facri tempi, perche altra grauità conuengono hauer ne i tempi de i dei, & altra fottilità ne i portichi, onero nelle altre opere, & però fé le colonne feranno di maniera Dorica, fiano partite le loro altezze con i capitelli in parti quindici, & di quelle una fia il modulo, alla cui ragione fi efpedirà tutta l'opera, <5c nel baffo della colonna la groffezza fi faccia di due moduli, lo fpatio tra le colonne di cinque è mezzo, l'altezza delle colonne 7 a eccetto il Capitello di 14. moduli, l'altezza del capitello d'un modulo, la larghezza di due, & un fello, le altre mi- fure del reftante dell'opera fi faranno , come s'è detto nel quarto libro de i tempi. Ma s'egli fi farà le colonne Ioni- che, il Fufto della colonna oltra la bafa, & il capitello fia diuifo in otto partì, & mezza, & di quelle una fia data al la groffezza della Colonna. La-ba'fa con l'Orlo per la metà della groffezza.il Capitello fi farà con là ragione detta nel terzo libro. Se la colonna fera-di maniera Corinthia, il Fuiio, & la bafa fia come la Ionica, ma il capitello fecon do,che e fcritto nel quarto libro. |
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L'altezza di quel luogo non deue effer meno di dieci,& più di i*.piedi:I gradi delle fcalc tra i cunei e le fedi all'incontro
de gli angnli de i quadrati fiano drizzati alla prima cinta, & da quella cinta tra mezzo di quelli frano drizzate an* cho le altre gradarioni, & alla fomma quante feranno altre tanto fempre fiano ampliate. Valtezza di quel luogo, cioè del Logeo, e pulpito, non deue effer meno de dieci piedi, ne più di Dodici. Vit. alza il pulpito de Greci fette piedi
più del pulpito de Latini, perche effendoil pulpito de Latini più uicino non doueuahauer più altezza, acctoche quelli, che fìauano nel- 7a VOrchejìra potejfer ueiere i gejlì de i recitanti, ma i Greci che haueuano la lorfcena più rimota,poteuano alzar più il pulpito loro, perche la dièanz* fa parer baffi le cofe alte, perche fé uno uà appreso una cafa,non uede il colmo,ma piu,che egli s'allontana, più la difeopre, co* me la ragione detta projpettiua ci dimojlra. Alzato adunque il pulpito, Vitr. drizza le fede uerfo i cunei > come ha fatto nel Thedtro de Latini, & mole il medeftmo, cioè che lefcdet
che uamioatttprimadm non ifcontrìno con quelle 3cbeuanno alla feconda , er cofi queUctcbeuannodk terza non ifcontrmocon te feconde. _ .
Po*
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itfo LIBRO
La aggiunta del Piedeililo, che fi fa per gli feabelli impari fia tolta dal diflegno foprafcritto nel terzo libro . Gli Ar-
chitrani, i gocciolatoi, & tutto il reito de membri fecondo la ragione delle colonne da gli fcritti de i uolumi di fo- pra fi pigiièrarmo,ma gli fpatrj df mezzo, che feranno alla fcppeita tra i portichi.ornare fi deano di uerdure, perche il palleggiare alla {coperta rittiene gran Salubrità, & prima da gli occhi, perchelo aere dalle uerdure aflottigliato per io moni mento del corpo entrando arto triglia la fpecie uifiuà, & cofi leuando da gli occhi ilgroiTo huniore lafcia, la uifta fattile, & la fpecie acuta. Oltra di quello fcaldandofi il corpo nel caulinare per lo mouimento, che egli fa afeiugando lo aere gli humori da i membri feema la loro pienezza, & disfip.mdo gli eflenua, perche molto più ne fond di quello, che il corpo può foilencre.Et che quello fia cofi,fi può auuertire,che efiendo le fonti dell'acque al co* peuo,ouero fotterra fia la copia palulìre deii'humore da quelli non fi lieua alcuno humore nebulofo, ma fi bene ne j luoghi aperti* & liberi, quando il Sole nafeente col fuo caldo uapore il mondo rifcalda, eccita dai luoghi humidi, & ia abondanti d'acqua gli humori, & quelli inficine ratinati follieua. Se adunque cofi pare, che ne i luoghi aperti i più molefti htimóri fiano da i corpi per lo aere nicchiati, come della terra fi uedono per le nebbie , io non penfo* che dub bio fia, che non fi debbia porre nelle città gli fpatrj da caulinare feoperti fotto il puro Cielo. Ma perche quelle uie non fiano farigofe , ma fempre afeiutte, in quello modo fi deue fare. Siano canate * & uotate profondisfimamente, & dalia delira, & dalla finiftra fi faccianole chiauiche murate,& nei pareti di quelle, che riguardano al luogo, do- ue fi palleggia fian fatte le canne inchinate nelle chiauichie con la loro cima, & dapoi che quelle cole fatte faranno compiutamente, bifogna empire que luoghi di carboni, & le uie di fopra coperte fiano di labbia e fpianate,cofi per la naturale rarità de 1 carboni, & per le canne rifpondenti alle chiauichie fi neeuerd l'acqua, doue fenza hùmore,8c afeiutte feranno le uie da palleggiare. Appreilo in quelle opere fono i Thefon, e depofìti nelle città pofti da i mag- giori, tra le cofé neceìTarie, perche doue fi fia aifediato ogni cofa fi può hauerepiu ageuolmente,che le legna,perche ^ il faie prima più fàcilmente fi può portami tormenti nel publico, & nel priuato più efpeditamente fi allunano, c\ fé pei forte uengono al manco l'herbe, la carne, ck i legnami pofiono al bifogno fupplire. Le acque col cauarc de i pozzi, & con le grandi pioggie da le tegole fi raccoglieno; ma l'apparato delle legna cofi neceilàrio al cuocer il cibo, e difficile, & noiofo, perche tardo fi conduce , &piufi con fuma. In tali tempi del bifogno delle legna s'aprono que iti cortili, ò fpatrj feoperti, & fi diuidoiiolemifurepatitamenteàciafeuna iella, 6c cofi due belle cofe e buone ci danno cjuefli luoghi feoperti una nella pace, che èia feruta, l'altra nella guerra cheè la fallite, per quelle ragioni adunane gii fpatrj da parteggiare non folo dopo la Scena del Theatro, ma ancho fatte appreilo à i tempi di tutti i dei portano alle città grandisfimi commodi. Et perche aliai chiaramente mi pare haucr detto di tali cofe, hora pallerò à dimoilrare la ragione de i bagni. JR> tionftprei, che aggragnere à Vitr. [e non 4 pompa, però feguitanio porremo il teSto, doue egli park della Dìjpofìtione de i bagni, j»
GAP. X. DELLA DIS POSITI ONE ET DELLE
PARTI DE l BAGNI. ' ' RIMA M ENTE egli fi deue eleggere un luogo -, che fia caldislìrno, cioè riuolto dal Settentrio-*
ne, & dallo Aquilone, & i luoghi da rifcaldare, onero intepidire habbiano i lumi da quella parte; doue il Sole tramonta la inuernata. Ma fé la natura del luogo ci farà d'impedimento, egli fi pigliela il lume dclmeriggie, perche il tempo del lauarfi dal meriggie al uefpro è ottimo. Vitr. ci accommoda ne i bagni gentilmente,^ dice quello che è necefjarw, er eff ediente aWufefohaitente, hauendo rio fttetto al bifogno, imperoche da prima le Therme non erano in quel pregio, che furono poi,anzi eraui folamente il bagno ^« alla fanità del corpo dejlinato, indi poi crefeendo la lujjuria con le ricchezze fotta il nome di Therme edtjicauano cofe magnifiche, cr grandi con portiebi, bofehetti, notatoi, pifcine er altre cofe fecondo le uoglie, cr appetiti degli imperatori, er de igran perfonaggi. lo e-ponerò prima quello, che dice Vitr. poi ui difeorrerò fopra fecondo il bifogno. Vuole adunque che i bagni fieno in luoghi caldissimi, er dichiara qui li fieno què luoghi, er dice effer quelli, che non riguardano alla Tramontana, er perche erano luoghi ne 1 bagni doue prima sì intepidiamo i corpi, o* luoghi, doue poi fi rifcaldauano per non entrare dal freddo al fubito caldo, però mole che fi prenda il lume per quejìi luoghi perla doue ti Sole trammonta Unuer'nata, che è à Garbino, oucro dal mariggie, dacipoi un'altro auuercintento dicendo. Anchoraèdaauuertirecheiluoghi douefihannoà rifcaldare gli huomini,& le donne fiano congiunti , & polli da
quelle i delie partii E ne rende la ragione. Perche cofi aliuenirà, eh e ad amendue que luoghi del forno ne i uafi feruirà l'ufo commune.
Cioè un medefìmo forno rifcalderà amendue gli fcaldatoi, ey ancho gli intepidatoi. $ 0
Sopra il fornello douemo porre tre uafi di rame, uno che fi chiama il caldaio, l'altro tepidario, il terzo rinfrefcatoio,
éc fi deono por déntro con quello ordine, che quanta acqua ufeirà del caldaio, tanta dal tepidario in erta, ni ucgna, & coli all'ifreilo modo dal rinfrefcatoio nel tepidario difeenda, & dal uapòre della fornace commune à tutti fiano fcaldati, i uolti de i letti fopra iquali fono quei uafi. il rinfrefcatoio cioè il uafo deU'acqua fredda, fera di fopra. quejli infonderà F acqua nel uafo tepido, er quejìi nel uafo caldo, er t! caldo uapo*
re delia fornace darà fotto al fondo de que uafi, ma al uafo dell'acqua calda ne darà poi, 4 qudUo di mezzo meno , à quel di fopra niente , er ce mfegna il modo difo/pender que uaft, dicendo. Il fofpender de 1 calda toi lì fa prima in modo,cheilfuolo fia falicato di tegole d'un piede, e mezzo, ma fia quel felica-
to pendente uerfo la bocca della fornace, aericene quando in quella ni f usfi gettata una palla, ella non polla ftarui dentro, oVfèrmarfi, ma di nono ritorni alla bocca della fornace , perche colila fiamma da fé più faci/mente andrà 4<t uagando fotto la fofpenfione. Cioè fotto il luogo doue fileno fojpefì quei uafi. Ma di fopra con quadrelli di otto once far fi deono i pilaftrelli, cofi difpolli, che fopra quelli fi pollano fermar le tego
le di due piedi, ma i pilaftrelli fiano alti due piedi, & fatti fiano con argilla 0 creta,e capelli ben battuta, & à quelli fi foprapongan tegole di due piedi, che foflentino il pauimento. Le concarnèrationi,ò uolti feranno più utili fé fi fa- ranno di muratura. Ma fé fi faranno talìelli, e di legname bifogna pomi fotto l'opera di terra cotta, de farla a que ilo modo. Faccianfi le regole, ò lame, ò gli archi di ferro,& quelli conifpesfisllmi oncini di ferro fiano fofpefi al taf fello, & quelle regole, ò archi fieno difpolli in tal modo, che fi postino fopra due di quelli ponete le tegole, fenza i loro margini, & iui collocarle, & cofi tutte le uolte pofandofi, e fermandoli fopra ferro fian condotte,c perfette,& i conilregnimenti, & legamenti di quelle uolte dalla parte di fopra fiano coperti leggiermente con argilla battuta in freme con pelli, ma là parte di fotto,che riguarda al pauimento prima fia con te flole rotte, oc calce rimboccata, e 7» sgroifata,dapoi con belle coperte polita,intonicata,e biancheggiata,& quelle uolte fé doppie feranno ne i luoghi,ò celie detti fcaldatoi, feranno più ufeuolijperùoche l'humore non potrà far danno al palco, ò tallello>ma fra due uolte potrà uagare. Vitr. ce infegna come douemo fare i uolti, ©" U Cielo de i bagni, er quanto aUa materia, er quanto aUe parti, ma prima egli ci dimo&ra come
bifogna fare il pauimento del bagno per alzarlo 4,aterra , er daU'bumore, dicendo, che laflricar bifogna con tegole d'un piede, e mezzo A jpw«o, iiquale penda tterfoU bocca del fornello. Sopnìl lastricato mole tckefi drizzino alcuni piktlreUi alti due piedi fatti di quadrelli - di due
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Q^ V I N T O. lé»
diète terzi il piede, sfittatati con. Creta, e cimatura, ben è Radazzata, è battuta, ikhefifa, perche dia faida al fuoco, fopra ipilaftreU
li egli s'impone le tegole di due piedi, quejìe tegole fomentano ilpauimento, fotto ilquale fi poneua il fuoco, che per certe trombe , ò canali neUe groffezze de t pareti uaporaua in fu, come ancho s'è atmertito in alami luoghi ritrouati nettamente, doue fi fuma, che gli antichi facef fer calde le loroJtanzeà qusjto modo. llche perche è cofa degna di fapere, con le figure Pho dtmefirato nd feguente libro, al Decimo cap. Quanto a/fetta alle concamcrationi, e cielo de i bagni(camehodetto) Vit. cida le regole, e dice, che in due modi fi poffonofare, l'uno, è di muratura, l'altro di opera di legname, bifogna confederar le parti di fotto di mezzo, cr di fopra, ey il modo di farle. Le parti dette fono tut to un corpo, ilquale ha bifogno d'efjer fomentato,per che fenza legamento ruuinerebbe. Et però il legamento fi farà in quello modo, Faranno}! . • ie uolte,w gli archi di ferro, conhjte è lame di ferro attrauerfati, gr incrocciati , er quejìi archi, ò Itile fiano confpesfi uncini àguifa di Ancore attaccati al tauolato, ma tanto larghe una dall'altra che fopra dite di-effe fermar jì poffano le téfie di due tegole, et qucjìafera U par te di mezzo, ma difopra egli fi farà come un terrazzo di creta con peli impalata, cr ben battuta, e>~ il cielo di fatto,che fopra fi a al pauU lo mento fera fmaltato, e rimboccato con teftole pe&.e,&" calce,dapoi intonicato, e biancheggiato gentilmente, erféqueste mite feranno doppie daranno maggiore utilità. Hor hauendoci trattato del piano,cr del uolto de i bagni, er quello che mi bifogna,cbefia,cr comej cr di che ma- teria fi ha a fare Puno, e P altro, feguita, er ci da k mifure, dicendo. I_c grandezze de i bagni fi hanno à fare fecondo la moltitudine de gli hnomini. ma fiano però in quello modo compar-
tite, che quanto ha da eller la lunghezza leuandone un terzo fatta fia lalarghezza olirà il luogo doue fi ihiad afoet tare d'intorno al labro, e la f oiTa, bifogna fare il labro fotto il lum e, accioche quelli, che Hanno d'intorno non toglie no il lume con l'ombre loro. Gli fpatrj de i labri, detti fcole,cofi fpaciofi deueno efFer, che quando i primi balleranno occupati i luoghi, gli altri, guardanti a torno posfino ilare dritti in piedi. La larghezza dell'alile© tra ii parete, & il Parapetto non fia meno di lei piedi, accioche il grado inferiore, & il puluino da quella larghezza ne cane due piedi, il Laconico, & le altre parti perii fudatoi congiunte fiano al tepidario, & quanto feranno larghi tanto fiano alti al io la cimatura inferiore dello hcmifpero, & fia lafciato,il lume di mezzo nello hemifpero, & da quello penda ii ceper chio di rame con catene attaccato, ilquale alzandoli, & abbafìàndofi dia la tempra del nidore, & però pare.che egli fi debbia fare à fella, accioche la forza del uapore, & della fiamma per le uolte della curuatura egualmente dal mez- zo partendoli, polla uagare. ta dechiaratione £ alcuni uocaboli ci darà ad intender quanto dice V ih: demfifar i bagni grandi fecondo la moltitudine delie perfide, Legge fi
che Agrippa ne fece cento efettanta à beneficio del popolo, crebbero poi in infinito, <zx col numero fitisjaccuano a quello, che Itgrandez* za non poteua. La mifura loro cra,che la lunghezza fujje tre parti, cr la larghezza due , ecco la proportione fefquialtcra, ma in quefla larghezza non fi comprendeua il labro , er il luogo douc ajfeitauano quelli, che uoleuano lau&rfi. Labro era unafefià, ò uafo capacisfia trio di pietra,ò di marmo,dentro ilquale era Pacqua da iauare, d'jntorno à quello erano alcuni Parapetti doue s'appoggiauano le perfone afbeì iando,che i primi ufctffero del Libro, quefiifono detti fole, onero, ilche mi piace più, erano alcune bancìx d'interno i labri, doue fi afpetta- ?0 Ma, ey la larghezza del labro, che egli chiama andò 4ueo tra il parete, er il Parapetto, fia di piede fei, due de i quali feranno occupati dal grado inferiore, er dal pulitino , ilquale [timo chefujfe una parte doue fi appoggiai umofiando nel bagno, il labro era fotto il lume, il Iaconi £0 era queUo, che ancho Sudatolo fi chiama,detto cefi da Lacedemoni, perche m luoghi fìntili fi flettano esercitare, er la figura e ne! ftguen teière, douefiparla.de i camini. Clipeo io ho interpretato coperchiale; e cofi detto dalia forma d'unfeudo^chs era rotonda. CAP. XI DELLA EDIFICATXONE'dELLE
PALESTRE, ET DE I XISTE
4°
ORA à me pare ( tutto che quello non s'ufi nell'Italia)di dichìarire il modo di far le paleflrc,& di-
moirrare come da i Greci fono fabricate. Fannofi adunque in tre portichi le exedre fpaciofe, che
hanno ì luoghi da federe,& uedere, nellequali i Filofofi, gli Oratori, & gli altri, che fi dilettano de gli l'hidrj poflòno fedendo difputare. Nelle palefirei Colonnati, e porticali d'intorno fi hanno à fare quadrati, onero alquanto lunghi
in modo,che riabbiano gli fpatrj da caulinare intorno di due fladi, de iquali difpofti fiano tre por- ticali femplici, ma il quarto perticale, che fera uerfo il meriggie bifogna, che fia doppio, accioche eflèndo i cat- tila tempi neuofi , non polla l'acqua uenircpiu adentro. Ma nel portico, che fera doppio fiano polle quelle membra, il luogo da ammaeftrare i Garzoni detto Ephebeo fia nel
mezzo. (Et quello e una exedra ampiisfima con le fue fedie longa un terzo più, che larga) fotto il deliro è il luogo $ o da ammaeilrar le Garzone, & appiedo è il luogo doue s'impolueranano gli Athleti detto Coniflerio , dalqual luo j2;o nel licitare del portico, Ila il bagno freddo detto Lutra, ma dalla finiftra del luogo dei Garzoni, e il luo= go da ugnerfi , detto Eleothefio, appreiìo ilquale è il luogo da rinfrefearfi , dalquale fi na al luogo della fornace detto Propigneo nel uoltar del portico , ma appreflo poi nella parte di dentro dirimpetto al frigidario fono i fudatoi di lunghezza il doppio alla larghezza, che nel uoltare habbia da una parte il Laconico compollo (come è fopraferitto ) & à dirimpetto del Laconico il bagno caldo. Nella Pale (Ira fieno i Perifliìi, come s'è detto di fopra, cofi deono effer perfettamente compartiti. Ma dalla parte di
fuori deono effer difpofti trcportichi,uno la doue fi efee del Periftilio, due dalla delira, & dalla fineflra detti Sta- diati. Di quelli portichi quello, che riguarda al Settentrione fi la doppio, & di ampiisfima larghezza, l'altro èfemplice, & fatto in modo , che nelle parti, che fono d'intorno i pareti, & in quelle, che fono uerfo le Colon- <jo ne habbia i margini come fentieri non meno di dieci piedi, & il mezzo canato di modo, che due gradi fiano nel- la difeefa d'un piede e mezzo da i margini ai piano, ilqual piano non fia men largo di piedi dodici, e cofi quelli che uefliticamineranno d'intorno nei margini non feranno impediti da quelli, che unti fi exerciteranno. Quello portico , e nominato Xiftoda Greci, perche gli Athleti al tempo del uerno fotto i coperti ne gli Stadrj
fi exercitauano. JXifiti fi deono fare fi che tra due portichi ni fiano felue, & le piantationi, 8c in quelli fi facciano tra gli alberi le
ftrade, & ini di Aflreco fiano collocate le danze. Appreflo il Xifto, & il doppio Portico, fi difìegnino i luoghi feoperti da caminare detti Peridromide da Greci, nei
quali il uerno, quando l'aere è fereno ufeendo gli Athleti fi posfino elTercitare. Dapoi il Xifto fera figurato lo Stadio, cioè illuogo da efTercitarfi in modo, che la moltitudine delle genti polla larga» 70
mente guardate gli Athleti, che combattono. Io ho deferitto diligentemente quelle cofe, che erano neceiTarie dentro le mura, ad effer acconciamente difpofle.
Quanto dice Vitr.è chiaro affai con la interpretation noilra,z7 dalle parole fue, la doue fi deue auuertire quanto ftudio ponefferogli antichi nel
lo effer citio,<y come acconciamente prouedeffero à i bifogni, er à 1 piaceri degli huomini. Manoi diremo qualche cofa del Circo, er del" lo Amphithcatro , gr prima dello Amphitheatro, ilquale non era altro che due Theatri infieme con le corna congiunti , er continui- ti iettate uia le fcene3eyi pulpiti, ejrlafciato il luogo pianole ff>aciofo coperto di Arena , doue cantra le ferocisfìme befìie fokuano •M gli
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LIBRO
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r<Ji
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gli huomini, con deprezza, CT ammaeBramento mirabili opporjì, a1 far le cacciami recintegli kmphìtheatrì, er quanto aìFufcite, er
quanto all'entrate, ey aUefaltte con t Theatri conuengono. Qui i gladiatori haueuano luogo, qui s'ìnduccua anchol'acqua, per gli efferati] mudi, ne fu mai il maggiore di quello, che hoggifi chiama il Coli/so. Solamcte {come ho detto) fé gli leuano i cinque cunei che fi donano alia fcena , er fi commettono mfieme i fette del Theatro,per ilche ne nafee la forma ouak, ey però Curione ne ì fuoi Theatri dì legno leuauà le jeene ,Cf nmluu&gli con le corna loro, eyglt uniua à forza di Machine, ilche cerne fi patella fare dimojira il Gardano in nel libro delle fottilità, er difficilmente per uia dì archi, ey corde, ey la figura fua è qui al lato.
Io confederando, che Plinio uuole,che etafeunofi moueffe fopra un Perno, ey che di due Theatri fi fa* ctjje uno A mphitheatro, ey uedendo non meno audacia, che ingegno in tanta opera confiderai molte cole ,er trottando difficultà grande fecondo il mio parere, mentre io fluita in quefU conftderaticne mifoprauenneiingeniofo Meffer Francefco Marcami, colqualecommunicando ilmìopenfiero egli » » con la prontezza con laquale trotta i modi dìfeiogliere ogni quefito, facilmente moflrè che facendo i centri doue andauano i Perni ne l'un capo del Diametro della Orchestra, i Theatri fi farebbon ùol* tati, ey riuoltdti, ey congiunti infìeme, ey fattone la proua con le piante de ì Theatri quiut de* ferità rtufcì mirabilmente, aggmgnendo che in più luoghi fi doueuano porre dei ruotali di Broli* ZO grosfi, decioche i Theatri fuffero da quelli fomentati, ey portati, er con facilità riuoliati. Bifogna adunque porre i Perni in dritta linea in cìafcun Theatro guidamente fopra l'un capo del Diametro della Orcheftra; ey far girare con ìnftrumenti fufficienti fopra i ditti ruotali quei gran pefì ,ey riufeirà. il Circo, e come un Theatro, ma con le corna slongate, ey egualmente dittanti Funa dall'altra. Ef di fu natura non. ha. portichì, ey dicono che il Circo fu fatto ad imitatione delle cofe celefii, pero haueua do* zo dici entrate per li dodici fegni, fette mèìkt termini da i fette pianeti, da Leuante à Ponente per mezzo 4 longo del piano molto dijianti Funa dall'altra , doue le carrette da dite, ey da quattro ruoti correndo, andauano per mezzo glifèacij del Circo, come dtfeorre il Sole, e? la Lu* na fatto il Zodìaco, ey non più di uentiquattro dardi ufauano per le uentiquattro hore,che è una rìuoluttone del Cielo. Brano diuifi quel* le, che correuano in quattro lìuree con colori difhnti rapprefentando col uerde la prmatterà, col refato la fiate, col bianco l'Autunno , col . fofeo il uerno. Tre erano le mete principali, più honorata quella di mezzo, le efirente erano Colosfi, le trammezzate colonne, ò metà minori, la parte doue fi cominciauailcorfoeradettacarcere,noichiamamolemo[je. il maggiore, che fìa fiato fatto è quello, che fin horafi chiama il circo Masfimo, che già fi Bendeua appreffo quattrocento e cinquanta pasfì, er s'allargaua uj. er ui poteuano fare aggiatamente zóooo. per fané, ey à poco à poco crebbe in adornamento, ey grandezza, che era cofit mirabile, come Liuio , Suetonio, Tacito, irgli altri fcriuono, er di quefìe antichità il dtlìgentisfìmo meffer Pirro Ligou, ne è tanto it.ftrut ?o to,quanto altro, che fi trouì, al quale fi deom infinite gratie, er immortali per lofiudio che egli ha fatto ,efafcpta~ le cofe antiche à bene» fido del mondo. GAP, XII. DE I PORTI, ET DE GLI EDIFICI CHE
NELL'ACQ_VA SI DEONO FARE. GLI non fi deue lafciar di dire delle commodità de i porti, ma bifogna dichiarìrc, con che ragione 4a
fiano le naui in quelli dalle fortune ficure. Quelli adunque fé fono naturalmente polli, & che habbiano Promontori, ò capi fopra l'acqua, fi che per la natura del luogo s'ingolfino,hanno gran disfime utilità, perche d'intorno s'hanno a fare i portichi, & i nauali, ouero da i portichi l'entra- ta à i fondachi, ò dogane, & dell'una, & l'altra parte fi deono fare le torri, dallequali fi postino ti rare le catene con gli {frumenti dell'una all'altra. Ma s'egli non fi Hauerà luogo per natura idoneo da asficurar le naui dalle fortune, in quefto modo fi deue fare : che fc
egli non ci farà fiume, che impedifea, ina da una parte farà'la ftatione, cioè il luogo doue ficuramente Hanno le na \ii,che noi dicemo buon forgitore, allhora dall'altra con gli argini, & con le fabriche fi uenira in fuori, & fi farà prò grefib, & coli fi rinchiuderanno i porti. il fine del Porto è jìcurar le naui da i uenti, er dalle fortune, il porto effer deue fìcuro, e capace. Quefta fìcurtà ouero è naturale, ouero aia* I®
tata daU'arte.La naturale dipende dalfito del luogo, quando il luogo é ingolfato, ey in arcato, eyfa le corna come la Luna, er i capì alti uen gono infuori, er i lati difendono il golfo da i uenti, ne fi può dire quanto gioita un fito tale, perche prima è fìcuro, dapoi è commodo, per* che nella curuatura fi fanno i luoghi da faluare le mercantìe, ci fono i fóndachi, le Dogane, i Bazzarri, er altri luoghi opportuni\ E un fito naturale, er commodo nella Scotta doue è uno Porto, ò Golfo, che fi chiama Sicberfand, cioè Arena difalute, er porto tranquillo.
Quefto non ha Venetia,ma la poca fìcurtà del porto, e la molta fìcurtà della Terra,uengono però le naui nella Laguna, er ìm fi faluano.
Quando adunque fi hauerà da natura il fito poca fatica ci uole, il porto è fìcuro perla bocca,ey per le rocche, e per lì fianchi, ma quando quee
fio non fi poffa hauer e,bifogna ricorrere all'arte, er peròVitr. ce lo infegna, dicendo. Ma quelle fabriche, che fi hanno à fare nell'acqua cofi pare che fi habbiano a reggere. Bifogna prima portare la polue
da quelle parti, che fono dalle dime fin alPromontoro di Minerua, & mcfcolarla nel mortaio, in modo, che due ad una rifpondino. Poi la doue fi hauerà deliberato di fabncare,poner bifogna nell'acqua le calle di rouere, & con ca- 6o tene rinchiufe mandarle in giu,& tenerle à fondo. Dapoi quella parte, che fera tra le calle al bailo,fott'acqua,fi deo=» no pianare, è purgare ,& ini gettami di quella materia mefcolata nel mortaio con lamifuradata di fopra ,& con cementi fino, che fi empia lo fpacio, che fi deue murare, quello dico, che è tra le calle, & quefto dono di natura hanno que luoghi, che hauemo detto di fopra. Qui l'ufo della Pozzolana è mirabile come Vitr. ci ha detto nel fecondo libro al feflo capo. Dotte adunque fu", che posiamo hauer copia di
Pozzolana,poneremo due parti di quella, er una di calce , ey faremo nella foffa, che Vitr. chiama mortario una buona pafla, e ben uoU tata,e battuta, poi faremo delle cataratte è caffè di legname dette arche da Vitr.et quefìe feranno di buon rouere, er /; fanno in quefto modo. Prendi delle traui ben pianate, er per labro longhezza da una tefia all'altra farai difolchi, ò canaletti larghi, fecondo la larghezza del ta*
glio delle tauole, che dentro ui metterai, quefìe tauole effer deono di eguale grandezza, egroffezza, er con le tejle loro ne i canaligiafat* t iincafìrate, er in quefto modo {landò le traui dritte , er con giuftifpacij lontane una dall'altra, perche più di due traui per lato fi drizza* 7* no, er incatenate le tauole finitamente, ty otturatele commtffure fi manderanno giù con pefì à forza nel fondo, <yfì tentranno firme, er immobìli, oltra dì quefto lo fpacio rinchìufo tra le cataratte fi uoterà'conruote,cr altre machine da leuare l'acque, dellequalì Vit. ne park nel decimo, er il luogo fi farà piano egualmente , e netto, jìando fopra trauiceUi, ò Zatte, ò Pali commodamente, ordinate quefte cofe me* fcolate nella fòlfa doue hauer ai preparata la fopra detta materia de i Cementi', ey delle Pietre, er di tutto quel corpo cattato della foffa em- pirai lofbatio purgato tra le Cataratte, er in quefto modo farà prefa mirabile, ey riufeirà l'opera fatta neWacqua,Q^ ciòfia, quando cafo nut no dì acqua t'impedifcayma quando l'impeto del mare tifiurbaffeì odi Vitr.che dice. |
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Q_. V I N T O. ltf,
Ma fé per lo coKqj ò per la forza dello aperto mare, non lì potrà ottenere le caffè giù mandate, allhora fubito fopra
l'orlo, e gingìua del mare,doue termina il terreno, fi deue fare un letto fermi$fimo,ilquale fia piano men della metà; ina il re(tante,che è prosiìmo al lito ila pendente, e inchinato, dapoi uerfo l'acqua, & da i lati intorno al detto ietto fi facciano i margini, & le fponde à lineilo di quel piano, & quel pendente lafciato oltra la meta (ìa empito di arena tan to', che egli fia pare al margine, ce al piano del letto, & fopra quel piano fi fabricha un pilallro grande, ■& fatto che egli fia ,accioche fi poffà leccare, & far prefa bifogna lafciarlo per due meli, dapoi taglili di fotto quel margi- ne, che foftenta l'arena, & coli la terra fonimerfa dall'acqua farà cadere nel mare quel pilaftro,6c con quella ra«no- ne richiedendo ilbifogno,fi potrà nell'acque fabricando andar inanzi. Ter far un braccio fuH mare à poco à poco comincienti da terra, sfarai unofeagno parte piano, er parte, chcjlia in cadere. La parte pendeti
tefìa uerfo il lito, aUo [cagno farai'i[uoi margini nella tejìa uerfo il mare, er da i lati à lineilo di quello, er la parte che pende empirai d'a=- |
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j cando k Pozzolana, è fimilcùfi,che faccia prefa nel mare.Ma quando ti mancale quefta materia dice Vitr,
Ma>in quei luoghi,doue non nafte là polue,con quefta ragione dei fabricare. La doue hai deliberato di fondare, poner
fi deono le cade doppie intauolafe, & cÓcatenate,& tra l'una & l'altra fia calcata la creta inficine con i Tacconi fatti d'Allea pamfete, & poi che cofi fera molto bene calcato,ct fodisfimamente ripieno quel luogo di mezzo tra il dop- pio tauolato, albera il luogo di mezzo delia caifa, che è circondato da doppie cataratte,deu e effer notato con ruote e con timpani, & altri fli'umenti da cauar acqua, & ini poi canate fiano le fondamenta.Lequali fé feranno in terre no buono,fiano canate più grolle del muro,che ni anderà fopra fino ai nino, & empite di Cementi Calce & Arena, 2© Ma fé il luogo farà molle, fia conficato di pali d'Alno , di Olino filueftre,ò di Rouere brufìolati, Oc empito de carbo=
ni fi comeferitto hauemo nei fondar de i Theatri, & del muro. Indi poi fia tirata la cortina del muro eli fallo quadrato con longhisfima legatura , accioche fpecialmente le pietre
di mezzo fiano benislìmo contenute, & allhora quel luogo, che fera tra il muro riempito fia di rouinazzo,ouero di muratura,perche à quello modo egli darà fi, che fopra fi potrà fabricarui una torre. Arte pare, che Vitr. fi lafcia intenderemo' Leone nel decimo dìffufamente dei modo di fare le cataratte, gli argini, le paUificate, ifoilegni, le
rafie, le botte,per tener e,chiudere, condurre, e dijhrnar le acque ,accioche fi pcjja fabricare} òfi rimedi ai danno, òfiprouedeal comma* do & noi ne partiremo ai fito luogo nell'ottano libro. Fornite quelle cofe i nauali. Cioè t luoghi doue hanno da" fior le Ndttf. Deono riguardar al Settentrione, perche il merig;-
o-ie per lo caldo genera uermi,bifcie,<& altri animali, che fan danno, & notrendoli i conferita, & quelli edifici (che j® noi dilaniamo tezze )non deono effer fatti di legname rifpetto de i fuochi.Ma della grandezza de i nauali ninna ter sninatione elfer deue, ma fatti fiano alla mifura, oc capacità delle nani, accioche fé nani maggiori feranno m terra tirate habbiano con fpacio commodo il luogo loro . lo ho fcritto in quello uolume quelle cofe, che mi fon potute uenir à mente, che nelle città all'ufo de i publici luoghi far fi poifono, come deano Ilare, & come fi deono condurr re à perfettione. Ma le utilità de i prillati edifici], & i loro compartimenti nel feguente difeorrendo efponeremo. Poi che à nofirì giorni cofa perfetta non hauemo àelf Antìche,ne alcuno Mudia con noui edifici imitar quelle fabriche merauiglwfc, er che pochi
fono talché perarU,0' per pratica posfino animofamente, er con giudicio abbracciare jì alte imprefe, che facciano ò Theatri, ò Amphi* theatri, Circi, Bagni, Baftiìche, ò Tempi degni della grandezza dello imperio, nonfo io che mi dire, fé non licitarmi à quelle fabriche, che fecondo la qualità di tempi nofirìfono riputate maggiori, er la prima grandezza che mi fi para dinanzi, e la fortezza della città, che con . grosfi, er alti muri fopra largbisfimi, e profèndisfimi fondamenti fono,ci rapprefenta una idea Magnìfica, er eccellente delle fabriche mo aÒ %rne,quiui oltra lafupcrba muraglia ottimamente fiancheggiata, oltra i Baloardì, Piattìfirme, Terrapieni, Sarracinefcbe, à me pare che la grandezza delie porte tenga honorato luogo, er perche di quefte cofe fé ne è detto nel primo libro à bajlanz^però non ne dirò altro al prt {ente) ma ricercando l'altre cofe grandi mi fi fa incontro il lìauak dì Vinetìani, er la fabrica delle galere, er naui,che hoggidifì ufano, ne di ràdei detto luogo, che egli bobbio,grandezza per la copia de i marmi, er per la magnificenza, erfuperbia della materia,che ujauanogli an- tichi negli edifici loro, ma ben dirò, che tutto quello che apor tiene all'ufo di tutte le cofe, er alla copia di quello, che bifogna affatto delle ma rinerezze, egli auanza di gran lunga tutto quello, che à nofiri dì altroue fi pua uedere.I legni ueramente,et legalere,cr le nani Ridotte fono à quella perfettione, che fi può djjìdcrare per l'ufo, & facilità grande, che in effe fi troua; ne uoglìo, che prendiamo merauigiia dellagrans dezzA del d'etto luogo, come di cofa, che fatìsfaccia ad ogni huomo digiuditto, perche quejlo nafee da un altra cefa più ammiraiuÌ4,w degna da effer defiderata non hauèndofì, er dì grande fikdio, accio fia confermata hauendofi.La lunga,& inuiolata libertà di queUa città ha partorì* to quejìa grandezza l'ufo delle cofe maritane, le occafionì belle, e molte fono fiate tali, che non è potenza fi grande, che in poco tempo far 5» pom quello, che hanno fatto ì Venetiani, e crtfcinta à poco à poco naturalmente ( dirò cofi ) quefta copia, ne fi può con uìolenza generare . . tal cofa, nellaquale il tempo, er la lunghezza de gli anni ti hanno una grande gìurìdìttione. Però non temo io, che fi farebbe pregìudwio al- la mia patria, narrandola, perche chiunque uorrà drittamente giudicare, trouerà, che più prejìo io metterei in dijf erottone ogni altro domi ■nio che uole\fe imitare quefio fi grande apparato, che dargli animo di cominciare. J© conciedo le ampie felue i dinari, l'Imperio, er la uoglìa grande con molte altre commodita àgli altri principi, ma cerne potrò dar loro un lim
oofhdb, urìeffcratio continuato^ una promfione nata dalla prcrogatwa del tempo, come hanno queBi Signori* Certo non è opera tantsÀì brandì imperij, quanto dì continuati, e liberi reggimenti lo artificio ìnmato,rj ordinato, er/è bene non s introduce nelle Arene ì Gkdmtwì% r.eV.e Scene gli Hijlrioni, ne i Circi i Corfi, er le contentìoni de caualìeri/introduce pure neWkrfenale di Vinetìani un'apparato d'acquìftar - 1 Regni, er le Vroumcie, cr di leuar ancho le uoglìe à chi uolejfe in alcun modo turbare la libertà diqueUo fiato, er fi come la fortezza deUé jcittì hahauuto per Architetto la prouidenza dudna, er il beneficio della natura, doue ne Muraglie, ne Fo/Jè, ne Fianchi, uì hanno luogo^ $$ ■£ofi quello,che hanno fatto gli huominì, e nato dallo slejjo prouedimento dìuino, er dal grande amore,che hanno hauuto, er hanno i Cittaii- mi uerfo la patria, che per ornarla er ampliarla non hanno [par agnato ad alcuna fatica, per ìlchefiuede l'ordine merauigliofo delle cofi, che M un mouer d'occhio fattigli armeggi d'una galera,tutti gli infirumenti, tutto l'apparato non fidamente fi uede al luogo fuo, con ordine mera ,.tiigliofo, ma fi può prefiìsfimamente por in opera, er oltra l'ordinario, che per cuftodìadel mare e fempre fuori, ^apparecchio M cento, e mu galere con tanta facilità fi mone dal fuo luogo, che non fi può credere, le Taglie, gli Argani, le Kuote,ì Najfifono cofi ben csMscati e or diti, che con grande facilità leuano ognigran pefo. Hebbegia l'Arfenale molto di quefie cofe, ma bora dal Giudicio del Magnìfico- Meffer Nicolo 'Zeno e fiato in tanto ordine ridotto, che non meno ci da da marauigliare il numero^ la grandezza delle sòfe^che l'ordine antcie'ttQ% €cfa nata da un amoreuolefiudio, er mdufiriofo giudicio di quel gentiluomo, IL FINE DEL QJINTO LIBRO.
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M ii LIBRO
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i^4
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LI B R O S E S T O
DELLA ARCHITETTVRA
D I M. V I T E■ V V I, O, |
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PROEMIO.
RTSTIPPO Filòfofo Socratico gettato dal naufragio alìito de Rhodiani, hauendo
auuertito nell'Arena alcune figure di Geometria in quello modo fi dice hauer efclama* to.Speriamo bene ò compagni poi, che qui ueggio l'orme de gli huornini.Detto quello incontanente s'auuiò alla terra di Rhodi', & dritto nel Gimnafio fi conduffe,doue difpu tando de Ha Filofofia fu largamente donato, che no folo ornò fé Hello, ma ancho à quel li, che con elio lui erano flati, donò ampiamente il neflire, & le altre cofe al uiuere ne- ceffarie, ma uolendo i fuoi compagni ritornar nella patria, & addimandandogli, che co faegliuoleffe,cheinnome fuo diceffcro à cafa. Egli coli commandò allhora, che dia cefi ero: effer bifogno à i figliuoli apparecchiare poffesfioni, & uiatichi di tal forte, che por effero infieme con loro nuotando ufcire del naufragio : perche quelli fono i ueri pre fidi] della uita, à i quali ne la iniqua forza della fortuna, ne la mutatione dello flato, ne la mina della guerra puote akundanno reccare. Ne meno Theóphrafto accrebbe la predetta fentenza, ilquale eflòr tando gli huomini più prefto ad effer uirtuofi, che fidarli nelle ricchezze, coli dice, folo il uirtuofo effer quello,tra tutti gli huomini, ilquale ne foreflieri ne i luoghi altrui, ne pouero d'amici, quando perde i familiari , ouero i prò* pinqui, fi può chiamare: ma in ogni città è cittadino, & folo più fenza timore fprezzare gli Urani auùenimenti della fortuna: ma chi penfa effer munito non da gli aiuti della dottrina, ma della buona forte andando per uìc fdruc |
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Li 2»
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ciolofe pericola in uita non ftabile ma inferma. Lo Epicuro fimigliantcmenre afferma la fortuna dar poche cofe à "
faui huomini, ma quelle, che fono grandisfime, & neceffarie con i penfieri dell'animo, & della mente effer gouerna te.Quelle cole cofi effere molti Filofofi hanno detto, & ancho i poeti, iquali hanno fcritto le antiche Comedie prò nunciarono le medefime fentenze nella Scena, comeEucrate,Chionide, Ariflofane, &con quefte fpecialmente Alexi: ilquale dice per ciò deuerfi laudare gli Atheniefi:perche le leggi di tutti i Greci sforzano, che i padri fieno da i figliuoli foftentati, ma quelle degli Atheniefi non tutti, ma quelli, che hauefféro nelle artii loro figliuoli ammaellrati. Percioche tutti i doni della fortuna quando fi danno da quella facilmente fi togiieno: ma le difciplinc congiunte con gli animi noflri non mancano per alcun tempo ma durano (labilmente con noi fino all'ultimo del» la uita. Et però io grandissime grafie rendo à mei progenitori, i quali approuando la legge de gli Atheniefi, mi han no ammaeftrato nelle arti, & ili quella fpecialmente,ehe fenza lettere , & fenza quella raccomunanza di tutte le dottrine, che in giro fi uolge, non può per alcun modo effer commendata. Hauendo adunque, & per la cura dei J» miei progenitori, & per la dottrina de i mei precettori accrefeiute in me quelle copie di difcipline, & dilettando- mi di cofe pertinenti alla uarietà delle cognitioni, & artifici], & delle fcritture de commentari: io ho acquiflato con l'animo quelle poffesfioni,dellequali ne uiene quella fomma di tutti i frutti, che io non ho più necesfità alcuna, & che io (limo quella effer la propietà delle ricchezze di desiderare niente più. Ma forfè alcuni penfando quefte cofe effer leggieri,& di poco momento,hanno folamente quelli per faui, iquali abondano di ricchezze) & però molti ata tendendo à quello aggiunta l'audacia con le ricchezze ancho hanno confeguito d'effer conofeiuti. Io neramente ò Cefarenon per dinari con deliberato configlio ho {Indiato, ma più prefto ho lodato la pouertà col buon nome, che la copia con la mala fama : & però egli fi ha poca notitia del fatto mio: ma pur penfo, che mandando in luce quefti nolumi io farò ancho à i polìeri conofeiuto, ne fi deuealcuno merauigliare,percheio fia ignoto à molti 5 perche gli Architetti pregano, & ambifcono per hauer à far molte opere: ma à me da i miei precettori è flato infegnato, che 4® l'huomo pregato non pregante deue pigliare ì carichi: perche lo ingenuo colore fi mone dalla uergogna: addiman- dando una cofa fofpettofa, perche fono ricercati non quei,che riceuono, ma quei che danno il beneficio percioche qual cofa penfaremo, che penfi ò fofpetti colui, che fia richieflo di commettere alla gratia di colui, che dimanda il douer fare le fpefe del patrimonio , fé non che egli giudica deuerfi ciò fare per cagione della preda, & del guadagno, Se però i maggiori primamente dauano le opere ì coloro,che erano di bon fangu e. Dapoi cercauano fé erano hone flamente alleuati, ftimando di douer commetterle allo ingenuo pudore, non all'audacia della proteruità,& esfi ar tefici,non ammaeftrauano, fé non i fuoi figliuoli, & i parenti, & gli faceuano huomini da bene alla fede de i quali in fi gran cofa fenza dubbio fi commetteffèro i dinari: Ma quando io uedo gli indotti,& imperiti, che della grandez za di fi fatta difciplina fi uanno auantando,& quelli,che non folo di Architettura, ma in tutto di fabrica alcuna non hanno cognitione, non poffono fenoiì lodare que padri di famiglia che confirmati con la fiducia delle lettere, che 5 * hanno da fé fabricando coli flimano,che fé egli fi deue commettere à gli imperiti, fé più prefto effer più degni à fare la loro uolontà, che a quella d'altri cófumare il dinaro,éc però ninno fi forza far alcuna altra arte in cafa,come l'arte del calzolaio, ò del farto, ouero alcuna dell'altre,che fono più facili, fenon l'Architettura,perche quei, che ne fanno profesfìone,non perche habbiano l'arte nera, ma falfamente fon detti Architetti.Per lequal cofe io ho penfato, che fia da fcriuere tutto il corpo dell'Architettura,& le fue ragioni diligentisfimamente , penfando che quello clono non fera ingrato à tutte le genti, & però perche nel Quinto io ho fcritto affine della utilità delle opere communi in quello cfpiicherò le ragioni,& le mifure proportionate di particolari edifici. |
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RATT
che, er communi. Propone al prefente libro un bettisfimo proemio, ilquale tanto piacque 4 G»leno,cbe una gran parte 6®
nef refe in quel libro doue egli ejjorta 1 giouani alle littere. fornito il Proemio ci da alcuni precetti generali di auuerti- menti,zr conjìderationi parlando nel primo capitolo di diuerfe qualità de paefi, er uarij umetti del cielo, fecondo iqua li fi deano ditone gli edifici]. Et nel fecondo facendo auuertito l'Architetto, o1 ricordandoli dell'officio fuo tratta nel recante del libro degli edifici] priuati, cominciando da quelle parti delle cafe, che prima ci uengono m contra e penetrati do poi à poco 4,poco nelle più rimotejfecrete, quafì ci mena per mano,cy ci conduce à ueder di luogo in luogo le Stanze cittadmefche, non Ufciandoparte^cheaUa utilità., dcomtnodo ,0* aia bellezza conuegna,nefi cotenta di quejìo^he gentilmente ci conduce a piacere muilla, |
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SESTO. ig$
® ci fabrki beUisjìmi alloggiamenti coti un riguardo mirabile al Decoro, ® aWufo , ® alla necesfitàdegli huomini concludendo in alcune
regole di fondare gli Edifici, degne da effer considerate. il Proemio è facile, ® contiene una efiortatione alla uirtk mirabile con ejjempi effi* caci, ® authorità, ® comparationi dmine delle uirtk aUa fortuna,delle dote deU'animo à i beni ejteriori 3 infine ammaeflra lo Architetta,®" lo fa auuertito di quelle cofe,che al prefente libro fono conuenienti. Io uedo i ueftigi de gli huomini.
No» intendeua Arijìippo Forme del corpo humano, ma ì ue&igi della mente,per che le M athematiche figure erano fiate prima nella mente di que
tialent'huomìni con ragioni aere considerate, er poi po/fe in opera, er disegnate nell'arena, ®fì come la fcrittura èfegno del parlare, er il parlare della mente,cofì le diffegnationi Mathematiche,® le figure Geometriche erano comefegnì d'i concetti dì coloro. Dìjfe adunque Aris &ippo io uedo i uetiigt degli huomini, cioè non d'animali brutti, perche non hanno difeorfo, ne delle parti del corpo humano,ma della mente, perlaquale,®' dalla quale Vhuomo é huomo. pofto lo ejfempio di Arijìippo approua la intentionecon tejìimoni, er authorità di Yilofofi, er io di Poeti,adducendo una legge degli Athenie fi,fecondo laquale egli di fé,® de i fuoi genitori modejìamente parlando dimojlra quanta cura ha= uer deono ipadri, accioche i loro figliuoltfiano piùpreBo buoni,che ricchi, uirtuojì, che famofi,degni, che filmati, Conciofia cofa adunque che io fi per la cura de i genitori fi per le dottrine de i mei precettori habbia accumulato gran
copia di difcipline con le cofe pertinenti allo ftudio delle lettere, & al defiderio dell'arti. Io ho interpretato qui più al propojìto , che difopra quejìe parole, ma ilfenfo e lo ijìeffo à chi ben confiderà. Nonfolo adunque deuc lo Archi*
tetto darfi con ardente defiderio aUa cognitione delle lettere,ma diilettarfi difepere cerne uanno le cofe artificiofejnuejiigarle,® farle affine, che la fua cognitione non rejii morta,® inutile : ® bene egli fi ricorda di quello, che egli ha detto nel Primo Libro deUa Tabrica, ® del dh feorfo,® delle conditioni dello Architetto, però à me pare di auuertire, che Vitr. douendo parlare delle fabriche de i priuati, quajì che egli di nono cominciajfe,ha uoluto ridurci 4 memoria le cofe dette nel Primo Libro,® però tocca nel Proemio del prefente Libro parte dì quelle cofe che ha toccate nel primo cap. Et nel primo, fecondo,® ultimò capo di quejio accenna k quello,che egli ha detto nel fecondo, nel quarto, 10 CT nel quinto difopra,® questo egli ha fatto, acciò non ci par effe,che alle priuate ragioni delle fabriche,non Rejfe bene porre quella cura,® hauere quegli auuertimenti, ® quella cognitione,che fi deuc hauere alle fabriche communi : però io prego ogniuno,che non creda cofi faciU mente a. molti,che fi fanno Archìtetti,che non fanno leggerete dìjfegnare,i quali non folamente non hanno cognitione deli Architettura, ma anchofono mejperti della fabrìca {come dice Vitr.) Ma la difgratia mole cheg li imperiti per la loro audacia pano più conofi iuti,che quelli che forfè riufeir ebbene più nelle opere, che nelle parole,e pur bifognarebb e che fuffe al contrario. Euuì aggiunta un'altra dijficultà, che cia- feuno altro artefice può 4 fua uoglia dimoftrar l'arte fua, ma lo Architetto non può da fé cofa alcuna; pereiocht bìfogni, che egli troui per* fone,che uoglmojfendere, ®far opere, doue ci uanno molti denari. Ma toniamo 4 Vitr. ® uediamo un fuo longo, ® bello difeorfo fo* pra diuerfe qualità de paefi CAP. I, DI DIVERSE QUALITÀ' DE PAESI ET VARI! ASPETTI »
DEL CIELOi SECONDO I CAVALI SI DEONO
DISPORRE GLI EDIFICO. VESTE cofe cofi drittamente difpofle feranno , fé prima egli fi auucrtirà da che parte, ò da che
inclinatione del Cielo fieno ordinate, perche altramente in Egitto, altramente nella Spagna , non cofi nel Ponto,ò à Roraa,& cofi in altre propietà de paefi par che fi debbiano conftituire le manie- re degli Edificrj j perche da una parte la terra è opprcilà dal corfo del Sole, & da altra è lontanisi!-' ma da quello, ma poi ci fono di quelle parti, che nel mezzo fono temperate. Et però come la con- ftitu rione del Mondo allò fpacio della terra per la inclinatione del Zodiaco , & per lo corfo del So- 4® ', e è naturalmente con qualità dileguali collocata, cofi pare, che fecondo le ragioni de i paefi , & le uarietà del Cielo eflfer debbiano gli Edifici] raddrizzati: Sotto il Settentrione fi faranno le fabriche à uolte, rinchiufe. non aperte,ma riuolte alle parti calide. Ma lotto il grande impeto del Soie alle parti del Meriggie (perche quelle parti fono dal ca- lore oppreile) pare, che fi debbia collocare le fabriche aperte, & riuolte al Settentrione, & Aquilone. Cofi quello che da fé per natura offende con l'arte fi deue emendare,& cofi nelle altre regioni allo ifreflo modo,fecondo che'l Cie lo alia inclinatione dei Mondo e collocato, fi deono temperare. Et quefte cofe fono da effer auucrtite e confederate per quello, che fa la natura, e fpecialmente dalle membra, & da i corpi delle genti, perche in que luoghi, che'l Sole moderatamente rifcalda, egli conferita i corpi temperati, ma quelli, che per la uicinanza correndo abbraccia , fuc- ciandoli lena loro la tempra delPhumore. Per lo contrario nelle parti fredde, perche fono molto dal Meriggie lonta- ne non fi caua Fhumore dal caldo, ma fpargendo il ruggiadofo aere dal Cielo ne i corpi l'humore, fa quelli più gran- so di, & i fuoni della uoce più grani. Et per q 11 clip fotto il Settentrione fi nu.trifcono genti di grande datura di bianco colore, di dritta, e roiTa capillatura,d'occhi cefij,di molto fangue,perche dalla pienezza dell'humore, & refrigeri) del Cielo fono infieme formati. Ma quei, che uicini Iranno allAiTe del Meriggie fottopofti al corfo del Sole, fono pic- cioli di datura, di color fofeo, di capello crefpo, d'occhi neri, di debil gamba,di poco fangue per la gran forza del So le, & ancho per lo poco fangue fono più timidi à refifter all'armi, ma fopportano gli ardori delle febri fenza timore, perche i loro membri fono con il femore nodriti ; & però i corpi, che nafeono fotto il Settentrione più paurofi, & deboli fono per le febri, ma per l'abbondanza del fangue refiftono al ferro fenza paura. Similmentei fuoni della uo- ce fono difeguali, & di uarie qualità nella diuerfità delle genti, perche il termine dell'Oriente, & dell'Occidente in- torno allineilo della terra, la doue fi diuide la parte di fopra della partì? di fotto del Mondo pare, che habbia il fuo gi ro per modo naturale librato, & ponderato, il qual termine ancho da i Mathematici è chiamato Orizonte, cioè ter- ^° minatore. Et però, perche quefto riabbiamo, tenendo nella mente noftra il centro riramo una linea dal labro, che e nella parte Settentrionale, à quello, che è fopra l'Affe Meridiano, & da quello ancho tirandone un'altra obliqua in- fino alla fommità, che è dopo le Stelle Settentrionali auucrtiremo da quello, che nel Mondo fera una figura triango lare, come quegli Organi, che da Greci nominati fono Sambuche. Et però lo fpacio, che è uicino al Polo inferiore dalla linea dello Alle ne i termini Meridiani, quelle nationi che fono fotto quel ìuoco,per la poca eleuatione de i Po li fanno il fuono della noce fottile, & accutisfimo, come fa nell'Organo quella corda, che è uicina allo angulo. Da- poi quella le altre a mezzo la Grecia, nelle nationi fanno le afeefe de i fuoni più rimelTe, & ancho dal mezzo in ordi- ne crefeendo infino à gli ultimi Settentrioni fotto l'altezza del Cielo gli fpiriti delle nationi con più graui fuoni dal- la natura delle cofe efpresfi fono. Cofi pare, che tutta la concettione del Mondo per la inclinatione rifpetto alla tem peratura del Sole con grandissima confonanza fatta fia. Et però le nationi che fono tra il Cardine dello Affé Meri- 7® diano, & nel mezzo del Scttentrione,come è deferitto nella figura Mufica hanno nel parlare il fuono della noce deU lamezzana. Et quelle genti, che uanno uerfo il Settentrione, perche hanno più alte diftanze rifpetto al Mondo ha uendo gli fpiriti della uoce ripieni d'humore, sforzati fono dalla natura delle cofe con più grane fuono alla prima,& all'aggiunta uoce,detta Hypate,& Proflamuanomenos, come per la iitefla ragione nel mezzo (cadendo le genti uer fo il Meriggie) fanno l'accutisfima fottigliezza del fuono della uoce à quelle, che fon prefio l'ultime corde, che Pa- ranete fi chiamano, Ma che nero fia, che per gli numidi luoghi di natura le cofe più grani, & per gli caldi più acute M Hi diuentino
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ics LIBRO
diuentino, in quefto modo efperimétando fi può auuertire. Siano due calici in una fornace egualmente cotti,&: di
egual pefo, & ad un fuono quando fon tocchi fiano prefi, Se uno di quelli fia pofto nell'acqua, & poi tratto fuori, ila tocco l'uno è l'altro, quando quefto fera fatto, egli fi trouerà gran differcza tra que fuoni, Se non potranno effer di pefo eguale, cofi auuiene a i corpi de gli huomini, i quali concetti d'una maniera di figura tione,er in una cógiun- tione del mondo altri per lo ardore del pacfc col toccamento dell'aere, mandano fuori lo fpirito acuto, altri per l'ab- bondanza dell'humore fpargono grauisfime qualità di fuoni, & cofi per la fottigliezza dello aere le nationi meridia ne per lo acuto femore fi mouono più prefto, & più efpeditamente con l'animo à prender configlio. Ma le genti Settentrionali infufe della groffezza dello aere,perche lo aere le offa, raffreddate dall'humore hanno le menti itupi* de.Et che quefto cofi fia, da i Serpenti fi comprende, i quali per lo caldo hauendo afciugato il refrigerio dell'humo- re con gran uehemenza fi mouono, ma nel tempo de i ghiacci il uerno raffredati perlamutationc del Cielo per t9 lo ftupore fi fanno immobili. Cofi non è merauiglia fé il caldo aere fa le menti de gli huomini più acute, Se il freddo per lo contrario più tarde.Eflendo adunque le nationi fotto il meriggie d'animo acutisfimo, & d'infinita prontezza à prendere partito fubito, ch'entrano ne i fatti d'arme ini mancano, perche hanno nicchiate le forze de gli animi dal Sole : ma quelli, che nafcono in parti fredde, fono più pronti alle armi, Se con grande impeto fenza timore entrano nelle battaglie, ma con tardezza d'animo, & fenza confidcratione facendo impeto fenza folertia con i loro configli fi rompono. EfTendo adunque tal cofe dalla natura nel mondo cofi ftatuite, che tutte le nationi con immoderate me fcolanze fuiTero diftinte, piacque alla natura, che tra gli fpatrj di tutto il mondo, & nel mezzo dell'uniuerfo il po- pulo Romano fulTe poffeditore di tutti i termini,perche nella Italia fono le genti temperatisi!me ad amendue le par ti, & con i membri del corpo, Se col ualore dell'animo alla fortezza difpofte. Perche come la Stella di Gioue di mez zo tra la feruentisfima di Marte, & la freddijfima di Saturno correndo e temperata, cofi per la ifteila ragione la Ita* 29 lia polla tra la parte Settentrionale, Se del Mezzodì dall'una, & l'altra parte temperata riporta ìnuitte lodi, Se pero con i configli rompe le forze de Barbari, Se con laforte mano i penfieri de i Meridiani. Et cofi la prouidentja Diui- na ha pofto la Città del populo Romano in ottima e temperata Regione,accioche ella fuiTe patrona del Mondo. Se adunque cofi fi uede, che per le inclinationi del Cielo le dislimili Regioni con uarie maniere fiano cóparate, Se che la natura delle genti con animi difpari, & con figure de i corpi, & con qualità differenti nafceflèro : non dubitiamo ancho non douerfi* diftribuirele ragioni del fabricare fecondo le propietà delle genti,& delle nationi.Hauendo di ciò pronta, & chiara dimoftratione dalla natura. Io ho efpofto (come io ho potuto con gran ragione auuertire) le pro- pietà dei luoghi dalla na tura difpofti,& in che modo bifogna al corfo del Sole, & alle inclinationi del Cielo con- ftituirele qualità de gli Edificrjalle figure delle genti. Et peròadeflobreuemente dichianrò inuniuerfale,<5cin particolare le proportioni, Se mi fu re delle maniere di ciafeuno Edificio. j© le qualità de i paefì deono effer confiderate da chifabrica, imperoche in un luogo fi fabrica ad un modo, in altro ad altro modo,rijpettoàgli ar*
denti Soli, à i freddi uenti, alle neuofe fiagioni, er aWinondationi del mare, ò d'ifiumija deue altri nelle cauerne della terra, altri [opra i mon ti, altri ne i bofehi, altri àncho [opragli altispmi alberi hanno fatto le loro habitationi, però Vitr. ha riguardo in generale ì quello, che in ogni luogo deue confiderare VArchitetto, er proua la (uà intentione a molti modi, er con belli ejfempi, cioè,che le qualità del Cielo, rjr gli affetti in diuerfe Regioni fanno diuerfi effètti, er che à queUi fi dme por mente acciochefi poffagoder leftanze, cr le habitationi fenza dtf* fato. Prende argomento daUa Satura, cr da i membri delihuomo, er dalla dìfpoptione degli animi, chefeguitano la temperatura del corpo, il tutto è facile, folamente quella parte ha bifogno di efyoptione, che appartiene alla differenza delle ucci, quando dice, che il fuono dettauo* ce tra le genti del mondo ha diuerfa qualità, er daUa uarietà de i clima uarkrfi la uoce degli huomini, dice adunque in fornata, che quelli à i quali p leua meno il Polo fopra l'Orizonte, hanno la uoce più fattile, e più acuta, er quanto più uno nafee in paefe uicino al Polo, cioè che'l ponto cheghfopraflà nel Cielo, è uicino al Polo, tanto ha uoce più buffa, quefìa intentione è prefa da una fimiglianza di quello indumento, ^0 chep chiama Sambuca, noi forfè Arpa nominiamo, che è frumento muficale informa di triangolo, come ancho quello che di canne firmato fi uede in mano di Pane Dio de Paflori,ma l'Arpa è di corde, imaginamofi per lo circolo Meridiano abcd il centro del Mondo, e, l'Ori* zonte, che è quel circolo, che diuide gli hemifberi cioè quello, che fi uede, da quello che non p uede a e e imag'mamo il Polo nel punto * ddquale cada una linea neU'Orizonte à p ornho nel punto, H cr pmilmente un'altra che peruenga al centro, e, non è dubbio che qui nonp ueda rapprefentato un triangolo v h >:, imaginamo ancho il Polo eleuato fopra il piano nel punto, g, er facciamo cade* re dal detto punto una linea fopra iQrizonte nel punto, i, er un'altra dal detto punto g, al centro,*, er qui haueremo un'Uro triangolo gci, dico,che quelli,*' ' quali fi le* Ita il Polo nelpunto, v, hanno uocepiufottile,che queUi,à i qualifì-leua il Poh nel pun to, g, rapportamo adunque la linea, f h, dentro al triangolo maggiore,?? lui fia cbia* mata m n, certo è che la linea g i, feri maggiore di quella, crfe ella fuffe una corda di frumento fonarebbe più baffo, er più graue, che la corda m n, come quella, che è più uicina aWangulo, er più picciola,cr fa fuono più acuto,effendo dipiifueloce moui* mento, cr più tirata,pmilmente dice Vitr. Adunque quello fpatio,che è prosfimo al Cardine inferiore nelle parti Me
ridiane, quellle nationi, che fono fotto quel clima per la breuità dell'ai* l'altezzaalmondofanno unfuonodiuoce acutisfimo,&fottilisfimo, fi come fa nello finimento la corda, che è uicina all'angulo. Et cofi uà feguitando, er la nopra figura dimoflra chiaramente lafua intentione, er quella linea obliqua, che egli dice, chep debbia tirare, ben*
che pare,che egli la tire daWeflremo Orizonte, come dal punto e che egli chiama labro, pure deue effer tirata dal centro, parte di quefto sa difcorfofì legge in Ptolomeo nel fecondo della fua compofìtione, CAP. II. DELLE MISVRE, ET PROPORTIONI
DEI PRIVATI EDIFICI I. IV N A cura magggiore haucr deue lo Architetto, chefarc, che gli Edifìcfj habbiano per la pro-
portione della rata parte,i compartimenti delle loro ragioni. Quando fera efpedita la ragione del- le Simmetrie,& co difeorfo efplieate le proportioni,allhora ancho è propio di acuto animo prolu- dere, alla natura del luogo,all'ufo,alla bellezza, & aggiugnendo, ò feemando fare conueneuoli tem peramenti, acciò quando fera tolto, ò nero accrefciuto alla mifura , quefto paia effer drittamente 7«> _ formato in modo, che niente più ci fi defideri per lo afpetto, perche altra forma pare, che fia d'ap= prefio, & al baffo, altra da lontano , & in alto, ne quella ftefla pare in luogo rinchiùdo, che pare in luogo aperto, nellequal cole è opera di grangiudicio fapere prender partito, perche non pare, che iluedere habbiaiueri effetti ma bene fpeflo la mente dal fuo giudicio è ingannata. Come ancho appare nelle Scene dipinte gli fporti delle colon ne, Se de i mutuli, & le figure de i fegni, che uengono in fuori di rileuo, eflendo fenza dubbio la tauola piana, & eguale. Similmente i remi delle naui eflendo Sottacqua dritti pareno a gli occhi rotti, e fpezzati, Se fin che le parti loro
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SVESTA E VNA PARTE DELLA FACCIATA DELLA CASA PRIVATA.
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loro toccano il piano dell'acqua, apparcno dritti<ome fono. Quando poi fott'acqua mandati fono per la rarità
trapparente della natura rimandano le imagini fuori dell'acqua alla fuperficie, & ini quelle imagini agitate e cosn- mofle pareno fereà gli occhi lo afpetto dei remi (pezzato, &quefto© pexchequei funulachri fono fpinti, ò perche dagli occhi uengonoi raggi del uedere (come piacea Phyfici)ò per l'ima, & per l'altra ragione qual fi uoglia,cofi pare, che lo afpetto habbia fallace il giudiciode gli occhi.Eflendo adunque che lecofe nere pareno falfe,e pi ouandofi da gli occhi, alcune colè altramente di quello, che fono,io non penfo, chebifogni dubitare,che alle nature, ò necef- fità de i luoghi, non fi debbia fare gli accrefcimenti,ouero le diminutioni, ma in modo, che in fimil opere niente fi defideri. Et quello non folo per dottrina, ma per acutezza d'ingegno fi può fare, & però prima fi deueordinare la ragione dellemifure,dallaquale fi polla fenzadubitatione pigliareil mutamento delle cofe. Dapoi fia efplicato Io fpacio da ball© dell'opra, che fi deue fare per larghezza,& per longhezza, dellaqual opera quando una fiata fera la i© grandezza conftituita lo apparato della proportione alla bellezza ne fegua, accioche dubbio non fia l'afpetto della Eurithmia, à chi uorrà fopra confiderare, della quale-con che ragioni fi faccia ne dirò 7 ma prima ragionerò.coine fi debbiano fare i Cortili feoperti,delle cafe, Cauedrj nomina*!. lo ho detto che molto ragioneuolmente Vitr. ha uoluto replicare nel fejio libro quelle cofe che nel primo ha uoluto per introduttione dell'Ar- chitettura proporre, perche!Architetto hauer deue le ifleffe idee, nett'ordinare gli edificifriuati, che egli ha neUe cofe publìche, ©- molto bene auuertire alla Dijfrofitione, al Decoro, alla Bellezza, alla Diftrihutione, al Compartimento, eraltre cofe toccate nel primo libro fe- condo che nel detto luogo molto bene hauemo effroflo,er di più ambo fi deprime [arroganza dimolti, che mijurano molte manbra, cr mol te parti, neUe ruinedi Koma,cr non trouando quelle rifondere alle mifure di Vitr.fubito le biafimano dicendo, che Vttr. non la intende* uà, la deue imitando neUe fabriche le cofe, che hanno mifurato fuori de i luoghi loro, come firma regola fèmpre allo ifteffo modo fi gomma* no, er non hanno confìderatione à quello, che Vitr. ha detto di fopra, er molto più chiaramente dice nel preferite luogo, cioè che nonfem* zo pre fi deueferuare le ifleffe regole, e Simmetrie, perche la natura del luogo richiede jfreffo altra ragione di mifure, ej la necesfità ci agrigne à dare,ò leuare di quelle, che propojìt haueuamo. Però in quel cafo dice Vitr. che fi uede molto lafottigliezza, er giudìcio delio A rchitet- to, ilquale togliendo, ò dando di più aUe mifure, lo fa in modo, che l'occhio ha la parte fua, et regge la necesfità con bella e fattile R anione. Et fé noi trouamo la Cornice del The-atro di Martello alquato diuerfa dalle regole di Vit.gr il refìante effer benisfimo intefo,non douemo bia [mare quel grande Architetto, che fece il detto Theatro. Imperoche chi haueffe ueduto tutta V opera infìeme forfè hauer ebbe fatto miglior giudicio, er però ben dice Vit. che fé bene la maggior cura, che ha l'Architetto, fra d'intorno le mifure, et proportioni, però grande acqui fio fa di ualore, quando egliè forzato partir fi daUe propojie Simmetrie, er niente lieua alla bellezza dello afpetto, ne può effere incolpato perche con ragione habbia medicato il male della necesfìtà. Et quifìuede quanto fia neceffaria la prcjfrettiua allo Architetto, e dimoflra !a forza fua, quando fia, che U uiftanoflra merauiglìofamente ingannata fia dalle pitture fatte ne ipiam, che per ragione di prcfbettiua rego<* lata da un fol punto fa parere le cofe di rilieuo,er non fi può certificarti, che non pano di rilieuofe l'huomo non le tocca, 0 non fé le auuicìna. jo &jgti,wgannideUa uiflafono, ò per la diuerfìtà de i mezzi, per liqualifi uedeno le cofe che effendo intiere paiono ffrezzate, effendo piccìok paiono grande, effendo lontane paionouicine. La troppa luce tmpedifee, la poca non è bafteuole atte cofe minute. Le difìanze mutano le figure, però le cofe quadrate da lontano pareno tonde, er Vit. di tal co fa in molti luoghi, ci ha fatti auuertiti. Gli feorzi de i corpi non la- nciano uedere tutte le parti loro, (7 ueloce tveuimento faparere una fiamma continua, quando ueloeemente fi mone una uerga affocata. La infirmiti deUocchio partorìfice ancho dmerfi errori ■> però 4 mete cofe dette fopra dette il ualente Architetto può rimediare. Dapoi che adunque l'Architetto haùera molto ben confiderato la ragion delle mifure, cr à quel tutto, che fa la cofa bella fia di che genere effer fi uo* gli4,ófodo perfofieneripefi, òfuelto per dilettare, come il Còrinthio,ò tr ammezzo per l'uno, e l'altro come il ionico, cr egli hauerà au* uertito al numero,delqualela naturafì compiace nette colonns-,ey nelleapriture, er che le cofe alte nafeono dalle baffe,er che quelle proporr tioni, che danno diletto alle orecchie nelle noci, le ifleffe applicate a i-corpi dilettano a gli occhi,dapoi dico,che tutte quefìe cofe feranno pre* mfie, bifqgnerd, che€glifottilisfimamente proueda, 4 quello, che fera neeeffario 4 quella parte, che Eurithmia è chiamata nel primo libro. 43 CAP. Ili DE I CAVEDI DELLE CASE.
CAVEDI, dittanti fono in cinque maniere,le figure,de i quali coli fono nominate. Tofcana,Co
rinthia,Tetraftila, Difpluuiata, Teftugginata. I Thofcani fon quclli,nc i quali le traui, che palli* no per la larghezza dell'Atrio hanno alcuni trauicelli pendenti,& i canali, ò collature dell'acque, che corrono di mezzo da gli anguli de i pareti, a gli anguli delle traui, & ancho da gli alTeri nel mez zo del Cauedio detto compluuio fono i cadimenti dell'acque. Ne i Corinthrj con le iitefTe ragioni fi pongono le traui, & i compiimi}, ma ci è quefto di più , che le traui fi partono da i pareti, & fi foprapongono alle colonne d'intorno. I Tetraftili fon quelli, che hauendo fotto le traili le colonne angulari le pre- *& fìano utilità & fermezza, perche ne effe fono con ftrette hauer granpefo,ne fono caricate dalle traui trapena- denti . I Difpluuiati fon quelli, ne i quali li pendenti traui che foftengono l'arca fcacciano l'acque cadenti. Quelli fono di grandissima utilità alle ftanze del uerno.perche i loro compiuti ri dritti, non togliono il lume à i Triclini.Ma hanno quefto incommodo ne gli acconciamenti, che d'intorno i pareti le canne contengono i cadimenti dell'acque, lequal canne non cott pretto riceuono l'acque cadenti ne i canali, & cofi redondanti reftagnano, & s'ingorgano, & guaftano in quelle maniere di fabriche le fineftre. Ma i Teftugginati fi fanno la doue non fono gran forze, & di fo- pra nei palchi fi fanno fpaciofi perle habitationi. Mauendoci Vitr. ejfroilo quello, che douemo confiderare prima, che mettiamo le mani 4 fabricare le cafe priuate, fi per riffretto dette parti del Cielo, cr gli affretti del mondo fecondo i quali douemo diffronere gli Edifici), fi per rifletto atte mifure, cr proportioni, allequali douemo au* uertire tanto neUa léera, quanto netta necesptata difhofìtione de gli Edifìcij. Comincia À darci i precetti, cr i compartimenti delle cafe pria So uate, hauendo confìderatione delle più bette parti di effe, accomodandole atte qualità dette perfette, confìderando le parti communi, cr le prò* pie, CT non Inficiando cofa che degna fu del fuo auuertimento. Cominciando adunque 4 trattar dette cafe egli principia da quelle parti, che prima uengonoaVaJhetto nofìro,come ha fatto nel trattamento de i T'epi nel Terzo Lib. Quello adunque,che prima ne uiene atto affretto è il piouers de i colmi, ò tetti, cioè quella parte di doue pione, cr quella doue pioue lmpluuio, cr compluuio nominata, cr è ragioneuole dichiari* re quefìa firma, fi perche élla è la prima che ci uiene inanzi, fi perche hauendoci Vitr. dato i precetti detta contignatione, er del legameli* to del tetto didentro, ©* di fotto {come sha ueduto nel Quarto Libro). Egli ci uuole mofìrare di quanti affretti fiano, fecondo diuerfe manie* re ipioueri, & i colmi di fuori, cr di fopra. Causdia chiama egli quefiiluoghì,perche neramente fono come caui delle cafe. Aulas i Greci fio* gliono nominare quc&i luoghi circondati da muri è )coperti nel mezzo,noi Cortili,ò Corti chiamamo, entrate et cortili quetti,che fono feoper ti, entrate quelli, che fono coperti, il cortile adunque è una parte dette principali, nettaquale {come dice l'Alberto) come in un E oro cemmu ne concorrono tutti gli altri membri minori,cr come netta Città il Eoro.ej le parti congiunte al Toro, fono quelle, che prima fi riguardano, 7® cofi netta cafa,che è come una picchia città, fi da prima d'occhio al Cortile,alqualefì da luogo ampio, cr aperto, cr pronto ad ogni cofa. I nomi de i Cauedi fi pigliano) ò datt'ufanza di diuerfe Città, ò dalla fórma loro, fono detti ancho Atria, ma per un'altro riffretto, perche Cao mdiumèdetto riffretto 4 quella parte che è feoper ta, cr che pioue nel mezzo, Atrium riffretto 4 quella parte che è coperta. Cinque fono le maniere de i Cauedi altre fi pigliano dalla firma, altre datt'ufanze d'alcune Città, Prima e la Tofcana, che é la più femplice dette altre àatta* quale forfè fono gli Atri) nominati, perche erano in Tofcana i popoli A trienfi, per ilche non piace, che Atrium fia detto dal color A tro, che prociede dal fumotcome che iti quelli fifaceffe la cucina, 1 Cauedi Tofcani erano quelli jie t qu4i k tr<witche paffano per U larghezza detta- Atri* |
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t7* LIBRO
Atrio haueuano altri trauicetti pendenti tra quelli, cr però Interpenpua p chiamano, ey il loro pendere era un piouere, er haueuano i cana*
li,che Colltquie detti fono, ì quali traccorreuano,cy erano trappojli in modo di piouere, er ueniuano dagli anguli de i pareti a glianguli delle trauì. Erano quattro traui principali [opra quali p pofauano alcuni altri trauicetti, che ftauano in piouere detti da Vitr. Interpenfiui, perche trapendono, quejìi ueniuano dagli angoli de i pareti àgli angoli delle traui minori. Erano con una delle loro tejle firmate fopra que trauicetti, er con l'altra come appoggiate negli angolide i pareti, eranui poi i lor morelli detti Afferi {de quali hauemo'detto nel Qiiarto Li* brd) fopra esfì erano gl'lmbrici, er le Tauette i er maniauanogiu l'acqua allargo nel Cortile. Ma che Vitr. intenda per quejlo nome de in* terpenjìui, i trauicetti appoggiati di fopra, er non pofli di fotto per foflentmento delle traui, che frappavano per la larghezza detto Atrio (come uogliono alcuni) Egli fi uede per le parole, che egli dice di fotto parlando de i Cauedi Tetraflili : dicendo, che le traui non fono cari* cate da gì"interpenfiui. Segno adunque è che gìInterpenfiui caricano , cr flanno di fopra j er fé fofìeneffero, non fi chiamerebbeno Inter* penfmi. Queki Cauedi non haueuano portico à torno, er il loro piouere erafemplicispmo, er ueniua molto manzi gettando l'acque molto i • lontane da i pareti. La feconda maniera è detta Corinthia,ey noni differente quato al uenìr infuori delle traui,?? del piouere dalla Tofcana. Ma è ben differente,per che le traui,cbe uengono da i pareti dalla larghezza dell'Atrio fono fopra colonne, che uatmo d'intorno al Cauedio. Come dimofira la pianta, er la figura,o,laqual ancho ciferue al primo Cauedio, per lapmiglknza che hall Cauedio Corinthio con lo Tofca* no,intendendo però che netto Tofcano non cifiano colonne. La terza maniera è detta Tetraflilos, cioè di quattro colonne, er è molto forte ne ha molto carico,perche non ci fono gì''Interpenfiui, Queflo Cortile non doueua effer molto grande imperoche battendo fola quattro colon ne, O" quelle fopra le cantonate, fé fuffe flato molto longo,ò largo, gli fpacij tra le colonne farebbeno fiati fuori di modo, er la opera nanfa" rebbe fiata firma (come dice Vìtr.) La quarta maniera ,è, detta Difpluuiata, cioè quella che ila in due pioueri fatta di Tram pofli come una Sefla apèrta in piedi,che Deliquio* fi chiamano.Quejìi han due cadimenti dell'acqueterò che una parte pioue uerfo i cortili,!!'altra dall'altra parte di fuori,?? qui ci nafee un dìfjvtto,percbe l'acqua, che cade per li canali,non può cofi prefìo entrare nelle canne,che Vifìukp chiamano erfu le bocche singorgano, er foprabodando fi fparge,cy uiengiu per li pareti, er col tempo guafta ifottogrondah, er Icfinefire, cy i le* zo gnami, che poi difficilmente s'acconciano, hanno però queflo commodo, che non impedirono i lumi alle ftanze ione fi mangia, ey la ragio- ne è perche il loro tetto non uiene troppo infuori col piouere, ma pende dolcemente, er il lume non è impedito, però ancho fé io uoleffe dire che gli Atrifuffero detti dal color Atro, io direi,che il piouere, chejforta molto infuori, fa quegli ombrop, er ofeuri, ma forfè A trium può uemr dal Greco,cy fignificare un luogo,che non ha uìa che uolga.La quinti maniera fi chiama Tefiudmata fatta in quattro pioueri, penfo io, che quefìi fuffero coperti, er che di fopra haueffero le fole è le danze fpaciofe -, cr i palchi fofìentati da belttspmi colonnati, che dinanzi alle porte faceffero moiìra di bette loggie,che per ueiìibuli feruiffero, ò che nell'entrate haueffero colonne compartite a modo, che deffero gran* dezzaè bellezza, può ancho effer,che quefìi cauedi fuffero eli cafe ordinarie,?? di perfone di mediocre conditione, nettequali non erano Atri ne colonnati, fé forfè non uogliamo dire, che Atripchiamaffero quelle entrate, ilche muno uieta, che cofi egli non s'intenda. GAP. UH. DE GLI ATRII, ALE, T A B L I N I.
E LONGHEZZE ueramente,«Scie larghezze de gli Atrrj, a tre modi fi formano. Prima par-
tendo la longhezza loro in cinque parti, & dandone tre alla larghezza. Poi partendo in tre, e dan- done due,finalmente ponendo la larghezza in un quadro perfetto, e tirando la Dia°;onaie,ia loii- ghezzza della quale darà la longhezza dello Atrio. Io non diuiderei con nouocapo quejìa parte de gli Atrij dal capitolo precedente perche l'Atrio uà col Cauedio, cr ancho
il modo del parlare, che ufa Vitr, lo dimoftra dicendo Atrtorum uero longitudines. L'Atrio è quella parte prima i chi entra dentro in cafd, er' è luogo coperto, ha la porta principale nel mezzo à dirimpetto dettaquale in fronte fono le porte, che uanno ne i Pe* ridili paffando prima per alcuni altri luoghi, che Tablinip chiamano, ha d*tta defira,cr dalla finifira le ale, che Pteromata inGrecopcbia* mano, che lo Atrio fia la prima parte lo dimofira Vir. nelfettimo capo-dei prefente Libro dicendo, che netta attagli Atrij effer deano ap* preffo laporta,che lo Atrio fuffe coperto Vitr. fimilmente l'ha dùnoRrato di fopr4 parlando del Cauedìo,dom dice le traui, che fono nella lar 40 ghezz* detto Atrio,CT il redo. Le mifure,è fimmetria degli Atrij fi fannno in tre modi,cioègli Atrij fono in treproportìoni,il primo è quan do la longhezza detto Atrio è partita in cinque parti,?? tre fé ne danno atta larghezza. li fecondo è quando la longbczz* è diuifa in tre par* ti,cy due fi danno atta larghezza. La terza e quando fi da alla longhezza la Diagonale del quadrato detta larghezza. La prima è in propor* tione foprabipartiente le terze,cioè d'un quadro e due terzi- La feconda e in proportione fefquialtera,cioé d'un quadro e mezzo. La terza è Diagonale. Prima che io uegna atta dichiaratione, e al compartimento di quefie parti uoglio porre il fecondo capo del Trentefìmoquinto Li* brandi Plinio, percheà me pare, che egli faccia al propofito fi per l'ufo degli Atri, er dei Tablinip per tantichità memorabile, che in effo argutamente fi racconta. _ Ver la Pittura delle imagini molto grandemente pmiglianti di tempo in tempo fi confer umano le figure,ilche del tutto è mancato, lìora fi pongo*
no gli feudi di Rame coperti ìArgento, er con non intefa differenza delle figure, fi cambiano le tejle delle Statue,diuulgati ancho i moti de i uerfi cofi più predo uogliono, che la materia fia riguardatale esfi effer conofeiuti, e? tra quefie cofe con le uecchie tauole acconciano gli ar $ ° mari doUefaluano le tauole,detti Pinacotbece,et fanno honore atta effigie altrui non ifìimando l'honore fé non nel precio,che lo herede le rom pino,®1 il laccio del ladro le leuino,ey cofi non uiuendo l'effigie d'alcuno lafciano nò le loro imagini,ma quelle della pecunia. Gli ifìesfi adorna no le paleflre de gli Athleti con imagini, er i luoghi loro douep hanno ad ugnere, ?y per li cubiculi portano le faccie detto Epicuro,?? li por tanofeco àtomo. Nel loro Natale fan facrifìcia al uigefimo detta Luna, ey feruano le fefle ogni mefe, che [cade fono dette . E fascialmente quetti,che ancho in uita non uogliono effer conofeiuti. Et cofi e ueraméte,che la pigritiaha rouinato l'arti.Et perche non àfono Le imagini de gli ammi,ancho quelle de i corpi fono {prezzate. Altramente appreffo i maggiori erano quelle negli Atrij, perche guardati fuffero non ifegnì degli Artefici fi>reflieri,non ì Metalli,non ì Marmi,ma i uolti ejpresfi nella cera per ciafcun armario eràdifbafii, accioche ini-fuffero le ima* gme,che nette effequie accompagnaffero i funerali delle cafate,zyfempre che uno era morto, fi trouaua prefente per ordine tutta la moltitu* dine,cbe era fiata di quella famiglia,?? gli ordini,cy gradi co lifìe di Rame erano trappole alle imagini dipìnte. Erano ancho tra le porte,cy fogli delle porte leimagine de igrandisfìmi animi, er attaccate le fpoglie de i nemici, lequali ne da chi compraua la cafa era lecito, che rotte 6* fuffero^ mutati i patroni reffiuano gì 'ornamenti dette cafe,ey queflo era un grande filinolo, che le cafe, ry i tetti ogni giorno rinfacciauai- no, che un dapoco patrone entraffe nel trionfo d'altri. Beco che da queilo luogo fi può hauer ilfentimento di V j'fr.er come netto Atrio era il Tablino,le imagini, er lefìatue. Similmente Ouidio netta ottaua Elegia del primo degli Amori dice. Nec te dicipiant ueteris quinque Atrìa cer£, uolendo dimostrare una grande,er antica nobiltà à cui nonbaìkaffero cinque Atrij per porre le imagini dicera de imaggiori. L'ufo adunque di quefìi Atri,et delle parti loro come Ale è Tablini è di già manifefìo perle parole di quegli buoni autori. Per procedere adunque ordinatamente nel diffegno degli Atrij,0" nel compartimen* to dette cafe,accioche egli s'intenda queèìa materia riputata (come inuero è) da tutti difficilima.io dico, che bifogna prima uenire alla pianta, CT con linee diffegnare l'Atrio in longhezza,et larghezza fecondo una di quelle proportioni,che ha pofìo Vit.Òdi un quadro è mczzo,ò Dia' gonale,ò d'un quadro e due terzi,€T qui "0I rhauemo fatto d'un quadro è mezzo inclufo nette lettere abcd'. Venimo poi al diffegno delle Ale,chefono dalla deflra,et dalla ffniflrafolamente,crfono porticbi,e colonnati,et perche dipendono dalla proporttone detta longhezza del* 1° V Atrio,accioche co effo pano proportionate,èneceffariofapere di quanti piedi palalonghezza detto Atno.Qui adunque fatto hauemol'A* trio longo 80 piedi,la doue cader Sfotto la regola, che dice Vitr.che fé lo Atrio fera longo da So in 100 piedi, tuttala fua longhezza p par* tira in $ parti,cr una di effe p darà atte Ale à queftp modo, che la 5 parte di Bop diuide in due parti eguali, er una pda alla destra A la l'altra- allapniflra, nonponendo peròà queflo conto lagroffezza delle colonne percioche le Ale uentrebbero molto ftrette. La larghezza adunque dette Ale fera 8 piedi,perche 16 e un quinto di So.Quefìo Atrio aduqueferà 80 piedi logo e.yj onz. 16largo, ethauerà I'aU di 8 piedi fenza kgrojfezza delle colonne. Valtezza ueramente degli Atri è la ifìejfa m tutti, cioè fifa ad uno iftefjo modo,cbe kuando un quarto detta lun* ' gbezza
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%b?zz4 Urtilo fi da dìaltezza, cioè dal piano alla traue, che è la catena del tetto, che fomenta l'arcuò la coffa di tutto il colmo Jeuando adm
qui io di So daremo 60 piedi aU'altezza,di quefìi 60 piedi faremo l'altezza delle colonne.glì Architraui, Greggi e Cornici. ;? piedi er onde 1 <s {eranno die le Colonne con le Bafe,ey Capitelli loro,il rePco fi darà aUi membri difepra, ne ci douemo merauigliare fé le colonne uengo* va cofì alte,per cloche la magnificenza di quelle cafe coft ricercata, er è propio loro l'altezza, er lunghezza, perche er Viti', dice difetto alta Atria,eyvirg. dice tenga Atria, ne uoglio ricapitulare quello, che dice Plin. detta grandezza anzi Incuria delle cafe de Romani nel trentefimofefìo,^ nel decimofettimo&r molto copiofamente ne parla il Budeo nel terzone quarto de Affe,ben dirò per far fide di queUo,che io ho detto deWaltezz* dette colonne,cu>è che le ueniuano à pigliar fu le contici all'altezza del tetto,che Plin.dice. Verum eko ìndulferint pu blicis uoluptatibus,etunetdcuerunt maximas earum,atq; adco duo de quadragenum pedum lucuUei mormorii in Atrio Scauri collocari, tue c'um iUud,ùcctdte$ fxftum efl, fatifdori fibi damni infitti egit redemptor cloacarum, cu, in palatium extraherentur. Da quefteparole dice il Budeo potemo intenderebbe disfatto il Theatro,cheper un mefe fola era sìatofabricatofojfero fiate trappolate le colane grandissime nel- io l'Atrio della cafa di Scaurojaqual'era nel palazzo, le altezze deUe colónne adunque erano grandi,ey però dice vitr.che le traui liminari di quelle Ale fono alte dimodoché le altezze peno eguali aUe larghezze,cioè alle larghezze degli Atri, er però ejfendo largo l'Atrio piedi $; e/ onci 16. Similmente dall'Architraue in terra feranno piedi 55 er onci 16. Vitr.chiama.quefte traui Liminariprìma per dimostrare, che non erano uotifopra quelle colonne dell'Atrio,dapoi perche hanno certa fimiglianza con i Liminari, diffegnato l'Atrio in altezza,longhez!S: za, er larghezza con la proporùone delle Ali egli uiene al Tablino, Uà prima io fonerò il tefie di quanto, fin bora s'è detto, lafciando il cont pariimento4eWArchitraue, Treggia, e Cornice, atte regole pofìe nel Terzo Libro. L'altezza de gli Atri] fi deue alzare fotto le traui tanto quanto tiene la longhezza leuandone uia la quarta parte. Dei
reftàte fi deue hauer rifpetto à i Lacunari,& all'Arcarne è fopra le traui. Alle Aie che fono dalla delira, & dalla fini {tra la larghezza fi dia in quello rnodo,che fé la longhezza-dell'Atrio fera da jo à 40 piecìi,eila fia della terza parte,fe danàio partita fia in tr« parte e mezza, dellequali una fi dia alle Ale,fe da 50:160 la quarta parte della loghezza fi 2° concieda alle Ale da piedi 60 ad 80 partifeafi la longhezza in quattro parti e mezza, & di quefte una parte fia la lar- ghezza delle Ale. Da So iìn «00 piedi partita la longhezza in cinque parti darà la iufta larghezza delle Ale. Le traui Liminari di quelle tanto altamente porre fi deono, che le altezzefiano equali alle larghezze, Qat iì ttedf. uncrejcere,cr unfccmare di propotitionijnir abile, er chi uorrabene confederare fecondo le regole date da noi nel Terzo Libro,po
tr-Aconsfceve il mirabile artificio di quejìe proporùoni,et l'effetto diletteuok,chefmno,quàto meno fon longhigU atri tanto maggior propor tisane è della larghezza dell' Ale, perche fé le proportioni deUe ale degli atri minori fuffero minori molto ftrette fxrebbono Palerei nòhaurimo dd buono, lo l'ho riuoltala in tutti i modi,nc mi pars di manicare il pane ai attrice, queefto per dar cagione, che fi firmino meglio identi rem pendo ancho esjì le cromie. Veramente con buona inientme l'ho fatte perche fé l'bttomo da fé non uà èfeorrenio, ey riaolgendo le-cefe bette nanfa frutto alcuno. Hora uegniamo al Tablinolaxuimifur'a dipende daUalarghezza dello Atrio, fi come U mifura dette ale dipende dallo longhezza,€Tq^efìo meritamente, eycon ragione perche fi comete ak-uannoper la longhezza dei?Atrio,cofiil Tablino uà per la Urghez 3° za, cr è in fronte dirimpetto alla porta. Dice adunque Vitr. Il Tablino fé la larghezza delio Atrio fera di piedi 20 leuadonc la terza parte allo fpalio fuo fi dia il reftante.fi da 30 à 40
lì dia la metà delia larghezza dello Atrio al Tablino . Ma quando da 40 à 60 partifeafi la larghezza dello Atrio in $ parti,& di quefte fé ne diano due al Tablino,percioche gli Atri minori no poflorìo haucre le iftefle ragioni di Smirne trie co i maggiori, perciociic fé rifaremo le Simmetrie de i maggiori Atri] ne i minori, ne i Tabiini nelle ale potranno hauer utile alcuno. Perche ferinno troppo strette, cr non fsr idratino al bifogno. Et fé anco prederemo k proportioi de i minori, nei maggiori quelli inebri {erano in quefte fabriche guafti,c fmifurati.
ì.'efentpiofi qucfto.Se la proporzione deUe ale degli Atrij tonchi go pkdi.che è un quinto della longhezza, fera pigliatanel mifurar le ak.de gli
Atri di jo pieMJe de l'erano troppo ftrette,perche un quinto di jo i fei pkdì,i quali partiti in due parti jarano la lerghezza deUe ak di j pie ■di.Similmètefe la proporùone dette ale degli Atri di 50 piedi fera prefa per formarle de degli Atri di Se piedi, che è un terzo dethioghez* 4° ■%a le ale ueniràno larghisfime, ejhroporhotuite. S imilmcte ne i Téblini fi deue ferirne la propofthne ceueniente dia larghezza degli Atrij. Vero è che fi come ncW atrio più Ugo fi pigliaua minore proportione p formarle ak/ofi nell'atrio più largo fi piglia minor proporùone per formar il Tablino fuo. 'Beco nell'atrio largo io piedi fi plagiano due terci perlalargbrzza del Tablino, nell'atrio largo da jofin 40 fi piglia la metà,nell'air io largo da 40 fin co fi piglia due quinti, zx chi no utde che fono più due teni,che lo metà, ,et più te mctà,che due quinti f Et però io ho penfato di doucr fcrincxc partita-mente le ragioni efquifite delle grandezze per feruire all'utilità, &
all'Afpetto. All' utilità ci feruek de larghe, perche quando fufjero ftrette no fi potrebbe paffeggiare. Sìmilraéte ilTaelino douefi pcgono1eftatue,cr gli ar<*
mari effondo troppo tiretto non haurebbe ufo alcuno. Alt'Ajpottofimilmente perche una cofiguafta,et fmifuratafa perdere la uiiìa,tf una ria tiretti'troppo l'occupa, e riflrigne. Se il Tablino prefo dall'atrio largo io piedi hauer a la proporùone dell atrio difefftnta niuno ufo hauer a |
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il Tablino perche ferà,largo due quinti cioè S piedi., cr [e H Tablino prefo dall'atrio di 60 piedi largo batterà la proporùone detf atrio di-io
:piedi,che fon un terzo egli fera troppo largo perche fera di 40 piedi, er cofì ancho fi offenderà FAfbetto tornando i''un'atrio in un Tablino poco minore dello Atrio. Vitr. non ci dalunghezza del Tablino, perche io penfo,che quella fi deue fare, è fecondo la quantità deUejlatue, ò fecondo la qualità deUe perfonejò pure come ricerca la proporùone degli Atrij. L'altezzza del Tablino alla tratte eiTer deue con l'aggiunta deli'ottaua parte della larghezza . I Lacunari fiano inai-*
zati con l'aggiunta della terza parte della larghezza all'altezza.
li Tablino aduque della noftra piata fera largo due quinti della larghezza dello atrio, che fono piedi a poco piu,perche l'atrio e largo piedi ?; et |
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Le bocche à "fi Atrrj minori fono perla larghezza del Tablino leuandone un terzo,ma a i maggiori perla metà.
Quefte boccbe,che vit.Vauce dimanda erano anditi,?? luoghi da paffare da un luogo all'altro, ne (come fumo) macaua loroipropil adornamétt,
er perche ne i Tabiini fi poneuano le statue però Vitr. ordina quanto alte fi deono collocare con i loro ornamenti, e dice. Le rma°-ini fimilrriente ejTer deono pofte in quella altezza,che fera la larghezza delle Ale.
Et etti nelnoiìro implode dd Tablino le fiatue fono alte piedi otto, perche tanto è U larghezza delle ale. il refìo èfacilein Vitr. er comprefo
fiotto le regole date nel Terzo,or nel Quarto Librò. L<" larghezze delle porte deono effer proportionate all'altezza fccódo che ricerca le maniere loro. Le Doriche»come le
©onche le ìoniche,come le Ioniche,fian fatte,come nel Quarto Libro parlado delie porte cfpofte fono le ragioni del le Simmetrie. 11 lume dllo impiumo largo per la larghezza dallo Atrio non meno d'un quarto, ne più d'un terzo fia hfeiato. Ma la longhezza come dell'Atrio fia fatta per la rata parte. I Periftili per trauerfo la terza parte più longhi che di de tro, le colóne tato altc,quato ferano larghi i portichi. Gli intercolunni e fpatrj tra le colonne non fiano di- °7 itati men o di tre, ò più di quattro grofiezze di colonne. Ma fé nel Periftilio all'ufanza Dorica fi faranno le colon- ne cori li hanno à fare i moduli, come nel Quarto Libro io ho fcritto dell'ordine Dorico,accioche à quejtnoduli, & alle ragioni de i Triglifi fiano difpofti. Quefli compartiment^Modul^e Simmetrie di traui,di porteji colonne, er di maniere fono flati netTerzo,et nel Quarto Libro affai chiaramente dimostrati, et conparole,et con diffegni,però fi lafcia la longhezza del 4ire,per fuggir il tedio t et per 'dare, che difeomre 4 gli fludiop. lo ho pofiok Pianta rsr,lo impie della cafagriuatd, er fé conofeerà dal incontro Me§mt^ CAP.V,
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L I B
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TRICLINI,
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S T A N Z E,
DELLE LORO |
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MISVRE. |
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A P» V. DE I
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LIBRERIE ET
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TS VANTO Farà Li larghezza de i Triclini due nolte tanto effer deue la lunghezza. Le altezze di
tutti i conciaia, che feranno più longhi, che larghi, deono eiler compartite in quello modo, che polla inficine la longhezza , & la larghezza, fi piglie di quella fomma la metà, & tanto fi dia per l'altezza.» ma fé le ftanze , & le Effedre feranno quadrate aggiunta la metà alla larghezza, fi farà l'altezza. Le s ftanze dette Pinacothcche,deono effer fatte come le Effedre con ampie grandezze» Le ftanze Corinthie, & di quattro colonne, & quelle che Egittie fono chiamate riabbiano la ragione delie mifure loro al fopradetto modo dei Triclini. Ma fiano per la interpolinone delle colonne più fpa- io ciofe. Uauendo trattato Vitr. fin qui 'delle parti còmittuni degli edifìci, tratta hora delle propie, come fono i cénaculì, le camere, i camerinije Salèj&
le Stanze appartate. Qweffe hanno diuerfì nomi prefì fecondo U fignìfìcatìmie de i nomi Greci, cr prima, è il nome del Triclìnio, che eri luogo douefì cenaua, detto dajtre letti, [opra i quali fiefì col comito ripofandofi mangiauano, non pero ui dominano, er forfè eran panili d Mà&ake Turchefchi, da que&ì letti le ftanze erano chiamate Triclini, che in una éanzd per l'ordinario erano apparecchiati, er fi può firmare Didimo. TetracHmo,e Decaclinio, douefono due, quattro, e dieci letti, er più, ò meno fecondo la dìjfofìtione di quelli. li Filan dro parla molto bene diffùfamente j"opra qtiefìo luogo. Stanano da un lato folo della menfa, che era appreso il letto fopra tre piedi, cr àn* cho fopra uno, er mutauano la tauola mutando l'imbandigioni, di modo, che leuata la prima uiuanda, era portata di pefo, la feconda fopra un'altra menfa. Le donne per antico inftiiuto fedeuauo à tauok,gli huomim, come ho detto,fìauanoflefì appoggiati fui comito. Quando no* leuano mangiare ì feria carrellano, & gli leuauano lefcarps. Per l'ordinario non più di duefiauano fopra un letto, ma fecondo il numero %o de conuitiantì erano ì letti. La firma de quali prefa dallo antico e pofia dal filandro, er ne fono le carte Rampate . Conciane fi chiama ogni fianza ferrata fatto una chiane , come fonale camere, i Triclini, er ogni habitatione. Occifono le ftanze , douefì faceuano i cornuti, zf le ftfte,cr douek donne lauorauano,c? naie potano nominare Sale 3,è Salotti. Effedra io chiamerei la Sala, od luogo della audienz*, er doue fui mezzogiorno fi dormiua la fiate, cr era luogo fopra i giardini grande, efbatwfo detto cofì dalle fedi, che ini erano. Pìnacó- théca era luogo doue eran le tauole dipinte, x> uero le feriiture, cr quefti luoghi cioè le Effedre, le Pinacoteche, er i Triclini erano fatti ma* gnificaniente, amati dì pitture, di colonne, di fiacchi, er d1 altre magnificenze • Bora Vitr. ci da la mifura, er la Dif'bofitione dì tutte, parti con regole generali, parttcon regole particolari,?? prima dice de ì Triclini, iquali dice douer effer dì due quadri, cioè la lunghezza doppio della larghezza,?? ingenerale dice, che ogni concUue deue effer alto la metà di quel tutto, che fa la longhezza, CT lalarghezzd p° ' fu infume , di modo che ,fe la larghezza' fera di fei, la longhezza dì m patti infiems.6'. ey \z. faran iS. la cui metà è 9. l'altezza adun* queferd di none, ma fi le Effedre, ò Sale feranno di forma quadrata ,le altezze fi deono fare d'un quadro, e mezzo. Le vìnacotheche , fi 30 deano fare di ainptisfime propot-tieni come di doppie, e? di triple. Le Sale al modo Cannéto nominate TetraMe, e? ancho quelle, chefo* no fatte al modo d'Egitto firuano, te proportioni de ì Triclini, ma perche in effe ui fon trappofti delle colonne, pero hanno jfiacij maggiori. ■ Ma che differenza fid tra le Corinthie, er le Egittie Vitr. lo dichiara molto bene, e? dice. Tra le Corinthie, & le Egittie fi troua quella differenza, le Corinthie hanno le colonne femplici, ò uero polle fopra il
poggio , ò uero a bailo, & hanno gli Architraui, e le corone di Pcucco, ò d'opera di legno, & ancho fopra le colonne il cielo, ò uolta è curuo, à fella fchiacciato ; Ma nelle Egittie fono gli Architraui polli fopra le colonne, ce da gli Architraui à i pareti, che uanno à torno e pollo il palco, e fopra elio il tauolato,e pauimento allo fcoperto,fi che fi uada à torno ; dapoi fopra P Architraue à piombo delle colonne di fotto fi pongono le colonne minori per la quarta parte, fopra gli Architraui, & ornamenti dellequali uanno i foffittati adorni, & tra le colonne di fopra fi pongono le fincftre, & coli pare quella firnigìianza delle Bafiliche, & non de i Triclini Corinthrj. 4® |
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preffo il parete, e muro, er erano le colonne femplici,cioè d'un ordine, er fopra effe non aerano altre
colonne,ma gli Architraui, e Cornici, come nella Curia di jxucchì, cr d'opere di bìancheggiamchto, ò uero di legno. Ma le Sale Egittie ha- ueuano il parete 4 torno,et le coione di dentro uia lettane dal muro,come le Bafìiiche,cr fopra le colone,era gli Architraui, et Corone,??gli fpiXi] tra le cotonerei il parete era coperto dì pauìméto,ilqualpauiméto erafeoperto dì moda,che fi poteua andare intorno la Sala allo feopto, CT fopra lArehUraue,erano delle altre coione per un quarto minore di quelle dìfotto,et tra quehe erano lefine&re.,che dauano lume alla par te di detrojaquale parte haueua ilfofftto alto,per che era fopra gli Architraui,cr le cernici delle fecode colonne,cr in uero doueua effer co fa. gradisfima,e degna da uedere,cr patena fermre mìrabìlmeté alla uijìa delle fe{ie,cr de i conuiti,che fi faceuano in quelle Sale. Somìgliauano quejhSali Egittie alle Bafiliche più pnfto,cbe à i Triclinij,da queiìe poi s'entrai*, in altre Sale, cr in altre ftanze, òfuffero Triclini, è con* claui,ò altro, chefuffe neceffario alla commeditì della cafit. Vitr. feguita à darci altre maniere disianze, cr di alloggiamenti fatti alla Gre* Mfht ancho quelli doueuano hauer del grande,*?? il prudente Architetto potrà pigliare quanto gli pareri fecondo l'ufo de nojìri tempi. |
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Le
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5©
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A L MODO
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DELLE SALE
D E G R E C L
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C A P. V I.
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ANNOSI ancho le Sale non al modo d'Italia dette Ozicene da Greci. Quelle guardano uerfo
Trammontana e fpecialmete à i prati, è uerdure, & hanno le porte nel mezzo , & fono coli longhe, |
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& larghe, che due Triclini con quello,che ui.ua d'intorno,riguardandofi all'incontromi poffono ca-
i pire, & hanno dalla delira, & dalla finiftra i lumi delle fineilre , che fi aprono, e ferrano, accioche
ÌÉIlJ|S§§§ eS^ ^ poffa per gli fpatrj delle fineilre dal tetto uedere i prati da lungi. Le loro altezze fiano aggiun-
! illlliliillll! taui la metà della larghezza. In quelle maniere di edifici fi deono fare tutte le ragioni delle mifure, é®
che lenza impedimento del luogo fi potranno, & i lumi fé non feranno ofeurati dalle altezze de i pareti facilmente
feranno efplicati, e sbrigati. Ma fé dalla ftrettezza, ò uero da altra necesfità impediti feranno , iUlhora bifognerà
con ingegno, e prontezza torre, ò aggiugnere delle mifure in modo, che le bellezze dell'opra dalle uere mifure non
fieno disfimiglianti.
E quefia differenzd tra le Sale Corinthie,cr Egittie.che le Corinthie haueuano le colonne femplici,cioè d'un'ordine pojìe, ò uero fopra il poggio
a modo,cCalcuni tempi, fecondo che egli ha detto nel terzo,ò uerofenza il poggio erano da terra leuate,crfì ripofauano in terra,cr fopra le
colonne gli Architraui,cr le cornici, ò di legno, ò ftucco al modo, che egli ha detto al fecondo capo del Quinto parlando della Curia, foprd
u erano i [affìttati non di tutto tondo, ma fchiaccìatfierano pero fatti àfeiìa,cr que uolti erano portìoni de circoli, noi chiamaremo rimenati.
. Magli Egitcij ufauà ancho esfì fopra le coione gli Architraui,mafopra quelle,che erano difcofle dal parete uerfo la parte di dentro poneuano
la trauatura, che da gli Architraui à i muri d'intorno paffaua: fopra la trauatura il taffello piano e taueUato col pauiméto fcoperto,tlqual pani 1°
mento era dallo "patio delle colane al muro d'intorno intorno,crfi poteua camìnaruì fopra aUofcoperto. Ma fopra V Architraue a piobo delle
colonne difetto , fiponeua un'altro ordine di colane fecondo la regola detta più uolte,cioè che le colonne dì fopra eran la quarta parte delle co
latine di fotto minori, cr qiiefie colonne haueuano ancho effe i loro Architraui, Cornici, e i Lacunari fecondo iCorìnthij, cr tra le colonne di
. fopra erano lefihefìre di modo, che una Sala Egìttia haueua più prefìo della Bafilica,chs del Triclinio, et qui due cofe douemo auuertire luna
come erano le Bafiliche, cr come haueuano le finefìre. Valtra che quefìo nome di Triclìnio è tifato da Vitr. parlando delle Sale, cr non
fa differenza tra quelle ftanze, che eglishìama Osci, cr quelle che fono Triclini nominate, pero io direi, che Deci fono Triclini grandi,
cr Triclini
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SESTO. l7f
C? Trklin ì oecì piccioli, quelli a publichi, quelli ì priudti edifici,*®- ófdinarìj dedicati, Uaùendocì adunque Vitr. ejplicato quefta differenza,
egli pone una ufunzd dì quejìe fate fatte alla Greca, er benché pure, che le C or in th te pano Greche , ey che le Bgittie ancho fidilo fiate ufatc da Greci,ZT Vuna, er l'altra maniera fìa (lata prefa da Italiani, nientedimeno io Uimo;che quelle fale,che egli nel prefente capo dice cjjer aU la Grecatoti fafferò siate prefe da Italianità chefblo in Grecia sì(fafferò.Quejìe dice eglt,chefì chiamauano Cìzìcene,cofi dette da una ter ra di NLilefìi naUa Propontide. Erano pofìe al SettÌtrione,riguardaumo i càfftpi,et le uerdurejoaueuano le porte nel mezzo,capiuano due Tri cltnij con quello, che egli &a intorno oppoftì l'uno aUa:tro, dai letti dei quali fi poteuano uedere le uerdureperle fimjlre. Lenufuredi queke [ale fono bene da Vitr. dichiaritc, ne ci accade figura, perche da Ih figure foprapoàe, er dalle regole tante fiate dichiarite unoftu* diofo, e diligente ne può cattar t la firma. GAP. VII. A CHE PARTE DEL CIELO OGNI MANIERA
DI EDIFICIO DEVE GVARDARE ACCIO SIA V T I L E, E SANA.
O R noi dichiararemo con che proprietà le maniere de gli edifici all'ufo, & alle parti del cielo corn-
modamentc postino riguardare. IT riclini del uerno, «Se i luoghi de i bagni riguardino quella par- telone il Sole trarrmi onta il uerno, perche bifogna tifare il lume della fera, oc ancho per quel to,per che il Sole cadendo ha lo fplendore oppodo , & rimettendo il calore nel tempo ueipertino intepe difee più la ragione d'intorno. I Cubiculi,& le Librerie deono elTer pofte all'Oriente, perche Tufo mi ole il lume mattutino,- & ancho i libri non fi guadano nelle librerie, perche in quelle, che fono uerfo il Meriggi e, ò nero à Ponente le carte fono guade da i Tarli, & dall'humorc, perche i acuti numidi fopraue- gnenti li fanno generare, & gli notrifeonoj e fpargendo gli fpinti numidi per la muffa corrompeno i uolumi. I Tri* clinrj di Primauera, & d'Autunno fi drizzano all'Oriente, perche l'impeto del Sole oppofto andando di lorigo uerfo l'Occidente fa quelle ftanze di lumi circondate piti temperate in quel tempo, che fi fogliono adoperare. Ma cjuejli della fiate deono riguardare al Settentrione, perche quella parte, non come le altre,che nello foftitio fi fanno per lo calore ardenti,per efler riuolta dalcorfo del Sole, fempre, è, frefca,& nell'ufo porge fanità , epiacere. Etcofi que luoghi, doue fi hanno à faluare fcritture, e tauole ò pitture detti Pinacotiiechi, due fi fanno le coltre,ò piumac- ci cucciti con diuerfi colori,& imbottiti, ò doue fi dipigne, bifogna che riguardino al Settentrione, accioche f colo- ri di quelli ptr la fermezza, & egualità de lumi fiano nelle opere impermutabili. Mdueuanoglidntichimoltaduuertenza al Decoro,dsl quale parlato hduemo nel Primo Libro. Similmente alla Difiributione, che ferue all'ufo, perche Vitr.parla in quello luogo di quello, che ci accommodd, er parlerà di quello che fìa bene, er che conuiene à diuerfi gradi di perfo= ne j Et intiero, come io ho detto nel principio di quefto Libro Vitr. ha mluto,che noi confideriamo egualmente le cofe dette nel primo nelle opere publiche, er nelle priuatè .* perche quelle erano indifferenti, communi, er applicabili come ì numeri, er le figure à diuerfe materie. Quanto adunque aparticne alla Dijìributione,fi uede nel prefente capo,che egli tratta à che parti del cielo,quali ftanze dòuemo fabricare. Si perche ne habbiamo commodo, er utilità, fi perche fiano fané. Gli antichi mangiauano fecondo le ftagioni in diuerfe ftanze, nella fiate in luoghi uolti al Settentrione, er che haueuano acque, er uerdure, il uerno haueuano il fuoco, la facciata più calda, imparando dagli uccelli, che fecondo leflagiani uanno mutando il luogo,cr perche nonfolamente douemo houer cura della commodita delle perfone,ma ancho della con feruatione delle robbe,però molto bene douemo conjlderare di far le ftanze perfaluar le robbe, ilche in quefto capo da Vitr.è molto bene con* fìderato , er ci lafcia da penfare più altra fecondo Voccafione, imperoche egli non abbraccia ogni cofa, ma ci da tanto lume, che ci bajia,oltra che ne dira ancho dapoi, àfono ancho le cafe degli artifici, er de mercanti che uendono cofe, che hanno bìfogno d'effer conferitati in propi luoghi, fecondo le qualità delle merci, Similmente le munitionì,i uiueri, le armi,**? luoghi daU'oglio, daUe Lane,deUe Specierìe, er de i frut= ti hanno le loro propietà da effer confidente, perche poi niente fìa, cheguajii le robbe, ma quefte cofe non cadono in confida atiane nelle coft de igrandi. Seguita ancho un'altra dijtributione,che participa del Decoro, er dice. GAP. Vili. DE I PROPI LVOGHI DE GLI EDIFICI, E PRI-
VATI, E COMMVNI, ET DELLE MANIERE CONVE- NIENTI AD OGNI QJ/ALITA DI PERSONE. S S E N D,OSle ftanze alle parti del Cielo à quello modo difpofte, alino ra bifogna auuertirc, con che
ragione à i padri di famiglia i proprj luoghi, & i communi con gli ftrani in che modo fi deono fabrica re, perche in quefti, che propi fono,non è lecito, ne può ognuno in esfi entrare fé non e inuitato, co me fono i Cubiculi,i Triclini, i Bagni, & le altre ftanze,che hanno l'ifteiìe ragioni dell'ufo loro. Com mimi fono quelli, ne i quali ancho chi non, è, chiamato del popolo ui può entrare. Qu^efti fono l'en- trate , i Cortili, i Periftili,& quelle parti, che poflbno hauerel'ufo iftefio. A quelli adunque,i quali ioiio di forte commune, non fono necefiarie l'entrate magnifiche, ne i Tablini, ne gli Atri,perche quefti predano à gli altri quegli offici] cercando, che da gli altri fono cercati. Ma quelli,che feruono alla utilità, e frutti della uilla,nel- le entrate delle loro cafe deono hauere gli ftabuli, & le tauerne, ck nelle cafe l'arche, e i granai, le faluarobbe, & le di- fpenfe, che poffono più predo effer per fé mare i frutti, che à bellezza, & ornamento. Cofi à publicani, à banchie= ri, ò uero ufurari, fi fanno le cafe più commode, e più belle, & più fi cu re delle infidie. A gli nuomini di palazzo, & à gli auuocati più eleganti, & più fpatiofe,per poter riceuere , <5c admettere la maltitudine delle genti. A nobili, che ne i magiftrati, & ne gli honori deono u cittadini non mancare d'officio,fi deue fare le entrate regalie gli Atri al- ti, oc i pertichi j ò loggie amplisfime, & gli fpatrj da caulinare più larghi perfetti all'ornanmento , e Decoro. Oltra di ciò le Librerie, le Cancellarle, le Bafiliche non disfimiglianti da cjuello,che ricerca la magnificenza delle opere pu bliche, perche nelle lor calè fpeffo fi fanno & i configli publici e prillati, & gli arbitrari giudici,e compromesfi. Se adunque con quefte ragioni ad ogni forte di perfone cofi feranno gli edifici) difpofti, come del Decoro e flato fcrit- to nel primo uolume, non fera cola degna di riprenfione, perche haueranno ad ogni cofa commode, <3c fenza menda le loro efplicationi. Et di quelle cofe non folo ci feranno , nella Città le ragioni, ma ancho nella uilla. Eccetto, che nella Città gli Atri] fono uicini alle porte, ma nella uilla, che quali imitano le cittadinefche fubito apprclTo le porte fono i Pendili, dapoi gli Atri] che hanno i portichi d'intorno con palamenti, che riguardano uerfo le paleftri, & i luoghi da paffeggiare. Io ho deferitto diligentemente come ho proporlo, in fornirla le ragioni di fare le fabriche cit- tadinefche nella Città. ~Efpedita la parte , che appartenenti alla Di&r fattone, Vitr. nel prefente capo ci dimoflra quanto conuiene al Becero, che altro non e, che un rtjpetto aUa dignità, er allo 3ato delle perfone. Fatta adunque la dijlintione delle perfone bifogna à ciafuna fecondo il grado fuo fabrica* re, er pero altro compartimento hauerà la cafa d'un Signore, altro quella del nobile, altro quella del populo. Le parti delle cafe ftmilmentc fiano, ò communitò propie deono riguardare alla qualità delle perfone. vfauano anticamente queUi, che con maggiore jflendidezzd uoleuano fabricare
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fabricare lafciar dinanzi alle porte un luogo metto, che non era parte della cafa, nu bene coniuceui alla ci fa, doHe ftduano i Clienti, er quel
li, che ueniuano pèrfalutar i gradi, fin che erano admesjt, er/ì patena dite, che ne erano in cafa, ne fuori di cafd. Qjiefìo luogo era detto Veflibulo, er era digran dignità, er adornato di lóggie,ey dijf/atij. Lafua honefià era la tua, tufo, il poter commodamente affettare, il pia cere, perche mitgioumi affettando i principali s'ejfercitauano alla palla, alle lotti, à fatare, er in altri efferckij giouamli. Bramii le por* te, prima le communi, & quejla di ragione era una fola ff>'endida,è ricca, er adorna mirabilmente, er poi altre particolari ,come quella,che [trama al condurre le robbe in cdfa, er quella del patrone fecreta, per la quale egli fenza effer ueduto potem ufeire. Et però dice Horatio. Atria fer nauti pèlvico falle clientetn, craui l'entrata,l'Atrio, il Tablino, il peristilio per ordine . Le feak fecondo la dignità e firma loro bd Infime, commodisfìme, e lucide, metteuano capo in ampie, er ffatiofefale, che feopriuano il mare, i giardini, er le uerdure, er fotta effe ì pie piano erano molle lo-igìe^è luoghi da audience di modo,cbe niente fi poteua desiderare. Lafciojìare la magntficéza,che ufamno in ogni altra fianza,ne t dormitori,nei cenacoli fecondo le fagiani,nelle camere, ne i bagni, che farebbe coja lunga à narrare. llaueuatto riguardo ad accora io modar i fòrejiieri, 1 grandi adunque hatmiano fecondo le lor qualità gli edtfiaj, i mediocri, i mercanti, gli artefici erano accommodati. I e botteghe effer doueuanà fopra flrade correnti in belle uifle, le merci in mcjìra,cr inuitauanogli huomini à comprare, Ecco adunque, qua'!* to chiaramente Vttr. fi lafcìa. intendere per quello, che egli ha detto nel Primo Libro al fecondo capo, quando egli dice^ parlando del Decoro, beatis, er delicatis. cui dice fvrenfibus autem, er difertis, er' la doue egli dice potentes,qui dice noUliùts, qui honores,magifiratiisque geren do, ere Gii A tri] in Villa non erano alla prima entrata, ma dopo i perifali, er haueuano i pertichi d'intorno con bei palamenti, er cofi fi nedé, che aneto d'intorno gli Atrij erano i pertichi, Et qui fia fine delie cafe prmate fatte nella Citta. GAP. IX. DELLE RAGIONI DE I RVSTICALI EDIPICI,
ET D E S T I N T I O N I DI MOLTE
PARTI DI QTV ELLE,
^^^^_^™™, 0 R _^ dirò £e rtifticali edifici cótìie pofiohb effer tomi-nodi all'ufo, & con che ra*kmi fi deono fa-
re, prima li deue guardare alla falubrita dello aere, come s'è detto nel Primo Libroni porre le Città. Le grandezze loro fecondo la mi fura delie poffesfioni, & le copie de i frutti fieno comperate; I coi- tili, Se le grandezze loro al numero delle pecore, & cofi quanti para de buoi fera uccellano, che ni diano bifognera determinare.' Nel cortile la cucina in luogo caldissimo fia pofta, .& habhia con- giunte le ftalle de i buoi, le prefepi de i quali riguardino uerfo il fuoco, & l'Oriente, perchei buoi guardando il fuoco, & il lume noti fi fanno ombrofi , & timidi, & cofi gli agricoltori periti delle regioni, non pen* lano che bifogna, che i buoi riguardino altra parte del Cielo, fé non il nafeimento del Sole . Le larghezze de i boni* ?** li non'deono effer meno di piedi dieci, ne più di quìndici. La longhezza in modo, che ciafeuno par di buoi non oc- cupe più di fette piedi » 1 Lauatoi fiano congiunti alla diecina , perche à quello modo non farà lontana la ammini- ftratione della raffica lauatione. 11 Torchio delPóglio fia prosfimo alla diecina, perche cofi à frutti oleari fera coiti modo. Et habbia congiùnta la cantina, i lumi deilaquale fi torranno dal Settentrione, percioche haiiendó°'li da al- tra parte, doue il Sole polla fcàldare, il uino,che ni fera dentro confufo, & mcfcolato dal calore fi farà debile" & mei» gagliardo. I luoghi dali'oglio fi cleono porre in modo, che riabbianoci lume dal mezzodì, oc dalle parti calde, perciò the Foglio no fi deue aggiacciare,ma per la tepedità del calore afìbttighasfi. Le grandezze di que luoghi deono effer fatte fecondo la ragione de i frutti, & il numero de i uafi,i quali elfendo di mifura di uenti anfore, deono per mezzo occupare quattro piedi. Ma il torchio fé non è fìrctto con le uiti, ma con le ftanghe, & col prelo e le traue che pre- menomo fia men longo di quaranta piedi,& cofi farà à queili.che lo imitano lo fpatio efpeditoja larghezza fua non 4° fia meno di piedi ledici, perche cofi compiutamente fi potrà da quelli, che fanno Foglio imitare. Ma fé egli fera luo go per due preli, ò calcatoi fi diano uintiqtiattro piedi per la lunghezza. Gli ouili, & le ftalle per le capre fi deono fare cofi grandi, che ciafenna pecora no meno di quattro piedi e mezzo, non più di fei poffa occupare dilonghezza- I Granai alzati al Settentrione, & all'Aquilone, perche a quello modo i grani non potranno cofi prefto rifcaldarfi, ma dal ucnto raffreddati longamete fi conferucrano,perche l'altre parti generano le pauigliole,& altre beftiuolette, che fono di nocumento à i grani. Le ftalle de Caualli fi porranno in luoghi caldissimi, pur che non guardino al foco, perche quando i giumenti fono appreflo al foco,fi fanno horridi. Et ancho non fono inutili le tezze di buoi, ò pre* fepi, che fi dichino, che fi mettono oltra la cucina alla feoperta uerfo Leuante, perche quando la inuernata al Cielo fereno fono in quelle condotti, la mattinai buoi pafeendofidiuentanopiugrasfi. I Granari, i Fenili, i luoghi da riporre i farri,! piftrini,fi deono fare oltra la cafa di uilla, accioche le cafe fiano pin ficure dal foco. Ma fé nelle fabri* S* che di uilla fi uorrà fare alcuna cola più delicata, dalle mifure delle cafe della Città fopraferitte fi fabricherà in modo, che fenza impedimento della utilità rufticale fia edificata. Bifogna hauer cura , che tutti gli edifìci fianò luminofi. A quelli di Villa, perche non hanno pareti de i uicini, che gli impedifea facilmente fi prouede. Ma nelle Città ò le altezze de i pareti publichi, ò le ftrettezze del luogo co i loro impedimenti fanno le ftanze ofeure. Et pero di que- llo cofi fi deue far efperiénza. Dà quella parte, che fi prende il lume, fia tirata una linea ò filo,dall'altezza del pare- te , che par'ofiate à quel luogo, dentro ilquale bifogna poner il lume, & fé da efia linea, quando fi guarderà in alto fi potrà uedere lo ampio fpatio delpuro cielo , in quel luogo fera il lume fenza impedimento, ma fé egli impediran- no, ò traui, ò fogliari, ò palchi aprii! dalla parte di fopra, & cofi ui fi metta il lume. Et in fomma noi douemo go- tiernarfi in quello modo, che da qualunque parte fi può uedere il lume del cielo, per quelle fi deono lafciare i luoghi alle fineftre. Et cofi gli edifici feranno lucidi. Ma l'ufo de i lumi grandisfimo ne i Triclimi, & ne gli altri conciarli, 6° come ne gli anditi, nelle difeefe, nelle fcale, perche inquefti luoghi fpeffo s'incontrano leperfone ,che portano peli addoiìo. Io ho efplicato quanto ho potuto le diftributioni delle opere fatte al noftro modo,accioche ofeure non fiano. à chi fabrica. New ha uoluto Vitr.kfciar à dietro la conjìderatione della uiUu, er delle fabriche fatte fuori della Città, imperoche non meno era neceffario quejlo trattamento, che quello deUe altra fabriche. Va ColumeUa, Varrone, Catone, e Palladio fi può trarre copioftmente, quello ,.chc apartien'e alla mila, & perche quelli autori affai dtjìinti,è copiofi fonojo non uoglio à pompa citare i luoghi loro : affai mi fera dimoftrare iti Vttr. i precetti del quale fono, fiati da alcuni di quelli benisfurto offeritati. Le fabriche di Villa effer deono in luoghi/ani, fono pm Ubere, che quelle della Città, er molte commodità fi deue hauere in quelle, er molte dalla natura cercarne. Hanno più, er meno tianze, fecondo flgra* do degli huomini tanto per gli familidri,qiianto.perlifòrefliert. li mediocre, er baffo fi deue sforzare d'hauer in uilla buona danza, accio la moglie ftta più uolentieri àgouirnar le robbe, & attenda più all'utile, che al piacere. Al contrario i ricchi,ègrandi huomini babbuino di* 7 ° nanzi le ftanze lorogUffiatij da correre, & torneare, le belle uerdure,pano difefe da uapori, da uenti, da molti, che impedìfeono, non bab* Man lefiaUe, ne i letami uicini ,eyfu il tutto fabricato con dignità. Le ftanze del lauoratore, ò del Gaflaldo fiano partite per le co/e, per gli huomini, per gli animali, per gli ftrumenti. V Ara fia al Sole, aperta, larga, battuta alquanto colma nel mezzo, CT uicina al coperto, il Gaflaldo dormaappreffo la porta maeflra, ilauoratori ne i luoghi, che pano pronti àgli ufficij loro. La diecina fia ampia, chiara, fìcu* ra dal fuoco. Le faluarobbe commode,gli animali da lauoro come fono buoi, er caualli fiano in luoghiaccommodati con le ragioni, che dice Vttr. Similmente gli animali, che fruttano come fono armenti di Porci, Pecore, Pollami, VcceUi, Pefci, Colombi, Lepri, er altri fimM Animali,
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SESTO. ,77
militali, tutti ieono fecondo le qualità, e nature loro effer accommodati, er l'cfferuanze di quejìe cofe molto bène fi fanno auuertendo 4
queUo , che fi fa in diuerfi paefijcr ponendoui cura, cr industria. il gratto, & ognifeme marcijfe per l'hjtmido, impallidifce per lo caldo, ammalato fi nerigne , e fobboglie, er per toccar U calce fi guaita, ZT
pero fìa fopra tauolato, ò in emù fopra la nuda, terra , uerfo Borea, e Tramontana. Le poma fi conferuano in luogo freddojn caffè di legno rinchiufé. ■
La Cantina fotterrr a, rinchiufa, lontana dal mezzo di, er da ì uenti NieridìonS, er dallo tìrepito, habbia il lume da LeudUte, ouero dà
Borea, ogni humore, uapore, er fetore effer le deuelùmano, fìa pendente, er Ufirkata in modofchefel uinofi ffiande, poffa effer raccolto. 1 uafidd Vino fiano capacitimi, e fermi. Gliinftrumenti, che bifognano àgli Agricoltori fiano in luoghi dccommodati: il carro, i gioghi, l'Aratro, le corbe dal fieno fìano fiotto il co=
perto al mezzo di uerfo la cuccina. , o Al Torchio diafiftanza capacelo' ccnueniente, otte fi ripongono i uafì, le Funi, i Cefli. Sopra le Traui del coperto fi pongono ì eruttici, le
Pertiche, lo Strame, il Canapo. I Buoi mangino al baffo, a Candii penda lojlrame di fopra, perche alzando la teda Vafcìugano, perche hanno la tefia humida, però dinanzi la
mangiatora non fìa il Parete humido.La Luna gli guafta gli cechi. La Mula impazza in luogo caldo, baffo, & ofeuro. Le ÌAifuve deMe fidile da buoi, er da pecore fono pofieda Vitr.
il Torchio dittico forfè haueud altra maniera di quello, che ufanto noi à quejìi tempi.
Fofli ì precetti di tutte quelle cofe,che alla uiUafono più neceffarie parla Vit.. de i lwnì,er delle finefìre. Lequali in uilla fono men impedite, ma
nella Città poffono battere molti contrari, à i quali fi troua rimedio ogni uolta, chef confiderà l'effètto del lume, er il cadimento, er doue uegna, perche è chiaro, che doue non può cadere il lume, egli non fi può hauere. Le groffezze de i pareti ffeffo l'impedifeono, però alcuni hanno tagliato il muro doue hannoifiarele fìnedre, cominciando dalla fuperficie di fuori, er uenendo per lagroffizza del muro allafupcrfi z o eie di dentro con un taglio pendente , er forfè Vit. non è lontano da queka opinione. La doue adunque per dritta linea fi può tirare un filo allo feoperto, fenza dubbie fi può hauere il lume, er quando quefto da i lati de i Pareti non fi poffa fare, bifogna aprir di fopra. Auuertìamo adunque in quefh materia à i precetti di Vitru. eleggendo prima il luogo fano, perche la doue fi uuol far conto con l'infimo, non
fidamente l'entrata,ma la ulta è dubbiofa, anzi la morte è più certa, che'lguadagno: dapoi con buon configlio douemo far le fabriche tanto grandi, quanto ricered la poffesfione, l'entrata, er la copia de i frutti. Quanto alla poffesfione effer deue il modo, er la mi fura, che è ot* tinta in tutte le cofe, or fi deueferuar quel precetto che dice, il campo douer effer pm debile, che l'Agricoltura perche fé bifogna foflener* lo, er curarlo, quando l'Agricoltore non può tanto, è necefJarìo,che'l campo parìfica, er però men rende ffefio una gran poffesfione poco, che una picchia molto coltiuata. Siche douemo tanto tenere, quanto paterno mantenere, accioche comprarne i campi per goderli noi^er non per torgli ad altri, ò per aggrottarci troppo, perche mente gioua il uoler pofjedere, er non poter lauorare. Quanto alle fabriche fimd* mente douemo fchiuare di non incorrere nel uitio di LucuUo ^ er di Sceuola, de quali uno edifico in wUa molto più riccamente di quello,che j © richiedeuano le poffesfioni. L'altro mancò de gran longa. - All'une di troppo fpefa, all'altro di non poco danno fu cagione. Qgefto errore comincia à moltiplicare à di nofìri per la fuperbia de gli kuomini. Le fabriche che non fono baflanti, fanno, che i frutti fi gud".
fimo per laflrettezza del luogo. Deuefi adunque fabricare in modo,che ne lafabrtca defideri il fèndo, ne il fèndo ricerchi fabrica. llfe&o capo di ColumeUa, e al propofito di queflocapo, il Torchio, l'ara ce infegna Catone, e Palladio.
CAP, X. DELLE DISPoSITIONr DE GLI EDIFICII, ET
DELLE PARTI LORO SECONDO I GRECI, ET DE
I NOMI DIFFERENTI ET MOLTO DA I
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COSTVMI D'ITALIA LO-NTANI.
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E R C H E i Greci non tifano gli atrri nelle entrate, però à noftro modo non fon foliti di fabricare,
ma entrando dalla porta fanno gli anditi non molto larghi, & dall'una parte le Italie de i caualli, & dall'altra le ftanze de i portonari, & fubito fon finite l'entrate interiori, & quefto luogo tra due porte e detto, Thirorio, cioè Portorio, ò Portale; dapoi è lo ingrefìo nel Periftilio,ilquale ha il portico da tre parti, & in quella parte,che riguarda al Meriggie, hanno due piiaftrate, ò ante tra fé per molto fpacio difeofte, fopra lequali s'impongono le crani, & quanta diftanzE è tra le dette ante, tanto di quella toltane uia la terza parte li da allo fpacio interiore» Quello luogo da alcuni proftis, da altri paraftas è nominato.In que luoghi di dentro fi fanno ìe ftanze grandi, nelle- j0 quali le madri di famiglia con i lanifici (ledono. In quelli anditi dalla delira, & dalla finiftra ui fono i cubiculi, dei quali uno è detto Thalamo, l'altro Àntithaìamo, ma d'intorno à i portichi fono i Triclini ordinari, & i cubiculi an* cuora, & le ftanze per la famiglia, ck quella parte è detta Gineconiti, cioè Stanza delle donne. A quelle fi congiugnono le cafe più ampie, che hanno i Periftili, ò colonnati più ampi, ne i quali fon quattro porti» chi di pari altezza, onero quello, che riguarda al meriggie, è fatto di più alte colonne, & quel Colonnato d'in tor- no , che ha le Colonne, & il portico più alto fi chiama Rhodiaco. CHieiie cafe hanno i ueftibuli magnificili, & le porte propie con grandezza, & i portichi dei Periftili ornatisfimamente foffitta ti, intonicati, & lauorati di Stuc chi, & ne i portichi, che riguardano al Settentrione hanno i Triclini, i Gziceni, le cancellane, ma uerfo il Leuante hanno le Librerie,uerfo Ponente le ElTedre, & uerfo il mezzo di le Sale cofi grandi, che facilmente polli in quelli, <& acconci, quattro Triclini, il luogo è fpaciofo ancho per uedere far le felle, & per lo feruitio, & amminiftratione. <y0 In quelle Sale fi fanno i cornuti de gli huomini. Perche fecondo i coftumi di Greci le matrone no fedeuano a men- fa. Chieftì Periftili, ò Colonnati fi chiamauano Andronitide. Perche in quelli italiano gli huomini fenza effer dia fturbati dalle donne. Oltra di quefto dalla delira, & dalla finiftra erano alcune cafette, che hauenano porte propie, Triclini, & cubiculi commodi, accioche i foreftieri non ne i Periftili, ma in quelle forefterie alloggiaffero. Perche clTendo flati i Greci più dilicati, Se de i beni di Fortuna più accommodati, à foreftieri, che ueniuano apparecchia- uano, i Triclini, i Cubiculi, & le faluarobbc è difpeofe, & il primo giorno gli inuitauano à cena. Il fecondo gli inandauano Pollame, Vuoila, herbe, Poma, & altre cofe di mila, & però i Pittori imitando con le Pitture le cofe mandateàgli hofpiti chiamauano quelle Xenia. Cofi non pareua, che i padri di famiglia nell'albergo eìlèr foreftieri hauendo in tali alloggiamenti una libertà fecreta. Tra quelli Periftili, ce alberghi erano gli anditi detti mefaule, perche erano di mezzo tra due aule, ma i noitri chia 70 mano quelle Androne. Ma quello è mirabile, perche quefto ne a Greci, ne à noftri può conuenire: perche i Greci chiamano Androne le ftanze doue mangiano gli huomini, perche ini nò ftann o le dóne.Et cofi anchora fono altre cofe fimiglianti, come il Xifto, il Prothiro, i Telamoni, & altre parti di quella maniera. Il Xiito fecondo Greci, è un portico di ampia larghezza, doue il uerno s'efiercitauano gli Athleti.Ma i noftri chiamamo Xilli i luoghi feoa perti da caulinare, che i Greci chiamano Peridromide. ApprelTo Greci Protliiri fono iueilibuli inanzi le porte, ma noi chiamamo Prothin quelli, chei Greci chiamano Diathiri, N Anchora
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^ LIBRO
Anchora fé alcune fi<mrc uirjU foftentano i mimili, ò le corone, i noftrj chiamano Telamoni, ma p erche cofi le chu?
mino e^li non fj rroua ferino nelle hiftorie, i Greci le chiamano Atlanti, perche nella hiftona Atlante é formato à foftenere il mondo perche coltili primo fu, che con prontezza d'animo hebbf cura di lafciare à gli hupm ini il cor fo del Sole & della luna, i nafcjmenù; «Se gli occalì di tutte le ftelle, & le ragioni del girar del mondo & per quefto da Pittori '& ftatuari è formato per quello beneficio foftenere il mondo, & le fue figliuole Atlantide, che noi chia m iamo Vigilie & i Greci Pleiade con le ftelle nel Gelo fono confecrate. Ne io ho proppfte tal co fé, perche fi mu- te la ufanza'de i uocaboli, & del parlare; ma perche non fiano afeofe, à chi ne uuole fapcr }a ragione. lo ho efpofto con che ragione fi fanno le fabrkhe dltalia,& di Grecia;& ho fcrittodelle mifure, & delle proportiom di oafeuna maniera. Adunqu e perche della Bellezza;& Decoro, e flato fcritto di fopra, horafi dirà della fermezza, m chemo 1° do'poffa durare fenzadifFetto alla uccchiaia, ..... ./„-,., ,. Tareuaà Vitr cfièfhuomo facilmente fi poteffe ingannare leggendo^ udendo i nomi Grecia i nomi Latini dette parti delle férwhe,perche tu
Quelli ui è non poca inerenza, però per rimediare a qucjto iiforiine,egliha uoluto in quejìo luogo ragionare delle parti degli edifici de i Greci a- efponere i loro uocaboli molto differenti dalle ufanze Italiane. Et pero dice , che-i Grecinon ufamnogli atrij. Credo io perche non haueuano ciucila occasione che haueuano Remani della grandezza. Benché anche quelli non erano fenZa, perche faceuano le (lanze delle donne belle CT fcparate da, quelle de gli humini, non tifando adunque gli atrij, che appreso Rom. erano apprejjo le porte. Subito che egli s'entrauai'n c/fa era una entrata coperta non molto largale da una parte haueua i luoghi de icauatti, cr dall'altra le danze de portinan% O" in Fronte n'era un altra porta,®- quel luogo che era tra una porta, cr 1'altra fi chwnaua Thirorio cefi detto qmfiffiacio tra le porte,®" 'duello era ìnlucgo di atrio òdi uefiibulo, per la porta di dentro entrauano in un bel Perifklto, ò colonnato, ilquale haueua le colonne da telati cioè.dallato detta porta, & dalla dettra,ejT dalia fimjìra,ma nella fronte à dirimpetto dettaporta,che guardina al merìggie era « una apnturaamplisfima, fopra gli anguh della quale erano drizzate due gran piUjlrate, che foBentauano un traue macero, fotta que&a apritura era uno bacio coperto longo un terzo meno deU'apntura, ma nel parete oppo&o, cr da i lati erano le porte delle fale grande,doue Luana ù matrone a lauorare, cr daUa defira, cr dalla fimfira di quejle dpriture eran poftt i cubiculi,cioè camere, cr anticamere, ò camini, che fi chiamino al modo nofiro, ma d'intorno i pertichi era quello,che dice Vit. chiaramente, i cubiculi, i tinelli, le danze de famigliari. Et et nella parte è quella che appartiene alle donne, il redo è de i compartimenti delle danze de gli huomini, ilche è ancho mamfejlo in Vit Segui
ta poi a dichiarire le dtffirenzc alcuni uocaboli ufati da Greci, cr prefi in altra fignificatwne da Latini, cr dona lafua parte all'ufo, ap* pretto\lqua1 è la forza er la norma del parlar e,ne conuiene ai huomo falda contender de nomi là, doue s'intende la co fa, noi ne nofiri coma menUri Latini più ampiamente ragionano di quejìi nomi,conuenienti a Latmi,perche hora ci può bajlare hauerli nel traccorfo della interne fattone accennati. Refia dui, che io dica alcuna cofa del modo, che ufauanogli antichi per fcaldarfi. lo ho hauuio in quejla materia due co* (e prima l'Architetto che'fece il Palazzo d'Vrbino lafeia fcritto,che la ragione, perche non hauemogli ejfempi de i camin degli antichi,e per jo che i camini jlamno netta fuprema parte della cafa, laqual' era la prima à rouinare, però non fi ha uejtigio de camini, fé non in pochi luoghi à pena cowfciuti poi, M dalla forma doue fi trouano. Ne è uno apprejfo Peruggia fopra il pianeUo in uno antico edificio, che haueua certi mezzi circoli fopra iaualifì fedeua, er nel mezzo una bocca tonda d'onde ufciua il fumo, era in uolto circondato da muri, largo fei piedi, lonvootto come la figura, a. l'ultimo e a Baie apprejjo la Pifcina di Nerone, cf?e era in quadro di larghezza di piedi t s.per ogni faccialei cuimezzo ermo quattro colonne con lo Architraue, fopra ilquale erano le uolte d'altezza di piedi io. ornate di belle figure di Succo, nei mezzo era come una fuppoletta Piramidale con un bucco in cima, di doue ufciuaM fumo. Similmente non molto lontano da Ciuitì uecchia K »'uno quJì detta iftejfa grandezza, che da gli anguli ufemano quattro modioni, fopra ìqualifi pofauano quattro Architraut, fopra iquali era la Piramide del camino,d'onde ufciua il fumo ,erml parete per ogni faccia eran due picciolefinefire t con unhemiciclo in mezzo dotte potèuà fiate qualche figura, erano quegli hemicicli alti dal pauitnento piedi quattro. |
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Vdtra
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SESTO. X79
V altra co fa è, che mi pare ancho, che fu flato ritrouato un'altro modo, con il quale gli antichi rifcaldauano le loro Stanze, er è quefio. Fa*
cenano nella gramezza del muro alcune canne, ò trombe, per le quali il calore del foco, che era fatto quelle fìanze faliua, er ufciua fuori
per certi fp>rag\i,ò bocche fatte nelle fommita di quelle canne, er quelli bocche fi poteuano otturare, acciocché fi poteffe più ,&r meno fcal*
dare le fìanze, er darle più , cr meno del vapore ; con quefia ragione uogliòno alcuni, chefipoffa daUe parti inferiori dette cafe raccoglie*
re il uento, er farlo falire da luoghi (otterrà per le canne alle habitationì detta fiate, er nette nojìre parti fi trouano alcune fabricbe apprefe
fo monti, da i quali per luoghi rinchiufi uenendo gli (piriti de i uenti, er apprendofì più, er meno alcune portette, egli fi fa le fìanze fie*
[che di modo , che la fiate ci fi fa un frefco mirabile. Mìì io non configlieli un mio amico, che effendo caldo egli entraffe in luoghi fìntili.
Mi pare hauer letto, che gli antichifpcndeffero affai in certe conche di metallo, lauorate, nelle quali fi faceuano portare il foco uokndofì
fcaldare, er io non dubito, che non ui accendeffero delle cofe odorate, er che non ufaffero de carboni, che non nuoceffero. A noftrigìor*
ni è manifefio quello fi ufit,ey come nella groffezza de i muri fi fanno i camini, i quali ufcendo con le lor canne fuori del tetto portano il fu* to
pio netto fpatio dall'aere, doue egli fi deue auuertire,chilfumo poffafenza impedimento de i contrari uenti ufcir fuori liberamele, et non tot
nare a dietro att'ingiu, perche le fìanze fi empirebbeno di fumo, delche ninna cofa è più nociua a gli occhi, doue è andato in prouerbio.
il fumo ,€rla mala donna caccia l'huomo di afa. lo mi emenderei in difcriuere particolarmente molte cofe, le mifure,gr i modi de le dm*
li non fono pofiida Vitr. mafapendo che prejìo uenirà m luce un libro dette cafe prìuate, compofìo, er diffegnato dal Palladio, CJ" ha'uen*
do ueduto, che in quello non fi può defiderare alcuna cofa,non ho uoluto pigliare la fatica d'altri per mia. Vero, e che Stampato tlfuo L;'*
ho, er douendo io ristampare da nono il Vitruuio , mi sforzerò raccogliere breuementei precetti di quello, accioche più utilmente pofti
nel mio Librojhuomo non habbia fatica di cercarli altroue, er fappia da cui io gli hauer o pigliate. lui fi uedera una pratica mirabile del
fabricare, glifpardgni, er gif auantaggi, cr fi comincierà dal principio dei fondamenti infine al tetto, quanti,ey quali deano ejfere i pszzt
dette pietre, che uanno in opera, fi nette Bafe come ne i Capitelli er altri membri, che ui uanno fopra, ciferanno le mifure dette fmejire, ì
disegni de i camini, imodi di adornar le cofe di dentro ? i legamenti de i legnami, i compartimenti dette fcale d'ogni maniera, il cauamento io
àe i pozzi, cr dette chimiche, er d'altri luoghi per le immonditie, le commodiià,che uogliòno hauer le cafe, le qualità di tutte le parti, con
me fono Cantine, Magazzini, Dtjpenfe, Cuccine , er finalmente tutto quello, che atta fahrica de privati Edifici può appartenere, con le
pmti,gli inpie, profili di tutte le cafe, O" piazzi, che egli ha ordinati a diuerfi nobili, con Raggiunta di alcuni belli Edifici antichi ottima*
mente disegnati. Per ilche io Stimo, che a poco a poco V Architettura grandita, er abbellita fi Ufciera uedere nell'antica firma, e bellezza
fua, doue inamor ati gli huomini detta uemtjìà fina, penderanno molto bene prima, che comincino a fabricare, er quello, che par loro bello,
non conofeendo più oltre, col tempo gli uenira in odio, er conofeenio gli errori paffatì, biafimeranno il non uoler hauer creduto a chi gli
diceua il «ero. Et fé io poffo pregare, prego e riprego fpeciahnente quelli detta pratria mia, che fi ricordino , che non mancando loro te rie»
chezZs>&ti poter fare cofe honorate, uoglmo ancho prouedere , che non fi defideri in esfi l'ingegno, er il fapere, ilche faranno ,
quando fi pervaderanno di non fapere quello, che neramente nqn fanno, ne poffono fapere fenza pratica, e fatica, e faenza • Et [egli
pare che l'ufanza delle loro fabricbe gli debbia effer maefìra , s'ingannano grandemente, perche in fatti, è troppo uìtiofa, er mala ufanza, ?o
er fi pure uogliòno concieder all'ufo alcuna cofa, ilche anch'io conciedo, digrada fiano contenti di lafciar moderare quell'ufo da chi fi ne in*
tende, perche molto bene con pratica, er ragione fi può acconciare una cofa , e temperarla in modo, che leuatole il male, ella fi riduca
ad una forma ragioneude,e tderabile, con auantaggio dell'ufo, della commodità, er della bellezza, et fé una cofabislonga e capace di dugen
to perfonefgarbatamente, uoglinohfciar, che fiotto miglior figura, fi faccia lo ìfteffo effètto, er/e uogliòno un determinato numero di fi*
tieftre in unajìanza, fiano contenti di lafciark porre alfuo luogo, coligli ordini dell'arte, perche importa molto alla bellezza, er non uie
ne impedito l'ufo di quelle. Et fé io potrò porle lontane dagli angoli, non fera egli meglio, che porle [opragli angoli, er indebottire la ca*
fai Deue il padre di famiglia, conofeendo quello gli fa bifogno, dire io uoglio tante fìanze, e tante habìtationi, quejìe per me,et per la mo*
glie, quelle per li figliuoli, quefi'altre per liferui, quell'altre per lacommodità. Et poi lafciar atto Architetto, che egli le compartita,
« poni al luogo [no, fecondo l'ordine, difpofitìone, e mi fura, che fi conuien?. feranno le ifteffe, fecondo il uoler del padrone, ma dijpofie
ordinatamente fecondo i precetti dell'arte ,z? quando egli fi uedera, che riufeifehino, uenira una certa concorrenza tra gli huominidi 40
far bene, con biafmo delle loro male, er inuecchiate tifanze, er conofeeranno, che non fi nafee Architetto, ma, che bìfogna imparar e,&
conofeere, er reggerfì con ragione, dallaquale chiunque fidandofi detto ingegno fuo, fi parte, non conofie mai il bello dette cofe, anzijlima
Ubrutfobetto ,ìl cattino buono, cy il mal fatto ordinato, eregolato. Voglio ancho efortar e gli Architetti,e Proti, che non uogliòno ap*
ptaudere, er ajfentire a padroni. Anzi, che gli dichino il uero, ey gli configlino bene,. er amoreuolmente, er che pcnfi.no bene primi,
che gli facciano fpenfórg ì dinari, come altrous s'è detto s perche cofi facendo, uermente meritar anno laude, er nome conueniente atta lo*
to profesfione..
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N >| CàP. XI-
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tsc* Libro
GAP. XL DELLA FERMEZZA ET DE LE FONDA
MENTA .DELLE FÀBRICHE, E fabricìié,che fono à piepiàn.ò,fe feranno fatte al modo efpofto da noi ne gli antedetti libri quan*
do ragionato hàuémo dellemura deìiacittà, & del Theatro, fenza dubbio dureranno eternamen té j ma feilorremo fotterrà., & in molti fabricare douemo fare le fondamenta de quelle fàbriche più groffédi quello,che è fopraterra, é i pareti di quelli edifici], che ni fhn fopra, i Pilaftri, & le Colon ne fiano collocate al mezzo à piombo di quelle di fotto, perche ripofino fui tiiuo , e rifpondino alfodò, perché fé i càrichi dei pareti, & delle colonne feranno pofti in pendente , non potranno . hauer continua fermezza^ io ììglifì troua tra le ruine degli antichi edifìci] molti luoghi fotterraneì fatti à uolti con inaratiigìiofo lancro, & di inefìimabile grandezza, pe
ròfìpuò dejìderare difapere ilinodo di fondare que luoghi, ®r di uoltarli, & di farli in modo, che fpjhttfmo i carulngrandi delle fàbriche grandi, che gli fiatino fopra. Però Vitr. accioche ancho in quefìa parte noi non dejìderiamo alcuna cefi, tratta dcUefondattcm- delie fabri shejtj perche ha trattato nel primo,cr nel terzo,€f nel quinto libro del fondare in que !uoghi,doue le fàbriche uar.no a pie pianargli fi pafr fa leggiermente in quefló luògo là ragione di que fondamenti, riportàdofì agli allegati luoghi. uora più copìofamente egli ce wfegna il modo di fondare per le fàbriche fotterra,cr ci da molti precetti,!'uno è the le fondamenta di quelli edifici effer deano più graffe di quel che fono li fàbriche dìfoprìia'altro che non douemo fopraporre ne pikflro,ne paretele d>lcnna,che non cada a piombo/opra ìnuri,pihfiri, è colonne difetto, fi perche egli è errore à no fare,che le eofe di fopra hafchino dal di fatto, fi perche porta pencolò di pretta ruma, quando un muro di fopra Uttraucrfa una.fìanzd,& non habbia ti piede di fatto,che nafta dal piano.Di quejii errori è danni molti ne fono nella citta no&ra,r.e$a* quale à me pare che gli huommi per bora deano più prefto effer autterliti,che non mcofrir.o ne gli errori, che ammaefirati, che facciano belli,, itt iCT ragioneuoli edifici, benché effer non può, che non fabrichino fenzà errore Quando non faticheranno co ragione , ma fegtutiamo gli altri precetti di Vitr. ilqual dice,che fé uorremo afiicurarfi la doue fono fogli, limitatile? che da i lati h abbiano erte,pihftri,gr fìmil cofe,bifogne ri che sé fottcmettiamo alcuni rilafci fopra iquali da i capi fi pofanù i limitari,?? lo fpacio difètto i limitari è noto et non tocca da alcuna par te,cióe il limitare non pofd fopra alcuna cofa,perchefi ff ezzerebbe,<& perciò dice che abbracciano tutto lojfdcio. Oltra di quello fé tra i fogliari iongò i pilaftri, e le ante feranno fottopofie i rilafci,che poftes detti fono,non haueras* nodifetto,pérchéi limitari, & ie tràni effendo dalle fàbriche caricate nel mezzo fpaccate rompono fottòle piane le ftrutture j ò Congiunture» Ma quando ci feranno fottopo fili, &com e cunei foggetti irilafci,non lafcierannole traui fòpràfedéndo a quelli, offenderla.Deuéfi ancho próc'untre,chegli archi leùino i pefi con le diuifione de i cunei, e i legamenti che rifpoiìdino al centro , perche quado gli archi feranno ferrati da i cunei oltra le traili, & i capi de i ropralimitari,prima la materia foiìeuata dàìearico non fi aprirà. Dapei le per la uecchiezza faranno alcun danno là *<* cilménte fenza p.ontelli li potrà mutare. Queftofiuede in alcuni edifici in Rom4,che ne i pareti fonagli archi co i cunei rimordenti al centro, .©" fopra t limitari delie porte, & fopra i fogli delle fineftre,iquali. alleggerirono il pefo grandemente de i. parxti,quandofono ben f<*tti,cr datino comraodita di acconciar e,rs rimediare a i danni fenzà apuntellare, ey fenza fare armature. Similmente quelli edifici, che fi fauno à piiaftrate, & con le diuifioni de i cunei rifpondendo le congiunture al centro,» rinchiudo in arco. Qui pare che Vitr. tocchi l'opera ruftica doue fopra le porte i cunei di greffi pietre in arco fi ferrano, vie bugne, che cefi chiamo le dlwfienì de i cunei,riffìondeno al centro, er accennale quefii lauori fi fanno à pilajìrate,cioe a colonne quadre,^ hanno dtfopragli archi,v le fora nici,ey notigli architraui,cr ci da un precetto degno da effer efferuato/mperoche ike^hek ultime piiaftrate fi iccnofàre ài fbàciopiu lar* ghe,che le mezzane, er ne rende la ragione. Dice adunque. In quelle fàbriche fatte à pilaftri, le ultime piiaftrate fi deòno fare eli ìpació più largò, accioche habbian forza di refi- |
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ftere quando i paréti opprésfi dà i càrichi per le congiuùtiire,che fi ftringono al centro fi allargheranno le impofte,ò
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quelle pjétre,ehè flànhodi feprà'òltra il cuneo di mezzo. Et però fepilailrate angulari feranno di grandezza mag=
gioré contenendo i cunei faranno l'opere più ferme. Dàpoi cnè in tal cofe fi franerà auuertito di pomi diligenza al= lhora niente dimenò fi deue oìterUare, che tutto il refto della muratura rifponda à piombo, ne pieghi in alcuna para te. Ma grandisfimàdeué effer la cura delle fàbriche^die fi fanno al baffo, & nelle fondamenta, percroche in quelle l'afllinanzà della terra fuol partorire infiniti difetti, perche la terra non può effer fempre dello ifteffo pefo, che fu©l éfler nella (late, ina nel uerno riceuendo dalle pioggie la copia dell'acqua, crefee, & col pefo, & con la grandezza di frompe,*é fcaccià fpeflo le fepidella muratura, però accioche fi dia rimedio à quello mancamento, egli fi ha da fare in quéftò modo, che prima per lagrandezza deli'afiunanza della terra fi faccia la groifezzedella muratura, dapoi nelle fronti fiano polli i contrafòrti o fperòni, tanto diftanti uno dell'altro, quanto effer deue l'altezza del fonda- mento, ina fian della ifteffa grofiezza del fondamento, ma dal baffo taiito habbiano di piede, quanto effer deue |
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HO
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groffo il fondaménto, ma poi à poco à poco inalzandoli fi raftremino tanto, che di fopra fiano cofi groffe , quaè ^roiTò il muro deiropérachefifa. Oltra di quello dalla parte di dentro uerfo il terreno come denti condi
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nto
unti |
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al muroà guifadi fega fian fatti ,di modo, che ogni dente tanto fia diflante dal miirò, quanto effer deue l'altezza
del fondamento ,& le muratura di quelli denti fiano della groffezza del murò. Similmente fu le cantonate,qiìando fi balleremo tirato dallo anguìo di dentro quanto occupa lo fpacio dell'altézza del fondamento, fia legnato da una parte, & l'altra , & da quelli fegni fia fatta una muratura Diagonale, & del mezzo di quella un'altra fia congiunta con l'angulo del muro, cóli 'jdenti, oc le murature Diagonale, che non lafckranno che il muro calche di tutta for- za, ma partiranno rittenèndo l'impeto dell'affunanzadelterreno. liprefente luogo dichiara, quello che nel primo libro s'è detto al quinto capo, er è faciliiiénte efpreffo da Vitr. pur non ci accade altra figura. Seguita Vitr. dicendo. tn che manierale opere deono efler latte fenza diflefto, & come deono efier auuertiti quelli,che cominciano,io ho ef= 60 polio. Ma del modo di mutare le Tegole, gli Afferi, i Tigni, non fi deue hauer quel penfiero, che fi ha delle fopra- dettecofei pei che ageuolmente fi mutano, & però ne ancho fono (limatecole fode. lo ho efpofto con che ragioni, & in che modo quelle cofe potranno effer ferm'e,iSc ordicate.Ma non è in potere dello Architetto di ufare,che ma- |
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huomini non folo gii Architetti pof'fono prouare quel, che e buono,ma ci è quella differenza tra gli Idioti, & gli
Architetti, che lo Idiota,fe egli non uéde la cofa fatta, non può fapere quello, che deue riufcire,ma lo Architetto poi che infieme.hanerà nell'animo ordinato prima , che egli dia principio,ha per certo quello,che effer deue,& di beliez za, & di ufo, & di Decoro. Io ho fcritto diligentemente quanto ho potuto chiarisfimamente quelle cofe che io ho penfatp effer u citi à gli edificrj, & come fi deono fare. Ma nei feguente uolume io efponerò delie politure di quelli accio clic fiano eleganti, & fenza uitio durino longamente. 'Qui altro non dico, fé non, che con diligente cura fi penfi à quello , che Vitr.ha <'dto infine del prefente libro. |
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Ih FINE DEL SESTO LIBRO,
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LIBRO
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»8*
LIBRO SETTIMO
DELLA ARCHITETTVRA*
D I . M. . V I T R V V I O,
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PROEMIO.
TPRVDENTEMENTE, & utilmente deliberarono! noftri maggiori di la-
rdar à pofteri per relatione de Commentari ioenfieri degli animi loro, accioche non perlifero, ma in ogni età crefcenclo, & in luce mandati con i uqlumi à poco à poco con la uecchiezza perueniflèro alla fomma fottigliezza delle dottrine.Et però nodi poche, ma d'infinite gratie à quelli tenuti fiamo, che non hanno con inuidia uoluto tacere,ma hanno procurato con feri tri mandar à memoria ogni maniera di fentimento, perche fé coli fatto non hauefTero ; noi non haueresfimo potuto fapere, che cofe fiate fuflèro fatte nella città di Troia 5 ne quale opinione Thalete, Democrito, Anaxagora,Xeno* fonte & gli altri Filofofi naturali hauefìero hauuto della natura delle cofe,&qual deliberatione della nita haueffero à gli huomini lafciato; Socrate, Platone, Ariftotile, lo Zenone, Epicuro , & gli altri Fiìofofanti. Onero qual cofa, & con che ragione Cre= fo AleiTandro,Dario, & gli altri Re fatte hauelTcr», fé i maggiori noftri, con ghamrnaeftramenti alla memoria di tutti, per la pofterità non l'haueiTero fcriuendo inalzate. Et però fi come à quefti fi deue hauer gratie, cofi per lo contrario deono cfTer biasimati, coloro, icjuali furando gli altrui ferirti per fuoi gli uanno publicando , & non fi sforzano con i-propi loro penfamenti di fcriuere, ma con inuidiofi co fiumi l'altrui opere molando s'auantano, oc però non {blamente fono degni eli riprenfione, ma, perche hanno menato la lor uita con empi coftumi efler, deono caftig-ati. Et però quelle cofe efler ftate uendicate curiofamente da gli antichi 11 dice: gli efiti de i quali ne i giudi- ci] tome fuflèro, non penfo che fia fuori di propofito efplicare, come à noi fono flati lafciati. I Re Attalici indotti dalla dolcezza di fapere le ragioni delle cofe hauendo à commini diletto fatto una bella, Oc egre-
gia libraria nella Città di Pergamo. Ptolemeo d'ardente zelo di deficìerio incitato à quel tempo con non minore in %o
duftria.fi forzò di farne una in Alexandria medefimarnente,& hauendo ciò fatto con fomma diligenza,non penfo, che quefto filile affai, fé egli non hauefle cercato di accrefcerla con noue temenze , &però confacrò i giuochi alle Mufe, & ad Apollo, & come de gli Athleti, cofi ài uincitori dei communi fcrittori ordinò premi, & ampi modi di efler honorati, poi che quefte cofe furono ordinate, & efTendo il tempo da fare i giuochi, fi doueua eleggere i giu- dici litterati, che quelli doueflèro approuare, II Re hauendone già fatto, & eletto fei, & non potendo cofi prefto rittrouare il fettimo,fi configliò con quelli, che era
no fopraftanti alla libraria, & dimandò loro fé haueffero conofeiuto alcuno, che fuife atto à quefto giudicio. Bifpofero, che era un certo detto Ariftofane, ilquale con grande ftudio, & con fomma diligenza ogni giorno per ordi
ne compiutamente turti que libri leggeua. EfTendo adunque nel ridotto de i giuochi partite le fedi fecretamente di coloro, che hauèuano à giudicare, chiamato Ariftofane con gli altri, in quel luogo, che gli fu confegnato fi pofe. j© Introdutto fu prima l'ordine de poeti al contratto, e recitandoti gli fcritti loro tutto il populo con cenni addimanda-
ua quello, che que giudici approuaiTero,eflTendo adunque dimandate da ogn'uno le oppinioni,fei concorfero in una fentenza ifteffa, & quello,che hauèuano auuertito eilèr fommamente alla moltitudine piaciuto, à quello dauano il primo premio, oc à quello, che era dapoi, il fecondo. Ariftofane eflendogli richiefto il fuo parere, uolle, che prima filile prononciato quello, che men diletto hauefle detto
al popolo. Ma sdegnandoli il Re, infieme con glialtri, egli fi leuo in piedi, e pregando impetrò, che gli fufTe lafcia- to dire. Et cofi fatto filentio dimoftrò quel folo tra quelli efler poeta, & gli altri recitare le cofe aliene,& che bifogna ua,che i giudici approualTero gli ferirti, cenoni furti. Merauigliandofi il populo, & dubitando il Re egli confidatoli nella memoria traffe di certi armari infiniti uolumi, -
e comparandogli con le cofe recitate, isforzò quelli à confeflàre d'hauerle rubbate, & pero il Re uolle, che contra 4© quefti fi procedette come di ladronezzo, oc condannati con uergogna gli diede licenza, & adornò con girandisfi- mi doni Ariftofane dandogli il carico fopra la fua libreria. Ne gli anni feguenti Zoilo uenne di Macedonia in AlefTandria, dico quello, che hebbe il cognome di Flagellatore di
Homero,e recitò i fuoi uolumi al Re fatti contra la Iliade, & l'Odiffea. Perche uedendo Ptolemeo il padre dei Poe- ti ,& la guida della dolcezza del dire efler in affenza acculato, & efler da colui uituperato quello, che da tutte le genti era pregiato, sdegnatoli non gli diede alcuna rifpofta. Zoilo poi dimorando longamente nel regno oppreffo dal bìfogno mandò fottomano dimandando al Re , che gli fufle dato qualche cofa. Diceli che il Re rifpofe. Homero ilquale e mancato mille anni alianti pafcere molti migliaia di perfone, Se però ef-
ferconueniente, che colui, che faceua profesfione d'effer di miglior ingegno potefle non {blamente fé ftefìb,ma anchora più gente notrire, & in fomma fi narrala morte di Zoilo, come di Parricidio condennato. ga Altri dicono quello da Pliiladelfo efler flato in croce conficcato, altri lapidato, altri à Smirna uiuo pofto in una pira:
Dellequai cofe qualunque auuenutagli fia degna certamente à i meriti fuoi è fiata la pena, perche altro non me* nta colui, che in giudicio chiama quelli, de quali la rifpofta non fi può nella lor prefenza dimoftrare, che oppinio- ne riabbiano hauuto fcriuendo. Ma io ò Cefare, ne mutati gli altrui indici trappofto il nome mio ti moftro quefto corpo, ne biasimandogli altrui
peniieri, per quello uogho approuare, & lodare me (ledo, ne defidero,che limile opinione fia hauutadi me, per- che ninna cola ho detto, che da altri io non habbia cercato,6c intefo,& fé cofa,è che dir fi polla efler mia, la fatica,& lo ftudio certamente fi può dire. N iii Ma io
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tè» LIBRO
Ma io rendo infinite gratieàttltt! gli fcrittori,.che con l'acutezze de gli ingegni loro con l'età conferite hanno in dia
uerfe maniere abondaritisfima copia di cofe preparato, dallequali, come da fonti; cauando noi l'acqua, e traducen* dola ai propofito noicro, più feco ndé, <§c più fpedite forze hauendo nello fcriuere, & in tali authori confidatili, prenderli© ardimento di far Cofe none. Et però hauendo io da loro tal principio pigliando quelle ragioni, che io ho uedutoefièr alcafo mio apparecchiate,
ho cominciato andarinà'ìite, perche prima Agatharco, mentre Efchiiom Athene infegnaua la Tragedia, fece la Scena dipinta, & di quella neìafciò il Commentario, Da quello ammonito Democrito, & Anaxagora fenderò della ideila cafa, in chemaniera bifogna Con ragione natu-
rale dal centro pofto in luogo certo corrifponder all'occhio, & alla drittura de i raggi con le linee, accioche d'una cofa incerta le certe imagini delle fabriche nelle pitture delle Scene rencieflero l'afpetto loro, & quelle che nelle io fronti drittc,& ne i piani fodero figurate, feorzaifero fuggendo, e parefiero hauer riiieuo. Dapoì Sileno fece un uolume delle munire Doriche.Del Tempio Dorico di Giunone che è in Samo fcrifle Tlieodoro.
Dello Ionico à Diana coniecrato in EfefoCteufontei,& Metageilc,
Di quello di Minefità ili Priene,che è di lauor ionico, rie parlo Philco.
Di quello,che è Dorico in Athene purdi Minerua nella Rocca. Mime», & Carpione. Theodoro Phoccfe della Cuba,
che' è in Delfo. Phileno delle mifure de i Sacri Tempi, & dello Armamento, che era al porto Pireo. Hermogene del Tempio Ionico di Diana, che è in Magnefia Pfeudodipteros, & di quello, che è à Teo di Bacco Mono*
pteros. Argelio delle mifure Corinthie, & delie foniche ad Efctìlapio In Traili, ilqua.. ?■ dice effer di fu a mano.
Del Mail Coleo Satiro, e Pitheo, a i quali neramente la felicità fece un grandisfimo dono, perche le arti loro ftimate fo to
no hauer fempre grandissime lodi, & fiorite continuamente, & hanno anchoradato mirabil opere fecondo le cofe peniate da loro,perche in. ciafeuno iato del Manfoìeo à concorrenza ciafeuno artefice, fi tolfe di ornare,& prouare la parte tua,.Leachare,Briaffe, Scopa, e Praxiteie, & altri ui mettono Timotheo , la eccellenza grande dell'arte de i quali confirinfe il nome di quella opera perueiiire alla fama dei fette miracoli del mondo. Molti ancho me.ì nominati hanno fcrittole regole delle proportionate mifure come Nexare, Theocide , Demofilo,
Poliis, Leonida, Sibilio, Melampo, Sarnaco , Eufraiiore. Similmente delie Machine, come Cliade, Archita, Archimede, Cttfibio, Nimfodoro, Phiio Bizantino, Diphilo, Charida, Polrjdo, Plutone, Agefìftrato. De i commentari dei quali quello , che io ho auuertito effer utile à quelle cofe raccolte ho ridutto in un corpo, e que
ftO fpecialmente^ perche io ho ueduto molti uolumi fopra queftacofa da Greci, & pochi da no (tri eifer dati in lu ce, perché Fusti tic* primo di tal Cofe deliberò dì dar in luce un mirabile uolume. ?o Et appreffo Terentió Vafróiie fcrifle delle ìiòue difcipline, & un libro di Architettura.
Publio Settimio ne fece due. Et piti non è dato chi habbia dato operai limile maniera di fcrittnre, eiTendo dati i cit-
tadini grandi Architetti, iquali hanno potuto fcriuere non meno elegantemente de i fopradetti, perche in Athe- ne Antiltiièjies e Callefcheó, & Antirìiachide,ck Dorino Architetti pofero le fondamenta delTempio , che faceua far Pififtratd di Gioue Olimpio, ma dapoi la morte di quello per lo impedimento dellecofe publiche io falciarono imperfetto, & però dà dugento anni dàpoi Antiocho Re hauendo promeno la fpefa per quell'opera Coflutio Cita tadin Romàno con grati prontezza , & fomma cognitione nobilmente fece la Celia, & la collocatione delle coIona ne intorno il Diptero*, Scladidributione degli Architrauì, & de gli altri ornamenti con proportionata mifura. ■Quefta opera non folamente -tra le uu-lgari , ma tra le poche e dalla magnificenza nominata , perche in quattro
parti fono ledifpofitioni dei luoghi Sacri di marmo ornate, dellequali quede con chiarisfima fama nominate fo 4» no; le eccellenze dellequali,. &i prudenti apparati dei loro peniieri hanno nei fc»ei de i Dei eran merauielia, eta-
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'roferp:
grandezza , fenza le colonne di fuori allo fpació dell'ufo dei faenficrj , & quella dominando in Athene De- metrio Falereo , dapoi fu fatta da Philone d'afpetto Prodilos, & coli acctefeiuto il uetìibulo lafcio lo fpacio à quelli,che confacrauano, ck diede grande autorità all'opera. In Adi fi dice ancho, che Coflutio fi pigliò la imprefa di far Gioiie Olimpio loro amplisfimi moduli, & di mìfure,
e pfopórtioni Corinthie, come s'è detto di fopra, delqual ninno Commentario è dato ritrouato. Ne folamente dà CoiTùtiò tal forte de fcritti fono da defìderare , ma ancho da Caio Mudo, ilquaie confidatoli nella *°
fua grande faenza , con legittime ordinationi dell'arte conclude à fine il Tempio dell'hoiiore, oc della uirtu della cella Mariana, & le proportioni delle mifure, & de gli Architrani. 'Quel Tempio fé egli fùffe dato fatto di marrho, accioche egli hauefle hauuto come dall'afte la fotti°-liezza, coli dal-
la magnificenza-, & dalle fpefe l'autorità certamente tra le prime, e grand'opere farebbe nominato. Ritrouàndofi adunque, & de gli antichi nodri non menode i Greci effere dati grandi Architetti , & molti an<
cho di ìioftrà memoria, & non hauendo quelli fé non poco fcritiode i precetti dell'Architettura. Io non ho penfato di uoier con filentiopaflarmi,ma per -ordine in ciafctvn libro trattar di ciafeuna cofa, Se però
hauendo io nel fedo con diligenza icritto le ragioni de ì prillati edifici]. Inquedo , che è fettiino in ordine uoglio trattar de gli ornamenti, & efprimerecon che ragione habbiano &
bellezza è {labilità. 60 |
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igp E L fettìmo vitr, ci da i precetti Mìe 'p'àilutt4& de gli adornamenti ielle fàbriche, er nonfenzi ragio|£i j quello luogo k detta materia feguitandù egli l'ordine di natura, che prima ponete cofe in ejìer, & polle
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ha pojìoin
adorna. |
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fermezza, & lo adornamento -, er adorna ancho il prefente libro d'un beUìfiimo proemio, ilqu'al commenda la uirtu de
paj],iti,accufaf arroganza degli imperiti, è r endè gratitudine à i precettori, il proemio è facile, er pieno tfbijìoriej narrationi, er ejfempi, iquali io non uoglio confirmare con altri dettijhtxon quelli di Vit.il refto ancho del libro è facile per la maggior parte, però cileuerà la fa- tica di lunga comràentatione. 70 Tratta ne 1 pruni quattro capi de gli adornamenti de i pauimenti, er dal quinto fin al fettìmo parla detta ragione del dipignere,®- del incro* dar-edemarmiidd fettìmo fin.^fim del libro park de i colori naturali, er Artificiali ,noui fcrmmmo doue farà bifo°no. |
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cap. r.
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SETTIMO. ,g,
CAP. l, DE I TERRAZZI.
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!^""™~~Iì^] T prima com inaerò à dire de i fgroiTamenti dei Terrazzi, che fono i principi) delle politure , &
de gli ornamenti delle fabriche, accioche con maggior cura è prouedimento fi guardi alla fermez za. Se adunque egli fi deue sgroflare, e terrazare à pie piano cerchili il fuolo fé gli e tutto fodo, & poi fia ifpianato bene, e pareggiato, & fé gli dia il terrazzo con la prima crofta. Ma fé tutto il |
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luogo, ò parte fera di terreno commoiTo, egli bifogna con gran cura, e diligenza r aflodarlo, fi che
fia ben battuto, & panificato. Ma s'egli fi uuole terrazzare fopra i Palchi ,ò Solari, bifogna bene auuertire fé ci e qualche parete, che non uenghi in fu, che fia fatto fotto il pauimento,ma più prefto rilafciato hab |
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bia fopra Te il tauolato pendente, perche ufeendo i 1 parete fodo, feccandofi la trauature, ouer dando in fé per lo tor
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IO
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cerfi, che fanno , ftando per fodezza della fabrica,fà di necesfità dalla dcftra,& dalla finiftra longo di fé le fifiure ne i
pauimenti. Ancho bifogna dar opera, che non fiano mefcolate le tauole di Efculo con quelle di Quercia, perche quelle di Quera eia Cubito, che hanno riceuutoì'humore torcendo fi fanno le fiffure ne i pauimenti. Ma s'egli non fi potrà hauere degliEfculi, & la necesfità per bifogno ci coftrignerà ufare la Quercia, cofi pare, che
bifogni operare, che quanto fi può fi feghino fonili ; perche quanto meno Pianeranno di forza tanto più faciimen=» te conficcate con chiodi fi tenerannoinheme? Dapoi per ciafeuntrane nelle eftreme parti dell'affe fiano confitti due chiodi, accioche torcendoli dall'una parte non pos fino gli anguli folleuare. Perche del Cerro del Faggio , & dei Farno ninno può alla uecchiezza durare. Fatti i tauolati fé egli ci farà del Felice,fe non della paglia fia fotto diftefa, accioche illegname fia difefo da i danni della calce, allhorapoi ui fia meffo il faffo pello non minore di quello, che so può empir la mano, & indottoui quello fia sgroflàto, & impoftoui il terrazzo, ilquale fé fera fatto di nono in tre parti di efio ne fia una di calce,ma fé di uecchio fera riffatto rifponda la mefcolanza di cinque a due, dàpoi fia dato il terrazzo, & peliate con i baftoni di legno da molti huomini, ebenisfimoraffodato, & tutta quella palla non fia men alta e °;rofla di onze none, ma poi di fopra ui fi metta l'anima di teftole, cioè la crofta, ò coperta più refiftente detta Nuclms, hauendo la mefcolanza à tre parti di quella d'una di calce, fi che il palamento non fia di minor groffez za di fei dita . Sopra quell'anima à squadra, & à liuello fia ftefo il palamento ò di taglietti di petruccie, ò di quadri grandi. Quando quelli feranno podi infieme, Se la foperficie , eminente ufeiràfuori, bifogna fricarli in modo, che effendo
il pauimento di petruccie non ci fiano alcuni rilieifi, ò gradi fecondo quelle forme, che balleranno i pezzi, ò tonde come feudi, ò triangolari, ò quadrate, ò di fei anguli, come i faui delle api, ma fian polii infieme drittamente, & il j© tutto fia piano, & agguagliato. Ma fe'i pauimento fera di quadri grandi bifogna, che habbian gli anguli eguali, & che niente efea fuori della ifpiana*
tura, perche quando gli anguli non feranno tutti egualmente piani, quella frecatura non fera compitamente pera fetta. Et cofi fe'i pauimento fera fatto à fpiche di Teftole, ò di Tcuertino deuefi fare con diligenza, fi che non hab- bia canali, ò rilieui ma fian diftefi, & à regola ifpianati.Ma poi fopra la fregatura quando feranno fatte lifeie, è po*> lite, ui fia criuellato il marmo, & di fopra ui fian indotte le cinte di Calce, & di Arena. Ma ne i pauimenti fatti alla feoperta bifogna ufar diligenza , che fiano utili è buom,percheje trauature per l'hurnore
crefeendo , onero per lo fccco feemando, ò ufeendo di luogo, col far panza mouendofi fanno i terrazzi difettofi, Oltra di quello i freddi, i giacci, & l'acque non gli lafciano ftar intieri, & però fé la necesfità uorrà, che fi faccianole*
ciò non fiano difettofi bifogna operare in quello modo. ^ Quando egli fera fatto il tauolato, bifogna fopra farne un'altro attrauerfo, ilquale con chiodi conficcato fàccia una
armatura doppia alla trauameata, dapoi fia data la terza parte di teftole pifte al terrazzo nouo, & due parti di Cal- ce à cinque di elfo rifpondino nel mortaio. fatto il riempimento pollo ui fia il terrazzo, & quello ben pillo non fia men grò fio d'un piede, ma poi indottaui l'a»
nima, come s'è detto di fopra fia fatto il Suolo, ò Pauimento di quadro grande , hauendo in dieci piedi due dita di colmo, quello pauimento fé fera ben impattato, <5c ifpianato, fera da tutti i diffetti ficuro, ma perche tra le corna rniffure la materia non patifea da i ghiacci, bifogna ogni anno anantiil Vemofariarlodifeced'oglio,percheaque« fio modo non lafciera riceuere la brina del gelo,che cade, Qui Vit. park delli Terrazzi che fi fanno al feoperto fopra le cafe.
Ma fé egli ci parerà di uoler far quello con più diligenza, fiano pò fle le tegole di due" piedi tra fé commefie, fopra ;»
il terrazzo fottopoftoui la materia, hauendo in ogni lato delle loro Commifìure i Canaletti larghi un dito, lequali poi che feranno congiunte, fiano empite di calce, con oglio battuta, & fiano fregate infieme le congiunture, e ben commefie, cofi la calce, che fi attachera ne i canali, indurandoli non lafciera, ne acqua, ne altro trappaffare tra quelle commiiTure, dapoi che cofi fera gettato quello terrazzo , egli iui fi deue fopra indure l'anima, & con baffo ni rammazzarla bene: ma di fopra fi .deue pauimentare ò di quadri, ò a fpiche di Teftole fecondo che è fopraferit* to dandoli il colmo. Quelle cofe quando faranno fatte in quello modo, non fi guaderanno.
\ll primo luogo tra le politure tengono i sgroffamenti, ò Terrazzi, che fi chiamino, Quejle fono ò a pie piano, ò infolaro, er qutfle, ò co-
perte, òfcoperte,fìfono 4 pie fimo, onero il terreno è moffo, ouero e fodo. Di tutte quejle maniere Vitru. ci da i precetti. Il terrenfodo deue effer iftianato, e liueMato, ?y poi indurui fopra il terrazzo con la prima co* do
pena , & qui douemo fa-pere che gli antichi ufatiano molta diligenza nel fare i pauimenti, perche potieuano molte mani di cofe per fare il fuolo, e he molte coperte una foprialaltra, cominciando dalla più baffa crojia con materia più groffa, ey uenendo alla fuperficie di fopra fempre con materia più minuta, auuertendo ancho molto bene al tempo di fare i pauimenti, come io dirò dapoi. Ver fondamento adunque porre fi deue ( come dice Vitru. ) di fotto il faffo non più grande del pugno, ouero il Quadretto, e?' quejlo fon*
damento Vitru. chiama statumen , er questo infieme con la materia più graffa. Ma fé il terreno fera cammuffo, èneceffario batterlo, er raffodarlo molto bene, 0* con pali unirlo, accioche non s'allarghi, o1 faccia roma
pere, e crepare il pauimento ,nel che bifogna ufare grandisfìma diligenza, indi poi pianarlo, ey far come di fopra inducendoui il pri* mo fgroffamento. Ma fé nei palchi fopra le trauature uorremo gettarci pauimenti, bifogna foprak traui porre un'ordine di tauole attrauerfate , a1 auuertire
che la trauatura ,cyil parete, che fomenta quel tauolato, fu d'una forte di legname, ò di pietra egualmente gagliarda, e forte, accioche 7 © una parte fofìenendo il pefo, ey Poltra cedendo non faccia difegualità, dalche, ne nafea, chel pauimento crepi, come fi uede jfeffo, che da i capì delle trauature uicine al parete, perche in que luoghi il capo del traue è forte per effer uicìno al centro doue egli s'appoggia , eynel mezzo è debde,per il che la materia del mezzo dando luogo fi rilafcia da i capi ,eyfale crepature ne i pauimenti. Nelle trauature, ey tauolati bifogna auuertire di non mefcolare legname di più forte, perche in diuerjì legni, e diuerft natura, ne uno e cojì
ftido, come l'altro, dolche ne nafeono i diffetti de i Pauimenti. Per U iftejfa ragione fopra U trauatura, ò tauo lato bifogna porta della paglia, ò del Felice, perche U calce, che entra nel terrazzo non guaa
N tisi jhil
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LIBRO
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1*4
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fti il legname, & co fi gettar hi fogna il primo fondamento di pietra non meno di quanto cape la mano, e sgrojjafe col Terrazzo.
Vfauno due forti di Terrazzo , il nouo, che fi fa di pietra allhora pejia, ò di tejiole aggiugnendoui ma parte di Calcina, à due di quelle, il uecchio rinouato fatto di pauimefitìgia minati, nella cui mefcolanza ui uà à cinque di terazzo due di calcina.
Gettato il terrazzo, e neceffario batterlo bene, però à quefìo officio gli antichi eleggeudno un numero di huomìnifin à dieci, perche fi potente no aecommodare in uiia ttanza, che uno non mipediua l'altro, er fi faceuano tante decurie, cioè tanti diecihuomini, quanti era necefjas
rio, di modo, che uno commandaua, grfoprafiaua à dieci.
Quetto modo dibattere, raffodare, effìanare il terrazzonoi chiamamo Orfare. ValteZZ<t,ògroffezZ<t di quella materia cofìpefta, e bat- tuta effer deue non meno di once none, che Vitr. dice Dodrante -, er quefiò è il primo fgroffamento, er la prima crofta, ò letto del pauimen* to. Sopra ilquale di piufottik, er minuta materia fi deue indurre un'altra mano, che come anima,?? fodezz* effer s'intende,^ è ditefiola
ben pittata, che di due parti, ne habbia una di calce. Sopra quefca erotta s'induce ilpauimento ,òdi pietra cotta, ò d'altra pietra, ey que*
fia, òferà minuta come mufaico, ò di quadri grandi, fecondo la grandezza, ò bellezza, che fi defidera, ben fi defidera opera, che le pietre
di che firma fìano, ò quadretti, ò ritondi come feudi, che Vitr. dice Scutulis, ò Triangulari, ò difei anguli, che Vitr. chiama faui, perche i
faui,e? le cafelle delie api fono infei anguli, ò di che fi fieno, pan tutte eguali in un piano uni*
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te,<& fi fcontrino à punto, che una non fu più alta deli altra, che i lati,eygli anguli fieno uni
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L'Antico.
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ti, ikhefifacon il fregarli mólto bene, er lifciarli con diligenzd.Vfauano glj antichi alcune
trofie fatte di A rena,ey di calce, er minute tefìole, nelkquali ui andaua la quarta parte di Te
uerHnopetto,t(fauano anchoalcuni quadrelligrosfiun dito larghidue,lunghìaltrettanto,che
ftauano in taglio,asfamigliando le ffiche,quefie polite figure, er lupre erano fi,che no fi uede*
uano le commiffure, ne una minima pietra, che uccìfe dei termini, però erano mirabilmente
piane,ey difiefé ,er ffrecìalmente uaghe, cofi effiongono glialtri,maio dico che uanno altra*
mente quette tram nel pauimento patte, accioche l'acqua, er l'humidìtà non paffaffe alla tra*
natura, erano piane, er fopra quefie era una mirabil crofta di marmo pefio d'Arena, er di cai
ce, che Vitr. chiama Lorica affai ben graffa , laquale copriua quel lauoro fatto affriche, co*
me fi uede nelle ruine antiche, e quel lauoro 4 finche non è come pone il Filandro, ma come è
per la prosfima figura dimottrato, fecondo l'effempìo tolto dallo antico,e? erano detta gran*
dezzd di quefìo quadro che contiene la figura, egroffe un'oncia, er quefie cofe fi ufauano al
coperto.
Ma fotta l'aere ui bifcgnaua altra manìfattura,effendoui maggior pericolo p li,ghiacci,per la humi dità,ey per l'ardore, però bifogna fare due mani di tauolatì uno attrauerfo de l'altro, che fu
no bé chiodati infìeme,dipoi col terrazzo nouo bifogna mefcolar due parti di tetta pefia,et due
partì di calce a cinque ridondino nella mefcolanza che fi fa col detto terrazzo, fatto il letto
di fiotto indurui bifogna la feconda crofia alta un piede , fopra laqualeuiua l'anima, fopra
l'anima il pauimento come é fiato detto , che nelmezzo fu gonfio, e colmo fi, che in dieci
piedi habbia due dita di colmo, ilqual pavimento fìa fatto , de quadri grosfi due dita, con que
pa manifattura noi potemo asficurarfi dal danno delle pìoggie ,crdei ghiacci.
Ma per le politure, e {planamenti eglifi piglìam pezzo di piombo, ò di felice, di molto pefofbia nato, er quello con funi tirato fu, cygiu,di qua, er di la fopra il palamento fyargendouifem
pre della Arena afferà, er dett'acqua ijpiana il tutto, e? fé gli anguli, er le linee del felica*
to non fono conformi, quefìo non fi può far commodamente, er feH pauimento, e con oglio di
Uno fregato rende un luflro, comefefufp di Vetro,
Similmente fera buono ffiargeruidetta Amurca, ògettarui più udite fopra dell'acqua, nettaqua* le fu fiata efUéd la calce,zt fé uuoi acconciare un terrazzo rotto prendi una parte di tega*
le pefie, er due di bolo armeno, er incorpora con rafia preffo al fuoco, crfcaldato, che ha*
rai il terrazzo, gettaui fopra quetta materia, er poi con un ferro caldo pendila gentiU
mente.
■Et cofi fardi ancho fé col marmo polueriz<tto me federai Calcina bianca cruda in acqua boglìen* te, er lafciata feccare fatto quefìo tre, ò quattro fiate impaperai con latte , er con que l
colore, che ti piacerà dì dare, er fé uolefiì far parere l'opera di mufaico, poni la detta ma*
teria nette far me,dandoli quel color che ti piace, ma poi dalli loglio caldo, onero impafta con
colla dì cacio il marmotamiggiato, pur chela colla fìa {temperata con chiara d'uuoua ben bit*
'■iuta ,poì ui metti la calce, er impapa.
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CAP. II. DI MACERAR LA CALCE
PERBIANCHÉGGìARE ET COPRIRE I PARETI. V ANDO dal penfìero di far i palamenti ci faremo partiti, allhora bifogna dichiarire il modo
di biancheggiare,& polire le opere, ócquefio è per fucceder bene, quando molto tempo inanzi il |
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bifogno i pezzi di buonissima calce, & le fcheggie feranno nell'acqua mollificate, e macerate, accio-
che fé alcuna fcheggia fera poco cotta nella fornace per la longa maceratione coftrettadal liquore à sboglire, fia con una egualità digefta. Perche quando fi piglia la calce non macerata, ma noua,& fre . fca, dapoi che è data à i pareti hauendo Ciotole, ò Calculi, crudi afeofi manda fuori alcune puftule, oc queite Ciotole quando nell'opera poi fono rotte egualmente, e macerate difeioglieno & disfanno le politezze delle coperte. r Ma poi che fi hauerà ben proiiifto alla maceratione della calce, & ciò con diligenza fera nell'opera preparato, piglieli
una Afcia, che noi cazzuola, altri zapetta chiamano,& fi come fi fpiana, e polifce illegname con la fpiana cofi la calce macerata nella folTa ha afcmta, & riuoltata con la cazuola, fé i calcoli fi fentiranno dare in quello finimento fegno fera chela calce non è ben temperata, ma quando il ferro fi trarrà fuori fecco, e netto, fi moftrera quella nani da, & Htibonda, ma quando fera grafia, & ben macerata attaccata come colla à quel ferro, darà ottimo inditio di „« eilere ottimamente temperata. 7 Fatte, e preparate quefie cofe trouati gli finimenti, & l'armatura fiano efpcditc le difpofitioni de i uolti nelle ftanze,
quando ha, che non uogliamo fare i fofhtti.
me fecondo capo Vitr. ce mfegna à preparare la calce accioche, commodamente la potiamo ufare atte coperte, er biancheggiamenti de i pareti cr cofi ejfediti i pauimenti, er loro bellezze uiene ad ornar ì muri, io nel fecondo libro ho detto a bafianza della calce,er quello, che mi s'è |
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tto , rende più facile ilprefente luogo, che da fé ancho epiano,però efponmmo ilfeguenteyche adorna luciti, er iparetì.
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GAP. III.
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SETTIMO.
CAP. IH DELLA DISPOSITIONE DE I VOLTI PEL MODO DI COPRIRE, ET D'INCRO- STAR I M V R I. |
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V A N D O adunque fera bifogno fabricar' a uolti, coG fare fi deue. Siano difpofti gli Afieri,ò tra
uicelli dritti diftanti piindi-due piedi l'uno dall'altro ,& quelli fiano di Cipreffo, perche quelli di Abete predo fono da i tarli» & dalla uecchiezza confumati, quelli Afleri quando ferannò à torno difpofti in forma ritonda fiano congiunti alle traili, ò coperti, & conficcati con chiodi di ferro di- i0 (patte per ordine le catene Jequali fiano fatte di quella materia, allaquale ne tarli, ne uecchiezza, |
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H^-Sa ne humore polla far danno, come il Bollo, il Ginepro, l'Oliuo, il Rouere, ilCiprefìb, & altri fimi
guanti, eccetto che di Quercia. Perche la Quercia torcendoli nelle opere doue è pò Ita, fi fende. Difpofti che feran- nò ordinatamente quei trauicelli, a quelli fi deue legare le canne Greche pelle, come richiede la forma deluolto, con alcuni refte fatte di Sparto Hifpanico. Similmente fopra la curuatura ui fia indotta la materia di calce, & d'a- rena mefcolata, accioche fé qualche gocciola cadera dal tauolato, ò da i tetti, facilmente fi polla foftenere. Ma fé non ui fera copia di canne Greche, bifognera pigliare delle fottil cannuccie de paludi, & legarle infieme, & di quel- le far le matafle, & le refti quanto longhe fi cornitene, ma di continuata groiTezza,pure che tra due nodi non fia di= iìanza de i legamenti più di due piedi, & quelle matafle (come s'è ferino di fopra) fiano a gli Affèri, e trauicelli le- gate, & in efìe conficcate fiano le Spatelle di legno; & l'altre cofe tutte fiano efpedite (come s'è detto di fopra.) Di- so porte poi le curuature, e contefte, fia il loro cielo fmaltato e coperto politamente,& con l'arena fgroftato,dapoi con creta, ò Marmo polito, poi che i uolti politi feranno porre fi deono le cornici, lequali fi deono fare quanto più fi può lottili, e leggieri, perche cflendo grandi per lo pefo fi fiaccano, ne fi poflono foftenere. In quelle per modo al- cuno non fi deue mefcolare il Gefìb, ma con criuellato marmo deono effer ad un modo egualmente tirate, accioche facendo prefa iafciano l'opera ad un tempo feccarfi . Egli fi deue ancho nel far i uolti fchiuare la difpofitione de gli a litichi, perche i piani delle loro cornici per lo gran pefo minacciando erano pericolofi. Delle cornici altre fono fchiette, altre ornate. Ne 1 Conclaui doue fono affai lucerne; ò uero il fuoco Hanno meglio le fchiette, accioche più facilmente fi posfino net-
ta re, ma nei luoghi della Hate, & nella EiTedre, doue non è fumo, ne caligine può far danno, ftan bene le orna== ■te, perche fernpre le cofe bianche, per la foperbia e grandezza del candore, non '{blamente da i propi luoghi JO doue fono, ma da gli altri edifici uicini pigliano il fumo. Fatte, & efpedite le cornici bifogna imboccare mol- to bene i pareti.,'& {graffarli, & feccandofi quella fgroiTatura fian indotte le dritture dello arenato, di modo, che le longhezze fiano à linea, le altezze à piombo, gli anguli à fcjuadra, perche la maniera delle coperte à quello modo fera preparata per le pitture. Cominciandoti à feccare la data crolla di.n'ouo fc le dia un'altra di fopra, e coti quanto più fondata fera la dritrura dello arenato, tanto più ferma fera la fodezza della mtonnicatura. Quando poi il parete doppo la prima {graffatura con tre crofte almeno di arena fera formato,allhora fi faranno le fpianature con grano di marmo, pur che la materia fia temperata in modo, che quando fera impattata non fi attacche al badile, ma ii ferro netto dai mortaio tratto .ne fia. Indottoui il grano, & feccandofi fia data un'altra intonnicatura leggiermen te , laquale ben battuta e fregata fetalmente fi dia. Quando adunque i pareti con tre coperte di arena, & di mar* .ano affodati feranno, ne fiffure, ne altro difetto potranno riceuere. Ma le fodezze fondate, & fermate con le batti- 4© ture di Lattoni, & con la ferma bianchezza del marmo lifeiate, polloni fopra i colori con le politure, manderanno fuori eccellenti bellezze. Quando i colori con diligenza fono indotti fopra le coperte non bene afeiutte, per que- llo non fputano, ma ftanno fermi, perche la calce nelle fornaci afeiugato Fhumore, & per le fue rarità diuenuta uo ta aftretta dalla liceità tira Phumore à fé delle cofe, che per forte la toccano, & infieme affodandofi per le mefcolan- ze fatte di cofe d'altra uirtu, concorrendoli! i femi,& i principi) in ciafeuno membro, che ella fia formata fec- candofi tale diuiene, che pare che habbia le propie qualità della fua maniera , & pero le coperte, che fon ben fat- te, ne perla uecchiezza diuentano afpre ne leuate rilafciano i colori, fé forfè non feranno con diligenza date nel {ècco. Ornando adunque in quello modo , come è fopradetto, i pareti feranno coperti potranno hauere, e fermezza, e
fplendore, & forza di durare eternamente ; ma quando fera data una coperta di arena, Se una di minuto marmo |® folamente,potendo poco quella fottigliezza fi rompe, ne può per la debolezza della groffèzza fua conferuarc nel- le politure il propio fplendore : Perche come lo fpecchio d'argento tirato di fottil lametta rittiene incerta , & debil iultrezza,& quello che,c,di più loda temperatura formato riceùendo in fé con fermo potere la politezza, rende lua itre nello afpetto, & certe le imagini à riguardanti■'. cofi le coperte fatte di materia fottile, non folamente fanno le fiffure, ma fi guadano prettamente, ma quelle, che fon fondate cori più crofte di arena, & con fodezza di marmo, fatte più fode, & con frequente politezze battute, & lifeiate, non folamente luftre fi fanno, ma anchora riman- dano fuori le irnagineà riguardanti, I copritori de i Greci tifando quelle ragioni non tanto fanno le loro opere ferme, ma ancho nel mortaio con calce ,& arena mefcolata con molti huomini peftano la materia con pezzi di legno, & cofi ben battuta à concorrenza metttenoin ©pera. Palche è nato, che molti ufano in luogo di tauole da dipignere quelle crofte,che fi leuano da i pareti, & quelli coper- 6®
ti con le diuifioni delle tauole, & de gli {pecchi hanno d'intorno à fé gli fporti efpresfi dalle cofe. Ma fc ne i grafica ci fi haueranuo a fare le coperte, nellcquali è neceffario, che fi facciano le fifìiire, ne i dritti, & trauerfi trauicelli, (perche quando s'impattano di lote riceuono Phumore, & quando fi feccano affottigliati fanno le fiffure nelle cro- fte) accioche quello difetto non auuegna, cofi ragioneuolmente fi deue prouedere. Quando tutto il parete fera impattato di loto, allhora in quell'opera fiano le canne continue con chiodi mufearrj con-
UttCydapo di nono indottoui il loto fé le prime canne feranno fìtte per trauerfo, le feconde fiano fìtte per dritto, &cofi come (s'è di fopra determinato) data ui fia la crolla di arena, oc di marmo, Oc d'ogni maniera di coperta, & cofi doppiamente eilendo fittala, continuità delle canne ne i pareti con ordini trauerfi, ne peli, ne fi Aure è per fa* re in modo alcuno . V ratta della Difjwfìtions de i uolti, er cjuefio è neceffario, imperoche male fi potranno coprire, er intonacare i uolti, fé non feranno fer* 7»
mi, e ben fatti 5 er atti a riceuere gli abbellimenti ,er le intonnicature, er pero prima egli ce infegna, cerne douemo far i uolti, perche fomentinogli ornamenti, come douemo, er di fopra, er di fatto di quelli fmaltarli, er darli di bianco, er come fatto quelli fi hanno 4 fare le Cornici, sfotto le Cornici come fi hanno ad intonicarc, er biancheggiare i pareti, ©" finalmente ci mo&ra come fi habbiano àfare, er <* coprire 1 pareti di Craticij. .Noi in uniuerfak parleremo de i uolti^ccioche tutta la prefente materia ci fia dinanzi i gUocchigp adunano parte di queUo,chc dice fAlberto
mi Terzo al 14. Cap. Varie
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iS6 LIBRO
Varie fono le miniere de i uditi, e camere, noi douemo cercare, che differenza fia tra qitelk, er quali fimo le lìnee de ì contorni loro, le forti
loro fono la fòrnice f la camera, l'hemijfiero, er quelle uolte,chefono parti di qttefie. Vhemìjfrew, ò mezza palla non uieneper fua natura fé non dalle piante circolari. L^ camera fi deue atte piante quadrate, le fòrnici contengono 4 quegli edifici, che fon quadrangolari, ma quel Molto, che è fatto àfimiglimza d'un monte canato, è detto fornice, che è un uolto longo , er piegato in arco. lmaginamoci un parete lar* ghisfimo, che dalla cima fi uolti, er fi pieghi attrauerfo d'un portico, Camera è come un'arco, che da Mezzodì à Trammontana fi pieghi, er che ne habb-ia fimilmente attrauerfato un'altro da heuante à "Ponente, er e àfimiglìanz4 deUe corna piegate. Hemiffiero e ilconcorfo dì molti archi egualità un centro del colmo di mezzo. Ci fono ancho molte altre maniere di uolti, er di archi, che fanno moiira di figure di molti anguli, detlequali è una ifieffit ragione del uoltarli, er tutte le predette maniere fi fanno con la ragìone,che fi fa il parete, imperatile i fofiegni, o° l'offa, che uengono imo aUa fommìta deono leuarfi daWoffa del parete, ma fecondo il modo loro deono nel parete effer'ìmpofit, •Éìoe in quéia forma,chs uolemo dar al uolto,cr queste offa deono effer drizzate difianti una dall'altra, per un certo ffiatio. Vitr.dice Afferi ta drizzainon intani uno dall'altro più di due piedi, cr fono trauketti alti, er tiretti, cr dice quefii Afferi quando fer anno dìfiribuiti fecon* dò la firma del giro cioè fecondo quella maniera di uolto, che uolemo fare, deono con catene effer legati, que&e catene fono legature di legni poBe nelle fommita dìdetti trautceUi, acciochefi tenghino infime. Siano quefli chiodati al tetto, cr fanalaio difopra. Et quejfiatij tra loffia- uuole l'Alberto, che fiano riempiti, ma ui è differenza tra gli empimenti, che fi fanno ne ì pareti, ò muri, da quelli, che fi fanno tra quefie offa, imperoche nel muro uanno dritti à piombo, qui piegati, e torti, fecondo la forma de i wltèfuole ancho che l'offa fian di pietra cotta dì due piedi, cr i riempimenti di leggkrisfìmà pietra, per non caricare il muro. Dice poi, che per fare gli archi, cr i uolti, è neceffario l'arg- inatura, che è fatta dì legnane fecondo la forma, che fi uuok,fopra quefia fi pongono le Craticole di canne, per foilenere quella materia dì che fi fa il uolto ,fin che ièidurifca, uuole che la mezz4 patta non habbia bifogno d'armatura , ne quelle forme, che uanno imitando quel cfje fondi molti anguli,ma bene fa bifogno d'una legatura , ò tesfitura, che leghi firetttsfimamente le parti debili, con le firme,ey gas. glìarde, er iuì contenda la firma dell'Hemifbero, dice poi, che la tefiugine,la camera, la fornice hanno bifogno d'armature, riccommandando i %o primi ordini, ey i capi degli archi àfirmisfìme ìmpoke, er da alcuni precetti d'intorno a quefia materia, cr'<& leuar l'amature,cy di riem pir i nani, cr di fortificar gli archi, i quali precetti fono chiari à praticanti, noi tifiamo gli archi, er i uoltije croccìere, le cube, i rimenati t le uolte à lunette fecondo le nature de gli edifici, come è noto, formata la camera, cioè quella curuatura di uolto, come ci piace, fi copr e il cielo di fatto, er fi da difopra quello, che dice Vìtr. dapoi fi fanno le cornici à torno dì flucco, er non ui entra geffo di forte alcuna , fot! o le cornici, lequalì deono effer leggieri, er di fottìi materia, er non hauer molto ffiorto, perche non fi rompi.no caricate dal pefo. Si deuie hauer cura de ìntonicar i pareti, er in quefia parte è molto diffufo il detto Alberto. Ma noi fiaremo con Vìtr. cr diremo la fua intendo! le da capo,laqual e di apparecchiare i uolt i,er le camere,cr dice, che eglifi deue drizzare alcuni trauketti difianti due piedi uno dall'altro, er /. U no dì Cipreffo per effer legno,che non fi tarla, nefiguafta, quefii trauketti deono efier copartiti a tomo la Uanza con catene di legno fin al la- udato, ò tetto con fpesfi chiodi dì fèrro confitti, uuole che quefle catene fieno, ò di Baffo, ò di Oliua, ò di Cipreffo, ò di Kouere, ma non di Quercìa,perche fi fènde, ne d'altro legname, che patìfea. tornite le legature, è difbojit i trauketti, er confitti fin fiotto il tauolato,bifog na 30 con flore di ff>arto lììffiano,che è una forte digiunco,ò con cane Greche, pinate, et fono ( penfo io ) di quette,che noi chìamamo canne uere„fi adoperano fimile uolti in romagna da loro quella forma,che fi uuole,perche quefia è materia,cbe fi piega ,€Tchsfi maneggia come fi uuole, <*?* cofi formato il cielo, fi hano duefuperficie una difopra coueffa,che guarda al tetto/altra difètto concaua,che guarda il pauimèto,quella dì fa fra è coperta con calce, er arena, er fmaltata,accioche difènda la parte difopra dalle goccie, che cadeffero dal colmojs dalle trauature.Ht cofi fera efpedita la parte di fopra --, er quando non cifusfinc canne Grechetiferemo le cannacele delle paludi,dette quali fi faranno come craticuh inficine lcgate,ey annodate co cor■dicelle,ògiunchi ritorti,purche i nodi non fieno diMti l'uno dall'altro più di due piedi,quefie mataffe,ò crati cule fiano fitte àgli Afferi, con pironi dì legno, che Spathette, ò Cartelli fi chiamano. Quanto neramente atta parte dì fiotto fi richiede, cèoè fiotto il cielo, è, darui la fmaltatura dì cake,er d'arena, er cofi dì mano in mano coprire, er d'arena,?? di marmo pifìo. finalmente polito, e biancheggiato il uolto,fì deono far le cornici d'intorno fottilìsfime, er quanto fipuo leggieri, er picciole, imperoche, fé fuffèro grandi por terebbe pericolo, che per lo pefo non fi fiaccaffiero, er pero bifogna auuertire di non farle di geffo, ma di marmo crìuettato, cr dato eguaU 40 mente dì un tenore, er d'una grcffezZ1* , er accioche ancho egualmente fi fiecchì, perche quando una parte preuenìffe l'altra, non egualmente fi fèccherebbeno. La leggierezza loro difende ancho gli habitanti dal pericolo, perche le comici grandi, er larghe fi poffo* no per qualche accidente fiaccare, er cader adoffo,à chi fla nelle camere. Delle Cornici altre fi fiaceuano fchìette, altre lauordte, lefchìette flan bene in luoghi doueèfiumo, lumi, cr polue, accioche meglio fi posfinofar nette. Le lauorate 4 fogliami, ò a figure fian bene nette flati' ze detta fiate, perche ini non uìèfumo, ne lume, cr è cofa incredibile quanto il fumo dette alte stanze nuoca,benchelontane,tanta è lafoperbia della bianchezz4. fatte le Cornici, e adornato il cielo, e neceffario ancho adornare, er biancheggiar il muro detta fìanzà,?? apparecchiar* lo alle pitture, però al parete fi darà prima una groffa fmaltatura, fopra laquale poi, che cominekra àfeccare, bifogna darle unafmaltaturé di calce, er dì arena fatta fecondo quel compartimentoyche fi narra per dìpignere,zr fian laltezze del parete à piombose longhezze à linea, gli anguli à fquidra, come uerameiitefì troua i muri de mitt'anni,e più fatti tanto eguali, che una riga tocca per tutto, tanto fodì,che per tauo le fi poffono ufare quelle intonicature e feorze, tanto fini, che polite con un panno riff tendono comeffiecchi, er quefto nafceua perche dauano 5° piucrofle à i pareti, er ufauano infinita diligenza, dando la feguente feorza prima, che la precedente fiuffe à fatto fecca, era la materia ben macerata, cr preparata molto tempo prima, che fi metteffe in opera, di qui nafceua, che ì colori dette pitture nonfolo rijplendeuano, cr era» no uaghi, ma ancho durauano eternamente, cr s'incorporauano con quella intonkatura, ìlche non auuenìrcbbe quando fi deffe una fola mano dì arenato,et una dì granito. Ma perche fpeffo, ò per necesfìta, ò per non caricare tanto le fabriche,fi fogliano fare i pareti di Cratkci,iquali per molti riffietti poffono efier difjittofi, pero Vìtr. ci da i precetti ancho dì farli meglio, che fi può, accioche durino, ey non facciano fiffu* re. Il tutto è facile, peto paffaremo ad altro. |
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CAI'. I I I I. DELLE POLITVRE, N
LVOGHI HVMIDI.
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6<3
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O H O detto con che ragioni fi fanno le coperte ne i luoghi afeiutti, hora io efponero in che mo-
do, accioche durino far fi cónuegna le politezze,ne i luoghi numidi, & prima ne i Conclauij che fé ranno à pe piano cerca tre piedi alto dal pauimento in luogo di arenato fi dia la teftola,& fgroflato accioche le parti di quelle coperte non fian guafte dall'humore. Ma fé egli fi trouerà alcuno pare- te, che per tutto fia orTefo dall'humore, bifogna allontanarli alquanto da quello , & farne un'altro . tanto dittante, quanto parerà conuenire alla cofa, & tra due pareti fia tirato un canale più bailo del piano.deì Conciarie, & quello canale sbocche in qualche luogo,& poi che egli fera fatto alquanto alto lafciati ui fiano gii fpiracoli, perche fé Phumore non ufeira per la bocca, ma ufeira, ò di fotto, ò di fopra, fi fpargera nella mu- ratura noua. Fatte quelle cofe fi dia lo primo fgroflàmento al parete di teftola, & poi drizzato,e fpianato, & poli* to fia. Ma fe'l luogo non patirà, che fi faccia l'altra muratura, facianfi pure i canali,& le bocche loro efehino in loco 7® aperto, dapoi da una parte fopra il margine del canale imponganfi tegole di due piedi, & dall'altra fi drizzino i pila- ftrelli di quadrelletti di ott'oncie, ne iquali pofian federe gli anguli di due tegole™, & cofi quelli pilaftri fiano tanto difianti dal parete, che non pasfino un palmo, dapoi dal baffo del parete in fino alla cima fian fitte dritte le tegole oncinate , alle parti di dentro dellequali con diligenza fia data la pece, accioche fcacciano da fé ifliquore, & coli di fotto, & fopra il uolto habbiano i loro fpiracoli. Allhora poi fian biancheggiate con calce liquida in acqua, accio non nfiuteno la finaltatura,e crofta de teftola, perche per l'aridità prefa nelle fornaci, non poflbno riceuere la fmal- tura
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SETTIMO. tsf
tatnra, ne mantenerla, fé la calce fotto polla, non incoile, & non attacchc l'ima, & l'altra eofa.Indottoui quel primo
fgroifamento, fé le dia in luogo d'arenato la teftola, & tutte le altre cole, come s'è fcritto di fopra nelle ragioni delle intonicature, ma gli ornamenti della politura deono han ere propie>,e particolari ragioni del Decoro, accioche hab=* biano dignità conuenienti fi fecondo la natura dei luoghi-,come per le differenze delle maniere. Nelle ftanze del uerno non è utile quella compatìtione , ne la pittura di grande fpefa, ne il fottiie ornamento de i uolti, di Cornici, perche quelle cofe è dal fumo, & dalla fuligine di molti lumi fi guadano, ma in quelli fopra i poggi deono le tauolc con iachiofiro effer ;mpennate,& politi trappoftoui i Cunei di filice, ò di terra roifa. Quando feranno efplicate le camere pure, e polite ancho non fera difpiaceuole l'ufo delle ftanze del uerno de i Greci fé alcuno ui uorrà por men- te ; & quello ufo non è fontuofo, ma utile,perche egli ficalia tra'lpiano lineilo del Triclinio quali due piedi, & bat- tuto bene il fu ilo, li ui da, ò'I tcrazzo,ò ilpau'imento di tettoie c'olì colmato, che habbia le bocche nel canale. Da- io poi poft@uj fopra i carboni, Se calcati fodamen te, ui lì da una materia mefcolata dì fabbione, di calce, & di Emilia grolla mezzo piede polla à regola, & à liu>ello,& polito il piano con la cote,!! fa la forma del paiumento nero, & co 11 ne i comuni loro, quello, che dai uafi, & da gli fputi loro lì mandai! terra, fubito caduto li fecca, <3c i fcrui, che gli minillrano lì bene feranno fcal-zi, non pigleranno freddo da tai panimeli ti. ■Qui fi mie la mirabile induitria, che ufauuno gli antichi, accioche le loro fabriche dur afferò,ey fi manfenefferc belle, er ornate, imperoche an* cho la doue la natura del luogo patena impedire, ò non patina gli abbellimenti, con arte fi sforzauano di rimediare, ey perche non é co fa nitt* na,che guaiti più gli edifici, er le politure, chela humidttà, non In dubbio-, che quando à quella fera ingeniofikmente prouijio, che la bellezza non confiegua Veffètto fitto, pero hauendo Vitr. fornito di dardi precetti di abbellire, .ey biancheggiare le opere fatte in luoghi afeiutti, nel preferite capo ce infegna a rimediare 4 ì diffètti de i luoghi humidi, il difetto deW tumido uiene, ò dal bafio per lo terreno, ò iati alto per lì mu* ri, che fiano appoggiati à monti,ò à terreni più .aiti. Se uiene dal baffo, bifiognerà per le-ftanze à pe piano dalluogo,doue uorremofare il pa* so lamenta cattar fono tre piedi, er riempire tutto il catto dì tefiole, er poi {pianarlo bene,que$a materia tenera il luogo, fiempre afbiutto. Ma fé per forte alcun muro fera continuamente tocco daWbumore, aUhorafaremo un'altro muro fiottile dijfcofto da quello quanto ci patera con* ueniente, er tra que muri fi farà un canale più baffo alquanto del piano dadafianza , ìlqualejboccherà in luogo aperto, lafcianioui ifuoi fbi~ ragli di fopra, perche quando il canale fuffe molto alto ,?y-che non fé gli faceffe quello rimedio, non ha dubbio ,che'l tutto ammanirebbe, CT fi dificwgiier ebbe ^infogna adunque dargli le fue bocchi di fiotto, er i fuoijfnragH di fopra. Drizzato adunque il muro al predetto modo, a'dhora potremo firn aitar lo, intomcarlo, ey polirlo.. il medefimo rimedio ce inftgna Piinioi& Palladio. Ma fé per forte il luogo non può patire, che fi faccia il muretto, ci bafxera farui i canali,che fiocchino in luogo aperto, er nelle margini di que canali da una parte foprapond tegole alte due piedi,dall'altra farai alcuni muretti, ò pilaPcrelh di mattoni di due terzi di piede, fopra ìquali fi poffian fopraporregli angitli dì -due tegole, er quelle tegole nonfian dittanti dal parete principale più d'un palmo, ey cofi fiera fornita la fabrica del canale, er la fina copri* tura, er perche la hunudità detmiro principale potfa entrare nel detto cariale, bifiogrta brigo il muro dal piede alia fiommità conficcare delle J° tegole oncinate di modo, che come hamouna entriseli''altra,ey fiano quefìe di dentrouia conformila diligenza impegolate, perche non rkeui* ;tio l'humidità, er cojì queste tegole fioppliranno al mancamento del muretto, ey faranno lo ifìeffo effètto, perche tra quelle, e^ il muro prin- cipale ci è fbatio conueniente, eyla humidttà del muro, uà tra quelle tegole , er il muro ,pure che di fotto fian le fiaccature, er di fopra gli fpiragli. fornita quefta intarlatura (dirò cofi) accioche ricetta le imprimiture di tefiole bifiogna fruttarla di calce liquida, imperoche queU la calce rimedia aìlaficcità delle tegoleJxquali non ricetisrebbeno le intonnicature,fienza quella prima fnaltatura. Quello poi, che fi debbia dipignere in fimili ,ey altri luoghi Vitr. congran facilità ,%ycón beili annerimenti ci dimoftra, però minporto alla interpretatione ,nel che fi confiderà queUo, che appartiened Decoro, parla poi di una ttfanza Grsca di farei Rammenti cofa bella, utile, er di poca fpefa, er nel -tetto é .manifesta., CAR V. DELTA RAGIONE DEL DìPIGNERE 4*
NE GLI EDIPICI I.
GLI altri Conciaia cioè dì Primauera, d'Autunno, dell'Aliate, & gli Atri), & Periltili da gli an-
tichi Hate fono determinate alcune1 maniere di pitture per certi rifpetti, perche la pittura lì fa im- rm da Da ±
erotte di marmo, & le loro coilocationi, & dipoi delle Cornici, & de i uarrj compartimenti di colo-
Te Ceruleo, & di minio . Dapoi intrarono à fatele figurede gli edifici], e delle colonne, &Jmitare gli fporti, & i ria |
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le Promontore, i Liti, i Fiu-mi,Te Fonti, gli TrattLdelìc Acque, i Tempi, i Bofchi Sacri,i Monti, le Pecore,! Pallori,
<& inalami luoghi ancho lì fanno pitture più degne, &che hanno più fattura, che dirnoflrano ancho cofe maggio- ri, come fono iSimulacn,de i Dei, le ordinate dichiarationi delie Fanale, le guerre Troiane, gli errori d'VIillè per li luoghi & altre cofe,che fono con fìtnigliante ragioni à quelli fatte dalla natura. Ma quegli eifempi, che erano tol- ti da gii antichi da cofe nere, hora fono con maluaggie ufanze corrotti, e guafti. Perche nelle coperte de i muri fi di- pingono più predo i inolili, chele certe imagini prefeda determi nate cofe. Perche in usce di colonne ui fi pongo- no canne, &in4iioèo de Fallisi fanno eli Aroapineti caneliaticon le foglie crefpe: Similmente icandellieri de i Tem |
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. quelli altre miHgnanti, a, i capi:
ne fatano giarnai. Coli adunque i cattiui collumi hanno conllretto,che per inertiai mali giudici .chiudine» gli occhi alle uirtu deiParti,perche come può elTer che una canafotrenti un coperto,ò nero un candeilieri, nn Tepietto,& gli ornamenti d'unE-rontifpicio, ò uero un fafeetto di herbs. cofi fottiie, &-molle'foftegna una figuretta ,che ui flia fo« pra fedendo 1 ò uecoche dalle radiche fufti piccioli5da una parte fiano generati i fiori, & mezze figurei Ma beche gli Imo-mini u edino.tai ce fé effer falfe pure fi:dilettano,ne fanno coto fé elle polfono filler, ò n& ma le méti offufeate da i giudici infe»mi non polfono approuare, quello,che è con dignità, & con ripivtatione del Decoro può effer proua- "to, perche tpielle pitture non deono elfer appratiate., che non feranno fimili.alìa.uerità, ne ancho fé b^ne feranno fitte belle dalParte,pero fi deue far buon giudicio coli prelio-di quelle, fé non hauerannocerte ragioni di argomento 7» fenza offefa dichiarite.Perche anchoa Traili hauendo Apaturio Alabancleocon fci«lta,e, buona mano finto ima fee tra in un picciolo Theatro,che appreffo qii€lli,ficlnama;Ecclefiafurio, & hauendo in quella fatto in luogo di colon ne le Figure, & i Centauri, che foftentauauo gli Architraui, & i rotondi coperti, & il uoltare prominenti de i Fron- tifpici, & le Cornici oniatecon capi Leonini,leqnai cofe tutte hanno la ragione de, i, Stillicidi, che uengono da i co petti. Oltra di quello fopra quella Scena era PEpifcenio, nelquale era l'ornato uario di tutto il tetto, i Tholi, i Proa nai, è i mezzi Frontifpici. ;^uandoadunque lafpetto di quella Scena compiaceua al uedere di tutti per l'afprezza, & che
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rf8 LIBRO
& che di già erano apparecchiati per approuar quell'opera. All'hora fatto fuori Licinio Matematico,& difife gli
Alabandei effere affili fuegliati in tutte le cofe ciurli, ma per non molto gran peccato di feruar il Decoro efìfer giudi- cati poco faui, perche tutte le Statue, che fono nellor Gitanafio,pofte parerlo trattar le cau fé,e quelle, che fono nel foro tener i defchi, ò correre,ò giocar alla palla. Et coli lo flato delle figure fenza Decoro tra le propieta de i luoghi hauerli acerefciuto difetto delia riputatione della città. Ma uediamo ancho che à noftri tempi la Scena di Apatmio non ci faccia AlabandeijOtiero Abderiti: perche chi di uoi
otto hauere.le tegole de i tetti le Cafe? ó le Colonne ? ò i Frontifpici, perche quelle cofe fi poneuano fopra itafleUi» ma non fopra le Tegole da i tetti. Se adunque le cofe, che non poiTono hauere la iterità dei fatto, feranno da noi ap* prouate nelle pitture, uerremo anchora noi à confentire, à quelle città, che per tali diffetti fono fiate giudicate di poco fapere. Adunque Apaturio non hebbe ardimento di rifpondere alcuna cofa contra, ma leuò la Scena,& muta tala alla ragione del nero, poi che fu acconcia, l'approuò. O hauefìero noliito i dei iminortali,che Licinio fuffe torna to uiuoj & correggefe quella pazzia, & gli erranti ordini di quelle coperte.Ma egli non fera fuor di propofito efpli care, perche la ragion falfa uinca la uerità, perche quello, che affaticandoli gii antichi, e ponendoni induftria tenta- nano di approuare con le arti, à noftri giorni fi confegue con i colori, & con la uaghezza loro , & quella authorità, che la fottilità dello artifice daua alle opere, fiora la fpefa del patrone fa, che non fia defìderata , perche chi è colui degli antichi, che non habbia tifato parcamente come una medicina il Minio f Ma à di noftri per. tutto il più del- le uolte fono di Minio tutti i pareti coperti, & fé gli aggiugneancho,e fé gli da di Borace, d'Offro, d'Armenio, & quefte cofe quando fi danno à i pareti, fé ben non feranno polle artificiofament,enientedimeno danno à gli occhi non fo che di fplendore, & perche fono preciofe cofe,& uagliono aliai, però fono eccettuate dalle leggi , che dal pa trone, & non da colui che piglia l'opere fono rapprefentate. Io ho cfpofto affili quelle cofe, nellequali ho potuto far |
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amiertito chi copre i pareti, accioche non cada in errore.Hora dirò, comepreparare fi deono , come mi potrà uenir
in mente, & perche eia prima s'è detto della calce, hora ci refla à parlare del marmo. Quello, che bìfognì dipigner in diuerfe jìav.ze, accioche fia feruato iì Decoro, Vitr, ce lo ha dimostrato in parte nel precedente cap. er in par
te hora ce lo infegna. Ef dalla diffinitione della pittura uà argomentando quello, che fia bene,, erpoi riprende liberamente le ufanze de i pit* tori de i tempi fuoi, come che habbiano deuiato molto dalla certa,ergiu(U ragione degli antichi. Dotte grandemente s'oppone à quella ma mera di pitture, che noi chiamarne Grottefcbe, come cofa che non poffa Aure in modo alcuno, perche fé la pittura e una imitatione delle cofe, che fono, ò che poffono effere come potremo dire, chefiia bene quello, che nelle Grottefcke fi uedeì come fono animali, che portano Tempi, colonne di cannuccie, artigli dimofìrì, difformità di nature, mijli di ucrieffecic i Certo fi come la Fantafìa nel fogno ci rapprefenta confa* famente le imagini delle cofe, ejfeffo pone infìeme nature diuerfe, cojl potemo dire, che facciano le Grottefche, le quali fenza dubbio potemo nominare fogni della pittura. Simil cofa uedemo noi nell'arti del parlare, imperoche il Diatetico fi forza difatìsfare alla ragione, l'Orato* re al fenfo,eralla ragione, il Poeta alquanto più alfenfo, er al diletto, che alla ragione, il Soffia fa cofe mofiruofe, e tali, quali ci rapprefen J° ta la fantapa, auando i noftri fentbnenli fono chiufi dalfonno. Quanto me che fu da lodare un fofifta, io lo lafcw giudicare, à chi fa fare differenze tra il falfo, e'I nero, tra il uero, e'I uerifìmile. hi perche Vitr. e facile, er Plinio nel Uh. x x x v. ci da molto lume in quefta ma teria, io non faro altro d pompa, ma per quanto io daUe cofe uedute, er lette poffo comprendere trono, che la pittura fi come ogn'altra cofa, che fifa da gli huomini, prima dette hauere intentìoni,er rapprefentar qualche effètto, alquale effètto, fu indrizzata tutta la compofitione, ■ er fi come le fauole denno effere utili alla ulta degli huomini, er U Cufica hauer deue la fua ìntentione,ccfì ancho la pittura . Dapoifi uuol ben fapere contornar le cofe, er hauere le Simmetrìe di tutte le parti, er la rispondenze di quelle tra fé. Et con il tutto indile mouenze, egli atti tali, che parino di cofe uiue, er non dipìnte, er dimagrinogli affìttì,e,i,cofìumi,ìlche e di pochi, infomma poi (che e cofa dipochisfìmi) CT 4 noftri dì non e à pena confiderai, erèla perfezione dU'arte, fare i contorni di modo dolci, er sfumati, che ancho s'tntenda, quel che non fi uede, anzi che l'occhio penfi di uedere, quello ch'egli uede, che è un fuggir dolcispmo una tenerezza nell'orizonte della uifìa nefira, che e, er non e, er che fola p fa. con infinita pratica, er che diletta à chi non fa più altra, erfa ftupìre, chi bene la intende. Lafcw fare ì 4'° colori conuenienti la tnefcolanza dì quelli, er la uaghezza, la morbidezza delle carni nelle imagini muliebri, chefeuoprono i mufculi, ma in modo,cbefi intendine i panni, che fanno fede del nudo, le pieghe dolci, lafueltezza, i lontani, glìfcorzi, l'altezza della uifìa, er altre cofe, che fono nel dipignere fomiti-mente commodaie,er uago farla, er fuori dell'insìituto «offro à uoler parlare più dìffufamente, er chi ha con* fiderato molte pitture di diuerfi udenti huomini, er che hafentito ragionare, er con diletto, er attentioue ha afcoltato gli altri, può molto ben fapere di quanta importanza fu, er quato abbraccia quello, che io ho accennato; il reflo*di Vitr. è manìfefto fino alla fine del libro, che io non ho uoluto aggiugnerui altro, parendomi, che Vitr. babbi affai chiaramente parlato, ci refla hora 4 dire di molti ornamenti, che fi fan* no nella Città, come Piramidi, Obekfcì, Sepulchri, Titoli, Colonne, er altre cofe Cimili, ma hoggimai le cofe antiche di Roma fono fiate mi* furate più uolte, er pofte in luce da molti ualenti huomini, di modo che far a diminor fatica ueder à, un tratto le pitture, er mi furarle, che leggere molte carte, che io potesfifare ; Eforto bene ogn'uno, che fia tìudiofo dell'antichità, er imitator de buoni, er che fi forzi render ra* gwne di quello, che egli fa, efercìtandofì nelle arti liberali er fpecialmente nelle. 1111. difcipline, che fono quattro porte principali di tutti *° gli edifìci, frumenti, inuentìoni, che fono patì, fono, er che faranno, er chi ancho uuole hauere qualche ammaeUramento delle fopradette cofe, legga nel nono libro iì Leonbatifta, er offeruj. i precetti fuoi I |
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CAP. VI. IN CHE MODO S' APPARECCHI
IL MARMO P E R. GLI 6o
COPRIMENTI.
O N di una fleila maniera in ogni paefe fi genera il Marmo, ma in alcuni luoghi nafeono le Glebe
come di fale, che hanno le miche lucide,& rifplendéti,le quali pefte,oc ammollite danno grande uri li tà nelle copef te, & nelle cornici, ma in quei luoghi ne i quai non fi trottano tai cofe. Peflanfi con ì piflelii di ferro, & fi criuellano i cementi di Marmo, Ò itero le fcaglie, che cadono dalle pietre ta- gliate da i marmorari, éc quelle cernite fi parteno in tre maniere,& quella parte, che farà più gran de, (coni eli e detto di fopra) conia calce fi dia con l'arenato, dapoi la feguente, & la terza, che farà più fottile,date quefte cofe, & con diligenza pareggiate,& lifeiate, habbiafi ragione à dare i colori in guifa,che man 7° dino fuori lucenti raggi, & fplendori,de i quali quefta farà la prima differenza, & apparato. CAP. VIE
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SETTIMO. xgP
CAP. VII. DE I COLORI, ET PRIMA DELL'OCHREA.
" pria E I colori alcuni fono,che da lor desfi nafcono in certi hiogni, & indi fi cauano, altri da altre cofe
infieme podere *nefcolate,ò temperate fi compongono,aecioche dieno nelle opere utilità allo idéf- '■';--"-",':. vti fomodo. Maefponeremo quelli,cheda fé nafcenti Ci cauano,come èl'Ochrea5 Quedain molti luo n ghi come ancho in Italia fi troua. Ma l'Attica e ottima, Se queda non fi ha al tempo nodro,perche |
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'*j§ 1 *n Atheoe le mineri,doue fi caua l'arg-ento,quando haueuano le farhigìie,allhorà fi cluaua (otterrà
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IÌÌIsIIIIiÌÉéSÌ! per trottare lo argento : quando ini fi trouaua la uena la feguitauano come fu de (tata dArgento.
Et però gli antichi alle politezza dell'opere ufarono una gran copia di Siie , & ancho in molti luoghi fi caua copio- |
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famente la terra rofTa, ma perfèttamente in pochi, come nel ponto la Sinope, oc in Egitto, & nell'ilole Balearì in Hi-
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fpagna, ne meno in Lemtio, l'entrate dellaquai ifola il Senato, e popolo Romano conceffe à gli Atheniefi da effer go
date. Il Paretonio prende il nome da quei luoghi, doue egli fi caua, & con la idefla ragione il Melino, perche la for- za di quel metallo, fi dice effer in Melo lTfola Ciclada. La terra uerde nafee in molti luoghi, ma la perfetta nèU'Ifo* la di Smirna. Quella i GreciTheodotia fogliono chiamare, perche Theodoto fi chiamarla colui, nel fondo del quale prima fu ritrouata quella forte di creta, L'oropigmètoda Greci Arsenico nominato,!! caua nel Poto, 6c coli in più luoghi la Sandàracà, ina l'ottima in Ponto apprcflo il fiume Hipani,tiene del metallo in altre parti,come,tra i confi ni di Magnefìa, & di Efefo fono luoghi, d'onde ella fi caua apparecchiata, fi che non e bifogno macinarla , ma e coli fottile,conie fu ile-con la mano trita, e «duellata. JJ'Ocbreaji chiama terragia.Ua, & ancho Ochrea uotgàrmente, qmfia fi abbrufetd perche faccia il fondo aU'Ochrea non abbrufeiatd, pero che fifa piufeura, er ruggÌ4, ne uiene dalle parti di Iettante, er io ne ho trouato ancho nelle mie poffesfioni nei monti di Tnmggujia bwnisfU zo ma, & in gran copia. Silaìtico, era un minerale di colore come alcuni uoglwno deWQfhreag? non fanno ancho differenza, tra Ochrea e Stk, ma io jlimo,che Ochrea fa nome generale, & Site facciale, però può effer, che'l Sile foffedi unafpecie di Ochrea; ma di color&alquan io iiiterfo,ò che péndeffèaWazurroJf al purpureo,^ uiokno.Kubrìca^cr Sinope fono terre rojfe,noi cbiatnamo là rubrica lmbuoro^cr in al tri luoghi nuotò, & quefie terre rojfe erdno in que luoghi doue dice V tir: buone., e perfette. li Pdretonìó,e Melino eran colorfyueUo bian-, 'co,e queBo gialkja cagione perche cofì fono chiamati e pojis.da Vit. ia creta Verde, noi chùtmamo terra Verde.La Sandar acaè di colore dì ììaranzo, noi chiaimmo Minio fatto de Biacca abbrufeiatd, ma la\Sandàraca era nafeente, ©" ancho fatta ad arte come dira Vitr. qui fatto, CAP. Vili. DELLE RAGIONI DELFINIO.
ORA io entrerò ad efplicare le ragioni del Minio. Quello prima fi elice eflèr flato ritrouato ne i
I] capi Cilbiani de gli Eiefi j,iì cui effetto,& la cui ragione ne dacaufa di gran merauiglia. Canali una jq Zoppa,detta Antrax,prinia che per lo maneggiar ladiuétì Minio, la uena e.di colore come ferro ai- quii to più roiTo,hauedo intorno à fé una poluere rolla. Quàdo fi eaua,per le percoffedei ferri man da .fuori le lagrime dargéto uiuo,lequali fubito eia i canati tono raccolte. Quelle zoppe allunate per la pienezza deirhumore, che hano detro,fi pongono nelle fornaci delle officine, accioche fi' fecchi= no, oc quei fumo,che dal uapore del fuoco fi leua da quelle zoppe. qufido ricade nel fuolo del forno, è trouato effer ar gento umo. Leuate uia le zoppe, quelle gocciole, che refiano per la picciolezza loro non fi pofiono raccorre, ma in un uafo di acqua fi fan correre, & ini fi ratinano, & fi confondono ìnfiemej & quefìe efTendo di mifura di quattro feftari, quando fi pefaao, fi troiano effer cento di pefo, ma quando einfieme tutto quello argento in un uafo,fe fo- pra ui fi ponera un pefo di cento, egli darà di fopra, ne potrà col fuo pefo premere quel liquore.ne fcacciarlo, ne ciif- iìparlo, leuato il centeaaio, fe-iui fi ponera uno .fcrupulo d'oro, non fopranuotcra, ma fé ne andera al fondo da fé 49 fieno, col! non per la grandezza del pefo, ma oer la qualità fua ciafeuna cofa effer cofi grane non fi deue negare. Et ■quello e utile à molte cofe, perche ne lo argentò, ne il rame fenza quello fi può dorare, che bene flia, & quando l'o- ro e comedo in qualche nella, che confumata per la uecchiezza,iìon fi poffa più portare con honeilà,pongafi quel panno d'oro in uafi di terra, & fia nel foco abbrufeiato. La'cenere fi getta, nell'acqua allaquale fi aggiugne l'argen- to uiuo, ilquale à fé tira tutte le miche dell'oro, oc le forza ad unirli Ceco, notata poi l'acqua, & quello s'infonde, & riuerfeia in un panno, & in quello e con le mani flruccato, l'argento efee per le rarità del panno con il liquore, & l'o» xo per la drettezza,e compressone raunato di dentro puro fi ritraila. CAP. IX. DELLA T E M P E R A T V R A DEL MINIO.
O ritornerò hora alla temperatura del Minio, perche quelle zoppe efTendo aride fi pedano con pi- &
flelli di fèrro, & fi macinano, Se confpeiìe lauature, & cottili e fi le fanno uenir i colorii Quan= do adunque fcramio mandate fuori le goccie dello argento uiuo,aihora fi fa il Minio di natura tene- ra, & di forza debile, e per hauer lafciàto l'argento uiuo lafcia ancho le uirtu naturali, che egli in fé teneua. Et pero quando e dato nelle politure de i Conciaia refla nel fuo colore fenza diffetti, ma =H=!1 in luoghi aperti come in Peri llili, & Effedre, & in altri limiglianti luoghi doue il Sole, & la Luna pofiono man dare i raggi, & lumi loro, quando da quelli il luogo e toccato, fi guada, Si perduta la uirtu del colore li denigra. Et pero e molti altri, & Faberio fcriba hauendo uoluto hauere nel monte Auentino una bella, & orna- ta cafa, ne f Pendili fece a tutti pareti dar di Minio, iquali dopo trenta giorni diuentorno di brutto, cediuerfo eoa ìore, & pero di fiibito condiiffe chi gli deflè di altri colori. Ma fé alcuno fera più Lottile, & uorra, che la politezza del Minio rittegna il fuo colore, quando il parete fera polito,& fecco,allhora dia col pendio di cera punica liquefat- 60 ta al fuoco temperata, con alquanto oglio,dapoi pofti i carboni in un uafe di ferro farà fudare quella cera {calciando- la col parete, & farà fi, che la fi fitenda egualmente,dapoi con una candella,& con un lenzuolo netto Sa freghi» al mo do che fi nettano le nude Statue di marmo, & queda operatione Grecamente fi chiama Caufis, cofi la coperta della cera punica non permette,che le fplendore della Luna,ne i raggi dei Sole toccando leuino uia il colore da quelle po- liture . Da quelle officine, che fon alle cane de i metalli de gli Efefij, per queda cagione fono fiate «apportate à ilo ina, perche queda forte di uena e datadapoi ritrouata, ne i paefi di Spagna, dai metalli dellequali fi portano le zop pe che per li Dacia ri à Roma fi curano. Et quedi officine fono tra il Tempio di Flora , cedi Quirino. Vitiafi il Mi- nio mefcolandoui la calce, & fé alcuno uorra fare cfperienza, fé egli fera uitiato, cofi bifogna prouare■% Pigliefi una lama di Ferro, ò paletta che fi dichi, fopra efla fi pona il Minio, & poda al foco, fin che la lama fia affocata, quando |
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di Bianco fi mutai in nero, leuifi la lama dal fuoco, & fé raffredato il Minio, ritornerà nel fuo primo colore, fenza
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dubbio fi prouera efler fenza difetto, ma fé egli reitera nero dimodrera effre uitiato. Io ho detto quelle cofe che
mi fono uenute in mente del Minio.La chrifocolla fi porta da Macedonia, & fi caua da que luoghi, che fono prosfi* mi ài metalli di Rame. Il Minio, & FEndico, con effe i uocaboli fi dimoftra in che luoghi figenerino. M Minio come dice Plin. e una forte di arerà di colore del Zafferano lacera Punica dicono effer cera bianca,tl modo dì farla bianed e in Vlì.al tu Librc,nelcap. 14., chrifocolla e colla daoro, la dicono Borafo. il Minio e detto da un F'lume della Spagna, cofi nominato. Indicumdanoi e detto Endego, e di color Bìauofcuro, fi tingono i panni con quello, crfì ufa ancho nelle pitture, v< A. 1. JL.
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LIBRO
CAP. X. DE I COLORI ARTIFICIOSI, O R A io entrerò à quelle cofe, che mvitate con le tempre delle mefcolanze d'altre manicre,riccuo-
no le propieta de i colori. Et prima io diro dello inchioftro, l'ufo del quale nelle opere ha grande necesfita, accio manifefte liana le tepre, in che modo con certe ragioni di artefici fiano preparate. Il luo°-o edificato come il Laconico, & di marmo fi polifce, & fi lifcia fertilmente, dinanzi à quello fi fa una picciola fornace, che ha le apriture di dentro uerfo il Laconico, & la bocca fua di fuori fi chiude, & abbaila con °;ran diligenza, acci oche la fiamma disfipata non fia di fuori.nella fornace fi pone della renna, ò rafa, & quella brufandola la forza del fuoco conftrigne mandar fuori per le apriture tra il Laco- nico il'fumo, ilquale d'intorno i pareti,& la curuatura della camera fi attacca, dapoi raccolto parte fi cÓpone battu- t o to'co la gomma ad ufo dello inchioftro librario, parte i copritori mefcolandoui della colla ufano ne i pareti. Ma fé non ferannò quelle copie apparecchiate, cofi alla necesfita fi deue prouedere,accioche per lo afpettare, & induggia- re l'opera non fia trattenuta . Sian abbruciate le taglie, ò fcheggie dell'arbore Teda , & fatti di esfi i carboni fìano ■ cftinti, & poi nel mortaio con la colia pittati, & cofi fi farà una tinta per coprire, che hauera del buono. Similmen- te auuerra fé la fece del nino feccata, & cotta fera nella fornace, ck poi peftata con la colla farà aitai grato il colore dei l'inchioftro, & quanto più (ì farà di miglior uino no folo faràimitare il colore de inchioftro,ma ancho dello Endego, CAP. XI. DELLE TEMPRE DEL COLOR C E R V L E O.
E tempre dello Azurro prima fono fiate ritroviate in Alexandria. Dapoi Vefrorioàpozzuolo or %0
dino che fi facefie. La ragione di quel colore,di che cofa fia ftata ritrouata,dà da merauigliare affai perche egli fi pefta l'arena col fiore del Nitro, cofi fottilmente, che diuenta come farina, & mefco« lata col rame di Cipro limato fi bagna, accio che fi tenga infieme, dapoi riuoltandola con le mani fi fanno palle, & fi mettono infieme di rnodo,che fi fecchino. (Quelle fecche fi compongono in un. uafo di terra , che poi li mette in fornace, cofi il rame, & quell'arena quando dalia forza del fuoco togliendo irftìeme, fi haueranno feccato dando auicenda, & riceuendo i fu do ri, dalle loro propieta fi partono^Sc compofti delle loro cofe per la gran forza del calore diuerttano di color azurro. Ma l'arena abbrufeiata, che nel co- prire i pareti, ha non poca utilità, fi tempra in quefto modo. Cuoceh una zoppa di pietra azurra buona fi,che fia dal fuoco come il ferro affocata, quella con aceto fi eftingue, & diuenta di color purpureo . |
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CAP. XI T. COME SI FACCIA LA CERVSA,
VERDERAME, ET LA SANDARACA.
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% ELLA Cerufa, Sedei Verderame, &cheda noftri Eruca fi chiama, non e fuori di propofito adire
in che modo fi faccia. I Rhodiotti mettendo ne i dogliie limature di piombo, fpargono quelle di, aceto, & fopra quelle limature ui mettono le mafie di piombo, & otturano con i coperchi fi fatta* menfe que dogli, che non poflono refpirare, dopo un certo tempo aprendogli intronano la Ce rufa,ò Biacca,che fi dichi dalle malie di piombo. Et con la ideila ragione ponendoli! le lamèlle di ra me, fanno il Verderame nominato Eruca. Ma la Cerufa cuocendoli nella fornace, cangiato il fuo colore allo incendio del fuoco diuenta Sandaraca. (Che noi Minio Marniamo.') Et gli huomini hanno imparato quefto 40 dallo incendio fatto à cafo, & quella e di minor utilita^ che quella, che nata da metalli fi caua. CAP. XIII. IN CHE MODO SI FACCIA L'OSTRO ECCELLEN-
TISSIMO DI TVTTI I COLORI ARTIFICIALI. O incominciero hor'à dire dell'Olirò, ilquale rittiene, & cansfìma, & eccellentisfima fuauita del-
fafpetto oltra i predetti colori. Quello fi coglie dalle marine cocchiglie,delquale fi tigne la purpu- ra, & di quello non fon minori le merauiglie a chi confidera,che delle altre nature delle cofe.Perciò che non ha il colore d'una maniera in tutti que luoghi,che nafeej ma dal corfo del Sole naturalmen te fi temprai Et pero quello,che fi raccoglie nel Ponto,& nella Gallia,perche quelle parti fono ùici fo ni al Settentrione, e nero. A chi uà inanzi fotto al Settentrione e liuido,quello,che fi ha dalPOnen te,& occidéte equinottiale e di colore uiolino,quello,che fi caua nelle parti di mezzodì è rollo, & pero quefto rollo, ancho fi genera nell'ifola di Rhodi,& in altre parti, che fono uicine al corfo del Sole. Quelle conchiglie quando fono raccolte, con ferri fi fendono d'intorno,dallequal percolTc ne uiene la Sanie purpurea'come una lagvima,che goccia. Canata ne i mortai pittandoli fi apparecchiav& quello, che dalle tefte marine fi caua per quefto e fiato Oftro nomi- nato, & quefto per la falfugine prefto fi fa Sitibondo, fé egli d'intorno non ha il mele fparfo. CAP. XIII I. DE I COLORI PVRPVREI.
jfìj ANNOSI ancho i colori purpurei tinta la creta conia radice de Rubbia, & Hifgino. Et fimilmetc 60
" Attico,gettando la uiola
ettano in una pezza,& con li quella infondendoli la ere ta rolTa,& pittandola fanno il colore del Sile Attico, con quella iftefTa ragione temprando il uacinio, iL . _-_;■_„ Hi & con quella mefcolando fanno la purpura bella. Et ancho chi non può per la careftia tifare la chrifo colla tingono i'herba,che fi chiama Luteo di azurro,& ufano un colore uerdisfimo,et quella fi chiama infe£tiua,cioe tintura,Appreflo per la inopia del Endego tignedo la creta Selinufia, ouer l'annularia,& il uetro detto Hialo imitan do uanno il colore dell'Endego.lo ho fentto in quello libro quanto mi è potuto uenir in mente con qual cofe,& con che ragione alla difpofitione della fermezza,& bellezza bifogna farle pitture, & che forze habbiano in fé tutti i co- lori.ln fette uolumi aduque,terminate fono tutte le perfettioni delle fabriche,e dimoftrato,che opportunita,'e com- 7© modo hauer debbiano.Neifeguente io tratterò deH'acqua,in che modo fi troue,douc non è,& con che ragione fi con* duca, ck con che cofe fi prouera fé ella e fana, & idonea all'ufo, J.4 Kubbia,e detta Kiiggia^etfì ufa uolgarmmte da tintori de panni Hifgino,e Vacinìo,e tìkcintboj una ìjiejfa cofayhcreta Selinufia di cohf ài laUe}w l'mnuUm e bimca^d resto io non ho prouato gwefle cofe7ne uogho empir il libro di ricette. |
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IL FINE DEL SETTIMO LIBRO.
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LI B R O OTTAVO
DELLA ARCHITETTVRA
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DI M, VITRVVI O.
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PROEMIO.
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H A L E T E Milefio, uno di fette Salienti diffe, l'acqua efler principio di tutte le cofe»
Heraclito il fuoco 5 i Sacerdoti de i Magi l'acqua, & il fuoco, Euripide auditore di Ana xagora, iiquale Filofofo gli Atheniefi Scenico nominarono, lo aere,& la terra,& quel la dalle pioggie celefti, ingrauidata , hauere generato nel mondo i parti delle gen* ti, & di tutti gli animali, & quelle cofe, che da quella follerò prodotte,quando coftret* te dalla forza del Tempo fi difcioglielfero, in quella di nuouo ritornare, & quelle, che di aere nafceiTero, ancho nelle parti del cielo cangiarli nel riceuere alcuno diffetto, ma mutatala loro diffolutione ricadere nella ifteiTa propictà , nellaquale erano per in- nanzi 5 Ma Pithagora, Empedocle, Epicarmo, & gli altri Filici, & Filofofi quelli efler quattro principici propofero, aere, fuoco , acqua, & terra, &. le qualità eli quelli tra io _____________ fé con naturale forma congiunte per le differenze delle cofe operare, & noi auuertimo
non folaki'enté le cofe, che nafeono da quefti principi , hauere il nafeimento loro, ma tutte le cole non notrirlyne
crefeere, ne conferuarfi fenza la forza loro, percio,chc i corpi lenza fpirito ridondanti non polTono hauere la uita, fé lo aere, che ui entra non hauerà fatto del continuo crcfccndo gli accrefeimenti, oc le diminutioni. Ciol il refj>irare, che fifa col tirare il fiato afe, er mandarlo fuori. Ma fé egli non fera nel corpo ancora una giufta mifura di calore non ui fera lo fpirito uitale, ne il poterli fermamente
drizza, e in piedi, & le forze del cibo non potranno hauere la tempra della Digeftione, & però non notricandofi i corpi di terreftrecibo,rnaBchercbbeno, & coli dalla mefcolanza del principio terreno feranno abbandonati t & gli animali fé feranno fenza la potetti delThumore exhauili, & afeiutti dal liquore de i fuoi principi li feccia-anno. J}we A rifiutile, che tipi ci notrimo di queUe cofe , delle quali fame compofti, cr però i quattro elementi, fono neceffari aUa ulta deW'momo, per 20 che di esfì il corpo è comporto, |
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jEtj
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erò la diuina Prouidenza non fece difficili,& care quelle cofe, che propiamente erano neceflarie ali
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e genti come
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fono le pretiofe pietre, l'oro, & l'argento, & le altre cofe, le quali ne il corpo, ne la natura deriderà, ma quelle cofe,
fenza le quali la ulta de i mortali non può eiTer fecura largamente alle mani pronte cudiede in ogni parte del mondo} & però di quelli principi fé per cafo alcuna cofa ui manca di fpirito lo aere asti guato perreftituhio ciòprefta copio famente. Ma lo impeto dei Sole apparecchiato' ad aiutarci col calore, & il fuoco ritremato la ulta più ficura ci rena de, & coli il frutto della terra prellandofi la copia del itinere per gli foprabondanti defideri allena ,& nutrifee gli ani mali pafcendoli continuamete,& l'acqua non folamete per lo beuere, ma per l'ufo dandoci infinite neceslìtà per ef=» ferci data per grande utilità ci réde,& da ciò quelli,che all'ufanza de gli Egitti) trattano le cofe facre dimoftrano tut te le cofe conliftere dalla forza del liquore, & pero quando ricoprono i iiafi dell'acqua, i quali al Sacro Tempio co ca ?0 ita religoinc fi portaiio,allhora inginocchiati con le mani al cielo ringratiano per tali ritrouamenti la bontà diuina. |
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p B P LIC A Vitr. le cofe dette nel fecondo libro, al primo cap. circa i principi materiali delle cofe,ma con diuerfa ktentb
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ne, perche nel fecondo egli hauea animo di dimoftraregli effètti, che uengono dalla mefcolanza de i principi nelle cofe,co*
me nella calce, ne ì mattoni, neU'A rena , nelle pietre, cr ne gli A ìberi, qui ha ìntentwne trattare della natura, cr deWufo dell'acque, cr in nero ha, ben ragione di adornare quejiafuà fatica con il trattamento deli acque, perche fi come l'oro, cr le gemme ,ej pietre fono pretiofe per la raritàloro, tutrp che la natura humana habbia poco kfogno ài quelle,cofi l'acqua |
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è preciofa per la necesfità, CT per Vufo della uita, dotte non immerttamente, cr ifaui, ey i poeti, er i Sacerdoti hanno ce
hbrato l'ufo dell'acqua, er perche la Città di Roma ha di gran lunga fuperato con l'opere, cr con le condotte dell'acqui tutto quello, che è Hato altroue, però Yitru-altra l'ufo uniuerfale dell'acque per fattsfare ancho in quejia parte 4 i Romani ha particolarmente un libro àque* 40 fia materia confecrato, doue parla, er iella natura dell'acqua, er dell'ufo. Velia natura ne parla, nel Secondo, Terzo, er Quarto cap. dett'ufo, nel primo, er ne gli altri, quanto alla natura ci narra le propietà dell'ac que, le forze, er qualità feguenio una dilettatole hiftoriànaturale. Quanto all'ufo, egli ci tratta della inuentione dell'acque,deUa ekttione, del condurle, cr del conferuarle. Alla inuentione dona il primo capo. AUa elettione il quinto, perche non e affai trottare le acque, ma e necef* furio lo eleggere le buone, er falcifere-, al condurle, er conferuarle da il sefto, er ilfettimo capo, infegnandoci à liuelìarle,cr dimostrando* cigliflrumenti, atti, cr i modi di condurle, cr cefi con grande utilità da perfettione al Ottano lib. ilquale io eftorrò ne i luoghi Ufcianào h |
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digresjhm, cr la pompa ad altro tempo.
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O DELLA INVEN-
DE L L' A C QJf A. |
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GAP- P R I M
T I O N E |
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S S E N D O adunque, & da i Fifici, & da i Filofofi, & da i Sacerdoti giudicato, tutte le cofe ftare
infieme per la forza dell'acqua, io ho penfato poi, che ne i primi fette u'olumi efpofte fono le ragio ni de gli edifici, in quello "douerfi delle inuentioni dell'acque trattare, &che forze egli habbino nelle propietà de luoghi, & con che ragionili conduchino, & come ancora quella fi proui. Conclude per dimostrare la fua intentione, in tre parole abbraccia un bel iifcorfofòpra l'acque dicendo. Perciò che ella è molto neceffaria, & alla uita, & a j piaceri, & all'vi fo quotidiano. AUa ulta egli Iha dimoiato difopra, perche fenza Vnumore è imposfìbile mantener^ in uita-;-, al piacere ; qui lafcio difcorrere à chi ha ueiuto bettisfimi fiti, acque, rufceUi, cr fonti, di quanto contento, cr diletto fu la uifta di quelli, aWufo,gli efferati, gli affediati, gli artefici, le campagne, il mare, 'cr U terra finalmente dimostra l'ufo dell'acque, però uerremo all'ufo feguitando la intentione, cr l'ordine di Vii. Ma
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9?r L I B R O
Ma quella feà più facilefe le fónti aperte, Se correnti feranno.
Tratta détta iuuentione dell'acque, ©? rinchiude ilfuo difcorfo in qutfta fontina, che Tacque,ò uefó fi trouano aperte, & dotta natura diinofira*
tegame fono i Fonti, i Wirnn^ & altre uene aperte, er manifeste^ pero dice Vitr. Ma queiia,&c. ò uerofi trouano afecfe, cr fotterra, '& quejtc, ò ddìa forma,cjr faccia del luogo fi trouano ,er gì'indttìj fono primaifpoftì da Vitr.dicendo. Ma fé non correranno deuefi fotterra cercare i capi, & raccoglierla, le quai cofe in quefto modo deono elTere efperi*
menta te,chc ftefo in terra alcuno con i denti appoggiati prima,che il Sol nafta clone l'acqua fi deue trouare,& pollo ■ in terra il mento i & fermato fopra un Zocco piccolo fi riguardi il paefe d'intorno, perche in quefto modo fermato il mento la uifta non anderà più aito eieuata del bifogno, ma con certo tuie i paefi à liuellata altezza equaìe ali'ori- zonte difegnerà. Allhora doue fi feorgeranno gli humori in fpesfirfi, & in crefparfi^ inficine , & in aere folleuarfi lui bifogna cauarc,perche quefto fegno non fi può fare in luogo fecco. io Et pone il modo dicendo, chefe alcuno la mattina à buona horafiftenderà in terra, er guarderà per lo piano dslTorizonte, & uedrà alcuni fu*
mi leuarfì dal terreno, er tttcrejjtarfì come fa il fumo, che e/ce dalle legna uerdi,quando hanno il fuoco di fot te,prenderà indino di acque,per* ehe doue efalano quejìi uapori e fegno, che abbonda t'humore ìlquale e tirato dal Sole, er quefto inditìo prendono ancho quelli, che cattano le minere , perciò che, er dalla quantità del uapore, ejdal colore prendono argomento della qualità detta minerà, er uuoie PaUadio^cke due fta prouaji faccia nel me fé d'Agojìo, Uggì tutta quejia materia difettano, er ottauo capo della fua agricoltura, patio quefto naturale indi* tio uiene Vitr, ai ejponere quelli argomenti, che fi cauano dalla qualità delia terra, or dice ; Ancho auucrtir deue chi cerca l'acqueti che natura fia il luògo.
Et ne rende la ragione dicendo.
Perche certi, & determinati fono i luoghi douenaftono l'acque.
Et ci efyone la natura de i luoghi, il che è facile nell'autore, er non he bifogno di noftrd dichiaratione. io
Nella creta e fottile, & poca, & non alta copia, & quella non di ottimo fapore, & coli e fottile nel fabbione difciolto,
ina fé ella fi trouerà in luoghi più basii fera fangofa, & infilane. Nella terra negra fi trouano nidori, & ftille non groiTc,le quali raccolte per le pioggie del uerno ne i fpes fi, & fodi luoghi danno gin. Quelli fono di ottimo fapore. Italia ghiara neramente mediocri, & non certe uene fi trouano, & quelle fono di mirabilfoauità, & coli ancora dal fabbione niafchio,dali'arena,& dal carbóchio più certe,& più ftabili fono le copie delì'acque,& quelle fono di buon fapore. Dal fallo roflo, ck abbondanti, & buone uengono,fe tra le uene non {correranno, & non fcoleranno,ma fol- to le radici de i monti, & ne i felici più copiofi, & più abbondanti, & quelle più fredde, & più fané, ma ne i fonti campeftri falfe fono,graui, tepide, & infoaui, fé non romperanno uenendo da i monti fotterra nel mezzo de i cam- pi, & quelle hanno la foauità dell'acque montane,che fono coperte d'intorno da gli alberi. Ma i fegni à che maniere di terre fotto Hanno le acque oltra i foprafcritti,quefti feranno,fé egli fi trouerà che ci nafta il fottil Giunco,la Salice ìo erratica, l'Alno, il Vitice, PArundine,l'Hedere, & altre cofe fimiglianti, che non poflòno uenire in luce ne nutrirli da fé fenzal'humore. Sogliono le {Ielle cofe eiler nate nelle Ladini, le quali dando ancho oltra il redo del campo riceuono l'acque delle pioggie , & per lo uerno ne i campi, & longamente per la capacità conferuano i'humore,alle quai cofe non fi deue dare fede, ma in quei paefi , & in quelle terre doue non fono lagune, & che nafeono per natu- ra , & non per femente, ini fi deue l'acqua cercare, Ma quello, che appartiene alla indurr io, deU'huomo per trouar V acque è toccato da Vitr. dicendo.
Ma in quei luoghi,nej quali limili inuentioni non feranno fignificate,in quefto modo fi deono efperimcntare. Canili
per ogni uerfo il luogo alto piedi tre, largo no meno di piedi cinque,& in eflò pollo fia uerfo il trammontar del Sole uno bacile di Ramo, ò di Piombo", ò nero una conca, di quelli quello, che fera pronto uoglio,che li unga dentro di oglio, & riuerfo fi metta, & la bocca della cauafia di canne, ò di frondi coperta, & di fopra ui fi metta della terra, di- 4<* poi il giorno feguente Ila ftoperta , & fé nel uafo feranno goccie,& fudori quello luogo hauerà dell'acqua. Ap- pi-elio fé uno uafo fatto di Creta non cotta in quella caua con quella ragione fera coperto, & quel luogo hauerà del- l'acqua elTendo poi feoperto il uafo fera humido, & ancho fi difeioglierà dall'humcre, & fé in quella caua fi mettes ra una ciocca di lana,, & nel di feguente farà {truccata l'acqua di quella,dimoftrerà quel luogo hauer copia di acqua. Ne meno auuerrà fé ui fera acconcia una lucerna, 8c piena d'oglio, <5c accefa, & in quel luogo coperta, & nel di fe- guente non farà aftiugata, ma hauerà li auanzi dell'oglio, & del papero, & efla fi trouerà numida, darà fegno d'ab- bondanza d'acqua, perche ogni tepore à fé tira gli humori : Ancho,fe in quel luogo fera fatto fuoco, & molto ribal- data la terra, & adulta, & da fé fuftiterà un uapore nebulofo, quefto luogo hauerà dell'acqua. Poi che tai cofe in quello modo tentate feranno, & ritrouati i fegni fopraftritti, all'ho ra in quel luogo fi deue cauare il pozzo, & fé egli fi trouerà il capo dell'acqua, ancho più pozzi d'intorno lì deono cauare, & tutti per una caua in un luogo ftefio S° fi deono condurre » Argomenti del fìto,ejr forma del luogo.
Et quelle cofe ne i monti, nelle regioni Settentrionali fpeciaìmente fi deono cercare, perciò che in quelli, & più dolci,
& più fané, &; più copiofe fono le acque , imperoche fono riuolte dal corfo del Sole, & però in tai luoghi gli albe- ri fono fpesfi , & le felue, & i monti hanno l'ombre loro oftanti, che i raggi del Sole à terra dritti, non uenghino, ne postino aftiugare gli humori. Gli fpatrj ancho de i monti riceuono le pioggie, & per la fpellezza delle felue iui le neue da l'ombre de gli alberi, & dei monti lungamente fi conferuano, dapoi liquefatte colano per le uene della terra, & coli péruengono alle intime radici de i monti da gli quali erompeno gli feorrenti corfi de i fonti. Al con- trario ne i luoghi campeftri, & piani hauer non fi poffono le copie dell'acque, & fé pure fono, al meno mal fané fi trouano, perche il uehemente ìmpeto del Sole, perche ninna ombra gli olla. bogliendo afeiuga l'humore de i cam- 6o pij & fé iui fono acque appareti di quelle la fottilislima parte dalla fottile falubrità l'aere rimanendo, & leuando por ta nello impeto del cielo , & quelle ,.che dure fono , & grauisfime, & in fuaui, quelle (dico) laftiate fono ne i fonti campeftri. Non fempre la natura con larghi fiumi, con ffeftfe fonti, ò con aperti inditi] ci dimoflra l'abbonddnz* dell'acque, ma fpeffo tra le uifecre della
terra come fangue nelle uene raccoglie l'acque, er per luoghi afeofi, le conduce > però uolendo noi con induHria ritrouare quello, che la na- tura ci tiene afeofo, à quello prouede vitr. nel prefente luogo, er ci infegna à ritrouare gli indit'ij, quando la natura non ce li mofìraffe, ey 4 cauare i pozzi-, ne i quali è d'auuertire, che non fi trono, l'acqua, fé prima non fi uà tanto fotto, che ci ftia il letto del fiume fopra , er ol* tra di quefto ci uuoleindujiria per fuggir il pericolo, che il terreno non cada, ò che la ejfalatìone non ci offènda, perche bene ffefto dal ter* reno cauato efeono alcuni uenenofi, cj pejìifèri uapori, come ben fanno quelli, che cauano le minere, à i quali in quefto cafo fi deue di* mandar configlio, er vitr. con quefto ci conchiude il trattamento dell'inuentione dell'acque, %r Plinio, er Palladio, er molti altri fé ne 7* èanho feruito à punto di guàio libro, |
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e a p. it
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OTTAVO.
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l9ì
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GAP. IT. DELL'ACQ,VE DELLE PIOGGIE.
Qui tratta della natura dell'acque,er prima delle fiottane ,er poi dell'altre.
D V NQ.VE l'acqua dalle pioggie raccolta Cmigliore.&piu fana,impcrocIie prima da uapori più |
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fottili,& leggieri da tutte le fónti fi {teglie, dapoi per la comodone dello aere colandoli, <Sc disfacen
doli perle tempeftati ucrfo la terra dilcciide. Oltrachenó coli fpefio nei piani piotatomene imo ti,& alle fom«iità,perche gli humori la mattina dal nafcimento del Sole cómosfi, tifati dalla terra, in qualunque parte delcielo,che piegano fofpingono lo aere,dapoi quando-agitati fono, accio che non fidialuogo,che noto fia,tirano dopo fé Fonde dello aere,lcquali con prellezza,& forzagli uà no dietro, in quel mezzo lo aereprecipitofo fcacciando rhnmòre,che gli fra dinanzi in ogni luogo, fi che i loffi, gli impetijòc l'onde ancho de i uenti crefchino grandemente,per ilche poi gli huniori da i iteti fofpinti,ck infieme riftret ti per tutto portati fono,& dalle fonti de i fiumi, dalle paludi,& dal mai e,quando fono dal caldo del fole toccati fi ca uano,& à quello modo le nubi da terra fi leiiano,quefte rinforzate con lo aere, che fi inuoue, & ondeggia, quando perucngono a i luoghi alti, 5c rilettati, come fono! monti, perciò che in quelli impedimenti fieramente s'in* contrano, per efleie dalle procelle cacciati liquefacendoli fi dileguano , come grani, & pieni, chefono, & a quello anodo fopra la terra fidiffbndeno. Ma che i uapori, le nebbie, & gl'humori efcano dalla terra ; quella ragione ci |
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ra, indi lo aere fortemente dal. Sole rifcaklato con l'acque aflottigliate lena gli humori dalla terra. Appreflo la ragio *o
zie ancho prederemo l'elìcmpio, da i bagni perciò che ninna uolta, oue fono i caldai può liane re i fonti di fopra,ma il cielo,che è ini fabricato, per la bocca dal uapore dei fuoco rifcaldato lena l'acque da i pauimentì , & quella feco por ta nelle cu mature delle uolte,& iui fofpefà, & in pendente la tiene,perche il caldo uapora di Aia natura fempre in al to fi caccia?& da prima perche e fottiìe,& tiene nò fi nlafcza,ma poi,che piud'humore fé li aggiuge, & più denfo di-» uicnc.comc da maggior pelo granato no fi pu-o più ioltenere,ma gocciola fopra le tefte di chi fi lana; coli dalia frena cagione l'aere del cielo dal Soìerifcaldato,da tutti i luoghi a le tira gl'humori,6c quelli alle nubi raccoglie.Irnperòche coli la terra toccata dal femore màda fuori i uapori,come il corpo fiumano per lo caldo rilafcia il fudore,& eli ciò fede ci fanno i uenti,de i quali quelli,che fono da freddisiìme parti generati, come è Borea, & Tramontana fpirano nello aerefpirki attenuati per lo Lecco :ma l'O ftro,et gl'altri, che dal corlodel Sole prendono le forze loro humidisfimi ibno,& fempre feco portano le pioue,pcrche rifcaldati fi partono da regioni feruenti, & per tutto quali Ieuando fii= J» rano gli humori,& coli poi li difpergono alle parti fettentrionali.Ma che le predette cole a tal modo li fàcciano,prén deli argornento,& fede da i capi de fiumi,iquali nelle particolari deicrittioni de i luoghi depinti, & da molti ferirti .'* nei giro della terra la più parte,& i più grandi fi trottano ufeire dalle parti del fettenttione.Pruna nella India, il Gan ge,& lo Indo nafeono dal mòte Caucafo,nella Siria il Tigre, & lo £ifirate,nell>Afia,& nel Poto,il Boi iflene,ì'Hyfpa» in,la Tana,il Colchi,& il Phafi, Nella Gallia il Rodano,nella Borgogna il Reno ; di qua dalfAlps il 1 imauo, il Pò. nella Italia il Teuere;nella Maurafia,che da i no 11 ri è Mauritania nominata,dal monte Atlante il fiume Dyri,ilqua- le nato dalla parte fettcntrionale feorre di lungo per l'occidente al lago eptabolo,& mutando il nome Nigir fi dima* da,dipoi dal lago eptabolos fotto diferti monti paflando per i luoghi meridionali forge, c\ entra nella palude Goloe , ìatiualecircoiìdaMeroed^ntornOjChe è il regno degli Ethiopi meridianiyèt da quelle paludi raggirandoli per li fitt- ami Ailafoba, & Aftabora, & molti altri per li monti peruiene alla cattaratta,& da quella precipitandoli giugne tra 40 ìa Elephanticta,ÓC Sienc,& in Egitto trai campi di Thebe,& iui Milo fi chiama.Ma che dalla Mauritania nega il capo dei Nilo da quello fomrnamente fi conofce,che dall'altra parte del monte Atlante ci fono altri capi, che fiuirglianre* méte feorrendo nano all'Oceano occidentale,et iui nafeono grichneumoni , & i Cocourilli, & altre limili nature di beitie,& di pefei oltra gli Hipopotami.Quado adunque fia,che tutti igrandisfimi fiumi nelle defenttioni del inon- do ci parelio hauere origine dalle parti fettentrionali,& i campi Afiicani,iquali dalle parti meridiane fottopofri fo- no al corfo del Soie habbino in fatto nafeofi gli humori rari fiumi,& non molte fonti, refta,che molto migliori fi no nino i capidelle fonti,che alla Tramontana, & à Borea riguardano; fe'però in luogo pieno di folfo non fi abbattono, & che ci fia deli'allume,òdelbitume,imperochefi mutano aH'hora,& fuori mandano ò acque calde,ò fredde di catti no odore,& di trillo faporc,per che dell'acqua calda non è alcuna proprietà,ma quiido la fredda incorre in luogo ar dente,bolle,& nfcaldata molto fuori per le tiene efee fopra la terra,& però lungamente ftar non può, ma in poco te jo pò diueta fredda, imperoche fé di natura fua calda fune, il Aio calore non fi raflfreddercbbe;ma con tutto nò fé li ren de però, ne il colore,ne il fapore,nc l'odore di prima,perchc egli è già per la fua rarità intento,& mefcolato. Vttr. in qitefio luogo e chiaro,cj dice molte belle cofe,et ffyeciahnete parlando del fiume detto N igir, che hoggi fi chiami il fiume di S enega, che per Africa uà uerfo ponente neWOcceano,ilquak fa gli jìejìì effetti,cbeftil Nilo,crefce,etproduce gl'animali, che [oprati biilo fi uedono. Narrala generation* delle pi@ggk,er con ejjempllo iimofira, et parlatila generatone delle fòntì,er de 1 fiumi noi per diletto porremo qui |
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fotto 1 uerfi tratti delle noftre meteore.
Chiunque niega cheH ualor celefle
Formar non poffa la mondana ceri, Certo fua ment'è d'ignoranza uejìe. Et fel mio dir falda ragion auera
Spero moftrar, ch'il lume ,er l'influenza
E/ mouimento ban qui lor fòrza uera. Quando ch'il Sol da noi fa fua partenza »
Ouer ritorna ad albergar col fegno, in cui comincia a moftrar fua potenza €bi non conofee al uartar del fegno
Delle cofe uolubilt,er non uede Come facciati terrai'hor uoto,hor pregnoì Quani4 mostrar fua bella faccia riede
Non è fi arfìccto, ©" arido cefpugtìo Che non rinuerdi, ©" non ne faccia fide. Ma quando poi più bolle ti caldo Giuglio,
Ogni fement' al mkturar s'apprefla Ver far maggiorjogni nojìro pecuglio. D'indi trahendo la dorata crejla,
Lafaand' 1 nojin per contran alberghi,
; Gu U morte dell'anno è mamjrfta. |
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jNe fol par,ch'alia utta in alto s'erghì
O per morir fi pieghi ogni germoglio S'auuien che'l Sof ò qiuut,ò altrou'alberghi Ma quand' ancor fopr il celefle foglio
Alcun pianeta i dritti raggt iiibra, Ctibabbta uirtu contraria al freddo fcoglio. Ko« equalmente 1 primi corpi libra
Ma i due più lieui raddoppiando meue Con difeguale^cy fìemperata libra. Ma Saturn\ ey m er curio fan lor proue
■Contrarie à quelle,Cf fìmdo fopra noi fan che la terra,& lacqua fi rinoue, "Perche fiediè lor fòrza,& fredde poi
Sono le quahtatt inde cadute Per gì'burnii, er gelati influjit fuoi. fiati che nel ctel, ch'è padre di falute
Ar dar', ò gelo fia, come qui baffo, Ma perche tale fua fòrza,er uirtute. N* dietro però dei ttolger' il paffo,
Se dico gli elementi effer maggiori, Ver che ne in q.ie&o uerttì trapalo, €be fé del fuoco accrefeano gl'ardori
in una parte,poi neUaltra 4ono |
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£0
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7©
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Proportìo*
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L I B R Ò
Col fio morfo bramo fa, er l'arrogante
Mofca,.che fempre uuol iuncerlagiojira, Lo fentillar delie lucerne innante
Indino d'acqua copiofa porge, Et l'humido del muro arcoftante. Quando con men liquor,il fonte forge,
Et con corfo meri fòrt'il fiume mofjo , Vn buon giuditio del piouer s'accorge, Miltaltri fegm fon, che dir non poffó,
In breue /bacio, er da quei faui intefì, Ch'affatican del mar l'humido doffo, Molti ne fon d'agricoltori apprep ,
Et molti ancor dalie genti, che fanno L'ufanza j 0" i coturni de paefi, Ch'è manzi il (afa il fuc ceffo diranno.
CAPITOLO,
JJanima femplicetta, che difende
Dalla cekjt alla terrena jianza ,
Afjai meno,che prim'il uero apprende,
Perche diàolta dSa pnm' ufanza,
Rmckiufd come Danae hit fóndo Vate della mifemma ignoranza, il benigno fio padre, che nel mondo
Voile mandarla del fio amore accefo Si cangia in Oro luad',ey fjtcóndo, L'oro eì faper\ 0~ il bel nero intefo
Che dà benigno tnfluffo ntUa mente Fa ricco l'huomo foura Mida, ò Crtfo. cui perduto bene tra la gente Del fecolo fi trou\ cjr p racquiila , Ma non fenza fatica, ò ftudtc ardente, fseii'è la conofeenza alquanto mtjta
Da fantdfìme,cr fònne,che:4al fenfo Eafcono mnoi dall'udit', er la uifta Trouas' infine dallo fiuii immenfo
Cofi pur, er purgato l'intelletto Che rend' a Gwue Ihonpra.o cenfo Quefìo fi uede chiar da quel, chi ho detto
Ch'oltr il bel uer delle notine prime Da gl'accidenti nafee il uer concet;of Quejh n'han fatto con faenze opime
Tornar delle materie nelle quali La fòrza del calor uero s'imprime- l lampi, le Cornette,i fuochi tali
Per le cofe uifibih /e" fatti A* gl'intelletti de gl'humini eguali ' Et gl'humidi vapor'ancho fon tratti Ver l'accident'alla notitia mitra, Come fi fanno , C? come fin disfatti,, ■ Bor fegue quello,che mia mufamokra
Delh rugiada dir' ,'eydeUa brina Et del refìo conferiti à fìttili mofìra Dolce calor dalla luce diurna
Dolcemente un uapor Iteua dal piano
Nella parte deU'aer più ulema La notte col fuo freddo uelo, e piano
Skeftringue quel uapor, er queUmuoglie }n gocciole conuerfo à man' a mano Queffailberbette, ì i fior',CT alle fòglie
Tremolando s'accoéa, er nel mattino, 1 bei raggi del Sol, quel fbecekio accoglie Simil uapor7 fa il gelo mattutino
Ma per eh'il gelo, è piu potente ,ey forte
Però fi iìngne e dtuenta più fino, Spejfo fi fono le perfon'accorte
Ch'ai baffo la rugiada fi condenfa Per non effer calor ch'alto la por te\ Perche fedend'ì ddetteuol menfa
Ne bei prati la fera hanno fenjiito Che tal uapor di fatto fi dijbenfa,, il luogo, cr la jììgion fanno limito
A quefi'nnprejUpn , che ffejì' amaro Et jpefì ha dote' d gujto , cr faporit». tfhebbe già un cibo precios, er caro
Similaila rugiada , er per far fide Quanto può d cielo con minio chiaro * |
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Proportionatanieni' ancho minori,
Et queji' è di natura un largo dono,
Che quarta iuì ripiglia , qui ripone E in ciò concorda quell'eterno fuono. Via noi feguentPil uer della ragione
Già cominciata, altronde pialleremo Da far più fòrte noftra appetitone. Vedep adunque dal ualor fupremo
Del del tirarci in giro il fuoco, er l'ondi
E/ corpo, ch'è tra quejlo , er quell', ejiremo ìl calor grand' all'bor molto pm abbonda,
Quando la luna nella pari' oppojìa Al Sol dimoerà la fua faceta tonda, Vantichifiimo fptrto, che s'accofìa
Alla ruota maggior firma la terra, Che non riuolge ne lato ■, ne coBa, Et quel pianeta, ch'è [opra la guerra,
Odi cagien di nuoua marauiglia, Tra i primi corpi l'agguagliatila ferra.. Apprcffo ancor la nobile famiglia,
J metalli, le pietre ,& l'altre co fé Come propie richezze in guardia pigli4f Ne p puon dire le uiriutì afcpfe
Ne gli animai,nell'acque,a"nelle piante,
Ch'i marauiglia fon marauighofe, Lafciamo dunque à dietro il mondo errante,
Et feguitiam' à dir cloche da humore Si fa qua giù con apparenze tante, Surge da terra l'humido uapore
Tratto dal Sol' alla mcn calda iìanz*
E apoco apoco prende più uigore. E in quello ffitia fa gran raunanza
. Tanto, che fi condenfa, ey P rtjìrigne in folta nebbia, er di nera fembianza, il freddo e la cagion , che la co&rigne
Come fponga, che d'acqua piena fìa Spreme l'humor ,che la terra dipigne, Tal' hor minute fon le goccie in ma
Tal hor più graffe, come cbc'l fuggetta Più copiofo, ò meno fi difuia , Et fpepjO l'aer puro in fé njìretto
Da potenza fupern in pioggia uolto Acqua giù manda piena di diletto. Quejlo nel grembo della ter/ accolto
Pregna la rende ond'ella poi s'infiora, E in uerdeggiante gonna ha il fen in uolten Vcfcìa Vertunno^con Vomona,er flora
Et Padre Bacco , er nini'antichi numi, Lodati' il Sol, che p beW anno bonari M A quando l'aer riuers'i fuoi fiumi,
Come da i monti dcRe nubi aperte Con fpauentofì, e bombili cojlumi, Et fon le noci fmpitofe infitte
Del mormorar', e in ogni parte rugge
Con fiamme jbarfe, mobili, er incerte ; Ciò nafee dal foffiar, ch'intorno mugge
Et con gran fòrza induri il fvfco nembo 9 Ch 'impatiente del levarne fugge. Però fi uede hor angulofo, hor gembo
l'affetto della nube intorno cinta Da fi firoc\e impetuofo lembo, Ma perche fìa la mia ragion dipinta,
Dirò de fegni della pioggia, er quali Et quanti fon con maejìreuol tinta Chi lied' il fumo con fue turbid'ali
Salir' al Cielo, er apparir in fòrmi Di nebbia,ò di uapor i ò fumi tali, Può giudicar fenz'bauer altra norma
0e l'aer pregno à piouer s'apparecchi, Che raro in altra cofa fi trasforma. Quand'ancho dietro ì gfbumidi, e rubecchi
Vapor il Sol rojjeggu in oriente, Segnè di pioggia,ey di fuoi moki, fyeccbi» il gracidar della fa"goft gente
Et dalcun' .uccelletti il canto mojlra
la pia graffa ruggita efjer prefente» JJauida pecorài' ancho il 4imojir4
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HcSi <#/èrte piaggi* oue non uede
Hafccr herbette il Sol', ò forger fónte t Eli fati'un popol d'ogni cibo herede, Col gujlo /or', cr con /e «og/ie pronte
Vnefcti fol'haueua ogni fapore, Odi cos'incredibili, j?m cerere Er'«« j>4e/e o«'i/ di«trt /«ore
Conducsua li genia Dio diletta Sott'il ueftiUo d'un gran conduttore, in quell'in uece d'acqua pur\ey netta
Candido latte, ey dolce mei correi Ogni cofa in fuo grado era perfetta Ma giugner prima od andar fi douea
Senza fatica, ey camiti apro, ey pieno D'oggi difagio, ey mal non fi patea, lì popol fi fentiua uenir meno
Et della uit', ey delle fue fheranze,
Et ài mal dire non haueua freno il capitano alle celefie fianze
Gl'occhi, ey le palme humilmente uolgenio
fregò fecondo le fue antiche ufanze Padre ( dieta ) del cel fé ben comprendo
Uauer condotta la tua gente in loco, Oue la morte fenza te n'attendo Tu, che partijìì gl'elementi, e al foco
Seggio fublime, ey più capace defeì El troppo al mezzo redueejli, el posi Vario confido ne i mei noti honefn
Che fon fèndati nelle tue promeffe, Che gratti no8.ro mais non haurefii Mìco fon quelle genti ,eyio con effe
Efje alia mìa, er io jio alla, tua noce. Voce,che {la nelle tue uoglie Beffe. Ecco Fafbro fender quanto li noce,
Quant'è perror fallace delle Brade, Quant'è la fame indomita, ey dfroce. Tu feì la uia, tu fei la ueritade
Tu fei la ulta, però dolce padre Mfiflraci il iter camino per pleiade „ Forg'il àbo bramato alle tue fquadre ,
Et fa, che fi comprenda, che ne fei Preferite con queB'opere leggiadre. Vài la uoce il padre de gli Dei
Del capitan fedele, ey fuo gran duolo,
Mostrò quant'ama i buon', ZT odia i rei fero chiamand'il fuo beato Buolo
Ciucilo, di il fuo uoler' in terra fyiega s
E innant'ogn'bor li jla con dolce uolo. piffdì poi ch'ai giufio non fi niega
Gìufta dimanda, hor git'oue fi ferua lìambrofia noftra, el nettare fi lega Net uas eterni, in eterna conferua,
Di quelli [opra la difetta piaggia Ou'U popolo mio la fame fnerua, Tanta dal Cel per ogni uerfo caggia ,
Cliogtiun'il feno fi riempì, ey goda Ne ui fio. tribù, eli in copia non haggia t Eccuna fchiera dì quei fpirti fnoda
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he celefli uiuande giù dal cielo,
Viouen quell'efca, per eh'ognun la roda. L'afflitta turba, che dal chiaro uelo
Del bel feren intorno, uede ey mira Scender' il dolc, ey trapparente gelo Defiofa la coglie,'& poti giù l'ira,
Che la fame notrìfee, ey fene fatia Con marauìglìa ,ey quanto puorejpira. L'alto Bupor di cofì rara grada
Conduc a dir' ogn'un,chc cos'è queBat
Qual bocca non fia (lanca pria ,che fatiat La uoglia ogni fapor' in quella dejla
Però fene content'ognì palato, Ogni gujlo s'acquet', ey fene reBa 'Benedetto fui Ciel, che ciò n'ha dato ,
Et fé ben quella uolta fu corte fé, Qualche parte però n'anchor lafciato. M4 ben benìgn'è Varia in quel paefe,
Che ciò ne manda per fanar gl'inférmi Di uari nidi /or', ey u&rie offefe Ma qui conuìen co'l mìo cantar fi fermi.
Conili calor delle foperne jfere
Leti il uapor dalla terrena [cor za, Detto s'è prima con fentenze uere. Là bianca neue il uemo s'inforza,
Come fitol far la fiate la tempefea, in cui air tu maggior fi mofira, ey fòrza Mumid', ey caldo fumo al Ciel fi dejla
Et nella mezza regicn s'innalza RìBrett'ìn nube chiar; ey manìfifla. QiteW il uapor dchkmtut'inalza,
Che per effer fottìi, è già difhtrfo Come candida lana fi dtfcalza. .Onde s'imbianca tutto l'uniuerfo,
L'aere pregno d'ogni intorno fiocca Le bianche falde deU'humor confperfo Ma con più furia, cr più durezza tacci
La grandine gelai'i tetti, eyi colmi, Et con horror, cr ftrepito trabocca Or,ds fi fyezzan con le ulti gli olmi
Le bìad' a t&ra uanno con durezza, Del gelido criflal ch'i dirlo duolmi Muor'ogni pianfalla temperie dimezza ,..,..';'.
El contadìn di fue jferanze cade, Ne più fé fléfs',ò fua famiglia apprezza» Quefto ftranaccidente alhor accade,
Quand'ha più firz'il Sol, però ch'ei lieua
Vhumor in altre più fredde contrade. Che non fon queU',cue fi fa la neua,
La brin, ey la rugiada fòrza piglia Ver \qmfio, ey quel contrario, che laggreui Ne di ciò prender dei più marauiglia,
Perche l'efiate, più che'l uemo gela. La region où'il uapor s'appiglia Ardon gl'ejìrem', el mezo fi congela,
Ne potendo fuggir' i fuoi nemici |
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Rtfìrett'in fé medejìmo fi cela.
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£AP. III. DELL'ACQUE CALDE,ET CHE FORZE HANNO DA DIVERSI ME-
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TALLI D'ONDE ESCONO, ET DELLA NATVRA DI VARII
FONTI, LAGHI, ET FIVMARE. O N O alcune fonti ancora cald.e,dalle quali n'efee acqua di ottimo fapore, laquale nei bere e cofì
foaue, che non fi difidera quella delle fonti Camene,nè la furgente Martia. Ma quelle da efìà natii ra a quella guifa fi fanno.Quando di entro la terra per lo allume,ò per lo bitume, ò folfo fi.accende il fuoco mediantel'ardore,la terra,che è d'intorno à quello bianca, & roliente diuiene, ma fopra di fé alla fuperficie della terra manda fuori il feruido iiapore,& coli fé alcune fonti in quei luoghi,che fono di fopra,nafcono di acque dolci offefe,& rincontrate da quel uapore bpgliono tra le viene, & in quello modo efeono fuori, fenza che illoro uapore fi guafti. §ono ancho di non buono fapore, & odore alcune fonti fredde, lequali da luoghi inferiori drento la terra nafcen- 70 do pallino per luoghi ardenti,& da queftj partendofi,& tracorrendo per lungo fpatio della terra raffreddati uengo- no di fopra con l,odore,fapore,& colore guafto,& corrotto come fi uede nella uia Tiburtina il fiume Albula, & nel piano Ardeatino le fonti fredde,che folforate fi' chiamano dello fteflo odore,& coli fi uede in altri luoghi fimigiiaa- ci,ma quelle tutto,che fredde fiano pareno però bollire, percioche auuienej che incontrandoli di fotto profondarne te in luoghi alti offefi dairhumore,& dal fuoco,che tra fé conuengono,con grande,& uehemente ftrepito in fé forti. Se gagliardi fpkiti uanno riceuendo, & cofi gonfi per la forza del uento,& sforzati bogliedo fpelTo fuori efceno del O ii le fonti
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LIBRO
le fonti loro j vài "il «fittile fonti., che apèrte non folio; ma onero da fafsi,ouero da qualche altri uiolènza ritenuti
fono à i grandi, & rilettati grumi Éi terra, & però grandemente fi inganna,ehiunque pénfa di hauere i capi delk fon- ti, quando aprono' loro le grandi Ih fife là quella altezza, che fono i grumi.; imperò fi come ùtì uafo di ram e non ripie- no fino all'orlo fiib,ìaà che riabbia la mi fura dell'acqua fecondo la fua capaeità,didue delle tré parti quando il filò co per chic dal gran femore del fuoco toccato uiène forza l'acqua à rifcaldarfi bene, & quella per la fua naturale' rarità ri ce uendo in fé la gagliarda enfiagione del caldo,non folo riempie il uafo',ma co gli fpiriti fuoi alzado il coperchio,& u feendo traboecà,ma leuato il coperchio, & e'flàlati i fuoi bogiimèti nello aperto aere torna di ntiouo al luogo fuo, al fimigliante modo quei capi delle fonti, quando fono per le ftretteZzè compresfi, cSc riftretti,con grande impeto uengono di fopra gli {"piriti dell'acqua, ma -tanto'fto,che riaperti,& rillargati fono uotati per la rarità,che nel liquore premile rifeggono, & tornano: nella proprietà del fuo giuilo pefo. Ma ogni acqua calda per quello e atta alle medici io ne,perciò che ricotta delle colè precedènte riceue altra uirtute all'ufo humano ; perciò chèle fonti fulfuree riftora- no le fatiche de nerui,rifcaldando,& nicchiando con il lord calore i trilli humori da i corpi ; Ma le fonti,che hanno dell'aliume,quandd riceueno alcuni corpi dalla paralyfi difciolti,ouero da qualche sforzeuòle infermità mantenerla 4d il refrigèrio per le aperte tiene ri dorano con forza cetraria del caldo,ck cofi continuando per quedo i corpi fono remes fi nell'antica cura delk loro membra; Finalmente oue fono le a eque, che tengono del bitume gli huomini pof fonò purgare i difetti, che hanno dentro i corpi loro beuèndone,& à quefto modo medicarli. Emù ancho una forte di acqua fredda nitrofa coinè à Penna,à Veftina, à Cotiho,& in altri luoghi fimili,che beuendone alcuno fi purga,et per lo uéntre panando mihuifcc,& feema la gofiezza delle ftrume.Ma doue fi caua ì'oro,& l'argeto,il ferro, il fame, il piòbo,& altre fimiglianti cofe alle dette ini, fi trottano molte fonti ma, fono fommamente diiettofé,perciò che ha no i uitrj'contrari à quell'acque caide,che uengono dal folfo,dallo allumerò dal bitume,6c fanno quello , che beuute 20 quando entrano nel corporee nano per le ueue toccano i Meriti, et le giuture,& quelli infiadogl'indurano i nerui. A=> dunque per la enfiagione gonfiati per longo fi ritirano, & cofi fanno gli huomini dogliofi ò per male di nertti, ò per le podagfe,perché hàno le fottigliezze de le uene foro mefeolate di cole durisfime>fpefie,& frèddisfime, Vnaltfa for tedi acq il troua,laquale ao hauedo à baftàza le fue uene chiare co la fpumà fua nuota come fiore nella fommità fimi le al colore d'un uetropurpureo.Qu^eftecofemirabilmeteauuertitefono^&cófideratein Athcne,perche ini da fimi li luOghi,oc fonti,& in Alli,& al porto Pireo fono códotte le furgeti canne,et di quelle ninno ne bene per quella cau fa,ma bene fé ne ferueuo per lauare,et per altre bifogna,et beueno de i pozzi,et cofi fchiuano 1 diffètti di quelle lòti. tìermoko nelle cctjligatìoni di PILah.del.) 1.legge non,er in Ajli, adportu Pire£ti,ma Majli ufque ad portii Pire£ii,et dice,che JAaftifono det
te altraméts,'ntam£, etpapill£,et ubera, quajì maineìk p lequali uégano l'acque, biche ancho fatua la prima lettione,et p Ajìi intède Athene. Ma à Troezzeno ciò non fi può fuggire pèrche iui altra forte di acque nò fi ti ona^fe non quella,che hanno i Cibdeli,& j<*
però in quella città ò tutti,òla maggior parte fono ne i piedi cagioneuoli.Ma in Tarfo città di Cilicia trouafi un fiu- me nominato CydnOs, nekjuale i podagrofi tenédo le gàbe à molle fono folleuati daldoloré.Oltra le dette cofe mola te altre genera tioni di acque fi trouanO,che hàno le fue (pprietà,come in Sicilia il fiume H)rriiera,ilqle ufeito dalla fò te in due rami fi parte,& quel ramo,che fi (lede corredo uerfo il mòteEthna,perciò ch'egli pafla per terreno di fucco dolce,egli è di gradisfima dokeza,l'altrO ramo,che corre per quel piano doue fi caua il'fale,è di fapor falfo.Similmetc à Parètonio,& la doue è il uiaggio ad riamane, & al Cafsio all'Egitto fonò laghi paluftri di maniera falfi,che disopra hàno il fale cògelato.Sono appretto in molti altri luoghi,& fonti,tk fiumi j & laghi, iquali panando oltra le cauc dèi fale neceilariameiitc diueittano falati,altri penetrado per le tiene grafie della terra come unti d'oglio efeono fuori co me è à Soli càftcilo della Cilicia il fiume Lipari nominato, nelquale chiunque fi laua,ò nuota fi ungne dall'acqua,& cofi nella Ethiopia fi troua un lago,che ugne gli huommi,che in eflo nuotano;8c in India ce n'è uno,che quado il eie 40 lo è fcreno mada una gran qntità di oglio. Ancora à Cartagine è una fonte fopra là quale nuota Foglio di odore come una feorza di cedro,del qual'oglio è ufanza di ugnerò le pecoreJal Zate,et intorno à Durazzo,& Apollonia fono fon ti,che infieme con l'acqua uomitano grà moltitudine di pecejà Babilonia è un grandisfimo lago,che fi chiama la pa* inde Afphaltite,ha di fopra il liquido bitumè,ehe nnota,delqual bitume,& di pietra cotta fabricatone il muro Semi miramis cinfe la gran Babilonia,cofi in loppe nella Syria,& nell'Arabia de Numidi fi trouano laghi di fmifurata grà dezza,ic]iiali mandano fuori sran malie di bitume, che fono poi tolte dalli habitatori di quei luoghi.Ma ciò nò è ma rauigliofo,perciò che in quei fono molte pèttraie di duro bitume.Quando adunque l'acqua rompe fuori per la terra bituminola feco ne porta,& quado che ella è ufeita fuori della terra fi fceglie,& cofi da fé fcaccia il bitume,& cofi au cho nella Cappadocia nella uia,ché è traMazzaca,& TuanaJl troua un grà lago,nelquale fé una parte di cane, ò d'ai tra cofa è pofta détro, & il feguéte giorno canata quella parte,che fera ftata cauata fi trouérà di pietra,reftàdo l'altra $0 parte,che nò haufcrà toccato l'acqua nella fua <ppria natura. Allo fteiTo modo à Hieropoli della Frigia bolle una mol titudinèd'acqua càlda^dellaquale fé nemanda per le fofle d'intorno agli horti,& alle uignè.Qtiefta à capo d'ano dine ta iuta crolla di pietra , & cèfi ogni tati anni gli habitatori di quei paefi facendo i margini di terra dalla deftra,& dal- la finiilra,ui lafciaìio andare quelle acque^ck con quelle crofte fanno le fiepi de i campi loro;& quefto pare,che natu- ralmente fatto fia,pèrciO che in quei luoghi,& in quella terracotte nafee quel fucco ci Ila fotto una,qualità limile al la natura del coagolò. Dipoi quando la forza mefcolata efee di fopra per le fonti fue, è sforzata riftrign erfi, & appi* gliarfi dal folé,& dalla calidità delfaere,come fi uede ne i piani delle faline.Sono appreflo fonti molto amari nafecnti da amaro fucco della ten-a^corne nel Ponto è il fiume Hypanis,ilquale dal fuo capo per quaranta miglia feorre co ac qua di dolcisfimo fapore,dipoi quando giugne al luogo,che dalla foce fua è lontano cetOj & fefilinta miglia, co quel lo fi mcfcola un fonticcUo be piccolo? Quello fonticelio,quando entra nel detto fiume,all'hora fa,che tanta quan ti- 60 ta di acque diuenta amara,pèrcioche per quella forte di terra,& per quelle uene,dallequali fi caua la Sandaraca uf ce do quell'acqua amara diuiene, oc tutte quelle cofe da difsimigliati fapori prefi dalla proprietà del terreno per doue paflanO,chiaraméte fi fano,come appare ne i frutti,imperoche fé le ràdici de gli àlberi,ò delle uiti,ò dell*altre feméze màdallero i frutti prèdédo il fucco nò dalle proprietà del terreno,fenza dubbio il fapor di tutti in ogni luogo,& in o- gni parte farebbe d'una iftefla natura^ma uedemo pure,che l'Ifola di Lesbo fa il uino protropo, Meonia il nino det to Catacecaumenite,& Lidia il Merito, & Sicilia il Mamertino, Campagna il Falerno , Terracina ,& Fondi iCe* cubi,& in molti altri luoghi di innumerabil moltitudine, Se uarietà generarli le forté,& le forze de i uini, lequali lion altraméti pollano eflTer prodotte,fé non quando l'humore terreno con le fue proprietà de i fapori infnfo nelle ra dici,nutte,& pafee la materia, per laquale ufeendo alia cima diffóde il faporedel frutto propio delluogo,& della for te filatelie fé la terra nò fuiTe djifiniile, & diftinta di uàrieta d'humori,non farebbeno in Siria,& in Arabia nelle cane, 79 Se ne i giùchi,& nelle herbe gii odori folaméte,ne ancho gli alberi,che ci dàno l'incéfo,ne quelle terre ci dariano i gra ni del pepe,nè le glebe della mirra, riè a Cirene nelle bacchette nafcerebbeillail€re,'ma in tutte le regioni della terra, . et in tutti i luoghi tutte le cofe d'una fteflà natura fi ,pdurrebbeno,ma fecòdo quelle diuerfità in uarrj luoghi,et paefi la inclinatione del mòdo, & lo impeto del Sole ò più prefib ò più lòtano facédo il corfo fuo genera tali humori di que da nàtuf à,& quelle qualità nò folamete in quelle cofo fi uedeuo,ma nelle pecore, & negli armenti, & tai cofe non fi Farebbeno disiimigliànza fé le propietà di ciafeun terrenno in paefi diuerfi alia uirtu del Sole nò fuflero temperate. |
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Perche nella Beotia e il fiume Cephifo , oc il fiume detto Melas, & tra i Lucani il Grate, à Troia il Xanto,& ne i cara
pi dei Clazomeni, & di Erithrei,& di Laodicefi fono fonti,ck fiumi,alliquali quado le pecore à fuoi tempi dell'anno s'apparecchiano à concepere il parto, ogni giorno à bere à quei luoghi fon cacciate, & da quello è, che auegna,che fìc no bianche,nictedimcno parturifcono in alcuni luoghi gli ammali grigi,in alcuni neri,in alcuni del colore del corno «Secoli quando la propietà del liquore entra nel corpo dentro uà feminala qualità mefcolata fecondo la natura fua, perche adonque ne i campi Troiani nafeono preiTo al fiume gli armenti ruffi, Se le pecore grigie, però fi dice che li lliefi hanno chiamato quel fiume Xaufo. Trouàfì ancho alcune acque mortifere, lequali pattando per un fuo- co malefico della terra, rkeuono in fé la forza del uekno, fi come fi dice d'una fonte di Terracina,laquale Nettuno fi nominaua,dellaquale chiunque per in auertenza ne beueua, era della ulta prillato, per laqual cofa dicefi , che gli antichi la otturorno, & appretlo dei Greci in Thracia è un lago, che non folamente fa morire chi di quello ne bene, *o ma anche ciafcuno,che ini fi bagna.Similmcte in Teffalia è una fonte,che feorre, della quale nò ne gufta alcuno ani male,ne altra forte di beftia fi le auicina,appreffo quella fonte è un'arbore di color purpureo'}& co fi nella Macedonia la doue è fcpulto Euripide dalla delira,& dalla finiftra del monumeto due riui cócorreno in uno,iui dall'una parte fé dendo i pafiaggàcri per la bota dell'acque Cogliono mangiaremia al riuo,chè è dall'altra parte del monumeto ninno s'approsfima, perche egli fi dice, ch'egli ha l'acqua fua mortifera,^: pcftilete. Appretto fi troua ancho in Arcadia No fiacri nominato paefe,chc ne i moti ha freddisfirne acque da i fasfì ftillanti, & quell'acqua cofi fredda è detta Stygos, oc quefta ne in argeto,ne in rame,ne in ferro può effer tenuta perche in ogni uafo di tal materie cópofto per quell'ac- qua fi disfipa,& difciogliejma per cóferuare,& tenere quell'acqua non e cofa, che fia buona fé non un ugna di mulo; quell'acqua fi dice ellere fiata mandata da Antipatro nella prouincia,doue Aleliandro fi trouaua per lolla fuo figluo ìo,& da lui con quell'acque fi fcriue effer flato ammazzato il Re. A quefto modo nelle Alpi,doue è il regno di Cotto, zo . è un'acqua,che chi la gufta di fatto cade.Ma nel capo Falifco alla uia Campana nel piano di Cornerò è un bofeo, nel quale nafee una fóte,doue appareno gli osfi di bifcie,& di lacerte,& di altri ferpeti giacere. Ancora fono alcune uene acide di fonti, come à Lyncefte,& Italia a Vircna,in Campagna a Thiano,& in molti altri luoghi,che hano tal uirtù .che beuute rompeno le pietre nelle uifciche,,che nafeono ne i corpi humani,& ciò farfi naturalmete appare per que* ita caufa, che il fucco acre, & acido Ila fotto quefta tena,per la quale ufeendo le uene s'intingono di quella acrezza, & cofi quando fono entrate nel corpo dissipano quelle cofe,che trouano effer fiate generate,<Sc accrefeiute dalla fuf- fidétia dell'acqua.Ma perche caufa dalle cofe acide difciolte,& partite fieno tal pietre,noi potemo auuertir da quello che fé alcuno porrà un'ouo nel'aceto, & lo ìafeera iógamente,la feorza fua diuetera molle,& fi difciogliera.Similme- te fé il piombo,che è lentisfimo,& di già pefo fera pollo fopra un uafo,che dentro riabbia dello aceto, & che il uafo iìa beitcoparto,&otturato,òillotatoauuerra,cheilp/ombo fi disfara,& fi farà la biacca. Conleftesfi ragioni fé del ?o rame,che pure è di più foda natura,che il piombo,fi farà la medefima proua,egli certamete fi disfara,& il werde rame, ò la fua rusrsrine ne caueremo.Cofi la Perla,& il Silice,che per fèrro, ò per fuoco folo non fi può disfare, quando dal fuoco farà rifcaldata,& fpar foni fopra dell'aceto,!! difciogìierà,& romperà preftamete. Quando adunque uediamo tai cofe effer fatte dinanzi a gli occhi noftri,potemo difeorrere, per la fortezza del fucco con le cofe acide poterli cu* rare quelli,c-he fentono del mal di pietra. Sonoui oltra di quefto ancho delie fonti mefcolate come col nino, fi come n'è una nella Paphlagonia,deHa quale chiunque ne beue^ebro fenza nino diuenta.Ma appretto gli Equicoli in Italia '<k nelle Alpi, nella natione de Medulli fi troua una forte di acqua, di cui,chi ne bene diuienegozzuto, & in Arcadia e una citta non ignobile di Clitoro,ne cui campi è una Spilonca,dallaquale efee un'acqua, che rende i beuitori abite- rai] , à quella fonte à uno Epigramma fcolpito in pietra di quefto fentimento in uerfi greci,che quell'acqua no è buo na per lauarfi dentro, & è ancho nemica alle uite, concio fia, che appretto quella fonte Melampo con facrifici purga 45» to haueffe la rabbia delle figlie di Proteo, & ritornato haueffe le menti di quelle Vergini nella priftina fanita , lo Epigramma è qui fotto fcritto . |
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Faggi U fonte mia ch'odia k uite
Per ciò ch'in queWogni bruttezza fciolfe
Melampo delle figlie inacerbite Di Preto quando d'Argo fi viuolfe
Verfo D'Arcadia le dure falìte Ogni fordìda cofa qui rauolfe
Mt l'attuffò con l'altre cosimmonde Nel mezo deUe mie già limpid'onie.
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& e te Pa fior'al fonte di Clitoro
Et la tua greggia ardente fete fprona
Su'l mezzo giorno porgine riftoro Col. cera quella, & alla tua perfona
Anco la ferm'al diletteuolChoro Delle Naiade,è a quella piacer dona
Ma per lauarti non entrar nell'acque / S'il ber del uino giamai non ti fpjicqiie.
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Trouafi nell'Ifola Chios fonte di natura, che fa pazzi, chi ne bene per inauuertenza, & ini é fcolpito un'epigramma
di quefto tenore, che l'acqua di quella fonte è dolce, ma chi ne beuera è per haucre 1 fentimenti di pietra, §c 1 uerfi fon quelli. Frefche fon le jni'acque, & dolci a bere
Ma poi che n'hauerai tu qui beuto Di pietra ti conuien la mente hauere _ ^
A Sufemel qua! paefe è il regno de ì Perfi,trouafi uno fonticello di ,cui,chi ne bee perde 1 denti,& in quello e fentto uno
Epig'ramma,che fignifica'quefta fentenza buona effer l'acqua per bagnarfi.ma fé alcuno di effa ne beuera caderangh |
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h denti delle radici, di quello Epigramma i uerfi fon greci. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
O paffeggier uedi quell'acque horrende Licito è hauerne folo per lauarti.
Ma s'il freddo liquor nel uentre feende Se ben le fomme labra uoi toccarti
Prefto uedrai iettar orfane, & priue Di denti, che nandran le tue gingiué.
GAP. UH DELLA PROPIETA D'ALCVNI LVOGHI ET FONTI.
ONO ancho in alcuni luoghi propieta di fonti, che fanno, che chi nafee in que luoghi fiano di uo
ce mirabili a cantare,come mTharfo,& a Magnefia,& in altre limili regioni,& è ancho Zama citta 7© di Affrka,iÌ cui circuito il Re Iuba cinfe di doppio muro,& iui fi febricò la cafa regale,da quella mi- glia uenti e il cartello Ifmue.di cui le parti del territorio fono chiufe da incredibili propieta di nata ra,peroche effendo TAffrica madre,& nutrice di fiere beftie,& fpecialmete di ferpenti,ne i campi di qriel cartella niuna ne nafce,&fe alcuna uolta per cafo iui è portataci fubito fé ne muore,ne folamg t« quello Alili uede,ma ancho fé da quei luoghi,altroue la terra farà portata,fara il fimile.Quefta forte di terreno di- cefi effere alle Ifole Balcari}ma quella terra ha un'altra uirtu più maramgliofa,la quale cofi effere ho intelo.L. Uiuho |
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figliuolo di Masfinifli militò col padre Cef. quefti meco alloggio,per ilcbemi era neceflirio nello fìare,& uiuere in-
fieme ragionar' alcuna cofa,in quefto mezzo eflendo tra noi caduto ragionamento della forza dell'acqua,& delle fu e nirtuti, egli mi diffe e (Ter in quella terra fonti di natura tale,che quelli,cheiui nafceuano,uoci ottime per cantare ha u'euano,& per quella ragione fempre mai cóprauano i fcrui oltramarini belli,& le garzone da marito,& quelle infie- me poneuano,accioche quelli,che da loro nafctllero no folo haueflero bona noce, ma fuiler di belleza n5 inuenufta. Quando adunque per natura tanta uarietààdiuerfi luoghi diftribuita fiacche il corpo fiumano è in qualche parte terreno,& in elfo molte forti d'humore fi trouino, come del fangue del latte, del fudore, dell'orina, delle lagrime fé in fi poca particella di terreno,!! trema tante diuerfità di fapori,non e da marauigliarci fé in tanta grandezza di ter- ra fi trouano innumerabili uarietà di fughi,per le tiene delle quali la forza dell'acqua penetrando mefcolata uegna al l'ufcire delle fonti, & cofi da quello fi faccia diuerfi,<3c difeguali fonti nelle propie forti per la differenza de i luoghi, io & per la difaguaglianza de i paefi, & per le diffimiglianti propietà di terreni. Delle cofe fopradette fono alcune, che io da me ho uedute, & confiderate, ma le altre ne i libri greci ho ritrouate fcritte, de i qtiai ferirti gli authori fono Theophrafto,Timeo,Posfidonio,Hcgefia,Herodoto, Ariftide,Methodoro, iquali con grande nigilanza, & infinito fiudio dichiarato hanno le propietà de iluoghi,leuirtù dell'acque , le qualità de i paefi eiferà quefto modo partite dalla inclinatione del cielo. Di quefti authori feguendo io i cominciamenti,ò trattameti,ho fcritto in quefto libro, quello, che ho penfato effere à fufficienza con la propietà dell'acque,accioche più facilmente da tai preferitti gli huo mini eleggino le fonti,con le quali posfmo all'ufo fiumano condurre le furgenti acque alle città, & alli tenitori. Per- che tra tutte le cofe pare,che ninna riabbia tante necessitati alFufo,quanto ha l'acqua,imperoche fé la natura di tutti gli animali farà prillata del grano,del}e piante della carne,della pefcaggione,oucro tifando ciafeuna dell'altre cofe,peE effa potrà difendere la uita fua,ma fenza l'acque, ne il corpo de gli animali, ne alcuna uirtù di cibo può nafeere, ne fo so ftentarfi,ne effere apparecchiata, per delie egli fi deue con gran diligenza, & induftria cercare,& eleggere le fonti al la falubrità dell'humana uita. T>apoi,che fi fono Vacque ritrouate, era neceffario proudrle, cr eleggerle, ma per che la elettione prefuppone più cofe propone, acciò che di tutte la meglio fi cani, però Vitr. doppola inuentione ci ha propcfto innanzi diuerfe qualità,^ nature di acque, accwcke p.oì di quelle fi elegga il meglio, la onde bora uiene atte efèerienze, V proue dell acque. GAP. V. DE GLI ESPERIMENTI DELL'ACCA.
E efperienze,& prone delle fonti in quello modo fi procacciano.Se feranno correnti, & aperto, pri
ma,cfie fi dia principio à condurle deono efler guardati,& molto beneconfiderati,i circonftanti à 30 quelle fonti di che corporatura fieno,cfc fé eglino fi-troueràno efler gagliardi di corpo, & chiari di co lore, ne haueràno le gambe cagioneuoli, ne gli occhi lippi,certamente le fonti faranno approuate molto. Similmente fedi nuouo farà una fonte canata, & porto dell'acqua fu a in un uafo di rame co rinthio, ò d'altra forte,che fia di buon rame,& quell'acqua fparfa non macchierà,fenza dubbio ella farà ottima, & cofi fé in un bronzino farà pofta à bollire, & poi lafciata ripofare, & dar giù, <3c nel fondo non lafce rà Parena,ò fondacchio certamente quell'acqua farà prouata. A Ho ifteflo modo fé i legumi in un uafo con quell'ac- qua fi porranno al fuoco, & pretto fi cuoceràno,fi prenderà argomento,che quell'acqua farà buona,& fana,& cofi niente manco di argomento fi prenderà, fé l'acqua della fonte farà limpida, & molto lucida, & fé douunque ella an- dra,nò fi uedrà il ninfeo, ne ni nafeerà il giunco , ne ad alcuno modo è luogo farà macchiato, ò fporcato, ma fi fera chiaro, puro, & bello, alla uifta dimoftrerà con quefti fegni, che l'acqua farà lottile, & di foni ma bontà. 40 Ritrouala, er eletta Vaccina è neceffario condurla, ma perche nel condurla^ neceffario, che l'acqua difeenda, er tiéngafecondo ilfuo corfo na
turale al determinato luogo , però acciò che queflo fi efhedifca bene Vitr. ci da la forma di molti jìrumenti da liueìlare le acque, er fra moU ti ne elegge uno, come piuficuro,z? di quefl e la forma intera, fi ueira chiara nella figura; Liueliare,adunque altro non e, che prendete l'alt tezz* del luogo, doue l'acqua fi troua, er compararla con l'altezza del luogo,doue ella fi ha da condurre. GAP. VI. DEL CONDVRRE, ET LIVELLARE L'ACQVE ET DE
GLI STRVMENTI BVONI A TALI EFFETTI. ORA del condurre le acque allehabitationi, & alla città,come lare acconciamente fi deono,dimo
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sms—SF^Tt^-ES—ni
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ftrerò chiaramente. Di quefto la prima ragione e il liuello. Qjuefti fi fuol fare co tali ftrumenti,con $0
lo traguardo, con ì liuelli da acqua, & con quello ftrumento,che fi chiama Cherobate, & con que* ito più diligentemente, & fecuramente fi liuella, perche il traguardo, & il liuello acquario falla. Il Chorobate è una riga lunga piedi.X X. La quale ha le braccia piegate da i capi egualmente fatte, & appofte alle tefte della riga à fquadra,& tra la regola, & le dette braccia da i Cardini attaccati fono alcuni traueriijche nano li fili dritti à pióbo,& da ciafeuna parte i piombi pedenti dalla riga,iquali quando la riga fa rà fitta, &drizzata,& con quella toccheranno egualmente le linee della deferittione, dimostreranno effere pofte giuftamente à liuello.Ma fé il uento rimpedirà,& per lo mouimento non potranno effe linee dimoftrare il uero, al* Ihora farà bifogno, che habbino di fopra un canale longo piedi cinque, largo uno dito, alto un dito,& m ezzo, & in. elfo fia l'acqua infufa, & fé l'acqua del canale egualmente toccherà di fopra la libra, all'hora faprai eflerebene liuella ta; & cofi quando con quello Chorobate farà liuellato, fi faprà quanto hauerà di altezza. Ma chi leggerà i libri di 60 Archimede forfè dirà, che non fi può drittamente liueìlare l'acque,percio che à lui piace,che l'acqua no fia piana, ma di figura Sferica, & ini hanere il centro fuo,doue il mondo ha il fuo,ma quefto è uero fia l'acqua piana , ò fpheria, ne ceifariamentc i capi del canale della riga egualmente foiterranno l'acqua, che fe'l canale farà piegato in una parte,nó ha dubio, che la parte più alta non fia, per hauer l'acqua della riga del canalealla bocca. Perciò che eglic neceffario, che doue l'acqua fia infufa, habbia nel mezzo la gonfiezza, & la curuatura, ma i capi dalla deftra, & dalla finiftra fa ranno egualmente librati.La figura del Chorobate farà deferitta nel fine del libro, & fé egli farà la cima, ò l'altezza grande più facile farà il decorfo dell'acqua, ma fé gli fpatfj faranno lacunofi,bifogna prouederli co i muretti difetto. Se uuoì condur t acqua auuertirai, che il luogo, alquale tu le uuoi condurrcela fempre più baffo, the il luogo dal quale tu le conduci. Puonti adunque a pie del fonte, er guarda per li traguardi del tuo quadrante al luogo desinato, in modo però, cheilpiombo cadagiu dritto aUd linea dell'Orizonte, fé la uifta ti condurrà fopra ti luogo desinato fappi,che l'acqua fi potrà condurre, altrimenti non fi può, ma fé da rupi, ò 70 monti juffe impeditala tua uifta farai moki fegni, CT dall'uno all'altro mirando fempre al fopra detto modo,tantoanderai manzi, che da uno de i detti luoghi potrai uedere il luogo,delquale prima nò hmeui utiuta,come la prefente figura qui iimojìra, nel rejìo il liuettare dell'acque e d nofìri Tempi ben conofcmto, er lo effempio del Chorobate i qui dipinto,er infomma altra il capo, er l'origine fua tu non puoi sforzare le ' acque, cioè da fé non anderanno mai fopra la fonte loro, er quando nuoi condurle per canali auertirai di fare i canali proportionatamente profondi, perche l'acqua non fi inalzerà ne per la poca,ne per la molta profondità Ja figura è qui fotte, er degli {trumenti^ di quello mo? do di liueliar l'acqua. CAP. VII.
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OTTAVO,
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B il Capo dc$a Tonte,
B e la primi Mira
C d la feconda, mira dritto al
monte
D e U terza doue non fi può con durre
D /. la quarta doue fi può con* durre
H g f. U condotta dcW acqua. |
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^m::m ^
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COÌIOBATE DA LIVELLAR LE AC qjy E E I PIANI.
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ifReeoù di piedi io.
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x gli Anconì o Braccia,
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ì Trauerfarij.
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C K'V. V LI. A QJV A N T I MODI SI C O N-
DVCHINO LE AC Q.V E.
TRE modi fi conduce l'acqua, prima con riui per canali fatti,dipoi con trombe di piombo, onero
con canne di terra, ò creta. Se noi tiferemo i canali,necefìario'è fare la mv |
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to del riuo habbia il fuo liuello alto niente manco di mezzo piede in cento,& quefte murature fia-
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no fatte à uoltc,accioclic il Sole non tocchi l'acqua,laquale poi che farà condotta alla città, facciali
un caftello,ò.confeniadelFacque,alqualc congiunte fiano per trarne l'acque tre bocche, & nel ca- ftello fiano tre canne equalméte partite congiunte à quelle pile,ò gorne,accioche quando l'acque traboccherano da gli eftremi ricettaculi ridódino in quello di mczzo,& cofi nel mezzo fi ponerano le canne in tut- te le pile co n le loro bocchc,dalPaltra fi manderanno ahi bagni,accioche diano la entrata fua al popolo ogni tanti an ni,& finalmente dalla terra nelle cafe de prillati cofi,che non manchi nel publico,percioche non potranno rinoltar* le alerone,quando da i loro capi haueranno i propri condiitti,& quefte fon le caufe,per lequali io ho fatto quella di- niiione,cioè perche quelli,chc pritiatamente tireranno le acque nelle fue cafe diffondano i condotti dell'acque per mezzo de i publicani col pagarli le rendite. Ma fé tra la città,& il capo della fonte faranno di mezzo le montagne à «quello modo fi dèlie liuellare : Cauinfi fotto terra i luoghi doue hanno à paffare le acque,& fiano liuellate alla cima, yo fecondo che difopra s'è fcritto,& fé ini farà topho,ò fallo taglili nel fuo propio canale, ma fé il fuolo farà di terra,ò ne io areiiofo,fàceianfi le bande con i fuoi tiolti nei luoghi canati. & cofi fia l'acqua condotta,& i pozzi fiano talmen* te fatti,che ftiano tra due Atti. Ma fé co le canne di piombo l'acqua farà codotta,prima farai al capo di ella un cartel* Io,ò congrua d'acqua, dapoi fecondo la quantità dell'acqua farai le lame delle canne, & quelle fiano porte dal pri- mo cartello à quello, che è preilo la città, ne fiano le canne fufe piti lunghe di. x. piedi, quelle lamette fé faranno di cento dita per larghezza prima, che fiano rifondate fia ciafeuna di pefo di libre mille dugentoì & fé faran» 110 di ottanta dita di none cento fefìanta: fé di cinquanta, fiano di feicento libre; fé di quaranta, fiano di quat- trocento ottanta ; le di trenta, fiano di trecento feffanta : fé* di uenti, fiano di dugento quaranta; fé di quinde* deci, fiano di cento feifanta ; fé di dieci, fiano di cento uenti : fé di otto, fiano di nouantafei ; le di cinque fiano di fef fanta, perche dal numero delle dita, che uanno nella larghezza delle piaftre,prima,che fiano piegatejn tondo le can 60 ne prendono il nome delle loro grandezze,imperò che quella piaftre,che farà di cinquanta dita,quanclo Ci iarà la can na di ella, chiamerasfi quinquagenaria, & allo fteffo modo le altre. Et quella condotta di acque, che eiler d'eue per canne di piombo ha quella commodità, che fé il capo farà liuellato al piano della città, & che i monti di mezzo no faranno più alti,che posfino impedire il corfo,cofi farà neceilario apparecchiare di fotto quelli fpatrj altre liuellatio ni,fi come è ftato dimoftrato di fopra nei riui,& ne i canali » ma fé non farà longo il circuito, tiferemo le uolte, & cir condottioni,& fé le ualli faranno continuate deuefi drizzare i corfi in luogo chino,& quando l'acqua farà giunta al baflfo non fé le apparecchia di fotto luogo troppo profondo . accioche il liuello quanto iì può uadi di lungo , & que* fio è il uentre,che i Greci chiamano chilia 5 ma quando tieuirà alla contraria fcefa per lo fpatio longo del uentre dol- cemente fi rileua,aHnora fia cacciata all'altezza della fcefa,ma fé nelle ualli non farà fatto il uetre nello apparecchio di fotto farà à liuello,ma fé farà torto, & piegato ufeirà fuori con impeto,& difciorrà le comrniilure delle canne,deófi 79 far' ancho nel uentre fpiramenti,"per liquaii la forza dello fpirito fia rilafciata. Quelli adunque,iquali conduranno le acque per le canne di piombo al detto modo con tai ragioni gentilisfimamente potranno dare le {cadute alle acque, & farle uoitare doue uorranno,& Umilmente farne le conferite, & cacciarle in alto quanto uorranno, & cofi con la {Iella uia quando dal capo delle fonti alle ftelTe mura della città haueranno ben tolto il liuello dell'altezza tra dugen to atti non farà inutile fàrui un'altra mano di cartella, accioche fé in qualche luogo le canne facefjfero danno non li habbia à rompere ò maccare tutta l'opera, & più facilmente fi conofea doue è fatto il danno. O ini Deuefi
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269 LIBRO
Deuefi però auuettire,che quelle cartella non & faccino ne nelle cadute,ne anche nel piano del uentrc,né la doue fi Ila-
rio à cacciare le acque in fu, ne in tutto nelle ualli,ma in una continuata agnaglianza. Ma fé con fpefa minore uorrea ino condune l'acque a quello modo faremo.Facciauii le trombe di teftoJe niente meno groiTe di due dita,ma in mo* do,che di una parte fieno fmuilate,accioche una alleggiata niente entri nell'altra . Dapoi la doue fono le comniiìTu- re,& imboccature di quelle trombe deuelì otturare con calce uhia battuta con foglio, & nel piegare del lineilo del uentre nel nodo fi deue porre una pietra di fallo roi!o,& quella forata,accioche l'ultima troniba,ouecade l'acqua fia attaccata con quella pietrami! limile fi farà alia prima tromba uicina al liueliato uentre,& nello fteiìo modo ncll'op- pofta afeefa l'ultima tromba delgiuftato uentre fia fmaltata nel coricano dei fallo rollo, & la prima per doue fi deue cacciare f acqua,con limile ragione fia appigliata,cc coli il liueliato piano delie trombe,& della caduta,ck del faliroen to non farà inalzato,percioche fuole alcuna fiata nella condotta dell'acque nafeerc ungagliardo fpirito , & tale, che ancho rompa i fasfi,fe da capo prima dolcemente, & cóli mifura non ùi h darà l'acqua, & nei nodi,& nelle pieghe no farà contenuta con buone lcgature,& Con pefi,& faorne; il refto poi fi deue fare con;e detto hauemo delle cane di pio boj Ancora quando da prima l'acqua fi dà, dal capo deuefi in quelle trombeporredella cencre,acciochele commifTu re fé alcune fono male ftuccate,fiano con quella cenereotturate,& in boccate. Hanno le condotte dell'acqua, che co trombe fi fanno quello comodo,prima nell'opera feci farà alcunodanno,ciafeuno lo può rifare, & l'acqua è molto più lana,che palla per le canne di terra.che per le canne di piombo,perche dal piómbo,cotne da quello da cui nalcc ìa. biacca pare,che prenda diffetto,& fi dice,che la biacca è nociua à i corpi fiumani,et coiì fé dal piombo nalcc alcuna co fa dannofa,non è duhhio,cbe ancho egli non farà fano.Lo ellempio prender potemo da i mai cri del pioni bo, che ferri = pre fono pallidi di colore,percioche quando nel fondere fi fa il piombosi uapore,che è in quello,eutrando nelle mé- bra,& ogni giorno abrugiando fuccia dalle membra loro iauirtu del {angue ', però non pare, ch.edo.uemo codurreiac io qua con canne di piombo,fé noi la uogliamo fana,& buona : Vedcfi ancho per lo ufo quotidiano,che l'acqua condor ta per trombe è di più dolce fapore, percioche auuegna, che-fi riabbia un grande apparecchio di uà fi' d'argento nien- te di menoogn'uno ufa uafi di terra cotta per porui s'acqua per la bontà dei fapore. Ma féi fonti non fono,daiquali lì polTa condurre l'acqua,necellano è cauare i pozzi,cx nel. cauarli non fi debbe {prezzare Salagione, ma molto bene co acutezza, & folertia d'ingegno deonfi confiderare le ragioni naturali delle eofic,impéroche la terra contiene in fé mot te,& diuerfe qualità,percioche ella e come tutte altre cofe di quattro principii compoita, & prima e terrena, dapoi ha le fon ti deli'humore dell'acqua,ne è fenza calore,d'ode il folloni bitnme,& allume iiafce,ck in fine ha gli fpiriti gra disfimi dello aere,iquali uenendo pefanti per le uene della cauernofa terra al caliamento de i pozzi, ini trottano gli huominfche cauano con naturale uapore nelle narici loro otturano gli fpiriti animali,& con chi preftaméte da quei luoghi no fi toglie,ini muore.Ma ci che ragione li polla quello dan no fuggi re, con (idee fa re. Màdifi allo ingiù una ;o lucerna accefa,quella fé fiarà accefa fenzà pericolo fi può andare al bailoj ma fé per la forza del uapore ella farà edili- tà,ali'hora lungo il pozzo dalla delira,& dalla infiltra cauerannofi gli fpiraculi,da i quali come dalle narici gli fpiri- ti ufeendo fi dilegueranno,& quando in quello modo [limeremo openito.éc 'àremo peruelititi ali'acqua,ab"hora con la mura tura deue eilere il pozzo in tal modo circondato,che le uene non reiliuo otturare. Ma fé i luoghi faranno du ri,ò che nel fondo di fatto non faranno le uene, alfhora da i tetti, o da i luoghi di fopra do'uemo raccogliere l'acqua copiofamente nelle opere di telcole ; & per fare quelle teiloledouemoprouedere prima di arena purilliina,c\* afprif fima,il cemento fia nettodi felice non più grane d'una libra,& fia nel mortaio la calce fortisfima mefcolata in ino- dorile à cinque parti d'arrena due eli calce rifpondino; al mortaio fia aggiunto poi il cemento di quello nella fb ila à lineilo deU'aìtezza,che fi uuole hauere con mazze di legno, ferrate fiano i pareti calcati, & battuti i pareti, il terre- no di mezzo fia notato al baiTo lineilo dei pareti, & pareggiato il fuolo dallo (fello mortaio fia batti! to, & calcatoi! 40 pauimeto alia groffezza,che fi uuole,ce quei luoghi le faranno doppi, ò tripli, accioche colando l'acque fi postino mutare, molto più fano ci farà l'ufo di e{Ie,percioche il fango quando ha doue dar giù l'acqua fi fa più chiara , & fen- za cattiui odori confcruarà il fapore,& feciò non fia deuefi aggiugnere il fale,& allottigliarfi ; lo ho pollo in quello libro quanto ho potuto raccorre delie uirtu, & uarictà dell'acqua dimoftrando le fu e utilità , & con che ragione la fi polla condurre,ec prouare. Nel feguente io feri nero de i regolati fidi da ombre,ec delle ragioni degli horoiogi. il Filandro in questo libro dichiara moke Selle cofe degne da ejfer lette per la dottrina,?? cogmtsone che in effe fi troua, però efortogU jìudwjì ì
uederle,cr a kuarmi la fatica di feritimi delle cofe d'altri. Ben dirò alcune cofe per dichiaratone dell'ultimo capo k cui fontina è quelita. Tratta intffo Vitr.di condur l'acque. <y dice ejfer tre modi di condurle, per riui,ò canali aperti, per cane di piombo ,ry per trombe di terra cotta, cy dichiara come jìhahbia àfare in. ciafeun modo,ey prima de i canali, ey.ee infegna a dare la fcaduta de l'acqua, ey farli le fue i eonfcrue,ey dijìnhdrk all'ufo della città,(y come fi deono kmregli impedimenti de i monti, cattar kjpdonche i teff,, ifa$i, e? far i canali, fd
Nei condur tacque per le canne di piombargli ce infegna far le bafche,ò cajìell^cke egli dica . ci da la mifura delle canne, cr quanto aSU lun gbezzd,cr quanto dkgrojjezza ■ ©" ci mojìra come fi habbia a condur V acqua per monti.per ualliycr per pianure, ey come fi habbia i prò uedere,che facilmente lì acconcie,doue le canne faran danno. Difcorre poi come, fi bibbia a reggere nel condur Vacque per trombe di tejìofe, O" dimojira come quelle jì hanno à porre eftagnar mfume,zr compara quejìo modo di condur l'acquad modo delie canne di piombo , dimo* ftrando ch'i megliore <y pmfano,z? di manco fpefa. Egli poi ce infegna ì cauare 1 pozzhà tentar i mpori cattki,cheefalano, à proueder , chel terreno non ci cafche adojfofl raccorre l'acqua difyerfaj, non lafckr perdere la raccolta, a jòrttfìcare i lati del pozzo, à far le banche,e ì proueder,che Ikcqua fa buona, er queila è la jomma della intentionene di Vitr. er la interpretatione è chiara : er Palladio,cr Plinio piglia* no tutte queste cofe da Vitr. A iìus chiama Vitr. loffacio di cento e uenti piedi. qùejìo raddoppiato per longo faceua un ittgero . Saburra è da noi detta li Saorna,chejì da alle natte. Wauilla è la reliquia de gli ejiinti carboni. Pjluaria lignifica gli fpir'agli il nome delle lamce prej<y dal numero delle dita, perche fé prima,chefi pieghino o tondo fono larghe cento dita fi chiamano centenarie, [e cinquanta q:anquagcnarte,ey cefi 6® nel rcjlo . M.a degli acquedutti copiofamente ne parla frontino , Et dai libri di Reronejì può cauare mola belli modi t diktteuoll di jeruirfì delle acque : ilqual libro forfè ungiamo ufeirà emendato, è figurato come fi deue. IL FINE DELL'OTTAVO LIBRO.
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201
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L I B R O
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NO N O
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DELLA ARCHITETTVRA
DI M. ■VITRVVIO. |
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PROEMIO.
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MAGGIORI de,i, Greci conftituirono cofigrandi honori à que nobili Athleti,
che uinto haueflero i giuochi Olimprj, Pithfj, I(traici, e Nemei, che non folamente |
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(lancio quelli tra la moltitudine de gli huomini con la palma, & con la corona rippor
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tano lode ; ma ancho nelle loro patrie ritornati con uittora trionfando nelle carette
fono dentro delle mura,& delle loro terre portati, & in uita loro per publica delibera- tione uiueno d'entrata. Quello adunque annettendo io, prendo merauiglia, perche cagione non fono attribuiti gli iilesfi, & ancho più grandi honori, à gli fcrittori, che continuamete danno ad ognuno infinita utilità, Imperoche più degna cofa,& più ra gioneuole era,che quello fu ile ordmato,perchegii Athleti con l'eflercitio fanno i col- pi loro più robu(ti,rna gli fcrittori non folamente lamio perfetti i lor propi fentimen ti, ma anchora di tutti gii altri apparecchiandoli ne i libri i precetti d'onde habbianO ad imparare, de facciano i loro animi acuti, e rifuesdiati. Perche di sratia di che sdouamento e (lato à orli huomini Milonc Crotoniate,pcrch-e egli fia (tato inoperabile f & gli altri ancho, che in quella maniera fono (lati uinciton■? fé non che quelli mentre inderò tra i fuoi cittadini hanno hauuto di nobiltà. Ma i precetti di Pithagora di Democria to', di PI alone, & di Ariftotiie,& di tutti gli altri Saui tutto il giorno di continua indù Uria ornati, non foto a i loro Cittadini, ma à tutte le genti frefehi, e fioriti frutti mandano in luce, de i quali coloro, che da i teneri anni con ab- bondanza eli dottrine (àtiati fi fono, hanno ottimi fentimenti della fapienza,& danno alle Città coftumi della huma nità, ragioni eguali, e leggi, lequai cole quando fono lontane, ninna Città può dar bene. Eflendo adunque dalla prudenza de fcrittori coiì gran doni in priuato,& in pubhco à gli huomini apparecchiatilo penfo che non folamen te dare fi debbiano à quelli corone,& palme.ma ancho per decreto deliberare di dargli i trionfi,& tra le fedi de gli Dei confederargli. ì o narrerò di molti loro penfamenti alcuni eilempi, che (lati fono utili à gli huomini,per parlare la lo ro tiiiacommodamentc, i quali chiunque uorrà riconòfcere5, conuerràconieffare quelli eiTer degni di grande ho- nore . Et prima io ponero una ragione di Platone tra molti utilissimi difeorfi, in che maniera fia (lata da lui efpiìcata . |
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SPEDITE le ragioni, che appartengono alle fabriche, fi publkhe come brinate. Hcra fi uìene atta feconda parte
principale dell'Architettura detta Gnomonica, er fi uedegli ejjtttì,che fauno i lucenti corpi del Cielo con i raggi loro nel mondo, ©" perche la prefente parte ci lena da terra mentre contempla la diuinità del Cielo con la grandezza fua, er col |
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fio uelocisfimo mouimento, però Vttr. pone un Proemio à [mule trattamento conuenientispmo, parendogli, che quegli
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huomini, che ri'.rouato hanno le fottìlisfime ragioni delle alce cofe, degni pano degli honori Celejli, perche non tanto aU
l'utilità, loro quanto al beneficio commune hanno riguardato, er non in un tempo, in una età , in un fecola folo , ma del continuo fono, crferaniro femprc di perpetuo giommento, er quanto e più nobile, cr più predante V animo del corpo, tanto e più, degna U iurta Sor^ altro bene . Felici adunque chiamar fi pofjono quegli faui, che con belle, er utili ìnuentiom s'hanno procacciato quella lode, er quella gloriaci frutto deìlaquale è p'ajfato iti fempiterno beneficio del mondo, e tanto pm quanto ci hanno mostrato le cofe nobili, e preciofe, che fi cerne è pm giocolo, er pm grato a'uhuomo uedere una minima parte delie loro amate cofe, che trattare le membra di tutti gli altri cor» pi, coli e aia degno fapere una minima ragione delle alte, e rimote.cofe, che entrare nella cognitione di molte, che et fono famigliari, er pero ben dice un Poeta. |
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jo
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Veramente felici, è fortunate,
Vuron quell'alme, à quai prima fu dato,
Conofcer cofe fi belle , e pregiate. Bei lor fucceffe quel penfier beato,
Che fa da feender, à jiellati chiostri, Et pareggiar con la Viriate il Fato. QudTè credibil, che gli horribil mojlri,
Vinceffer de gli errori, ey ch'ogni gioco Lafciajfsr, ch'ammolifce i petti nofiri. |
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No/i fcaldò i petti lor t'ardente fuoco,
Di Venere crudel, ne nino, ò eofa, Ch'impedijfe lor corfo molto, ò poco. Non la turba del Foro litigio fa,
Non la dura Milita, non la nana, Ambitìone, 6 la gloria pompoft. L'ingordiggia deWor empia, tnbumana,
Non piegò punto gli animi di quelli, Ch'eran riuolti alla parte foprana. |
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Chi uorrà adunque comparare àfimìl huomini gli A thletìf chi i Gladiatori f ò altri, che per uittorie,ò,beneficij prefenti s'hanno obbligate legen
ti ! meritamente adunque douemo injìemecon Vitr. giudicare, che gli mentori dette utili, è belle cofe meritino più presogli honori cele&i, che quelli, che ì tempo de Greci fiorirono digloria per le fòrze del corpo dimojìrate m quei giuochi, che ad honore di diuerfi Dei, er heroi, cofi ponpofamente, er con tanto concorfo di popoli fi cclebrauano. Come erano ì Giuochi Olympij in honore di Gioue , ì Pithij in honor d'Appalline, i Nemei in honore dt Archimoro,gli ìjibmici in honore di Palemone. Ma noi Ufciamo quello , che in Vitr. è da fé maniféjlo, e uegniamo ad alcune belle muentìoni,che egli pone di alcuni antichi fatti, er prima di Platone nel Primo, poi di Pythagora nel fecondo, e? in fine di Archimede, di Eratojlhene, ey di Archita nel Terzo , |
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LIBRO
C A P. £ I £ MODO R I T T R O V A T O D A P L A- T ONE PER MISVRARE
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V N CAMPO.
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E IL luogo, ò nero il campo di lati eguali fera quadrato, & bifogno fiadi nono con lati eniali rad
doppiarla, perche quefto per numeri, ò per moltiplicatione non fi ritroua, pero fi può fare con emendate dekrittiom di linee, & quefto fi dimoftra cofi . Certo è che un quadro di dieci piedi per * ' ogni lato, e piedi cento per quadro, fé adunque e bifogno di raddoppiarlo, & far un fpatio di dù- cente» piedi, & che fia di lati eguali,egli fi deue cercare quanto grande fi deue fare un lato di q nello quadrato, accioche da quello dncento piedi rifpondino à gli raddoppiamenti dello fpacio . Que- ; io per ma di numeri ninno può ri trouare, perche fé egli fi fa un lato di quattordici piedi moltiplicandolo ueri'4 alla fomma di piedi 196 fé di 15 farà zz$,8c però perche quello per numeri non il fa chiaro . Egli fi deue nel quadro, che e dieci piedi per ogni lato tirare una linea da uno angulo all'altro in modo , che il quadrato fia partito in due tri? angoli eguali, e ciafeuno de i detti triangoli fia di piedi ;o di piano. Adunque fecondo la lunghezza della deferirla linea facciali un piano quadrato di lati egaali, & cofi quanto grandi feranno i due triangoli nel quadrato minore eli $0 piedi con la linea diagonale diiTegnati, tanto con quello iftefib numero di piedi nel quadro maggiore feranno de- ferirti quattro triangoli, con quella ragione come appare per la fottopofta figura per uia di linee hi da Platone fàt=* *; to il raddoppiamento del campo quadro . Qui non ci è altro che dichiarire par bora, effendo Vitr. da fé manifesto, imperoche il quadro jì rad* doppia tirmdo la diagonale, che cofi è detta quella linea, che da angulo ad angulo tirata in due par* ti eguali il quadrato diuide, sfacendo di quella un lato del quadrato deue effer doppio al primo. Ecco il quadrato ab ed. da effer raddoppiato,e di dieci piedi per lato. La fua diagonale e, ab, che lo parte in due triangoli adb.cr acb.di$o piedi di piano, quefia diagonale fi fa un lata del quadrato ab de, che è doppio al quadrato ab e d.puo ben efjer che la diagonale fi trque per uia di numeri, ma ci potranno effer ancho de i rotti, ilebe non e al prcpofito noRro. Trouafi la diagonale à quejìo modo. Moltiplica due lati del quadrato in fé ciafeuno fepar&ta* |
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■ mente, e raccoglie infume la fomma di quella moltiplicatione , ey di quella cauane la radice
quadrata tanto fera la diagonale. hcco fia il quadrato ab ed di pie di cinque per lato t molti* plica a b in fé cioè cinque uia cinque fa 25. er cofi farai del lato b e farà fìmilmente z$, che pò* fie infiane col primo ij produce 50. la cui radice quadrata è 7 -£-, er di tanti piedi fera la diagonale. Similmente neUe altre figure quadre. er di anguli dritti fi prona, come nella figu* ra, efg h. |
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GAP. II. DELLA S Q_V A D R A IN- ,
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VENTI ONE DI PITHAGO RA PER FORMAR L'ANGV*
LO G IV STO.
JTHAGORA Umilmente dimoftrò la fquadra trouata fèn*
za opera di ar tefice alcuno, & fece chiaro con quanta gran fati- /
ca i fabri facendola à pena ridur la polTono al giufto. Que- ^
ita cofa con ragioni, & uic emendata da fuoi precetti fi dichia*
ra. Perche fé egli fi prenderà tre regole, dellequali una fia piedi .
tre, l'altra quattro, la terza cinque , & quelle regole tra fé com '
pofte fiano,che con i capi fi tocchino iniieme facendo una figura triangolare condurranno la fquadra giufta ; & fé {erano le longhezze di ciafeuna regola di pari lati fi Eira un quadrato, dico , che del lato di tre piedi, fi farà un qua drato di noue piedi quadri,del lato di quattro piedi fi farà un quadrato di ledici piedi quadri,& del lato di cinque pie di fi farà un quadrato di uinticinque piedi quadri, & cofi quanto di fpacio fera occupato da due quadri l'uno di tre l'altro di quattro piedi per lato, tanto numero di piedi quadri uenira dal quadro tirato fecondo il lato di cinque pie di. Hauendo quefto Pithagora ntrouato , non dubitando di non effer flato in quella inuentionedalle Mufe am- monito riferendole grandisiìme gratie fi dice, che le facrificaiTe le uittime, 6c quella ragione come in molte cole, <§c inmolte mifureèutile,cofinegli edificrj per fare le fcale, accioche fiano i gradi di proportionata mifura, e molto fpedita , perche fé l'altezza del Palcho da i capi della trauatura al lineilo,& piano da bailo fera in tre parti diuifa, la fcefa delle fcale fera cinque parti di quelle con giufta larghezza de i flirti, e, tronchi j perche quanto grandi fé* ranno le tre parti dalla fomma trauatùraal lineilo di lotto , quattro di quelle li hanno à tirare in fuori, ckfcoftar* fi dal dritto, perche cofi moderate feranno le imporle de ,i, gradi ,& delle fcale, & ancho di tal cofa la forma feri difìegnata. pone Vitr.la inuentione della fquadra, er•['utilità, che fi ha da quella. La inuentione fu diVithagora Jlquale neramente fu Diurno in mei* te cofe, ma in quefta inuentione trappafiò digran lunga molti degni artifici, er però merita gmndisfima commendatone. La fquadra fi fa di tre righe pbfie in triangolo, che una fia tre, l'altra quattro, la terza cinque parti > Da quefta inuentione fi comprende, che faceti* ■dofì tre quadri perfètti fecondo la longhezza di ciafeuna righa. U quadro fatto dalla righa di cinque parti, fera tanto gratile, er capir* ta'ito,quaato i due quadri fatti dalle due altre righe, come per la figura fi uede, L'ufo della fquadra in tutte le forti difabricke, er di edi* ficij, è molto utile, er necef]a>-io, er troppo farebbe cofa lunga il uokrne ragionare paratamente : ma in fomma, quefto è, che lo angulo gin Ho e mifu ra- di tutte le cofe, la doue 1 Quadranti, i Raggi, i Triangoli, CT agni altro frumento col quale fi mifura l'altezza , la larghezza, er la profondità, tutti hanno la uirtà loro nello angulo giufto, che alla fquadra, che Norma fi chiama, e pofìo, però Vitruuio fuggendo U mia
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NONO.
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nok ci porta folamente un mirabile ufo di quella, cr quefto è 4 fare le fiale proportionate deUeqmle non hauendo noi ragionato prima, «e
ragioneremo al prefinte, li por le fiale ricerca giuditìo^cr ifperienza più che mediocre, perche e molto diffìcile 4 trottarle luogo, che non ima pedtfchino il compartimento deUe Uanze, però chi non uuole dalle (cale ef/er impedito non impedifca le fcale, cr proueda di darle un certo, e determinato fpatto^acciochefiano libere ^stdif/obligate, perche affai/eranno comode,la doue daranno maco incomodo,qui fi ragiona deUe fiate degli edifici,et non di quelle, cheferuono aU'ufo della guerra.V>eUe fiale adunque fi confiderafi maniere,il luogoj.e apriture,la figuraci nume/ ro de igradi,ìe requie. Egli fiafcendealdifopra,òpergradinò per montatele fiatino in pendente.Le montate fono più commode, perche li falìtafifa àpoco 4 poco fenzagràde mouimehto ,/pecialmente quando fi ha quefla uia di farle più piane,chefi può, cr 4 queflo modo fi fan* no te /dite deimonti, per opera de glihuomìniyna quelle fiale, che hanno igradt deono effer fimilmente commode,cr lumino fé, feranno coni mode {come ho detto dì/opra) fi daranno menoincommodo ,cr ciò quanto all'edificio potendofi dal luogo, che fera fitto le fcale prendere qualche utilitd,maquanto 4chìfcende,èfale, j'eranno commode ef/endo proportionate, cr quanto 4 tutta la fiala, er' quanto a i gradi ,al= xo che fare cigiouerà Ufiguradi Vitr. il numero de i gradi, er de i ripofì (perche egli fi deue Muertire di non far molti gradi fenza una requie di mezzo) però non ufauanogli antichi di fare più di fittelo noue gradi fenz4 unpiano, fi per dar ripofo a chi falendofì tìmcaua ,fi per* che cadendo alcuno non cadeffe da luogomolto alto, ma haueffe douefermarfi ,ma l'altezza de i gradi, cr i piani fi deono fare in modo, che quanto meno fi può il piede s'affaticbealzandofi,non bifogna paffarelemìfuredi Vitr. datemi Terzo Libro, cioè farli maggiori, ma bene ci tornerà 4 propofito ne ipriuatì edifici/ accommodarlipiu, che fi può. Le [cale àlumaca occupan meno, ma fono più diffìcili ifi fi fanno per necesfità - Neil Alemagna per l'ordinario fono neglianguli delle cafi, ilche è difitto/o, perche ne finestra, ne nicchio, ne fiala ne apritura écuna deue effer pofta negli angulideglì edifici, iquali douendo effer fodisfimi, quando fono aperti s'indebolì/cono. in fontina il numero del" le fcale non e lodato, perche è di molto impedimento à tutta la fabrica, e la moltitudine de 1 gradi agraua lo edificio. Hanno le fiale tre apri ture una all'entrata da piedi, l'altra doue fono 1 lumi, la terza e la riufiita di /opra. Tutte deono effer ampie, cy magnifiche, cr quafi deo* no imitar e le genti alla /alita. La prima entrata, cr la bocca della [cala deue e"jfer in luogo, che fubitofi ueda dentro della entrata, il limo 20 deue iffier alto, perche dia lume egmlm'ete a tutti igradì, qui la ragione dell'ombr-a ci fcrue, cr fi troua, che per quella, che quella propor- tione, che hauerà l'ombra con tutta l'altezza della fcala,la medefima hauerà l'altezza d'ungrado,col piano d'un'altro: la riufiita deue ripor* ci in luogo,che tutta laftanzafia ueduta egualmete,cr 1 lumi delle fineflre ci uenghino nel mezzo, €T di numero di/fari. Rara quanto apar* tiene 4 Vitr. dicoche egli uuole,cbe dalla fquadra fi prenda la mifura delle fiale, imperoche dal Solaroal piano per linea perpendicolare uno* le egli, che lo/patio fia in tre parti diuifo, cr dì doue cade il piombo fi tire una linea, chefia diuifa in quattro parti eguali ciafcuna 4 ciaf cuna delle tre , fi adunque dall'altro capo del piano feràtirata una linea alla fimmità della perpendicolare, che fiadicìnque parti, allhora /opra quella compartendo/! i gradi la fiala /arò. ccmmoda, cr proportionata come ci dimoerà la figura. Delle fiale à uuouolo doueriafimìlmente Vìlr.hauerne ragionato /equi fiato fuffe il luogo fio, ma quello, che egliha detto deUe /cale, e fiato per accafione^ per dimagrare l'ufo del la {quadra, cr fi benedtrom non ne ha detto,non pero ciba la/ciato fenza occafione di poter da noi trouar il modo di farle. Conuengono le fiale dritte con le torte, con la mifura, er proportione de igradi conuengono nelle apriture, conuengono in altre co/e, ma quefla e la èjfv= jo renza, che ilfuflo delle /cale dritte, che Vitr* chiama fiapo, e una linea dritta,che dalfolaro alpiano pertrauerfo, come diagonale fi flende, ma ilfujìo delle fcale 4 lumaca e dritto 4 piombo, er d'intorno 4 quello come ad un perno fono i gradi, quefle fcale erano fatte dagli antichi, perfalire à luoghi dltisfimi, tome fono colonne, piramidi, CT altri grandisfimì edifici. La pianta dì effe e come una uoluta,la eleuattone fi fa da certi puntidella uoluta, pero Alberto Durerò ce la infigna nel Primo Libro della fua Geometria, che noi ponemo folamente la figura, ;jj queflo luoco, dalla cui pianta nelle fue parti diflintafì può confiderare tuttala chiocciola. llfìmile auuerrebbe fi la pianta fu/fe come una uo luta, ilche chiaramente nel detto Alberto fi uede, ìlquale con mirabile industriali ha /erutto deUe co fi di Archimede, cr di altri dotti antichi nducendo il tutto,ad una pratìcamerauigliofa,à chi ben la intende* ,., . |
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CAP. HI. COME SI POSSA CONOSCER. VNA PORTIONE
D'ARGENTO MESCOLATA CON L'ORO 40 FINITA L'OPERA.
] $ S E N D O ftate molte, & merauigliofe inuentioni quelle di Ara
chimede, di tutte con infinita folertia quella , che io efponero paa re, che troppo fia fiata efprefla, imperoche Ierone nobilitato della regia poterti nella Città di Siracufa, effendogli profperamente fuc celle le cofe,& hauendo deliberato di porre al Tempio una corona d'oro uotiua, & confecrarlaà i Dei immortali con grandisfimo predo la diede à fare, dando à pefo l'oro, à, colui, che fi prefe il carico. Quelli al tem- po debito approuò al Re l'opera fottilmente fatta con le mani,& parue,che al giufto 5 o il pefo della corona reftituiice,ma poi che fu per inditio dimoftrato, che leuato l'oro altretanto d'argento in quella fi era mefcolato,fdegnatofi Ierone di efler flato sberla to,ne potendo hauer la ragione, conche egli fcoprirfe il furto,pregò Archimede, che fi prenderle
l'adonto di ricono feere tal cofa pen sadoui mol to ben fos pia. AUho tfo ra hauendo Archimede la cura di quefto en- trò per ca- fo in un ba gno, & ini |
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nel foglio
difeefo au« uertito gli 70 uenne, che quanto del corpo fuo |
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ci entra 11 a
detro, tato d'acqua fuo ri del |
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204 LIBRQ
ri del foglio ne ufcina, perfidie hauendo trouato la ragione di poter dimoftrare la cofa proporla non dimorò punto
ma ufcito con grande allegrezza del foglio , & andando ignudo uerfo cafa dimoftraua ad alta noce d'hauer trouato quello, che egli cercaria, perche correndo tuttauia gridaua in Greco Eurica, Eurica, cioè io l'ho trouato, io l'ho trp* 'iiato ♦ Dapoi che egli entrò in quella inucntione, & hebbe (diro coli) il capo del filo della ragione, fece due mafie di pefo eguale ciafcuna alla corona, dellequali una era d'oro, l'altra d'argento, & hauendo ciò fatto, empi d'acqua un' ampio uafo fin'all'orlo, & prima ni pofe dentro la mafia dello argento, dellaquale quanto n'entrò di grandezza, tan to n'ufci d'humore,cofi trattone la malta, rifufe alerone quell'acqua, che era rimafta, hauendola mifurata col fefta- rio,accioche all'ifteffq modo di prima con l'orlo pareggiato filile, & ini trouò quàta ad un determinato pefo d'argen to, certa e determinata mifura d'acqua rifpondelte, & hauendo ciò prpuato fubito nel detto uafo u'impofe la malfa dell'oro, & quella tratta fuori con la ideila ragione aggiugnendoui la mifura trouò, che non n'era ufcito tant acqua, io ma tanto meno, quanto in grandezza del corpo con lo ideilo pefo, era la mafia d'oro minore della mafia d'argento, infine riempito il'uafe, & porta nella iftefla. acqua la corona trouò,che più di acqua era per la coronarne per la maf- fa dell'oro dello ftefTo pefo «lata fuori, & coli perche più di acqua per la corona, che per la mafia era ufcito facendo* ne la ragione trouò, che iui era l'argento con l'oro m efcolatq, $c fece il furto manjfeftp di colui, che haueua hauuto a far la corona. il fuoco fio, tutti gli elementi è leggìerìsfimo, perche à tutti fopraftà,come detto ho nel Secondo Libro, la terra e grauisfima-ferche 4 tutti fatto* giàce,\'aere, cr Vacqua no fono ajfolutaméte graui,neleggieri,ma in rifeetto,perche l'aere a l'acqua fopraafcende, alfuoco difcède,l'acqua fa* lefopra la terra, e cala nello aere, fimilmente le cofe compofte degli elementi hanno quel moto, che lor da quello elemento, che prevale nella compefitione, la dout le cofe, che hanno più dello aere, ò del fuoco nella loro misura afeendono, come fono ifumi, lefentille, il fuoco mate* naie qua giù, ©■ altri u&pori, ma le cofe, che hanno in fé più di acqua, ò di terra, fi mouono 4 quella parte dotte la terra, ò l'acqua l'inclina. %q Qltra di quelle ogni elemento nel fuo luogo ripofa, come l'acqua nell'acqua, l'aere nello aere, quella comparai ione non riguarda alla quan* tèi, del pefo, ina alle feerie della grauità, perche altro è à dire, che una trauegrande pefa più, che una lametta di piombo , altro che il piom- bo fu più grane del legno, perche fé bene la traue e maggiore in quantità di pefo, e però inquanto alla feerie digrauità più leggieri, perciò- che uedemo il piombo nell'acqua difendere,<& il legno fopr anotar e. Accio che adunque egli fi pojfafapere lefpecie della grauità, enecejfa* rio, pigliar grandezze eguali di corpi perfetti, crfejì troueratmo quelle di pefo eguale, egli fi potrà dire, che fìano in feerie egualmente grdui,mafe una qualfi uoglia di quelle eguali grandezze fera di pefo maggiore, fenza dubbio egli fi potrà affermare, che il corpo di cfptfe tà dì feerie piugraue. Beco l'ejfempio prendi tanto di marmo quanto di legno, ò di acqua, io dico, che quanto alla grandezza, certo uedrai il marmo pefar più che l'acqua 0 il legno, er il legno leggierisfmo perche fiafopra l'acqua,il marmo grauisfimo, perche difeende nell'acqua, però fi può concludere che l'acqua fu più lieue del marmo, ma del legno in feerie piugraue, la onde di due corpi diuerfi, erd'uno ijlejfo pefo quello fera maggiore ingrandezza, che di feerie ferì più lieue di pefo, er però di due majfe, una d'oro, l'altra d'argento, che fìano di pefo }& eguale la majfa d'argento fera di maggior grandezza • E>a que\la ragione aiutato Archimede feoprì il furto dell'orefice, per cloche pofe eia-» [cuna majfa ^paratamente in un uafo pieno d'acqua, er mi furò quanto d'acqua era ufcito del uajo per l'un,a, er l'altra majfa , er uedenio, che per la majfa d'argento, era ufcito più d'acqua, tmperoche era digrandezza maggiore, prefe poi la corona lauorata, dellaquale egli a ri* chiefta de Ìerone fitceua la proua,laquale era pari di pefo 4 ciafcuna delle due majfe,cr la pofe nel uafo, delquale per la corona ufei più acqua, ' che per la majfa dell'oro, e?' meno che per la majfa dello argento, er regolato per la regola delle proportionali,cognobbe non folamente la co* rana effer fiata fljìficata, ma ancho di quanto era ingannato Ìerone. La occafìone, che egli hebbe de fi bella inucntione fu l'acqua, che ufi del uafo, che Vitr. chiama Solium, quando egli per lattar fi entrò nel bagno, CT pero mojfo da quella allegrezza, chefuol partorire la inuai tione come dice Vitr. nel Primo Libro al terzo cap. nudo correndo gridaua io l'ho trouato, io l'ho trouato /dicendolo in Greco Eurica Eurica. '.-.-. Hora trasferiamo la mente à i penfìeri d'Archita Tarentino, & di Erato fìhene Cireneo, perche queft'huomini hanno 4»
trouato molte cofe, & grate a gli huomini ? & benché piaciuto habbiano nelle alrre cofe trouate dalloro, niente di- meno nel contendere di una fono Itati fofpetti, percioche ciafenno con diuerfa ragione fi ha forzato di efplicare quel lo, che nelle rifpofte à Delo Apollo commandato haueua,cioe, che raddoppiato fufle il numero de piedi per quadro, che era nel fuo altare, & coli ne auuenirebbe, che chiunque era in quella lfola fufle allhora dalla religioue liberato, & però Archita con le deferittioni di Scmicilindri. Eratofthene con la ragione del Mefolabio dichiarirono la iftef- fa cofa. ~Dj.ce Vitr.che le iuuentioni de Archita, er di Eratofihenefono fiate gioconde, er grate agli huomini, ma trattando ammendm una queftione, &fòrzàdofi ciafeuno per diuerfe uie rifoluerla, dato hanno fofeetto, non perche la cofa non fi poffa diuerfamente trouare, ma perche legen ti, che non fanno uedcndo,che Archita ufaua una uia, er EratoBhene un'altra fcfeettauano per la Igro concorrenza, penfando che gareg* giajfero à proua. Come fé uno pigliajfe l'altezza d'una torre col quadrante, l'altro con unofeecchio, il terzo con due dardi, e? un'altro in f* fomma con l'ajlrolabio, ò con un raggio Mathematica, non fapendo iluulgo effer una iftejfa ragione di tutti quejii frumenti, prefa dalla na- tura de g li anguli, foff icherebbe, chela concorrenza di quei mifuratori non intricaffe il uero con la diuerfìta de gli frumenti .il medefimo auuenne dalla concorrenza di Archita., er di Eratofthene. La proporla era come fi poteffe raddoppiare un cubo. Cubo è corpo {come io ho detto nel proemio del Quinto Libro) di feifaccie, er difei lati eguali come un dado. Et fi mifura in quejìo modo, moltiplicando uno difuoi lati infejleffo, qt il prodotto di nuouo moltiplicato per lo ifteffo lato, come per effempiofi uede, dato ci fu il cubo di cui ciafeuno de i lati fio, 8. moltiplica 8 in fé fa 54, moltiplica poi 6^, per otto, fa ;tz,e tanti piedi feranno in tutto il cubo,con la iftejfa ragione fi mifura il corpo qua* èro bislongo.muédofi adunque formato il cubo di$xz piedi bifogna fecondo la propo&a dimanda raddoppiarlo. Alche fare commodamente ci ferue il fapere come tra due linee dritte, e dtfeguali, che ci feranno propojle, ne pofiiamo trouare dut
altri di mezzo, che habbiano continuata proportione tra fé, er con le prime, per uoler adunque tra* uare quetìe lineeproportionatc undici modi àfono fiati da gli antichi propoli. Altri hanno ufato le 6° dimojlrationi Mathematiche, altri ancho ottra le dìmo&rationi hanno fatto gli frumenti fecondo quel* le dimojlrationi, Archimede usò uno frumento, che fi chiama Mefolabio cioè ftrumento di pigliar d mezzo, tmperoche con quello ftrumento fi trouano le linee propordonate di mezzo tra le prime prò* pojle. Vfo ancho Platone un'altro ftrumento, che fimilmente fi può chiamare Mefolabio perche fa fi- fimile effètto. Archita fece alcune dimojlrationi, per uia di certe linee, che non fi puote mai porle, in opera prefe dalla metà d'un cilindro, che è corpo à modo di colonna. lo efeonerò, ey le dimojlrationi, e gli Strumenti, e mcftrerò come nel raddoppiamento del cubo ci ferue la inucntione delle due proporr iionali, proponendo prima la occafìone de fi bella dimanda. neUaquale fi comprenderà lutile grande, che fono per prendere gli Architetti dalla inuentione de fi belliftrumenti. Egli fi legge una epiMa dì Eratofthene al Re Ptolomeo fcritta in quefto modo. 7» AL RE PTOLOMEO ERATOSTHENE SALVTE.
Bìcefi che uno de gli antichi Compofìtori di Tragedie introduce Minos fabricare ìlfepulchro, à, Glauco, er hauendo detto, che quello era per
ogni lato di piedi cento, diffe. Quefta e una picchi arca per un fepolchro regale, fu dunque doppio ,ernonfi mute il cubo, certamente chi uorrì doppiar ogni lato in larghezza del fepolchro non pareri effer fuori d'error, perche fé i lati feranno doppiati il piano riufara quattro piu^cr
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p'mey tf/ò4o o^s pfe;F« adunque dimandato da Geometri,in che modojlado quelfodo neUa ijleffa figura fi potefle raddoppiarlo,?? qttefìa di
manda fu detta il raddoppiamento del cubo,imperoche pfopojioli un cubo cercauano in che modo poteffero farne un doppio à quello. Affatica» do aduque mólti per molto tempo primo fu Hipocrate , che pensò, che fé egli fi trouaua come propofleci due linee dritte, dellequali la mag* giorefuffe doppia alla minore^fi.piglìaffero due altre di meztoproportionatein continua proportione, che il cubo ageuohnente fi raddoppia- rebbe, per ilcbe la fui dubitatione fi riuolfe in una maggiore. Non molto dapoiegli'fi dice, che efiendoàglì habitatori di De/o, che era» no appeflati, daWoraculo impofìo, che raddoppiaffero un certo aitar e, fi uenne nSa ifteffa dubitatione, & effendo richiefli quafi con ripren* fione quei Geometrii che erano nella Academid appreffo Pfóo*«. Fm dimandato loro,che trouaffero quello, che fi andaua cercando. Quelli hauédofi datò alla fatica, e cercando di trouare due linee di mezzo à due propofte, dicon'o,che Archita Tarentino le trouò per uia de i Semìci* lindri, Eudoxo per uia di linee oblique, Auuenne, che ciafeuno trouò bene la dimoBratione approuata di tai cofe,ma niuno puote accotnmodar le alTufo, ey esercitarle con le mani. Eccetto Menechmo, Aquale però fece poco, ey con gran diffcultà. Ma noi imaginato hauemo una faci- le inuentione per tua dijìrumenti,con la quale non folamente fi potranno trouare due lìnee di mezzo à due propone, ma quante ci fera hnpo* fio, che noi trouamo, ey con quello ntrouamento potremo infomma ridurre al cubo il propofio fodo contenuto da lìnee egualmente difiantì, òueroufeir d'una figura, ey firmarne urìaltra,ey renderlapare, omaggiare, feruandolafimìglianza,perchenonhadubbio,che non fìpojfà con tale ftrumanto raddoppiare gli altari, i Tempi, ey ridurre al cubo le mifure delle cofe liquide, ey fecche, come fono i Moggi, ey i M iri, per dir à modo noRro, con i Un dellequalmifure la capacità dej uafì, è, conofeiuta, ey infomma la ccgnìtione dì quella dimanda, e ut>.le,ey ' commoda a quelli, che uogliono raddoppiare, òfar maggiori tutti-quelli jìrumenti, che fono per trar.dardupietre, ò palle difcrro,peraoche, è, neceffdrio, che ogni co fa crefea in larghezza, ey grandezza con proportione, ò fiati fori, oneruì, che Centrano, ò quello, che occorre fé pur uolemo, che il tutto crefea con proportione, ilche non fi può fare fenzala inuentione del mezzo. La dimofiratìone adunque, ey l'appa* rato del fopradetto firumento ti ho qui /otto deferitto, ey prima la dimofiratìone. Tèropoftefiano due linee dritte, è diffeguali, Ì una fa a b. l'altra c.d.cerchidmo tra quejle hauerne due di mezzo,che fi ano in continua prcportìo*
ne, cioè, che fi come fi ha la prima alla feconda, cofi fi habbia la feconda alla terza, ey U terz* alla quarta, concedici ,che Cuna, ey Val tra delle propone lìnee a b.ey e d.cadino à piombo fopra una dritta linea, ey quella fìa b.d. ey delle due propofte fia la maggiore a.b. ey leni nòrec.d.eydall'a.alc. uenga una linea, che tirata più oltre cada fopra la linea b.d.nelpuntoe. Vegnì ancho dal punto a fopra la lìnea b.d. ima linea, eyfia quella d.f.ey dal punto f. fia tirata una linea paraktta alla linea a keypa quella f.g.che tagli la linea a.c.nel punto, g.perfi* Mie concesfione dal punto.g.fia tirata una linea egualmente dìflante alla linea af.ey fia quella g.b. che taglie la lìnea b d.nel punto h. fopra ilqual punto fi drizza una linea egualmente dijìante, ò paralella alla linea a.b. eyfia quella h.i. che tagli la linea a.c. nel punto i,da!qual pun* todifcenda una linea egualmente dijìante alla linea a. f ey termini nel punto d. fatto queflo,per maggior dìchiaratione chiamaremo la line* a bJaf.g.la h.i, ey U c.d. le prime paralelle,ey la af. Ug.h. la d.i. le feconde paralelle. Similmente cifrino due gran triangoli l'unoé, lo a b.e. che ha lo angulo, b.giujio, l'altro e lo a. f. e. quello chiameremo primo triangolo, queflo fecondo triangolo,nel primo triangolo ci fono |
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fuetti triangoli fatti dalle prime paralelle, eyfonOgfc. ih e. e de. qucfli perche fono di anguli eguali, come fi ha per la 29, del primo di
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Euclide hanno i lati proportionali, come fi conclude per la quarta delfe(io ; Similmente perche i fecondi triangoli fatti daRe feconde para*
klkfono'di lati eguali, fenza dubbio haueranno i loro lati proportionati. Adunque fi come nelle prime paralelle hanno proportione tra fé, a e.ad e.g. cofi hanno be.ade.f eyfi come a e. ad e.g. nelle feconde paralelle fi hanno, ccfif.e.ad e.h. ey di nono come nelle prime f.e. ad e.h. top g, e.ad e.LmaneUe fecondo egualmente dìflantì, comeg.c.ad e.i. cop h.e.ad e.d. Sono adunque continue proportionali ab.f g.h i. e d. perche fi come fi ha b.c ai e.f cofi fi haa.b.adf.g.eycomef.e. ade.hcofìf.g.adh.i.ey come h.e.ad e.d. cop h.i.a.c. d. propope adunque due dntte linee a.b. c.d. troudte hauemo due di mezzo, che fono fg. ey h Ulchefar doueuamo. Quella è l'opinione di Eratofthene circa la dima fìratione, ey fé ben egli uttole,cbe la linea a b.ey la e é.ftano dritte fopra la linea b d.non è pero,che nonjvguala Ueffa conclufione in qualun* que modo Cuna, ey l'altra linea cada fopra la linea b i.pur che amendue facciano anguli fimigltanti. eyfìano per fimili cmgiugnimcim eguaU mente difiantì, perche tutto è fondato fopra quefìa ragione, che di que trìanguli, che hanno gli angui, eguali, fono ì lati proportionali. In font |
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ma fé noi uorremo trouare più di due linee proportionali tra le linee ab. ey c.d. bìfognera fecondo il fopradetto modo formare più Unte para
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ielle, fi d(Ue prime, come delie feconde.
hèjìrumento colquakfì pojfa fare, ey porre in opera cefi bella inuentione fecondo Brd
tojìhene e quefio. Piglia una piana di legno, ò dì rame più lunga, che larga, di figu- ra quadrangulare, che habbìa tutti gli anguli giufti,ey pa per effempio la tauola a b de fé noi uorremo co effa tirare due linee di mezzo proportionate i bifognard acca dare tre lamette fopra effa in quello modo, piglia tre lamette fottilisfime dì qualche foia materia quairangulari, ey digiufìi anguli, eyuna di quejle ferma nel mezzo della piana ,p che non fi pojfa mouere, eyfia quefìaefg h. ey ne i punti e eyf.hab èia fitte due regole con ifuoi pironi in modo,che eia/cuna fi peffa in ogni parte riuoU b |
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gere fia una regola e m. l'altra f n.md l'altra lametta fia Kdc che fia pofia in tal mo
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'4o nella piana, che fipoffa mouere uerfo la lametta firmata e.f.g.h.ey ancho rimouer da quella hauendo fempre i lati fuoi paralleUi al lato f.K
tenendo dncho fui punto K.una regola, che fi poffa uólgere, eyfia quefla/egola K.o. laquale infume con le due altre e.m. eyf.n. fia acconcia in modo, che tutte pano tra loro paralelle, ey i loro communi tagli, che fanno con la a g. fh. ey l. pano nella ìjìejfa dritta linea mnlo. Simil mente la a.m. fìa eguale alla d ^.perche la a.m.infenfibilméte auanzd la d K.Effendo quefte cofi ordinate tra due linee dritte ab,eycd.fi dan no due di mezzo in contimi d proportione, che fono en.eyfo .per le foprddette ragioni. Mdfe per cafo le due linee propope come farebbe Id.s.ey Id.t. aUequali bifognofia ritrouarne due dimezzo in còtinua proportione, nonferdnno eguali à quelle linee, che fon nello firumento a b. ey r d.facciafi col mouere fecondo il bifogno la lametta KÀ.c. tirandola uerfo la lametta firma,ò allargandola,eyfacendola fempre egual mente difìantejaccìafì dico, che ficome fihalas.aUat.cofi fihabbialddb.aWr d. perche alla db. ey rd. che fono nello finimento ntrouate fi fono due di mezzo proportìonate. Seguita che alld s. ey alla t.propqfle trouate feranno due dimezzo in cmtinua proportione. |
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intanto più adunque artificiofo fera lo inflrumentò, ey benfatto, tanw
to più facilmente fi troueranno le due proportionali, pero le tefte delle lamette,che p moueno entreranno ne i lor canali affettate, ey fi meneranno dòlcemente^ey fé alcuno uorra trouare più dì due IU me propcrtlonali,egli potrà con laggiuntd di più regolep lamette commedmente farlo, ey quefia è fiata la inuentione di Eratofihe* ne, bifogna però auuertìre che le regole pano longe,perche quan* , dobifogm allargare le lamette, posfìno aggiugnere ài tagli delle ■lime, che fi uorratmo,è tocchino d latofuperìore dello firumento come em.fx.K u. anzi per dir meglio fiano tanto grandi quanto farebbe U diagonale della Umetta fermae. f.g.h. ò uerpoco più. Refla di dire con più chiarezza e facilita cofi debbia ufare quello jlrlmento cioè co* me con efiofi poffan trouare tra due linee dltre due, ò piuproportiondte fecondo la mente di EratoBhene, ey prima tu due due ey poi tra 7* due più propotìonalì. 1 * * |
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b.alg. fia alquanto più d'un terzo della linea b e. fimdmente nella linea a e. fia fegnato un punto tanto dinante dallo d. quanto e dg. dal b ey
fu indio h. a-fi leghi poi Ugxon li a,ey con k h.ejbd con U d. & lag h.tagUe k a d. nel pmto,i, fimdmente fi tagli tanto della linea a b. |
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quante
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ocs LIBRO
quanto e dalg. affi, &ftd queBofhacìo b.%. cr dallo i.al K. fi tire una linea fin al toccamente della limag a. cr da ini fognato l. cr perche
feria n-del pruno di Euclide la linea a b,e paraleUa alla linea g i k, cr per lo prefuppofto noftro le Itneeg i; cr b K. fono éguali,ne fegue an* cho, che la linea bg, fìa paraleUa alla linea i l. Oltra di quejìo delle lineegc,g?ke, fi leiuno due parti eguali alla parte i l.cr filano qualeg m. cr h n.crfiano congiunte infume i m.crmn. per la allegata prcpojhwne paraleUe feranno g l,cr m i, O'fimilmenteg h, cr m n. Tagli una cho la linea m n. la ad nel punto o, cr della linea b'K ■ Sia prefo tanto quanto è la m n. cr fìa quella parte b p,cr dal punto o uerfo il punto p. fìa tirata una linea fin che ella tocchila linea i m. nel punto q.fe adunque la linea m o fera eguale alla o q. egli ftara bene, Mafe la ni e, fera punore ne fegue che la bg, fera fiata pvefa, maggiore di quello, che bifognaua, e pero da capo fi deue tornare, e tanto cfperimcntare, che la fané o q, jìa eguale alla m e. Sia adunque m e eguale'aUa o q. ne feguirà per la allegata propostone u. del primo , cr per lo pre/uppojio noftro che laco,crlam q. fistio pataleUe ,cr finalmente (come detto hauemo) nella prima dimojìratione a b. g i.m od e. fi chiamcràno le pri me paralelle, cr ag. m i. e o. le feconde. Dico adunque che,g t.crmo, fono le due di mezzo proportionali, tra la a b,cr e d. Facciafì adutt que, che la a d. ey la a b. concertino nel punto r. nefeguira quello , che andrò di fopra detto hauemo per la fimigli&nza de i triangoli feconda la pxeaUegata prppofìtwne di Euclide, che nelle prime par alette i che fi come è pi oporlionata la a r aliar i, cofì fera la b r aUa rg.cr nelle fé* cmde paraleUe quello rifletto di comparinone che batterà la a r aliar i cofì farà la g r. alta rm.cr feguìiando anchofì come nelle prime fi hauera lagr. alla r m. cofì la ir aliar a,cr nelle feconde fi come fi hauera la i r alla r a. cofì la m r. alia r e. Ne fegue adunque, che la b r. fg. m r. m e. pano in continua proportipne, cr fotta la ideffi ragione per la quarta del fejlo feranno come la a b, allag i. lag i. alla ni o,et 1-4 tri o. alla e d. propofìe adunque due linee-dritte a b, ej t d. tra quelle trottato ne hauemo due continue preportiottali, che fono fiate lag i, cr la m o. ilchefare uoleuamo. Et con fìntili ragioni potremo fitrouarne quante ci fera in piacere. Et pero per frenarne due di mezzo prò* por t tonali la bf.fera un terzo della b o. parche labg. è alquanto più del terzo delia bc.cr non mai minore% ne eguale alla bf. cr per trou.af ne tre di mezzo proportionali labf. fera un quarto della b c.et labg. alquato maggiore della bf. cr per tr oliarne quattro la bf.fera un qwn tp della bc. crlàbg, fera alquanto maggiore della bf. cioè un quinto di effa bc.cr c'ofi fempre la b e. fera partita in una parte di più dì quel, the fono le linee mezzane proportionali, che trottar uorremo, cr fempre labf.fera una di. quelle parti, crlabg. alquanto maggiore fi pren dera che la. bf et perula parte bf.fi ptgliajae tante fiate ì punto fìa della b c.accioche la grandezza della b f. fi pofia conieteurare pm prefio. |
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Quanto appartiene ad Archita dico la inuentione effer diffìcile, cr la dimofìré
itone moto fattile in modo, che a porla in opera, non fi troua inBrumen*
to alcuno fatto fecondo quella dima&ratione . Noi con duella faciliti, che
\ \^ . fi può dimoftreremo tal cbft,i fondamènti dettaquate fonodiffierfì in molte
propofitioni di Euclide, lequali è necejfario bauerleper certe perche trop
pò farebbe ilfcioglicr ogni anello de fi gran carena. Date ci fan due linee ad. maggiore, l'altra fìa e. Tra quelle bifogna trottarne due dimezzo |
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proportionali. Prendiamo adunque la maggiore a d. d'intorno laqttak fi
faceta un circolo di molo, che la ne diuenti il diametro di effa, crfìa il det~ to circolo a b df. nel qual circolo per la prima del terzo di Euclide (ì faro, una linea eguale alla linea e. cr fi quella a b, laqttak tanto fi (tenda oltra il |
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circolo, che tocchi il punto p. dqualefìa lo eftremo d'una linea, cr tocchi
f o me il circolo nel punto d, cr feende fin al punto o, crfìa tutta p do, cr àquè $a ne fìa tratta una egualmente difiante, che tagli la linea a d. nel punto e. intendifi poi una metà di colonna ritonda, che femialmdro fi chia^
ma, dritto fopra il femìcircolo abd.ej oltra di quefto magniamoci nel taglio equidiftante, che paralellogrammo è,detto del jemtalindro fo* pra a d. diffegnato un femìcircolo ilquale è come un paralellogrammo del femialmdro ad angeli gwjli nel piano del circolo a b df. Quefìofe mtcìrcolo girato dal punto d nel punto b, dando firmo il punto a, che è termine del Diametro a d. nelfuo girare taglierà quella foperficìe co= tonnare, ò cilindrica, cr defenuera in effa una certa linea, dapoi fé fiondo firma la a d. il triangola a p d girandefi farà un mowmento contro, rio al femìcircolo jenza dubbio eg'i de fermerà una foperficìe conica della linea dritta a p: laquale nel girar fi fi congiugne in qualche punto di quella linea, che poco auantifu dèferitta mediante il mouìmento del femìcircolo nella foperficìe del cilindro. Similmente ancho il b. arconfcri- uera un femìcircolo nella foperficìe del cono. Et finalmente il femìcircolo ade. habbia itfuofìto dapoi che fera moffo la dotte le linee cadetta do concorrono, cr il triangolo che al contrario fi mona, habbia queflofìto dia. cr il punto dotte concadono jìa K. fìa ancho per b. defentta un femìcircolo bmf. cr la douefi taglia col circolo b dfa. fìabf. indi di punto K. a quel piano, che è del femìcircolo bda. cada una perpen* dicolare, certo è che cader a nella 'circonferenza de\ circolo, perche nel piano dello iftejìo circolo fu drizzato il cilindro. Cada adunque, CT fìaKi cr quella linea, che mene dallo ì. nello a congiunta jìa ccnbfi nel punto h. Ma perche Inno, cr l'altro fimicircolo cioed d a, cr il bmf. è drizzato fopra ilfottopofio piano del circolo abdf-CT pero il lor taglio commune m h. ila con angui giujli fopra ti piano del circo |
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ha bdf. perde he ancho fopra effa bf.'e drizzata la m h. Adunque ciò che è contenuto fiotto labhf.O'h bf. cr fotta laha,crlobifi tro*
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uà eguale a quello che é fatto la b m. Adunque lo angulo a mi, è gittfio, per la conuerfione del corolano della ottaua delfetlo. ey d triangolo
a mi, fi troua fìmile all'uno^ ey aW altro de i due tr languii inah.craKd.cr perche lo angulo dKa.è giudo per la trentefima del trentefìma. Adunque per la uintefìmanona del primo dKm, fono egualmente dittanti, mipc*
roche per le cafe dimojlrate htmh. fono perpendicolari al piano del circolo abd f. Adunque egli è proportionale,cbe come fi ha d a.ad a K cofì fi habbia K a.ad a i. CT iaada m. percioebe i triangoli d a K. K a i. i m a. fono fimìli per la quarta del feflo,cr cojìfegmta che quattro dritte linee d a.a K.a i. a mfìano continue propor tìonali ,malaa m. fi troua eguale aUa e, cr per la commune fententia, quelle cofe che fono eguale ad una, fono tra fé eguali, perche la a m fi troua eguale alla a b. Adunque propoRe due linee ad.c. ne hauemo trottate due di mezzo proportiond* 69 li, che fono aK.ai. come doueuamofare. Platone fvmlment e ne fece, cr' la duno ftratione, cr lo mjirumetìto, come qui fiotto porteremo. Lega le due dritte linee, tra lequali uuoi trouarne due proportionali,legale duo in un angulo dritto nel pini to b. crfid la maggiore bg.ey la minore e b. allonga poi l'una, cr l'altra fuori del l'angulo b. la maggiore uerfo il d. CT ld minore uerfo il e, cr fa due anguh dritti trouando il punto c,cr il punto d, nelle loro linee ammutente, crfìa l'uno angulo g e d.cr Faltra e d e.fi dico, che tra le due linee dritte e b.cr bg.proportìonato ha uerai due altre lìnee,che fono bd.crbc. perche prefuppofto hauemo lo angulo e d c.effer dritto ,crlaed. effer paraleUa alla cg. pero ne fegue per la 29 del primo, che lo angulo g e d. fiagiufto, cr eguale allo angulo e de. ilquale fimdmente effer 9 gìujìo prefupponemo, mala db per lo noàro componimento cade perpendicolare fopra lagb d.adunqae per lo corolario della oltana del fedo Ubd.è quella lined proportionata, che cade tra laeb,crlab e.cr finalmente la linea bc,èla mezza na proportionale tra labd.cr la bg. pofla adunque la ragione, cr la propostone commune della linea b d alla linea b e. nefeguita che laeb hauera quello rijfieito di fomparatione aUa linea b d.che hauera la e b.&Ha linea b c.percioche ìuna,et l'altra ragione
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ragione, conte è flato itidnifejlo e come lab d alla b e. per la undeci*
ma iti quinto. Adunque tra le due dritte propofle, che erano e b,ey bg.trouatenehauémodue fattolaiftcffaragionecatìnuamétepro- portionah,chefono b d,et b e. Et que&a è la ragione di Platone. Lo inflruméto uer amite è facile, imperoche egli fi fa d'una fquadra £T d'una rega in qttejlo mcdo.Sia unafquadra Km l,et in un braccio di effa accomodata fìa una rega,chefian o.et che faccia con detto brac cwgli anguligiufli, e mouerfì pcfja bora uerjo il punto m.hora uer fo il punto l. fatto quefìo è udendo trouare due linee tra mezz0 "* |
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continua proportione à due propofie,fara i che le due dot enfiano per
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effempio laeb, eyla bg. (cerne di fopra hauemo detto) congiunte
nel punto b.tn m'angulogiufio, exfìano prolongate cerne di fepra. AÌlhora fi piglia lo wfirumento, crcofi eglis'acccmmoda alle linee drittecb,& bg.cheillato Km. della [quadracada foprailg.^T lo angulo ni. fi unifea alla linea b e. lo angulo o fa fepra la linea b d. er la regola mobile uegna per lo punto. e,di modo che ti punto mfu foprapojìo al punto e. cr ilfegno e. cada fopra d.eycofi ordinatole hauem, CT acconcio lo finimento trottato haueraitra le linee eb,a" b g. due propor donate linee di mezzo cioè labd.cylab e. delchc la dimoìlr aitane è la tfleffa con quella di fopra. ìticomede ufaua uri altra dimoflratione,& formaua un'altro frumento fecondo quella dimofiratione,molto artificiofamente, ey con gran fottìli io
tu de inuentionè fuperando Eratoflbene è flato di gran giouamento a gli fludtoft della Geometria. Ver fare lo frumento è neceffario pianar due righe, er porle una fopra l'altra con anguligiufli dimodoché d'amenduefa uno tileffo piano, ne una fta più alta dell'altra, fa una d'effe a b. l'altra e d.facdafi nell'a b. un canale,che u entri 4 coda di Rondine, è fot to fquadra un legno,che andar peffa in fu, er ingiù per quel ca= nalefettza ufeir fuori: fu nel mezzP della riga e d.per longo di effa una ltnea,cy neUa tefìa di effajoue è la dfìa poflo un pirone,®'fu quello g h, ilquale efea alquanto fuori del piano della riga e d. ey in quella uolger fi po[fa,ey fu pertuggiata,ry u'entri un pironcino,che la férmi fon fra la coda di Rondine, che dicemo andar infu,<zr in giù per lo canale della riga a b. er nel pirone g h. fidunfòro,nelqual entri la regoletta, ef. Se adìique piglierai l'eflremocapo K della regoletta efer mouerai quella o uerfo le parti dello a.ò uerp uerfo le parti del b.fempre il puri toc fi mouera per la dritta linea ab.eyla regoletta ef penetrando per lo foro del pirone g k.entrerà, er ufara, er la dritta linea di mezzo della rcgoletta sf.fi mouera colfuo predetto mowm'eto per lo perno del fuo p.yon.e^jferuaf fmlmìtc,cheh eccefo e K della regoletta pae f. fempre lo ijleffo,et della ifìeffa lun jo
ghezzA • Per tlchefe noi panerei mo nelpunto K una punta di fra ro, che tocchi un piano egli fìfèr mera una linea piegata come lai m n.hquak Nicomede chiama pri ma Concoide, er loffacio, che è \ trae,ey K.egh chiama la gràdez Za della regoletta, ej il punto d il Polo. in quefia linea piegata N/s comede ne troua tre principali 4° propieid; Vuna è che quanto pm s'allargala linea tortai m n.tanto meno èlontanadatta dritta a b. co me jìyede,cbe ti punto e , è più lontano dalla linea a b.che il pun* to.n. er l'i punto n, più lontano che il punto m. er il punto m. più lontano che il punto l. ilche fi uè* de chiaramente facendo da i detti punti* n mi cadere leperpendico i® lari fopra lalmeaab.La feconda propietà è quefia, che fé tra la re gola ab. ey Li linea piegata fi ti* rerauna linea quella finalmente taglieri la piegata,come fiuede tirando la linea p.q. la terza pro- pieia,é che la dritta ab.cyla pie* gaia primamente defcrttta mai no concorreranno in uno,fé benfuffe ro tirate in infinito. FJqueflo fi s<* uede euidentemente fé alcuno con- fiderà bene guardando la firma Metto flrumento predetto, perche |
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«8 LIBRO
nella firma. ìj}efJ4 la linea di mezzo della regola ef. nel ìefcnuere la lìnea piegata fempre taglia la linea a b. nel punto e. pertiche il punto K,
non puoi mai peruenire alla linea a b. benché fempre egli s'auuietne fecondo la prima propieta della linea piegata. Dalle cofe dette ci m* (ce bella occupane difapere,che data una lined,che da un capo bibbia principio, er dall'altro uada in infinito,?? che fuori 4t effafia dato man. gaio egli fi può tirare una linea dritta, kqual taglie due dritte linee circa lo ijìejfo angulo, er una parte di quella linea dritta comprefa dalle due che contengono l'angulo fu eguali ai una linea prima proposta. ìlebe in quejìo modo fi dimoflra. Sia una linea dritta a b che dalla parte del b fia infinita,?? fopra effa firmato fìa un angulopropo$o,cbe fìabag.cyil punto dato oltra la a b. fia e. er k dritta linea data fi a d. e? dal punto calla linea a b. fìa tirata una perpendicolare e e. 4 cui per dritto fi aggmgna laef. eguale aUd d.& con lo finimento fopradetto dal Volo c.o~ internatio ef. atta regola a b.fia defentto !a prima linea piegata fg. adunque per la feconda propietala linea ag allungata concorre* ra nella linea piegata fg. cader A adunque ing.ey la e g. tirata in longo taglierà la ab nel punto h. dico chelag h. fera eguale alla d. già propo* |
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fta linea, iìcheafara mamfefio, percioche per la diffusione della prima piegata linea lag h. fi trotta eguale aUa ef er noi prefuppoflo haue*
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te
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mo la e fieffer eguale dia d. Adunque per lo commune eccetto la linea g h. fera eguale aUa propella lìnea d.
Irouìamo adunque fecondo quefìa intentione di N icomede à due pmpofie due di mezzo prò* '
portionali. Siano le propofte linee ab.be. con angulo dritto legate iwjlra intendane è tro par ne due di mezzo proportionali di continua proportione. Fmifcafi adunque la figura quadrangukre ab ed. eyfia partita la e d. in e. er la d a. infey la ltnea,cha lega la b e,fìa prolongata , er concorra con la linea a d. proiongata fin alg.&fia àgiufli anguii la linea fhfppra la a d, et tanto fi aìlonghi la linea a h che la fa eguale ailalmea e c.& congiunti fi4 no i puntig h.con una linea, aUaquak parateli* fio. la linea a i. di modo, che lo dngulo Kai fia eguale allo angulo fg b. finalmente per lo precedente problema, fìa tirata una lmea,che tagli la a i,nel punto i, crlada nella parte a. prodotta fopra K. di modo, che la i K. eguale % <* fia alla a £>,cr la coliegata K b. fia prologata,è cada nella d e,prolongata al punto l. Io dico che egli adiuiene,chefì come fi ha la a b alla a K, cofi la a K. alla di, ertale, alla e b. perciò che la linea a d in due parti è partita nel punto c,er à quella fi aggiugne la parte K a. Aiuti €jKeperkfejladeluigefìmo quello che è folto dK a. con quello, che uienc dalla a f, fi tróua eguak,à quello,cbe fi fa dalla f.K. Appongafi commune quello, che fi fa della fb.Adunque cioche è [otto la dKa, con quelle figure quadrangukri che fi fanno delie afifb, cioè con quello,che fi fa della ag,fi troua eguale à quelle,cbe fi fanno della K/~ or fb, cioè 4 quello, che fi fa delia K h. Et perche come fi ha la l c,alla cd,cy cofi laalb, aUa b K,ma come fi ha lai b, aUa b K cofi fi ha la d'a,allo aKmalace fi truoua ejfer la metà della cd,cyUag doppia aUa d a, imperoche per la quarta delfejiofi come fi ha kab,aik d e,cofifiha lag a, ;o . aUa ad, or fecondo il prefuppojlo no'firo la b a,era doppia della d e. Adunque lag a, fera ioppix dUa a i. Ne fegttltd Adunque che quella proportione, che hauera late, con la e e,hauera anebo lag a,alla a K. fecondo la eguale è muta ta proportione per k uigefimaterza del quinto. Ma fi come tuga aUa a K, cofi a h i alla i K , per la feconda del fejìo per cloche fecondo il prtfuppoB'o nojiro Ugh,&laa ifono paralelle. Et componendo quejle proportione per la decimaottaua del quinto, Adunque fi come la l e, dia e e, cofi fi ha la b K alla K i, ma noi patto hauemo la i K,eguah alla e e,perche la i K è eguale alla a b.ancbo la a h.e eguale aUa e e, Ad n que lael,e eguale aUa b K. Adunque, z? quello, che fifa di l e,è eguale à quello,che fi fa dibK,ey quello, che fifa di le, è eguale a quello, che fi fa fiottai l e, con quello,che fifa dice, per lafejia del fecondo. Et à queUo,che fi fa fotta dibK,(i ha dmioftrato effer eguale quello,che fi fa fono a K a,con quello, che fi fa di ab.de i quali quello, che fi fa dì e e. è eguale à quello, che fi fa di a b. imperoche la a b, è (tata pojìa eguale alla e e. Ma per U commune fententìa, fé dalle cofe eguali fi leueranno le cofe eguali, quelle che reflano, fono eguali. A dunque quel* lo,cbe fi fa fiotto die,è eguale 4 quello,che, fi fa fiotto i K.4. Ma per la decimaquartd, delfefto ì lati di paraklh grammi eguali, er equiaiu 40 guli fi hanno a uicenda in proportione uno con l'altro. Adunque come fi ha lai d. aUa d K, cofi ancho la K a, alla e l. ma come è la di alla ^,K*er a b alla aYL,0" lai calla e b. Et adunque fi come la a b.aUa a K,er la a K alla e f,er la 1 e,alla e b. Adunque date due linee dritte a b, tybc,fi fono trouate due di mezzo in contìnua proportione a K, er / e AltU modi àfono de gli antichi di trouare le due proportionali. dì Vhilopone, di Dione BiZAntio il Diede, di Pappo nelle Mecamche, Di Poro,di Menecbmo, i quali modi ne i Commentari di Archimede fi trouaw, er il Vernerò dottamente gli tffione. Ma noi uetììremo al modo di/addoppiare,cr di moltiplicare i corpi accìoche l'ufo di cofi belle dìmojìrationi, er di tantifirumenti afta manìfieflo. ■ _ s Io uoglio adunque ad un pn>poilofodo fotta una data proportione farne un'altro. Sìa adunque il fedo prò*
pofio a. lo uogl'o farne uno, che habbìa quella proportione con ejfo che ha la linea b. alla linea e, prendafì una linea eguale,ai uno de i lati del propojlo fodo, eyfia quella d, er come fi ha b alla e, con la ifìeffa ragio |
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ne fi nfirifea la d alla e, fia doppia tripla, 6 come fi uoglia. Et fecondo alcuna delle precedenti dimojìratio
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0O
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ni tra la d, er la e, dritte troumfi due di mezzo in continua proportìone,e? fian quelle fg,di modo,che d fi
?yg e,fiano in continua proportione dopai da alcuna dritta linea eguale alla f per la Uigefima' fettima del» fundecimo fi faccia unfodo,ey quello fia h. fimile,cr fimìlmente pofio, al propofìofodo 4,0" perche per la trentefimaterz4 dello i&effo libro, ò per h cordar io della ifìeffa, feferanno quattro linee proportionali, fi some la prima èia quarta cofi quelfodo^hefifa deUd prima 4 quello che fi fa della feconda finale, o"fimil- |
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mihnent e deferitto], ne riufeird il fodo. La rdgione ddunque del fodo d dlfuofimigUantefodo h,fi troud in quello rifbetto di comparatane, che
fvtroua d. aWe,zrJecondo Uprefuppofto la d, uH'c, ha quel rìffietto,che da bai e Adunque aldato fodo, fiotto k ékta ragione, che ha b a. e, |
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Nono. %o9
tgiii fiate fiatfé tmpMÌglidntefodo h fecondo l'intento nofiro, er qui bauemo l'ufo degli finimenti, er rfeBe dìmoftrutiofii foprapofle. D/
.pf« dncfco fé egli fi haueffe à far un cubo eguale ai un fodo quadrangu'are, bifognerehbe far à quefio modo,fìa il proporlo fodo quadrane gufare db e 4,k cui larghezza fia a b,l'altezza b e, k lunghezza e d. bifogna formar un cubo eguale dquello. Trouifì per l'ultima delfecon da il lato quadrato del piano ab e, cioè una linea dritta il cui quadrato eguale fa al piano ab e, laqual dritta linea fu e~ e'fecondo alcuno de ifopradetti modi troumfì due lime prqportionalì tra la,e,eyk e d,cr pan quelle fg, dico che'l cubo fatto della linea f, ferì eguale al detto fodo db ed. intperoche per la fammi della mgeftmmona del fello il quadrato del fai quadrato dette, fi ha come e d,adf ej? perche per la tré tefvmd qudrta dell'undecima ifod di linee paràletle, de i quali le bafe alle altezze uicendawhnenteriifiondono,fonoeguali però nefegue^ che il tubo fatto della fifa egualìalfodo quadrangukre detto paralellogrammo abed, cjx cofì bauemo k noiìra intentiotie d'hduer trottato ad un ' quadrangukr e di iinee par dielle un J odo eguale. JSt di qua fi raccoglie, chzfenza diffculta fi riduce ad un cubo una colonna laterale, deUaquale gli eppoftì piani fono paraletti;& cofì tutti gli aU i o
tri paralcUogrammi, perche mi paraleUipedo,che ha per bufa un quadrato eguale alla bafa d'una colonttd laterata, ey egual altezza alla ìfteffd coIona è eguale adefftcoloiM.Qui Infognerebbe anchora uagare,et dimostrare come diuerfe figure fi mutano in altre figure fonte (ì'rad doppiano, cr anche fi triplicano ,t quadruplicano , ma troppohngo farebbe, eytedwfo ,.eltre che iprinciptj dati difopra ci poffono (crai re affai, però torneremo À vitr. ilqual dice. . _ ,. Conciofìa adiuiq<ae,che con fi grandi piaceri -«delle dottrine tai cofe fiano Slate auucrtitc)-&na.tiu\ikneTtte forzati damo
mouerfì per ìeinuentioni di ciafeuna cola confìderandone gli effctti,mentr-e che io con attentione riguardo à mol- te cofc,io predo no poca arnrniratione de i uolumi cópofti da Democrito d'intorno alla natura delle cofe, & di quel fuo cornar elitario intitolato Chirotonie©, nel quale ancho egli ufaua lo anello figillando co cera fatta di Minio quel- le cofe,c!ieeglihaueuafperirnentato, €^ui leggiera cirocinnauos perche ciros fignifica k cera,zT cìnnauos leìmagini;che tengono gtiflatuari dinanzi agli occhi,cofì Democrito nella *Q
cera imprimendo lefue esperienze per ricordacele fé le teneua dinanzi àgli occhi,® quelle note erano come comentari, perche cometteuano alla mente le efperienze. Plinio legge ciroemetà, filandro interpreta commentario di cofefcklte, à me pire miglior lettione quetla,-che io dico, perche Vitr. mede fimo quafì lo dichiara dicendo „ Mckjual egli ufaua lo anello figillando con cera tinta di Minio quelle cofe,lequali egli haucua fpcrinicntatc.
Certo è,che Democrito fegnaua in cera rojfa quelle cofexhe egli uoleuaricordarfi.
JLe inuentioni adunque di quegli huomini non fola-mente fono ftate apparecchiate à correggere i co-ftumi/ma ancho
ra alla perpetua utilità di ciafeuno. Ma il grido,& la grandezza de gli Athleti iti breue tempo con i corpi loro inuec» -chiaria modo,che ne quando grandemente fiorifconov, ne dapoi,ne per arhmaèftrarnenti quelli poffono giouare al- ia uita fiumana come fannoi belli penfamenti, & le raf e inuentioni de gli huomini faui. Ma non fi cjaqno hogs;i i debiti honori ne a coftumi,ne à precetti de gli ualcnti fcrittori, & guardando le meri più alto, che l'aere, con i gradi jo ■delle memorie al Gelo folleuate,-eternamente làmio, che non folo le fentenze,ma le figure lo rei fiano da i pofteri co nofciute,è però chiunque ha la mente adorna del diletto delle lettere non può non hauere nel p^tto fuo confccrato il fimulachro di Ennio Poeta come di un Dio. Ma quelli,che asiìduarnente prendono piacere de i uerfi di Accio,nó tanto le uirtu delle parole, ma le figure fue pare, che feco riabbiano prefenti : & coli molti, che dopo la noftra me- moria nafeeranno pareranno difputare con Lucretio della natura delle cofe, come fé egli fulTe prelente, & cofi del- l'arte del dire con Cicerone,& molti dei pofteri ragioneranno con M. Vairone della lingua latina,fimilmente molti fìudioiì della cognitione deliberando di molte cofe,che-i faui di Grecia appareranno effer con quelli à ftretto confi- glio,& in fomma lefentenze de buoni fcrittori ellendo in fiore,è ftando i corpi lontani,quando fonone i configli,et nelle difputationi addotte, hàno maggior authontà , che quelle de i prefenti, periìche io ò Cefare cófidatomi in que fliauthori è prcfii loro fentimenti,ev configli ho fcrittocpiefti uolumi,& nei primi fette -ho trattato de gli edifici), 4P nell'ottano dell'acque,oc in quefto delle ragioni de i Guomoni,come flati fono da i raggi del Sole nel mondo per le ombre de Gnomoni troiate, & co che ragioni fi allongano,& ti feortano, dirò chiaramente. C onclude Vitr. kfua longd digrefione,zj pdre, che fin qui fu ftato ti proemio del prefenti libro,Hquaie per la diucrfità detle cofe forfè è fiato
in tante parti diuifo. il tutto è non meno facile,<:he degno da effer confiierato più uolte. CAP. HII. DELLA RAGIONE DE T GNOMONI RITROVATI DA I RAGGI
DEL SOLE, ET DEL MONDO , ET DE I PIANETI. V E L L E cofe adunque con diuina mente fono ftate acquiftate,& feco 'hanno grande amrniratio-
ne, quando egli fi confiderà, che l'ombra equmottiale dello ftile,èdi altra grandezza in Athene Jo di altra in AleiFandria,di altra inRoma,ne quella ftelTa è à Piacenza,che èin altri luoghi della ter* ra. Molto adunque fono differenti le deicrittiqni de gli horologi per la mutatione de i luoghi, per* cioche dalle grandezze dell'ombre equinottiali diflegnate fono le forme de gli Analemmi,de iqua li fi fanno le deferittioni delle hore, fecòdo la ragione de i luoghi,& dell'ombra de gli Gnomoni. Mbrdbiidottrina è queUa,che ci da Vitr. nel prefinte libro delle cofe dell'Aflronomia, er più mirabile è la breuitàfud, però egli fi delie con dilige Zd, è penfamento non mediocre paffare tutto quefto trattamento, nel qualefì tocca breuifiimamente quelh,che in molti uolumi da molti è fiato trattato,cr perche noi non hibbia.no 4 confvnderfi, diremo ordinatamente ogni cofa, ponendo le parole di Vitr. lequali non parole ma'fenté Ze,CT conclufìonifì poffono nominare. Tratta adunque nel prefente libro delia ragione degli horologi da Sole,c? delle ombre,& perche om ira non è fé non deue è il corpo lumino/o i cui raggi for;o impediti dal corpo opaco,però tratta de i corpi celeflt, che fanno lume,& fecondo quefla occafìone abbracciai! mouimento del Cielo, la figura,et la nnfura del tutto.introduce ilfuo trattamento à quefio modo, che aedendo noi <?o qudttdo il giorno è pare alla notte jlqudl tempo fi chiama equ:nottto,che uiene due fiate all'anno una di Marzo,Z? l'altra di Settembre, non in tendendo di quelli, che fanno fatto l'Equinottiale, perche Ihdmtto fempre,ne di quei che ftanno fotto il Polo, perche non Ihanno mai, Vedendo dico,che à quel tèpo dello equinottio fui mezzo di in diuerjì luoghi!ombra è diuerfamente proportionata^glì edifici,alberi,£r 4 tutte le cofe leudte da terra,é dritte imperoche in alcuni luoghi l'ombra è pare alle cofe,che la fanno Jn altri é maggior e,in altri è minore, grande occafìone bauemo da marauigliarfì,cr però per naturale inilinto ci diamo 4 cercar d'onde uegna la diuerfìtà delie ombre, & uedido, che quefia mutatio ne, non può uenirefe non dalla altezza &1 Scie, che à quelli tempi ad alcuni è più alto,ad alcuni più baffo,cominciamo ad inuc&igar il corfo del Sole,ejr cofì quello,che non potano fare nel Cielo, deferiuemo in terra con linee,®" con figure feruando intiera la ragione del tutto,et chi è tanto fiottile, cr ingeniofo,chefappia trouare filmili defcritticni,fì può neramente dire,cbe egli fu d'intelletto diuìno, er che lefue inuentio* nifìdno più prefio diuine,cbe hnmane,et quefio fin qui ha detto Vitr. Dichiara poi come fi chiama quella deferittìonedì Unee}cbe fìfdnno per dimofirdre il corfo del Sole, o~ dice, chef chiama Analemma, er dìffinijce che cofa è Analemma dicendo. 7» Analemma è fottil ragione trouata dal corfo del Sole,& dell'ombra crefeete fecondo, che fi olTerua dal Solftitio del uer
no detto Bruma da gli antichi,dallaquale per ragione d'Architettura,& per ufo di adoperar la fella è flato nel mon do ri trauato l'effetto. Cominckuano gli antichi l'amo dal Sóleftitio del Verno, che uiene dì Decembre, que&o chiamditano Bruma. aunertirono, che fui mezzodì l'ombra detto Me al tempo dellabruma era più longa,che negli altri tempial mezzo dì, però concludeuano che à quel tempo il Solefuffic più- baffo: Defcriuendo adunque nel piano dì i circoli,? drizz^0 i Gnomoni, cioè gli fìlli da ombre fopra il piano tiraudno linee da ì dcfcritti cir P colìaU
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LIBRO
coli atta punta delflile, z? continuando quelle linee rdpptefentAiia.no V ombre fin fui pièno ptoportìondndo fombre con loftìle,et co fi digior
no in giorno fui mezzo dì prendeuano l'altezzd del Sole, che dal tempo della bruma al tempo della fiate ogni giorno più fi in'alzana, ?? cofi concludendo Haltezzd del Sole meridiana, nefiaceuano nel piano la deferittione, ?? il difegno montandogli effètti del Cielo neUa terra, quejìa difiegnatione era detta Analemma, che è come un tipigliamento del corfo del Sole per firmarne gli horologi, fecondo la diuerfità de i paefi,?? perche mila dtffìnitione della Analemma Vitr. ha detto. E ila co nel mondo ri tremato l'effetto. Però per quejìa occasione egli dichiara, ebecofa è mondo, ?? dice]. Mondo è un grandissimo concetto della natura di tutte le cofe, & il Cielo di Stelle figurato. Due cofe abbraccia il mondo, U prima è il cielo, la feconda è tutto quello, che dal Cielo è comprefo, la doue i moderni nelU diuijìone della Sfira
hanno detto la regione dementare, ?? ld cclejìe. Era necejfario porui il Cielo,petche in effo pojiifono i corpi luminofì, i raggi de iquali fan* no gli effètti nel mondo.ìl mondo adunque è ungrandìfiimo,?? fommo concetto di tutte le cofe,perche è corpo perfetto,?? quella cofa è perfiet. i a ta, à cui niente manca, ?? niente fé le può aggiugnete. Al mondo adunque perche è fatto di tutta la materia, perche abbraccia ogni cofa, perche ha princìpio mezzo,è fine, perche contiene,cr non è contenuto, fi conuiene il nome di perfetto, ilche Vitr. gli attribuire dicendo con cepHofurama, perche fé è fiamma olirà di effo non fi tvoua cofa j in effo il tutto fi coprer.de. E adunque il mondo un grandi filmo abbracciam tn to di tutte le nature, fi di quelle, che fono atti À rìceutre,et patire qualche imptefiione come fono gli elementi,?? i mifiì perfetti,et imperfetti fi di qudk,che hanno uirtu di operare,?? di influire,come fono i corpi celeflé,?? quefìe nature fono una dentro l'altra, accioche quefla cera mondana poffa meglio effer firmata dalle firme celeri, che Vitr, dice Cielo di fielle figurato, delqude egli ragionando dice. Quefto Ciclo cotinuamete fi uolge d'intorno la terra,e il mare per gli ultimi cardini del ino pcrno,che affé è nominato. i. afeia Vitr. la prima parte della àiffinìtione, perche non fa al fuo propofitoj tratta della feconda,che è Cielo, dice adunque in poche parole mol te cofe,che fi dichiareranno 4 poco 4 poco. Che il Cielo fi mona egli è al/enfio manififlo per la mutatione del luogo, che fanno i corpi cekfii, che mai non fi ferma, ìkheèanchonotìfiimo,cbel mouimento fuo ècìrcclare,d'intornoilm4re,??Uterra,?? che fi uolge fopra un perno io ne ifttoi cardini,et quejte due cofe fi firn note p molte et euidentì ragioni,per che fé il Odo abbraccia ogni cofa,ogni luogo,ogni fip4cio,fe altri miti fi mcueffe,cheingiro ò noluffe circolar e,certo lafcicr ebbe fuori dife,òffiacio,ò uoto,iìche non è ragiomuok,oltra di quefio moki altri fo no gliaccidenti, perliquali noi uenitno in cognìtione,che il Cielo fi girià tondo, ?? che fia di figura fimile al fuo mouimento, de iquali ne fono pieni i uolumì,?? fé ne fanno efyctienze con gli frumenti,?? perche noiuedemo un continuo mouimento per un uerfo,peròfe imaginamo due fiabìiìfiimi punti uno alì'oppofto dell'altro per diametro,da iquali imaginamo, che pafii per lo centro del mondo una linea, ?? quelli punti car- dini fono detti, perche quafi come fopra i fuoi cardini il Cielo in quali fi uolge, cr quella linea chiamano affé ò perno, i mi errerai fono i cardi nì,ò poli del mondo. Ma cloche di punti,di linee,?? di circoli nel Cielo fi dice,tutto è detto per maggior dichiatatione,ct'nò che neramente nei Cielo fi troiano tal cofe,come mgliono alcuni, che ne i Voli fia la uirtu di mcuere,ilcbe rifiuta Ariti, nel lib. del mouimento degli ammali, ar* gomentando,che quefxo non può effer effendo i Voli fenzdgrandezza alcuna, anzi punti iniìuifibili, ©" firfe da quello paterno correggere quello,che diche Vitr.ilquale però come Architetto fi dicefeufare. 5 © Perche in tali luoghi la uirtu della natura cori ha,come Architetto fabricato & ha fitto i cardini come cétri uno in que-
llo mondo di fopra del mare & della terra, l'altro di la al corrano fotterra nelle parti meridiane, & ini d'intorno à cui e cardini, come d'intorno à centri, ha fatto le rotelle come à torno, lequali fono Poh da i Greci nominati, per lequali eternamente con uclocisfìrno corfo il Cielo fi gira,& cofi la terra col mare nel mezzo in luogo di centro è fiata nata Talmente collocata. Due fono i Voli,è Cardinijquali diametralmente nel mondo oppoflifono, ma che uno fid di fopra ,Haltro di fiotto non è], fé non per rìjfietto à gli babitanti della terra, però bifogna intendere che Vitr. doueua dire 4 quefio modo,?? cafo,che egli non lo dica, come fi puòuedere dicendo e* gli,che la natura cofi gli ha pofli,che uno fia fopra,Valtro di fiotto, e necejfario, che noi intendiamo drittamente, perche quelli,che ftanno nel mezzo del mondo egualmente difìanti da un Volo aKaltro,non ne hanno un più eleuato dell'altro. Similmente quelli,che ftanno di la dal mez* '%p hanno il loro Volo eleuato, che 4 noi ìubitanti di qua dal mezzo è depreffo,?? il nofitro 4 loro è meridiano fi come il loro 4 noi, però que* 40 ftofitojì deue intendere in rijfetto,?? non azoicamente, perche fi come dice vitr. la terra col mare nel mezzo in luogo di centro è fiata ria turalmente collocata. Certo è che in alcune parti un Polo fera eleuato,ìn altro fera depreffo, ?? in alcuni l'uno , cr l'altro fera egualmente nel piano dell'Or izonte,la doue effendo conclufo da tuttigli Aftroncmi,che fìando l'huomo in qualfiuoglia fito fopra la terra, fempre ti fuo Qrizonte diuide il Cido in due parti eguali,è tuttigli Strumenti in femma, che fi ufano, ufanfii in modo , come fé l'huomo fiuffe nel centro del la terra, è neceffario 4 concludere, ér che la terra fia 4 guifa di centro nel mezzo del mondo, cr che egualmente fu partito quello, che fi uè* de,da qudh,Se non fi uede con la foperficie deU'Qrizonte. Hauendo noi adunque due punti come terminififii,fopra iquah il mondo fi gira, feguitaVilr.ddefcriuere il Cielo con altri fegni. Effendo quefte cofe dalla natura difpofte in modo,°che dalla parte Settentrionale il Cielo habbia il centro più eleuato da terra con l'altezza fua,& nella parte del mezzo di fottopofto a i luoghi inferiori fia dalla terra ofcurato,indi attrauer fo per mezzo il mondo eùui formata una Zona à guifa di circolo,è cinta con dodici fegni piegata alla parte del merig g& gie,laqual forma di fegni,'con certa difpofitione di delle agguagliandone dodici parti ti da efpreua la figuratione , che ini la natura depinfe. Volendo Vitr. con breuìù ejfirimere molte cofe diuentd alquanto ofeuro per la durezzd del dire. Vedendo noi il certo è continuo uolgimento del Ciclo da tettante 4 Vonente,trouato hauemo, i due Poli ?? il Perno in certi,?? determinati luoghi.Cofiderando poi il mouiméto, che fia il Sole in un'anno^t ì che bora nafee in una parte ddl'Qrizonte,et da un uét&,bora da un'aUra,et che bora fui mezzo dì s'auicina più al punto che ci fopraflà,hora è più baffo,?? che uarìa igiorni,?? le notti egualmente, fapemo che per quefìe cofe gli antichi hano trottato la uìa del Sole, per laquale andando egli dì giorno in giorno fiaceua tutta quella fenfibìle mutatione. Similmente auuertendo il corfo degli altri pianeti feguìtare la uìa del Sole,ma non cofi egualmente {largii appreffo, diedero nome a quella uìa,per laquale il Sole,??gli altri pianeti paffauano, ?? la chiamo rono cinta ò zona,perchc fi come uni cinta cìgnendo non fola s'aggira con unafemplìce linea^d tiene larghezzd,cofi la uìa de pianeti è sia* ta imaginata larga,?? circolare,?? è fiata conofeiuta piegare da una parte ad un Polo,?? dall'altra all'altro;et abbracciare tutto il Cielo)CÌoè $& effer uno de Uircoli maggiorigli quella ambo fono fiate conofeiute alcune copagnie diflellet allequali è flato impofìo il nome di fegni, et perche fono dodici.però dodici fegni.che vitr. chiama dodici parti pareggiate,per che fono di trenta gradì cìafcuna,la uìa de ì pianeti, é fiata chiamata Zodiaco da 1 fegni che in effafono.La uìa del Sole,è fiata detta ecclittica, perche fopra efja dando il Sole,et la Urna in certe dìjìaze fi fanno gli eclipfi,è macaméti loro.'Aa larghezza il Zodìaco,per che il corfo dì pianeti la richiede,et fi come ogni cìrcolo celere è imaginato effer diuifo in 300 parte,che gradi fi ckiamano,ccfi ancho il Zodiaco neUa fua circonferenza è diuifo in ?60 partila uìa del Sole detta eclittica, è nel mezzo , ma le linee che fono gli ejlremi ddla larghezza del Zodìaco fono difìanti dalla eclìtticd,che {la nel mezzo gradi fei in modo,chefei gradì di qua er/è 1 di lì dalla eclittica fanno dodici gradi di larghezza,oltra quejìa larghezza non caminano i pianeti, benché Venere, ?? Marte, per la gradezzd de 1 loro epicicli,come dicono 1 contéplatiuì,poi efchmo fuorè,ma quello però di raro auuiene,ilche forfè ha dato luogo alla fiauoU dì Venere, & dì Marte. Chiamafi ti Zodiaco circolo obliquo , perche non afcende,edefcende regolarmente fecondo lefue parti, ?? perche con tutte le parti fue non è da i Poli del mondo egualméte diilàte, altra che non taglia con drìttì,è giufìi anguli gli altri cerchi celefii,ma quello 70 . ebe dice Vitr. Effendo quefte cofe cofi dalla natura difpofte. Q«e$o non è per natura,ma per rifletto degli Orìzonte,chefì muta no fecodo ìfitì,benche per natura fia il Cielo in que due pud,che Vitr.chiama centri,firmato. Euiii una Zona. Le cui conditìonì fono pri ma che è larga,dapoi attrduerfata, ?? inclinata. Di dodici fegni fòrmata,benche la natura habbia fatto quelle flelle,però gli offeruatori le hait no cofi compattitela altre caufe hanno que fegni come dicono gli Agronomi. Dodici fono ì fegni attribuiti 4 ciafeuno de ì mefi,però dodici fono i mefi,tmgono trenta gradi per uno, però l'anno è denominato da 360 giorni,?? di quel picche il Sole auanzd col fino mouimento com trarlo al mouimento del primo Ciclo. Et però
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NONO. 2lt
Et però quei fcgfii lucenti col mondo,& con il reftante ornamento delle Stelle d'intorno la terra , & il mare girandoli
fanno il corfo loro fecondo la ritondezza del Cielo.Ma tutte le cofe, che fi uedono, & che non fi ucdono eoo la ne- cessità de i tempi,& delle ftagioni formate fono, dellequali fei.fegni fopra la terra coi Ciclo uanno uagando gli altri fotto la terra dall'ombra di quella fono ofcurati,ck fei di quefti fempre fi rinforzano fopra la terra, perche quanto una parte dell'ultimo fegno forzata dalla depressone coi fuo girare andando fotto fi occulta, tanto dalla contraria parte dalla necesfità del girarli fopra iettata col mouimento circolare ufccndo da luoghi non manifefti, .& ofeuri fé neuieneinluce. ' ■ < Perche unafvrza,V una necefiità medepmafa,che l'ima afcenda,cr che l'altra difeenda. I mouimenti de i cieli fon due per molti accidenti cono*
feittti P»»o e da Leuante à Ponente, come jì uede ogni giorno lcuare,cr tramontar il Sole, cr l'altre Stelle, quejìo mouimento è detto primo, 'CT diurno, fopra d'ejfo non è cofa fenjMe,& in termine di bore uentiquatrogira Puniuerfojttcédo lojhacio d'un giorno naturateci Sole fa l'anno la Luna i mep,il primo mouimento i giorni. Di quesìo primo mouimento delquale niunacofa è più ueloce Vitr.ha parlato fin qui,cr l0 ha dstto,che per quel mouimento fei fegni fempre Hanno fopra la terra, fei fempre di fotto, quejìo è uero,perche in ogni Qrizonte tanto di giorno guanto di notte nafee unfemicircolo del Zodiaco,nelquale foni>fetfegni,cr ne muore, ò cade uri'altro,nelqualc fono gli altri fei fugni, cr effendo ancho il Zodiaco uno de i circoli maggiori detta sfera, fempre una metà èfopra,cr l'altra fotto in ogni orizonte, cr quanto cade di una,tantop lena del'altrajkhep uede conia sfera materiale apertamente. Ma quei fc<m.i effendo in numero dodici,& tenendo del mondo ciafeuno la duodecima partc,& andando egli continua niente da Leuante à Ponente allhora per quei fegni con mouimento contrario la Luna,h ftelia di Mercurio, & di Venere il Sole,& cofi la la Stella di Marte,di Gioue,& di Saturno come per falita de gradi montando ciascuno con differente grandezza di circoito uà dall'Occidente al'Oriente. _ Ecco come è piem,cr come in poche parole Vitr. ci da molte cmcluponi. Vnaèche dodici fono i fegni, X altra, eh e ogni fegno occupa la àuodeci* ma parte del Cielo J.a terza,che tuttifimouono continuamente da Leuante à Ponente, la quarta, che i pianeti uanno per contrario corfo en« i0 trando in que fegni da Ponente à Leuante,er l'ultimajhe uanno con differente grandezza de giri. Noi ejponeremo ciafeuna di quejìe concila Goni partitamete. Et prima dodici fono i fegni, i nomi de i fiali fono quetìì. il Montone,il Toro,i Gemelli,'.! Granchio,il I eme,lav ergine, h Bilancia jo Scorpione, il Sagittano,il Capricorno ,V'Acquario, i Pefci. Cominciàfi à numerar i fegni dal taglio,chefa l'eclittica coiuVequinot tiale, perche nonhauendo il circolo ne principio ne firn per natura fua, è ragwneuole,cbe quella parte per principio pi prefa, che è comma* ne 'alnafeimentoyè cadimento di tutti i luoghi, cr neilaquale Mando il Sobbarco del di ,comincia àfarfi maggiore dell'arco della notte. I nomi neramente de i fegni prepfono da qualche animale, ò da qualche altra cofa, fecondo che il Sole fott'mirando à quelle Stelle preduce quaggiù coft confórmi aie fiatare di quelli animali, è di quelle cofe,chep dice ejfer mi collocate, il Montonep fegna con due corna a quefìo modo y. il Toro quap limile, <?j i Gemelli per due tratti congiunti H che pgnificano Cattare e Polluce. il Granchio per gli occhi oppojli, che pare che gli hébia dauanti,cr da dietro c5p il Leone per la coda fua è mamjvjio Q la Vergine per la fimbria iella fua gonna "P la Mancia per la figura del fuo pmigliantc Strumento £± lo Scorpione per la punta dopo due tratti =$g il Sagittario per la filetta '-p il Capro per la forma ?° del Ginocchio legato con una fune fo l'Acquario,per l'acqua,chefcorre swc. i Pefci per una figura diduepefci,che col dorfo loro fono mfie= me emunii V . Gw erediti paino dalla prima coclufione. Ma che ogni fegno occupe la duodecima parte del Zodiaco è manifefto,imperocbe uè demo^che per jo giorni il Sole tiene un fegno,quap,eh e in créta parti eguali fu un fegno diuìfo, qusfìi parti fi chiamano gradinarne che per ef fé afeenda, ò difeenda il Sole cr gli ètri pianeti continuamente, però Vitr. ha detto. Come per falimento di gradi correndo. Adunane il Zodiaco è di parti ;6o peroche iz fia jo fa 360. Quefto numero di parti è (lato filmato il pia comodo,come quello chcfokmente per
cinque manca da tutu la fontina di tutti (giorni dell'anno . Et perche il Sole per la obliquità del Zodiaco non egualmète afeende, però fi uede alcuna fiata più ueloce,alcma più tardo, la onde auuiene, che per la proportionata dijiributione de i predetti cinque giorni fegua il numero di 36 s cr non foche di più rifondenti atti 360 gradi. Oltra che per la commodità del numero dì 60 ogni circolo grande, è picciolo che egli pale diuifo in paree 360, perche il numero di feffantaha i -1 ^ -L £. oltra chela più eredita diuipone'del circolo è in fei parti, per 4° cloche ella fifa fenz<t mouer la fesìa dopo fatto il circolo, cr per quejia ragione è Sesia nominata. La terz*, CT la quarta conclupone era,che tutti i pianeti per quei fegni uagando p mouono da Ponente à Leuante,cr che entrano in quei per contrario corfo, Quefto per longa efperien Z£,?y offermtione, è (iato coprefojmperocke cop come hauemo per ijperienza un mouimento circolare continuato da Leuante à Ponente, commune à tutte le sfere celeri, fecondo il cui regolato giro non foto tutte le celefti ruote,ma ancho tutti ì più rari elementi fono tirati, cop ancho e fiato conofciuto il fecondo mouimento,mentrc che gli inquifitorì dette diurne cofe hano offeruato i nafcimenti,cr t cadimenti dette Stel le,cr del Sole. Perche hano ueduio il Sole,et l'altre Stelle andarp mutando,ey trouarp iti diuerfe parti,cr almeriggie, cr alla mezza notte bora pia alti,horapiù befii àglihabitatori d'uno ifteffo luogo, la douep hanno imaginato altripemi,altricardini,cr altri mouimenti. Veden do ancho le S tette fiffé fempre tra fé effer in eguale diflanza,ne offerirono qualch'una delle più notabilì,cr lucenti,et da quelle comprefero, che le fette errantifuccefiiuamente aniauano uerfo il Leuante, cr che col tempo dalla ijlefja Stella fi aUontanauano,o~ di nouo dopo qualche tempo attafietfa tornauano,ilche dalla Ltina,come da quetta,il cui corfo è più ueloce eglifi può più prejio conofcere,ojJeruanio la congiuntio t ° ne,ò bfipacio,che ejfa à qualche S tetta conefeiuta ritoma,effamìnando,tante fiate quante uerfo Leuante fi allontana, fin che fi ueda ritornata di propìo mouimento alla Stella ijìejfa. In quejia maniera adunque è fiato il fecondo mouimento contrario al primo conofciuto. La quinta conclupone era,che con diuerfa grandezza de i circoiti,àafcuno de i pianeti faceua il corpo fuo. tìauendo numerato di fopra i pianeti Satur* no,Gioue,marte,il Sole,V enere, Mtrcurio,cr la Luna,i caratteri de ì quali fono quefiì per ordine Jj. lf. <f. 0 • ? • 5 • # •ia ^eta con clufionep dichiara con la longa indottione,da Vitr. in quesìo modo. La Luna in giorni uentiotto, & cjuafi un'hora girandoli à torno il Cielo,e ritornando à quei fegno,d'onde prima s'era molla , compie il mefe lunare. Ma il ,Sole palla per lo fpacio d'un fegno,che è la duodecima parte dei Cielo,in un me fe,ladoiie in dodici meli andando per lo fpacio di dodici fegni, quando ritorna al fegno di donde prima fi molle , compie io fpacio d'un'anno, & quel giro,che fa la Luna tredici fiate in dodici meli, il Soie mifura ne 1 rnedefimi fe- gni una fiata. , Ma la Stella di Mercurio, & la Stella di Venere girandoli d'intorno à i raggi del'Sole, & coronando con i maggi lóro il fole àguifa di centro fanno i ritorni, & le dimore, & ancho per loro girare fermandoli fanno dimora ne glifpacrj de i fegni. - . Toi che Vitr.ci ha dimojirato, che fi troua diuerptà, ne i mouimenti celefti quanto a i termini di effo ,hora egli ci dimojira ejfer diuerptà , nel* la tardezza ,CT preftezz* ,& determinagli jfiac'ij del tempo, ne iquali ciafeuno fa il fuo mouimento, cr noi per più chiara intelligenza proponeremo alcune cofe breuemente, dell'ordine, del numero, detta poptione del pto, cr del mouimento dette sfere celefti. Otto fono i Cieli, cr le Sfere materialità per dir meglio tutta la machina celeflc contiene otto giri feparatì contigui, è concentrici al mondo , che Cieli fi chiamano, oltra ìquali non è mouimento alcuno fc non imaginato perfaluar le apparenze. Sette Cicli fi danno à i fette pianeti già nume* rati, il più profiimo alla terra e la Luna, il più lontano è Saturno. L'ottauo Cielo è dette Mie fiffe detto firmamento ilquale è grandini* mo,' er capace di tutti i predetti Cieli, quesìo numero è fiato conofciuto dalla uelocità dette Stette inferiori, cr dalla tardezza delle fuper io* 70 ri, perche le Stelle de i Cieli di fopra uanno più tarde, che quelle di fotto, dico, che uogliono più tempo à raggirarfi, perche fanno nug* gior maggio , eonfòrmandofi al primo mouimento. Euui un'altro argomento, che fi piglia dalla occultatione de i corpi più alti, per cloche effendo noi nel più baffo luogo non è dubbio che queU lo ebe ci è più uicino à gli occhi, non cuopra, ò non occulti quello, che sìa di foprajtrapponendofi tra il noiìro uedere, cr il corpo fu* periore, P ii Aggiugnendoui
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LIBRO
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212.
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Aggiugnendoui quella differenza,che ètra il !uogo,ì cui perniine U uijìa nojlra, da quel luógo,doue è ueramète la Stella.ò il pianeta J.aqual d:ffv
renza p fuol chiamare diuerfìtà dello affetto,laqual no è altrò,che un'arco d'un circolo grande,che ci paffa fopra la, tejla coprefo da due lìnee, deHequali una ìniaginamo,che fi parta dal centro del modo, l'altra diti occhio noìro,che e nella foperficie della ierra,et pajìi per lo cétra della, ueduttt jleUa}et termine nello arco predetto.Quella linea,chef, parte dal centro della terrari pafjando per lo centro della Stella ,.termiria nello arco nnagìiuto del Zodiaco,è detta linea del uero luogo,pche è dnnOjiratice,et indice del uero luogo,ttia quella lìnea, che uà dall'occhio p lo ce tro delia jleUa,al Zodiaco,e detta linea dell'apparenza,come quella^be dimostra ti luogo apparente , pertiche lo ungula co'.iiprefo fatto quelle dritte linee, fera la mintiti della diuerfìtàjaqital è tato maggiore, quanto la fi ella è più baffa[, et più uìcina aWorizonte, imperoche fiàdoci la Hella fopra il capo,non fi tkie alcuna diuerfttà,percbe am'edue le linee diuentam una fdasperò fim.il diuerfìtà nella Luna è grandìfiimaj pie aula nelSeieJn Marte apenajì uede, ey ne i puncti di fopra non fi coprende,perche fono lòtanij{uni,et la figura delie delie cofe ì■qui fotta. Lai ira-' ;:pe,t r e-stelo a tra tutte le erranti, ey perche ha
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' ©" pèrche eclipfa il Sole,è più buffa di tutti, ey
perche jì cociude, per alcuna delle dette ragioni,che Marte,Gìoue, et Saturno fono fopra il :iuie,però Mercurio, et V'enere fer■ano di fotta, oltra,che egli fi ferita la proportione del diametro folare, cioè la dijìà za dal Sole al centro della terra, perche farebbe troppo gran diflan |
d l'occhio nella fcperfìcie della terra.
. b. il Centro della terra. a e la linea del luogo apparente. b e, la linea del uercluogo.. a b e. lo argilla aeila diuerfìtà. |
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za trai Sole, ey la Luna, ey ff>atio uoto, ey quefle proportioni de i
diametri fono nelle tauole comprefe. E' ancho ragioireuole, che il Sole fa nel mezzo,ey che partiTea i pianeti di fopra da quelli dì fotto,pcrche gli inferiori nei loro mouìmcntìhanno molta conformità tra fé,come ancho hanno la loro i fuperiorì -, quegli negli epicicli, qutftt ne i delire ti. il Sole adunque è l'occhio, ò il core del mondo, come Keey Signore meritamente nel mezzo • Diffìcile é à giudicare qual fìa di fopra ò Venere,ò Mercurio,percìoche fon quafi di pari mouimento, poca è la mutatione, ey la diuerfìtà delio affetto, ne fi comprende qual fìa quel ;0 io,che occuperò ricuopra l'altro. Quelli che hanno penetrato più adetro dìuifando fopra li intentione della natura,difJero,che la natura hafat to le sfere de i pianetuche declinano dalla Eclìttica, perche nelle congiuntioni, ey cppofitioni poffano fchiuar quel punto del Sole, chefU loro per diametro opposto,perche la uicinanza del Sole gli far ebbe dannofa,come quella,che partorisca un feemamento difpkndore,che combujlio nefidice,ey quetii,che per diametro fono oppili, per la ìnterpofitione della terra s'eclìpfano, come auuenirebbe alla Luna ognhnefe,fe non piegaffedaUa Eclittica , per queflo la natura ha procurato di fuggir quejìo danno molto più cercai pianeti,che fona d'intorno alScle. però fi hanno imagmatogli Epicicli di Venere,ey di Marte grandinimi, ey gli fanno ufcire.ey dal corfo del Sole,ey ancho fuori della larghezza del Zodiaco,*?? per queflo alcuni hanno allargato il Zodiaco due gradi per parte. Doitemo adunque crederebbe quelli pianeti fìano al Sole uicini fhm,che hanno gli Epicicli loro maggiori,ey però Venere ey Marte feranno da i lati del Sole, fi perche Venere ha luogo più dtgnohauendo il centro delfuo Epiciclo fempre fettentrionale,che è parte destra all'oriente Sole,or conseguentemente più nobile, ey Mercurio fempre Meri dionale,fì perche Mercurio quanto al numero defuoi cerchi, ey "-Ha uarietà defuoi mouìmètialla Luna è più fìmigliante. Sopra il Sole è Mar jo té, fopra Marte è Gìoue,perche lo Epiciclo diGioue tiene piùpmìglianza con quello diMercnrio,et quello di Saturno con quello della Luna, onde effendo lo Epiciclo di Saturno minore,che lo Epiciclo di Gioue, per le dette ragioni Saturno è lontaniamo dal Sole, ey confeguentemen te fopra di Gioue,ey quejìo è l'ordine de i cieli, il fito, è numero. Quanto al mouimento de i pianeti dice Vitr. che la Luna in giorni 28 et quafi un bora ritorna al fegno dì donde fi partì, eyfa il mefe Lunare. Ynagran parte deUe natwni del mondo fa il mefe, ey lo chiama dal nome della Luna.ey dicono due Lune,tre Lune,quattro Luncjntendcndo due,
tre,ey quattro mefi. Chiamasfì mefe in quattro modì,c prima il mefe commune,ey fecondo queHa nominatione dodici fono i mefi, ey cornine dando da Genaro il primojl terzoni quinto Jl fettimo,l'ottano,e l decimo hanno giorni ;i. il rejìante un meno, eccetto E cor aro, che ne ha 28 per l'or dinar io,ey 29 l'anno del bifejìo.ey quel Millefimo è del bifejlo,che partendoli per due ciafeuna parte è di numero pare, l'aggiunta di quelgìornofi da per quello fpacìo di più di 365giorni, che %'auanz^ ogni anno per lo mouimento del Sole , che è un quarto di giorno, che in . quattro anni fa ungiamo interojlqudfì da à ¥ebraro,ey fi chiamabifeflo,perche egli fi numera due fiate il feilo delle calède di Marzo,che 40 è il 24 di Eebraro. Chtamafì mefe ancho quello fpacìo di tempo, che il Sole dimora fottauno de i dodici fegni ,cofìuno mefe farà la duodecima parte dell'anno. Chiama}! mefe lofpacéo, che è da una cogìuntione all'altra, che è digiorni 29 —■ e poco più. F inalmente mefe fi chiama quel tempo, che la Luna pone in girar tutto il Zodìaco andando di fegno infegHo,ilche dice Vitr. chef fa ingiorni 18 ey quafi urihora,ey que= fio fi può chiamare anno Lunare, benché Vitr. dica mefe Lunare. io panerò qui fatto una tauola diiììnta di tutti i mouimenti de i Cieli fecon* do,che i moderni hanno ojferudto,ey trattato, iquuli aWottauo cielo ne hanno aggiunti degli altri, ey però fanno in.quefto modo. TAVOLA DEL MOVI MENTO DE I CIELI.
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M Seconde Tertiè Quarte Quinte Sefie Settime
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Il Decimo fa in urihora.
in un giorno.
il nono fa in urìhora. In un'anno.
In 49000 unni.
il firmamento in un di. in uri anno.
In 7000 anni.
Saturno in un dì. In un'anno*
m jo ami.
In giorni 29, ey i<$ì dì.
Gioue in un dì. In un'anno.
In anni 12.
In anni n ey n^ ih
Marte in un dì. in due anni.
In un'anno, ey ?22 dì .
Sole, Venere,Mercurio,inurihord* in un dì.
in uri anno.
In uri anno bore fei>
La L.una in urihora. In un dì.
In giorni 27 hore 8.
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17
38 |
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57 48 23
SS
1
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24 26 1 o 44 27 .20
$6 ?5
17 |
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1.
1 4
20
20
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I O 9
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18
1} 45
34 5 7 4 45 |
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SS 40 4
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'■3
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Mala
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NON O.
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21*
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Ma la Stella di Vencre,& di Mercurio girandoli intorno i raggi del Sole, & cignendo a torno con i loro uiaggi il Sole
cerne Gestro fiume» i ritorni loro; & ancho fermandoli fanno dimora negli fpacrjdeifegni.Etcheciò fia neramente fi fa chiaro dalla Stella di Venere, percioche feguitando ella il Sole, & apparendoci doppò il tramontar di quello & lucendo chiaris (imamente, ii chiama per quello Vefperugine,l5c quando in altri tempi che gii uà inanzi,& (i lieua in anzi il giorno, richiama Lucifer. & per quello alcune fiate piti giorni in un legno dimorano, alcune fiate più pre* fio entrano in un'altro,& però non egualmente com pieno il mini ero de i giorni in ciafeuno de i legni,quanto lianno prima rittardato,tanto con pia uelace corfo paflàndo agguagliano il camino,6c lo pareggiano pcrfettamente,c\* co= ili nalce,cheauegna,che dimorino in alcuni legni,, niente di meno poi, che fi tolgano dalia necesfita delia tardanza prettamente coni eguifeono il gi uilo circoito* Ma la S cella .di .Mercurio coli palla il ilio corfo nel cielo, clic correndo |
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per gli ipacrj de i legni in giorni ?6o ri torna a quel (cgno,di àòàc ella fi parti prima,& il fuo ui,a»sno co
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li s,
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che da ;o giorni in ogni lesino habbia la ragionerei
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ero . Ma Venere quando e libera dall'impedimento de i
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raggi del Sole in 30 giorni trappafia lo fpaciod'un fegno,quantomenoin giorni 40 in ciafenn fegno patisce, qu.-m
»do élla ballerà finito la fu a dimora reftituifee quella fomina di numero dimorado in un legno: Et pero Irauedo Vene* re mifitrat© lo intiero circuito del cielo in 48; giorni, torna di miou'o ai fegno iitefto di clone cominciò il fuo iiiaggi*». In quefìa parte Vitr.è difficile non concorda congli altri,®'forfè è [corretto: Plinio,che fuoie pigliar k facciate iutiere da Vitr. in queBa ''parte è tutto diuerfoV itr. pone i pianeti necefittati tardare, gbfcwglte dalla necefiità, e qttafì slegandoli mole, che pareggino.con la ue:e>cùà dd corfo,qud maggio f he haueriano fatto fé ferapre fuffe fiato loro conceffa lalibertà di caminare, ne ci dichiara.come fi coniale con appratiate dimoBrationi dotte nafea quefla.necèfiiti, er donde uegnd la loro liberta, però necejf.irio ci pare darne un poco di lume con quelle cofe,cbc da poi Vitr.con betli fondarne" ti fono ftateritrouate dagli ftudiofì, et però la necefiità ci conduce a far quello,che nei uoleuamo fuggi?-e,penò iichist riremo alcuni termim,che fona al propufito no8.ro. erfono quefìi. Epictclo,Defirente,Eccentrico, Concentrico, Giogfo, appailo al giogo, donghezz-a media dello Eccentrico, lunghezza media dello Epiciclo. Stato, Ritorno, Progreffo, Argomento, Agguaglumei-.to. É" adunine "hpKiclo^oueldo^cbe circolo della diuerfìtà fi chiama da Ptolomeo, un picchi circolo imagìnato come aggiunta del circolo grattde,chc<ef figni fica la parola Greca d'intorno la cui circonferenza uogliono gli Pronomi,che fi uolga il corpo del pianeta,;! cui centro è nella circontiren- za di quel.circoh,che porta il pianeta,ottero l'Epiciclo uerfo l'Oriente, detto Djirente, il cui.Ccntro non è lo ifieffo con il Centro del Mondo però eglifi chiama Eccentricoficioè fuori del Cétra ,fi carne fi chiama Concentrico.quel circolarne ha lojlefjo centro con quello del mondo,pc rò uolendo noi nel piano formare lo Epiciclo,® il Deferente,imaginamo il centro c.dalquale ejce unalinea l'altro capo dc'daquale fia a. et cm ■fio fia il centro dello Epiciclo t F accia.quesìo capo a un gìro.perfittofiando firmo l'altro nel punta cÀico,che nel piano firmerà una. fuperfi* eie,® questa ferali circonferenza del deferente, cofi formali Sole l'Eclittica,che è come deferente del Sole ,dalìaqualet deferenti degli ètri, pianeti fono difìanti, ® piegano da i lati, e? prolungatala ijìcffa linea fin alla |
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cotKauafcp&ficìe delprmw cielodiffegna in effa una circòfirenza detto ifieffo \,------^
nome '. diètro dell'Epiciclo è fempre nella circonferenza dd Deferite pefio d-
dunque un piede della fi fia nel punto, a, er allargatol'altro finche tocchili centro deipianeta dgirandofi a torno fi farà l'Epiciclo ,f'Undo adunque le già dette cofe,nonènìuno,ch; no ueda la circonfiréza dd Deferente,® la circonfi ■renza dello Epiciclo effer difegualmente difiantì dal centro del mondo fi Dapoi gli Agronomi batto trouato diuerfi uocabelìdle parti delio Epiciclo fecódo k diflanze loro dal Centro utuuerfale uolendo con quelle dimagrarci come fi fai .uà la diuerfìtà delle apparenze , la doue quel punto,che è nella circonferenza |
<t b if Deferente,
e il fuo Centro, d e l'Epiciclo. a il fuo Centro. f. li-centro del Riandò. a il Giogo ddDefcren te.
b PoppofiO. 4 il Giogo ddlo Hphi |
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•del defirente,ò dello Epiciclo più rimoto dal centro del monde chiamano giogo
quafi fommit4,cbe iugu né da Cieerone chiamato quello, che auge barbar amen N. Vx eVoppoflo. 40
te fi dice,® quel punto,che per diametro s'oppone al giogo, nominarono Pop*
fofÌQ al giogo. Et perche al Sole non danno Epiciclo,ma deferente, però quel punto,che nel deferente farà appofìo aUafimmità, fimilmente fi chiamerà oppojìo al g:ogo.. Giogo.,cìma,auges,dkfides, fono parole di unafiefia cofa. l.aghezza media dello Vxc'etricoè la meta del Diametro, lunghezza media dello Epiciclo è lofpacio,ch'é da un centro diUltro, chiamati fi tenghezze medie rifyetto che quel punto,che è rimot firmo dal centro del mondo,che fi chiama gogo,è detto ancho longhzza piti lòtana,cr queUo,che e uicinìfìmò al detto centro^che chiamano appailo al gÌogo,è detto ancho lunghezza più uicina dello Eccentrico ,onero dello Epiciclo. Qtttfli due punti, fono termini di una linea dritta, che paffà. per amèdua i centri Jaquak fi chiama linea del giogo^perciocbe è dimojtratrice del giogo.la onde fi come nello Eccètrico la maggior lontanati Za,c tanto più del femidiamet.ro de'do Eccentrico,quantoè loffatio,ch'è tra uno centro,?? l'altro,ccfi laminerei tanto meno ddfemidiame* tro quanto quella è dfpiu,W effe fetfliduittetro è la lòghezza media. Simdmète, nello Epiciclola lunghezza maggiore, fera tato di più di uno fpicio,cbe è tra uno centro,®1 l'altro,quanto èli Semidiametro dello Epiciclo,^ tato dallo Pnjjofpacwferàfuperata L minore,fa-onde lojfd 50 €Ìò,che è tra uno centro erl'altro, fra la dijìanza di meZZOfhe media longhezza fi chiama,percioche è molto ragior.euolc, chela loghezzd media fia tanta meno della maggiore,quanto effa è di più della mmore.Da que!lo.,che detto hauemo chi l'hauerà ben confiderato,comprenderà , che tanto nello Eccentrico,quanto nello Epiciclo qualunque punto quitto fi ritratterà nella circoferenza più rimoto, e difiv&o dalla lóghezz* maggiore tanto ferì più ulano al centro della terra, ey quelli punti,che feranno egualmente d'fianti dal punto del giogo ,feranno anche egual mente diftanti dal centro della terra.Di qui fia ha tutta la diuerfìtà del mouimento,che ci appare,anzi con quejìe deferittioni fi faina la dmerfi ti,delle apparenze,® però molto cantarne ite fi deono intendere questi uocaboiijquali fono fiati riirouati per dare adi'itendere le cefe del eie lo 4 quel molo,che fi può, perche non fi troua,ne Epiciclo negiogo,ne deferente,ne altra cofa fimigliante nel mondo. Vediamo adunque come fi troua la diuerfìtà de im uimenti.poniamo c:fo,che'l pianeta fi mona portato fenza mezzo dal fuo Eccentrica,benché egli fi mona eguahnen te fopra il fuo propio centro, nm dimeno pare,che egli muta iljuo tenore fopra qualunque altro punto,chefia nel cerchio, et fìmilmète fopra il centro del mondo,quefìa mtftdtione fi fatua per ragione di profpettiua,imperoche pofio,che molte cofe co egual uelocità fi movano,pur quel- g0 le,che fono da noi più lettane,pareno men ueloci,® però battendo gli Ajlronomi comprefo,cbe il Sole in diuerfì luoghi del 'Zodiaco diuerjame te fi moueua, ey uolendo fai tur e tanta diuerfìtà. ey non uolendo dire ad un corpo fi nobile tanta difaguaglianza, fi hanno imaginato diuerfe $)ere,ò cerchi,i centri de iqualinonfuffero i medefimì col centro del mondo. Egli adunque adiuiene,che più lenta ci appare una fella efìendo nel giogo,che lontana dal giogo,per che nel giogo è più rimota. Ecci un'altro modo di diuerfìtà nel mouimento, perche fé il pianeta dallo Epiciclo, er C Epiciclo dal eccentrica portato fu}Je,nS però ceffarebbela diuerfìtà,<mperoehe il pianeta portato dall'uno, et l'altro uerfo Leuàte fenza dubbio andrebbe più ueloce,cbefe portato f uff dal cocentrico folo,et per lo Epiciclo fé nejìeffe,òfe ne tornaffi à dietro, percioche nel tocca* mento di quelle lin£C,che fi partono dal centro,cr-uanno all' Epicido,pare che lafteUa quàto al mouimento dello Epiciclo, fi iìiatma in una me- tà della circoferenzd pare,ehe uada inazi,et neU'dtra pare,che ritornì.Ecco lo elfempio.imaginiamo che uno cauaUo corra intorno un cerchio gradiremo,et un'huomo fuori del cerchio lotanoflia fermo 4 guardare, certo è che quel cauaRogli parera,hora tardo fiora ueloce,bora fermo bora andar manzi'fiora tornar à drieto benché egualmente fi moua,et quello adiuiene per la natura del circolo, fatto di contrari come dice A» 7 o riti, nelle tAecban. Cofi il pianeta neW arco di fopra,ncl toccamente di quejìe linee parerà fermo à noi,cheftiamo al baffo,ma nel luogo oppo* fio alla cima ci parerà udocifinno,® fimilmente nella cima alcuna uolta più lento, ma nello arco di fopra dello Epiciclo dapoi il toccamento delle linee,il Sole, fé egli haueffe Epiciclo,et U Luna far ian portati da leuàte à Ponente,nta nello arco inferiore far ino portate dal deferente. ,M4 gli altri pianeti hanno contrario mouìmento,dalche auuiene,che il mouimento del pianeta,é di due mcuìmenti compofio,l'uno è dello Epi» culo J altro del Deferente,come fé uno fuffe da ima Galera portato inanzi,Z? egli in quel mezzo andajfe 4 torno ifirija doue fé l'uno,cr l'ai tro mollimelo fera uerfo Leuatite,alìkora effondo il pianeta da due mouimentf portato, p-ìu velocemente fi moucrà, come fi uno daunaGakra portatoiiunzi,eglifimilmente andafiedapoppaàprona, "P Hi MafeH
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ii4
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Mafel pianeta anderà di contrari mouiméti, fé queUi feranno squali,cioè, che tanto per uno andaffe manzi, quanto per faltro andaffe indietro,
parerà,che egli jìia,comefe ano tanto uerfo la poppa caminajfe, quanto dalla galera fui] e manzi portato, ma fé feranno difeguali, uìncerà d più ueloce, però fel moutmcnto del defir ente fera più gagliardo che il mouimento de'do Epiciclo, il pianeta anderà uerfo Leuante,mafeferà ti contrariaci pianeta anderà uerfo Ponente,et fera in quefìo modo retrogrado,come fé uno tornafje indietro meno di queUo,cbe è portato in* nanzi dalla Galera, pareri pure che egli uada inanzt, ma fé più fi contrapone parerà" che rttorm,ey però lo ilare, cy il regreijo eumene alti cinque pianeti nell'arco inferiore dello Epiciclo, percioche in quel luogo fono dall'Epiciclo portati cantra il mouimento del deferente, ey auuìc ne,che in alcuni luoghi,il mouimento dello Epiciclo jìa part,cr in alcuni più ueloce,che'l mouimento del deferente. Ma al Sole,cy alia Luna lo ftato,cy ti rim-no amenirebbe nello arco difopra dello Epiciclo,perche mi lo Epiciclo uà contra il deferente,ma perche non lo utnee, negli é par e,però al S'ole, er alla(Lima non fi da &ato,ne regreffo^ome accenna Vitr. Al Sole adunque daremo oucro il dcfirente Eccentrico folamé te,ouero lo Epiciclo con il Concentrico, imperoche,fe'l So |
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io
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ti b g. il Concentrico.
d il (io Centro.
e z h lo Eccentrico. .
t il fuo Centro.
K z 1° Epiciclo.
b. il fio Centro.
d t. b z. Eguali
t z- d b. Eguali.
d. z paraktiogrammo.
{del eccentrico bda~\
dell'Epiciclo K bz >anguli dello Eccètricoztej eguali il Sole fi uede all'uno, er all'ai* tre modo nel punto z- per la li* ma d. z- |
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le neUa circonferenza difopra dello Epiciclo , è da Leuante
a Ponente portato, cr che il mouimento delio Epiciclo fiatante fimtleal mouimento dello Eccentrico quanto del Concentrico,^ che altra di quefta jìa la ideffa proportio* ne del diametro dello Eccètrico al diametro del Concètrico, come è dello (bacio deiCtèri al femidiametro del-o Epiciclo, in qualunque modo di due ne ha da fegutre la ijlejfa appare za del mouimento . Ma perche il modo dello Eccentrico fi contenta d'un fola mouimcnto,però è flato preferito,^? elei to più pretto,che il modo ieUo Epiciclo. Ma come fiatata conofeiuta la dijìanza de i Centri, er il luogo del giogo dirò breuemente. Quattro punti principali fono confederati nel Zodiaco , due fono fiati attribuiti a' gli Equ inottij - due a i Solftitij,che fono di mezzo tragli Equinot ij : dalla confidi ratione deghjpacij, er de i mommenti come de i,tempi,èjìa |
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ta conofeiuta la dijianza de i Centri^ey il luogo del giogo.
Ecco imagìnamoci due linee una,cheft parta dal centro del deferente del Sole,che peruenga al Centro del Sole, l'altra egualmente dijlante dal Centro dei mondo fino al Zodiaco che è la linea del mezzano mouimento. Certo èyche quefie linee ferueranno unijiefib tenore mentre feran no intorno girate,pche la linea del aero mollimelo e queiìa,che dal centro del mondo,per lo Centro del Sole trappajfa final Zodiaco, ey queU l'arco che è tra la linea del uero,ey tra la linea del mezzano mouimento,è detto agguaglianz* del Sole,ilqualc,cy nelgìogo, ey neU'oppofio al gìogo,è nullo, perche le due linee concorrono in una '. ma nelle hnohehezz" mezzane proportionalmentej grandifitmo, er ne i punti dalgio go egualmente difianti fono gli a^guagliamenti eguali, cr tanto magggion,quanto fonopiù uicini alla lunghezza p-U longa . il mezzano moni mento adunque dal principio del Montone, fecondo l'ordine de ifignife ne uà fin' alla linea del mezzano mouimento ,fi cornee il nero mouinie to fin'alla linea del nero mouimento,d'indi cominciando fi conduce, la onde t'argomento del Sole è quell'arco del Zodiaco,che e intercetto dj.Ua linea del giogo dello Eccentrico fecondo l'ordine de ifegni, cr la linea del mezzano mouimento ?ey e cofi chiamato, perche da quello fi argo* menta lo ar.gulo dello agguagliamelo, tlche quando è nel fenile ir culo inferiore la linea del mezzano mouimento uà inanzi alla linea del uero, ma quando pajft il femictrcolo,allbora la linea del uero mouimèto precede la linea del mezzano,, er però difopra fi fottragge, qui fi aggiugne al mezzano mouimento,acctoche fi pojfa cauare il uero mouimentojna non uoglw bora-entrare in più profonda jpecuktione,ey quafi mi duo* le effer tanto inanzi ' bifogna bene auuerttre di porre in qualche principio la radice del mezzano mouimento ,fopra laquale numerar fi pojfa nello inttante,cbe uolemo il mezzano mouimento del Sok-t da quefia radice fi uà ójferuando il uero mouimento fecondo la fetenza de i triango li piani, imperoche da tre linee, che legano tre centri, cioè quello del mondo,quello del deferente, er quello del Sole,treangtdtfi uedono, nel triangolo da effe formate,l'uno è l'anguio dello agguagllamento,%H altri due fono queUi,che firmano le due linee l'una del uero,Paltra del mez- zano mouimento con la linea del giogo, cy efjendoci di due lati diqueRo triangulo l'uno de quali e il femidiametro dello Eccentrico,ey l'altro quello fpacio,che efee dal Centro,ejjendoci dico manìfiUa quella proportìone,cbe hanno tra fé, egli auiuene che propofloci uno qual fi uoglia de i tre anguli,ci feranno ancho mamjijiigli altri, persiche concludano,che ò datoci il mezzano mouimento ,6 il uero, ò l'agguagliamene ciaf- cuna dafe,quanto prima uno ci fera mamitfio,eglifi potrà conofeere ancho i due. Tutte quejìe cofe fono per fatuar l'apparenze, la irregoiZ za del mouimento del Sole d'intorno al Centro del mondo,cr per jìabilire un certo,ey determinato conto dello jlejfo mouimento, ey tutto per la fottoferitta figura fi dimoerà, 4 b g. lo Eccentico.
d il fuo Centro e il Centro del Mondo 4 d g. la linea del Giogo. i b il Centro del Sole e z la linea del mezzano mouimento paralelìaalla b d.
t bla linea del uero mouimento. b e z l'angulofiello agguagliamelo. A b g. d concentrico
d il fuo Centro t f lo Eccentrico h il fuo Centro e z lo Epiciclo. g il fuo Centro. d h. g Z. eguali. d z 'l paraktiogrammo. tdelCccètncoadg.^j
ilmoui ) dello Epiciclo eg.z. yanguh mento | dell' Eccètrico fhzj {del giogo e dell' Eccètrico a df
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to
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uà, ey in quanto jpacio di tempo d'intorno l'epiciclo fi raggi*
ra cr per hauere più precifame-ite quejìo tempo gli fpecula* tori ekffero due Eclipfi della Luna, ne iqudi filmi nente la Lu- |
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Glianguli f h z-e g Z- eguali 70
Lo Annido a d g. eguali àgli angoli a àf.fdg. |
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naer con egualità fi mouejfejeruando neU'uno,eynell'altro Eclipfe la medefima diuerfita nel mouimento, di 'modo che certi Mero la Luna
ejjer nello ijtejjo luogo dello Epiciclo.
M quefla cfferuanZa fono Rati certificati,che nello (patio di due Eclipfi h Luna haueua fornito il numero delle fue intiere riuolutìoni 'percioche
tra ritornata 4 quello làejjo luogo dello Epiciclo, et fìmilméte haueua finito perfetto numero de i mefi Lunari effendo tornata al luogo oppa-
^H fio del
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N O N O.
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zìi
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$o del Sóle. Affbord adunque haueremo cenofetuto il numero delle riuolutioni dello Epiciclo,quando ci farà mmfeflo lofrario d'una riuoluìio
ne,auuegn& che non cofìfottilmente,ne per quejio ancho ci può flar afeofo il numero de i meli lunari,ogm fiata,che batter potremo il numero della uolta, er della piena della luna, er per lofracìo del tempo tra una Eclip fé er l'altra partito nel numero de i mefi Lunarini darà la qua titì diefio mefe Lunare. e? perche nel detto mefe la Luna compie una riuolutione della lunghezza, et ut aggiugne tanto di jpacio quan* to in quello fteffo mefe il Sole fi moue,però tutto quel circolo intiero con il detto mouimento del Sole partito net numero dei giorni del me'e Lunare con ifuoi rotti ci darà ad intendereTquanto fi a il mouimento diurno della luna. Oueramente per faper lo liìejfo mouimento diurno della Luna fi può al numero delle riuolutìoni fatte dalla Luna nei detto fratto dì due Eclipfì aggiugnere il mouimento del Sole fatto nel detto fracio,etraccogliere tutto il mouimento della Luna fatto in quello jpacio,cy partirlo nel numero de i giorni di quello fracìo,0" di più lo nule* ro circolo partita nel numero de igiorni Lunari,et de i rottt,et fimdmète il numero de ì gradi delle riuolutiom del predetto fració, partito nel numero de i giorni dello tfleffofracio cifamanìfèfto quanto per ogni giorno la Luna fi diparta dal Sole,che tanto uuol dire, quanto ilmouimè to d'un giorno della l una,z? di più delmoutmento del Sole. Non altrimenti il numero delle riuolutiom della Luna nello Epiciclo conuertuo in ■gradi,®" partito nel numero de i gradi dello internatio ci farà conofecer quanto fi mous la Luna ogni dì nello Epiciclo. in quefto modo fi coni prende d mouimento della loghezza ogni di effer digradi i- minuti io. feconde 35. Et il mouimento dello Epiciclo efier gradi 1 ■ minuti ?, feto ■de ?4- Longo farebbe 4 capitulare tutto quello,che nella freculatione della luna fi può dire, però riportando)} a gli feriitori,che di quefto eoa ptofammte^O" bene hanno fcrttto, pafferemo a gli altri pianeti a 1 due fottopofli al Sole,cioè à Mercurio-,?? à Venere. Dico, che gii Ajireno mi hannoauuertito quefli due pianetipartirfi dd Sole, ?? allontanarfi fino a certi termini dall'ima parte, & ddl'akra,?? nei mezzo dei loro tandart uerfo il Sole,?? del loro ritorno congiugnerfi con il Sole, ma quando erano dalle bande del Sole nelle loro fia'ioni trotiarfidifcoàifii* mi dal Sole,?? però conchiufero,che fimil progreffò,et regrefjo, jì doueua faluare con l'Epiciclo di modo,che lo cètro dillo Epiciclo col Soie ì ■torno fi moueffe,?? che Vuno,c? Vdtropianeta tanto dal Sole %'allontanale, quanto daua loro la lunghezza dello Epiciclo,ma perche racco* -glìenio infìeme due contrarie,et grandifiime dtàanze de t detti pianeti dal \ok,trouarono come nò in ogni luogo fi ferunua la tfltffa quantità, tr che quella fomma non poteua crefeere, fé non per lo accecamento dello Epiciclo, ne je ■ emare fé non per lo apartamento di effe Epiciclo, per loquale lo Epiciclo horafì accoftafje bora fi allontanale dal centro del mondo, però ài due pianeti inferiori, ??lo Euenirico, e?v la Epiciclo fono flati concedi, con quejla co>iditione, che lo Eccentrico fempre portaffe àtomo lo Epiciclo col S ole, cr quello ifteffo fujfe mezzano mouimento del Sole?? del ptan-eta, ?? io Epiciclo portaffe il pianeta di qua, er di là rimouendo dd Sole, er molto bene quadraf- fe, per faluare i regrtfii, er i mouimenti delle larghezze. tìora per fapere in che modo fi habbia la quantità del mouimento. io dico che 4>ifermr bifogna d luogo del pianeta in nel punto del Zodiaco, e? affettar tanto, che di nouo il pianeta ritorni allo fteffo luogo , ■con queda conditone, che egli fia megual dijìanzadal luogo dimezzo del Sole nell'uno : er l'atro luogo, perctoche atihora il piane* ti hauerà fornito le intiere nuolunoni dell'uno*, er l'altro mouimento prima nello Eccentrico, perche il punto dello Epiciclo, fera ria tornato atto'fteffo punto, poi nello Epiciclo, per che il pianeta alla ijìanza ifteffs dèi Sole tornato, hauerà ancho ritrouato lo ifteffo'putta to dell'Epiciclo. Per quejìe offeruattom fi hauerà il tempo trafeorfo , et ti numero delle riuolutioni/aiperoche ne i tre pianeti difopra quan- te faranno fiate le riuolutiom dello Epiciclo,?? le riuolutiom dello Eccentrico,ponendo infìemc il numero di quejìe,et di quelle,tanto nello ftef fo Ieranno fiate le riuolutioni del Sole, ma ne t due inferiori ti numerro delle riuolutiom dello Eccentrico,è lo Reffo col numero delle riuolutio mi dello Epiciclo conofeiuto che farà da noi appreffo al uero il tempo d'una riuolutione. La onde il numero delle riuolutiom moltiplicato per 360 prolurà gradì, er il numero de i gradi partito per lo numero de 1 giorni deHofracio delle offeruationt fatte ci darà la quantità dei moui* mento diurno. Ma che ordine ne iprogrejìi,?? ne t ruorni er quale necif.nl loro fia, diro breuemente prima auuertendo , che la diuerfità ò contrarietà di questa apparenza con uno di due modi fi puòfaluare,ò che fi dia al pianeta foto il deferente Eccétrico, onera lo Epiciclo col de* ferente Concentrico,cioè à quello modo,che in aafeuno de 1 tre pianeti di fopra raccolti injìeme t motamenn dello Epiciclo nel '~c~icmlnco,et del pianeta nello Epiciclo fieno eguali al mezzano mojtmento del Sole,ma d centro dello Eccétrico feconde l'ordine de tfegm fi moua infìeme col Sole,®1 il pianeta con quella uelocìta fi moua con Ixquale fi mone i Epiciclo nel Concentrico in modo,che quella linea,che uìene dal Centro ch'è paralella alla hnea,che dal Centro dello Eccentrico,al Centro del pianeta è tiratd,termtni il mezzano mouimento del pianeta , er qitefto |
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ne 1 tre fopenori fi offerua,ma ne 1 due inferiori pongali il mouimento dello Epiciclo nel Concentrwo,eguale almezzano mouimento dd Scie,
tna il mouimento del pianeta nello Epiciclo,& il mouimento del Cenitro dello Eccentrico fu eguale alla fomma raccolta dal mezzano niouimè to del Sole,?? da quel mouimento,che fa il pianeta nello Epiciclo,er */ pianeta fintamente con la iReffa uelocìta fi moua,con laquale fi nwue lo "Epiciclo nel Concentrico,con la tfleffa conditone detta difopra, cioè in modo che quella linea,che mene dal Citro,che è paralella alla lmea,che dal Centro dello Eccentrico al centro del pianeta, e tirata, termini il mezzano mouimento del ptaneta,cr ancho aggiuntaui quejla condttiom in quanto à tuttoché 1 diametri dello Eccentrico, er del Concentrico fiano proporttonatì al Semidiametro dello Epiciclo,^ alVufata del Cen tro,cr cofì alVuno,<cr all'altro modo nelle. Stelle erranti fi potrta difendere la ragione del progreffo, er del regrefjo quanto alla diuerfità, & uarietà come per longa efrerienza comprefo han o gli ojferuatori delle Stelle, però fu neceffario dare la prima diuerfità allo Epiciclo, er di* findere la feconda col deferente,ma, quella fola cofa era affai bafteuole à far,che 1 deferenti di tutti 1 pianeti non face'ffero uno ìHefjo Centro s cioè la fingularità dd mouimento,cioè la fupenore,alla inferiore,er perche queila commumeatione non è àata auuertita ne i propì mouimsn ti de ipìaneti,però non ci fu ordine di dir loro 1 Concentrici, ma accioche egli fé intenda |
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S*
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hene à quale de i pianeti fi dia il progreffò , er ti regreffo ; dirò, che imagmare douemo '
éte dritte lineerai Centro tirate Vuna che termine nelle parti Orientali dello Epiciclo, |
h, K. f Epiciclo'.
b. il fuoCentro. |
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l'altra nella parte Occidentale,à quefto modo quanto al mouimento del pianeta nello Epi
ciclo,la Ste11a,che anderà per l'arco di fopra nello Epiciclo, dico difopra alle due punti del toccamento delle dette linee, fi dira andar inanzi,etfar progreffò, perche ella uà uer fo l'Or lente,ma nello arco inferiore fi dirà retrograda, pe che ritornerà mouendofi *'■ la con trarla parte,ma ftando ne ì punti predetti, jì dirà, che ella dimora, ò (Ita, perche nel punto Orientale fi farà retrograda di dritta, er nel punto Occidentale fi farà dnt* ta di retrograda, benché nel Sole,er nella Luna quefte cofe per lo contrario confiderate fono,laqual ragione d'intorno al progreffò, er al regreffo farla a bajtanza, fé egli auue niffe,che il pianeta non fi trouaffe con altro moutmento,cke col mouimento dello Epici» clo,ma perche mentre il pianeta nello Epiciclo fi riuolge lo Epiciclo ancho dello Eccctrì co è portato,però che appreffo i punti detti del toccamento il pianeta benché quanto al rìuoìgimento dello Epiciclo fia in dimora,ntente di meno ddlo Eccentrico è portato uer- fo l'Oriente,cr cofì anckora è diretto,?? però è neceffario,che i punti delle dimore fìd* no alquanto inferiori à quelli punti, che nel toccamento fanno le predette linee •, che dal Centro hauemo detto partìrfì,<zr cofì quelle linee non toccando, ma tagliando,?? parten |
il fuogiogo.
, l\ pròjio al giogo.
il Centro del Mondo.
. l'i punto detta prima
dimora. il punto della fecon*
da. I K Varco dell prima
dimora. K 0 l'arco della fé»
conda. . n. 0 Varco del Re-
greffo. h K l'arco iella Di*
rettione. |
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6%
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do lo Epiciclo, fanno ne ì tagli 1 punti detta dimora,**? però è neceffario, che quei punti
fiano in quella parte iella circòferenza dello Epiciclo,doue il mouimento retrogrado del pianeta dello Epiciclo cofì contrafla col mouimèto del deferéte,che quàto il pianeta,è por tato aU'occafo dallo Epiciclo tanto l' Epiciclo fia ritornato dal deferente uerfo Leuante, er à que&o modo ti pianeta di eguali ma contrari mo
utmenti portato pare, che egli dimori, er fìlflia, Et però il pianeta nel punto dello flato Orientale, che è detto prima dimora comincia 4 ritornare : imperoche lui d mouimento del pianeta nello Epiciclo comincia àfuperare il mouimento dello Epiciclo nel deferente, ma nel pitn» to della dimora Occidentale,che fi chiama feconda ftatwne d pianeta ritorna allo andar au(tntia%r 4Ì pTOgreffo, perciochefì rallenta nello Epì 9icÌQ d mouunmto del pianeta^ quefte cofe dagli efjempifoprapofìì ci fono manifeste, P ìitt
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7»
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ttS LIBRO
Ma la flella di Marte da 68? giorni uagando per gli fpatrj de i Segni peruiene la douc cominciando da prima fatto ,haue-
ua il fuo corfo, & in quei ìegni,che più ueloCemente traccorre,poi,che hauerà fatto la dimora fua,riempie la ragione del numero de i giorni,Ma la Stella di Gioue,con più moderati gradi attendendo contra il corfo del mondo mifnra ogni legno qua li in ?6 5 giornee fta per anni 11 ex giorni ?£?,& ritorna in quel fegno , nclquale dodici anni prima li trouaua. Saturno neramente per mei! uentinoue, & alquanti giorni di più pafìando per un fegno. in tientinoue an- ni, <& quali 160 giorni uien reftituito in quel fegno di doue ?o anni prima fi mofle,& d'indi nafee, che quanto egli è men lontano dall'ultimo cielo,tanto più fpacio di circuito facendo appare de gli altri più tardo. Quanto dice Vitr. dalle parole fue fifa manififlo. ma come noi intendiamo quello, che egli ha detto, per le foprapo&e fbecuktioni fi uede.
Ma quei pianeti,che fopra il camin del Sole/anno i loro giri, fpecialmente quando feranno in quel triangulo neìquale
fera il Soie aihora non uanno inanzi, ma douendo ritornare dimorano fin tanto, che il Sole partendo da quel triaa- io gulo pallerà in altro fegno. Tare che Vitr. tratti in queflo luogo degli affetti,?? dette occultationì delle jìelle ragionando de i progrefife? delle dimore,?? ne tede egli la cau
fa à modo fuo,?? rifiuta la oppenion £ altri, noi Similmente ragionarono fecondo la da noi propofla intentione delle apparenze,et degùajfet ti quetto,chc hanno filmato i periti agronomi,et poi uenìremo à Vitr.Confideramo adunque il Sole in quattro luoghi principali terminati dal* Vorizonte cr dal meridiano,che fono in orienterei mezzo del Cielo di fopra, nell'occidente,?? nel mezzo del cielo fotterra ,jlando adunque il Sole in uno di quefli quattro luoghi può ftar prima in oriente,?? fé fraudo il Sole in oriente la fiella,ò il pianeta farà in oriente, chiamavano quello (lato mattutino, fé al mezzo dì, meridiano, fé ali'occidente uefpertino ,fe alla mezz* notte, intempefto, per ufare il nome de latini ; ì ■ quejìo modo ciafeunfito de ì quattro deUa fletta à quattro modi fi riferirà al Sole,la doue fedici feranno li habìtudim delle jìelle al Sole.Di quel le habitudini la meridiana è,ma non fi uede imperoche la prefentia del Sole debilita lo affetto,?? però nera non apparente fi chiama, mail ri" fbetto detta mezz* notte è,e? fi uede fempr e,eccetto quando fotterra la Retta ènei mezzo del cielo è, e? fi uede : perche di notte ogni fletta jì 10 uede nett'orizonte,ouero fopra la terra, e? però cr uera er apparente la chìamaremo. finalmente Ihabitudine mattutina*, ?? ueffertina della Retta fopra la terra ò nett'orizonte è,ma non fi uede, percioche il raggio del Sole,chefìa nelTonzonte ce la toglie,puo ben effer,che lafiueda, fel Sole fera tato fotta l'orizote,che lafua luce indebolita, ò no tanto gagliarda cieda,ouero attbora comincia, ò celli dì ciedere al raggio delle (ielle. In quel cafo Ihabitudine delle Rette è chiamata apparente^ prima,ò poi il nafcimilo mattutino. A dìique detta fidiache prima ci appare, e detto appareza,ò prima uifìayet quello dapoi-/ detto apparèza,ò uijia ultima. SimilmèUdìremo appanza,ò u fta prima uefpertina et appare za,ò uijia ultima uefpertina,et alcuni chiamano l'apparéza mattutina,orto ò nafeimeio in.it utino,et la uefberttna orio,ònafamiro uefpertino, no per quella ragione,che la Betta nafca,et uegna fopra l'onzote,imperoche l'apparéza uerfbcrtinafi uede nett'orizote occidètak,ma per que fio perche la nafce,et efcefuorì,da iraggi del Solejìmilmete l'apparéza ultima ò mattutim,ò udj>eriina,e detta occafo mattutino^ usfbertmo, pche entrando ne ì raggi del Sole s'afeonde nella fua luce. Hora io dirò à quali flette auuenghino fimili effetti dì apparéze, fecondo che io ho itti parato da buoni autori,imperoche altrimenti auuengono a quelle, che fono più tarde del Sole,altrimenti a quelle,che fono più ueloci. le flette jo fiffe adunque,?? i trefuperiori percioche fono fopra il Sole poco prima deli occafo nero uefpertino mancano dopo il Sole,etfi poffono uedere, ma dapoi auicinandofi a quelli il fole uerfo ìorìente,perche egli è più ueloce fanno nett'orizonte occidentale l'ultima apparenza uejbcrtìna, òfì <xfcondono fino che dopo l'orto uero mattutino partendofi il Sole uerfo l'oriente facciano neV'cnzonte'à kuante la prima apparenza mattati na. Ma la Luna per qualche fbacio auanti il nafeimento mattutino fi può ueder pwna,che leui il Sole,ma auicinandofi al Sole" uerfo Leuante effendo ella più ucloce fai ultima apparenza mattutina a Leuante,z? fi kuadalìo affetto nojìro, fin che dopoìluerc occafo uefpertino la* feiando il Sole faccia à Ponente la prima apparenza uejpertina. Ma Venere, cr Mercurio,che fono hora più tardi, hora più ueloci del Sole, fanno il medefimo,che fanno i tre di fopra,?? ancho quello,chefa la luna. Imperoche fanno,?? la prima,?? l'ultima apparenza tanto uefpcr tina,quanto mattutina. Ma i trefuperiori fanno l'ultima apparenza uejjyertìna, ?? poifubito k prima mattutina uerfo la fommìta detto Epe ciclo. Ma Venere,?? Mercurio fanno le ijleffe effendo rettrogradì,et netta parte oppofla al giogo,perche queftì due fanno £ultima apparenza mai tutina,?? poco dapoi la prima uejpertina appreffo il giogo detto Upicìclo.fiche fa ancho la Luna,ma nel giogo dei] no deferentc. 40 Et quello piace ad alcuni,che cofi fia.
Cioè i progrefii, ?? le dimore,le apparenze,?? le occultationì hanno quefla cagione fecondo alcuni.
Perche dicono,che il Sole quando è, per una certa diftanza più lontano,fa ,che con non chiari fenticri errando le fielle
con ofeuredimore fiano impedite. Vogliono, che la lontanauza del Sole impedìfea, ?? rittegna le fielle, et auicinandofi il Sole fiano liberate, cr fciolte, quefla ragione da fé i«t
giù, e? Vitr. la impugna dicendo . Ma a noi non pare,che cofi fia,perche lo fplendore del Sole fi lafcia molto ben uedere,& è rnanifefto fenza alcuna ofeu
ratione per tutto il mondo, in modo,che egli ci appare ancho quado quelle fielle fanno i ritorni ex le dimore loro, fé adunque per tanti fpacrj la noftra uifta può quello auuertire,perche cagione giudichiamo Hoi, che à quelli diurni fplendori delle Stelle ooponer fi poffa alcuna ofeurità? fo Quefla è buona ragione di Vitr.cerca ? apparenze dette flette,ma nonfatìsfd atte dimore,?? ritorni dette Rette, fi come hauemo detto di fopra.
Anzi più prefiio quella ragione à noi ci farà manifefto, che fi come il femore à fé tira tutte le cofe,come uedemo i frutti
per lo calore leuarfi in alto da terra,& crefcere,&iuapori dell'acque delle fonti alle nubi per lo arco ccleiteeiìerat* trattinoli per la ifieffa ragione lo impeto, & la forza del Sole mandando fuori i raggi è ftendendoli hi forma tnango lare,à fé tira leftellc,chegli uanno drieto,& quali raffrenando quelle, che gli corrono auanti, & ritt:enedolenonleia feia palTare più oltra,ma le forza ritornare à fé,ex fermarli nel fegno d'un'altro triangulo. Quefla ragione dì Vitr. è più pretto d? Archìtetto,che di Yilofofè. imperoche chi diria,chd Sole raffrenajfe,ò rilafciaffe ì mouhnentì del cielo co
i raggi fuoi come un freno ? che necefiitàfcwglierà i pianeti da quella fòrza i perche fé quefìofuj]e,non potrefiimo noi uedere tutti 1 pianeti, CT tutte le flette raccolte in una mafia i non è ragioneuole,che t celejli corpi fieno fottopofii a qucjìe pafiioni,anzi è men conueivente,che que- flo auuegna,che la predetta ragione di quetti,che danno alcuni fecreti fenticri,?? ofeuri atte flette, Ma Ufi tamo andare tal cofe,è ntcrnamo 4 00 Vitr. ilquale dotta rifpojla,?? folutione della dimanda di fopra toglie occafione di leuare una duhitatìone,laquale egli ilejfo pone,et è queRa. Forfè alcuno può defiderare di fapere,perche cagione il Sole dal quinto fegno lontano da le più prelìo,che dal fecondo
onero dal terzo,che gli fono più uicini rittegna in quelli femori i pianeti. Io come ciò pare, che àuuegna eiponero. 1 raggi del Sole fi {fendono con lineameti come è la forma d'un triangulo,che habbia i lati eguali,& ciò non è più ne meno,che al quinto fegno da fé lontano, fé adunque (parli in giro anclaffero uagando per tutto il mondo , ne fi ften- deflero dritti à guifa di Triangoli le cofe, che più uicme gli fu fiero abbruccierebbero, & quello pare, che Euripide Poeta Greco habbia mol to bene conlìderato dicendo, che quelle cofe, che più dal Sole rimote fono, ardono molto più gagliardamente, & però ferine nella fauola intitolata Phetonte in quello modo. Arde le cofe, chegli fon più ri- móte, Et le uicine più temprate lafcia. Se adunque,& lo effetto, & la ragione^ la tellimouiàza dell'antico poeta di moftra quello elìci- uer.0,10 nò penfo bifogni fare altro giudicio di quello, che di fopra detto hauemo di quella cola. 70 Se il Sole ritiene piufiruore quando manda 1 raggi triangolarmente, ragione è dice Vitr. che afe tiri più gagliardamente le jìelle, ?? quelle raf
freni dal corfo loro,ma perche ragione quello auuegna cioè che più preflo il Sole faccia qii'flo effetto netto fbacio del quinto fegno , che e lo fbacio d'uno lato del triangulo escludendo però il quinto fegno,che dal fecondo, ouero dal terzo fegno,chefono più uicini, egli d<m„tida hora , Cr rifbonde àfejlefjò,?? la proua è prefa dallo effetto iflefjo dalla ragione,?? dal tejlimonio di Euripide antico poeta. Ma perche tutta quefla materia comprefa dalla ragione di Vitr. ci pare che bìfogno habbia di maggior chiarezza, però diremo quanto fi ha da Plinio nd fecondo li* bro, doue egli park di quefla mutatione dellaquale Vitr,in queRo luogo ne cerca la ragione. Et dice in questo modo. TDelche
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N O N O. il7
Dekhe feparatamente fi iene renderne cento. te Rette percoffe nella parte che detto hauemo, er dal raggio del Sole triangolare fono rattenu*
te, che non pofjono tener dritto ilcorfoloro, er dalla fòrza del calore fono in alto leuate, ma quefio non cofi pretto fi può comprendere dalla uifta nottra, er pero pure che filano,di doue è prefo d nome di Sianone. Dapoi la'fòrza dello ifieffo raggio uà ìnanzi, O" il uapore le firz* tornar à dietro, come da quello ripercoffe. Hzjpone queiìo luogo il Zigliero, er dice. Dtchiamo auanti ^<he altro fi dica la intentione di Plinio in fomma pigliando lo effempio dal monte
Etna. ìui fi pone il uapore del fuoco concetto nel fóndo delia terramanda fuori le pietre affocate, cefi il Sole faccia le flette, chefgli troua* no appreffo i luoghi bafii, er uicini alla terra, ma in quetta parte-, quesìo manca atto effempio predetto, percioche atte pietre non fopramene da luogo alto altro uapore, che le faccia ritornar nel fóndo, perche di natura loro difendono, ma li Sole di nouojopramene col fuo uapore, CT rincalzale flette iterfola terra. Quejh ragione dice Plinio efferfua priuaia, er non di altri, fecondo,che efpcne il Zigliero. Ma poi pare che egli fi merauiglie di Plinio.perche IO
la predetta oppinione molto prima da Vitr. nel preferite luogo è fiata dichiartta. Tanta diuerfita uiene atte ttelle, percioche i raggi del Sole in altro tempo fot? entrano, er quelli faccia in alto, er in altro tempo formont ano, er quelli deprimeno à terra. Quefta oppinione (dice il predetto) fi può con motte, er euidente cofe rifiutare. Tra kquali quetla ne e una,in che modo può jtare, che il Soie, che è più baffo atte spire delle Stelle fopr a uegna aUc flette,??' lefcacci, er le sfòrzi 4 tornare, che fé fòfjero tutte le flette in una foperficie d'una sfera, il Soie pero Jlando preffo terra, neinafeere, ò nelcadere potrebbe tirar la delia, chefuffe in alto, er netta fua ftatione . Oltra di queflo come fi può ima* gmare, che i corpi cek$ìi,che per natura hanno i loro mouimenti,fiano ale1 imperio foto del Sole facciati, er quello imperio non famodera* io, ma uiolento ? co fa, che eternamente non potrebbe durare. Aggiugnefì ,che non fi conuicne trasferire à fcacciamenti fortuiti quelle cofe, che indubitatamente riferite fono à ritondigiri come àfefta ordinati, er pero molto bene fi conuiene, er Plinio , er Vitr. in quefìo paffo, er uà gin ancho la dubitatione, er ìafolutione di vitr. fecondo imodi, che noi di fopr a efbotti hauemo in faluare la diuerfità de i mouimenti. Ma la Stella di Gioue correndo tra la Stella di Saturno, Se di Marte fa maggior maggio, che Marte,Se minor, che Satiir 20
rio.Et lìmilmente le altre ftelle quanto più lontane fono dall'ultimo Cielo,& più uicine à terra fi uolgono, tanto più pretto pare, che finifehino i corti loro, perche ciafeuna di quelle facendo minor giro più fpeflo fott'entrando palla quella,che è di foora à fimiglianza di cjucHo,che aunenirebbe, fé in una ruota di Boccalaio pofte fu fiero fette formi- che, & tanti canali fatti futfèro, nel piano della ruota prima d'intorno al centro, dapoi à poco à poco crefeeffero, & maggiori fufiero appreilo l'eli: remiti, Se che ne i detti canali conftrette fu fiero le formiche à raggirarli caminando tuteauia la ruota nella parte contraria, egli è necciIàrio,che quelle formiche per tanto di meno uadino centra la uol- ta della ruota, & quella, che farà più uicina al centro nel fua canale,fera più prefta a darla uolta fua, & quella, che fa ra l'ultima, & maggiore circonferenza delia ruota,benché ha egualmente ueloce nientedimeno per la grandezza del giro, che ella ha a fare,molto più tempo ponera in fornire il corfofuo. Simigliali temente le ftelle , cheuannocon» tra il corfo del mondo di loro propio mouimento fanno i proprj giri,ma uoì'gendofi ogni giorno il Cielo lì danno fo- ?o praauanzando. Quello che dice Vitruuio in quefìo luogo è facile, er bello, er è fiato da pofìeriori ufurpaio per dare ad intendere il contrario mouimento delle
sfere de i pianeti. Ma che altre ftelle fiano terriperate,altre ca!de,altre fredde,quefta pare che fi a la ragione. Ogni fuoco ha la fiamma fua,
ciie afeendé, ii Sole adunque abbracciando con i raggi iuoi fi la parte Etherea, che e di fopra, rouente.. Cioè come ferro., che bogltente, e tratto dalfnoco.
In quei luoghi doue la Stella di Marte traccore, & però quella Stella fi fa feruente dal corfo del Sole. Ma la Stella di Sar
tu mo,perche è prosi!ma alia eftremità del mondo, & tocca le congelate parti del Cielo, è grandemente fredda, & da quello prociecle, che haueudo Gioue ad andare di mezzo tra quella è quelìla, dal freddo, Se dal caldo di quelii,conie nel mezzo, tiene effetti conuenienti, & fommamente temperati. 40 Tuttauu Viti: uà ragionando da Architetto, però non è chef affattichiamq in contradirgli,hauendo per certo, che ne freddo, ne ca,Uo,ne qua*
lità, ne pasfione fi a la fu, doue fono quei Celefli,e luminofi corpi, i quali fono filmati di fuoco,perche rilucono,ma inuero fono inalterabili, er impatìbili, ne perche njbkndono, fi deue filmare, che pano di fuoco : imperoche moki ammali, er molte forze d'alberi, er molte fquame di pefei rilucono à merauiglia, ne però hanno in loro fuoco alcuno, er/e quella Stella è detta calda, er quejt'aitra fredda, non e fenon perche hanno tal uirtà di produrre qua giù fintili effètti, la doue io mfiujfo altro non e, che occulta qualità de t corpi Celejìi, che non può effer impe* dita da alcuno corpo trappofio. Ma torniamo à Vitr. Io ho efpofto come ho da miei precettori hauuto della Zona ornata de i dodici fegni, Se delle fette Stelle , Se della loro
contraria fatica, con che ragione, Se con che numeri pafiano di fegno in fegno,Se fìnifeono il corfo loro. Hora io di- rò , come erefea e feemi la Luna, in quel modo, che da maggiori ci è fiato iafciato . BErofo, che dalla Città, ò nero dalla na rione de i Caldei,nenne in Afia,& fece chiara la difciplina de Caldei,cofi ha confermato,che la Luna è da una 5 o metà come una palla lucente, & accefa, & dall'altra è di colore Celefte, & quando ella facendo il fuo giro fott'entra al cerchio del Sole,allhora è da i raggi, & dal impeto del calore attratta, & fatta rouente, perche il fuo lume , ha pro- pietà col lume del Sole,Se come richiamata,&' riuolta guarda le parti di fopra,allhora la parte inferiore della L una ci appare ofcuta,imperocheper la fimiglianza dello aere non è rouente,& quando (la à piobo de 1 raggi del Sole, dicea £erofo,che tutta la parte filminola era rittenuta uerfo la parte di fopra,& allhora chiamarli prima Luna.Ma poi che pa flàndo più oltre ella uà alle parte Orientali del Cielo , abbandonata dalla forza del Sole , la eftreina parte della fua chiarezza con molto fotti! filo manda à terra il fuo fplendore,& coli per quella cagione è detta feconda Luna, & con tinuando ogni giorno à rimettere, & riiafeiare il fuo giramento,e detta terza,& quatta Luna.Ma nel fettimo giorno ftando il Sole à Lenantc, & la Luna tenendo le parti di mezzo tra Leuante, e Ponente, perche con la metà per lo fpa ciò del Cielo é diftante dal Sole, lìmilmente bau era la metà della fua chiarezza, riuolta alla terra . Ma quando tra il 60 Sole, & la Luna fera la diilanza di tutto lo fpatio del Cielo , & che il Sole trammontando riguarderà à dietro il cer= chio della nafeente Luna 5 perche farà diftante molto da i raggi del Sole rilafciata nel quartodecimo giorno mande- rà lo fuo fpiendore da tutta la ruota della faccia fua :& negli altri giorni quottidianamentefcemandoalla perfett'io* ne, e compimento del inefe lunare con i fuoi giri, & con efler nuotata dal Sole fott'entrera Col corfo fuo la ruota, Se i raggi fuoi faranno le ragioni de i giorni di mefe in mefe. Ma io efponero in che modo Ariftarcho Samio Matheuaa- co ci ha lafciato gli ammaeftramenti delia uarieta della iftcftà Luna con gran prontezza d'ingegno. Non ci è afeofo la luna n 011 hauer da fé lume alcuno, ma effer come uno fpecchio, & riceuere il fuo fpiendore dallo impeto del So* le. Imperoche tra le fette ftelle la Luna fa il corfo fuo breuisfirno più uicino alla terra , adunque ogni mefe ella fi ofeura fotto la ruota, & i raggi del Sole il primo giorno prima, che ella gli palla, & quando è col Sole,ii chiama no- na Luna. Mail difeguente dalquale effa e feconda nominata 5 trappaiiando il Sole da una fottile apparenza della 70 fua rotondità, quando poi per tre giorni s'allontanara dal Sole,cre(ce, & più illumina. Ma ogni giorno partendoli, giunta al fettimo dì efiendo lontana dal Sole-, che trammonta d'intorno al mezzo Cielo luce per la metà , & quella parte, che riguarda al Sole quella è illuminata, ma nel decimoquarto giorno ellendo per diametro nello fpacio del mondo dal Sole difeofta, fi fi piena, & nafee quando il Sole trammonta, imperoche diftante per tutto lo fpacio del inondo e cótrapofta, Se dallo impeto del Sole nceue il lume di tutto il fuo cerchio, manafcendoil Solealfi 17 giorni la Luna e all'Occidente abballata , Se nel n quando è leuato il Sole la Luna quali tiene le parti di mezzo il Cielo, Se |
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„8 - • LIBRO
ha lucida quella parte, che riguarda al fole, nelle altre e ofcura,& cofi caminando ogni, giorno quali alli 28 fott'eri*
tra i raggi del fole, & compie le ragioni de i meli , Hora io diro come in ciafeun mele il fole entrando ne i legni fa ere feere, & feemare gli fpacrj dei giorni, & delle hore. & me pare,che l'oppimone di Berofo, ey la oppinione dì Arijiarcho quafi concarrino in una, ben è uero che Berofo uuole, che la metà della Lu» na fìa lucida, quella fempre fi rìuolga al Sole, er queflo può fiore, fé egli intende , che la metà fia lucida , ò uedendola, ò non uedendoh noi, er Arifiarcho mole, che tutto il lume, che ha la Luna uegnidal Sole, laqud oppimonc è migliore,?? è Hata accettata. Dico adunque in fom ma, che la Luna congiunta col Sole non fi uede, perche ha la faccia illuminata riuolta al Sole , er la ofeura à noi, ma feofìandofi ogni giorno dal Sole, il Sok percuote una parte detta Luna con i raggi fuoi, er perche noifìamo dì mezzo cominciamo à uedere la parte iUufìrata,cr ne i primi di poco ne uedemo. però quello afpetto fi chiama Lunato, cr in Greco Monoidts, ma nei fettina quando ella è per una quarta del CtW to lo lótana,quetta faccia fi uede mezza,®" pero in Greco fi chiama Bicotomos,cioe diuifa in due; alìontanandofì por',cr riuoltando à noi più deU la metà della faccia illuminata è detta Amphicirtos,cìoe curua d'amendue le parti, finalmente neUa oppofitione dimoiando tutta intiera la fui ritondezza iUumìnata,è detta Panfelinos,cioe tutta Luna,ò piena Luna; et noi dteemo la Luna ha fatto il tondo, ritornando finalmente al Sole, dì giorno in giorno fi uà najcondendo,fino che di nouo la fu al Sole fottopojla , er queRo è affa: per lo intendimento della prefente materia. La quale fornita Vitr. ci propone dì dire come i giorni s'accanano, cs'aUongano, er le bore mentre il Sole uà dì fegno infegno, er dicendo (hegiijfiatij delle hore fi fanno maggiori, 0" minori, ci dinota, che gli antichi partìuano ì giorni in dodici parti eguali, però ne feguitaua, chs Thore detta fiate diurne erano maggiori, che l'hore del uerno, & quella proporttone, che feruauano ì giorni la ifìeffa haueuano le notti, er quelle hore conueniuano con le hore ordinarie, che ufamo noi fdiamente al tempo de gli Equinotij ,fcemuuano le hore dal tempo, che il Sole èntraua in Cancro, fino al QógncQtw s crefeeumo 4d Capricorno «I Cmsro 3 qudio aumrimmto eifiiU intendere s le feguenti co fé deU tsdavitr, z? € A P. V. DEL CORSO DEL SOLE PER LI
DODICI SEGNI. \^° M L SOLE adtique quado entra nel fegno del Montone, & traccorre la ottaua parte di quello coni
RS| I \0Wifi lì P'e l'equinottio di Pnmauera; ma andando più altra alia coda del Toro,& alle delle Vergilie dalle
jj quali balza la prima metà del Toro corre in maggiore, &pin ampio fpacio del Cielo della metà
gflr^j liei'f° hi parte Settentrionale. Partendoli poi dal Toro quando entra nei Gemelli nafeendole Ver
Igilie crefee fopraterra , & fa maggiori gli fpatrj dei giorni. Indi da i Gemelli quando entra ai Can-
^^t^Ss~=s\ cro,ilquale occupa longhisfimo (patio del Cielo,giu:ato alla ottaua parte failtempodel Solltitio, j© «Se caminando peruiene ai capo, & al petto del Leone: imperoche quelle parti fono al Cancro attribuite, Ma dal pet to del Leone, & da i termini del Cancro Fu fetta del Sole correndo alle altre parti del Leone,fcema la grandezza de i giorni, & de i giri, & ritorna in corfo eguale à quello, che egli fàceua, quando erane i Gemelli. Indi poi da! Leone parlando alla Vergine,& andado più oitra al feno deila Veita,in quello reftrignei giri fupi,& gli agguaglia ì quelli, che egli faccua eilendo nel Toro. Vfcito di Vergine per lo feno deila Velia di quella, che occupa le prime parti del- la Bilancia, nella ottaua parte delia bilancia fa lo cqumottio dell'Autunno; & quelcorfo e pari, à quello, che fu fat- to nel fegno 'del Montone , entrando poi con lo Scorpione cadendo le Vergiiie, andando più inanzi alle parti me» ridiane feema la longhezza de i giorni. Dallo Scorpione al Sagittario uenendo, quando egli entra nelle parti ante- riori di quello, palili più tiretto corfo del giorno . Ma cominciando dalle Anche del Sagitario, lcqual parti fono at- 1 t^Tf>)r\ &■ rÌNnrìi rifili-a K
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nonio acquifta corfoeguale'allo Scorpione,& cori i! Sole andando per quei legni à certi, & detcrminati tempi,fa ere
feere, & fcemaregli fpatrj de i Giorni, & delle Hore . Ma io diro delle altre conPtellationi, che fono di Stelle ornate dalla finiftra, & dalla delira della Zona de i fogni della parte meridiana, e Settentrionale del Mondo. Qui ci rende la ragione dehrefeere, cr del calare de igwrnt, ma breuemente, er più prejh ci ejpone lo effètto, che fa il Sole riel mondo entran
do dì fegno in fegno cerca la quantità de i giorni, benché la ragione 'fu queka, che il Solefopra terra dì fegno in fegno faccia maggiori, ò minori archi del Cielo. Però noifaldaremo ancho quefìa partita, dicendone la cagione uniuerfak, perciodu quando 4 noi crefeono i giorni ad altri uan franando, pero douemo abbracciare tutta la caufa dì taleffètto, cr non quella, che 4 noi bobinanti dì qua dallo Equinottìale fer* uè folamente. s» il giorno adunque in due modi $'intende ,prtma lojpatìo,che fa il Sole col Mondogirando una fiata fola nel termine di hore 14,^ que&a è Vordi*
- noria figmficatìone di, quefto nome prefo uulgarmente, imperoche gli efyerti agronomi, algiro di hore 74 danno quel di più, che il Sole nel* lo fpacio di hore 24 ha fatto colfuo tnouìmento contrario à quello del Sfrondo, cr queiia è una figmficatìone dì quetto nome Giorno, ne è me* rauiglia fé in queflo (patio, e comprefo ancho U notte, perche rifletto à tutto il monda fempre luce il Sok , cr fa giorno in qualche luogo. Valtra e che per giorno s'intende quello fpatio, che il Sole in qualche luogo Bafppra l'Qrizonte. Nel primo modo il giorno fi comincia dal mezzodì, er dura fin all'altro mezzodì, percioche à qualunque habitante deila terra fhndo fermo nel luogo,doue egli è, ognigiorno dell'dn* «0 il Sole peruiene al mezzodì fopra uno ifieffo circolo tratto da un polo all'altro , er che paffafopra il punto, che gli stafopra, ilqualpunto è detto Zenìth, er il circolo è chiamato Meridiano. Imperoche, quando il Sole fi troua in alcun punto dì quello, quando è fopraterra fem* pre è mezzodì, cr" benché diuerfi habbiano diuerfì Meridiani, à ciafeuno pero dfuo è uniforme. Ma i punti del leuare, er del tramontar del Sole,fiuanno fempre uariando, perche fi uede il Sole hora nafeere al uero Leuante, hora di qualora di W,er cofi trammontare: Ver fa- 6<3 pere adunque U cagione della diuerfìtà de i giorni, deuefi auertire che'l Sole non fole ogni giorno egualmente fopra. terra,dalche auuiene,che un giorno none eguale aU'dtro,ben è uero, che ne gli iflesfì gradì di appartamento dallo equinoziale, ne (quali ti Sok ogni di afcende,ìn quel ìi fi pone all'oppefia parte, er per breue, ò longo, chefia il giorno fiondo l'huomo in un luogo il Sok gli Mene ogni di (come ho detto) ad uno t ifieffo meridiano, fenzd che egli pieghi mai in parte alcuna, ne per queflo affirmo, che ad uno lileffo tempofìa il mezzodì à tuttigli habitatoa ri della terra, ma dico benebbe quanto uno è più leuantino, tanto più prejlo gli nafee il Sole, er tanto più preflogh uìene alfuo meridiano. "La onde fi può hauere per quefla ragione, che quando ad alcuni è mezzodì, ad altri è il principio, ad altri il fine, ad altri la notte, er effendo la terra come alcuni uoglìono dì leghe feìmila di circuito , il corpo del Sok per ogni hora del dì naturale fa per la ritondezz* dell'acqua, er della terra leghe %6r.La doue per quefìo conto guardando noi,che hora è di giorno in unpaefe, faperemo che hora fìa in ogni altra parte, fa* pendo la difianza, che è dette leghe da Miluogo all'altro da Leuante à Ponente. Hora poniamo il Sole nel principio del Montone, che é pun* to Equinoitiak, [benché Vitr. lo pone nella ottaua parte) ilche (come s'intenda) diro poi er che comincie à montare,et maginamo, che il prin 7» àpio, er il fine del giorno fìa quando fui labro,ò fusorio deìTOrizonte da Leuante,?? da Ponente fi troua il centro del corpofolare,qui dico il giorno effer pari alla notte, perche il Sok diffegna una metà del fuo giro fopra VOrìzonte, cr l'altra metà di fiotto, er dimora tanto dìfo» pra quanto di fiotto . facciamo poi, che il Sole fi moua dìfuo mouimento uerfo i fegnì,che fono di qua dalla lìnea equinoziale njpetto à noìx che fono il Toro, i Gemelli, il Cancro, il Leone, er la Vergine, detti da Vit. Settentrionali, io dico che igiorni fi faranno maggiori à poco À poco, fin che il Sok peruenga al fegno del Cancro, di doue egli comincia ad abbaffarfi,et ritorna in dietro,pero è detto Tropico cioè circolo del ritorno}che e queUo3che noi imagìnamo,cbe farebbe il Sok ,fe egli quando ni entra girando per ungiamo intiero „ lafciaffc un fegno mas mfiefio.
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NONO. ir9
nife fio nel Cielo, /? come thiaménó V.quinottiak quel circolo, che fegnandolo il Sole in un di entrando nel Montone, o nella Bilancia, ci di.
mofiraffe ifuoi ueiliggi. Dal cerchio adunque del Tropico il Sole comincia à difeendere, ey non fare turco Diurno cofi grande, ey p* rche farebbe a quel tempo il Sole faccia poco mouimento,ilche ci appare per la poca mutatione delle ombre, però è detto quel tempo Solejlitìo, come 5 che in quello appare, che il Sole Sia, qui adunque il giorno e hnghisjìmo à quelli, chejìanno di qua dallo Equinoziale, ey la notte è breutsfhtia, ey tanto è più longo il di, ey più breue la notte,quanto e più torto,?? obliquo [Orizonte, perche il Scie à quellt,che hanno fo* nzonte pm obliquo fa maggior [alita, ey dimora piufopra la terra, e? però lo ffiacio della luce e maggiore, U onde fi corregge facilmente il te fio di Vitr. la doue egli dice, ad cancrum, qui breuisfimum tenet celi jpacium, per cloche uuol dire longisfimum. rtfpetto al Sole,che nel prin- cipia del Cancro fi maggior maggio fopra i Orizonte, rtjpetto ànoi ,ey Varco diurno è il più grande che fa in tutto tanno, Dal SokjHtio poi difendendo ne i feguenti fegni i giorni fi uannofeemando, perche gli archi diurni fono più basfii, e? minori fin, che egli peruiene alia Bi- lancia, nel cui principio di nouo il Sole fi fa eguale alla notte,eyfi fia il fecondo Equinottio detto lo Equinottio dello autunno, fi cornai pruno era ? Equinottio della Primavera. Et difendendo tutta uia il Sole ne ifeguenti fegni, igiorni fifeortano per lefopradette cagioni, fin che entri nel Capricorno,doue fi fa 'C altro Sole\litio,che da i boni antichi è detto Eruma dalla breuità de i giorni, lui adunque fràdo d So'c k notti fono più longhe che jìano in tutto Fanno à quelli, ckeftàntto di qua dallo Equinoziale, ey igiorni confeguentemente fono pm breut^ma a quel li, che fono di la dallo Equinoziale auu'une al contrario, perciochegli archi diurni [ì fanno mì2giori, e? il Sole girando per quelli fia più fo* fra il loro Orizonte, ey i notturni fi fanno minori. Dal Capricorno poi tornando (perche ancho ini è l'altro circolo del ritorno) perche il Sole comincia à prender maggior fitta i giorni fi fanno maggiori fino,che un'altra fiata fi pareggino con la notte rientrando nel Montone, ey quefro è quanto ha uoluto dir Vitr. accennando nel traccorfo fuo molte belle cofe. Tra lequalt una è l'ordine de t fegni, ey il modo delie figure loro^ey quefio dico, acciochegliartefici,:he fanno le Sfere imparino à por bene i fegni celefi\ perche il Sole entra nel Montone per la tefta fitta, dietro il Montone e la coda del Toro, ey cofì uà feguitando come dice Vitr. V altra cofa e, che dal Montone per ordine fino alla BU lancia i fegni,che fono, fi chiamano Settentrionali,ey quegli che fono dalla Bilancia al Montone, fi chiamano M eridwnali, perche quelli fono |
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di qua dallo Equinoitiale uerfo il Settentrione, quelli di la uerfo le parti Meridiane, dico rijpetto a noi, imperoche i fegni, che fono Merlila
ni a noi,cht filanto di qua dalla linea, fono fegni del Polo di Lì, er i fegni, che à noi fono Settentrionali,! quelli fono Meridiani. Dice ancho di piu,che l'uno et l'altro Equinottio,et ?uno,et l'altro Solefiitio fi fanno nelle parti ottaue.de i loro fegni,ilche come fi tntèda cjponcdo Plinio ti Zigliero dice.Gli antichi per conofeere il circolo obliquo riguardarono quàio in due tipi diuerfi igiorni fufifier eguali alla notte,et cófideraron ancho due gràdisfìme diffaguagltàze de ì gì or ni,luna tei uernoj'altra nella ìla-e,qulio il Sole fi trouaua ne i pati del ntomo,ey ciò jveero co giudicio e bene pèfando,che tra quejli termini il Sole andajjeferuàdo uno ijlcjjo tenore di uagfio no interrópendolo più in uno luogo,che in uny altro,ey cofì panie loro he fatto,che quelli jpacij fujjer cògiunti fiotto la circonfereza d'un cerchio cotinua o,ey cofi haueuano quattro princi pij di quattro quarte del circolo obliquo, che in quefio modo fu prima\chiamato,ia que{ì&prèdèda altri argométi partirono quel cerchio in do dici parti equali immutabili in ognifecolo,ma poi per fare la loro inuentione memorabile àfiefiesfi,et à i pofieri dijfegnarono quel circolo con alcune Stelle, che iut ejfef compre fero,non in modo, che ogni tmagine occupajfe à punto la duodecima parte,ma in quanto fuffero uicwe al det , 0 to cerchio, er cofi difiero Montone , Toro, ey gli altri fegni, di qui l'obliquo cerchio ha prefo il nome di Zodiaco, ey difìgwfiro. Et che le iwagìnincn occupaffero la duodecima parte del Zvdiaco à punto, ce loda ad intendere ancho Vitr. diccndo,chc il capo, ey il petto di Leo* ' ne, e attribuito al Cancro, ey che il fieno della Vefia della Vergine ha le prime parti della Bilanza, ey altre fintili cofe. lìora ejhonendo V it. dicano, che le prime parti del Montone, che fino alle corna ha gradi fei, er min. ?o. cioè fei parti è mezza delle dodici, nelle quali e partito egualmente il Zodiaco, er le ultime fin alla coda di elfo Montone hanno gradi 27 ri fono io — che tanto fi efiienie questa imagine per longo. Di quefio numero la oltana parte è 2. —con le quali il Montone auanza l'egualità de igtorni. il filmile s'intende degli altri fegni, ey ben- ché quefio nonfiacofì 4 punto nientedimeno ci può bacare la uicinanza , che può fatisfare alla ofieruanza de i uolgari. Columella nel nono benché approui la oppimene di Hipparcho dicendo gli Equinozi], eygli Sofiitij far jl nelle prime parti de i fegni, pero eglifegue Eudoxo, ey Mirane antichi agronomi, che diceuano gli Equinottij, ey Solejhtijfarfi nelle ottaue parti de 1 fegni, come dice Vitr. pofero quefio quegli antichi feguitado la confuetudine, imperoche quei giorni erano dedicati 4 certi facrifici,ey nominati per fiacre cerimonie, ey quella oppmione +0 era fiata accetta dagiihuomini uolgari, pero forfè e troppo fiottile la ejhofitione del Zigliero. E ancho da offieruare in Vitr. la rejfiondenza de igwrni,qud>ido il Sole,e in wifegnó,con quellt,quando egli e in un'altro, ey pero dice che il Leone riffionde ì i Gemelli, la Vergine al To* ro, la Bilancia al Montone, ey cofi gli altri, perche e una ifieffia ragione dello andare, ey del tornare,ey conclude, che cofi come 1 giorni uan no crefcHo,efc;mando,cofi crefcono,ey feemano gli fpatìj delle bore ejfendo quella proporzione della parte alla parte,che e del tutto al tutto. Ma perche chiara, ey uniuerfale dimojiratione fi dia diremo,che in ogni Orizonte,tanto di giorno,quanto di notte fia quefio, e quella longo, ò breue quanto fi uogha, la metà del Zodiaco fiale fopra, ey l'altra feende (come detto hauemo) di giorno monta quella, che cominciando dal luogo oue fi troua il Sole fecondo l'ordine de 1 fegni fi fia inanzi,e? l'altra tr ammonta,cioè quetta,ehe principia dal luogo oppofìo al luogo oue fi troua il Sole, ey per lo contrario di notte quella afeende, ey quefia difcende, ey quefio e ragioneuole, perche efiendo (come detto hauemo) [Orizonte, e? d Zodìaco due cerchi de 1 maggiori, neceffirio è che in due parti eguali l'uno, ey l'altro fi panifichino. Adunque tanto digtor |
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no, quanto di notte fei fegni naficono, ey fei cadono : però neii'obliquuo Orizonte À que%, che fono di qua dalla linea nel giorno dello Equi*
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notilo di Prìmauera monta la metà del Zodiaco, che declina uerfo il Poto manifijìo, che contiene i fegni dal Montone alla bilancia, ey per lo
contrario,nel di dello Equinottio dell'autunno mÒtando [altra metà quella difcende.Ma quella metà del Zodiaco,che comincia col punto del So leRitio della fiate in grandissimo ppacio monta,ey in breuisfimo difcende,ey nel punto della Bruma,quella metà,che in breuisfimo (patio afceit de, in longhtsfimo difcende,per che nafee tanto nella notte d'Efiate, quanto nel di del Verno breuisfimo,et difcende tanto nel di d'Ejtatc,quàto nella notte del Verno lòghisfìmafia onde gli habitanti fiotto,i,circoli polari la metà del Zodiaco,che comincia col punto del Soiflitio cofi, come nello /patio di hore 14 filetta cofi in uno infrante fi pone, ey pero lo contrario l'altra come in un'infrante fi lena, cofì in bore 24 fi pone,U doue quanto una metà del zodiaco prende ti principio fuo piuuicino al più alto Solftitio tanto inmaggiore fifiacio di tempo fiale,ey in minor fi pone, ey cofi due metà, che cominciano con un punto da un Soliìitio egualmente rimote con eguali Jpaiij di tempo falgono, ey fi corcano,per che nafeono, ey cadono con notti, e? giorni eguali, eyfe due metà del zodiaco cominciano da due punti oppofii, in quel tempo, che una fiale, [altra fi pone, perche lo ifrefifo d:, che una leua,i'altra cade, ey nella ifrjfit notte, che una monta/altra trammonta; pertiche quelle metà, che nafeono con punti da uno Equinottio egualmente diflantijn quanto tempo che una fi leua, l'altra cade, ey quefio è quello, che dice Vitr. à i giorni de 1 Gemelli e'fier pari igiorni del Leone. Prendefi ancho la quantità de i giorni dagli archi diurni, iquali fi fiatino maggiori, e mino* ri fecondo, che il Sole e più uicino, ò più lontano da gli equinotij, ilche è già mamfefto. Et qui ci farà una tauola, che ci dimoftra digrado iu grado la longhezza de igiorni, cominciando fiotto l'Equinotiale fin fiotto il Polo. L'altezza
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Continuatione de i Giorni, è della Luce,
Bore Minuti Seconde
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Et co/? c/tónfo /ò«o t giorni tanghi al tempo del SoMifto, tanto fono le notti al tempo delk "Bruma di modo,che in tutto Tanno tanto èloffatìo de i
giorni, quanto è lo fbatio delle notti. Volendo adunque noifupere quanto é il dì maggiore in ciajcun paefe, fi nccorrcra alla predetta tauo* U, doue prima fi trouera rattezza del Polo, e <f incontro e la grandezza del g'-orno fecondo ihore,e minuti,e feconde, Ma che il mondo fia habitatofin la doue fono mefijei dì notte, etfei di giorno,quello è già manftfoper la pratica degli huommi,ey per gii fcritti di moiri. Ld natura à quelli ha premilo. I a Luna con lofuojblendore fbeffo gli uifìtà. 1 CrepufculigU jono tOnghi tanto la fera, quanto la mattina. il Solegh la]eia firn tmpresftone dimorandogli tanto jopra la terra,il paefe con 1 monti e coperto da 1 uenti, ilfito è mcuruato,che ricette meglio il-calore . luì le finis fune pelli fi trottano, ey il mare , che pur per la falfedme da mencio di qualche aduftime, benché geli, è pero copio* fi fimo di pefci. Gli huommtfono gagliardi, e robufti, ey Li terra non fi j degna di produrre herbe, ey metalli in gran quantità di modo,che gli antichi, 1 quali non haueuan ueduto più manzi fono fati dapoijenza lor frutto dalia efperienza conuìnti. Ma tornatno al proposto, ex àkhiumo breuentente dueUo,cbe e (tato offeruato del mouìmento del Sole,neile quarte del Zodiaco, Io dico che il Sole ita per la prima quar* ta del zodiaco in giorni 94 horeit,ey delfuo eccentrico gradi 9? minuti 9. Va per la feconda,che è la quarta ejhuajn giorni 92 bore 12. & delfuo eccentrico gradi 91 minuti u Va per U terza ingwrni 38 bore ?. er delfuo eccentrico gradi 86 minuti 41. Va per la quarta del Ver no in giorni 90 bore 2. minuti ;; feconde 2. er delfuo eccentrico gradi Sì minuti 99. Fa la meta Settentrionale del zodiaco in giorni 1S7. l'ai tra meta ìngìorriì i;8 bore ^minuti jj. feconde 12 la doue andando per la metà. Settentrionale pone giorni S bore 18 minuti ^..feconde 48 di più che andando per la metà Meridiana . Hora io diro delie altre tonfteìlationi, che fono dalia delira, & dalla finifìra della Zona de i fegni difpofle,& figurate di
Stelle dal Settentrione, & dal Meriggi©. Propme Vit. quello,che egli far intende, dapoi che ci ha efblicate il corfo del Sole il crefcere,0" feernare de gli ffatij diurni,ey delle kore.Et dice
uobrei proporre dfto delie jìelk pcjìe di qua ,eydila dal Zodiaco, per cicche efjendo alcune imagim nella larghezza del zodiaco, ey alcu- ne fiori, ey bauendo detto di quelle, che fono dodici, ey quali, ey come filano, uuole egli trattare di qudle,cbe fono fuori delia larghezza, - ey però tratta di quelle, che fono dalla parte Settentrionale, er di quelle, che fono alla parte di mezzodì,chiamando Sydera le conjiellattoni, cioè le imagini intiere compojte di più Stelle, er Stella una fola Stella. C A P.
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C A P- VI. DELLE C O N S T E L L A T I O N I CHE SONO DALLA PARATE SETTENTRIONALE.
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gHi] L Settentrione, ilquale i Greci Arcton , ò Hcìice chiamano, ha dietro à fé pofto il Guardiano , da
quello non molto lontana e la Vergine, fopra il cui humerO deliro è una hi cidi sfuria- Stella, laqua- le i Latini chiamano Prouindemia, & i Greci antichi Protrigeto«,& fa fua apparenza e più preflo fplendida, che colorata. Euui ancho un'altra Stella à dirimpetto tra le ginocchia del Guardiano del l'Oria, che è detta Arcturo, & ini e dedicato all'incontro del capo del Settentrione attrauerfato ai- li piedi de i Gemelli il Carrettieri, & ita fopra la fortimka del corno del Toro. Similmente nella fommita del corno uniiiro del Toro alli piedi del Carettieri tiene una Stella da una parte , che fi chiama la-Mario del Carrettieri, clone fono i Capretti,& la Capra. Vitr. non [oh pone le imagini Cekfti, che fono raunanze di una moltitudine di Stelle, ma ancho qualche Stella fegnaìata da fé, ne meno, le pone tutte, ma folamente quelle, che per gli mjctmenn, e cadimenti loro fi conofeono. Pero fi uede,che Vitr. ha battuto intenttorie di ejfcner quel lo,che, appare fopra il nostro hanifpero ,er fero ha ragionato prima de i Peli in quel modo, come per legge perpetua il Settentrionale Jìeffe di fopra, er l'altro difetto, ma peggio è, che il tcfio e più feorretto in quefìoluogo, che altrcue, e? fé la diligenza di molti ualenti huomtni non a hauejje aiutato, poco fapresfiwo, che 'dire. Va àtomo una carta di Gioanni St&bio, d'Alberto Durerò, er del Volpaia Urenti* no fatta da tutti tre ìnjìeme, mllaquale fono le imagini Cele/li molto ben pofte, itti e di/tinto il zodiaco infegni, er gradilo? pojìefono le ima* gini fecondo il (ito loro alitanti dal zodiaco, indiente col numero delie Stelle, che le adornano, er la quantità è grandezza loro, er ancho ci fono alcune (ielle pojìe dafe,che non entrano in fare alcuna imagine, cr molte ci fono aggiunte per la relatipne de nauiganti,che appartengo* no <M'altro Polo. Et noi qui fotta paneremo la tamia di effe dimoftrando per ejja quali funo Settentrionali, er quali Meridiane,?? che la* titudine s'habbiano,cioe quanto patio dal zodiaco uerfoi Poli difcofle, ?? che longitudine, cioè quanto pano dal principio del Montottefter - la longbezZà del zodiaco lontane, dimofìrerasfi ancho la lor quantità, perche altre fono più lucenti, e maggiori, altre minori,?? di manco lu- me, altre uanno nel mezzo del Cielo con unfegno. altre con un'altro, er tutte quefie co/e fono Rate molto bene calcitiate dal mio precettore Meffer Federico Dsljino del ijio ilquale confomma diligenza ha fatto lufottopofta iauola,che da me per la riuercnza,che gli ho portato,?? per la ragione efficace, er per Vauttoritàfuà, e (lata [limata giujiisjima e ben fatta, -er pero io ho ucluto riferirmi aUa calculatione di quel Millesimo er lafciar il difjegno già fatto da tanti ualenti huomtni, prendendo grande mcrauiglia, che ì Greci habbiano hauuto tanta authorì* tà, che con tanto confenfo di ognuna habbiano empito il Cielo delle lorfauole, che con firmate dapoi,per niun modo fono fiate immutate, fé far fé à maggior-antichità non fi hanno à riferire . Ma feguitìamo il propefito ncjlro, er uedumo la Tuuok. |
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ET GRANDEZZE DELLE STELLE. |
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zzs LIBRO
Quattro Stette pelle in croce fegni fono deW altro polo.Queiìe pojìe no fono nelle imagmfpredettejK meno nel 'Zodìaco;i naviganti le ch'umano
crociere ©" quella del piede è dell'altre maggiore, per effa fi conofee quale è la tefia die'j]e,ey qudfono le braccia,^ quando il piede è fu fori Zonte,ejr che il capo è dritto, il piede fta apartado dal polo gradi 30. da queftafi prende l'altezza del polo,ey prendefi in modo,chefe l'atez za che 1 tedii |
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l'altezza, perche quanto _
tanto più gradi piglia, l'altezza della detta Stella, et per ?o gradi che la detta [ietta fta fopra il polo, quelli che faranno di più tanto fi jia apar
tadp,dalla ìfteffa linea fino l'iilefio polo,cr tanto jla il medefmo polo leuato [opra i'orizonte&fi pigli l'altezza in zoftai aparta*
do dàttalinea in io àtrammenianafe io 20. fé;. 2$ [e nett'orizonte io, fonai ancho ddTaltre Stelle leggi nel libro de 1 maggi.
aji' ìk, . ^ Sono adunque infiamma quaranta otto imagim, benché altri n'hanno fatto più altri meno, maquefto è
To fiato perche alcuni hanno partito una tmagine in più parti, altri le hanno racolte. Ptolomeo ne pone
•& —=* 4 S. le apparenti imaginifono nominate ò dalle cofe che hanno anima, ò dalle cofe inanimate, fé dalle
animate,ouero predano il nome da alali fenza ragione,ouero da ammali rationali,come fono 1 Gemei
li,la Vergine,!'Acquario,et nitritegli irrationali altri fono fieri dfri domejìici,et tutti ò di mare,ò
di terra. Come Mdtone,Leone, Orfo,Lupo,Delfino,Bdkna,ma fé le imagim pigliano il uocabolo d a
cofe,chefono fenza aìa,ouero lo pigliano dalla figura hro,come Lfaetta,il trtagolo,la corona,ouer
da qualche effetto che fanno nelmondo,comejì dice,cbi nafee fiotto la imagim delio altare ferifacer
dote, chi [otto la, ndue d'A rgo, nocchiero ', ©r chi fiotto il Delfino natatore. Ma in fine l'Adula'ione
de Cortegiani,cr la uoglia de primi ordinatori,come Poeti, ey Ajìronomi, per far eterna memoria
d'alcuni fatti notabili,ò per adulare à i lorofignori trouato hanno luoghi nel Cielo da collocare le co
fé amate da quelli,la ione no poteuano eglino fidir e. Come Virgilio pofe tra gli artigli dello Scorpio
ne la Stella di Cefiare, ma è cofa mirabile,come io ho detto poco auanti, che i Greci habbiano hauuto
tato priuilegio di empire il Cielo de i nomi de i loroflagttij, et che le fattole loro pano fiate accettare
ne i Canoni,auuegna,che molto prima le Stelle fimo fiate conofciute,et nominatela muero la leggie
rezza delle loro ribalderie, far ebbe dileguata [e no l'haueffero chiodate in Cielo, però citano alcuni.
Gioite , che fpejfod'amorofo ardere ' Grate di lei ne reììò uincitore.
Delle figlie de gli huominì s'accefie, Giunon gelofa piena di difdegno
llauendo à noia l'imraor tal conte fé Prende la bella giouahe, è ftracciatd
DeUorgogliofa moglie, crfuo furore . Che l'hebbe, in O rfa hombil la conuerfe
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Vide Cdhfto , ch'era fui fiore V infilici ne die col ruggir fegno,
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Di fua bellezza, « per lei in terra fcefe. Per le felite d'Arcadia, ma leuata
Et dopo i dolci bufici, er le difife Per la pietà di Gioite al Cielo s'erfe.
Màtornamo noi al propofito. vitr. parlando deUe imagim, che fono uerfo il Settentrione,dice che quel Settentrione,che da Greci è detto Arcìos
onero Relice,che altro non è, che l'Orfa maggiore, che altri chiamano il carro dalla figura, ha dietro di fé il cufiode , ò guardiano, ò Bootes
che fé gli dica, fiotto Uqualenon molto lontano è il fegno della Vergine che per AjlreaJ) perla gìuUitia, è pojìa fopra la cui deftra {fatta fi
vede una lucidifitma Stellatile fi chiama anteuindemk , perche quando nafee promette la maturità della uindemia,deUa cui maturità fegni ma
nififti fono gli acini mutati di colore,quefia. Stellai filmile al ferro affocato però VÌtr.dice,che è più pre&o candens,che colorata,pchegli ferii
tori le danno un mirabile jfilendort. Oltra di quefio tra le ginocchia del guardiàno,è la Sedia nominata Arcìurojailaquale alcuni chiamatohZ
no Ariìuro tutta la imagine del guardiano. Ecco che Vitr. nonfolamète tocca le imagini,ccnftelhtioni,afterifmì, fegni, e figure, che tutto e
uno,ma ancho le Stelle particolari,come detto hauemo,dalche nafee la differenza de gli fcrittori nel numero, feguita poi l'' Auriga,carrattie* . ,<,,
ri,EriCìhonio,0^filocho dettomi fitto delquale è dinanzi al capo dell'Offa maggiore,?? le fta attrauerfo in modo,che fé l'Orfa correffe.g'i ur*
ter ebbe nel capota eglifuldeftro corno del Toro per mezzo ' piedi de i Gemelli,fopra la cui Jfialìajìnijìraèuna Stella ,chefì chiama la Co,
pra,quefta pare,che riguarde due picciole Stelle,che fono nella fìniflra del carrettieri,?? fi chiamano ì capretti, però io leggerei Vitr. in que
fio modo. Itemque in fummo cornu Leno ad Aurige pedes una tenet parte ftéUà,quse appellatur Auriga: manus, in
qua hxdr.Capra uerojeuo humero,& poi comincia Tauri quidein,ck Arieti s in fuper. Adunque fopra lacuna delfinifiro
corno del Toro VAuriga fiende una mano,neUapée fono due Stelle ,nommàtei Capretti, o~ tien fopra il finifiro numero una Stella detta la
Capra, ©" poi feguita. Sopra le parti del Toro,& del Montone con le fu e delire parti fi troua Perfeo, fott'entrando
alpaifo delle Stelle Vergine nominate,& con le più finiftre il capo del Montone appoggiando la deftra mano alfi*
mulachro di Casììopea,Sc tiene fopra l'auriga per la cima il capo Gorgone© ponendolo fotto i piedi di Androme-
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da,& fopra Andromeda, & fopra il fuo uentre fono i pefci, & i calmili,
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"Et qui è il tejio feorretto, perche le parole di Vitr. non hanno riktione,ò conftruttione,& U uerita e, che fopra Andromeda ti fono due cauaUi,
uno alato,che per lo Pegafeojì ponej.'altro è la parte dinanzi d'un cauaìlo,cioè il capo,e tipetto, il uentre delio alato, er fopra il capo d'An*
dromedari detto canotto ha ancho una Stella fopra la ffiina affai notabile ; er però potria dir Vitr.
Ci fono ancho i pefci fopra Andromeda,& il uentre di quel cauallo.che è fopra la fpina,delPaltro calmilo , ma nel uen»
tre dei primo é una lucidisfima Stella-, che termina il detto uentre, & la tefta di Andromeda, Ma la mano d eftra
di Andromeda è polla fopra il firnulaehro di Casfiopea, & la finiftra fopra il pefee Aquilonare : Similmétè l'Acqua
rio fopra il capo del cauallo,& le unghie del Cauallo toccano Icginocchia dAcquario..
Però nella figuratione diqueualenfhuomini il cauallo alato date hauere i piedi rmolti all'altra parte..
Sopra Caffiopea per mezzo il Capricorno in alto e pofta r Aquila, & il Delfino,dopoiquali è la Saetta, & alquato die
tro alia Saetta è l'Vcceìlo,la cui deftra penna tocca la mano di Cefeo,& il Sccttro,ma la .finiftra di Cefeo fta fopra la imagine di Casfiopea fermata, fotte la coda dell' Vccelio fono coperti i piedi del Cauallo. Qui s'intende del mezzo Cauallo. D'indi Cono ieimagini del fagittario,dello Scorpione,& della Bilancia. Se Vitr. hauejfe con feparati nomi lignificato amendue i cmalli, chiamando l'uno Bquus,l"altro Equiculus^ouero protome hippus come dicono i Greci,non ci harebbeìafciato tante dijficdtà,oltra,che dicendo di fopra,chel'Aquila, è molto lontana dai Simitlachro di Casfiopea, er che le unghie del Cauallo toccano le Ginocchia delio Ax:quarìo,è poi dicendo,che fattola coda deh'uccello fono coperti 1 piedi del cauallo, egli ci. da ad intender,che non fi ragiona d'un Job cauatto, ma il tutto s'acconcia per la lettione,o~ deferittionedei buoni autori. Di fopra poi il Serpente tocca con la cima del roftrola corona,nel mezzo delquale e io Ophiuco,o ferpentario,che tie- ne il ferpente in mano calcando col pie finiftrola frontedeilo Scorpione, Ma alla metà del capo deirOpliiuco non molto lontano e il capo dello ingcnocchiato. Che ìlercole,Thefeo,Tamirt,Orpheo,Promctheo,\xione,Cetheo, Lycdta alcuna fiata e detto. Ma le cime delle loro tette fono più facili ackiler conofciute,imperoche fono fermate di Stelle aliai lucenti.Ma il piede
dello inginocchiato à quella tépia fi ferma del capo di quel ferpete,che e pollo tra le Orfa che fettetrioni fi chiamao. Ma quello , che dice Vitr. par uè per eos flecìitur Deifinus,non accorda ■cól detto degli altri, percheil Delfino èhntano dallo -inginocchiato, fé forfè non fi legge. Vbi panie per os qui flefìitur Delfi n us cotta uolucris faftra eli propalila lyra. Ma doue d'intorno alla bocca del cauallo picciolo fi piegabreuemeteil Delfino,cotra il roftro deli'uccello,épiopofta la lyra. Tra eli ho meri dello ingenocchiato,& del cuftode, è la corona ornata.Ma nel cerchio fettentrionafe oofte fono'lc due Oxfe. Dapoi,che Vitr. ci ha ragionato di quelle Mie, er di queUeimagini,che fono tra il tropico, crii circolo fettentr tonale, egli entra a quelle, che che
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fono dentro del detto cìrcolo fettentrionale,® que&o fa,perche quelle parti fono più necejjarie da ejfer conofciute,come che 4 commodo no*
Uro più opportune fi ueggino. Defcriue adunque particolarmente il fito fettentrionale, la figura, ® la collocatone deU'Orfa, ® del Draco ne che la cigne, e dice. Nel circolo fettentrionale pofte fono le due Orfe,che uoltano le fpalle l'nna all'altra,& hano i petti in altra parte riuol ti,la minore Cynofura, & la maggiore Helice è detta da Greci ; guardano amedue ali'ingiù, & la coda dell'una è uol ta uerfo il capo dell'altra, percioche i capi dell'una, & dell'ai tra dalla cima loro ufeendo per le code foprauanzandofi tra quelle,è ftefo il ferpente,ò Dracone,che li dichi,dal fine delq'uale è la ftelia luminofa,quella,che fi chiama il Polo, che è d'intorno al capo deU'Orfa maggiore, perche queìla,che è uicinaal Bracone, fi uolge d'intorno al fuo capo. Qm fi uedel'erroredìmoltì,che hanno dipinto l'Orfa maggiore, ® la minore,®- il Dracone, percioche la figura del Bracone non è di quella maniera contorta,come fi dipigne,et queUi,che l'hanno con diligenza offeruata,non hanno trouato che lefieile apparino in Cielo nel modo,che io dipinte fono, ne lOrfa maggiore appreffo la tefìa del Dracone, ne la minore apprejfo la coda,ma per lo contrario la maggiore è appreffo la coda,® la minore è appreffo lenire,® lepiegexome Arato ci dimofira dicendo. Qui fan di Gioite le notrici chiaro Tra quejìi à guifa dì {pezzato lume
Hehce, è Cynofura , quella Greci il fiero Drago fi tràmmette, e uolge,
Guida per l'alto mar, quefta Fenici Et quinci, ® quindi fan è l'altra auanza..
Belice, è tutta chiara, ® ha fue fieìle Melici con la coda, ® poi torcendo
Di maggior lume, er di grandezza adorne ♦ A Cynofura piega, er doue punta.
Et quando il Sol neU'Ocean s'afeonde, Con la fua coda, mi la tejìa pone
Quella di fette fiamme adorna fplende. Helice, er olirà Cynofura èende
Ma a marinari ,èpiù fidel quell'altra.- Le fue rittorte pieghe, e alzato adrieto 20
percioche tutta in breue giro accoHa Guarda l'Orfa maggior col capo ardito,
Al fido Polo fi rtuoìge e mai, Ardono gli occhi, ® l'affocate tempie
( Pur che ùeduta fia ) non fi ritroU4 Di fiamme accefe fono, e'I mento folo
Afle nani di Sidone fallace. Arde d'un fiero lume.
hatrammótana dellaqualefi feruono i nofiri marinar i,è quella Stelld,che è l ultima nella coda dell'Or
fa minore, imaginamo una linea dritta dalle ultime due Stelle deU'Orfa maggtore,cioè delle ruote di dietro del carro,che uadìfin'alla profilino Stella,chefe le fa incontra,iui è la fletta uicina al Polo Ael mondo,chefi chiama àstta delmare, la trammontana adunque è la prima delle fette Stelle, che fanno l'Orfa minore, quefie fono fette Stelle afiai chiare, tre di effe fanno un corno,che per lo tea mone del carro fi pìgha,qmtiro poi fanno un quadrato, fecondo ilfito di quattro ruote ,fi mouo* no d'intorno al Polo con egual dijìanza in bore za,, da Leuante a Ponente,er la trammontana,per iffer più uicina al Polo fa minor gìro,®~ per effa effendo il Polo ìnuifibile,fi conofee l'altezza del Polo [opra foriz'óte,et illuogo del polofìcomfce per un'altra Stella delle fette,che è la più lucete delle due guardie nominate, che fìanno nella bocca della B ozzina, er quella S tella,è detta hcrolo* gioie,perche gira conte ruota dì borologìo,dando 4 conofeer in ogni tempo deU'anno,che bora é del la notte, fecondo quel conto,che dice mezzo April,mezza notte nella tejìa,et fempre tra kguar die,e la trammontana fla il Polo,in modo che quando le guardie fian di foprail Paiola trammonta na fi a di fiotto.. Dapoi fapendofì doue fianno le guardie, fi fa in che parte del Polo, & in che dèfta za di effofia. la trammontana,® quefie fono pratiche di marinari. Ma tornamo 4 Vitr. |
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£t il ferpete d'intorno la tefta della Cynofura di ftefo è pofto, & uà di lógo per drit
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to fin'àifuoi piedi, & qui ni intorto ,<3c ripiegato alzandoli fi riuoltadal capo
dell'Ofa minore alla maggiore contra il roftro di quella,et la tepia della fua tefta. Cioè il Serpente (ì Rende d'intorno aUa tejìa deWOrfa minore,® lui alquanto fi piega, dapoi fi rad- drizzi fin''a ì piedi deU'Qrfa predetta,® lui di nouofi rittorce, ® riuolge il capo uerfo la tefta deU'Orfa minore,}! come dalli bocca de i fiumi alle fónti loro Ptolomeo ce infegna le uolte,et i corfì diftefi de i fiumi,cofèVitr. ci defcrìue quelle partì del Dracone,che fono dritte,® queUe,che dan no uolta però io leggerei Vitr. 4 que&o modo. Vnà uero(cioè infime)circum cynofur£ caput inietta eflflexu, ( uidelicet ferpens fiexa ) porre&acfc proxime eius pedes(eius feilieet urf£ minoris)hic autem(ideft ad urfee minorìs pedes) intortare* plicataifciideft ferpens) fé attoUens refiecìitur, ® reliqua. io Ancho fopra la coda deU'Orfa minore fono i piedi di Ccpheo,&iui alla fommità del Montone, fono le fìcllc, che fan-
no il triangulo de lati eguali fopra il fegno del Montone. (Cofi io intendo) ìbique adfummum cacumen infuper Arietis jìgnum. Sunt Stelhe qua; fàciunt triangulum paribus lateribus. Lequal parole fono poite da vitr. molto intricatamente,® fecondo ifuoi modi di parlare, Il triangolo e ancho per lafimiglianzafua detto délU dalla fìmìglianza della lettera greca,delta nominata.
Ma molte fono le ftelle confufe del fettentnone minore, & del fimulachro di Casfiopea. Confufe egli intende, che non fanno alcuna figuratione,come d'intorno al Montone cinque,iintorno al Toro undèci^intomo 4 i Gemelli fette, ouero confufe,non cofi lucenti,ò dell'ultima grandezz4. Conclude poi Vitr. quello,che ha detto, er propone quello, che deue dire.
Io ho efpofto fin qui quelle Stelle,che fono nel Cielo difpofte alla delira dell'oriente tra la Zona de 1 fegni,& de i Sette 69 trioni,hora io efo-ìkherò quelle,che fono alla finiftra nelle parti dell'orizÓte,& del mezzo di dalla natura diftribuite. CAP. VII. DELLE STELLE,CHE SONO DAL ZODIACO AL MEZZO DI.
RIMI E RAM ENTE Cotto il Capricorno è il pefee Auftrale,che da lungi riguarda Cepheo/cfe
da quello al fagittario il luogo uoto. Il Tombolo è fotto lo artiglio dello Scorpione ; Ma le prime
parti del Cetauro fono uicine alla Bilancia,ck Allo Scorpione, tengono in mano quel fimulachro ,
che i periti chiamano la beftia delle ftelle. Longo la u ergine, il Leone, & il Cancro e il Serpente, il-
quale porgendo una fchiera di Stelle intorto Cotto cigne lo Cpacio del Cancro alzando il roftro uer
Co il Leone, & col mezzo del corpo foftiene la Tazza, fottoponendo ancho la coda alla mano del* 7®
la Vergine in quella parte doue fta il Conio, ma quelle Stelle, che Cono Copra le Cpalle equalmente rilucono uerfo
la parte di dentro. ( cioè uerfo il polo auftrale) Sotto la coda del Serpente, è Cottopofto il Centauro.
Apprefio la Tazza, & il Leone e la nane d'Argoia cui prora e oCcuratà,ma lo albero,& quelle parti, che Cono à torno
il temone appaiono eminenti,& effa nauicella, & la poppa è congiunta per la Commità della coda del cane.
Et qui s'intende del cane maggiore. Ma il caneminore Ceguita i Gemelli incontra al capo della Cerpe,& il maggiore finalmente feguita il minore. CL Hi Ausrtir
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Auuertir douemo che quando Vitr. dice, che il minor Cane feguìtd ì Gemelli, intende che il minor Cune è à dirimpetto fopra i Gemelli, perche
f or dine di Vìtr. è di porre le imagini di quà,er di là dal Zodiaco accompagnandole con ifegnidel Zodiaco, accioche eglifi fappia il loro jìto nel cielo ,<J però douemo auuer tir e à quejtoìn tutto il trattamento di fopra, O* di fatto, Oche bene confiderato ci leuerà la diff culti d'intendere molte cofe. Ma Orione è attrauerfato,fottopofto,& fiaccato fotto l'ongia del Toro,& tiene con la finiftra la ciana, alzando l'altra
mano fopra i Gemelli,cc dal fuo patto poco dittante al cane,che perfeguita il Lepore. Ma alMontone, & à i Pesci, è fottopofta la Balena,dalla cui eretta ornatamente all'uno, & all'altro Pefce, è difpo fio un fottile fpargimento di Stellé,che in Greco è detto Hermidone. Vlinìo chiama commijfura de i pefei quella,che Greci chiamano Hermidone, altri la nominano cinta ò legame,altri Uno,ò filo,per cloche par e,che
annodi la parte fettentrianale con la meridiana. Hermidone uuol direpìacere,ò diletto di Mercuriojna con difficultàfi tragge dal commento di Arato ilfenfo di questa cofa. Et di dentro per grande fpacio oppreitb il nodo à guifa di ferpenti toccala fommità della eretta della Balena.
Cioè il detto nodo entra molto dentro nella parte Aufìrale^ come igiri di ferpenti r Morto pcruìene fin alla fommità della eresìa della Balena,
puoancheRare,chelaparola,cheènelktinoferpentium,nonciuoglìaejfere. ' Ma il fiume Eridano {correndo per una apparenza di (Ielle prende il capo della fua fonte dal finiftro piede di Orione ;
ma quell'acqua, che fi dice eflèr fparta dallo Acquario feorre tra la tetta del pefee Auftrale & la coda delia Balena. Io ancho interpreterei à quejio modo, per la imagine di Eridano feorre un fiume di flette prendendo il capo detta fua finte dal jìmjìro piede
d'Orione. Io 3io efpofto quei fimulachri di ftclle, che dalla natura, & dalla mente diurna diffegnate,come piacque à Democrito fi
lofofo naturale fono fiate figurate,& formate nel mondo. Ma no tutte però da me fono fiati pofti, ma folamete quel li,de quali potemo auuertire gli orti,& gli occafi,& quegli con gli occhi uedere,imperoche fi come i fettentrioni gi- randoli d'intorno al cardine dello alle non tràmontano,ne uanno fotto l'orizonte,cofi d'intorno al cardine meridia- no, che per la incìinatioue del mondo è fotto la terra,girandofi, & nafeondendendofi le ftellc non hanno le falite foa pra terra,& però le loro figurationi per lo impedimento della terta non ci fono manifeite. Di quella cofa ci da indi- rlo la ftella di canopo,che à quefte parti non è conofciuta,come fi ha per relatione de i mercanti,che all'eftreme parti dello Egitto,& à quelle, che fono uicine,à gli ultimi termini della terra fiati fono. Sì efcufa Vitr. perche non ha pojìo tutte le conftettatìoni,cr figure douèdo come Agronomo parlar di effe, er non hduer rifpetto alfuo orizote,
ma ingenerate. Canopo è una fletta pojla nelfeguente remo della naue cofì nominata daT ifola Canopo,doue prima fu ccnofciutd'.Quetti,che fi partono dalla Arabia petrea uerfo UAzania per dritto nauìgando al meriggie uan contra la (iella Canopo,che in que luoghi è nominata cauaU |
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lo,chiamafì iui fuhel,cioè incendio,?? qttejìo per la moltitudine,ègrandezza de i raggi, Quesìa rijpknde(come dice Plinio)aWlfola Taproba
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na,era quejla fletta al tempo dì Ptolomeo in gradi 17 minuti 1 -> di Geminila di latitudine meridiana gradi y$. er la declinatione gradi j* mi"
nuti io. ma ì nojìri di è nel fettìmo grado di Cancro con latitudine meridiana di grddì i;,eydi declinatione gradi $1. minuti 34. Quesìa fletta non è ueduta in \talia,à Khodi è uicìnifiima att'Orizonte : m quarto dìfegno pare alzata in Aleffandria,et cofì più s'inalza àgli habitan ti uerfo le parti meridiane. Del giramento del mondo d'intorno la terra,& della difpofitìone,de i dodici fogni, & della parte fettentrionale,& meri
diana delle Stelle,come fia lo afpetto,ne ho dato ammaeftramento. Imperoche dal girar del mondo, & dal contrario mouimento del Sole,ne i fegni, Se dalle ombre fatte da gli Itili, e gnomoni al tempo de gli equinottrj, fi trouano le ragioni de gli analemmi. Ma le altre cofe, cioè che effetti habbiano i dodici fegni,le cinque Stelle , il Sole, &. la Luna quanto appartiene alla ragione della Aftrologia, fi deono conciedere à i ragionamenti de i Caldei, imperoche è loro propio il difeorfo delle natiuità,perchepos fino & le paiTate,& le future Cofe dalle ragioni delle ftelle far manifefte : a9 & le loro inuentioni,che in fcritto hanno lafciato,dimoftrano con che folertia, & con che acutezza d'ingegno hab- biano ragionato,& quanto grande fiano fiati quelli, che uenuti fono dalla natione de Caldei. Il primo fu Berofo,che nelPIfola,& nella città di Coo fedeffe, & aprifle iui le fcoleinfegnando la difciplina loro . Dapoi fu lo ftudente An tipatro,& Archinapolo,ilquale non dal punto del nafcimento,ma dalla concettionelafcio manifefio le ragioni delle natiuità. Ma delle cofe naturali Thalete Milefio,Anaxagora Clazomenio,Pithagora Samio, Xenofane Colofonio „ Democrito Abderita,conche ragioni la natura fi reggeua,<5c in che modo,& quali effetti habbiano lafciarono ben pe fato. Le inuentioni de iquali hauendo fegùitato Eudoxo. Eudemo,Califto,Melo,Phiìippo,Hipparcho, Arato, & gli altri trouaron per Aftrologia gli orti delle ftelle, & gli occafi,& le fignificationi delle tépefta,con le difcipline à que? fto formati, che parapegmata iì chiamano,^ àpofteri le lafciaronojefcienze dei quali deono cfler ammefle da gli huomini, perche di tanta cura,& diligenza fiati fono, che pareno molto prima con diuina mente anniiciare lefigni ^0 ficationi de i tempi,che hannoà uenire,per lequal cofeài penfieri,è ftudi di quelle, tali inuetioni fi deano còcedere. GAP. Vili. DELLE RAGIONI DE GLI HOROLOGI,ET DELL'OMBRE DE
I GNOMONI AL TEMPO DELLO EQVINOTTIO A RO- MA, ET IN ALCVNI ALTRI LVOGHI. A noi da quelli, coli douemo feparare la ragione de gli horologi,& cfplicare le breuità de i giorni,
& le longhezze di mefé in mefe,imperoche il Sole ai tempo dello equinottio raggirandoli nel Mó-, tone, & nella Bilancia di none parti del Gnomone,otto ne fa di ombra in quella inclinatione, che è à Roma, & in Athene tre parti fono deH'óbra,di quattro dei Gnomone, mai Rh'odi à fette cinque g* rifpondono,à Taranto none ad undeci,in Aleflandria treà cinque : & coli in tutti gli altri luoghi, altre ombre equinottiah\a4 altro modo per natura fi trouano feparate. Volendo Vitr.darci il modo,colquale poliamo fare gli horohgi da Sole. uuole,che noi auuertìamo l'ombre, che fanno le cofe dritte fopra l'orizo te,quando è il mezzo dì al tempo detto equinottio,percioche uedèdonoi laproportione dell'ombra alla cofa,chefa l'òbra potemo trarne lo ano, lemma,ilche è come modulo degli horologi.lmperoche Vitr.non ce ìnfegna qui à fare oleum horologio,ma bene ci apre la uia,come ì potiamo fare.Et per dichiaratane di quejìa materia ognuno fi deue imagimre, che quando il Soie è nel princìpio del Montone,ò detta Macia, egli fi ìk uà al nero punto di Leuate,<zrfìcorcaal ueroptmto di Ponente; er in quel mezzo,-ch'tgliua da Leuàte à Ponente,egH s'innalza apocoapo= co fino al mezzo dì,et dal mezzo dì uerfo Ponente fi abbaffa,cr fé egli lafciajjein quel dì nel Cielo un'orma uifibìle dì tuto il corfo fuo, egli fi mederebbe un mezzo cerchio,ìlquale noi imaginamo,et chìamamo Equinoziale, queflo mezzo cerchio e di fopra Vorizonte, e? l'altra metà di fotto,etfecodo dìuerjì orizonti nel punto del mezzo di ad altri è più baffo,aialtri è più alto ilSole: imperoche à quettì,de iqualììl punto,ehe 7® glifopraftà detto Zenith è più uìcino att'equinottiale/e gliinalza più ti Sole fui mezzodì,ehe a quetti,de ìquali il punto,che gli fopra. sìa è più ukino à ì poli. Stado adunque il Sole nel mezzo dì al tempo de gli equinottif,ad altri è piu alto,ad altri è più baffo, et quanto è più alto l'om- bra dette cofe eleuate fopra la terra fi fa minore,?? quanto è piu baffo, fifa maggiorerà quando ègiufto nel mezzo tra l'orizonte, er il putì to,che ci fia jbprala teslaje ombre fono pari atte co/eiEgli adunque è ntceffario, che l'ombre meridiane nel tipo detto equinottio in dìuerjì luo ghi habbiano diuerfa proportione conicorpi,cheiefanno,!jcr per intelligenza dì quesìofi douemo ricordare quello, che per la pajfata figura s'è 4imoiìrato,che qimto piu uno fi parte dalla linea equinoziale ,tanto piu fegli leua il polo,è tanto più fé gli abbajfa la linea. ■ mala
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M a U propostone deW ombra'al Gnomone ò [lile F. conofce dalla fottofcritta tauola, per la cui ìntettigenz<t è da notaresche fono due forti di om
bre, una (ì chiama ombra drittta,& è quella,cbefa unacofa drizzata in piedi fopra il piano,come fono le torri, gli alberi ,gh bucm ni, ZT tutto quello,chefi tórma dritto fopr a lonzonte, l'altra lì chiama ombra uoltata, cr è quella , che fanno le cofe, che ffiortano.in fuori dalle terrier dalle cafe paralellc al piano,come fé uno porgere fuori uno battone d'unafineitra. Quefte ombre conuengono in certa proportione, con le cofe, che lefanno,cr tra fé hanno differenza, cr ancho in alcuni termini fono conuenienti. Quando naj'ce il Sole le ombre delle cofe dritte fono infinite , le uokate nulle , intendo quando la puntadettoftileeriuoltafimiprealsòle. Alzando}! I Sole le ombre dritte uen- gono minori, le nottate maggiori, fui mezzo dì breuijlime jono le dritte, longhifiime le rtuolte, conuengono però, che quando il Sole è in gradi 45; d'altezza /opra l'orizcnte, l'ombra dritta,?? la ucttatafono pari alle cofe, però chi uolejfe mi furare, qualche altezza ò di torre, ò d'altro, che fìa dntta fopra il piano , appetii cbel Sóle fìa a 4? g-adi alzato , dchc nelle nojlre parti admiene ogni giorno due fiate da mez Zo Marzo, fin'à Settembre, qt mifure l'ombra, perche tanto faranno alte le co fé,che la fanno quanto longaftra l'ombra loro. Ma quando 1 o il Sole fera più alto digradi 45 alhora l'ombra dritta fera minore, CT la riuolta maggior e,ex fi'l fole peruenijfe alUltczza digradi 90 la om bra dritta farebbe nulla, cr la riuolta infinita. Queili auuertimenti danno ad intendere molte cofe belle, cr fecrete, perche i cilindri, ; piani, CT i drizzati horohgi ji pojjono fare fenza tauoie dataci la lunghezza-dello Me, èfapendo la falita del Sole d'boru in bora, come fi u'ederà nello Analemma defcrittQ da Vitr. la tauola neramente prefiippone, che ogni, coj'a, che faccia ombra fia partita in dodici parti eguali alle* quali è l'ombra proportmuita, però cUajìa nelfottofcritto modo. TAVOLA DELLA PROPORTIONE DELLE OMBRE AL GNOMONE,
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Et però in ogni luogo,che noi uoremo fare gli horologì donemo pigliar l'ombra equinottiale. g0
Comincia Vitr. ad infegnarci come fi habbia à fare lo analemma, cr perche un folo analemma non ci può feruire per tutto, perche differenti
fono le ombre meridiane equinottiali, però ne piglia uno,che ci infegna a fare quello cheferue à Roma, dando prima una regola generalesche in qualunque luogo douemofar horologi,bifogna auuertire all'ombra equinottiale, cr intède quella ombra,chefìfaful mezzo di dalle cofe le* nate fopr a il piano, cr la ragione é in punto, perche dall'ombra equinottiale fi piglia ancho l'ombra dell'uno,cr l'altro tropico, cr de i fegni di mezzo,dalla declinatone del Sole dallo equinottiale. Et fé feranno come à Ro ma none le parti Jdel Gnomone, & otto le parti dell'ombra ; facciali una linea nel piano fopra
laqualc dritta à piombo èà fquadra ne cada un'altra, che fi chiama il Gnomone, & dalla linea del piano fin nel fine del Gnomone, fi miftìrano none fpatrj, & doue termina la nona parte in fu quel punto faciali il centro fegnato con la lettera a.& aperta la fèfta da quel cctro alia linea del piano doue fera la lettera b.fàcciafì un circolo,che fi chiama il meridiano,dapoi delle none parti,che fono dal piano al centro del Gnomone fé ne pigile otto ,<5c fiano fegnatenel 70 piano doue e ìa.c . Quefto termine fera dell'ombra meridiana equinottiale del Gnomone, & dal fegno e, per lo cen tro a, fia tirata una linea doue fera il raggio del fole equinottiale. Lo Analemma per Roma fifa in quefto modo, egli fi tira una linea in un piano , quefta linea non è orizonte,ma è quel piano fopra'l qual è driz
Zato lo jìile, perche la punta dello fide fé imagina effer nel centro del mondo, cr la longbezzd dello jlile, che egli chiama Gnomone, perche è poQo come fquadra, e norma fopra un piano ; termina fopra quel piano, alquale l'orizonte é paradello, drizzato adunque fopra la linea del piatto àperpendicoloilGnomoneteghfifacentrokpunta del Gnomone, cr fi allarga la fejìa tanto, quanto è longo il Gnomone^fi fa. CL iùj ebeti
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1;1 LIBRO
un ckcoìo,che rapprefenta ilmerìdiano, fopra ilquale fé imagina. che f\a il Sole nel mezzo di al tempo de gli eqttinotttj, hauemo adunque
fin qui il piane doue batte l'ombra, lo fiilo,chefaÌombra,?? il meridiano, bora fi piglia la longhezza dell'ombra in quejio modo, fàpendofìr che di naue parti, nelkqualt è diuìfo il Gnomone ,ottofi danno all'ombra, però fi partirà il Gnomone in noue parti, e? dal fuo piede longo la linea del piano fé ne paneranno ottono1 tanto [era la longhezza deU'ombra meridiana equinottiale,?? à quel termine fi fegnerà, e .ardale, perla centro a, che la punta dellofiilc, fi tirerà una linea fin al meridiano, er la doue termina queUa linea ,/è imagìnamo , che fia il Sole fui mezzo di al tempo dello equìnottio,?? quella linea rapprefenta il raggio equinottiale meridiano,é termina la longhezza dell'ombra. Allhora dal centro allargando la fetta fin'alla linea del piano,fia fognato con egual diftanza dalla lìniftra doue è la lette
ra e & dalla delira doue è la lettera imeli'ultimo giro del cerchio, & per lo centro tirata Ila una linea in modo che fi facciano due eguali femicircoli ; quella linea da i Matheniatici è detta orizonte. Tot eua dire in due parole Vitr. quello,che ha detto in molte cioè uolendo firmare l'orizonte tira il diametro del meridiano che fa egualmente dì _
fante alla linea detta planitie, quejio diametro rapprefenta torizonte,è parte in due parti eguali il raeridiano,ddkquali una è la parte di fo* pra terra,l altra di fotte j gli ejlremi dell orizonte fono fegnati e dalla fìitìjlra, e? 1 dalla dejira,?? cefi hàuemo , pofio neU analemma il pia* no,l'cmbra,il raggio equinottiale,il Gnomone,?? Vorizonte. Dapoi fi deue pigliare la quintadecima parte di tutto il giro,& poner il piede della fella, la douc il raggio equinottiale
taglia quella linea ini fera la lettera fi & fegnare dalla delira,& dalla finiftra, doue fon le lettere g. & h. & da quei punti, & per lo centro fi cleono tirare le linee fi traila linea del piano doiie feranno le lettere t. & r.& coli feran polli i raggi del Sole uno della State, & l'altro del Verno. Witr.wole porre nel fuo analétnma il raggio del folti (fio, e? della bruma,che fono gli eUremi del cerfo del Sole, ?? troua questi perla maggior
declinatione del Sole, laquak egli fa di partii^, ch'è la qwKtadecìma di tutto il meridianojna i posteriori hanno trottato il maggior apparta mento del Sole effer digradi z? i poUo adunque il piede della fefta nell'eftrcmo del raggio equinottiale fopra il meridiano,e? fgnando di qua, ,0 er di là tanto dtfeofio quanto fono gradi 24 di tutto il meridiano, fi fanno i punti tropici hg . da i quali tirando per lo centro le linee fin'al piano fi fanno i raggi uno de i quali dimojlra quanto fijìende l'ombra meridiana delle fiate quando il Sole entra nel Cancro, e? V altro dinota^ . quanto fi fiende l'ombra meridiana del Verno,quando il Sole entra in Capricorno,?? cofì hauemo i raggi di quattro fegni due de i tropici, er due de gli equinottìj comprefi dal Cancro, dal Capricorno, dal Montone,?? dalla Rilancia, bora ueniremo à trottare i raggi fatti dal Sole , fui mezzo dì quando egli farà ne gli 4Ìtrifegin,acciochefi firmfea tutto lo analemma, di mefe in me fé, però dice dichiarando prima meglio le parti propofie. Incontra la lettera e fera la lettera i doue la linea, che paffa attrauerfo il centro tocca la circonfernza, & contra la g . &
h.feranno le lettere K.& 1.& contra c.& f.«Sc a.ferà la lettera.n.allhora poi fi deono tirare i diametri da g. ad 1. & da h a K,& quel diametro che fera di fotto fera della parte eftiua,& quello,che fera di fopra fera della parte del uerno . 1 termini dell 'orizonte fono e??i.i termini de i tropici g.?? h. che deono effer congiunti con linee alla parte oppofta ne i punti K. er Le? quelle J0.
linee Vitr. chiama diametri,perche hanno ad ejfer diametri di alcuni circoli, perche dice feguitanio. Quelli diametri fi deono nel mezzo egualmente partire doue feranno le lettere m.& o.& iui notar fi deono i centri,&
per q uelli,et per lo cetro fi deue filare una linea alla eftrema circeferenza doue ferano le lettere p.& q .quella linea raderà dritta fopra il raggio equinottiale, & per ragioni mathematiche, quella linea fera nominata l'Alte, ò il Per» 110, & da gli ftesiii punti .aperta la fefta finoalla eftremitta de i.diametri fieno fatti due femicirculi, de i quali l'uno fera quello della ftatej'altro quello del uerno. "Beco che à paco à poco Vitr.ci rapprefentala sfera con tutti ifuoi circoli,Vajfe e.qaom p.il tropico del Cancro fopra il diametro roK. il tropi
co del capricorno [opra il diametro gm l. lo equinottiale c.fo.n.l'orzonte e a i. il meridiano} qnp. Dapoi in que punti che le linee egualmente dittanti tagliano quella linea,che è chiamata l'orizonte nella più deflra
parte fera la lettera i. & nella più finiftra la lettera u. * 0 Cioè doue i diametri de i tropici tagliano Vorizonte, e? qui auuertiamo che quel taglio dimofira quanto deU'un tropitcojìa fotto [orizonte, er
quanto ne fia feto dalche fi comprende la lunghezza del maggior dì,?? del minore, er cofi delle notti,e? è paffo degno di confìderatione,coa me fi uede nell'ufo del Planisfero del Roias. er deU'horologio pofio nel piano circolare pofio da Pietro Appiano, er daU'Qrontio, er molta prima dagli antichi,anziè lo iftefio Analemma,che pone Vitr. Et dalla delira parte di uno femicircolo doue è la lettera g. tirar bifogna una linea equalmente dittante allo alle fino al
finiftrofei.nÌ£Ìrcolo doue èia letterali. & quella linea egualmente diftante fi chiama Lacotomus . - Cioè linea ,che partiffe, er diuide la larghezza, imperoche ella uà da un tropico aWaltro,?? abbraccia tutto boario nelquale hanno a fiore i
fegni del Zodiaco : Come che fiÀicejfe linea, che parte la larghezza, imperoche ella abbraccia tanto di qua,quanto di la dello equinottiale che contiene la eclittica, nellaquale fonoi fegni deferitti. Et allhora il cétro della fefta fi deue porre iui,doue quella linea paratóia è tagliata dal raggio equinottiale,doue è la let «0
tera x. Jk allargar fi deue fin doue il raggio eftiuo,[taglia la circonferenza doue è la lettera h. & dal centro 'equinot- tiale allo fpacio eftiuo facciali una circonferenza del circolo menfale , ilquale è detto monachus, & cofi fera forma to lo Analemma. Im linea della larghezza detta Lacotomus e diametro di quel circolo, che ci da,i termini de i me fi ,eydei fegni imperoche poilo il piede in
quel punto, che ella taglia lo equinottiale, er allargato fin all'una zj all'altra difianza de ì punti, fi fa un cerchio picciolo, ilqual diuifo in dodici partici rapprefenta i termini di u fegni, e? fé eglifi uoleffe hauere tutte le parti de i fegni bisognerebbe partire il detto cerchio in 360 parti, ma per più ejpediente egli fi parte ò di cinque in cinque, ò di dieci in dieci e? tirando da i punti di fopra à i punti di [otto le linee egual* mète difianti ali equinottiale,doue quelle tagliano la. linea della larghezza iui fi fanno i punti, da i quali tirando al centro di fopra, er aUd li* ma del piano di fotto le linee fi firmano i raggi meridiani,che fa il Sole dìfegno in [egno, er cofi è firmato lo analemma, cioè la ragione del corfo del Sole fecondo la proportione dello siile, er dell'ombra, da cui ogni maniera dì Korologiofi può firmare,?? mi merauiglio affai, che éo i moderni, non babhiano ueduto il mirabile,?? unìuerfal ufo di quejio Analemma, cheferue à tutte le forte de horologi,come dimostrerà dapoi fin tanto qui [otto e la tauola della declinatione del Sole, per laqualefi potrà dì grado in grado fapere qùato declina il Sole dallo equinottiale andando per lifegni/cciochefapendofi quanto è alto il Sole neU[equinottio fu'l mezzo dì, egli fi fappia fegnare fu'l meridiano i punti egual mente difianti da i raggi meridiani,quando il Sole è negli altri fegni, er quejio fpacio de picciolo cerchio 7 è detto monachus da i mefi, che egli diffegna. -..-... TduoU
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NONO.
TAVOLA DELLA DECLINATIONE DEL SOLE. |
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c linea cteLwiano
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K o R 1? Semidiametro del Soljlitio.
LMG 11 Semidiametro della Bruma. B T Vombra M eridiana della Bruma. B C Vombra M er/rfwn4 de f E<fuinortw, B R L'ombra Meridiana del Sotjiitio. JEglt /l
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AB il Gnemonediuifo in none parti.
BT LdLwwdelpWrto. HAI L'Onsonte. QJP VAffé del Mondo* B N P il Mendwiw. |
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H G LrffOto'nw.
RCG Mondcw,«oè«7«rettodeimejì.
NAXFC. li Raggio Equinottiée. K A T II Raggio della Bruma. LAR Il Raggio del Solatio. |
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LIBRO
'Eglifi legge, apprejfb Plinio, che A ugnilo all'obelifco di campo Martio aggiunfe un'ufo merauiglwfo, per pigliar tornire del
Sole, cr cenofeer, le grandezze de igiorni, cr delle notti, ìmperoche egli ut /re/c da piedi uno lastricato di pietra longo otta ■ ragione de fObehfco,confiderando quanto patena ejfer longa la ombra Meridiana nel uerno,erfopra il lajtricato 4 trauer*
fo, egli fece fendere alcune linee di metallo, kquali moàr auano ogni dì la longhezz* del giorno , er quanto calaua, perche quanto l'ombra mariiiana era minore deh'Obelifco tanto più il Sole fi alzana, er confeguentemente crefceuano i giorni, er quanto era maggiore l'ombra meridmnd, tanto minorerà il giorno, pero eglìfegmua appreffo quelle lame di metallo i ni me* ri del crefeere, er del calare de igiorni, ne era quefto per Hcrclogio, percioebefe egli haueffe uolutofegnar l'hore, farebbe fiato neceffarìo laftrìcare per -molto fpado d'intorno, ejlenderjì ancho più affai, ricetto alle longhezze delle ombre auanti, CT dopo il mezzodì. Dtcefì che M anlìo aggiunfe alla fommìtà dell'Obelifco una palla d'oro dalla cui cima l'ombra in fé fìefia fi raccogliere, che diuerfi Accrefcimentì mandava daVafua ettremìtà. Bice ancho Plinio, che già treni" anni dalfuo tempo la ragione deWow.bre non conueniua, dciche egli ne uà inuefligando'la ragione, cr qui ci fono due cofe degne di auuertimento. Vnma comefuffe la palla dì Mano aggiunta, er che effètto facejfe, dapoi perche cagione l'ombra non nfèondeffe. |
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Tata lObelifco dine piedi, erfela palla era più alta della Cima itt Obelifco non poteua restare la ragione deWombra. Seinferta nell'Obelifco
di modo, che ella non auanzajfe l'obehfco, fé egli haueua forfè tanto Iettato dell'obelifco, quanto poteua ejfer la grandezza della palla egli poteua hauerguafìo l'Obeltfco, erfaceua contra la religione, perche gli Oéelifchi erano fieri, cr inuioUbili, ma fé Manlio kebbe tanta liber tà, certo egliguafìo l'Obelifco à modofuo, per tlche l'ombra poteua uariare. Ma che mcrauiglia farebbe Hata poi quella, degna iitcgmtio- v.c, er d'un bel ingegno [come dice Plinio) certamente douemo confederare , er penetrare più 4 dentro. Poniamo che Manlio habbia pofio la paUafopra l'Obelifco., er che in tanta grandezza le genti non s'babbiano accorto delia uarietà dell'ombra per poca cofa in nero può efjer che per li terremotici per le inodationi quella grati mole deW Obelifco fia calai a,tutto,che egli fi dica, che ella haueffe tanto di fondamento fotto i o terra, quanto era alzata difopra,er per lo calare le genti s'habbiano accorto dell'errore fatto prima, fumo che nera non fia quella ragione, che dice il corfo del Sole ejfer mutato,ò che la terra fu moffa dal fuo centro, in qualche modo,perche perfimil cagione farla mutata la ragione di tutti gli Horologi, che dalle ombre fi pigliano. Ma carne quella palla raccogliere l'ombre in fé Beffa, et che dalla-cima trahefje altri,cr altri accrefcimentì, può effer che Manilio pojlaui la palla haueffe fegnato ancho nel lafiricato altri accrefcimentì de igiorni, altra quelli, che fi fanno dì mefe 'in me fé, erfuffèuemto di dieci in dieci, ò di cinque in cinque giorni, ò per minore fpado aggiugnendo à ifegni d'A ugufìo , ma chi eff ■onera quello che dice Plinio, che egli haueua ìntefo la ragione dal capo humano ì er che la palla raccoglteua l'ombra w.feftefja ? Dapoi, che cofi haueremo deferitto, oc dichiarito lo Anaiemma, ò per le linee del Verno, Ò per le linee della State, ò
per l'Ecpainottioli, ò per quelle, cheuanno di. mefe.ia mefe. Ailhora le ragione delle hore fi deono diflegnare da gli Analemmi, Scia quel calò ci faranno fotto polle molte uarietà, & maniere d,Horologi,& contali artificiofe ragio- ni feran no deferitte. ' 4° Non folamente éa i raggi Equinottiali fi può cominciare à fare gli Analemmi, ma da qualunque altro raggio di ciafcun fegno > percioche,fetgli
fi piglia il raggio ejituo.fi fa che'l raggio equinottialej lotano da quello gradi 23 ~,et dallo Equinottiale il raggio del Verno è fimilmète lenta no gradi 7. ? ~ pero fapendo la decltnatione dì ogni fegno, er d'ogni parte di fegno come dalla foprapofla tauolafi comprende, fi può corniti* dare ione fi mole, perche un raggio, che è conofeiuto nel Meridiano, ci da ad intendere, ogni altro raggio, er quefto è quello, che ha detto Vitr fin hard. Ma di tutte le figure, & ciefcrittioni di tutte quelle uarietà, e un folo effetto, cioè cheil giorno Equinottiale^ il Bruma
le, & il Soleititio iìa in dodoci parti eguali diuifo. Se ti mezzo, (he è i'Equinottiale, er gli efmmi feranno in dcdici parti diuìfi, er da uno eftremo all'altro, cioè da un tropico all'altro feranno ti*
rate le lince, che pasf.no per lo mezzo, ctoc per lo Equinottiale tatti igiorni dell'anno feranno partiti in dodieihore, ò grandmò piccioli, che fiano, er quefto effètto feri communt à tutte le forti de liorologé, er quìfiuede, che gli antichi non ufauano altra forte di bore, chele ine* S<* guali, ma noi. fi amo per dìmcflrare come quefto s'intenda. Lequal cofe non impaurito dalla pigritia ho pretermeffo, ma perche feriti endo molte cofe, io non offendette. Ma folo
da chi molte forti di Horologi, & molte deferittioni fono fiate ritrouate efponero, ne hora io pollo ritrouare altre maniere da me, ne mi par,che io debbia ufurpare quelle de gli altri,& attnbuirlemi. Et peroio diro quePce cofe,che ci fono Slate date, Se da chi fiano fiate rittrouate. Ecco la moieflia grande di Vitr. tlquale, non come fi ufa 4 i dì noftri, fi uefìe come Corno delle piume de gli altri uccelli, ma modeflamente rende
gratic, er lode àgli inuentori delle cofe. Potano uedere 4 dì noflri tanti Quadranti, tanti Baccuh,tante AneUa,tanti Horologi, tanti Rag* gi,è tanti Strtmentì,che giale centenaia d'anni fono flati ntrouati, cr pure àfono di quclli,che con argomentici fcrittiom, er titoli,*'attri* buìfeono le ìnuentìoni d'i quelli, ò pare loro gran cofa hauerglì Uuorati aU'ordin.ition d'altri, ò hauergli aggiunto qualche minuta cofa, ò per- che filano meglio appefi, ò pài dritti ne i Perni, ò più eguali, che fono tutte cofe di manoualì, er non di Architetti. Mora ancho io efponero, *>° quello che d.(glialtriho impalato. Tutti gli Horologi da Sole, che fi fanno deorifi pigliare da i loro A.nahnmi,cioe non prima fi faun'Horologìo, pur che tmn copti uno doli'altro,
che rio fi conferì la ragione del corfo del Sole, in tutto l'anno, er la proportione de i Gnomoni, er delle ombre, che fa il Sole in quella regio* ne, dotte fi ha fare l'Horologìo . Begli Horologi altri fono férmi, è fi fermano quando fi uogliono adoperare, e fiatino fanpre in un fitto, altri fi mouono fecondo il corfo del Sol:,gli Anelli, i Quadranti, i Cilindri, le ritonde foperficie,er quello che con la ifteffa ragione e fatto ,fì mo nono. Ma 1 Caui, i Comiesjì, i Britti,i Piani,i Torqueti, ì Tronchi diuerfi, nectffario è che filano in un certo,er determinato fito, altri dnz zati al mezzo dì, altri ad altre parti. Tutti quelli, che fi girano fi fanno con una fola ragione prefa dall'altezza del Sole quotidiana d'hora in bora fecondo k eleuationi del Polo, perche (come ho detto) il Sole fi lena piti ,e meno in una ifìeffa bora in diuerfi paefi, doue fono On= |
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zonti diuerfi. Tutti gli Horologi, che Ranno, fi fanno con due ragioni Tuna è prefa dall'altezza del Sole d'hora in bora, come gli altri, l'ai*
tra da'lgiro,er da quegli archi, che fa il Sole d'hora in bora, imperoche non folo il Sole s'alza fopra l'Orizonte, maalzandofi firaggirale* lo alzdrfi uengono le longbezze delle ombre,er dalgirarfi negano glìfbatij, che fono da un'bora all'altra, di quefhgiri ne i pruni Horologi, cioè ne ì mobili non è neceffarb faper la ragione, percwche quelli frumenti fi girano col taglio loro, ò con lo ftile, ò con le mire uerfo il Soìet ma ne ì firmi Infogna duuertìr 4 quello grandemente, Tutti gli Horologi anchora conuengono in quetìo, che come ho detto le punte de gli Mis'imagin ano, che fiano neltentro della terra, er che gli fìlli fiano drizzati fopra un piano che non è l'Orizonte. Conuengono ancho per che tutti fi iranno da i cerchi della Sphera,cioe dallo Equinottiale, da i tropici, dal Meridiano, dall'Or izonte, dal Zodiaco. Quando adun* que il Sole da nel centro:, che è la punta dello Me, òuer Gnomone manda i raggi fuoì nella foperficìe oppofìa della terra, fo quella fo* perfide
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perfide è piana fa uno effètto, fé cauaurìaltrove curua un'altra, fé dritta un'altro,?? cofi in qualunque foperfide,che cade ilraggio folare
fi ucde mirbile mutatìone di effèttijquéi per ragione diprofpettiuafì pojjono diurnamente conofcere, er disegnane, er con alcuni flrumenti fatti à. quejìo effètto* chiaramente porre dinanzi àgli occhi. Conuengono ancho tuttigU Rorologi, che tutte le fóce delle horefiano quali fi uoglia, ò dal Meriggie, ò dall'Occafo, ò dall'Orto pigliate, tutte dico concorrono coni termini delle bore fignate fu ^Equinottiale > cr ogni lUrologio ci mofira la quantità del giorno, il uero Meriggie con eerti, er determinati termini, z? fé fono con il loro Analemnti dt/critti ci moprano ancho inchegrado, er in che fegno fi troua il Sole. Ma hora uegnamo à Vù'r. CAR IX. DELLA RAGIONE, ET VSO DE GLI HOROLOGI, ET DELLA
LORO 1NVENTIONE, ET DE GLI INVENTORI. G LI fi dice, che Berofo Caldeo ritrouò l'Horologio, che fi caua da un quadrato d'un Semicircolo,
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che fi feruiua ad un clima foio.
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Quefio Eorologiop fa in quejìo modo. Vigliali dallo Analemma la linea Equinottiale ,crfìaac laquat fu tagliata nel
mezzo ad anguligiujii nelpunto b. dalla linea detta Lacotomm qui fìa d.ejaqmte con gli ejìremi [noi dimojìra i tennis ni dei Tropichi. Siano ancho tirate due lìnee per gli eftremi della linea Lacotomut, cioè i Diametri de, i, Tropici dello Anakmma,fg,cr h i. è tanto la Equìnottiole, quanto i detti Diametri pan tirate in luogo. Oltra di quello fun tirate |
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quella del Toro alla Vergine,quella de'Gemelìi al Leone,quella dello Scorpione à Vefcì,queUa del Sagittario aUo Acquario,ma co ordine con
trario, hauute quelle linee tratte dal arcalo de i mefì, er hauuia la Meridiana tratta dalla linea Lacotomus. Sapemo, che dalla Equinottiale A Tropico àfono z; gradì è mezzo,dì quifiì ne piglieremo nouanta, er i riporteremo fopra lo Equinottiale, cioè pada una parte ,cr 90 dall'altra della linea Meridiana, er quefle $> o parti da una banda diuideremo in fei parti, cioè ogni i; gradi faremo un fegno. er cofi dall'ai* tra di modo,che l'Equinottiale ferì diuifo in i z parti eguali,che rapprefentano dodici hore.Similmète divìderemo i Diametri de i Trop:ci,ma in modo,che Parco del Solejlìtiopa maggiore, er l'arco delia Bruma minore, cioè queUo,che auàza dell'arco dello Sol&itio fopra l'Orizonte fu diuifo in %z parti eguali,& cofiqueUo,che auàza Mi arco della Bruma fopra l'Orizonte fia diuifo in iz par ti eguali, certo è che le parti dell'arco del Soìjìitio auazeranole parti dell'arco della Bruma, perche quello è maggior arco fopra l'Orizòte,che quefio,divideremo aduque que&'archi, àgli Semidiametri in iz partipropùrtioii4te,zr feiferano di quà,feidi lì dalla linea Lacotomus,et quelle parti,cbeauanzerano de i Tropici,?? dello Equinottiale oltra le dodici,feràno tagliate uìa,z? i punti delle diuifìoni in quefle tre linee paralelle,cioé dello Equinottia le,et de i Tropici feranno congiunti con linee ordinatamtnteji modo che'l primo punto dopo la Meridiana del Tropico del Sol&itio fera con il primo fopra l'Equinottiale, er col primo fopra l'altro Tropico con una linea congiunti, er tutti i fecondi punti, er t terzi, cr ì quarti, er gli altri per ordine feranno in una ijìeffa lìnea, cr cofiferanno fegnate le bore dileguali, fatto queào,eglìfi uolgera quella lametta, doue fe- rali diffegnate queftecofe, d'intorno ad undfòrmadi colonna di modo,cbe lo Equinottiale faccia un Semicircolo giujìo, certo è,che la lìnea del Soìjìitio pafferàìl Semìdrcolo,cr la linea della Bruma fera minore del Semicìrcolo:Piegata adunque è riuolta quefta lamettaJìfara un qua* eretto perfètto di qualche materia atta à quejìo, o" in uno angulo degli inferiori p panerà il piede della fejla, cr fi farà una quarta dicìrcolo fopra untato di effo quadrato, e?" dal piano doue eUa comincia, fi comìnciera à divìdere in partì 90, er la doue fera l'altezza del Sole Meri* diana Equinottiale di quel clima, per lo quale è fitto l'Horologio fi farà un fegno, cr à quello dal centro fi tirerà una linea,cr longo queìk li». ned fi farà un taglio nel detto quadrato, che leverà dtejfo da una parte, er l'altra tanto quanto moftrera quella linea, er cofitagltato quel quadrato, fé ui panerà fopra la lametta piegata e ritorta,appoggiata à quelli foperficie, che reitera del taglio, cr nel mezzo fi poneva lo pi* le ad angulì dritti tanto longo, quanto e il Sernìdimdro dello Equinottiale,sfornito l' Horologìouolendclo ufare, eglifi poner* uolto al Me riggiecon la linea Meridiana, er la punta deUofiik dimoftrera al Sole le bore, che dalla deftra fopra uno eftremofi comoderanno à fegnd- re da una fin 4 lì.cr lafe&a bora fera fuh Meridiana,?? la Yìgura è lafottopojìa,con un'altra figura, che per ornamenta, e, bellezza ha* Memo fattoJimofttandò come eglifi poffa uariare,feruando la regola, cr la firma degli Rorologi. hauemo ancho fegnato le bore che comm sima dal mzzadìtzr dìfiinte con i mmerit perche i numeri grandi dim&jìrmo le bore dìffegualìj piccioli dimostrano le bore EgudL |
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La Scapha, ò uero l'Hemifpero trouò Arifiarcho Sarnio.
Qtteflo Horologio fi fa ancho più facilmente, egli fi caua con gran diligenza una mezz* palla gìufia ,néUaquale egli fi ha à difjegnar THo'ro*
logia,cr Varia di efja fi diuide in 4 parti,?? una di quelle in 90, prima in tre, poi ciafcuna in tre,cr ciafcuna delle tre in due, cr ciaf cuna del le due in cinque, egli poi fi allarga la fejìa una di quelle quarte, or fi pone il piedi della fejìa in una,cr fi fa nella concauita uno mezzo dr* colombe comincia dal punto della ulema quarta alla de(lra,paffa per lo centro nel fondo, cr peruiene alla finiftrafufforlo alla parte opposta, quefta circonferenza rapprefenta la linea Meridiana. Stando poi la fejìa cofi allargata, fi pone un piede ieffa fu l'orlo é punto delia quar* ia uicina, crfi tira per la cocauita all'altra parte oppojia un'altro Semicircolo, di modo che egli fi incroccia col primo nel fondo, cr queèi duo archi partifeono l'Remifpero in quattro parti eguali, crfi come il primo giro rappreffentaua il Meridiano, cofi quejìo rapprefenta dal L-euante al Ponente un Semicircolo uerticale,egli dapoifi numera fopra l'orlo la eleuatione del Polo di Roma facendo l'Rorologto per Roma, 01 id principio della quarta fuU'orlo partita con un'altra fefta fi piglia dal punto di quella Eleuatione lofpacio,che auanzafin al compimento to della quarta, dall'orlo per la concauita fi ripportaful meridiano, cr lui fatto il centro, fi piglia lafeàa prima cofi larga come era, er firma* to l'un piede fopra il detto punto fi fa un Semicircolo, ilquale rapprefenta la metà deW'Equinottiak, quefii deue toccare 4 punto i punti del Leuante, er del Ponente,cioe le eflremità del Semiarcolo uerticale fu l'orlo, er piffar per lo Meridiano, pofiagiu la fejìa cofi allargata ,fi piglieranno 2? gradi è mezzo fopra la quarta già diuifa, e quello ffiacio fi ripportera di fatto e di fopra di quel punto, dotte l'Equinottiale ta* glia il Meridiano,che tanto è la declinatane del Sole, cr pofto l'un piede nel centro dell' Equinottiale,egli fi allarga fin alluno de i punti fegna ti alla parte oppojia, crfi fa un'arco che dall'orlo della mezza palla, per lo Meridiano pajfa nella concauita ad'altra parte, er ilfimde fi fa con l'altro punto, cr quello arco che è di fatto dal punto Equinottiale, è l'arco del Solefìitio, cr quello che è di fopra è lo arco della Bruma, grcofì hauemo tre archi due ejiremi, er uno di mezzo, cr nella concauita lo Anakmma uiene da fé, perche la firma rapprefenta ìlgiujlo. Similmente fi faranno gli altri archi pigliando la declinatione del Sole di ciafeun fegna, quella del Toro digradi 11, è mezzo, quella de Ge« melli digradi 20 minuti 12. cr' cofi tifine del Toro nel ritorno è il principio di Leone, & il principio del Toro è il fine di Leone, è il prmcì* io pio di Vergine, tifine di Vergine, è il principio della Bilancia, il fine della Bilancia, è il principio dello Scorpione, il fine dello Scorpione, è il principio del Sagittario, ilqual termina nell'arco della Bruma, doue comincia il Capricorno , il cui termine è principio dello Acquario, cr- ii fine di Acquario^ principio de Pefci, i quali terminano nella linea dello Equinottiale. Diffegnate quejìi Paralelli difegni da uno ijleffo cen tro, fi parte l'arco Equinottiale in dodici parti equale, er cofi l'arco efiiuo, cr l'arco Brumale, er con la fejìa allargata fi congiugnono i putì ti efiremi con archi tirati, che paffano per li punti Qqianoitiali, er cofi è disegnato l'Remì'fpero, ilquale fi deue collocare all'ufo con lafua li* nea Meridiana al Meriggie,cr la parte fegnata effer deue oppojia al Sole,er nel Polo oppofitofoprd il Meridiano deue effer lo Me longo ca me è la metà del Diametro d'uno di que circoli maggiori, cr la fua punta deue effer di mezzo tra i punti del Leuante, er del Ponente à linei' lp deU'Orizonte, cioè la doue chi tir affé 4n i quattro principi] delle quarte ifili s'incrocciar'ebbero nel mezzo fopra il tondo del Vafo, con la ìjleffa apritura della fefia allargata fi legnano le altre bore, prima le 11 dutifìoni fopra T Equinottiale fiS.no fempre firme, in ogni forte di ho* re magli archi Tropici fi partifeono in tante parti,quante fono le bore de i loro giorni, à Rama il maggior di è i% bore, Varca della fiate fi ?<s partirà in i$parti, il minor dì e di bore none, l'arco del Verna fi partirà in none parti, er cofi con gli archi delle bore fi legheranno s> pun* ti, er fi fogneranno le bore, er lo ifieffa modo fi farà nella curua foperficie d'una palla, benehe in quejìo cafo, io ui ueda una dijficultà di por* re lo Me, perche per la ritoniezza, non può lo fide gettar l'ombre per tutto fu quanto grande fi uoglia, pero l'ufo di quejii Rorologi è dei bile, cr fatto per i&ima, er non per dimofiratione,quejìo rapprefenta la circonferenza cqmtejfa iella Hemi/Jero; er quelle cofe fon note 4 chi intende bene la sfira, crfu ritrouato dal medejhm Arijìareo Sanno come dice Vitr.dicendo. Il mede fimo ritrouò il Difco nel piano.
Per fare commodamente quefii Rorologi bifogna hauere unafefla con i piedi incuruati in entro, per cloche meglio abbraccia la ritoniezza.
LA ragna trouò Eudoxo Aftronomo, alcuni dicono Apollonio.
Gli Rorologi, che fi eh amano con quejìi nomi, che rapprefentano alcune cofe ò naturali, ò arteficiali come è lAragna, il zocco, la nane, la
figlia,! Torqueti, cr molte altre maniere fecondo lequalinoi hauemo fatto diuerfi YLorologiin firma di uccelli ,'CT d'altri animali, fi fanno 4® con le ragioni dell'Eleuatione del Sole, della proportione deU'ombre,cr degli archi Orizontali,di quejìi Rorologi gli Analemmi fono al uol* go nafeofi, fi come fono afeofe le ruote, cr 1 contrapefi degli finimenti, mafolo fi uede lo effètto difuora merauigliofo. Però l'Aragna pò* teua effer una Rorologio,che bauejfe le linee deìl'hore attrauerfate da i circoli,che dimo{lraffevo l'altezza del Sole, feconda la lunghezza del* l'ombra è l'altezza del Gnomone, la cuifiryaa e pofia neW Hemìfpera del Roias, Il Plinrho, ò uero il Lacunare, che e ancho nel circo Fiamminio Scopa Siracufano.
il Plintbo era, un zocco, ò tronco, nelqualfì poteua in diuerfe faccie fare diuerfi Rorologi, de i quali ne daremo i precetti poi.
Parmenionefece gli Horologi fecondò le relationi delle hiftorie,.
Credo io, che Parmaione fecqniols deu0Qni id Poloin diuerfi paefì bautite per nlationeie fcrittoti accammodaffegliHotologi,lado*
uè ancho. Ad ogni clima Theodofio, & Andrea fecero gli Horologi. J<?
Quelli che erano firmi fi faceuano fecondo la eleuatione dello Equinottiale, percmche ogni Roralogio fatto nella foperficie Equinottiale e parti*
to in 24 parti eguali, cr fi ufa alzando quella foperficie fecondo,che fi leua lo Equinottiale fopra l'Orizonte nel paefejoue egli fi noie ufarey uoltandolo al mezzodì. fannofì ancho Rorologi per ogni clima, che fi uoltano fecondo il corfo del Sole ; come è quello di Gioanni Stabio , er quello di Pietro Appiano, lo Analemma di quelli e lo iflejfq di Vitr. con akune aggiunte fatte dal Mufcro, da Qrontio,cr da altri, ma è co fa antica. Patrocle trouò il Pelecino, Dionifoporo il Cono, Apollonio la Faretra, «Scaltre forti trouarono, gli fopraferitti, <5c
altri,come è il Gonarehe,l'Engonato, & lo Antiborea. pelecino è detto dalla firma di Secure, che io crederei, che fujferagli horologi, che hanno fegnati i paralelli deifegni, come (ì uedra polii Cono
è firmato da una regola,cbe fi parte dal centro, cr fijìende nello Remigherò difottofino alle ekreme declinationi de i Tropici, cr le efiremi tà di elfo non terminano in alcuna oppojia fuperficie,può ancho effer il Trigono zodiaco defcritto dal Munfiero. Ma quello , che dice Vitr. 6% Gonarche, Engonaton, cr Antiboreo, penfo io, chefuffero horologi, che haueuano rifletto à qualche fegno celefle, ò uero alle parti del Cie* lo, ò uero alla notte, che tutti pero fi pigliauano da i loro Analemmi. jEt cofi dalle maniere predette molti lafciarono fcritto, come fi haueiTero à formare gli Hrologi da uiaggio, «Se che ftan*
no appefi, da i libri de i cjuaU s'alenilo uorrd, purché egli fi fappia la deferittione de gli Analemmi potrà ritrouar- ne i diffegni. VRorologio,che Compaffofi chiama,e di quelli che portati feco i uianianti, Gli Aneti, Cilindri, i quadranti, i circoli piani fono di quelli, che
jìanno appefi, de iquali ne fono pieni i libri degli Rorologigraphi. Et cofi fa fine Vitr. alla materia degli Rorologi da Sole, cr efponegli muentori, cr le firme de gli horologi d'altra maniera. Noi di più hauemo gli horologi da ruote,ò pennole,cr quelli dì Arena che fono mirabi li quelli per lo ingegno dello Artificio, quefii per la commodità,cr facilità, ci fono ancho horologi da fuoco, fatti con fuochi, che confumano ogni bora tanto di Stoppino, ci fono ancho da acqua, de i quali parla Vitr. qui fatto. Ma noi da capo, fecondo che imparato hauemo, ripi* 7» gliando tutta la materia degli horologi, efyoneremo i fondamenti di quelli, crgli Analemmi. ìmagmamo che la linea e i dello Anaiemmmafia una foperficie piana fimilmente U linea a n, un'altra foperficie, cr la linea dello fiile continuati*
do dal centro a alla circonferenza del Meridiano fia un'altra fuperficie certo è che haueremo tre foperficie, una ciferue per l'Orizonte,che è late i. l'altra per la foperficie Equinoziale che èlaan. La terza per la foperficie uerticale, cioè per un muro dritto fopra l'Orizonte , ecco che quefìe tre foperficie concorrono nel punto a. ilquale fé imaginamo che fia una linea toccata da tutte tre quelle foperficie,imaginumo poi, che dodici linee circolari concorrendo tutto in due puffi com Mi jpartifchino tutte quefìe circonferenze in «4 parti, io dico , che quejU ùnaginatione
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NONO. tì7
imagìmtione e il fòndaméto di tutti gli horologì,^y cìrapprefenta il Cielo la terrd,ey tutte le diuijìoni, fecodo che il Sole d'hard in hora corti
parte gli frati) delle predette foperficie, e piani, nei quali fi poffono formare tutti gli horologi, perche l'Orizonte ci da la foperficie piana, la dritta,ci da la foperficie delle torri,ey de muri,doue fi fanno gli horologi -, H Equinoziale ci da una foperficie attrauerfata , er leuata fecondo l'altezza dello Equinoziale,<yi dodici circoli fono perii parimenti delle 24 hore delgìorno in eia/cuna foperficie, doue auuerttrfì deue,che fé la foperficie Equinottiale.e fatta mobile dimodoché la fi poffa alzare, ey abbaffare, fecondo diuerfe eleuatiom, fopra ejfa fifa l'borologio miuerfale, alzafi fopra una quarta di circolo diuifa in parti 90. ey firmata in una di quelle partì,allaquale fi alza fecondo la eleuatione Me* ridiana del Sole Equinoziale, auuertendo quanto eUa fileua nel pdefe doue uolemo adoperar ihorologio. Quejia foperficie (come ho detto) e fempre partita inz^. parti eguali dì moio,che quanto al compartimento ella non fi muta mai, ey èia regola delle altre foperficie, lequali [e* no nella sfera dritta, da i predetti 12 circoli horarij egualmente in parti 24 dmifi, ma fé gli Orizontì fono obliqui tanto più fono quegli fra* ci) dijfegualì, quanto piule regioni s'allontanano dallo Equinoziale, ey quella linea doue concorrono tutte le predette foperficie, e deità linea detta contingenza, ò linea del tocedmento, ma chela foperficie Equinoziale fia regola di tutte le diuifìoni dell'altre fi u£de in quejio modo. Facciafi la quarta parte dì uncircolo,ey fia quella a b e. la lìnea a b. rapprefenta lo Orizonte, la lìnea a e. il dritto.a d. lo Equinoziale eleua ,to à 4; gradi fecondo la eleuatione di Vtnetia. K 0 fio affé del mondo che ad anguli dritti taglia lo Equinoziale. Quejio quadrante ci fera Mera d quel fondamento degli horologi, che uolemo fare, in quejio modo, come dice il MunRero. Fdim circolo non molto grande, ey con due diametri lo partirai in quattro parti equali, fia b t. il diametro perpendìculare, eyaq. il Diametro trauerfo, che taglia ad angult giuftt la ii- nea.b.t. partirai da quarta q t. ìnfei parti eguali con occulti punti, ey pigliato lo fratto d'una parte con la fcjia rìpportela di qui, er di là dal punto t. benché io piglkrei la dfianza dal quadrato, quella che è dal centro a al punto 0. er fiafegtuto, m dalla finterà, er l dalla dejira , ti medefimo fi farà di qui, ey dilì dal punto 0. fegnandocon le lettereK.n. è tirando dal l.alK. er dal m.all'n. due linee nunìfific, paralelle al Diametro b t. Oltradì quello partirai la quarta a t. in $>o parti, er numera la eleuatione dello Equinoziale dal punto a uerfo'l t. e tira una linea dritta dalxentro e al fuo terminerei' doue quella linea taglia la linea l K. ui imponeraila lettera d. Similmente numera dall'a uer* fo il b. la eleuatione del Poio,cr doue la linea tirata dal centro e, alternine della eleuattone del Poto taglia la linea l K. fegna e. Dapot fopra il centro e fa un circolo, QT lo partirai in 24 parti eguali, er tira dal centro linee, che poi le posfi leuare per quelle parti di qua, ey di là alle linee m n. IK: e da ciafcun punto detta linea m n. tira le linee dette bore rtfrondentì 4 ì punti nella linea l &.Qltra di quejio doue il Diametro a q.ta?lÌ4 la linealK*fdilpunto f. doueiaglialalineaM n.faìl punto h. quelli punti fono delle dodici hore. Et fatto quejio piglia io fracio e d, er postoli piede dilla feRa nel punto f. ejlefo
l'altro uerfo fa. farai la nota g.benche quella diftanza io la ptgliereì dal quadrate dal centro a. al punto f. confimile ragione trapporta lo fracio e. e dallo h uerfo'l q.ey nett'efiremofa il punto.ì. et ancho quejio fracio io lo piglierei dal quadrante dal cètra a al punto K.benche nella eleuatione digradi 45 lo fracio a K. fia equaa |
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le attofracto a f. perche i Diametri di due fuperjkìe,cioè detta Orizòtale,ey della
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A?
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Verticale, fono egual^ikbe non aduiene in minore,ò in maggiore eleuattone. Ti-
ra poi unalmea dritta per lo punto g. par aletta atta linea l K.er cefi per lo punto i,tirerai un'altralmea paraLlla.aUa m K..er fatto quello fa un arcalo fopra il ceti irò L ey un'altro fopra il centro g, dì quella dijlanza, che è dallo iatt'h. er dalg. att'f. er da gli jìesfi centri tira le linee
à 1 putìfegnatì nelle linee K /. er m n. 2T notai numeri delle hore comeuedi nella figura diffegnata, er cofi batterai due horologi,uno orizòtalc,che è quel lo,che ha il centro g. cr l'altro dal mu 49 ro, che è quello, che ha il centro ì. ey quello dal muro, no può hauer più che dodici hore, perche il muro taglia il uè ro Leuante, er il nero Ponentc,quan= do egli è ucito al mezzodì, et il Sole U fiate nafee nella quarta tra le nate, e Tramontana, er fi corca netta quarta tra Ponente è tramontana, ey pero il refiante detto horologìo fi fegna nel- la facciata uolta atta Tr ammontano. 5 o che fono alcune hore la mattina auan ti le fei, er alcune la fera dopo lefeit cerne dimefira la figura e. Ma quan* tohauemo detto delle tre foperficie, Cr de i cìrcoli delie hore, ey delle li- nee del toccamento che fonoKl. ey mn, fi uedeccn ifrerienza, quando fi mette al Sole drizzalo al mezzo dt urìhorohgio fatto con tutte tre le dette foperficie, imperoche l'ombra So d'un filo, che pasfi per tutti que cen* tri dimojira netta linea, doue quelle fo perfide concorrono i circoli horariy ey quejio auuertimèto ce ìnfegna pia the le parole. |
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Ma per
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LIBRO
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ti 3
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mdterdercr!uereifezmàelZoikcoì„quejìihcroiogi^^
luridi Vitr imperocbe egli- fi fa un Semicircolo del Meridiano che e ab e. diuifo in due pam eguali da una linea, che rappresali rag*
ZZi^cb ey dote euLca U circonfirenZa dalpunto briglia dalla defira , ey dalU girala maggior decisione del So e '"a ih il* *r Ù b aU'f & d'ietti punti ?.eyf. fono congiunti con una linea dritta, laquake la linea detta Lacotomtts, ey dotte quella ZiTJgì t^ìet&W^i ey allagata Ufefia ài punti g.eyffifa il circolo deito Monachi... Uqualefi parte in dodici Patti fé'ondo che fé detto difopra,quefle parti di qui,ey di lì dal raggio Equinoziale fi legano con Imee occulte paraleUe al de,* toraci & adone toccano la linea f.g. fi fanno i punti Squali poi al centro e. fìtirano le linee manine, che r apprestano i rag* li dellok come nello Mulemma. il centro e rappnfenta il centro Ma terra, er ti Diametro rappnfenta l unente, le linee tirate al mt-o k ione fi allargano, fi ritirano alfmto più in fuori del Semiciclo, per acconmoiam ifegm, come fi ueie nella figura. |
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io
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H-fe S. Min,-4.
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Hore.^Mi«.isf»
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More ii.
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Segato il Zodiaco con i fuoi fegnì, egli fi può nel meiefmo Triangolo fegnare le lunghezze de i giorni, cr delle notti, iìée fi fa in quejìo
modo. \l ruggw della State dimojìra il maggior di, pero in fine di quello fé peremo in fine.della laica del Cancro con numeri il maggior dì del rìoiro paefe,ey alla eleuatione di quarantacinquegraii, e di bore quindici e minuti uinnfa ,,ey apprejfo il raggip dxUa Bruma , nel fine |
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la ione efegnato il Capricorno fegneremo il minor dì, che è di bore otto minuti trentaquattro fui raggio Equtnottiale fegneremo dodici, ey
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fopra gli ali ri raggine fine fegneremo le longhezze degli altri giorni, uedendo per le tauole quanto fono longbi, quando il Soie e in quelli
jegni. t ormatoli detto Zodiaco fopra un piano di metallo ,ò di buon legno , fi riquadra quel piano come fi ueieaci.K. onero egli (ì ca- va il triangolo folo, ey fi ufa in quejìo modo, Dapoi firmato, ey disegnato l'Horologìo fopra il muro. Acconcia quejìo triangolo allo fido in modo,che l Diametro a e efia col taglio longo lo ftile,et col centro e fopra la puntaci la parte de ifegni fia uolta al muro doue,efegna totRorologio, pompai un filo alcentro e, ey Rendi quello fopra le linee di ciafeun fegno drittamente fino , che uengbial muro, e co minna juiia Meridiana alìhorolopo à fegnare la doue ti conduce il filoin que^o modo poni il filo fopra il raggio della State, fegna fo* pra i'bora fcjla un punto , poi uà uolgendo if triangolo filando il filo firmo fopra il detto raggio , ©" figna fopra l'hora quinta un'alno punto, ey uolgi il triangolo cefi col filo immobile, e jcgna fopra ìlora quarta un punto,ey cofi uà di mano in mano fopra le lìnee delle ho* re facendo i punti voltando il triangolo, ey tenendo il filo dritto fopra il raggio Ejlu.o , fornito di fegnare ì punti fopra le dette linee deiie h^re, lega tutti quelli punti in una linea, ey cofi binerai fegnaio il circolo Efimo fopra il muro ,ilquak farà una linea piegata . Sì* „0 menante poni il filojopra'l raggio Equmottiale, ey conducilo d'hora in bora al muro uolgendo il triangolo fecondo il fafogno, er fai pam ti come prima , y legali poi infume , ey cofi hauerai fegnato fui muro t Equinoziale , ilquale fempre fa una lìnea dritta, il fintile farai del raggio della Bruma, ey degli altri fegnì, come prouando ti uerra fatto, auuertendo fempre, che il raggio Equinottiaìe del triango- lo fiaad anguh giuilicol Gnomone, perche il Gnomone rapprefinta £ Affé del Mondo. Et cofi fi p ofior, o fegnare, le lunghezze "dei giorni tirando da ciafcun raggio le linee dmojìratnci di quelle longhezze come prima ,er quella forfè e la firma detta Peleauo trotta" U da Pamele. Drf q ueBc
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NON O,
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T>4 quefte dìffegndtiom fi poffono trarre molti A naiemnti, er molte deferitimi di Uorologi. Tatto il "Zodiaco triangolare di modo foprdpcfio
ueniremo à iZodiachi particolari, per fare gli boralogi Orientali, O" Verticali. Sia adunque il Zodiaco fcprd il centro a la cui linea di mezzo, che è lo raggio Equinottiale,z? ferue al Montone, ex alla Bilancia fi a a g. dapoi taglìerai la linea a g nel punto a con una dritta li» . nea a b.dapoi piglia dal fondamento foprapotto lo/bacio df. e pofw tur» piede della fella nel punto a.ey l'altro uerfo lo h. farai il punto b.Si* milmète piglia dal fòndamèto lofyacìo cfcrpoQo un piede dvilafhjìa nel punto a.l altro Sederai uerfo il punto g.& fa nota cài mito poni un piede della fcjìa nel fòndamèto Bel punto c.ejìèdi l'altro doue la linea della prima bora tocca Li linea '■' l.ey quello /hacioripparta dallo a uerfo tlg. facendo un punto fu la linea a g, dinouo piglia dai fòndamèto lofpacio dal cai tagliaméto della linea K l. dell kora feconda, er ripportelo 4* dallo a.uerfo ìlg.èfaìtn punto come primato- cofi riporterai dal fòndamèto tutti gli fbdtij deUe altre hore,neUa linea dg. finalmente polla U regola da una parte fopra ilpunto b. del tuo Zodiaco ,<& dall''altra fopra il punto e. e tirata una linea al ràggio Brumale del tuo Zodiaco, fcriuiiz, dapoi con la iflcfft legge pofla la regola foprahey fopra il punto, che feguìta il punto e. nella linea dg. tira uni linea per Ibo* ra undecima, crii fìntile farai con le linee delle altrebore, ma hUneddeWbora fefUì paratèttd alla linea ag. ma per i'hora quinta, e fejìa pigliala difianza deU'horafettima.xt otta-
ua ,ey la lunghezza dello falò e la linea e a. ti* rata ai anguh dritti fopra labe?? quefto Zo- diaco ci ferue per l'borologio Orizontale, mi. per l'borologio del muro farai un'altro Zodia* co pigliando dal fondamento la diflanzd ef. er s<* ponendola dallo d uerfo lo h. nel punto b. dapoi piglia la dijìanza he e pania dallo.a uerfo g. er oue termina poni e, dapoi fienai lafefta dal pun to e al punto deU'hora prima nel fondamento nel la lìnea m n. cr trapporta quella diflanzd nella linea dg.fimilmente farai con le dijlanze delle altre bore come di fopra s'è dettarla c'è queàd diàanza nel Zodiaco per lo muro , che non fi pajfa i'hord fcfla nel muro per la ragion ante- detta, er ancho ifegni del Zodiaco murale uan- 6» no al contrario de ifegni del Zodiaco Orizon- tale, percheUoue è qui il'Cancro, iui é il Capri* corno, er cofi uà per ordine. Hor per fognare l'borologio Orizontale con (dodici fegni, tira le linee delle bore (come ho detto di fopra) cr doue la linea delVhora duodecimale? Li linea deU'hord fefia fi tagliano fa punto a. dapoi trapporta dal Zodiaco Orizontale le distanze de i parskUi de ifegni à queUo snodo piglia con la fefta la di/lan zabd.ey trapporteld dal punto a nella linea 7» deUhord duodecima, er itti fa il punto, dapoi trapporta la disianza b. er della la linea delld undecima bora fopra la lìnea del Cancro del Zo iiaco trapporteld dico alla linea dell'bord pri= rad, er undecima del tuo borologìo,er cofì trapportd
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LIBRO
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24°
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trapporta tutte le dijtttnze dal b. del 'Zodiaco alla lìnea del Cancro per ordine nelle lìnee deUe bore del horologio. disegnato il Cancro dif.e*
gnerai con la ijlejfa ragione tutte le altre linee ripportando aUe lìnee delle bore dell'horologio le diftanze del punto b. ey de ì punti delle bore [opragli altri fegni còme hai fatto del Cancro, ey cofi batterai formato i paraleUì de ifegni con mirabile giufìezza. Ma la linea Eauinottia* le fi firma in quejìo modo, piglia dal Zodiaco la dì&anza bc.ey portala dal punto à deUo horologio (opra la linea delle 1i. eyfa un punto nal quale taglierai ad anguligiufli la linea della 12 bora con una lìnea, laquale ti rapprefentera la linea Equinoziale, il luogo del Gnomone fi tro uà 4 quejìo modo, piglia dal zodiaco Orìzontale lofpacio dal balc.ey poni un piede al punto à deWhorologio, ey l'altro nella linea dell bara % i.ey ti mojìrera doue hai 4 poneril Gnomone,ey que1lo,che detto bauemo deWhorologio Orìzontale, fé intende ancbo deWhorologio del mu* to j, ma bifogm trarre ciafcuno dal fuo propio zodiaco, ey noi di fopra pojio n'hauemo uneffempio. Ma per defcriuere un'borologw che guardagiu&o a Leuante, ey un'altro, che riguardi à Ponente, con i [egra,
hifogna apparecchiarli un zodiaco particolare, er fifa 4 quejìo modo . ¥a uno zodiaco {come s'è detto) difopra,ey la Unea,cbe rìjpcnde alla Equinottia le fu ab. er Ha fu come centro doue concorrine tutte le linee, er dal fónda= mento tr apporta lofpacio cf. nel zodkeo dallo a uerfo b. ey fegna iui il pun* to e. tr Apporta ancbo lofpacio che è nel fondamento dal punto cai punto del* l'hora undecima nella linea K l. al zodìaco dal punto a fopra la linea a b.ey.il fmile farai di tutte l'altre bore del fondamento [rapportandole fopra la linea db.ey facendo i punti fecondo quelle disianze,. Sopra i quali punti paffar deonole lìnee ad angulì giujlicon lalineaab.ey tra fé paraldìe,chepasjino dalla lìnea dei Cancro, alla linea del Capricorno, er cojì haueraì formato l'Analemma, ò zodìaco per gli horologì da Leuante, er da Ponente, cr la fi- gura di quejìo zodìaco e la prefente per fare adunque i predetti horologì. Tira una linea longa attrauerfata, cr fopra quella ne cada una ad anguligw* jìi da una parte apprejfo un capo, er un'altra p.mìlmentecada diti.'litro ci* pò, dapoi piglia dal fondamento fcprapojlo la dijUnzada f. uerfo l. al punto delibera uendecima, er trapportela dì fopra, cr difotto da i plinti doue le li- nee fi tagliano nell'b or elogio,che dei fare. Similmente dal fondamente rip* porta Iddijlanza dalf al punto delia bora, decima fopra la linea K l. al tuo ho* rologìo dal detto punto del taglio di qua e di là fopra la lìnea ptrpcdxolare,il 'firmile farai Rapportando dal fondamento tutte le dfianze dal punto fa i pun- iti deUe bore fopra la linea K /. alla linea perpendicolare del tuo horelo?io,ey fegnatique punti, per esfi ad anguli dritti tirerai le linee paralelle alla linea attrauerfata, er la linea, che prima attrauerfata è la lìnea, ebeferue aWhora fejìa , ey neWkorolcgio da Leuante le prosarne linee ferueno aU'hora quinta, ey fettina quella di fopra alla quinta, quella difotto alla fettima,waneli'bo* fòhgio da Ponente quella di fopra ferue ala fittimi quella difotto alia quinta, ey cojì uanno feguitando, bftile fi pone ad anguli giuài fui tosamento deWborafejla,ey deW Equìnottìale, che fono le due prime linee la attrauerfata,®1 la perpendicolare, formato? horologio pone* irai il zodiaco a quejìo modo, piglia la diftanza dal punto calla linea del Cancro nel zodìaco , er ripportela alla lìnea deli'hora fejìa pónendo ilpiede nel toccamento della linea dellhorafeRa,ey dell'Equìnottìale, ey l'altro nella defera fopra la detta linea neliborologio da Leuante,ey tieUa fmijira nel horologio da Ponente. Dipoiptgliala dijianza nel zodiaco deU'hora undecima della lìnea dell'Equìnottìale alla linea del Con tro,ey riponela dal taglio deU'hora fettima con l'Equìnottìale, daUa deftra,del\'borologìo da Leu4nte,ey dalla fmijira del horologio da Ponen te, ey cojì Rapporterai dal zodiaco tutte le dijìanze delle bore, negli horologi,ey finita la linea del Cancro, ripponeraì la linea del Leone e della Vergine, er degli altri fegni allo ìfteffo modo, ey qmUo,che bauer ai fatto de i fegni da una parte,lo farai dall'altra uerfo il Capricorno. Continuando per longo con le hr linee i punti impresjì, e tratti dal zodiaco, la longbezza deUoplefi piglia nel zodìaco triangolare dallo fb'a ciò, che è dallo 4. ale. Et qui apprejfo fono le figure. P0B0 bauemo gli horologi nel piano, nel muro, ey nella foperficìz Equìnot* —------------------ , .in. tùie, ci reftano tre co/e da fare, l'una
è la defcrittione de gli horologì, che fono
nel muro in altre facciate, che nel mezzo dì, nel Leuante, ey nel Ponente uero. L'altra la deferittìonc degli horolegì^che hanno le bore, che cominciano dal tram* mottar del Sole , ey uanno per bore 24. fin all'altro trammontar del Scle.La ter* za, la deferittione di alcuni horologì, che • fìmouono. Quanto al defcriuere gli ho rologi, che fono in facciatele decimano dal mezzo to dico, che la uia commoda, e quella deglijìrumenti, e jfecìalméte iifan do la mezza ffibera, laquale noi bauemo éeferìttà di fopra. Quejìa fi fora ne i termini dette bore ,.ey nelle interfecatio* ni de 1 cìrcoli delle bore, con i par aletti de i fegni, ey per la punta del Gnomone, ey 9» tv 1 i.y , -._ , m ,™ „.. Per quc& fon fi guarda, ò fui piano Ori*
0_£J "fi , =li= \J2^ AL^/_=J "*- \ «111 ZontaKòfulpianoVmiLkJìnqua*
£y V I Or | X \^=^/|7^ry-xn y \ ^U tenebealtrafoperfick,dapoi,chefìha*
teeragìuftatala mezza sfera al mezzodì
, ■-,.,- . <m^ fVA Unea Meridiana, ey chenon
pieghi più in una parte,che in wìa\tri,eyla douefopra le oppofle foperfìcie rifonder* la ui$a,cbe paffa per lo ccntro,ey per li fori predetti
Sfaranno i fegni, è punti,che termineranno le bore, ecco fé uuoifopra un muro fare un'horolegio, fu in che facciata efferfi uògtia il muro, poni la mezz* palla dal muro tanto difcojla, quanto uuoi longo lojìile, eyfache la linea Meridiana della mezza palla ju uolta al mezzodì] er che la non pieghi à niuna parte,poì mira dal cetro,b dalla punta deUo fììle per le foro fatto nel tropico del Càcroful mezzodì, ey ladoue ti porta la uìfia fui muro fa un punto, eynon uariando ilfìto della mezzi palla riguarda tuttauia per la punta dello jìtk, ey per lo foro fatto nel tropico del Capricorno fui mezzodì,et la doue ti porta la uijla fui muro fa un punto, ey cefi haueraì due putì meridiani, l'uno fui tropi* co del Cancro, l'altro fui tropico del Capricorno ,eyquefli congiugnerai con una linea, quesìa linea ti rapprcfentala linea Meridiana per tutto l'anno quando fera mezzodìfombra della punta dello Me ti cadera fu quella linea, quando poi ucrraifcgnar l'hora prima dopo mezzodì jlando tuttauia firmo lojlrumento miraper la puntA dello fììle, er per lo foro fatto nel tropico del Cancro full'bora primi cr doue ti porta
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ti porti la ui&a fui muro fa punto. er uà poi al fòro della bora prima fopra laltro tropico, er guarda doue la uijla ti porta, come di fopra,
eyfa nota fui muro,®- lega quelli due punti con una lineay ey cofì hauerai Ihora prima dopo mezzo di per tutto l'anno. il fìntile farai di tute te raltre hore,ey de i paraUeUi de ifegni,cr quelli fòri,che non ridonderanno al muro ti daranno ad intender, che quelle bore,che fono fopra que fòri,non fì poffono fegnare,& che nel Solente l'ombragli puoperuenire,cj cofì baueraifòrmato,et diffegnato l'horologio fopra il muro, ©" d fìntile puoi fare fopra qualunque piano, er di tutte le forti di bore, <he feranno fegnate fopra la mezza palla. Malo Bile deue effer tanto grande, quanto è la disianza dal muro aUa punta dello flile, che è nella mezz* palla. A quejii firumentifì da una fola eleuatione di pò lo,ey fono fatti 4 pofìaper un paefe.Ma noi ne hauemo fatto uno uniuerfale, che feruirebbe per far horologi fin fptto il polo,® l'ufo di cffo è mirabile,?? dimoerà tutti gli effètti dell'ombre,& de i circoli horari, ferue per ogni orizontejimoftra tutte le forti delie bar e,egualijnegu4 li,dal mezzo di,dalla mezza notte,dalla fera, dalla mattina, er da qualunque termine, che fi ucleffe cominciar à numerar le bore, perche ha i tropici mobili forati, er teffuti di linee l'uno con Paltro,che distinguono tutte le forti delle bore, eypmoue ad ogni eleuatione dimofìrando il crefeere, er calar de igiorni, er ha de i circoli della Sphera,l'horizonte, il meridiano, i parakUi, er parte degli horarij. Ma noi deferi- ueremo gli borologgi,che dimcftrano le bore dall'occafo del Sole che è il modo Italiano. A Iche fare è da auuertire a quello, che hauemo detto di fopra, che nofolamente il Sole fi alza 4 poco a poco fin'al mezzo dì,et uaria la lunghezza delle ombre di punto in puto,et dopo il mezzo di s'abbaffafin al trammontare con la ifteffa uarietà, ma anchora egli fi gira à torno, e getta l'ombre horajn un luogo, bora in un'altro : però per firmare quefti horologi e neceffario , chefìfappia quanto il Sole s'innalza d'hora in bora fopra il tuo orizonte. er di quefìop fanno le tauole con le calculationi, ò con lo Astrolabio, dalla eleuatione dei Sole fi fa la proportione dell'ombra con il Gnomone, er 4 quefto ci ferue la tauola fotta po&a. E neceffario anchofapere quantogiro faccia il Sole d'hora in bora, er queiiigirifi chiamano archi orizontali,cbc fo* tio archi de circoli maggiori, che noi imaginamo paffar fopra il punto del nofìro capo, per lo centro del Sole fin all'orizonte. Ecco leffempio il Sole poniam cafofì leuagiufto 4 Leuante, alzafì un'hora , er in quell'hora cantina uerfo il mezzo di, imaginamo nel cielo un punto, che ci |
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ftiafoprala tefta dalquale fìa tirata una linea circolare al Sole, che di già un'hora ha girato, er quella linea cada fopra l'orizonte, certo è
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che il punto doue quella linea tocca Xorizonte, è lontano dal punto doue nacque il Soie per tanto fpacio,quéHofpacio adunque,che è da un pun
to all'altro fi chiama arco orizontale. Caminapmilmente alzandofì il Sole un'altra hora,fìmilmente imaginamo, che dal punto,chs ciftafo* prafi parta una linea circolare, che pafìi per lo centro del Sole, er cada fu l'orlo,ò labro dell'orizonte, quel punto è dtftante dal punto del nero Leuante più, che il punto della prima bora, quello f^acio adunque fi chiama arco orizontale, ilfimiìe fifa , e? s'intende di tutte le bore. Altri pigliano quefìi archi dal meridiano, ma è tutto uno. Quefto fì può dare ad intendere 4 marinari per li uenti, Beco 4 mezzo Marzo il Sole fi leua 4 Leuante, alle 12. bore, camina un'hora, eyptroua alle ij. uerfo Sìroccho,tra Siroccbo è Leuante, alle 14. fì troua poniam cafo 4 Siroccbo, er cofì di mano in mano, quegli fpacìj adunque, che fono tra Leuante, er i uenti òmezzanine, ò quarte che pano,fì chiama* no archi orizontali iqualip cominciano 4 numerare da Leuante 4 mezzo di, er da Ponente 4 mezzo di, er da Leuante 4 Trammontana,® da Ponente 4 trammontana partendo ogni quarta in 90. parti, Egli fì può fare ambo le tauole dtUa latitudine , pigliando quelle disian- ze orizontali dal mezzo di ,eyuedendo quanto ciafeuno di quelli circoli d'hora inbora capante dal meridiano, & falò ifìeffo iffìtto, che ìo la tauola de gli archi orizontali prefì dal punto del nero Leuante, Et niuna forte di horologi è doue bifogni tifar più diligenza® tu rar più gmfte le linee, ma non foto fì fé*
TAVOLA DELLA ELEVATIONE DEL SO- gnano le bòre dall'occafo attaftatiAna, ma |
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LE ET DELLA LATITVDINE
PER GRADI XLV. |
ancho le bore dai nafcimentóaUa. Boema,
er le bore ineguali Montica con le ijìeffe ragioni dell'altezZ4 del Soh.,con la lon* |
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ghezza dell'ombre, er con la latitudine , ò
con gli archi Orizontali, Ma cltra la ta* uola, io darò un modo efpediio di trouar la lunghezza delle ombre fenza molta fa* 49 tica ,doue fì uederà ancho la gran uirtu dello analemma pcflo da Vitruuio, dal* quale io non faprei dire qual maniera di horologio fuffe , che non fì poteffe cauare, però è da ejfer fempre confide* rato. per far adunque gli horologi,bifo- gna hauere le predette confìderattoni ,cy fi fanno in quefto modo. Poniamo cafo adunque che tu. uogli fapere quanto fìa l'ombra, quando il Sole è Iettato fopra lo- %i rizonte gradi ^o.uedi nello analemma de* fcritto di fopra di porre il punto della eie* uatione del Sole, come faceti per ritroua re i raggi de i par alcUidc ifegni, ma Ufo* gna drizzare il Gnomone fopra la linea del piano di quella grandezza, che uuoi. er tirare il fuo orizonte paralello alla li* nea del piano,**? far qudl'orizonte dia- metro de un femicircclo, comefì fa nello analemma, er trouar nella quarta i'altez 60 za degradi 40 . er da quelli per la punta del Gnomone, che è il centro tirar mali* nea del piano il raggio è pigliar la d;jian* Za dal piede del Gnomone fin al punto, doue il raggio tocca la linea del piano , è tanto fera l'ombra caufata dillo pile, ma la tauola della eleuatione del Sole nelle bore è quefta pofta infume, con la lati* tudine, e? che ferue à gradi 45. fornita latauola che fa al btfogno noftro, fa 70 un circolo, a1 fìa quello ab ed. di con* Mentente grandezza, quefto partirai in quattro parti eguali con due diametri nu* mera dal punto b di qua ey di la fin'a 120 gradi, ne i quali fu dìuifo una parte del femkircoh bei.e?ti fcmiarcolobad, R. fimilmentc |
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24.Z LIBRO.
fìnùlmente in no gradi non dico tutti i femicircoli, ma ogni quarta fla partita in 00 gradi come p fa di quegli diametri bd rapprefetì*
ta la linea meridiana, ©" a e. la linea dal nero Leuante al itero Ponente, er lo e fera il centro, CT il luogo dotte fi pone lofiik, 0 Gàomone, pi glia poi la grandezza dello flile e ripporteh dal centro e fu la meridiana al punto f. cr per lo punto f. paf.i una lìnea paralella al diametro e a. quefìa uoglio, che rapprefenti la linea del piano, entra poi alla tauola foprapoila, cr uedi quanta latitudine ha Ihora nona che è la pri* ma del giorno , quando il Sole è in Cancro, er trouerai gradi us>. minuti 47- feconde 8. numera quefti dal punto b. uerfo il punto e. cr doue terminano fa punto, poi numera la latitudine delibera decima trouata nella tauola digradi 109 minuti 4- feconde 34. cr da quel punto tira una linea occulta al centro e poi uedi nella tauola, che altezza ha il Sole neWhora decima, cr trouerai gradi 13 minuti 40. pigìierai l'ombra 4 quejìo modo, numera nella quarta b e cominciando dal punto e. gradi ij. cr minuti 40. cr poni la regola /opra i dettigradi,cr [opra il cen tros. e? guarda doue termina quella linea, fopra la linea del pianogfh. cr dal punto di quel termine al punto f, prenderai la diflanza, che tanto fera l'ombra, cr quella dijlanza ripporterai dal centro e fepra la linea occulta delibera io. cr coji bauerai due punti uno nella arcon firenza & gradi 119. minuti 47. feconde 8. cr l'altro fu la linea delì'bora io „ uedi poi la latitudine delibera 11. cr la trouetai nella tauola ejjer gradi 100 minuti 7. feconde 13 lontana dal meridiano. però numera dal punto b la detta diflanza fopra la circonferenza, cr di doue ter mina tira una linea occulta al punto e. piglia poi la longhezza dell'ombra dalla tauola che è digradi zj minuti yo. & quella ripporta fopra la linea del piano, come hai fatto deWhora decima, cr prendi la disianza dal punto doue la termina al punto f. cr quella ripporta dal centro e, fopra la linea occulta deWhora undecima,**? fa punto, cr cofì farai di tutte l'hore del Cancro, doue ti uemrà un'ordine di punti, che continua ti in una linea rapprefenteranno il tropico del Cancro. cr ì principi) delle bore del Cancro, tira poi una linea paralella al diametro e a. tanto dijìante da quello, quanto è la longhezza ef. deUo Me. cr quella linea ti rapprefenta l'equinoziale netta, eleuatione di 4;. gradi, crfia quella tK doue fui mezzo di tanto l'ombra dritta, quando la riuolta è pari al Gnomone, però in altre eleuationi bifogna pigliare la longhezza della mibra meridiana fecondo lafuaproportione, Tirata adunque la linea equinoziale guarda fopra la tauola quanto alto è il Sole la prima bora del dì degli equìnottij, ey" trouerai le ijii Sole ejfer alto gradi io minuti 30 piglia la longhezza dell'ombra alfopradetto modo, er npporti- ìa dal centro e fopra la linea equinoziale ,©" fa punto, cr dal punto delle 13 fopra il Cancro, al punto delle 1; fopra l'equinoziale tira una linea, Uquale anckoaUongherai più oltra. Et quejìafarà la linea delie bore tredici piglia poi l'altezza del Sole delle 14. cr trouerai il Sole effer alto fu le 14. bore gradi to minuti 40, piglia la longhezza dell'ombra fopra la linea del piano ( come s'è detto) ripportela dal centro all'equinoziale, cj fegna, cr dal punto delle 14 del tropico del Cancro, al punto delle 14. dello equinoziale tira una linea,cr quella anebo àllongherai pia oltre,c? fora la linea delle 14. il fìntile ftrat fin alle 12 la linea deUequali dette pacare fopra il tagl,o,cbef* l'equinoziale col me ridiano, perche al tempo degli equìnottij il mezzo die 4 bore 18. ripporta poi gli tftefii punti fegnatt fu f equinoziale dapoi le bore, iS dall'ai tra par te con queUa ijìejfa disianza, ctoe quella dijìanza che è da le in alle 18. fu dalle iS alle 19, cr quelh,cbe dalle 16 alle 17 fia dalle 19 alle so. cr cefi nel rejlo, cr tutti quefìi punti legherai con t punti delle horefegnate nel Cancro. il jìmile farai uolendo fegnarc il tropico del capri corno, pigliando l'altezze del fole d'hora in bora, c^ 'k longbezze delle ombre,cr riportandole dal centro fopra ciafeuna linea corriffonden te. cr la ragione ifteffa è degli altri paralelli de ifegm, la cui ragione, à quello che ti può bajìare ,fì piglierà dalla foprapofta tauola, e? co* fi fi fornirà Iborologio orizontale con le bore datt'occafo, cr con le altezze del Sole, larghezze dell'ombre, cr latitudine delle bore fi faran* itogli altri hotelogi con le altre forti delle bore. & la figura di quanto detto hauemo, e qui fatto. |
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Io uoglio
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DECIMO. 24*
Io mgliofar duutrtki queUi,à ìquali pareranno queste co fé difficili, che fé penferanno intenderle bene, fenza'farne U prona, fi potranno facile
mite ingannare,ns infogna dire,che fiano fcritte difficilmente, perche in ogni efperienza e di file ulta,doue non e flato efferatio, ey ueramente io pojjo affermare dibatterne intefo,e quetìo molto più facendo, ey ifperimentando rche leggendo, pure i prwcipij fono di grande ìmpor* tanza. Ci resta à dimojlrare una forte di horologw fatto in un piano circolare, ey di quella forte , che Vitr. chiama Viatori penfìh, iU quale ci può rapprejkntare l'Aragna. Fa un circolo, ilqual partirai in quattro quadranti con due diametri, dentro del quale ne farai urial* tro tanto diìiante,cbefi,po{fanfeg/iar le hore.parti poi la metà d'un Semidiametro ut feì parti eguali cominciando fatto la circonferenza del circolo minore, ey pojio il piede nel centro tirerai fecondo t punti di quelle diuifìoni tanti femtcìrco'a uno dentro l'altro , ma da una parte d'un Semicircolo ne farai cinque, dall'altra fette, doue fono i cinque ti hauerai àferuire per Ottobre, Kouembre, Decembre, ey douefo* no ifette tiferuirai per Marzo, Aprile, Maggio, Giugno , Luglio, Agodo, Settembre, perche ciafcun Semicircolo tiferete atti mejì, ey ade metà de i mejì per ueder le bore, tira poi di qua , ey di là dal diametro compartito una linea per parte paratela à quel diametro, accio* 10 che tra queste linee fi poffano notare,ò i mejì, ò i fegni celesti, partirai poi ciafcuna quarta in parti 90 cominciando da i capi dell'altro diame* tro, che qui traùerfó nommamo , per fegnar adunque le bore piglia U tauoia delle altezze del Sole, perche quefìa fola ferue àgli boralo* . gi mobili {come ho detto) ey comincia dalle bore del Cancro, e? Uedi alle noue bore quanto e alto il Sole, trouerai ejjer alto gradi quattro, poni adunque laregola nel centro ,sy nel grado quarto fegnat'ò dalla fint'iira fotta il diametro trauerfo, ey fa punto in quel circolo, poi aedi fé le noue bore fi trottano in altro grado di Cancro, ey trotterai che ambo atti 15. di Cancro ji poffono uedere le none, pero guarda nel* la tauoia quanto e alto il Sole alle noue bore quando il Sole e in quindici di Cancro, er pofU la regola fopra il centro, ey fopra il grado nei* la eleuatwne guarda doue eUa taglia il terzo cerchio, eyfa punto eyuederaì che il.Sole è alto alle noue hore,quando e in quindici di Cancro, due gradi ey 30 minuti, poi uederai dada tauoia, che quando e in uinticinque gradi di Cancro alle noue bore egli è alto 20. minuti folamente, pero imagina che dal terzo cerchio al quario,che è il principio del Leone fiano tanti cérchi, quanti gradi fono da qumdeci firi 4 trenta, ey la doue ti pare, che fiano i umticinque gradi di Cancro fa un punto prefo fecondo V altezza di uintiminut imponendo la regola come di fopra % e fui centro, ey fui punto della eleuanone, ey legherai tutti quelli punti fatti fopra quefii circoli con una linea, quefìa ci feruira alle none bore. uienpoi alle dieci, ey farai ti fimile, ey coji aUe mi is.gr al reiìo fin al me zzo dì dalla quarta deflra fatto il diametro trauerfo per li mefi ,ò fegni fegnati alfuo luogo, cofi farai nella quatta fmijìra fatto il trauerfo per le bore doprìl mezzo dì per lo tempo, che'l Sole Ha in que fegni. poi ti uolta àgli altri femiarcoli di fopra ti diametro trauerfo, er da una quarta fegnerai le bore auantì mezzo dt,ey daU Valtra le bore dopo mezzo dì con la ifiefia regola, ey cofi nel centro dell'Horologw ui panerai un pironcino di mediocre grandezza ad an* guli dritti, ilquale con la cimàfua uelcando l'Horologìo col taglio uerfo il Sole ti mojirera le bore ciafeune ne ì fuoi circoli, auuertendo che fi funm due fori uno per capo del diametro perpendicolare, per liquali fi tiene con un filo fofpefo lìiorologio, ey quando uoi ufarlo bifo* gna che la parte di quei jemircoli, che feruono à 1 fegni ne ìquali e il Sole in quel tempo, che ufi ?tìorologio,fia al di fatto. Ma noi ne ha* uemo diffegnato uno come dimofìra la fottopojìa figura in due femìcircolt dijiinti, iqmlì rapprefentano due facete, ò due fuperficie irta dà dritto, ey l'altra dal riuerfeto ^ per più commodttà ,eygli haueino fatti eguali con fei fegni per parte, pure con la ifteffit regola, eygli ha* $ Q Uemo aggiunto alcuni femwircoti doue fono i fegni, ey ì gradi loro, con i mefi è giorni loro , accioche di giorno in giorno fi conofea in che grado,cy in che fegno fia il Sole,ey tanto fia detto nella materia de gli Horologi, deiquali hoggidì ne fono pieni tutti i libri, ma quella ulti* . ma forte di Horologt,e cofagroffa, non dipende da analemma alcuno, ey è fatta da buomini, che hanno hauuto più preflo buon dlfcorfo,
che fetenza, ferue pero al bifogno, ey io ueduto , che rihebbi uno molto antico fenza molto penfarui fopra, trouai la fua ragione , benché altri per lo guadagno tengbmo iti rìputatione <pe#e baglistcy fi md.no attentando tihauah rittrouati. Hora è tempo che fi ntorm k Yttr. |
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,44. LIBRO
il pefo anddM allo infu,ma come quefiofì poteffefare , io dico che nel mezzo del ruotalo era un'altra coriicelli annotta al contrario delle due,
allaquale era attaccato un pefo, ilquale pefando più deUo /pecchìo quando (trilafcìaua il capo della cordicella, il pefo che era prima fdito ca* lana à baffo, perche lafua cordicella fi fuolgeua, er lo fpecchio falma, perche laftta cordicella s'inuolgeua. La cordicella adunque del che re=> neua il pefo, era condotta nafcojamente per un canale di legno ad unangulo della bottega, ey il pefo era in una tromba affaggiato di modo che calando giù premeua lo aere nella tromba, cr l'aere oppreffo ufciua con impeto , O" faceua fonare la tromba. Hauendo adunque Ctefibio auuertito, che dal tirare,& dallo {cacciare dello aere nafceuano gli fpiriti,&le uoci,ufando
quelli auuertimenti come principi] fu il primo, che ordinaiTe le machine Hidrauliche, & le efpresfioni delle acque da fé monentifi,& le machine tratte dalla ragione del dritto, & del circolar mouimento, & molte altre forte di gen- tilezze,tra lequali egli efplicò gli apparecchi de gli horologi d'acqua. Taccila Ctefibio molte belle cofe moffo da que principìj,chegli mcflro forfè il cafo,percbe uedendo,che lo aere fcacciato,& depreco confuono,& 19
rumore ufciua dalle trombe in luogo aperto, egli con l'acque rinchiufe,cr che non poteuano refpirare, faceua le machme,et le co fé,che da fé jì tnoueuano che automatafì chiamano,??gli horologi d'acqua,?? rapprefentaua le noci degli uccelli,inalzila l'acque, jf>rimeua diuerfi liquo* ri da una bocca fola di uafo ,ejin proportione mandaua fuori i liquori, er faceua ancho degli Organi. Primieramente Ctefibio fece uno cauo d'oro, ò d'una gemma forata, perche quelle cofe ne fi confumano per la percof
fa dell'acqua, ne riceuono bruttezze,che le otturino. Et per quel cauo influendo l'acqua egualmente follieua un fec crucilo riuerfeio. Phello,ò Timpano nominato,nelqual è polla una regola,& unTimpano,che li uolta co deti cgua li,quelli dentelli fpignendo l'uno l'altro fanno fare certi piccioli mouimenti, & riuolgimenti, Umilmente ci fono ancho altre regole,Óc altri Timpani dentati allo niello modo,che.da un mouimeto forzati imitandoli fanno effetti, & diuerfità di mouimenti,ue i quali fi mouono le figurine,fi licitano le mete,fi tirano pietruccie,ouero oua . fuona* no le trombe,ck fi fanno altre cofeper bellezza oltra il propofito. In quelle machine ancho onero ih una colonna, jo ouero in un pilaflro fi deferiuono le hore,lequali una figurina ufeendo dal baffo de una uerga dimorerà per tutto il giorno,& l'aggiunta^ la leuata de i cunei ogni cli,& ogni mefe forza à far le breuità,e longhezze delle hore.Ma il rin chiuder dell'acque, accioche fi teprino quelli finimenti fi fi in quello modo. Si fanno due mete una foda,& una có- caua fatte al torno di modo, che una polla entrar néiraltra,& con la ideila'regola lo allargàrfi,<Sc lo llrigneriì di quel le mete faccia il corfo dell'acqua,che uiene in que uafiò gagliardo, ò debile. Cofi con quelle ragioni.ck. rnachinatio- ni fi compongono gli horologi all'ufo del uerno. Ma fé per l'aggiunta, per lo leuare dei cunei,non faranno approua te le b'feuità,ò gli accrefeimenti de i giorni, perche fpeifo i cunei fono difletto fi,egli bifognerà sbrigarli in quello mo do . Eglili deferiuerà attrauerfo d'una colonnella le hore prefe dallo analemma, è fondamento loro, & fi corifieche* ranno nella colonella le linee de i meli, facendoli quella colonnella in modo , che ella fi polla girare, acccioche uol- gendofi la colonna continuamente alla figurina & alia uerga , dellaqual uerga la figurina ufcehdò dimoftra l'hore, j0 faccia le breuità, & gli accreicimenti dellhore fecondo ciafeun mefe. Fannofi ancho gli horologi del uerno, che det- ti fono Anaporici, d'un'altra forte. Et fi fanno con quelle ragioni. Si difpongono le hore di uerge di rame dai cena tro nella fronte difpofle dalla deferittione della analemma,in quella deferittione fono circondati i circoli, che termi- nano gli fpacrj de i meli . Drieto quelle uirgule;fia pollo unTimpano, nelquale fìa deferitto, oc dipinto il cielo,et il circolo de i fegni, & la deferittione di quel circolo fia figurata da i dodici fegni celeflf,dal cui centro e formato lo fpa- tio di ciafeun fegno,uno maggiore, l'altro minore , Ma dalla parte di dietro à mezzo il Timpano è inclufo e ferrato un perno, che fi gira,& in quell'aflè e una catena molle di rame in uolta ,dallaqual pende da una parte un fecchiel- lo, Phelios, ò Timpano, che fi dica, ilquale è alzato dall'acqua, dall'altra di egual pelo del fecchiello e una faccoma di faorna. Cofi quanto il fecchiello fera folieuato dall'acqua, tanto abballandoli il contrapefo uolgerà il perno, & il perno imiterà il Timpano, il cui giro fa alcuna uolta, che maggior parte del circolo de i fegni, alcuna uolta mi 4» nor nelle riuolutioni fue fian àfuoi tempi diffegnate le propietà delle hore, perche in ogni fegno fono i cani per= fètti del numero de i giorni di ciafeun mefe, la cui bolla, che ne gli horologi pare che tenga la imagine del Sole , di- moftra gli fpacrj delle hore, quella bolla trapportata di foro in fòro fa il corfo fuo del mefe compiuto. Adunque fi come il Sole andando per lo fpacio de i fegni allarga & ri fingile i giorni,& l'hore. cofi la bolla ne gli horologi per li punti contrailgiro delcentro del Timpano ogni giorno quando è trapportata inalcuni tempi in più larghi in ala cimi in più flretti fpacrj con i termini de i meli fa le imagini delle hore,& de i giorni. Ma per la adminiilratione del l'acqua, in che modo ella fi tempri alla ragione, cofi bifogna fare. Drieto alla fronte dell'horologio fia pollo di den- tro un cartello,ò conferita d'acqua,nelquale per una canna uadi l'acqua^quefli nel fondo habbia un cauo,& à quello fia affitto un Timpano di rame, che habbia un foro,per loquale uentri l'acqua, che uiene dal caflello,& inanello fia un timpano minore fatto con i cardini al torno con mafchio,è feminajra fé conìlretti di modo,che il timpano mino ^ 0 re come un manico girandoli nel maggiore uada affettato,& dolcemente. Ma il labro del Timpano maggi jre fia fé* gnato con ?5; punti egualmen te diflanti uno dali'altro,ma il minor cerchiello nell'ultima fua circonferenza habbia fitto una lenguellajla cui cima fi drizzi uerfo la parte de i punti, & in quel cerchiello fia temprato un foro da quel- la parte doue l'acqua influifee nel Timpano, & conferita l'adminillràtione. quando adunque nel labro del Timpas no maggiore feran le forme de i fegni celelli,fia quello immobile,& nella fommità habbia formato il fegno del Can ero. al perpédicolo delquale,da baffo fia il Capricorno,dalla delira di chi guarda la Bilàcia, dalla finiflra il fegno del Montone, & cofi gli altri fegni tra gli fpacrj loro fiano diffegnati al modo,che fi uedono in cielo: Adunque quando il Sole fera nel cerchiello del Capricorno,lalenguclla nella parte del maggior Timpano toccando ogni di ciafeuno punto del Capricorno hauendo il gran pefo dell'acqua corrente à piombo uelocemente per lo foro del cerchiello lo fcaccierà aluafo,allhora quello riceuendo queli'acqua(perche prefto fi empie) abbreuia, & contragire gli fpatrj mi- <r« nori de i giorni & delle hore. Ma quando col quottidiano girare la lenguella nel Timpano maggiore entra nello Ac- quario il foro uiene à perpendicolo, & per lo corfo gagliardo dell'acqua è forzata più tardamente mandarla fuori,co fi con quanto menueloce corfo il uafo ricette l'acqua egli dilatagli fpacrj delle hore. ma falendo perii punti d'Ac- quario^ diPefcicome per gradi il foro del cerchiello toccando l'ottaua parte del Montone pretta l'hore equinot- tiali all'acqua temprata, che fale. Ma dal Montone per gli fpacrj del Toro,& de Gemelli falendo àgli altri punti del Cancro andando per lo foro ò Timpano della ottaua parte,& da quello tornando in altezza, fi debilita di forze & co fi più tardamente ufeendo l'acqua allonga gli fpacrj con la dimora, Et fa le hore folllitiali nel fegno del Cancro. Vuole Vitr.che gli Equinottij, cr i Soljìitij fi facciano in otto gradi de i lor fegni, ZT comincia l'anno quando il Sol entra in Capricorno,
Ma quando egli inclina dal Cancro, & uà per Leone, & Vergine^itornando à i punti della ottaua parte della Bilancia,
& di grado in grado abbreuiando gli fpacrj, egli acorza le hore,& cofi peruenendo à i punti della Bilancia, di no- 70 ito rende l'hore equinottiali.. Ma per gli fpacrj delloScorpione,& del Sagittario più procliuamente deprimendo fi il foro ritornando col girarli alla ottaua parte del Capricorno con la celerità dell'acqua , che fale e reflituito alle breuità delle hore brumali. Quanto più commodamente ho potuto, io ho con diligenza fcritto, che ragioni fiano nelle defenttioni degli horologi,& de gli apparati loro,accioche ageuolmènte fi posfino ufare. Reifa che io diiiorra fopra le machine, e principrj loro, & però io cominciero à fcriuere di quelle cofe nel feguentc uolume, accioche fia perfètto,ck finito il corpo emendato dell'Architettura. mente
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N O N O. , 44*
Mote Mie inuentionì fono fiate quelle dì Ctefìbio, er uoleffe lddio,che il tempo non ce le haueffe rubbite. Noi emaneremo la mente di Vitr.
con quella facilità,* breuità, chef può in cofe tanto difficili. Lo anakmma defcritto di fopra fera il modulo del nofiro horótogio . piglia adun- que la linea lacotomus hg. er quella fìa il diametro d'una colonella fatta giustamente altomojl cìrcolo de i mcfi r, e. g. fera la circonfiretts Za della colonelU. quefio dutiderai in n parti eguali néU'ultima fua circonferenza fopra la tefia della coloneUa. er da ciafeun punto della di uifìone iafeierai cader à piombo longo la colonnella le linee fin'offaltra tefla, quelle diuiderano lofiìpite della cohnella in dodici partì eguali deputate àglifèacij de i dodici fegnì. una di quelle linee, che caderà dalli tefia della linea lacotomus feruirà al princìpio del cancro, l'altra, che cader à dall'altra parte feruirà al principio del Capricorno, tirata poi una linea fopra la tefìi delia colonnelli in croce alla linea laccto* ntus una di quella linea,che caderà dall'una delle tsjìe ci feruirà al principio del Montone,l'altra ai principio della BiUnza. ma le altre linee, che cader anno da gli altri punti ci feruiranno à i principi) de gli altri mefi, come fanno le lìnee tirate ne i Cilindri. Disegnerai anco udendo digrado in grado le linee per ognifegna al modofopra pofto,piglU poi dallo analéma lo fèudo che è dallo a al n. fopra requinottiale er quello io diuiieraiin dodici parti eguali, il flirtile farai detto fèudo dallo a alx. e? quelle partifxano rapportate nella colonnella fopra le lìnee del Mon ione, er della Bilancia . fimilmente piglia dallo anakmma lo fèacio cheédayalK. er dallo falg. che è quello ifteffo e partir aìh in %% parti eguali,??' quelle Rapporterai dallo anakmma alle linee del Cancro, e? del Capricorno néia colonnella, ma quelle del Cancro cominciare ì fegnar dal baffo,?? arderai all'in fu. e? quelle del Capricorno fegnerai al contrario dal di/opta al baffo. il fìntile farai tirando nello «nalem* m& iraggi degli altri fegnì, er quella parte de i diametri,che fera fopratorizonte e a ì. partirai in dodici parti, er quelle tr apporterai nella colonnella alìefue propie linee fimilmente il refiante de i diametri fattoi'orizzonte partìraiìn dodici parti,& quelli trapporterai,come le aU tre nella colonnella, er tutti quelli punti delle diuifionifatte legherai con linee,quefìe linee fèranno le linee dette bore crefcenti per ordine, er feemanti fecondo il corfo del Sole .però le aggiugneraìi loro numeri di fotta. er i caratteri, è le figure dei fegnì celefli,alfuoluogo,come'fì fa ne i Cilindri. Drizzerai quefea colonnetta fopra un pia.no, er con un perno nel mezzo centro dal baffo la panerai in un, fòro Idi modo, che la fi poffa girare, ma prima circonderai il piede della colonna con un cerchielli dentato à tomo di ì6o denti accioche fiando la colonna dritta »o una ruota pofta in piano dentata fimilmente ogni giorno faccia,chi la colonnella fi moua ungrado, mala ruota piana fera moffa da un'altra ruota pur in piano da un dentello,che ne l'uno de capì del fuo perno fi pom,o" quefia ruotai giratada un altra con pari denti,ma pò* fìa in coltello er è dentata in fi-onte, tal che ognuna diloro girerà una uólta il giorno, fecondo che fi moucrà il fuo pernojlqual perno hauem do imolta una fune dall'uno de ifuoì capi hauera un fecchkìlo riuerfeìo, er teff'altra un ccntrapefo dì pefo eguale. Mail fecchkìlo fera in un uafo, nelquak n'entrerà {acqua, che caderà giù da un'altro uafo, er cefi zmtando l'acqua, (ìfolleuerà ilfecchiello, er ìlcontrape fo farà girar il perno , il perno girerà il Timpano è U ruota in coltello, er -quella in saltello moueri la ruota poùa in plano,hquale con lo dentei* lo,che hauerà in capo del fuo pernoÀura il mouimenio à quelh,che ognìgiùrnò moneta la colonnella ungrado, CT cofi in capo l'anno U colon nella hauerà fatto un giro. Ma per dimofirarkhore, eglibifogna temperar Vacaua. w quefio r.-odo. Va torture due Mete ò coni dì rame con dìligenza,una4dlequaHfi farà uou.-; J fera come fimina,laquak nella fui punta hauerà un fòro fattile fitto in un cauetto d'oro ,ò d'una Gemma, l'altra Meta fera fèda,?? cmetnafchh entrerà nella fimìnd,?? hauerà attaccala una regola, ?o dritìa.nel mezzo dotta parte più graffa, laquale hauerà nel m.ezzo per le: ^o una aprìtura., netta Mal aprìtura, hanno ad entrar .alcuni cu nei maggiori, ò minori fecondo il bifogno della. carcatura,,ò tempra dell'acqua. Et lafiminafiu accoramoiata in un ordimento ò telaro di le* gname,come nella figura fi uede > er li regola, ètnanicodd majcolofia retti, ejgouernato da due regiilri,tt cunei come il diffegno dunoUlra. Siano pojle quefìe Mete in modo,che dal di fopra da un.uafo,che Vitr:chiama cafìdh,ui cada tacqui dentro,io dico,chefel nufi hio col poner iti de i cunei fera alzato fuori della fèmitut ,quanto più d'acqua entrerà netta fhmia,mtrando l'acqua con maggior impeto, tanto più ne ufei* rà difetto dal Cauetto in un uafo pur quefio apparecchiato. §whe uolendo noi, che efea pia acqua bifognerà fegnar il cuneo, ò porui uno mag giare, ò aggiugneruì degli altri dì modo,che la ifteffa regola attaccata al ma/chiodo lem piu,ò meno fecondo il btfognaj!acqua adunque difeen dendoin un uafo alzerà uno fecchkìlo rhserfo, fu itquale poferà una regola ò uerga mobile, dallaquale ufeirà una figurini, che uoltata uerfo le bore diffegnate nétta colonnetta alzanàofi,?? .abbaffand&jì fecondo la tempra deUacqua, dimofìrerà oznigiorno le bore, mentre la colon* netta darà uoltà ungrado ogni di. &■ quando igiorni cominckrctnno à decìinare^nonfi pìglierà più l'acqua dal camello, ma fi apriranno le 40 Mete che faranno in fóndo dei uafo per lequale con fioro cunei accommoàati al diferefeerc de igiorni ufeirà l'acqua del uafo ,<& attaccane doilftcchiettoalcapo del contrapefo,^xl cernir apefe à quello, che sm attaccati* il fecchkìlo perlo calar deU'acqua nel uafo il fecchkìlo fi abbufferà O" la figurina ancor lei fé uemrà abboffando ey moftrerà l'hore^j- (gradi de i fegni di giorno, in giorno,come è detto di fopra. Et ìnuero è beila inuentione, conofeiuta dal Marcolino, er ci dimoiìra molte bette cofe , come parerà àchi ne farà la prona. "Coltra fórma dì horologìo è bellìfnna, & molto artificiofa, er utile atta dimoffrutìone ù'de cofe cekfli, crjì fa in quefio modo, er è diuìfo quefio trattamento da Vitr.in due parti, l'una è la campofìtione detto borologio, l'altra è U tempra dell'acqua, fimilmente la compofittone detto borologio è diuifd in dueparti, l'una è la dcfcnttione deile bore, l'altra è la defcritmne del Cielo, er del Zodiaco, la deferittione dette bore è prefa daUo anakmma, ma Vitr. non infegna à che vnodo,fimhnente ancho egli non ce ìnfegna il modo dì deferiuere il cielo, er il Zodìa co, però partitamente io efèonerò fecondo, che io la intendo. Lo analemma edunque fi pigliti dalla sfera pofia in piano con ragione di profèti tiita, fecondo}che fi deferiue una tauola dello Afirolabio. il modo e quefio. sia fatto un circolo ab ed. in quattro parti da due diametri dm* $ o fo, Quefio circolo rapprefenta il tropico-M Capricorno,dentro delquakfi ha à formare,^ lo equìnottìale, er il tropico del Cancro, iquali circoli fono minori per ragione dì profèettina, perche noi fé imaginmo di tener l'occhio nofiro nel polo oppoflo al nofiro, er guardar uerfo il nofiro polo t certo è che il circolo del Capricorno ci uerrà prima incontro,dapoì uerrà l'equinottiak,es in fin il tropico del Cancro, er an che il tropico del Capricorno ci parerà maggiore, perche fi uederà fiotto maggior angub,cr per effer più uicino all'occhio , er il tropico del Cancro ci parerà minore, er per effer più lontano fi uederàfctto anguto più Stretto^ cofi l'equinottialeferà maggiore del tropico del Can* cro,ej minore del tropico del Capricorno perle ifieffe ragioni,^ quefio fi deue auuertire, perche è cofa betta,??fecreta, per firmare adun* que l'equìnottìale, egli fi piglia, la declìnation del Sole dai punto b uerfo la a.O'fifegna al fuo termine il punto f. dalquak fi tirano due linee l'tt na al centro e. l'altra al punto e. er doue la linea fe. taglia la linea b d .che in quefio cafa è la linea meridiana, fifa punto h. er allargata ìafe* fia dal centro e,al punto h.fifa un circolo, fhK z- ìlquak ciferue per lo equìnottiok,ZT la doue la linea f e.taglia l'equìnottìale, fi fa il pun* to f,er daipunto i al punto Kfì tira una linea, la doue ella taglia la lìnea b d.fifa il punto l, er allargata lafeila dal centro e alpunto l.fì fa <So un circolo,che ciferue per lo tropico del Cancro, er cofi hauemo tre circoli due tropici, er uno equìnottìale. bifogna poìfcgnaruironzorde à quefio modo, piglia la eleuatìone del polo,che qui fera ^grudìtietta quarta K h.detto equìnottìale cominciando à numerare dal punto li.et dal punto detta eieuatione, che fera m.per lo centro fi tiri unalinea alla parte oppoftanett'equincttUkjo' doue ella termina fìa fegnato n. da, poi dal punto K al punto ripa tirata una linea,zr doue quella taglia la Itneu b d. fìa fegnato ò fimilmente daipunto Kfia tirata un'altra lìnea per lo punto m, che pafiifin atta lima b d. prolungata,?? U doue ella tocca la linea b dfifegna p. er tra lop&loofì troua il mezzo Joprd la linea pbdey iuififegna q. er allargata Ufefia dalq atto e ,fìfa4entro del cìrcolo del Tropico del Capricorno una parte di circolo r 01.. quefio è Vorizonte obliquo. Dupor per fegnar le bore fi partono tutti gli trehi de i circoli fatti di fopra l'orizonte ciaf cuna in dodici partì eguali,?? cofi gli archi difètto in dodici parti, e? per la regola di trouar il centro dei tre punti fi legano inficine i punti de i tropici,coni punti equinoziali,! primi con i primi, i fecondi con i fecondi,?? cofi per ordine. e? à quefio modo feranno fegnate le horedequali vitr.uuok che pano fatte di uexge di rame, perche fiotto di effeui ha da andare uri Timpano,che ha il Zodiaco,?? il Cielo dijfegnato, però accioche fi uè 7® ^ da dì fiotto,è neceffArio far quefìe uirgide, i cui quadretti io ho adombrati, perche s intenda,che fono tagliati, ejèfati. Dapoì quefio egli fi fa un Timpano, e? fi gli dipigne fopra le Stelle er il Zodìaco,quefìi fimilmente è prefo dalla rete dello Afirolabio,?? fi fa in quefio moilofòr mafi un'altro piano con i tre cerchi fatti di quitta grandezza, ?? con quella ragione di prima poi egli fi piglia lo fèacio di mezzo tra il pun* to b.e? il punto %. fopra la lìnea bcd.r? iui pofla lafefia,?? attargatta fin al punto x.fi fa un circolo, queili ci rapprefenta la uia del Sole. Bcchptica nominata, fopra laquale s'haimo ì porre ìgraii deifegnit ilchefifa in quefio modo, pàrtiraLlo equinottiale in partì ?6o cominciai R. Hi do de
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z4* LIBRO
do dal punto f. ey paffando per lo plinto o Kb. fin che fi torni al punto fi dapoifi mimerà dal punto f, uerfo il punto o Vafcenàimento dritto
di ogni fegno,ilche fi fa à que&o modo. Entra netta tauola fottopofta con l'intiero fegno del Montone,cioc coatrenta gradi di effo, er trotterai aliincontro gradi 27 minuti ;4.,quefli numererai netto equinottìale dal punto fuerfo il punto 0 .cria doue termineranno fa un punto, ©" da quel punto al centro tira una linea occulta, er la doue ella taglia la Ecclìpticafa un punto iuiferk il termine del Montone, cofi trouerai nella tauola 37 gradi,& minuti 4.8 per lo dritto afcendimento dì tutto il Toro,zrì ripporterai alio iftejjo modo dal centro fopra la Ecclìptica, er lui ferì il fine del Toro, cr cofi di mano in mano compartirai con lì aiuto detta tauola tutta la Eccliptic4,nonfolamente fegnandoui 1 principi de ì Segni,ma ancho i gradi, er in ogni grado farai un foro nella circofirenza delia Fxcliptieajtel qualfòvo di giorno in giorno tr apporterai la botta,che Vitr. intende per io Sole,cbe moftra le bore negli horologi,il Timpano cofi disegnato fera pojìo àrieto le linee dette bore, er 0* gni di fi uolta compiutamente una uolta, ma la botta Stando firma per un dì nel grado, er nel fòro di quel Segno doue fi trouaìl Sole moftrerà Varco diurna,!? le bore, fecondo il crefcere, er il calar de i giorni, cadette hore,il Timpano fi uolge come s'è ietto dì fopra bauendo nel mez zofittounfufo,d,intornoilqualeèunacatenamolle come dice Vitr. cioè dì anetti ritorti e corti come la lettera S, dimodo,cbelafiuolgafa *o cìlmente,cr da, uno capoha uno fecchietto, er dall'altro un contrapefo di pefo eguale al fecchietto,ilqud fecchietto ejfendo dall'acqua fotteuato fa che la catena fi fuoige,ex ilfufofìmoue, er ilfufo moffouolta il Timpano. Ma.come eglifi babbìa 4 temprar l'acqua,accioche ognigìor* no fi ueda quejla differenza dette bore Vitr. ce lo infegna. Ma prima che io lo efipona panerò la tauola de i dritti afeendmenti de i fegni, fa* cendo auuertito chi legge, chefopra quefto Timpano eglifi può porrele flette comejianno nd cielo, er uedere i loro nafamenti, le altezze,i cadimenti3le latitudini,^ tutte quelle cofe, che netto Aflrolabiofi uedono,ilche porta diletto er utile,à chi l'intende. |
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TAVOLA DE I DRITTI
A SCENDIMENTI. |
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La tempra,
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NONO. M-7
La tempra deWacqua fi fa in quello modo, egli p fa drieto la ponte deWhorologìo una conferua deWacqua, laquale Vitr. qui o~ dtrou*
chiama cafteìlum ,à quefio caftello p fa un fòro difetto, accio l'acqua poffa ufeire, à quel prò è congiunto un Timpano, ey ancho egli h* un firo per lo quale entra l'acqua in effo dal capello, quefli feri di quella grandezza fecondo, che ricerca la grandezza dello hcrck* gio, la materia delquale è di rame rifletto all'acqua, che egli tiene del continuo. quelli è immobile, er ha fegnato nella fua circonfta renza di tanti punti quanto fono giorni att'anno, er ancho egli ppuò fare un zodìaco i gradi dei fegni delquale ridondino à tgior* m de i mep, fecondo che egli p può trarre dalla tauola fotta poHa. diffegnato pa nella fommità il Cancro, dalla defxra di colui, che guar* da la Libra, dalla pniftra il Montone, di fatto il Capricorno, er tra que&i pano al luogo fuo deferitti gli altriffegni, Z? igradi loro 4 ìquali di fatto pano i giorni,i nutn eri,ej i mep rifondenti à i loro propi fegni. Tira poi una linea à perpendicolo dal Cancro al Capricorno, laquale è come diametro del Timpano, partirai poi la circonferenza del detto Timpano in parti noue eguali, er fecondo la larghezza di una fifa il femìdìametro d'un'altro Timpano picciob,deUa circonferenza ddqnale fi fanno otto parti, er fecondo la dipanza d'una di quelle palio larga la fepa,er p pone un piede di effa nelmezzo del Tìmpano grande, er fifa un circolo di quella grandezza, ©* il Similepfa nel Timpa- no picciolo. quefto cìrcolo fi parte in partì fette egualì,una dellequalip parte in quattordici, una dellequalìp riporta dal centro del Timpa- no picciolo fopra il diametro, er ìuìpfa punto uerfo la parte inferiore], er fi tira da quel centro una circonferenza tanto quanto è una delle fette parti, er quefio fi fa ancho nel Timpano grande,er e quefio circolo come uno eccentrico, er tra quello circolo eccentrico e l'altro con* centrico dalla parte di fopra p fa un fòro nel Timpano grande ritondo, dalquale efee l'acqua, che uà poi nel Timpano picciolo, nelquaie Tu» pano picciolo fono diffegnati i medepmi circoli cioè lo Eccentrico, er Concentrico, er quelli partiti con certe linee, accioche per quelle papi l'acqua dal Timpano maggiore più e meno fecondo il bifogno, le altezze ò uacui de ì Tìmpani fi far anno fecondo la capacità deWacqua, che ri- chiede l'horologio,nel coltelh,et taglio,òpotè,chep éca,del Tìmpano minorepfa unfòro,che Vìtr.chìama Orbkulojàquale è attaccata una lenguella, da quello fòro e feci'acqua in un uafofottopofto. Quefti Timpani fono popi infume con ì Cardini loro fatti a torno dì modo, che uno entri neWaltrocome wiafchio ey femina, er il Timpano picciolo pa col piano fuo forato cop congìunto,er aflìttato col piano del Timpa* ,0 no maggiore], che nìuna cofa di mezzo ui poffa entrare, er d queftapmiglhnzaVìtr. dice che fono i GaUetti,ò i bocchini affaggiati alle cofe, egli accadera adunque,che uolendo noi temprar l'acqua la lenguella che è congiunta al firo del Timpano minore, drizzata da fé con l'arti fi» cw deWacqua di giorno in giorno alfegno, er algiorno corrente deferitto nel Tìmpano maggiore hauendo in quella parte il fòro del Timpa* no minore hora dritto bora piegato ,horaà perpendicolo, fecondo, che ricercherà ilpto di quel giorno manderà fuori più, er wcno ac- qua in un uafo di fatto^nelqudc fera iljecchiello attaccato aUa catena,come di fopra s'è detto, er rìuolgerà ogni giorno il perno ,-er il perno il Timpano dello hordagìo,er quello fecondo il bifogno,er benché pare che Vitr. uoglia, che la bolla,che tiene la imagine del Sole, fia à mano Rapportata di fòro in firo contra il giro del Tìmpano,niente dimeno l'ìngenìofo M.francefco Marcolino ha trouato il modo dìfare,che la len gueila, che nella parte dinanzi dimoftra l'hore (che noi chiamiamo raggio ) ritorni à drieto ogni dì un grado j er perche Vitr. uuole, che nel Timpano,che dimoftra l'afcendere,er difeendere de i fegni fopra la terra, pano fegnati i giorni de imep, liquali per effere ? 6$. ha fatto nella circonferenza del detto Timpano ò Ruota che chiamiamo noi 36$ denti partiti egualmente come dice Vitr. er come uuole effo Autore, gli ha 30 pofto nel mezzo ti fuo Cardine, cheferue p mafchìo,et feminaiet di poi ha firmato un'altro Timpano ò pur Ruota(come dicemo noìjde'lagra dezza della fopr adetta, er nel coltello ò circonferenza fua che uolemo dìre,ba fatto dentii<56.deftintì di egual portìone er quella Ruota ha anchor lei il fuo Cardine mafehio effemina ìlquale non è cop detto da Vitr.fenza gran conpderatione er nel firo di quefio perno, entra il Perno principale confetto,er ftretto di modo che girando ditto Perno per mrtu delia tempra de l'acquapgiri quella Ruota con effelui come fefuffero una cofa medepmab et dipoi nel Perno di quetla Ruota,p pone la Ruota nella qualfonfegnati igiorni di ciafcun mefe er i Segni Ce leftr-, lequali Ruote,gir andò il Perno,giranoinpeme in un Rocchello moffoda dette Ruote,er girando càtinuamète di c5pagnia,quella che ha un dente dipìu retta ogni dì ungrado in drietojl Perno deìlaquale uuole auanzare fuori della fazza dello Horologio effendegraie per il man co mezzo piede,er nella fua fommità fia accommodau lalengueUa della longhezz* quanto farà dibìfogno,neUaqu4feranno fegnati 1 gradì de i fegni da un tropico aWaltro, laquale feruirà à moftrare l'hore,cr il Corfo de i Segni er igradi il Verno, come dice Vitr. Et mettendop la lenguella al Perno dell'altra Ruota ìlquale farà più corto quattro dita moftrerà il Crefcerede igiorni er i Corp dei Segni et i gradi, er ^0 l'hore di tutta la State, perchepcome l'altra Ruota per lo dente di piu,moprail calar de igiorni quefta per lo dente de manco conia lengueU la moftrerà il crefeere de igiorni, er il calar delle notti. Auertendo che nella lenguella uà acconimodato tin Sole,ò bolla come dice Vitr. mo* bil e da poterfi tr apportar e ogni giorno in detta lenguella nel grado del Segno del giorno corrente, come fa la lenguella della tempra de l'ac* qua da fé' . Io uedo quanta dìfficultà p troua inuoler deferiuere quesìe cofe, rmfoi che conpdero, come quando la cofa fera inteftt,jf prenderà gupo .mirabile, uoglìo creder, che ogni fatica, ci parerà dolce, efoaue ♦ |
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TAVOLA
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LIBRO
TAVOLA DEL MOVIMENTO DEL SOLE |
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PER L'ANNO M D L V I,
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Feirdro,
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DECIMO
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A B Va' Animai, che portogli m*Vàfo Uut con firtpito.
T Vna canna torta the uota un* uafo. S> V»1Animai che heue àa una conca rmcrfcid, S Vtf Satiri/co tòctitncw? varo gonfio. |
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Timpani polii aU'axontro feritone Jk faccia, di ^utjlo Cuii^io j QuUìa éJopra e immobile e l'Atre gira fucfoda l'etufoibu i'a ^m
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1g!tj»t Figure foro pcfle per mftrave le Parti occulte Ae i Timpani, che femM perla tempero
te laapu i & nonno corgimti tifimi tome mila pallata figura fi mdc. |
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Libi o Utcum
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L I B R O DECIMO
DELL A A R C H I T E T T y R A
D I M. V I T R V V I O. PROEMIO.
IC E SI che in Efefo nobilc,& ampia città di Greci è fiata da i loro maggiori con du»
ra conditione, ma con ragione non iniqua un'antica legge ordinata : perciochc PAr* chitetto quando piglia à fare un'opera publica, promette "prima quanta fpefa ui ha d'àdare,fatta la ilima ai magiflrato fi obbligano i fuoi beni,fìn che l'opera fià finitala* quale fornita,quando la fpefa rifponde a punto à quanto s'è detto, con decreti, & bo- llori l'Architetto ukne ornato ; & fìmilmente fé non più del quarto fi fpende, quello aggiugner fi deue alla ftima,& fi rillora del publico,& egli à ninna pena, è tenuto,ma za quando più della quarta parte fi fpende, egli fi piglia il dinaro dei fuoi beni al fornii mento dell'opera. Dio uoleile,chè i dei immortali latto hauefTero,che non folamente alle pubìiche,ma alle prillate fabriche quella legge fufle (lata al popolo Romano ordi- nata,perche non fenza calligo gli ignoranti ci affasfinerebbeno,ma folamente quegli', che con fottigliezza delle dottrine prudenti fono, lenza dubbio farebbono profesfione d'Architettura, ne i padri di famiglia indotti farebbono à gettar infinite fpefe, perche poi da i loro beni {cacciati fo'fiero,& gli Architetti còflrct ti dal timor della pena più diligentemente il con tordella fpefa facefiero,accioche i padri di famigiia,à quello,che pro- ni ito haueflero,ò poco più aggiugnende cìrizzaifero la forma delle fabriche loro : percioche colui che può prouedere di quattrocento,fe accrefeierà cento piu,hauendo fperanza di condur l'opera,à compimento,con diletto, è piacere è [trattenuto : ma chi aggrauato dalla metà della fpcia ò di più,perduta la fperanza,dc gettata la fpefa rotto il tutto co ? # animo difpcrato,è conftretto à lafciar ogni cofa. Ne pur questo difetto è ne gii edifki,ma ancho ne i doni,che dai ma giftrato fi danno al foro de i gladiatori,& alle fceue de giuochi,à iquali ne dimorarle iuduggio fi cociede, ma la necci- fità con prefììfo tempo di fornirgli conitrignejCome fono le fede de gli fpettacoli,& il pomi delie tede, & tutte quel- le CQl~e,che all'ufanze della feena, al ueder del popolo con fattura,& apparato Ci fanno. In quefte cofe neramente bi* fogna hauer del buono,è penfarui ben fopra,perche ninna di quelle cole fi può fare fenza indurirla , & manifattura, & fenza Uaria,& rifu eglia ta uiuacità de lindi : perche adunque tai cofe ordinate fono à quello modo non pare, che fia fuori di propofito,pnma che fi dia principio alle opere,che cautamente,óc con diligeza fi efpedifchino le ragion loro. Qiiando adunque ne la legge , ne la confuetudine ci può forzare à quello, & ogni AnnoiPretori e gli Edili per li giuochi apparecchiar deono le machine, ho giudicato non alieno, poi che ne i libri paffati s'è detto de gli edifi ci, in queilo,che ha la fomma terminatione del corpo dell'Architettura, efponer con precetti, quali fiano i principi ^0 ordinati delle machine à quello conuenienti. 51 Ora condotti. fìamoaU'ultimokuoro,come dice Dante,®' ci reftdlaterza parte principale delt Architettura pofiane^.a
cognìtione, er nella difbcfitione delle machine, er degli tiramenti, bella utile,® merauiglia fa pratica, imperoche chi è que'do,che non guardi confiupOre un hmraofopra le fòrze fue aiutato da un pi:ciolo frumento leuarc con grandtfima agevolezza un pefo fmifuratoì con debilfme artifmofamcnte rwolta folle/un: unfaffo appari d'un monte ponderofof chi non legge.con merauiglia le cofe fatte da A rehimedef chi non pauenta aU'hombde wucntione dell'Artiglierie, lequa* li. ®~ col fuono, ® con l'empito, ®- con gli effetti imitando i tuoni, i baleni, er i fulminìi, con internai tormento fono lajirage del genere humano f ma Infettino i terrori da parte, quanta utilità di gratta, quanto piacere ci pretta la imentione delle ruote, il modo di alzar l'acque, glijirumenti da fiato fé cofe che da fé fi mouonot et que'do che fa la natura,perche niente fu di uotoì None dunque che $ e noi merauiglia prendiamo ,fc quefta è una parte delle principali dell'Architettura. Di quefta adunque tratta Vitr. nel decimo, er ultimo li* bro fecondo la promeffa fattaci per ìnanzi- Di quetìa ancho ne ragioneremo noi quanto al prefente negotio filmeremo btfognare: A uuertendo prima (fecondo che negli altri libri fatto banano) àgliutili precetti dati da Vitr. nel proemio di quefto librerei quale,Dio iwleffe,cbefì come fi troua un mirabile proucdimento,ccjì eglififfe offeruato fempre, er/ì offeruaffe tuttauia, perche effendo Hata una legge in Ejifo,cbcgh Ar- chitetti laude,?? honore meritaffero,quando k fpefa delle fabriche non fuffe maggiore,di queìlo,che predetto haueffera,®' di danno, è biafuno fuffero debìtorì,quando oltra la quarta parte eccedejfe il primo computo, fapendogli huomini,che fabricar udeffe.ro di che morte baueffero à morire J) non fi lafciarebbero imbarcare, effendo la fpefa maggiore delle fòrze loro,ò à tépo prouederebbono al bifogno,®1 non fi farebbe queU lo,che à dino&ri moki fanno,che per una certa uanità (credo io) con prillate fòrze cominciano cafe regali,?? fé ne rejìanoful bello , hauendo però fornito,® adornato con quella fpefa che fi può maggiore le parti fatte con iftucchi, oro, pitture, cguamimnti tali, che fé il tutto à que principi rijfonieffe, non batterebbe impegno à dargli compimento di modo, che quello,cbe è fatto, fi getta, er quello,chefi deue fare, s'aban 60 dona. M.a Ufciamo quelli parere,ò ejfer quello,che parer,ò ejfer uogliono,confidandoft noi ne i precetti, er ne i pareri de i buoni crediamolo- me altre fiate s'è detto)che 1 meglio jpefi danari fono que primi, che fi danno 4 un buon'Architetto, perche da quella prima fpefa ogni cofa prende un buono mutamento,®- douendofi /pendere de molte migliaia di feudi, ejfer non fi deue parco,a chi ben conpglia, per afìicurarfi quan to più fi può,per l'utile,® per l'honore. Quella legge adunque, che dice Vitr. ejfer fiata inEfefo con dura conditione, macongiujìa ragione ordinata,ilaria bene à nojtrigiorni,er in quelle cofe ancho , doue è piufubita occajìone diffendere,piu pericolo di deliberare,®" mai common dita di ueder ne il conto,come è ne gli apparati delle /è#e,cr de i giuochi publici,nelle fcene,& ne i concien,che fi fanno à tempori e 1 quali R.o mani del publico fbendeuano gran quantità di dinari, doue è neceffariohauere}ideli,et ingeniofì mim{lri,fueghati inuentori,^ ejfercitati Ar chitetti delle cofe,che trouino la facilità,®1 non uadino per lalunga. Mora per fuggire quefta ignoranzà,ò uamti,e neceffario fapere come uà tutta la materia prefente,doue dopo il proemio jt ragiona deUe macbine,et degli injirumenti,fi dt quelli,che hanno riguardo àglifìudi della p4 ce,de iquali alcuni fono per còmodo,alcuni per diletto,come di queUi,che hano rifletto alle cofe della guerra,k doue nel primo capo Vttr.dijfìr 70 nifee che cofa è machina,quale differenza è tramachina,®1 inflr amento,difìingue le forti delle machiue,e tratta dell'origine di quelle,et dal fe- condo fin al nono parla delle machine da leuar,etirar i pef\,et ci efblica la ragione de diuerfì modi apar tenenti à pefì dal nono fin al terzodeci* mo ci dagli ammaeftramenti di far molte ruote, et artifici di alz<tr,e uotar l'acque, di macinare, et di far altre fimiglianti cofe utili, dallcquali partendofì dal terzodecimo fin al quintodecimo ci dimoflra la ragione di far le machine hidraulice ,chefono organi con ragione mujicali com- poni, che piaceuolraente per uia iacqua, tf difbinto mandano fuori dolci concenti, et ci dichiara poi il modo di imfurare il uiaggio fatto ò in caretta, ò in natte, et po]ìofine à quefti ragionamentipaffa àquelle machine, che ciferuono àbifogni dellaguerrajt à ifopraitanti pencola $ trattane)
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*M. LIBRO
trattando dal quintcdecimo fin aWultìmo di quelle machine,che tirano faette,dardi,e pietre, et dì quette,chefcuotono, e rompono k muraglie
fecóndo l'ufianz* defuoi tempi,®" cojì conchiude\eda fine all'opera hauendo pienamente attefo à quello, che egli ci ha promejfo, di modo che non farebbe condannato dada legge nette ffrefe,anzi lodato,®' honorato ne remerebbe. Noi fecondo t'ufanza nostra ridurremo tutta la prefiem te materia fiotto un'affretto,e dijiinguendo paratamente il tutto aiutaremo con l'ordine la intelligenza, ®" la memoria di chi legge. Tacendo adunque la natura alcune cofecontra rutiliti de glihuomini, er operando fiempre ad uno ifieffo modo,è neceffiario che à, questa contra* rietà fi troui un modo,che pieghila natura al bìfogno,® all'ufo bimano,Quefio modo èripotto nell'aiuto deU'Arte,con laqualefì uince la na* tura in quelle cofe,nettequéieffa natura uince not,Ecco quanto ci contrajìa la natura neipefi,et nette grandezze delle cofe,®-fé nòfuffe l'in gegno dall'arte guidato,chi potrebbe alzare,tìrare, ®" condure le moli grandìfiime de fmifurati marmi ! drizzar le colonne He mete,egli obe lifei ! ehi uarar le naia, chi tirarle in terra ! chi paffar le portate digrojfe barche con i tragetti! certamente non baflerebbeno le fòrze humane, pcròybdlo è ilfiapere la cagionerà che operar fi paffa,efabricare tanta uarietà di machine,®' de jirumenti, Quefìa confideratione è pofta ®- *o alternata (otto due faenze,per cloche tiene riffretto con la faenza naturale riceuendo da quella ilfiuofoggetto, perche l'arte non opera fé non in qualche cofia materiale,come è il legno,ilfirro,la pietra,® altre cofe : ® è pofla fatto la mathematica, pche le bette,e fiottili r agioni,et dìmo fir adoni da quella riceue,® fi come ilfbggetto è mutabile,et uar labile,come cofia di naturalo fi la ragione è firma,et immutabile come cofia d'in tettetto,nefi cangia al uariar detta materia,imperoche la ragione del cìrcoloicome altroue s'è detto) è quella ifteffa in qualunque materia ella fi troue. il diffido uiene dal foggetto, come dalla forma il per fitto. però confiderar douemo con gran diligenza donde uegna il mancamento ,èla perfiettìone,lequalitì detta materia fono diuerfe,nate dalla mefcolanza de i princìpi, perche da quelli uiene il raro, il denfo ,il graue, il lieue,il graffo, il fiottile,l'affrro,il motte,il liquidojl duro,il tenace,®- altre qualità principali, è meno prìncipali,che aiutano, ò impedifeano la materia à riceuere la intentione dell'arte,come per euidente proua tutto di fi conofce,®fi uede anebo una figura effer più atta al mouimento, che l'ala tra, la grandezza ancho et il pefio portano fico molti comodi,® ìncommodi,perche tutte le cofe fono ne i propi termini rìnchiufe, ® da effa natura con eterna legge coflrette. "Dalla faenza naturale adunque fi hauerà ilfoggetto,® le qualità fue. Ma ragionando detta firma io dico, *° che imerauigliofi effètti uengono da mzrauigliofe cagioni, non è egli mirabile leuare un grandinino pefio con aggiugnerli ancho altro pefio i che una ruota per mezzo d'un olira,cbe al contrario di (inetta fi moue,dia ìlfiuo mouimento ad una terza ruota ! che in certe diftanze, e gran dezze una cofia rìefca,che altra que termini non può riufeire ! fono in nero tai cofe merauigliofe, però non è fuori di ragione, fé egli fi troua qualche propietà di natura mirabile,che di ciofia cagione, peròfaper potremo,che tutto nafee dalla leua, er la leua datti itadera ®* la ttade* ra dalla bilancia, er la bilancia finalmente dalla propietà del circolo, imperoche il circolo ha in fé cofe, che la natura- altroue non fuole porre infume, er quejiefiono molte contrarietà,dattequali uengono que grandi effetti, che fi uedono. Ecco fé il circolo fimoue , nonìfiafir* mo il centro ! mobile et firmo non fono contrari ? della ifieffa circonferenza non afeende egli una parte,et l'altra difeende ! fu ®"giu non fono contrari! la linea circolare,non è etto. ® curua è conuefsa ? fenza latitudine! quefti non fono contrari! effendo tra quelli ti dritto di mezzo! ®" le parti dì quella linea,che uien dal centro non fono in una ikejfa linea et ueloci,e tarde! quatofono,ò uicine,ò Votane dal centro ò dall'immobile cètro! bora ueloce et tardo non fono contrari? fi ueraméte, Quando adunque fia,che il circolo habbia in fé tante contrarietà,et tali,quali lana *° tura dettecofe altroue non patìfice, non è egli mirabìl quefio! ma quefio non è dal uulgo conoficiuto, pero molto più egliflupifce uedendo alcuni effètti,®' non fapendo da che procedìno/ffendo que mouimenti artificiofamente naficofi. Ma perche noi non andiamo col uulgo,intender doue* mo che tutti quefti effètti finalmente fi riducono alla ragione del circolo. Abbracciando adunque noi il diletteuole, ®il merauigliofo, che uiene dalla natura, ®" daffarte, dicemo chefiopra tutte le machine ò frumenti hauemo à confiderar e la orìgine, la diuifione, le regole. L'ori* gine è dalla necefiitì, che mone gli huomini per accommodarfi à lor bifognija natura gli infegna p proponendogli gli effempi de gli animali da i quali par e,che molti artifici pojfono bauer principio,ò la continua gir adone del mondo,che Vitr.dice effer come una macbinatione, er però an chofi chiama la machina del mondo, il cafip ancho ne apporta, ® l'ingegno dett'buomo,che dal cafio prende argomento,come fi può difeorrere , e questo ci può baftare all'origine. Ma quanto alla diuifione dico,cbe delle machine altre da fé fi mouono,que&e automata da Greci dette fono , altre da fi nonfìmouono,di quelle altre dette fono fiata da Greci,cioè firme, altre hypagonta,cioè fiotto condotte, perche hanno fiotto dì fé al cune cofie,che le danno ilmouimento. Dell'una,®1 dell'altra maniera ne tratta Uerone,® ce infegnaprima à fare un tempio ritondo,nelquale 4° fixa un Bacco, che con una mano tenga una tazza,®" con l'altra il Tirfo,appreffo uifia una Panthera, cr un' aitar e,et d'intorno le Bacche con Timpani,® con Cembali,® fopra la tefludine del tempio una uittoria alata, è coronata, doue ad un tempo fi accenda il fuoco fopra l'altare, Bacco uerfi dalla tazza il latte, dal Tir fa il uino fopra la Panthera, le Bacche d'intorno danzando facciano rumori con que Cembali, ®" la Vittoria fiuoni una tromba,e fi gire battendo l'ali. In un'altra dìffrofitione infegna àfiircaminar lefigurine,e andarJ tornare/ girarfi,®" fir mar fi fecondo il bifogno. M.a di quelle machine che da fé non fi mouono,cioè che non hanno dentro di fé il principio del loro mouimeuto, altre fi mouono da cofe inanimate,altre da cofe animatele prime dal uento,ò datt'acqua moffe fono,come battifèrri, fege,mollini,màtici,et altri edifi ci,che dell'acqua fi feruono,le feconde dallo aerehanno il princìpio loro,quefi'aere,ò, è rinchiufioj) libero, fi rinchiufo dìmofiramoltimirabi li effetti ne i uafi ffrirabili,de iqualì ne tratta il medefimo Herone ,fe l'aere,è Ubero i mollimda uento,alcune machine bidraulice, gliffriedi, ®" altre cofe di piacer fi fanno con l'aiuto di quello,Mafele machine fono moffi da animali,queftifono ò fenza ragione come buoi,cauaUi, che ti* vano carrì,uolgono ruote,àfono con ragione come gli huomini, iquali mouono molte msebine, er molti firpmentt ,fi per le occorrenze detta $° pace,eome per li bifogni detta guerra, come ne tratta Vitr. ©* altroue quetti,che fcrìtto hanno dell'arte militare, la onde per tirare,condure, CT alzare è pefi,le tagliere manoueUe,le fladere,le bilancie, le ruote, gli argani,et per aficendere in luoghi alti fono le fiale dì molte maniere ar^ mate,®1 di/armate,®1 per batter e,roìnare^i tirar da lunge erano anticamente le baleflre maggiori, è minori, gli arieti,le tefiuggini, le torri chefiopra ruote andauano, ® à noftrì tempi le artiglierie,® infiamma molte altre machine trouate fi fono,molte andate in difiufo, ®- molte fi troueranno per l'auuenireje ragioni dettequali comprefefier anno fiotto le regole,® offeruationì^he qui fiotto fi paneranno. Et quejta è l'unì* uerfale diuifione dette machine kenche Vttr, habbia hauuto riguardo atte più importanti,come nelfeguente primo capo uederemo. CAP. I. CHE COSA E MACHINA, IN CHE E DIFFERENTE DALL'ISTRVMEN»
TO, ET DELLA ORIGINE ET NECESSITA DI QUELLA. *>
A machina è una perpetua e continuata congiuntione di materia, che ha grandisfima forza,à i mo-
uimenti de i pefi. Diffinifce in quefio capo.Vitr.et dichiara che cofia è machina,come ella fi moue,quate et quali maniere dimachine fi troua- no,cbe differenza è tra machina,e ìfirumeto,cheorìgine,®' donde glihuomini hàno tolto le machine,èglìfirumèti.Quan to adunque apartiene atta diffinitìone egli dice,che, Machina è una continente,ò continuata congiuntione di materia, cioè di legno,che hagrandifiime fòrze 4 i mouimenti de i pefi. Et la ragione dimoflratrìce del modo di fare te machine, è detta fcienza,o arte mecanica,no però è fotto quello intendimcto,che'l uulgo abbraccia chiamando mecanica ogni arte ude,che fiacche quella è dei ta dalla macbinatione,® dificorfio che fi fa prima nella mente,® che poi regola le opere artificio fé per leuar i pefi, fair à luoghi alti, fcuoter le mura,® far quelle cofe att'humana commodità, che la natura operando ad uno ifieffo modo,come fa,non ci può prefìare, Quefia cognitio* 7° ne adunque ci da la regola di legare infieme, ò congiugnere molti legni per leuare i grandmimi pefi,®1fi bene in quefìe machine UÌ uà ielfcr* ro,non è però pofio come principal materia dette machine. Bifogna adunque,che la machina fu di legno, ò di qualche materia, che fi ttgna in* fieme in qualche modo,altrimente non fi farebbe effètto, perche le cofefeparate non poffono tender ad alcun fine unitamente. Ldfótlecitudinc adunque, ®- il penfiero,chefi ha di piegar la natura à noflra utilità, ci fa machinare, però uolendo noi tirar le pietre futte fabriche, è alzar Vacque,cbe tutte fono cofe, che dinatura loro refiftono aUufio noftrpj fòrza, che con lafantafia,eheè principio delle arti dal fine inuefli* gamola compofitione dello infirumento^ la doue la fantafia prendendo alcun lume dallo intelletto habituato nelle mathematice, uà ritrouanio una
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DECIMO. ' . ~ *st
una cofa dopo t'altra, gr legando inpeme per communicar i moumenti, fa quello, che pare ammirabile al uuko,ey pero dice Vitr.dopo la
'difjVHtwnc materiale della machina. Q ri ella fi ino ne per arte con molti circuiti de gì ri. Cioè la firma, er li principio delle macbi ne è d moto circolare, lo ci uedo m quefto luogo da dire,come in tutte le machine ci pia il moto circolar e,perche Vitr.dice quifotto.che la ma china, dafa'ur in alto no di arteria dt ardimento figloria,® fìmilmète fi uede in quella forte di machine;che egli chiama ffiritaliche no afono gìri,ne mouimenti circolari fé non in alcune fbecie,come fi uede iniierone, olirà che la dijfinìtione della machina non par canuenire à tutte qitefte (peciefemperoche non pare.chs ogni machina fa per mouer i pefi, ne meno fi faccia di kgno,come appare nella dtuifiene ddle machine pojia dìfopra, effe uolemo dìre,che Vitr.ha difftnito quelle machine, lequalifono de mouimenti circolari campojìe,come uorremo noi inten* der,che egli habbia. diuifo le machine, e fattoci tre maniere,una trattoria,come egli chiama, una ffiii-abile, una da/altre, io uorrei purefaluar quefto modo. Però fé noi intendevo che la machina h una continuata congiuntìcne dì materiali per materia non jolo s'intende kg no,ma qua* luuque altra cofa,ii che fifa la m' achina,quefto potrà firfe paffare,ma come può conuemre,che tutte le machine habbiano grandifiime jirze à i mouimenti de i pefi, fé machine ancho chiamati fono que uajìjpir abili* che pefo è i quelle? che mouimcntof lo dico che per pefo non job s3m tende quella grauita, che hanno le cofe ponderofi, è grandi, ma ancho quel mometo,gr quella inclianatìone naturale di andar ciàfiuna al fio proprio luogo,er quando artifictofamente fi conjìngne una cofa.gr aue dfalire, cr che la natura più prefto,cbc dar ii uacuo conferite ,che ali elementi olirà la loro inclinatione, ò afcendinotò difeendino, certamente quejìafe una gran uirtu, è fòrza, er quefto conjìrìgnere gli elementi e confomma folertia dal? arte flato ritrovato: la doue. ancho nelle machine fpir'abili fi uede quefto,crfìtmlmente rime machine fitte per afien dere,imperoche egli è cantra la ìnclinatione naturale, che un corpo terreftre.ò di acqua faiga in alto,®- che uno con funi, e ruote fi kui die ci me de gli altif'imi palazzhC?1 fi bene quefto artificio fi può gloriare più di ardire, che di arte, non è egli però un mirabile artifìcio ? poi cheli uede la diuerfità delle fiale da montar fopra le muraglie con tanti artifici fabricate, che ® difendono i faUtori, er offèndono chi contrafta, ey portano incredibili pefi,mouendofi con ruote,®'hauendo quello, che dice Vitr. Alle artigliane fintamente conuiene la diffinkione della machi- nacome chiaramente fi uede, fi perche è una congiuntione di materia ,fì perche ne i pefi fa effetti ftupendi fecondo l'ordine deli'uni utrfo, ® tQ in fortuna non è jlrumento,ne machina, che in qualche modo non partecipi de i mouimenti dritti,ò circolarifiche ancho qui fitto fera aa V itr. con bella indottione cofirmato, però con diligenza auuertir douemo alle cofe dette da X$tr. er non fi fimrrire al primo tratto, fi egli non fi fa incontra ogni cofa. Dimdonfi fecondo V itr. le machine ì quefto modo. Vna forte di machine è per " accendere j<j.uefta è detta in Greco acrouaticon, quali andamento all'infu ", l'altra fpiritale, ciie da i inedefìmi,è detta pneumaticon, la terza è da tirare detta uanaufon.
A quelli tre membri fi riducono tutte le altre machine,e tutti gli altri ftr amenti,uediamo no; che cofafe ciafeuna di queslte fecondo Vitr. Quella forte,che è per afcendere,è quando le machine, ieranno polle in modo,che drizzati in piede i fratricelli, & infie- me ordinatamente colligati i trauerfi, fi afeenda lenza pericolo a guardare l'apparato. Anzi io ui porrei quelle fiale,che s'appoggiano alle muraglie,delle quali ne i libri delia militiafì tratta,e tutto Udì dagli ingentefi faldati fi trotta* no a nari modìfabricate, perche ancho in quesìe non e meno l'audacia che Parte ,® di effe ne tratta Valturìo.
Mala maniera fpiritale e quando lo fpnito fcacciato co-riTefpreshoni , &le percoilc, & le noci fono, con ifinimen ti epreile. Molto pm abbraccia qucji'arte, che le machine hidraulice,comefì uede in Herone,doue oltrugli organi,olirà le noci.® i canti de gli uccelletti, oltra i fifehi de ifirpenti, er i fiotti delle trombe, che egli 4 fare con tnfttumenti ci dmoftra,ci fino ancho akriartifìcij,doue ne uoce,ne fuono fi finte,come è il notar diuerfi liquori per una iftefsa catinai quelli torà in una proportwiw bora in itti dira. il ter fa lir l'acqua,lo fbruzzare di odoriferi liquorile genti, ® altre cofe, che finza fiotto fi finno,che però tutte conuengono in quello, che a, effe è lofptrito, cioè l'aere fcacciato con l'efprefiiont. Finalmente la maniera da tirare,c quella,qùattdo con le machine fi tirano i pefi , onero alzati fi ripongono. Er quefto è facile, dapoì Vitr. compara inficine quefte machine e dice. La ragione di afeendere fi gloria non di arte, ma di audacia, 81 cpieila con catene trauerfi. & legature annodate, & con appoggi e contenuta,ma quella che entra con la poterla dello Spirito con le fatalità dell'arte confegue belli,e fcielti effetti ; Ma quel!a,chc al tirar de i pefi ci ferue,ha in fé commodi maggiori,& occàfioni piene di magnificenza alfa- AO fa de gli huomini,& nèlFoperare con prudenza rittiene grandisnme uirtu. Adunque di quefte tre maniere una fi nauta di audacia/altra difottigliezzaja terz* dì utilità . Della prima no ne parla Vitr.la filandola ( co- me eg'u dice nel fine di queBo libro) 4 foldati efierti,che fanno le fiale fecondo ti bifogno. Vi quella dt mezzo ne parla, è ne parla,quando ce in fegna la machina di Ctefibio, er la machina hydraulìca. rs della terza ne parla nei refio. Quefta terza adunque che trattoria, è da Vttr.no minata,ntVH operare può hamrbìfogno dì molto apparecchio, er per ciò fa effetti maggiori,er per questo dice, che fi dimanda machina, può ancho effer che fi contente d feti'opera fola, è bifogno non habbia di tanta fatturarne faccia fi grandi effetti,®1 quefta dice Vitr.che mera coti ■injìrirnienti, però ci fa differenza dicendo. Di quelle trattorie altre fi mpuo.no con machine, altre con iftrumènti,&.pare,che tra machina e finimento ci fia que- fta differenza,che bifogna che le machine con più opere,ouero con forza maggiore confeguano sii effetti lord,come le balille,& i preii de i torcolari, Ma gli finimenti col prudente toccamente d'un'opera ranno quello , che s'hanno propoilo di fare come fono ali inuolgimenti de gli fcorpionL & eie gli circoli dileguali. * ° Tutta la machina fi chiama bahfta,ò torculare,afeuna & all'altra è necefsario,che afta altra fattura, conte al torchio è quella tratte, che frane
l'uua detta prelo,ey Vitr.ci ha in figliato di fare il torculare nel festa libro al nono capo, jmtgliante cofa efii r dottea nello fcaricare della b^ti* fta,come fono le ftanghe, e i moUineHi, però queBtcfino dette machine, perche hanno btfogno di più opere,ectmeftramenti fi chiamano gli fior pwm,e catapulte, che con un'opera fanno gli effètti loro. Anifocìcii fitio circoli delia uida,ò coclea che fi dica, et perche ne gli feorpionì era* no alcuni fili ritortifprima raccolti cr poi rikfciatì che fpigne nano le faette,quando fi jearìcauano, però Vitr. dice Amficicìt, i capelli dcUe donne fifftfi fanno certe anelk, che fi pojjono chiamare Anìfocicli. Adunque è gli finimenti, & la ragione delle machine fono uccellari all'ufo/enza iqnali ninna cofa può efier efoedita. Dell'ufo delle machine, er de gli ftrumenti è cofa mamfeila però uenìremo all'origine, dice adunque Vitr. Ogni machinatione è prima nata dalia natura delle cofe,& ordinata dalla rnaeftra uerfatione de! mondo. Gonfideria-
ino prima la continuata natura del Sole,delia Luna,<Sc delle altre cinque ilelle,lecp.iah fé lenza machinatione II girai- ^° fero,noi non haueresfimo hauuto in terra la luce, ne là maturità de i frutti, & però hauendo i maggiori ■noilri'bene poflo mente à queflo,dalla natura delle cofe prefo hanno gli elTempi,& quelli imitando indotti dalle dittine cofe Iran no perfettamente efpiicato molti commodi alla ulta . Et però accioche fuflèro più fpediti,altrc cofe con mach.ine,6Jc co i loro uolgimenti,altre con iftrumenti fi apparecchiarono. Et cofi quelle cofe,che fi annerarono effer unii all'u fo de mortali,con iftudi,arti,& inflittiti à poco!" poco cercarono per ma di dottrine aumentare,Attendiamo di grafia alla prima inuentione di necesfità,che è il ueflire,có laniminiilratione de nari ftrumenti i congiugnimeli ti delle te- le con la trama,& l'ordimento non folamente coprendo i corpi noflri ci difendono,ma ancho ci accrefeono monella deH'ornamento.Copia del cibo non haueresfimo hauuta,fe flati ritrouati non tufferò i gioghi, e gii aratri per li buoi, & per tutti i giumenti,nela lietezza de Foglio,nel frutto delle aiti al piacer noilro haueresfimo potuto hauere,fé no fdffe flato l'apparecchio de imollinelli,de i preii,éc delle flanghe del torchio.Etle condotte di quelle no fariano,fe no 7<> fuffe.ro fiate ritrotiate le machinationi de i carri,& delle carette per terra,& delle nani per accjuà. SimilmeteTeffame delie fladere ,è bilancie con i peli ritrouato caua la uita co giufti coitami dalla iniquità de gli huomini. Et coli fono inumerabilé tepre di machine,dellequali no ci pare neceffario il difputare,perche ci nano ogni di perle malinconie fono leruote,i màtici de fabri,le carette,i cocchi,! torni, è tutte l'altre cofe, che per ufanza hanno all'utilità comuni occàfioni, però cominciaremo ad efplicar quelle cofe, che di raro ci uengono per le mani, accioche fiano mani feite. A me par e,che chiaramente interpretato io habbia » ciò che da Vitr. è fiata detto d'intorno all'origine, er ufo delle machine, però fi uenìrà alla efpofitione del fecondo cap. S 11 Cap. li. |
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LIBRO
GAP. IT. DELLE MACHINATIONI TRATTORIE DE I SACRI
TEMPI, ET DELLE OPERE PVBLICHE.
RIMAMENTE ordineremo quelle cofe,che ne i fieri tempi, & alla perfèttìone delle opere pu-
biche lì apparecchiano,ìequali à quello modo fi.fanno.Drizzatili tre trauicelh fecondo la griidcz za de i pefi,quelli dalle tette di (opra congiunti da un pirone, & da bailo allargati fi drizzano po= fle le funi dalie telle,& con quelle atorno difpoiìe lì tengono dritti Jegafi nella (omtriità una taglia detta da alcuni recamo . nella taglia fono due rotelle,clic ne i loro pernuzzi fi uolgono, per la rotei la di fopra fi fa paliar il menale,quefla fune dapoi fi manda a balio, & fi fa andar à torno la roteila delia taglia inferiore,& fi ripportaalla rotella di lotto della taglia fuperiore,& coli difcendealla inferiore 4 & nel fuo bncco lì lega il capo della fiine,i'altro capo della quale e rapportato tra i piedi della machina,et ne i pianuzzi quadra- ti delle traili di diétro,la doue fon allargati, ii ficcano l'orecchie,© manichi detti chelonia , ne icjùali li mettono i capi de i molinelli,accioche con facilità que perni li uoltino. Ma que mollinelli hanno.preilo i capi loro i bucchi tempra ti in modo,che in esfi portone accommodarfi le ftanghe,ma alla taglia di fottO lì legano gli uncini eli ferro,i denti de iquali s'accommodano ne i fasli forati, quando adunque la fune ha ii capo legato al raollineilo>& clic le fianghe me* nando quello lo uoltano,quello effetto ne nafce,chela fune uolgendoii à torno il moliiiiello li ftende, & coli inalza i pefi all'altezza,che fi uuole,& a que luoghi,done fi hanno à collocare. Qui Vitr. ci dimojìra come fi fanno gli finimenti da leuar i pefi, e porli doue fa bifogno nelle fabrkbe de i tempi, er delle opere publkbe. er prima ci parla della taglia, che egli trociea, ò ricamo dimandi : il più femplice modo è drizzai■una c4uaWetta,ògauerna che fi dica , di tra* ui ,ò antenette, per tifare inorai del nofiro Arfienale, accio meglio fi i pigliela pratica di tot cofe. Qijejìa gauerna fifa pigliandofì tre traui della grofjezz* c^e può ballare àfofìener i pefi, quejììfì drizzano, er di fopra fi legano infìeme con pironi,che fibule da vitr.detti fono, et z i piedi difotto s'allargano spigliati fi poi due taglie, che$ufeUe dittane fi chiamano,la firma deiUquali per la figura fi manifìfta^befona dame girelle,che orbicidi da Vitr.raggi da noi dette fono,che nel taglio dritto la loro circonfirenzt hàno un canale,nelquale s'inueHe il menale, da V itr .du&ario fune chiamato, kgirelle, ò raggi hanno nel mezzo un bucco,douc ui entra un pernuzzofebe afiiculo da Vitr. marpione fi chia* ma da noi,que£li trappafla per lo raggio, che è pofio fra un legno-tagliato ey canato, O" fopra quello fi uolge. A ttaccafi adunque una taglia alla parti di fopra, er f altra fi feruà per porla difotto,& l'ordimento è tale, pigliafì la fune, ey un capo di effaft tramatene nel canale del raggio di fopra,dapoi fi cala al più biffo raggio della taglia di fotta.et trappajfato p lofio canile, fi ripporta al raggio difotto della taglia fope fior e,sfattolo pajfare, fi cala nel raggio di jopra detta taglia inferiore,^ ini fi legafC altro capo della fune,che in abaniono fi lafcia,ò perche con le mani à fòrza tirato fia,ò fi raccommanda ad un motttnello,ilquale tra i piedi dettagauema,nelle orecchiente Vttr, Chelonia, noi ca-sli* gnole,ò gattelli chiamamo, fi uolge,con alcune flanghe, ò mancatile,o pironi,cbe fi dtchmo,che uccles da Vitr .dette fono,che entrano nelle te fie del moline'uo,i pefi fi attaccano ad alcuni unam,che noi ganzi chiamamo, <y Vitr .fòrcipi li. dimanda,quefìi fono atta taglia difotto attacca ? * ti,congiunti,come dimoftra la figura a, CT il refìo è chiaro per la figura b.doue è la taglia difopra,& per la figura.c. dvue è la caualetta , che ancho ponte da alcuni è detta,cr atta figura.d. doue è il molinello, cr le forti de molinelli,organico nafpi,chefuccule,CT ergata da Utiniyògre; elfi chiamano, fono alle figure e.f. fi come le forti de igx-izKmcmt ò fòrcipi fono alle figura K l. posto adunque la pratica delle taglie ueni* rò atta ragione di effe, acaoche ci fin noto la co fa fìgnificaia, e quella che lignificala fabric a,e d àijcor.oj'effitront la cagione delle cofe.ìson è dubbio che fé ad una femplice fune fi attacca un pefo,poniam calo di mille libresche tutta la fatica cr.fòrza non fin unitamente da quella fune fosìenuta,che poi fé la detta fune feri raddoppiara. er à quella una taglia d'un raggio appotìa doue pendi quel pejo, che la fune nonfia per ha uer il doppio meno di fatica,et il doppio meno di fòrza non bafli al alzar quel pefo.fior che fera poi, fé ci fcranno due taglie, ò più f a fé fi mal tiplicheraiino i raggi- non fi partirà quel pefo in più parti? non fi maneggiare più attualmente,non ci uorrà molto menar fòrze 4 tirarloker tofi,& di modo,chefel primo raddoppiamento lem la metà del pefo,d fecondo alquale refìa una metà fletterà uia la metà di quella metà che fera la quarta parte di tutto'l pefo,et dalla quarta parte della fòrza di prima fera il detto pefo leuato,la doue fé nonfujfe lagrauità dette funi, 4* l'afprezzd de ì raggi,et la tardezza del moto perii molti rauolgimenti detta fune,che fono i affitti nò detta formatta della materia,.un fanciul lo prejìamente alzarebbe un fmifurato pefo,ma dar tlfapone alle funijugnere i raggeli far bene le taglie con i raggi dritti,!'accodar i menali, che non s'intrichino,?) rodino inficine ,effendo i pemuzZ' 4 mifur&,et proportionati, fanno ageuoli quefie fatiche,? tato più fé gli aggiugneir.O i molinelli,che leuano la lor parte del pefo,ey detta fatica,come d moltiplicar delle taglu,et de i raggi,et queUi ancho più ageuclmente fi mouo no,q:ianto le loro Ranghejono maggiori, pche la lunghezza fi allontana dal centro,che è immobile,? tanto detto fia della ragione delle taglie. |
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DECJMO. zyj
GAP, III, DE DIVERSI VOCABOLI DELLE MA-
CHINE, E COME SI DRIZZANO. VESTA ragione di machinatione,ehe fi riuolge con tre raggi, fi chiama trifpafros, ma quando
nella taglia di lòtto due raggi, & nella difopra tre fi ruotano penta fpaflon,Ma fé per pefi maggiori fi apperècchie'ranno le machine,allhora fera necefiario tifare le traui,& più lunghe, & più grolle, & con la medefm.a antedetta ragione da i capi di fopra legarle,& co.ngiungerle con le loro fibbie e pironi,& di fotto con molinelli accommodarle. Scrcbeicome ho dettogli moìtitutdine delle taglte,ey de i raggi in più parte diuide il pefo, però la doue fi ha à leuar pefo io
maggiore,è ne cejja.no l'opera di più taglie,?? de più raggi,c? dal numero de ì raggireranno le machine nominate, però fé per tre raggi ieri ordita la fune,quella machina feri detta tnffafion,quafi da tre raggi tirato, fé la taglia difetto hauerà due raggi, ©- la difopra tre, da i c'uu que raggi paitaffa&onferà detta,ne latini, ne uolgari hanno la felicità de Greci nel compor qucfti nomi, fanno)! le taglie con più raggi,altre ne hanno un ordine altre due, er alcre più, come fi uede nelle figure. Ma bella cofa è l'ordimento delle funi, come bene e da praticanti cono- fciuto,cr le figure lo dimoftrano. tìora uediamo come fi drtazzano in piiedi quejie gauerne ò ponti.ò cauaUette,che fi dichino. Efpiicate le predette cole liano dinanzi alle machine immolate quelle funi,che arìtarie dette fono,è fopra le fpalle della machina difpolTi fiano per lungo i rittegni,& fé non fera doue ligarli,& riccommandarli,fiano conficcati i pah drit ti,& fermati col batterli bene a torno,& ini fiano le funi legate. Dapoi fia una taglia al capo di fopra della machina co una corda ìegata,& da quello fia ripportate le corde al palo,& d'intorno à quella tagliarne e ai paio alligata iì me ni la fune cerca il fuo raggio, & poi ripportata fia alla taglia, che al capo della machina, Oc d'intorno il raggio da Ha io fommità trappaflata la lune difeenda è ritorni al molinello, che è nella machina da baiìo,& ini fia legato, coi! forza- to il molinello dalle flange fi uoigerà,& da fé fenza pericolo drizzerà la machina, coli difpofte le funi d'intorno, & i rittegni attaccati a i pah con più ampio modo fera la machina collocata.ma le taglie,& i menali al fopradetto modo feranno ordite. Vjfr.ce infegna à drizzar le machine,^ chi ha ueduto come fé inalbora le naui,può intender qudlo,che egli dice, io effonerò la mente fm più fa cilmente,chefipuò, per drizzare adunque lamachinafi ferma ti piede di ejja ad un palo, onero ad altra cofa filabile, acaoche la machina ai punti dentro. Alla tejla fi legati non meno di due funi, acaoche una uada dalla defìra, l'altra dalia fimfira,cr quejle credo io che da Vitr. Mtarie,iyr da Greci protoni1, er da marinari fartie dette fono ,fiendefi poi per la lunghezza deUa\ machina un'altra fune, Uquale s'inucjìe in una taglia difopra, er in un'altra di fottio,éapoì queUo e alquanto difco&o targatiti jò il móhnetlo,alquak fi ripporta la fune predetta, che da noi codetta fi chiama ,fi come la taglia da piedi, è nominata paftecca, tirandofi adunque fopra il molinello, et uolgendofi quella furie , ,o fi drizzerà la machina apuntandofi al palo, er drizzata, che fera, fi reggerà poi al piacer nojlro con le fimi,che feranno dalia UejSfa,eydaÌ la fimilra,perche amoUando l'una,è tirando l'altra, fi piegherà doue fera bifdgno. ai a perche le dette funi bifogno ha nno di eflcre racconta mandate ad alcuna cofa, però douemo cattare una fojfa quadrata molto àfèndo,iiu fi fìende uno tram, alquale fi annoda la fune, che efee dal fittolo, fopra quejìo tronco attrauerfati fono de gli ahri pezzi, fopra iquali fi calca la terra, er cofì teniranno bene, nero è che pare, che Yitr. uoglia, che à que palfcbe efeono della terra ,fi attacche una taglia credo quefio per ammollare più commodainpite le funi. Ma l'ordi- ■mnto de i menali, er delle taglie fi farà al nioiofopra detto. CAP. UH. DI VNA MACHINA SIMILE ALLA SOPRAPOSTA
A CVI SI COMMETTONO COSE MAGGIORI MVTATO SOLO IL MOLINELLO IN VN TIMPANO. 4*
A fé porre in opera uorremo cofe di maggior pefo, e grandezza, non douemo fidarli de molinelli,,
ma fi come il molinello nelle orecchie è contenuto, cofi in quello cafo bifogna, che nelle orecchie u'entri un perno,nel mezzo delquale ci fia un timpano,che alcuni ruota,! Greci Ampheurefin, at= tri Pcriti-ochio detto hanno,& in quelle machine le taglie uaniio ad un'altro modo,perche & di fot to,& di fopra hanno due ordini de raggi;& in tal modo il menale fi fa trappafiare nel foro della ta« glia di fotto,che i due capi fieno eguali quando la fune fera ftefà,óc ini lungo la taglia inferiore ai« torchiata una cor diceiia, è legate ainendue le parti della fune fieno contenute in modo , che non poslino ufeire ne dalla deftra,ne dalla finiifra: fatto quello i capi della fune lì rapportano alia taglia di fopra nella parte eileriore,& fo- J8, no mandati giù dal d'intorno di raggi inferiori di quella & ritornano di nono a bailo , & s'inueitono nella taglia di fotto ii raggi dalla parte intenore,& fi riportano dalla deftra,& dalia finiilra ai timpano che è nel perno, & lui fi annodano, dipoi d'intorno al timpano un'altra fune fi ripporta alì'argana,quella uoltata a torno rinolgendo il tim« pano,& il perno, fa che le funi legate al perno fi ilendino parimente, Oc coli dolcemente fenza pericolo leuano i pefi. Ma fé la machina hauerà un timpano maggiore, ò nel mezzo,ò in una eilremità calcandoui in effo gli huomini, feri za la manifattura delPargana potrà hauer effetti più fpediti. Tutti la difficultà d'intender bene l'artificio delia fopraferitta machina,è pojia nell'ordimento deUefuni. Vitr. dice prima l'effètto fuo,che è di le uar pefi di maggior importanza,che la machina pojia al fecondo cap.poi dimoerà il modo di fabncarla, chiama egli coUosficotera quelle cofe, che er dipefo,<& di grandezza eccedono l'ordinario ,fe come colosfi dette fono le granéfitme \latue,cr che fono dimolto maggior mìfurìt della confueta. Drizzafi la caualletta dtgrofii,cr altitraui al modo fopradetto, poi fi fanno due taglie di quattro raggi per una, due difetto g0 er due dtfcpra "al pan,una di quelle, aUaqual fi attacca l'uncino hauer deue un buco da baffo,che pajfe al contrario de i pernuzzi de ifuoi rag gì l'altra legar fi deue al capo difopra della machina. L'ordimento è quejto,fìfa pajfare il menale per lo foro della taglia di fatto ,di modo chei -capi di efio filano eguali da una parte,zr dall'altra, quefii effer deano rippor iati alla taglia difopra, er inuejìiti dalia parte difiuort,ne i raggi di fotto,ma perche ftian firmi,cr téghtno dritte le taglie, prima che s'inuejlino,è necefiario legarli con una cordicella attorchiata,zr annoda* ta,chegli tenga dritti longo la taglia. Zaffati adunque i due capi per li raggi di fotto della taglia foperiore dal di fuori, fi mandano à baffo,cr fi fan pajfare dalla parte di dentro della taglia per li raggi difotto,ejr di nouo fi rapportano alla taglia di fopra, er fi fan paffare dal di fuori perii raggi difopra,^ mandati giù fi fan pajfare dal di dentro per li raggi dì fopra della taglia injirior e, dalla dejìr a, <zr dalla fi nijtra,& d'indi al perno del timpano grettamente fi legano, perche ejfendo à torno del timpano inuolta un'altra fune,è ripportata aW argana,ne fegue, che riuolta à tomo riuolgendofi il timpano, er il perno, le funi legate à torno il perno parimente fi ilendino,cr cofì dolcemente leuano igra dijiimi pefi. Et fé il timpano fujje maggiore, fi potrebbe leuar la manifattura dell'argana, perche gli huomini col calcarui dentro lo farebbe» j9 no girare agevolmente,perche nelle grandifìi ruote calcando gli huomini fi mouono grandifiimi pefi con una fune riuolta, perche è quella proportbtie del diametro della ruota aldiametro del perno,che è del pefo alzatoci pefo,ey allafòrza degli huomini, che fono dentro la ruo ta,z? però le flange deìl'argane effer deono longbe,accioche fecondo la proportione della lunghezza ciafcwio de i capi lorofcemi ti pefoja do uè fé raddoppiate feranno,riduràno il pefo alla meta,et quattro alla quarta parte di modo,chefecon unajlanga d un braccio quatcr huomini mouerano cento libre di pefo,egli auerrà, che con quattro jìanghe difei braccia, imedefmi ne leueranno due nula e quattrocento Joaratta però lagiunta del pefo delle flanghe,ùche importa poco. La figura delia machina, eoi fuo luogo, S iti Cap.V.
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tft LIBRO
CAP. V. D'VN'ALTRA SORTE DI MACHINA DA TIRARE
V VI un'altra forte di machina aliai ari ti fi ciò fa, & accomniodata,alla preftezza,ma il porfi à farla,
è opera di periti 5 imperoche egli è un traue,che li drizza in piedL& da quattro parti con rittegni tenuto,fotto i rittegni fi conficcano due manichi,;! k] uali con fura fi lega una taglia, fotto la quale è porto un regolo due piedi longo,largo fei dita, grò db quattro Je taglie hanno per larghezza tre ordini di raggi,& coli tre menali nella fommità della machina fi legano, & dipoi fé apportano alla taglia da baflo,& fi fan pattare dalla parte di dctro per li fuoi raggi di fopra, d'indi fi ripportano ; |
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a taglia difopra,& s'inueftono per la parte di fuori nella di dentro ne i raggi di fotto,quando feranno perla parte di
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dentro fcefi,& per li fecondi raggi fi «rapportano nella parte di fuori, & fi ripportano di fopra à i fecondi raggi trap
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paiTati tornano al baflfo, & dalbaffo fé ripportano al capo , &imieftiti nei primi raggi di fopra ritornano à i piedi
della machina. Ma nella radice di quella fi pone la terza taglia da Greci Epagon,da noftri Artemon nominata,legaj fi quella alla radice della machina, & ha tre raggi, per li quali trappo ile le fu ni fi da uno àgli huomini,che le tirino & co fi polifp porta leco q nere il pefo. Le ragioni delle foprafcritte machine non folo alle dette cofe,ma à cari care-, e fcancar le nani fono appa-
recchiate ; ftando altre di quelle dritte,altre piane polle ne Parcttoli che lì uoltano , & ancho fenza drizzar le traili nel piano con la la iftefia ragione temprate le funi, & le taglie fi tirano le nani in terra. Bella, er fattile ragione cr inuentione di Machina ci propone Vitr. cj ce infegna il modo di farla, l'ordimento delle funijaccommodarla per ti to rar i pefì, il uocabolo , er tufo ieffa, Dapoi ci fa auuerati, come 4 molti medi, ©" per moki effetti ci paterno feruire delle ragioni delle machine fopradette. Prefuppone egli che drizzano la imchìna,come s'è detto,**? dice,che l'ufo è per far preno,cr che è artificiofa,cr opera di perfone pratiche. Drizzafi un traue da capo del.quale fi legano quattro funghe egli chiama retmacoli,noi fartie,quesie fi lafciano andar in terra, ejfi riccommandano 4 pali,comc difopraj'ufficio di quelle funi e temr dritta la machina, che non pieghi pia m una parte, che in un1 altra, fotto quejìefuni òfartie, ò rittegni, che fieno la doue di fopra legate fono fi conficcano ne li lati del traue due manichi, tra quali è pofìa una tagliaci 4 quelli ben legata,ma fotto la taglia, come per letto, è una piana di longhezza di due piedi, larga fei dita graffa quattro, l'effetto di quejta,è tenir dritta la taglia,cr lontana dal traue, acciocché fi pcfjafar commodamente l'ordimento delle funi. Tre taglie ui uan* no,due dellequali hanno nella larghezza loro tre ordini de raggi, come ti incera la figura. l'ordimento delle funi è quefto,pigliar,fi tre mena- li, crfì legano bene alla fommità della machina al traue, icapi dì quelli fi lafciano andar giù, cr per la parte di dentro deUa taglia di fotto fi fanno paffare tutti tre ordinatamente ne i raggi difopra,cioè del primo ordine, paffati che fono tutti tre fé ripportano alla taglia di fopra, er 3 e fi fan paffare dalla parte di fuori nella parte di dentro per li raggi di fotto, er cofì difeendono per la parte didentro, er s'inueftono nel fe- condo ordine dei raggi, cr paffano alla parte di fuori queili dinouo fé ripportano alla taglia di fopra al fecondo ardine de i raggi er trappaffati che fono calano giù, er dai terzo ordine de raggi, fi ripportano al capo della machina, er inuefuti, che fono nell'ordine de i raggi di fopra tutti tre i detti menali, calano al pie della machina , doue è. legata la terza taglia, che da Greci è detta Epagon da U tini Artemon,da noi Panecca,queBa ha trefoli raggi di pari, ne iquali nanna 1 tre menali,ò codette,cbefi dicano, queflifì danno à perfone, che i tirano a tre per capo,doue con facilità fi Iettano i pefì,et la figura lo dimoftra in una mano de raggi nudipche meglio fé intéda et da prati càtiferà bene intefa. E quefìa forte di machina dalla moltitudine de i raggi è detta polifpafìon, l'effetto è takahe ammollando deslramète quelli nttegni,èfartie, fi può far piegare in che parte fi uuok,et deporre i pejì doue torna bene.Ma l'ufo di tutte le predette machine, quàdo p li loro uerfi accommodate feranno, fi efìende in più fattionìjmperoche et per caricar e,ZT per fcaricar e le naui fon buone,f arbore deUa natie ciferue Cr lefwiifue,ey quando il pefo è alzato appari della cojìa del mutilo, fi fa andar il nauìlio alla parte,cr in banda,ZT cofì il pefo fi fcarica, ò 4© in terra. ,b in altro nauìlio minoreje medefìme machine itefe in terra,z? ordinate uarano le nauì,& le tirano in acquaci tutto è poslo in bene dciommodark,cr afiicurarle ne i manichi, ZT in quelli ftramenti che Vitr.chiama Carchejì,che fono, per quanto filmo io,certÌjìrumentì,do uè entrano le §ange,che uoltano i perni delle ruote ,ò de i timpani ò de nafpfaitri dwono,che hanno la figura delia lettera ù., ma forfè fono.. fìmili à queUi,che noi chìamamo Paratoli fopra ìquali fi uolta una bocca di fuoco per tirar in ogni uerfo,comefì uede nelle naui,(y nelle gak* re j©" nella figur*. -CAP. VI. D'VNA INGENIOSA RAGIONE DI CTESI.
FONTE, PER CONDVRE I PESI.
O N è alieno dalfinftituto inoltro efponere una ingeniofa inuentione'di Ctefifonte,percioche uole do colini condure daiie boteghe di tagliapietra in Efefo al tempio di Diana-i furti delle colonne, no |
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fidando fi nei carri per la grandezza deipefi ,& per leuie dei campi molli temendo,che le ruote f»
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non fondailcro troppo,in quefitó modo tentò di fare. Egli pofe infierire quattro pezzi di legno rnol
to bene commesfi grosfi quattro di ta,due rfaiierfì trappofti tra due lunghi quàto erano i furti del- ; le colonne,& nelle tefte de i furti impiombò molto bene i pironi di ferro,che Cnodaces detti fono à gitila di perù uzzi,& in que legni poie gli annelli,ne iquaii haueilero ad entrar i detti pironi, & con baffoni di elee le gò le tefte,i pironi adunque rinchiufi ne i cerchielli liberamente fi poteano tanto riuoltare,che mentre i buoi fotto- pofti tirauano i furti delle colonne uolgendofi ne i pironi,oc ne i cerchielli fenza fine fi girauano.Hauenclo poi à que Ito modo condotto tutti i fu fti,6c efiiendo necelTario tirar ancho gli architraui,il figliuolo di .Ctefifonte Metagene nominato trapportò quella ragione della condotta de i furti aliaconclotta degli architraui : imperoche egli fece ruo te grandi da dodici piedi,& con la iftefia ragione con pironi è cerchielli ferrò nel mezzo di quelle ruote i capi de gli archkrauijOC coli eiTendo tirati que legni da buoi rinchiufi ne i cerchiellii pironi uolgeuano le ruote, & gii architra- s» ui ferrati come perni nelle ruote con la iftefia ragione,che condotti furono i furti delle Colonne,peruenncro al luogo doue fi fabricaua. i'eilempio di tal cofa,è come quando nelle paleftre fi {pianano con i cilindri i luoghi doue fi carni* na,ne però quefto haurebbe potuto fare le il luogo non fu ile flato uicino,perche da i tagliapietra ai tempio non ui ha più d'otto miglia ne ui e alcuna difcefa,ma il tutto è piano campeftre. JU mterp>rètdtione,zr la pratici fa manifcfio quello che dice Vitr.et cilindro era una pietra dì fórma di coIona per ìjpìanare,et orfare,come dice* ma noi i terrazzi, ma quanto Infogni prima penfarci fopra, auanti che fi dia principio 4 tali imprefc di condure le cofe grandi. Vitr. ci di* moftram un bello, ejfcmpio dicendo. Ma à noftri giorni eiTendo nei tepio doue era il coloiTo d'Apollo per 'uecchiezza rotta la bafa, è temedofi che la ffatua , non rainalfe,& fi rorapelTe,còcluiTero chi daile iftelTe petraie tagliaiTero la bafa.Paconio fi prefe il carico.Era quella |
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bafa lunga dodici piedi,larga otto,alta fei,quefta Paconio gonfio di uanagloria nó'come Metagene tentò di códure,
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ma con la ideila ragione ad un'altro modo ordinò di fare una machina: imperoche egli fece le ruote alte iy pi.edi,nel-
lequaii rinchiufe i capi della pietra^, dapoi à torno la pietra da ruota à ruota ui acconciò fufi grosfi due dita in modo , che tra fufo èfufonon era la diftanza d'un piede,okra di quefto d'intorno,ài fufi circondò una fune,& portoni fot- to i buoi tiraua la fune,oc coli, fciolgendoii la fune uoìtaua le ruotejma non poreua per dritto tirarle^ma la machina ufciua hora in una paric,hora io un'altra,dalche egli era forzato di ninnio utaria indietro, Secoli Paconio tirando» ■è ritirando .confumò il cìmuio, fi che egli non hebbe poi da pagare. EÉ
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DECIMO
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Et queftoluogo è ancho facile, perche Vaccniofece un rochetlo,come dicemo no i,nelquale ferrò la pietra,®- la corda, che era i intorno al detto
roccbeUo fi uolgeua bora in un luogo bora in un'altro, er però non poteua tirar dritto,ma quanto tiraua manzi ,tanto la machina fi torcetti, CT per drizzarU,tanto era necefjario tirarla in dietro,?? cofi la fatica era uana, come quella di Siffo,perla colpa della uanitàfua,leggi heone al feflo del feflo. GAP. VII. COME TROVATO S'HABBIA LA PETRAIA, DELLA
QJALE FV FATTO IL TEMPIO DI DIANA EFESIA. O ufcirò alquanto di proposito, è dirò come tremate furono quelle petraie, Piflodoro fu pallore, e
praticarla in quefti luoghi. Penfando gli Efefi di far un tempio à Diana , & deliberando di feruirli |
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del marmo di Paro,Preconeflo, Heraclea,e di Thafo auuenne, che in quel tempo Piiiodoro caccia-
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te à pafcoli le pecore in que luoghi,& iui cócorrendo due montoni per urtarli l'uri l'altro fenza in-
cótro lì trappaiTorono,& co empito l'uno percoffe il fallo co le corna , dalquale fcagliò una pietra di bianchisfimo colore,Dalche fi dice,che Piflodoro lafciafie le pecore ne i monti,cfc portafle quella crolla in Efeio allhora quando di ciò confultauano, coli deliberaron di honorarlo grandemente, oc gli mutarono il nome, che in uece di Piflodoro fufle euangelo ( cioè buon nuncio ) nominato,& fin'al di d'hoggi ogni tanti meli il ma- *nftrato di Efefo fi conduce in quel liiogo;& gli fa facrificio, & cafo che ciò fufle da quello pretermefio, è tenuto al- la pena. , , . , . La uanazloria inganno paconìójarte aiutò Ctefifcntc, è Net dgenejl cafo fece fattore à Pìffodoro. Et vitr. ci ha recreati con queSìa digrefÀom uedendocì hauere jlancd,cr intricata I4 fantafìa con ruote,corde,timpani,argani,ègirelle. Hora egli puff a dopo la fabnea ai dijcorjo, er fa foprale detttcofe una beUiftimama confideratione dicendo. t0 GAP. Vili- DEL MOVIMENTO DRITTO, E CIRCOLARE
CHE SI RICHIEDE A LEVAR I PESI. ELLE ragioni, con leqnali fi tirano i peli breuemente io ho efpoflo quelle cofe, che io ho giudicaa
te uccellane.
Vitr. nel primo cap.di queflo libro ha detto,che machina era una continua colligatione di legname, che hauea virtù grande à mouere i pefì . Queflo fin hora egli ci ha dimostrato. Uà detto ancho , che la machina fi mone con artificio di molti giri,quesla parte hora egli ci et fonemiche douemo por mente, per effer il fondamento di tutti gli artificij, altra che ci fa» __H ri intender molte belle cofe delle Mecaniche a(i Arifìotile. Dice adunque. Delle ragioni da tirar i peli, quelle cofe io ho breuemente efpoiìo,che io ho giudicate neceflarie,i mouinenti,& le uirs i9
tu dellequali due Cofe diuerfè, è tra fé dislimili come connengono, coli fono principi] à due operationi, uno di que principile il mouimento dritto, Euthia da Greci nominato,l'altro è il mouimento circolare chiamato Cyclotis, ma inuero ne il dritto fenza il circolare, ne il circolare fenza il dritto può fare che i peli fi leuino. La propofìtione di Vitr. è quefta,che il mouimento dritto,?? il circolare, benché funo due cofe diuerfe , er che fimiglianzd tra fé non habhiano
pure concorrano àfare 1 merauigliofi effetti,che tutto dì uedemo neU alzar 1 pefi,ne uno puòfìar fenza l'altro,ma come ciò adiuegna Vitr. d<i fefteffo l'efyone dicendo. Ma come quello,che io ho detto,s'intenda, cfponerò . Entrano i pernnzzi ne i raggi come centri,& nelle taglie fi pon
gono,per quefti raggi la fune li uolge con dritti tiri, & polla nel molinello per lo riuolgimento delle frangile fa,che i peli fi leuino in alto,& i cardini del molinello come centri del dritto ne i gatelli collocatile* ne i fuoi bricchi polle le flanghe imitandoli in giro le tefte à ragione di torno alzano i pefì. 40 Per indottione proua vitr.che il dritto,?? il circolare entrano à i mouimenti delle cofe,?? prima ne gli finimenti delle taglie, funghe, è molìnel
Imperché igiri,i raggi gli auolginienti rifondono al circolante funi,lc flanghe ì perni rifondono al dritto nelle foprapofìe machine,dapoi ne gli altri Slrumenti,come qui fotto dimoerà dicendo. Similmente come la ftanga,ò lena di ferro quando è apporta al pefo,quello,che non può da molte mani efler leuato,fot
topofto à guifa di centro per dritto,quello fopra,che fi ferma la manouclla)che hypomochliort da Greci è dettaglia- li fottoilanga, & poftafotto.il pefo la mano u ella, ò lenguella della 4ftanga,& calcato il capo di quella dalle forze d'un huomo folo, quel pefo fi lena. Molte quefliom pertinenti alle Mecaniche di AriSl.in poche parole poSlc, er riffolte fono da Vitr.in queflo luogo. Però confederar bifogna le re
gole generali, cri principi] di tutte. in ogni artifiaofo mouimento fono quattro cofe ilpcfo,laforza,che lo mone, loftrumento , con che fi mone, detto Veàis Latinamente, Mochlion in Greco, Leua in Volgare,cr quello fopra che fi firma la Leua Hypamocklion in Greco,Presfio fo in Latino, e Sottoleua direi in Volgare, tutte queste cofe dalla fodera atta bilancia, e? dalla biUnciaalla ragione del circolofi uanno riducen* do, offeruafi adunque, che le parti più lontane dal centro fanno maggiore, più prejlo, cr più euidente effètto, che le uteine, perche fono pitt lontane dallo immobile, er meno partecipano della natura del centro,?? pero in ogni flrumento confiderar fi deue, ò il centro,ò quello,che co me centro fi piglia. Nella bilancia adunque, e? nella Stadera il centro, è, quel punto del pirone, che trappaffa l'orecchia, che anfa, er la len* guella,che Effame è nominata. Quefto luogo del centro', e come la fottoleua , perche fopra quello fi firma la leua, er nella bilancia le brac* eia, ò raggi, che Scapi da Latini fi dicono, rapprefentano la leua, che fono come linee, che fi partono dal centro. Quando adunque que* fti raggi fono eguali digrandezza,& di pefo le tefìe loro effendo la bilancia fofpefa non piegano una più dell'altra, ma fono egualmente dijìatt ti. dal piano, ma quando fé le da pefo da uno de capi, fòrza e,che trabocche la bilancia, er più preflo traboccherà , ey con minor pefo quan* do il raggio fera maggiore, er il pefo più lontano dal centro per lafopradetta ragione, però dicefì nelle Mecaniche,che le bdancie,che hanno, i, fuili maggiori fono più eerte, cioè più pretto, er con minor pefo bilanciano, er più certo dimofìrano il pefo, percioche per ogni lieue ag- gQ giunta jì mouono, er in egual, ò, minore fbatio di tempo, fanno maggiore ftacio di luogo. Ma bifogna intendere, che tutte le cofe fan pari,?? che la materia fu unifórme, er eguale per tutto di pefo, er di lunghezza. Prendep la lunghezza de i raggi dal punto di mezzo,che per cenm tro, ò fottoleua fi pone, flenderai due raggi eguali mouendofì i capi di quelli uno aU'ingiu, er /''altro aWinfu comincieranno à diffegnare un cir colo ad uno ifleffo tempo, er ciafeuno parimente finirà lafua metà del circolo quando feranno peruenuti tuno al luogo deU7altro,ma fé i rag gi della bilancia non feranno di pari lunghezza mouendofì alfopradetto modo fegneranno circoli difeguali, fiche il raggio maggiore farebbe circonferenza maggiore,quandogli lafciaffe unfegno, er pero mouendofì lì uno, er l'altro capo ad un ifìefio tempo più ueloce mouimentofa* rebbe il capo maggiore. Queflo s'intende della bilancia, òfìa eUafoffcefa dal dìfopra, come fi ufa per la più parte, òfìafoflenuto con un pie di fotto come la figura lo dimojlra.Euui un'altra maniera di bìlacia,che piupre&o mezza bilacia fi può chiamare,?? è detta fladera,Quejta ha i raggi fuoi difeguali,et doueè il minore iui fi attacano,i pefi,in qu,efla,èil cètra ò la fottoleua,come nella bilacìa,doue è la lenguella! altro rag gio e maggiore,z? fi fegna co diuerfi punti, fopra ìquali uagiocado un pefo mobile detto il marco,ma da latini equipodio,et da Greci sferoma 7q affine,che hora più uicino, hora più lontano al punto di mezzo,leui i maggiori, er i minor pefì, quejli rifonde alla forza,che moue,che co» me forte mano calca il raggio maggiore nella fìadera,il fimile fa il fecondo pefo dal braccio minore, er [e egli fi mutaffe l'orecchie er la len* guella alla Stadera, fi può dire, che ellafuffe più bilancie, er per molte bilanciefi può ufare uariandofi ì luoghi delle orecchie, ey delle len» guelle per lo leuare de diuerfi pefì. Quanto adunque è più uicina la orecchia,cr la lenguella alla lance,che e quella catena,doue fi attacca il pe fo,tanto più fi leua il pefo,che e in effa lance, percioche la linea,cbe è doli'orecchia al marco è maggiore. Ecco adunque come lajìadera, er la bilancia fi riducono alla ragione del circolo. fimilme.nte la leua fi riduce alla iflejft ragione, perche la leua è come il raggio della bilancia la fot* S iiii fi firma
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LIBRO
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atfo
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toletta come il centro Jl pefo riffonde alla cofa moffa,® la mano di chi calcai colitiche moue,è quanto è maggiore lafianga dal punto eue elU
fi ferma tinto pia facilmente fi mone il pefo per le dette ragionici qui nafee, che spuntando un legno a mezzo nelle ginocchta,è tenendofì i capi di quello con le mam,quanto pm lontane fi teniranno le mani dal ginocchio,che è come centro tanto più facilmente fi romperà il legno, fi" md effetto ne nafeerebbe, fé eglifi calcaffe un capo del legno col piede,é difìante da quello fi teneffero le mani. Et ancho entrando un poco di cugno in un groffo,® duro zocco,é percotendofì con un maglio quel cugno, facilmente fi (pezza il ìègno,perche il cugno è come la leua,anzi come due,una di fotta l'altra d> fopra,® quelle parti del zocco, che fono tocche da quelle fono come centri ,è fottoleue,é la fòrza di chi percote è il mouente,® que'la parte del legno,che tocca dalla punta del cugno rìjfionde al pefo da effer leuato.Stmdmète quelle fòrbici,che hanno i mani chi maggiori tagliano ,o rompono più prefìo le cofe dure,che le minori, ® finalmente tutte le queèìiom mecaniche d'intorno à pefi fi riducono 4 que\le ragioni, come a chi confiderà può effer manifefiot però hauendo noi 4 baftanzà difeorfo fopra il prefente capo Seguiteremo Vitru* uio, il quale hauendo prouato nella leua il mouimento dritto,® detto l'effetto di efja, feguita à dirne la ragione, lo Et quello nafee perche la parte dinanzi più corta della leua entra folto il pefo da quella parte della fottoleua, che è co-
me centro,& il capo della leua,che è più lontano dal centro mentre,ch'è calcato facendo il mouimento circolare co- ftrigne col calcare con poca forza porre in bilico un grandislìmo pefo. 1/ mouimento dritto pronao ài [opra ha bifogno del j mouimento circolar e,questo prqua Vitr. nella leu<t, ilche fi uede chiaro, per cloche tanto il capo dei raggio minore,quanto del maggiore difjegna 1 circoli, come nella bilancia fé dimoilrato.
Sirnigìiantemente fé la lenguella della leua di ferro fera porta lòtto il pcfo,& che il capo col calcare non à baffo ma per lo contrario in alto fera Teuato la lenguella apuntandofi nel piano della terra hauera quello in luogo di pefo, & Fan- gulo del pefo in luogo di fotto leua,& coli non tanto facilmentc,quanto per la fottoleua alzerà, niétedimeno ali'op porto del pefo nel carico fera cormnofio. Quello,che dice Vitr. benché con modo difficile detto fìa, però fi può intendere à quefìo modo,che non follmente la leua fi adopera calcando uno to de capitandovi fatto effa Ima,® alzando il pefo,come egli ha detto difopra,ma alcuna fiata perfpigner un pefof, fi puntala lenguella della leua fotto effo nella terrajaqual lenguella è ferrata,®1 propiamente è la leua della fìanga,® l'altro capo fi alza con le mani, di modo che quel punto del pefp,che ha da effer fpìntoj come centro,è fottoleua, ® la terra è come il pefo, ® il carico, ®fi bene 4 quefto modo fi ffigne un pefo,non però co fi facilmentefé moffo, come quando tuno de capi s'inalza, er la figura di quanto s'è detto è al fuo luogo. Dalle fopradette cofe Vitr. conclude. Adunque fé la lenguella della leua è porta fopra la fottoleiia,sott'entrerà al pefo con la parte maggiore della ftanga, & il capo di quella fera calcato più uicino al centro no potrà alzarli pefo,fe uon(fi come è Irato foprafcritto)il bilico,& l'effaine della lena fera più longo dalia parte della tefta,et non fera fatto appreiìo il pefo. jo .Nc&» leua,come ho detto è il capo,or è quella parte che fi calca co le mani,è la lengue!li,che è quella parte,che fotf'entra alpefofvrrata da capo,
tutta la leua è in due raggi partitala quel punto, che tocca la fottoleua, fé adunque da quei punto alla lenguella fera il raggio più lungo, che dallo ifìeffo punto al capo,nonfì potrà leuar ti pefo, er la ragione,è in prcnto,percke il raggio maggiore rapprefenta la linea maggior'e,che fi parte dai centro,® però fa pm mouimento, ® quefìo fi proua da Vitr. in quefìo modo,quando egli dice, Et quefto lì può conliderare dalle rtadere, perche quando la orecchia e uicina al capo,doue pende la lance, nelqual Ino g'o ella è come centro,& che il marco,ò romano detto equipondio,netl'altra parte del Furto uagando per li fegni, qua to e più lontano condottole ben fu ile preffo all'eftremo del fufto,ancho con men pari pefo agguaglia il pelo , che è dall'altra parte,fe bene è gràndisfimo,& quefto adiuiene per lo bilanciar del fufto,& perche la leua è lontana dal cen tro. Et con la piccolezza del marco più debile Iettando in Un momento maggior forza di pefo fenza uehemenza dol cernente canfirigne dal ballo al difopra leuarfi. 40 Quefio ancho s'intende, per le cofe dette difopra da noi,quado dimagrato hauemo,che cofaf fìadera,che parti habbii,® che effètti faccia, Artfì.
nella uigefìma quinta quefìione,dimanda perche cagione la Madera co un picciol marco pefa grandinimi pefi, conciona che tutta la Raderà aU tro nonjìa,che mezza bilancia,per che da una parte fola pende la lance,sUaqualefi appende il pefo,dall'altr a fenz^t làce,e la fladera ifcioglicfi la dimandale la Raderà ci rapprefenta,® la bilancia,® U leuajmperocbe è fintile alla bilancia quando cìafcuna orecchia, er lenguella può mutar luogo fecondo la quantità de 1 pefi,che uolemo leuar e,& mutando il luogo, et facido diuerfi centrica una parte è la la~ce,ouer uncino do . uè s'appende il pefo,dall'altr a è il marco,in luogo dell'altra lance, ilquale tira il pefo,che è nella lance,er à quefìo modo lajìaderaj come la bis lanaa,cr però fa gli effetti iftefìi per le ifieffe ragioni,®" acaoche una fladera effer po'ffa dmerfe bilance ,fe le pone diuerfe orecchie, er ie«* gueie,C!ùe fi mutano t centrinone la fi tiene,uero è che quando pefamo una cofa,ella è come una fola bilancia, perche ha un centro fola,® due tagg>,ma noi mutando il pefo mutamo il centro,perche il marco non calca egualmente effendo più uicino,ò più lótano al cètra,imperoche quan- do pefamo alcuna cofa,quanto pm il centro,doue è l'orecchta,è uicinoal pefofanto più fi leua,perche la linea,cioè ilfufto,che è dal centro al marco fi fa maggiore. Geco adunque le ragioni della bilancia ritrouate nellafìadera,che da A rijl.e Phalange nominata, s'afiimiglia anche alU leua,® è come una leua rtuerfeia, perche ha dal difopra la fottoleua,ò predone che fi dica,che è la doue è il centrofha laforza,che moue,che /o è il marcofhe calca ilfufìo,® calcando è necefj'ario, che il pefo,che è daW altra parte faccia mutatwne, er può effer, che mutando fi i centri fi facciano più leue,comefi fàceuano più bilancie. Vero e che per l'ordinario allejladere non fi fanno ptu,che due trutine,cioé non fi muta il cen trofie non in due lmghi,et quando fi ufa quella trutina,ò quelle orecchie,che fono uicine alla lance dicemo pefar allagroffa,perchc i fegni,® le croci nel fufiofegnati fono più larghi,ma quando ufamo il centro più rimoto dicemo pefare alla fattile,®' ifegnifono più uicini,chiamafi a* dera, perche in luogo dell'altra lance fìa il marco., E tanto detto fìa della Baderà. Ancho lì come il nocchiero d'una gran nane da carico tenendo l'anfa del tempne,oiax detta da greci,in un mométo con una mano per la ragione del centro calcando artificiofamente uolge la naue carica di peli grandisiìmi, de merci, & d'altre cofe neceilane, Arifiotele nella quinta quejiione dimanda,per che cagione effendo ilgouerno picciolo ®" pofìo nella eflremità della nauetha però tanta fòrza,che te nendo unhuomo l'anfa di quello nelle mani,e uogliendola defiraméte, faccia tanto mouimento nelle naui digrandifiimo carico, njfionde dicèdo, 6* che ciò adiuiene,perche il timone,® gouerno è come la leua,il mare come il pefo ,il Nocchiero come la fòrza monéte la fottoleua fono que cor imi ne iquahè pofìo il temone ® il cardine,è come centro dì quelgiro,che daU'eRremftà del temone dall'una,® l'altra parte é dtjfegnato, ti te mone adunque taglia il mare per drittto e fcacciandolo da un lato moue la naue per torto,® per quefio effendo l'acqua come il pefo ,tl temone che per lo contrario fi punta piega la naue, perche il centro,® l'appoggio era riuolto al contrarìo,alquale effendo la naue congiuntaci necef fita la naue lofeguita,di modo che fé l mare è fcacciato dalla deliraci cardine uà alla fìnijira,® la naue feguita il cardine,\lAa il temone fi pone da pappa nella efiremita déla nane,® no altrvue, per-clocheogni picciolo mouunèto,che fifa da un'ejiremo quanto maggior e lojfacio all'ai* tro eììremo, fa tanto maggior mouimento in quello, percioche le bafe, che rinchiudono quelle linee,cbe da uno angitlo uèngono,quanto più lun ghe fonale lince tanto fono maggiori, fu lo angulo ale hnee,che uengono da quell 'angulo fìano ac®ad.la baja.c d. non ha dubbio, che fé le lì Tiecferanno lungate come dallo a ali"'fi® dallo a all'.h. la bafaffjj. non habbia ad effer maggtore,che la bafa.c d.quando adunaue fi farà un bre ne mouimento d^ìla puppa,per la lunghezza della naue da puppa à prouaja eiìremità della proua hauera fegnatogran parte di circonfvrèza 7° er maggióre di queUa,che haurebbe fegnato U lunghezza della puppa M'albero,® però fìa bene,che il temone,che è principio del moMmen* So,è come angulo fìa fu l'ejiremo, an chó le ueìe alzaie à mezzo l'albero non danno tanta celerità alla naue,quanto fé fono alzate le antenne alla fom<=
mi a ,& la ragione è quefta,perche {landò nella fommità non fono uicine al piede dell'albero, che in quel luogo e in iig ce di ceurro,ma nella fommità più lontane,6c da quello più rimote pigliano le uele il uento,Adunque lì come la i ria iot.opoiia al peio,ie per la metà e calcata è più dura ne opera,ma quando il fuo capo eftrcmo è calcato,è mena« to alza
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DECIMO. t6l
to alza facilmente ilpefo,cofi effendo le uele a mezzo albero hanno minor uirtù, ma quelle,che alla cima porle fono
Allontanandoli dal centro,benche il ueiito non fia più gagliardo^ ma lo ideilo calcando,© fpignendo la cima isforza la naue andar più innanzi. Con lo iHcjJb uento,ey con la medejlma itela anderà la naue più fòrte effendo ghindata l'antèna alla fommità dell'albero,che al mezzoja ragione è
come nella fejla que&ionefi uede,perche l'albero è come la kua,il piede la doue fi fèrma,è come il centro,ey fottoleua, il pefo è la naue,d motte te e iluento,fe adun que il mouente calcaJ> ffigne le parti lontane dal centro più facilmente mone,che ulano al cen tro. Ancho i remi con le ftrope legati alli fchermi fpinti,& mirati con le mani,allontanandofi dal centro le pale di esfi nel,
fonde del mare con grande forza fpingono la naue innanzi, che è difopra mentre che la prora tagliala rarità del liquore. ...--..._■... il remo è come leua,lo fchermo come fottoleua, il mare come pefo, fecondo che fi uede_ nella quarta dimanda, le braccia della lena fono l'uno dallo io
fchermo all'acquafaltro dallo fchermo alle mani del galeotto~, l'effetto è loifleffo della leua,ey della bilanaa,cerca le braecia maggiori, et mi" nori,come è già manififlo. I grandi peli parimente quando portati fono da quattro òfei,che portano le lettichc,fono podi in bilico, per li centri
di mezzo delle ftanghe, acciochc con una certa proportione partito il carico ciafeuno de rbaftaggi porti col collo cgual parte dei pefo indiuifo, perche le parti di mezzo delle ftanghe,nellequali s'inuedono le cigne,e collari de por- tatori fono fìtte, & terminate con chiodi,accioche non feorrino di qua, & di là : perche quando oltra i tonfi ni del centro fi mòuonp premono il collo di colui, che gli è più uicino , fi come nella ftadera il marco quando con Pellame hai termini del pelare. Rimanda Arijì.nella uigefimanona quejììone,dondenafce,chefe due portano uno iSleffo carico fopra una Clanga, non egualmente fono oppresfi,
fé il pefo non ènei niezzo, ma pm s'affa;ica colui, che è più uicino al pefo ? ri/fronde che la Clanga e inuece di due lene, la cui fotpoltna riuer* io fcìaè il pefo ,feftretniti della kuafono le parti delia ftanga,che fi uoltano uerfo iportatori,de i quali uno è in luogo del pefo, che mlii lem fi delie mettere, ey l'altro è in acce detta far za,cbe mone, ey pero ti braccio più lungo detta lena, e quello che è calcato, ey [altro è come quello, che è fiotto il pefo, ey fé bene l'uno, ey. l'altro è opprtfiojtientedimeno è più oppreffo quello, che è più uicino al pefo, perche quello, che, è più lontano alza più la parte.fua,comexhegli fia pai facileJ!'alzarla effendo più lunga, ey dal centro più rimata^ mafe il pefo fteffe nel mez- zo, la fatica con eguai pontone dtuifa farebbe, ey tantolenirebbe l'utio,qtianto l'altro effendo egualmente dal centro lontani. Per la ideila ragione i giumenti,che fono lotto il giogo con eguai fatica tirano i perequando legati fono in modo,che i
loro colli fiano egualmente diffami dal mezzo la doue fi lega il giogo, ma quando di quelli fono ie forze dileguali, & uno effendo più gagliardo preme faltro,aìhora facendoli, trappaffare la corregia,fi fa lina parte del giogo più ìun- ga,laqualeaiuta il giumento più debile,cofl nelle ftanghe,come nei gioghi,quanclo le cigne non fono nei mezzo,rna fanno quella parte, dallaq uale palla la cingia più corta, ce l'altra più lunga con la ideila ragione fé per quel centro ?o doue è la cigna trappafiata,l'uno & l'altro capo del giogo fera uoltato à torno la parte più lunga l'ara maggiore, & la più corta minore il fuo giro. .jQuefto, è, fede per le cofe dette difopra però 'dolendo Vitr. dare una uniuerfale cpnclufione prouata da i primi prkcìpij, dice feguitando la
fvta indolitone. jEt fi tome le ruote minori hanno i mouimenti loro più duri,& più difficili, cefi le ftanghe, & i gioghiin quelle parti
doue hanno minor diftanza dal centro alle telle loro premono con difflcultà i colli, & que!le,che hanno dallo ideilo centro fpatrj più lontani allegieri-fcono di pefo i portatori, & in fpmma fé quefte cofe già dette al predetto modo ri* ceuono i loro mouimenti col dritto,& col circolare fi ancho i carri, le carettei Timpanite ruotc,le uide,gii feorpios ni, le balifte, i calcatoi de i torchi oc le' altre machine con le ifteffe ragioni per lo dritto centro,& per lo circolare ri* iioìtate fanno gii effetti fecondo la nodra intentione. 40 fi. me pare che Vitr. in uirtù de i principij podi da lui egli habbia propofìo la ragione di tutte le machine trouate, ey chef poffono trouare cer-
. ca l'alzare, il tirare, ey lojpìgncre de i pefì, che fatto un'ifleffo nome di machina trattoria è contenuto, Iafcìa quejla beila confideratione à gli ingeniofi, che ti dritto, ey il circolare moutmento, è principio di tutte le cofe dette, ey che chifapera in efje conofeere il pefo, la leua , la fottoleua,ey la uirtù mouente comparando qne&e cofe inficine potra/ender conto, eyfatisfarc à tutte le dimanie fatte nella prefitte mate» ria, a noi refta dire alcuna cofa d'intorno le ruote de carri, ey cerca le uide, che hanno grandi sfime forze, ey quafi incredibili,^ diro quello che dice il Cardano nel libro decimo fettimo detta fottilità dette cofe.Dice egli adunque con fimigltanti ragione fi fanno le uide. Sia la mia a.b, cioè quella che egli Coclea dimanda, ey ilmafchio cioè la uida e d, laquale figira à torno come fifuole ,fia il manico giunto al mafchió ef. il* qual fi uolge col perno g. h. facilmente per la detta ragione delle ftanghe, giunte fìa dal baffo del mafehio à piombo un pefo di cento bbre, ey fu m. uoltandofi adunque il perno g h. egli fi tirerà K / infu,ey il pefo m. anitra all'in fu ,eyper lo contrario uoltato ti perno, g.h.ey con la ragione ifteffa fi frignerà K /. ey piegherà il ferro oppojìo di unagroffezza incredibile, a refla à dimagrar e,che il pefo. m. fi poffa moue* $ o re, ey conche ragione, perche efiendo centomila libre di pefo, ey fo&enendo ciafetmà fpira,ò anello iella uida il fuo pefo, fé faranno dieci uolte, òjpire in aafcunaferanno diecimila libre tanto ritengono di pefo in eia fama (pira, quanta è U proportione della ritoniita alla fune, 4, cuièfofpefo m. quanto adunque più fbtre feranno, ey piuftrette, ey maggiori tanto più lieuefifara il pefo m. ey il motnmento pai facile, benché ptu tardo. Adunque netto jpacto di due braccia fi può fare una uida, con le fpire tanto larghe, cr cefi baffe, che il pefo.m. può da un putto di dieci anni effer alzato, ma come ho detto, quanto ptu facilmente tanto più lentamente fi mouera. Quando adunque fera tirato ap* preffo la lunghezza i.K. bifogneràfofbender il pefo à quelle cofe, chefoflentano la machina a i punti, n.ey.o. cy cofi canata con il contrario vtouimento.K.l. le appenderne il pefo, cr dì nouo tireremo,ey l'alzaremo tanto quanto è lofbacio KJ.finche jpcfjo legando ti pefo,òfia naue la traremo delmare, ò del fiume, eyfimtle,ò tale panfardouemo,che fuffe lo frumento, con che Archimede tirò in merauiglia di fé la leggie rezza de Greci, perche à quejìo modo un fanciullo potrà tirare una naue carica, che uinttgioghi di buoi non la potrìan mouere, Wk e di ac* ciaio durisfimo, perche non fi torca, leggierisfimo accio non fu impedita, fodaì, ey unta di aglio, perche Foglio fa feorrere, cr non lafcia <> o irruginire, cr quanto lo Strumento è minore, tanto più ci da, da merauigliare. Ma pasfiamo à i carri, quelli,che hanno ruote maggiori in terra motte con facilità, e preflo fi mouono, perche il fango, che s'accolla, tocca minima parte dtte ruote, ey meno impedtfce, ey jhnpre la ruota maggiore fa piufpacio la doue ellafiafofficiète al pefo,ey quanto le ruote fer ano di numero minor e,il uiaggiofifa ptu prejìo. perche ie molte fé fono pkciole,con minor circuito fanno minor (bacio. Se grandi atta fòrza aggiugnono ancho il pefo,ne pero abbracciano piti Jpacio,et pereto fono pm tarde al moutmento, pero gì'imperatori Romani fi faceuano portare ne i carri di due ruote,perche la doue il pefo non è molto grauej) co più cauattifì tira,ò il maggio fi fa ptu preilo,et per quello le artiglierie fi tirano fopra due ruote.Di nono la ragione delia facilita 4 quefìo è del tutto cotraria, perche nelfodo pi» ruote, ey picciole fanno atta facilitdfperche il pefo fi còparte per le ruote, dakhefifa l'aggiun ta, ey non la moltiplicatone di quelle proportioni, Beco l'efiempio moltiplicate trafefei doppie rendono la ragione di fefjantaquattro ad uno, ma le ifteffe giunte infieme fanno la duodecupla,perche è gran differenza tra il moltiplicar,ey ilfommare delle proportioni, fé una ruota adun que porta il pefo di feffantaquattro libre,tanto uale infei ruote dodici,fimilmente nonfolo dal numero, ma ancho dalla picaokzza fi prende 7° aiuto, perche quanto più tarde, tanto più facilmente fi mouono. Sì da ancho la terza ragione della faciliù,quando il perno non, è, tanto op* preffo, più facilmente effendo libero fi riuolge t ey cofi uà feguitando^ ma noi paneremo qui fotta la figura di tutte lefoprapofte cofe. |
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tét LIBRO
F la Taglia di fopra, <y il luogo doue ella fi lega » Q_S Lances.
L la Taglia di [otto detta Artemone>e Paftecca,et in Greco Epdgon. X Lances.
+ il Pefo. K AnfaExamen LenguetU
A la Leua, che s'appunta in terra, e LengueUa è detto il fuo capo. $ Cuneus Cugno.
3 il Pefo. 7 p Stanga . io Pefo.
i la fatto Leua detta Hypomochlium ,.er Predio inlatino. HG Manico ò Stanga.
z la LeuaòManoueUadetta Veólis in latino , Mochlion in Greco. M Pefo .
V il Marco, in latinodetto Equipondiutn, in Greco Sfèrcma. ON Coclea la Vida.
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D iPali.
L doue fi attacca U Pasìecca
detta Artemo.
C Chelonia le orecchie. E la Regola. B Antarij funes le Sartie, E i/ luogo de t Menali. X la Bilancia appoggiata. |
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DECIMO ìgì
CAP. IX. DELLE SORTI DE GLI STRVMENTÌ
DA CAVAR L'AC Q^V E E PRIMA DEL TIMPANO.
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/ppilifl O R A de gli finimenti dirò,iquali flati fono ritrouati per canai" l'acqua,efponcndo la uarictà loro,
< I & prima io ragionerò del Timpano . Quelli non molto alto lena l'acqua, ma molto efpcditamen- te ne caua una gran' quàn tità , egli fi fa un perno à torno, ò, à feda, con le.tede ferrate, quelli nel mezzo ha un Timpano di tauole fermate è polle inficine, & fi pone fopra alcuni legni dritti, che |
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|lfj|| dalle tefle hanno certi cerchielli di lame di ferro doue fi pofa il perno, ma nel cauo di quelTimpa*
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to
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gS|I|| no pofie fono dentro per trauerfo otto taCole, che con uno de capi loro toccano il perno, & con
. .'altro i'eitiema circonferenza elei Timpano, quelle tauole comparteno la parte di dentro del Timpano con fpaci eguali. D'intorno alla fronte, cioè per taglio, o corteilo del Timpano,fi conficcano certe tauole lafciàndoui l'aper- ture di mezzo piede, accioche l'acqua posfi entrar nel Timpano Umilmente longo il perno fi iafeiano i bucchi.che colombari detti fono , canati come canali nello fpacio di ciafeuno di que compartimenti,et quefìo Timpano quarì- do,è,bene imp.egol.ato,è,ftoppato come fi fan le nauj,è uoltato da gli huomini,che lo calcano, & riceuendo l'acqua per le apri tu re , che fono nella fronte del Timpano mancia quella per li bucchi,o colombari del perno,& cofi fotto= polloni un labro dalqual efee un canale,© gor'na che dir uoghamo,fi da una gran copia d'acqua & fi fimi ni ufi lira, & per adacquar gli horti,& per le feline. Ma quando fera bifogno alzar l'acqua più alto, la ideila ragione fi permuterà in quefio modo, faremo una ruota d'intorno al perno della gràdczza,che all'altezza., doue farà bifogno polla con* z0 uen ire. D'in torno all'edremo lato della ruota fi confìccheràno i fecchielli,modioii nominati,quefti ef ter deono qua- dràti,& con cera,& pece raffodati & coli uoltadofi la ruota da qucl!i,che la calcheranno,! fecchielìi, che feranno pie- ni portati alia fommita di nono ritornando à baffo noteranno da fé nella conferua per quello apparecchiata5chc ca- fteiio fi chiama, noteranno dico queli'acqiìa,che haueranno feco in alto portata.Ma fé a pia ahi luoghi fi donerà dar Pacqua?nel perno della della ruota fi porrà una catena di ferro raddoppiata,& rmolta, & fi calerà al bailo lineilo del- l'acqua a quefta catena ferino apporti i fecchielìi pendenti di rame di tenuta d'un concio,& cofi il uoltar della ruota inuolgendo la catena nel perno alzerà alla fommita que' fecchielìi, iquali alzati fopra iKperno feranno conftretti à riuerfciarli, & notare nella conferua, quell'acqua che haueranno portata. Er la interpretatione, er le figure, er l'hauer intej'o k cofe pia diffidi,^ il uederne ordinariamente gli ejfempi,tni kuan la fatica dì commentar s questo, cr altri capi di Vitr.bm diro che in quejia ultima ruota lacatena co i fecchielìi può ejjer pojia fui taglio della ruotatpirche aneto pm JO Àio kucrd Vacquatcm%e iè ho minto ì Bruggie terra deli F landra, ma quella è nottata da uri cauallo, con altre ruote. C A P. X. D E L L E R V O T. E E TIMPANI
P E R M ACINAR LA FARI N A. |
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j" """(ANNOSI ancho ne i fiumi le ruote co le ifleffe ragioni,che di fopra fcritto hauetno.D'intorno al*
io .oritiloro s'affrgeno le pinne, lequali quando tocche fono dall'impeto dell'acqua fanno a forza .';',v,4 il andando inazione la ruota fi uolga,& cofi con i fecchielìi riceuendo lsacqua,& riportandola di fopra "'•| fenza opera di huomini, che la calchino dallo fpigner del fiume danno quello,'che è necefiario all'ufo. p~i Con la iifefTa ragioneancho le machine dette Hidraule fi uolgono, nellcquali fono tutte quelle cofe, <*q che nell'altre machine fi trouano, eccetto che dall'una delle tefle del perno hanno un Timpano den» tato, & nnchiufo, che à piombo è drizzato in corteilo con la ruota parimente Ci uolge, longo quel Timpano ce n'e un'altro maggiore, anch'egli dentato, & pollo in piano, dalqiiale è contenuto il perno, che da capo ha il ferro, che contiene la mola detto fubfcu.de, <5c collidenti di quel Timpano , che è rinchiufo nel perno fpignendo, i, denti del Timpano, che è porto in piano fanno andar à torno la mola, neilaqual machina ftando appefo il trammoggio, che infu ndibulo, e detto, fumromidra il fermento alle mole, & con l'ideila giratione frange il grano,& fi fa la ferina. Vufojìmiimeuie,<&' la figura, con U chiarezza della mterpretatione ci dimoerà quanto e fopr adetto, bora uemremo,ì,piu ingeniofe inuètioni CAP. XI. DELLA VIDA, CHE ALZA GRAN COPIA
D'ACQJA, MA. NON SI ALTO. ,0
VVI ancho la ragione della Vida, che caua mol t'acqua, ma non l'alza tanto quanto la ruota ,& la
forma di quella in quello modo fi ordina. Pigliali un tran e che fiatante dita grolle , quanti piedi E ha da effer lungo, &, fi fa tondo à fefta,i fuoi capi per lo circuito loro fi partono in quarti, ò nero in ottani, fé fi -miole, tirando le linee da un capo all'altro, & quelle linee cofi polle fono , che drizza-
to il traue in piedi à piombo rifpondino le linee de i capi drittamente l'ima con l'altra, & dapoi da queff e che fatte fono fu le tette, da una teda all'altra per la lunghezza del traue fiano tirate le linee conuenientì in modo, che quanto grande fera l'ottaua parte nel circuito delle tefle del traue, tanto fiano cullanti le linee tirate per la lunghezza, del traue, & cofi, & nella circonferenza delle tede-, & nella lunghezza feranno gli fpa ci eguali, dapoi nelle linee deferitte per longo fegnar fi deono quegli fpaci, è terminarli con mcrocciamenti e legni <?a |
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do tutti i punti, & finalmente partendoli dal primo punto, & uenendo, all'ottano di quella linea, nellaquale la fisa
prima parte era conficcata, peruiene a quel modo quanto obliquamente ella prociede per lo fpacio, & per gli otto punti tanto nella lunghezza uiene uerfo l'ottano punto,& con quella ideila ragione per ogni lpacio della lunghez- |
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>pra i altra onte di liei inda pe
tana parte della lunghezza/opra quelle d'intorno fi conficcano alcune tauole, che coprono quello inuoglio, & fé le 7a
da la pece e opiofam ente, & con cerchi di ferro fi lega no, accioche per la forza dell'acqua non fi fei organo, ma i capi, del traue circondati fono, e contenuti da lame, e chiodi di ferro, & in quelli fono ficcati i pironi, ò gli ftili di ferro,6c dalla dedra, & della finiftra della uida fono drizzati i pali, che da i capi dall'una , & l'altra parte hanno fatti i lo- ro traucrii, ne iquali fono i buc'ehi circondati, & inuefliti di ferro, ne i quali entrano gli ftili, & cofi la uida calcan- do gli huomini fi uolge.Mà il drizzarla,^ il farla piega re quanto fi deue,fi fa nel modo,che da il triàgolo Pitagorico clic ha lo angulo dritto, cioè fecondo la ragione della fquadra eila rifponda in modo, che la lunghezza delia uida fia partita
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xtf4 L I B R O,
partita in cinque parti,& per tre di quelle s'inalze il capo della uida,& coli ne feguira,chc dal pùto à piombo di quel
capo alle nari da baffo della inda lo fpacio fera di quattro parti.Ma con che ragione ciò elTer fatto bifogne nel fine del libro ci fera con la fna figura dimoftrato. lo houeduto qucjìo jìrumentofare una mirabilifsima prona nelle nojlre paludi perfeccar tacque,che in effe colano, er di più io ho ueduta, che
effendo le-paludt prejfo il fiume di Bréta la ruota,che uolgeua la uida era pojia [opra il fiume di modo,che l'acqua uolgédo la ruota, faceua, chi altre ruote è roehetli, che dalperno di quella alquanto difcojìi erano, fi mouejfero,^- deffero uolta aUa uida, che dalla palude cauando l'acqua, la faceua cader in un uafo fottopo&o da cui n'ufciua un canale di legno, per loquak l'acqua canata, fé ne andana nel fiume, altri uogliono, che fì poffa con la ittefia acqua dar mouimento ad una ruota,che uolga la uida continuamente dopo il primo mouimento,cofi farebbe un moto quafì perpetuo. La fabrica di quejia machina po(la da Vitr. è non men beila, che facile, non men facile, che utile, er s'intende per la nojìra inter- pretatione, er per ti figura difcntta da noi, conclude adunque Vitr. Io ho fcritto quanto più chiaramente ho potuto,accioche tai cofe manifefte fiano di che materia fi facciano gli ftrumen
ti da cauar l'acqua, Se con che ragioni il facciano. Se con quai cofe rkeaendo il mouimento con i lor giri predino ina finiti commodi, GAP. XII. DELLA MACHINA FATTA DA CTESIBIOy CHE
ALZA L'AC Q^V A MOLTO IN ALTO.
E G VITA, che faccia la dimoftratione della machina di Ctefibio lagnale alza molto l'acqua ,
Quella,fi fa di rame, à pie dellaquale fono due moggietti alquanto dittanti,iiquah hanno le lor can ne, ò trombe (è fono in modo di forchelle) ad uno liteiTo modo attaccate, & concorrenti amendue in un catino tra quelle pollo nel mezzo,in quello catino por fi deano le anernelle di legno ,o dicoio pofie alle bocche di Copra delle cane fottilméte congiunte,accioche turàdo i fori delle dette bocche, non ìafeiano ufeirequello,che con il forlìare fera nel catino mandato, fopra'l catino c'è una penola come un tramoggio riuerfo, che con una fibbia col catino trappaflatoui un cugno,e iaìdata,accioche la forza del gon fiamento dell'acqua, non la conftringa alzarli, di fopra c'è una fi Itola che tromba fi chiama faldata è dritta, i mog- gietti neramente eia baffo tra le narici trappoiti hanno i perni, ò, anernelle fopra, i bucchi di quelle, che fono ne i fon di loro,& coli dal difopra ne i mpggetti entrando i mafehi fatti al torno, & unti d'oglio, rinchiufi & bene affaggiati con frangile fi uojgeno , quelli di qua , & di là con frequenti inanimenti premendo , mentre che i perni otturano l'aere ,& l'acqua, che ini fitroaa fanno forza a i bucchi , Sdiacciano l'acqua per le narici delle canne nel catino foffiando per le pressioni,che fi fanno, dal catino la penola riceuendo l'acqua, lo fpirito, manda fuori per la tromba fopenore l'acqua,& coli da baffo polla la conferua,ck il luogo capace per riceuer l'acqua, ella fi fummipiftra alle fa- llile . Ne quella fola ragione di Ctefibio fi dice e (Ter Hata prótamente ritrouata, è fabricata, ma ancho di più, & al- tre di uaric maniere, che fi inoltrano forzate dall'humore con le presfioni dallo fpirito mandar in luce gli effetti pre- dati dalia natura,come fono delle merle, che colmouiménto mandano fuori i fuoni,& le cofe che fi auicinano chefir nalmeme moueno le figurine che beueno, & altre cofe,che con diletto lufingaiio gli occhi, Se le orecchie, deilequali . io ho fcielto quelle, che io ho giudicato grandemente utili, è neceffarie, & quclle,che. non fono utili,& commode al bi fogno delia uita,ma al piacere delle deheie, fi potranno tremare da quelli, che di effe defiderofi fcranno, da, i, com mcntari di Ctefibio. Ctefibio molto commendato in diuerfi luoghi trono una machina mirabile da alzar l'acqua,^ queàa è tra le machine fbiritdì collocata. Vitruuio prima ne fa la dimoftratione della pratica, dipoi commenda Ctefibio di diuerfe inuentioni. Quanto adunque affetta aUa fabrica, io dico, che fi apparecchia un catino, ò uero una conca di rame, riquale ha un coperchio di rame detto Penula da VUr.che è come un tramoggio nuerfo, dalla cuifommità efeé una tromba, cr il tutto è benejiagnato, cr faldato insieme, accioche U uiolenza dell'acqua non l'apra,ò rompa, nel fon do del catino fono due.bocche da Vitr. Narici nominati coperte di colo, 6 di legno in modo, che quel colo, ò legno fì può alzare,^; abbaffare, fì come fi uede ne i folli, ò mantici, quejli legni Vitr. asfì, noi anernelle chtamamo ,erfì leuano uerfo il coperchio, ma quando fono calcati dal Vacque,che è dentro ilcatino otturano le bocche, allequali fono faldate due canne dette da Vitr. fikule,che parhtamente Rendeniofì una dal* la delira, l'altra dalla fìnijlra, fono inferte,e (lagnate prejfo t fóndi d'alcuni fecchi, che Vitr. Modioli fuol nominare, ne i fóndi de i quali fono le anernelle come nel catino. Entrano poi dal difopra de i detti fecchielli un mafcolo per ciafeuno tornitolo" unto bene, cr affaggiato à putì to, come fì uede nelgonfietto della palla da uéto, quejli mafcoli da i manichi loro di fopra hanno, ò stanghe, ò ltue,o altra cofa che gli alzano^ CT abboffano come dunoftra U figura., cr Vitr. lo lafcid aUa uoglia di chi fa quejia machina, quando adunque fi lem un mafcolo jìando l'altro à b'dffo, l'acqua per una bocca deifìccbia la ioue. è l'anemella nel fondo fott'entra j'eguitandò l'aere accio non fì dia uoto,ry quafì afforbiu tra pie il fecchieUo mentre l'aere efee per la canna, quando poi fi abbuffa il detto mafcolo, egli calca l'acqua , er quella wn potendo ufeire per U bocca di fotta effendo quella ddi'anemeild otturata,acanto piufì calca, tanto afeenie per la canna, er entra nel catino, in quefto mezzo dal* f'altro fecchieUo alzandofi il mafcolo l'acqua entra per lafua bocca, è lo riempie, ey di nouo abbaffmdofì calca tacqui, er lafafalire per la fua canna nel catino, cr iui troumio l'altr aequa, er non potendo quella tornar à bajjo^ejfendo te bocche dal coto otturate,fate,e boglie mira- bilmente, cr efee per la tromba difopra, er fifa andare ioue, thuom uuole,& quejia è ìg fabrica deUa machina ritrouata da Ctefìbio,aUa cui fìmìglianza fate fono le trombe, chefeccano, or notano le nani,quando fanri acqua: bella, er utile inuentione, fì come diletteuoli fon quelle, che dice Vit. ejfer Hate per diletto da Ctefibio rttrouate,doue fì fanno falt are,e cantargli ucceUetti,& col approsfìmarfì d'alcune cofe fì faxa no, che gli animali benino , cr ic figure fì mouino come ne dimojìra Herone, |
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LIBRO
GAP. XIII. DELLE MACHINE HIDRAVLICE CON LE Q_V 'ALI SI FANNO
"GLI O R G A N I.
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O NON lafcieroàdietro di toccare, quanto pìiibreuemente. potrò, & con fcrittura confetture
à punto, ciò che afpetta alla ragione delle machine Hidraulice. Egli fi fa una bafa di legno ben col* legata, & congiunta infieme, in quella fi pone un'arca di rame, fopra la Bafa dalla delira , & dal- io la finiftrafi drizzano alcune redole polle infieme à modo di fcala , in quelle fi includono alcuni mpggetti di rame con i loro cerchielli mobili Fatti fottiimente al torno5quefli nel mezzo hanno le lor braccia di fèrro conficcate ,& lor fufaioli coni manichi, congiunte è riuolte in pelli di lana. ] Dipoi nei piano di "fopra ci fono i fori circa tre dita grandi uicino à quali, ne i lor fufaioli polli fono i Delfìni di ra* me,che dalla bocca loro pendenti hanno dalle catene i cembali, che calano di fatto i Fori de i nioggietti nell'arca do- ue è ripofta l'acqua, ini e come ria tram moggio riuerfo fotto ilquale fono certi taffelli aiti cerca tre dita, iquali linei»1 lano lo fpacio da bailo pollo tra i labri inferiori del forno, & il fondo dell'arca. Qjiqiii fabrìca di machina è dittiate, er ofcitra, ilche Vitr. afferma nel fine del preferite capo,benche egli dica batterla chiaramente ePpofia, e? nel principio del medefìmo capo ci prometta di uoler ciò fare , er toccar la cofa, quanto più uicino.fi può, ma con [omnia breuìta, er loftimo che egli ciò fatto habbia, ey eseguito, attenga che altri dwa,che quella norma di Vitr. fia più prelìo per un modello, che per una efquifita di' to moilratione,affermando che Nerone tato fi dilettaita di quelite machine Hidraulice,che conteneuano l'acqua,?? per più canne mandando fuori latte con'iacqua infierite-face nano uh tremante fuono, che tra i pericoli della uìta,-y dello imperio, tra gli abbuttmamenti de i faldati, er de i capitani, nel foprufiante e mamfejlo pericolo non Lafciaua il penfiero, er k cura di quelle ,& che poi ejfcndo diuulgati i libri di Vi* tnmio, Nerone nonthaueffe cofi care, poi che con Mitigata ragione fujfero fabricate. Et 4 me par e,che fé bene mmutameìiteVitr. non ci efbona tutte le cofe,che entrano nella detta machina, come egli ancho,non ha fatto nelle altre presupponendole affai imntfefie,pure ci dia tan to lume, che con latnduftria, ey con la diligenza fi può fare qudlo,che egli ce infegna, perche ancho fé /togliamo deferiuere la fattura degli Organi nofìri che ufamo, conófcèremo chiaramente, che non potremo cofi minutamente dmofìrarel' artificio loro, che non ci rejìi Occulti - appreso quelli, che di queRi fìmìli jìrumenti non fanno profe$ftòm,& non ne hanno pratica,iantófiu ci deue parere ftrano t antichità fi per- la propieta de uocaboli, fi per la notata delle cofe,che fono difufdte, benché l'organo di. Vitr. cotutegnu m molte cofe,con lor?ano,che ufamo, perche neU'uno,er nell'altro, e una ijleffd inientionè di fonare mediante T aere, di dar le uie aUofpirito per certi canali, che entri nelle dinne, jo che quelle fé otturino, er aprmo al piacer noftro, che s'accordino in proportione dtmufica, chefiano diuerfe, & facciano diuerfi fttoni, & fimd cofe,cbe di necesfìt.ì fono in quelli organi, e in quelli,benché altrimenti fi facciano, perciocheio non trouo, che gli antichi ufaffero ttttatt tici, benché fi ferrifero di cofe,chefaceuano lo ifteffo effetto riceuenio laere,o~ hfbirho, è ["cacciandolo fecondo il bifogno, come »e$<*mA* china di Ctefibio dimojirato bauemo. Ueronefimilment'e deferiue una machina ììidraidicajaquale infieme co altre cofe, è quafi in mano d'ogni jludiofo,cr noi per diletto porto bauemo netti lingua noflra i libri li quello autore. Per ejhoncre adunque quanto s'intende dalle parole diVit. cr quello,che con la industria, er lume dello ingeniofo iAdrcolino hattetno. Io iico,che per fare k machina Hidraulica bifogna prima fare un . bafamento di legname, affine che fopra efio tutto l'apparecchio dea'Organo fi fermi, e fpecialmmte un arca, ò uafo dì rame, nelquale fi ha di por l'acqua dapoi fopra k bafa dalla defìra,cy dalla fimfira dalle tejìe fi drizzano alcuni regole contenute infieme da altre attrauerfate a tno dodi fcala, ey fono come un telare della machina, in queste regole fi ferrano alcuni moretti di Kame,comc quelli della machinarC:efìbicafo* prapofla,queflt hanno i lor fondelli, ò cerchielli mobili fattili tomo con diligenza, e>" fono.come mafcoli,che entrano ne i moggetti,anzi come 40 que legni,che entrano ne igonfiletti da le palle da ucto, er fono inuejliti dilana,ò di feltre, er di pezze come igonfi?tti,quefii moggietti fon dritti, cr uengonoà riferire iteli'arca di rame, hanno di fopra i manichi, er le catene,che calano in esfì 4 modo delle trombe di naue,quejì: ci tene efeono dalla bocca di alcuni Delfìni cofi formati per adornamento, cr fono cofi chiamati (come dice ti Marcolino ) dal mouimento loro, che fi rafjomiglk alloe§itto,cbe fanno i Delfini nelfuo apparire fuori ey rittuffarfi nell'acqua j'er è nero, et cofi come noi.chiamamo gallo quello jlruiiKnto,cke apre che fi. uolge in unacanna,et apre la uia aWacqua,che efee di qualche uafo, cofi quel delfino era uno firumcnio, dalia bocca delquale pendeuano le catene,kqiud catene erano attaccate ai una per capo, laqual stanga er4.bdicata,cr tlaua in uccello,come dicemo noi,nel mezzo, fopra una regola dritta. Nell'arca di rame era come un trammor:>gio riuerfo, alzato dal fondo dell'arca tre dita con certi taf* felli, er quejio fi faceua per tenir il trammoggìo alzato dal fondo dell'arca, accioche l'acqua uipoteffe entrare di fotto uia quejìo traminoggo non hatteua fondo, cri'acqua, che era nelfarca,era pofìa p$r premer Vaerebbe eniraua per alcune canne nel trammoggìo, fi come nelle piue pafloralt fi preme il cuoio, che rittiene il fiato,e cofi''queft'acqua oppreffadallo aere lo fcacciaua con forza alTinfu per una tromba, che era fO in capo del trammoggìo laqual tromba., portano. lofiato,cy lo fpirito.inunacaffetta della quale Vitr. parla in quejio modo. Sopra la tclla gli etnia cafietta ben ferrata, e congiunta che foiienìaii c:\ pò della machina detta il Canone muficale, nella cui lpnghezza fi fanno quattro canali fé lo finimento efler deue di quattro corde, fei fé di fei,otto fedi otto,<3c in ciafcuti canale polli fono i fuoi bocchini rinchiafi con manichi di ferro quelli manichi quando fi torcono, ò dannolta, aprono le nari dall'arca nei canali ,& dai canali il canone per trauerfo ha difpofti i fuoi fori,Dolic- chi , che rispondano , & s'incontrano nelle nari, che fono nella tauola di fopra, laqual tauola in Greco Pinax da noi foni mie ro è detta. Tra la tauola, ck il regiilro trappoiìe fono alcune regole, forate allo ideilo modo, & tìnte di ogìio, accioche facilmente fi fpigniao,& di nuouo nano tirate dentro ? l'effetto di queili è otturare i bue- chi , & perche fono da i lati, però da Greci pleuritide fono detti, di quelle lo andar, & il ritorno ottura altri de que fori, & altri apre. Similmente quelle regole hanno attaccati, è fitti i loro cerchielli di ferro congiunti con le pia- &° ne che tafli chiamarne, iequali quando toccati ibno.mouonole regole. Sopra la tauola contemvti fono i bricchi pel' kquali da i canaliefee il fiato, & lo fpirito. Alle regole incollati fono gli anelli, ne i qaali nnchiufe fono le lengu1-'^ di tutti gli Organi. Bello Artificio è quefiofcT degno di confideratìone, fopra la canna del trammoggìo nella tefìaè congiunta una raffirta di legno, quejìa rie** uè il fiato che «iene dulia tromba, ò canna del trammoggio, cr lo nferua per mandarlo in alcuni canali fitti fopra una redola larga al nu" . mero dei regisìri, qitefli canali., che fono per la longhezz^i del canone, hanno per trauerfo alcuni fin , cr fopra il componimento di que* fia regala con 1 canali e fori fuoi, m è una tauola , che copre ogni cofa crferra(diro cofìfper tntto,e copre 1! canone ; cueiìa e detta ti jom* miero, CT ha tanti fan nella foperfiae fua di fopra, quanti fono 1 fori fatti ne 1 canali, e fi feontrano benisfimo \ quefii fori fono fai* ti fecondo d numero delle canne, che fuoiuno, lequal canne fiatinodritte nei bacchi del fommiero ) hauendo noi adunque i canali forati, er la tauola forata con rifpondenti fori. Inter ponemo alcune regole tra la tauola, er 1 canali ,kquali pafjano da un topo all'altro, <& fono fi' 7° mdmente forate con fori rifondenti alli fori del canale, er del fommiero ; ma fono fatte in modo, clje calcando i loro ntMichi, che ueiigbi* no in fuori fi posfino riuolgere, et colfuo uolgimento facciano rincotrare iloro bucchì con 1 bacchi dei canali,et del fctnmicro ^cacche il fia* to pofia ufeir alle canne dell'organo 5 i manichi neramente fono come cadetiazzi informa di tre membri, hanno queflt manichi attaccati al* <une anella^sUe anali fi ferrano le lenguelk di tutta detti firumaitì,cioe di tutti i tafin quefie lengueUe erano come pendole yòdi duro corno |
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DECIMO. 2S7
è dì lamette , er erano per ordine longo lo finimento dìfpo&e, er collocate obliquamente, fatte in forma di foglia di poro,, i Greci le chld*
mano Spatelle Vitr. dalla forma loro le chiama lenguelle, à i capi loro erano attaccate alcune funi picciok , ò Catenelle, lequali fi legaua* no a ì manichi delle regole „ lequali ejjendo toccate è depresfì tirauano per le funi i capi delle lenguelle, er contra la piega loro le uolgeuano, che poi lafciatìi manichi ritornauano al fuo luogo, er-volgendo le regole faceuano, che i loro bucchi non faceuano fi {contrattano più con i bucchi del canale, er del fommiero. Sicome toccandofi, que manichi le regole fi uolgeuano, er ripportauano i bucchi all'incontro uno dell'altro, er quelle regole al modo, chefiufafi chiamano tejii. Ma à i moggietti fono le canne continuamente congiunte con i capi di legno, che peruengono alle nari, che fon nella
cadetta, nellequali fono le anemelle tornite, & ini polle affine, che riceuendo la cadetta il fiato, otturando i fori non lo lafcino più tornare, coi! quando fi alzano le ftanghe, manichi tirano à bailo i fondi de i moggietti, & i Del- fini, che fono nei fufaioli calandonelia bocca i cembali riempieno gli fpaci de i moggietti, &i manichi alzandoi io fondi dentro i moggietti per la gran forza , & per lo fpeiìo battere, otturando i fori, che fono fopra i cembali, fàn= noandar per forza io aere, che iui è per lo calcare coftretto, nelle canne, per lequali egli uà ne i capi di legno, & per le fue cernici nell'arca,ma per lojorte mouimento delle ftanghe il fiato fpeflb compreilo entra per le apertu- re dei bocchini, & empie i canali di uento, di qui nafee , che quando i talli toccati conle mani fcacciano , & ritira- no continuamente le regole otturando i fori di una, & aprendo à niceridà i fori dell'altra fanno tifare i fuoni fecon- do le regole ratificali con molte uarieta di moduli, & d'harmonie. Io mi ho forzato quanto ho potuto, clic una cofa ofeura chiaramente fia fcritta. Ma quefta non e ragion facile, ne efpedita ad efier capita fé non da quelli, che in ta- li cofe fono efìercitati. Ma fé alcuno per gli ferini hauera poco mtefo , quando conofeeranno la cola come ella ita lietamente ritroueranno il tutto e (Ter fiato fottilmente, & curiofamente ordinato. Iffloggietti hanno le lor canne congiunte dalle bande, lequd canne fi riferirono nel trammoggio, perche in effo portano il fiato, hanno quelli to
moggietti le lor anemelle prima nel fondo pofìedidentrouia, perlequali fi tiralo aere come per bucchi de i mantici, dapoi dal piede dotte fono attaccate le canne nella bocca loro hanno ancho le altre animelle, che s'aprono, accioche quando l'aere e tirato ne i moggietti, e poi caU tato , con i fondelli le anemelle del fondo fi chiudino, & quelle deUe canne fiaprino, er lo aere entri nelle fifiule, er uanno al trammog- gio Jequali deono effer con i capì loro flagratene} trammoggio, come fi è detto della machina di Ctefibio . Alzando adunque le funghe che hanno le catene, che fomentano i emboli entranti ne ì moggietti ,fiaf)orbe l'aere per le anemelle di folto, er calcando poi l'aere e fpmto per le canne nel trammoggio, er afeende per U canna del trammoggio alla caffetta , er ui entra dentro . apronfi i bocchini che Epitomi fo= no detti da Vitr. dalla caffetta à i canali, ne iquali entra lo aere,ma non prima egli uà àfarfuonare le canne , che non fi tocchi con le dita i ta* ài, cioè manichi deUe regole, perche bifogna col toccar di que manichi uolger le regole, che entrano tra il canone, e il fommiero, accioche tutti i bucchi flì feontrino , ej fia libera pajjata dello aere alle canne. lo diro che Vitr. non ha lafciato cofa pertinente à quefla deferitilo* ne fduo chela dcfcrittione delle lenguelle ,ma era cofa nota come erano, er come fi faceuano,però egli la prefuppone, er dicendo lengueUa jo park di una. cofa aUhora cpnofeiuta, l'acqua fcaccia lo acre, er fa quello effetto, che fa il piombo fopra i mantici degli organi noiìri. GAP. X I I I I. CON CHE RAGIONE SI MISVRA
IL VIAGGIO F A T T O, O I N C A-
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RETTA, O IN NAVE.
RAPPORTIAMO fiora il penfier no Aro di fcriuere ad una non inutile ragione ma con gran
de prontezza dataci da noflri maggiori con che uia quelli,che liedono in carretta, ò nauigando fa- 4» per posfino quanti miglia di camino habbiano fìnto . Et quello fi là cofi . Sieno le ruote della car retta larghe longo il diametro quattro piedi, & due dita. Et quello fi fa accioche haiiendo la ruo ta in fé un certo ,& determinato luogo, & da quello comincic andandoinanzi girarti ,&pcrue- J nendoà quelfegno certo, è determinato, doiie ella cominciò girarli habbia finito ancho un certo |
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determinato
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bacio di piedi dodici, è, mezzo. Poi che quelle cofe cofi apparecchiate feranno allhora nel mog-
getto della ruota alla parte di dentro fia fermamente rinchiufo un Timpano, ilqualc fuori della fronte della fua ri- tondezza porgi un eminente dentello. Dapoi dal difopra del caiìero della caretta confitta fia una calla ■ che habbia un timpano che fi mona pollo in coltello, & fia nel fuo pernuzzo rinchiufo. Nella fronte del detto timpano fia* no i denti egualmente compartiti di numerò dk]uattroceiito,& conuengluno quelli incontrandoli nel dentello del timpaaó;inferióre. Dapoi al timpano di fopra da un lato confitto fia un'altro, dentello, che uen«hifuori oltra °4i $ o altri denti .Egli fi fa ancho il terzo timpano dentato conia iftefla ragione, & e pollo-piano-in un'altra calla, che ■ habbia.i: denti che rifpondino, à quel dentello, ilquale e confitto nel lato dei fecondòiimpattovtlà^oineirimpa^1 nPjChe è pollo in pianò faecianfi bucchi per poco piti ,ò poco meno delle.miglia di quello, che per lo uiaagio d'un giorno fi può pafiàre, perche non ci darà impedimento, in ciafeuno eli quelli bucchi polli fiano alcuni faftolihi "ri- tondi , & nella calla di-quel timpano facciali un ioto^ che habbia un.canale, per lo quale quefaflòlini cader posfi- no nel calTe.ro della caretta, que faiFólmi dico che feranno polli in quel timpano, quando uenuti feranno dritto fo- pra qUeliuogo,6c cadera ciafeuno in un uafe di rame, fottopoilo, & cofi , quando fia,ehe la ruota andando ihanzi jnoua inlìeme il timpano di fottp, & il fuo dentello in ogni giro conftringa parlare i dentelli del timpano di fopra, ella fara,chc ciTcndo uoltatoil timpanodi fotto quattrocento fiate, quel di fopra ferànoltato una fola ; & il dentei- , lo, che gli è dal lato confitto ,fara andare inanzi un dentello del timpano, che Ila n.el.piano. Quando adunque per So quattrocento giri del timpano-inferiori, fi ùoltera una fiata quel di fopra lo andar inanzi fera di cinquemila piedi, ■&:.di mille pasfi, & da quelloquante palle cadute'feranno fonando-tariti .migliaci daranno ad intendere, che ha* ueremo fatti. Ma ilnumerodellepallcdalbafloraccoltocidimoftreralafojnrna dei miglia fatti daluiaggio d'un ...giorno;. ■ .■•' ,•-■•; ■ -.--' ■■•".' -- Affai facile ila fopraferitta dimoflratìone, pure che con ragioneÀrìtbme^
fio artificio dimifurare il uiaggìqandando in carretta confitte nella grandezza deUe ruote, laqual grandezza effer deue certa, er di mifttra • conofcìuta, quando adunque fìa^ che dal diametro fi cono/ed la circonferenza del circolo, egli è neceffario far le ruote d'un diametro cera to, er mi/urato, però Vtir, fa i diametri deUe ruote di quattro piedi., er -due dita, di dodeci che uanno à far un piede, pero fono la feti* ; d'un piede y accioche la circonferenza dellaruota fia manìfefta, er intende per queào, che la circonferenza uolga dodici piedi, è, mezzo,, entrando-il diametro tre fiate nella circonferenza del circolo, effendo adunque la ruota di dodici piedi è mezzo dì circonferanza, er poflo 7® uh fegno fnefia doue ella tocca la terra, er facendola girare fopra la terra, finche tlmedefimo fegno/ìtorne al luogo di prima, hauera fcorfo lo fpacio di dolici piedi è mezzo. ììe adunque ogni compito giro di ruota, mi dadodici piedi, ermezzo diterreno uolgendofi la ruota quattrocento fiate, mi darà cinque mila piedi, er fé uanno uinticinque piedi perpaffo, mi darà mille pasfi, er mille pasfi midanna un miglio, ina accioche fi iohofca quante fiate la ruota jì uólga, non folamente con gli occhi, ma con l'orecchie, Vitr, ce lo infegnafaciU niente come fi uede nel tefio 9erla figura più chiaramente lo dimofira. Similmente
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i6S LIBRO
Similmente nel nauigare mutando alcune cofe fi fanno quelli artifici], perche H fa paffare per li lati delle bande della
nane un perno, iiqual con le fue telte efce per le parti citeriori della naue,nelìequaìi s'impongono le ruote di -quat- tro piedi,ck un fello di .-diametro, quelle ruote nelle fronti loro hanno le lor pinne, che toccano l'acqua, nella me- tà del perno dentro della natie al mezzo c'è un timpano , con un dentello, che efce dalla fu a circonferenza, ini a ir preilo cani una calla c.ol fuo timpano dentato di quattrocento denteili egualmente dittanti, & conuenienti al den- teilo di quel timpano , che è pollo nel perno, ha di più un dentello nel fuo lato, che fporta in fuori oltra la rifóndi- ta fua, & c'è un'altro timpano piano, confitto in un'altra calìa dentato allo iiteilo modo, coli il dentello confitto al lato di quel Timpano, che Ita in coltello urtando in que dentelli di quel timpano, che fifa in piano, per ogni vol- ta che egli da à torno, facendo andar uno di que dentelli uoige il timpano, che è pollo in piano, nelquale fono i fo- rijdoue fi ripongono i faifolini ritondi,& nella calla del detto timpano fi tana un foro, che ha un canale, per loqua* io le il faffoh no liberato dali'ofiaculo, cadendo in un uafo di rame, ne farà legno col tuono,.oc colila nauefpiuta,ò datemi, oda uento toccando le pinne delle ruote l'acqua contraria forzale da grande fpinte a drieto uolteranrio le ruote, lequali uolgendofi danno di uolta al perno, il perno uolgera il timpano, delquale effendo il dentello ragi- rato, per ogni giro , che egli dia à torno urtando in un dentello del timpano fecondo lo farà fare moderati giri, & coli poi chele ruote imitate feranno dalle pinne quattrocento fiate,faranno dar'una uolta fola al timpano pollo in piano per lo incontro del dentello pollo nel lato, di quel timpano, che è in coltello. lì giro adunque del timpano piano quante fiate uenira per mezzo il foro manderà fuori i falFolini per lo canale, & coli <5c col fuono -, & coi nu- merosi inoltrerà gli fpatrj delle miglia dellanauigatione. Queflo artificio è fintile à quello della carretta, ma io uedo ,che può effer impedito il girar delle ruote, òper l'acqua, òfer altri kcc'tdeft*
ti, però io lafcio chela pruoua fìa quella, che lo confarmi. La figura ci dvmoftrera quanto è feruta, er dell'Organo ,C7 della fflifa* io ra del Viaggio,per che queftefqno cofe,che lafcrittura non può à pieno dìmojlrarle,pero bifogna che la pittura le ponga dinanzi àgli occhi, Z? molto più può un buon ingegno capire di quello,che dimoflra la pittura, ©" fé dibuon ingegno fujje aggiunta la pratica di fare altre fìmdi tnachinationi non ha dubbio, che la fenttura fola gli baderebbe, ma inuero kfogna nafccrci,ey hauere tnclmatione naturale, er diletto di operare. Et qui fa fine Vitr. di trattare di quelle cofe, che appartengono aWuttle,.©* al duetto degli huomini al tempo che fono fenz* foretto, CT in pace, allequal cofe io potrei, à pompa molte cofe aggiognere di quelle, che mette Rerone, ma egli mi pare, che fìmìli artifici deono effer tenuti in riputatione,perche da molti, che non intendono fono tenuti idi, e hauuto in poco preggio. Ma non furio di quanto grati de utilità può effer il faperne render conto, er quante cofe, che non fono poite dagli authori, fi pojfono rittrouare a beneficio del mondo per gli feruti di quelli, efjendo (come io ho detto nel Primo Ltbro~)gran uirtk, ey gran forza' pofìd ne iprinàpìj, come ancho chiaramente fi ha potuto comprendere dal difcorfo fatto di fopraiiel prefente Libro circa le machine, come in tutte e la ragione del mouimento dritto e circolare, cr come la merauigliofa natura del circolo feruando in fé molte contrarietà, ci da caufa di fare quelle marauigliofe opere,che ;o fanno confentire la natura repugnante delle cofe alle uoglie degli huomini,per ilche io non potrei à baRanzafare auuertitigli Architetti,^ quelli,che uoglionofare molte belle, er utili machinationi à commodo delle genti, che debbiano continuamente penfare, er ripenfare e ma* chinare {diro cofi) fopra i principij pofìi da Vitr. er da noi, er molto prima da hri&otile nette fue mecaniche, lequali pare chefiano fiate leuate di pefo, er trappolate da Vitr. in un folo capitolo, benché con fomma breuita, fecondo il coflume di quejto authore, come ancho s'è ueduto nel Nono Libro, nel difcorfo deimouhnentideiCieli ,er nel trattamento de glihorologi ,er poco di fopra nella deferittions della machina Rydr aulica, nel che fi uede il fuo mirabile giudido (come io ho detto più uolte) nella fcielta delle cofe, perche le minute, le ordinarie, le ufìtate e facili fono fiate lafciateje belle,le importanti, le difficili, ey lefcielte fono Rate elette, er propojle, er efpojle alla intettigenz* delle genti. Ma tempo e chefeguitamo l'inkituto nojìro, er effequiamo l'ultima parte, che ci refìa, i fornire tutto il corpo deU4 Architettura „ che e quella parte, dMe machine, chea ferite all'ufo della guerra. |
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D E C I M O.
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A. Acqudindrcdiereddepreffd. B. Delfini arci C. Modiolicerei.iMoggettidiRdme. T>. Le Regole in forma di fcaU. E. T aiòli, taffeUì di tre dita alti
F. Zathent CymbaU tenente!. G. Infundibulumlnuerfum. Tramoggio detto Vhigeus. H. Tiftuteje Canne per le quali,lo dere dalli Moggetti entra vel
Tramoggio. I. Vefltf, Stanghe, k. Mdnubrid, Mdnicfcì, r&e ogni uoltd che ji preme li Tafti fi uoltano, ey apreno le Nari, cfce mandano il uento alle canne de tOrgàno, che fuonano. L. Pinna fub quibus fub lìngule omnium organorum.iÀ tafti e lenguelle. O. Le Regole tra'l Sommiero detto Pinax, er i regiliri. P. Pinna depreffa, un tdBo calcato. CL Tabula, il Sommiero. R. LdTigurd dei tafììfeparatd perche meglio s'intenda. S. lingula:,higmUe. T. ceruku'd, il collo, o la caméU V. L'dcqud cacciata in fu tra > Lana e il Tramoggio dal uento ietti McggettL X, Pars are*, parti dittare*.
QmcUì punti nelU fortu de i Ta&ifepintd fono, fori del Sommier, che ddtrno il uento dUt carne, T
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aT. L I B R O
CAR XV. DELLE RAGIONI DELLE CATAPVLTE»
ET D E G L I S C ORPI O N I.
1 O R A io efponero con che mìfure apparecchiar fi posfino quelle cofe, che fiate fono ritrouate a
i prefidi della guerra, & alla necesfità della conferuatione, & fallite de mortali, che fono le ragioni de gli Scorpioni, Catapulte , & Balille, & prima dirò delle Catapulte,■ & de gli Scorpioni. Dalla propofta lunghezza della faetta, che in quelli flrumcnti fi tira,tutta la loro proportione fi ragio- na,éc prima la grandezza de i Fori, che fono ne i loro capitelli, è per la nona parte di effa, & quei" ——......---------T. fori fono quelli.perli quali fi flendono i nerui torti, i quali deono legare le braccia delle Catapulte'
_ la 1 capitelli di que fori effer deono della fottofcritta altezza, & larghezza,le tauole che fono di fopra,& di fotto dal ,s
capitello,che Paralelle dette fono,tato fono gl'offe, quanto è uno di que fori Jarghe per uno & noue parti,ma ne gli cflremi per un foro e mezzo. Ma le erte dalla deflra,& dalla finiflrajquelle,che Parafiate fi chiamano,oltra i cardini alte fono quattro fòri,grofTe,5,i cardini per mezzo foro, & un quarto,dal foro all'erta di mezzo fimilmete fià lo ipa- cio di mezzo foro,& un quarto,la larghezza dell'erta di mezzo per un foro e ——■ la grofTezza d'un foro,& lo Ipacio doue fi pone la faetta nel mezzo dell'erta per la quarta parte d'un foro. Ma le cantonate, che fono à torno de lJztl* & nelle fronti, conficcate effer deono con lame di ferro, ò pironi di rame, ò chiodi, la lunghezza del canale, che in Greco è detta Strix,efTer deue di fori diecinoue,la longhezza de i regoli,che alcuni Buccule appellano, che fi confic- cano dalla deflra, & dalla finiflra del canale effer deue di fori dieciotto, & l'altezza d'un foro, & cofi la grofiezza,CC fi affiggeno due regole, nellequali entra un molinello , ilquale è longo tre fori, largo mezzo , oc la groilezza de - la bocchetta , che fi affigge, fi chiama Camilla, ò fecondo alcuni LocuUamento coni cardini fottofquadra, e d un *» foro, l'altezza fua di mezzo foroJa longhezza del molinello e di noue fori, la grofTezza della Scutula di none tori. Et la longhezza di quella parte che è detta, Epitoxis, e di mezzo foro & d'un ottano della metà, la grouezzad un ottano. Similmente l'orecchia, ò il manochio, è longo tre fori,largo & g-roflb mezzo foro,& un quarto,la lognezza del fondo del canale è di fedici fori la grofTezza di noue parti,& la larghezza della metù,& d'un quarto, la coronella, & la Bafa nel piano dì otto fori,la larghezza del zocco doue fi pone la colonella, è di mez^p foro, & d'un ottano «e - la metà,ia grofTezza è della duodecima, & della otta uà parte d'un foro,la longhezza della colonella al cardine e di do- dici fori,ck nouerparti, la larghezza di mezzo foro,& d'un quarto della metà,la grofTezza è d'un terzo,& d un quar to d'un foro. Di quella fono tre capreoli, ò chiauette, la longhezza de quali è per noiie fori, la larghezza per mez , & none parti, la grofTezza per un'ottaub, la longhezza del cardine di noue parti d'un foro , la longhezza dei cap della colonna d'un foro e mezzo «Se. —--------------------------------------------------------------------la grofTezza d un foro, « t»
colonna minore di dietro,che da Greci è detta Antibafi è di fori otto, la larghezza di. •-------la groilezza di. -*
fottopofta de fori dodici, & fia della iftefTa grofTezza, & larghezza, fopra la minor colonna c'è una orecchia, o let-
to che fi dica, ò fcagnello, di fori--------l'altezza di fori--------la larghezza di fori, i--------de i nafpi fono di fon, la grofTezza d'un foro.--------la larghezza di--------& la grofTezza di--------ma alli trauerfi con i cardini fi da la lon-
ghezza di fori dieci ,la larghezza di quindeci •; : «Se la grofTezza di dieci — la longhezza del braccio di fori —-;~^ la grofTezza delle radice---------------------------------'-------------------------------------Quelle cofe con tale proportioni,o
aggiugnendo, ò feemando fi fanno,perche fé i capitelli, che Anatoni fi dicono, feranno più alti della larghezza,ai-
lhora fi deue leuare delle braccia, accioche quanto più rimefTo fera il tuono per l'altezza del capitello, la cortezza del brado faccia il colpo maggiorerei capitello fera me alto,che Catatono fi dicc,perche è più forte deono le braccia effer più longhe, accioche più facilmente fi regano,imperoche fi come la lena, quando è longa quattro piedi, 40 quello che fi alza da cinque huomini, fatta poi di otto piedi,da due fedamente fi leua,cofi le braccia quanto più lon ghe fono tanto più molli, <5c quanto più. corte, tanto più duramente fi maneggiano. . ... Qui bifogno è bene che iddio ci aiuti,percioche ne la fcrittura di vitr. ne dijjegno d'alcuno, ne firma antica jì troua di quejle machine, io dico
al modo da Vitr.defcritto, er lo ingegnarjì e pericolofo, imperoche molto bene decorrendo jì potrebbe fare alcuno di quelli frumenti, per tirar fasjì, ò faette, ma che fujfero à punto come Vit.ci deferiue, farebbe cofa grande, oltra, che le ragioni dei medejìmi jirumenti coltati pò dopo Vitr. jì fono mutati, perche la proua, er l'ufo nelle cofe della guerra, come in molte altre fa, mutar le firme de gli frumenti, CT à nojlrigiorni quelle machine fono del tutto pojle in difufo,peròio credo che io farò degno di efcufatione,fe io non entrerò in fantajìa di efro* ner quelle cofe, che per la diffidata loro, anzi per la imposjìbilità fono tali, che hanno fatto leuare da quejìa imptefa huomini di più alto ingegno, er dì maggiore efrerienza che non ho io. Dirò bene che dal fine cioè dallo effetto, che fi uuol fare, fi può trouare ogni firumen* to, come nella preferite occajìone . Balìjla, Catapulte, e Scorpione fono jirumenti da tirar pietre grandi, efaette, certo è che dalla in* f» tendone, cr dal fine potemo preparare fimili jirumenti, confederando, che per far colpo gagliardo e lontano, er per tirar granpefo, ci bifogna grande firze,cr tale fòrze, che fiati dall'arte ordinate, pcrcìoche nel mouere igran pejì la natura è contraria àgli huomini, come detto hauemo, all'arte dunque appartiene ordinare tali jirumenti, che tirati àfirzà, er rilafciati con uiolenz* mandino i pejì lontani, O" ciò non jì può fare fenza chiaui, carcatwe, ò leue, lequali habbiano doue appuntar}!, er fatte fieno con proportione rifondente al pe* forche jì deuetrare, z? però dalla natura del pefo.fi da la proportione della grandezza 4 tutte le partì delio indumento, adunque il modulo, che nelle fabriche jì piglia fera confiderai ancho nella parte delle machine, cr però la Simmetria, er l'ordine fi richiede an* cho in quefta parte,zr jìmilmente la Difpafìtione il Decoro, er la Bellezza dello affetto, cj l'altre cofe pojleda Vitr. nel Primo Libro. Dalla longhezz* adunque della faetta, ò dal pefo della pietra con ragione fi deue pigliar la mifura di queRe machine, come ancho dal pejo della palla fi firma il pezzo, fidala carcatura, er fi tempra l''artigliarla de nojlri tempi, perche e necejfario, che ci jìa proportione tra quello, che moue, er la cofa, che è moffa, la doue chiaramente fi proua, che ne una pagliuzza, »c uno fmìfurato pefo può effer da 6» un'huomo fenz^altro injlruméto tirato,perche in quello ce il meno,in quefto il più fenza proportione tra il manente, er la cofa, che e ntoj}"' er perche la faetta, er la pietra deue effer accommodata ad alcuna parte,però fé gli fa il fuo letto, er il fuo canale, er perche la fui* ' neruo, ò altro, che ffìgne la faetta deue effer con ragione jlefo e tirato, er annodato à qualche cofa, er quella finamente ad altre p*r * che la conjlringa, er quella firma effer deue, er unita con altre parti ad un'effetto, acciò fé le conuegna la diffìnìtione della machia*, P ^ ci nafee la necesfità di tutte le parti de tali jlrumeti come fono i Trauerjì,le Erte,le Chiauette ,le Tauole,i Perni,i Cardinì,i Canali^ R«g li, i -Hafri y le Leue, le'Orecchie, le Braccie, i Capitelli, le Colonelle, i Fori, le Bocchette, er altre cofe che Vitr. dice,le MifrrÉ denequao ' li ih ejjo per il tempo, erper la negligenza d molti fono andate, benché la ragione, er il perche di effe ci rejli pigliandofì iltutt0 dauara* gione della Lena, er della Bilancia. 1 nomi neramente, er i uocaboli di queilì jirumenti, òmachme fono tolte dà qualche fimiglunza deus cofe, ò da qualche effetto, ò uero fantafia cerne apprejjo di noi Schioppo, e Bombarda, dal fumo, Arcobufo dalla firma, Paffauolante, B** |
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filijco, e falconetto da gli effetti, cofi Balilla dal tirare , Scorpione, perche con fottìi punta di faetta daua la morte ,CT fi^e quella era
auelcnata, er Catapulta fimilmente dalla celerità del colpo, er Arcubalijla, er altre cofefimili, er dalla firma, er dagli effetti erano no» minate, er a immìtatione di uno di tali jirumenti già molti anni ne fu formato uno tutto di ferro {jmpiccìola forma con le corde dì neruo) che in molte parte fi conforma conia narationedì Vitr. il quale è in una delle Sale dello Armamento dello Eccellenti/timo Conjìglio di X. Lafcìerò adunque che il tempo ciporti qualche lume,penhe ancho dagli Authori Greci non fi puòcauare cofatche buona fu fé bene fon» oli iftesfì che cita Vitr. CAP. XVI,
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DECIMO.
CAP. XVL DELLE RAGIONI DELLE BALISTE. |
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O HO DETTO delle ragioni delle Catapulte, & di che membri, & con che proportioni fi fac
ciano. Ma la ragione delle Balille fono uarie, & differcnti,però tutte fono ad uno effetto drizzate, perche altre con Stanghe, altre con Molinelli, alcune con molte Taglie. e con molti raggi, alcune con Afgane, & altre con Ruote e Timpani fono tirate. Ma con tutto quello niuna Balilla fi fa fc non fecondo la proporla grandezza del faflfo.che da tale linimento fi manda, però della ragione di quelle non è ageuoleà tutti, & cfpeditacofa trattamele non à quelli,che hanno l'arte di numera- re, & di moltiplicare,perch« fi fanno ne i capi alcuni Fori pergli fpacij de i quali tirate fono & caricate, con capello di Donna fpecialmentc,ò con neruo le Funi, lequali fi pigliano dalla proportionc della grandezza del pefo, di quel faffo,che ha' eia effer tirato dalla Balifta.Si come dalla lunghezza della factta detto hauemo pigliarafii la mifura delle Catapulte. Ma accioche ancho quelli,che non hanno le ragioni della Geometria,& della Arithmetica posfino efpe- ditamente operare, perche nel pericolo della guerra non nano occupati nel penfarui fopra, io faro manifefto ràdu* cendo lac-ofa alla ragione dei noftripefiquelkcofe,cheioho hauutepercerte,& quéllechcin parte io ho apprefe da mei Prccettori,& con quali colèi peli dei Greci habbian rifpetto à,i moduli fommariamete io fon per efponere. Sipuò creder molto k Vitr. in queiìa mattria perxmche egli era preparo allWtegliarie » er dS apparato deUe Balifte, Scorpioni, er delle Ca* UpuUe, fecondo che egli afferma nella dedicatione dei Libro. Potemo anchauedere quanto necejjario fia ali"Architetto la cogmtione dcU i' Arithmetica,et detta Geometria,come egli ha. detto nel Primo Libro,perche le proportioni de numeri,^ lefolutioni delle cofe,che co nume ri non fi pojfonofitre, ma fi bene per uia di linee,come prouato hauemo nel Nono Libro, uégono da l'arte del numerare,&■ da l'arte del mìfu* ¥arc,-ct quuijérue quella dtmada di trouarek linee di mezzo proportionali k dna date, fccòdo che dice Archimede,et Vit.dcUe ragion i&re* |
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CAP. XVII. DELLA PROPORTIOME DELLE PIETRE,
CHE SI DEGNO TRARRE AL FORO
DELLA BALISTA.
V E L L A Bali fra, che eterne mandar fuori una pietra di due libre hauerà il foro del fuo capitello di
cinque dita,fe di quattro libre,dita fei,fe diotto dita fette,& none parti,fedi dicci,dita otto,& no» uè parti,fc di uinti dita dieci, & none parti, fe di quaranta ,dita dodici e mezzo & K. fé di feffanta dita tredeci,& l'ottaua parted'un dito,fe di ottanta dita quindeci,& none parti d'un dito. Sedi cen tee uinti,piedi uno e mczzo,c d'n n dito e mezzo •• 1 fc di cento e ottanta, piedi due & dita cin= que,fe di ducente libre piedi due,& di dita fei,fe di ducente e dieci,picdidue,& dita fette « : fedi «lucente e cinquanta,pkdi due dita undeci e mezzo . Determinata la grandezza del foro facciali una Scutula detta da Greci Peritritos,the per lunghezza fia due fori,& della duodecima,& ottaua parte d'un foro3la larghezza due fo ii,& della fella parte d'un foro. Partifcafi la metà delia disegnata linea, & poi che fera partito fiano ritirate e raftre- anate k ultime parti di quella forma di modo,che quella linea habbia la fua torta diilegnationc per la fella parte del= la lunghezza,ma eli larghezza la doue è la fua piega habbia la quarta parte. Ma la doue è la curuatura,la doue gli an uli co i capi loro fportaiìo in fuori,& i fori fi deano uokare,& il raftremainéto deue tornar in dietro per la fella par |
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3°
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le
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della larghezza.Il foro fi fa di forma alqivato ìeglietta tanto,quàto e groflo r£pizige,poi che coli fera formato par
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tifeafià torno di modo, che ell'habbia la cilremacuruatura dolcemente uoltata « • lagroflezza fiad'unforo. Fa-
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«ianii i moggetti di fori n e mezzo la larghezza 159 •♦ • la groffezza oltra quello,che entra nel foro fia di fori yi,al-
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40
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l'ultimo de la larghezza fia di foro ij. la longhezza delle erte fia di' fori V S-y. la curuatura per la 'metà d'un ferola
grollizza.ik d'un foro & LX.parte egli fi da di più alla larghezza quanto s'è fatto appiedo il foro nella deferittione in larghezza,& groffezza la, V.parte di un foro. L'altezza la quarta parte, la longhezza della regola che e nella mèfa « di fori otto,la larghezza,& la groffezza,per la metà del foro, la groilezza del Cardine m •*{ • . groffezza del foro *99 H i *a curuatura della regola 15 K la larghezza, & groffezza della regola efteriore tanto da lunghezza,che ci da- rà la'ucrfura della fcrmatione,& la larghezza dell'erta, & la fua curuatura K. Ma le regole di fopra ferino eguali alle redole di fotto.K.k menfe del trauerfo di fori uuK la lunghezza del Fufto del Climacyclo.di fori tredici " '. la o-rof- fezza di tre K lo fpacio di mezzo largo una quarta d'un foro, •* la groilezza un ottaua ;: : K. la parte di fopra del Cìimaciclo che è uicina congiunta alla menfa per tutta la fua lunghezza fi parte in cinque parti,dellequali due fi da |
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110 à quel mcmbro,che Greci chiamano Chilon ♦* • la larghezza j.la groilezza 9 ": .la lunghezza di tre fori e mez-
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fa
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zoK.k parti prominenti del chilo di mezzo foro, quella del Pknthigomato di j. d'un foro,& d'un Sicilico. Et quel«
Io,chc è à i Pcrni,che fi chiama la Fronte trauerfa è di tre fori, la larghezza delle regole di dentro ?. d'un foro,la grof= iezza ? K. il riempimento dell'orecchia che è per coprire la Securina s'intende K.la larghezza,del fufto del Cìimaci- clo iy. la groilezza di fori dodici K.la groflèzza del quadrato,che è predo al Cìimaciclo F S d'un foro,ne gli eftremi K. ma il Diametro dell'Alle ritondo fera eguale al chilo,alk chiauette. j. manco una feftadecima K.la longhezza dell'an teridio di fori F 1119, la larghezza da bailo $ •• : d'un foro la groilezza di fopra 2 K. la Bafa, che fi chiama Efcara per longhezza edi fori <• lacontrabafa di fori quattro « : la larghezza, & groffezza dell'una, & dell'altra •• • d'un foro, fi caccia à mezzo una Colóna di altezza K. la cui larghezza,e groffezza e d'un foro,& mezzo,ma l'altezza non ìia prooortione di foro,ma fera baftante,quello che fera ueceffario all'ufo •• j d'un braccio la lunghezza di fori VI |
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Il ; la groffezza nella radice ne gli eftremi F. Io ho efpofto quelle Simmetrie trattando delle Balille, & delle Ca-
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tapulte, che io ho giudicato fommamentc efpedite, ma come fi calchino , & tirino con funi torte di neruo, e di ca=
pelli,quauto potrò con i fcritti abbracciare non lafcierò. £t qui che potemo noi dire in tanta fcorrettione di tejiot in tanta confufìone dimìfure, e in Unta ofeuriù dì uocabolit Mirabile eri certo quefa machina tir aio fin ducento è cinquanta libre di pefoj? ci uoleua una grandiifìma manifattura, di parti e membri di effx. CAP. XVIII. DELLE TEMPRE, E CARCATVRE DELLE
BALISTE, ET DELLE CATAPVLTE. IGLIANSI traili lunghisfimi fopra i quali fi cóficcaiio i gattelli, deatro de quali nano i nafpi,
ma per mezzo gli fpacrj di quelle traili fi tagliano dentro le fòrme,nelkquali s'inueurono i capitela 7<j li delle Catapulte,& con cugni fono fermati, e tenuti accioche nel caricark,6c tirarle non fi mòni* no. Pigliatili poi i moggetti di Rame,& quelli fi mettono dentro ne i capitelli, dentro i quali uan no i cugnetti di ferro detti da Greci Epifchidi,oltra di quello ui fi pongono le anfe delle corde,& fi fanno paffare dall'altra parte,& d'indi fé riportano à i Nafpi,imiolgedoli nelle ftaghe, accioche per quelle Itele, e tirate le corde quàdo con le mani feranno tocche,habbian eguale rifpòdenza di fuono nell'una, & l'al- tra parte,oc quado quello haueremo fatto quello allhora con cugni a i Fori,fi ferrano di modo,che non poffono più T ii ammalar fi
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L I B R O
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ammollarli, & coli fatti panare nall'altra parte co la ifteflà ragione co le ftaghe lì {ledono per li Nafpi, fin che fuoni-
sio egualmente,& coli co i ferramenti de i cugni fi tcprano le Catapulte al fuono con iidito,& orecchia Mnficale. Qucjlo accennò Vitr. nel Primo Libro uolendo,che lo Architetto hauejje qualche ragione di Mujìca, perche fé è quella proportione dafuono,i fUono,che è dafpdtio k {patio, non prima ferrar fi deono i Fori poki ne i capi,per liquali fi tirano le funi torte, che renano fuoni eguali, & allhora renderanno fuoni eguali}che ci fera parità deff>ati),cr eguale tiramento dalla dejird,er dalla pniftra delle funi,?? quando quejìo dal» I'orecchia fera udito, albera fera molto bene temperata la cartatura^ CT il colpo fera dritto egiufto, come la ragione ci dimojìra. GAP. XIX. DELLE COSE DA OPPVGNARE, E DA DIFFENDERE,
ET PRIMA DELLA INVENTIONE DELLO ARIETE
ET DELLA S VA MACHINA.
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per oppugnar Gade s'accaparono,& hauendo prima prefo il Cartello fi sforzarono di gettarlo à ter
ra,ma poi che non haueuano ferramenti per roinarlo prefero una traue,<3c quefta co le mani fofte- nendo,& umido con uno de capi continuamele andauano fcalcinado la fommità del muro,è ftnan tellando i primi cord delle pietre à poco à poco leuarono tutta la difficfa. Dapoi accade,che un certo Fabro di Tiria detto Pefafnieno indutto da quefta ragione,5c inuentione,drizzata un'antenna da quella ne fofpefe un'altra per tra %o uerfo in bilancia,& cofi tirado indietro,e fpignendo inanzi con gran colpi roinò il muro di Gaditani.Ma Cetra Cai cedonio fece prima un Bafamento di legno pofto fopra ruote, & poi fopra ui fabricò con traili dritti,Si con chiau^e trailer fi uno lleccato,& in quefti fofpefe,& appicco rAriete,& di Corami de buoi fece la coperta,acaoche più ficu- ri foffero quelli,che nella machina polii fufiero., à batter, la muraglia, Oc quefta forte di machina per efler alquanto tarda ne i forzi fuoi,fu dal detto Teftudine Arietaria nominata. Polli adunque da prima quelli gradi, à tal forte di machina,aucnne dapoi che quado Philippe figliuolo d'Aminta fi pofeali'afiedio,& à batter Bizantio, che Polindo Thefalo ui aggiunfe molte forti,óc molte facili tà,dalqual poi impararono Diade,& Cherea,che andarono al foldo cu Alefiandro. Perche Diade ne i,fuoi ferini dimoftra hauer trouato,!eTorri, che andauanoJe quali ancho disfatte io lea portar nello eflercito.Oltra di quello egli trono la Trincila, la machina afcédente,per laquale à pie piano fi potè uàpaflare alla muraglia.Et ancho trono ilCoruo,che roinaua le mura, detto Grue da alcuni. Similmente xifaiialòjo Ariete con le ruote di fotto, le ragioni delquale egli ci lafciò fcritte, & dice, che la più piccioli Torre non deue elier me alta di cubiti do.larga 17,1-aftremata di fopra la quinta parte del fuo difotto,& che le erte da baffo di io parti d un piede,& di fopra di mezzo piede fi donean fare, & che bifogna fare quella Torre di io tauolati, oc che per ogni lato hauer deu e le fu e fineftrc.Ma la Torre più gràde doueua efier alta izo cubiti,larga zz e mezzo :: : & ràftrcraata di fopra fimilmente la quinta parte « : i foci dritti ò erte dal fondo d'un piede, dal di fopradimezzo piede, & quefta a Itezza egli fàccua di 20 tauolati,& ciafeuno tauolatò haneua il circuito di tre cubiti, & la copriua di corami crudi, accioche follerò da ogni colpo ficure. L'apparecchio della Teftuggine Arietaria fi faceua con la ifteffa ragione. Per-, che haueua lo fpacio di ;o ctibiti,l'altezza oltra la fommità di ìtf.ma l'altezza della fommità del fuo piano di 7 cubiti. Vfciua in alto,& fopra il mezzo faftigio del tetto una Torriceila no meno larga di iz cubiti, oc di fopra s'alzaua in altezza di 4 tauolatfnellaquale dal tauolatò di fopra fi poneuano gli Scorpioni,& leCatapulte,& dalla partedi fot- 401 to fi raccoglieua una grande qualità di acqua per ciliuguer il fuoco,cafo che egli ui fu (Te gettato. Poneua.fi ancho in efla la machina Arietaria,detta da Greci Chriodochi,nella quale fi-poneua un baffone, ò morello fatto al torno fo* pra ilqualc era pofto l'Ariete,che à forza di fimi tirato inanzi,& indietro faceua cofe merauigliofe,& quello ancho come la Torre era di corami crudi coperto.Quato alla Triuella egli ci lafciò fcritto quelle ragioni.Egli faceua quella machina,come una telluggine,che nel mezzo nelle fue erte haueua un canale, come fi fuol far nelle Balille, & nelle Catapulte. Quello canale era longo 50 cubiti,alto uno, 8c in effo fi poneua per trauerfo un Nafpo, ce dal capo dalla deftra,& dalla fini lira due taglie,per ìequali fi nioueua quel traue col capo ferrato,che ui era detro,fotto lo ifteffo ca naie quelli,che erano rinchiufi ficuri,faceuano più prelli,& più gagliardi i mouimenti di quella. Sopra quel traue, che ini era fi gettauano gl'archi, & i uolti per coprire il canale, accioche fofteneffero il corame crudo, colquale era quella machina in uolta.Del Conio egli non pensò che fuffe da fcriuere alcuna cofa, hauendo auuertito, che quella jO machina non era di alcun 11 alo re. Ma della machina che s accoflaua Grecamente Epiuatra nominata, & delle macni- natione da mare , che poffono entrar nelle Nani, egli folamcntc ha promeffo di fcriuere, io ho bene auuertito, cne egli non ci ha le fue ragioni efplicate. Io ho fcritto quelle cofe, che appartengono allo apparecchio delle maemne fcritte da Diade.Hora io dirò quelle cofe,che 10 ho hauuto da miei precettori, & che à me pareno di utilità. te cofe tratate nel prefente capjcìla inuctione dello Ariete,^ della Yabricafua,zj delle Torri è Tefiuggin',c2r iella Triuelk,et delle altre ma chine fono affai bene intefe,però non mi par'che pa necejjario tentar di ejplicarle meglio, ey di quejìefe ne fa mentione appresogli Hiftorici* CT degli effètti loro fé ne parla copiofamente, <§c i nonudi queue machine, come gli altri fono prefi dalle férme, er dagli effètti loro tcomtl£ facilmente fi può intender ,fenza nojìra fatica. |
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GAP. XX. DELL'APPARECCHIO DELLA
TESTVGGINE PER LE FOSSE. |
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3] A T E ST V G GIN E, che fi apparecchia alla congeftione delle Fofle, & che ascho fi può ac«>-
"ì% dare alle mura in quello modo fi deue fare .Facciali una Bafa detta Efchara da Greci, & fia ^!u^ . quadrata per ogni lato piedi uinticinque, i fuoi trauerfi quattro, & quelli contenuti fiarj° a^* duetrauerfi grosfi £5. larghi.?. & fian quelli trauerfi dittanti tra feda un piede e mezz°, ^-P^t ogni fpacio di quelli fi ano {ottopodi alcuni arborfcelli Amaxopodes detti da Greci, «e l qual1 « uoltano i Perni delie ruote cerchiati di lame di ferro,6c quegli arborfcelli fiano cofi teffiperatVcne habbian 1 Cardini,& i Fori loro per doue le ftanghe panando poffano quelli a torno uoitare, accioche inanzi, oc in- dietro dalla delira, & dalia finiftra, & per torto in angulo,doue ricercherà il bifogno per gli arborfcelli manzimo- 70 uer fi posfino,foprala bafa polli fiano due trauicejli, che fportino in una,& nell'altra parte fei piedi,d'intomoa que gli fporti conficcati ne fian due altri che fportino inanzi le fronti piedi fette grosfi, & larghi come fono quelli, che nella Bafa deferirti fono,fopra quefta collegatura drizzar fi deono le portelle congiunte, oltra i Cardini di piedi no- ue,groffe per ogni uerfo un piede,é un palmo,fontane una dall'altra un piede e mezzo. Siano quelle dal diìopra riu chi afe tra le traui cardinate, fopra le traili pofti fiano i capreoli, ò chiaui, che co i cardini l'uno entri dentro l'altro & fiano leuati piedi noue, fopra i capreoli fi pone un traue quadrato,che lega.Sc congiugne i traui,& quefti da i io* ro laterali
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DECIMO. 27J
ro laterali d'intorno conficcati fian contenuti,& coperti bene con tauole fpecialmente di palme,ilche fé non fi può
piglieli altra forte di legno,oltra ii Pino,oc rAlno,che polla efler buono per quefto effetto percioche il Pino & l'Al- no fono Fragili & facilmente riceueno il foco. Dintorno i tauolati pofti fiano i cratici di fottiljsfime uer°-he molto denfarnenteContefte, e fpecialmente uerdi, e frefche,cuccitoui i crudi corami doppi, & riempiti di alica, Ò di paglie i n aceto macerate fia d'intorno tutta la machina inueftita, <Sc cefi da quelle cofe feranno ribattuti i colpi delle Bali- lle^ fcacciatì gl'impeti de gli incendrj. GAP. XXL DELLE ALTRE TESTVGGIMI.
V VI un'altra forte di Teftuggine, che ha tutte le altrecofe al modo,che hanno le teftuo-oinf fopra
fcritte,cccetl:o che i capreoli, ma hanno d'intorno il parapetto , e i merli fatti ditauole ,*& dal difo- pra, i fottogrondali che ftàno in piouere,che fi contengono fopra le tauole, & i corami fermamen- te conficcati,& di fopra ci e polla dell'Argilla con capello battuta tanto groffa,cheil fuoco per mo do alcuno non porta far danno alla detta machina. Egli fi può ancho,quando bifoo-no fia, far que- lle machine di otto ruote comportando cofi la natura del luogo. Ma «nelle teftu»-oim che fi fanno per cauar fotto -.che da Greci fono Origcs nominate hàno tintele altre cofe (come è foprafcritto) & le fronti di quel le fi fanno come gli angoli de i triangoli,accioche quando il faettume dalle mura mandato in quelle percuoterà non ricevano i colpi con le fronti piane,ma (correndo da i lati fenza pericolosaelli che dentro fono, & che cauano fiano difFefi. Noni-mi paralienodalpropofìto nortro efponerje ragioni di quella Teituggine,che fece Agetore Bizantino Erala Bafa piedi 60 per longhezza,i8 per lafghezza,drizzate erano 4 erte fopra la fua colligatione di due traili coni pofte,ciafcuna d'altezza di piedi agrafie mi piede,& un palmo,larghe un piede,è mezzo. Haueua la Bafa otto ruo te,&con quelle era «edotta l'altezza delle ruote era di piedi u 1; >- la groffezza di piedi tre,& cofi fatte di tre dop- pie di materia & fotto fquadra alternamente porte inficine, & co lame di ferro legati. Quelle ne »li arborfoel Ji,ò Amaxotopodes -che fi dichinoiì uoìgeno,& poi fopra il piano de i tranftri che erano fopra la Bafa erano drizza- Te le porte di piedi 18 *- di larghezza $ 7- & di groiTezza p.i. diftati tra fex* l fopra quelle i traili ferrate à torno conteneuano tutta quella legatura,e cópaftione «» ;; larghe piedi 1 j— groifej~- fopra quella erano alzati i ca- preoli piedi u,foprai capreoli era un traue pofto,che cògiugneua gl'inCartride le chiaui.Et di più haueua di foora i laterali fìtti per trauerfo, fopra iquali era il tati ola to à torno, che copriua le cofe di fotto, & nel mezzo del tauolato •erano alcuni trauicelli done eran porti gli Scorpioni, & le Catapulte. Drizzauanfi anche due erte porte infieme & di fopra incartiate di piedi ;61 ■ i grolle un piede e mezzo « : larghe due congiunte coni capi ad un-trauc tra- uerfo con i cardini, ò incaftri,che fidicha ,& un'altro trauerfo tuttauia tra due furti anch'egli con fuoi incartri & le gató con lame di £erro,fopra riquale alternali]ente era porto il legname tra i fufti,& il trauerfo rinchiufo tra le 'orec= -chic, &i manichi férmamente, in quella materia erano due pernuzzi fatti attorno, a iquali effondo le funi legate fort3neuanoFAriete,& fopra ilcapo dì quelli, che conteneuano l'Ariete era un parapetto ornato à fimfolianza d'u- na Torricelladi modo, che ftando due Soldati fenza pericolo pò tenero riguardar da lunge, & riportarlo nello che |
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Tentaffero i nemici f Ariete di quello haueua di lunghezza piedi ciy ] « di larghezza al baffo un p'iede, &
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palmo • •• di groCezza un piede I « raftremat© dal capo in larghezza 1 r •• ihgraflèzza j j- Quefto Ariete
haueua ilroftro,òc la punta di duro ferro,al mado,che fogiiono hauere le nani longhe, & dal roftro quattro lame di ferro cerca ij piedi erano^fitte longo il legno. Et daicapo al piede del traue eran tirate quattro fune grò (Te otto dita, al modo che l'albero della nane da poppe à prona è rittenuto , & à quel traue erano con trauerfi attorchiate le funi i-accomandate che tra fé-erano di Manti un piede, & un palino ; & di fopra tutto l'Ariete era coperto di corami crii- 40 di,& da quelle funi, dellequali pendeuano i loro capi eran fatte quattro catene di ferro inuolte ancho effe in «ora* ini crudi. Similmente il fuo fporto haueua un'arca fatta di tauole, & confitta con graffe corde ftirate per l'afprcz za dellequali non feorrendo i piedi facilmente fi perueniua all'altezza delia muraglia, & quella machina nello an== dar à feimodi fi m©u«ua,inanzij periato dalla delira, Oc dalla finiftra, s'alzaua, & s'abba liana ^ Drizzauafi in al- tezza per roinare il muro da cento piedi,& periato dalia deftra, & dalla finiftra correndo abbracciaua noumeno di cento piedi,& ceto huominila gouernaua,è pefaua quattro mila talenri,cioe libre quattrocento è ottanta mila. CAP. XXII. LA PERORATIONE DI TVTTA L'OPERA.
O H O efplicato quanto mi pareua conueniente degli Scorpioni, Se delle Catapulte, & delle Ba-
lille^ parimente delle Teftuggini, & delle Torri,& da chi fono fiate ritrouate,ec in che modo far fo fi doueffero. Ma ninna necesfità mi ha conftretto a fcriuere delle Scale,& de i Carchefi,& di quelle cofe le ragion dellequali debili fono, & di poca fattura : perche i Soldati fanno da fé quelle cofe: ne le irtene in ogni luogo ne con le medefime ragioni ci feruono, perche è differente unadiffefa dal- l'altra , & ancho la gagliardezza delle nationi : perche con altra ragione fi deono apparecchiare le rtiachinatioiu contra gli audacie temerari con altra contrai diligenti,fpauentati,però fé alcuno uorrà attendere alle preferitte cofe, feiegliendo dalla uarietà di quelle, 6c riducendole in una preparatione conferendole infieme,non ha nera bifogno d'aiuti,ma potrà sbrigarli in ogni occorenza con quelle ragioni,&in que luoghi,che fera buono fenza hauerne dnbitatione alcima. Ma delle machine da diffefa non fé ne deue parlare,perchei nemici non apparecchia- no i'offefe fecondo i noftri ferirti, ma fpefTole loro machinationialh fprouifta fenza machina con prefti confi- gli fono fottofopra gettati . ilche effer auucnuto à Rhodiani fi dice. Diogeneto fu Architetto Rhodiano al- e» quale ogni anno del publico fi daua una celta prouifione per l'arte fua, al cortili tempo effendo de Arado uenuto à Hhodi un certo Architetto detto Callia, fece un'alta Torre, & ci dette una moftra di muraglia, & fopra quella fece ima machina in un Carchefio, che fi uolgeua, con laquale egli prefe una machina detta Helepoli dal prender delle Città,che fi auuicinaua alla muraglia, oc la trapportò dentro le mura. Mosfi i Rhodiani da tale effempio meraui- gliosfi leuarono la prouifione anmile àDiogeneto,& la diedero à Callia fra quefto mezzo Demetrio Rè,che per la oftinatione dell'animo era detto deftruttore delle Citti^apparecchiando la guerra cótra Rhodi menò feco Epimacho Atheniefe nobile Architetto,coftui fece fare una Torre di gradisfima fpefa con induftria & fatica alta piedi cento « uinticinque, larga fertilità & poi quella confermò con Silicrj, & Corami crudi di modo, che reggeua ad un colpo di pietra di trecento e fellànta libre tratta da una Balilla, & quella machina era di pefo , di libre trecento e fef- fanta mila. Ma eflendo pregato Calila da Rhodiani, che egli contra quella Torre apparecchiaffe una machina, & 70 quella tiraffe dentro le mura, come promeflò haueua,egli negò di poter ciò fare, perche no fi può fare ogni cofa con rifteiTe ragioni.percioche fono alcune cofe che riefeono tanto in modelli piccioli,quanto in forme grandi,altre non pofiono hauer modelli,ma da fé fi fanno, altre ancho a modelli s'asfimigliano, ma quando fi fanno maggiori non ri- «fcono,come da quello, che io dirò,fi può bene auuertire. Egli fi fora con una triuella,& fi fa un foro di mezzo dito, d'un dito,& d'un dito e, mezzo, ilche fé con la ifteffa ragione far uorremo d'un palmo, non fi può,ma di mezzo pie de del tatto non fi deue penfare,cofi à quella fimiglianza fi può far alcuna cofa in una forma nò molto grande,prefa da un picciolo modello,ikhe all'ifteifo modo in molto maggior grandezza non fi può confeguire. Queite cofe effen- T ili doliate
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274 LIBRO
do (late ami erti te da Rhodiani, quelli che co la ingiuria hauean ancho fatto oltraggio à Diogcneto,poi che uidcro il
nemico fdegnato & oilinato,& che la machina era per efpugnar la Città temendo il pericolo della feruitù,& ueden do,che non fi atteudeua altro Fé non che la Città fnfle roinata, fi huroigliarono pregando Diogeneto che in quel ca- io aiutafic la Patria. Collisi da prima negò di notarlo fare,ma poi che le Vergini ingenue, & nobili, & i giouanetti con iSacerdoti uennero à pregare alhora egli promife con quelle conditioni, che fé egli prendeffe quella machina, fuffe fu a. Concertate que^e cofe egli fece rompere il muro da quella parte doue la machina doueua auuicinarfi,<5c commandò in publico 5r in prìuato,che quanto ciafeuno hauefle di acqua,di fterco,& di fango,per quella apertura Fuile per li canali mandata dinanzi il muro,poi che adunque per lo fpacio d'una notte gran copia d'acquaci luto,ec di fterco fu in quel luogo largamente inuiata,il giorno Tegnente accertandoti la Torre,prima che al muro aiuticiriaf- |
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fe nei numida ,<3<, fan p-ofa uoragine di fermarli fu conftretta, doue che ne andar inanzi, ne tornarà dietro più puote
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giamai. Perche uedendo Demetrio effer ftato dalia Sapienza di Diogeneto ingannato, fé ne tornò à dietro con rat-
inata fua. Allhora i Rhodiani liberati dalla guerra per la folertia di Diogeneto publicameote lo ringratiarono,& l'ho •«.orarono di tutti gli honori,& ornamcnti.Diogeneto poi condulTe quella machina dentro la terra, & la pofe in pu» blico con tale infcrittione. DIOGENETO DELLE SPOGLIE AL POPVLO. HA FATTO Q_V ESTO DONO. Et cofi nelle diffefe non-tanto le machine, ma fpecialmente i configli preparar li cleono . Coli à chio hauendo i nemici fopra le natie pofte le machine delle Sam- buche di notte tempo quei da chio gettarono nel mare dinanzi la muraglia terra,arena e pietre, e notando il dì te- gnente i nemici accollarli con l'armata diedero nelli fcagni, ch'eran fott'acqua, ne piloterò annientarli al muro,ne tornar in dietro, ma ini con martelletti foratele nani furono abbruggiate. Coli Appoìoniaeffendoaffediata,e penfando i nemici d'entrar per le caue nella terra fenza fofpetto, eflchdo quello flato auuertito dalle fpie, & fatto* t3 ne annettiti sii Appolinati, turbati dalla trilla nouella per la paura hauendo bifogno di configlio non poteuano la- per del certo da che parte i nemici haueffero à sboccare : alhora Trifone Aleflàndrino,che ini era Architetto fece ra« re dentro le mura molte caue, & cattando la terra ufciiia fuori della muraglia meno d'un tiro d'arco, 6c in tutti que iiacui attaccaua fofpefi molti itali di rame, di quelli in una di quelle foffe,che era dirimpetto alia catta fatta da nemi- ci per le percoiFe de ferrame ti i uafi appiccati cominciarono à fonare,dalche fu poi cóprefo, che da quella parte 1 ne* mici cauado penetrar uoleuano detro le mura, coli conofeiuti i termini fece apparecchiar uafi d'acqua bogliente, OC di pece fopra'l capo de nemici,& di flerco hmnano,c*c di arena cotta rouetite, & la notte poi fece dal difopra molti io ri, & da quelli di fubito mandando in gin ammazzò tutti i nemici,che erano in quella caua. Simile auuertimcnto fa quando fi combatteuà Marfiglia5& più di trenta caue fi faceuano,dilche fofpettando quei di Marfiglia tutta la fona |
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ch'era inanzi la muraglia cauarono con più alta cauatione di modo,che tutte le caue de nemici sboccarono nella det
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ja
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ta foiTa, ma la doue non fipOteuafarla foffa, dentro le mura fecero un baratro profóndisfimo, & fecero come una
pifeina d'incontra à quella parte,doue fi faceuanoìe caue,& quella di acque de pozzi,& del porto empirono, & con sboccàdo la caua di fubito aperte le Nari una gra forza d'acq uà madata,leuò di lotto i foftegni,e ripari, perilche tuta quelli,che ni erano détro,& dalla mina della caua furono opprcsfi.Similméte quando cotra gli iftesfi fi focena itnar gine dirimpetto al nlilro,& di alberi tagliati ini polli s'inalzaua l'opcrada guailatori,mandando dalle Balille filagne di ferro infuocate fecero abbrufare', tutta la munitionc, & quando la "telluggine Arietaria s'accollò alla muraglia per batterla calarono un laccio,colquale ftrignenclo l'Ariete, & uoltando un' A'rgana col Timpano fofpefo tenendo il capo di quello non lafciarono che l'Ariete toccarle ii muro ; & finalmente con martelli boglienti a colpi di Balata tutta quella machina minarono. Et cofi quelle Città conia uittoria^ao con machine,ma conerà la ragione delle ma- chine per folertia de gli Architetti furono liberate. Io ho ridotto à fine in quello itolume quelle ragioni, che io ho potuto efpedire delle machine fi al tempo di guerra,come al tempo di pace, & che io ho (limato eiler utilisfime. Ma ne i primi none io ho preparato quanto apparteneua à ciafeuna maniera,& ad ogni parte,accioche tutto il corpo ha licita efplicati tutti i membri dell'Architettura,& dichiariti nel numero di Dieci Volumi. Le cofe dette in queft'uUimo cup.del Decimo,o- ultimo Libro dell'Architettura di Vitr.benché jìeno facili, deono pero effer diligentemente con* fidente di ciafeuno ingegnerò,perche fi uedejpejfo effer uero quel prouerbìo,che dice,che l'ingegno fupera le fòrze, come quel umano coji* gliò,chefopn il Potè di Verona, fèjfero portati molti carri di terreno,teriache calcado col pefo Vacqua del Ladice,che mirabilméte crefeetot, noi portale uiajbwédofi prima cofultato la cofa co molti ingegnieri,che co la loro arte nojapeuano prouederle,ey cojijiafine k Ifude di dio della fatica noftra,la qud uolétitri ho impiegata per beneficio di molti dado occafwne ad altri di far meglio^o l'opera miadi none unni aputo. HEINE,
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4°
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PI
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TAVOLA DI QJV ELLO SI CONTIENE
IN TVTTA L'OPERA PER I CAPI. Che ccja fi contiene nel Primo Libro di Vitruuio.
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Degli Edifici de'Greci èlle iifboptioni delle parti, ey differenze,de
nomi di quelle DeUaftrmezZd>€r de fondamenti degli Edifìci.
I capi del Set timo Libro. il Proemio
Del terrazzare
DeUa maceratone della calce per blancheggiare,et intoniedre i mur
De i uolti dell'or far e,ey deUe intonnìcature
De i pulimenti ne i luoghi humidi
Della ragione del dìpignere negli edifici]
DeUa preparatone del marmo per lincropature
De ì colori, ey prima de l$Ocred
Delle ragioni del Minio
Del temprar il Mìnio
De i colori artificiop
Del temprar l'azurro
Comep facciala Biacca,il Verderame, er il Minio Sandardca detto
Come p faccia f Ojiro de tutti i colori fattici prefiantisfimo
De i colori Purpurei.
1 capi del'Cottauo Libro.
li Proemio
DeW inuentione deff acque
Dell'acque calde,ey della naturi di dìuerp Tontijliumi, e Laghi.
Della propìetà d'alcuni luoghi e finti
Delle ifperlenze del?acque
Del condure,ey Uuelkre f'acque,ey degli ìn&rumenti per far quefio
A quanti modi p conducono l'acque.
I capi del Nono Libro,
ti Proemio Inuentione di Platone da mifurar i-campi
DeUa Squadri, eyjvrmafua, inuentione dì Pythagord
Come p compaia portione d'argento mefcolato con l'oro
Delle ragioni de i. Gnomoni, jyel Mondo,ey de i Pianeti
Del corfo del Sole per li dodici Segni
Delle confielUtionidal Zodìaco al Settentrione
DeUe coiìfiellationi dal Zodiaco al Merìggie
Delle ragioni degli Korologi, ey deUe ombre Equinoziali in dìuerp
luoghi
DeUa ragione,ufo,inuètione,et forti degli ^orologi, et degV'muctori 1 capi del Decimo Libro.
il Proemio Diffinitione della Mdchind,origine,ey necesptà,ey come e differente dallo injìrumento
DeUe machine trattorie delle opere Sacre, t publiche De dmerfi uocaboh di machine,ey comep drizz**10 Vna machina da leuar grandìspmi pep Vii'altra forte di machina trattoria Inuentione dì Cteppnte per condurre gran pep il trouar deUa Petraia, con che s'è fatto il Tempio di viand Efepd Del dritto^ circolar mouimento per leuar i pep Degli jìrumenti da cauar l'acqua, ey prima del Timpano De/le ruote, e timpam,per macinare Di una uida che alza molta copia d'acqud,ma non cop alto Della machina di Ctepbio,che alza molto l'acqua DeUe machine Hidraulice,eon che p fanno gli Organi Comep mifura il camino fatto in Carretta^ per natte Delle ragioni delle Catapulte,ey degli Scorpioni DeUe ragioni delle Balifte De/le proporzioni che hanno le pietre al fòro deUe Bdlìfie
Comep temprano,e corcano le Balijle, ey le catapulte^ DeUe offefe\ey dìjifé ,ey prima deUa inuentione deUAriete ,ey di fud machina
DeW apparecchio deUa Tefiuggine atti congefiiont delle fòffe De altre teftugginL la Peroratane di tuttd t Operi. |
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A vedicdtione deV? opera
Che cofa è Architettura,?? quale effer deue f Ar
chitetto in che confitte r Architettura
Quante e quali pano le parti deW architettura.
Di elegger i luoghi fani perfabricar le Città.
Del fondar le mura-,ey le Torri Del compartimento dentro deUa Città,per fchifare i uenti nociui,
Della eletiìone de ì luoghi all'ufo commune della Città. I capi del Secondo Libro,
il Proemio Della ulta degli antichi huominitey de i principij del fabricore
De i principij naturali De i mattoni, DeW Arena, DeUa Calce, Della Pozzolana, Dette Petraie, DeUe maniere, luoghi, e modo del murare,
De i legnami Dell''abete di qua, ey di là dallo Apennino. 1 capi del Terzo Libro,
il Proemio Della compoptione' de i Tempi, deUe Simmetrie, ey della mifurd del corpo fiumano
Di cinque forti, ò maniere dì Tempi DeUe fvndatwni,ey deUe colonne,eyde gli ornamenti,ey Ar«=
cìntraui. I capi del Quarto Libro.
il Proemio Le origini, ey inuentìoni di tre maniere di Colonne
Degli ornamenti deUe Colonne Della ragion Dorica, Della difpofitione di dentro, ey dell'Antitempio
Di far i Tempi fecondo le parti del cielo Delle porte, ey ragioni loro, De i Tempi Tofca'd De gli Altari. I capi del Quinto Libro,
il Proemio Del Poro, della Baplìca,
Di ordinar t Erario,la Pregione,cy la Curii Del Theatro, Dell'uarmonid ,-.
DeiuapdelTheatro
Della confòrmatione del Theatro Del tetto del portico del Theatro Di tre maniere di Scene De i portici, ey deUe ambulationi dietro la Scena
Delle difhofìtioni, e parti de i bagni DeUe Paleftre,ey de i 'X.ifii De i Porti,ey delle fabriche ncW acqua. 1 capi del Seko Libro.
il Proemio De dìuerp qualità de pdep, ey come fecondo quelli p deue fabriedre
Delle proportwni, ey mifure degli edifici de prìuati De t cortili Degli Atr^ey de Tablini
De i Triclini, Stanze, Exedre, e Pindcothee Delle ftanzeaU'ufanzd Greca A che parte effer deue riuolu ogni ponzi, decioche pa fand,e buona
De i propi luoghi de gli Edifici priudti, e communi fecondo la qualità deUe perfone
Degli edifici rujlicali, ef delle parti loro |
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A D I Q H O N O R E GLORIA,
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t UH
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TAVOLA PER DICHIARATIONE DE TVTTE LE
COSE NOTABILE DE L'OPERA. |
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Angulogiuflo, eyfiiafòrzd
Animali fanno per inflinto, e non per arte
Anno, er fuo principio fecondo gli antichi
Anta, er in Antis
Antepagmentum, Erta
Antarij funes Protoni da Greci, Sartie da noflri
Anifocidi,
Ap.
Apaturio Alabandeo, ey fuo errore nel dipignere
Appenino,ey fua defcrittione
Apriture
Approuare.
Ar.
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Ab.
Bacvs urte 89 righe 69 Abtteefua naturd,etfue parti et ufo 53
*4
Si Abete infernctte, ey fupernate $} SS Abete , ey luogo di Plinio, ey di
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Tbeofrajto
Abufo,cbe cofa è. |
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Ac.
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49 *9 8 *4
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Ac4nto,cioe Branca Vrpna
Aceto, eyfuoi effètti, ey acro fdpore
Acqua efua qualità
A equa piouana, eyfua naturi
Acqua calda Medicinale
Acque fulfuree, ey lor'effvttì
A eque d'allume, ey lor effetti
Acque di Bitume
Acque tìitrofe
Acqye de metutli,ey loro effètti
Acque di Atbene
Acque dì cibdelé
Acque di Tarfo citta di Cilicid
Acqua calda in Rieropoli efua natura
Acque amare
Acque mortifere
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Architettura, ey fue lodi 15 4l
Arco er/àd dittinone jo ?
Arco Trionfale, eydìfcorfofopragli Archi 129 ?8
Architetto pafft i fuo termini, c/Jena) eccellente in altre faenze 17 ?*
Arcbitettura,ey fueetà 41 4*
Architraue Dorico eyfua figttr4 9$
Architraue ionico 97 *
Architraue Ionico in figura 98
Architettura,che cofafgmfìca |
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7 • 6t
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19 J7
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Architetto
Architettura come uirtù Ueroica delle arti
Architetto Architetto deue batter faenza e pratica
Architettura, ZT fue parti,e difeorfo fopra |
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A equa d'Arcadia detta Stìgos,cr fua mirabile propktd 197 16
Acque,cbe rompono le pietre netta ucsjìca 197 3?
Acque, che fan glibucnnni ebbri t97 3?
Acque che fan gli buomini gozzuti 197 j8
Acque, che fan gli huomini abftemij 197
Acqua,chefa impazzire, ey [ito epigramma 197
Acqua che fa cader i dèti a Sufe in Perfia,etfuo epigrama 197
Acque che fan buona uocs 197 7®
Acqua,ey fua necesfxtàey ufo taS 18
Acque,ey lor esperienze e prone *98 ?»
Acqua condotta per tettole, è miglior,che per piombo %om %o
Acroteri. 97 2?
Ae.
Aere, orfua qualità 4? ti A eoiopil£ palle da uento, e lor rdgìone. jj 4?. er 34.6,.
A/.
Affrica madre è nutrice di fiere befiìe , e ffrecLtlmcnte di
Set■penti,baluogki doue non poffono jìare i Serpenti. 19 7 7*
Ag,
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Architetti antìchi,che hànofentto £ Architettura, 181 da. $.fin. f 4
Archimede er fua inttentione iC4
A rebita ey fua inuentione ic 4
Archi Orizontali *4l l7
Arena e forti fue 4^ ó7
Arecfale maniere 6<> "
Areoftilos regolato 19 l
Argomento della finità dei luoghi, eyeffempio 29 ?4
Argomento del Sole 2,4 ?4
Atiflcxeno riprefo nella Mupcd *4? 4°
Aritmetica 10 ^
Afpeft, e chiodi d'Ottone, di ¥erro,e di legno S*
Arte ha la fua adolefcentia fior, er maturiti
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,2 *
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■76 A-6
7 «l
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Artemijìd moglie di ìAaufolo e fuo fatto
Arte,efua eccellenza
Arte di formar di Creta
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Arte in due modi conjtderatd
Arte rimedia àqueUo,cbe fa natura contraTutditi *J4 *
■ 141 4°
Armonico
Armonia, ey difeorfo fopra *4°
Arte, Arti liberali,Arte d'intorno il pdrtare
Arti d'intorno k quantità, Arti inlbirate
Arti utilialla ulta 7 àaunfìn io
Arte degna come fi cemofed
Arteude 7 ,s
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16. cja
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Arte
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Arte e fuoi principi],et differenze tral'AYtifice,e lo efecrto 6 6.9
Arte perche imita la natura 26 ?o
Arte, e trattamento fuo,e differenza dallo fcriuer i Poemi, CTU Hiflorie, ey la cagìon di quello l*7 6~?
Artetici dolori,ey morbus articularis ?4 50
Artegli'erie **? 47
A.riftoxenoriprefoneMaMufìca. «4° -37
Ai.
Affretti celeri, er come f Aerologia ha communanzd con la
Muf.cd, .cy con la projbettiua 17 *7
Affretti dei tempi, ey lor difjtrenz* &S 7°
Ajfrlenonherba *9 i7
Affé ey fue par ti 6i l
Afferes *°J 7*
Affé, ò perno del mondo *io *8
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X A V
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Affa ammette
Ahragalus,talus fondino *o| 20.
A/troIogù
AJldfoba,er Aflabota fiumi
Aflragahis lefbim
Asficulus Harjìone.
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Cd.
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Canonica ragione,ty mathematica
Cauedi ò Cortili, cr lor maniere
Cavedio ò Cortile che cofa è
Cagione perche le Città fono frequtntateio' effempio
Calce, er modo di farla
Calamita
Calamocho
Cattimacho Architetto
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%4
167
41 47
49 49 104
no
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50
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49
1
5t
5* 38 41
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At.
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Athlante monte B
Atbleti,or bonori loro,& comparatane conglifcrittori *o
Atbo monte tra la Macedonia,®- la Tbracia
Atomi, che cofa fono, er come s'intendino
Attiene
Atticurges.
Au,
Auge iugum,giogo,abfides
Augufio,chifuffe,&- 4 che tempo
Automati
Auuertimcnto
Amertmento dotte fi deue fabriedr te Cittì
Auuertimento delProemio 41 #.
Auuertimenti de ì membri degli Edìficij
Auuertimento di natura
Auuertimenti nel por le pietre in opera
Auuertimento er regota nel murare
Auuertimenti nel murare
Auuertimento nel propor le cofe
Auuertimento
Auuertimento dettegroffezze, €? altezze delle colonne
Auuertimento beilo per la ueduta
Auuertimento
Auuertimento cerei i termini delle faenze
Auuertimenti cerca il fondare
Auuertimento fopra il Proemio del Quarto Libro
Auuertimento fopra lefabrtche
Auuertimento cerca le mifure delle colonne
Auuertimento,ej- precetto di nofarfenza imitar il litro
Auuertimcnto bello negli intercolunni
Auuertimento bello nelle porte del Tempio
Aureo miliario
Auuertimenti dette parti delle fabriche di fopra
Auuertimenti cerca il trouar delle acque
Auuertimento cerca le porte della Cittì
Auuertimento cerca U licenza della inuentione
Auuertimenti cerca laffiefa, in diuerfi luoghi
|
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Caldei
Calcidia,GT chalcteca i}0
Campana del capitello Corinthio
Canopo
Canon Muficos regiflro
Cantherij,cantieri Capitello Thofcano,crfua deferittione
Capitello Dorico, cjfua figura
Capitello Ionico, cr fua figura
Capitello Corintbio,zr fui origine 99 ,%.
Capreoli
Carcbofi Paretoli
Carbwtculus 48 4$ z
Cariatide
Cardini, ò Poli
Cafa di Re-mulo in Campidoglio al tempo di ViY.
Cafe di Roma, er legge de 1 pareti
Caui colombari 99 S> &'
Càufe
Carcere.
Ce.
Cedro,er ufo fuo er oglio Cedrino
Cefifo fiume di Boetia Celle,® lor difinbutione Cemento. Ch.
Chromatico Tetracordo,®1 fuoì colori
Chorobate,® fua fabrica, è figura Chiodi,?? Arpefì d'Ottone Chelonia Cafltgnole,® Orecchie Chalcieca mnerua Chromatico. Cielo, er concluofionifopra'l Cielo, ry fuo mutamento
Ciuil ragione neceffaria ì t Architetto
Cipreffo cr ufo fuo
Cilindro
Cirocinnauos
C ino fura
Cidnos fiume in Tarfo
Cittadini Kom. grandi Architetti
Ozicene
Cìrconduttione mirabile di Vitr.
Circolo, che cofa è
Città er fuo giro >tj fortezz^O" rcgolcdi farla
Cimatimi
Circo
Circo Maspmo
Circolo e fua natura^ mirabili propieti.
Ci
elitra
Climata
Clipeus, copèrchio
Clitoro, orfuafonte,tj Epigramma.
Co.
Cognitione humana
Cognitione de i principi] materiali quanto importa
Colmilo donde e detto
Colonne, er loro origini, ey inuentione
Colifeo Amphitheatrograiidiifimo
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
70. 131.
96 I
*jo 17 266 51 io* 7 89,erpo
9i
9*
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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2,8 47
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14 »5
*97 *
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1° *°
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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198 199 $1 t
%$6 18
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no
»5 |
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B<t.
Bagni, &■ lor uditi, epiano %6t finì mezzo.
Bagni fatti di Agrippa 170 k benefìcio del popolo %6i 2$
|
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54 »
*j8 6?
|
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Baleari lfole,ey propieta del lor terreno
Baloardi,c? lor effètto,
Bsfamento della fabrica è fua figura
Bafa Thofcana, er fuo fondamento in figura
Bafa Attica,® fua figura
Bafa Ionica
Bafiliche,e deferittion loro,e difeorfo fopra
Bafihca di Paulo Emilio
Bajìioni, cr lor fórme
Bajìliche pianta in pie in diffegno iji.ijj.ijf
Bafilica fatta da Vitr. à Vano deferitta.
Be.
Bellezza & adornamento fono differenti
Berofo Caldeo. Bi.
|
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7<y
5
40
|
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|
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209
129 |
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|
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171
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|
4
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c?o 59
|
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94
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»?o 60
|
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|
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|
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|
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4*
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Biafìmo delle Grottcfcbe
|
187
|
5*
1$ 55
40 |
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Biafìmo delle pittute,oue fono i coioti preciofi foto.in copia 18S
Bilancia, er fua ragione 2,9 Bifefto, er perche è cofi chiamato. *i*
|
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BY.
Branca Vrfina,kcantó
Breuitì,e chiarezza netto infegnare Bruma. |
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lì
11 71
|
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*e4
109 |
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OLA
Difcorfo fopra i uenti % * S*
Difcorfofopra il mouimento dritto,e circolare 2 $9
Difcorfo fopra gli ìlorologi 230 6>
Dtùerpta detto affretto che co fa è 212 ?
Difcorfofopra i Corpi,è moti Celejli 211 68 & 212 per tutto. Difcorfo fopra le parti deW Architettura z6 *8
Difcorfo fopra le qualità delle perfone 27 lS
Difcorfo fopra la elettione de i luoghi foni 28 z;& 4°
Difcorfo di Vii. fopra le qualità de i corpi per le mijìure, che fono in loro de gli Elementi 29 3
Diametro 30 8
Difcorfo fopra il fondare 3® 4S
Difcorfo fopra le qualità de i terreni 30 si
Difcorfo di vie: fopra i tre generi,origine, e? inuentione dette Colonne io? <?»
Difcorfo fopra l'origine delle forti delle fabriche 104 4J
Diffegni de i coperti 10S
Difftgno dett'opera Dorica con i modioni 10B
Difcorfo fopra i tetti, pareti,àfinefrre 1 o 8
Difcorfofopra il Proemio del Quinto Libro * 27
Difficultìdìfcriuer un'arte *z8 l
Difcorfo fopra il numero Cubo .«8 da 4® fin 70. Diffètto er per fitto ionie uienè z*4 l $
Difcorfo fopra ilTheatro, e fpettdcoli *38 4°
Difbhìuiata 16$ lì9
Difcorfo fopra 1 Tetracordi, ?? ordinanze «4* pzr tutt0
Difcorfo fopra la noce 139 7*
Dtfjetti che uengono dalla materia 2*4 » *
Difcorfo fopra il Foro, ey le Piazze 129
Difcorfo fopra le Bdfìlicbe i?° in
Diefì tetartemorion,meta del Semituon minore «4*
|
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T A V
|
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Colosflcocera,e colosfi
Columen
Colonne, ey toro ornamenti
Colonne,?? ior getto
Colonna ey fua inuentìone
Colonne anguUri come fi pongono
Comici
Compartimento che co fa e
Commoduktione, e modulo
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
2?7 5^
10^ 64. xo$ 40
] 4«J . 9 :
S7 ?p
100 70
167 9 ó? I
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Compir atione delle idee del parlare,?? dell''Architettura 6% j%
Combujlione 211.2? Compartimenti delle parti del Theatro %$o 1 ?
Compaciiles 90 34
Commentario,che cofaè,eydouz e detto io 4^
Concentrico zn 27
Conttettationi Settentrionali »2i per tutto
Conflellationi Meridionali 219 ói
Condotta d'acquai quanti modi 199
Coniflerio %6i
Contignatìo io? 04
Conditioni dello intelletto humano e dittino %6 4?
Conformità del principio^ precetto dell'arte 8 ?i
Conditione dei precetti dell'arte 8 2$
Concordanze tra ì principi] 8 ^7
Conditioni dello Architetto ey perche,?? quante,?? come io per
tatto
Confonanze,?? fue fhecie 17 8 Confonanza,che cofd è, ey difcorfo [opra le confonanze 147 per
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
tutto
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
142 27
109 t
109 104 4?
io? S
44 39
44 40
X tì4 !?£
?l 4
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Coperti di pietra di Francia, ey di Alemagna
Coperti diuerfi
Corpi humanì, ey lor propcrtione
Corinthìa Colonna,Capitello,ey ordine
Corpi diuifibili in infinito come s'intenda
Corpi naturali indiuifìbili
Corimbo già,bora Caranto
Cortine delle mura, ey lor regole
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Diatonico Tetracordo efuoi colori
|
*4?
|
60.
64-
|
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Difcorfofopra ifuoni,ey le ordinanze muficali
Difcorfofopra te confonanze
Difpofìtions de Vafinel Theatro grande
Difcorfofopra i porti
Difcorfofopra le fabriche di ViUi
Difcorfo di Vitr. fopra la pittura
|
*44
i47 150 tf %6ì.
\-j6 &i
ìg-r 40 |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Cote è differente da i marmi, felici, fasfi,e Gemme 49 *?
Cote. 49 $0
■ Cr.
|
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Difcorfo breite, ma bello,ey importante fopra li pittura 188 a
Difcorfo fopra tacque piouane T9?
Difcorfo fopra l'acque calde,?? altre acque *95 fin l97
Dirìfiume l9? 3?
Difcorfo di Vit. fopra gli acquedotti *P9
Diffefa della Città in che confìtte *l **■
Difcorfo fopra il fortificare Jt
Difcorfo fopra le fcdle
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
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Cratticci,e dìffèttiloro e modo di farli
Crepidines margini. a.
Ctefìbio Aleffandrino,?? fue inuentìoni
Ctefifinte, cy fua inuentione per tirar pefì Ctefibica machina. Cu.
Cunei nel Theatro
Cuneus, cugno,fuo effètto e ragione
Cubito
Cubo, eyfua diffinitione, nafcimento
fin 60 ey raddoppiamento.
Curia. De.
Decoro,?? fua diuifione
Dedicatane di Vitruuio
Deferente
Democrito, ey fua opinione dichiariti
Democrito, eyfuo commentario
Denario
Dentello
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
22* 22
509 SO
2lO 20
2,f 64.
zS *S
24 *4
24 l°
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Diagonale
Difcorfofopra i Gnomoni e Stili da ombre
Difcorfo fopr ai moti, figure,e linee del Cielo
Diflributione & fue parti.
Dijax. dipichi
.Dimanda, che cofa è
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Diletto del fenfo,?? deliamente
Difbofitione, ey fue idee er centrarij %9$ 60
Difcorfo fopra l'ordine *
DifcorfofopralecofedettequdeècopofiatArchitettura iS per
tutto
Diuifione dette cofe *S t% T>iffegno,Grdpbidis perith l° &
Difficoltà d'intender Vitr. '° '°
Dijlintione,ey trattamento de glihabiti 6 per tutto
■Difcorfo richiede folertia 9 *
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
'Difcorfo di che Virtù fia propio
Difiderio, e dileggio delfapere Difcorfo,?? difeorrere |
S 73 74
S 43 4^ 8 40
S.da
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dentelli,?? Modioni non eran ne iTrontiffricidntichi 107 49
Dentelli,?? loro origine. »o 7 ìt
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Diffinitione delfogetto e principio,ey quanto importa
20 fin 23.
Diffinitione della machina dichiarita *^4 <%
Difcorfofopra le Caft depriuati ey dette lor parti » 7* CT *7J
per tutto.
Ditono ter za maggiore l4J 39 ■Diejf? '4* 6°
Diuiftone dette machine *SS-H er 254 ?s
Difcorfofopra le machine, ey lor nodi, 2*4
Difciplina s io 11
Diffinitione dett Architettura 7- i-8-7&
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Di'.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Difcorfo fopra la rdccSmunanza delle Scienze
|
16 3?
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Diatonico 141 41
Difcorfo fopra le qualità de paefì fecodo le inclindtioni del
Cielo per accomodarle maniere de gli Edifici itì$ $0
Difcorfofopra la M tifica, ey harmonia 140.141.142.
Difcorfofopra i pefi, ey le Mecaniche d'Arifiotile z$<> fin zsi
Ditufione dell'opere dentro la Città 33 per tutto
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
TAVOLA
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Blaflilos 7<? 24
Bìnocrate Architetto flatura,®inuentionfua 41 x xo.
Bìuerfì modi difabricar delle genti Barbare 4? t
Bifcorfo detta aita, ® ddfabricar degli huomini Antichi 41 »t
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E«rjYl?iMM,cfce cofa è, & perche cofi. è detta
Euro dmde è detto. EX.
Examen, Anfa^lengueìk. |
24 3*
$7 ** 2/p «
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bifcorfo fopra le prime qualit4
Bifcorfo fopra la materia delle fabriche
Bidoron
Bifcorfo fopraV Arena ;
Bifcorfo fopra la Calce,® modo $ impalarla
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
44
4? 46 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Eabro chepgnifica Teflon in Greco
Eabriche Greche,® lor maniere
WabricaEmple&odettta,aCajfa -■ ■
Eabrica,che cofa è,® ingenerale^ ìn&Btfìcdarè
Eabro
E abriche in acqua come fi fanno
Taftigio, e Trontifbicio
E antafia è principio dette Arti. >
Vi.
Eemora Temurmiros. n\
Wiume Ceftfo e Melos di Boetia, Creta de lucani Xrfnto
di Ttroia.
Eìne,®fua congiuntionene preciede Eine,cbe cofa é, ® come è primo ' E ini di due maniere Bine dello Architetto Tiftucachefignificd Eineflre e Fon non Stan bene [opragli angoU
Eineflre dì Vinegìa, e diffetti loro Eineflre,® difcorfo fopra effe Eigura dette confonanze ligure de i colori ne i Tetracordi di tre generi Wigura delle difianze Muficali Sibuk, Pironi. Es.
Tonti amari Tonti e Fiumi dì dìuerfe nature
E onte Sdhuciie,®fua natura Tondamenti e difcorfo fopra f. Torma
"Fondamento dette Città
Tondamente, ® parte dette Fabriche ^offa-detta Città,® fue conditioni Toro,® ilfuo luogo E oro,che cofa è,® trattamento del wr® Eorai Augufio T offa della Città Torma è cofa perfètta Eorcipes, Ganzi, vncini. Tu.
Euoco,®fua utilità,® inuentione Euoce Elementare, ®fua qualità Eufìema. Gè*
Gemme come ficonofchino da Marmi,Selici,Cotit
Geometria %o Genere 4e i Canti, er dette Melodie.
|
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
*7
JO
*o
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
4<S
47
47
48 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bifcorfo fopra la Pozzolana
B'fcorfo fopra le Pietre
|
48
48, er 49
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bifcorfo delle parti della fabrica fopra il fondamento off*
ciò, er effètti di quelle 49 so
Biatoni Mdtoni Sl 37
Bifcorfo foprai legnami,®' alberi $4-® SS fin 61
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dìpteros.
Dottrina
Boron Dorico non ha Bafit
Borico Capitello Borico Architraue Borica Ragione. |
66 29
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
DO.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dr.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
6$ 31
|
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Dramma.
|
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BU.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Due conjìdcrationi, ® due affitti de gl'Artefici
Bue cofefono in ogni opera
Dubitatane cerca la dijfwitione detta Machina
|
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Ec.
|
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Eccentrico,® Concentrico
Ecditica
Echino,e Vuouolo.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
U
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Edtficdtione, ®fuè patti
Edifici,®- loro parti come deono efferfitu Aie
Edificatone fecondo il Decoro
Bdificij di \Ttlla,parti,modo,e diff>ofitione.
E/.
'Effètto niuno è prima detta fuà cauft
Effètti delle quattro prime qualità Effètti da quante caufc uengono. El
Elementi, ®loro facile trammutatione
Elettione de luoghi fani per fahricare Elettrone de i luoghi aWufo commune detta Cittì. |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ep.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
; Epagon. Artemon Pdflecca
Epiciclo
Epijiilio
Epitomi
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Gi.
■Giudicare è cofa eccellente,® il giuiicio fi fa {oprale co fé
conofciute 8 *3er»4
Giudicare che cofa è 8 47
Giudi care è cofa di prudente io 42,
Giochi antichi di Greci 201 64.
Gioue,® fuo luogo nei CieU %%% %%.
Giogo GÌugum,Auges,&bfides zx; 40
Gc.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Eq.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Equinoziale
Equinottìje Solftitij nette ottaue parti de i brfegni
Equipondio,Marco,sfiroma,Komano,
Er,
Eratofihene, ®fua inuentione
Eruditione
Erario.
E/.
E/co/o Effortationeàgli Studiofi di Vitr.
Efperimento delVOuo pojlo in aceto fòrte Ejferienze,e proue dell'acque. Ett.
Euerganee traui Eufiìlo, ®fuo compartimento |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
GocciolatoìodettoCorona,etfuepartinelGenereDorico 94
locete. 94
Gn,
Gnomone sji
Gr.
Gradimifura,®fimahro $j
, 84
Gratitudine,® giuiicio nel donare 7
Grandezza del dire netta circondottione %j
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
20
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
li
li
%
44
$ì |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
\/Ù
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
VOLA
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
T A
Graniti, ?? leggerezza in che confitte 3. er i quanti modi
distende 204 2?
Grettezza ?? 30
Gradi de gli fptttdcdi,??hrffiifure 1^1 j»
Greci,©" iw auttorità in dar nome aUe Stelle 228 »8 or 20
Grottefcheèbiapmoloro •'■ t8? *£ Grottefcbe fon fogni della Pittura^ alcune kUefimilku=-
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Infermità che nafeono da i Venti
lnfundibulum Trammoggio
Intertignia
lnpie,c? alzato Ortographia,?? lo effempio
Inuentione, che cofa e
Inuentori delle cofe
Intelletto,?? habitifuoi,e difcorfo fopra
Intelletto,?? fue cofe pareno ombre al uulgo
incinto naturale,è maefiro della naturai proportìone
Intelletto humano e Diurno
Infìrumenù,?? lor fòrze
ìnpie d'un Tempio Dorico di quattro Colonne
Intendere e in modo di riceuere
inuentione dette pietre del Tempio di Diana Efifia
Inganni detta ttifìa
lnflrumenti,cr ufo da far gli Horologi
itiflrumenti da cauar acque
MerpenfiuL
lo.
Ione figliuolo di ~Kutho, ?? di CreuJ4 Ionico. • leggi capitello Ionico. Is.
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dimi» materia dette grottefcbe ■
Grado di mecche cofa è. JU. ■
Habito che cofa i Babìto quanto importa Habiticome fi diuidono Uditi e difcorfo fopra queUL tàe\
Merdclito detto Scotinos per la ofcurtì del dire
Hermogene
Helice
Kermidone.
Hi.
Hi/ione,©" Poemi,?? effvttiloro xij Uijìoria,?? fua cognitione
Htfioria di Salapia,?? di M.Hofiilio Hifwria dell'origine del Dorico fonico ,©" Corinthio Hijtoria del Capitello Corintbio Uijìorie diuerfe Himera fiume in Sicilia,®" fua natura
Uipanis fiume. |
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ìfola nona trouata da Cartaginefi
Ifole cafe de priuati
ìfola Tiburtina
Ijperienza, che cofa è, doue nafee,?? difcorfo fopra 6.
La.
Labro
Lacunare
Laconico
LdcotomU'S
Laghi falp.,?? doue fono
Laghi Qntuofi
Lago che petrifica le cofe
Lanterna Tholus
Laude dello fcriuer di Vitr.
Laude di queHH,ch'hanno lafciato ferittt.
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Ho.
Hor&Mgi,?? lor differenze per le ombre Equinottiali 209 ;j
Horologi,?? difcorfo fopra,?? doue fi cattano, er lor ma- niere, forme,?? Analemmi 2jo fininfine Horologi,?? lor uniuerfale conuenienza 254 62 Horologìo di Bero/o ud un Clima cauato da un quadrato et |
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• fr fua figura
vsorologioMi Arifiarcho Samio detto Hemifpero
Uorlogio di Eudoxo detto A ragna
Horologio ad ogni Clima
Korologio Penfile uiatorio
Horologi delVOccafo
Horologio,?? inflrumento uniuerfale da farli
Horologi,?? lor fondamento
Horologio con i VaraleUi de ifegni
Horologio Orientale,!?? Occidentale,?? lor 'Zodiaco
Horologio in diuerfe}'accie,,?? lor inftrumznto.
H«.
H«o!Ko,cr natura fua
Huomo raro effempio di natura aUe cofe artipciofe
Humidità er danno,*?? rimedio negli Edificij.
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Le.
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Legge inEfifo de gli Architetti
LengueUe, Spathette Lejbo lfola e Meteline. Lì.
linee, ?? lorjpecie Libreria de i Re Attalici Libreria di Ptolomeo Licinio Mathematica Lipari fiume, ??fua natura Liuellar che cofa è,?? liuelli,e flrumenti Linea del nero luogo Linea Meridiana, ??fua inuentione e figura
Linee proportionali,?? loro inuentioni Linea dell'Apparenza Linea del Giogo Linea della Contingenza. Lo.
Lode del Sito de Italia,?? dette qualità del popolo Ro mano
Lode degli Scrittori e meriti loro Longhezz* Media dello Eccentrico,?? dello Epiciclo Lode di Architettura. Leggi Architettura,?? fue lodi. Lu.
luoghi,®" lor uirtk e qualità
luogo principio della generation? come Padre
lume d'onde fi piglia 176 $$.
Luna,??fuo ordine tra i Pianeti
lucifer.
Ma.
Machine è nomi loro Machina daleuargran pefì Machine da cauar acqua Machinatione bella utile,e merauigliofa Machina del Mondo |
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H?-
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HyperfeoJe leggi Hipertolo»
Hypothiron Hypomochlion Sottoleia
Hypethros Hydrauliche Machine Hidr aulica Machina. lama.
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14.
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IC.
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lcnograpbia pianta,?? fua dijfinitione*
li
Idee della DÌfpcfitione doue nafeono. m.
Mitatione fatta dalla arte delle cofe di Natura,?? imagini Celefli er lor numero,?? nominationi. infinito non cade fot to intendimento
lndufìria,cbe cofa è
Incerto murare,?? figura fu*
Ingegno
infirmiti d'onde nafee
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Machina che cofaè?er diffirézada infirméti,et origine 254
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?4 *6
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TAVOLA
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matura deWRuomo
Nature di diuerfì natura,?? Arte nella Mufìca. |
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Machine daUudrpefi,tylor diffegni
Magnefia
Mannubie
Maniera compofla
Marmo,?? differenza da [affo, Selke,Gemma,c Cote.
Marmi in honor prosfimi alle Gemme
Marmo,?? fuo apparecchio negli Edifici
Marte,?? fuo luogo nel Cielo
Materia,?? fua cofìderationepertìnéte allo Architetto
Mattante quadrelH,etrattamento di quelli
Materia, ?? difcorfo di queUa,che ufa lo Architetto
Mattonile fopranuotano,e ione,?? la ragione
Mattoni detti Diatoni,ò Yrontatì
Materia,?? fuoi dtfjviti
Materia
Materia di due forti
Materiati®, che cofa è
Matematiche ??fue pratiche
Manfolco,er fiat defcrittìone yt so. &
Me,
Metrica Medicina utile a ? Architetto
Mecanica parte principal deW Architettura Mecantca alternata 4 due Scienze Medico Memoria neceffaria algiudkare
Meniana,e Menio Mercurio,?? fuo luogo nel Cielo Mefolabio Mefolabio ftromento ■Mefé s''intende in più modi Metopa Meta Sudante Metelinote Lejbo Mezzo. Mi
Miliario Aureo Minio anticamente ufato parcamente
Minerua Chalcicca Miracoli del mondo Mifure delle fabriche pigliate dal corpo humano <s
Mifure del corpo humano |
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4? i
IO 5
*44 #8
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He.
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Nerone Jt dilettaua dalle Machine Uydr àuliche
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%66
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20
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Ni.
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mio,?? fuo capo
nigir fiume. No.
Noce Norm<<. N».
Namero Ternario, er Denrfrio perche perfètti fono liumeri, ?? Mifure,?? conuenienze loro numero-)?? difcorfo foprai numeri numero Denario fi caua dalle dita numeri perfètti,Voueri, e Ricchi quali fono numeri parimenti pari numeri primi,?? incompofli: Nwmero Senario perche è perfètto, Ók
ohelìfeo di Campo Martio come Gnomone
Obolo
Occhio della Voluta.
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of.
Offvfe,?? diffefe della Città.
■Og.
Ogni cofa corporea è compofla di Elementi
ol
Olmo. Om.
Ombre Equinoziali,?? fus diuerfìtà Ombra che cofa è Ombre,?? Tauola della proportione loro à lo Stile. Ò/j.
Onda che cofa è, Op.
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$0 61
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4J lì
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$} 11
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209
2oy zìi |
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SS
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« 17
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Ope
Opere publìche, priudte,e communi
Opera,?? operatione Opinioni degli antichi Vilofofi de iprìncipi]
Oppidum dotte è detto. Or.
Ornamenti,?? origini deUe Colonne
Origine, ?? inuentione della Colonna
Origine delfabrkare
Ordine di vitr. in narrar Vorigine deUe Tabriche 42
Ordine del Secondo Libro,?? fua ragione
Ordinarie murature
Ordine della cognitione Humana
Oratore
Ordine deUe caufe
Ordine nell'Architettura,"?? la dtffinitione dell'ordine in
generale,?? in particolare
Ortographìa Vlmpiè, ?? alzato Ornamento, ey bellezza fono differenti Orzi Nomi', fortezza di Venetiani Orbiculi Raggi, ò]Girélle Ordinanze Mufìcali,?? difcorfo fopra Orchejìa Of.
Offa efoflegni del muro o«.
0«e uiene quel che piace nelle opere. Va.
indette
Palejlre e Xifli,?? hr edificatone,?? lor nomi
"Palificata come fi faccia
Paludi Galliche diintorno Aitino, K4Uenna, er Acquileg-
già perche erano fané
paludi come fian fané Palmo maggiore,?? minore '■ 4.6, 29, ©*
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Mifura che cofa è,?? le forte de mifure,?? mifurare.
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6ì 27
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Mo.
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Modo difapere à l'Architetto in tutte le Scienze
Mochlion,Veélis Manouelìa e Stanga
Modulo,?? commodulatìone
Modo ctimtefligar lafaniti del paefe
Modulo è detto in Greco Embatis
Modestia dì Vitr.
Modo di tirare infu, e calar unofyeccbio
Modo de drizzar le Machine
MoUini,Ruote,e Timpani da macinare
Mondo che coja è
Mondo è perfètto,?? perche
Mondo habitato per tutto
Monachiti
Mortariumfòfft
Mouimento del cielo di due maniere
Mouimento fecondo cornee fiato conofeiuto
Mouimento dritto,et circolare neceffario à tutte le co/e
|
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29
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24?
257
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210 2IO 220
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12
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SI
66
48 TT
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JW«...
Murare modo,maniere è difcorfo Muro,ò Parete è diffirente dal fondamento |
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28
32 |
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49
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49
49.65044 fl 44
30 68
«07 2j 37 t
49 & per tutto *4 ?*
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Murare,?? maniere fue
M uratura de Mattoni e fua bontà Mura deUe Città, CT hr parti Mutali,?? loro origine Muro della Città,?? fua groffezzt Muftca,?? difcorfo fopra 140. Mufìca necejfaria aWArchitetto
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Nrf.
natura fa fbeffo contu tutiUtà de gii huomini, er n*
medi dell'Arte 254 |
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Parlare, z?fu origine
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OLA
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T A V
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Porte delia Città, ® lor conditioni
Pertichi,® fini loro,e uocaboli Porti,efabnche loro, e difcorfo fopra Porto,ògolfo SkherfandinScotta (ìcurisftmo Porto di Veneta poco fìcuro,ficura la. Città Porto , ® fua (ìcurta Pozzolana,® fua natura Pozzi, CT modo di cauarli. Pr.
Pratiche delle Mathematiche, ® quello che ne ftima il
uulgo Pratica del numerare in che confifte
Prelo
Precetto deW'arte,® fua conditione
precetti di pythagora
Principij materiali quali, e quanti fieno, er lor qua-
lità . 44 ■principij delle Scienze, ® lor conditioni
Procinto del muro
proemi,® la cagione,che Vitr. gli ha poQi
proemi del Quinto Libro ® difcorfo fopra
proemio uniuerfale à tutta l'opera
proemio del Settimo Libro da effer confìderato
profilo d'un Tempio per effempio
pronao Antitempio,®'fua diflributione
Prùpietà della Calce
precinilionì
Profile del Theatro Latino
Proportione, ® proportionulità,® difcorfo fopra da
proportione in uniuerfale,® in particolare,® effempio
Proportione nonfempre diletta
Proportione fopra partiète non fa confonanzd,e perche
Propietà d'alcuni luoghi e finti
Projpettiua
ProMos
Prothyrides
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"Parte come s'intenda
Parafiade Variare, erudire fono ftrumenti del fapere
Parti deWArchitettura,® difcorfo [opra Parti Simigliami,® disfimiglianti Paufaràa, ®fuoi fatti. Pe.
Pecore bigie, è nere per ber alcune acque
Pentadoron
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Perfino numero, ®fue propietà
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64.
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Peripteros
Periftili
Peridromide
Pentajpaflos
Pefo come s'intende.
Ph.
Phalange Plnlofofìaneceffaria aW Architetto® che cofaè,®di= |
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ì.60 49
«4 45 »
4S er 49
49 41
55 22
^5 ^5
^8€7<?9 70 er 71 72 ® 73
7J e 75
88-
25
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feorfo fopra
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Pi.
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Pietre ® fua diuìfìone
Pietre naturali,?? difcorfo fopra
Pietre e firme loro ® qualità
Pittori
Piede
Pianta deWaffretto in kntis, zrilfuo alzato
Pianta del Projlilós, ® ainphiproflilos,e lor in pie
Pianta, er inpiè del periptercs
Pianta,®- inpiè del Dipteros,® del pfeudodipteros
Pianta, er inpiè dcUo Hypethros
Pienojìilos
PicdeMo,® fua aggiunta 84. ®
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Pianta del Dipteros, ò pfeudodipteros regolato fecondo,
la bdia maniera,colpoggio, inpiè, ® alato 8; fin S7
Piedsfiili,® lor regole $8
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Pianta del Capitello Corinthio
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99
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6 JJ
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io 4*
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Pittura
Piacere che co fu è
Pianta delle Fabricbe e fuoi termini
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4?
io 76
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9
24
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Prudenza.
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P/
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66 32
66 29
tu 7*
150 6$
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Pfeudodipteros.
Ptercs
Pteromataale
Pulpito.
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*9
iner ti?
114 CXXVI
1*8 39
«per i;o
154 168 40fin 70
188 ?j *9J 4
aco 17
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Pianta d'un Tetrajìilo Dorico,® lo inpiè
Pianta d'uno Efajlilo Dorico Pianta d'un peripteros ritondo Pithagora,® fuo modo di fcriuere Piazze Greche,et Latine,et difcorfo fopra Pianta del Theatro Latino Pianta del Theatro Greco Pittura,®1 fua ragione 187.
Pittura,®' difcorfo fopra
Pioggia,® fua natura Piombo,® fui diffvtti nell'acque |
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Pt.
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P«.
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Q».
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87 48
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Quadra
Qualità prime,numero,®' effètti
Qualità feconde
Qualità prime, che poffono flar infume
Qualità,® effètti del caldo, freddo,bumido> e [ecco
Quantità.
Ré.
Ragione,® doue principalmente fi dimoerà
Ragione, e quella lilejfafempre
Raggio
Raggio orbiculo
Raro è, che uno troue, ® dia il perfètto ad un'arte
Rafiremamento delle Colonne regola,® figura
Re.
Regole delle altezze, ^groffizze delle Colonne
Regione, ®-fue qualità
Regotatione del Genere Dorico
Re Attalici,®-lor Librerie e fatti
Replum
Refina
Riticulato murare e figure
Regifiro canon.
Ri.
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Pianta della Città fecondo i uenti
Pianta d'un Tempio Thofcano Pianta della 'Basilica, ® inpiè Pianeti,® lor nomi, numero, er carrteri,e motti, |
38
102
132 t?3
iti
266
|
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i?4
54 55 |
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Pinax Sommiero.
py.
Pythio Architetto, ®fua opinione rifiutata da Vitr.
Pi.
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x6 io
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Platone, ® fuàinuentione dimifurar un campo
Pleuritide
Plinthus orlo.
Po.
Porte della Scena
Poemi,® hijlorie Pogginoli, 0 pergolati meniana p°&?"> 49 54 er
Politura,®- fuo decoro
Poli detti Cardini
Pvlijpajlon
Pomice,® pompeiana, er doue nafea
Pomponio Gaurico
Portico di perfiani prigioni, er disegno
Porte®ragionhroimaniereedijfegni xx6 n7
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«io
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Rithinus ®" MoleS
Ridottione di diuerfì corpi ad una mifura
Riprenfionedi chi comincia fèriche fopra lefuefòrze.
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r
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TAVOLA
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Sofficienz** deUefei cofe netlequaU conpfie PArchitetture *s
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Rfc
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4*
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Solertk
Sole,®' fuo luogo tra i Pianeti
SolStitio
SomimcroPinax*
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%6\ é&
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Sabbione mafchio
Saetta
Salmacide fonte er fud nature
Supere che copte
Supine
Sapienza
Saffo differente dal Marmo,S elice,€ote,t Gemmi
Sasp,® diuerptà loro
Salite ne i Theatri,® lor compartimenti
Sambuc4 infìrumentodafuonare
Satirici
Saturno,® fuoluogo nel Cielo.
Si.
Scienze,®1 lor raccommunanza
Scalpturapma
Scannellature,® lor effetti
Scena, efua compofìtione
Scannellatura della Colonna Borica,®' fiiQ diffegn*
Scannellature donde fon uerntte
ScamiUui
Scale
Scala Syjìema, ordinanza, Mano
Scena de i Tbeatri Greci
Scene di tre forti Comiche,Tragichs,Satirkh*
Sciograpka , vroplo,® fua inuentiom
Scienza
Scienza
Scienze prime quali pano
Scole
Scriuere di Pytbagcra breue,® con ragion cubiche
Scotta & cauetto
Scultura e pittura
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Sf.
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Spdcio,®' internatio che cofa è
Spalti
Spira
spoglie,e preda MannubU
Sprone deUa muraglia,
Sq.
Squadra inuentione di Vythagora, norma
St.
Stanze del Verno Greche,® lor pauimenti
Stadera, Trutina j 261 $$
Stadio
Stadio,® fua mìfura d'onde nacque
Stereobata,e Stylobata
Stelle dell'altro Volo
Stilos
Strade afte porte deUa Città com'effer deono
Struftura.
Su,
Subflruttionf
Subfdlia
Suhfcudes,® Socuricle
Sueìtezza in che conpfle
Suoni Vbtongì, ® quanti fono
Suono che cofa è,® difeorfo fopré
Supercilium.
T4.
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7
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»7*
»66 4» »07 7 ili Ji
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ut 40
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cr
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•1 Si
5»o 37
«» 4*
«44 61
»44 6f
116 5.8
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Se.
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Tafcomum 47
Tdwofo rfe i Crfpf'f o?« ^fi fòrtipeare tratta dal Libro del Sì"
gnor Gian lacobo de leonardi ì9
Tauola de i Mouimenti de ì Cieli ns
Tauola de i giorni in ogni grado di Latitudine 120
Tauola per porre le Stelle da ìzt pn 227
Tauola delle proportioni dell'Ombre coni Gnomoni 2ji
Tauola deUa eleuation del Sole per 4; gradi nelle bore, ®- della Latitudine 241
Tauola de i dritti afeendimenti 246
Tauola del mouimento del S ole. 148
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11
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Senfo ® inganno fuo,® aukertimentofopra ciò
Segno 9 Segni Cele/fi come s'intende che pan calidi,ò frigidi
Segni Cekfii e lor effètti Ségni Celefli lor Numero, Moto, Vocaboli, e QaraU
ieri no 7i Segni Celefii, che fian femprè fopra l'Orizonte
Selice differente dal Marmo, saffo, Cote, Gemme Semimetopa, semituono, semiuocale come s'intende Semituon minore, ® babitudine defuoi eflremi Semituon minor e, Diefì, Semituon maggiore, A potome Sèfaitiiono non uuol dir mezzo tuono a punta Senario numero leggi numero Senario Senega,® fuo fiume detto Nìgir Seffanta è numero commodispmo,® perche Sèfla perche è cop detta Seflaminore SejUmaggwe Settima minore. si, '
Significare ®fegnarè
Simmetria doue nafee
Siine
simmetria che cofa è
SimiglianzaneU'operdredouemfce ' " -
Siflilos
Sifiema^caU^rdinAnz^e M<ma
So.
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40
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Te.
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Tempiritondilormifure,e difjegni da cxxv pn cxxvn
TempioTofcano alzato
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Tempi da ejfer fatti fecondo le ragioni, e parti del Cielo
Templa,Tempiali
Tempio di Rame
Tempi,® lor luoghi
Tempi,® lor decoro
Tempi delVHonore,® deUa Virtù
Tempi affetti,® maniere loro
Tempo, ®fue fòrze
Tempio ritondo Monopteros in diffegm
Tempra d'acqua per Horologi
Tenia
Tetracordi ® lor diffoptioni
Terrapieno
Tetradoron
Terra,® fua qualità
TeSa deU'huomo
Tertiarium terzera e figura[M
Tetracordi de ì tre Generi
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Socrate Sapientispmo giudicato dati? Oràcolo >& perche %s
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T A V O
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t A
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terrier' fuamì/Ura fecondo 'Bratofthcfà
Terreno buono da fondar* Tetartcmorion Diejì. Tb.
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Vero w più modi e «e l?e ee/é
Veflibulo, ejrfuo ornamenti
Verfì delle Meteore 19$ i^»
Venti, o-lor nomi e figure
Venere, cr fuo luogo trai pianeti
Vefperago
Vento, che co fa è, er difcorfo fopra i imtti
Venti,che fanno infirmiti
Venti, er lor numero e figure.
Ver fura.
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$6 ,
?o 4? »4? 41
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Theatro gr fui conformatone ìy0 ^
Theatri de Greci er de Latini differenti lf0 7?
Theatro e difcorfo fopm t?8 4o l?9 per tutto
Theatro de Greci differéte da quello de Latini e diffegno %6j er t6g Theorica della Luna %t* ^0
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VL
Vitr.Staturae Studi fuoi 41 29. A che tempo fu, co*
me fu nodrito y 15 che officio hebbe, che genito* ri 5 2j Che Precettori, che natura, che opere fece . come fcriffe,à chi dedico Coperà, 4 chi fu grato $.
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Theatro di M. Separo u9
Theatro,?? origine e nome X}9
Theatri di Curione mirabili ! ,>9
Theatro di Marcello in Leone- l?9
Theatro di Pompeio t}a
Theatro diCornelio BdUto lì9
Thyr ornata ttg
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30
2* ?? 40
40 4*
So |
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4*
<?7 |
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Vida a" fua fòrza. Cochka detta
Vita degli huommi antichi
Virtù de i prìncipi^
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7,6%.
4*
8 8 |
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Thyras tt7
Theatro di Pompei® 7 <g
Tholo,Lanterna exxvt
Theorica fopra il moto de i P ianeti z i ?
Theatri di Curione cr come fi girnuano, pofìo mi fin del libro* |
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Virtualmente contente che cofa è
Vini dwerfu
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Timpani.. Quadri
Timpano
Timpano da eauar acque.
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i;p 71 er *4°
104 2»
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Te.
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Thorui detto Stims in Grec»
Torri, er /or ragioni
Torcokre, Tornio, cr fuafabrìctt,
Tjv
Tr anitra, Catene
Tragici'
Trammontana, crfuo flt»
Tratte
Triglifo *4 7*>
Tri«if
Trìfpafioi
Tribemìtono, Sefquitono, terzi minore
Trochlea/ecamuf, taglia
Trochite
Trochilm
Trofia
TU.
Tuono non fi parte in due parti eguali
Tuona che sofà L |
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8 %6. e 27
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197
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Xf.
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X j/I/4e Paleftre e br edìficatione.
Zìga,eZigÌ4. |
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%€i 40
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Varietà partorifcc diletto, W conformiti faftidm 4.6 14
Vafì dei Theatri, eylorcoUocatione 148 4»
Vafì del rheatro non folo faceuano la uocechiara,md un* ieuano confonanza. * $0 n
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Zi
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54 »•
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va';
Vdire, cr jwio-e frumenti del ftpere.
Ve,
Vetfef, P/roni, ò Stanghe, Mocblton
Venetia, CT /Ùo fuo Vcrfx delle Meteore |
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2».
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Zoitóco per gli Horo/ojji
Zon<< <fe i/eg«i detta Zodiaco
Zodiaco, er fua inuentione
Zofòro
Zoilo, er fua pena
Zodiaco eyfua inuentione efegnì
Zodiaco triangolare per porre ifegm.
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tt
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37I
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ERRORI
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ERRORI Piv IMPORTANTI.
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Cheleggi perche 108
Non intende per tetrafiilos, ne proflilos, ne antphiproftU
los, <t!me«o di modo cfce egli ha detto nel Terzo Libro, |
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Pianto leggi piano
Reccate leggi recate
Ragionar leggi ragione
AUa leggi deUa
Scannerete leggi Scannellati
AUa leggi deUa
Seruici leggi feruirci
te calce leggi la calce
l-oggi leggiloggie
Heuer leggi bauef
Et non ci mole
Area, leggi aere
Caio leggi cèdo
Difìaranno leggi disfaranno
Da leggi diue
Accompauano leggi accampauam
Difion noncimok
Trefìo leggi prefo
Belle leggi bolle
Trochiere leggi Trochite
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Sì
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Io ijìejfo dico à car.
LecelileggileceUe Tra leggi era |
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top infine
nz 15 |
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112
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41
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■}*7?
;?o ."?*
MS
S6 3S 01
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Quelle fronti leggi quelle delle fronti
Ma di quadr. leggi Ma fé di Da due quella, leggi dì due di quelle aWalt. Vono leggi uano Ma, leggi ne di due fòri Autori leggi attori Tuteum leggi pluteunt Mobile leggi molle Hetle Mcileggi non nelle noci Nella figura del Diatonico eguale la doue è g. poni 1. QtieÙa parte leggi quelle parti |
11*
."'Mi?
Il6 Mi. *i7
*iS tji 141 142 147 TS2
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le figure nel quinte delle confonanza,er delle difianze
muficalifono trappole, ma occupa il luogo deWaltra.
Molti leggi monti tjs Detto leggi dato 181
Cafaleggicofa i8z
Calle febeo leggi CaUefcbro % 8%
Gitamfio leggi ghnnafio *88
Defchi leggi difebi 188
HauereletegoleUggihauerefopr* 188
Egli uede leggi non {tede 18$
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Cimenti leggi cementi
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t »
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Par taleggi parte
Sparfo leggilo
Harice leggi Larice
Clor leggi color
Qhia re leggi chiare
Quefii leggi quefie
R ejia. Dipoi, leggi reità iapoi ,%
l*'of Hgihf
Materia leggi wifura
Deflre leggi diftefe,ò allargate
"Vndiece leggi undici
lifaleggi ilfe\
Quanto fera leggi quanto ferì locaci®
Confiderrare leggi confederare
Vianbo leggi piombo
il latino leggi in Latino
Aphigi leggi Apopbigi
lettere citate neUa Bufa Tbofcana non fono flètè j>ofle t«4
la ragion fi piglia daUa Bafa Attica
Varie leggi pare "Soglio leggi fòglia Anguli. Leuolute, leggiangulik uolute
Uonnonciuuole |
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Vago leggi lungo
Maurafia leggi Maurufìa S'inforza leggi fé rinforza |
188
*9J *9* |
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Sono leggi fono per leflrette uenedaUé fòrze deh feirìto
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fcacciate fuori
Preteo leggi Preto Di nobilita leggi la nobiltà Da feender leggi i'afcendef |
196
198
201 201 202 214 214 z66 |
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7-J*
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Ctenri leggi centri
Ad una per capo ; leggi una per capo ai unafianga
Eccentico leggi Eccentrico
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Et ini le lettere deUa figura iifopra nonno alla figura di
fotta, e quelle deUa di [otto <à<t iifopra, & iui e 2 lo Epiciclo kggi 1.2. 61 luogoleggilungo. x%$ tg
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t°S 17
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lìCAPiteh V
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il
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O'
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L Capitello ionico, del quale i carte 94., nel Terzo libro hauemo fatto mentìone. Denominato fu da
?/« Ioni, che prima lo fecero con la maniera fuelta dea"e colonne di otto tede è mezz* • Q»*#0 n0a minarono Puluinato perla ragione,chet'c dettaaltroue, imperoche tutta quella maniera rappre* fenta alcune gonfiezze Àguifa di puluini, 0 piumazzi - Le parti, et i uocaboli del detto Capitello, da ejfer dichiariti fono quefìi: Abaco, Volute , Cimafej, Quadre , Tetranti, Catheti, fOcchio, & fM centro,iCanali,i Balthei deipuluini,gli Afii delle uolute. Nel prefenteluogo noi dichiareremo quefti termini, accioche hauendo poflo nel prefente foglio la uoluta, e il Capitello in forma pi» gran* de ;tgli ci fta manifc&o in una facciata tuttala prefente matem in fcrittura, cr in difegno. *bdc0 adunque fi come efpofio hauemo à carte 8 9, e quella parte di fopra del Capitello, nella quale conuen* gono tutti i Capitelli di tutti igeneri, cr è come una tauola quadra, che in uece di coperchio di fopré ___________________ fi poneua alle colonne ,ò dipiti di legno. Etperòteone chiama operculo quella parte. Volgarmtn»
fi chiama Dado, benché inpropiamente, imperoche fi bene è quadrata come un dado, per la fua origine è tratta altroue. Voluta è qu1"**'
invoglio, che uolgarmentefcartoccio fi chiama , er ancho queilo e lontano dalla propietà dell'origine, imperoche come dice Vitr. nel pri* mo cap. del quarto Libro, gli Ioni pò fero le uolute come capillatura ornate, e crefre , er innanellate, rj ornarono di cimafì, er frutt' * fronti di effe in uece di capelli, cr però fi uede quanto impropiamente per non intender l'origine delle cofe, cr per reggerft fecondo alcune Apparenze fi «w mutando il uero fentimento de i uocaboli delle cofe . Cimafarche in Greco cimatio è detta, è ritonda, e gonfia a /ìmigiM"** dell'onda, cr però è detta undula da L'Alberto, come picchia onda, quefìa asfmigliaua ancho ad un piumazzetto, che Pulumo fi chiama* & per dtuerfi rifletti ottcne diuerfì nomi. tìel Capitello Dorico è detta Echinus, perche era [colpita di ricci di Cavagna, come ho detto, che Echini propiamente fi chiamano. Et però nel Quarto Libro al preadegatoluogo vitr. dice, cr Encarpit prò crinibut difpofìtis fronte* ornauerunt. Nei Capitello Ionico fi chiama Cimatmm, per la detta ragione , erperò gonfiata come ornamento della fronte deue batter * torno la uoluta dolcemente inuolta, che pari ciedere alla durezza della Cimafa, come fi uede nel diffegno fatto la Voluta effer i termini della detta Cimafa, cr quello è ancho uno de i belli auuertmenti, che fiano nel fare la Voluta. Quadre ft chiamano le quarte parti dt tutte le cofe. Et ancho tetranti è il quadro ifìeffo. Catheti fimilmente fono le linee, che uengono a piombo a baffo, & non fenza ragione Vitr. fa difeendere tanti Catheti dxUo Abaco, perche (come io ho dettonel Terzo Libro) fono pofìi con diffegno,come termini de gli oc» chi ,&dei centri delle uolute, cr fanno effètti merauigliofi, er non fiati amertiti da quelli, che fanno profesfìpne di effer flati inutntort delle uolute, de i quali io non uoglio effer giudice, hauendo ancho M. ifeppo Saluiati nobile pittore data in luce, er dedicatamila dettai Voluta, eyfcrittone di effa affai copiofamcnte,dal quale io fo, che uno mio amico di fua confesfione ne ha tolto copia gii molto tempo* C haUaUfciata in mano di molti cfcc fi fanno inuentori ai effa. Quello veramente, che fu l'occhio della uoluta, er il fuo centro, non credo |
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ingannano nel porrei nomi \ quelli, che ckiamanolo Echino Vuouolo, pare forfè loro, che quelli fuffero oua . iìafce fuori dalla uoluta
ta foglia laquale a mio giudicio, era foglia di Cavagna. Balthei fono le cinte de i puluini, perche è ragioneuole, che legato fuffc f^0 inuoglio ,cbe facauale uolute, tycbc era come ornamento della fronte ,& quello tnuoglw pareua fatto a torno d'un bafione il cut capo rapprefentaua la férma deW occhio, er il detto baftone fi chiama affé dcUa uoluta, CT quefìa è la dechiaratione de i uocaboli, de membri iti Capitello i richiami de i quali fono podi al fuo luogo, cr la fimtglianz<t.delle lettere nel Capitello, er nella pianta dimofira, che le iftefft parti, che fono nel Capitello ,fono ancho nella pianta. I centri della uoluta fono con fuoi numeri fegnati, le (ielle dinotano le partidel C*« fato] eie parti, che s'entra dentro per trouari termini dei catheti,& del Capitello el quale è fokmentc diffegnato la meù. |
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O Cimtfim. * jpagalo, Q_ Apophige. t Catbtti.
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\ ,..! \V,<é.
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REGOLA COME SI POTEVANO GIRARE
I THATRI DI C V R I O N E. 3; <Q i non hauemo mièto mancare di dar wdggzoj* chiarezza alle cofè dettt da noi ; riputando 3che chi afcolfd o
chi legge., 710,. "no hauere altro jittttodell'udita 3o della lettura _, me lo intendimento. Pero fempre 3checiè ,.-.:., ■' uenuta qualche beUa occafione di difcorrere 3non ci fiamofiancati per far _, che le cofefuffero dette piuchidrAmen- '.- che fi tuh. Volendo, Adunque 3che fi ueda effeditamente lo effetto del girare de i The atri di Cariane [p. {fecondo che a. carte t6j detto hanemo) ponendo la opinione di Mefjer Francefco Marcolino 3 come da lui me- defmo ci fu efeoflh. Dico che egli fi partirà il Semidiametrodel Theatro in parti dieciotto eguali3 0*fi comirxierà a numerare
dalla circon ferenzdj&doue termina lafettim'afóprail detto SemidiametroJui fi fardil Centro 3 dotte fi ha da collocare il Perno fopra il qmle i Theatrijì deono imitandoti lo aiuto pero de i Ruotoltdi Bronco (come fi e detto nel preallegato luo^o) egli *Afi de"detti Ruotali uogliom rifondere al C entro jcioè al Perno i & mancando fi di queft'ordine3 pare che impofibil fìa ,con quanta forza, di fi può metterejche i Theatri fi imitino ; ^Auuertendoxhe i Cardini3o Perni fiano pofli l'un all'incontro dell'altro a linea dritta (come qui fitto fuede) ladijìanzé de i detti Pprii fera di due Semidiametri 3& una decima ottaua parte del S madia', metro dittifo 3 &uogliorso efferuditati (carne dice Pimp)amcer:da3 cioè l'uno prima j& l'altro dapoi3& lo iéieffofi pie fare del Theatro Latino_, con ti Theatro Greco 3 e de i due Greci, come de i due Latini. In queflo luogo hauemo dato un poco più di fpacto (^di quello che hauemo detto difopra) tra l'uno Perno 3& l'altro ; per rijfettodel piano 3che-e dij]'eguale per la piega/he fa U far- sa w&a legatura del Libro. ..,.'.■• ; |
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ERRORI DELLA TAVOLA GRANDE DELLE STELLE.
V O ST ^€ of C oC RT E CCXXI. |
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lince 1.6 Q, 14 io tt. o. ?
NeUa /èconda parte aUa feconda col Un. 23 -éi 1? > o io S
Nenrfter?4coL4lmee 2? <*e 24 io ? ij 4.
A linee 25 « 21 o Merid. 1 30 4
A li«« 17 * ìi *o 7? 1 1* 4»
Colon. prij«4 linee 18 £18 o 18 jo ? à carte si?
Nellrfprimd colonna linee 17. SI *8 10 69 4° *• "?
NeHaprim4colon.4elk ftconia-partc linee 4. * 12. 40
Merid. 2; 15 30
Alla /èconda col. Un. 2j. £ io 40 Merid. 34 H 4 AUd'primacolonnalinee t? iE «o jo » i; 4 AUa terza col. linee 5 "fc tf. 4. 16 o 4 A linee 9. "Jo 1 40 I4 40 s A linee 12 X ^er^ionalis, 4 linee 22 «s: n 4® J<S JO 4
Lin. %6 £ li 20 j io j
Col. 3, lin. 22. ss $ «o O 004
li». 29 tfz 18 30 O 9 0 *
Col, j. della feconda parte Un. 1%. y 20 307? 7 4? 4
Cpl. prima lin, 30 it io" 50 u 30 Kcb. àc4r. 22<>
Linee 31. H « jo 17 o I
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WeUa feconda colonna alla quarta linea leggi £b t$ io
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7? 38 o ? àcarte
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Et alle zj linee della ifteffa col y 27 40 7? 4* 20 4 Et à linee 28 deUaifieffa *tf 6 30 49 o 3 Ut neUa feconda col. àlinec 25 ^ itf 40 21 »; 4 Et nella ijìejja 4 lìnee 6 Y ai io $0 o 6 JEt nella terza à linee 14 I » to ;i> 9 4 Età linee iy H 22 40 1? 20 4 Etilinee 17 H io 30 7? io 20 <J Nella primacolonnalinee 20 ^p t, jo j. io. j «3 HeUaterza col. linee 27 jsss 8 yo 7? 31 jo <S
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