NOTIZIE ISTOFJCHE
DELLE CHIESE FIORENTINE
Divife ne' fuoi Quartieri OPERA
DI GIUSEPPE RICHA
DELLA COMPAGNIA DI GESÙ
Accademico Fiorentino , e Socio Colombario
PARTE PRIMA
DEL QUARTIERE DI SARTA CROCE Tomo Primo.
|
||||||||
IN FIRENZE MDCCLIV.
Nella Stamperia di Pietro Gaetano Viviani.
COS. LICENZA DE' Stt.PI 8 IO* J.
|
||||||||
KUMBTWtSTORlSCw INSTiTUUr
06R RUKSUNIVEWarTCrT UTWgQMTI |
||||||||
^raoc. Jule^rlrujc.
|
||||||||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||||||
PREFAZIONE
|
|||||
felici progreffi, e molte altre pregevoli memorie,
che potrebbero di leggieri perire. Già tra i Fioren- tini fi fono trovati uomini di molte cognizioni, e di eloquenza forniti, i quali non isdegnarono d'impiegare la loro penna ponendo in ifcrittura le bellezze, i titoli, e i privilegj delle noftre Chie- fe, come Fra Domenico da Corella, TAlbertini, ^ il
|
|||||
Il
il Bruno, i due Borghini, il Cecchi, il Poccian-
ti, il Bocchi, il Cinelli, e per tale guifa molt5 al- tri. Uno però da commendarli con eterne lodi è fenza fallo Ferdinando Leopoldo del Migliore, il quale, fé morte per anco non toglieva al mon- do, dato ci avrebbe non un fol libro, ma quattro per compimento della fua Firenze Illuftrata . Né io fpero in altro Scrittore di trovare metodo più bello, notizie più copiofe, e lumi più antichi, an- corché dagli ftudiofi della Fiorentina Storia al- quanti sbagli di lui notati fi abbiano, disgrazia che addiviene a chi nella ofeurità de'fecoli lontani il cammino intraprende. Ma fé non ha Egli di tut- te le Chiefe favellato, ha certamente col fuo lau- dabile efempio incorraggiato altri a fare il fomi- gliante. Ed io appunto ad imitazione di così illu- ftre Autore, per quanto le forze mie fono bafte- voli, imprendo a fcrivere quefte Iftoriche Notizie, ma come l'effetto ne fegua, lafcerò ad altri il giu- dicare. E qui per dichiarar più largamente Y idea
di queft' Opera, che dividefi in dieci Tomi, dirò che io penfo in effa d'illuftrare delle Chiefe Fio- rentine i due pregj più notabili, i quali fono T Adorabile , e X Ammirabile intendendo per la prima di quefte due eccellenze non folamente la fantità dei noftri Templi, ma fabbondevolezza altresì delle Sacre Reliquie, che in effe (i adorano* e per Vwro dire fembrami affai convenevol cofa , il ra- gionare di que'Celefti Eroi una volta noftri Cit^ tadini, e Protettori fempre mai amorevoli. Quin- |
|||||
.'
|
|||||
rW
di principiar mi piace dal moltiplice numero de*
Corpi Santi , che nelle Chiefe ripofano, de quali non pochi fono talmente interi ed incorrotti, che deftano in altrui la devozione j deferi vendofi qui pure lo ftupendo novero dell' altre Reliquie, còme Tefte, Braccia, Stinchi, Piedi, Cortole , ed altre Offa collocate in molti Reliquiarj, dei quali fac- ciamo rifaltarè ciò, che vi è di più eccellente o fi voglia nella rarità, o nella ricchezza, o nel di- fegno, col dare la meritevole commendazione a- gli Artefici, che al pubblico gli hanno efpofti > ed inoltre a piena iftruzione delle tante adorabili co- fe fi accennano le (blenni loro traslazioni , e le grazie più miracoìofe, che da i devoti fi fonò co- piofamente ricevute, acciocché veggafi quale reve- renza, e devozione alle Chiefe Fiorentine fi debba. Di grande ftupore poi fono a vederli dèlie medefime Chiefe Y architettura, degli Altari le ric- chezze, e la bellezza delle dipinture in Tavole da i maeftri eccellenti lavorate, e colorite, ficcome le fta- tue, i baffi rilievi o di bronzo, o di marmo, o di creta fattura di valentuomini, alle quali figure la favella per dimoftrarle vive folo manca, cofe, che per eflèr tante, e tali , recano altrui maraviglia, e sforzano chi le confiderà, a confefTare, che di merito a quelle e della Grecia, e di Roma pun- to non cedono. E quello è l'Ammirabile. Ai detti però due titoli ragguardeyoliflìmi mia obbligazio* ne ho creduto, che iia di premettere la contezza del- le fondazioni, degli accrefeimenti, e delle varie vi- cende di ciafcxma Chiefa, requifito primario di u- >J< 2 na
|
||||
IV
na efatta ftoria ,' Non mi lufingo di aver tutto
compito, fono però teftimonio a me fteflb di non avere per diffalta di ftudio lafciato notizia , che io itimafTì utile , onde foddisfare meglio, che io fapeva , a chi legge. Né dovendofi trafcurare que* materiali , ed efterni abbigliamenti , che 1' occhio appagano, mi è piaciuto adornare quefti miei li- bri di alquant* intagli in rame fcarfi di numero, ma baftevoli a dare un faggio degli edifìzj , de* fimulacri, delle ftatue, e dei marmi, i quali nelle Chiefe Fiorentine abbondando celebrano Firenze non men bella 9 che facra. Le notizie, che da me fi riferifcono, appog-
giate fono all' autorità degli Scrittori antichi , e moderni, e non di rado fopra la fede di mano- fcritti, che io mi fono avvenuto a trovare. Ma per- chè tra quefti documenti a penna, non pochi ve- ne fono meno efattamente copiati , e di errori certamente non ifcevri, e tra i primi trovanfì Au- tori niente efperti delle regole di una perfetta cri- tica , io non intendo di dare per infallibili le cofe da effi riferite , e da me accennate. Non ho però giudicato di tacerle, a riguardo di non tralafcia- re cofa rimarcabile, che fia fiata detta intorno al- le Chiefe Fiorentine, rimettendomi in tali citazio- ni al giudizio del faggio leggitore. E quefto fia detto in riguardo dell' idea prò-*
poftami in quefF Opera, nella quale due licenze io mi prendo, dirò così, perchè coftretto dalle circo- ftanze de'noti miei impieghi in Firenze, i quali non fono punto favorevoli a chi vuole fcrivere una Sto- |
||||
ria. La prima adunque e > che mi difpenfò dal
conformarmi ali* ordine dell' antica divifione de* Quartieri, non intendendo con ciò di recare pregiu- dizio alcuno a'diritti, che poffa avere un Quartiere fopra degli altri. Ed in fecondo luogo ho ordinate le mie Lezioni nella ftampa fenza offervare traile Chiefe quella diftinzione di precedenza dovuta o al- le Collegiate, o a'Capi di Quartiere, amendue difordini alquanto ftrani , ma per varj accidenti divenuti necefìarj, a chi fcrive in mezzo di un ma- re vafto, e di perle ricchi/Timo . Or paffando a due miei precifi doveri: primie-*
ramente in venerazione de'fupremi ordini de'Som-* mi Pontefici, io mi protesto, che circa i titoli di Beato , o di Venerabile dati da me a parecchi Servi, e Serve di Dio, ed alle loro Reliquie non per ancora riconofeiute tali dalla Chiefa Romana 3 come pure a1 racconti di avvenimenti miracoloni, non fi debba dare altra fede, che puramente u- mana, non già certa, ed infallibile, quale dovu^ ta è folamente a ciò, che dal Vaticano ci vien proporlo. Ed in fecondo luogo con tutto il ri- fpetto agli Eruditi di quefto fecolo fioritifiìmo, io mi protelto, che fé in leggendo Effi quefte mie Lezioni troveranno degli sbagli ( e pur troppo ne ravviferanno di molti ) quando con libertà vor- ranno darmene Effi un avvertimento , io me lo riputerò ad onore , promettendo , che non folo grado ne faprò a i miei Ammonitori, prontamen- te ne' Tomi feguenti pubblicando le gradite corre- zioni ., ma che eziandio ne renderò loro con fmee*, ra
|
||||
vr
dimoftrazione i miei umili ringraziamenti 5 avve- gnaché tanto richiedali dalF amore della verità, og- getto principali/lìmo di mie fatiche. E rallegrandomi per fine co' Fiorentini, che
nati fieno in mezzo air abbondevolezza di Chiefe così magnifiche, e fioriti/fime di Sacre Reliquie, dirò di efli con Sant' Eucherio nelF Omilia di S. filandàia; Ecce nos popuhs SanBomm pojjìdemw, gau- deat Hbrenna Nutrix Qdefttum Militum, Sanclarum Tarens facunda Vmutum^ j£ tantorum dive* pignorimi merrìts » |
|||||||
■.-: : 1
|
|||||||
.1 .'.
|
|||||||
NO-
|
|||||||
yn
NOTA DELLE CHIESE
DESCRITTE IN QUESTA PRIMA PARTE.
|
||||||||||
Ezione i. La Madonna di Or San Michele Collegia-
ta di Preti. Pag. I. Lezione ii. Della mdtfm, .. . , i$.
Lezione ih. Della medefima. (- 24*
Lezione iv. Santa Ooc*? *fe! ÌW/7 Minori Con*
<ventuali> 35*
Lezione v. D«?//d medefima, 54*
Lezione vi. 2)*///* «2^dejìma « '•■■■* 73,
Lezione vii. De//*z medefima,, $6.
Lezione viii. Della medefima, X13.
Lezione ix. San Pier Maggiore di Monache
Benedettine. .1 124»
Lezione x, D*/ me de fimo . * "'*37»
Lezione xi. Del medtfimo - 15 2»
|
||||||||||
Lezione xii. Del Tonte alle- Grazie* 1
|
f
|
|||||||||
Lezione xiii. San Giufe^e de' Padri Minimi., 177.
Lezione xiv. Badia Fiorentina de1 Monaci Be»
ne de t tini. l8p«
Lezione xv. San Martino de*Buonuomini. 307.
Lezione XVI. Del me de fimo . 2Ig,
Lezione xvii. Del medefimo. n6.
Le •
|
||||||||||
Vili
Lezione xviii. San Trmlo- de' Monaci Bene*
Mettivi» * *'. -Pag» 22?.'
Lezione xix. San Swope de' Monaci Bene»
dettivi , 244.
Lezione xx. San Remigio. 254.
Lezione xxi. San Iacopo tra9 loffi degli Agofti-
niani della Congregazione di Lombardia , 261.
Lezione xxii. San Salvadore a Tinti Novizia-
to de* ladri Gesuiti. 275. Lezione xxiii. La Nunziata di Orbate Ilo . "292.
Lezione xxiv. Santa Maria Maddalena de* Faz+
%i di Monache Carmelitane. goo.
Lezione xxv. Della medejìma * 214.
Lezione xxvi. Santa Teresa di Monache Cor*
meli tane Jrcalze * %%%•
Lezione xxvii. Della medefima . 344.
Lezione xxviii. San Salvi fuori della For~
ta alla Croce di Monache Valombrofane. 356.
Lezione xxrx. Del me de fimo » 367.
Lezione xxx. Del tnedefimo, 391.
|
||||||||||||||
CI* Indici particolari delle Reliquie, degli Artefici , e delle Ifcri-
zioni coli' Indice nnjverfale fi daranno nella feconda parte 1 ' «lei Quartiere di Santa Croce» |
||||||||||||||
"ti t
|
||||||||||||||
■; * l • ■ U" • S,
|
||||||||||||||
t, V!
|
||||||||||||||
. : .',7.
V
|
||||||||||||||
NO-
|
||||||||||||||
NOTIZIE ISTORIGHE
DELLE CHIESE FIORENTINE.
|
|||||||
LEZIONE PRIMA
|
|||||||
DELLA MADONNA DI OR S. MICHELE.
I. ffisS^^^SSSSlOlte , e molte fono in Firenze le
miracolofe Immagini di Maria,
tra le quali la più gloriofa andò maifempre quella di Or S, Mi- chele o fi voglia per la moltipli- cirà de* {ecoli, o per la quantità de' miracoli , o per la qualità degli onori ; i quali tre privilegi mi piace di far vedere in quefta Lezione, Ma prima dir fi vuo- le del fuo fovrano Tabernacolo nella vaghezza del dife* gno, e nella ricchezza de*marmi forpaffante ogni umana eftima2Ìone : movendomi a ciò fare la mancanza di mol- te pregevoli notizie trajafciate da Francefco Bocchi, da Giovanni Cinelli, e da Filippo Baldinucci, i quali fcrif- fero di quefV Oratorio ; e più affai ne poteva fcrivere Giorgio Vafari nella vita di Andrea Orcagna ; tutta- Tom. I. Tart. h A volta |
|||||||
'.
|
|||||||||||||||||||||
_>
|
|||||||||||||||||||||
^aéterruzcolo chlia minacciosa Immagine de O nramsrUe/i&le
|
|||||||||||||||||||||
1.
|
|||||||||||||||||||||
o
d |
|||||||||||||||||||||
3
^
|
|||||||||||||||||||||
&
|
|||||||||||||||||||||
IO
|
|||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||
.........-i.n i. ii ii,.
|
|||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||
<l/lu/'c/j: JBonaiuà ciuf,e dc&tyit'•
|
|||||||||||||||||||||
>
|
|||||
1
volta principierò dal riportare quello , che fommaria-
mente egli feri (Té come appretto" ,, Poco poi avendo gli a Uomini della Compagnia di Or S. Michele meflì in» „ fieme moki denari di limofine, e beni itati donati a 5, quella Madonna per la mortalità del 1348. risolverono s, volerle fare intorno una Cappella, ovvero Tabernaco- j> lo non folo di marmi in tutti i modi intagliati , e di ,, altre pietre di pregio ornatiflìmo, e ricco > ma di mo- 3) faico ancora 5 e di ornamenti di bronzo, quanto più ,5 defiderare ù potere , in tanto che per opera , e per ma- 3j teria avanzarle ogni altro lavoro infìno a quel dì per », tanta grandezza itato fabbricato ; perciò dato carico di 5j tutto airOrcagna , come al più eccellente di quell'età, 35 egli fece tanti dilegni, che finalmente uno ne piacque »? a chi governava , come migliore di tutti gli altri ; on- j> de allogato il lavoro a lui , fi rimifero in tutto al giu- ,, dizio , e coniglio fuo , perchè egli dato a divertì mae- ,j fìrt d'intaglio avuti di più paefi, a fare tutte le altre j, cofe, attefe con il fuo fratello a condurre tutte le Fi-» 3j gure dell'opera , e finito il tutto le fece murare, e 3, commettere infieme molto confideratamente fenza cal- 3j cina con ifpranghe di rame impiombate,- acciocché i » marmi luftrati, e puliti non fi macchiafTero , la qual 3j cofa gli riufcì tanto bene con utile, ed onore di quel- 5) li, che fono itati dopo di lui, che a chi confiderà 33 quell'opera.» pare mediante tale unione, e commetti- si ture trovate dall'Orcagna, che tutta la Cappella ila „ cavata di un pezzo di marmo folo, E ancorché ella „ fia di maniera Tedefca, in quel genere ha tanta gra- 3, zia, e proporzione, eh* ella tiene il primo luogo fra „ le cofe di que'tempi, eifendo mafììmamente ilfuocom- „ ponimento di Figure grandi , e piccole, e di Angeli, 3, e di Profeti di mezzo rilievo intorno alla Madonna be- 3, niffimo condotti. E* maravigliofo ancora il getto de' ,, ricignimenti di bronzo diligentemente puliti, che gi« ,3 rando intorno a tutta l'opera la racebiuggono , e „ ferrano infieme di maniera , che efifa ne rimane non me- „ no gagliarda 3 e forte, che in tutte le altre parti bellif- 33 fima;
|
|||||
3
|
|||||
„ {ima. Ma quanto egli (1 affaticalTe per moftrare in quel-
„ la età grofìa la fottigliezza del fuo ingegno, fi vede „ in una Storia grande di mezzo rilievo nella parte di 55 dietro di detto Tabernacolo, dove in figure di un „ braccio, e mezzo 1' una fece i dodici Aportoli, che in „ alto guardano la Madonna, mentre in una mandorla.- ,, circondata di Angioli faglie al Cielo, in uno de' qua- „ li Apoftoli ritraiTe fé fletto vecchio , corri* era , con la „ barba rafaj col cappuccio avvolto al capo, e col vifo 5, piatto, e tondo. Oltre a ciò feri (le a baffo nel marma „ quelle parole : Andreas Cionis Piftor Florcntinus Ora* ,, torti Archimagifier exftìtit hujur 1359.,, Sin qui il Va-* fari nulla dicendo della varietà de* preziofi marmi, e ra- riffime pietre , nulla delle tante belle figure , e itatue, e nulla deJ mifterj effigiati ne'baffi rilievi,* anzi egli accen* riandò quello della SS. Vergine Alfunta prende uno sba- glio , ove dice , che gli Aportoli guardano la Madonna falita in Cielo ; conciofiacofachè non uno, ma due fono i baffi rilievi qui divill in due quadri, nel primo de' quali in alto evvi la Vergine AfTunta circondata dagli Angio- li con appiè della Tavola alcuni alberi lavorati con rara finezza, e nel fecondo fpartimento da bailo , che nulla ha che fare coir altro divifato, vedefi la Madonna mor- ta attorniata dagli Apofioli, tra* quali, egli è vero , che T Orcagnà ritraffe fé lteffo, ma non già vecchio, come il fuddetto Scrittore diffe , avvegnaché il bravo Artefice moriffe nel 1389. di anni 6o, e però nel 1359. nel quale iv ni il Tabernacolo, dovea avere anni 30. fenza più. II. E principiando qui a fupplire nelle cofe , chtè fi
defiderano negli Scrittoli di quefta Cappella , notar mi piace in primo luogo , come un bellifTimo difegno dì quell'Opera con fue mifurc fatto di propria mano deli* Orcagna vedefi al prefente, dopo un cerfo di anni 400. bemffimo confervato nell* infigne Libreria degli antichi manoferitti, e fpogìi del già Senatore Carlo Strozzi , e noi mercè la correste del Signor Carlo Tommafo fuo degno Nipote ne diamo in rame la figura. Or venendo alla efatta deferizione, nell'angolo della Loggia verfo il A 2 mez~
|
|||||
4
mezzodì il mìo Leggitore incontrerà una platea ornata di
varj maimi, alta quanto uno fcalino, e larga tre braccia , la quale ricorre intorno intorno al Tabernacolo coper- to da una tribuna a cupola, e circondato di ricca balau- strata , pofando fu d* una fcalinata pure di marmo , Ne' quattro angoli del cancello lavorato con arabefchi di bronzo veggonfi quattro piediftalli , che foftengono una colonna fpirale , fui di cui capitello evvi una fcatua rap- prefentante un Angiolo; quelle colonne fono alte braccia quattro ,. e tre quarti , e gli Angioli braccia uno, e un quar- to. Dentro poi a quefta nobile balaustrata fi innalza il tan- to commendato Tabernacolo retto da quattro pilaitri , eia- fcun de* quali ha nove colonne alte braccia tre, e un fe- llo, e grolle un quarto ^ tra 1' una, e V altra di effe veg- gendofi pietre dure rilucenti con abbondevolezza di la- pislazzuli non folamente ne' pilaftri, ma nelle bafi, e ne- gli archi della Cupola, podici fono i Profeti, quali alti un braccio, e mezzo girano full' architrave , avendo cia- feuno un cartello in mano efprimente le virtù di Maria Vergine, e fonovi quattro guglie lavorate allaGottica al- te braccia fei, e un ottavo fenza la bafe, le quali mettono in mezzo la Cupola alta braccia fei, e un quarto , e nel più alto di effa un Angiolo alto braccia due . Né dall' occhio fuggire ci debbono i vaghi arabefchi, e fogliami finiflìmi di marmo fparlì da per tutto in sì fatta guifa , che miracolofi piuttofto che rari fono riputati ; e per fine nelT imbafamento della Tribuna in baffi rilievi gra- ziofiffimi otto milteri fi rapprefentano , e fono la Na- tività di Maria, la fua Prefentazione al Tempio, lo Spo- falizio con San Giufeppe, la Nunziata , la Nafcita di Crifto , T Epifania , la Circoncifione , e neh" ottavo , giufta ì3 amica tradizione , Y Artefice effigiò un Angelo, che porta alla Vergine una palma quale annunzio di fua vicina morte . ; III. Nel mezzo adunque di così ragguardevole Tri-
buna fopra un ricco altare circondata da belliflìmi An- gioli di rilievo adorafi la Tavola tanto famofa nel Mon- do tutto deli' Immagine di Maria. Vergine > detta la Ma* don-
|
||||
3
|
|||||
donna di Or S. Michele potentiffima Avvocata de' Fio-
rentini , Ma perchè moderno Autore Tofcano per al- tro letterato , qual fi fu Giulio Mancini,in un fuo difcor- fo di pittura> che lafciò fcritto a penda» nega , che que- lla Immagine folfe dipinta da Ugolino Sanefe , io ripor- terò qui la dotta difefa dal Baldinucci fcritta nella vita dell'Orcagana, come fegue l & Soggiungeremo per ultimo, „ che lo Scrittor moderno > di cui parlammo pur dianzi» 5, ha creduto equivoco del Vafari j 1' aver affermato » che „ la facra Immagine di Maria Vergine ornata da que- 9, Ito Tabernacolo folle fatta per manodi Ugolino morto » nel i^4^.ed effendo 1*Immagine ftata dipinta nel 1284» t, non gli pareva verifimile , che in quel tèmpo » cioè del „ 1284. Ugolino avelie potuto edere ben iftruito in pit- „ tura» che potefie avere una tal'opera dipinta, e che la », maniera fi avvicinava più alla Greca s che a quella , che ,, allora ufavafi in Firenze; e finalmente che 1* Immagine j, è fopra a legno , e '1 Vafari dice, che folfe fatta da „ Ugolino nel pilaftro . Ma fé bene fi confiderà , non a- ,, vera più luogo il dubbio del foprannominato Autore » „ prima perchè il Vafari nella fua prima edizione dice » „ che Ugolino morì non già nel 1349. ma nel 1339. e „ tanto nella prima, che nella feconda edizione affermai „ che Ugolino monile in età decrepita ; ficchè fatto be- », ne il conto, egli nel 1284. potè elfere in età di 30. o 3, di 35.anni almeno, e conseguentemente nel più bel» „ lo del fuo operare . Secondariamente dice il Vafari ,, nella prima edizione3 e nella feconda ancora a lettere s, apertiflìme , che Ugolino operò di maniera Greca, an* » zi, che tale antica maniera volle egli fempre oftinata- 5, mente tenere , non ottante che da molti Pittori del », fuo tempo, e dallo fteflò Giotto fi operaiTe di affai mi- 5, glior maniera : ficchè per quello fteffb dobbiamo dire , „ chela pittura è mano di Ugolino.Che poi ella fia fopra 5, legno, o fopra muro, forfè potè e (Ter e, che Io Stam- 3) patore dell' opere del Vasari in luogo di dire : fece 1* „ Immagine di noftra Donna pr un plaftro della Log- li già ec. dicefTe:/* un plaftro, e quando anche così a- ,» vef.
|
|||||
6
'jfVcfTe detto il Vafari, troviamo ancora, che il medefi-
it mo, e con lui molti di coloro , che hatano fcritte vi- si te de'Pittori, hanno ùfato dire, fece una tavola nella 5) tal Chiefa, e non per quefto s' intende, che quella ta- si vola fotTe fatta in quella Chiefa , ma per quella Chie- „ fa , non nella tal Cappella , ma per quella Cappella , a» cioè che dovea andare in quella Chiefa , o Cappella. 9J Cosi 1' aver detto il Va fari , Ugolino fece la Noftra ,) Donna nel pilaftro, non ci toglie il poter credere, che 3j egli volerle dire , che Ugolino aveffe fopra tavola far-- ,j ta V Immagine per rapportarli, e fìtuarfi poi nel pila- ss ite©, onde il dubbio par che fi riduca ad una mera ca- i5 villazione ,, IV» E così compiuto avendo air obbligo di rintrac-
ciare tutte le più notevoli cofe di quefta Cappella , paf- ferò io a ragionare de' privilegi Singolari della Santiflì- ma Immagine, E facendomi dalla moitiplicità degli an- ni , ne9 quali ella è a* Fiorentini in venerazione, ofìerva- re debbo, che 1* anno 1292. benché fia il tempo notato da Giovanni Villani, e dagli Scrittori, nel quale ftrepi- tofi erano i miracoli., non è però 1* epoca giufta , avve- gnaché io trovo ìa infigne Compagnfa della Madonna di Or S. Michele principiata nel 1291. il qua! anno ne» ceifariamente fuppone 5 che prima di qualche tempo fof- fe già in grande venerazione nel pilaftro la mìracolofa Ta- vola j onde fembra, che iì poifa ftabilire , che dopo al 1284. nel qua! anno fu fabbricata la loggia, ivi venifTe collocata la fantiffima Tavola. Onde farebbero già anni 460. e più,contando folamente dal 1291. principio della Compagnia .E piacemiquì fare non difpregevole rifleffione fopra una maravigliofa combinazione di due Santuarj nello ftelto tempo principiati, e diventati famofi in tutto il Mon- do: imperciocché in quefto tempo appunto, quando il Cielo aprì in Firenze nella noftra Immagine un fonte, o piuttofìo un fiume di grazie, gli Angioli portarono la Ca» fa di Nazaret dalla Paleftina neir Italia. E fé Pontefici , Imperatori, Re, e Principi rendettero magnifico il Tem- pio Lauretanoj la fola Repubblica Fiorentina, come po- feia
|
||||
7
fcia vedremo, non guardando a fpendere immenfi tefori,
fabbricò alla Madonna di Or S. Michele una delle più fplendide, e fuperbe Chiefe, come parlano i libri delle Riformagioni „ Ut fiat Beatiffìme Virgini Marie $. Mi- chael* r in Orto tem^lum fylcndìdifftmuM•> $ fupra modum fu^erbijfimutn. E fé alla S. Cafa di Loreto da rutte le parti del Mondo divoti Pellegrini fi portano , anche da di- verfe parti dell'Europa venivano i Popoli con larghiflGme offerte, e voti a venerare la noiìra Immagine, così fen- dendo la Signoria a Papa Urbano V. nel 1364. Ad quod fere coneuvrunt homines de <variis Mundi ^artihus, V. E dopo sì bella digreflìone tornando alla noiìra
Immagine, non debbo tralafciar di dire alcunché della Compagnia di Or S. Michele , come il più autorevole do- cumento dimostrante l'antichità della miracolofa Tavola: uè meglio io faprei farlo , che riportando fommariamen- te i Capitoli antichi della medefìma Compagnia ferirti di carattere del XIV.fecolo , e comunicatimi dall'erudito , e cortéfe Sig, Domenico Maria Manni , il prologo de* qua- li è come fegue ,, in nome del Padre, del Figliolo, e „ dello Spirito Santo. Amen. Ad honore, & ìeveren- 5) tia del Norlro Signore Gesù Chrilto, e de la fua Sanéìif- „ fima Madre Madonna Sanéìa Maria fempre Vergine , & „ del Beato Meffer Sanéìo Michele Arcangelo , & del „ Beato Metter Saneìo Lorenzo, & di tutta la Corte di „ Paradifo, & ad honore , e reverenda de la Santa Chie- ,, fa di Roma , & del Noftro Signore MeiTer lo Papa, & ,, de'fuoi Frati Segnori Cardinali, & di MeiTer lo Ve- „ feovo di Firenze, & ad flato, & honore , & manteni* fi mento de la Città dì Firenze , & del fuo diilretto, & „ ad bene & confolatione de'Poveri. Quelli fono i Ca- „ pitoli, & gli ordini di quelli, che fono, & faranno de „ la detta Compagnia, la quale fu cominciata negli an- „ ni de la Incarnatone del Norlro Segnore Iefu Chrifto, ,* MccLxxxxi. il dì di Beato MeiTer Saneìo Lorenzo dei >, mefe di Agofto „ VI. Quaranta fono i capitoli, quali io comprendo
in tre foli più che fufficiemi , onde viemaggiormeme cor-
|
||||
8
|
|||||
corroborare V alta venerazione de" popoli a queft* Immagi-
ne. E nel primo rammentare fi deve la maniera, che tene- vafi per confolare r immenfo popolo, che in folla chiedeva di e0ere afcrirtoalla Compagnia, la quale teneva appendia- te un Notaio obbligato in tutt' i giorni feriali, e folenni di ftare a defeo a regiitrare i nomi de* fratelli , e del- le forelle, che vi fi aferivevano, e perchè uno non reg- geva al concorfo de'devoti, fi prefe V efpediente, che gli ihanieri, e quelli del Contado fi facefiero fcrivere nel po- polo , del quale era ja Porta , onde eflì entravano in Città, e con raro efem pio trova fi nel capitolo XXXVII. che fi aferivevano alla Compagnia anche i morti, fol che u- no ne portaffe al Notaio iì nome del defunto , quale fcrit- to nel libro, fi faceva Vanima fua partecipe de*fuft'ra- gj ; delia qual grazia fé ne dava la poliza fegnata col fug- gello della Compagna avente per impronta la Nunzia- ta, ed intorno intorno fcritte quefte lettere: Sìgillum Sovietatis Virg. Marie $anBi Mich. in orto de Fhrentia* Al fecondo capitolo riftringo tutto quello, che la Com- pagnia faceva fottp le logge, dirò al facro Pilaftro, giac- che in qm* primi tempi non trovali ne3 capitoli nomina- to Oratorio. In ogni fera adunque fi cantavano le lau- di da i fratelli chiamati Laudefi, e con maggior folennità di canto nelle vigilie delle fe&e del Signóre , di Maria, degli Apolloji , e de' Santi Avvocati della Citta , fa- cendofi nella notte precedente a fimiglianti Felte una illuminazione generale ài tutta la Loggia. In tutte le Domeniche dell'anno ., ed in altri giorni folenni facevafì fare la predica nella Loggia per fufficienti Predicato- ri , fcelti o dal Clero,, o dalle Religioni, delle quali-pre- diche Torà era dopo il Vefpro, Quattro poi guardie in tuttala giornata aflìdue tenevanfi al Pilaftro , e due nel- la notte per ricevere le offerte di cera, di vefti, e di da- naro, e talora erano più copiofe le ìimofine , che face- vani! di notte * E finalmente al terzo capitolo pertinen- ti fono gli efempj di carità, e di pietà, che da*fratelli davanfi e per la Città, e per il Contado : devotiflìme e- xano due proceflìoni generali di tutta la Compagnfa in eia-
j-
|
|||||
ciafcun^nno a duetti-quelle Ghiefe;, S. Marco, S. Spi*
rito j S. Croce, S. Maria Novella , il Carmine, e la Non- ziata, ripigliando il giro ogni tre anni, coli*offerta per ciafcuno Fratello di una candela di un'oncia. Ogni Lu- nedì fi facevano celebrar fei MefTe in varie Ghiefe per i Fratelli defunti, ficchè a tutte dentro 1' anno toccava al- meno una Me{fa,alla quale affiiter dovea un'Ufizìale del- la Compagnia dando dodici foldi al Prete . Ma la cofa più plausìbile era una limofina generale , oltre le quoti- diane , la quale facevafi in tutti i Selèi di Firenze , e nel fuo Contado, e per vero dire era il giorno di tutto Tan- no il più lieto per i poveri, tra3 quali comprendevanfi tut- ti i Monafterj , Spedali, Prigioni , e Romiti, trovandofi ne* Libri della Compagnia avere importato famigliente carità talvolta 37000. lire s delle quali cofe andò viepiù crefcendo la fama della noftra Madonna di Or S. Miche- le , e della Compagnia a lei dedicata. E fé ho fin qui ra- gionato del Libro de* Capitoli , mi fi conceda di ripor- tare il tìtolo, che leggefi nel principio di altro Libro det- to il Gampion Verde, ed è come fegue: Codex honorum pi ifftma Socie tati s GlorioJlfftmA Virg. Maria S. Micbaelh in Orto ) merito in foto Orbe re et fama memoratiJJima , oh fuum dei)otiJJÌmum Oratorium fub famofo Tempio , ac Ju~ pramodnm Eminentiffìmo , e'tus nomine fundatum pariter & tonftruBum, VII. Ma avendo chiamata più fiate miracolofa quefta
Immagine , qui dir fi vuole i moltiplica miracoli a quel Pilaftro già corona facienti, e con tanta abbondevolezza, che Giovanni Villani arrestando il corfo alla fua Storia \ come a cofa infolitai e di grande itupore , ne fcriife le feguenti parole ,, Adì 3. di Luglio 1292. fi cominciò a 3, moftrare grandi,e aperti miracoli nella Città di Firen- )s ze per una figura di S, Maria dipinta in un Pilaftro a, della Loggia di Or S. Michele , dove fi vende il gra* >5 no, fanando infermi, e rizzando attratti, e fgombran- » do imperverfad viabilmente in gran quantità „ E lo fìefib afferma S. Antonino nella Terza Parte dì fua Sto- ria come appreflfo : Eodem anno (1292. ) minfe lulii fa* To m, I. Par. L B tra* |
||||
IO
trata flint quadam miracula Florentiét ex quadam 'Figura
Virginis Glorio fa, qua erat in ^ariete pBa atrii , feu hor* ti $* Micbaelts , ubi tunc forum erat frumenti , ist aliorum hladorum. Nam concerta denjotione ab omnibus ad Figu* ram illam infirmis devote orantibus, ylures fanati funt ex >variis languoribus , claudi ereBi, contratti fanati > & oh- feffi a doemonibus liberati. E gli ireffi prodigj fi rammen- tano di quefto Santo Simolacro da Sozorneno Piftojefe nella fua Jftoria generale del Mondo, la quale in carta- pecora conferva/i nella libreria de'Canonici Regolari del- ia Badia di Fiefole, come fcriv.e nella fua Biblioteca Pi- ftojefe il Padre Antonio Zaccaria, che con gran diligen- za, e fomma erudizione ha dato alle ftampe , leggendoli nella fuddetta Iftoria come fegue : Anno \igi. die i.Men- fis Iulii Figura pBa B. Virginis Maria , qua erat in hor- to S- Michaelis fecit multa miracela fanando infirmos & claudof) unde fuit maxima de*votio totius popili & finiti* mortimi & tantum auBa eft, quo d fingali s annis diftribue- bantur fex mille libbra , & ufque ad hodiernum diem extat devotio . Ed in sì fatta guifa parlano tutti gli Scrittori Tofcani, niuno però,, che io fappia , avendo notato il più ammirabile di tutti i prodigj, che fu TerTere la ftefla miracolofa Tavola rimafa illefa dall' incendio in Firenze procurato da Ser Neri Abati nel 1304.,avendo per altro le fiamme arfe non folamente le cafe contigue , ma la Log- gia ftefla .Altri miracoli ancora fi polfono olfervare di- pinti ne* vetri delle Fineftre, le quali è irato creduto da taluno, che foffero le prime in Città a vederli dipinte 1 dopo che di Fiandra fu portato il fegreto a Firenze. In- tanto la quantità, e qualità di quelti miracoli produfle varj effetti, quali io non poiTo non rammentare , ed il primo derivato da sì alta cagione fu , che alcuni Religiofl Maercri in Divinità , non dando facilmente fede ai quo- tidiani prodigj, che raccontavano*, giudicarono in mate-» ria sì gelòfa di culto, e di fede, di fare alcuni efami fo- prala.,verità de'prodigj, e darne al popolo faggi avver- timenti, cofa che loro fufeitò una non piccola perfecu- zione della plebe > imputando loro ad invidia quello, che era
|
||||
"era puro zelo della gloria di Dio» e di Maria, come ne
fcrive Si Antonino nella Terza Parte della fua Storia > ri- gettando il detto mordace di Giovanni Villani, e di altri Scrittori, e le parole del Santo fono le feguenti : Fra' tres autem Tr&dicatores & Minore; , quia parum fidei da~ hant di Bis mir acuii s <> Vopulus <> qui lewiter morvetur , eis detrahebat , & obloquebatur contra eos , adfcribens invidi*) quod erat <ver& fietatis , Ma un altro effetto ben contra- rio al fuddetto feguì dalla ftupenda abbondevolezza de' miracoli, i quali, a tutte le ore tirando poveri infermi f, e concorrendovi moltiffimi curiofi ad eflère teflimonj di foprannaturali avvenimenti, e rifuonando l'aria di mille benedizioni, ne venne, che la Loggia desinata alla ven- dita del grano , era ad ogni ora ingombrata dalla folla de'divoti, onde fu eoftretta la Signoria a ferrare la Log- gia, e non ho ben certo Tanno, riducendola a Ghiefa , non fenza grave rammarico ed opposizione di parecchi Citta- dini del Gran Coniglio, cui fpiaceva , che fofle levata la bel- lezza alla più maeftofa fabbrica di Firenze , e che noi afuo tempo defcriveremo. Le fortune poi larghiflìme depofitate nelle mani de'Cuftodi del Pilaltro , ed i lafciti confiderà- biliflìmi, furono il terzo, e principal frutto delle tante miracolone grazie. Io però delle molte, e ricche offerte una fola per ora ne riferirò, e fu quella, che fecero i Fiorentini nel 1348. anno della gran perle, trovandoli ne' libri de* Capitani di Or S. Michele , che afeendeffe alla fomma di Fiorini d'oro 3^000. chiamata da Matteo Villa- ni teforo incredibile per lo valore della Moneta, che non fi legge un ìafeito così groflb tutto in un anno forfè fat- to giammai a neffun altro Santuario di que*tempi. VIIL Ma dappoiché di quella Immagine abbiamo
rammentati i pregj di fua antichità, e de*fuoi miracoli, ragion vuole , che parliamo degli onori ricevuti e dal Pubblico , £ da' Privati ; e per non iftare a narrare la lun» ga ferie delle ordinazioni fatte dalla Repubblica riguar- danti il culto di noftra Donna ì io me ne fono fcelte al- quante delle più memorabili, che fono contraffegni pre- giatiffimi di onorevolezza a quello Oratorio, rimettendo »éji B x ad |
||||||
12
|
|||||
ad altra Lezione il porre in veduta le follecitudim della
Signorfa in volere adornata la Loggia delle più commen- date opere dell'Architettura , Scultura , e Pittura. Prin- cipiando adunque da quell'azione} la quale accrebbe di- vozione , e infiememente rifpetto grandiiììmo verfo il San- to Tabernacolo , non vi ha dubbio, che ella fu, 1* erTerfi prefa dalla Repubblica per Avvocata (pedale de5 Fiorenti- ni la Madonna di Or S. Michele a voce di tutto il po- polo convocato nella gran Piazza de*Signori ne'13. di A- gofto del 13*55. al fuono della Campana grolla , come èr* ra. folito a farfi in tutte le rifoluzioni gravi ; e correlati- va a quella elezione fu la Legge del 1366. colla quale ad ogni Cittadino tìatuale fi ordinava di mandare aNOr S. Michele un Drappellone ; e fé era Uomo di arme, una Targa ; ed a quelto rteflfo fine retto dalla pietà , che più defiderar non fi poteva verfo il Santuario , per altra Leg- ge del 1386. fi afpettava a* Rettori delle Chiefe, ed a'Su- periori delle Religioni nella Fetta dell'Affama di fare un* offerta a quello Altare, fui quale nello fteffo folenniflìmo giorno il Gonfaloniere fervendo di efempio a tutti , a mezza Merla offeriva qui un regalo di frutte . Ma au- mentandoli fempremai V. ardore in tutti di fare nuovi o- nori a Maria, inventò dipoi il Popolo Figure di uomi- ni ritratti al naturale alti quanto il vivo , colle tefte, e mani di cera colorita, con capelliere, velli, fogge, ed o- gni altro ornamento all' ufanza di que' tempi, e di fomt- glianti voti fé n'empiè talmente la Loggia, che per pro- verbio fi diceva, quando fi voleva lignificare una molti- tudine di cofe „ Sarebbon* elleno mai tante quanti i Bo- „ ti di Or S. Michele ? ,, de' quali parla pure S. Anto- nino nella Parte Terza della fua Storia così : é1 in froecf- fu tempori s e fi regIctus loeus imagimbus cereis . E tornan-. do alle fante Leggi della Repubblica riguardanti la ve-. negazione, e ftima di sì pregiatiflìma Immagine,, 1 non fi deve tacere quella , che obbligava gli uomini di governa a giurare full* Aitar venerabile di Or S. Michele diret- tamente amminiftrare le cofe del pubblico, ed attettano i Libri di Ricordanze di quei tempi, che nelfuno fi fa- reb-
|
|||||
rebbe accodato con livida coscienza per farvi gitiraìnen.
to o pubblico , o privato, tenendofi per certo da tutti» che fé la^ intenzione loro non foffe iìata fincera i fi fa- rebbero veduti gaftighi efemplari ; e trovafi un'antico Statuto alia Rubrica 115; del Libro IL col quale nullo fi dichiarava qualunque giuramento., che non IbiTe. fiato fat^ to fu quello Altare : Multo modo rvahat. ymcpie ®fcjbwép&m$ < nifi tale iuramentum praeftitum fugrip corate J?\■:Yirgimì$ \ & Capìtaneis Orti S* Michaeìis . E da un Libro della Compagnia di Or S* Michele- coperto di affé fi h\ il fe- guente privilegio }, 1329* ordina la Repubblica «JPiorenti- „ na , che chi averle ammazzato alcun fuo parente^ o al- ,, tro congiunto, al quale avelie potuto Succedere il de- ,, linquente nella* Eredità > que&i ne, Ila spogliata, € la » terza pan? de' beni dell' ucqifo. vaclano alla Compagnia ,5 della Vergine Maria di Orto San Michele , ed il re- „ ftante al Comune di Firenze. ,, Si pensò ancora da* Signori ad accrescere con ifquifiti concerti di fuono , e canto il pregio , e concorfo alle Laudi, che fi dicevano all' Oratorio in ogni fera, avendo la Repubblica ordina- to con Legge del 1388, che i Mufici della Citta, ed i So- natori di pifferi j» e viole di Palazzo ne'Sabati^ e nelle Fe- tte folenni ve n mero ad Or S. Michele , coftume per ve- ro dire, che in qualche parte ancora in oggi fi conferva. IX. E qui mi fi conceda, benché fuori del fuo luo- go , di aggiugnere due partite di limoline fatte dalla Com-. pagnia di Or SI Michele , quali pofFono dar lume alla Storia Fiorentina, e che non feppi, quando fopra fcrif- fi de'Capitoli della Compagnia, avendole avute dal Sig. Domenico Maria Man ni,- che le trovò ne'libri della rne- defima, e fono „ 1306. limofina Fior. io. alla Giovanna „ Romita da Signa, portò Chele Lapi Laudefe da San „ Frìano.,, Quella è la Beata da Signa, e dice il Libro a carte 49. per fuo mantenimento, o per difpenfarla .Nel Libro del 1307. vi ha altra limofina, e dice a perfona , che ita fulle Folte della Porta dell' Alloro Otte ( cioè pi- gionale ) Giotto dì Bondone, quelli è 1* infigne reftaura- tor delta Pirtura. --H A X. E
|
||||
%4r
-nuQB E per fine in lòde di quert© Ontófio riporterò"
alcuni'verfi del celebre Fra Domenico da Corella Scrit- tore del Secolo XV. non meno celebre per le teologiche fue opere, che per la poetica arte , come nota il dotto Autore delle Delizie degli Eruditi nel fuo Tomo del 1742. ai quale abbiamo grado l'avere dato alle ftampe del fud- detto Autore il IV. Libro di Elegie fopra le Chkfe Fio. remine » dove dice come appreso : : -.-.v. ' *'Hr- »- -pjf-.....M .-'■■•■* .;-'- '-}■:. uuv'^.vr.: , e, s.i*.U x-.s-'-r s,r;i_i -»i
K Attàmén affaret tongc' fyatiojtozintuì^ ■'■
fulget ubi Santi* Matris jmago Dei. - •■■-■
Hanc miro candore nitens compie Bitur arcuiV SculftUibus -gollens undiqUe marmorei s^ *; ~ (Quorum com^ages tanta contexitur artes fu Ut fihi yix aliudfar wdeatur o]>us* |
||||||||||||||
.» ;$H-On
|
||||||||||||||
■«,'-lui,
|
||||||||||||||
ilfiilfli
|
||||||||||||||
aii ■- *
|
||||||||||||||
•■ 'tì ,1 ii i * \ I ''.U\i-i.*'l S\#,l
|
||||||||||||||
LE,
|
||||||||||||||
—X*._____:_____________
|
||||||||||||||
L È Z I O N E IL
SEGUE LA CHIESA DI OR S. MICHELE.
|
|||||||||||
I.
|
Motivi de* Grandi nell'ordinare fabbri-
|
||||||||||
che affai magnifiche , fogliono effere il
genio di voler di inoltrare la loro pof- ianza , e ricchezza , ed infiememente il follecito impegno di aecrefcere orna- mento alle Città, e comodo a* Cittadi- ni. Ed appunto fomiglianti fini ebbe la Repubblica Fiorentina nella fabbrica maeftofa, e fplen- didiffima di Or S. Michele . Erano i Fiorentini faliti in gran potenza per mezzo del negozio, e volendo palefa- re a^li occhi di tutto il Mondo lo fplendor del loro fla- to felicemente confervatofi libero, e di più .far coftare ai Principi il fovrano potere fondato nel valor di molte ricchezze conquiftate dalle arti, alzarono quefto maravi- gliofo edifizio, anche in oggi uno de'principali ornamen- ti di Firenze, deftinato già alia conferva de*grani, e di- poi alla cuftodia della pubblica fede per Archivio Gene- rale. Ne debbo tralafciare un altro più nobile motivo de- rivato dalla pietà Fiorentina verfo il rairacolofo Taber- nacolo della Madonna di Or S. Michele , al cui onore vollero i Signori, che in quefto Tempio gareggiafTero le maraviglie dell'Architettura, della Scultura, e della Pit- tura, quali ravviferemo noi in quefta Lezione . E fa- cendomi dalla ordinazione fatta dalla Repubblica per il foprallodato fine, benché fé ne fia fmarrito l'originale , ne riporterò una imperfetta copia enunciata nel Campio- ne, o fia Libro Verde de* Capitani dì Or S. Michele al Gap. X. Templum in fi atura {$ forma Talatii cum 'volta fupra coopriente Oratorium, & alia dehteej/s , & tsBa 5 atquz^ for-
|
|||||||||||
\
|
|||||||||||
*€
|
|||||
formofis beccatelli f , uhi tabernaculum Nojlra Donna fplex-
didiffìrkmn, et jj*pr^ hodum fuperbiffìmùfy , net non miris njitris , porfido , & gemmis maximi <valori? fundatum fupcf Platea f ubi coufue^verat effe forum denominata™ Otto di S. Michele, cui erant confines a i. & lima , a 3. illorum de domo de Abbatibus , <& 4. de domo Caligartis , (b* f*/»/ conftruBio fmi commìffa per Confilium Ci<vitatis Arti Por- ta S. Marine y & fuit ordinatum, quod fierent 12. pilafira luterjwi) & in unoquoque ponendam fore ftatuam $. Ad" *vocatt fMufqm Arti* , "$■*" in media lateris dignioris Figu* r,4 Adwotati ÉàìVis Gutlfornin) cioè S. Ludovici , ut fic B. Virgo Maria difènderet & ùngeret Aftes & Uniwerfita* tei huiusC ivi tati* , ut apparet mentio de pr&di&is fati a per MeformatiOftém editam manu Ser Folchi Ser Antonii No- tarti Pvpuii& (Som. JFlor. àn. 1309: Me mtnfe Apriìis . II. Abbiamo adunque da così ■ autorevole Libro col
pubblico Decreto della nuova Fabbrica la deputazione orrevole dell'Arte della Seta ., detra di Por S. Maria , pe* la felice e grandiofà efecuzione , e V època certa della fondazione *, ò piùttofto della innovazióne di quefto Edi- lìzio*, cÌAè «1* anno i%c*éi A Taddeo Gaddi in quel remp® Architettò del Pubblico tocco a fare il difegrì© , che fé non prima del 1337. non principiò a rifondare i pilaftrU 1* impedimento fu cagionato e dall'aifedio di Firenze pò* itovi dall' Imperadore Enrico VII. nemico de* fiorentini iìn che ville , e .dalla guerra co* Pi fa ni , è LuccJiefi , e dal- le difeordie inteitinc. Ma ritornata la calma, ne* 2^. di luglio del iuddetto anno Te ne gettò la prima pietra dal .Gonfaloniere Strozza ài Roiio Strozzi, prefente la Signo- ria, tutti i Magiitrati% e feguitati da tutta la gerite, col- la "benedizione del Vefcovo Fiorenti no FranceicoSilvertri da Cingoli. Di cosi ^bienne funzione ne parlò Giovanni Villani nel tìbro XI. al Capitolo 66. che tralafciand© io di riferirei per non ripetere le cófe di fopra dette 1 piuttóito xiportero alquante circoltanze notate da Leo*- poldo del Migliore a pag^ 540. come fegue „ La funzio- ¥„ ne , che fi faceva a nome de* Guelfi , eh' eran quelli , » che dominavano la Città, mai ridottali in sì felice iig* |
|||||
19
|
|||||
}) to quanto allora, fi accompagnò anche col getto dì
„ monete d'oro,e di argento, coniate da una parte con „ l'edili zio, e quefte lettere : Ut magnlfi^ntia Populi Fior. „ Artis, ér Artificum oftendatur, e dall' altra parte 1* ,, Armi della Repubblica, e del medefimo Popolo,e 11 ,, leggeva*. Reiy. & Foptili Honor & Dtcttt. Chi lo rac- ,, conta; che per avventura fu prefente, dice di pi$?co- ,, me anche FAmbafciatore. della Città di Arezzo, vi iv buttafle non fo che moneta piccola.. ,, E fin qui l'Au* tore della Firenze illuftrata. In quanti anni poi fofle la •Fabbrica ridotta alla fua perfezione e vaghezza, non è pofiìr bile il determinarlo ; condofiacofachè vi fi ravvifano traile pitture alquante di Iacopo da Cafentino,di Lorenzo di Cre- di, di Andrea del Sarto, e di Gio: Antonio Soriani j frai tondi, tre fé ne veggono di Luca della Robbia, e traile Statue parecchie di Donatello , e de'fuoi Difcepoli , che furono tutti Artefici del Secolo XV, Onde fa d'uopo il dire, che o vi foflero innovazioni fempre più belle, o che tardi affai fi defle \' ultimo compimento al nobile di- fegno . Avvi pure un'altro dubbio circa chi ne foiTe Y Architetto ; imperciocché in una cartella in Chiefa leg- gefi Autore Arnolfo di Lapo j Leopoldo del Migliore ne dà la lode ad Andrea Orcagna, ed il Baldinucci ne fa Architettore Taddeo Gaddi, Ma io credo,che tutti e tre dicano il vero, folo che dilìinguiamo i tempi , ftabilendo, che nel 1284, giufta tutti gli Scrittori, Arnolfo per or* dine della Signoria fabbricale la Loggia, in fecondo luo- go,, che nel 1337. Taddeo Gaddi ne rifondale i pilaftri, che erano él mattoni, rivedendogli di pietra, e ài mar- mi, e per fine morto il Gaddi nel 1350» giufta il Vafa- ri*-o nel 1352. fecondo il Baldinucci , vi lavorafle FOr- cagna, che appunto all'Altare della Madonna leggefi que- lli effe re flato Architetto nel 1359. Andreas doni? Tittor huius Oratorii Arcbimagifter 1359. Circa poi la fpefa , fcrive il Varchi, che arnvafle ad ottantafei mila fiorini di oro da (timarfi grandiflìma in ordine al valore della mo- neta di que-tempi, e ventimila in ridurla da Loggia ad ufo di Chiefa, come fi è detto di fopra ; e donde fi ca- -Tom. I.Par.L C va (fé |
|||||
1$
|
|||||
vaflfe quefro danaro, fenza aggravare il Comune di nuo-
vo dazio, io trovo ne'Libri di Provvifioni agli anni 1339. e 1350. che furono atfegnate all'Arte della Seta per prò- feguir la fabbrica certe gabelle chiamate delle fette Piaz- ze, della Mallevadori^ dell'Armi, e che il Villani le ad- dimanda Gabeilette, quafi che con quello diminutivo li- gnificar volerle, come il poco aflegnato , avefTe moltipli- cato tanto per la felicità del Commercio, da eflerfi po- tuta alzar Mole così eccelfa. Mi piace però rammentare un'entrata, che ha dell'incredibile, ma ella è regiltrata nel libro detto Campione a car. 14. ed inoltre dal Vil- lani è notata al Lib. XI. Cap. ^r. Quella entrata era la fpazzatura della Loggia di Or S. Michele , e preftatura di bigonce , dalla quale cavavano ogni anno 750. fiorini di oro , dovendoli ancora qui comprendere le ftunendc* limoline , che fi facevano dai divoti alla miracolofa Im- magine , porzione delle quali fi applicava al magnifico or- namento di quello fovrano, e ricchiflìmo Tempio. III. E veramente fi moilrerà convenirgli quella lode,
e molto maggiore ancora , per quel che diremmo in deferi- verne le qualità. La forma fua è quafi quadrangolare_» , lunga efiendo braccia 42. e larga 32. Si alza dal piano della ftrada alla cima braccia 80. tutta veggendofi incro- ilata di pietra forte riquadrata, di quella , che refiftendo all'acqua, ed a3rigori delle ftagioni, fé ne murarono » dice il Vafari, quafi tutti gli edifizj alla gotica , che fi fecero in Tofcana in que* tempi, della quale Architettu- ra barbara è anco quella Torre, febbene in effa fi vede un de'primi miglioramenti dell'Arte , nel ricominciar , che ella fece a rinvigorire, e pigliar forza, oflervandovi- fi gli archi, che lafciato il fello acuto fono girati ccm grazia a porzione di circolo, fopra a pilaltri principali della volta vi fono due ordini di Fineflroni adornati ne*vani di colonnette di marmo, veggendofi ne'triango* li de'frontefpizj principali ; le armi della Repubblica, e_, della Parte Guelfa reiterate in più luoghi, ed ancora fo- novi quelle della Cafa Reale di Napoli , che è uno feu- do dimezzato per lo lungo, da una pane pieno di gigli » dai*
|
|||||
I9
dairaltra di liftre in piano' per il Regno di Ungherfa,
pofleduto 9 allorachè quella Lòggia fi fabbricava , da Lo- dovico di Angiò figliuolo di Carlo, che fu tanto amico de' Fiorentini , Protettore , e fermezza del loro ftato in favore de3 Guelfi , e per fegno di gratitudine la Repubbli- ca vi alzò quelle armi , efiendo quefta la maggior bene- volenza , che profeflaffe mai Firenze verfo neffun' altro Potentato* Finifce la fabbrica con una corona di rofc traforate , che.fportando in fuori ,e retta con grazia fu cèrti beccatelli, vi rigira intorno a guifa di parapetto » o fponda . E venendo al terreno ricorre attorno un5 im- bafamento di pietra alto da terra poco più di quattro brac- cia fino alle nicchie, nelle quali fonovi le Statue de*San- ti Avvocati delle Arti, parte di metallo, e parte di mar- mo, di tutto rilievo ,; ellendo alte più del vivo, e per condurle a perfezione vi fi fiancò per dir così 1! induftria de'-primi Maefhi, e Profeflbri di que* tempi , fenza ri- fparmio di fpefa in ricompenfa del loro valore > parlan- dofene in un Libro alle Riformagioni fegnato F. come apprelìb „,Sapendoli quanto importi dar cuore a chi o- ,, perandb con induftria per mero parto dell' intelletto , j5 cèrea a lafciar di fé onoratiflìmo nome > e fama alla ,, Patria per mezzo di fatture rare: fi vuole , che larga- ,, mente fé ne ricompenfin quelli, che già fono flati e- ,y letti a far pompa del loro talento» e fapere intorno 5, alle Statue di Or S. Michelq. „ rSì.i à IV, E per dar ragguaglio di quefte Statue principi-
ando dalla, parte: di Levante a venire dalla via deJ Calza- iuoli , nella prima nicchia eyvi S. Luca, fegue S. Tom- mafo, e poi S. Gio: Batifta ; verfo Mezzodì la prima è di S. Giovanni Evangelica, di S. Giorgio la feconda, vie- ne S. Iacopo, e la quarta è di S, Marco : dalla parte del Magiftrato della Lana nel primo pilaftro incontrali S,Lò, dopo vedefi S. Stefano , ed in terzo luogo S. Matteo : e voltando a Tramontana la prima nicchia è vacante per un certo cafo , che poi diremo ; la feconda è de' quartro Santi , dopo la quale evvi S. Filippo, e nell'ultima San Piero. E ripigliando da S. Luca, ella è di getto fatta -> « C 2 da
|
||||
z o
|
|||||
da Giovai Bologna per P Arte, de* Giudici e Notai ,r o j fi&
del Proconfolo 4 la cui arme è una ftella di oro, ch'em-. pie rutto il campo di argento , intagliata negli angoli della bafe * S. Tommafo è di Andrea del Verrocchio dir fcepolo di Donatello per non dire emolo del Maeftro .,;* tanto è vivo il Santo, che fembra camminare portato dal- l'amore a toccare la piaga di Crifto : fu fatto a fpefe dèlia -Mercanzia , che ha per imprefa una ftella rotta fo- pra una balla bianca: in virtù di un pubblico Decreto in queir a nicchia doveafi collocare S. Lodovico ; il per- chè fi recedeffe da quell'ordine non lo fappiamo; ben- sì per mercede dell'Artefice ho letto nel Campione Ver- de , che nel 1-485.1 fi ordina, che Andrea fìa di tal fattu-, fa, fodisfatto fino in1 800. fiorini larghi. Il S. Giovan Ba- tata fpetta ali* Arte de'Mercatanti,, già Confoli di Cali- mala■> che! portano un'Aquila di oro fopra una balla bi- anca in campo roflb: la fattura è del Ghibeui y il cui nome è ferino nel lembo dell'abito: ma convien confef- fare edere figura languida in comparazione delle altre fue opere maravigìiofe » Il Sta Giovanni Evangelifla an^ ch'egli di bronzo è opera di Baccio da Montelupo, che lo fece per .d'Arte della Seta con diligenza efìrema e fe- lice» della quale Arte 1*imprefa è una porta rofta in cam-r pò di argento. Segue il S. Giorgio, il quale prima fla- va nella fua nicchia a Tramontana molto proporziona-, ta alla fua grandezza, e pofeia diremo la cagione della traslazione ; la fecero fare ì Corazzai, e Spadai, che fatt- oio per arme un giaco, ed uno flocco : quefla figura è ftimata da tutti la più bella, ed oltre a quel che ne di- ce il Vafari, il Bocchi ne ha fatto un trattato intitolato L'Eccellenza della Statua dì S* Giorgio fatta da Dona* fello:-j che fu ftampato nel 1584. dal Marefcotti. Alla vi- cina nìcchia viene la. Statua di S. Iacopo dell'Arte de* Vaiai >i quali in; un campo di azzurro fanno per arme una pecora Liancaiveinodtii vakJ piace afsai la maniera di quello Santoi lavorato da Nanni di Antonio del Bianco * Di Donatello è il S. Marco, di cuiMìchelagnolo, dico- no, che dicefse.; „ che fé tale era il fembiante del Santo *• i) VÌ-
|
|||||
il
|
|||||
#av$voq gTBfi poteva'creder rìitt© quanto aveva» Scritto ,
)5i tanto -mòftr^ cera di galantuomo . Del ifoprallodato Nanni è San Lo lavorato per !• Arte de* Manefcalchi , co- me lo~dimoftrà l'Arme loro, che è uni pajb di tanaglie nere, ed appiè della Statua vedefi un bafso rilievo, di al- cuni occupati ad un'incudine*. Ammirabile è; il S. Ste- fano, degna opera del Ghiberti , in premio della quale ebbe anche la grazia di fare U altra che fegue di S. Mat- teo?, quella è dell'Arte della Lana avente per Arme una pecora bianca con banderola bianca, e croce rofsa in cam- po azzurro §1 quefta è dell'Arte del Cambio,, la cui di- vifa è un campo feminato di monete di oro; e nell'Archi- vio > $i detta Arte & conferva un^Libroj, «el quale ol- t*e il leggerfi l'allagazione; della ^tatuà^al fuddettb' Ohi-? berti, trOvàfioìl maneggio cH; /quei Gonfolì per ,ottenere quefta' Nicchi ^che era fiatai data per, Il avantijall* Arte def Fornai per collocarvi la figura di S, Lorenzo loro Brotet» tore : ma ftanite che:ellajerja Arte poveriflìma » "e che né di preferite, né per l'avvenire avrebbero potuto fare una grande fpefa| sia> Signoria ne* 21. vdi Giugno del r 141^ effendo Gonfaloniere Niccolò di Franco Sacchetti , còl cónfenfo def^medefimi Fornai concedette la Nicchia all' Ùnìverfità de' Cambiatori per farvi la figura di S. Matteo* per la quale ebbe Lorenzo 65©. fiorini di oro. Sono! an* che da ©tfervarfi fu quefta Nicchia due.ftatuette di mar* mo lavora te con lo de. da Ni ccolò Aretino* Dopo, quefta viene la nicchia vuota, Ove non, è ariniafo si che nella ba- re $in prodigiofo mezzo rilievo di JGXanatelloj rapjirefen- tante S. Giorgio , cheoccide il Drago » lodato *da Raffael- lo Borghinì-con quefte parole ,, fi può mirare, ma non „ imitare „ I quattro Santi fono del Nanni , fatti da quattro Arti di Maeftri, di feure, O-accetta, di fcarpek lo i, di^meftola ,' e di altri ftrumènti fabbrili % JLa inven* zk>nè* di coltOcarvéli,. che portava fa pere per la ftrettez- za del luogovpofé in-difpèrizionel'Artefice , ma il di lui Maeftro, Donatello collaHiola ricompènia: d'una cena, a forza di alcuni colpi ìnduftrìofi fcantonò di quelle Sta. tue a chi la fpalla, a chi le braccia , talché ponendo 1* una
|
|||||
22
|
|||||
una per ìcosbdire/addogo ali? altra r lev commelìe* di mo*i
do , che nota folò coprì di errore i idei, discepolo , ma ri-, fcofleitima, e Maraviglia da tutti. Mon è:difpregevole iL SI Filippo, che gli è allato nell'altra nicchia, fatto dal rnedefimo Nanni alla Univerfìtà de'Calzolai, quali porta- no tre liflre nere in piano di argento, Ma di vero il S. Piero dell'Arte de*Beccai* quali alzano per arme un bec-i co rampante in camper di argento, è fatto da Donatello con tanto faperevxhe è renutb dal Vafàri opera mirabi-' le e rariflìma, dove è un panneggiare graziofiflìmo cor*? rifpondente all' attitudine del corpo, in guifa , che me- glio non iftanno i panni indoflb ad uomo vivente, ó £ì\^ V. Quello apparato dì Statue unire così^> ed efpoite- al pubblico lì vede; in poche Bìi!^^m4p^i^h^}^4tì:im$ di lontani paefi à bèlla porta per vederle,iconfeifandóitÌ4 fer loro parute .una! Scuola di cofe rarefa poMfene '■ pi« gliar copia con qualcheìrifervajì idi iper .cagione:i deliri-? ìpetto , che convenevolmenteipreteferoi i Fiorèntini j che, (ìporraffe^ sì preziofe.nicchicij abbiamo lo Statuto » che impone, pena a .chi om tiràile fan% jòifacefféMòro qual* che oltraggio. Bella veduta ancora'fannb il vanitegli Ai;^ chi tra un pilàftro,he l'altro, adornati idi quattro altif-. ilme colonne, fu, jcia faina, delie quali: pofa una Statua di un braccio e mezzo di altezzai, che in tutte fono qua- ranta , veggendofì i capitelli e de'pilaflri, e delle, colon- ne ornati ià ifogliaj di acanto fultima , ficcome vaghiflìmi fono i rabefehi $k$hé iempiono gli archi, reitando da of- fervarfì fopra le nicchie le pittìire «e'dodki tondi * total- mente guafìe ymcetm&Mtie cht fono di terra invernicia- ta di Luca della Robbia, rapprefentanti una Madonna col Bambino; in còllo fopra il pilaftro di S. Giorgio, P Ar- me della Repubblica fopra; S. Tommafo, e fopra S. Gio- vanni EvangelicaMa divtfa dell'Arte di Por Santa Maria ; Reflerebbemi a ragionare dell'accennata traslazione in Chiefa della : Statua della Madonna dalla nicchia della U» niverfità de*Medici? e Speziali, nella quale oggi fi vede collocato San Giorgio. Ma dovendoti in altra Lezione affembrare i moltiplici pregj rilucenti nell' interiore dei |
|||||
Tempio > in cffa parleremo ancora della Srorìa di quefto
Simolàcro, riportando qui per fine in lode di taleìnara- violiofa fabbrica altri verfi del celebre Poeta Domenica- HO-, piotici Lfeguenti: ? r: ^''''" H - & l lì"-' ■ Nane ubi magna domns pracelfa turris ad inftar
Fertur in aereas altius una piagar •
Qua licet ex omni wdeatur splendida parte Sanftorum Statua* dum ferir ipfa tenet • ' ? Attamen apparet longe fpeciojtor ìntus -♦tutvóuq fulget ubi Santta Matris Imago Dei, |
||||
,;
|
||||||||||
L E Z I Q N E
|
||||||||||
HI.
|
||||||||||
SEGUE LA CHIESA DI ÒR S. MICHELE/
|
||||||||||
■•*. *c *■;• * - ',v *t\H v^. *■*■ ** ■ \
|
||||||||||
I. I L ^ragionare degl'interiori pregj di que-
#a ChieB con ordine , non fi può qua-
fi fare fenza deferenza al prodigiofo Al- tare della Madonna di Or S. Michele già da noi defcritto nella prima Lezio- ne di queita Storia, dovendo qui ag- ,.: giugnerè ai ibpraddetti titoli , i laude- voli u& Iktti cTfùé grandi ricchezze-aifern^a.te nel flo- rido flato deHia Repubblica » ed il facro quotidiano fer- vizio a quell'Altare^ E per farmi dal primo »© noterò un folo ^j^^^ò"^^i|c^t^vri|r^ii^^ fpéfi jn ope- re pie dai Superiori dell* Oratorio ^ mtrceqhè^ tìaP|tani oltre .lo fpieWdìdo % e nobile mantenimenti della rChiefa , potettero f^mMiTrrare grandi fommè;4J 4W"* Per *e fabbriche de'Monafteq di Chiarite, dìLépo^ e di Saru Giorgio, i à3t$^^^o^^1^^t^^^tfxai ogni altro Monailero efemplare di Firenze, conitando querce fonda- zioni da'rogiti di Ser Michele di Ghirolfo da Lucardo 1342, e di Ser SalvetfroSalyerìri Ì405. nell'Archivio Gene- rale. Circa poi al feconda puntò riferir mi piace la istitu- zione fatta dalla Rep.neii:4i5,di una Collegiata di dieci Preti, e due Chetici, con un Capo loro cjhiamauv Propo- rlo ; la quale erezione trovali jregirtrata in un Libro co- perto di alfe nell'Archivio de*Capitani, ove fi legge an- cora? che fino a quel tempo l'Oratorio era flato ufizia- to da un folo Prete col titolo di Sagreftano. Quefìi Pre- ti hanno il privilegio del Cappuccio pavonazzo , e coli' intervento de' Mufici aflìftono alle folite Laudi di Maria nelle JFefte, ed in ogni Sabato allo fcoprimento della fa- <*HJ età |
||||||||||
%$
|
||||||
era Immagine col canto delle Litanie , nel qual tempo
ardono 2 5. candele con quefto ordine di 12, all'Altare , 6. a*viticci , ed otto alla ghirlanda, iìccome nella Merla alla Gonfacrazione fempre debbono accenderli due Ceri per legato di Luca di Filippo Carnefecchi Gentiluomo Fiorentino, il quale nel fuo Teftamento del 160 1. roga- to da Ser Antonio di Ser Chello dice „ Lafcio due dop- „ pieri di cera gialla di libbre 15. in perpetuo da accen- ,„ derfi alla Madonna di Or S. Michele nel tempo della „ elevazione dell'Ortia.„r ,< II, E parlando ora a rammentar quanto di facro* e
di bello avvi in querVOratorio dirò» che appoggiato al pilastro , che ita allato a quefta Cappella, trovafi un Cro- cifitto di legno in gran venerazione appreftò i Fiorentini, con tutto che (la mal fatto , di maniera antica, alto più del vivo . Credefi full* autorità di tutti gli Scrittori della Vita del Santo Arcivefcovo Antonino , che egli fuffe con- fueto andarvi ad orare , quando era fanciullo , che in quel- la età vedefi dipinto appiè della Croce. Non ci pare pe- rò di potete acconfentire a chi fenza autorevole documen- to diife, che quel Crocili db parlalTe più fiate al Santole, molto meno che fja lavorato del legno di quel!' Olmo fec- co, il quale rifiorì nella traslazione del corpo di S. Za- nobi, credo però al Rondinelli, che nel fuo Ragguaglio della pefte dice come fegue ,, I Frati di S. Marco molti „ Veneidì in proceflìone andarono al Crocififlb di Or „ S. Michele, al quale S. Antonino fanciulletto orava,, E ringraziar debbo que'Benefattori, i quali nell'anno 1714. fecero a quefto divino Simolacro un Tabernacolo di ricco intaglio attorno tutto dorato con baldacchino, e pendo- ni pavonazzi,e frangia di oro. Lì dirimpetto nel fecon- do pilaftro oilervail una figura a frefeo del buon ladro- ne , che fi troverà in pochi luoghi così dipinto all'antica, avendolo il pittore non folamente confitto in Croce co* chiodi, ma legate le gambe con funi , acciocché non il confonderle con Crifto Gesù > e così no.ò il Molano ef- fere fiata la Chiefa confueta di fare . Quefta pittura pe- rò fu qui collocata per la feguente cagione, notata 300. t Tom, L Far» L D an- |
||||||
N
|
||||||
i6
|
|||||
anni fono ne* Libri della Compagnia della Croce al Tem-
pio "j e ricopiata da Vincenzio del Corno Gentiluomo Fio- rentino amatore delle cofe antiche ne* fuoi Ricordi , e leggeiì negli Spogli di Leopoldo del Migliore, come fe- gue „ 1361. N. N. condannato alla forca, era di Fami- ,y glia più che mediocremente civile; poche ore prima di f, efifer condotto al pratello 5 parlò ad un Fratello della iV Compagnia de* Neri folita ad afttfrere que* da doverfene S$ fare pubblico fpettacolo , e diffegli come in fua cafa ,, appiè del Ponte Vecchio avea in un caiTone ripofta u- j, na fomma di danaro , e che la fua intenzione era di „ voler far dipignere in Or S. Michele al pilaftro vicino „ all' Oratorio una figura del buon ladrone, acciò pre- 5, gaffe Dio , che gli ufafse in quel breve refpiro quella j, mifericordia, che refe lui beato. Chi efeguì il Legato 5, ha fcritto quello ricordo. ,, Quella Immagine fu di- pinta da Iacopo Landini da Prato Vecchio detto il Ca- sentino , di lui effendo quafi tutte le altre > toltene alcu- ne poche, di cui faremo qui menzione. III. Di Iacopo adunque è la volta, ove rapprefentò
fedici tra Patriarchi e Profeti, i quali pofano .fui' un cam- po di azzurro oltramarino , colore che coito affai , per la frefca invenzione ritrovata di eftrarlo dalle preziofc pietre di lapislazzuli ; né mancarono Cittadini ftatuali di que' tempi, che ne mormorarono, paruta loro una fpefa butrata , anzi uno itrapazzo del danaro della Santiffima Im- magine : ma quello parlare ardito difpiacque tanto al po- polo, che ne volle , dice il Cambi,una pubblica fodisfa- zione all'onore oltraggiato di Maria con la-prigionia, di., uno di cafa Forabofchi. E tornando a Iacopo di Cafen- tino , fuoi fono parimente i moltifllmi Santi dipinti l'un fopra l'altro negli archi, tra un pilaftro e l'altro , e nel- le facce de' 16. pilaftri, fuori che alquanti pochi, come il S. Bartolommeo lavoro finiflìmo di mano di Lorenzo di Credi, e al fecondo pilaftro in un ovato S. Maria Maddalena portata in Cielo dagli Angioli di mano di Andrea del Sarco ; ile- come il S. Stefano traile due porte fu fatto dal Poppi , il quale fece ancora le due tavole, che fono in Coro, di Cri- ito , |
|||||
*7
|
|||||
&o, e dì S* Gioviti Batifta ; del Sogliam è il S. Martino
rimpetto a S. Stefano, e Tuo credei! il S. Agoftino in mezzo del Coro, benché va fia chi lo giudica dell' Al- bertinelli, Sotto l'organo Agnolo Caddi pittore in que' tempi di grido rapprefentò alla parete Crifto, che diSpu- ta in mezzo a' Dottori . Né io voglio tralasciare di rife- rire ciò che il Dottor Brocchi rammenta e {fere accaduto alla figura di Sr. Verdiana* la quale fi vede al pilaftro del- ia cantonata di,quella Chiefa riguardante il Mezzodì ac- canto alla immagine di S. Lucia. EfTendo ella per l'an- tichità affai guaita fu fatta rifiorire ne'noitri tempi, ma con grande difcapito della Iftoria , pofciachè il Pittore Scancellò la ifcrizione , che vi era Sotto Scrìtta a .caratteri gotici, e quello., che fu più ftrano,alla Santa mutato fi vede l'abito di Secolare, che avea, in tonaca ReligioSa, IV. ConSiderabile poi è la Cappella di S. Anna eret- tavi a SpeSe del Comune dalla banda di Tramontana, per dovervifi commemorare in perpetuo l'atto di un'azione la più importante , che .accader porla in una Repubblica libera, che fu la cacciata del Tiranno Duca di Atene » ed occupator violento del Dominio Fiorentino, Seguita., giuda tutti gli Scrittori, ne* 26.. Luglio del 1343. giorno di Sant'Anna , la quale venne per quefta grazia onorata fra'Protettori principali col titolo di Troptia yistFautrice iibertatis Gioitati* Èlorentittét ; e però , come appariSce alle Riformagioni Li.b. B. del 1349.. fi fece il Decreto del- la Signoria di Spendere tremila fiorini di oro per la e- re2Ìone in Or S. Michele di una Cappella ridotta nel 15 26. a miglior'ordine da'Capitani, yeggendof! Sull'Altare i- Solato la Santa figurata in marmo bianco più alta del vi- vo in atto di tenere in collo la Vergine Maria, che por* ta in Seno il Bambino Gesù, opera lodatiflìma di Fran- cefeo da S. Gallo, A* 26. di Luglio la Signorfa v* inter- veniva ogni anno a offerta con tutte le Capitudinì delle Arti, fi correva din palio, ed altre coSe di Somma alle- grezza facevanfi in quel giorno ^ordinate nello Statuto ratto nel 1343. ai 28. di Ottobre con quefta bella intro- duzione di parole : Pro honorc Reip & ad prptnam me* D 1 WO"
|
|||||
2$
|
|||||
moriant libertdtit Cirvìt dti s'È Urenti&<>& ut Óiwutn men-
tibus Jit infixum yqualiter die S. Anna de menfe lulii To* jrulus Fior, per Dei grati am^ & njirtutem honorum, a Ty~ rannide Ducis Athenarum liberatus cbV.Ed in una tavola della Chiefa leggefi , che in quefta Fefta fi efpone la Re- liquia della Santa, che fi dà a baciare alla Centuria de* Fratelli, e Sorelle della Santiffima Trinità. V. PaiTandofi ora ad altra Cappella, è d'uopo, che
io mi faccia a riferire quel tanto, che ho promeilb nel- l'antecedente Lezione, parlando della nicchia degli Spe- ziali , perchè una Madonna a federe col Figlio in collo ftandovi collocata, e lavorata già da Simone da Fiefole allievo del Brunellefco, fu trasferita in Chiefa , e mefsa ad una delle due porte grandi chiufa per formarne una Cappella; e la cagione di ciò fu la feguente. Nell'anno 1628. il popolo a voce di parecchi, che aderivano con giuramento di aver veduta quefta Statua muovere, e bat- tere gli occhi, corfe in grandiflìmo numero , ed in tan- ta folla di giorno , e di notte, che fi ebbe prima a sbar- rar le ftrade per isfuggire il tumulto , gridando ognuno mifericordia, che fu uno di que' preludj della pefte, che venne dipoi a Firenze nel 1630. Pofcia per deviare la gen- te devota, che non fi farebbe mai partita di lì , fi pigliò dal Granduca Ferdinando efpediente di trasferirla den- tro. Del miracolofo avvenimento fé ne fece procedo per ordine dell* Arcivefeovo Aleflandro Marzimedici, ed uno de* disaminati, che depofe ài aver veduta la Statua apri- re e ferrare più volte gli occhi, fu il Canonico Cavalie- re Giovanni Guidacci. A quefta figura di Noiìra Donna ftando fuori nella fua nicchia accadde un* altro cafo in tempo di Repubblica, che in due verfi incifo appiè del marmo anche in oggi fi legge ,e fu che un Marrano Giu- deo di bel giorno fenza tema di efier veduto la percof- fe con un ferro* ma il far ciò, e il vederlo morto, e_* ftrafcinato fu tutto un tempo ; e quefto Sacrilego fatto Viene anche ferino da Forefe da Ribatta ne* Libri di fue Ricordanze, nelle quali vien di più a quefto particola- re j che il corpo di colìui feiTe buttato per ultimo vili* pen-
|
|||||
*9
pendio nella fogna di S. Stefano. E le parole intagliate
nella bafe del marmo per memoria di quefto fatto fono le qui appreflb : Hanc ferro ejfigiem jetiit luàeus , {$ Index ,
I]?fe Jìbìvulgo dilaniatus obit MccccLxxXXlII.
VI. E conciofiacofachè in queite Lezioni fi abbia fre-
quentemente rammentato il titolo di Or S. Michele , non fia grave a chi legge, che io riporti l'orìgine di xjuefto nome, come contenente non ifpregevoli notizie, e fpe- cialmente dell* antichità, lo che non fo fé veramente lo di- cano le l'itone, che di O. S. M. favellano : e però difpenfan- domi dall'efaminare il dubbio, fé quivi già dal 750. vi fof- fe un*Oratorio dedicato al Santo Arcangelo, per cammi- nare fui ficuro con documenti autorevoli, dirò primiera- mente, che poco dopo il mille vi era una Chiefa Parroc- chiale, la quale contigua ad un Orto fu detta San Mi' chele in Orto, venerabile per vero dire più di ogni altra, che ne fofle in Firenze con fomigliante titolo , fituata ella effendo nel più nobilitato luogo della Città ; e che folTe Parrocchia è verità affai chiara dagli Strumenti an- tichiffimi, che la dichiarano tale, come in un Teftamen- to nell'Archivio di Badia n. 25. tra i Teftimonj leggefi : Filippa* Pieri Ranerii pop, S. Michaelis in orto 1100 . Ed in molti contratti vetulìi della famiglia de'Mozzi qui a- bitanti innanzi che paflaffero di là di Arno a S. Grego- rio, trovanti accennati populi S* Mich. in Orto . Come el- la poi pafìTaiTe a* Monaci Ciitercienfi della Badia di S. Sii- veltro di Nonantola, non mi fono avvenuto fin qui a tro- varlo: il vero fi è, che Papa Innocenzio III. in una fua Bolla data in Viterbo nel 1209. g*a efìftente preiloleMo- . nache del Paradifo, indicata dal Migliore a pag. 54Q. con- ferma a detti Monaci con molte altre Chiefe queita an- cora di S, Michele : Ecclefias S. Felici? , S. Martini in Mamma, & S. Michaelis intus Fio*-, La Repubblica pofcia per fuoi antichi diritti ne dovette riailumere il padrona- to , levandolo a' Ciltercienfi } per la qual cofa fegui qual- che |
||||
3*
clie ójfgiifto Cóli Roma , trovandofi alle llifof magioni ti*
tìa. lettera del 1249. di Papa Innocenzio IV. veduta dal Migliore, nella quale efortafi la Repubblica a render là Chiefa alla Badia,di Nonantola, infieme col Cartello di S. Martino. E quali follerò gli effetti ài quefta esorta- zione fi può ravvifare dalle rifoluzionì della Repubblica. Conciofiachè avendo la Signorfa bifogno di una piazza per la vendita dei grano, e di ftanzoni per con ferva rio, e confiderato quefìo luogo molto opportuno, ne fece Spianare la Chiefa, ordinando di' darfi principio ad una Loggia, della quale parla il Migliore a pag. 530. cosi : ,„ Col difegno di Arnolfo l'anno 1284. che fi era fon- i, data fopra l'antica Chiefa di S. Michele,. „ Ma per* che non fi perderle la memoria di Chiefa così antica 4 debbo qui notare 5 come nello ftefib tempo volle la Re- pubblica "., che Arnolfo ne fabbricane un'altra riropetto alla nuova Loggia ; che è l'Oratorio preSente , detto S. Michele vecchio, ma in oggi S. Carlo per la cagione Se- guente. Si era di frefeo canonizzato S. Carlo da Paolo V. e penetratasene la fama di fua Santità per ogni dove» con riempierli di divozione al Santo le Città principali, e maffimamente Firenze, che in materia di Religione #u fempremai ferventiftima■:;'■■' quando il Cardinale Federigo ■Borromei Arcivescovo di Milano ricordevole dell* antico paffaggio da quefto Stato a quello di Milano, che fecero i Borromei, e del Soggiorno fatto in quetìaCitfà dal San- to , volle, che delle Reliquie, le prime che Sofferò por- tate fuori di Milano , fi mandaffero a Firenze,, die furo* 110 un gran pezzo della Camicia , ch'egli aveva addof- fo quando morì, e del fuo Sangue raccolto in una Spu- gna Sparato che fu, La Solennità nel riceverle fu gran- diffima al pari della già conceputa divozione nei popò* io , ma preyedendofi, che il luogo,, ove queite fi doyea- no collocare farebbe flato annuito affai per celebrarvi ia Sacra traslazione,eCofimo IL volendo anch'*egli dare un Segno al fuo Solito di divozione, e grato mofìrat/fi aik_# cortefi offerte del Cardinale, V Altezza fua SottoScriiTe un Memoriale alia Compagnia de* Lombardi., C4ii erano effe Re-
|
||||
Reliquie dirette j concedendo a* Fratelli 1* Oratorio di San
Michele, come luogo più capace della Chiefa di &. Mi- niato traile Torri, ove allora la Compagnia fi ragunava» trasferitavi già da S<* Pier del Murrone, oggi detto S. Gio- vannino in Via di S. Gallo, e volle Sua Altezza, che i Capitani di Or S. Michele,, a' quali fpettava il dominio dell' Oratorio, ne faceflèro la donazione per Decreto del 1616, contenente alcune condizioni $ cioè di non mai la Compagnia mettervi alcuna fua Arme, e dell'onorificen- za annua di un cenfo di cera da darfegli nel giorno di S. Michele. Allora fu levata dall'Aitar Maggiore, la tavo- la antiche ma dì Buonamico Bufalmaceo rapprefentante un Criito morto, venendo trasferita fulla porta al di den- tro, e fu collocata in fuo luogo là tavola di Matteo Rof» felli, ove è S. Carlo veftito da Cardinale in una gloria figurata lucida, e rifplendente con molti Angioli attorno» e fra eflì nel primo luogo S* Michele con le Aie infegne, fecondo i patti, fperando così i Capitani di confervare vivo il titolo di S. Michele, prevedendoli , come é fe- guito , che la nuova venerazione a S. Carlo aveva a far dimenticare P Oratorio di S. Michele, il quale è Irato il- luftrato da Papa AlefTandro VII. nell'anno nono del fuo Pontificato di una perpetua Indulgenza per i Fratelli nel- la Fefta di S. Carlo. La Tribuna dell'Aitar grande , co- me dimoftra l'Arme di ùria Colonna feminata di Vai af- fifla nell'arco con licenza de' Capitani, era ftata in anti- co eretta dai Pilli Famiglia Confolare , della quale, parla Dante nel Canto XVI. del Paradifo;. Grande era già la Colonna del Vajo .«
E nelle Scritture di Or S. Michele fi legge ,, Aitar Mag-
„ giore dell' Oratorio di S. Michele fatto in efecuzionc ,, del Testamento di Mefler Bindo de' Pilli nell'anno 137^. Ed a man manca entrando è oflervabile una Tavola di Fabbrizio Bofchi, avendo egli in efla effigiata con bel di- fegno e vivacità di colori la prefentazione di Crifto al Tempio. Nell'Architrave della porta in fegno del Pa- dro-
|
||||
dronàto de'Capitani vedefi fcolpita la loro divifa a ca-
ratteri di bronzò dorato, che fono le tre lettere O.S.M. Vili. E tornando finalmente alla Loggia di OxS. Mi- chele 5 the fi difle fofteneie con té. pilaitri la gran tor- re fatta per il grano ? e che pofeia dal Granduca Cofimo I. giudicata per luogo atto a poter larvare le fcritture dal fuoco» e dall'acqua fu deftinata per Archivio Generale f non polio tralafciare le lodi , che ne derivarono alla glo- riola memoria di ^uefto Principe. Si pubblicò adunque una medaglia coir effigie del Granduca, ed il fuo nome; e nel rovefeio la Porta dell'Archivio .aperta con molti li- bri in eiTa figurati per Protocolli con corona al Fronte^ fpizio, e lettere attorno > che dicevano: PtfUka Fideì . Bvvi ancora a caratteri di oro una Ifcrizione fulla Porta dell* Archivio funata in Calimala^ e dice; ' i ARCHIVìyM HOC PERPEtVITATl PVBnCORVM MONIMEN.
TORVM CONSERyANDAE DICATVM SERENISS, jCOSMVSMED. ■ EREX1T . QVAMPRIMyM MAGNVS DVX HETRVRIAE SALVTA- TVS REGJAQVE CORONA INSIONITyS EST MDLXIX. E fimilmente alla Porta., che mette nello Stanzone delle
Scritture, dove non fi ammettono fé non i Miniiìri fen- za lume , e fenza fuoco, fi legge pure a lettere indora- te . FIDEI TVBLICAE SERENISS. COSMVS MED. MAGNVS
DVX ETRVRIAE EREXIT KAX- NIARTIIS MDLXIX. '■■■■■ . v '';: I
E io quando miscredeva di avere <\\iì terminato le mie
Memorie Iiìcriche intorno .ad Or ;S. Michele , dtbbo a quelle arrogere una indifpenfabile notizia, fenza la qua- le chi legge potrebbe prendere un',equivoco fopra gli U- fiziali di Or San .Michele * Conciofiachè due Magi tira- ti eranyi ài fimigliante .appellazione, al primo àt' qua- li fpettava la cura ài detta Piazza, o Loggia circa la ven- dita -del grano^ .e delle biade , i quali durarono a così chiamarli fino a tanto, che i Signori non fecero chiuder la
|
||||
33
la loggia » mutata avendola in Chiefa > ed altrove trasfe-
rito il pubblico granaio; Al fecondo Magistrato appar- teneva il buon governo della Compagnia , e dell' Orato- rio della Madonna di Or S. Michele, con un ampia iu« risdizione fopra i beni donati alla SantifTima Immagine. E quella differenza di ufizj apparifce nella Camera Fifca- le alLibro fegnato 1344,contenente diverfe feritture, bi- glietti , e cedole de* Priori al Poterla di Firenze, nei qual libro fotto il dì 27. di Febbraio leggonfì eflratti per; Ufiziali della loggia del grano di Or S. Michele i feguen-r ti: Filt^t^s Rochi de Caffonibus \ Zenobius^ La fi Rifaliti % DominicHS Rizzivi Fagioli ,. fa Matthew Kofi Ili Fi flap Officiale* extra&i prò Comuni Fior, ad Ojficium Piate* O. S. M. prò termino , <b* tempore quatuor menfium, E con tale documento fpiacemi di dover notare fu queflo pro- posto lo sbaglio del chiariffimo Leopoldo del Migliore alla pag. 369. della fua Firenze Illuflrata, nella quale fi- gli fcrilfe, che il fuddetto Matteo da Rofello fu de* Ca- pitani della Madonna di Or S. Michele , nel Ruolo de' quali, che va copiato nelle mani di più ftudiofi , non 11 vede mai il detto Matteo. Ma fé quefti non trovar! al numero de* Capitani della Madonna, meritava però di efleie merlo da Giorgio Vafari nel numero de* Pittori , così denominato nella fopra riferita elezione . E traile opere di lui è confiderata la dipintura dell1 Inferno 5 che avea fatto nella Chiefa di S. Michele de1 Visdomini giu- fta il fuddetto Leopoldo del Migliore alla detta Pagina, dove dice come fegue ,, Dipinti al naturale erano in 5, quello 'nferno molti uomini trilli di quella età , fra sj quali il Duca di Atene co* fuoi feguaci, come tradi- „ tori della Signoria di Firenze nel più caro eh* è la ii- „ berta, o ladri, le male lingue, e quei che lì erano „ moftrati contrari al pubblico interefle , che chi gli a- „ vea conofeiuti diceva, quello è il tale , così bene vi „ erano fiate portate le fomiglianze loro dal naturale: 5, pafsò per proverbio finché la pittura flette in piedi , 5, il dirfi per Firenze, gli è ritratto in S. Michele, e fan- „ to baffi. Era quello lavoro flato fatto da Matteo di ,5 RofFello Pittore antico e civile . ,, Tom. I. far. I E Ma
|
||||
34
Ma tornando ai Capitani della Madonna di O. S. M.
non debbo tralasciar di avvertire, come quefti fono fta» ti pure aboliti, avendo il Noftro Imperatore data la fo- printendenza del Sacro Tempio ad un folo Gentiluomo, il quale prefentemente è il Sig. Domenico Baldigiani . E per modo di appendice rammenterò qui la Ven. Con» grega de* Preti detta della Vifitazione, la quale ricono- fce il fuo principio nel 1494. a dì 24. di Febbraio da al- cuni Sacerdoti della Collegiata di Or S. Michele, e que- fta Congrega compofta di 40. Preti fenza più fi aduna nella Chiefa di S. Michele in Palchetto, dove fulla por- ta leggeri il feguente titolo. CONGREGATIO VISITATIONIS PRESBYTERORVM .
|
|||||||
LE«
|
|||||||
LE ZI O NE IV,
E P R I M A
DELLA CHIESA DI SANTA CROCE
De* Padri Minori di $P francefco 9
|
||||||
Agnifka certamente è la Chiefa di San*
ta Croce in Firenze» della quale feri* vendo Francefco Bocchi ditte come ap- preso j, Molte fono le Cartella famofe „ per fabbriche pregiate, le quali né ,, alla magnificenza, né alla grandezza „ della Fabbrica di quella Chiefa non „ arrivano >, Quindi è che dovendo noi darne la noria, quefta divideremo ir. parecchie Lezioni, in guifa, che 1' abbondevolezza delle ragguardevoli cofe, a chi legge fia Oggetto di maraviglia fenza punto pericolo di confon- derti. E però principiando dalla Piazza appellata di San- ta Croce dal Tempio, che fi vede in tefta verfo l'Orien- te , i fuoi moltiplic.i pregj a Memoreremo nella prefentc Lezione. II. Ed in una Piazza, che riconofee la fua maenà,
e fama dalla Chiefa dei Padri Minori, fui bel principio mi fi prefenta la venuta del Serafico S. Francefco a Fi- renze , e più che più 1' anno , nel quale i Figliuoli di sì gran Santo ebbero il pofTeflo di quefto luogo. Quindi non dilungandomi molto dall'argomento, dirò che San Francefco co* fuoi primi Compagni per buona forte de* Fiorentini venne a Firenze nell'anno 1.212-., che tanto affermano Luca Wadingo , ne' fuoi Annali Tom. I. 1* A- bate Ughelli nell' Italia Sacra P. 111. Ma Francefco Ha- E 2 roldo
|
||||||
^-..........v-
|
|||
w
|
|||||
roldo Autore dell'Epitome Annalìum Minorum» vuole là
venuta del Santo a Firenze anche un anno prima,fieri* vendo in quefta guifa alla pag. 58. Anno 1211. B. JFr^»- cifeus J>er<venit Fiorettiate , #£/ extra Ci'vitatem accept a devoti* Cimbus hofptiolum juxtu &dtm S> Galli, ubi multos ad fuum fodalitium admiJÌt9 quorum pr&cijtMUs fuit Ioannes farens ex oppdo Carmignani : né mi è ignota la opinione di moderno Erudito Dottore Fiorentino il qua- le crede , che la prima venuta del Santo forfè neli' anno 1209. Da quel primo Ofpizio della Porta a S. Gallo paf- farono i Padri Minori nel 1221. o in quel torno a San- ta Croce , fé peiò prima di quello paflaggio trasferiti non furono in S. Stefano a Ponte, come parlano il Ron- dinelli, e Fra Serafino Razzi Aurore della Vita del B- Giovanni da Salerno a pag. 35. della Stampa di Firenze del T5$#. il quale ivi altresì dice, che i Padri Minori di S. Francefco venuti a Firenze avellerò per primo Al- bergo il Conventmo di S. Iacopo del Pian di Ripoli ce- duto loro da' Padri Domenicani già paflati ad abitare nello Spedale di San Pancrazio. E quefta afferzione del Razzi, quando foffe corredata di autorevoli documenti per vero dire diftruggerebbe quanto di fopra abbiamo ac- cennato . Tuttavolta appettiamo lo fchiarimento di tal punto alquanto dubbiofo, dalla Storia dell' Ordine de* Padri Predicatori, che fta Scrivendo la dottiflìrna e dili- gentiflìma penna del Padre Tornmafo Maria Mamachi, il quale non ha risparmiato a viaggi e fatiche per rin- tracciare notizie opportune, onde illuftrare le tenebre di quegli anni, ne* quali i primi Padri di S. Domenico vennero a Santificare Firenze» III. Qua! forfè poi la Chiefa di Santa Croce in quei
primi tempi è dubbio. Lionardo Aretino nel Libro 4. di Aia Storia ne parla così „ Era Chiefa piccola affai e mol- i, to diforme ^dalla magniiìcenza della nuova >, lo che conferma Berlfardo Bavanzati nella fua Storia Scritta a penna ,, «492. per idem ferme fem^us Bajìlica San&& Crucis in ed qua nunc eft forma adificari Fiorenti* coepta $fi) cum ]>rius breve admodum in eo loco ejfet Sacellum „ Ma
|
|||||
Ma «on crederei , che foffe ftata cosi piccola quefta-.
Chiefa, quando però fi poterle pregiare intera fede a quel- lo , che fi legge nelle Riformagioni , ove tra molti con* fervanfi alcuni Libri, ne'quali regiftratil* fono le irruzio- ni , che la Repubblica dava ai fuoi Ambafciatori fpediti alle Corone. Quivi pertanto al Libro Z. dell'anno 1396. ai 29. di Settembre trovafi una irruzione per gli Ora- tori al Re di Francia, nella quale nominandoci i Benefi- zi , che la Repubblica avea ricevuti da Carlo Magno > cfprefìfamente fi annovera la fondazione di Santa Croce ( che è affai dubbia tradizione ) d'onde però fi ricavereb- be, che quella Chiefa foffe qualche cofa di più, che pic- cola affai . Né fi deve tralafciare di dire per compimen- to di quel poco, che abbiamo offervato finora circa il foggiorno de" Padri Minori in Santa Croce principiato > come fi diffe , nel 1221. o in circa > qualmente ne* libri del Proconfolo dell' Arte de' Giudici, e Notai ove è riferito 1* infigne Miracolo del Sacramento, accaduto in Sant'Ambrogio Tanno 1230, notafi, che nel ripor* tarlo dal Palazzo del Vefcovo alla Chiefa , vi erano iti Proceflìone i Frati Minori di Santa Croce. IV. Per quello però che fia antichità della nuova
Chiefa, la quale contribuire alla Piazza di molto or- namento , nota l'Ammirato Tom. I. Par. I. pag. 131., che effendo in Firenze Gonfaloniere Tingo Altoviti, Po- deftà Pino de' Vernacci da Cremona, Capitano del Po- polo Rinaldo di Manente da Spoleti , con tutta la Signo- ria fu gettata la prima pietra della Chiefa di S. Croce ai 3. di Maggio del 1294. col difegno ed opera di Arnolfo
famofo Architetto di qùe'tempi. E prima dell' Ammira- to Gio: Villani lib. 8. e. 7. così fcriffe „ Nelli anni di S) Chnfto 1294. il dì di Santa Croce di Maggio, fi fon- „ dò in Firenze la grande, & nuova Chiefa de* Frati Mi- gnon detta S. Croce, & alla benedizione della prima ,, pietra che fi miffe ne'fondamenti vi furono molti Ve-
4, •lcovi, Prelati, & Cherici, & Religiofi , & il Poteftà,
„ & Capitano, & tutta la buona Gente di Firenze, ho- 9> mini & donne con gran fefta & folennitade, & co- ,, min-
|
||||
,, minciaronfi i fondamenti, ^prima dalla parte di dietro
„ dove fono le Cappelle, perchè quivi era la Chiefa „ vecchia, & rimale all' ufficio de* Priori, & de' Frati, „ infino che furono murate le Cappelle nuove «' Ma di~ verfamente dice una lapida in Chiefa allato alla parete» alla Cappella de* Serriltoxi, ove leggefi così : * MCCIXXXXV. V. NON. MAH FVIT FVNDATA ISTA ECCLESIA
AP HONOEEM SANCTS jCRVCIS ET B. FRANCISCI. N'è per ora voglio entrarvi dentro, folo barrandomi of-
fervare al di fuori quanto dalla Piazza il può feoprire nella facciata, o fia di bello o di ammirabile,. Primiera- mente lotto l'angolo, o Ila comignolo evvi il Nome di Gesù tutto di pietra, collocato lafsù in alto da San Ber- nardino da Siena con licenza de* Signori, e con divota proctflione ài rmmerofo popolo nel 1437. anno di Pefti- lenza, come nota Leopoldo del Migliore nella fua Fi- renze Illuftrata a pag. 71. ed intorno intorno al Santiffi- mo Nome leggonfi queite parole in caratteri Longo- bardi : In mtr/ine le fu omne genufleBatur C&leftium Terrt- ftriutn <y infernorum. Sotto di quello vivifico fegno ve» deli una fineftra, o Ha occhio , che di diametro è brac- cia 14. dipinto da Lorenzo Gbiberti , il quale vi effigiò ne'vetri Crifto deporlo dalla Croce* Fra quell'occhio» «e l'Arco della Porta Maggiore in una nicchia è collocata una Statua di bronzo., che rapprefenfa Su Lodovico Ve- scovo di Tolofa. La Statua è opera di Donatello , il -qua- le parlando di queira fua figura., non la voleva nel nu- mero di fue opere migliori,jtuttavolta deve da noi. tener- fi in pregio* si perchè in cria feorgefi vivezza,* e, fa pere, sì perchè procede da uomo di raro valore *. A mano fi- mitra della Chiefa vedeii di marmi il principio di una for- ra , € dalla Porta Maggiore a manritta fino alla Porta del Chioitro ammirai! l'imbafamento del principio di una fac- ciata di marmi bianchi e neri, difegno del Cronaca. E mirabile opera farebbe fiata, fé Cafteìlo Quaratefi per di- fgufti nati con gli Operai della Chiefa, i quali gli nega- .< rono |
||||
Ì9
|
|||||
rono l'onore di alzarvi l'arme propria, non abbando-
nava sì generofa e bella idea. Sulle Porte vi fono le Ai> mi e del Popolo, e della Parte Guelfa, lo che conferma, che ella fotte edificata per aiuto , e per ordine di quelli, che erano in quel tempo Rettori del Popolo Fiorentino. E querce fono le cofe, che mi è piaciuto notare, comec- ché vifibili nella facciata della Chiefa, e che riempiono l'occhio di dilette)) a chiunque le mira . V. Ma venendo alla Piazza, lunga braccia 288. e lar-
ga 152. fi vede circondata da Palazzi e Cafe , che la met- tono in mezzo a guifa di teatro, accrefeendovi vaghez- za e la fonte reitaurata l'anno 1673. col difegno di Pier Maria Baldi, e le pitture delle quali veggonfi abbelliti e il Palazzo della Famiglia dell'Amelia, e il Convento al di fuori dalla parte, che guarda il Ponente» E principiando da quefto, le figure tutte fono di Lorenzo di Bicci, il quale tenaciflìmo fino all'ultimo di fua vecchiaia della ma- niera Giottefca, quivi da giovane colorì a frefeo per la Famiglia Spinelli la Storia di S. Tommafo, che alla pre- fenza degli Apoftoli tocca la Piaga al Signore , ed ap- pretto a quefta dipinfe pure a frefeo con la più efatta proporzione la figura gigantefea di S. Criftofano alta braccia 12, e mezzo; e pofeia Lorenzo già decrepito ag- giunge a quefta facciata la Storia di Maria Vergine Af- funta, che fu creduta la migliore opera, che facefle il fuo pennello. Ma fé quefte pitture fono un faggio del mo- do di fare antico ne'tempi di Giotto; la facciata del Pa* lazzo dell' Amelia ci apre un' Accademia della maniera di dipignere, migliorata e raffinata , mercè lo ftudio ed eccellenza de' Maefìri fioriti in Firenze ne' due ultimi paf- fati fecoli. E giacché Filippo Baldinucci nella Vita di Giovanni da San Giovanni fa una minuta e dotta Storia delle pitture di quefta facciata mi varrò delle fue parole e favio giudizio, come appreflb ,, Era in quei tempi in „ iftato di unde'primiMinirtri della Cafa Sereniffima Nic- „ colò dell' Amelia Senatore* che fu anche Luogotenen- „ te pel Granduca neh" Accademia del Difegno . Quelli » avendo deliberato di far dipignere la facciata di fua „ Ca-
|
|||||
4<*
„ Cafa in fulla Piazza di S. Croce, come amico che e-
„ gli era delle Arti noftre , e molto più della gloria e a* „ vanzamento de i noftri virtuofi Fiorentini, che molti n pure ve aveva in quella età, chiamati a fé Domenico „ Paffignani, Matteo Roffelli, Ottavio Vannini, Giovan- ,, ni da S, Giovanni , Fabbrizio Bofchi , Michelagnolo „ Cinganelli , Niccodemo Ferrucci, Andrea del Bello ,, difcepolo e Paefano di Giovanni, Michele Buflìni,Ton „ Guerrini /Filippo Tarchiani, Cofimo Milanefi, € Ste- ,, fano da Quinto, fece loro dar principio) con difegno ,, di Giulio Parigi, al bel lavoro; e quel che è degno ,, ài rifleflìone, fi è> che con efTere le Pitture quafi tut- „ te belle ^ e tanto ben lavorate, fino al preferite rem- 3, pò, dico dopo più di 130. anni, elle apparirono, co- „ me fé pur ora fuflero frate dipinte. Tutte furono fat- ,, te in tempo di giorni 20. cioè quelle, che occupano „ lo fpazio del primo ordine delle fineftre di quella Ca- „ fa , in giorni 15. dentro il Mefe di Maggio del 1619, „ e quelle,che al pian del Terrazzino occupano V altro „ fpazio delle inferiori fineftre, in foli giorni 5. dentro 3, al Maggio del lóto. Ma quantunque fra' Pittori da me 3, nominati , e Maeftri vecchi follerò uomini di gran ya- 3, lore, contjjttociò le pitture di Giovanni da S. Gioyan- >, ni riportarono la lode maggiore , e metterlo in tanto 3, credito , che non fi fece mai opera grande e degniflì- 5, ma a frefeo in Firenze, che non foiTe raccomandata al », fuo pennello. Ma perchè quella facciata contiene in s, fé non folamente il preziofo di molte belle pitture,, ma f3 il curiofO;» fé dilettevole altresì de* .concetti, co i quali 3, yi furono efprefle varie virtù , e Deitadi ; ed anche ,, percjiè defideiiamo di dar qualche lume delle maniere a „ frefeo di più Maeftri , che vi operarono, abbiamo per 3, bene il fare di quafi tutte un breve racconto 3 proteilan- 5, doci però che.lifpetto ai nomi delle dette virtù e deita- 3, di^ poffiamo in più d'una aver prefo qualche sbaglio, >, per non avergli trovati ferirti né prejTo alle figure, né „ in alcuna nota 3 o ri cordo, onde ci è bifogno il cavarli 3, da' Simboli, che elle hanno appreiTo. Incomincia no le |
||||
„ Pitture da uno fpazio, che è Copra una delle Porte
„ della Cafa, ove vedefi l'arme della Famiglia dell1 An- „ tella con tre puttini attorno in varie attitudini , opera 5, del noilro Giovanni belliffima. Venendo ora a deferi ve* ,, re il primo ordine di pitture, che nel più baffo occu- >y pa ì parapetti delle prime finefìre , e facendomi dalla ti parte della Chiefa, vedefi la figura della Fortezza con s, ifpada in mano , ed una fiamma appreflb , alludente^ 59 forfè al fatto di Muzio Scevola , e quella apparitelo* j, pera del Vannino; Segue la Religione , che vedefi gè- ri nuflefla, ed in mano tiene una candela aceefa. Àp- A pretto è la Dovizia» appoggiata fopra un faftelletto di s, Pomi, ed ha un fafeio di fpighe , né fappiamo noi qua- si li de'foprannóminati Maeitrine fofle l'Artefice , e non i,s è delle migliori. Seguita poi la ftupenda figura dell' „ Amorino, che dorme preflb ad un Cigno, e quella fé- „ ce Giovanni da S. Giovanni, il quale non ebbeJ diffi- „ colta di copiarlo da fimil figura, che oggi è nel Pa- ss lazzo Sereniflìmo , fatto per mano del Caravaggio , e non „ v* è chi dubiti, che data la parità dell' edere quello di ,s Giovanni a frefeo 5 e quel del Caravaggio a olio , non ,, fia migliore quello di quello . La figura della Dilezio- ss ne fi fa vedere apprettò , ed ha in collo il Pellicano, scoperà è quella del Rofleili. Viene poi rapprefentato ,, un Giovane con un ramo di quercia ghiandiferas e », fecelo il Paflìgnano pel fecolo d* oro . Vi è poi lo ,V fpazio , ove è fituata la Statua di marmo del Gran ss's"Duca Cofimo II. da i lati della quale è figurata in s, pittura a finillra , una femmina, che rapprefenta la Cit- „ tà di Siena , opera del pennello del Rofleili , il s, quale dovendole fare P accompagnatura della Lupa | „ per effere in dipignere animali poco felice , pregò ,, Giovanni , che gliela facefle : ed egli in un quar- „ to d' ora , e non più, dipinfe la bella tefla di dettaLu- 5, pa: la qual cofa oflervata dal Paflìgnano, che a mano ,, delira della Statua dipinfe la figura per la Città di Fi- V, renze, volle, che lo fteflb Giovanni dipignefle anche ,s per lui il Leone , arme di quella Città. Fecelo egli ? Tom, I. Far. L F „ e tan- |
||||
5, e tanto bene, che fembra fatto dal naturale. Dopa £
„ la fedeltà, figurata in una femmina con un cane in col-, „ lo, tutta fattura di Giovanni. Segue una vaga Donna jj con ifcettro, ed una chiave d'oro in mano, fatta da j, incerto Pittore per la ricchezza. AppreiTo è la finceri- „ tà , che nella delira ha un cuore, e nella finiftra una „ candida Colomba: il tutto fatto da Ottavio Vannini . ,, Allato a queito vedefiun Giovane, che tiene imbrigliato 5* un Lione,. ed ha nella delira un pugnale, e fu opera „ di Filippo Napoletano, che in quegli ultimi anni del* }ì la Vita di Cofimo , ne* quali per mala- fanità egli viiTe 5, per lo più obbligato al letto* e alla camera, fi tratte- 5, neva apprefib u quell'Altezza per fuo virtuofo follaz- 5, zo, dipingendole tuttavia di quei fuoi Paefi, con pic- 5, còlè belliffime figurine . V'è poi un'altra maraviglio- j, fa figura fatta da Giovanni, che è Cupido abbattuto : ), e dopo quefta fegue il terrazzino , e* pergamo , che ,, dir vogliamo, reitando finito nella parte baffa il pri- 5) mp ordine delle pitture. E notifi , che nel bafamento » fra l'una e 1* altra delle figure , che dette abbbiamo , 5, fono certi putti di chiaro fcuro , uno de* quali tiene u- 5) na lunga carta, in cui fono ferirti i nomi de'pittori , sì che in detto anno 161 g. vi operarono, che fono i da 5> noi l'opra notati . Evvene anche un' altro doppo lavir- s, tu della fincerità, che in altra carta tiene fcritto, che a, lo reftante della facciata fu cominciato da i medefimi ,, pittori agli ii. e fi finì ai 18. di Maggio 1620. Segue j, il fecondo ordine delle pitture, e primo delle fineitre: „ e frali* una e fra l'altra fineftra fon tutte figure quan- 5, to il naturale a chiarofeuro . Vedefi la pietà colle man „> giunte, opera del Vannino; la Scienza colla penna d' „ oro, che fopra una carta fcrive , ed è fattura d'in- „ certo. Siccome quella della Sapienza figurata in una ), Pallade colla lancia, e collo feudo: quella della Fede „ col Calice,e colla Croce ; e quella della Temperanza 1 i} che ha nelle mani un freno di Cavallo. Segue la Re» „ ligione, che con una mano foftiene un Tempio, e coli' „ altra tiene una chiave d'oro, che fu dipinta dal Rof* » felli»
|
||||
j, felli. Scorgevi poi la tàfìto famofa figura , fatta dal no-
,} ftro Giovanni, che rapprefenta la Giufiizia, con El- „ mo. Spada, e Bilancia, alla quale per efler viva non j, manca fé non la voce. La Femmina, che fi fpecchia , 5, che tiene in mano una freccia, ed allato un Cervio, » fu fatta pure da Giovanni ; ( io lo direi Simbolo del- », la Bellezza, che facilmente ferifce , e fugge qual Cer- j, vio ) . Quella che fegue dopo quefta rapprefentante n il Configlio, figura con due facce, una di giovane, », ed una di Vecchio, inghirlandate di fpighe , ed ha » nella deftra un timone, e chiavi d' oro nella finìftra, 53 fu dipìnta dal RoiTelli. Della Femmina con libro in „ mano , ed altro libro a* piedi fopra un* orivolo a poi- 5-, vere, ed appreflb una Gabbia dentrovi un Uccello, 3, che fu opera del tnedefimo , non fappiamo il lignifica- j-, to'. Appreflb è un' altra Femmina colla tefta alata , a » cavallo a un Orfa, che lecca i fuoi parti, è bella pit- » tura di Giovanni. Il Giove co'fulmini, e l'Ercole fu* « ron pure coloriti dal medefìmo. Nel terzo ordine del- 3> le pitture nel parapetto delle feconde fineftre, inco- 53 minciandofì dalla parte del Terrazzino, fon figure co* „ lorite. La prima, che è dì Giovanni rapprefenta la Pit- 53 tura . Segue dopo quefta l'Aftronomia, che apparifce „ fafciata dallo Zodiaco, e fecela il Roflelli. V' è poi „ la Contemplazione figurata in una Femmina giaceent j, in atto di aprirli il petto, e inoltrare il cuore, ma di }, quefta non fappiamo chi fulTe 1'Artefice. Un Giova- 53 ne armato, ed alato in tefta con arco tefo, è fattura 3, di Filippo Napoletano. Ha la figura, che fegue in at- „ to di ledere, che è la Meditazione, una candela acce- ,3 fa, e legge in un libro: e quefta è di mano di Giovan- „ ni. Una Femmina con una ferpe alla finì/tra . e nel- 3, la deftra una sferza, fi giudica di Andrea del Bello • ,3 Altra Femmina fedente fopra nuvola con ifcettro, e co» 33 ròna , ed un' Aquila appreflb fu fatta dal RoiTelli per s, ràpprefentare la Maeftà. L'altra giacente, che con la „ deftra ftringe una guglia,ed* incerto Pittore, ed è for- i3 fé la più debole cofa 9 che fia in queiV opera. Vedefl Jt E 2 », appref- |
||||
44
,V appretta la figura d'un vecchio ignudo , fedente fòpra
5, l'Iride, con fefte nella finiftra, archipenzolo, e fqua- „ dia nella delira, fi dice fatto per lo Tempo, né fap» ,, piamo da quale deJ nominati Pittori. Segue dopo que- „ ilo una figura con bilance nella deftra, ed un cornu» ), copia nella finiftra , forfè di mano del Tarchiani. Nel 5, Giovane armato, e con Elmo fiorito, volle il RofTelli s, rappreienrare il ripofo . Vi è finalmente la figura del- „ la Prudenza in atto di federe, nella deftra ha le fefte, jj e nella finiftra una verga, con appretta la Gru. Ve* « nendo al fecondo ordine de? Chiaritami e quarto del- i) le pitture fralle feconde fineftre , efacendofi dalla par- j, te della Chiefa vedefi una Femmina con lucerna, a* » piedi la Gru col'fatta» nella quale figurò il Roflelli la 3> vigilanza. li medefimo fece quella che fegue, con pal- 55 ma in mano, un mappamondo ai piedi, e fopra la te- j) ita un Sole : fìccome l'altra che tiene una lucerna, ed 3, un libro. La Femmina alata, coir afta pura nella de- ss ftra , e nella finiftra una laurea dorata, che rapprefen- ,) ta la Gloria, fece pure il Roflelli. Dipinfe Giovanni 3) quella, che è dopo quella, col petto da una parte i- 33 gnudo , con uno Scoiattolo in mano. Vè la Fama, „ con due trombe d'oro una pendente dalla finiftra ma- „ no, ed una dalla bocca in atto di fonare, che fu pu- », re opera di Giovanni. La Carità co' tre putti , fece il ,, Tarchiani . Vedefi appretta una Femmina, con Manto „ Stellato attorno ad una ara col fuoco accefo, ed evvi 3, una Tigre, che fu opera del pennello del noftro Gio- j, vanni. Seguono poi tre belle figure, che diconfi di n mano di Fabbrizio Bofchi : ciò fono, una Donna con ,, Ramo di ulivo nella deftra mano, ed uno Scudo nel- ài lft finiftra, e fu fatta per la Pace. Un'altra Donna con 3, orivolo nella deftra , ed ha una fafcia, o diadema rea- ,3 lei'ed un Giovane alato con fiamma nel petto, e pref- 3, fo a lui un Cervio alato, che fi crede rapprefentare 33 lo Zelo. Evvi una Donna colorirà per mano del Rof- 33 felli, che tiene una Croce d'oro, ed appretta ha un 3, pezzo di macia con ellera attorno. Dopo quefta ev- „ vene
|
||||
^rvene: un* altra coronata, fatta da Giovanniy che: tiene
„ ai piedi una pianta di edificio. Sopra queftò quarto ),* ordine di pitture, fegue il quinto , che fa compimen- „ to alla bella facciata, dove in figure colorite veggonfi „ rapprefentate diverfe altre Virtù, e Deitadi, in nu- », mero di tredici, che per fuggir lunghezza, non fi de* 5, fcrivono. Diremo però ffplamente, che nel bel mezzo 5, evyi un Venerando Vecchio, fedente in Abito Senato- j, rio, ed apprefTo un'Uccello notturno, Simbolo della jj Prudenza j e perciò dedicato a Pallade, e rapprefenta „ la figura, che è belliffima di mano di Giovanni, la per- „ fona di Donato dell'Antella, Senator Fiorentino Fa- „ dre di Niccolò, che quella bella opera con grande fpe- j, fa fece efporre al pubblico diletto de'fuoi Concittadi- 3, ni, e per ornamento eziandio di quella grande e no- „ biliffima Piazza, nella quale per ordinario, oltre al ,j bel giuoco del Calcio, le pubbliche, e più infigni fé- 3, ite foglionfi rapprefentare, „ VI. Così finifce il Baldinucci la fua Spiegazione . E
giacché quefti accenna per avventura le varie felle fattefi in quefto gran teatro, mi piace qui di notarle, dividen- done il racconto in due claflì di fefte, facre e profane . E per farmi dalie feconde, raccontano le Iftorie Fioren- tine, che qui furono rindiverfi tempi rapprefentate no- biliflìme Cacce, e Gioitre con apparati di mafchere, e di abiti non men ricchi, che di bizzarre, e di flravagan- ti invenzioni, trovate dal fottile e bello fpirito de i Fio- rentini , riufcendo mirabili agli occhi di tutti ; ed è par rere di uomini letterati > che l'Italia dopo la declinazio- ne dell' Imperio Romano non abbia veduto Gioftre fimi- li a quelle di Firenze , fempre magnanima nelle pubbli- che fefte . Delle più antiche, e magnifiche Gioftre a mia notizia fu quella, che nota la Cronica di Donato Vel- luti all' anno 1355. ove dice „ Vennero in Firenze i jv Marchefi da Ferrara, fi armeggiò a Santa Croce , e fi „ fecero gioftre ,, E nelì'anno 1371,. adì 29. di Feb- braio giufta la Storia dtl Buoninfegni, fu fatta gioftra per onorare le nozze di Maddalena di Carlo Strozzi con |
||||
Luchino Vifconti figlio del Duca di Milano. e furono due
brigate tutte a cavallo con fpade mozze e fenza taglio » fé pure non prefe abbaglio il Buoninfegni , giacché al- trove io leggo accadute quefte nozze nel 13-81. Vn* altra fimile fi fece nel 141P. alia prefenza di Papa Martino V, della quale parlano tutti gli Scrittori, e quelle, che fo- no qui per accennare * ìeggonfi in più libri di ricordan- ze» Nel 1429. due ne trovo fatte nel Mefe di Aprile per la venuta di D. Pietro figliuolo dei Re di Portogallo, ed ebbero 1* onore della vittoria Filippo Tornabuoni , e Bal- daffarre del Milanefe , e nella feconda Iacopo Bifcheri • Nel 1468. in altra gioftra , fìupenda fu la fplendidezza dell'oro. e delle gioie negli abiti con fopravvefìi orna- te di pietre preziofe, ed ebbero Sonore Lorenzo di Pie- ro de* Medici, e Carlo Borromei, ficcome in quella del 1474. riportò l'onore Giuliano di Piero de* Medici. E Melandone molte altre fatte rièll* antico, dirò, che tra le più folenni dei tempi del Principato , ammirata fu la glorerà per le nozze del Granduca Cofimo IL avendo da- to il difegno della Piazza, e della fefta Andrea Salvado- ri , il combattimento con nuova invenzione forprefe gli fpettatori , e più ancora piacquero i balletti di molti Gen- tiluomini a cavallo. Sino ai noftii tempi fi rapprefenta- va in quella Piazza con maeità ed'lipplaufo ogni anno per Carnovale il giuoco del Calcio , inventato da* Greci an- ticamente, e dopo profeguito tra gli altri giuochi coil, mólto ftuetio da'Romani, da*quali i Fiorentini imitatori à' ogni loro azione l'apprefero per tenere la gioventù feroce e gagliarda nella deprezza, ed efercizio della Per- fona. Di quefto giuoco chi defideralTe faperne, legga le iihuzioni ftampate da Giovanni Bardi de'Conti del Ver- nio , al Duca Francefco, di Orazio Capponi al Grandu- ca Cofimo Uhi il Boccalino ne* Ragguagli di ParnaiTo in un intero Capitolo, il Padre Ferrari Sanefe , che lo de- fcrive nel terzo fuo Dialogo con Giambatifta Doni, e le Memorie ftampate in Firenze nel 168S. perle nozze del Gran Principe Ferdinando diTofcana. Né mancarono re- lazioni dell" ultimo nobilitiamo giuoco del Calcio fatto nel
|
||||
J
|
|||||
nel 175J- pctr la venuta.a Firenze dei noftri Auguftì So-
vrani, nel qua.l' anno fu quella Piazza da'Gentiluomini Fiorentini diviil in due fquadre riccamente veftite } e gui- date dai Sigg. Alfieri, Marchefe Folco Rinuccini , e March. Bernardino Riccardi,fi giuoco con lode è di valore gran- de , e di fplendidezza fenza più, e tanto fé ne compiacque- ro le Maeità dell' Imperatore, e dell' Imperatrice , che la feria fu la feconda fiata replicata cou la medefima pom- pofa folennità, e fui fine della Lezione riportai! la nota de'Nobili Giuocatori in tale occafione. ^^VIL Finalmente paflfaado alle facre Funzioni, di cui
enfiata divoto teatro la Piazza ,. dovrei ricordare le fre- f * ■■■■ ■ ' „ ,
quenti Prediche x che dai più intigni e fanti Frati fulla
Piazza facevanfi-al popolo nelle felle frali* anno, e tal- volta per ordine de'Pontefici, de' Vefcovi , e della Si- gnoria, come nel decorfo della Storia avremo occafione di notare più fiate. Ed agevole cola mi farebbe fare il no- vero de'molti e ragguardevoli Oratori % ma per non ta- cere di tutti, uno fi rammenti, e fia, le quante volte S. Bernardino da Siena quivi con le fue Prediche accen- delfe i Fiorentini all'amore, reverenza e fiducia nel San- tiflimo Nome di Gesù y che fopra abbiamo veduto dal Santo collocato flabiimente nel più alto della Chiefa . Trovo altresì fu queita Piazza un'antico collume di farvi la fella di S. Bartolommeo, e lo deduco dalle Riforma- gioni Lib. N.7*,, 1471* Si ordina, che in fòlla Piazza di j, S. Croce fi faccia la fella di Sancìo Bartolommeo co- „ me era flato confueto farli altre volte, , a*" feriamoli fi ,, dia aiuto e denari ,,. Anche la Santiffima Vergine eb- be fu quella Piazza un, gloriofo onore nel 1633. a* 22. di Maggio , come fcrive l'Abate Giovambatifla Cafotti, ladddove racconta la venuta della miraeolofa Tavola del- l'Impruneta,. a motivo di ottenere la liberazione dalla pelle, cofa che fi trova avvenuta ancora altre volte. Nei terzo giorno adunque, ed ultimo di fua dolciffima dimora in Firenze nella mattina dei 23. di Maggio del 163 g. fu por- tata a S. Croce , nobilmente apparata ed illuminata : e qual folfe la ricchezza dell' ornamento della Piazza , e delle., Cafe,
|
|||||
Cale, frpùo immaginare yfeà non efpnmereV Equi mi fi
condoni una ufcita da foverchia gioia procedente ; E quando mai i Fiorentini fu quefta Piazza teatro di fu- perbe gióftre, videro una più bella di quello giorno, nel quale la Madre delle Mifericordie'comparfa quivi in a. ria anch'ella di entrare in gioftrà, andò per noi vitto- riofa della Divina Giuftizia, pofciachè mitigata Tira di Dio, cefsò il flagellò , ed il Magistrato di Sanità andò a ringraziare la Immagine, lanciandovi firi dono diecimila feudi. ■..';; Vili. Trovò altresì nel 1711. altra dìvota gioftra di
due A portoli, da* quali fu" fantifìcata Firenze, e furono i Padri Paolo Segneri il Giovane, e Ignazio Goftanzo ve- nuti a purgare, ja Città, quanto forfè potàbile > da ogni macchia., gqji iiriafolenne\, ed ai Fiorentini del tutto nuo- va Miflìone , aperta fu queija gran Piazza f con qua! frut- to e devozione .leggiamolo nella Storia del fòprallodato Abate Cafottj a <;arte 254. *, Frattanto il giorno del Sa- ,, bato 23,. di Maggio entrarono fcalzi in Firenze per k ,, Porca a iS. Gallo1 in abito di pellegrino i due Miffiona- „ r| della Compagnia di Gesù l Alla Porta furono in- n coltrati ed accolti da Monfignor* Arcivefcovo Tomma* ,) io de'Conti della Gherardefca in Roccetto e Mozzet- lì/tjài fervilo dal Suddeeano Lodovico da Verrazzano, e n da' Canonici Cavaliere Ruggieri Minerbettì , Giovan- „ batiita Bindo Peruzzi ,e Conte Federigo Zefferini. An- p dò pur loro incontro la Venerabil Compagnia delle i, Stimate di S,. Francesco , che fomminiitrò a quegli O- 0, perarj Evangelici m tutto il tempo della Miflìone i ne- n cetfarj Coadiutori, e intervenne a tutte le Procetììoni. „ Ricevuto dalle marni di Monfignor Arcivefcovo il Cro- ,, cififlb, il Padre Paolo Segneri fattofi capo della Pro- „ ceiEone* invioilì verfo la Metropolitana, feguitato da „ Monsignor*Arcivefcovo, e da buon numero di popo- „ lo, Alia Porta della Chiefa trovarono tutti i Canoni- 3, ci, che gli appettavano, e condotti nel Coro , ed ivi j, fali to' Monfigflor, Arcivefcovo alla fua Refidenza fu 3, cantato P Inno Veni Creator Spritus ì Dopo di che il v Padre
|
||||
4P
tf Padre Segneriy montato (opra un nudo , e femplice
fi palco appoggiato per queft'effetto a una colonna del- „ la Chiefa , e poftofeglr Monfignor'Arcivefcovo in fac- „ eia in un'altra Refidenza, intimò con infervorate pa? j, role , dettategli dal fuo dolciflìmo zelo la Miffione, e. à, ne preferiife V ordine e gli efercizj , a'quali avendo n dato cominciamento la mattina feguente , giorno di Do? j, menica , principio della prima fettimana del Santo 3, Giubbileo , non ceflarono mai per lo fpazio di dieci j, giorni con indefefla applicazione i fervorofi Miffiona- „ rj di ragunare il Popolo, quando in una, e quando in „ un'altra delle maggiori Piazze della Città a tutte Po* „ re per comodo di tutti. Quivi tutti iftruendo, e tilt- „ ti invitando a penitenza , ora colla rimembranza dsi 5, terribili giudizj di Dio» ora con porre in bella vedu- » ta le fue infinite Mifericordic, facevano una contino? 5, va guerra al peccato, cagione d* ogni male tempora- 3, le ed eterno » e minacciando i protervi , animando i 3, pufillanimi, fortificando i principianti, e nuovi ftimo- s, li aggiungendo ai provetti nella via dello fpirito} fi ftu- odiavano giuria il precetto, e 1* efempio datone dall'A* j, portolo delle Genti di formar Gesù Crifto in tutti co? „ loro, che gli afcoltavano. E chi ha letto nelle Sacre }, Carte, qual fi fé Ninivc alla predicazione di Giona , „ ha onde formare qualche concetto , qual comparirle 3, Firenze nel tempo della Sacra Miffione « Dal maffimo „ fino al minimo tutti commoffi e compunti fi arTolla- J} vano non folo ad udire gli zelanti Predicatori, ma a ,, dare pubbliche dimoftrazioni di un cuore veramente 3> umiliato e confrico, animati maffimamente dalla pre^ 5> fenza del Granduca, $cefo , dirò così , quefto Gran » Principe dal fuo Soglio, e deporte le infegne della fua fi reale grandezza , precede coli'efempio nell'efercizio 3, di tutte le Criftiane virtù a coloro, fopra de'quali fi* 3, gnoreggia con fovrana autorità di cornando. Non con- 3, tento ài affiftere fulle ore più calde alla Predica e al- $Ì le funzioni dì ogni giorno full a Fi azza di Santa Cro» 3> ce non pk teatro di paccveli gare tra Nobili Giovani % Tom. I. Far. L G 33 per |
||||
5°
ì> per fine di onore» ma Ycuola di eterne verità per falu,
,, te delle unirne; volle altresì eiTer prefente alle frequen^ >, ti Proceflìoni di penitenza , che fi facevano fulla gran », Piazza» che per l'antico Palagio della Repubblica » fi V) dille de'Signori, e ora chiamali dei Granduca , Pref- k-fo alle 24. ore fi partivano i Miffionarj col GrocifilTa 11 della Metropolitana, ove prendevano dalla grande Av- » vocata dei Peccatori, d'avanti alla fua-Sacra Imma* » gine gli aufpicj per la grande opera. Dietro ad e/fi ve- 3» ni vano tutti i Padri della Compagnia di Gesù in abi- j> to di Penitenza, fenza Mantello, con canapi al collo >, incrocicchiati fui petto, e ravvolti a moki doppi lu* », fianchi, e colle corone di fpine in capo . Seguivano >» poi molte Compagnie di battuti, e dietro a quelle a » coppia in proceflìone le donne di ogni età , di ogni » grado, e condizione, e poi gli uomini alla rinfufa. » Tutta quefta ordinanza di Penitenti era metta in mez- » zo da due lunghiflìme file di Gentiluomini e Signori 5» del primo ordine con bianche torce alla mano, i qua» j» li giunti fulla Piazza chiudevano torto in un ampio cer- ai chio le Donne appiè del Palco , lanciandoli dietro in- » meramente feparari da quelle tutti gli uomini : ferviva- » no poi a dividere le due proceflìoni, una di uomini » », l'altra di Donne, che per due ftrade diametralmente » oppoiìe fi facevano fulla medefima. Piazza calcata di j» gente, e fi replicavano più volte, dopo fervorofe efor- s» razioni, con sì beli* ordine,, e con tanta quiete , fc 5» non quanto Paria rimbombava dello tìrepito di pefan- a» ti flagelli, che non era alcuno, che non fi fentilTe al- 5» tamente commuovere . Separavano finalmente con in- », credibile facilità le donne dagli uomini , finita la fa- 3, era funzione, ficchè quelle follerò per lungo tratto di M via fuori della Piazza, e fotto l'ampie Logge degli s> -Ufìzj prima che quelli foìTero in iitato di muoverfi , „ IX. Così 1* Abate Cafotti. Ed el&ndochè fi è parla- to di fopra anche a lungo de' giuochi profani efercitatj dalia nobil gioventù in quefta Piazza > mi fi conceda dj rammentar qui il bel documento di AieiTandrp Adima* |
||||
^—.P.—^^^p»- . .. . ..UJ1IUI ,111..,
|
^^^^^^^^^^^■■■PWPPPPPIPM"""
|
|||||||||||||||||||||
ri-, clic nella Tua Calliope è il trenfuhéfimoS nel quale
volendoci nella Palla a venro fulla Piazza di Santa Cro- ce moftrare un verace modello del contratto» che fanno tutti gli uomini per avanzarfi nelle felicità temporali , onde alla fine quello è il più vincitore del Mondo» che più lo percuote, e da fé lo fcaccia , in un Sonetto eie-' gantemente fi fpiega: Oh Voi, eh* in fen (Iella Città del Tfare
Nel fuol, che ha fuon di Croce, e di tormentof
Volgete urt* litro, ome è rinchiufo a ftentù Unfiato , che mi fembra aura d"onore. Queflo globo entro informe, e bel di fuore^
|
||||||||||||||||||||||
E* del Mondo il model moto al contentai
|
||||||||||||||||||||||
Seguiam tutti tin pallori, eh' è pien di mentot
Da ctii Jt tragge fol polve , e [udore. Ecco un amido il cerca > altri V attende »
Uno lo /finge , un V innalza ? aliti l' atterra^
Tofcia offeso è quei più , che più lo prende • Oh giuoco orma del mero ! Ognun fa guerra
Con fueJV Orbe mortai > ma chi l* intende j Li dà de'calci, e mia h caccia in terra. E qui per fitte porremo la nota de' Gentiluomini Fio-
rentini, \ quali nel 1739. furono fu quelta Piazza Atto- ri nel giuoco del Calcio » ed è la feguente • |
||||||||||||||||||||||
SQJJADRA COLOR
\% DI ROSA. |
||||||||||||||||||||||
SQUADRA DORATA
|
||||||||||||||||||||||
Signori Mae/fri di Campo,
March. Scipion Capponi. March* Leonardo Tempi. |
||||||||||||||||||||||
Jmanw'.
March. Bartolommeo del Monte
Gay. Fiero Carducci, Luigi Capponi.
Cav. Antonio Scrittori. G 2 SQUA- |
||||||||||||||||||||||
Sig. Principe di Bovo.
March. Ipolito Bagnel, Amerigo SerifeIli.
Conte Carlo d'Elei. |
||||||||||||||||||||||
fi
|
||||||||||||
SQUADRA DORATA', fi
G'o: Batifta Altovitu b o
Rob. Alefs. di Rob. Pitti.?
Giulio Miniati.
Gav. Fra Alefsandro Alamanni. Antonio Michclozzi.
Cav. Ferdinando Suarez. Lapo Niccolini, \ ■ > v
Cofimo Pazzi.
Cav. Carlo Sirigatti. Domenico Guidotti.
|
||||||||||||
SQJJADRA COLOR
DI ROSAi Francefco Gondi.
é-sìu Ricciardo Neretti. Gio; Gualberto Miniati»
Francefco Marucelli. y r
Ferdinando Pandolfini. .
Con. Neri Acciaioli. \ Glio: Batifta Uguccioni. Gio: dei Turco.
Francefco Alamanni.
Anto Francefco delTurco.
|
||||||||||||
Signor? Alfieri. '""
Cav,March.Folco Rinuccini, prior March.Bèrnardino Riccardi ,
|
||||||||||||
Scocciatori. /
Giovanni Bartolini. Antonio Pitti. 4*
Cav. Giufeppe Bonfi. ^ Marcii. Ignazio Coppoli.
Francefco Uguccioni.. Bar. Àgoftinodel Nero .. „
Cav. Moro Ubaldini. Cav. Ugo della Stufa .
March. MattiasBartolommei. Luigi del Turco .
Datori avanti.
Frane, di GiuCFrefcobaldi. Domenico Ba noli.
Cav. Lore nzo Ridolfi. ' Leone Montalvi,
Cav.Co.Bonif. dellaGherardefca * Ferdinando Montalvi •
Bernardo Manetti. Ottavio Mannelli,
'. ,\ u- J : Datori addietro .
Con.Benedetto del Maeftro. Cav. Giufeppe Segni. March. Andrea del Monte* Francefco Nerli. Cav. 8&* Leone Ricafoii.4, Carlo del Cav. Lelio Bonfi.
Giudici.
»$i r Senat. Federigo de' Ricci. March. Luca Caiìmiro degli Albizi.
Carlo Tomnafo del Sen. Aleflàndro Strozzi • |
||||||||||||
Proni*
|
||||||||||||
Tro<wedit6Ve'ti v;
Cav. Niccolò Strozzi, Mj/ttt del Tronti editar e * '
Con* Tommafo Federighi. Angelo del Turco. Affilienti alla, Marcia «
Lorenzo Strozzi.
Cav. Bernardo Serfelli. Cavalieri ajjlftenti alle Torte del Teatri *;
March. Donato Albergotti, March. Rollo Strozzi. ; March. Cofimo Ridolfi. < Prior Ricafoli Rucellai. Cav. Francefco Medici. Cav. Ottavio Tornaquinci,; Lodovico Àntinori.
Cav. Girolamo Aleflandri. |
|||||||||
i
:
|
|||||||||
LE-
|
|||||||||
L E Z IO M E V.
DI SA NT A CROC E IL
|
||||||
*• HB^^SJSP^WW tntr81 nella Chìefa di Santa
Grtìt* non può eflfere, che attonito non
ammiri la pietà,fiorentina» che ha po-
tuto trovare tanti ttfori fiée^lfarj > on- de innalzare un Tempio così ampio , sì ricco, e sì fornendo, E vaglia il vero, «inderebbero rncife in una lapi- da le fomme di oxóc di argento generofamente donate , e dal Pubblico, e dà privatiCittadini j( a riguardo di fa- re un fomigliahte edilìzio : ed agevole cofa mi farebbe in quel marmo il regifoare i nomi di molte Famiglie, le quali con lafcitf eopiofirfimi furono a parte del merito di quella Fabbrica, o fi voglia nel principiarla , o nei tirarla innanzi, o nel ridurla a perfezione , trovandoti nell'Archivio di Santa Croce annnoverati tragl* intigni Benefattori gli Alberti, gli Spinelli > gli Strozzi, i Pe- ruzzi, i Salviati, i Cerchi, i Mellini, i Morelli, i Bar- di , e cento altri. Ma dalla memoria non rni fuggireb- bero due grandi uomini Fra Giovenale degli Agli, chia- mato da Fra JSartolommeo da Pifa unus ex frincifaliori- hus .Fratrtbvf #d fnndmd^m $cclejtam $, Crucis de J*h~ ventiti) e Fra Arrigo de*Cerchi , che nel 1285. lafdò per la Chiesa eli Santa Croce da fabbricarli 2poo, fio- rini di orp, come nel fuo Tegamento , che da me il ri- porterà poi nella Lezione delja Chiefa di Capitolo, A ca- ratteri però rilucenti d'oro in primo luogo notare io dovrei P Augnilo Senato Fiorentino, avendo giyftamen- te il titolo di Fondatore per i parecchi decreti, e prov- vifioni liberali0ime jegifoate alle Riformagioni, e fatte in favore di quella Chiefa , pofeiachè dal fuo erario mol* te
|
||||||
5*
te fiate afTegnò migliaia di fiorini, applicando per lo rtefV
fo fine i beni conficcati ai ribelli j OJtredichè con legge penale obbligò molti Cittadini a fodisfare i pii legati la* iciati alla fabbrica di Santa Croce* e dagli Eredi dimen- ticati , né mai la Repubblica ha tralafciat© ne* tempi pò* fterìori di invigilare alla confervazione della Cbieu, co- ree nel 1441. ordinando» che a'Confoli dell*Arte di Ca» limala fi afperti il Governo della Chiefa, del Capitolo,e del Convento di Santa Croce s allora , e per i futun tem- pi; e la Medefima nel 1491. ai 9. di Agofto nomina 15, Cittadini per Sindaci e Procuratori di Santa Croce, tro- vandofi ancora per cinque anni una fegnalatiffima grazi* di due foldi per lira di ogni tafla , che fi ponefTe a'Cit- tadini . II. E tralafciando ora le fopraddette, ed altre fonti
copiofe di danari derivate alla Chiefa di Santa Crocei dalle quali fi ritrae per mio avvifo una fomma di Fiori- ni forpalfante ogni opinione di Uomo» vengo ai difegno dell'Architettura, che come fi ditte, fu di Arnolfo di Lapo. La Chiefa è una Croce, o fìvvero un Tau, lunga brac- cia 240. e larga -70* il corpo di quefta è divifo in tre Na- vate , le quali fono feparate da fette pilaftri per banda di otto facce , figurati a colonne » tutti di pietra beUiffima all'occhio, cui libero lafciano lo fguardo per ogni ban- da. Ma quanto fvelta, e graziofa vedefi la forma della colonna, altrettanto goffa è la maniera de'capitelli rufti- chi, anzi che nò,, e dimoftranti la ignoranza degli fcar- pelli di quei tempi. Su quefti Pilaftri pofano otto. Archi di fello acuto, regola ufitata in queir ordine, barbaro* e gottico , i quali archi benché fiano men gtati alla vi- fta, fanno però la fabbrica di maggior fortezza e ga- gliardi^ ; uno de* quali per parte pofando più alto degli altri nella parte della tettata, apre il luogo alla travet- fa della Croce » Ricorre fopra quefti archi un ballatoio per decoro maggiore e per comodo della Chiefa » retto da beccatelli di pietra forte, e fopra rifeontrano alla puli- ta di ciafehedun* areno fineftre lunghe e ftrette di vetri dipinti, le quali danno lume a tutta la Chiefa . E giac- ché |
||||
che Arnolfo per la gran diftanza de* pilaflri, ed altezza
di muraglia non giudicò a propofito di farvi la volta, vi fece il tetto a profpettiva. Ma la cofa più confiderabile in que'tempi, e che fi mantiene ancora in iitima, eiTendo imitata da' moderni, fi fu la invenzione ordinata quivi con molto giudizio per mandare via le acque piovane deli' alti/fimo tetto, e fu da pilaftro a pilaftro avere l'archi- tetto murate le docce, nelle quali fcolano le acque , che cadendo fopra i tetti delle due navate laterali paflfano fa- cilmente, e molto le difendono dalF infradiciarfi, la qua- le indurinola invenzione quanto allora fu nuova, tanto è utile, e degna di effere inoggi praticata nelle fabbri- che di grande altezza. Con quefta occafìone, in grazia della erudita pofterità io mi farò lecito di ricercare il quando fofTe terminata quefta Sovrana Chiefa, o almen ridotta in iftato capace di effere ufiziata, e fé io non mi fono avvenuto a trovarne fin* ora Tanno, ho però iru chiaro molti documenti indicanti certamente lo fpazio breve degli anni, nei quali il materiale della Chiefa re- ftò perfezionato, non potendo^ dubitare di lunghezza di fecolo, perchè tardi trovili forfè la funzione della Sacra, che folamente feguì nel 1442. avendola confaci ata il Car- dinal Beffarione alla prefenza di Papa Eugenio IV. pofcia* che egli è certo, che Giotto dipinfe quivi cinque Cap- pelle, e quefto Artefice morì nel 1335, Inoltre nella Cap- pella ài Sagreftia abbiamo le pitture di Taddeo Gaddi fatte nel 1330. alla famiglia Rinuccini, donde fi appren- de che fé fabbricata era in quel tempo la Sagrercia, affai prima dovea eflfere compita la Chiefa, nella quale io tro? vo altresì fatte efequie folenni a Gaddo Gaddi morto giufta il Baldinucci nel 1312., e a MaeftroDino del Gar«? bo nel 1327* ai 30. di Settembre. E più moverai a ere? dere la sbiigatczza di quefto edilìzio, la notizia, che Ar- nolfo flato fofle parimente V Architetto di una parte dei Convento. Quindi in mancanza d'indubitata e ficura au- torità parmi di potere fui fondamento degli accennati ricordi, ftabilire, che nel 1320.0 in quel torno , per- fezionata folle così maravigliofa Chiefa, cui però non man-
|
||||
57
mancarono innovazioni, © vicende, le quali mi piace
qui notare fecondo le memorie pervenutemi fin ora alle mani . III. E primieramente accennerò il lodevole órdine
della Repubblica, di levare via un numero confufiflìmo, di ftendardi, flocchi, fopravvefti, drappelloni, targhe , bandiere, ed altri fegni onorati di Nobiltà, e di Mili- zia , i quali fi erano adoperati nell'onoranza del morto- rio, e pofcia appefi ftavanfi fopra i fepolcri de* Nobili, e de' Capitani famofiffimi', in memoria dell' egregio ed in- vitto loro valore e fa per e : coltume principiato ne* Romani, de* quali il primo fu Appio Claudio, che le immagini de* progenitori; fuoi àppiccaffe al Tempio di Bellona, come offerva Vincenzio Borghini Parte 2. de* fuoi Difcorfì , paf- fato pofcia ai Fiorentini imitatori dellaufanze di Roma, fe qui nota Stefano Roffelli, che avea -più fepolture la Chiefa di Santa Crocè, che molte altre infieme delle maggiori Chiefe di Firenze,-onde non era gran fatto che ingombraffero la vifta . >La Signorìa adunque, che nel 1434. volle che fi levatferò, non le sbandì però di' Ghie* fa, ma le fece appiccare al ballatoio in alto V di dove pendenti facevano vaghiflìma ordinanza, che tanto leg- gefi nel Libro delle Riformàgioni fegnato L, delle quali bandiere e targhe ne daremo fui fine della Lezione una minuta nota trovata in un Libro della Chiefa dell'an-* rib. IV. Trovo altresì un lungo, e graviamo contratto
tra gì* Operai della Chiefa, è Benedetto da Majano a ca^ giorìey del difegno del Pergamo, il quale è da tutti mi- fato con ifpa vento , e lodato qual teforo della Città, e qual miracolo della Scultura, potendofi dubitare per la finezza del lavoro , fé fia di marmo, o purè di avorio, co- me'fi può ravvifare nelle figure B. G. Ejfendofi nella prima incifai una delle cinque facce del Pulpito, è nella feconda i barn* rilievi efprimenti alcune cofe della Vita di Si Francefco, come ilanno nelle quattro altre facce del jtnedefimo Pulpito . E dovendone qui parlare, non potrei io meglio fare, che col valermi delle'parole ftefiè deji Tom. I. Fan I. H Boc- |
||||
n
|
||||||||||||||||
&7.
|
||||||||||||||||
C
|
||||||||||||||||
&ih
|
levi
|
|||||||||||||||
delle cuattro
dal creilo ito |
||||||||||||||||
a
|
ItrefaccfL
|
|||||||||||||||
diQJ- L^roce
|
||||||||||||||||
5§
|
|||||
Bocchi nelle Bellezze di Firenze illunVatc dal Ginelli *
pag. 311. „ Pergamo di maravigliofo lavoro di mano di ,, Benedetto da Majano, è quefto di marmo bianco di „ Seravezza. E non è Artefice, che non lodi la bellez- », za, che vi è (ingoiare, e non ammiri. 1* artifizio , che ,, vi è rariflìmo. Fu fatto quefto Pergamo a nome di Pie» ,, Mellini , a cui nato così nobil penfiero per comodo 1, della Chiefa, non guardò a fpefa alcuna, quantunque ij grande, né a noja , che per tale opera gli venifle . E' „ bella l'Architettura delle Cornici, delle Colonne,che ^mettono in mezzo le figure pertinenti alle azioni di ,, S. Francefco, ma è belliflìma ciafcuna Storia, e fatta „ con difegno, e con pulitezza dimoftra il gran valore „ di quefto mirabile Artefice , che in ciò fenza dub» „ bio è da tutti riputato fenza pari , Si ved^ adunque „ nella prima faccia in figure di baffo rilievo , quando j, da Papa Onorio è confermata la regola di S, France» a fco, ed è divifata quefta iftoria con arte fingolare » 5, xonìe fi vede. Nella feconda è quando il Santo in pre~ „ fenza del Soldano paffa per lo mezzo del fuoco fenza » fua orTefa. Si vede quefto Principe, che fta ammirato „ in sì grancafo, ed i fuoi> uomini di Corte, nel vede- & r e il Santo di Dio ,' intenti al fine fanno vifta bellifli-p- n ma. Nella tèrza è ftato effigiato, quando riceve le SUt ,, mate nel Monte della Vernia, dove ha quefto .ottimo ,, Artefice efpreflb il Paefe afpro e fblitario eoa moka j> arte,:e SvErìaflcefco co^beUa grazia, e,eoa fornina di- ,, vociane. Nella quarta è, quando è morr?o S. Francefco ^ >,: e pec effer certo delle Stimate, fi vede, come un Geinr ,, tiluòmo fi fa innanzi, e gli tocca quella del petto con », sì;bella prontezza, che del tutto par vivo ; appreso il j,cvede*ro bellifsimoedifìzio con molta intelligenza ornar >, [tQ£. Mella quinta &?ftatja effigiata la. Storia de' cinque » OBmti clfrli? Ondine di S. Francefco j i quali in. una Citr M tàldelUa Mauritania, furono martirizzati;, JLconojee co? »V me vanno pronti,ed umili alla morte,, e,pieni di fan> », to affetto Sprezzano quello , che al fenfo umanOi è v tanto in orrore . Fanno viltà belliflìma fei colonne * ' 3h&8 .*. ...."'. .1 . )> le |
|||||
%9
,, le qmli metièno ifl mezzo le cinque Storie, di cui
,, fi è favellato* Sotto in cinque vani, che fono tra fei „ beccatelli, fi vedono fituate di marmo bianco cinque fi- >, gure a federe, dentro ciafeuna ad una nicchia di mar- fi mo rollò. Nella prima fi trova la Fede , che tiene in ,, mano la Croce, e il Calice con attitudine {ingoiare : „ nella feconda è la fperanza , la quale con le mani gi- „ unte mira difiofamente al Cielo,- nella terza è la Ca- „ rità con un fanciullino in collo: nella quarta è la For- „ tezza col fegno della Colonna : nella quinta è colloca- ci, ta la GiufHzia , che tiene il Mondo in mano: le qua- 5, li figure di cote bianco fanno nel rollo una viltà co- „ sì bella, e cosìvaga» che con parole efprimer non fi „ potrebbe. Io lafcio di dire degl*intagli bellifsimi , *l> ,, del difegno , il quale in terra ribattendo , ci morirà „ quello, che è in aria con accorgimento raro ed artifi- „ ziofo . Ma fopratutto è ftupenda riputata V intelligen- « za di quefto mirabile Artefice ; perocché dovendo bu» „ care la colonna, onde con una fcala nafcelTe al Per* yj gamo pofeia la falira > e forarla quafi d' ogni intorno, ,5 e perchè incalTati i marmi nel macigno fteflero più for* 0 ti , fi dice, che in contrario s* interpofero gli Operai* ,y<e con vive ragioni riprovarono il penfiero diBenedet* ,, to. Valeva molto in quelli il gran pefo de'due archi» n che foftiene quella colonna; la muraglia pofeia groA S} fifsima ed alta, che va al diritto fino al tetto, toglie- ,, va ogni cofa probabile nell'avvifo di quelli, che in- *, debolita per la buca del mezzo, e forata in molti luo- ii ghi non potette reggere un pondo intollerabile e gran* ,, difsimo,* ed in queito non farebbe fiato mai pofsibile , h che fi fpiegaiTero gli Operai a dar licenza , che già „ il pergamo fatto fi mettefie in opera , e fi muraiTe, fé ,, Pier Mellini non entrava Mallevadore > che neflun di- ,, fordine, e neiìun danno al Tempio interverrebbe , per» „ che con ordigni avendo fortificata la colonna , e rin- „ grotlàtala di pietre forti, non fenza maraviglia di chi i, fempre ne ebbe timore , conduiTe a fine V opera con_* » tanta bellezza, che mentre , che fi guarda al grand* Hi i, ar-
|
||||
6o
|
|||||
,»'artifizio'» è cofa (ingoiare, e fieli* avvifo peregrino di
5) sì nobil lavoro fenza fallo ftu penda. », V. E dacché il Ghiarifsimo Scrittore ha qui accen-
nato il ragionevol timore degli Operai , non fla difcaro, che io rammenti la groffezza della Colonna avente non più di diametro» che braccia tre,e un terzo, di manie- ra » che allargatali V apertura per comoda falita al Pul- pito di un braccio, e due foldi, lafcia talmente fonile il reftante del fodo , che forza è maravigliarfi dell'ardire avuto da Benedetto, che ne fu i"inventore , ftimando nul- la il pericolo , che vi appariva manifesto di rovinare con danno notabile gli archi, che vi fi appoggiano , e pure fono quafi quattro fecoli, che falda ita la colonna, e bel- lo fi conferva il Pergamo. VI. Avvenne poi a quefta Chiefa difgrazia, cui il fa-
pere e valore umano non dà riparo , quella è riferita dai Nardi Lib. V. di fua Storia , e con più minute circoftan- ze dai Sig. Domenico Maria Manni ne' fuoi eruditi Sigilli Libro XI. pag. 113. che dice ,, Ricordo come adì 24. di „ Luglio del 1514. in Mercoledì a ore 20. venne un 1» vento grande con acqua e tuoni in modo , che fece s) rovinare il Campanile della Chiefa di Santa Croce , il ,, quale era fopra la Cappella Maggiore ; fi riboccò fo- „ pia la Chiefa, e fece rovinare fette cavalietti col tet- „ to, ruppe il Coro de* Frati, il quale era di legname di ,> noce intagliato, una cofa bella , antica, fatta di ma- ,, no di Manno de5 Cori, che l'aveano fatto fare gli Al- „ berti. „ Fin qui il Ricordo preifo l'Autore de* Sigilli, né poflb io tralafciare di dire , che una così improv-^ vifa rovina rifeofle compafsione univerfale da Firenze . Gli Alberti penfarono a riparare il Coro , e gli Operai ad un nuovo Campanile principiato, e non finito. VII. Quello poi che riguarda più d' apprefib la no-
ftra età, fi è il rimuovere che il fece il Coro di mezzo alla Chiefa, e però prima di abbandonare totalmente il racconto della ferie delle vicende, acciò non fé ne per- da la memoria, è neceflario che di quefta ancora in bre- ve fi narri per noi il tempo» e il modo. .11 Gran-Duca Cofi-
|
|||||
Cofimo I., al cui fpirito nobile molto deve la Pietà Cri-
fìiana, avendo confiderato, che alla grandezza della fab- brica ) alla; quale mirabilmente rifponde una proporzio- ne di fvelta mifura, conveniente cofa foffe il ridurla ad altrettanto magnifico ornamento, in primo luogo ordi- nò che fi Jevafie il Coro collocato all'ufo antico nella «ave di mezzo, cioè fra i quattro pilaflri più vicini all' Aitar grande . Quefto Coro era flato fatto anticamente dalla Famiglia degli Alberti, vedendofi anche di prefente lo fpazio,che è fegnato di marmo attorno attorno con certe catene dentro intagliate, fegno del padronato degli Alberti, era quefto cinto di muro i al quale dalla parte citeriore erano appoggiati molti Altari , e Cappelle di diverfe Famiglie,che tutte andarono male, quando nelP anno 1566. fi venne alla demolizione ordinata da Cofimo per la quale reftò libero il tranfito dall'una parte all'al- tra , effendo itati tolti via anche alquanti di quei Depo- fiti, che alti ftavano alle pareti della Chiefa, e trasferiti nel Chioftro come quello del Patriarca Caftone, di Fran- cefco de'Pazzi, e dell'Alamanni. Comandò il Duca in fecondo luogo a Giorgio Vafari un nuovo belli/lìmo or- dine di Cappelle uniformi, le quali appoggiate al muro delle due Navi laterali face/fero ricchiflìmo adornamen- to . Ed avendo l'Architetto Aretino olfervato neil'acco- modarvele ogni eccellenza di buona regola ^adattata ot- timamente a tutto il rimanente della Chiefa , accrebbe al tempio una magnificenza notabile . Ciafcheduna delle Cappelle contiene in fé due gran colonne di pietra fere- «a del foflfato , con capitelli a fogliame d'ordine Corinto, fopra i quali pofando Architrave, fregio , e cornice della iteffa pietra nobilmente intagliata , termina fopra fcam- bievolmente in una di effe Cappelle a porzione di cir- colo , il quale nelP altra Cappella variato d'invenzione vien chiufo con frontcfpizio angolare . E* accompagnata la nobiltà di quefto lavoro dalla eccellenza delle pitture fatte dai primi Maeftri de'fecoli moderni, che ebbero famofo grido nell'Arte,- Ma di qucfte renderemo ragio- ne in altra Lezione 5 onde ritornando al materiale della Chic-
|
||||
61
|
|||||
Chicfa, oiTefvercmo là Sagreftià, accanto alla quale ve-
defi una lapida in memoria del Capitolo Generale fatto in Santa Croce nel 1565. dove inteiVennerO fopra mille Frati, e fi legge come fegue & CELEBERRIMVS FRANCISCAKl INST1TVTI
CONVENTVS , QVI FLORENTIAE , EO ANNO QVO
ERANCISCVS MEDICES FLOR. Et SENARVM PRINCEPS
IOANNAE MAXIMILTANI CAESARIS SORORI NV-
PSIT, HABITVS EST, VBI IP3I PATRES, INTER
QVOS TEOLOGI PROPE CCCGC* FVERE, ET TO-
TIDEM IN GYMNASIISAD DOCTRINAS CAPESSEN-
DAS CONSTITVTI SVNT , MVLTA PROBITATIS ET
ERVDITIONIS EXEMPLA EDIDERE , BENEFICENZA ,
COSMI DVCIS , ET FRANCISCI PRINCIPIA SVFFVLTI,
ANTONIVS SAPICVS AVOVSTEN. MIN. CON. PRAE-;
JECTVS, POSTERIS T.ESTATVM ESSE VOLVIT MDLXV,
IV. ID. IVNII SVB AVSPICIIS PII IV. PONTIF.
MAX, AC S. CAROLI EÒRROMÈI ET LVDOVICI
SlMONlftAE CARDINALIVM PROTECTORVM
IN HAC SANCtAE CRVCIS ECCLESIA.
Vili. Ed entrando in S&greftià ravviffamo Cubito la
Pietà di due ilìultri Famiglie Fiorentine Rinuecini ,e Pe- ruzzi, eilendofi da quelta feconda fatto fabbiicarc il gran vafo in forma di quadrato perfetto, con fineftre maettofe, ed è di grandezza tale, che da fé fola fembra una comoda Chiefa , ed anche moggi i Peruzzi ne fono riconofciutì i Padroni » Prende dia molto il lume dalla Cappella èei Rinuccini , i quali vi hanno la fepoltura, e tra' primi, che io trovo con folenni efequie feppelliti iti querca Cappella è Mtfier Francefco per cui defcrivcre mi varrò dello fteflb racconto del Borghini Par. 2. pag. 12. colle parole della Cronaca del Monaldi „ Mercoledì j> dice egli, a dì 2$. diAgoiìo 1381. a ora di terza fi fé *, refequie, e ripofefi in Santa Grocc Meiler Francefco „ Rinuccini , che morì Martedì a dì 27. di Agofto f -Eb-_ j, be grandiflìmo onore % cinquanta doppieri , ém cavala ss a bau-
|
|||||
H
„ a bandiere, uno a pennoneello » e uno col cimìere,
„ ifpada e fproni,cd uno coperto di Scarlatto, il Cavai* >, lo, e'I fante che avea il Mantello di Scarlatto co* vai „ groffi per Mercatante, tutto il Coro dei frati pure a „ torcetti, e 'ntorno V Altare * e la Cappella fua della „ Sagreitia» otto fanti velli ti alla Bara, e drappelloni di u drappo d'oro, egli veftito di velluto vermiglio, ono- „ re grandiffimo,;e pianto da ogni geli te per lo miglior „ Cavaliere d'ogni bontà: ricco fi diflfe di 180000. feu- „ di d'oro. ,> j IX. Ma venendo alle Pitture di quefta Cappella , il
narrarle, nojilàftimo imprefa facile e da ufeirne così di leggieri> Sàiti. dire, che la fola tavola dell'Altare con- tiene fedicifr/artimenti.con dentro effigiati Santi e San* te;* nelrme^zoiveggendolì dipinta Maria col Bambino , e /otto nel!* imbafamenro varie iftoriette, opera di Tad- deo Gaddi ritoccata «dal bravo Agoftino Veracini di u- Ma maniera diligente, e imafavigliofa . Tutte le pareti fono dipinte a frefeo dallo ftefTo Gaddi, nella volta ha effi- giato qinque ^r^eril, e.^tel muro ?a faan finiftra la Vita di Maria Vergine» ]i a man ritta la Vita di Santa Maria Maddalena Penkerifte,, dividendo ogni facciata in cinque quadri. Alla finiftra nel più alto vedefi il Tempio di Sa- lomone con un mondo di donne, e di uomini tra loro feparati, ciafeuno avente fulle braccia un'agnello, edal- la Porta de] Tempio §an, Qiovacchinor in aito.umile ,*- a* vèndo,intefo;il Pittore troppo credulo a'raccanti; apo- crifi, .di^rapprefeutam Giov&qchinor cacciato dal Temr pio m perchè it^xik ; Sottoi feguono e lo fpofalizio di. Ma- tta-pieno di figure, &<ilt fogno di Giufeppe, nel quale 1* Angiolo gì'ordina di non temere della gravidanza di fua fpofa, e di non , abbandonarla,» : tavola piena di ca- pricci poetici. Nei terzo piano ewi lanafcita di Maria, eiba.( fuà prefentazione al Tempio;.. NeJie pitture a maa ritta; dadi!alto ha pretefc Taddeo di? dipingere liiConverr fione di Maddalena,; .en^iiiain^o pov/eja, "di convitati è la menXa del Farifeo, altrettanto bizzarre fono le vefti de* Commenfali. Sotto di quefta è ftat& ejEgiata Marta, che oiì t, accu- t * ».... *
|
||||
•i*
|
|||||
accufa la forella a Crifto , e la Refurrèzione di Lazzaro*
e neir ultimo ordine fi vede Criito ri Torto comparito a Maddalena, che vorrebbe baciargli i piedi, e finalmen- te la morte della Santa, la quale iitoria è divifata con arte {ingoiare, avendo iti prospettiva dipinta la Nave fen- za remi, fulla quale prodigiofamente , credcfi, che foffero approdati in Provenza fcazzero, Marta, e Maddalena, pofcia vederi più da vicino ìà terra il cadavere della San- ta, al cui tatto refufcita un morto bambino. Tutte que- fte pitture a frefco benché comparate alle moderne fie- no di poco pregio, tuttavolta fono degne di confidera- zione, e fono per il colorito maravigliofe, e per la di- vifa degl'abiti rdi quei tempi deliriofiiìimè. Notevole arn còra è'una intera sfacciata della Sagrestia dipinta a frefeo parimente da Taddeo, o da'Difcepoli di1 Giotto5, fono però fcalfitte le. pittore*,* o Avvero guaite dalli polvere ? e dall'umido, dipinto ivi è al naturale Criifto che por- ta la Croce, il medefimo che è CrociiiTo j e la fua Re-** furrezione. ov Mbii i'ibb i .;* olkb o^biì,,a ov. i'qi.fa X. Difpiacevole poi fu a* Padri^tf avvenimento di un
notabile furto accaduto^ iti qìiefta^ Sagreftia;-j 'il ^quale^ riferito da Bartolommeo di Antonie» Peruzzi= in un quà4 dernuccio di fuoi ricordi Mail*ainiio5 1529. come approdi» fo ,, Ricordo come dai Fondatori della Sagreftia di Santa s, Croce noltri conforti fu lafciato un concavo) o fepol- jjp tura in mezzo disdetta Sagreftia; che per ^'affèdiòi di „ Firenze fu dai Frati di detto luogo votato e- cavatele *,,TDrTa, enervi erano per fai vare ti dentro le ; argenterie 5, «della Ghìtfa, ed altre cofe preziofe, ma che mediante „ una fpia furono rubate tutte , 'né fi potette mai aver „ notizia del ladro per diligenza che fi facefTe da* Re* „ ligiofi in cercarlo, e iV un gran bottino.. ,, E qui non mi fia afe-ritto a maligno mio fofpetto, !ife confi? derando- io a quefto avvenimento ?inclinafTi a credere ,che ti a le tbfé rubate vi Me ancora il Corpo^ della B. Ghia* ra degli Ubaldini, la cui perdita ancora fi pianga dalle Monache di Monticelli ,non ottante tutte le ricerche. Im> perciocché queito Sacro Corpo? fu nell' atfedio. .trasfe* rito
|
|||||
rito i« Cittì, eia tei f« deporto fPàèti di Santa Crocè
da' qualil'or le fbrcb^iìcco di gioje e di oro fu feppel- }it© con gli argenti della Chieià > onde congetturare fi pofla , che il facriìego ladro infieme col tefotfb de'Padri via portatTe anche le ricche fpoglie della Beata', ;rimafa la fola Urna di marma, ove da tre fecoli innanzi le Mo- nache aveano confervato il preziofo Depofito. s i;, XI. Vengo finalmente aite 16. Pitture dipinte negli
Armadj di quefta Sagreftfa da Giotto, il quale, giuria il Boccaccio, il cui fendmento» efprime il Cinelli, ebbe un ingegno di tanta eccellenza , che m'una cofa della natu^ ra fu, che egli col pennello non dipingere così limile a quella , che non limile r anzi piuttofto d'efla pài-effe; Ma in quelle fue tavolette volle egli dipignerealtra più lodevole e perfetta Somiglianza, voglio dire quel- li chic fece Eràncefco d'Affifi in le di Gesù Crilto > e pero nel primo ordine veggonfi 13» Ovati , ne* quali h& rapprefentato la Vita del Redentore, e fue divine a- zioni » e nel fecondo ordine 13. parimente Pitture^» contenenti 1$ Vitedi S, Francefco -di Affifì in altret- tanti; fatti del ■ Santo corrifpondc nti agli efempli di Qdftèy onde fi poù*bno chiamare lo fpecchio dì Ge- é&t Salvatore in Éràncefco di Aflìfiv E condofiacofachè non mi è-fembrato ie éon ben fatto V inlerire in quefte» luogo-una breve * ma fugofa notizia di querce pitture; quindi dirò, come della Vita di Crifto, principia Giot- to dalla Vifitazione di Santa Elifebettà ; fegue la Nativi- tà di Grido, venendo in terso* luogo l'Adorazione de* Re Magi, k quarta è la Oirconcifione, là Disputa co' Dottori è la quinta» nella fefta' vcdeii|? ii Battefimo del Signore, e nella Settima la Trasfigurazione , viene l'ot- tava , che è la Cena Sacra con gì' Apoftoli, pofei'a nell* ultime.cinque ewi di Gesù* la Crocififfione > la Refurre- zione , la {uà Apparizióne alle Marie* S, Tom maio, che tocca ]a Piaga, evia Venuta dello Spirita Salito, Della Vita di Sì Francefcp tredici parimente fonp le piccole fi- gure con grazia.mirabile divifate da Giotto*. Egli efpri- mè nella prima San. Francefco Giovanetto, ij quale^ alla prefenza del Vefcovo fi fpoglia gettando gli abi- Totn. L Far*. I. I ti |
||||
I^tp«p
|
|||||
ti appiè dèi proprio Genitore» nella feconda iMfombk
nello Gesù 5 che nella Notte di Natale difcefe nelle brac«> eia del Santo, nella terza il medefimo Santo, che foftie- ne la fabbrica del LaterariOj nella quarta, e quinta è di* pinto genufleffo al trono del Pontefice, cui prefenta la fua regola» e.ne difende il rigore» dipinto è nella fefta predi- cante al Soldano,, nella fettima portato fopra un carro di fuoco».e nell'ottava avente le ftimate: la Rifurrezio- ne di un morto è la nona, nella decima un apparizione vedefi del Santo a molti Frat*, e quafi limile è la. unde- cima » nella quale dallo fpavento giaciono in terra tra- mortiti i Religiofi, nella duodecima ha effigiato un divo- to , che ricerca nel Corpo, del Santo collocato fui Cata- letto le ftimate » fc nell'ultima rapprefehta uno de' fuoi Compagni , che qual altro Giuda difperato. fi appicca . E quefte fono le tanto lodate figurine di Giotto, in cui lode:,.dirò folamente, che effendoftàte aichielle da' Per- fonaggiin vendita offerendo alla Sagreftia argenti, e pa- rati, e ricche altre compenfazioni, i favi Religiofi non vi hanno mai voluto ^acconfentire. Neil* andito di. quefta Sagreftia, che è af&i'vago i fi veggono affiife alle pareti alcune tavolette » in una delle quali difegnate fono le ar-r mi delle Famiglie, che hanno le fepoltùre in Chielk; ed in un* altra feruti fono i nomi de*. Santi, I e de'? Venera- bili Frati dell'-Ordine de' Minori» ma una nota fi desi- dera, che qui folle » cioè l'indice diqud Pontefici ,.in- cardinali, :che hanno concedute Indulgenze , é grazie al- la Chiefa di Santa Croce,: e tanto più che nel!' Archivio parecchie Bolle, e Brevi fi confervano .jQnde non di- sfaccia, che io rie riporti il funto di alquante .più. prc^! gevólJji e che per cortefia del Molto Reverendo Padre iBaccelHete Gaetano Betti mi è flato dato tutto il comodo, ecpiacerFdi nfeontrare 9 e fono in primo sluogo la Bolla autentica della Caruonizazione di Sr FrancefeO fidata, in Perugia ìKH.ùRuk.ùAtig.'Min.* j. Tontificatus Dammi £afa Ghegbmit IX.: principia ficut fhi ala awtà , e del riìeidefimo' Pontefice évyi altra Bblla il ?cui; principio è SasrafanBa dichiarando in e(Ta5 che fua Santità riceve fotto la prò-* "■:''•',. i Ol3ltfj2'l!J3 fìS.!':5;3'7i 11 '0Y& ":I? » "é">D '* SCI.-'1'.;:'. tG*-'< ' •■*
|
|||||
felÉÌa#Ì^IS^^Ì^0^J^^ie#?% Padri di Santa
Crocè di -Firenze data pure in Perugia XVIII. Kal. O&o- hrisan. 2. Fontif.eà in ambedue quefte Bolle fi noti il mille/inio 122S. denotante il foggiorno dei Padri Minori già da queir anno in Santa Croce, e fin d'allora h Cbie- fa nelle Bolle appellata di Santa Croce ; Di Papa Niccolò IV. è un Breve d'Indulgènze per alcuni giorni feftivi da* tum apud Urhem Veterem Idìbus Iulii an. 3. Fontif* 'incipit Vit&Vcrennìs Gloria <&c. Eugenio IV. con Breve dà per il giorno della Sacra una Indulgenza . Dàtum Fior. Idìbus ja* nuarii an. Vontif. i2f.II Giubbiieo a chi vifita i tre Al- tari in quella Chiefa nell* ultima Domenica di Aprile è fiato conceduto da Papa Leone X. nel 151^0 confermato da Clemente VII. nel 152^. con Bolla data in Roma apnd $• Mariam Maiorem XIIL Kal. -Aùgiaiiì 3. Gregorio XIII. concede fupplicato dal Conte Pandolfo Bardi il privilegi® della Me fifa Gregoriana all' Altare della di lui Cappella con Breve Datum Romx an. 6. Ponti/, da Paolo V. i Pin* zocheri, e Pinzochere furono graziati della conferma de' Privilegi fatti loro: da' fuoi anteceiforiy e finalmente di Urbano Vili, fohovi tre Bolle, la prima è un perdono a chi vifita la Cappella di S. Francesco", che è di (uà fa- miglia nel giorno feftivo del £anto> data in Roma 1624. 19. di Giugno an. 1. fontìf: ed incomincia Splendor Va* terna Gloria <bv. nella feconda dichiara, che il fuddetto Giubbiieo non s* intenda mai fofpefo neil* anno Santo, e la terza pure è una Indulgenza dei fétte Altari ad in- alar B afili e & S. Tetri de Urbe <, Roma g. Mail 1635. an. 12* Fwtif. ìncipit ad augendutn cultum&c. E nello iteffo Ar- chivio abbiamo de' Cardinali le feguenti grazie „ Pietro Cardinale Legato della Santa Sede in Tofcana , conce* de Indulgenze nelle fefie di Santa Croce, di S. France- feo, e S. Antonio , e loro ottave dato in Bologna nel i2p£*Ue principia Capientes ut congrui s\honoribus Ecclc* fia Fratrum Min. Fior, frequentetur Del Cardinal Mat- teo Portuenfe parimente Legato Pontificio e Vefcovo di S. Ruffina, trovanfi due Brevi, concedendo nel primo In- dulgenze , e nei fecondo confermando la riforma dell' a- J 2 bito
|
||||
^8
|
||||||
biro de/ Pinzocheri fatta? dal Vefcovo Flqrel^Km^Vnd
1297..\| per fine del Cardinal Gio: Diacono di $» 'ieoé,
e Legato di Giovanni XXII. leggefi il Breve facol- tativo a'Padri di poter ricevere Fiorini di oro mille di xoba di mai acquifto, mentreehè non fi fappia il Padrone: Sufplicajlis nobis de ali quo Juble^at ioni s reme dìo èpe. Da- nniti Fior* Nona* Junii an. XI. Fpntif* Domini Fa$# Joan* ycSCII. E qui daremo la nota delle Bandiere, Targhe,
e fopravvefte, le quali vedevanfi nella Qhieia , riferendo- le come mi è avvenuto di trovarle in un antico libro del- la Chiefa fcritto a' 6. di Giugno deiranno 1440. e fono come fegue ..,■■>: ; - bn^X ari •,.ma-»j(i tu ombtoimz> 2 1 \*t» èti'HJ'H'flt &)i»b àVibé jtolr>5 : ivbft 11?- 'U;' ■•■•• ■:■'.)■ 's>h NEL BRACCIO DELLA JS&G&ESTIA, Famiglia degli Obiz>i i Sèi bandiere di Lodovico , due
con Tarme fua , amo stendardo, ed un© quando era a Campo, con più infegne del Popoloy e.della Parte.» Guelfa , tre targhe, uno feudo, e tré fopravveite del fuo Cavallo - -• ;• i "sm tip *$ Famiglia de* Mufini, Due bandiere, due feudi con
Tarme fua. rèi iiub ? miiH fati r, nfhd *i :-v "- Famiglia irrighi. Cinque bandiere degli Arrighi ,
una dell' arme loro, due del Comune , due di Parte Guel- fa, una di Arezzo, fei targhe, e più fopravvefte. ì Famiglila Orlandi. Bue bandiere di Antonio di Ser
Ugo degli Orlandi,, e due targhe., v \ , Famiglia da Uzzane . Due Bandiere, due targhe, u#c*
feudo, :un elmetto, con asrme di Liocorno doralo, con una fopravvefte da Cavallo, due bandiere, e una del Po- polo , e una della Parte Guelfa, due targhe , e due fo- pravveÉe '* I , r%v, Famigliay aV C&fhUanì:. Dodici Bandiere, d:ue di. Par.
te, due dei Popolo', colla foprav velia , tre dell'* arme lo- io, targhe, e fcuéi, due arcieri $, una fpada , un paio di fpronì . *;. Famiglia de' BarmceiU-* Quattro bandiere dal lato
i t I di |
||||||
\
|
||||||
di Piero Budinii chicfèpravVefte', due targhe, tm: feudi
ed un Cimiero. Famiglia de' Fèrttz%i. Di.ciotto bandiere con l'arme
loro, e di altri, ventiquattro tra targhe , feudi ed arcie- ri, e fopravvefte, . • <■. x Famiglia de* Magalotti* Due bandiere di Giova n
Francefco, con V arme fua, è di altri,, éae targhe, due fopravvefte, un elmetto, e un arciero .?, Famiglia de' Sfilacci ..Sette bandiere, fette targhe ,
ebe fopravvefte con 1' arme loro, e di Piftoja, di Cor- tona, e di altri. . i NEL BRACCIO VERSO TRAMONTANA*
Famiglia da Gubbio . Quattro bandiere di Metter Gio-
vanni, di Meflèr Conte da Gubbio, due del Popolo, e Parte, e una fua, e una di altri, fei targhe e feudi , tre foprayverte, e un arciero . Morì Capitano di Balia, ed è fepolto nella fepolrura del Conte di Battifolle. Famiglia feSalaviati. Una Bandiera di Simone e
una targa, dodici bandiere , di MeiTer Francefco, di MefTer Iacopo con 1* arme fua, e del Popolo , e della Parte Guelfa, e di altri, dodici targhe, un arciero, un# fpada e un paio di fproni. Famiglia de* Valori. Tre bandiere di Bartolommco,
una del Popolo , una di Parte, una fua, tre targhe, e una foprawefta . .<-,:>• Famiglia de*Covoni. Tre bandiere, una dell'arme
loro, due di altri, tre targhe, e una foprawefta. Famiglia de' Bardi. Sette bandiere dell'arme de*
Bardi, dell'anteceflòre di Bartolommeo di Gualterotto, e dti Difcendenti di Bàrtoluccio , fette targhe , e feudi, due elmetti con arme , fette bandiere dell'arme dei Bar- di dell' antecedo re di Ubertino de'Bardi, e arme di aU tri, fette feudi, e targhe con un'arciere, e un'etano. Famiglia de1 Ri e afa li. Tre bandiere di Albertuccio,
una dell'arme loro, altra dei popolo, una di Parte Guelfa, una fopravvefta , e uno feudo. NEL*
|
||||
iNBLLA NAVE A TRA^ONTAH^»
Famiglia de' SacchettiV Cinque bandiere di Meflfer
Tommafo, due del)* arme fua, una di Popolo, due di Parte, una fopravvefta , fei targhe» un'elmo, un'arderò, una fpada, un paio di fproni. ì'amiglta de' Benvenuti. Quattro bandiere di Nic*
colò di Lorenzo di Marco, due dell'arme di Citta di Caftello, altra di Piftoia, e due fopravvefte. Famiglia de1 Siri gatti . Tre bandiere , due dell'arme
loro, una di altre arme , tre targhe. Famiglia Orlandi. Due bandiere dell'arme loro, e
due targhe, i, h ; Famiglia degli Infangati, Tre bandiere con Parme
loro , e tre feudi ;T m_ Famiglia de* Lup da Tarma. Una fopravvefta di Mef-
fer Bonifazio, il quale morì a Padova, e là fu fotterrato, fu noftro Capitan di Popolo, e poi Capitano noftro di Guerra . . n m k Famiglia de' Donati . Una bandiera di Mefler Manno,
e due feudi. Famiglia de' Ceffini, Una bandiera ài Silveftro, e
una targa. NAVE DI MEZZO Df.
Famiglia de' Salviati. Sei bandiere di Mefler Fore^
fé, tre dell'*arme fua, una.de! Popolo, una della Parte Guelfa, una di Oltrarno» tre fopravvefte, fei targhe, quattro feudi , un arderò, una fpada » e un paio di fproni. Famiglia di Afli. Tre bandiere di MelTer Melano 3
cinque targhe, due fopravvefte dell' arme del Popolo 5 una di altri, una fpada, e un'elmo , un arderò, • Famiglia "Siticialbani * Tre bandiere con l'arme lo-
ro, tre targhe, quattro bandiere , due di un'arme con mezzo campo azzurro, e fopra rofTo , dentrovi un Lione che nel mezzo ha uno feudo, una fpada> e fproni. ■ ' ,..i I |4 Fa* |
|||||
I
|
|||||
71
Famìglia de* Cawicciuli, Cinque bandiere di più ar-
me » quattro feudi e targhe . Famìglia de* Scr rifiorì. Una bandiera, una foprav^
vefta, e una targa, ni •„• : r 9 Famiglia da Panzana . Tre bandiere di Totto di Mef-
fer Luca, una dell'arme di Valdinievole, una di altra arme, due targhe. Famiglia de* Pierozzi , Una bandiera di Venanzio
Pierozzi da Camerino. ^Famiglia Machiavelli da Monte P uhi ano * Due ban-
diere, una coli' arme fua, altra di Montepulciano, due targhe. "v Famiglia T e dal di. Una bandiera, una targa.
itv Famiglia de'Baflari. Sei bandiere tre de' Baftari, u- Ila del Popolo, una della Parte, una di Città di Caftel- lo, fei targhe. £ Famiglia degli Spinelli. Due bandiere , due targhe. Famiglia de* Pazzi . Sei bandiere con Parme fua>
fei feudi, e lei targhe. V> Famiglia de* Cavalcanti, Otto bandiere dal lato di
Meflfer Giannozzo di Iacopo, cinque dell'armi loro,'.u* na del Popolo, una del Comune, ed una della divifa del Rè Carlo Vecchio di Francia , dodici tra targhe, e feudi . Famiglia de' Botoli ^ Una bandiera di Francefco, e
una targa . Famiglia de'Baroucelli. Quattro bandiere di Piero.,
una dell' arme fua, una del Popolo, una della Parte, una del Comune di Pifa, quattro targhe, una fopravvefta. Famiglia de* Zati. Tre bandiere di Metter Giovan-
ni, due dell' arme fua, una del Popolo, tre feudi, una fpada , un arderò , una fopravvefta. Famiglia degli Altorniti. Una bandiera di Giovanni
di Guglielmo, una targa. Famiglia de* Giugni. Tre bandiere, due dell'arme
loro, una del Popolo , tre targhe, una fopravvefta. Famiglia de* Bucelli* Cinque bandiere, quattro tar-
ghe j una fopravvefta. E ri-
■.
|
|||||
0
E ritornando ora in Chiefa , notar mi $> face come
il Pavimento dal mezzo in fu verfo F iUtar Maggio* re fi alza di uno fcalino , cofa vché ©flervaiì in altre antiche Chiefc, e per vero dire io fono iìato fòfpefo al* quanto fé doveva dirne la cagione, o piufctofio il mk> fo- fpetto, quafi che quei gradini ibfiero una divisone de- gli uomini dalle Donne, Ma debbo ora fénsa timore di sbagliò avvertire, che quello appunto, e non altro era il motivo di quell'altezza di pavimento , e $anto apparifcé dal feguente documento comunicatomi dal Sig. Giovan- ni Baldovinetti Patrizio Fiorentino, notiflìmo per la di* ligenza in afifembrare le memorie più antiche, e più fcel-* te della fuà Patria ; "t § $#£ D* Brandfcus Bruni fecit te fi, fedeli atur in tumulo faorumin Ecclefia $. Crmis Frstrum Minor&m de fiiorettfia iuxta portata., qu& e fi propinqua ChorOy & di'vidit locum homìnum a loco M^lkmm * Rog; Sei Àlbizzo Ài Mefler Filippo d* A ibi zzo Not* Fior. E per corredar tale opinione riporterò ancora quanto ha fcritto nel terzo Tomo de* fuoi eruditi Viaggi il Chiarif4; fimo Signor Dottore Giovanni Targioni dove a pag. 435. deferivendo il Pavimento della Chiefa Collegiata di Bar-, ga dice come appreso: $£ Uno di queftì piani $< più baik 3i fp, ftefo per tre quinti della Chiefa ,. ed: è 31 luogo „ in cui anticamente doyeano ftare le iole Donne », e poco dopo feguita „ In proposto dell' accennata fepara- „ zione deglJ Uomini, e delle Donne coerente alPanti- „ ca difciplina della Chiefa , leffi con piacere negli Sta- „ turi di Barga riformati Panno 1414.;la rubrica 46.- ), del feguente tenore; Cheneffuna Donna non pojfa, né j, debba fi are netta Chkfa di $, Cri fiofano quando fi dice « la Meffa da' Cancelli in fu, t chi contro avrà fatto •> fin ,» punita in foldi cinque $gm volta, », 1 rty t |
|||||
LE-
|
|||||
73
|
||||||||||||
L E ZI ONE VI.
DI SA NT A CROCE III.'...
|
||||||||||||
Ralle molte prerogative della Chiefa di
Santa Croce di comune confenfo degli Scrittori, una effendo il contenere in fé, effa fola più fepòlture , che molte altre infieme delle maggiori Chiefe di Firenze , piacemi di qui ricercarne al- cune, credendo, che non mi farà ciò aferitto peravventura ad importuna curiofità, movendo- mi io, non per altro a ciò fare , fé non per l'impegno di accrefcerc lume alla Sacra Storia, e gloria al Tempio medefimo : ove ravviferemo Ceneri Sante, Ceneri Sacre , Ceneri Profane, e Ceneri Erudite;, II. E per farmi dalle prime, non fì disdice, a mio
giudizio, che dovendo io parlare delle ceneri dei Santi, io dica alcuna cofa della Cappella , ove fi confervano, addimandata appunto la Cappella delle Reliquie . Quella primieramente fu de* Bellacci, pofcia dei Calderini, ed inoggi de* Marchefi Riccardi, fu dipinta già a frefeo da Taddeo Caddi, ma dato di bianco alle pitture affai {cai-, fitte , col difegno di Gherardo Silvani , fu rinnovata a forma nobile, e vaga, vedendoli tutta incroftata di mar- mi carrarefl con beli* ordine, e con ricco ornamento ài pitture -y La tavola dell' Altare , che dall' uno , e dall' altro lato ha due colonne fca aneliate dello iteflb marmo, rap- prefenta S. Elena in atto di adorare la Croce, opera di Giovanni Biliverti. Alle pareti laterali in due quadri mef- £\ in mezzo da quattro pilaftri per parte parimente fcan- neìlati, vedefi dipinto in uno $. Lorenzo, che difpenfa i tefori della Chiefa ai poveri, pittura del Cavalier Dome- nico Paflìgnani, e nellJ altro S. Francefco orante di Mat- |
||||||||||||
K
|
||||||||||||
Tom. I. Fan, I.
|
||||||||||||
teo
|
||||||||||||
74
teo Rofclli. Sopra la cornice, che ricorre fu i pilaflrf,
fonovi^ tìorie aìiefco della Vita del S. Apoftolo Andrea, di mano di Giovanni da S. Giovanni, del quale è ancora opera , la volta riportata in cinque ftoriette, arricchite di arabefdìi, e grottefche lumeggiate d' oro , e tanta è la grazia , che moltrano le figure per la forza del colori- to, che parendo propriamente dipinte a olio , non è potàbile credere , di poter vedere in quel genere cofa mi- gliore . Sotto adunque all' Altare di quella nobil Cap- pella, dentro uno Stanzino capace di parecchi uomini in piedi, confervafi il preziofo teforo delle Reliquie} le quali potrebbero fare affai più vaga comparfa , fé di or- dinario legno, e di niun gufto lavorate non foffero le cuilodie. Debbo però eccettuare il Reliquiario della Ma- nina di un S. Innocente , mirabile comparendo per il di- fegno , che è tutto alla Gottica : la materia per vero dire è di rame, avente figura di guglia, e molti fono i gero- glifici, e (lamette di bronzo, che la rendono graziofiflì- ma : né credo di andare ingannato, fé giudico eflere egli dono della Repubblica, pofeiachè chi rifguarda al pie , vi vede 1* arme della Parte Guelfa, e ne' quattro angoli un Lioncino infegna de' Fiorentini » Un Caflello poi s* inalza quadrato, e retto dal piedestallo > che fembra la Cit- tà di Betlem , nel centro della quale crefeendo la mac- china, apre/i un Ollenforio di quattro facce , nel quale vedefi la Sacra mano fermata in un cerchio, ove leggefi Qnì $ro Chrifto occifus efi , con un millefimo nell' alto denotante la innovazione , o piuttotìo la indoratura rifatta a tutto il Reliquiario con quelle parole intorno intorno: JLsftauratur , ér innowatur an.ión.e, finalmente crefeendo l'intreccio di arabefehi, e di figurine, finifee il più fot- tile della guglia in una manina di argento, III. E feguendofi ora il raccontò della ferie di que-
lle Sante Ceneri , conteremo tre bulli di legno , due de* quali fono indorati, ed il terzo, il quale rapprefenta S. Griftofano j velìito vedefi di una fottiliflìma lamina di ar- gento battuto . In quello evvi un Offo notabile del San- to > ficcome nei due bufti dorati, racchiudefi un Offo di San-
|
||||
75
Sant'Anna » è nell* altro una tefta delle compagne di
S. Or fola Vergine, e Martire) Dei Santi Abdon e Sennen , fi adorano i due fucili di un braccio parimente colloca- ti in due braccia di legno, ed in fomigliante maniera è pure un adorabile fucile del braccio del B. Gherardo da Villamagna , ftato Pinzochero del Terz* Ordine, e Cava- liere di Rodi ; dono di Cofimo Pater Patria è il Reli- quiario avente Offa de1 SS. Cofma , e Damiano, con fo- pra una moneta , che il detto Cofimo ebbe dal Patriarca Greco venuto al Concilio Fiorentino, e fi dice eiiere uno dei 30. denari di Giuda traditore, ma noi ne fofpendia- mo il giudizio tanto più, che la moneta non è, ne Ebrai- ca , né Romana. In una ftatua d' argento di S. Franccfco vedefi un pezzo della tonaca del Santo, la quale mentre ebbe le Stimate fu forata ; Quefta Reliquia per maggior riverenza nel 1337. fu in quella Chiefa depofitata, o do- nata dalla Cafa Tedaldi, mentre Andrea di quefta Fami- glia la ebbe dal Conte Otto da Montauto, ciò che fi vede di- pinto nella Storia delChioftro dei Padri Zoccolanti d'An- ghiari, che ral fatto rapprefenta. Di Sant* Antonio da Pado- va, oltre un'Offbfi conferva il fuo Cordiglio , e del Som- mo Sacerdote Aron ; dice il Giamboni, un frammento del- la fua Verga. Dopo tutte quefte mi giova accennare due Reliquie infigni dì Gesù Crifto, le quali meritano il pri- mo luogo nel luminofo novero di quefte Sacre memorie, e fono un pezzo della Croce molto notabile., ed una Spi- na di fua Corona. Quefta fempre fta ehiufa nella Cap- pella della Famiglia degli Spinelli in alto nel muro dietro ali* Altare in ricco oftenforio confervata; Quella poi in una Croce di Criftallo alta un braccio, e due volte Tan- no fi efpone fulP Altare Maggiore, ove continuamente vedefi un* Urna dorata, nella quale ripofano le Offa della B. Umiliana, fplendore della nobil famiglia dei Cerchi, e della Chiefa di Santa Croce. Ma dacché molte furono le folenni traslazioni di quefto Sacro Corpo per le vicende deJ fecoli paflati, non farà difearo, che fé ne riporti il racconto fatto dal Chiariflìmo Dottor Brocchi, come ap- predò „ Crefcendo fempre più la devozione del Popolo a K 2 „ fio- |
||||
7#
„ fiorentino verfo la B. Umilia na » per le contìnue gra*
„ zie» e miracoli, che fi degnava di fare il Signore a chi „ dì vero cuore fi raccomandava alla potente interceflìone », di lei , fu determinato, col confenfo del fopraecitato „ Vefcovo Ardingo della nobil Famiglia de'Forabofehi » „ di fare una folenne Traslazione del fuo Corpo , come ,, feguì il dì 7. di Agofto del medefimo anno MCCXLVI. ef- »» fendo fiato collocato fotto al pulpito della Chiefa vecchia », dal che ebbe principio il fuo pubblico culto, il quale 5, da indi in poi, fi andò fempre dilatando per diverfe V parti della Tofcana. In congiuntura pofeia , che fu »> determinato dalla Repubblica Fiorentina, di fabbricare », la gran Chiefa di Santa Croce, nella maniera, che ora », fi vede , dovendofi perciò demolire la Chiefa Vecchia, », fu quindi levato , e pofeia trafportato il Santo Corpo •5, fotto 1* Altare della Cappella de' Cerchi, detta di Fra- »? te Arrigo , il dì 4. Novembre MCCCXIV. di dove », pure, dopo al formidabile diluvio d' acque , che fom- 5> merfe nel!* anno MCCCXXXIII. quafi tutta Firenze »» ( del qual diluvio ita registrata la notizia fui Ponte ri Vecchio in due gran Cartelli di pietra) furono trasla* 5» tate , come racconta Giovanni Villani Lib. 2. Cap. I. le » Reliquie in Sagreftia , e dipoi nella ' Sopraddetta gran », Chiefa, e collocate dentro ad un* Altare a lei dedica- », t© ; a riferva della tefta , che fu polla circa V anno ?» MCCCLX. in un butto di argento, in cui fino al pre- », fente fi conferva , effendovi in elfo incife a caratteri »> Cottici » o vogliàm dire Longobardi le feguenti parole j» SanBa .Humiliana*de Circuiiìs. >{< Hoc fecit fieri j( Johann 5, nes Riccardi . de Circuiis . Ivi adunque ripesarono le fue „ Sante Offa fino air anno MDLXV. quando in occafionc „ di ridurre le Cappelle uniformi nella maniera, che fono », prefentemente, effóndo irato demolito il predetto Altare, », furono collocate le fuddette Reliquie in alcune caiTétte » di legno dorato, e ripofle poi trall* altre Reliquie de* >, Santi , efponendofi in Chiefa alla pubblica adorazione» », il giorno della fua Fefta. Oirenuto pofeia il Decreto del- » la Sacra Congregazione de* Riti, fopra il Culto imme- ^ft .;.; 5j inO-
|
||||
n
„ morabile della B, Umiliarla, approvato dalla Santità di
„ Noftro Signore Papa Innocenziò XII. fotto il 'di 24, Lu- „ glio MDCXCIV. furono le rnedefime Reliquie 1' anno „ feguente dal Senatore , e Cavaliere Àleffandro de1 Cerchi „ fatte collocare fopra l'Aitar Maggiore della predetta ., Chiefa di S. Croce, dove pure fino al prefentefi venera- „ no, eiTendo frate ivi riporre in una nuòva Belliffimacaf- jj fa, fatta fare modernamente dal Signor Senatore , e „ Cavalier Cerchio de'Cerchi. ,, IV. Quefto è quanto mi fovviene di poter dire del-
le Reliquie di Noftra Chiefa, non parendo però, che fia da taceriì di quelle Sante Ceneri fpettami ai Beati Reli- giofi de* Minori in Firenze defonti... Trovati adunque fot- to l'Aitar Maggiore mn grande ftanzone antico Sepolcro de* Padri , ove egli ècertoV che fottó una di; quelle tre lapide foffero feppelliti quei primi Santi Difcepoli, o Fi* gli di S. Francefco... Quivi ripofano il B. Accurfio Lai- co Infermiere di Santa Croce, che morì ai 1. di Gen- naio del 1270.Ì {Seppellito nella Chiefa Vecchia, e pofeia qua trasferito; il Beato Borromeo Borromei infigne nel dono delle profezie morto ai 14. .di Luglio deL 1290. Trovali pure quivi trasferito .dal Convento di S. Gallo ove morì ai 12. di Settembre .sii 5. il B. Giufeppe Alber- ti Nobile Fiorentino, e dèlia medefìma Nobile Famiglia ripofa quivi il B. Michele Difcepolo di S. Francefco, Uomo di gran fantità, e Confeflbre della B, Umiliana, morto ai 17. di Marzo del 1246.1 Di altri parecchi Bea- ti dell'Ordine fono coftretto a. tacere, elTendofktfmarrite le» loro memorie , difgrazia attribuita, al.tramutare 5che fi fece de* Depofti da un luogo all' altro\ì dalla Chiefa Vec- chia alla Nuova, ed ancora all'incendj, ed inondazioni, leuquali hanno fpogliaro 1 * Archivio, di 1 fomiglTanti ricor- danze .jiNsohj è però perdutai la memoria di Fra; Giuliano Varrocchi infigne Filofofo , Teologo, e Pio Religiofo» del quale fi .vede nelf mezzo* di «Chiefa itjfuofiiriOkcro di Marmo, con l'appreflb Epitaffio »ì 0. |
||||
7*
, flR. IVLtÀNVS VARROi^CHIVS THIOLÒGVS
» • m | •, ; -., -. | HIC ■ SJTVS "-iST '
*R» ANTOMVS DE MEDICIS
BIVSDEM ORDINIS THEOL.ET PROVINCIALE MAGISTER NE IACERET INCVLTVS - *f iOVI AETATIS SVAE FVERAT DECORI t, , , n HOC MONVMENTVM P. VfXIT AN. XL1I. OmiT AN, MCCGCXIIL
. ■■■ | : ■'■ ■■&% ■ , '■■> »* ''si'*"*"... *■* J ' *£ ;?* ■ ■ '- "' i •■ ■ ■ ■ ,■ . , . , ":' ; ì ' ;
Ne debbo tacere i nomi di alcuni di quei molti Frati s
che in Firenze fiorito avendo in fanrità, e miracoli, altrove con fanto fine terminarono la virtuofa loro vita, e fono i Santi Bernardo j Pietro delle Torri da S. Gimi- gnano, Accurfio; Adiutoi.ed Ottone tutti cinque To- fcani, e'Protomartiri dell'Ordine di S. Francefco ; ii B. Giovanni Parenti Terzo Generale deJ Minori, e primo Fiorentino che abbracciale V Iftituto Francescano , il B; Monaldo Compagno del Santo Pàdrcf>i il cui Corpo in Arles di Erància è venerato ; Il B.Giovanni Bonelli al- tro Difcepoló di 10. Francefco, il B. Iacopo Ciuffagni Vefcovo, e Martire, il B. Francefco de' Malefici Apo- stolo in Corficà,iUB? Francefco Francefchi j che morì in Perugia, il B. Francefco Gori celebre Predicatore, il B. Bernardo Scarlatti,, il B/Bartolommeo Pucci infigne per i miracoli morto, in Montepulciano, e il B. Aldobran- dino Ammaniteti Martire in Pérfia nel 1284., le chi più ne defiderafle legga V Arturo , >il Mariano, ed il Terrinca . 1 VéiApprellb vengono ora a confiderarfi le Ceneri ri- fguardanti i Cardinali, Patriarchi , e Vefcovi , i quali Seppelliti fotte il pavimento di queita Chiefa vivono, o in una; ihpMa. dirnarmo', 40 in MaeftoE Depofiti yite que» ite foné4ejCeneri, i che ia.fchiamo Saere. E. primierameri* te vi, fono due Cardinalizi'Agnolo Niccolihi:, e Alberto degli AIhe!rti^OélpriniO ifir parlerà ,ì quando o/Ferveremo la magnifica Cappella di;quella Famiglia,; del fecondo leggefi l'Epitaffio nel mezzo della Chiefa appiè dell'Ai- tar Maggiore con le parole feguenti „ S I < V. O. M.
|
|||||
Triitii'Tnìii&iiiiiiiltlliìÉii ìi ""-''•■■ ■-'■■■■■"■ ..■■in. ......' n" 11 .......TìlMhmii.iii '■ r'ni iiiiiiiiiiirT f.ì; ■ .nninfifilfr ai
|
|||||
19
T ■■■'■'■■"'■ ■ "^- ^ ' '''■ " ■:."'"■'.■•..■■ -.' ■?■'■■' ■'.■.«'':'; *'■ ' '^ ■».■>> '.
■■ , "'ti""'. ' '"'' '■' "- '"'"'*'■ ■'..■' ,f ,'^ '■" * »M ! f ! ."' '" ?" *■■ ■■>■ ' '! ii''"| -f'4- '■"•.'■ i.'.:. ■'-.■■'. ■! '-Mt''f.M
D. O. M.
ALBERTO ALBERTHIO EP. CAMERTING
AB EVGENIO IV. P. MAX. .... IN CONCILIO FLOR. EX LECTISSIMIS CHRIST. REIPVBLÌCAE VIRIS IN COLLEGIVM CARD, COOPTATO SACRI FOEDERIS SVB ^LADISLAO POL. ET VNG. REGE LATINAE CLASSI PRAEFECTO ROMANAE DIGNITATIS STUDIOSISSIMO PROPVGNATORI ALBERTHH GENTILI SVO OPT. MERITO MONVMENTVM RESTAVRARVNT. AN. MDLXXIII. OBIIT III, ID AVGVSTI MCCCCXLV. Debbo però notare, che parte ad fuo Corpo fu por*
tata a Camerino, di cui Egli tenne il titolo del Vefcova- do. Ed il Ciacconio fcrive > che altra porzione del Cor- po di quefto illuftre Porporato fia in S. Giovanni lu- terano di Roma col feguente Epitaffio „ HOC IN TVMVLO
SEPVLTA EST PARS CORPORI9
REV. IN CHRISTO PATRIS ET DOM. ALBERTI DE ALBERTIS
DE CIVITATE FLORENTIAE
S. R. E. TIT. S. EVSTACHII DIAC. CARDINALIS
QVI OBIIT IN ABBATLA CRYPTAE FERRATAE
TEMPORE DOMINI EVGENII PAPAE IV-
AN. DOM. MCCCCXLV. DIE VERO III. IDVS M. AVGVSTI
CVIVS ANIMA REQVIESCAT IN PACE AMEN.
Contiguo alla Porta del fianco verfo mezzo giórno fuo-
ri della Chiefa in fepolcro elevato da terra a diacére con itetua fopra in abito Vefcovile , nobilmente inragliato di figure piccole, ripofa il Corpo di Caftone della Tor- re Patriarca di Aquileja. E pofciachè non fi trova ifcri- zione al fepolcro, accennerò io i meriti di quefto Infì- gne Prelato benemerito del Popolo Fiorentino. Era E. gli Figliuolo di Corrado Signore di Milano, Famiglia così potentej che emulò con i Vifcomi quel Principato, Egli
|
||||
8©
»
Egli adunque nel 1308, fu eletto da Clemente V. Ar*
civefcovo di Milano con univerfale allegrezza de'Cit- tadini , la quale però fu intorbidata dalle difgrazie^ de* fuoi Parenti, fino a vederfi il Pallore chiufo in una Prigione , e pofcia mandato ih efilio con tutti i Torriani.Nel 13n» nell*Ambrofiana Bafilica avea il No- fìro Arcivefcovo data la Corona Imperiale ad Enrico VII., ed a Margherita Moglie dell* Imperatore. Non fo fc fofle lode di Caftone, 1* effere egli flato, come fcrive rUghelli, Trincefs Quelforum, certamente per lui Ami- le impegno fu un gran merito co* Fiorentini, anzi col Pon- tefice Giovanni XXII, il quale conofcendo 1* impcflibilità di reftituirlo alla Chiefa Milanefe, lo promoffe al Patriar- cato d' Aquileja nel!" anno rgi<5. ed inveftito di così rag- guardevole Ecclefiafì ica dignità, non tardò a partire dal- la Corte del Pontefice, che in que* tempi era in Avi- gnone, e già rientrato in Italia il nuovo Patriarca fi era avvicinato a Firenze, quando quivi trovò la morte con fommo difpiacere de* buoni Cittadini : poiché cafcando egli di Cavallo fi fpe2zò una gamba , onde occupato dal- l' ecceflìvo fpafimofi morì Tanno 1317. ai 18/di Agofìo. Piacemi pertanto qui notare in grazia della erudizione le armi, e le figure fcolpite fui fuo fepolcro . Veggen- dofi nel dinanzi dell* avello 1* arme de' Torriani, e fono due baftoni gigliati in croce , e ne*beccatelli dell'arca Parme de* Bar ucci poftavi non ad altro fine , fé non per- chè Cacone morì in cafa loro , i quali facendogli que- llo Depofito, vi mifero anche la loro, chiamati perciò da Leopoldo del Migliore nella fua Firenze Illuilrata a pag. 427. „ Barucci gli onorati da Catione de* Torriani ,, da Milano Patriarca d* Aquileja , che morì in Cafa, ,, loro. „ E circa le figure delle quali va adorna la urna di macigno, oflervammo il Patriarca di rilievo gia- cente ,ed intorno intorno vi fono cinque bafiì rilievi rap- prefentanti nel mezzo la Refurrezione di Criflo > e dal- le bande le apparizioni del Signore a Maria , a Mad- dalena , ai Difcepoli di Emaus , e alle tre Marie. Un* Aquila full'altezza maggiore *kl Sepolcro fi crede da alcu-
|
||||
" *
|
|||||
alcuni arms pure de* Torna ni , d«c alti-i infegna della
Parte Guelfa ». delta qu#Ie egli fu Gapo-.i-Ku i e ¥1. Nelr mézzo della tCh.kfa; tra V um*kflM altra porta del fianco trovai! un ladrone di « marmo?) Jnsuite ritratto abbigliato di tutti gli Abiti Vefcovili Giovanni CatricI* Inglefe Vefcovo Offonenfe quivi Sepolto , il quale portato dalla fama del fuo merito* e. per, il ^pru- dente maneggip degl* Aferi; politici al fommo favore ; del Re Enrico IV. 4': Jngljiltesraéi/ dai effa fpeditolk^Amba- feiatore a trattare-in Bire»zecQl Pontefice-j^fartino V» affari importantiflimi, eV iscrizione dice -..cosi, ; • HIC IACET DOMINVS IOANNES èÀTRICtf
EPISCOPVS QVONDAM OXONIENSE,; . ET AMBASCIAfOR SERENISSIMA REGIS ANGLlAE QVI OBIIT XXVIII. DIE DÈCÉMBRIS,'AN, MCCCCXIX. CVIVS ANIMAE PROPITIET DEVS. ;"DftJ><3 ' x ; i:maO\ - ' ; ; : lì \ , , ' . ''< ' A man ritta di quefto andando verfo la Porta del Chio- &ro- All' Altare antico intitolato della Nunziata della Fa^ miglia, de' Cavalcanti offervafi una cartella colla memoria) di Benedetto Cavalcanti Frate Minore > *§ Vefeovo .JRi-. pedano» con le feguenti lettere : Sefulchruw Re^rendjjpmi Di et D' Fratria Benedici de C'avvaleantìbus', $acr# Theo* logia Magiftri Ord. Min* Dei Gratta Epfcop Riplani » & - Ridulfihi , fa' Guidoni s F rat rum eius, &' de/tend. an. 1^51. reno'vatjtm a F rancifeo Matthai de Camalcfintibus an. 15 7-Q. : Convien dire v che in quefta lapida per inav-. vertenza di chi la fece, rinnovare legjuifle lo sbaglio del millefimo 135 r. conciofiacofacfrè Benedetta fotfe ordinar- io Vefcovo jiel 13 7.1. e morto circa il 1374» Rè della? fua ordinazione fi può dubirare, avendola noi nell'Aia chivio del Vefcovado di Fiefole, ove leggefi : Fiorenti* ex difpnfatione- jlpftolica BeuediBus de C amale antibus Ord. Fratrum, Mi'%- MunuZ confecratioms in Bp Ripol. accept ab Andrea ( Sant'-.Andrea Corfini ) Epfcop Fé- fui ano an. 1371. die 6. Apilis ». afftftentibus Lucio Ciuf e *> natenfi. & l'aula Calcedonenjì Epfcop s » E fra cOsUlIu* Tom. I. Part. I. L 'fili |
|||||
Si
|
|||||
fin Prelati meritamente fu dato luogo a Fra Francefco
Sanfoni da Brefcia Generale de' Minori i veggendofì ap- piè deal* Aitar Maggiore1 la fua effigie di mezzo rilievo in bronzo eoi fegueiitè Epitaffio- :: ' q ÌT!f!.S:?oÌD lì ÌOÌÌ"M I - : ''■ ' ìì'U i ih Z " Ù ;.-; :>-:l-. Silfi.?'il
■ SEP. FRANC1SCI SANSONIS BRIXIENSIS, QVV.rAinZì
[PROBITATE VITAE AC RELIGIONE DOCTR1NA&
GHRISTIANAE, MERVIT IN ORDINE GENERALATVS
HONOREM. FIDENTIAE VITA FVNCTVS EST,; 3>?
.7 ;i::i. TRANSÀCTIS iti EO tìONORE XXV. ANI v"f,: j -
SEPVLTVSQVE ÒMNlVMSVI1 ÒRDINIS FRATRIA
DESIDERIO, ET CIViyM INGENTI, QVI EIVS
MEMORIAE MONVMENTVM HOC P. P.
VIXIT AN. LXXXV. OBIIT DIE. XXVII.
OCTOB ' A, S. MDLXXXXIX.
VII. Ma pattando dalle Sacre Ceneri alle profane,
dimoftranti del Popolo Fiorentino la reverenza', é'ftima che avea egli a quefto Tempio, mercecchè la Repubbli- ca, e Privati qui le più folenni Ivfequie celebrarono, ora a Capitani valorofi, ed ora a Cittadini più benemeriti, loro innalzando e Marmi, e Depofiti * di cui la Chiefa di Santa Croce abbonda quant' altra mai , e però nulla dicendo de* più vetufti Sepolcri, che fono fenza nome } come tre nelle Cappelle de' Bardi, ricchi però di figure» e di baffi rilievi, oiTerverò in primo luogo alla Cappella de* Barberini fotto 1* Altare una lapida del famofo Fran- cefco da Barberino, Poeta, Canonica,ed Oratore. I ver- fi che inefa fi leggono, fono componimento di Giovan- ni Boccaccio celebratiffimo, e fono dagli eruditi ammira-. ti, e tenuti in pregio. Inclita flange tuos l aerimi $ V Uremia Cime s,
Et Tatribus tantis fundas orbata dolorerà , Djtm re de un t Domini F rancifeifunera mente De Barberino, et Nati: Nam Judicis omne Gefserat officium, fua. corda cadendo reatu > |
|||||
ihihS'ed fatte eXteJttì^atuM^éfuid JotJuiiUtrogite'
Jufe fuìplgemtoryfed filo, filius uno\ : { 0 } t i&eijieetttm ìaujts ^pa funtei^ilik^ Petali :vt
:£&*c ,/**jti*jS^y lapide fòjttiì quìbus ultima cljàujtp Herfida mort oculos » fauci? dilata diebuj Strage fùb & quali, ^«^ tqtum terxuit orbem. j ► on a I» &/\r fenario t^uater auBo mille trecentisti oXìrrj Appreflò ai quefta Cappella, fegue il baffo rilievo di Mila-
no d'Afti figurato armato con quelle lettere. So Ilicitut, fidufyùetuis• Florentia guerrit
Armiger Aftehfis jacèt hae Milatfus in Urna Angufti cui nona dies>fufo ultima Vita Sex nowiefyue decem ter cent um milk fub annit* '"■" * ■• .-■« " * > .'■ '_"■ ■ *.
Quefti era flato per parecchi anni Marefcalco dei Fioren-
tini, come dice A' Ammirato Lib. 15. p; 571; e nafceva d'Arrigo dei Raftrelìi Famiglia |ìlu|lre dell^ Città d* Afti in Monferrato > Viene poi il Sepolcro di Gjovan Francefco Magalotti* uno degli Òtto di Balia, fatti dalla Repubblica per la Guerra contra Gregorio XI, i quali in Firenze dal Popolo erano chiamati gli Otto Santi, lo che faputofi dal Papa» loro pofe nome gli Otto Diavoli* Morì nel 1377. e con gl'onori più ftraordinarj a fpefe della Repubblica , jia quale volle , che jfì ponelfe nell* ar- me di lui a lettere d' argento Libertat, vi è cjuefto Epitaffio Alila lapida, HIC IACE7 PRVDENS ET VENERABUIS VlR
IQÀ^NES FRANCISCO DE MAGAI.QTTIS,
QVI DVM ESSET DE QCTO BALIAE PRO
I)EFENSIONE JPATRIAE IVSTE PVGNAVIT.
OBIlt ANNO MCCCLXXVII, MENSE IVLTI ,
CViys ANIMA KEQVIESCAT IN PAGE.
Da qUefta banda pure «el braccio della traverfa vedefi in
L 2 ter-
|
|||||
/
|
|||||
terra f&»l£tt**ift JàpMk^effigtó^ì Biòtte* degtì tortini
d* Arezzo, che fu :ì'n K5ueréa Centrale de? Fiorentitw , in prò de* quali àVfendèVàlorófeìiiélite c^ffifeattut^ <^Ofitra i i^ilkni^ltaNWRJÉ^^RfelSNtó^i^ìSiJteCapitano, ^©¥de al corpo fuo mòrto nel 1358. ( l'Ammirato dice 5^. ) fu- rono fatte dalla Repiibbiiea orioiadffime Eftquie 'j 5con 1* appreflb ifcì&toftè-* *\&w sfàm m\m"^ omìrs^ tTvS si HKMÀCET CORPVS GENEROSI, ET EGREGII MllJTlS
«&HM XÌ0)(I)MlélIlM(ÌRIÌTlDE\^MR3^IIS ,■ ÒBILT/AfVrTÌEJ«fìl'ì:if-qà ANNO MCGCEVm DIE) FERO: TI. MENSIS AVG^Ttì, C CVIVS ANIMA PER MI5ERICORDIAM DEI
REQVIESGAT JN PACE . VBERTÌNYS DE.VRElt ; rTINIS CHITrGNANI ; PONDI Q^I C^MES , INSTAVAA^t OVRAVIT Mi.iD.QMV, MpLXX. \[ E in memoria del medefìmo, Biordo fonovi quefti verfi.
> v . ; 'Jnfignrs hello Miles i fidèiqtte njetttfrdt f ' f 0i
* £>#* vlarùm fyetimen^ mornfndecnf,Imlita Troiès
! • > e* sg^ jj^ertìnis i iBtò'rdui) t^ttil cult òr haneflì I • Qkìqtte {yvmes fùlatimts trai jfitb termine teBuì % Mie■ jmeiL 3 & ineriti faìna teieimntur honores. Di quefta famiglia, ci è fepoko ancora Gualtieri > gio-
vàrfe valorofo, il quale , come comptefo nel bando ge- nerale fatto cbntra la Famiglia degli- libertini » fu deca- pitato in Firenze"y e riferifce' 1* Ammirato Lib.' io. pag. 398. che portato coflui alla fepolturai non Orlante elfere in due pezzi partito , incominciafle a dibattere , e dri- collare per un tratto di baleftroidando tante forti fcofle alla Calìa, che portò pericolo di cafcare da ctofifo a colo- ro) che la portavano » Ma diamo, uri" occhiaia ad altro Bepofito àpprerfq la Cappella de* Serrìftoriv jrì elfo fotto Laftrone di marmo e%ndofeppellito Lodovico degli Obizzi da Lucca , in baffo rilievo fcolpita è la fua effigie con a- bitp Militare, effendo egli ftato uno dei famofi Capitani, the aveflero i Fiorentini , il quale, dopo un lungo , e^ fé*
|
||||
8$
fedele fervizio , fpedito in foccorfo del Conte Alberigo
a Zagonara, ove rìmaiG'i PiorentiJiiifiirierati dalle genti del Ducaci Milano, Lodovico valorofamente combattendo vi "r£ftòc mottd mi 1424»e fopra alla fejjèltura alla parete leggeflV W$ hX*ì^ 1] .K.e-C «■"' i /()>'!.v;.* s *'" '10% -''iL'f''i/. jft. i\-} fjììjlJii':. TH'; imi Idilli' 'Jlì \
' NOBILISSIMO AC FORTISSIMO VERO LODOVICODf
OPIZIS CLARISSIMI EQVITIS LVCANI FILIO, QVI AB ADOLESCENTI^ SVA SENECTVTEM VSQVE EQVESTRI MILITIA VERSATVS, DIV FIDELISSIME, ET HONO- RIFICENTISSIME IN HAC CIVITATE MERVIT, ET TANDEM ApVd ZAGONARAM GALLIAE OPPIDVM 1 IN TLLA INFELICISSIMA PVGNA NE VENIRET IN HOSTIVM POTESTATEM VIRILITER OCCVBvtfr AETATIS SVAE L1V, |
||||||||||
E moltiflìme fono altresì le lapidi indicanti le Ceneri di
uomini infigni nel Governo della Repubblica , come quella collocata nel pavimento della navata dimezzo, coli' effi- gie in baffo rilievo di Bartolommeo Valori , e ì' epitaf- fio dice . |
||||||||||
GRAVISSIMO AC PRVDENTISSIMO GIVI
PERrOMNEM VITAM IN REIPVBL1CAE NEGOTIIS
LAVDABILITER VERSATO , SVMMISQVE HONORIS
GRADIBVS FVNCTO, BARTHOLOMEO NICOLAI
TALDI DE VALORIS. OBIIT DIE XI.
SEPTEMBRIS MCCCCXXVII,
|
||||||||||
y f s * ' ■'■;■■;■ ■■- ■ . ■■■ >■-■ ■■ ... ». ■■■■.._, ^ ^
% di altri bravi Cittadini vengono Je feguenti Lapide
con iscrizioni. |
||||||||||
A Vh
|
||||||||||
\
|
|||||||
W9>
Q^móUì «ki 0 lg& olir • si ni <-■ ?'-""• rfliafcnaì ifoM
, ; :!;/ ^ VIVIANO FRANCHI, - a. ì o ;
tibftuij&dusQ^ : ni£>n silo : '." .-■■'■:■•■■ '-^.;.- i t.'Otì'i ■".;/" ■■■ ,:..i- Ibfa VIVTAN! FRANCHI CINEREA, ATQVE ■ OSSA SEPVLCRVM HOC CLAVDIT, COELI COLIT ALTA SPIRITVS ARCE* HIC SEPTEM ET TRIGINTA ANNOS POFVLARIA IVSSA PRAESCRIPSIT, CVSTOSQVE HABVIT FIDVSQVE VlGflLQVE OBIlt",IÌKJyE AGITaNS; VRBS FVNÈJIÀ cl.ARÀ^EREGIT |
|||||||
A BOCCACCINO ALAMANNI,
BOCCACCINO ALAMANNI VIRO CLAR0,, AC BENE DB
REP. MERITO, FRANCISCI SFORTIAE ME^DIOL, DVCIS
CONCILIARLO, PIIENT1SSIMI FILII OpTIMO PARENTI,
AC SIBI, FACIENDVM CVRARVNT, VIXIT
AN, LXIII,
A FRANCESCO B ARTO LINI BALDELLI.
ù rimi: '.>-;; - - ■ ' : ' : 'A- "" U ' ' ' . ."T
FRANCISCO BARTOLINIO BALDELLO NOB. FLOR.
GENERALI TABELLARIORVM M AGISTRO , ET FERDINANDI
FRIMIM. DVCIS A SECRETIS IN PRIMIS CARISSIMO,
POSTERI EIVS HOC MONVM. 1NSTAVRARVNT
AN, MDCXLVI. *
E prima di favellare dell'ultime Ceneri.» non disdice
qui notare ciò che trovo nel Sepoltuario di Santa Cro- ce al numero" 137* ,1 Sepoltura di Mefler Ouido Forte- „ bracci da Montone „ la quale io ho cercato, * ricer- cato, e fpk> mi fono avvenuto a "trovare un laftrone di marmo col mille/imo 136&. ma nei fuddetto Sepoltuario di frefeo aggiunto leggeri „ Sepoltura del Conte Carlo, „ e della Sorella del Fortebracci da Montone „ e vi è 1* arme, che è una tetta d'Ariete. Nel detto Archivio però al numero 18. evvi il te/lamento di Lucrezia già fi- glia del celebre Fortebraccio, e dice come fegue ; £0- JJW-
|
|||||||
* i
|
|||||||
ffff
mina Lucrala fil. olim Magnifici & Getterò fi Militi $ Do-
mini Bracci de Montone pop SanBz Felicitati* Fior. Vxor primo q. Nicolai Vieri Aloifii de Guicciardini*, & poftea Ux.olim Baftiani Vguccioni* de Cappouibu* fecit teìlamentum &c. lafciò a Bartolo olim B art oli de Gianfi- gliazzi figliuolo di Donna Lodovica fua forella. Ego Pe- trus fil. olim Ser Ioannis Ser Anfelmi de S» Miniate Fior. i<. Novembri* 148& 1 'r A FORESE SALVI ATI CON BASSO
RILIEVO E ARME.
Jfof i& Sdiviati* in marmoreo monnmentQ
Militis Egregii Domini funt Offa Forefi*, Qui patria ferven* fuit , & fincerus Amator Chriìie tibi requiem, lucemque perenne precatur • VII. E venendo per ultimo le Ceneri erudite, ci Fa-
remo da quelle di Galileo Galilei famofo Matematico, ed Agronomo . Furono quelle confervate per lungo tem- po in luogo appartato nella Cappella del Noviziato fino a che fé gli facefle in Chiefa un proporzionato Sepolcro al fuo gran merito. In oggi adunque veggonfì trasferite nella nave a Tramontana, vicino alla Cappella de' Ver- razzani , con un vaghiamo Depofitp di marmo alla pa* rete. Il difegno è di Giulio Foggini Ingegnere, il butto è di Gio: Batifta Foggini , e le due Statue a* lati della Urna fatta con pulitezza , dimostrano il valore di due^* eccellenti Maeftri de'noflri tempi. Quella» che rappre- fenta TAfìronomia è di Vincenzio Foggini , e la Geo- metria di Girolamo Ticciati, ambedue di marmo bian- co nel color vario facienti una vifta belliflììna, eoo |fcri* 2Ìone, che è la feguente ; |
|||||
GA-
|
|||||
GAUtABVS GALILAEIVS PATRPCIVS FLOR,
GEOMETRIAE, ASTRONOMIAE, PHILOSOPHIAE MAXIMVS RESTITVTOR NVLLl AETATIS SVAE COMPARANOVS HIC BENE QVIESCAf
VIXITAK. LXXVIII, OBUT AN.cip, io. c.xxxxu.
CVRANTIBVS AETÉRNVM PATRIÀE DECVS
X VIRIS PATRICIIS HVJVS AEDIS PRÀEFECTIS
MONI^NTVM. A /VINCE^TIO VIVIANIO MAGISTRI CINERI
SIBIQVE SIMVL TESTAMENTO F, I.
HERES IO; BAPT. OLEm|nÉ NELLIVS IO. BAPT. SENAT. FIL. LVBENTISSIME ABSOLVIT i ,v
AR spi%, ID. AC. xxxyiu E fé degno -è queil* epitaffio , mi piace qui rapportarne
un'altro in lode del fuddetto Galileo, fatto dal Signor Giovanni Lami > .itampato nella fua dottiifima Differta- zione Ì?« TeBa Fatrum ;Nicanorumfide % ove dice: c. Mie etiam .audaei fenetrans e&leflia Temala m{ Ul
Intuita , patefecif iter .Steliantis Olyrnjti \ Vijìhus :humanis\ fragili's- ope molle metalli. Mm eHjzm ignotos deprendiì in Mhsrp mundos, . Jitque no<vis princefs fiellis no^a nomina feci>* Et rerum expJicuit toto miracela Coelo * Quid quod i$ igniferi radiantem lampada folin, ,v InfeBis iur^em maculi s ferrugini s etra Itidit fójjt $$wmim jlu]j>u£rmt facula monfirumM
Poi contiguo aiquerìp mi giova notare un altro Depofi-
tp parimente di niarrnp col ritratto } e ftatua di AlelTan- dro Galilei Ingegnere celebratiffimp in Roma , e in Fi- renze •.. Quella è diligentiflìma opera del foprallodato Tic- ciati , di cui è altresì il difegno, e leggefi queil' Epitaf- fio; |
||||||
D. O.M.
|
||||||
:
|
||||||
D. O. M.
ALEXANDRO GALILEI PATRICIO FLOR. MATHEMATICO
ET ARCH1T. CLARISS.
QVISEPTEMANNIS APVD BRITANNOS SVMMA CVM LAVDl'
VERSATVS
A COSMO IH. ET IO. GASTONE I. MAGNIS ETK. DVCIBVS IN PATRIA REGIIS MVNIMENTIS PRAEPOSITUS . : ( A CLEMENTE XII. P. M. ROMAM EVOCATVS
' -, FACIEM TEMPLI FLOR. NATIONIS '
SACELLVM CORSINIAE GENTIS IN LATER. BASILICA
AVGVSTAMQVE BASILICAE FRONTEM CVM PORTICV EXCITAVIT
QVIBVS VIX ABSOLVTIS MORTE PRAEREPTVS MAGNVM SVI DESIDERIVI
CIVIBVS EXTERISQVE RELIQVIT, OBIIT ROMAE XI, KAL> IAN. [ìi AN. MDCCXXXVII, AET« SVAE XXXXVI. - IBIQVE lACET IN ECCLESIA S. NICOLAI IN ARCIONE AD RADICES MO.NTIS QVIRINI
...GALILEVS ET ANTONIVS PATRI SVO OPT, MERITO- MOESTISS, POS VERE .viV-.n j
Allato a quello Depofito nel pavimento alla Cappella
degli Zanchini viene il Sepolcro del fpprallodato Lapo da Gaftiglionchio, nella di cui lapida leggefi : Domini Lap de Cafiilionchio J)ecretorum DoBoris 4$* fuornm mccc- xiv, ed eflendo certiflìmo; , che morì nell' anno igSo» fa d' uopo dire, che egli vivente fi facefle la Sepoltura, e che pofcia morto, dal Nipote follerò aggiunti i ver* fi feguenti; Si Tifo, quos patria, & niirtus tit^e maxima fafccs
Tradidit, exilio perdi di t insidia* , * i Mt tua non odium^ non mors, non tempora pojfunt
;Ferdere , qua reparat nomina darà Nepos , E chi volelTe fapere i gran meriti di quefto Inilgne Dot-
tore , e Scrittore, legga la vita di lui eruditamente fcritta dal Signor Abate Lorenzo Mehus con belliflìme notizie Tom. I. Par. J. M dal |
||||
I
|
|||||
dal rnedefimo raccolte i e fatte (lampare in Bologna 1753.
Dalla fìeffa banda parlata poi la porta del fianco s'in- contra il fuperbo lavoro di Derìderlo da Settignano , Maeftro, che ha fatto , e farà ftupire tutti coloro, che guardano le fue opere , e maflìme quefta , nella quale ve- defi diacente al naturale Carlo Marzuppini Aretino fo- pra la Gaffa con abito Civile , ed un libro. fui petto, il tutto;effendo di marmo mirabilmente intagliato, fono i fogliami condotti con ertrema diligenza, e grande oltre ogni ftima è rinduftria , che fi fcorge in due fanciullini, i quali di vero paiono vivi > fembrando di carne tefta } braccia, mani, e piedi: chi poi confiderà una Madon- na; che è di baffo rilievo fopra il Sepolcro in un ton- do, ed alcune erbe , che fanno ornamento ad una nic- chia appiè della Gaffa , dubiterà fé fìano di marmo, ef- fendo dal naturale poco , o nulla differenti. La ifcrizio* ne £ quefta: * h ,-;' Sifte>> mdes magnum qua ferwant marmora Fatemi
Ingenio cuius non fatis orbis erat
Qua natura, }>olus,qua mos ferat, omnia no^it Karoius atatis gloria magna ifux,, 1 r-
Jlufonia , àf Graia crines nunc folcite Mufa s i i Occidit heu zefiri fama, dccufquc chori .
Ma giacché ih Eoe ta-fi contentò di alcune lodi generali}
non credo , > che difpiacerà, fé di quefto Valentuomo rammenterò alcuni fuoi meriti . Tenne egli nella Repub- blica Fiorentina il pofto di Segretario dal 14.44. fino al 1453. anno della fua morte ; fu dottiffimo nelle Lingue, Greca, e Latina fuperando in eloquenza ed acutezza d' ingegno ogni virtuofo dell'età fua 5 e confervanfi nella Libreria infigne de* Medici alcune fue operej che danno vera teftimonianza de* fuoi ricchi talenti. Fu quello, che a nome di tutto il Popolo Fiorentino nel 1452. par- lò all' Imperadore Federigo III. venuto in Firenze, reci- k tando una bella ornata diceria alla prefenza di Cefare Bel Monaftero di S. Gallo . Morì ai 24* di Aprile deir anno
|
|||||
91
anno fuddetto, e gli furono fatte dalla Repubblica ono-
ratiffime Efequie, ed incorpiiollo di alloro Matteo pal- mieri . Appiè di quefto Magnifico Sepolcro nel pavimen- to evvi un ladrone di marmo , nel quale fi vede fcolpi- to in baffo rilievo Gregorio Marzuppini in abito di Dottore di quei tempi) qua trasferito dalla Chiefa di S. Frocolo, per opera di Giovanni Marzuppini fuo figlio, il quale vi fece incidere queire parole : C GREGORIO MARZVPPINO CIVILIS , PONTIFlCIIQyE *
JVRIS CONSVLTISSIMO, ET QVI GALLICI REGLS
SECRETARIVS, IANVENSIVM VRBEM IVSTE;
PRVDENTERQVE MVLTOS ANNOS PRAEFECTyS REXERAT ,
IPA-NNES FIL» PARENTI OPT. POSTERISQVE , FACIVNDVM
CVRAYIT VJXIT 4N. LXXXX.
IX. A dirimpetto a quefto nella nave di mezzodì
appreffo alla Cappella de'Serriftori in un Sepolcro fimi- le appoggiato alla parete, vi è Lionardo Bruni Aretino, figurato fopra di un feretro di tutto rilievo , arricchito di rabefehi, fettoni, ed altri ornamenti lavorati con tut- *ta fquifitezza da Bernardo Roffellini Architetto, e Scul- tore braviamo. La Madonna però che fi vede in alto è di Andrea Verrocchio, tenuta in pregio dagli Artefici, ed ammirata » Fu Lionardo Aretino principal Segre- tario del Senato Fiorentino, nella* quale onoratiffirna carica fervi prima i Pontefici Innocenzio VII. Gregorio XII. Aleffandro V. e Giovanni XXIII. fino al Concilio celebrato in Coftanza , con fomma integrità, e lode. Di poi occupò il ragguardevole pollo 3i Cancelliere della Repubblica Fiorentina, della quale fcriffe una Cro- naca divifa in 12. Libri, in cui fono le Guerre d'Italia feguite fino all'anno 1404, fi morì nel dì nono di Marzo del 1443. e con nobiliflìma pompa portato fu a fpefe pubbliche a feppeliire , fpiegando le fue gefta con erudita orazione GiannozzoManetti famofo dicitore di quei tem- pi , dopo averlo incoronato di verde lauro folitoed onora- tiffimo contraflegno de' poeti di prima fama , parlano di M 2 lui
|
||||
9*
|
|||||
lui il Sanfovino Libro» 14. Matteo Palmieri, nel fuo Li»,
bro de Temporibus <> ed un Epitaffiio incifo nel caflfone di marmo , eh* è il feguente : foBquaml^eonardus e mita migrami' ,
HiBoria luget, Eloquentia muta eft ^ i-y:^, ^Merturque Mufas tum Gracas , tum Latinas lacrima* tenere non potuijfe: X. Si vede pofcia » tornando alla porta maggiore
della Chiefa per la medefima Nave , il Sepolcro di Mi- chelagnolo Buonarroti , fovrano Artefice , e Maeftro del- le tre nobili Arti „ lv belliflìmo-( giufta il Bocchi) que- ,, fto Sepolcro e per l'Architettura , la quale è rara, e 5, per le figure, che fono di mirabile artifizio . Intorno ?, al Caflfone adunque fono tre fuperbe figure di marmo, & la Pittura, la Scultura,. 1* Architettura, nelle quali tutte „ fu Michelagnolo oltre ogni ftima maravigliofo. LaPit- 3, tuia è di mano di Batifta Lorenzi ftimata molto per ?, lo difegno , ove quefto Artefice molto valfe ; me- M fta vedefi : quefta figura nel ìembiante, ed abbandona- ,, ta dalla virtù del Buonarroti,. e perduto il vigore iru „ fue belliflìme fattezze , oltre modo moftra di eflfere af- 59 flirta 5 con fomma induftria è panneggiata, e. con tan- ,5 to giudizio nelle mani, nelle gambe,e nella tefta èla- „ vorata, che chi è intendente non ce(Ta di darle lode . 5, La Scultura/poi, che ha ili luogo del mezzo, che è di „ mano di Valerio Cioli, è tenuta in .pregio dagli Arte- » fici, la quale appoggiando* la tefta in fu la: deitra*aria- ,) no? moftra un ecceflìvo dolore. AppreiTo viene la figu- „ ra. dell' Architettura, che è di mano di Giovanni deli* ,, Opera , ed eccede nella bellezza le due Statue di fopra 9k.nominate. Molto è gentile nel fembiante , ed in fue fat- ,, tezze , fono graziofe le braccia , e la tefta, ed i pan* 5, ni così bene li-anno indoflb alla Perfona , che fa non Cl 5) doleflè per la morte di Artefice cosi raro., parrebbe, 3, che all'ufato lavoro voleffe por la mano . La tefta di j, Michelagnolo fopra il Sepolcro è di Batifta Lorenzi „ lavo-
|
|||||
91
j/J lavorata con molto fapere g ed oltre la fomiglianza del
Vf vivo, che vi è {ingoiarey è giudicata da tutti nella „ difficoltà delle parti, che fia fatta con felice agevolez- ,, za. Le figure dipinte fopra il Sepolcro fono di mano 3. di Batifta Naldini, fatte di vero con induftria rara, e ,, commendabile. „ Sin qui il Bocchi. Ma perchè la ter- za Statua di Batifta del Cavaliere a rimirarla davanti pa- re, che dia indizio della Scultura ancor'ella, poiché tie- ne in mano un modello abbozzato, e chi riguarda appiè di detta figura dalla banda deftra vi vede pennello, fco- dellini, ed altre cofe appartenenti a pitture, io riporte- rò le parole di Raffaello Borghini a pag. 83. del fuo no- bile Dialogo „ Io vi voglio dire la cagione ( aggiunfe „ il Sirigatto) di quefte infegne, che due cofe pare, che „ dimoftrino. Egli fu ordinato da principio da Don Vin- ,, cenzio Borghini Priore degl'Innocenti , che fi mettef- „ fé la Pittura nel mezzo* e dove è oggi la Statua di „ Batifta del Cavaliere foffe la Scultura , e così furore ,, date a fare le Statue, e Batifta fu il primo a comin- „ dare a mettere in opera il marmo , e già avea alfai „ bene innanzi la fua Statua , avendole fatto in mano „ quel modello, che ora le fi vede; quando gli Eredi di ,, Michelagnolo applicarono al Gran Duca , che facef- ,, fé lor grazia, che fi doveffe mettere la Scultura nel mez- ,, zo, sì perchè Michelagnolo era ftato in quella più ec- „ celiente, che in alcuna delle altre: e sì perchè egli 1* „ avea fempre più ftimata , e più tenuta in pregio : e Sua ,i Altezza concedette loro quanto dimandarono ; onde ,', Batifta , -che avea già accomodata la fua figura, per „ darle luogo in fu quel canto, dove oggi- fi vede, non ,, potendo metterla nel mezzo, bifognò, che la fua Sta- >5 tua, che per la Scultura avea fatto infino air ora , tra- „ mutafle nejl& Pittura : e quefto fece con farle quei con- ,j traffegnij che ai piedi fé le veggono ;, né volle levar- „ le il modello dalla mano, del che ebbe ragione per „ non dar difgrazia alla fua figura , la quale avea già 3, quafi fornita in quella attitudine. Gli altri, che erano ss molto indietro colle Statue loro , facilmente fi acco- „ mo-
|
||||
t;
|
|||||
„ modarono a quello, che fece di meftiero * Perciò non
„ vi maravigliate delia Statua di Batifta, fé nelle Infe- rì gne, che porta» pare , che due Arti accenni ,, E pri- ma di abbandonare affatto il Borghini , oflerviamo la nota» che il Chiariamo Canonico Bifcioni Bibliotecario dell'Imperiai Libreria di S, Lorenzo fa fui merito di Mi- chelagnolo in querce tre Arti . Dice adunque così: ,,, Molti Valentuomini , ed in quefte Arti eccellenti/fimi „ reputano» che 1*Arte, in cui più che in ogn* altra: „ Michelagnolo fu miracolofo, folle l'Architettura , per-j ,, che in erta fuperò i Greci, dove nella Scultura gli pa- „ reggiò, e nella Pittura rimafe inferiore forfè anche ad „ alcuni, che intorno al fuo tempo fiorirono ,, A così nobile Sepolcro fi legge il feguente Epitaffio ; ... -\ e : y\i . ■ :-©., :. Q, M. \ u e ir;. \
MIGHAELI ANGELO BONAROTIO •■:.
E VETVSTA SIMONIORVM FAMILIA
SCVXPTORI, PICTORI, ET ARCHITECTO
FAMA OMNIBVS NOTISSIMO
LEONARDVS PATRVO AMATISS. ET DE SE OPTIME MERITO
TRANSLATIS ROMA EIVS OSSIBVS , ATQVE IN HOC TEMPLO ■
MAIORVM SVORVM SEPVLCRO CONDITIS
EXHORTANTE SERENISS, COSMO I. MED. MAGNO ETRVRIAE DVCE
P. C.
AN.SAL.MDLXX. VlXiT AN. LXXXVTII, DIES XV. Segue un altro Depofito con la memoria di due illuftri
Perfonaggi di quefta Famiglia , come diconp le due I* fcrizioni qui appreflb; i ;: v; ,; > . D,' G. M.
FR. FRANCISCO BONAROTIO LEONARDI FIL. ; EQV. HIEROSOL.S.IOANNIS BAPT. IN FONTE COMMEND.
FRATRIS ANTONII DE PAVLA M. M. PRO LmGVA ITALICA A SECRETIS PRVDENTIA i FIDE , ANIMI CANDORE , INSTITVTORVM , t AC RERVM GEST. SVI ORDINIS ÈXIMIA COGNITIONE EXCELLENTI
MICH.
|
|||||
9%
MICH. ANG. B. VT PENES OSSA MAIORVM
|
|||||||||
■■ ..
|
|||||||||
VEL NOMINIS XOCVS ESSET. FR. SVAVISSIMO POSVIT.'
OBIIT MELITAE
IV. NON. OCTOB. AN. SAI. MDCXXXII. AETATIS SVAE LVITI. Quefto terzo Epitaffio è compofizione del Signor Dot-
tor Propofto Anton Francefco Gori a' letterati notiflìmo per le molte lodate fue opere pieniflìme di erudizione antica, e moderna» PHILIPPO BONAROTIO SENAT. FLOR,
MAIESTATIS ETRVSCORVM REGVM ADSERTORI
IVSTO, SAGACI, PRVDENTI,
, SVMMO ANTIQyiTATlS INTERPRETI, IVRlS SCIENTIA
HATVRAE ATQVE HISTORIAE COGNITIONE INGENII MONVMENTIS
SINGVLARIS MODESTIAE PROBITATISQVE EXEMPLIS CONSPICVO
FAVSTA MAL VOLTI A' VX. ET LEONÀRDVS HLIVS
MOERENTES POSVERE
VIXIT AN. LXXII. DIES XX. OBIIT VI, IDVS DEC, AN. CIO. io. CC. XXXIII. Allato a quefto viene il bufto di Pier Antonio Micheli
con Epitaffio degno del fuo merito, ed è il feguente ; PETRVS ANTONIVS MICHELIVS
VIXIT AN-LV1I. DIES XXII. IN TENVI RE BEATVS
OMNIS HIST. NATVRALIS PERITISSIMVS
MAGG. ETRVRIAE DVCVM HERBARIVS,
INVENTI? ET SCRIPTIS VBIQVE NOTVS
AC PROPTER SAPIENTIAM, SVAVITATEM , PVDOREM
OPTIMIS QVIBVSQVE AETATIS SVAE EGREGIE CARVS
OBILT IV. NON. IAN. MDCCXXXVH.
AMICI AERE CONLATO TITVLVM POSVERE *
|
|||||||||
LE«
|
|||||||||
§6
LE Z
|
|||||||||||
MrMy
|
|||||||||||
IONE VII.
|
|||||||||||
DI SANTA C R O C £ IV.
|
|||||||||||
Opo un* intero ragionamento delle Cé-
neri di Santa Croce , io non crederei che mi folle aferitto a colpevole filen- zio, fé io tralasciato abbia altre illuftri Sepolture,, che fono in quello Tempio; conciofiachè a tutti e noto, che io ferivo una Sacra Iftoria , e non un Se- poltuario , il quale per altro è flato con diligenza deferirto da Stefano Roffelli, ed in oltre i Padri Minori di S. Francefco dirimpetto alla Sagreflia loro, tengono collocata una tavola, *ove notate fono le moltijTime Sepolture „ Ad altra adunque ragguardevolez- za di Santa Croce yolgendo lo fguardo, ofiferveremo in quefta Lezione le maraviglie degl'Altari componenti per vero dire un'Accademia de* più bravi Pittori antichi > e moderni, rilevando iniieme con la faggi* feorta di lo- dato Cenfore alcuni difetti delle pitture fteffe, ma fic- come le ombre accrescono fplendore alla luce, così que- ite critiche pyTervazipni renderanno il tutto ancora più pregevole;. II, Jl porgere fui fcelprincipio un efatta ferie delle
Cappelle di Santa Croce farà a mio credere cofa curiofa non men che neceflaria, per dare opportunamente una guida, o flvyero lume nel lungo cammino delle noftre ofìervazioni, Imperciocché fé la moltitudine delle cofe fuole generare confusone, il narrare qui degli Altari la vaghezza, delle tavole il raro pregio , e di quefle gl'i ec- cellenti Autori, inevitabile farebbe certamente la ofeu- rità, e facil cofa a fmartirci nella folla, né da ufeirne cosi di leggieri. Baiti il dire, che 37. fono le Cappelle, che
|
|||||||||||
che io ììdiico a 3^., dovendone tralasciare una, la qua-
le eflendo da'Sacri Canoni condannata, farà dalla mia fìoria meritamente efclufa, non già in riguardo del Fonda- tore ., che fu Giovanni Zanchini da Caftiglionchio, famiglia, che diede a Firenze il famofo Iurifconfulto Mefler Lapo, che appiè della Cappella, come il è detto , ha un meritevole E- pitaffio, e da lui difcendente fu Bernardo Canonico Fio- rentino, Scrittore di una Cronica de*fuoi tempi > Ma noi riproviamo -quefta Tavola per la licenza dei Pittore Agnolo Bronzino, il quale per, inoltrare la fua perizia in dipignere ignudi, in quella Tavola volle rapprefentare varie figure di ogni feifo contra le leggi della modeftia » fino a fcandalizzare ^follino de* Pazzi nobile , ed inge- gnoso Poeta, di cui foao ifeguénti veri* Mutivi a que- ita Tavola: p-m < u; Scujt il Tittor chi gmrda, e fermi il fajfb »
Ter che Vintenzion fua fu di far quejlo , ,?,j Di formar Crifto, i Sfinti > e il refi® ,: ,f *ì : ì Ma egli sbagliò dal Yaradifo al éhìdjfpij *\ >;a;. Venendo adunque alla ferie delle Cappelle;, diremo, che
a man manca nell'entrare, la prima Cappella è della Fa* miglia de* Verrazzani, de* Medici la feconda , de' Berti la terza in oggi paflata a* Mafetti , la quarta de* Gui- dacci, e Rinuccini Conforti, la quinta della Famiglia de- gli Afini , e la fefta della Concezione iufpadronato de* Frati : dopo la porta éi fianco viene la Cappella de* Bif- foli, e voltato il canto della nave, principia l'Altare de' Rifaliti, e fegue la Cappella de* Duchi Salyiati : nella te- irata della traverfa la Cappella de'Baxdi vedefi unita alla Cappella de* Niccolini, e camminando per retta linea all' Aitar Maggiore, trovanti cinque altre * le due prime de* Bardi, de* Ricafoli la terza , de* Benci era la quarta,paf- fata al Senatore Ferrante Capponi, e l'ultima degli Spi- nelli . Nel mezzo s'innalza l'Aitar Maggiore degli Ala- manni j e vengono cinque Cappelle , che fono de* Bar- di, de'Peruzzi, de* Giugni, de' Galderini oggi de' Ric„- Tow. I. Far. L N car- |
||||
£8
cardi § e de' Morelli è la quinta . Viene la Porta dell' an-
dito della Sagreftia, ove in facciata fcorgefi la Cappella di Cofimo de' Medici Pater fatriét, detta del Noviziato > e nella Sagreftia la Cappella de* Rinuccini; Tornando in, Chiefa * incontrai la Cappella de'Baroncelli, pattata ne? Giugni, fegue quella de* Pinzoeheri lufpàdronato de* Ca- fteliani, cui contigua è l'altra de'Barberini : rientrando poi nella Nave a mezzodì principiafi da quella' dé'Serri- ftori, e dopo la Porta del GhioftjrO vengono gli Altari de' Cavalcanti , de' Pazzi, de' Corfi, degli Za ti, de'Buo- narroti, e dell' Antella già degli Aìamannefchi, o fi vo- glia degli Adimari, e traile due Porte la Cappella de'Di- ni. Quefta è la pianta degli Altari con queir ordine» che fi trovano di ptèfente,: tfalafciandofi di notare le Cappelle neir antico, innanzi che il Duca Cófirno I. vi faceffe metter mano ad abbellire la Chiefa, la quale ol- tre un gran numero di Cappelle intornò intorno al Co- ro , avea tutte le pareti dipinte a.freico rapprefentanci i dolorofi mifteij della Paffione di Grifto, e^ benché a tut- to fofle dato di biancoi tuttavoka volle l'Altezza fua , che nelle nuove tavole ripartite ordinatamente giù per il còrpo della Chiefa, da valenti pittori fi effigiaftero i fat- ti più fingolari operati da GesùCrifto per la umana Re- aenzione . III. li principiando dalla Cappella de'Serriftori , che
è la prima nella Nave dalla parte di mezzogiorno, vede- fi in quefta tavola ; quando" il Signore fopra 1* Àfìna entra folènnemente in Gerufalémme , le figure per colorito, e difegno fono mirabili, efprimenti a puntino il concetto della Storia: un vecchio, che ride per fegno di letizia }' il non refpirare folamente lo dimoftra dipinto, e fé dob- biamo credere ài Cinelli, quefta Tavola fu principiata dal Cigoli, e terminata dal fuo più bravo difcepoloGiovan- ni Biliberti , poi reftaurata dal Salveftririi per aver pati- to dall'umido ; del Cigoli fono la tefta del Vecchio, quel giovanetto, che coglie i rami d'ulivo, e la figura di Gè* su Crifto. Alla Cappella de'Cavalcanti , che è fuor d' ordine j e di architettura diverfa dalle altre 5 Donatello con
|
||||
ti.
|
|||||
99
con iflupendo artifizio lavorò di macigno la Nunziata $
dove la figura di Maria è panneggiata con tale intelligen- za , che 11 riconofce la Perfona a'panni , che le fono di1 fopra, e le attitudini fono graziole si della Vergine ,chc pare, che fi ritiri indietro, come dell'Angelo, mentre- che piega le ginocchia : il padiglione , che adorna la Cap- pella è pittura a frefeo di Aleflfandro del Barbiere , ed i Santi Giovambatifta, e Franeefco in un lato fono di An- drea del Cailagno, E tornando alle Cappelle moderne , a quella de'Pazzi, ove Andrea del Minga dipinfe la ora- zione neh" Orto ; fono gli Apoftoli di bel colorito > e* fprimenti mirabilmente gli affetti cagionati dal fonno » con quietare i fenfi alle eflrinfeche operazioni del cor- po , figurando pure arbori di vaga verzura, ed in lon- tananza nel buio delle tenebre notturne avvi Giuda Ca- po di fquadra, dimoftrante il timore, eia fpllecitudinc di un traditore. Nella Cappella de'Corfi vi è la flagella- zione, opera diAleflandro del Barbiere, che vi ha rap* prefentato un gran Cortile ben ordinato nelle parti del- l' architettura , apportando diletto all' occhio , che lo ri- guarda; il Crifto è divifato con molto fa pere > e tra'Mi- niftri tutti fpiranti rabbia ?è da oflervarfi quello, che Ila dietro alla colonna, ove non può eflere efprefTa con più vera attitudine la fierezza. Viene la Cappella degli Zati con una Tavola di mano di Jacopo Coppi fletto di Me- glio, ivi vedendoli quando Pilato morirà al popolo Gesù conforme a quelle parole Ecce homo, le figure fono co- lorite con forza, matTìrne alcune piccole, che appariro- no molto lontane dal primo piano f Appreffo vi ha nel- la Cappella de'Buonarroti una tela di mano di Giorgio Vafari, che vivamente morirà il portar della Croce di Crifto crudelmente vilipefo da un Miniftro, che tirando- lo con una fune, denpta in quell'atto fpirito di crudel- tà grande, parendo vero e naturale, e Maria qui non il può mirare fenza divozione , comparendo aflalita daeccef- fivo dolore, e come tramortita , ma foflenuta da S.Gio- vanni , e da una delle Marie . Segue all' Altare degli Ala- .mannefehi la Crociflflìone, una delle più pregiate opere N 2 .di
|
|||||
IOO
|
|||||
di Santi di Tito , Gentiliffima effendo la carne del'Crocififlb,
ed all' incontro di carne rozza ha effigiato i due Ladroni, bella è la Maddalena, che abbraccia la Crocei, e colori» te co» molta ragione le altre figure . W. V ultima da quefta banda è la Cappella de* Di-
lli. Ma prima, che oiTerviniì le lodatiffime figure , mi piace di notare , che appiè dell'Altare fotto lapida di marmo ftà feppellito Agoftino di Francefco Dini , i cui meriti notò Ser Angelo Angini nel fu© Diario a penna , che confervavafì preflb il Dottor Matteo Mercati, e gli- ce *, <i54S. a dì 9. di Maggio morì in età di anni 83. „ Agoftino di Francefco Dini, il quale era de* Configlie- „ ri del Duca Cofimo I. Sotterroffi in Santa Croce, fu „ accompagnato da tutti i Magiftrati, ed ebbe tre filze ,, di drappelloni, era Uomo molto reputato, e fempre „ ne* gravi cari della Città, e fu danno univerfale , a di ,y i^vdi detto mefe fi fé l'onoranza con tutte le regole, >y è Capitolo di Santa Maria del Fiore, andò la bara „ dal canto degl* Alberti, Piazza del Grano, e Piazza ,, de*Signori: coftò V Efequie feudi 1500. e la cera te- ,rnea dall' Aitar Maggiore fino alla Porta. „ Ora tor- nando alla tavola, in quefta fi vede la Depofizione dal- la Croce dipinta da Francefco de*JRoffi appellato il Sai- viari: ella è maravigliofa, e rariflìmia per il colorito, gì* ignudi fono di mirabile induftria, tli fomma bellezza le braccia, le gambe , e la tefta del morte Signore , ed è firmata molto dagl' Artefici la figura quafi tutta ignu- da di quello , che da ujia- Scala foftiene Crifto, mentre che al baffo è calato % * w 'V. E paiTando alla Nave verfo Tramontana^ fenza
punto'badare alla- tavola del Limbo d* Agnolo Bronzino, ci fermeremo alla tavola di Crifto morto in braccio alle Marie , co*ladroni ancora in Croce, cheapparifeono lon- tani, il quadro1 è copiofo di figure vagmfllme , opera di Batifta Naldini , e fatta fare dal Gavalier Lodovico di Francefco di Bartolommeo da Verrazzano , Ammira- glio Generarle delle Galère della Religióne di' S. Stefano, e che nel corfo di dieci anni mai fempre glonofò per |
|||||
le fue belle militari imptfefe in Levante ect afeovfe^ s
morì in Pifa Priore di Montepulciano? Fanno 164,7..', e di poi il fuo Cadavere fu portato a Firenze, e tumulato in Santa Croce, e fé fommo in quei tempi, che di ban- diere , e di targhe, e di drappelloni adornavanfi le Cap- pelle, onore dimoftrartte i meriti di quei che ivi feppel- livanfi i arrei un* abbondevolezza di qoefte cofe da illu- ftrare quefta tomba , né folamente con i parecchi ften- dardi tolti da Lodovico ai Nemici ? ma con quelli gua- dagnati da Giovanni di Pier Andrea di Bernardo da Verrazzano Scopritore dell* Indie } dette la Nuova Fr&nw eia» negl'anni 1523. 24. e 25. con acquifto notabile del- la Corona Francefe, con gloria dii* Nome Fiorentino > e con vantaggio^ di lioftra Fede. Ed a quefto facto Al- tare infiememente alle Bandiere Italiane aggiugnerei non poche cartelle rapprefentanti quelle terre ed ifole, che per confemone di tutti gli Scrittori Franeefi , Inglefi, ed Italiani, feoprì il noftro Giovanni. Appiè di quefto Altare fonovr però lapide onorevoli d'illuftri loro» An- tenati, che io tralafciando paflb alla Cappella de* Medici fondata da Fìrancefco Medici Canonico Fiorentino , e terminata da Monfignor Scbaftiano Medici, che tanto leggefi negli fpogli del Canonico Salvino Salvini preflb il Signor Fropofto Gori, cui fé il Mondo letterario tan- to, e tanto deve, io gli fono tenuto per avermi fatto Padrone della fua copiofa-, e rara Libreria. A quefta Cappella de' Medici fece Santi di Tito una vaghifEma tavola della Refurrezione di Crifto con arte grande, e naturalezza' nelle attitudini de'Soldati, e nel fembian- te loro fpaùtito, giacendo alcuni di eflì {tramortiti in terra. Alla Cappella de'Mafetti, fiata de'Berti, lo ftef- fo Maeftro ha dipinto il Convito di Emaus, ove con le maggiori ■ lodi offervano i ProféfTori la naturalezza di un Puttino in atto di ricevere da una fanciullina alcune ci- liege in un piatto . Nella Cappella de'Guidacci, il San Tommafo, che tòeca* la Piaga al riforto ~ Maeftro , fece Giorgio Yafari. Segue quella degl' Afini nella quale vie- ne lodata per opera belliflìma dello Stradano Fiammin- go |
|||||
\
|
|||||
lòf
|
|||||
go PAfcenfonfc* Dopo quella iacomtafi una Cappella ir-
regolare intitolata la Concezione con una favola di Giot- to 5 che è miracolosa. Viene.-la Porta laterale, fopra la quale avvi 1* organo fatto da MefTer Noferi da Cortona, e principiò a fuonare ai 6, di Giugno del 157^..L'ulti- ma finalmente di quefta Nave è la Venuta dello Spirito Santo all'Altare de* Biffali ,Pittura del Vafari ammirata, per le tefte delle figure, e un Coro di Angioli di dolcif- iimo colorito, E prima di voltare nel braccio della tra- verfa ofTerviamo una Pietà di Agnolo Allori nel terzo pi- laftro a man manca fopra la Sepoltura de'Bartolini Bal- delli, ella è maggiore del naturale, e merita commenda- zione grandiflìma, ficcome ftimata dagl'Artefici , e da' divoti è venerata continuamente „Vna Vergine poi di baf- fo rilievo di marmo bianco fatta da Antonio RoiTellini è collocata alla Colonna dirimpetto al Depoiìto di Mi- ehelagnolo. Né debbo tralafciare due Grocifìffi dipinti full* alfe, fopra le Porte della facciata della Chiefa al di den- tro, uno di Cimabue , 1* altro di Margheritone d'Arez- zo , inventore di dorare, e di brunire le cornici de' quadri • VI. Voltando ora fui lato finiftro della Croce alla Cappella de'.Rifaliti fi trova fubito una fhipenda Pittu- ra del Cigoli, nella quale ha effigiato la Santiflìma Tri- nità in atto di pietà, vedendofi Crifto morto in braccio del Padre fuo : i requifìti, che fi ricercano per cofKtui- rc una rara eccellenza di pittura, vi fono tutti in quefta Tavola, vi fi vede ottimo difegno accompagnato da co- lorito alquanto gagliardo, ma diminuito con tal dolcez- za e maniera ne'lontani, che dà al figurato un rilievo mirabile, operando di forte, che un ginocchio del Cri- fto fopra al quale batte il primo lume 3 pare giustamen- te fuori del quadro , Appretfò è la Cappella de' Duchi Salviati abbellita col difegno di Gherardo Silvani. Que- lla Cappella veniva ingombrata dal Sepolcro di Lo- renzo Salviati , che in oggi dal Duca Vivente è flato collocato alia parete dalla banda dell' Epiftola, ed in tale occafione effóndo fiata aperta la caffa , fu trovato intero, il Corpo di Lorenzo dopo 120. anni, che egli era mor- |
|||||
i°3
to, la Tavola, che vi fi moftra è il martirio di S. Loren-
zo , effigiato da Iacopo Ligozzi, tutto effendo condotto con diligenza 5 e lodatirTima prelfo gì* intendenti è la di- fpofìzione di molte figure fpettatrici del barbaro tormen- to. Ma perchè di quefto commendati/lìmo Artefice né il Vafari, né il Baldinucci, né il Ridolfi , né verun altro ha dato luogo a lui tra le Vite de'Pittóri, ed io avrò foven- te occafione di ammirare le tante lodevoli lue dipinture) riferbandomi nel Tomo IV. di queite mie Lezioni a dar* ne copiofamente la Vita : per ora qui riporterò quel fo- le, che ne fcriffe nella Ve/ona illuftrata il Sig. Marchefe Scipione Maifei Cavaliere di univerfale intelligenza , ed eziandio Fautore delle belle Arti. Leggefi adunque nella Parte III. della fuddetta eruditiflìmà Opera al Capo 6. co- me appreso ,, Ho ritrovato con piacere, come dalla Scuo- „ la del Caroto ( Gio: Francefco ) venne anco* Giacopo „ Ligozzi, del quale non molte fatture abbiamo, perchè „ viffe aifai tempo fuori, e fpezialmente a Firenze , dove „ il Granduca FerdinandoI. lo dichiarò fuo Pittore, e gli s, diede la fopraintendenza della fua Galleria. Perciò il % Baldinucci lo chiama Ncftro celebre Vittore nato in Ve- „ rona . Riufcì a maraviglia anche nell' intaglio, e nel- „ le miniature, onde lo iteffo Autore lo diffe Miniatore ,, rinomatissimo, e altrove Vittore uninìerfalijfimo, fuppo- „ nendo egli però, che in Verona altro fonte di eccel- ,5 lenza in quell'Arte non fofle , che Paolo Cagliari, fuo ,i Scolare il diffe . Aprì il Ligozzi Scuola in Firenze, é ti buoni allievi vi fece , di alcuno de' quali mette elfo „ Baldinucci la Vita „ In tefìa pofeia della traverfa ita coperto un CrocififlTo full* Altare de*Bardi, che l'eccel- lente Maefìro Donatello nel fiore deir età fua lavorò fui legno alto quanto al naturale , il quale , fé fu biafima- to dal Brunellefco con dirgli, che avelfe merlo in Croce un Contadino ; tuttavolca da' Savj è ammirato . Verreb» be la Cappella de'Niccolini, ma per eflTere un vafo aven- te molti tefori, vi entreremo nel feguente Ragionamen- to I Tacerò parimente delle cinque Cappelle verfo 1' Ai- tar Maggiore, fiate dipinte a frefeo dal Caddi, e da Giot* to,
|
||||
104
|
||||||
to, delle quali in oggi una parte è imbiancata ; la terza
però di quelle è dedicata a S.Antonio da Padova , e da* divoti frequentata in ogni Martedì , ed appunto in tal giorno nel 169%, feguì la caduta di un pezzo di menfo- la di macigno dall' akiflkno tetto djella Chiefa , pofto a piombo fopra il liminare della Cappella, fenza lefiont* delle Peripne, che in gran numero iì trovavano nel po- rto medefimo, ove piombò h pietra di pefo libbre novan- ta, rigando ..fole a una fanciulla la fuperficie del drap- po, facendo il Santo cpnpfore; il pericolo , ma iena* alcun minimo danno, 21 luogo, dove posò il faffo, è in oggi fegnato con un taifello di marmo bianco, ove leg- gejfi „,Qui cadde il faujo^*7.^1 Ottobre del ì$g8.„ Al* 1' Aitar gra-nde il Ciborio alto 13. braccia è difegno del Vafari, intagliatp da JDipnifio Nigetti a -fpefe del Duca Cofimpl.cli^ro eflindovi ilCoxo de'Padri, ove fi confer- vano alle pareti )e pitture a frefeo di Agnolo Caddi, che rapprefentò la Storia dell' invenziorie della Santa Croce • Altre cinque Cappelle a man ritta s'incontrano parimen- te dipinte dagl'antichi Artejkf. Nella prima è rimafo il vero ritrattodi §ì FraJicefco fatto da Cimabue, e della ricca, fi maetto.fa Cappella de'Riccardi fé n' è favellato in altro luogo. Ne ci difpiaejeia alla sfuggita di entrare per .l'andito della jSagrefìia nella Cappella de'Medici, o- ve Fra Filippo Lippi dipinfe la Tavola di Gesù e Maria , e de'.Santi Coiìnip e Pamiano^con predellina piena del- le .Storie del martirio di quetfi .Santi, fatte dal Pefellinp con tale artifizio, che niuno fi fazia di lodarle . Qyefta Cappella chianiafi del Noviziato, fatta jcol difegno di Mi- chelozzo da Cofimp de'Medici, appellato con mplta ra- gione il Magnifico; avendo egli in Firenze, ed altrove e- retti grandiofi ediiizj per decoro maggiore del divin cul- to , e della pubblica utilità. La porta , che conduce in que#a Cappella è jodatiffima dal Va fari , per eiTere un lavoro nupvp, e fuor dell'ufp d'imitare , come effa fa , le cofe antiche di buona maniera.. Vaghiflìmo pure è il Noviziato, che riconofee per Fondatore il foprallodato Cofimo, come fcrilfe il Poeta Fra Domenico da Corella in.queiti due verri: J*- |
||||||
/
|
||||||
ios
Fect't ammnd no<vìs halitdculdllelltgiofis]
Qui re fide nt ampia femper in Mde Crucis. E vanta queito luogo una memoria fingolarifsima , fé fe-
de predar dobbiamo ad un antico Cementatore di Dan- te , e farebbe V avere quivi veftito V abito di Novizio di S. Francefco il Divino Poeta, il quale dopo pochi me- li fenza profetare ritornoffene al fecole , così France- fco da Buti nel fuoComento , una copia del quale è nel- la Libreria Medicea, ed altra ancor più antica nell'Ac- cademia della Crufca, e le parole del fuddetto Comenta- tore fono le feguenti fopra que'due verfi del Canto 30. del Purgatorie; JJ alta *pirtU, chi già m* anjea trafitto
frimai eh* io fuor di puerizia fojje . 3, L'alta 'virtù ( nota il Comento ) cioè la grazia pre-
„ veniente fecondo V allegoria, la quale il dice alta j per* «, che vien da alto, cioè da Dio; fecondo la lettera s*in- „ tende Veccellente virtù , eh* è la Teologia, Che la qua- „ le virtù già mi amea trafitto, cioè mi avea ferito il cup- ,j re, imperocché mi avea di fé innamorato. Prima eh* „ io fuor di puerizia fejfe , cioè innanzi, eh* io Dante a- „ velie paffato la puerizia , che finifee al decimoquarto „ anno., E per quefto appare» che *1 noftro Autore in „ fine quando era gharzone s* innamorale della Santa ,, Scriptura. E queftp credo, che fuflfe, quando fi fece „ Frate Minore dell* Ordine di Sancìo Francefco, dal », quale ufeitte, innanti che faceffe profefsione,, Ma tor- nando ormai in G.hiefas con le fue vetulìe pitture vedefi ancora intatta la Cappella de*BaroncclJi, e mirabilmente piace full'Altare la Tavola della Incoronazione di Maria, opera del Gran Giotto. Nel luogo, ove radunanti i Pin- zochera , iuspadronatp de* Cartellarli, evvi un vago fé- polcro di paragone del £avalier Vanni : la Volta è di- pinta dallo Stamina, ed il quadro full* Altare * che è u- na Natività di Gesù Crjflo , è di Giuliano Bugiardini, con Tom. L Far. L O S. An- |
|||||
/
|
|||||
S. Antonio da Padova , e S. Bartolommeo dalle bande_, .
E finalmente prima di voltare il fianco della Nave verfo il Convento, s'incontra la Cappella de* Barberini, nella quale vi è un S. Francefco , che ricevè le Stimare coru grandiflìmo affetto di devozione : quella è opera del Nal- dini celebrati/rima, non ifperandofi di poter vedere né più convenevole attitudine, né una tetta con più affetto: nondimeno vi è iti élla! Tavola, ficcorne nelle altre fo- prallodate qualche cofa, che non finifce di piacere, on- de paffandofi al fecondo punto di'quello fazionamento» per ifcoprire delle accennate tavole alcune delle parti male offervafe , pfincipieremo da quella del Kaldìni. VII. E quanto dirò non farà opinion mia, ma fen-
timento di Raffaello Borghini nel fuo Ripofo Lib. I., e II. Il S. Francefco in quella Cappella" Te rie va' colle lodi di tutti fino al Cielo, ma fi dice altrimenti del Fraticello , che è appreffo al Santo, non avendo molto del buono, pofa male, ed è cattiva la fua attitudine . Di Giorgio Vafari notammo tre efferele Pitture , cui il Borghini non rifparmia la fua Critica , e primieramente a quella, dove fi vede Crifto che porta la Croce, non trovali ordinan- za, che buona fia, le figure paiono attaccate infieme, la Madonna, S.Giovanni, e una delle Marie pare, che facciano alle braccia, Gesù non moftra affetto nel portar la Croce, e fi volge alla Veronica con troppa fierezza , i cavalli, che vi fono, non hanno molto difegno . Nella feconda del Vafari, che è S. Tommafb, che tocca Criitd, le veffi fo- no mal compofte , le figure fono fenza artificio.,! e pò- fando fui medefimo piano di un Colonnato , fono poco meno alte delle Colonne : e la tèrza, benché abbia buo- ne teire. ottimo colorito, e vi fieno Angioli, che mo- ftrano molto bene, ha i fuoi difetti ; imperciocché alla Venuta dello Spirito Santo, là Madonna moftra l'età di io. anni, quando dovea averne da 50., ed un vecchio, che fiéde, fa un'attitudine con poca grazia. Dopo il Va- fari viene fotto lo fteffo Cerifere Santi di Tito, il quale ha parimente in quella Chiefa tre quadri . La Cròcifif- fionc è fuperiore ad ogni Cenfura, ma non così la Re- fur-
|
||||
fQ7
furrezione, e l'Apparizione ai Difcepoli di Emaus ': in
quefta fi riprende quella figura veftita di azzurro, la qua- le è tenuta alquanto grande a proporzione delle altre ;in quella oifervafi Crifto , che pendendo tanto in fulla ban- da manca, ha un non fo che, il qual gli toglie parte del- la grazia, ed il colorito potrebbe effere più vivo, e più vago . Viene PAfcenfione di Giovanni Stradano , ove tutta piace, fuori che le attitudini di due Àngioli , che ino- ltrano fpavento, dove dovrrebbono moftrare allegrezza^ , ed una figura, che mezza fi vede , pofa in fu d'un pia- no molto baffo rifpetto al piano, dove pofano le altre figure» Bella pare a tutti la Tavola del Salviati, nondi- meno vi è qualche cofa, che non finifce di piacere , la Maddalena pare, che faccia piuttofto un atto di fcherzo, che di dolore, e la Madonna è così grande fedendo, co- me una delle Marie, che Tè diritta allato., e pur pofa- no fu d'un medefimo piano, talché la Vergine drizzan- dofi farebbe di fproporzionata grandezza rifpetto alle al- tre Donne, che vi fono. Della Tavola del Minga dimo- ftrante Crifto nell'Orto, non ravvifo altro, che encomj, folamente fi dubita contro a quello, che fi dice , fé 1' ab- bia fatta da fé, dicendo alcuni, che foflTe aiutato da Ste- fano Pieri nel colorire, nel paefe da Giovanni Ponfi Fi- ammingo, ed il difegno fi vuol, che fia di Giambologna, ma ella è fuori fotto nome di Andrea,e per fua la dob- biamo tenere. Quivi appreffo è la Flagellazione dipinta da Aleflandro del Barbiere, piace molto, e più piacereb- be , quando il Corpo di Crifto alla Colonna i lividi del- le battiture dimoftraffe. E palfando all'Mf ce hom§ di Ia- copo di Meglio, dove fi vede Crifto in alto, che pare, che fia una Statua , e che pofi fopra un dado di pietra : il tutto è difpofto con mala ordinanza, l'Architettura è confufa , e le femmine fenza grazia, e non fi trovano le gambe di quella figura veftita di giallo, tutta eflendo di membra difunite* VIIL. Ma lafciando di più offervare i difetti de'San»
ti dipinti fulle tavole, che non è quefto lo feopo mio, vengo finalmente alle virtù d'un Secolare , e Santo in O 2 que-
|
||||
toB
|
|||||
quella Chiefa feppellito, che è il B. Iacopo di M. Buono
Giamboni Fiorentino, e Secolare, al'corpo del quale fu- rono fatte divotiflìme Efequie in Santa Croce a guifa di Santo > Lodovico Antonio Giamboni nel fuo Diario a* 12. di Marzo ne parla, ed eziandio Giovanni Villani al Lib. 12. Gap. 35. rapportando cofe notevoli come appref- fo ,, 1345. adì 14. Marzo pafsò di quella vita il Santiffi- „ mo Iacopo Fiorentino fu di MeflT. Bono Giamboni Giu- „ dice del Popolo di S. Brocolo , il quale era flato di ,, fanta vita, e Vergine di fuo Corpo fi difìfe , e ftatofl n in cafa rinchiufe più di 2 5. anni, che non ufcia fé „ non alcuna volta anzi dì a confeifarfi , e a prendere il ,, Corpo di Criito, e havea dato per Dio a'poveri tutta „ fua fuftanza , e patrimonio, e poveramente in digiuni „ e orazioni vivea, fcrivendo libri a prezzo, e dittando ,, da fé di fante e buone cofe, e chi li mandava limofina , ,, nolla riceveva, fé non da' fuoi divoti , e amici , e il „ foperchio di fuo guadagno, finito poveramente il fuo ,, mangiare a giornata,dava per Dio a'poveri. Fece Id- ,, dio vifibili e aperti miracoli per lui alla fua morte, e 3> poi foppelliffi a Santa Croce a guifa di Santo , E in 5> fua vita predirle a' fuoi amici più cofe future, che av- 5, vennono poi nella noftra Città, e della Signoria e cac- „ ciata del Duca d'Atene per virtù dello Spirito Santo. „ Ma di quefto Beato Cittadino ancora più belle, e parti- colari notizie avremo dalla diligente penna del Dottor Brocchi nel fuo fecondo Tomo de' Santi Tofcani, il qua- le, non oftante la morte dell'Autore, dagli amici fuoi lì procura , che prefto efea alla luce , e fervirà pei mag- gior Juftro di quella Chiefa. IX. La Cappella, o fia Capitolo de'Pazzi dedicato
all'Aportolo Sant'Andrea non effendo propriamente nel- la Chiefa di Santa Croce, ma nel primo Chioftro del Convento non parea eflere cofa pertinente alla noftra Storia : tuttavolta pel fuo gran merito e ragguardevolez- za mi è piaciuto di farne un'aggiunta di pregevoli no- tizie a quefta Lezione. Quefta Cappella adunque incon- trali nelP ufcire dalla porta del fianco verfo mezzodì feen-
|
|||||
fcendendo una fcala di pietra. Il Fondatore fu Melfer
Andrea de*Pazzi Cavaliere In/Igne, e da Renato Rè di Napoli, giuria l'Ammirato, fommamente favorito, A Filippo di Ser Brunellefco diede egli la comraiffionc di farne il difegno, che riufcì al folito delle fabbriche di quello famofo Architetto; magnifico , e bello quanto al- tro mai , come leggiamo nel Cinelli a pag. 339. ,, Fat- „ to col difegno di Filippo di Ser Brunellefco, inoltra „ magnificenza dinanzi al Tempio un ordine belliifimo „ di Colonne Corinte, e dentro pofcia è di un gran „ pregio ogni parte di Architettura, in cui quello mi- „ labile Artefice più d'ogni altro valfe. Sono in quella „ quattro Vangelilli di baffo rilievo maggiori dei natu- „ rale fatti di terra cotta invetriata fituati nei peducci „ della volta , e più a baffo fono in dodici tondi i „ dodici Apolidi in terra firnile, tutti di mano di Luca ,, della Robbia Artefice molto eccellente in quell'arte, „ della quale è perfa la maeflria. Vi fono ancora una „ quantità di telte di Angiolini di terra limile, ed altri „ di pietra di mano di Donatello, ed alcune arme dei „ Pazzi fatte con {ingoiar diligenza. La Cupolina che „ cuopre il Portico avanti la medefima Cappella è per „ di dentro vaghiflìma tutta incrostata di terra cotta di „ diverfi colori, fopra la Porta è una altra figura della „ medefima terra. La tavola dell' Altare di quella Cap- „ peila è di mano di Fra Filippo . „ X. Quella Tavola accennata dal Cinelli non vi è
più, veggendofi l'Altare, che è tutto di marmo bian- chiremo, effere in oggi fpogliato di ogni cofa. E fé niu- no Scrittore riporta la iscrizione incifa intorno intorno alla Cornice della Menfa pure di marmo, mi piace in grazia degli Eruditi riferirla , come fegue : Aedem hanc SctnBijfime Andrea tibi Fa&ii dedicarunt, ut cum te Im~ mortali* Deus hominnm conBituerit Tifcatorem^ locus Jtt in quem fuos Franciftus ad tua poffìt retta convocare ; . Quello Francefco non fu Figlio di MefTer Andrea, come falfamente fuppone il Cinelli , ma era figliuolo di An- tonio di Andrea ? del quale Andrea > che da tut- ti
|
||||
no
|
|||||
ti gli Scrittori è creduto Fondatore del Capitolo , dice
1'Ammirato all'anno 1478V di Tua Storia così „5Coftui » lafciò tre Figliuoli, Piero che nel 1^61. t e Iacopo 5) che nel 1359. erano fiali Gonfalonieri, e oltre a que- t$ fti due Antonio, Di Piero erano figli Galeotto, Re- 5> nato, Andrea , Giovanni, e Niccolò : Di Antonio, ?» Francefco, Giovanni, e Guglielmo nafcevano. „ Ma perchè nell'Archivio di Si brocé al rìùmero tèi, delle Cartapecore avvi un Breve d' Indulgenze conceduto a quefta Cappella dal Legato Pontificio Pieno tit. di S, Sifto Prete Cardinale, dato in S. Cafciario della Diocefi Fiorentina agl'otto di Ottobre del 1473. nel qual Breve leggonfi queiie parole; Cucientes igituf ut Catella féu C api t uhm S> Andrea Situmin Clauftro pratrum Minorum S.Crucis de Florentia^ quatndileBùs Nobis in Chrijlo la- cobus de Pafliis Eques Fior, funda'vit : farà di uopo dire che fé Meffer Andrea principiò la Fabbrica, Iacopo fuo figlio la terminafTe, e che Francefco il cui nome abbiam veduto incifo al marmo fopra riportato, avelie anch'E- gii parte nell'ornamento , o della Cappella , o dell* Al- tare, Oltre poi alla correzione del Cinelli ofTerviamo qui due altri abbagli, Uno del Dottor Brocchi, che vuol Fabbricata quella Cappella circa il 140©. quando era., troppo giovine il Brunellefco? ed il Safari ci afficura, che fece quefto difegno in tempo che era occupato a vol- tar la Cupola Del Duomo * che farebbe in circa al 1420. Ma anche nel Va fari y vi è un'errore facendofi nafcere lo fteflb Architetto nel 139^ conciofiachè Filippo Bru- nellefco «giuria tutti gli Scrittori, yijFe ì$$ì anni? e mo- ri come parla la lapida nel Duomo nel 1446. e però de- ve efler nato rie! 1377* XI. E ritornando al Capitolo dei Pazzi notar fi de-
ve come quivi in occafione de'Capitoli Generali de'Pa- dri Conventuali in Santa Croce * con licenza della Fa- miglia dei Pàzzf i Vocali hanno fatte le loro radunanze , ed eziandio è dì poi avvenuto > che 1* abbiamo veduta declinata a letterarie Accademie. Né da rralafciarfi è u- na Libreria ricca di Tariffimi Libri tutti in cartapecora ..tt 1 rò ;,i> tfc«J ! ; di- |
|||||
771
diftribuiti in 60. banchi? efifendp fiata fabbricata da Mi-
chele della Famiglia de* Guardini, l'arme del quale è fcolpita nell'Architrave della Porta infieme con Parme dell* Univerfità de/ Mercatanti, al di cui governo fu la Libreria raccomandata, dal fWdettO' Michele . Quefta Li- breria ha la Porta nel ^Dormentorio di fopra, dove le Pitture che fi veggono fono di Cofimo Ulivelli, fìccome del medéfìmo fono i Santi Domenico, e Francefco, che fi abbracciano, dipinti con molte figure a frefco nel fe- condo Chipitro. ti»; \-j'i2iì<-'jL:Y%*k ^,«»'^^mì f - XIL E qui,parrebbe, che doveiTe aver fine quefta aggiunta, ma perchè,entrati eflendo noi nel Convento in molti luoghi ravviseremo l'arme degli Spinelli, la grati- tudine vuole, che non fi( tacciano i confiderabili tefori fpefi da queita Famiglia;in vantaggio dei Padri. E però ricorderemo un* EpitafEo che leggeri alla parete del fe- condoChioftro v il quale contiene un veridico e notevole compenclio dei Benefìzi fegnalati fatti da Tommafo Spi- nelli al Convento; THOMAE SPINELLI PATRITII FLORENTINI
PATRIAE REIP. SIGNIFERI
EXTAT IMAGO,
PIETATIS ET MVNIFICENTIAE SIMVLACRVM
HOSPES INTVERE
QyiBVS NEDVM MAXIMOS INTER HOMINES
EVGEN1VM IV. NICOL. V. CALLISTVM III. PAVLVM II.
DIWMQVE ARCHIEP. ANTONINVM
PER VARIA SIBI CREDITA AB HIS MVNERA
DEVINXERAT^
VERVM
DEVM IPSVM
TOTVS PROFVSVp IN PAVPERES
INNOCENTI FOENORE DESPONDIT
HOC QVOD INGREDERIS DECORVM PERISTILIVM
ICONES AD PRIMAS HVIVS COENOBII FORES
VALETVDINARIVM ELEGANTIORA CVBlCVLA
VIRIDARIVM HIS AEDIBVS CONTERMINVM
AT-
|
||||
112
|
|||||||
* ATTACCA PENES SACRARIVM INDVMBNTA
CENTILITIVM IN TEMPIO SACELLVM,
IT ALIA HVIC DOMVI IMPENSA BENEFICIA
ARGVMENTI MONVMENTA EXCITANTVR
DISCITO QVISQyis ADES
QVAM BENE SYOS CONDIDERIT THOMAS THESAVROS
QyiBVS HACTENVS
JFVR NON APPROPRIATA NEQyE TINEA CORRVMPIT, ' Ed alla Sepoltura di ,quefta sllufìre Famiglia, in marmo
con lettere longobarde leggefi la memoria di Spinello Euonfignori come appretto .: Sep. Spinelli Bonjìgnoris tfa Spinelli* & fuorum defcendentiùtn . Anno Domìni MCCCLXXXL E benché fuor di luogo, deèbo qui avvertire 3 che fé
Raffaello Borghini critica meritamente alla Cappella de' Rifaliti il voltp troppo fevero del Padre Eterno, quefta Tavola eli' era di Girolamo Macchietti inoggi non vi è più, emendo jl pxefejite quadr© opera maravigliofa del Cavaliere Lodovico Cigoli. |
|||||||
LE-
|
|||||||
/
|
|||||||
m
|
|||||||||||||||||||||
: ?..
|
|||||||||||||||||||||
■ >J-. ì3 *■ ' ^ ;f ■■ *'»:■■■ ii*/ i .*f V. ■■■■■ i» '*^!
IO NE
|
|||||||||||||||||||||
£và& z
|
|||||||||||||||||||||
Vili.
|
|||||||||||||||||||||
DI SANTA C ROCE V.
|
|||||||||||||||||||||
'.i<; 3
|
|||||||||||||||||||||
i£s3 O'I
|
|||||||||||||||||||||
.aiD
|
|||||||||||||||||||||
«li
|
|||||||||||||||||||||
E vivo fbiFe Arnolfo di Lapo, io punto
riòn> dubito, che non fi rallegrale! egli in veggendo lo flato prefente della Ghie- fa di Santa Croce , mentre dopo 458, 1 Ianni , ^da che vi pofe la prima pietra , la» ravviserebbe erTere ella pur defTa fta- «bile, .e rilucènte nella Tua priftina ma- gnificenza 9 anzi gli accrescerebbe piacere la veduta de' nuovi Altari» delle nuove Statue, e delle Tavole nuove, dalle quali maggior fplendoje ne rifulta al fuo maifempre ammirabile edilìzio .. E comecché altri uomini dii gran portata r.èftano a commendai fi per i nuovi fovrani loro la- vori, co' quali quefta Chi e fa è (tata dipòi arricchita., pren- dendo io 1' opportunità di favellare della- Cappella dèi Niccolini ^ farò qui gloriofa menzione di parecchi Infigni ProfefFori, ed oflervando noi quivi maraviglie di Archi- tettura , di Scultura, e di Pittura., gradarle fàpremo alla- magmficenza di una sì anticaHedrilluftrevEamigb'a. . ì II. Nel braccio della Cróce,'a tramontana è Situata la Cappella belliffima de* Niccolini, principiata dal Sena- tore Giovanni figliuolo del «Cardinale Agnolo Niccolini. nel 1585. e compita dal Marehefe Filippo di Gioyanni nel 16*54. E polciachè troppo piccolo giovamento alla mia Storia crederei , che ne feguifò àgi far vedere poco altro che i pregj delle Statue, delle tavole, e dei marmi, fé i ricchi Depofiti, non mi porgeJfiTero occafione di parlare di quei ragguardevoli perfpnaggi, eh* ebbero il magnani- mo, e di voto penfiero di edificare così magnifica Cappella, e però facendomi dal Padre del fuddetto Senatore Gio- vanni , rammenterò qui il nome gloriofo del Cardinale |
|||||||||||||||||||||
Tom. L Tart. I.
|
|||||||||||||||||||||
Agno-
|
|||||||||||||||||||||
H4
|
|||||
Agnolo di Matteo Niccolini, il quale nacque ai ig. di
Giugno dei 1502. dorato da Dio di talenti sì rari, e col- tivati da lui coli' acquifto di tante fcienze > che ancora giovine fi meritò V #more, e confidenza del Duca Cofimo I. fino ad edere onorato delle più ragguardevoli cariche, quali furono di fuo Intimo Configgere, e di Ambafciato- re a Pontefici , Imperatori, e Principi, e pofcia di Go- vernatore della Città , e dello Stato di Siena , nel qual governo rimafo Vedovo per la morie della Moglie Dama degli Ugolini, fu fatto Arcivescovo di Pifa, e poi Car- dinale. Né volendo io ripetere quei tanti fuoi pregj, che fi ravvifano con ammirazione nelle Storie, accennerò fo- lamente alcune notizie: alquanto più raye , e che ho a- cquiftato da* manofcritti una volta appreffò il Cardinal Benedetto Giuftiniani, nei quali eravi utó Codice legna- to K contenente ragguaglio de3 Concinoci . In quefto a^ dunque trovanfi cofe riguardanti il noftro Agnolo, e di* mojìranti il fuo gran merito . Al Conditolo del 14. di Luglio del 1564. nocafi quanto fegue : Amabat Miccolimum Carolai 'Cardinali* Bèrraweus, quo referente, badie in An~ tiflitem Fifanum Firn XV.paconizawit > irregularitate fu* Hata'. Nel Coriciiloro, degli n. di Marzo del medefìmo Anno contando afe Incarnatione lungamente fi parla del- la promozione de* Cardinali , che fece il Papa , e con- chiude così : Flerique magni Viri, inter quos duo Antifli- tss, Ugo *videlket Boneomfagnus Bononienjts Archiepfco» fUS) & Angelus Miccolinius• Archiepfcopis Fifanus : In altro de* 17. Maggio del 1565. una lode confiderabile del medefìmo è notata come appreflb 15^5. Maii 18. in Con' ciftotii finem Fius IV. ( initié id facere oblitus fuerat ) Cardinalibus Medicea» , & Niccolinio os claufit , fed cupe- bant Cardinales multi Miccolinium Virum doBum fenten- tiam de rèbus dicentem aHdiréy at ille modeftia docente ta- ctbat , cum alti de rebus gramifftvnis pbpjìtis loqueren- tur . $ ed cum illuni loqui Fius pacépffet, fent enti am pu* dentm nota ìnfignitam dixit. In eodem Conciftorio ambobus popdiem ab Urbe difcejfuris os aprtum fuit a Fio , dati* que tjowis Cardinalibus tituli, & annuii &c. In queita di- gni-
|
|||||
gnità affai poco viffe Àgnolo, morendo il dì 15. di Agofto
del 1567. della cui morte alcune circoftahze fi hanno da un libro fcritto dal Senator Giovanni j figliuolo5 del Car- dinale , come appretto „ L* accidente fu di gocciola , qua- „ le avendolo privato della favella in un iftante, in capo ,, al terzo giorno gli tolfe la vita . Il corpo fuo fu con- .,, dotto in Firenze portato in lettiga, ed; accompagnato „ da tutta la fua Corte con 50. Torce , entrando di not- „ te, e fu depofitato nella Cappella del Noviziato di S^. „ Croce fino alla fabbrica della Cappella» ,, E quefta dovea eflere uno de'più nobili penfieri del Senatore Gio- vanni , dal quale, fé non fu terminata , furono però fat- ti fare parecchi difegni, e radunati preziofi marmi, ed anche nel 1585. principiato il murare*-: III. Altre notizie premettere mi giova aflembrate , ed
a me cortefemente donate dal Signor-Abate e Dottore Martini, prefentemente Prefide dei Reale Collegio di So- perga a Torino, ed a lui è ben giufto, che fé ne fap* pia grado. Dunque traile comunicatemi riferirò una nota di fpefe riguardanti la Cappella, fatte dal Senator Gio» vanni, e da lui meiTe al Libro fegnato C, ove dice,, 13. „ dì Agofto del 1579. pagai feudi 250. agli uomini del- „ la Compagnia di S. Maria delle Laude per elemofinaj ,, così dichiarata da Sua Altezza Sereniflìma per ricom* „ penfa del fito della detta Compagnia , e che efìa ha 3, donato a Sua Altezza, e che la medefima Altezza Sua „ cede al Senatore Giovanni rogato Ser Piero di Ambro- «,, gio Lapini,,, Nello ftefib libro a* 22. di Novembre del rnedefimo anno evvi quefta partita „ Scudi 74., che tan- „ ti fono dati all'Opera di Santacroce di elemofina per „ il fito delle due fepolture avute fopra il piano dellfL* „ fcalee dell* Aitar grande dirimpetto alla Cappella da „ farfi, per quanto pigliano di lunghezza le due prime ^Cappelle de* Bardi „ Segnate, ivi pure fono le fpefe fatte per colonne ah verde antico comprate dall* Opera* io del Duomo di Pifa, e di altri marmi, alabartri, e pie* tre dure, comprate in Roma, eiTendo colà Ambafciatore il Signor Giovanni. Inoltre prova dimostrante il grande P 2 im-
|
||||
n6
|
|||||
impegno del Sefìàtor medefimò alla Cappella » fòlio due Te-
ftamenti fuoi, il primo fatto in Roma a5 15. di Luglio 1Ó08. ed altro in forma di Codicillo in Firenze jo. di Giugno del tòri, ne'quali in più articoli parla , e ordina con formole generofe dintorno alia fua Cappella .Vuo- le, che i fuoi Eredi fpendano 4000. feudi per farla per- fetta nel fuodifegno, lafeia a* Padri di S. Croce una Ca- fa al canto degli Alberti per dote di una MefìTa perpe- tua,e confiderando quale Spofa fua diletta quefta Sacra Chiefa, una gioia le lafeia, che fu una medaglia d'oro, ricca d'Indulgenze. IV. Né farà impropria digreffione, fé di tal preziofo
dono riporto qui a comune divozione una breve Storia * Ne'Fondamenti della Scala Santa di Roma , quando Pa- pa Sifto V. là rovinò per trasportarla nel luogo, dove è di prefente , furono trovate alcune medaglie d' orò di grandezza quanto un giulio , dentro a un cerchio pari- mente d'oro. Dal Sommo Pontefice Sifto furono bene- dette, e pofeia donate a Cardinali, a Principi, ed una al Senator Giovanni Ambafciatore del Granduca, dichiaran- doli Sua Santità» che morendo Ì Donatarj, voleva , che la- fciàrTero la Medaglia ad una Chiefa a loro beneplacito, concedendo a tal fine Indulgenza Plenaria nelle due an- nue fefte della Santa Croce $ e ne fece anca una Bolla , che comincia : Elargitiouis Indulgentìarum^da.x.a, in Roma 1' anno terzo del Pontificato alle Calende di Decembre 1587. Quefta Medaglia rapprefenta da una banda una fi- gura col paludamento Imperiale, ed intorno con difficol- tà leggonfi h feguenti lettere f> dnr. tib. Constant, p. PAT. Veda il mio Leggitore, fé mai fi potettero interpre- tare così : Domixfis Nofter Tiberius ConftantinusPater fa'* trial1 Nel rovéfei© poi vi fono da cinque fcalini, e fal- late ima di eflì la Santa Croce, con la leggenda, che di- ce^ vicìtoria. avg-g; ?à. sfotto gli 'Scalini :■ con. ob. che fi potrebbe spiegare^ Cmìl'dntinorali objtgnata , Non tar- darono gli Eredi di fare1 la confegna {bienne di quefto teforo a* Padrini Santa Croce, i} quali a*2 5. di Giugno del 1612. capitolarmente radunati la ricevettero, rogan*. ? do
|
|||||
117
|
|||||
do l'Atto Ser Tommafo Malenotti Notaio deli* Arcive*
fcovado di Firenze, ma debbo aggiugnere > che il Mar- chefe Francefco figlio del Senatore Giovanni con gene- Tofa idea la fece collocare dentro un vafetto di argento con ifcrizione incifavi a memoria del Papa, e del luogo, ove fu trovata , leggendoli intorno al Cupolino del Re- liquiario : In Aula Lateranenfi iujfu Sixti V. deftrutta in- ventura: intendendoli Numifma, e nel cerchio dell'ova- to fonovi quelle altre parole : Ioannex Niccolinius Angeli Card. FU. lega<vit. Sotto il piede poi del medefimo Re- liquiario avvi il nome del Marchefe , che alla Chie/a la confegnò, come appreilò: Francifcus Fr. Ab. F, S. Re- ferend. configna<vit. V. Ritornando ora alla fabbrica profeguita dal Mar-
chefe Francefco, e poi felicemente terminata nel 1664. dal Marchefe Filippo, mi convien dire prima di entrarvi , che nel 1652. fu benedetta, come parla una partita delle fpefe fatte per fomigìiante facra funzione, e nel 1o5g.fi principiò a dipignere la Cupola, che còito di folo prez- zo per il Pittore feudi 1400. con che principiano ora le noftre ofTervazioni. Querta Cappella è belliflìma al pari di ogni altra, che fi vegga nella Città fatta da privata famiglia, il difegno effendo di Giovanni Antonio Dofl Architetto di celebre valore . Tutta è coperta di marmi fini , con pilaftri di baffo rilievo fcannellati di ordine Corintio, ricorrendo intorno un fregio di mirto ArTricano, e fopra un architrave tutto di marmo. Rifìede l'Altare da Levante, arricchito di lavoro commelTo di pietre du- re con tavola fopra, in cui è la Vergine Affunta , ope- ra di AlefTandro Allori. Si vede querta meffa in mezzo da due pilaftri di marmo fcannellati, i quali allargandoli alla banda delle Cantonate , lafciano piccolo fpazio ador- nato di marmi mirti fpartiti in diverfe figure. Dirimpetto a quefto Altare vi è un'altra Tavola dello fteflb Pittore , che ha rapprefentato della Santiffima Vergine il Mifìero della Incoronazione. Nelle due pareti laterali, ftringen- dofi i pilaftri compagni , rinchiudono due Depofiti mae- ftofi , fportando molto in fuori, ne' quali, ed in altri fcol- |
|||||
pite in paragone fi leggono le memorie di uomini fingo-
lari de'Niccolini, e che noi in breve offerveremo. Sopra de* Depofiti laterali a man ritta vedefi Una Statua di mar- mo bianco ili una nicchia quadra, ornata di due colon- nette di verde antico, rapprefentafi in effa Aronne con abiti, ed ornamenti facerdotali, ed all', incontro a man manca fi vede un Mosè, che in atto fonile , ma molto vi« vace > tiene le tavole della Legge . Recano dalle pareti tre altre nicchie, che terminano in tondo, nelle quali vi fono ftatue di femmine maggiori del naturale , fcolpite l'une, e l'altre con raro artifizio da Pietro Francavilla Fiammingo, recando il luogo della quarta nicchia oc- cupato dalla Porta, che di Chiefa paffa nella Cappella , nobilmente ornata di colonne di roffb franzefe con Tar- me nel frontefpizio della Famiglia , e cartella avente la feguente Ifcrizione : D. O. M.
SACELLVM HOC
A IOANNE NICCOUNIO INCHOATVM
FIUPPVS MARCHIO FIL.
ILLVSTRAVIT ORNAVIT ATQVE PERFECIT
AN DOM. MDCLXIV.
Altra Ifcrizione è Alila fteiTa Porta al di dentro della Cap-
pella , e dice così* DEO ET DIVAE VIRGINI MARIAE
IN COELVM ASSVMPTAE
IOHANNES NlCCOLINIVS ANTO. CARD. FIL.
HOC A SE CONSTRVCTVM ORNATVMQVE SACELLVM
PIE DICAVIT
AN. AB EIVSDEM DEIPARAE VIRG. PARTV
MDLXXXV,
'**■''■'■■■-'■■■'.*■.'■■■■ -S .': ''.:.;,.. ' lì.%.; yi * , -s :t'\ ,.i k-?' '/' . -'S? i.fj i . '.' '. ;..'■;■■.? ;.■'..■ *fi-\z ' . -. ■ ;■>.:' -J.7\\l- ■■■-.'
'" " .'■''•■'..."■ * ' , ■ ' ■'' i '. " ' ' "t
Venendo poi a confiderare il difegno, fopra il Cornicione
veggonfi archi a porzione di circolo , che danno luogo alle
|
||||
ir?
alle fine/tre, e negl* Angoli racchiudono quattro Sibille
dipinte a frefco in pronta attitudine , tenenti in altret- tante tavole i motti profetici che alludono al Trionfo della fletta Vergine Aflunta ». fopra fi alza un* Imbafa- mento ornato d'oro, e di rabefco bianco, che rappre- fenta un bell'intaglio di marmo tramezzato da quattro altri lumi quadri minori, ai quali pofa una cornice do- rata con Menfolette fotto, dove comincia, la Cupola di forma ovata, la quale è tutta dipinta a frefco da Baldaf- farre Francefchini detto il Volterrano, con un difegno, e colorito lodatiflìmo nelle parti fue più difficili, onde non fidandomi del mio debole giudizio fu quella rariffi- ma Pittura , rapporterò quanto ne fcrive il Baldinucci àlDecenm V. della P. I. del fec. V. pag. 39^.,, Venuto il „ tempo di por mano alla Cupola della Cappella di Santa „ Croce, egli di propofito fi mife a quel lavoro , dove „ rapprefentò Maria Vergine Noftra Signora, in atto di ,, eifere dalla Santiflìma Trinità incoronata in Cielo, nel „ quale fece vedere gran copia à' Angeli di maravigliofa „ bellezza , in atto di applaudire col fuono di diverfi ltru- „ menti, e con altre belle azioni alla dignità di un mi- „ ftero così gloriofo, mentre i Patriarchi, e Profeti, San „ Giufeppe Spofo di effa Vergine, i Santi, Anna , e Gio- ,, vacchino, San Giovambatifta , San Iacopo Maggiore, „ Nicodemo^ il Buon Ladrone, Giufeppe di Arimatià, e 5, tutti quelli in fomma, che tanto del Vecchio, che del „ Nuovo Teftamento fi ha , o notato nelle Sacre Carte, o „ detto da graviflìmi Autori, che foflero allora in Cielo, „ i quali tutti dalla chiarezza di quella gloria aiforti, mo- „ ftrano quanta fia la gioia de; cuori loro. Crederei al ,, certo di far torto alla fama, che univerfalmente corre „ e per la Tofcana , e per 1* Italia di quefta opera nobilif- ,> fima, fé io voleflì torre con parole a celebrarla, e però „ lafcio io ora di parlare della varietà dell' invenzione, „ della vaghezza dell* arie, delle tefte , della maeftà delle „ figure, e della proprietà, e vivezza delle attitudini, e „ dico folo, che avendo egli voluto figurare unParadifo, » ha faputo accordare infieme una chiariflìma luce e fplen- „ dorè ,
|
||||
I1Ò
|
||||||
,, dorè5 dalle quali tutta quell'opera viene mirabilmente
,*, aiforbita, e una tal forza e rilievo nel colorito di tutti „ quei celefti /piriti , che a me non pare che fi pofia de- ,5 fcrivere ,nè eziandio colla mente concepire da chi quel- ., la non vede. Aggiugnefi, che per efler h Volta alta> e 6 ftretta, convenne al Volterrano il fare in al cimi luogo ,, ecceffivamente itrette, e lunghe le figure con altre ap- » parenti /proporzioni ftra.vagantiflime a chi veder le po- „ teffe j ficcome io più,: è più volte le vidi dal piano del ,, palco, dove .egli flette a lavorare > le quali poi vedute da ,i1 baffo fanno da cgniibanda mirabilmente}*effetto loro, „ Nei quattro Angoli di fotto a ella Cupola -fono pur ài ,y Aia mano quattro gran figure di femmine fa ftp perSibiU ,.,. k, con certe tavole in manoj dove fono fcritte le lor yì predizioni appartenenti alla Vergine, e furono ancora ÌV con fuo difegno fattigli ftucchi, modi) nature di cor- anici, e rabefconi, che fi veggono nei fregip tra le £- „ neftre. >, E fin qui il Baidinuccù . VI. Ma giacche di fopra fi fono nominati i Depo-
fi ti della famiglia collocati con maejtofi marmi in quefta Cappella, mi giova .qui -di terminare la noflra Lezione con una breve loro notizia . A man finiftra adunque fot* to la Statua di Mosè leggònfi «d uè Epitaffi uno fppra lv altro 5 il primo è del Cardinale Agnolo, morto nel 1557. il fecondo del Senator Gip vanni figlio del Cardinale > defunto nel 1611. Due altri veggonfi fottp ,P Aronne, e fono di Giovanni di Otto Arcivcfcovp Amalfitano mor- to nel 1504. „e.del Senator Matteo .di Agnolo di Qtto , che morì nel 1541. Dirimpetto poi all'Aitare ve n'.è ,un folo portovi nel 1664. dal Marchefe Filippo di Giovanni al fuo Fratello prancefco? ove manca Tanno della mor- te, che fu.il 16% q. e di queftì cinque Depofiti 5 le iscri- zioni fono le Seguenti., che io con diligenza ho dovuto confrontare con gli -Originali de*mar-mi nella Cappella, giacché le medefime^ che itampò il Gamurrini nella lo- data Storia Genealogica delle Famiglie Nobili di Tofca- na j fono alquanto fcorrette. |
||||||
I.
|
||||||
J2X
|
|||||||||||||||
rIt,
O, |
|||||||||||||||
D.
|
|||||||||||||||
M.
|
|||||||||||||||
ANGELO NICOLINIO MATHEI FLL. ANG. NEP,
IVRIS CONSVL. AG SENATORI CLARISS.
COSMI HETRVR. MAGNI DVCIS CONSILIARIO QVI PRIMO AD PAVLVM III. P. M. ET CAROLVM V. IMPER. LEGATIONIBVS EGREGIE FVNCTVS DEINDE SENARVM GVBERNATIONI PRAEPOSITVS TTEMQVE PISANAE ECCL. ARCHIEP. POSTREMO A PIO IV IN CARD. COLLEGIVM COOPTATVS INTEGRITATEM ET INNOCENTIAM SVAM OMNIBVS PROBAVIT- OBIIT AN. SAL.. MDLXVII AET. LXVI IOANNES FIL. EX LEGITIMO MATRIMONIO PR.QCREATVS J»ATRI OPTIMO POSyiT-, •:.• ' .ti H.. ■, km
IP. NICOLINIO ANG. CARDINALE FIL. SENATORI
ANTIQVI MORIS ET SPECTATAE PRVDENTIAE VIRO AN. FERME XXIV PRO MAGNIS HETRV. DVCIBVS LEGATIONE APVD SEPTEM SVMM. PONTIFICES>H DIFICILLIMIS TEMPORIBVS; ; ? Jygjp^ f MIRA FIDEI ET DEXTERITATIS COMMENDATONE FVNCTO FRANCISCVS ABB. VTRIVSQJE SIGN. REFEREND. ET MARCHIO PHILLPPV5 PARENTI PIENISSIMO ET B. M. P. P. VIXIT AN. LXVH M. IH D. XVIII OBIIT VIII ID. TVLtl MDCXI :
|
|||||||||||||||
I IL
|
|||||||||||||||
MI
|
|||||||||||||||
D.
|
|||||||||||||||
IO. NICOLINIO OTHONIS FIL. LAPI NEPOTI
QVI OB PRAECLARAM EXCELLENTEMQVE DOCTRINAM
SIXTO IV ET IVLIO IL PONTT. MAXX.' REGIQVE FERDINANDO
' , , ARAGONIO CHARVS
PRIMO AMALPIÌIT. A&CHIEFISCÒPVS
DEINDE EPIS. VIRIDVN. POSTREMO ATH1NARVM
ECCLESIAE • ARCHIEP.
PRAECLARVM BONITATIS SVAE SPECIMEN DEDIT
OBIIT AN. SAL. MDIV ET SVAE LVI IOANNES ANGELI
'■■'■> ;;.ii - aiteDìH cardinale Fil. ^ \m
GENTILI SVO POSVIT. Q,
|
|||||||||||||||
ut
|
|||||
I V.
MATHEO N1COL1NIO ANG. FIL- OTHONIS NEP.
SENATORI AC IVRISCONSVLTO PRAESTANTISSIMO
LEGATIONIBVS AD IVLIVM II ET ADRlANVM VI
PONTT. MAXX. CVM LAVDE FVNCTO
COSMI HETRVRIAE M. DVCIS CONSILIARI©
IOANNES NEPOS AVO PUNTISSIMO POSVrT
OBIIT AN. SAE. MDXLI AET. SVAE LXIX
• .v- '"-. •'•', • ■ y y#.. :',,^. • ' . .. .... . :
'T PRA^GISCVS NICOLINIVS IO. FIL. SENATOR
CAMPILI AE MARCHIO FERDINANDI II. M. D. HETRVRIAE ~AP VRBANVM Vili XXII ANNOS ORATOR VISV ET AVDITV IVXTA VENERABILE IR ASCI ivi : ' , ; ET SIMVLARE NESCIVS ROMAE VBI MAGNA VIX EMINENT EMICVIT FACILEM PRVDENTEM ET INTEGRVM MAGNVM LIBENTÉR CREDIDISSES MÉLIOR EST SAPIENS VIRO FORTI ET SVI DOMINATOR VRBIVM EXPVGNATORE l'HILIPPVS NICOLINIVS MARCHIO PONTIS SACCI FR, POSVIT MDCLXIV
VII. Né poffb tralafciare di riportare qui V Epitaf-
i5o del B. Lucchefe da S. Cafciano certamente della Fa- miglia de; Niccplini, e che vedefi incifo in mafmo al murolaterale .citeriore della .Chiefa dello Spedale della Cpfla di S.?CafcianoV^ dice come appretto: i* SVB. M. B. C. LXXXIV; ANIS. H. E, HVMAT.
J.VCGHESE D. PASIGNO. NÀT/V. ID. SEB, ;C. DNO. REQEV. Quello Beato Servo di Dio era della famiglia dei Si-
rigatti> detti poi Niccplini da Lapo di Niccolino Singatti |
|||||
- -**3
|
|||||
giufta Scipione Ammirato all'anno di fua ftòria 1145.
Trovafì egli figliò di Arrigo di Buonaguida in varie an- tiche Scritture dell' Archivio della Badia di S- Michele di Paffìgnano, riportate dair Abate D. Eugenio Carnurrini a pag. 508. del fuo primo libro delle famiglie Nobili di Tofcana , febbene con qualche sbaglio di anni . Perchè poi j e come Arrigo prendefTe il nome di Sirigatto, leg- gati* Vincenzio Borghini nella Seconda Parte dei fuoi Di- fcorfia pag. 28. e 70. Baftandò a noi di ftabilire, che il B. Lucchefe fofTe figliuolo di Arrigo j cofa evidente a chi legge le accennate fcritture del fuddetto Archivio s traile quali avvene una al numero 4887. rogata da Ser Ridol- fo nel 1250. ove fottofcritti fi leggono Lucchefe & Ruzza fratres & filli Ser Arrighi de Vafflgnano . Lucchefe adun- que illuminato da Dio delle mondane vanità prefe 1" a- bito di penitenza del Terz* Ordine di S. Francefco , e datofi in tutto e per tutto alla vita fpirituale nella Terra di S. Cafciano, quivi fondò > e dotò uno Spedale , il di cui Jus padronato anche inoggi fi gode dai Signori Mar- chefi Niccolini. In quello Spedale il B, Lucchefe, e viffe e morì j come abbiamo dalla riferita lapida. Né qui disdi- ce peravventura il notare un mio forte dubbio qual* è , che queiio Beato polfa efiere quello 5 che nomina il Dot- tor Brocchi nel fuo primo Libro de3 SS. e BB. Fiorenti- ni , ove T Autore confonde il noftro Lucchefe, con uno altro Beato di fomigliante nome feppellito in Poggibonfi dicendo così a pag. 557. «, B. Lucchefe Oriundo da S. ?> Cafciano da Poggibonfi per efifere ivi il fuo Corpo fé- » polto, ove infieme con S. Bona fua Moglie morì}, A- fpetteremo la edizione del fuo Secondo Tomo per giudi- care del mio dubbio, o fivvero congetturai ponendofi qui per fine la interpretazione del fopra riferito epitaffio in* cifo a caratteri gottici, che leggiamo così: SVB MILLE BIS CENTVM OCTOGINTA QVATVOR
ANNIS HIC EST HVMATVS LVCCHESE DE PASSINI ANO NATVS V 1DVS SEPTEMBRIS CVM DOMINO REQVIEVIT Q.2 LE-
|
|||||
LEZIONE
|
||||||||||||
LA CHIESA DI S. PIER MAGGIORE,
|
||||||||||||
MONASTERO DI MONACHE BENEDETTINE,
|
||||||||||||
E noi alle Chiefe Fiorentine volgendo
lo fguardo, cerchiamo qual fìa di que- lle la maggiore ,* per lo primo dico , che fé alla dignità dei titoli fi riguar- da , la Chiefa di Santa Maria del Fiore, perchè Sede degli Arcivescovi, e per- chè Capitolo di Canonici nobiliflìmo , |
||||||||||||
I.
|
||||||||||||
farà certamente la prima: per lo fecondo modo dirò, che
fé favelliamo della maggiore antichità di fecoli , io fono di credere, che il primato alla Chiefa di S. Giovamba- tifta niuna poifa contendere : in terzo luogo aggiungo, che fé ragioniamo di Chiefa avente il pregio nelle fue mura di molti fecoli, ed il privilegio {ingoiare di dare la prima Sedia ai nuovi Vefcovi , quefta Chiefa non dirò meritare la precedenza alle due foprallodate , ma fono però ficuro di non ingannarmi, fé la pongo nel novero ddìe prime Bafiliche di Firenze , e chiamafi quefta S. Pier Maggiore, Chiefa delle Monache Benedettine, che ora io prendendo ad illustrare, moftrerò i titoli grandi di lei , per pofcia ravvifare minutamente in altra Lezione i fuoi facri Tefori. II. Ed il porre qui in chiaro full' evidenza dei fatti
l'antichità di quefta Chiefa , parmi cofa faciliflìma : e però dando il primo luogo alla Vita di S. Zanobi fcritta da S. Simpliciano Arcivefcovo di Milano, fuccefTore di S. Ambrogio, a quella da S. Antonino Arcivefcovo di Firenze j e all' altra da Lorenzo Vefcovo di Amalfi , notar mi piace ef- fere queir/ Illuftri Scrittori tutti concordi nel raccontare il miracolo del figlio della Donna Franzefe morto, e da Za- nobi refufcitato colle circoftanze del tempo , e del luo* |
||||||||||||
go,
|
||||||||||||
iaj
|
||||||
go, cioè nel Borgo in oggi detto degli Albizzi , tornan-
do il Santo dalle Stazioni a S. Pier Maggiore, onde vederi nella ffrada collocato al muro del Palazzo degli Altovi- ti un marmo, eh' è memoria del prodigio , e infieme- mente dell' antichità della Chiefa già celebre nel tempo di S. Zanobi, che vale a dire» fé coli fono 14. e fé la lapida è rinnovata, 1* Ifcrizione però è la medefima » che dice, come qui appreffo : 2 H N T E D,
B. ZENOBIVS PVERVM A MATRE GALLICA ROMAM EVNTE
SIBI CREDITVM,ATQVE INTEREA MORTVVM DVM EADEM
REVERSA SIBI VRBEM LVSTRANTI HOC IN LOCO
CONQVERENS OCCVRRIT, SIGNO CRVCIS AD VITAM
REVOCAT AN. SAL, CCCC,
*'.. ■■. ■-■< ...■ '■'■■' " ' ': <■'.',•. •■".',,'
III. Non era la Chiefa in quella forma, che al pre*
fente veggiamo, fcrivendo Stefano RofTclli, che tre vol- te è ftata rinnovata ed ampliata, ma io ne conto alme- no cinque. La prima nel quarto fecolo per il fopra ac- cennato cafo di S. Zanobi , la feconda intorno al mille, e T accennano i Vefcovi Piero il Cattolico , e Rinieri ne* loro Diplomi del 1063, e del 1071. citati dall' Ughel- li lib. 3. tutti due fupponendo quefta Chiefa dalla pietà de* Fiorentini rinnovata , ed abbellita: Florentinorum fum* pihus decorata > farie innovata. La terza dopo il fecon- do cerchio di muraglie fatto a Firenze nei 1078. veden- doci una parte di quefta Chiefa alzata fulle mura del fe- condo Cerchio, e trovo la quarta reftaurazione nel 1352. ciò leggendofi in una trave del Palco. La quinta muta- zione fi vide nel Principato, eflendo ftata nobilitata di Loggia, di Altari, di marmi, e di pitture , dalle famiglie degli Albizzi, de' Pazzi, e Ximenes. Ed altre non poche provanze 3 onde moftrare viemaggiormente V antichità di S. Pier Maggiore, mi fta lecito qui aifembrare; Awe- gnadiqchè fia Chiefa avente un* abbondevolezza di quei documenti, che pretto gli Eruditi già fono avuti per in- |
||||||
/
|
||||||
126
|
|||||
fallibili note di antichità. E primieramente il Borgo de*
gli Albizzi era anticamente chiamato Borgo S. Piero , Una Porta della Città, quando Firenze avea il fuo primo cerchio > fi trova detta Por S, Piero, della quale anche oggidì fi ravvifano gli avanzi nella Cafa già diMefTer Bel- lineione Berti de* Ravignani, pattata poi neJ Conti Gui- di per le nozze di Guildrada di Beliinciont col Conte Guidi Vecchio» da*quali venne la Cafa al Duca Iacopo Salviati. Aveva queita Chiefa Cimitero , e Spedale di- pintivi delle antiche Bafiiiche, veggendofi del Cimitero in oggi molti Sepolcri nella Claufura delie Monache, e del- lo Spedale trovandofi un Contratto in cartapecora nel- T Archivio del Capitolo Fiorentino del 1160, dove a con- fino è chiamato lo Spedale di S, Pier Maggiore . Io però credo, che queflo Spedale forte lo fteflb di quello detto S. Paolo a Pinti, pertinente all' Abate e Monastero di S. Paolo di Razzuolo, pofeiachè in alcune Scritture prefìb le Monache di S. Appolloni.a, cui reftò unito lo Spedale fuddettò, con quelle formole è addimandato : Ho[pÌtalÌs pofiti froge Ecclefiam S. Tetri Maio.ris ; in un* altra : Ho* fittali de gancio Tetro Maiore. E per maggior chiarezza riporterò i feguenti due Contratti ; 12. Kal. Decembris 1224. Bel lincio*? fi)* q. libertini Donati wendidit Alberto Ho[pi talari 0 de FLaz$uolo , quidicitur, Ho [pitali* S* Tetri Maioris, recipienti vice (? nomin0 Ah. Iacobi Mon, $. Tau- li de Mazzuolo terrai pofitam ad cava* Ego Inglibertus Iacobi. Nel fecondo Strumento leggeri; 1213. Vinciguer- ra fil. q* Donati & Jlanxnna Ux. eju,s don averunt Alberto Hojpitalari0 Ho[pitalis $. Tetri M. medietatem terra > qua efi pofitd ad golliccianum, Forefe & Buti [ratres & filii di&i Vinciguerra & Gualdyada Ux. F or efis ratificavi* runt••-. Rog. Ser I)io.taiup Iud. Ed in grazia di chi ave fife vaghezza di fapere di quello Spedale Ja fondazione, ne riporteremo qui la cartapecora dal fuddettò Archivio al Uum. 214, che èlafeguente: 106$. 5. Kal, Novembri; * Florentiuf qui Barone vocatus fil. b. m, Dominichi prò re- medio anime [uc & Imi He h. m. Uxoris [uè donami t terram pofitam fioras muros Fior* in loco pbi dicitur Filceraco 0 .. non |
|||||
J*7
non Unge ab Ecclefia S. Tetri que àicttur Malore ubi Ho*
fpitale edificatur , atque cum Vinca que ex orientali parte prope fé habet terram qn& fuìt Fu/chi fil. foannit ,. , . ex occidentali parte habet juxta fé terram Teuci Motarii fil. b. m. Joannis de Fahegnano. Ego Aldinottus lud. Ma ricornando alle prove affai, concludenti il merito di anti- chità della noftra Chiefai dirò una efifere lo fteflfb titolo di Maggiore dato a quefta Chiefa non per altro a dir ve- ro, fé non a diftinzione di altre minori} che aveano il medefimo titolo , pofciachè alla Chiefa di S, Piero, 1" ap- pellazione di maggiore trovafi nelle Scritture del Capito- lo Fiorentino, fino dal 1090. e nel Bullettone (Libro an- tichiflìmo di diverfi ricordi, noto a tutti gli ftudiofi dell* antichità ) ,1* appreflb documento fi legge : Sona memori* Tetrus Florentinus Bpifcopus dedicayit Monaflerium Sancii tetri Majoris ad nfum Monialium , & ali qua pradia ditto Monafteno tradita confirmarvit. IV. Ella poi è fino dagli antichi tempi infigne Col-
legiata, che fiorito avendo di Priori, e di Canonici illu- ftri, merita che io racconti un vanto fuo ben Angolare , e di per fé folo così lodevole , che a tutte le Chiefe deve recare invidia „ Il Clero di S. Pier Maggiore ( cosi feri- „ ve il Locatelli nella Vita di S. Gio: Gualberto) fu Tu- „ nico a confervarfi illibato dalla macchia di Simonia in „ quel fecolo così fatale a Firenze, ed alla Italia tutta, ,v quando per avarizia di prepotenti fi fecero venali i Be« „ nefizii Ecclefiaftici ,, In Firenze adunque Città inonda-? ta da una piena di Simoniaci intatto andò quefto Clero fenza più, lode, che va al difópra di tanti , e tanti fuoi privilegi, tra* quali ragguardevole né mai perduto fi è l'ef- fere la Chiefa di Si, Pier Maggiore nel polle (To dei nuovi Arcivefcovi, la prima a ricevere in Città il fuo Fattore ; il quale nel folenne fuo pubblico ingreflb, facendo la pri- ma vifita. a quefta Chiefa , dal fuo Priore e Cappellani è fervito in tutte le funzioni Ecclefiaftiche, e da* mede* fimi è collocato in un trono a tal fine al Vefeovo alzato, E perchè non farà difearo il leggere le belle circostanze di quefta folennità? qui ne traferivo tutta la cerimonia > che
|
||||
I2§
|
|||||
che noti può eflere più autentica,' Avvegnaché dalla Re-
pubblica fu minutamente preferitta in oecafione di cento inforte difpute tra* Cittadini per quello folenne ingreilo „ La mattina che Meffer lo Vefcovo doverà entrare nella „ Citta di Firenze, i Guardiani, ovvero padroni predet- ,, ti3 ufeiti e coadunatifì prima al Vefcovado dati i loro & ordini ee. come è di loro ufanza, debbano , ed a loro ,, fia lecito di eiTeret^fti, cerne a loro piacerà5 con Gbir- „ landa di erba in c4po,e co* guanti in mano, e bafto- „ ni, alla Porta della Città di Firenze, per la -quale Mef* „ fer lo Vefcovo doverà entrare, e con loro Palio ono- f, revoie \ e confueto. E vie in fulla Porta della Città, ,, giunto il Vefcovo a cavallo parato., come è ufanza, ri- „ cevute le reverenze de* Religiofi, e degli altri CherU ,,, ceria, e baciate le loro Croci, e eflì Padroni lo deb- ,S bario ricevere , e mettere fotto il détto loro Palio a ,, cavallo adeftrandolo al freno , e alle itaffe quelli di g« detti Guardiani, che per loro a ciò faranno elecìi , e ,, deputati, non entrando fotto il detto Palio alcuna al* % tra perfona , che -dei detti Guardiani, e così fotto il ,., detto Palio circondato ed inchiufo da' Guardiani fo- „ praddetti co* loro baitoni precedendo innanzi , e di iì fuori di elfo Palio uno de' Canonici di Duomo a ca- li1 vallo con Camice indofib , o altro paramento, come è j, ài ufanza, col Partorale in mano di Mefler io Vefcovo 5)' e eflì Guardiani debbano condurre , e guidare Mefler ,, lo Vefcovo per le vie più dei/he , e onorev®ii della $ Città, infine alla Chiefa di S* Pier Maggiore, e vie di- ìf /montato il Vefcovo al Petrone ufato per li Guardiani, fi e nelle loro braccia, fi debba dare il cavallo, dove il ;, Vefcovo fia difmontato fanza fella, e fanza freno alla „ Badefla di S. PieroV ovvero a altra perfona ricevente „ per lei, come e ufato, e la fella, e il freno del detto li» cavallo fi debba dare a Don Simone di * # . » Prete, -„ come umilmente e di ufanza di dargli a quelli della fa* *ij miglia, onde è difeefo il detto Prete Simone . Dipoi ,, così difmontato il detto M. lo Vefcovo per li detti fuoi ,, Vaffalli, e Guardiani del Vefcovado , .i detti Guardiani - j, la- |
|||||
Trip
„ lafciato il loro Palio di fuòri della Chiefa di S. Piero
,, ivi apparecchiati, e parati, i quali Cappellani cosi ri- „ cevutolo, accompagnandolo, e affittendo a lui più prò- „ pinqui » E poi appreso di loro immediate feguen- ,, do i Guardiani Sopraddetti colle loro Ghirlande ,, di erba in capo, e guanti , e barioni in mano nulla „ altra perfona tramezzando tra i detti Cappellani , e „ guardiani fi debba così condurre, e guidare Mefler lo J5 Vefcovo per la Chiefa infino all'Aitai" Maggiore di ef- „ fa Chiefa. E vie dettoti per MeiTer lo Vefcovo la fua „ orazione ufata , fi dee elfo Meffer lo Vefcovo per fé „ medefimo , e fanza aiutorio di alcuna perfona , come „ fia de fuo piacere infediare, e immetterli nella Sedia, „ la quale farà apparecchiata ivi per lui s E di poi Melfer „ lo Vefcovo fé ne vada "dentro del Monaftero alla Ca- „ mèra , che è diputata per lui con i Cappellani di S. j, Piero fopraddetti , e con quei quattro de* Guardiani „ del Vefcovado , i quali faranno eletti dal Vefcovo, che „ debbano rimanere la mattina a definare ivi con lui) e j, invitati da Madonna la BadefTa, e tutti gP altri Guai** „ diani la detta mattina fé ne tornino alle loro Cafe col „ loro Palio predetto. E fia lecito a Madonna la Badeffa „ di S. Piero la detta mattina nell* entrare di MefTer lo ,, Vefcovo nella detta Citta , e Monaftero così accompa- 55 gnato da' Guardiani ial modo e forma predetti, fare ,, protestare , e trarre carte, che per la fola immiflìone, ,, e entrata di Mefier lo Vefcovo , e Convitaziorie fatta ,, de3 Guardiani fopraddetti, a eflì Guardiani non fé ap- „ plichi né acquilti ragione alcuna jurifdizione , ovvero 5, prceminenzia nella fuddetta Chiefa, e Monaftero di S. „ Piero, e limile protèftazione pofibno fare i .Popolani „ di S» Piero , fé fia di loro piacere . E poffano i detti „ Guardiani, e a loro fia lecito tornare il detto dì dopo „ definare a S. Piero a vifitare , e a fare riverentia a Mef- „ fer lo Vefcovo nel Monaftero Sopraddetto, e alla detta „ fua Camera , come a loro fia di piacere , e rimaner „ la detta fera ivi ancora a cena con lui, quelli i quali „ da lui faranno fatti invitare, Faccia-fi il detto éì nel Tom. L Tart. L R » Mo« |
||||
5j Monaftero fopraddetto da MefTer lo Vefcovo , verfo la
5) BadefTa, e verfavice dalla Badefla a MefTer lo Vefcovo a 3) fervirfi quelli atti, e folennìtatì ufate, che intra loro lì 5? fogliono ofTervare, delle quali nulla queitione fé ne fa 3, per loro al prefente. La feguente mattina debbonotor- ?, nare alla Chiefa di S. Piero tutti i Guardiani foprad- 3, detti con il loro Palio, e colle Ghirlande di erba in 3, capo e guanti e barioni a modo ufato, e lafcìato il Pa- ss lio di fuori alla Chiefa vadano e poflano andare infino 33 alla Camera dove è Meflfer lo Vefcovo , e indi parato 3, MefTer lo Vefcovo, e condotto dai Cappellani e Che- 5, rici di S. Piero, immediate appreflb dei detti Cappella- 3, ni gli debbano fare compagnia infino air Altare di S. ,, Pier Maggiore di efia Chiefa dove fatta il Vefcovo la 33 fua orazione ufata , e fattori difcalzare a cui fofle di ,3 piacere del Vefcovo 3 i Cappellani circundando il Ve- 3, fcovo, e più propinqui a lui fopportandolo e i Guar- s, diani predetti feguendolo immediate fanza intermetter- ss vifi alcuna altra perfona, lo debbano guidare e condu- 5, cere infino alle Reggi e Porta maeftra della Chiefa pre- 3, detta > E ivi in fulla detta Porta i Cappellani di S, », Piero deono lafciar MefTer lo Vefcovo nelle mani di 35 eflì Guardiani, i quali condottolo fotto loro Palip pre- si detto accompagnato fotto il detto Palio, e fupportato 3> da quelli di detti Guardiani, i quali faranno anco per 3, loro a ciò deputati non effendo ne entrando fotto il ì) detto Palio alcuna altra perfona fé non quelli, che 0) MefTer lo Vefcovo chiamarle ai fuoi fervigi, lo debbono 3) apportandolo e ajutandolo fotto il detto loro Palio cir- 33 condati da eflì Guardiani, conducere-a pie fcalzo, co- >» me è di ufanza; faétafi per lui la reverenza folita , e ss detta la orazione , che dee alla pietra del Miracolo di 5, S. Zanobi ec. Infino Tulle fcalere de* marmi de Santa i, Reparata d' avanti alla Porta maeftra della Chiefa pre- ss detta; E ivi lafciato il Palio loro di fuori della Chie- >, fa i detti Guardiani deono dare e lafciar Melfer lo Ve- 3, feovo nelle mani de* Canonici di Duomo ivi pieni e ?3 parati, e così per li detti Canonici circundanti e più „ prò-
|
||||
*1*
j, propinqui a lui , e feguitàndo loro immediate i detti
-„ Guardiani colle Ghirlande in capo , guanti e baftoni in „ mano, il detto Vefcovo deve efTere condotto e guida- „ to da detti Canonici nella forma e modo predetti in- „ fino air Aitar Maggiore, dove fa&afi per MefTer lo Ve* „ fcovo la reverenzia folita, effo MefTer lo Vefcovo per „ fé medefimo , come a lui piacerà s* infedii e fi ftalli „ nella Sedia , la quale ivi parata per lo detto fervigio , „ e proteftefi per li detti Canonici e Capitolo come fia 5, di loro piacere che i Guardiani per lo detto entrare ,, in S. Reparata col Vefcovo, e per lo detto atto non ,, ne acquietino alcuna dignità preeminenzia ovvero juri- „ fdizione nella Chiefa predetta. E fé il Vefcovo alla det« ,, ta infediazione & filiazione eleggeffe aiutorio di alcu- „ na altra perfona , allora fé faccia proteftazione che que- j, ito non abbia a derogare né pregiudicare a ragione del „ Comune di Firenze, o di alcuna altra perfona. E di- „ poi flato il Vefcovo nella detta Sedia quando è di u^ ,5 ianza, fia condotto nella Sagreftia di S. Reparata per li ,, Canonici predetti , feguitandolo i Guardiani nella for- j, ma predetta infine alla Porta della Sagreftia nei Taber- ,, nacolo, che farà ivi apparecchiato , il detto Vefcovo lì- }) calzato da cui chiamerà al detto fervigio , fia da quel 5, luogo guidato e condotto da Canonici fopraddetti fe~ 5, guitandoli i Guardiani nella forma e modo difopra in* 5, fino alle Reggi , e Porta Maefha della Chiefa predetta, 55 dove, e nel qual luogo i detti Canonici debbano rilaf- >5 fare liberamente il Vefcovo nelle mani dei detti Guar- jj diani i quali condottolo a loro Palio, fotto quello, fup- „ portandolo elfi , e circundandolo fanza entrare alcuna ,5 perfona altra fotto il Palio predetto, rimanendofi i &• ,5 nonici fulla detta loro Porta fé fia di loro piacere , i 5, detti Guardiani devono guidare e condurre MefTer lo 3^ Vefcovo in S. Giovanni all' Altare della detta Chiefa > 5, dove fattafi per MefTer lo Vefcovo la riverentia e ìn- „ fediatofi e ftallatofi elfo fteffo, fanza aiutorio di alcuna ,5 altra perfona 5 fé già per lui non foife chiamato alcu» si no,- E fé il Vefcovo chiamaife alcuno a fuo aiutorio R 2 „ alla
|
||||
13*
,5 alla detta infediazióne , fi faccia fimile próteftazione ,
„ che di fopra fi ragiona nella infediazióne di Sancìa Re- ,, parata, cioè che non pregiudichi ad alcuna ragione del ,5 Comune di Firenze, o di alcuna altra perfona. E det- „ ta la Mefla ufata de dire in fimile acìo in S. Giovanni, ,, effi Guardiani conducono e guidono Heller lo Vefcovo „ nel detto loro Palio da S. Giovanni al Vefcovado , e ,5 accompagnatolo infino alla Cappella del detto Vefco- jj vado, e facìafi per Mefler lo Vefcovo la debita reve- „ rentia air Altare, e infediatofi. per fé medefimo e per ,5 i detti Guardiani come fia di piacere di Mefler lo Ve- i, fcovo i detti Guardiani facciano il giuramento ufato „ della Fidelità , Valfallaggio, e Guardianeria come fono „ ufati ec. E facìo quefto e defenati con lui come è di ,, ufanza fé ne ritornino alle loro Cafe col detto Palio „ come è di ufanza rimanga appreflb di loro. „ Rifervate falve, illefe , & immaculate in tutte le
„ fopraddette cofe ceremonie e adi, le ragioni del Co- „ mune di Firenze, e da MefTer lo Vefcovo prefente, e „ che per lo tempo faranno „ Quella deliberazione della Signoria è fottoferitta da
nove teftimonj con la folita conclufione : ABa omnia fu- pascrittain Falatio Fiorentino refidenti a. Do mi no rum Prie- rum è? Vexilliferi JuBitia é'c. Ego Joannes filius olim Sii" <veftri Neri NotariuS) Aj/oftolica, & Imperiali auBoxitate Judex &c. 2 3. Gennaro 1385. - V. Ma perchè quella deliberazione accenna le folen-
nità ufate tra il Vefcovo, e V Abbadeifa, che il Varchi, il Cerracchini, ed altri chiamano Spofalizio del Vefcovo coir Abbadeifa , ho giudicato bene , perchè maggiore e- rudizione acquiiH il Leggitore riferire qui la formalità , ed il Cerimoniale , che era folito praticarli dall' Arcive- feovo nello fpofare la Badefia, cavato appunto dalla de- tenzione di quel che feguì per V ingreflb di Monfignor Arcivefcovo Altoviti, dal Libro fegnato G. nel Monafte* ro ,, Del Mefe di Maggio 1567. adì 15. in Giovedì il Re- „• verendiflimo Monfignor Antonio Altoviti Arcivefcovo » ài Firenze venne al fuo Arcivefcovado, e la mattina en- ,, tran*
|
||||
*33
|
|||||
„ trando per la Porta a S. Friano proceffionalmente, e
„ venendo per Borgo S, Friano, per Borgo S. Iacopo, „ dal Ponte Vecchio, per Piazza, da Gpndi, da' Badia, „ per la Via del Palagio alle Stinche , arrivò alla Piaz- „ za Norcra proceflìonalmente a cavallo, accompagnato ,, da tutto il Clero, e altri Signori Prelati dove era pa- ;, rata la facciata della Chiefa e quella del Convento di „ panni d'arazzo, e drappelloni con fregio inorno in- „ torno, e arrivato alla Colonna detta la Staffa del Ve- „ fcovo, venne alla Porta della Chiefa, dove fu dal Prio- ,, re di quella, e da'fuoi Cappellani, e Preti, prefo, „ e condotto avanti all'Aitar Maggiore, ad un5 inginoc- „ chiatorio riccamente parato , dove pofato alquanto, fi „ rizzò, e dal medefimo Priore, e Preti fu condotto fo- „ pra un palchetto alto fatto appiè del Campanuzzo del- „ le Mefle, dove era una feggiola ricchiffirnamente para- „ ta per S. Signoria Illuitriffima, e una minore coperta „ di velluto verde, per la Reverendiflìma BadeiTa, tutte „ a due dette Seggiole fotto un baldacchino ricchiffimo ,, di tela d'oro a fogliami, e pofto a federe fopra detta „ fedia tanto eminente che poteva efler veduto da tutti j, quelli che erano nella Chiefa fi posò alquanto, ed al- „ loraia noftra Reverenda Madre Badeffa fi levò delfuo „ luogo, il quale era dall'altro canto del Coro, dove e* „ rano tutte le Monache velate di nero e bianco con „ loro abito, e detta Badefla nel mezzo di Marfilio, e „ di Filippo degl' Albizzi fuoi Parenti, ne andò a piedi „ de] Reverendifllmo Arcivefcovo, if quale con. le fue „ mani l'aiutò a rizzare, e lei fi pofe a federe fulla fe- ,) dia preparata per lei a canto all'Arcivefcovo, ed in „ fu la fua mano deftra, e quivi amorevolmente Monfi- „ gnore Arcivefcovo parlandogli, come per otfervare V „ antica consuetudine di quel luogo e del grado che te- „ neva, era venuto a vifitarla, e fare l'antica cerimonia „ dello fpofarla in vece e nome della fua Chiefa Fioren- „ tina , e così eflendo comparfo ai piedi di S. Signoria „ Reverendiflìma, e di Madonna , Ruberto di Gio: Ba- si tilta degli Albizzi come più antico di quella Cafata a „ te-
|
|||||
*34 ,
|
|||||
„ tenere il dito della Reverendiflìma BadefFa , Monfi-
„ gnor Reverenriiffimo vi miffe un Diamante belliflìmo, „ e ricchi/lìmo > di che la Reverenda BadefTa, li refe gra- ,, zie grandiffime della fua amorevolezza ed umanità, e ,j poi raccomandandogli caldamente la Chiefa Fiorenti? „ na , e in particolare la fua Chiefa , e Convento , fì ,, meffe ginocchioni chiedendoli la benedizione, e rice- ., vutala da Sua Signoria Reverendifiìma, e baciatogli ,, reverentemente la mano', fé ne tornò nel mezzo de- „ gli fuddetti due Parenti al fuo luogo, e tutte le altre „ Monache velate di velo nero e bianco a una a una „ andarono a baciare la mano a S. Signoria Reveren- „ diflìma ed a ricevere la particolare benedizione. Po- „ feia ritornate tutte a luoghi loro Monfìgnor Reveren« „ diilìmo fi rizzò e dette ]a benedizione a tutti, e ac- „ co.mpagnatp dal Priore della Chiefa j e da Cappella- ,, ni di quella , fé ne andò alla porta principale della ,, Chiefa dove fu ricevuto dalli fuoi Cufìodi fotto il ,, balda e chine*, e per yia degli Albizzi fé ne andò al „ Saffo di S. Zanobi poi al Duomo ec. „ VI. "E tornando ora a S. Pier Maggior notar fi vo-
le che ogni anno nel Lunedì di Pafqua di Refurrezio- ne il Capitolo di S. Maria .del Fiore viene in Procefiio- ne a queita Chiefa , ove canta la Merla un fuo Cano- nico . Viene ancora in ogn3 anno per la feita di S. Piero il Magnifico Magistrato della Parte alcuni ceri offeren- do, ed il giorno .dopo 4efìnare fa correre un ricco Palio . Neil' Anno 142©. Papa Martino V confacrò l'Aitar Maggiore di quella Chiefa Jafciandovi molte Indulgenze j e nel 1442. Eugenio IV quivi fedendo in maeiìofo trono e corteggiato da molti Cardinali , e_# Vefcovi, a.mmi£e al bacio del piede tutto il Clero, e le Monache , concedendo P onore del Paflorale alla Ba- deffa . Finalmente io trovo nel 1465* tutta la Chiefa parata a bruno con la Signoria quivi radunata, per le folenni efequie ad un Illufère Cittadino, Poeta, Iftori- co, Oratore, e della Repubblica Fiorentina più volte Arnbafciatore , di cui parlerò in altra Lezione. 1 l VII.
|
|||||
ns
VII. V altro tìtolo notabile e gloriofo a quefta Chiefa fi
è un mondo di benefizj legnatati da primar; Perfonaggi a lei compartiti, e già. detto eftendofi che la Chiefa fu "reftau- rata ed abbellita dal Popolo Fiorentino, debba ora aggiu- gnere che una Matrona per nome Gisla rinunziò Terre, Beni, e Padronati di Chiefe, donandole a quello Mona- fiero , lo «he venne confermato da Eugenio III. con Bol- la riferita dall' Abate Ughelli Tom. 3. e diretta a D. Ma- ria Maddalena Badefla VII. Kal. Maii 1151. Pontif. VII. da 18. Cardinali fottofcritta, $cr manum Bolognini S. i£. Ecclejta Scriytoris : Due Vefcovi , Pietro il Cattolico , e Rinieri con liberali conceflìoni, ne aumentarono r en- trate . Tre nobili Famiglie hanno gareggiato in benefica- re quefta Chiefa; Quella de*. Pazzi oltre una Cappella di rare pitture adornata , fabbricò alle Monache un' ampio e bel refettorio ; ha. famiglia Ximenes di xò 1' Aitar Maggiore , e il Coro, dove a fup tempo ve- dremo marmi da* primi fcalpelli lavorati, e pitture a fre- fco da ottimi pennelli dipinte ; La famiglia degli Albizzi ha cinque Cappelle, € di quelle una con preziófi Depo- rti de?, fuoi antenati , vedendoli anche una vaga loggia fatta a fpefe di Luca degli Albizzi. Né fi tralafci in que- fto luogo 1' annua riconofcenza, che fa il Monaftero a sì beneficente Famiglia, dono veramente tenue , ma invio- labilmente praticato già da più di 400. anni. Nel giorno adunque di S. Niccolò manda la Badefla al Capo della Famiglia in un piatto due Tinche marinate con mandorle monde numero fette , che tante dicefi che foriero le Spi- ne del Signore, da Gerusalemme portate da Landò de- gli Albizzi} ed a quefta Chiefa donate • E per fine un' al- tro Cenfo pagava/1 ogn' anno da quefta Chiefa, alia Ca- nonica, e Capitolo Fiorentino , e confìfteva quefto paga- mento in carne, tQrte, giuncate, e frutte, che tale tro- var! regiftrato nell' Archivio dei Canonici ai numero 91. ove leggeri un ricordo dell'anno 1258. come fegue P. Gulfridingus Caffitllanus S. Tetri Mai, & alti ditta Eccle» Jt# & Monafterii jrmfentant D. Vagano Trajtojìto é* ejus |
||||
\%6
Cajfituio Seftem Sf allcts Qàrnlutn de freffìngo ùffds \ tri a
tortore & magna piena omis^cum tribus Caniftris i. plenum de Snftnis * 2. pirite g. duodecim quincadis, qua omnia di- Bo Captalo a diBo Monajlerio finnuatim dehentur ut di* tthatur in fcfto 'SI Vetri, |
|||||
LE."
|
|||||
-----------™—---------
|
|||||||||||
*Ì7
X.
|
|||||||||||
L E ZI O N E
DI S. PIER MAGGIORE II.
|
|||||||||||
^£^6
|
|||||||||||
Ornando noi a S. Pier Maggiore > fet-
te Spine del Signore fono la prima a- dorabile Reliquia, che ci fi prefenta, chiufe effondo in un ricco Reliquia- rio di argento, fatto dal Marchefe_» Luca degli Albizzi e furono portate di Gerufalemme nel 1300. ed alJa Ba- defifa di San Pier Maggiore donate da Landò degli Al- bizzi , le quali Spine prima ftavàno in Cornu Epiftolac dell* Aitar Maggiore nella Cappella di S. Niccolò or- nata di pitture a frefco, contenenti Storie de'Perfonaggi di quella Famiglia, ma a poco a poco fcalfitte e guaite le pitture , a tutta la Cappella fu dato di bianco. La feconda Reliquia è il Corpo intero del B. Giovanni da Vefpignano morto nel 1301. clie già da 450. anni go- de il culto ab immemorabili; La fua Traslazione fat-* ta dal pubblico Cimitero feguì nel 1594. collocato in, Chiefa dal Priore Baftiano Sandri Pefciatino , e nel 1627. dal Priore Domenico Brunacci in più decorofa Urna riporto adorar! full* Altare , di vero infigne per ab- bondevolezza di grazie miracolofe. La terza Reliquia è il Corpo di S. Benedetto Martire, eftratto dal Cimitero di Caliito, e da Urbano Vili, donato a Maria Martelli, negli Strozzi, che lo donò a quefta Chiefa nel 1639. ed ai 28. di Giugno dello fterfo anno fu portato in procef- fione, con quella folennità che notò il Verzoni ne'fuoi -ricordi, ove fi legge come fegue „ di notte con illumi- „ nazioni per dove pafsò, e numero grandiifimo di torce „ portate dai Popolani della Cura, ed accompagnato da ,, tutte le* Religioni e Confraternite, e da tutto il pò- • Tom. I. Vart. L S ,, pò- |
|||||||||||
„ polo ,, fu poi depofitato fotto l'Aitar Maggiore di
ricco abito veltito, éffend^tì celebrata per moki anni u~ na" fontuofa féfta , ma quefta poi difmeffa , fi efpone il Sacro Corpo alla pubblica venerazione ogni anno nella prima Domenica di Luglio. La quarta Reliquia è il Brac- cio di S. Biagio Vefcovo e Martire, e hanno pure una terra delle Compagne di Sant'Orfola Vergine, e Marti- re , e Reliquia infigne di S. Niccolò Vefcovo di Bari, e di S. Benedetto Abate. E fra cento altre reliquie non poffo tralasciare di rammentare un'Olio di S. Zanobi , e di quefto Santo Vefcovo la Cella , che in Convento per tradizione dicefi abitata dal Santo, venendo elfo al- le divote fue Stazioni *. e chiamar! ancora oggi la Cella di S, Zanobi . -il Ili,: 1 Monaftero nel fecolo paflato fpirava antichità,
ma fu rinnovato dall'Abbadefla Maria Maddalena Zit- telli , ed a maggior comodo da lei ridotto. Memorie an- tiche, e Codici preziofi dalle Monache in un belF Ar- chivio fi confettavano, che dalla piena d'Arno del 1557. vennero guaite in gran parte, conciofiacofachè l'acqua crefeiuta in Città alta più di 8. braccia allagò e Chiefa, e Monaftero, con fua belletta rodendo i caratteri de* li- bri. Però alla diligenza del Signor Giovanni Baldovi- netti Patrizio Fiorentino ftudiofìflìmo neh" alfembrare-. antiche Scritture, e vigilantiflimo nel confervarle deb- bo un documento molto decorofo a quefto Monaftero ; Ed è una lettera della Repubblica Fiorentina al fuo Am- bafeiatore in Roma, ferina in favore del Monaftero di S. Pier Maggiore, in occasione di lungo litigio tra que- lle Monache, e quelle dette le Santucce, dicendo un frammento dell' Epiftola così : ,, Domino Vetro Ala^ n manno Roma . Magnifics Orator. Qjjefta vi farà pre- ,, fentata da Monfignor Ricciardo Becchi Scriptote Ar „ poftolico, dal quale ancona averete notizia di certe „ differenze , che hanno le Santucce, ovvero loro Prjo- ì> ra, con le Monache di S. Pier Maggiore Nobiuffimo „ Monaftero nella noftra Città „ Seguita a raccomandar- gli che fi adoperi preffo S. Santità > acciò fia levata vi<a que-
|
|||||
s
|
|||||
|
|||||
nm
quefta molefHa alle Nobili, e Venerabili Donne di San
Piero, e la lettera è fcritta : Ex Talatio Noftro dieXK Decembris 1491. ma perchè in efsa due cofe fi accennano piuttofto alquanto ofcure che nò; La prima è il Monafte- ro delle Santucce, e la feconda una lor lite col Mona» Itero di S. Pier Maggiore , P una, e P altra io penfo qui à' illuftrare , prima che parliamo ad offervare in Chiefa le parecchie maraviglie pertinenti alle tre belle arti. Diròa- dunque chi foflero quelte Santucce, dove avefTero il Mo- naftero, e fé poffibile fia qual fia flato il foggetto della lor lite. E facendomi dal luogo del Convento di effe , dirò, che quefìo era dove oggi fi fa la fcuola de* Cherici di S. Pier Maggiore, rimafa effendo fulla porta antica u* na bella Immagine di Maria di terra cotta, lavoro di Lu- ca della Robbia, e meglio fi conofeerà quefto fito dalla Storia della fondazione, la quale fi trova approvata dalle Bolle di Sifto IV. del 1470. 6, Kal. Febr. e del 1471. 4. Non. Maii. Nella prima concede il Pontefice a Niccolofa Vedova di Giovanni di Noferi degli Alfani il potere fon- dare un Monaftero in Angulo <vocato Chi affolino col titolo di Eremite di S. Giovanni Laterano dell* Ordine Agosti- niano , loro concedendo molte Indulgenze ; nell* altra Bolla il medefimoPapa fupplicato da Suor AlefTandra degli Alfani conferma la erezione del Convento edificato fidie Cafe di Niccolofa Alfanis fondatrice / e le unifee allo Spe- dale di S. Spirito in Saflàa di Roma. Inoltre chiara appa- rile la fondazione fatta da Niccolofa fuddetta, per una cartapecora preffo le Monache di S. Pier Maggiore , che dice come fegue 1470. Domina Hiccolofa fiL olìm Duccii Ser Laurentti de Gianninis Vidua olim Joannis HonofriJ de Alfani s pop. $. Tetri Majoris , è? Domina Alejfandra ejus filia dederunt D. Leonardo Francifci de, Orta Deere* torum Do Bori , recipienti prò dote & de di catione Oratori/, è? prò Oratorio feu Catella S. Joannis Baptifla fubie&o S. Juan, Lateran. de Roma pò fito prope angulum della BadeJfa in pop S- Tetri Majoris juxta & fuhtus Ecclefiam di&i S. Tetri &C. un Todere nel Tomolo di S. Martino a Ro fai & luogo detto il Vi'vajo ed altre Terre , rogato Leonardi S 2 oL
|
|||||
mm
|
|||||
oL Leonardi de Colle , e nel 14S1. trovo che il Capitolo di
S. Giovanni La texano feri ve : Dite Bis nobisSororibus Her emi- ti s Monialibus S.Ioannis Later. de Fior. Regni. obfer<vanti& S» Auguftini falutem &c. e concedono Indulgenza a chi dà aiu- to al Monaftero :DatumRom& tempore Sifti IV. Font.an. XI. III. Evvi del medefimo Capitolo un'altra carta, nel* la quale i Canonici deputano per tre anni Fra Niccolò da Fivizzano Agostiniano per Correttore di quefto Mo* naftero addimandato: Nohis, & Ecclejta Later. fubìecli 1490. anche lo Spedale di S. Spirito in Saffia , riguarda- va quefte Monache come Sorelle , che così le ehiama Pio de*Medici di Piacenza, Grande Hofpitaliere di S. Spi- rito in una lettera del 1485. feruta da Roma temp- re Fapa Innocentii Vili. an. 2. ove leggefi : Fius de Me dici s de Piacenti a Sacri Hofpìt. S. Spiri tu s in Saxia Generalis Magifter dile&a Nobis in Chriflo Sorari Ma* ria Abhatijfa S- Io anni s Later. de Fior enti a di eli Hof- pit. S. Spiritus Frofejfa: e concede molte grazie, e-/ privilegj al Monaftero . Debbo poi notare come poco vi(Te la Fondatrice, pofeiachè nel 147*5. non la trovo no- minata in uno Strumento rogato da Ser Bartolommco di Niccolò da Romena > nel quale regiftrati fono i nomi di Giulietta de*Cavalcanti BadefTa, e le Eremite Beatri- ce del Magnifico Tommafo de* Medici , AlefTandra, e Srancefca di Guglielmo da Verrazzano , ed Elifabettìu di Neri Segni, ed in altro pure Stromento rogato dal fuddetto Notaio nel 1482. è nominata BadefTa Maria di Giovanni di Noferi degli Alfani altra figliuola della Nic- colofa, ed ambedue quefte carte legali fono una procura in Roma per lavlite col Monaftero di S. Piero, ma qual fofFe il motivo della difeordia non mi fono avvenuto a trovare .Mi fo lecito però di congetturare, che folfe punto d* iurisdizione Parrocchiale, che ne ho degl'altri efempi di Monafteri nuovi moleftati da7 Parochi , che pretendevano di efercitare le funzioni loro ne* nuovi Mo- nalteri della propria Cura, e come terminale 1' affare, per autorevoli documenti appare che finifte il letigio con la unione dei due Monafterj, la quale fi trova feguita . nel
|
|||||
141
|
|||||
nel 149J. come apprefTo % Il Capitolo di S. Giovanni
„ Laterano effendo Arciprete Giulio Cardinale Oftienfe > 5, unifee in tutto , e per tutto il Monaftero di San „ Giovanni Laterano ai Firenze, a quello di San Pier „ Maggiore , „ Ego Dominicus de Carnariir Romattus : È per vero dire San Pier Maggiore inoggi ancora^ poffiede terre e cafe delle Santucce , e loro Scritture, parte delle quali fono le fopra riportate • IV. E tornando alla Cbiefa di S. Piero vedefi la loggia
che è Architettura del Nigetti, una delle più vaghe Logge di Firenze che fu fatta murare da Luca degli Albizzi nel 1638. come fi legge fopra il Cornicione : DEO IN HONO- REM PRINCIPIS APOSTOLORVM LVCAS DE ALBIZ- ZIS AN. MDCXXXVIIL Tre porte mettono in Chiefa corrifpondenti alle tre navate, le quali fono rette da Pilaftri tutti dipinti da Valentuomini, i cui nomi non tutti fi fanno • Al primo pflaftro a man finiftra un Sant* Apoftolo fu dipinto dal Paflìgnano, ed un* altro da Orazio Fidani giufta il Baldinucci . Nel fecondo pilaftro di facciata ver- fo la porta maggiore con molta venerazione è tenuta un* Immagine di Maria Vergine gravida, che tale apparifee per la groffezza del fuo Ventre puriflìmo. Quefta fu cre- duta pittura greca fatta in tempo del Concilio Gene- rale , ma io la ftimo Fiorentina, rimettendomi ad una mia lezione , in cui aiTegnerò le regole ficure per giu- dicare una pittura antica fé opera fia ài Greco, o Fio- rentino Pennello. A mano diritta voltando , fi trova la Cappella de* Corbìzi, con la tavola della Nunziata , la- voro del Francabigio, affai vaga, e ben intefa , con in alto lavori belliffimi di Luca della Robbia, e con due tefte dei Santi Pietro , e Paolo in ovati, che fé ni brano vive . Nella feconda Cappella viene la tavola di Raffael- lo del Garbo rapprefentante Maria col Bambino nelle^ braccia, e i Santi Gualberto, e Francefco. La terza Cappella è dei Migliorotti ove fi vede in una tavola S. Piero, che rifana lo ftroppiato alla porta del Tempio lodatiflìma opera del Gamberucci. Nella quarta Cappel- la de* Pefci dipihfe Tommafo da S. Friano la Vifitazio* '■*t:ni ne
|
|||||
142
|
|||||
ne di Maria con lodatiflima profpettiva, da baffo evvi li-
na figura quaiì tutta ignuda /rimata molto dagli Intenden- ti. Nella quinta adorafi un Crocifitto miracolofo , eh' è di legno al naturale creduto di Baccio d' Agnolo , ma Raffaello Itorghini nel fuo Ripofo lo vuole di Bòccio da Montelupo, A mano manca la prima è de' Cattani dopo la lite de' Micceri, che ne pretefero il Padronato , e ve- defi una tavola della Concezione co* SS. Giufeppe j e Nic- colò fatta da Aleffandro Gherardini . Nella feconda Jus padronato della Religione di S. Stefano , eifendo Com- menda oggi dei Micceri, vedefi tavola antica. Nella ter- za dd B. Giovanni da Vefpignano , ripofa in alto full* Al- tare in vaga Urna il preziofo fuo Corpo, con due iscri- zioni , che daremo con altre fui fine della Lezione . La quarta è dei Martini con tavola antica? e buona, ma non m$ è noto il Pittore, La quinta Cappella è degli AJbizzi , ove Lorenzo di Credi dipinfe in u\oh Crifìo in Croce , con alcuni Santi, La fefta Cappella è della Famiglia da Filicaia , dove avvi Magnifico Sepolcro al muro , con e- pitafEo, e Medaglione lavorato da Filippo Piamontini in onore , e memoria del Celebre Poeta il Senator Vincen- zio , la tavola è di Francefco Conti, dove con ottimo di- fegno ha dipinta la Storia di un Miracolo di Santo An- tonino , che refufeita una Fanciulla » Accanto torna una Cappella degli Albizzi, ove è un quadro dei buon La- drone di mano di Mario Baiarli, Nell'ottava Cappella evvi un' Afiunta, che è famofiflìnia Tavola del Granacci, nella quale la figura di S> Tornmafo fopra tutto è ammirabile , quefta Cappella era deJ Lapi, parlata oggi ne* Ru celiai . La nona è dei Fioravanti , che aveva una tayola di D. Lorenzo Monaco degli Angeli levata via, ed in fuo luo- go è un S. Giufeppe con Gesù in età di anni 12, che è opera del Cavalier Currado dal libro di ricordanze fe- gnato B. preffo le Monache dentro nella coperta fcritto leggeri „ adì 27. Ottobre del 1408, fi compì di ferrare la „ volta della Cappella di Neri, e di Mafo fratelli, e fi- „ gli di Francefco Fioravanti „ Gli AlefTanrdri hanno la decima Cappella, e per quadro una tavola piena di ito- riet-
|
|||||
#4§
riette fatta da Pifello Pifclli 5 del quale è parimente la
tavola della undecima Cappella, che è la terza ,che; han» no i Signori Albizzi, ibpra la quale nel 1698. fu meflfo 1' Orivolo , e per querca Cappella fi entra in Sagreftia. V. E qui entrati, dalle armi ravviseremo effere itata una Cappella de* Benvenuti, e dalle Croci dipinte alle pareti manifefta cofa è, che ella folle cpnfacrata. Bernar- do adunque Benvenuti Canonico di Fiefole , e pofcia di S. Maria del Fiore ne fu il Fondatore , la fua arme ve- dendoli nella fineftra della Sagreftia , e fopra 1' Altare . La tavola è una Nunziata antica, con alcune parole fcrit- te a pièj che fono una breve orazione di Bernardo a Ma- ria Santiffima ; Grattini accejfum habeat ad'-tuum Filium hic B. de*votus tuus , ut per te euvfi recipiat, qui -per te eum redemit nella ftefla più fotto fonovi quefte altre parole; Hos opus cum tota Cappella fieri curaijit Frior Bemardus Io. Bewvenutus Fior, propriis fumptibus 1427. In mezzo al pavimento della medefima Sagreftia vedefi lapida con fuo baffo rilievo degno di offervarfi per V abito Canonicale che allora ufava. Ha Bernardo il Vajo in Capo, e Stola al Collo, che viepiù riftringendofi , cade fino ai piedi ; con abito talare, o fia Cappa Magna , e bavaro , ed in- torno alla Lapida quelle lettere : Bemardus Benwenutus Fa- ter hujus Monajlerii qui Can* Florentinus Canonicaium crea* mik erexi ham aram wifVMttf » pietate tu, quefo , & quanti^- per Deum ora, & njale 1443. die 27. Menjis Ottobris . Ùi quelto Bernardo gloriofe cofe fcrifle il Signor Ca- nonico Salvino Salvini nella fua Storia a penna de'Ca- nonici Fiorentini 9 come appreffò ,, Nel 1401. fu eletto „ Priore della Chiefa di S. Piero al Terreno, come fi tro- „ va nella filza de' Benefizj di Ser Antonio da Romena „ nel!* Archivio dell' Arcivefcovado , l'arme fua è un To- „ ro rampante, fopra tre Monti , .fimi le à quella dei Suo- li nafede , dia quella Famiglia, credendoli adottato, due „ teitamemi egli fece , il primo nei 14. Qrtobr^ 1403. » rog. Ser Angiolo di Terranuova , il fecondo nel 1405. 3» Lafcia 24. Staia di pane per i Poveri, da diftribuirfi j> loro nella fefta della Concezione ogn* anno volendo , „ che
|
||||
VttVéfJàt'cklÌTffCTt
|
|||
U4
5» che àflìta© alla dlflrìbufciofle due de' Confoli dell' A*v
5, te della Lana, a cui raccomanda la Cura di altri Tuoi fi legati ; lafcia per la fcuoJa di 12. Chetici itipendio an- „ nuo al Maeftro di lingua Latina, e di Canto, dona il ,, Padronato di fua Cappella in S. Piero, e di un* altra ìV di S. Biagio in Fielble3 a* Confoli dell' Arte della Lana, „ e alla Badeffa . Egli è feppellito nella Compagnia del' ,j Sacramento di S. Pier Maggiore , che rea foggetta peri ,, pendicoiarmente alla lapida della Sagreftia, e nel mar^ 3> mo del fuo Sepolcro leggonfi quelle parole „ Bernar- dus Uh fum) yuan nofti fu^ra^ igitur & mibi J)ettm ora VI. Tornando finalmente in Chiefa , troviamo la
Cappella de' Pazzi , al cui pilaftro dipinfe Giovambati- fia Naldini a frefeo, di dolce colorito un S. Antonio A~. bate affai lodato. La tavola dell' Altane) e le pitture lar teralì fono tutte di Valerio Marufcelli Pifano.Dopo quefta Cappella viene l'Aitar Maggiore, che è difegno di Gherardo Silvani , fatto fare con magnifica fpefa dal Marchefe Seba- fìiano Xìmenes. Il Ciborio ài marmo opera è di Defi- derio da Settignano , che in otto facce lo feompartì con lavoro graziofo di vaghi pilaftri fcanalati. In Coro le pit? ture fopra 1* Organo fono di Niccodemo Ferrucci, che in Firenze ha iafeiato alcune lodevoli opere del fuo pen- nello. Sotto il Cornicione a manritta dipinfe Fabbrizio Bofchi i Santi Apoftoli Pietro e Paolo, quando feparanii per andare al Martirio , dalla finiftra pure a frefeo Mat- teo Roflelli fece a maraviglia la donazione delle Chiavi , che fa Crifto a S. Piero, e nel pavimento del Coro la fa- miglia Ximenes ha la fua tomba,dove è feppellito Tom- mafo Vefcovo di Fiefole morto nel 1/533. allato a que- fto Coro fulle fcalere della Porta laterale, vedefi una Pie- tà dipinta a frefcO dà Pietro Perugino, belliflìma, e ben confermata ;dalld-ingiurie dei tempi, e! giacché fiamo nel difeorfò pregevole dei Pittori, che hanno lavorato con lo- de in queftà Chiefa, mi fi conceda di annoverarne uno , che certamente vi ha dipinto , e forfè nella tribuna pri- ma che folle innovata dalla Famiglia Ximenes . Quefti e? chia- |
||||
chiamafi Màeftró Carlo di Giuliano dì Filippoy che ope-
rava fui princìpio dell'* anno 1500. come apparifee da una cartapecora in cafa de' Marchefi Riccardi , il cui fumo è il ;feguentè ,, 1511." Spettabile* Viri Ridolphus , & Gabriel „ Fratres 3 & olìm filii Riccardi Jacobi de Riccardis Cl^ves ,,; ftlor.yUt h&redes yro dimi di a parte F ranci fri olim eorumFw» ^xgrìs carnalis^ac éfiàm nomine Jo anni seti am filiiyip h&re. jìbfe prò quarta pM e \di&i olim Riccardi ì prromiferunt\Md- j, gijlro 'Carolo olim Jnliànr Filippi Pi fiori $*' Cìijì" Fior* ^A^uoddam creditumdiBi Carsii quod habet cum Monaìlèrio ,, S, Vetri Majoris de Florentia (sfc* atlum Fijìs rogt $er „ Bernardus olim Fieri Ser Joannis de S. Miniate Not, et „ Ci<vis Fior,. ,, Ma ripigliando il giro delle Cappelle > due irì; Gornu Bpiftole dell'Aitar Maggiore ha la Fami- glia Aibizzi, nella'prima già dipinta a frefco poi imbian^ cata vedefì la prodigiofa tavola del Cigoli , dove egli di- pinfe P Adorazione de* Re Magi, e chi la vede, refta al- la villa di un cane Inglefe tigrato groflo , dipinto con una Ciambella in bocca, e dicono alcuni > che volefTe il Cigoli dipignere un cane di Cafa Aibizzi, che morto il padrone, di dolore oftinato a non mangiare, volle mori- re fui Sepolcro del defunto Padrone , ma il Baldinucci nelle Vite de' Pittori dice , che il cafo certamente vero, forfè di un cane de'Ricafoli . La feconda Cappella, ha una tavola del Volterrano, dove è dipinta una S. Lucia* ma non terminata , nella Cupola il Gabbiani effigiò il Mille- ro della Afcenfione, e nei lati del pavimento fi alzano due Sepolcri, lavoro del bravo famofo Donatello, e fo- pra quelli, due altri alle pareti, fatti nella Scuola del Fog- gini. Reftano due Cappelle, e non più j una della Famiglia della Rena, dove li vede tavola antica rapprefentante Ma- ria Incoronata, e quella tavola fece 1' Orcagna per l'Ai- tar Maggiore ; Viene 1; ultima Cappella vicina alla Porta laterale della Chiefa, la quale è di Matteo Palmieri con una tavola maravigliofa di AlelTandro Botticelii j E di que- lla Cappella molte novelle furono inventate, le quali fulle .ftàmpe da troppo creduli Scrittori fi fono fparfe per tutta 1* Europa j con grave pregiudizio alla fama di cosi > Tem. L Fan. L T illu- |
||||
illuftre Cittadino j ad altra però lezione dilferifco una
ben giuira apologia di lui, che farà il compimento della Storia di quella Chiefa. Frattanto offerveremo altre fé* polture magnifiche , le quali fono per la Chiefa , come quella del Vefcovo Gherardo Faudebis Ambafciadore del Re di Francia a* Fiorentini j, morto nel 143S. col baffo rilievo molto ben cuftodito; Vi è il Sepolcro affai vago di Franccfco Fioravanti, ed uno con epitaffio al muro di Geri della Rena, nell* ingreffo della Porta Maggiore del- la Chiefa incontraiì una nobile lapida in memoria dei celebre Mariano Ceechi; Sonovi ancora quivi fepolti Pit- tori infigni tra* quali, Lorenzo di Credi, Pier di Cofimo 5 e Madotto Albertinelli . tM f, , VII. E venendo alle iferizioni, alla Cappella del B.
Giovanni da Vefpignano leggonfi le due feguenti: • - , " i.* ; : :- ■'' ' "
SEPVLCRVM B. IOANNIS DE VESPIGNANQ
QVI OBIIT AN. D. MCCCI
MIRACVLIS ET SANCTITATE INSIGNIS
PENE VETVSTATE CONSVMPTVM
SEBASTIANVS SANDRIVS '
PISCIENSIS TEMPLI HVIVS ANTISTES
INSTAVRAVIT AN. SAL. MDLXXXXIV
■■;-,: lì ?:;:i>\. 7 »> I J, . ' / '' .'-
OSSA B. IOANNIS DE VESPIGNANO
AD EXCITANDAM PIETATEM
EX ADVERSO ET HVMILIORE LOCO
IN ARCA SEPVLCRALI SVBLIMIVS COLLOCAVIT
DOMINVS BRVNACCIVS TEMPLI ANTISTES
MDCXXI
Nella Cappella degli Albizzi allato alla Porta di fianco
Sepolcro con attorno quelle lettere: SIP.
|
||||
M7
SEP. ORARISSIMI VIRI MASI DE ALBIZZIS
EQVITIS FIORENTINI ■ NATVS AN. MCCCXLIII OBIIT MCCCCXVIXx MENSIS OCTOBRIS DIE II r
Appiè degli Scalini dell' Aitar Maggiore in lettere Lon-
gobarde HIC IACET CORPVS NOB. MILITIS DNI. FRANCISCl
VBERTt DE ALBIZZIS CIVIS ET MERCATORIS
QVl OBIIT DE MENSE IVLII AN. DOM.
MCCCCXXXIII CVIVS ANIMA REQIESCAT IN PACE
Vedefi fotto il Coro delle Monache la Sepoltura dei Pal-
mieri con lettere Longobarde mezze confumate dal tem- po, e dietro P Aitar Maggiore incifa in marmo evvi quefta memoria della Famiglia Ximenes : D. O. M.
SEBASTIANVS THOMAE FIL. EQVES S. STEPHANI ROMAN-
DIOLAE PRIOR ET SATVRNIAE DOMINVS RODERICVS ET FRANCISCVS NICOLAI SENATORIE FIORENTINI F. F. DE FA- MILIA XIMENES AEMVLATI SVORVM RELIGIONEM QVI AB ARAGONIA PER HISPANIAM LVSITANIAM BELGIVMQVE STIRPE PROPAGATA INSIGNIBVS VBIQVE PIETATIS ET MV- N1FICENTIAE REFVLGENT MONVMENTIS , SACELLVM PRINCI- PIS APOSTOLORVM AD HANC AMPLITVDINEM REDEGERVNT ORNARVNTQVE SEPVLCtVM NICOLAO SENATOR1IS MVNE- RIBVS EGREGIE FVNCTO DEQVE XIMENIA DOMO MERI- TISSIMO SIBI POSTER1S AC VNIVERSAE FAMILIAE POSVE» RVNT AN. DOM. CIDIDCXV
Nella Cappella della Famiglia da Filicaia due ifcrizioni,
e la prima nel Pavimento dice ; ' ■ ì |
|||||
I ? fcA SCI-
|
|||||
Ì48
SCTPIÓ A FILICAIA VINCENTI! SENAT. VlU
BRACCI SENAT, NEPOS
EQVES D. STEPHANI PATRICIVS FLOR.
QVOD TESTAMENTO NICOLAI A FILICAIA
TVM HOC ÀVITVM GENTIS SVAÉ SACELLVM
TVM ECCLESIAS T. BENEFICII EIDEM ADSIGNATI
IVS PERPETVO CONFERENDI
SIBI LIBERIS POSTERISQVE SVIS CONCESSVM SIT
VT GRATI ANIMI SVI
PERENNE EXTARET MONVMENTVM
AN. SAL. cioioccxxxix. POSVIT
Altra Ifcrizione alla parete con bullo dorato:
D. O. M.
VINCENTIO A FILICAIA SENATORI FLOR.
SENATORIS BRACCI FILIO
QVI NON VVLGAREM GENERIS CLARITATEM VICIT
INGENU LAVDEET ELEGANTI A CARMINVM
CVM LAT1NORVM TVM ETRVSCORVM
QVATOT AN. REMPVBLICAM LITTERARIAM GLORIA HONESTAVIT
CHRISTIANAE SVECORVM REGINAE CHARVS • IOHANNIS SARMATARVM REGIS, ET LEOPOLDI CAESARIS AVGVSTI ADMIRATIONÈ ET LITTERIS CELEBRATVS INGENII LAVDEM VOLATERRANA PISANAQVE PRAETVRA PRAECLARE GESTA ALIISQVE PVBLICIS, SENATORIISQVE MVNERIBVS EGREGIAE OBITIS
INNOCENTI A VITAE PRVDENTIA MODESTIA RELIGIÓNE CONTINENTIA HVMANITATE SVPERAVIT SCIPIO FIL. EQVES D. STEPHANI PARENTI OPTIMO QVI OMNIBVS INGENS DESIDERIVM SVI RELIQ.VIT LVGENS, ET MOERORE AFFLICTVS POSV1T- OBIIT AN. SAL. cidccvii. AETATIS LXV OCTOBRIS VIII. KAL. |
||||
Vili. Prima però di por fine a quefto ragionamento piace-
mi di accennare, che allato al Monaftero in via della Badeiìa , fi trova la Infigne Compagnia di S. Niccolò detta del Cep- po 5 qui trasferita dal Corfo de* Tintori > ove ebbe ella il fuo cominciamento affai utile alla Città di Firenze per il laudevole iftituto, che i Fratelli profelfano di efercita- re tutte le fette opere di mifericordia corporale , come apparifcé dai vetufti loro Capitoli, riguardanti il fovve- nimento de^poveri. In qual' anno quefta Compagnia a^ velfe il fuo-principio, io non 1* ho di certo, ma dal ca-< rattere dei detti Capitoli, che ftimafi del fecolo 14. e dal trovarli nella Città di Prato, la Compagnia della Croce detta del Ceppo, principiata nel 1242,, e che giufta al diario di Niccolò di Liborio Verzoni , • chiamati inoggi il Ceppo Vecchio , per distinguerlo dal nuovo fondato da Francefco di Marco Datini, io fono di credere, che an- che la noftra Compagnia, poco dopò il Secolo XIII. a- velie il principio. E per ifpiegare, che cofa fi debba in- tendere per quefto antico vocabolo Ceppo, lufingandomi di far cofa grata a chi legge, riporterò qui le notizie , che mi fono ftate comunicate dall' Eruditismo Sig. Ca- nonico Antommaria Bifcioni Bibliotecario Imperiale del- la. Libreria di S, Lorenzo, cui è ben giufto , che fé ne fàppia grado , e fono le feguenti ,, Per appagare la cu- „ riofità fua eccole quanto prefentemente mi fovviene in- „ torno ali; origine di alcuni traslati, che dalla voce Cep~ „ pò procedono'. Il primo, e principale tra quefti è quan- ,i do la detta voce ( la quale fignifica pofitivamente pie* „ de, o tronco di albero ) è trafportata a figniikare ar- „?nefe;di legno da porvi i danari di offerte, e limoline; „ a quefto arnefe mutata poi ne* fufleguenti tempi Ja fì- „ gura, è fucceduta la caffetta delle timosfitte , della qual „ voce non fi trova efempio di alcun noftro antico Scrit- ,, tore, la dove del Ceppo in tale fenfo ne parlano pa- „ recchi, tra' quali Franco; Sacchetti , nella Novella^ >, CXXXIV. ìetr uccio da "Perugia ec. ove dice ,y Noftro 5pSignoie ti benderà cento per uno ,•& Elli li riceve co- di me tu vedi, che tutti li do a lui , mettendoli in quel „ Cep-
|
||||
i'.j'd
|
|||||
,, Ceppo ,, e più fotto feguìta a dire ,V dà della fcure fi
,) fatta nel Ceppo, dove erano i danari , e con tutti li ?, danari, e con lo Crocififfo ne venne in terra „ Fin qui )!. Franco. Da Ceppo poi in quello fignifieato n' è venuta ,, la denominazione di molti luoghi Pii, come per efempio 35 il Ceppo di Piftoja, e il Ceppo di Prato, ed in Firenze „ la Congregazione di S.Niccolò del Ceppo. Vi fono an- „ cora altri traslati, e i. la Taf qua di Ceffo , eh* è una ,, mancia della folennità del Natale 2, il Ceffo di Taf qua dì 5, Natale, il quale né* moderni tempi, rozzamente al mag- „ gior fegnO da' noftri Contadini intagliato è fatto rap- ,, prefentare ftravaganti animali con uomini fopra a caval- ,, lo, e fornito di frafche, e frutte, 3. Battere, Ardere il ,V Ceffo , il trattenimento pe* fanciulli in detta fefta di Pa- „ fqua 4. Colui Jta come un Ceffo , per un uomo Itoli- „ do \ e balordo» », Or cominciando dal primo traslato io dico, che nel
„ formar 1- Archivio del Signor Niccolò di Jacopo Pan- „ ciatichi, fra moltijffime antiche Scritture fciolte , io tro- „ vai una piccola porzione di un groflb libro ( ficcome ,, indicava la numerazione) fui quale Andrea di Gualtieri ,, Panciatichi fratello di Antonio accendente per linea ret- ,, ta di Niccolò, e che nacque nei 1438.avea prefo molti „ ricordi attenenti alla fua profapia, i quali furono poi da j, me riportati nel Tomo 3, della Storia Genealogica della „ Famiglia Panciatichi > che io nel 1738. terminai di com- „ pilare , e fra quelli ricordi ebbi la forte di vedervi la me- „ moria della fondazione del Ceppo di Piftoja. Ora per- ,5 ciocché in e/là vi fono cofe di non poco rilievo a quello „ propofito, io gliene mando un compendiofo trafunto, ,, acciocché ella ne faccia quel capitale, che più le farà di „ piacere. Quivi adunque fi legge» che per la peftilenza „ dei 134B0 che durò mefi fei, nella quale delle cinque „ parti del popolo di Piftoja ne morirono tre, eiTendo ri- 3, mafi come Signori della Città, Metter Giovanni, e Mef- „ fer Bandinò panciatichi, per la cacciata di Mefler Rie- „ ciardo Cancellieri, né volendo i detti Panciatichi dimo- „ rar più nella Città, raunarono i principali di lor fazione,, - ; ? . » neir
|
|||||
151
„" neh" Udienza, e Compagnia dell1 Oratorio della Vergi -,
„ ne, pofta allato al Palagio de' Signori, ed eleflero un Go- „ vernatore, un Camarlingo, e un Provveditore * con altri „ Miniftri ad aver cura degli ammorbati, & altri infermi, „ e quelli fovvenire di qualunque cofa opportuna loro fofle 5> poffibiie . È così fono le tnedefime parole del fuddetto An- a drea,/// cofiituito un Ceffo gròJfo alto un braccio e mez- „ zo , e lungv due di legname di quercia^ e unito dentro ad 5, ufo di C affane, il quale infitto anoflri tewftfi è fiato in a detto Oratorio , e poi trasportato nella Chiefa Cattedrale, „ il quale ave a tre chiavi, una al Prioreyl'altra al Camar- 5, Ungo ,. e la terza al Provveditore , Et in quello tutto Gen- to tilu amini) àf artieri di fazione Panciatica offerirono danari 9? fer la loro foffihilità 5 e. mejfi in detto'Ceffo, che furono fiU 55 di fiorini 5 ©q. d3 oro , fu dato le chiavi agli Ufiziali e rac- ,i comandata la Città, lafciarono detto Ceffo fieno di danari, n e così moltiflkò de'Tefiatnenti di quelli che morivano , e fa 5) chiamata la Comfagnia del Ceffo „ Da quefta relazione fi » deduce primieramente che tutti que*luoghi pii che fono j5 denominati del Ceppo, fono fiati fondati di limofine nel- ,) la maniera fopraddetta, e dicendo che tal Ceppo era di 3» legname di: quercia e voto dentro, fi fpeèifiea che, il 3> Ceppo foife tutto d' un pezzo 3 e che votato folo da » una banda> quivi fotte adattato un fondo di fimile le- „ gno per chiuderfi poi con le chiavi 3 lafciatavi un* aper- se tura, o feifo per potervi gettar dentro i danari , „ E venendo al Ceppo, il quale diede la denomina-
„ zione alla Pafqua di Natale > fi argomenta ehelofle «eli1 j) antico un fimile arnefe, in cui tanto i piccoli figliuoli j, di famiglia , quanto i fattorini di bottega poneffero le j> mance che acquietavano non folo in quella folennità , 3) ma anco in tutto queir anno , e che allora dai loro Pa- „ drij o Maeftri fi battejfe, cioè fi fpezzafle, e data a cia- 5, feuno 1' adequata porzione , fi abbruciaffero di poi le ,j fchegge, e pezzi di quel legno..'• A tal arnefe fuccedet- j, tero poi i Salvadanai e i CafTettini , i quali fono qua- „ fi andati in difufo. E perchè quefti Ceppi fi tenevano », appiccati al muro, e quivi ftavano immoti e fermi, di 3, qui venne 1' altro traslato di chiamar Ceppo un uomo s) ftolido jj E fin |
||||
E lift qui il Dòttiffiiflb' S-igflóf Canonico 1 alle dicui
graziofe , e fceite notizie arrogger dovrebben* la varietà delle ceremonie ufate nella notte di Natale da diverfe Na- zioni, e che fi chiamano volgarmente Battere il Ceppo , Arie*'il'Ceppo, eh* è un altro traviato. Ma fi contenti il leggitore che io lo rimetta alla dottiflìma dififertazione del Sig. Lodovico Muratori » nel Tomo V. Antiquitatum Ita- lkarum medii aevi DiflTert. LIX. dove copiofarnente efa- ni!na , ed il lignificato delle voxCÌ , arder 3 e hatter il Ceppo , ed infiememenfe ? gli «fi delle nazioni, ed il dubbio fé quelli fieno avanzi della fuperiltziofa Gentilità . \\ E ritornando alla Compagnia di 3. Niccolò del Cep*
pò , dir fi vuole , che obbligati i Fratelli a cedere il pri- mo lor luogo alle Monache di 3. Miniato,al Monte^ |1- le quali pei cagione dell* aiTedio dell'' 1529. fu rovinato il bello, -ed antico Convento fituato a mezza corta del detto Monte , detti Fratelli prefero luogo in alcune., itanze delia Compagnia di £. Maria del Tempio, per mo- do di provvigione, e nel 1561. ai 23. d* Agofto compra- rono da Tommafo Gigliamonti da S. Miniato alcune cafe 9 che ferviyano in quel tempo alla tinta dejl' Acte Maggio-; re , nella via della BadéfTa del popolo di S. Pier Mag» giore, avendo rogato il contratto Sex Filippo Argenti y e quello appunto è il luogo dove di prefente fi raduna detta Compagnia fempre mai fiorito avendo di uomini illuftri in Santità, de* quali ragiona Don Silvano Razzi nella Vita del B. Tommafò de'éellacci , come nomeremo nella keziQ^ dei Pome alle Grazie \ |
||||
■■■
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
*53
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
i
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
LE ZIO N E XI.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
ÌP C
- fi i ;■
|
DI ;S,I I È R M A Q Q ì 0 K I ÌÌ|»; f '
Ì f Ji*.l 1 l'I ■ - ^ • 3 5 S £ » ' ' v ^ . * ' ...."' Ili i . ! ■ ' 4 ìli
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
tJh
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
■ ; r*ii
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
>$rTa%9B
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
•■■;
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
*V^^N
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
ì ' ■' ' 'ì
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
^j E per alFembrare le vicende delle Sacre
Immagini, e; loro perfecuzioni , ynà Storia telTere d1 uopo; mi farebbe-» , una Lezione almeno mi fi conceda di fare per un cafo ftrano , ma veriflìmo feguito in Firenze ad una Sacra Im- magine, per molti anni tenuta coperà |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
ta, anzi interdetta , non già perchè foife irnmodeftamen»;
te dipinta , ma perchè fofpetta di erefia ! E quefta è la ta- vola rimafa a noi da olfervarfi in S. Pier Maggiore alla cappella di Matteo Palmieri j che farà P argomento della noitra Lezione. E a dire il vero , a. che fervirebbono le glorie fin qui dette di quefta Chiefa, fé la nota di Tem- pio profanato dalle ceneri di un Eretico non ifcancel- lando, ip fofTriffi , che foffe efpofta alle comuni mormora- zioni ? Dividendo dunque il mio ragionamento in tre punti , racconterò in primo luogo il cafo fceuro di o- gni falfità , in fecondo luogo riferirò un mondo di fo- gnate novelle contro la Cappella , la Tavola , e il Pa- drone di ella, in terzo luogo di Matteo Palmièri porrò le gloriofe memorie > ed i grandiffimi elogj, dai più rag- guardevoli letterati dati al fuo merito. IL L' ultimo Altare a man ritta entrando in Chiefa
è la Cappella dell* Aflfunta , fatta da Matteo di Marco Pal- mieri, famiglia per più fecoli fiata del Popolo di S. Pier Maggiore, moftrandoil anche inoggi le Caie di elTa,. vici- no alla Spezieria delle Rondini , e nella muraglia V arme, eh* è una Palma in mezzo a due Leoni rampanti. La Ta- vola adunque fu dipinta da Sandro Botticelli, con inven- zione , e difpofizione fuggerita dal detto Matteo, vedetta Tarn, h l'art. I. V dofi |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
few-
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
**4
dofi in efla la Vergine Affama, con le Zone Celefti pie-
ne di ^ngiolini feliza numero,? a Maria còroria facienti. E fé non abbiamo 1' anno certo di quefta pittura, direi però in circa al 1470. quando Sandro era in credito di eccellente Pittore. Mori egli nel 1515. VitìTe anni 78. on- de pare, che nel 1470. potefTe efTer giunto a quella per- fezione di arte , che moftra quefta lodatiffima tavola , Matteo Palmieri morì nel 1475. e forfè anche più tardi, con tanto credito di pietà di fàpere, e di valore , che la Repubblica gii ordinò gli onori di folenne Funerale in quefta Chiefa , con apparato lugubre , e magnifico , affi- ttendovi i Magistrati, e i Cavalieri, e Dottori; Alamanno Rinuccini fece *T Orazione, di cui efiftono copie nelle Librerie Medicea, Stroziana, Riccardiana, ed in altre , In quefta V Oratore particolarmente loda una Opera Poe- tica di Matteo, che nell' Efequie pofava fui petto del De- funto , come leggefi nell' Orazione : Poftremo etiam poeti* cam aufus tentare facuìtatem , hunc , quem fuo pe Elori f#- perpojitum , cerniti? pergrandem librum , ternario Carmine compofuit , quem propterea Vita Civitatem nuncupwvit , quod auimam terreni corporis mole liheram, varia multipli* ciaque loca peragrantem , ad fupremam tandem patriam ::ci* •vitatemque perduri*' , ubi beato fruatur acvo fémpìterno',. Quefto libro è tanto raro, che il Muratori dice forfè u- nko eflfere il Codice , che nell' Ambrofiana Libreria fi conferva: ma Firenze ne ha due, uno nella Medicea , 1* altro nella Stroziana , quello de'Medici è 1? originale la- feiato dallo ftèiTo Matteo in confegna al Proconsolo, con quella condizione , che fi legge al Codice fteiTó aggiunta ove dice : Opus Matth&i Palmerii quod JtgiJIatum Notario* rum Arti Fiorenti a donavi* , cwditione appofita > #* non Mperiatur dum in fuo religatus corpufculoIniivet tpfe Mat* thaus) e nella Cafa del Proconfolo fi conferve per molti anni , ma dalla piena d'Arno del 1557^ guaftarane in_, qualche parte la Cartapecora, fu pófcia trasferito ne Hai Libreria di S. Lorenzo. E dopo la morte dell' Autore, principiando molti curiofi a leggerlo, ebbero coinincia- mento le Critiche, anzi i fofpetti di errori j Quindi due par-
|
||||
partiti:£n Fir€ti^e;> chi in lodirlo, Cfcfci a condannarloÉ
e quaii che gli errori-dei Jibioi foiTerp copiati n$lla;Ta? - vok della Cappella, e che Matteo» avefTe coluta;canontè* zarli full* Altare, fofpetta divenne la Pittura , e fu inter- detta, e coperta per molti anni la Tavola , ed il Libyo dalla Ecclefiaftica autorità proibito, iims^Q dfl quale fe- condo T Ortografia di que' tempi dice: così >s £a CjMè di sì Vita ,, Il Palmieri lo, fcrifle , éft%nd§ rAmbafeiado^ re della Repubblica al Re Alfonfo di Napoli ,: dove con occafione di accompagnare il Monarca a Cuma , egli ad imitazione di Dante, compofe quefto Libro di tre Canti in terzine, fìngendo di eflere dalla Sibilla condot- to ai Campi Elifì, dove dice bellifTime cofe * e, poi frni- fce conducendo le Anime al Cielo, Città di Vita. In que- fli Canti parla degli Angioli, e feguendo la condannata opinione di Origene , più per eftro poetico, che con fén- timento Teologico, finge animarfi i noftri Corpi dagli Angioli , ma da quelli, che falbamente fuppone, rimari neutrali nella caduta di Lucifero , e che volendo Iddio provargli un'altra volta, ^ìi obbliga quaggiù ad unirti a' noftri Corpi.: Ed ecco la vera Storia de} libro, di Màt- teo , tanto alterata , e corrotta dai malevoli, e; dagl' igno- ranti, con calunnie, e menzogne, credute poi dagli Scrit- tori anche Oltramontani, pofciachè empiute la Germania, la Francia, r Inghilterra di quefto rumore, in molti ac- creditati libri fi vede raccontata la cofa con tanta va- rietà, che per andare informati appieno di quanto dico- no le molte ftampe, divideremo in quattro Claffi,gii Au- tori, che parlano in differenti maniere r'ÈÒidei JÌì bro , -.$ del fuo Autore. III. La prima Clafle è di quelli, che fpacciano ab-
bruciato vivo Matteo, come Eretico oftinató, e fono il Trircmio in Catal., Genebrardo in Cron., Giofìa Si- rnlero ncirEpitH Luigi Elia du Pin nel Tom» 12, Bibl. Script* 41 Giovanni Rioche Minorità nel fuo Compend. Hiftor., T Oudin nella itoria degli Scrittori, il Voflio che lo fa abbruciato in Corna, Aleflàndro Zilioli nella Storia MS, de' Poeti ItaL lo ? vuol dato> alle fiamme in «:i V 2 ' Cor- |
||||
Córrerla$ # né ^ìta^Frli"tPìlIppò "daf Bergamo,**hé per
altre* nulla rammenta né'della erefiay né del fuoco. Ma the dirèbbonò còftoró, fé Iettò avellerò 1* Orazione fu- nebre del5 Ririuccini, recitata fui Cadavere di Matteo defunto ili Firenze . - ^iy. La fècòròda Ciarle è di altri che lo vogliono di
ChieTadifotterràto, difeorrendo poi, chi in afierrre' git- tàtò al fuòco il Cadavere j e chi alla Campagna fepol- to.*In quefta Clafìe io trovo Gio: Batifta Celli riei: Ca- pricci del Bottaio, ragionamento fefto , per altro Scrit- tore maligno, chiamando Matteo Uomo di baffa condi- zione ì quando nelP orazione del Rinuccini fi legge : ^mi^e'^ui-inTrimàfior Germania Trincile s origini? fmt fHtnordia traxérai : non pregiudicando ;alla Nobiltà di quella Famiglia' il trovarli Matteo matricolato air Arte de3 Medicine Speziali, quando ognun fa che a tutti i Nobili per godere delle Magiftrature in Firenze era con- dizione indifpenfabile T a feri ver fi ad una di quelle Ar- ti | che MaggioriV o Minori fi chiamavano. ? . V. La terza è di alcuni, che le Ceneri di Matteo
laiciartdò nel fuo Sepolcro, del fuoco nulla credendo % fola mente ' fcriflbno efiere il libro flato abbruciato, ed anche meno altri dicendo, contenti fono di darlo per proibito, che a mio credere quefti foli fi accorrano al vero, Tra'primi fono il Giovio, il Guazzose 1* erudi- to Signor Giovanni Lami nelle Note alla Vita del Mar- chése Riccardo Romolo Riccardi, da lui fcritta con i» ftile elegantiflìmo.' Il Verino poi, il Landino, Giovan- ili Matteo Tòfcano, r molti altri, condannato dalla Chie- fa lo credono, ' e ^ tìtìVM* /VI. Finalménte la quarta Clafle degli Scrittori che
pari-ino di Matteo Palmieri è di Valentuomini , che fa- cendo laudevol memoria delle Opefe-fue, tacciono.to- talmente querla così variata Iftória., d fono fra molti Raf* faello Volterrano ,: Filippo da'Bergamo Minorità, Mat- tia Palmieri'Fifa nò* continuatore dellar Cronida di lui, ma quello filenzio è prefo in fofpetto dagli Scrittori Oltra- montani, iVquaJfic che* noi Italiani ; per- non 'offuscale ria fa*. -io'J . t v -'ma |
||||
*S7
ma di un noftro Paefano, -abbiamo voluto diflìmukre il ver'O » ie tanto dubita 41 V&flìo : 8ed fartaffé' caufar habue-
re ì & Bcrgawus , & Volaterranus , cur Jìlentio malint preterire , quod hominis eruditi% beneque meriti de Ut- terarum ftudiis nomea ac gloriam labe non exigua a/ber- gere miderentur . "VII. E veduto ormai a baftanza quanto male abbia
il mondo penfato di quello inclita Perfonaggio, perdu- ta opera non farai né ai Fiorentini ingrata, fé io ne imprendo la difefa , e primieramente con quella , che chiamai! alle accufe rifpofta indiretta • Con credito viife fempre il Palmieri di Cittadino onefto, e di Cattolico il- libato j non dirò folo pretto la fua patria, ma agli occhi più pérfpicaci ài Roma , di Napoli, e di altre Città pri- marie, come V attergano le memorie della Repubblica Fiorentina, Quella lo nominò per uno dei Deputati a nome del Pubblico per affiftere ai Padri del Concilio Generale fotto Eugenio IV. e dove radunato era il flore dei Vefcovi, e de' Teologi, non pare credibile che vo- lere Firenze mandare per fuo Rapprefentante un' Ereti- co '■• Matteo Palmieri, comparve al Concilio con iiìiraa univerfale di quella Sacra Aflemblea, anzi ne fcriflfe fe- dele la ftoria, copia della quale conferva»* nella Libre- ria Stroziana. Due volte la Repubblica per rilevanti af- fari mandollo fuo Oratore a* Romani Pontefici, nel 1466. a Paolo II., per follecitare la Canonizazione del B. An- drea Gorfini , e per altri rilevanti pubblici affari, e a Siilo IV. nel 1473. per Parlare grandiifimo della lega chia- mata allora d'Italia j e fu da amendue accolto con iitima ed amore, leggendoli nelle lettere fcritte dalla Signoria a" fud- detti Pontefici formole onorifiche intorno alla Perfona del fuo Ambafciatore. Scrifle Matteo la Cronaca del mondo, ad imitazione di Eufébio, di S. Girolamo, e di S. Profpero «intitolata dei Temporibus : Gli anni della Creazione del mondo fino a Crùto , fono da lui divifi in 12. Periodi, ^dai quali pretto , ma dottamente fi sbriga, da Gesù Gri- llo fino al 1447. cronologicamente fcrivendo, di ciafcu- 110 annoine^pone gli accidenti più notabili, e quanto fia |
||||
*$8
il inerito di quefta Cronaca , batta oflervare le rnolte^
verfioni in varie lingue » che ne fono ufcite al pub* blicO. ■■'■:-■: ■.■:■■.', \V-; ';:-S ', "..",- 4;/\".i;"l :*;*
Vili. Ma pattando a difefa più efficace perchè di-
retta, io mi £o a considerare che Matteo Palmieri chia- mato da più Scrittori il Poeta Teologico ( n* è che io creda di difendere la falfiflìma fua idea degli Angioli ) ferirle egli con sì pia intenzione che fui fine de'tre libri leggeri quefta ckufula : Laus bonor Imprium & glo~ ria Jìt iOmniptenti Tefu Chrifio pr infinita faculorum* fwcula Amen ; efpreflìone che fa tolto vedere, che V er- rore del Palmieri fu materiale, fé non vogliamo dire capriccio poetico, fempre però condannevole. Nella ta- vola da Sandro Botticelli dipinta vedefi il fuo ritratto al naturale in atto di adorar Maria Santiifima col fuo no- me , e dall' altra parte vi è la fua Moglie Niccolofa di Agnolo Serragli, né quefto ritratto di Matteo, la Chie- fa ha levato via dall' Altare; E che cofa più fcandolofa, agl'occhi de'Fedeli, e da rimediarfi, crediamo noi fa- rebbe flato, o Scancellare quefto ritratto, ©levare di fotterra le fue 00a ? a me fembra , che certamente dovea levarfi piuttofto la fua Pittura dalla Tavola, E fé il fuo ritratto non fu levato dall'Altare > ove da tutti oggi fi vede» diremo che né pure furon toccate le fue ce- neri. Quello che fi è riferito fin qui ferve per princi- piare a concepire qualche prudente dubbio della -verità delle accufe , e ciò che dir fi vuole in appreflo; farà u- na illuftrazione di fua innocenza, Matteo terminati i tre cauti idi quefto libro > li diede a riyedere ad uno dei più famofi letterati trai Cattolici di quel fecolo, che fu Leonardo Dati Canonico di Santa Maria del Fiore, del cui fa pere , e pietà, il Signor Canonico Salvino Salvi- ni nellaVita a penna, che neTcrifle, ci da belliflìmi documen- ti -è Orai non contento il Palmieri della prima revifione, trovoti che glielo manda a-Roma, quando già il Dati e- ra Segretario del Pontefice re che poi morì Vefcovo di Mafia, e giacché quefta richiefta cenfura, ttimo che fia la più convincente difefa del Palmieri , mi piace per far
|
|||||
/
|
|||||
*■■■'
|
|||||
»59
far coftare qui chiara la verità » riportar le lettere fìef-
fé che fi leggon in faccia ad Codice ,, Lettera del Pai- ,, mieri a Monfignor Leonardo Dati!, : „D* Leonardo, Datho Secretarlo Apoftolico* $\al*ve Virorum Optime.. Li- bro; Ci*oitatis Vita , quos nomijfime edidi i ad t& mitto y tamquam ad Cenforem Veridicunt > commettdàfti ilio* quon- dam mihi quafiprope diwinum opus, cum non adhuc emen- daffem , hortatufque et, ut re<viserem caftigaremque, Nunc mere illos remifos , & quoad decuit dìgeflos caligatofque remiti a , coghofcens tamen quod infinìtum pene effet eli- mando Censura, quia quod femel pi acuii , & id defiderarem quod certe affé qui non poffem, fed par eft omnes omnia experi ri, ut ait Oraior , àf fi primum ajfequi non pof- fumus, honejlum eft in fecundis , tertiifque conjìftere . Ego mero qualecumque eft dono tibi do , rogans, ut tua manfue* tudine legas, emende fque male, fa' me , ut folesy ama* Fiorenti a 9. Kal. Apri li s 1466. M. Falmerius : Può uno Scrittore fottoporre alla cenfura un fuo libro con ef* preflìoni più umili, e defiderofe di correzione ? IX. Ma quello che non può far di meno di appor-
tarci piacere, fi è la rifpofta di Leonardo Dati a Matteo che è la feguente, copiata dal Codice fteflb „ Ex Latera- „ no Pridie Non. Aprilis 1466. L. Dathus. Matthxo Pal- ,, merio Viro Praeftantiflìmo, & Clariffimo . Salve Viro- „ rum Eruditiflìme . Detulit mihi Antonius Rofcius No- „ Iter, Vir quidem docìiffimus, & utriufque Noftrum a- „ mantiflìmus Libros Civitatis Vita abfte editos, quibus j, me donas.. l'radarum fané Opus, & donum pulcherri- ,, mum, ac mihi longe gratiffimum . Neque enim vide* 5, quid meliuSì quid' Cbriftiano homini con-venientius lucu- ,, brare y quid mihi tandem, quod me magis in. hac me a ad^ „ ventante fene&a delegare t, mittere potuijffes . Nam no- „ ftra haec quam Vitam dicunt, mors eft, & hic civita- „ tem manentem non habemus . Igitur incredibili cum „ voluptate animi tuam hanc Ci vita tem Vitx, & fufcipio, ,, & ampleétor , utmidere mihi m'idear, te dùce poft hnnc ^ mortalitatis carcerem procul dubio ad immortale^ gio- ii riam emolare } & tnortem cum fempitema Vita commuta- |
|||||
\
*6o
„ re "4 Nfqjte dubito pmwbttf Chrifiianh. » qui libros hos te-
j|l gerititi jure ottimo eoat ingerì * Quawobrem laudo te , & & pihi immortales gratias' kabeofro miri 11. me a . Verum et fi ti mihi meni e& inde finente fwrfarieti £ invitate hac tua , ^tamen nonille fum, qui Mrrogemmihi judicium emendan- ti dìy nec tu.ilie es\ qui, fro tua fapentia inelaboratum ti opus edideris. Vale 9, Dalla lettera riferita in fin quìi non vi ha chi non vegga, come un* Opera chiamata de» gna di Criftiano, utile a' Griftiani , opera , che ajuta 1* acquilo de],Cielo » non jsoflfa a baffcanza falvarc il Pal- mieri dalla divulgata taccia di Eretico , e dalle pene in- fami fognate contra di lui., E per confeguente polliamo frabilire fenza tema di sbaglio , che fé Matteo cantò nel- la fua CiBà di Vita la falfa opinione di Origine , o fu finzione poetica, come quella de* Campi Eli fi, o pure er- rore, materiale » ^ v j < ' * '^.\'-\'\:-:v . -v.'ì^x X. Ma per compimento di quella diFefa reità ad if- chiarirfi una cofa, ed è, perchè nella-tempefta , che pa- tì il Libro di Matteo, eorreiTe rifehio, anche la Tavola di Sandro Botticelli, al qua! dubbio per foddisfare , ram- mentar debbo j in primo luogo gli sbagli preli da tanti Scrittori iìluftri, e forfè perchè rariffimo e (Tendo il Co- dice , non tutti ebbero il comodo ài leggerlo, ed in elTo rifeontrare la vera mente dell' Autore . Sbaglia dunque Gio: Batifta Gelìi Lez, I. fopra 1J Inferno di Dante, ferir vendo che il Palmieri feguifTe 1* opinione di Pittagora, Sbaglia il Giovio .«eli* Elogio DoBoram Virorum > facen- do Matteo reo di Arianifmo • Ma del Gaddi ancor più grave è I* errore, dove nel 2. Tomo degli Scrittori non Ecckiìaftici i aiTerifce, che quefto Libro è lodato da Vin- cenzio Belluacenfe, che per vero dire nacque, e morì nel Secolo decimo quarto. li Guafco concorda col •fentimento del Giovio, e fa il noltro Scrittore Ariano . Altri sbagli ancora ve ne fono circa, il titolo del Libro . Chiamafi da alcuni Autori; La Sibilla del Palmieri ; ed il Gaddi, Trat- tato degli Angioli lo intitola. Or di quelle falfe opinioni imbevuto il volgo, fi principiò in Firenze a dubitare del- la fede del Palmieri, paflandofì pofeia a fofpettar della |
||||
l6i
|
|||||||||
tavola pofta alla Cappella di lui ; pofcìachè fi fapeva ,
non del Pittore , ma di Matteo efTere ftata V invenzione del quadro, e così vie maggiormente crefciuto il fofpetto, fi guardava con orrore l'Immagine , quàfi inventrice di u- na nuova , e falfa Gerarchia di Angioli veftiti dei noftri corpi , onde gridandofi da molti? fu ci' uopo ai Miniftri Ecclefiaftici interdire la Cappella , e coprire la tavola » benché poi riconofeiuta la fua fantità > forfè refìituita al- le adorazioni. XI. Io intanto, terminata elfendo la difefa, che aveva in-
traprefo di Matteo Palmieri, onore delle feienze, e fplendo* re di quel fecolo, fo mia gloria di aver protetto la Chie- fa di S. Pier Maggiore, la quale fé fu onorata da sì ma- gnifiche efequie , non farà mai vero, che ella dette fé* poltura ad un Eretico , né tra le fue rariflìme, e fantif- firae Immagini, una ne avefTe fofpetta di erefia, Salvi co- sì reftando tutti da sì brutta calunnia » e Chiefa , e Aita- li , e Matteo Palmieri. Il cui Libro però fu giuftamente dalla Chiefa proibito, non orlante} e le fopra riportate noftre rifleffioni 5 e le lodi degli Scrittori, tra3 quali annoverai ancora il celebra Domenicano Teologo, e Poeta Fra Do* menico da Corella J che fcrivendo della Cafa del Procon- folo in Firenze, elove fi confervaya il Poema del Palrnjc* ri diffe; htgredior cafu dignam Troaonfulis ttuiam
In qua magnorttm funi fimulacra Virum "Laurea ^melari quos alta Voematis ornap
Mf fine frAjofhnt gloria fine bsat * |
|||||||||
Tom. L Pan. L X LE-
|
|||||||||
—--------- --------------------------------------------—————————
|
|||||||||
i6i
|
||||||||||
LEZIONE
|
||||||||||
XII.
|
||||||||||
DELLE CHIESE SOPRA IL PONTE A RUBACONTE
DETTO ALLE GRAZIE. |
||||||||||
I. Eriflìma cofa è , che 1' efercizio deli*
Architettura , il quale molte , e rile-
vantiflìme utilità apporta alla umana focietà, non mai né più laudevoli » né più vantaggiofe macchine ha in- ventato dell'ingegnofo , ed ardito ar- tificio di unire con archi alzati per a- rìa un Ponte fu'fiumi ; quinci il nome Tonte da'Gram- matici fi vuol derivato dal verbo pnded, quafi che dall' aere pendendo i Ponti, alla terra arrechino non poco vantaggio, e comodo, onde arricchirla. E le Storie pie- ne fono di quefti ftupendi monumenti della potenza dei Gran Monarchi, ficcome del valore degli Architetti. Ma io lafciando ai curiofi dell' antichità il cercare altrove fo- migliami maraviglie, rammenterò qui i quattro Ponti, che ha la Città di Firenze , e fono il Ponte Vecchio , quello a S. Trinità, quello alk Carraja, e1 il Rubaeonte, o fia Ponte alle Grazie, il quale non men maeftofo , che facratiffimo per il copiofo. novero di Chiefe fu le fue Pile fabbricate, e fiorito avendo ancora di Uomini Illuftri in Santità , e fapere , eh* ebbero ivi i loro natali , farà di queita Le- zione un dilettevole argomento. II. Negli anni adunque 1*36. fecondo il Villani L.
6. e. là, e Scipione Ammirato Lib. 1. col difegno di La- po fu fabbricato quefto Ponte , e benché nella pianta non fi contino in oggi, che fette Archi, fu però fatto di archi nove, fepolte effondo due pile dalla parte di mez- zodì* verfo il Palazzo de* Signori del Nero,, i quali fotto 1 chiù-
|
||||||||||
I/jPcmùs &/3u£acon£& deità òri/cnfyc' lljP&nt&dell& Grasce, J^cUto Tie^iQ^sS.
J* ò: Jytaria. dsllz ùr?~cc>z*&< Sl^J^&Jyfom^e. 3* ZsczA/iadorwia, del uacocmro. #•■ u.' IS&wrtcì delta. Canteo <S- C/r-ato^io di,tJ1''Cafor-éruz U QtUM& vvytv ci (?
zmi ■ ò? .PaZcvzzsO ae u(J: Alberto .*/. J~^a^fzzxy cleùò òefrurr jRcbran& delJV&>
|
||||
.*,
|
|||||
$6*
i chìufi Archi pofleggono una cantina , e di quelle Pile
il Vafari , così ne ragiona nella vita di Taddeo Gadcli „ Secondo 1' ordine di Taddeo fi fece in detto tempo (in- j, tende il Vafari V anno ij4<5. ) il muro di colta a S. „ Gregorio co' pali a caftello , pigliando due pile del j> Ponte> per accrefcere alla Città terreno, verfo la Piaz- 55 za deJ Mozzi, e fervirfene come fecero a fare Je Muli- 5, na che vi fono „ Chi fondafTe quello Ponte lo abbia- mo parimente dal medefimo Iftorico 5 come qui apprefifo. » ElTendo Poteftà di Firenze Mefler Rubaconte da Man- 55 della di Milano, fi fece ili Firenze il Ponte nuovo, & 55 egli fondò con le fue mani la prima pietra j & gittò „ la prima cefta di calcina „ Sin qui il Vafari . Quello Metfer Rubaconte eflendo Signore dì grandiflìme idee, fece felciare le ftrade di Firenze di pietre, che prima e- rano di mattoni, non dirò tutte, mercecchè fino dai tem- pi de'Romani 5 alcune ftrade aveano il latìrico di pietra, come fcrive D, Vincenzio Borghini Lib. I. dell' Origine di Firenze, ove vuole, che foifero alcune vie della Città felciate di macigno dal Prefetto Albino. Quefto Mandel- la in premio del fuo attentiffimo governo , fu onorato dalla Repubblica di Targa, e di Arme del Popolo , la- nciando il fuo nome al Ponte, che fi chiama anche a' dì noitri, il Ponte a Rubaconte • III. E' parimente gloriofo quefto Ponte per la pace
tra* Guelfi, e Ghibellini fatta fui greto di Arno, che. percuote la cofcia dell' ultimo Arco, fu certi gran per- gami di legname a tal effetto eretti, prefenti trovandofi Gregorio X. Baldnino Imperatore di Costantinopoli , Carlo Re di Napoli, ed altri Signori ; e mi piace rap- portar qui un paragrafo elei Buoninfegni L. I. laddove egli dice „ Negli anni 1273. di Giugno ( lafcia il gior- no , che fu il dì 3. giufta M. Pace da Certaldo Scritto- re della Guerra di Semifonte , ma fecor4o il Villani il giorno fecondo di detto mele ) „ pafsò per Firenze „ andando a Concilio a Lione fopra a Rodano Papa » Gregorio X. e con feeo avea il Rè Carlo, e lo Im- n peradorc Balduino da Coftantinopoli, e più altri Signo- X 2 „ ri>
|
|||||
t#4
5> ri, e piacendogli la ftanza in Firenze ordinò diTog*
„ giornarvi tutta la State, e tornò da cafa i Mozzi ap- ,> pie del ponte Rubaconte, e fondò la Chiefa di San ,) Gregorio, la*qualè feciono i Mozzi , i quali erano 3, Mercanti del Papa » e trovando la Città divifa tra* 5, Guelfi, e Ghibellini, fece tornare in Firenze ogni j, parte, e congregato tutto il popolo fui greto di Arno j, appiè del Ponte die la Sentenza, che la detta divifìo- ), ne fi levafle, a pena di feomunicazione , facendo fa- ), re la pace pe'Sindachi di ogni parte, e baciarti in >, bocca . Il Re Carlo tornò al Giardino de* Frefcobal- ?> di, e lo Imperadore al Vefcovado. IV. Abbiamo pofeia nel Monaftero di Ceftello una
cartapecora contenente bella notizia di un muro per ordine della Repubblica alzato fopra il Rubaconte, che qui riporto. 1289. ig. infrante Menfe Junii Ind. 2. de mandato
JSlob* Viri D. Fulcbi de Bu&acarinis de Vadua defenforis Artium, & Artificum , Capitanei 3 Con ferratori s Paci* Civitatis , 1$ Communis Florentia , é* Conjtlio /pedali & generali Capitudinum 12. Maiorum Artium convocato in Falatio ipfius Communis precone, convocatane , campana que fonitu more folito . Lettis primum iis, qua. in ditto Conjtlio fpeciali &c. idem letto Capitulo Conjlitutionum Communis Fiorenti a 3 Rubrica- Quod compleatur Murus incaptus fuper pontem Rubac de pecunia qua pervenit ad manus hiqnifitons Her etica gravitatis, qua incipit-., cunt murus• érV. Et expofito quali ter prò parte lì rat rum Mino* rum de Florentia petitur quod Officiales eligi debeant prò Communi Fiorenti* ad ipfum opus procurandum & fieri facienduto) & ad recipiendam, ist ad expendendam pecu~ niam prò ipfius operis complemento I deputatam ■ fecu ndum formam ipfius fiat ut i y qua -eFil penes Offici ale s ditti Co mmf fàunis deputatos . M*i In Reformatìone cnius confilii per ipfum D. Defenfé*
fttn & Capitanèum fatti s-& revolutis partitis ad feden*
dum éf levandum particulariter propofitis fupra praditta %
flawjt quaji omnibus in ditto Conjtlio exiftentibus, #*
ti a ~?Z ve*
|
||||
**5
perobtentum ~> èf firmdtttm fuit*. Quod offici ale s ad opus
Muri fupra Fontem Rubacontem fieri faciendum auElorita- te confila eligantur &c. i Celebrata fuit hac eletlia in Viridiario Giani Fo-
refis é3 Confortum , ubi morantur D. D. Priore* Ar- tium . • "t Ser Che Ilo Berti Baldo<vinetti Not. Dado olim
Magi fi ri Io anni* Medici teftes : Ego Bonfegnore olim Guezzi Ci<vis Mutinenfit Not. Seri»
ha Confila Communi? Fior. E che muro fofle non mi fon fino qui avvenuto
a trovare , fé non foflero le fponde, che prima erano di travature, e fi ordinale con quefta provvigione farle di pietra, o piuttofto quel fupra Rubacontem io credo, che intendeflero la muraglia al di fopra del Ponte s che fer« ve alle Mulina, alzate lungo il Fiume. V. Delle orribili piene di Arno, il Rubaconte an*
dò maifempre vittoriofo, e dove gli altri Ponti, or u* no, e or due, furon dair acque rovinati, qiiefto non patì fé non nelle fue fponde nella piena del 1557. nella qua- le caddero le Cafucce murate fu le pile. E fra queite cafe pongo in primo luogo rovinata la Chiefina di Santa Caterina , di cui oggi né pure fi trova ne avanzo, uè nome : ne abbiamo però sì certi documenti da non po- terne dubitare. Nelle Riformagioni Lib. F. pag. 123. fi trova la licenza della Repubblica al Prete Andrea di Ripoli, di poter murare fu la Pila del Rubaconte, dalla banda di Santa Croce un Oratorio a Santa Caterina, a* io, di Aprile 1347. E I). Silvano Razzi nel II, Tom. do* ve fcrive la Vita della Venerabile Appollonia , nomina qiieft* Oratorio di Santa Caterina dicendo „ Compera- Ù rono un" altra Cafetta pure fui Ponte a man deftra „ fopra la terza Pila, dirimpetto a Santa Caterina „ E nei Protocolli di Ser Tino di Ottaviano da Puliccianq in un contrattò di 1 donazione dei 24. di Marzo 1373*' evvi luxta Oratorium $. Catharinà fupra Rubacontem. "B feguitando le fondazioni di Chietine fopra queite Pileg dir fi vuole, che .nel Teiìamemo di Donna Letta Vedo* va
|
||||
3*6
va di Cecco di Bencivenni del popolo di S. Lorenzo
rogato da Ser Pier di Mozzo de Fhremia 27. Maggio 134$, legge.fi: Item reliqvit Ecclefit S. Barnaba adisca- t& Ju^mfontem JLubaconttin [oh 40, queilo testamento ènell* Archivio di Santa Maria Nuova . Queft* altra.* carta è nelle Riformagioni al Lib. fegnato F, pagina 171.,, La Signoria concede licenza a Mona Giovanna da „ Caitel S. Giovanni Pinzochera» di poter far fabbri- yyci^^ti^x^mhoiio in i\x \^. Pila del Ponte a Ruba- ,, conte, fopra la quale è la Cappella di San Lorenzo 5 j> e flarvi in tempo di vita fua a fervire a Dio 23, Lu- „ glio 1347. », e di queiti due Oratorj altro bel do- cumento troyafi in un Calendario antico nella ce- lebre Libreria del Senator Carlo Strozzi peli* Armadio H* palchetto 3. tomo 1144. de* libri in foglio,, dal quale ne ho eftratte le tegnenti notizie ,, Adì ri» di Giugno ,v S, Rarnaba Apoitolo, ed è la .fefta nella Chiefa de'Fra- „: ti, ed in fui Ponte a Rubaconte. Adì io, d* Agofto „ San Lorenzo, ed è la feita alla Chiefa di S, Lorenzo, n ed in fui Ppnte a Rvbaconte, VL E parlato avendo noi di queft.i tre Oratorj , mi
piace , che ora palliamo; a memorie ancora più notevoli » trovando/i, che qu^Vi ebbero principio due Monafterj di Donne aifai nobili» ed illuitri della Città, Il primo è il Monastero dell' Arcangelo Raffaello» che riconobbe la fua prima origine da un'Oratorio, che eiìfìe ancora inoggi fu la prima Pila del Ponte yer£p S. Gregorio, E fé non è affai .chiaro, il principio di queite Religiofe, col nome di Romite del Ponte » ho bensì trovato} che nella .riforma de' Monafterj fatra dall'Abate Cjomezio di Badia \ per com- miflìone dì Papa Eugenio IV. come vedremo di fotto , quelle Romite fi partirono dal Ponte » mandate ad abitare in un piccolo Convento, fuori della Porta detta della Giuftizia» di dove nel 1529. ne ufcironor andate per or- dine della Repubblica Fiorentina y nel Monaftero di S* Clemente in via di tà. Gallo , dove fletterò fino che dal Magiltrato del Bigallo, per donazione rogata da Ser An- drea, di Jioravante di Ugolino nel 15 34. ebbero altro; Con» ven-
|
||||
ventò alla Porta a S. Friano, detto fino ai noftri tempi
il Monaftero dell* Ancangiqlo Raffaello. Ma non oftan- te, che fia ignoto ]' anno, in cui effe principiarono ad a- bitare il Ponte, col nome di Romite 5 è fuori di dubbio, che già vi fodero nel à373- Mercecchè nei Protocolli di SerTino di Ottaviano da Pulicciano filza 23.fi legge co- me appretta 14. Martii 1373. Elisabetta fili a Simonis He- remìtafufra Vontem Rubacontempop.S* Rémigii donavi t An- tonia filia. Ludovici Sermtiali > fe*vt Conwerfa Monajltrii S.Juffi alle Mura » Aedificium JDomus Heremitarum Jfojt* tum in pop, S. Remigli de Fior, fu^ra Fontem Rubacontem juxta Oratorium Sanfla Catharina Jìtum fuj/ra Fontem. E nelle Riformagioni fi fa menzione nell* anno 1379. così. Heremita Fontis Rubacontis .La Chkfa è dedicata a San- ta Maria della Carità, dipinta tutta a frefco, e fi vedono le Monache figurate in proceflìone fulla parete j ove dipinfe all'Altare Randellino del Garbo Maria col Bambino nel- le braccia: e nel 1.712- ai.5. di Agofto fi vide quefta Cappella riabbellita di pietre, a fpefe del Prete Giovam-. batifta Mafini , e dal Soderini fu ornata di pitture a fre- fco. Né qui difdica il riportare in lode delle Romite già abitanti in queflo angufto luogo, una vi fio ne , che D. Sil- vano Razzi racconta nella Vita della B. Villana pag, 8$6. Tomo 1, „ Neil* ora che pafsò da quella mortai vita effa „ Beata, per dar certezza della fua gloria apparve in a- ,| biro di Reina elevata da terra quafi due braccia in com- „ pagnia di S. Domenico , e di Santa Caterina da Siena 3 „ e di grande moltitudine di Angeli ad alcune divote ,, donne, le quali fopra il Ponte dalla Chiefa di S.Gre- „ gorio fìavano facendo Vita Eremitica in penitenza 5 di - „ mandando loro fé la conofcevano , e rifpondendo effe, „ che pareva loro Villana . Ella foggiunfe : io fui Villa- „ na, ma ora io fono Margherita , perciocché il mio Si- ,, gnore Giesù, mi ha per tale eletta infra moke altre fi- « miglianti gemme, che porta nel petto fuo, e così aven- 55 do confolate le Sante Donne , e dato certo avvifo di si fua gloria > efortatele a pazienza , e perfeveranza , e » promelfo loro V ajuto di fue Orazioni , fé ne volò ,, VII. Co-
|
||||
m
|
|||||
VII. Come poi abbandonato il Romitorio del Ponte le
fudd«tté Suore paiTafTero prima ai Convento fuori della Porta alla Croce, e pofcia tornaflero in S. Clemente in via di S. Gallo, per chiarezza della ftoria riporteremo qui un* autentico documento di tre ordinazioni della Re- pubblica registrate alle Riformagxoni lib. H. anno 1529. fottoferitte da Ser Antonio di Paniello da Bagnano, e fono le feguenti „ An. MDXXIX. et a dì 5. di Aprile ,5 li Magnifici e fpettabili Sigg. Priori di libertà e Gonf. j, di Giuftizia del popolo Fior, ec» Attefo che le Mona- j, che dell'Agnolo Raffaello fuori di Firenze non pof- „ fono ftare nel loro Monaftero rifpetro a* baftioni, e 5, fofli che fi fanno in detto luogo per conto del Pub- ,5 blico , & volendo provvedere alle dette Monache di y? un luogo conveniente nella Città ài Firenze ec. delibe- s, raron© e conceffero loro il Monaitero di S. Chimenti, ,V nel quale le Monache della Mifericordia dicono di £ avere qualche ragione, per elìcrli flato conceffo, el j, quale luogo fu già de* Tavolaccinì di detta Signoria; )« Perciò comandano a voi Venerande Monache della Mì- « fericordia, che infra otto giorni dobbiate avere fgom- ìl bro , e rilafcìato detto Monaftero di S. Ghimenti li- 5) bero, vacuo, e fpedko ce. fotto pena dell'indigaa- « zione ec. e deliberarono, che voi dobbiate avere tut- „ to quello 8 e quanto avete fpefo in decìo e per cagio^ j, ne di decìo Monaftero > Ego Antonius de Bagnano iyCoadìutor 4&c. v - ■ E adi |k Luglio altra deliberazione : che dice ,, Si
$ comanda a voi Abbadeffa e Monache della Mìfericor- $, dia fuori della Porta a S. Gallo di Firenze, che infra „ tre dì proffimà futuri da oggi , di sgombrare e rela- „ feiare vacuo e libero & fpedito il Monastero di S. Chi* „ menti di Firenze, altrimenti fi protetta a voi, che paf* j, fato detti giorni li fpettabili Signori lo faranno di-. ìì sgombrare, ^ ; Il terzo ordine fu adì 20. Luglio dello ireflb anno
con le feguenti efprcffioni : Magnifici & Exceljt D* D. étc* concejfemnt Momalibus Man. Angeli RaffaeIlis extra por*
|
|||||
%69
fortdm Cruch Monàftertum $. Clementi sfitum in *via S. GaU
li de Fior, ad' Jlandavi ibidem <& habitandum familiariter donec & quoufq. fuerit eisdem provi fam de alia manfione idonea àf capaci . Manda<verunt confignar't cla'ves pr&ditli Monafterii $, Clementi* Sorori Bartolomtnea, alias Baccio de Ginozzis Miniftrs. Monialium Angfli Raghaelis fine pre~ judicio Monialium della Mifericordia ex tram portam S* Gal" li . Mandante s &c. Jfgp Antonia s Danieli* de Bagnano Coadiutor fubfcripfi. E per fine in riguardo a dette Mona- che dell' Àngiolo Raffaello noterò una grazia della Re- pubblica , che loro concede il fale, come alle Riformagioni lib. I. pag. 127. Monafierìo Angeli Raphaelis , extra jper- tam Juftitià elemofina falis . Vili, E feguitando noi il cammino fui Ponte, alla
fettinia pila a man ritta da S. Gregorio , troveremo una cafuccia, dove parimente eravi una Cbiefetta Cotto il ti- tolo della Nunziata > ed un Conventino di 13. Suore, le quali furono 1' illuftre principio del nobile Monaftero delle Murate. Il racconto di sì ftupendo avvenimento fi ha da D. Silvano Razzi, nella Vira della Venerabile Suor- Apollonia, fkcome nelle Croniche fcrìtte a penna delle Monache, che ad altro tempo ci daranno occafìone di ra- gionare a lungo del loro Monaftero ; Intanto porrò qui la ifcrizione della lapida, nel 1604, con licenza del Gran Duca Ferdinando I. da Suor Ipolita degli Aeciaiuoli Mo- naca Camarlinga delle Murate, pofta al muro della ca- fetta, che fu rifatta fulla medefima Pila , dopo le rovine della piena del 1557. afrjne, che non andatfe in dimen- ticanza il luogo del nafeimento di sì gloriofo Jftituto. E di vero quefta lapida è alla noftra Storia di chiarezza a ed al Ponte a Rubaconte di ornamento, < : : ' D. O. M.
MONIALES MVRATARVM
INHOCPONTIS LATERE SPONTE RECLVSAE AN.MCCaXXXX
VITAM HEREMITICAM DEGENTES
CRESCENTE NVMERO
Tom. L r«rt. h Y AD
|
||||
* AÌD EV^f LOCVM AN. McCtCXXtV, *'<vV^c
VBI NVNC SVNT MIGRANTES
HANC AEDICVLAM IN SVAE IPSARVM
ORIGINIS MEMORIAM
FERDINANDO M. D. ETRVR1AE ANNVENTE
CONSTRVI FF. AN. MDCIV
IX. Viene per ultimo una Chiefa piccola sì, ma gran
teforo di Firenze, e quefta è la Cappella di Santa Maria delle Grazie murata fopra V ultima Pila verfo Santa Cro- cè , Ove il adora una Immagine di Maria , che tiene il Bambino nelle braccia , dipinta a frefeo nella parete, al- ta più del naturale, che prima tutta intera il vedeva da* piedi fino al capo , ma inoggi non è vifibile, che dalla cintura in fu . Ella è pittura antichiflìma, pofeiàchè nel 1371. in un Libro alle Riformagioni fegnato B. leggefi », An. 1371. Santa Maria delle Grazie fi edifica fulla Co- 5> feia del Ponte Rubaconte „ e Franco Sacchetti, che fcrifle circa al medefimo tempo , in una lettera a la- copo di Conte da Perugia racconta la fìraordinaria di- vozióne, e le copiofe limofine , che ogni dì dal Popolo Fiorentino fi facevano a queft' altare , con le forinole feguenti ,, In fine a una piccola Gappelletta, che fi chia- », ma Santa Maria delle Grazie , fui Ponte a Rubaconte „ fatta a fimilitudine del Sepolcro di Crifto, tutti li Po* „ poli traggono ; quali ogni dì conviene per lo pi ccolo „ luogo, che fi fpicchi della cera, per dar luogo ali* altra,, In tutta quefta epiftoJà fembra , che Franco biafimi la divozione a Maria Santiffima, ed ai Santi, ma io direi , che riprenda egli con troppo libere invettive la volubili- tà della Plebe, che corre oggi in folla ad una Ghiefa, e dimani lafciando quella, il volta ad un'altra, quali che Maria non fia la fteffa Avvocata Potentiffima in tutti i luoghiy capriccio precipitevok> con cut il popolo fpac- ciando fin un fubito -miracolofe alcune Immagini , k ca- nonizza fenza i previ eiVmi , e le neceflarie licenze dei Prelati , che non fi può negare effere un procedere al- quanto irregolare. E fia ciò detto da me ad onore di uno \ . \V\\ *-,'' * Serit-
|
||||
------------------------------------------------ '
|
|||||
Scrittore Canfo accreditato tra i Letterati, come ne fanno,
fede gii Elogj dati al Aio nome dai più celebri Erudi- ti, tra'quali memorabile è quello, che ufcì dall' illuftre penna di Gio: Maria Crefcimbeni nell' Iftoria della Voi- gar Poefia L. t. e- B. come qui appreflb „ Di molta e* „ fperienza, e di chiaro ingegno fu datato Franco figliùo- „ io di Benci della nobil Famiglia de* Sacchetti Fioren- „ tipa , il quale fppravvivendo al Petrarca , arrivò oltre „ all' anno 141 o., e morì famofo, non meno per le ono* „ rate cariche , le quali lodevolmente foltenne, che pel- ale -nobili opere , che ai Pofleri lafciò in ambedue le >, lingue „ : X. Ma alla Chìefa di Santa Maria delle <3razie tor-
nando, debbo aggiugnere , che nel 1394. la Repubbli- ca Fiorentina avea già conceduto in Padronato alla Nobile Famiglia degli Alberti queft' Oratorio, come nei protocolli di Ser Antonio di Iacopo di Paolo, filza 2. % dall* axme degli Alberti polla fulla Porta dell' Oratorip, i| quale fu rinnovato dal Cavaliere Iacopo degli Alberti in quell'anno, ciò che leggeri nell'appreso rtrumento „ 1394. „ Erettio Qratorii $anBa Maria delle Grapie f^ra fon' „ tem Rubacontem, fatta ab Egregio Milite D. laeobo de 5, Albertis , t'tii frrius donatimi fuitTabernacttlum a DD* „ Frioribus Rei]?. Flof* i& quo defitta efl imago antiqua * ,, B. M. Virgìnis „ e nello fteflò anno nel medefimo
protocollo ravvifo la licenza del Vefcovp Fiorentino O- nofrio dello Steccutp per celebrarvi la Meflà „ 1394. „ Facultas Epfcop Fiorentini Onufrii celebranti Mijfam j, in ditto Oratorio conceJ]a D, laeobo 14. Feb. „ XI. Oltre gì' Alberti trovo molti Benefattori, tra i quali
è annoverato da Mariano Cecchi nelle Aie memorie a pen- na pag. 521. Marco Datini che nel fuo te/lamento fatto nel 1410. laicia un legato di fiorini d'oro dieci alla Qhiefa di Spanta Maria alle Grazie fupra Fontem Rubacontem <> e dall' eitrattp degli Armadj delle Riformagioni a pag. 67. leg- geri di queito Oratorio ancora più bella memoria come fegue „ 1456. Per parte di Ser Giovanni di Lorenzo » Prete 3 e Rettore dell' Oratorio di Santa Maria delle Y z 5, Gra-
|
|||||
„ Grazie fui Ponte-a Rubaconte vien narrato qùod ad di*
5, Bum Oratorium iam per longum tempus pr&teritum ha* 5) bitus eft, è? continuo habetur ingens concurfus, et d§-> ,j *votio gentium prof ter innumeras gratias, quas SanBtf* ,5 firn a Virgo, & Mater Dei gr a fio fa elargiri dignata 5, efl: domanda> che ogn'anno vi ù faccia offerta per j, le capitudini nel giorno folenne dell' Afiunta : L' et- 5) tiene „ Finalmente è fiata la Chiefa ne' noftri tempi abbellita di pitture, e di ftucchi con un' altare tutto di marmi bianchi , e la Cupola fu dipinta dal Soderini, e terminata ai 15. Agoito dell'anno 1712. Né debbo lafciarc di accennare alla porta della Sagrestia una pila per l'a- cqua Santa, eh'era un* antica urna cineraria de* Genti- li Romani, lavorata con un fìniflìmo gufto s la quale con di- fpiacere degl'intendenti, e limatori dell' antichità, fu gua- ita alquanto dalla Semplicità d'un Cuftode. Di quefta chiefa fcrifTe altresì il celebre Domenicano nel fuo Teoto* eoa li feguenti vera* : Tons hic Aediculam Genitrici^ centi net Almac
Gratia cui tìtulum pr&bet opima bonum*
Mane opulenta fibi Troies Alberta dieamt Ardua qua. circum proxima teBa colit.
Sic Regina fedens hac parva grandis in Aede Supplicibus confert munera magna fuis.
Et qua cum Chrijlo Coeli requiefeit in Aula Non humiles horret Virgo benigna cafas.
Ampia ne e infigni perquirit tempia paratu > Sed puras mentes ^ innocuafque manus*
Né tralasciar voglio di accennare, come a meazo il Pon»
te avvi un tabernacolo , intitolato Santa Maria del Soccorfo, dove è dipinta Maria Vergine con allato due Àngioli} ed eravi fui Ponte una Pietà antica dipinta a fre- feo, che fu trasferita con folennità nella Chiefa di S. Bia* gio da' Capitani di Parte. XII. Paflìamo ora all' ultima gloria del Rubaconte,
ed è 3 che nelle cafupole di quelle Pile 3 nacquero due Uo*
|
|||||
a
|
|||||
/
/
Uomini molto illuftri , uno in Santità, in dottrina 1J
altro > voglio dire il B. Tommafo de' Bellacci dell* Ordine Francescano, ed il Celebre Poeta , e Oratore Benedetto Menzini. Nacque quefti di poveri genitori, ma il Mar- chefe Vincenzio Salviati, Scoprendo nel fanciullo ftraor- dinario ingegno lo volle in fua Cafa dandogli ogni como- do per iltudiare, e a dire il vero Benedetto forpaffando tutti li fuoi condifcepoli, con la diligenza di ftudiofofco- lare divenne in pochi anni un gran Maeftro. Firenze però, che guardollo nella fanciullezza con occhio pro- pizio, non gli fu amorevole nella fua gioventù. Imper- ciocché il Menzini, già ricco di fapere quanto altro mai, volle concorrere primieramente ad una Cattedra di Pifa, dipoi ad altri vacanti impieghi di qualche ragguardevo- lezza , e ne andò efclufo . Onde egli afflitto, o fivvero offefo, abbandonò la Patria andandofene a Roma, dove il fuo merito non tardò a rifplendere agli* occhi della Saggia Regina di Svezia, che lo fece membro della Rea- le Accademia , Né mancanza di cofa alcuna fentì egli, finché viflfe l'Eroina delle Scienze: ma morta ena} rimafe il Menzini con tutte le fue lettere in uno ftato di mife- rie, fé non che il Cardinale Francefco Albani} che fa- lito poi fui Vaticano, chiamoifi Clemente XI. e che da Privato i e da Pontefice moftrò una follecita protezione de' letterati, non forfrì più oltre, che penuriafle di fo- ftanza , chi tanto abbondava di erudizione. Gli ottenne adunque da Innoccnzio XII. una carica di BufTolante, poi un Canonicato in Sant'Angelo in Pefcheria, e final- mente la Cattedra di Profeflòre di Eloquenza nella Uni- verfità di Roma, talché Benedetto vie maggiormente cre- dendo in estimazione pretto il mondo , fi meritò fino 1* onore di Statue e di Medaglie. Morì nel 1704. Sepolto in Sant'Angelo con quello Epitaffio: BENEDICTVS MENZINVS FLOR. HVIVS ECCLESIA!
CANONICVS , POETA ET ORATOR OB. VII. W*
SEPTEMBRIS AN. REP. SAL» MDCCIV
E che
|
||||
174
E che mfcerfe queft' ìllufìre Poeta fopra li Ponte alle
Grazie, egli è tanto vero, che di fé f|e(Tp parlando il Menzini, così ferine nella 7. Satira,: , f Or chi fra tre mattoni in Kubaconte
Hàcque, e $ur vorrà far fi a noi fimi le ? XIII- L'altro Perfonaggio è il B. Tommafo » il quale nato
di genitori , che abitavano fui Ponte, fu educato da' Pa- renti con tutta la diligenza, ma nelP età giovanile,, da- toti al nefando vivere, era fuggito da'buoni; E D. Silvano Razzi, che ne fcriffe la vita, dice, che per venti fiate al- meno , fi* Tommafo in rifehio di finire i fuoi giorni con infamia, Come pofeia divenitesi gran Santo? fino ad ef- fere nella .Religione Francefcana, chiamato un Taumatuiw go > comandando ai Lupi, alje Fiere, ed ai Volatili, e co- me in tanto credito , che Laico di Profeflione, fofTe fatto CommiiTario dfelja Provincia di Tofcana , e in tanta ve? nerazione appjreiTo i Sommi Pontefici, che fu inviato 4$ EugenioIV#in Etiopia alPImperadore Prete Janni, e dagli Angeli, e Santi in più oecafioni favorito; conviene dire erTere egliitato uno dei grandi miracoli della Divina Mi- fericorcHa, che di nn Saulo, lo volle un £. paolp, e pe- rò opportuna cofa al noftro profitto mi fetrìbra il rac? contare 1' avvenimento di così ftrepitofa converfione . Camminava Tommafo al precipizio, ed il vizio eflendo tal- mente inyalfo in lui era divenuto una cofa fteflìi, quan- do in un giorno temendo egli di un jproceflo , che fé gli faceva , come di hèro3 andò a trovare un Gentiluomo per ajutó, e :protezione:nia queitji dimentico di molti u- tili ufizj .ricevuti da Tommafo, lo cacciò da fé dicendo Io mi vergogno effer.M giorno mduto son peco , vieni .di notte, Offefo Tommafo da quefto trattamento, partì tut- to fdegno» e voltato il canto delia via,? gli addivenne d'incontrare Angiolo del Pace Governatore della Com- pagnia di S. Niccolò dei Ceppo.» uomo infigne per la pie- tà crifliana, V incontro io non faprci dire } come pia- cente |
||||
ceffea f^llft^À'fi^É^^^Wfòééè#Wi odiano la lu-
ce . Ma il Pio Governatóre che tofto fi avvide delle agitazioni che del difcolo cittadino, fermandolo con vifo amorevole, e con carezze, fi fece confidare il motivo delle fue colle- re, indi compaflìorìe al di lui cafo inoltrando', pàfsò ad illuminarlo delle vanità del Mondo^,. né giudicando il luo- go punto confacente a più lunga efortazione, fi licenziò con invitarlo per la fera a cena. Tommafo eh* era di buon pafto accettò 1* invito, e puntuale va la notte alla cafa di Angiolo, e la cena non fu, che un poco di fi- nocchio, ed una mela, ma condita con tanti difcorfi di fpirito, che Tommafo non folamente non fi ofFefe, né fi lamentò del parco cibo , ma principiando a guftare del pafcolo fpirituale, pregò 1* amico a condurlo con feco alla Compagnia, lo che feguì una, e più volte, ove Tom- mafo con tutto il comodo avendo notato i belli efempj dei fervorofi radunati, ed operando la divina bontà in quel cuore, reftò così prefo, che principiò a piagnere le fue colpe, e dati i più (Inceri, e replicati fegni di pen- timento chiefe3 ed ottenne di efferé ammefTo tra*fratelli, Scarfe pofeia fembrandogli le mortificazioni, e gli efer- cizj divoti di'queir Iftituto, volle* paffaré ai rigori della Religione Francescana, che Orava tanto gloriofa nei fuoi annali di quello Beato. Alla Compagnia di S. Niccolò del Ceppo, cui è di molto onore quefto Beato Servo del Signore , evvi un libro di ricordanze, ove fi vede trai no- vero dei Fratelli fcritto, come appreflb ,, Tommafo della „ Famiglia de*Bellacci Beccajo,,ed inChiefa fi vede dipin- ta co' raggi 1* Immagine fua. Morì egli nell* Aquila Cit- tà dell* Abruzzo Ulteriore > dove il fuo Sepolcro è continuamente onorato con iitupendi prodigj . E ritor- nando noi al Ponte, per fine diciamo con piacere . Qui nacque il B. Tommafo, e Benedetto Menzini, e fu di que- lle Pile fei divoti Oratorj furono dalla pietà Fiorentina edificati, dei quali tre a Maria Vergine, uno a S. Loren- zo, altro a S. Barnaba, ed a S. Caterina il Sefto . Onde punto non mi ftupifeo, fé l'Arno nelle fue piene rifpettò mai
|
|||||
t
|
|||||
mai Tempre il Rubaconte > come fcrifle il foprallodato in-
figne Teologo, e Poeta Domenicano Fr. Domenico da Corsila, Hune fubttr fiawdt Arnut tompnit dreniti.-,
Cornigera c$rufiit qui domimi-ur afttif * |
||||||
*77
|
|||||||||||||||
^ -%,
|
|||||||||||||||
fl • C;
|
|||||||||||||||
. ■-. -, -, f I
|
|||||||||||||||
L É Z IO N E
|
|||||||||||||||
Xlll.
|
|||||||||||||||
LA CHIESA DI S. GIUSEPPE.
|
|||||||||||||||
El Samiflìmo Patriarca Giufeppe fe_*
molte fono le quiftioni riguardanti 0 la qualità della profeflìone del fuo vi- vere , ola lunghezza de' fuoi anni, o il tempo , ed il luogo di Tua morte, il punto però più grave pretto i fuoi de- voti è Tempre flato la mancanza per parecchi fecoli di quelle acclamazioni yfolettnità, ed ap- plaufi dovuti al fuo gran merito , avvegnaché là Chiefa Cattolica non principialTe a celebrare la feftiva memoria di S.Giufeppe> fé non affai tardi; della qua! fetta grado riè Tappiamo al divoto Cancelliere Giovanni Gerfone , che fcritfe quella dotta, ed efficace lettera intitolata De fèfto S. Jofevh in&itucndo , che fi legge nel IV. Tomo dell* O- pere lue , E ficcome il frutto delio zelo del Ger- fone fu 1* eiTerfì dalla Chiefa Latina principiato a fo- lennizzare la fetta ai 19. di Marzo , così lode non pic- cola farà maifempre di Firenze 1* efTere ella irata delle prime Città ad abbracciare la nuova folennità, trovan- dovi già dal 1405. eretta una Compagnia fotto il nome di S. Giufeppe, la quale pofcia edificò in onore del San- to una magnifica Chiefa, la cui ftoria daremo in que- llo ragionamento, rammentando ih primo luogo una ttu- penda, e infigne Reliquia , che di S. Giufeppe conferva!! pretto i Monaci degli Angioli di Firenze ; e pofcia di que- sta noftra Chiefa offervando le gloriofe vicende, quante^ maraviglie ravviferemo, altrettanti faranno a noi argo* menti di una tenera divozione al Santo. II. E per farmi dalle Reliquie, la più miracolofa , che
fia in Firenze , ella è il battone del Santo, che dal Pa- Tom. L Tari. I. Z tri- |
|||||||||||||||
»
|
|||||||||||||||
17?
triarca di Conflantinopoli venuto al Concìlio Fiorenti-
no, fu donato al B. Ambrogio Generale■"•Camaldoleiife , inclufo ih una cufìòdia d* argento, del q'uàle il Giambo- ni nel fup Diario fcrive così „ Fefta a Santa Maria degli „ Angioli deJ Monaci Camaldolenfi, dove fi conferva il „ miracolofo battone di detto Santo» che fiorì,, E Leo- poldo del Migliore nella fua Firenze Illuftrara a pag. 332. di quefta Reliquia, pure riferifce come apprendo „ Un }ì baftone di S. Giufeppe , del quale l'obbligo propoiroci » ci fpinfe a ricercarne 1* autentica, in cui fi prefume 5> aumento, e profitto di più fervente divozione , e fa- „ cendone diligenza , ci piacque in queir óccafione la ri- 5, fpofta di un di quei Padri, che non era fra effi il più », ignorante, in dire, che ne foflero una gran riprova le 5, grazie, che il Signore moftrava del continuo col por* « tarlo attorno ,, E notili, che in que* tempi, che fcrifle il Migliore, non era ancor fuccedutp lo ftrepitofo mi- racolo, eh* empiè Firenze di ftuporé, è di giubbilo neli' anno 1720. per un iftantaneo perfetto miracolofo guari- mentp di D. Terefa Violante Albergotti Monaca nel no* bile Monaftero dello Spirito Santo dell* Ordine Valloni- brofano, lo che acciò più chiaramente fi vegga, ne ripor- terò qui la femenza dell* Arcivefcovo Fiorentino Giufep- pe Maria Martelli, d©po che ebbe egli premeffi rigorofi efami, e proceflì, come cofta dagli atti di Arcangelo Vi- gnali Notajo Attuario della Curia Archiepifcopale s ed è come appreiTo» Vi , (J, fi Lnt* ihr 5. lutti i7i|#
III. lllttfiriffimus ist Re<vércndiffim»! Domimi/, D*«
minus Iofefh Maria Martelli , Dei > & Sanila Sedis A$o~ ftolica gratta Archief>ifco]>ns Florentinus, in caufa fufer miraculofa inftantanea recuperata falute a R* Maire D, Therejia Violante, in (eculo D. Monaldejca Albergotti No- hili Fiorentina Moniale Profejfa in Venerabili Monafte- ria S. Georgii fupr^Coftam^ vulgo Sfiritus Sancii nun* capato > qua variis^ symjtomatibus ab anno 1715» ( ìr^ per
|
||||
*19
pter fortuìtàmper cufflonem captiV iti quoddm ferro angu*
iari in lapide fixo }ufque ad diem ig. Maii1720. paffd fuerat, quo die apoplettico paroxifmo correità} coque ingra* *vefcente , ex fateceffi<vis reiteratis infultibus , remediis a ■geriti* Medici;, & Chirurghi* applicati! nihil fuffragdn~ tibus, adeo quod fub die 2. lumi fubfequentis redaBa in. Batu omnìno defperata falutis, dbfqùemotu , (fa' fenfu moribunda 5 atque anima exhalationi proxima > incontinenti per in*vocatiohem, & inter ce fflonem SdnBijfìmi Patriarchi Di'vi Iofepht Beatiffìm*. Virginio Maria Sponfi, ac appli" catione & contaBu illius S- Baculi praferwati inter Re- liquias Sacrarii RR. Monachorum Camaldulenfium Vene* rabili s Monafierii SanBa Maria Angelorum fiorenti Ai cum evidenti miraculo, de fummo flupore Reverendi Fa- tris Confejfarii, necnon RR. Monialium ibidefnadfidntium\ fenfum) & motum per fé Bum in omnibus membri s adepti fuit yariter (^ fanitatem optimam 5 qua fruitur etiani de prafenti , & ]>rout latius in copiofo Froceffu ad pramif- forum comprobationem fabricato continetur , ex quo qui- dem proceffu per Tefiium informatorum y Jìcuti diBi Rcve» rendi Fatris Confejfarii > nec non Dominorum Feritorum, qui diBummorbum curar untjegitima* depofittone *\adhibitO etiant Venerabilium , ac fapientium Tbeòìogorum peculiari confi" Ho i fatis abunde conflitit, $* confiat de pradiBa miraculofet- fanatione. Quapropter D. S* lllufiriffima & Remerendif- fima fummopere exoptdns devotionis augumentum in popu- lis<) erga di Bum SanBijJìmum FatriarchamIofephum, iam unirverfali applaufu in Fatronum totìus JOominii R* C Se~ reni [fimi Magni Duci* eleBum, atque dffumptum , njifis *videndis, fa confederatis confiderandi*, auBoritate fibi artri- buta a S. Concilio Tridentino Seff. XXV. de Inmocatione, & Veneratione SanBorum > fupradiBam inBantaneam fana~ tionem in perfonam diBa W* Matris Therefia Violanti* in* per miracula fecundi generis, feu clajfis, tamquam ab O- mnipotenti Deo operatam ex intercejjlons eiufdem SdnBif- fimi Fatriarcba D. Iofephi) ri te'.,■ rcBe , ac veraci ter rep%» nendam^ atque adferibendam effe declard'vit» cb* ìnfuper li* centiam imprimendo narrationem » & hi fior iam eiufdem mi~ Z 2 - ra*
|
||||
Io*
|
|||||
raculofa fanathnh tum alns peculiarihus clrcumflantiìt #
fttpradifto Froceffu rcfultantihus concedi* * <&* iniprtitur^ & ita &c* nQnfoluméiC.fcd & omn. &c. v 'Iofefb Maria Arch. Fior,
Archangelus Vignali Not, deputatns »
E fé il CroifTet di un fomigliante Battone rìfenfce ,. che
fìa in Giamberì di Savoia in quella Reale Cappella, pof- fiamo crederlo una parte del noitro, trovandofene pari- mente una porzione nel Ven. Monaftero di S. Lucia di FirenzeuV;^ ^Wn* V,- IV» Venendo ora a favellare della Compagnia prin-*
cipiata nel 1405* fotto l'invocazione di San Giufeppe in un luogo contiguo allo Spedale del Tempio, mi convien fubito fare un falto di un fecolo intero, pofciachè niuna memoria io mi fia avvenuto a trovare in quefto fpazio di tempo, quando fui principiare del fecolo XVI. un' Im- magine di Maria Vergine dipinta a frefeo nel canto di quella pubblica via* avendo cominciato a far grazie mi- racolone, e da'Fratelli della Compagnia effendofì adunate fommc confiderabili di limoline fatte da' divoti, eon quel- le fu fabbricata la Chiefa nuova, ed apertafi poi con la licenza di Meff. Giovanni Tinghi Curato di S. Simone, di che fi rogò Ser Raffaello di Baldefe nel 1519. e concorda quell' atto con quello, che dice un diario prelfo di me di no- tizie di fabbriche, come fegue „ Adì 19. di Maggio del ,, 1519. fi aprì la Chiefa di S, Giufeppe al Tempio con 3, grande divozione del popolo „ Il difegno fu di Baccio d* Agnolo Architettore de' Cuoi tempi molto nominato, avendola ripartita in tre Cappelle per lato , tramezzate da pìlaitri Corintj di pietra ferena, e fopravi un Corni- cione,, che rigirando tutta la fabbrica apporta un gran- difftmo adornamento, e doveva fecondo il difegno con- fervato per lungo tempo in Compagnia, effere accrefciu- ta di due grandi Cappelle dall' una, e dall' altra parte dell* Aitar Maggiore > che lodevolmente le avrebbero dato for- ma |
|||||
—»—
|
|||||
Uff
ma di croce. Sopra alla Porta fatta dal Buonarroti di
pietra ferena, vi fi leggono queite parole : Temflnm hoc B. Maria Virginis a Lilio, Sfoufique ejut Iofeph. Quefto titolo di Maria Vergine del Giglio, che non trovafi ne' libri della Compagnia prima della fabbrica , mi giova cre- dere, che folle aggiunto a quello di S. Giufeppe con 1* occafione della miracolofa Immagine trasferita nella nuo- va Chiefa , e collocata fopra 1* aitar grande in un ta- bernacolo , che Uà coperto. V. Ma fé deplorabile è la mancanza di notizie fino
al 1500. che forfè per le inondazioni del fiume furono fmarrite , dipoi abbiamo un'abbondevolezza di documen- ti riguardanti e la Compagnia» e la Chiefa. Alla Com- pagnia Papa Leone X. nell* anno 3. del fuo Pontifica- to , Indizione 3. e farebbe nel 1515. concedette molte indulgenze , I Fratelli fecero nuovi Capitoli nel 1517. i quali trovo approvati nel 1524. dall'Arcivefcovo, e Car- dinale Niccolò Ridolfl con rogito di Ser Donato di Fran- cefco da Monte Verde, ed il libro de'fuddetti Capitoli era molto pregiato per alcune miniature di rara bellézza. Alla fteila Compagnia furono fatti parecchi legati dimo- Itranti la eftimazione , che ella godeva preflb i Fiorentini, come parlano più ferramenti, che ho avuto per le mie mani, 1* uno di Giovanni di Benedetto de' Guardi del Cane.», altro di Francefco parimente della fterTa famiglia , il pri- mo è del 1522. a* 16. di Febbraio , che dice : loannes Bene di eli olim de Gnardis Ci<vts Fior. teslamentum fecit &c. e lafcia fiorini d'oro 250. alla Compagnia di S.Giu- feppe, perchè fi fabbrichi una Cappella nella Chiefa. 2s- go Rojfus Francifci lo anni s de RoJJts Ci'vis & No?, rogavi. Il fecondo è il feguente : Francifcus olim Benedici Ser Frati* cifei de Guardis , Ci'vis} & Mercator Fior, fecit teftamen- tum 2. lulii 1526. iste, e lafcia tra'fuoi legati io©, fiori- ni d'oro agli Operai della Compagnia di S. Giufeppe , acciò facciano fare una tavola dentrovi la Natività diCri- fto Signor noitro , da metterfi alla Cappella de' Guardi in S. Giufeppe ; item lafcia a detta Compagnia fiorini d* oro 300. per dote di una Cappellania, e vuole, che per |
|||||
ili
|
|||||
la elezione del Cappellano uha voce tia de* fratelli del-
la Compagnia, e l'altra de* fuoi discendenti, e fono te- tìimonj tre Padri di S. Croce Fra Raffaello di Bartolo d* Ambra, Fra Stefano di Domenico del Ceraiuolo, e Fra Agnolo di Antonio del Barone, rogò Ser Niccolò di Ser Antonio di far ente Cimis & Not. Fior. E'trovati ancora un terzo teflamento più van taggiofo , perchè in ef* fo fu ìafciata erede univerfale la Compagnia di tutti i beni di Antonio di Giorgio di Michele Buonfanti di Fi- renze ferravecchio a'22. di Febbraio del 1527. rogò.SV*' Benedetto di Ser Alhi%%o Notaio, e ti feguita in ogni an- no per lafcito di quella eredità a conferirti una dote di lire 50- a fanciulle figlie de* fratelli, e così pure un al- tra di lire iiL per legato di Lionardo Morelli, che nel 1527. lafcic quanto bartaffe per una Cappeilania intitola- ta la Santitiìma Concezione . t VI. Quello è quanto mi fovviene da poter dire dei privilegi,donazioni, e grazie concedute alla Compagnia» e Chitfa di S. Giufeppe: ma perchè udì* andar degli an- ni pafsò quefta ai Padri di S. Francefco di Paola, non pare, che tian da tacere quelle notizie di più , che potàbile è ilatp di trovare fpettanti a quella ragguardevole vicen- da. Leggefi adunque che l'anno 1583;. Bianca Cappello Moglie dei Granduca Francefco (limando afiai la Reli- gione dei Padri Minimi, procurò loro quello luogo dal- ia Compagnia , la quale in grazia di quella Signora con- cedette la Chiefa e Cafe verfo Levante ai Padri con ri- fervo di dominio, e. di ragioni ec. come coita dall'£? finimento del medefimo anno rogato da Ser Paolo Pao~ lini ai 5. di Febbraio» E benché fembraue ai fratelli di eflerfi per 1* avvenire con quella fcrittura ben cautelati da* pregiudizi, non andò cosi la bifogna , perciocché nac- quero liti immortali tra la Compagnia,c i Padri, i quali per altro iranno contribuito affai con ispendere del proprio per dar V ultima mano alla Chiefa , e ridurre a qualche comodità, e migliore ufo Vabitazione , mediante la dili- genza, ed amminiftrazione dei due Padri Giovambatirta Manfredi da Filattiera, e Cofimo Franzeti Fiorentino nel fé-
|
|||||
*83
fecolo fcorfo , ed in queft' anno in cui io ferivo , con le !i-
mofine di parecchi divoti di S. Francefco di Paola* è fia- ta con molte, e belle pitture a frefeo adornata , come leg- gefi in un cartello fopra il grande arco dell'Aitar mag- giore , e dice ; Florentinorum iargitiombus elegantiore e uh ti ornatum an> MDCCLIL VII. Ma tornandoti" alla Granduchefla, fino eh* ella
viffe , portoflì con quefti Religiofi liberaliffima in tutte le occafioni, o di fabbrica, o di altre loro occorrenze» effondo poi pallata fomigliante generofità in tutt* i Prin- cipi della Cafa de* Medici , che prefero fotto la Real loro protezione e Chiefa, e Convento, non ceffando i Padri di farfene viepiù degni, rnaffimamente nella Pe- lle dell'anno i6$o. nella quale per fapere quanto operaf- fe la loro carità, leggafi la Relazione fatta dal Rondi- nelli di quel contagio, che io con maggior brevità qui riporto. Elfendofi adunque tre di quefU Religiofi efpofti alla cura degli appettati nelle Parrocchie di Sant'Am- brogio, e di S. Iacopo tra'Foffi, uno morì chiamato Fra Giovanni Machiavelli, ma del fuo Compagno fi rac- conta , che accadere cafo ben curiofo , cioè, che effendo egli entrato in cafa di uno Speziale, che flava vicino a Sant'Ambrogio, dove oltre gli altri morti, che vi trovò, eravi un povero padre in mezzo a due bambini , uno de' quali era morto, e V altro femivivo, che prefo dal Religiofo caritatevole nelle fue braccia per ribaldar- lo, in un iftante alTalito dal male il buon Frate cad- de tramortito fui fuolo, e perchè fu giudicato morto, dal Cerufico principale della Sanità fi penfava di confe- gnarlo ai becchini, acciò lo portaffero alla fepeltura, ma per effervi nel carro il cadavere di una donna, non pa- rendo conveniente, che un Religiofo, ancorché morto, fof- fe portato alla fepoltura infieme con una donna, fu; detto al becchino, che andalTe prima a fotterrare il ca- davere , che già avea fui carro, e poi tornafTe a prender quello del Religiofo ; quando in quefto mentre rinvenu* tofi il Padre creduto'morto , aprì gli occhi, e operata- la malignità del male > fcampò il pericolo di efler vivo fep-
|
||||
i84
|
|||||
feppellito., onde potè egli ripigliare per tutto il corfo
dei giorni contagiofì il fuo esercizio di carità.\l Vili. E dovendo io tornare alla Chiefa di S. Giu-
feppe , dopo aver rammentato i caritatevoli efempli* fparfi in Firenze dai Religiofi di S. Francesco di Paola, raccontar mi piace uno fpettacolo nobile infiememente e Criftiano accaduto ih qucfta Chiefa nell* anno 1007. ai 21, di Giugno* e vien riferito con latino elegante itile del Signor Dottor Giovanni Lami nella Vita del Marchefe Riccardo Romolo Riccardi a pag. 227. come fegue. Niccolò NN. avendo gravemente orfefo il Marchefe Riccardi ». e do- vendo dare pubblica foddisfazione all' offefo nel dì con- certato 21. di Giugno, comparve difarmato nella Chiefa di S. Giufeppe , ove prefentoffi al Marchefe, il quale di fpada era; armato con T accompagnamento illuftre di pa- recchi Gentiluomim Fiorentini corona a lui facienti»i- mentre che una invifibile , ma affai più gloriofa gli fa- cevano gli Angioli del Cielo. Niccolò adunque confefla- ta la gravezza del fuo fallo , all' ofFefo Marchefe chiefe perdono, offerendoli alla fua difcrezionc : lo che detto itf Ifcrittura, la rifpofta del Riccardi fu : Poiché voi con- fette il voftro e-rrpre, e per amor di Dio perdono chie- dendo, al mio arbitrio, e diferezione vi rimettete , io ogni ingiuriavi perdono: rifpofta degna di Cavalier Cri- ftiano, e di Uomo di onore, e per confeguente applau- dita e dal Cielo, e da tutta Firenze . IX» Or paffando io dalle maraviglie della grazia
divina a quelle delle tre arti rilucenti in quefta Chiefa, oltre T Architettura di Baccio d* Agnolo foprallodata , non tralascerò di oifervare alcune tavole, e marmi. Pri* mieramente vedefi alla Cappella dei Guardi una Nativi- tà di Crifto , opera di Santi di Tito, come nota Raffael- lo Borghini nel fuo Ripofo, fcrivendo la vita di quello Artefice „ Di fua mano, dice, è in S» Giufeppe a'Guar- „ di una tavola entrovi la Natività del Signore „ E fic- come di quello Miftero ne fu divotiffimo Tito, avendoci lafciato moltiflime fue pitture rapprefentanti il Prefepio di Crifto Bambino, debbo far ragione a quefta in S. Giù* |
|||||
...............——- :------------------- ^»,mm^mmmmmmm
I
|
|||||||||
feppe * che di tutte è la Iddàtifllma 4 Alla Cappella de*
Biffi vi è Un S. Girolamo languènte foftenuto da un* Angiolo , che Virginio Zabelìi copiò dalla mirabile ta- vola del Ligozzi, eh' è in S. Giovannino de' Giefuiri di Firenze. All' Aitar di S. Francefco di Paola prodigiofo per ogni forte di grazie , che difpenfa ai fuoi divori, di- pinfe il Bimbacci le pareri, e la Cupola; Fu quefta Cap- pella già dedicata ali* immacolata Concezione di Maria dalla famiglia de' Guiducci, come per teftamento di An- tonio Guiducci del 1522, avendo egli lafciàto per efecutore Aleflandro fuo Fratello , ed effèndo inoggi quella Famiglia eftinta , i Signori Medici Marchefì della Gaftellina Erèdi de* Guiducci , aggiugnendo all' antico titolo quello del Santo, vi hanno fatto una Cappella affai vaga, e ricca, leggendoti dàlia banda del Vangelo la fé* guente ifcriziòfìè. i: SACEILVM HOC IMMACVLATAE CONCÈPTIONTS
A GVIDO
EX VETVSTISS1MA F AMILI A '
GVIDVCCIORVM DE FLAMMA
QLIM EXTRVCTVM
DEINDE
HAEREDÈ FRANCISCO IVLIAM IVVENCI DE MEDlClS
DIVO FRANCISCO DE PAVIA DICATVM
CASTELLINAÈ MARCHIONES POSTERI EIVS
MAIORVM PIETÀTEM' AÈMV^ANTES ',
VENVSTIOREM IN ,FpRMAM. RÉDEGÈRVNT ,.„...,.. V'^VilN. S. MDCCV "• xuWflna « E dalla banda dell'Epiftola avvi altro Cartèllo che dice»
SACRVM HYNC LOCVM^IDEM PATRONI EXORNARVNT
VX IN DEIPARÀM yiRGINEM,,
ET "dÌVVM FRÀNCISCVM DE PAVLA
» «. , CVXTVS A.VGERETVR ET HONOR, , t „.fA
; ]tl ^ PRO VN1VÉRSASVQRVM GENTE r-, ^ V. ., ,,u
1 V^kiVSQVÈ PATRÓCÌNlV'ii IMPLÒÌANTES*' "'
|
|||||||||
,tm
|
|||||||||
Tom. L fan. I. A a II
|
|||||||||
___^__^_^^
|
|||||||||
Ilr Baldinuccf rfella vita del Bilibèrt annoverai; quattro
quadri fatti da Francesco Bianchi rapprefentanti miracoli del Santodi Paola, due de*, quali ancora fi veggono fal- le Porte laterali dell' Aitar Maggiore. In queir' anno poi fi fono fcoperte le pitture a frefco , una prendendo tut- to il Coro dei Padri, e altra lo sfondo della volta, o-? pere di Sigifrnondo Betti > é 1' architettura è di Piero An- derlini .In alcune fefte vedeafi full* Aitar grande all' Im- magine di Maria in luogo di mantellino, che la copriva 5 una tavola , ove Antonio Domenico Gabbiani avea effi- giato un S, Giufeppe col Bambino in braccio, ma inoggi il detto Mantellino è di argento maflìccio. Segue la Cap- pella dei Santi Antonio ,e Baftiano, ove a manritta dell* Altare 5 evvi un bel Depofito di Marmo di Giovanni Neri... medico <di; Corte > fatto fare dall'Auditore Gio- vanni Buonaventura Neri Badia, e lavorato da Giovac- chino Fortini con lodato djfegno j e fotto il bufto di Giovanni è incifo quefto epitaffio. D. Q. M. '
IOANNI NERIO IO. IACOBI FI!»
MEDlClNAE PERITI A Et MORVM AMABILITATE VENERABILI , PRVDENTIA CONSILIO ANIMI INGENVITATÉ CAETER1SQVE VIRTVTIBVS INSIGNI QVO PVBLICA FAELICITAS ETRVRIAE SPES IDEST MAGNI ETRVRIAE PRINCIPIS FERDINAND! COSMI IH FILI! SALVS NITEBATVR HEV IN MEDIO FERE AETATIS £T FORTVNARVM SVARVM CVRSV EXTINCTQ àmìk S;ìi idfètf 'BpNAVENTVRA NERIVS BADIA FLORENTINAE ROTAE AVDITOR il: i i jr^ATRI AMANTISS. ET DESIDERATlèS.. MOERENS; P. ÀN. Si MDC;CXlV. Altro Depofito1 con bufto di Donila Inglefe trovali
fieli'entrare in Chiefa fubito a mano mancale quefta
appellavafi Anna Oliveri> là quale nacque in Inghilterra*
il t ftb . edu-
|
||||
educata Bella Religione Pfoteìhnre, ina guftandb kM elei.
la lezione della Bibbia, fi meritò dal Cielo un abbdride- volezza tale di lumi, che abiuraci gli erróri della iusl. fetta 5 abbracciò la Cattolica Fede, e feguitando nello Au- dio dei facri libri, fi fece abile , onde convertire e Da- me i e Cavalieri Inglefi , ed obbligata a paflare il mare , venne ad.abitare in Firenze, ove maritata col Sig. Giù- feppe Grifoni, fi fece Terziaria dell'Ordine de* Minimi* ed avendo dato molti rari efempj di pietà, di anni 48. mo- ia .nel 1728, ii fuo bufto £ fiato lavorato dal fuddetto fuo Marito . ih :tà ;i> IX. E per fine tornando alla fefta di S- Giufeppe*:
ricordar debbo^ iche-viirGranduca Cofimo III. eleffe il Santo per Avvocato della Tofcanà nel di> i8. Decembre wéij^W^h cow voto fblenrie» le cui circostanza qui notar mi piace, defcritte nell'Archivio delle Kifòrniagioni ali* anno 1719. e fono le feguenti ; ' -■>.. 5, Al Nome & onore della Santiffima Trinità } e del-
5, la BeatifTirna Vergine , e del gloriòfd $ Gmfeppd, perchè £ refti la memòria} eprova ne* tempi* avvenire » *• ,, Adi diciotto- Dicembre l'anno dell* incarnazione
5, mille fettecento diciannove in Lunedi in Firenze nel- SV la Chiefa di S. Giufeppe offiziata da*Padri Minimi, do- ,> pò la Proceffione ordinata' dall'Illuirriffirno é Reveren. & diflìmo Monfìgnore Tommafo della Gherardefca di tut- „ toìil Clero, e ReligiofiMendicanti,- della Qittà*, ei arri- - ^HV^tél, e parato per' celebrare la Me fife, privata all'Aitar ,V "Maggióre il predetto- Mònfigriore Arcivefcovo:.f giuhfe „ l'A. R. di Cofimo Terzo Gran-Duca di Tofcanà No* ji itroClementiflìmo SignoÌ£Tcoir A. R. del Sereniiììino 5, Gran Principe di Tofcana Giovan Gaftone, e fi pofero „'in.uno< ftanzino preparato vicino a detto Altare con, „ fcdje,,* e inginocchiatoio^ Monfignor nóihoi intuonò ;iL- 3, Veni Creator Sprìtu? > e quello cantato dal Clero del- „ la Metropolitana, cominciò la MeiTa , e quella giunta ,? all' Offertorio , fi collocò détto Prelato a federe fui s, faldiftorio nella predèlla avanti l'Altare, volto al po- » polo. Allora Io Filippo Buonarroti, Senatore e Audi* 1 A a z j> torc |
|||||
——^^^mmmtnwmac^nmacHI
|
|||||
5i torè* della? prefata A, §£$ >. tìceome aveva avvBéo la coiti*
,, miffione dalla Rj. A. S. mi portai a pigliare con debita „ reverenza da S. A« R. il foglio della deftinazione fat- „ ta dalla Mede/ima del GloriófoSan Giufeppe in Pro- „ .tetto-re fuo, de* fuoi SueceiTòri, e popoli de* fuoi Sta- „ ti* e del Voto dell'annuo tributo a detto Santo, fot- „ tofcritto di propria mano del medefimo Sereniamo „ Granduca , e parimente di comrnifTione della R. A. S» ,, quello leflì ad alta voce parola per parola . E letto pò- ,». foia che ebbi il foglio di deftinazione in Protettore, e „ il Voto , S. A. R. in fegno di ratificazione di quanto n fi conteneva in detta Carta inchinò il capo vérfo di |i me lettore i ed allora Monfignóre Arcivefcovo rialza- j, tofi in piedi diffé, Beo gratias, e poi recitate alcune ,,.preciparticolari ^feguitò la MeiTa^ alla fine della tjua- ,, le intuonò il Te DeUmt che fu cantato dalla Cappella „ di Palazzo, e feguì lofparo reale della Fortezza di 5, ; Belvedére, ficcome alla lettura del foglio avea princi- pi $mo ÌQ{ fpafà) debGaftelio di S. Giovan Batifta . ,, Tutto dò^feguì alla prefenza degli Illuftrifiìmi e
?f Clariflìmi Sijgnorihiiuogotenente e Gonfìglieri re degli tiiahn QtwMagiÉtmtiìì molti-Cavalieriy Perfora di Cor- » te, Nobiltà ed; altri , e fpecialmentè furono ricercati s, da me per Teftimonj a queft* Atto , l'IHuftriffimo Si- » gnor Fra Tommafo del Bene Cavaliere Gerofolimita- „ na Priore: éi Pila , | Configliele .dilatato, e Màeftro di ,ìiì£Ia:tnela xirvS.q AÈÙ R# M lifllùftriJTimo Signor» .Barone si tBcttinck Ricàfoìi [Capitanò ;ddla Guardia de' Trabanti « della medefima A*dL^..-n«J dì£&T 6i i ib .Y ■ I €! ,, In fede di che ,, 4iò> Filippo Buonarroti Senatóre
,y Auditore di S. A. R. e Auditore delle Riformagioni „ ho fottoferitto la. prefente di mia propria mano quefto 3>i ìd^ diciatto Dicembrenjiilefettecènto diciannove. » " f. t, .,.. .. r-"\ : . ., i , " -, ' i * « -. . ,•.*.',.". *..'',• ,- ,..,. - k "''\ "■ ..(-.!
~*|.JD' xj'X'-J li-^I l£ij Q ,- ., • j fi £ ") -OllO JÌTÌ 3 ■ - *■ '.'. à ■■ \''\ Li ' .- .«3* J :.'-.,.'\ {£
• * : . ' f * "( "'"l'i. * é I * * * > ' ^ "- '■''
n fi li ni Rlltll/fj -j » IilfHiV ìì i ì I 3fl i Eff©3 ■ isti t-Jii OnO J I3J l >H '*
|
||||
I89
|
||||||||||
m
|
||||||||||
E Z I O N E XIV-
DELLA CHIESA DI BADIA
DE' MONACI BENEDETTINI. |
||||||||||
Chi ha fentimento di cuor Criftiano, ni-
J^| un ordine religiofo può amare più di quello dell' Iftituto dei Benedettini , che anzi fi dovrebbe avere in fomma-. venerazione, ficcome quello , che ci ha collocata la Chiefa di Grillo in quel grado di fplendore, che noi la miria* mo. E fé gli Eretici molte fiate ufcirono in guerra, i più animofì a combattere per la verità, e per P Evangelica Dottrina furono i Cluniacenfi, i Premoftratefi , i Cifter- cienfi, i Vallombrofani , e i Camaldolenfi, tutti figli del Gran Benedetto. Della qual cofa un vivo argomento fo- no le conceffioni di Privilegi, di Efenzioni, di Grazie, e di Favori, fatte loro dalla Santa Sede, e la efaltazione di parecchi di efli al Supremo Trono di Piero, oltre la erezione di ricchi, ed illuftri loro Monafterj, documenti per vero dire immortali prefTo il Mondo tutto degli ec- celli lor meriti. Se poi pattando noi dalla Chiefa univer* fate alla Fiorentina, ed intorno al mille cercheremo i Miniftri più dotti del Vangelo, i più zelanti Apolidi di quelle contrade, ed i Coadiutori più fedeli de* Vefcovi, in tutte le Storie troveremo benedetta , e celebre fenza più de1 Monaci Neri la memoria, fino a moflrarfi a dito i Benedettini , quafi foftegno della Chiefa Fiorentina*. • Quindi fi annoverano le tante donazioni lor fatte, e da* Vefcovi, e dalla Repubblica , e da' Privati, indizio aper- tiflimO di quel debito, eh' a queir' Ordine profefla Firen- ze, la quale benché di Monacali Abbazie abbondi, quan- to altra mai , però non con altro nome chiama quella del Santo Abate Benedetto, che di Badia di Firenze, no- me |
||||||||||
me dimoirfante fpezialità d* amore, e di efHmasione ; E
però di quella Chfèfa fenza pili lungi) efordio olferveremo adorabil teforo delle reliquie , e 1* ammirabile delle tre nobili arti, premettendo però le notizie della fondazio- ne forpaflami ogni umana efpettazione * IL Per concepire adunque una giufta epoca, e cognizio-
ne della Chiefa, e Monaftero di Badia» fa d* uopo * che an- diamo a que' tempi del Secolo X. la cui iloria giufta il Chiariamo'Muratori nei fuoi Annali ' ali* anno m, fi tro- va piena di apocrifi racconti, chiamando egli romanze- rò lo fìile, con cui fcrifleroalcuni peraltro ragguarde- voli Autori di quei tempo, i quali creduli affai imbot- tirono le relazioni, mafEmamente della Zofcana di vino- ni, di fogni % e ài miracoli firani. Onde noi per non in- ciampare in fomiglianti fcoglj , rapporteremo foìamente quei tanto eh* abbiamo di notizie dagli autentici Diplo- mi riguardanti quefta fondazione. Il primo Diploma a-* dunque è quello della Cornelia Willa figlia del Marche- fe Bonifazio moglie di Alberto Mai chefe di Spokti^ Madre di Ugo Marchefe ài Tofcana. Lo. frumento con-- tiene um ncchiflima dotazione della noftra Badia, fon- data dalla tnedefima Conterà *> e fu fcritto con quefte no* te : In nomine Domini Dei, ip S aleatori s noflri Jefu Chri- fti • Otbo grafia Dei' Impcrator Auguftm j> filius Domina Othonis $ anno Imjserii gius J£L frijie KaL Jttnìi Indili, é. che farebbe neir anno 9%. fecondo l'Abate Ughelli paf« te III. pag* 34. e fecondo ancora il.p, Mabillon nói fuol Annali Benedettini a queft' anno. Ma perehèiOttone Jlfc in quello tempo non era per ancora flato iiicoronato Im- peratore » né m quei tempi alcun Re Tcdefco prendeva quefto Augufto titolo? fé non dopo avere dal Pontefice ricevuta la Corona Imperiale, noi a {legneremo quella car- ta all' anno 978. col Muratori , ed appunto nel Giugno del 978. correva V anno XL del Regno di Ottone,, non inco- ronato Imperatore fé non nel.'££& potendofi anche in quella fuppofizione meglio fpiegare l'Abate Ughelli, ove dice di queila Badia ali* anno 989. qjtam olim confi- liis Sifheltni Epfcop ( Willa ) excita<verat. Notifi quell* Olim,
|
|||||
%■
|
|||||
tfl
Olim\ che non camminerebbe} fé il Diploma folle flato
fatto da Willa nel 989. che fu P ultimo di Sichelmo, e primo di S. Poggio, III. Due altri diplomi fi trovano del 996. e 97. e
fono del Marchefe Ugo, il quale con quefti itrumenti conferma le donazioni di fua Madre s alle quali aggiu- gne molte cafe , terreni, feudi, e altri beni in dote del- la Badia. La prima Scrittura principia così : In Nomine Dei Mterni Otto gratta Dei III. Imferator Auguftus,. an • no Imferii eius yrimo Metz/ir lanuarìi Indici. 9'. La fecon- da incomincia : In Nomine Domini le fu Chri&i Aeterni anno ab Incarnatione eius nongentejtmo nonagejimo /estimo quintodecimo Kal. Maii Indite. 8. Otto Dei grati a Imjr. Aug. an. 2. Imperli eius : E qui mi piace notare , che a quefH benefizi così ampli (uti dal Marchefe Ugo, i Mo- naci non citante , che la fondazione propriamente fofiTe di Willa> tuttavolta a lui diedero il titolo di Fondatore, con inalzargli nei tempi moderni una Statua nel gran chioftro, che fu opera di Raffaello Petrucci, leggendoli nella bafe la ifcrizione feguente : ÙGONT ETRVRIAE CAMERTVM SPOLETANORVMQVE
DVCI ET MARCHIONI ALBERTI MARCH. FIL.
UGONIS ITALIAE REGIS NEPOTI ABBATIA FLOR.
MAGNIFICENTISSIMO, PIENTTSSTMOQVE FVNDATORI OeXVT.
A MORTE ANNO STATVAM EREXIT
POST HONORARIVM MONVMENTVM
POST SOLEMNIA ANNIVERSARIAE LAVDATIONIS
PARENTATIONISQ^ POST QVOTIDIANAS INFERIAS .
GRATI ANIMI EPIDOSIS AN. DOM. CIDI3CXVII
Chi legge quéfta lapida purgafiflima da molti errori cre-
duti dai noftri antichi , che furono ingannati da falfe tradizioni, viene fubito in cognizione de* veri titoli di U- go Principe Italiano , e non di fangue Tedefco, come fo- gnò chi fcruTè T epitaffio al fuo Sepolcro in Chiefa ap- pellandolo Marchefe di Angdeburgò. Egli è certo, che fu un potente Signore in Tofcana, che tale lo nomina l'Im- peratore Ottone III. in una fua lettera a Papa Silveflro II. la
|
||||
la quale è la CLVIII. nel Tomo II. Rerum Irdnt. del d»
Che/ne. In effa Ottone dando parte al Pontefice , che tro- vando nociva 1' aria d* Italia alla fua fanità s vuol mutar paefe, dice > che in ajuto di elfo Silveftro lafciava Primo- res Italia , e maflìmamente Hugonem Thufcum Vobis pr ùmnia fidum $. Comitem, Syoletinis et Camerini? Prafe- Bnm., cui 0B0 Cowitatus, qui fub lite funt y'veslrum ob amo- rem contulimius , noflrumque Legatum eis ad frafens jr&fe* cimus. y ut fornii ReBorem habsant, #* Vohis ejus opera , de» bit a fermiti a exbiheanp. Come poicia combini queft* alta flima, che Ottone faceva di Ugo con quello, che fi leg- ge in S, Pier Damiano5 cioè) che V Imperatore udita la morte de| Marchefe , o perchè poco fé ne fi da (Te, o per- chè non gjì-i piacefle la troppa di lui potenza, prorompere in quatte parole del Salmo 123. JLaqueus tontritus efty & nos liberati fumus, Io lafcero a' Leggitori il farne la con- cordia, Dubbio è 1' anno, ed il luogo della morte di que* fio Principe, ina che nel 1002, forte già egli morto, è cer- tiflimo per un rescrittodello fteffo Ottone riferito dall' i\bate Ughelli in queft' anno alla Parte HI., ove Y Im- peratore dice oh remedium Anima Marcbionis Hugonis pa- role a maraviglia convincenti lo sbaglio di chi lo fece vi- vere fino ai 1006, e di qualcuno , che lo volle vivo anche nel uQip II faggio Cofimo della Rena nella fua ferie dei Duchi di Toscana pretenda, che la morte del Marchefe accadejflfe nel dì 21. Dicembre del iodi, giorno in cui i Monaci di Badia celebravano il di lui anniverfario,^inno- vellando ogni anno le fue iodi con erudita diceria reci- tata da qualche nobile .Giovanetto , lo che gentilmen- te toccò Dante ne) canto X¥L del Paradifo come ap- pretTo ; Ciaf e UH , che della bella infegnà porta
. "Jìtèt GrM Barone : il etti nome » e }l fui fregio La féfià di Jornmafò fifonforia » ; f ,
É qùeftó làudéyólé coftsime dura fino al prelente, eccet-
tó che ora fi fa ilei giorno di Santo Stefano protomarti- re |
||||
re, alla quale folemie funzione dopo tanti fecoli anco-
ra vi concorre molta Nobiltà Fiorentina) e V Abate in detto giorno ftando in fedia parato Pontificalmente ri- ceve certi cenfi dai Luoghi alla Badia fottopoftn Ove poi Ugo finiffe la fua vita è parimente dubbio, chi vuole in Firenze <* e chi in Piftoja ., ma dice il Muratori „ li credo „ -fogni dei moderni Scrittori» e non faprei cofa giudi- care delle vinoni riportate da è. Pier Damiano all' Opu- fcolo 57. ove racconta, che un Prelato vide in un tiz- zone, di fuoco fcritte quelle parole : Hugo Marchio quin* quaginta anni? mxip \ prefd per indizio di fua vicina mor- te; e quell'altra , che T anima del Marchefe Ugo in com- parire all' Abate del Monaftero fi lamentale della ne- gligenza, colla quale trattavano il fuo cadavere, il qua- le, ovunque morifle Ugo, fu trasferito da* Monaci a Fi- renze , e feppellito in una Gaffa di ferr<> , e poi in u- na di porfido , la quale a* Monaci parendo anche po- vera , nel 14S1. le ceneri di quefto Infigne Fondatore collocarono in un magnifico Depofito di marmo, che tra poco fi offerverà , j IV, Ma tornando ai benefattori di Badia , debbo io
far menzione del foprallodato Ottone, cui piacque in fa- vor del Monaftero di lafciare un*Imperiai Bolla, col- la quale approva, e conferma quanto e Willa , ed Ugo avcano donato ai Monaci, ed efprcflamente in effa nomi- na le Caftella di Signa,dj Greve, di Vicchio, ed altre. Il principio della Bolla è quefto ; In Nomine San&iffima, & Individua frinitatis Otto $er<vHS Apflolorum. Notum JtP emnihu; fidelihus noBris} frafentibus ,atque futuri* t quod Nos' froper £>eì Omnig. amorem , è? oh remedium anima Marchionjs Hugonir ($>c. ]a data è dell'anno i©02. in Pa- terno Caftello non già del Perugino, come fcrifte, Cofi- mo della Rena , ma vicino a Civita Caftellana, morto ivi pochi giorni dopo quefta conceffione . Altro infigne bene- fattore fu il Conte Bonifazio, la cui carta di donazione di jrnolti beni dell' anno 1009. Irggefi preffo l'Abate Ughel- li Parte III, pag. 45.avvertendofi, che non fi creda fratello di Ugo , fé più chiari documenti non fi trovaflero. E fé» - li Tom, L Fan. L B b gui-
|
||||
guitandò la ferie degl* ìiluftri Benefattori, moltifllmi fu^
rono i Pontefici, i quali accrebbero a quello Monaftero con nuovi acquici 1* Iufpadronato di alcune Chiefe, tra le quali pregevole è il dono fatto da Eugenio IV. eh* a- mando al'maggior fegno i Monaci di Badia a fé noti per fantità, e dottrina » loro concedette in perpetuo la Chiefa/ ed appartenenze delle Campora, porte fopra d' un ameno poggio poco lontano dalla porta a S.Piero in Gattolino. I Vefcovi poi andarono Tempre a gara a chi più co* be- nefizi inoltrava gradimento de" tanti fervizj, che loro pre- davano gli Abati, e Monaci Benedettini ; come da* fa- glienti vetufti documenti preffo Badia , chiaro apparifee, che Sichelmo loro procurò la donazione fatta dalla Gontefla Willa^che Pietro confegnò all'Abate la Parrocchia di S.Pro- colo neir anno 1064. Quella di S. Simone fu eretta in Parrocchia , ed a* Monaci raccomandata dal Vefcovo Ar- dingo nel 1247. e quella di S. Martino detta del Vefco- vo , perchè fatta da Regimbaldo Vefcovo di Fiefoie , il Diacono Trigimio fuo nipote nel 1034. a quelli Religiofi parimente ne fece un dono. Averei finalmente da raccon- tare le grazie fatte loro dalla Repubblica, e convien di- re » che luoghi di dominio temporale cederle ai Pa- dri Abati , conciofiachè fi trovano alle Riformagioni ef- fere cenfuarj della Repubblica, con l'obbligo ài prefen- tare ogni due mefì ai Priori un commeftibile, che pofcià .f loro fu mutato in quattro ceri da orTerirfi nella fefta di S. Bernardo alla Cappella di Palazzo, per decreto rogato
da Ser Alberto olim Luca zi. di Aprile 1444. ed in un privilegio fatto dalla Repubblica, ledendo Gonfaloniere Carlo Federighi, io leggo I* efpretfìone di cenfuarj come appretto: Qtialis e fi antiqua & celebri* Abbati a fiorenti» no, •■''•- ... qua buie Falatio Populi Fiorentini ex antiqua consuetudine cenfum j^r abere folet. * V. Per conto di sì fatti Benefattori, e Fondatori
réfterebbe da aggiugnere molte altre notizie, che io tra* lafcio per riferire alcunché delle vicende accadute a que* fra infigne Badia. E la più antica notevole difgrazia a mia notizia fi trova nell' anno 1250. quando i Signori, giù-
N
|
||||
giuria il Villani, fecero principiare il Palazzo del Pode-
ftà con la Torre in fu la Piazza di S. Pulinari, e però do- vendoli dar luogo a quefta gran fabbrica, furono demo- lite alcune Cafe dei Monaci, e parte della Chiefa, la qua- le per effere opera di Perfonaggi grandi, e ricchiflìmi, co- me furono Willa , e Ugo, è verifimile» eh* ella foffe fi- no a quel tempo magnifica. Debbo però grado all'Am- mirato Parte I, ove con lode de* Signori, che fedette- xó nel 12S6. de* Priori ,dice, che col difegno di Arnol- fo di L^pp fecero riparare , e ridurre la Chiefa a forma maggiores e molto più vaga. La feconda vicenda, che fu affai funerea, feguì nel 1307. riferita da Giovanni Villa- ni Lib. Vili. cap. 89, come appreflb », Rimafi i Fioren- „ tini mal difpofti,del prefente mefe di Luglio 1307, j, feciono fppra i Cherici una grande,e gravofa impoila, ,., e perchè non voleano pagare, più ingiurie furono lor „ fatte, & alloro Hofti, e Fittaiuoli, & pure convenne » che pagaffero, 8f la Badia di Firenze andandovi lo U- » fiziale, e lo Efattore per lo Comune con fua famiglia , „ i Monaci chiufero le porte, e fonarono le campane , „ per la qual cofa dal popolo minuto, e da* malandrini, ti $c gente rea , con fufpignimento di lor poffenti vi- M cini , & grandi Popolani, che non li amavano, fu- 1, rpno corfi a furore , & tutti rubati. E poi il Co- ,, mune perchè aveano fonato -, voleano tagliare il lor „ Campanile da pie, & disfecione di fopra preffo che „ la metà, la qua! furia fu molto biafimata per la buona 5, gente di Firenze.„ A quefta rovina però provvide Giovan- ni Gaetano Orfini Cardinale di S.Teodoro, e Commendata- rio nel 1330, facendo a fue fpefe rifare il Campanile, come inoggi fi vede, tutto di macigno di figura efagona con pira- mide di altezza affai confiderabiJe. Kè io faprei fé abbiafi a mettere tra le vicende di quefto Monastero V effere (tato ri- dotto in Commenda per lo fpazio di un intero fecolo : prin- cipiando nel 1327, dal Cardinale Giovanni degli Orfini, dopo il quale venne Giovanni Priore, e Monaco di S. Paolo di Caldaione, e morto Giovanni) in una cedola trovafi Com- mendatore Pietro III. e Aldetuando, dopo ebbe quefta Badia in Commenda da Papa Clemente VI. Niccolò Malpigli, cui B b 2 A fuc-
|
||||
i$6
fuccedetté , giufta D. Placido Puccinelli, un certo Gherar-
do , e nel 12 53. Innocenzio VI. la diede a Francefco degli Atti , per errore da Matteo Villani appellato Andrea > che fu Vefcovo di Firenze, e poi Cardinale, del quale il detto Villani L. 8. cap. <5. dice , che ne traeva da'Mo- naci , i quali erano undici, fiorini mille Y anno di fitto, ma il Buoninfegni al lib. 3. fcrive, che foffero fiorini 2 500. In tempo di Urbano V.trovafi altro Commendatario Gio- vanni Albergotti dal Pontefice impiegato in graviflìmi af- fari; Altri Commendatarj poi furono i due Cardinali Pie- ro de* Corfini, ed Angelo degli Acciaiuoli ; e Niccolò Guafconi fu l'ultimo, giacché Papa Eugenio IV. giufta Vefpafiano Scrittore della Vita di quefto Pontefice, proi- bì, che la Badia di poi non fofife mai data in Commenda , e ne fece una Bolla, nella quale fonovi quefte formole : quod bona Congrtgationis Caffi*?, nec in Commendavi, mei in ad- minifir&tionem imgetrari ^offint • Datum Fior. 1434. %.Id. Ianuarii, E tralafciando di efaminare lo flato di Badia du- rante il governo degli Abati Commendatarj, noterò tra le fa- tali calamità i moltiplici incendj feguiti con notabile danno e tfèlJa Ghiefa* e del Convento, alcuni de' quali nel folo fpa- zio di fei meli riporta Matteo Villani Lib. Vili. cap. 6. all' anno 1327. come fegue „ Il primo di Ottobre arie la Sa- ,, greftia, e le Cafe del Bormentoro, infino alla volta „ della via del Garbo, & un altro ( fuoco ) ve ne fu „ niellò appreflb) che avvedendofene tofto, fu fpento fan- i) za troppo danno, e così un altro dopo queJlo. E la 5, notte di Noftra Donna di Marzo ne fu meifo uno nel- „ la cafa di coita al Palagio de* Baldovini, il quale l'ar- „ fé tutta, e haverebbe arfo quelle di S. Martino, che j, 1* erano congiunte , fé non folle il gran foccorfo, ma. ,3 molto danneggiò le cafe, e mercatanti lanaioli c'heb- „ bono a fgomberare ,, E Metter Paolo Verzoni dsu Prato nel Libro 4, dei fuoi ricordi racconta altra difgra- zia come appreifo „ Adì 15. Agofto del 1652. cadde un „ fulmine nella Chiefa di Badia, elfendo piena di popolo, 5, per il Vefpro folcnne, percoffe prima il campanile con » gettar guarnita di faflì fu la foffitta, e foffocò in Chiefa » 1*
|
|||||
*
|
|||||
„ la Signora Aleflandra Fabbxoni , e molti per lo fpaven»
„ to fi fvennero. „ VI. Ma quelle cofe e più altre di Badia, che io po-
trei agevolmente riferire , comecché vicina a darfi alle ftampe è la copiofa fceldflima raccolta di memorie, che va facendo con fatica, e lode di buona critica 1* Erudito Monaco Don Pier Luigi Galletti, a lui rimettendo altre cofe, ed eziandio la correzione di quefto mio ragionamento, vengo alla Chiefa, la cui ultima rinnovazione feguì nel 5525. con difegno di Matteo Segaloni, elfendo Abate Don Serafino Cafolani , il quale ne gettò la prima pietra ai 25. di Febbraro di detto anno : ed invero ella è una Chie- fa di bellezza affai più magnifica di prima, avente forma di croce quadrata, arricchita nelle cantonate di pilaftri, e capitelli di nobiliffimo inraglio di pietra ferena di ordi- ne corintio con un cornicione della medefimà pietra, che rigira tutto intorno, foprà feguendo un fecondo ordi- ne con termini parimente di pietra , i quali col mette» re in mezzo le fineftre, reggono una foffitta ornata di rabefehi, e di fogliami Sniffimi opera di Felice Gambe- rai, e che in quel genere fembra, che difficilmente fi pof- fa vedere cofa maggiore , VII. Quindi principiando dal vefìibolo, a manrit-
ta evvi una vaga, e belliffima tribuna difegnata da Be- nedetto da Rovezzano, e chiamafi la Cappella di Santo Stefano de* Pandolfini ; la tavola full'Altare è di mano del Biliberti, il quale vi dipinfe il Martirio dei Santo, e nel pavimento fono appiè dell* Altare in fino marmo tre ifcrizioni, la prima delle quali è la memoria del Cardinal Pandolfini, la feconda dei due Vefcovi di Troia della fteifa Famiglia, e la terza di Giovambatifta, e di Roberto, e le parole fono le feguenti : I.
NICOLAVS PANDVLPHINVS S. R. E. CARDINALIS
ANNO DOM. MDXIX. |
|||||
IL
|
|||||
\
|
||||||
.£ v ...■#■ tf ^:-; . I ;:W*_4 :-■;■■■ ,:4 ^*'|'';; *-.:l;S''^" .'.; f ; .'«$ ; * -*! .- |r" ...■:'> 4- ' *:'v £ W"*.i. ?■',* v ;■ J' i '■- ■'\:-ll ,l .'■':';■■. f,,'- £ >
■ >■' ■■ '■'■"■fi- . ,>v ' v>.. . '■"■'' . £ ■* :* ;-.'- ■'„■,. ■■ '■ •-* "» .... ' .'■ Ì >'■.$" f «
V^ll ' fANNQCTlVS ' pANDVLPHmv^
EPISCOPVS TROIAE AN. D, MD. 3lERNAltDVS PANpVLPK, EPiscopys troiab
ICANNES JBAPTISTA PANDVLPHINVS PAND. f-I£f
S^CELLVNI HOg SyMMA PIOTATE D. STEPHANQ CONSTRVXIT 'MÈI? NON EIVSDEM FAMIETAE PQSTERIS MONVMENJVM HIC SyBESSE yOL.VIT J^VOp DEINDE ROBERTVS EX FILIO NEPOS PAVIMENTO MARMOREO ORNANliyjyJ ' ;: TESTAMENTO RELT,Q^yiT "'*) \ iW.DÓM.MD^XXXXII,
Sopra la porta dilla Chicfaal dimori, di baffo rilievo
in un tondodi marmo bianco evvi una Vergine affai bel- la eoi bambino al collo, fatta da Mino da Fiefole. Neil* entrare.in.-Ch-ie.fa a mano^deftra al muro vederi una caffa con fogliami, e rabefehi <Jf marmo, in cui è Oiajrnozzo PandoJJhju Cavaliere creato .da Alfonfo Re di Napoli , concluda ditegli ebbe la pace tra <juel Re, e i MxMB mè evi fi legge queft'ifcrizione; SEPVLCRVM IANNOCTTO PANDVLPHmO
EQVITI CLARISSIMO-OMNIBVS R£IP. MVNERIBVS DOMI FORISQVE SVMMA CVM LAVDE FVNOTO FILII PARENTI et OpT. POS VER VNT . OBIIT AN. DOM. MCCCCiVI XIII. KAL. DECIMBRI3* |
||||||
So-
|
||||||
*99
Sopra a qùefio Depofito vi è un quadro della Santi/fi-
ma Vergine con Angioli in gloria, ed a* piedi i Santi Giovanni, Benedetto , e Bernardo, lavoro di Fra Barto- lommeo della Porta detto il Frate , e difcepolo di Cofi- mo Roflelli'X Voltando poi il braccio della Crociata a man* ritta viene altro Sepolcro, in cui vedefi giacente Bernar- do Giugni veftito d* abito di cavalleria , fatto da Mino da Fiefole con vago ornamento, avendovi Tindultriofo Ar- tefice fcolpita fopra la giuiiizia, e più in alto il ritratto di Bernardo di mezzo rilievo: le parole intagliate di- cono ; • BERNARDO IVNIO EQV. FLOR. PVBLICAE
CONCORDIAE SEMPER AVCTORI ET GIVI
VERE POPVL ARI PII FRATRES FRATRI DE SE
DEQVE REP. OPTIME MERITO POSVERVNT,
OBIIT AN. D. MCCCCLX VI. VIXIT
AN. LXVIII MEN. VI DIES XII
Entrari pofcìa nella Cappella dei Covoni, ai quali Giot-
to T avea dipinta tutta a frefco, dedicata effendo in quei tempi a S. Giovambatifta 3 poi , giufta il Cinelli, vi fu po- rta una tavola di Puccio Campana, ma inoggi è confe- crata à S. Mauro, la cui tavola full* Altare rapprèfenta il Santo, che col fegno della Croce rifana alcuni ftroppia- ti , la fece Onorio Marinari, ed il S. Mauro è il ri- tratto di Don Placido Puccinelli ; e dello fteflb Artefice èia pittura a frefco della volta, 1*architettura però fu dipinta da Pietro Anderlini, Delle due Cappelle, ehe_» mettono in mezzo l'Aitar Maggiore, a quella dalla par- te della Pillola Gio: Banfta Naldini dipinfe la Venuta- delio Spirito Santo, e fòtto in un ovato Francefeo Con- ti fece un S. Giufeppe ; all'altra Cappella dalla banda del Vangelo, eh* è dei Lenzoni, dal Naldini parimente di- pinto vedéri Crifto, che porta la Croce accompagnato da' foldati, e fopra il gradino delF Altare in un taber- nacolo adorali una divota Immagine di Maria di terra cotta. Dirimpetto a quella Cappella evvi quella della fa-
|
||||
% Od
|
|||||
famigli! deliBktifeo con ja jrariflimatfcyola di FraFiHp*
pò, Cippi., nella quale è dipinto un S. Bernardo , che feri- va »n unjùogo folitario , mentre gli apparisce Maria ac- compagnata dagli Angioli, e fu fatta fare da Francefco del Bugìiefe Tanno 1480.il quale la collocò nella Ghiefa delle Camperà, ma nell'anno 1530. per 1' attedio fu trasferi. lai in Firenze, £ Fra Filippo in effa dipinfe al naturale Francefco del Pugliefe inginocchioni con ..l'abito civile, nella./Vergine fece ilfrkrattp della Moglie j; fc jnegli An- giolijqixello de* figliuoli ^vedendofi anche in ometta Cappella alla parete un buftodel Conte Fantoni di marmo.. Rijflcde in mezzo a quefte due Cappelle teftè deferitte, e fotto T or- gano il belliflìmo deporto del Conte Ugo con ]a #a- tua fua a diacere fopra la Caffa* e in alto la Carità fim- bo]o delia fua grande beneficenza , tutto effendo di mar- mo Carrarefe lavorato da Mino da Fiefole .con giudizio raro, ed una Madonna per vivezza, e difpofizione è tenuta ammirabile, ficcpme fono :di rara bellezza due Angioli, che tengono 1* arme del Conte, e due altri di baffo li- Ikvo^ eiie reggono T epitaffio feguente; VGOm OTHONIS HI 1MPER. AFFICI 1;
AC COMITJ MARCH, ANDEBVRGENSr
ETRVRIAE ?RAEFECTQ QVI DIVO BENEDICT<d
HOC OLXM ET SEX ALIA; COEtfOBIA
COND1DIT m HV1VS LOCI MONACHI
DE SE BETtfEMJSRrTO SEPVLCRVM VETVSTATE
ATTHJT¥M mSTAVRARVNT AN. SAI*
[ ^CCCCLXXXI. H, M. H. N. $. OBHT
b AN.3AU MJ, #11. KAL. IaNVARIAS E qui ho voluto riportare jqueft* iscrizione come appun-
to ella fta nel marmo incifa, dovendo^ avvertire, che diverfarnente è Ififerita dagli Scrittori, i quali forfè non hanno yeduta la lapida, contentatici di copiarla dalle va- rie ftampe, E la varietà confile nel C0MITI biella fe- conda linea, che leggono altri CAMERTI,come D. Pla- •cido Puccinelli> e Y Abate Ughelli, e alla fefta linea al- tra |
|||||
Sor
|
||||||
tra diverrà nón:meno notabile trovai nella paróla BENE*
MERITO:, avendoli fuddetti Autori ; letto BENEMERITI* Ma venendo all'Aitar* maggiore* eh' è in tefra della Crocia- ta con una deca balaustrata di marmi, che dà luogo ad u- no %aziofo Presbiterio , in cui fi celebrano con molto decoro le funzioni Abaziali,,. veggonfi due colonne, e pi- la^rii? dir pietra» che règgono un arcò nobile » e benino 14(0 ì fo&to del ^uale. evvi*TAltare ricco di marmi, . ed i* folato . m& fopra una ilunetta dipinta- a frefeo da. Gio- vanni ferretti xapprefen tante Jii Martirio di S. Stefano,. Nel Coro detonaci vi fono due Volte, inelle quali il medefimo Artiefice ha dipinto il trionfo di Maria in Gic* }$,i-e T Arìchjsertura con vaghe profpettive è di Pietro Anderlini,ei^èlqfondo del Coxo vi è un gran Quadro del fSay&lier» Curi^di .» il quale ha ef%iàto:un S. Benedetto ; aprono poi dalle parti-ktjerali .dell* Altane Àie porte , quella a manritta ci .conduce nella ' Sàgreftia fatta dalla famiglia de* Covoni^ l'alerà in una ftanza, ove fi confer* yano èle rejjiquieicompon|enti?yjn:;mcco iMd a'dtìrabil tefo* $0 i che mlfembrerebèe jben fatto il trasferirlo in luogo pj0.:comodo^ e più luminofo, tuttavolta per*cortefia di que* Padri mi fu dato tutto il campò di* fptisfare,calla mia ^-uriofita, ©i ^ivolTervareciafcun reliquiario',!e Ìe;pràncir pali Reliquiei $onp quelle ò che io qui riferifeo » Vili, Primieramente fi trova un pezzo del legno del*
la Santat Croce in un piuttofto mediocre Reliquiario, il quale avendo ai lati^due Angioli di argento mafliccio di getto, lavoro certamente di eccellente Artefice, viene a Éare una magnifica comparfa , allorché full'Aitar grande fi efpone. Quafi tutte le Reliquie fono o in bufti, o in arche, o in guglie, o in vafi di argento, di maniera an- tica con T arme di Badia, avendovi trovato il Cranio del Ideato Andrea Vefcovo di 'Pkhh, parte dei dito groflb, $ un dente di 3. Bafìiano Martire, alcune offa dei Santi , placido 9 e Compagni Martiri» altre di S. Gregorio » e di S. Bafiìio, uno della fpalla di S. Zanobi Vefcovo di Fi- renze, e del Santo A.rcivefcovo Antonino parte del fuo cilicio. Ripofano quivi due Santi Corpi, quello di S. Di* Tom. I. Fan. L Ce mo-
|
||||||
N
|
||||||
mo Martire cavato dalle?Catacombe dìiPrifcMIa, e 1* IH
trodel Beato Eremita Teuzzone, il quale configliò Sì Gioì Gualberto la pigliare la difefa della Chtfefa contra il Si* moniaco Vefcovodi (Firenze? Pietro Mezzabarba , dal che nacque nella Badia di Settimo il miracolo di S. Pietro Igneo , che pafsò illefo nel mezzo del fuoco; fi vede pu- re la tonaca del B» Niccolò; da Pruffia col millefimo 1456. ai 2%. di Febbraro. Bella B- Giuliana Vergine y e^Matti- le avvi una còltola vidi S. Cordiano M: :Ta; tefta , di^S* Mauro Abate il cranio, di S. Stefano un ofifo, di Si Pammàc* chio M. coitola , e un dito , e drSJ Margherita ■ Vergi he i e Martire una coitola .Sonovi parecchi: altri Reliquia! j, tra' quali mi giova prederei che vivfieno quelli donatiti Giovanni Boccaccio ^chiamate Reliquie j'nfegni nel fu© te- fìamento rogato in Firenze ai 2S. AgorW del 1374■* negli atti di Tinello di SeèBuonafera da Pàffignario, avendole egli lafciate alla Chiefà delle Gampora, che ne' tempi del Boccàc- cio era de* Frati di S. Girolamo, chiamati di S. Maria al Sepolcro dell' ordine^ di Si Agoftino y- dei quali fu Priore il celebre Fra Tedaldo j cui furono rimeifè iiel 13^7* le differènze tra i fonaci di Certèlloje il Monafterodi Cande* li, per rogito di Sfer ^Niccolò dì Ser Piero di Mazzetto Tal eoi ti daSefto,e dal medefimo Notajo rogato trovai! unTelìàmen* to del 1371. nel quale Ghia rozzo ai Bene-di Chiaro : re*, liquit inver alia legata > una cafa con Òrto Captò lo & C'onwntut SanBét Maria, ad Sejtulcrum Comitatis Fio» ventini &C. e di aniOvo'nel 1374. fi legge Magiftey Te- daldus Monaco delie Campora > per V elezione* del Ret* tore dello Spedale di S. Bartolommeo al Mughone con Lionardo di Simone Frate pure delle Campora tefìirno- nio, rogò P Atto Ser Antonio di Ser Chetlo, Sir Jacobi Cìdìs 25. ///' Gennaro. Onde venuta poi quella Chiefa a* Monaci di Badia per conceffione , come già lì dille, di Papa Eugenio IV. è cofa verifimile, che le Reliquie do- nate da Giovanni Boccaccio foAero trasferite nella Badia Fiorentina . IX. E. lafciando intanto noi le ulteriori ricerche delle
Reliquie, oiferviam qui alcune cofe facre di pregio nota* biw
|
||||
ì
|
|||||
biliflimo ; e fono un O/reftforid d'arménto .di gran mo-
le, vedendofì retto da tre ftatue rapprefentanti Fede, Sperane z^,.e Carità i cob intorno alla sfera 17. figurine di baffo rif lievo , e nel piede triangolare fónovi tre ftòrie della Scrittura Sacra allufive air Eucariftia , il tutto eflèndo lavoro di finiffimo intaglio. Ma ciò-, che reca maraviglia > fono un Calice eli argènto dorato, ed una Patena di fmi- fiìratagrandezza, cfelo crederei che non foffef© mal fìat! M1 ufo per la Santa Mefla!, effendó il diametro della Patena di mezzo braccio con in mezzo uno fmalto belìiflìmo, ove effigiata è la Depofizióne della Croce di Crifto, e la Coppa del Calice ha di diametro nella fua maggior larghezza più? di un terzo di braccio col fuo fondo proporzionato , ed è di vaghi fmaiti nel 'piede arricchito, e con gli fteffi pregevoli lavorile delia medéfìma matèria avvi pure un fecondo Calice di altézza ftraordinaria ; ma' con coppa più ftretta degli ordinarj, e fotto del piede leggonfi quefte parole: Donna Magdalena de 'E^UoneriiiH Vxorq, ÀleJJl de Albi zi f hoc opus "fieri fé cip . £Ì: . <:? X. Reftano a confiderarfr in Chièfa due organi alle pareti dell' uno i* e delP altro fcraècio : della Cro- ce , che formalo due terrazzini' lavorati con intagli dai Felice Gamberai. gopra* quello della banda a Levante poi fa*una tavola dì otto braccia di altezza fatta da Giorgio Vafgri, nella quale vederi effigiata; Maria Aifunta in Cie* lo, e di mirabile fembianza è un Coro di Angioletti, che accoglie la Vergine, ne* quali oltre una fomma induftria, un raro difegno > e vive attitudini, è molto ammirara la giojai, e letizia del volto, eifendo«ancora commendato in quefto quadro un S. Tommafo , che da Maria riceve ìd Cintola . Dirimpetto a quefte organo vi è V altro , ove Pier Dandini nella gran tela ha dipinto S. Cecilia, ed i due quadri bislunghi , che formano agli organi, come due .colonne laterali, fono di Baccio del Bianco, e di Fran* cefeo Furini, Chi pofeia cercaffe nel pavimento le moi- -tiffime lapide con ]e armi delle Famiglie , che fono ripor- tate dagli antichi fepoltuarj fcritti a penna, dirò in pri- mo luogo, che giuiìa un Ricordo d'un Diario pretto di C e 2 me, .
|
|||||
%:H|#
|
||||||
*©4 ....,_.
me, nel 166%. fu reftausrato gì pavimento tm riordinate fila-
rono k fepolture delle Famiglie con arme >■• è nomi•• .de" padronati di quelle col difegno di Pier Francefcó Silva- ni. Ed in fecondo luogo noterò» che altre molte , e molte lapide, fono fiate dallaChiefa trasferite nel Chioftro, già detto degli aranci, il quale, mercè il Jaudevole Audio delle cofe vetulte , che fiorifee ne* Monaci di Badia , io lo ad- dim;ando:^na Galleria di aritichità ragguardevoliffime, nel- la quak entrando fi ray^lfanc* molti marmi fermati alla parete, altri nel pavimeitcf, quanto lunghe fono le quat- tro logge di quefto Chioftro, fopra le quali veggonfi tre» dici itone dì S. Benedetto dipinte da eccellenti pitto- ri , e quella dove il S. fi getta nelle fpine, è di mano del Bronzino; Nel refettorio è ài Gio: Antonio Sogliani un Crocififfo a frefcQ con altre figure tenuto per cofa mol- ,to eceellenre, e nel 175 2. dal Padre Abate Prefidente q uì pure è ftato trasferito il Crocifilfo di Fra Filippo Lippi, eh'era in S. Procolo . XI. E per fine daremo un illuftre novero di al-
quanti di que' moitiflìmi Monaci > ì quali in quefta Badia fiorirono o in fantrtà, o in dottrina» rimettendo però il leggitore ai più copiofi indici, chetrovanfi nella Cronica del P, D. Placido Puccinelli, ed anche alla più efatta,' ed e- riidita ftoria, che promette al Mondo letterario la dite genza, e il fapere del P, D- Luigi Galletti ; E quindi dan- doli il primo luogo a* Monaci di gran bontà , certamente Venerabili a Firenze furono I 1 &; ;B1alligni'ti ó '." i u riM'ù:w-'^ > " «V ' ■* ■ . ...':" Ùì\ '■ 1
f L' Abate Marino , e cui la Contefla Willa confegnò
la fondazione di Badia. » Il B. Teuzzone, per configlio del quale S. Giovanni
Gualberto prefe la difefa della Chiefa contro il Vefcovo Fiorentino Piero Simoniaco. D. Pietro II. Abate lodato nella Bolla di Aleflandro II.
1/Abate Azzone appellato nella fondazione della Congrega Maggiore ; Vìrum yrobitate *vit&, & fama in* fignem. L* Abate Matteo fondatore della Chiefa di S. Simo-
ne di Firenze . L* A- |
||||||
I
|
||||||
10$
loiilLhAbate Gomezio,/ che fondò:il Mòbile Monifiero
delle Murate, Teologo della Repubblica Fiorentina, Gè* nerale de* Camaldolenfi, e Nunzio Apostolico ai. Re di Portogallo. D. Roberto degli Altoviti, chiamato il Solitario.
D. Grifoftomo Niccolini uomo di alta, e continua
orazione. - ■■i.\\ \ ^np:.< AVA D. Mauro Pandolfini di cofrumi angelici.
D. Timoteo di Giovanni, fatto Abate Cifterdenfe,
per la fama di fua Santità . D. Gio: da Catania fatto Cardinale da Papa Euge-
nio IV. morto in odore di Santità in S. Severino. JSÌì Timoteo de' Ricci Venerabile fino al fuddetto
Sommo Pontefice. , i j ^ >.&m&.m E tra Monaci fi annoverano Eccellenti nelle fcienze di-
vine , ed umane D. Ifidoro della Robbia Vefcovo di Bertinoroj e infi-
gne Teologo. D, Vittorino Manfi Vefcovo di Cafleir a mare Au*
tore dell* Armonia Teologica de* SS. Padri, e d' un altro volume intitolato de caufis JLegulariutn* .$**■ jjÈ>..Ignazio de* Franchi da Pioli, fatto Nunzio Apo- fftpli'cp, e fei volte Abate in Firenze. , D, Ignazio MinerbettiEruditiffimo nelle Mattematiche#
D. Vincenzio Borghi ni Chiariflìmo antiquario , come
parlano le fue opere date alla ftampa . £; D. Lorenzo Lucalberti fornito di tutte le fcienze » e cfr* zelo grande per 1* af&rvanza . D. Luca Carducci benemerito dell' Ordine Carnai-
dolenfe . D. Benedetto Calteli! difcepolo del Galileo, e Let-
tore di Matematica in Pifa. D. Bernardo di Val di Taro celebre per gli eruditi
fuoi libri. D. Ignazio Squarcialupi dottiffimo in Teologia, del
quale dice il fuddetto Puccinelli, che morì non fine tna~ gno odore Sanclitatis. D. Bai* |
||||||
■f
|
||||||
Zòé
|
||||
iD# BaldaiTaf IlVlazzfUghi infigne letterato eie' fuoi
1). Ifidoro Mpntauti Spèdalingo di S. M. Nuova, D.
Jacopo Dei» e D,Benedetto Buonfignori tutti tre Maeftri delle lingue Caldàica jp Greca , e Latina jp XII. E fra tante rilucenti ftelle di quefto Monaftero diali
un reverente fgéàfdo ài 'luTninofo Sole del gran Porporato il Cardinale'Agnolo Maria Quirini, il quale per il corfo di dieci anni fiorì nella notìra Badia , come leggeri ne" fuoi Comentarj alla parte I. cap.. II, voto ilio decennio » quo Fiorentine férmanjt : e che poi co'raggjdi fua chiariffima » ed universale erudizione ha illuftratoy e viepiù illuitra non foiamente la fua Religione Benedettina \ ma ezian- dio il Sacro Collegio de* Cardinali •> l'Ordine de* Vefcovi, e da Ghiefa Cattolica. Di qui è che farà maifempre £n- golarisfimo pregio del Nobile Collegio di Sane' Antonio di Brefcia della Compagnia di Giesù 1* avere avuto per Aio Alunno unsi dotto Porporato, dove 1J Eminenza fua fmo dall'adolefcenza agli ftudj applicando ne confeguì tutti i primi gradi dà onore d fcrivendo egli ne* Comen- tarj p. t. cap. i. come fegue ? atque ingenue iyfis ( tf Ge~ fuiti ) te flatus fum ( quod nunquavn facete dejinam ) mt Collegio S\ Antonii aceej/tum referre quidquid lifterarum , quidquid Chrijliana* petatis in me eft , qum & frogofò/tm ipfum Claustrali militia tuomen dandi. : ? E ritornando alla noltra Badia 5 riporterò la lode* che
nel fuo poema ne fece Fra Domenico da CoreJla deli* Or* dine de'Predicatori co* feguenti verfi ; ; frotinus urbani *venio Traforis ad adem
Juxta quam Sedes Virginis alta manet. i : ìJìic Jtlifur Sobolef Benedilli darà Tarentis Et noftro rcjìdet tempore Sanila Cohors « *n\i]
.*■■■■..■■ i j 1 ■ , Wìiii-Mf'&t&t * L, E» ì.',
|
||||
. • ' ; .';- - ■•■■>-.■ , ]'„*>- l'I '■'■; f'W.SVfj ' ■-;.:••■ ■:. ■..-.-. .;.y , ,*.'■ ^ ••'»..',. .'
LEZIO NE XV.
:>f •-DEI BUONUOMINI DI S. MARTINO•
r.'TJ31 „ ,<:.. i 1, '.!. u, Q .... ■.■>:■ r ■'.;■ ■•■;■ : :'.... ; :
*?!'/•■ ih „'■■'>. fìOyiì Ì4'l V-:C'j- j "." CMfifkil ttifl Egli Scrittori della Chiefa Fiorentina, i
quali tutti a dir vero laudevolmente par. land-'de'XII.' Buonuomini di S. Martino, fembra a me, che fi defideri qualche cofa di più ; Avvegnaché accennino Eflì il Pio IfHtiìto di quefti Valentuomini, a" quali dando : le meritare iodi p nulla^ però ci rammentano delle molte loro gloriole , e lana- te Operazioni . Or quello , che vi fiJdefldefa), ài gra- dire ndtizie: della* Caia ^dei; no#ri Procura tori de* Poveri Vergdgnoil di San Martino, farà in parte da me fomminilìrato con la, maggior diligenza in tre ra- gionamenti^ .1^ ■"''■ W E primieramente dirò, perchè chiaminiì Buonuo-
mini di S. Martino, denominazióne, che per mio avvilo lo- ro fu data per non confonderli con al tri Buonuomini di Fi- renze ,' Goncidfiacófachè nella Repubblica Fiorentina vi ha un Magiitrato Nobile, e ragguardevole addimandato de* 12. Buonuomini, dei quali il dottiflimo Scrittore della Vita del Marchefe Riccardo Romolo Riccardi a pag. 9. dicendo, che nel 1521. Gabbriello di Riccardo de* Ric- cardi era flato eletto uno de1 12. Buonuomini, fcrive cosi: Seu XIL Virus Re i^ ubi ics.Fiorentina, quiunns ex yrincipbus Magìftratibus eft, Inoltre ewi una Compagnia, che fi raduna in S. Croce detta dei Buonuomini di S. Buonaventura, avendo cura de'Carcerati nel Palazzo del Bargello, ove hanno una bella Cappella. E vi fono an- cora quattro Buonuomini alle Stinche deputati dalla Com- pagnia del Tempio. Ed a quefti noftri 12. Procuratori chiamati in più Scritture Governatori, Difpenfatori, e Prov-
|
||||
Provveditori dei Poveri Vergogne/! ne derivò anche que-
ftotitolo di onoranza | ;di luftro, chiamati e (Tendo dal Popoloi Buon uomini, qbe per distinzione digli altri fo- prallodatij nominati furono di S. Martino Chiefa Par- rocchiale di quéfto nome nel "$%6P fabbricata dall'Arci- diacono Giovanni di Fiefole» Zio del yefeovo Regem- baldo, la quale nel 1034. dal Diacono Trigimio nipote del mede fimo Yefeovo fu donata ai Monaci della Badia Fiorentina, che vi tennero; un parroco lino al 1479. nel quale anno unirono quefta Parrocchia alla yicina loro Prioria di S.ProcolPj come a fuo, luogo diremo. La Chiefa intanto di: S. Martino dagli Abati di Badia fu di- vi fata in due Chiefe» dandola parte finiftra alla Compa- gnia dei Sartia sedai Buonuomini grazjpfamente lafcian- eolia, metà & manritta > dico ^gràzipfamcnfc; come fi può cedere dal quartp de* Capitoli foro che dice & Itern che ^riseria Chiefa;di Santo Martino di Firenze A$ AÌ pre;^ ^ferite fa loro l'adunanza , Sa quale concede zlpro J* Àbav ni' te dì Badia di Firenze a beneplacito.odi iui> «/ àe*fupi 99ifueccdorij•« chìepoifano andare fenza farne alcuna ie- „ cognizione ,alla detta Badia , e quivi fare condurre; M& ,j jurnamente pane 9é&fàmi itoa eofa che fi ayeflfe a diftri- „ buire.. Intendendo nondimeno per detto ufo. non #cT » quiftare alcuna lijtirisdizipne in fuddetto luogo, ma ^; a ogni volontà^ !o richieda dell'Abate, o fuo fuccef- „ fore lafciarla libera» £ fpedita come al prefente l'ha ì3 Ma perciò doveva «Aere la Chiefa anguira al bifognp Icy. ro, nel %470, prendono dai Monaci di Badia una flanza contigua jàlla Chiefa * pagandone f 2. boriili all' anno di fitto , e £0$ tenuta fu quefta ftanza £n al ^48 %>, nel qual* anno fu comprata dai Bnonuomini con ? 18. fiorini donati loro per tale offerto da Domenico di Giovanni Bartoli, uno dei i2,Buonuomini, £ di queflacompra ne appare ri? cordo nell'Archivio di Badia al Libro 78.. £ dallo fru- mento, che rogò Ser Paolo Graffi ai 21. di Noyembre 1482»; Tutto quefto fi « voluto premettere per dar ra- gione della denominazione dei Buonuomini di S. Martino, e per farmi irrada alla fondazione di quefta piiffìma cafa. III. Nel.
|
||||
top
|
|||||
III. Nell'anno adunque 1441. del mefe di Febbraio,
ebbe principio la infigne, e fempre benedetta Opera dei BuonUomini di S.Martino, mercè del buono, efamo Ser- vo di Dio Antonino di Ser Niccolò Pierozzi allora Frate del Convento di S. Marco, uomo ripieno di celeite prudenza e fapere. Quefti vedendo in deplorabile frate* la fua cara patria, dalle civili infettine difeordie lacerata, e dalle careìtie, e petti ridotta alle ultime miferie, confede- rava di quanto gran pregiudizio-farebbe fiata queir eli re- ma mendicità, e penuria di ogni cofa neceiTaria per vivere nelle perfone particolarmente Nobili, le quali non poten- do con le proprie forze riaverli da' fofferti difaftri , fa» rebbero facilmente giunte ad opere disdicevoli alla di* iìinta loro nafeita. Quindi egli alzò un potente argine a tanta piena, e col fuo configlio, ed efempio animan- do altri Fiorentini, con elfo loro pofe riparo a quel grande cirerminio, di cui minacciate erano tante onorevoli fa- miglie. E però il detto Santo imitando gli Apoftoli, i quali elelTero fette Diaconi ali* impiego di provvedere, e. fervire i poveri, eleffe Egli 12. uomini di grande fpi rito, di bontà di vita , e in parte dei più nobili, favi, e ricchi Cittadini, ì quali per tutto il corfo della loro vita fi occupaffero nel laudevole miniitero di Procuratori dei Poveri Vergognofi . Tali Miniftri della Divina Provvidenza furono fcelti coir alto difeernimento di Sant'Antonino dalla Compagnia di S. Girolamo di notte, che nello Spe- dale di Lemmo radunali, e furono i feguenti, che io pon- go qui con queir ordine, che fono regiitrati in fronte dei Capitoli . Michele di MelTer Piero Benini, Francefco di Benedetto di Garocck) degli Strozzi, Luigi di Urba- no Bruni , Bernardo di Marco di MelTer Forefe Sajviati, Ser AlelTo di Matteo di Pello Notaio, Nofri di Agnolo Drappiere, Primerano di Iacopo Calzatolo, Giovanni di Baldo Lanaioloj Pafquino di Ugolino del Vernaccia Se- taiolo, Antonio di Maffeo da Barberino, Giuliano di Sta- gio Drappiere, Iacopo di Biagio Cimatore ; A quefti a- dunque 12. Uomini diede la benedizione il Santo,, dicen». do loro con profetico fpirito, che mai non farebbero Tom. L Far» I. D d man-
|
|||||
no
|
|||||
mancate limofine per reggere , e fofìénere là pia opera, co-
me finora fi è vedutole provato, mercè la fua fpecial pro- tezione dal Cielo; e quefto felice avvenimento, conia perfo- nadel Santo Arcivescovo, che dà le leggi, ed irruzioni ai primi 12. fi vede delineato in una lunetta del primo Chio- ftro di S. Marco dal pennello di Bernardino Poccetti. i: IV. Fatta quefta breve digreflìone, oflfervare mi pia- ce, che i primi femi di un efercizio sì virtuofo gettati furono nella Cafa del Nobile ed onorato Cittadino Pri» merano di Iacopo, uno de* 12. primi Procuratori. Di poi fi prefe a fitto, come Ci ditte di fopra dai Monaci di Badia una ftanza contigua alla Chiefa di S. Martino, che già dalla liberalità dei medefimi era ftata conceduta ad tifo della Pia Congregazione . In sì fatta guifa fotto la feorta del Santo Fondatore crebbe la Cafa chiamata ora col nome di Oratorio , ora di Compagnia, ed ora di Opera Pia di S. Martino ,* Ed eflendo moltiplicate le li- mofine, bifognò che fi chiamaffero altri Cittadini, che gli aiutaflero a diflribuirle, e portarle alle cafe , i quali di numero otto fotto il nome di Aiutanti, in tale opera fi impiegarono, e prefentemente s* impiegano, E perchè nella caritatevole diihibuzione non feguiffe confufione in pregiudizio o dei Poveri, o della Cafa, fi regolò la ri- partizione delle limofine per feftieri, divifa avendo la Città nei Sefèi di S. Giovanni, di Santa Maria Novella * di Santa Croce , di Sant'Ambrogio, di S. Giorgio, e di S.Spirito. E con fomiglianre metodo le limofine quarac- qua falutevole dalla Chiefa di S. Martino, come dai fonte , fi derivavano in tanti rivi dei fefti per tutta la Città a mifura delle occorrenze . V. Ora per toccare qualche cofa delle Coftituzioni,
o fia Regole dettate dalla prudenza del Santo Fondato- re, e. già per molto tempo dall'efperienza conofeiute per ottimo e neceffario fondamento di quefta Opera, di tren- tadue , eh* effe fono, io non voglio rammentarne , che tre, come le più opportune, onde fi prenda la giufta i- dea del fanto efercizio di quetti Procuratori de'Poveri, li Proemio adunque delle Coitituzioni è il feguente. -A k \ .1 'Ad |
|||||
m%
|
|||||
„ Ad laude & gloria del Nofiro Signore le fu Grifio»
,, e della fua gloriofa Madre Vergine Maria , e del Bea* „. to Sanc"to Martino noftro Prote&ore, & Advocato , & j, di tutta la Celeftiale Corte ; Ad honore della Sancìa j, Chiefa di Roma, e del Sancìiflìmo in Chrifto Padre, j, & Signore Papa Eugenio Quarto, e del Reverendo in p Chriito Padre? & Signore > MerTer 1' Arcivefcovo della „ Città di Firenze, ad utilità de* Poveri vergognofidel- r, la deéìa Città, & Contado, & diirretto , & ad falute del- ji le anime degli Infrafcripti Principiatori della infraferi* >, pta Opera di Mifericordia, e éi chi ci porgerà aiuto, „ alla quale l'Onnipotente Iddio pretti grazia ed augu- ,, mento con perfeveranza . ,, Sin ìquì il Proemio delle fante Regole, e venendo ora alle tre principali Cofiitu- zioni, dirò che la fondamentale è l'impegno nell'aiuto de'bifognofi fenza proprio interefle, dalla quale buona, e pura intenzione onore e credito viemaggiormente al- la Congregazione ne rifulta , pofeiachè i fini privati fo- gliono etfere il veleno pefiìmo delle cofe fpirituali, e ca* gione di ogni male . E però per {sfuggire ciò, mirabile è fempre fiata l'armonia tra'Procuratori, e gli Aiutan- ti , efl'endo ogni cofa comune con loro, non riconofeen^ doli altra differenza tra effi, che quella , che non il può far di meno che non ci ila, cioè che i Procuratori fiano quel numero determinato da S.Antonino, ed uno di lo- ro per ogni mele ila il Propofto » La feconda regola, nel- la quale riluce il più fino della carità, è il riguardo , che prescrive, che fi abbia a'poveri vergognosi, avendo or* dinato S. Antonino, che la carità de' Buonuomini noru folle determinata ad un genere > o di bifogno, o di per** fona, ma che a tutti fi provvedeiTe ■ tuttavolta ftabiJ!? che il principale loro penderò foiTe di aiutare i poveri Cit- tadini particolarmente Nobili , a' quali non era lecito il mendicare per le Itrade ; quindi tra caritatevoli foc- corfl da porgeri! a coftoro, leggo annoverati certi fuffi* dj pur belli , come l'aiutare l'educazione de'figliuoli > dar fuflìdj per monacare,o maritare,fecondo il loro gra- do le fanciulle > dare de' denari a' Capi di cafa per prov- Dd 2 ve-
|
|||||
iti
|
|||||
vedere la famiglia di vefti , per rifcuoter pegni , per
pagar Medici^ e Medicine, le Balie alle donne di parto > e per falario de* fervi , e delle ferve , quando la conve- nienza lo richiedefle, raccomandandofi Tempre nelFefer- citare quefti ed altri foccorfi,la maggior posfibile Segre- tezza , condizione principale , e particolarmente verfo li poveri ben nati, attefochè fé averterò fofpetto di effer palefati j non ricorrerebbero a chiedere aiuto. La terza regola , che ne* Capitoli è la prima, e che fa tanto ono- re alla Divina Provvidenza, fi è non accumulare Entrate ne'Beni ftabili,ma tutto quello , che loro perviene o per elemofine, o per teftamento , tutto quantoprima atten- dano a distribuire . E maravigliofa cofa è a dire , che querVopera per la medefima carità,la quale governa tan- ti altri Luoghi Pii fondati per i poveri in Firenze , erta folamente in modo così diverfo dalle altre fi governi , Imperciocché in ogni opera pia, avanti, eh* ella fi apra, o s'incominci ad efercitare, fi penfa a fondarvi Tentra- te da poterti mantenere,e reggere: Quefta di S. Martino non folo non ebbe fondamento ftabile di entrate, ma fempre dal giorno del fuo nafeìmento, non ha mai avu« to Beni, o Rediti permanenti , anzi fendonc per tefta- mento ; o legato lafciati, fé liberi gli hanno venduti , e quantoprima a'poveri diftribuiti , ma fé foriero con* qualche obbligo di labilità, elfi con buon termine fé ne fono liberati, rinunziando alle Eredità, ed ai Legati, e notar fi vuole la forte efpreflìone del Capit. XXX. come appretto „ perchè il fine principale di non tener Beni, o 3, Entrate perpetue, fi debbe fopra tutte le cofe tenere ,, fermo , ed offervarlo inviolabilmente . „ -VII. Avvalorati viepiù quefta fondamentale Coftitu-
zìone dalle contrarietà, eh' ella ha fofferto, e con ifcrit- ture, e con fatti gravinomi accaduti , lo che tutto fom- mariamente qui andremo notando. Ed in primo luogo aflembrerò tutte le ftudiatè ragioni de' Savj , dirette a_» perfuadere , che fi debbano accettare, e tenere Beni {la- bili da queft' Opera di S. Martino . Dicono adunque, che tutti gli Ordini, e Statuti » s'intendano avere forza, pur- ché |
|||||
215
|
|||||
che non fi mutino le circoftanze o del tempo, o delle perfone. E ficcome una legge può efiere arrogata,quan- to più quejfta regola in tempi fcarfi di limofine, maf- {imamente che fi tratta di cofa favorevole ai poveri. Ag- giungono , eh' avendo quefta Cafa molte partite ferme da pagaril ogni anno , è ben ragionevole , che con tenere beni ftabili, abbia un affegnamemo certo per T adempi- mento de* fuoi obblighi. Né mancanodi rilevare la mag- giore utilità de3 poveri , pofeiachè i;Procuratori tenaci dell* offervanza del Capitolo, fovente fono coitretti a re- munziare pingui eredità , e legati con danno evidente de' poveri. E quantunque fìa laudevole cofa il rimetterfi in tutto alla Divina Provvidenza, contuttociò dobbiamo va- lerci de'mezzi umani, non effendo bene tentare Iddio , e pretendono ancora ài chiàijamente dimoftrare, che col- la vendita degli Stabili, evidente fìa il pericolo , che le perfone divote non fé ne offendano, e rivoltino l'animo di lafciare i loro Beni ad altre Opere Pie. Ma querce, e fomiglianti ragioni, che per altri luoghi pii farebbero con- cludenti , e condannerebbero i Miniftri, fé rifiutaflero i JBeni Stabili, non hanno luogoinellà fondazione del San- to Arcivefcovo Antonino, il quale intenerito dalle quo- tidiane miferie, penfando al bjfogno prefente de' pove- i*i. Vergognofì, e non mancando nei fuoi tempi cafe., di refugio alla povertà, volle foccorrere con quefto mez- zo alle prefentanee calamità, onde a mio credere, ope- rando i Procuratori;di S* Martino diverfamente dal pre- fcritto del Santo, con accettare Stabili r e non venderli , defrauderebbero quei poveri Cittadini, che patifeono di prefente |